4 - Centro Arti Visive Pietrasanta

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4 - Centro Arti Visive Pietrasanta
Fondazione
Centro Arti Visive Pietrasanta
Deliberazione del Comitato di Gestione
n. 4 del 31 gennaio 2015
Oggetto: Programmi e linee di attività per il 2015 – predisposizione
L’anno duemilaquindici, il giorno 31 del mese di gennaio, alle ore 11, in
Pietrasanta, presso la sede della Fondazione, in via dei Frati n. 6, si è riunito il
Comitato di Gestione nelle persone di:
Antonio Bartelletti
Giovanni Padroni
Fabrizio Palla
Pietro Vecchio
presidente
membro
membro
membro
P
A
P
P
Il Comitato di Gestione
Visto l’art. 15, comma 7, primo alinea dello Statuto della Fondazione, che
assegna al Comitato di Gestione il compito di approvare le singole iniziative
da realizzare in ogni annualità, relativamente alle attività artistico-culturali
della Fondazione, previa verifica della compatibilità finanziaria e del rispetto
delle linee programmatiche definite dal Consiglio d’Indirizzo;
Udito l’intervento del Direttore sulle diverse attività artistico-culturali da
realizzare nel 2015, il cui sviluppo testuale, in forma di relazione, è contenuto
nell’allegato “A” alla presente deliberazione;
Dato atto che lo stesso Direttore ha presentato atti ed illustrato condizioni che
garantiscono la sostenibilità economica e la compatibilità programmatica dello
stesso piano delle attività;
Esaminata la presente deliberazione e il suo allegato, ritenendoli meritevoli di
approvazione;
A voti unanimi e tutti favorevoli
Delibera
di approvare l’elenco descrittivo delle attività artistico-culturali della
Fondazione da realizzare nel 2015, secondo le modalità e i tempi definiti nella
relazione di cui all’allegato “A” alla presente deliberazione.
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Allegato “A” alla deliberazione del Comitato di Gestione n. 4 del 31 gennaio 2015
HOMO FABER E GENIUS LOCI.
Spazio, tempo e materia.
La Fondazione Centro Arti Visive di Pietrasanta, in linea con le finalità statutarie, promuove un complesso di
iniziative finalizzate alla promozione dell’arte contemporanea nelle sue componenti creative, didattiche e
artigianali-produttive, in un contesto territoriale provinciale.
In particolare il progetto intende valorizzare le prerogative storico-artistiche, socio-culturali e le stratificazioni
di memorie generatrici d’identità civile, che caratterizzano il territorio e soprattutto i comprensori di
Pietrasanta e Lucca.
Questa valorizzazione mira a creare una saldatura fra tradizione e innovazione, storia e sperimentazione, in
2 territori fortemente connotati da una stratificazione storica intesa in tutte le sue declinazioni.
Un territorio come quello di Pietrasanta, storicamente vocato alla produzione artistica sin dai tempi di
Michelangelo e alla ricerca della bellezza (rafforzata in questo dall’”adozione” medicea garantita dal lodo di
Leone X del 1513) .
Un comprensorio che ha saputo generare un humus fertile per attrarre “talento” e generare una comunità
eterogenea ma armonica di artisti e creativi internazionali, e artigiani.
Il progetto si estende alla città di Lucca, che ha saputo strutturare nel corso dei secoli un mix fra una
marcata cultura autoctona e una predisposizione genetica al confronto internazionale e un’attitudine
all’innovazione, dando vita a una convivenza tra forti dinamiche centripete e spinte centrifughe.
La secolare cinta muraria (coinvolta nel progetto), di cui ricorre il 500° anniversario della creazione,
simboleggia queste dinamiche contrapposte.
Sintesi dell’istanza difensiva ma anche diaframma penetrabile che nel corso dei secoli è divenuto un
elemento monumentale e identitario della città.
Il progetto nel suo complesso, intende creare una dialettica fra le varie istanze che caratterizzano allo stesso
tempo i territori coinvolti e quelle che rappresentano gli elementi di base delle forme espressive
contemporanee..
La dialettica tra l’attività creativa dell’artista e quella progettuale-manuale dell’artigiano(iniziative connesse a
Homo Faber, 3D2D, Scolpire il Tempo..) che traduce l’istanza astratta in forme concrete, vincendo la
resistenza dei materiali.
L’Homo Faber come elemento detentore delle conoscenze tecnico-materiche ma anche come motore di
trasmissione di sapere (da maestro a discepolo) con il connesso impatto sociale sulla comunità.
A questo si aggiunge la dimensione intergenerazionale innescata dalla trasmissione del sapere (affrontata in
particolare da iniziative didattico-seminariali come 3D2. Tridimension Today) e soprattutto la capacità di
generare relazioni sinergiche che infrangono le barriere culturali, etniche e religiose.
A questo va ad aggiungersi, la riflessione sulla sintassi dello spazio e le sue declinazioni (materiche,
plastiche, architettoniche..) e implicazioni (storiche, identitarie, socio-relazionali, genius loci e istanze
materiche) come altro fulcro attorno cui ruotano le iniziative in oggetto.
Sintassi dello spazio che coinvolge anche le dialettiche interno – esterno, in una dimensione ambientale
(iniziative legate alle mura urbane di Lucca) ma anche declinata in ambito corporeo ( mostre dedicate a
David Lynch, Evolution e Chromosomes)
Questo complesso di elementi viene declinato in una dimensione temporale, che include le riflessioni di
carattere storico, l’attivazione della dialettica tradizione-innovazione, la stratificazione di memoria (e quella
antropica) e soprattutto la trasmissione di sapere, che procede nel tempo (iniziativa Imperfecto Limen).
Le iniziative progettate per il centro storico lucchese mirano a strutturare una riflessione e una
rielaborazione di concetti come Spazio ( e la sua articolazione sintattica creata dalla scultura e
dall’architettura, dei concetti di monumentalità e site specific) ma anche nei suoi valori di identità
dell’individuo e di relazionalità) a cui si lega inevitabilmente quella di Corpo (inteso come elemento di
“occupazione spaziale” e “relazionale” e soprattutto per le istanze identitari,evoluzioni-mutazioni, e
“percettivo-spettatoriali”).
In questo contesto specifico, da una parte l’iniziativa espositva ospitata sulle mura e nel tessuto urbano e la
triplice rassegna dedicata a David Cronenberg analizzano e mostrano i vari aspetti della dialettica spaziocorpo.
Opere d’arte plastica collocate nello spazio, che lo ridefiniscono dal punto di vista percettivo e costringono lo
spettatore a ricrearsi una propria mappa sensoriale e corporea.
Ma anche una spazialità “fisicizzata” come quella di Cronenberg, (che sin dagli anni 60’ ha analizzato senza
interruzione concetti come quello dello spazio inteso in relazione all’individuo e il corpo come fulcro intorno a
cui si concentrano le trasformazioni universali e individuali), che nella triplice mostra a lui dedicata, mette in
evidenza allo stesso tempo “la schiavitù dei 90 gradi” dell’uomo contemporaneo”, la sua relazione cioè, con
lo spazio abitativo tradizionale ma anche con i cosiddetti “non luoghi” descritti da Marc Augè.
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Ma anche le relazioni del corpo con la macchina e la meccanica (la mostra Red Cars) e ovviamente la
scienza (per estensione la medicina..), con tutte le potenziali trasformazioni genetiche, protesiche e
biomeccaniche(come evidenzia palesemente la mostra Evolution) a cui può essere sottoposto il corpo
stesso (la mostra Chromosome di David Cronenberg è ordinata secondo un percorso scandito da nuclei
tematici legati al corpo, dal punto di vista anatomico ma anche percettivo e di autorappresentazione).
Fil rouge che unisce questi vari aspetti della dimensione relazionale spazio-corpo, è la trasposizione in
chiave linguistica, spesso metaforica del tema, la sua cristallizzazione in chiave artistica, che coinvolge a
cascata altri temi come quello del realismo della rappresentazione, fino alla dicotomia reale-virtuale, realtàfinzione.
Spazio e Corpo conducono all’elaborazione di una riflessione connessa alla dialettica interno-esterno, notosconosciuto e alla collocazione, la relazione del singolo rispetto allo spazio ma in particolare rispetto
all’opera d’arte (plastica, architettonica, ecc…).
In questo contesto la cinta muraria, diaframma di unione e separazione allo steso tempo e il tessuto urbano
in essa contenuta rappresentano il simbolo ideale e il corpo e l’opera i fulcri della dialettica.
Il Tempo nella sua dimensione diacronica è il percorso lungo il quale si sviluppa l’articolazione fra tradizione
e innovazione, storia e sperimentazione con tutti i suoi portati, (antropici, di memoria e costruzione
dell’identità collettiva) che investono e modellano in maniera macroscopica territori come quelli di
Pietrasanta e Lucca.
La dialettica spazio-tempo si declina nel percorso espositivo, da un lato affrontando un processo di
creazione site specific (quello condotto da Iannis Kounellis a Villa Bottini) in un luogo che rappresenta un
condensato storico, antropico e identitario per il territorio.
In maniera similare la mostra che investe alcuni siti topici della cerchia muraria (sculture di Mimmo Paladino)
mira a ricreare un cortocircuito temporale e fisico, fra luogo, opera e spettatore.
In questo contesto s’inserisce anche la realizzazione di un’installazione in una chiesa paleocristiana del
centro storico lucchese (recentemente restaurata) ad opera di un’artista iraniano, che reinterpreta il concetto
di spiritualità affrancato da appartenenze religiose e ascendenze storiche.
L’operazione espositiva assume un’ulteriore valenza, conferita dal coinvolgimento di artisti di diversa
provenienza culturale e geografica, (iraniana, greca e italiana), che si sono misurati in maniera critica e
proficua con la tradizione artistica e con la memoria collettiva italiana.
L’assunto di base del progetto, si basa sulla capacità creativa e produttiva artistica della Toscana in generale
e di Pietrasanta e territori limitrofi in particolare. Specificamente si basa sull’elemento motore di questo
fenomeno, cioè la relazione sinergica e biunivoca artista-artigiano, creatività-saper fare.
L’evento prende spunto dalla riflessione in forma dicotomica effettuata da Hannah Harendt, che contrappone
il lavoro manuale operaio a quello artigianale, l’animal laborans e l’homo faber.
Cioè quella distinzione basata sulla domanda del “come fare?” a cui l’artigiano aggiunge anche il “perche?’”,
aggiungendo così anche una valenza fortemente sociale ed etica al fare manuale.
Sul binomio creatività e capacità realizzativa artigianale, artista-artigiano, capacità di astrazione teorica e
concretezza dei materiali e delle procedure di lavorazione.
Questi elementi sono gli stessi che costituiscono la formula che ha garantito il successo internazionale del
Made in Italy, con l’aggiunta dell’indispensabile attitudine all’innovazione che caratterizza questi “distretti”.
Le iniziative in oggetto sono mirate alla promozione della filiera artistico-artigianale di Pietrasanta nelle sue
molteplici componenti, produttive, didattiche, socio-antropologiche e economico-turistiche.
Una rassegna che allo stesso tempo metta in evidenza le capacità produttive integrate del “distretto”
industriale e culturale del territorio attraverso la presentazione dei prodotti e delle opere con un allestimento
degli spazi pubblici e sia in grado di illustrare le procedure tecniche che presiedono alla produzione stessa,
divulgando al grande pubblico e al target potenziale, il mix di “saper fare” e tecnologia.
Fondamentale che tutte le forme produttive, i processi e i prodotti del sistema siano rappresentate, così
come siano illustrate in modo esaustivo tutte le varie fasi dei processi realizzativi all’interno dei laboratori,
per fornire un quadro d’insieme completo delle potenzialità del distretto.
La parte espositiva non consisterà in una mostra di opere di artisti, ma in una rassegna di prodotti artistici e
dei processi produttivi realizzati dai laboratori.
Naturalmente una selezione delle opere degli artisti realizzate sul territorio verrà presentata all’interno della
rassegna, per testimoniare l’integrazione fra l’elemento creativo e la capacità produttiva, la possibilità di
soddisfazione delle varie richieste e istanze di natura tecnico-estetica.
Nelle riflessioni riguardanti la ripresa economico-produttiva, le basi del cosiddetto Quarto Capitalismo,
l’artigianato nella sua accezione più ampia assume un rilievo sempre più importante e centrale.
Il sistema produttivo artistico di Pietrasanta rappresenta un ideale osservatorio per analizzare valenze,
articolazione e potenzialità dell’artigianato in generale e di quello artistico in particolare.
Per lungo tempo la nostra società e il sistema produttivo sono state influenzate dalla concezione manichea
che ha separato il sapere manuale da quello accademico e scientifico.
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Il lavoro artigiano è una delle cifre della cultura e dell’economia italiana in generale e in particolare del
territorio del distretto Apuo-Versiliese, ed è ormai una convinzione assodata di molti tecnici, politici e docenti,
che la formula per lo sviluppo del sistema Italia sia legata alla possibilità di contaminare il lavoro artigiano
con i “nuovi saperi” tecnologici, aprendolo alla globalizzazione.
Più che di trasferimento tecnologico del settore dovremmo parlare di un’osmosi tecnica e tecnologica.
Cioè mescolare le abilità artigianali con le competenze industriali, le capacità dei tecnologi e dei manager
con quelle straordinarie dei tecnici e degli artigiani, per sfuggire alle logiche impersonali della produzione di
massa e riconquistare una competitività basata sul saper fare acquisito con la secolare tradizione.
La nostra società – come accennato sopra – è vittima di un concetto, quello di “economia della conoscenza”,
fondato sul seguente assunto ideologico: solo la conoscenza formalizzata è rilevante ed essa non ha a che
fare né con la tradizione né con la manualità.
Questo preconcetto influenza in maniera oppressiva anche la didattica delle arti e dell’artigianato in genere
(si vedano gli esiti della Pubblica Istruzione, in particolare le conseguenze a livello degli Istituti d’Arte e di
quelle legate alla trasmissione del sapere artigiano), che hanno provocato effetti devastanti in territori a forte
vocazione artigianale come Pietrasanta.
Abbiamo per lungo tempo abbracciato il presupposto secondo il quale l’unica conoscenza economica
rilevante è quella scientifica di tipo generale-astratto, come sostenuto da uno dei testi guida dell’economia
contemporanea di Robert Reich.
L’evento intende anche dimostrare palesemente come si renda necessario – e stia avvenendo – il passaggio
dalle idee di “estetica” e “fashion” a quelle di “Patrimonio Culturale” , “Heritage”. Cioè tutto quel complesso di
valenze che hanno a che fare con il contenuto culturale di un prodotto e con il suo retaggio sociale,
simbolico e di memoria collettiva. Dimostra la quantità di intelligenza esistente nel fare, soprattutto quando i
prodotti sono concepiti per clienti con richieste specifiche o devono evolvere rapidamente nel tempo.
Afferma come l’artigianato, la tecnica non siano procedimenti svincolati dal pensiero, ma una riflessione che
riguarda tutta la cultura che esprimono, si afferma allo stesso tempo come un artigiano conduca un dialogo
tra le pratiche concrete e il pensiero; questo dialogo, si dimostra complementare all’elevata tecnologia di una
civiltà avanzata come la nostra, concretizzandosi nell’acquisizione di abitudini di sostegno, le quali creano un
movimento ritmico tra individuazione del problema e soluzione.
L’osservazione della struttura laboratoriale e dei prodotti indica come la formula da perseguire sia quella
dell’armonica fusione tra ricerca scientifica, alto livello di manualità artigianale, ingegneria e strategie
comunicative.
Il distretto di Pietrasanta dimostra l’efficacia della saldatura tra secondario e terziario, fra servizi e industria
indicata come formula centrale per lo sviluppo, all’insegna delle tre T di Richard Florida nella descrizione
della “classe dei creativi” (Tecnologia, Talento, Tolleranza).
Permette inoltre di osservare, come, contro le logiche della produzione di massa, venga eliminata la
separazione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale, tra progettazione e esecuzione, tra pensare e fare, che
ha sancito la definitiva crisi di formule assodate del cosiddetto “capitalismo flessibile”, come quella di “team
working” o “just in time”.
Nel laboratorio artigiano non c’è solo abilità tecnica ma anche e soprattutto relazioni sociali che accomunano
figure come quelle del “maestro” con il discepolo e soprattutto si valorizza il valore d’uso rispetto al valore di
scambio.
Come affermano numerosi sociologi l’artigiano, l’homo faber, è la figura che costituisce una vita in comune.
Il laboratorio è il luogo in cui le relazioni si svolgono faccia a faccia e il maestro (che detiene un’”autorità
legittima” data dalla competenza professionale) stabilisce parametri di qualità e addestra gli apprendisti che
imparano il lavoro attraverso i processi di imitazione.
Filosofi come Sennett, arrivano a proporre che i Demiurgoi (come venivano chiamati nell’antica Grecia gli
artigiani) come figure salvifiche rispetto all’alienazione e all’anomia dell’attuale organizzazione produttiva
capitalistica.
Laboratori artigiani come lavoro concreto che si oppone al lavoro astratto usando le categorie marxiane.
La maestria tecnica viene intesa come pratica culturale che individua la soluzione dei problemi all’insegna di
un fare qualità.
A livello storico, la cura con cui i maestri artigiani trasmettevano il sapere, il mestiere all’epoca delle
corporazioni medievali è da intendere come socializzazione del virtuosismo sviluppato dal singolo.
Quindi il primato della qualità, ma anche del sapere semantico viene trasmesso per via orale e attraverso
l’apprendimento per imitazione.
E’ questa graduale accumulazione di conoscenze e abilità che alimentano quella che Weber definisce
“vocazione” all’eccellenza.
Fattori che vanno a comporre una “coscienza materiale” che attraverso la manipolazione dei materiali, la
presenza, in quanto garanzia, del marchio d’autore e l’antropomorfismo impresso ai materiali stessi,
costituiscono le componenti di un’autonomia del lavoratore, ma anche l’esercizio di autorità da parte del
maestro all’interno dei laboratori artigianali.
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Fondamentale il recupero e la messa in evidenza delle valenze storiche del concetto di artigianato, delle sue
pratiche e dei suoi risvolti socio-culturali.
Nell’età omerica e arcaica l’artigiano era un personaggio pubblico, che offriva alla comunità di appartenenza
la sua abilità tecnica, ma nell’età classica (ad esempio con Aristofane e Aristotele) la sua dignità
professionale viene meno, così come nel mondo moderno si depaupera l’immagine antica dell’uomo artefice
perché, se da un lato si consolida la pratica del lavoro per il bene della comunità, dall’altro si apprezza la
competitività e la ricompensa individuale.
Dalla rivoluzione scientifica in poi e nel mondo contemporaneo il lavoro tecnico è ri-considerato in modo
problematico per tutta una serie di fenomeni tra i quali: A) la competizione individuale induce il lavoratore a
produrre per sé e non per la società B) l’abilità tecnica non si acquisisce mediante un esercizio continuo e C)
i criteri di misurazione della produzione realizzata sono troppo diversi e arbitrari.
Con l’Encyclopedie illuminista, l’artigiano torna ad avere un ruolo significativo come nella Grecia Arcaica,
mentre nel Romanticismo si innesca la grande distinzione sociologica tra artigianato e arte, che contrappone
un soggetto collettivo che lavora con lentezza, tramandando il suo sapere incarnato a un individuo singolo
che guida e crea con forza il suo prodotto artistico.
L’originalità dell’artista, nella concezione romantica, rende difficoltosa la trasmissione del suo sapere, che gli
rimane “segretamente appresso”.
Nella nostra congiuntura storica, l’abbinamento sinergico tra artista e artigiano, maturato nel corso dei secoli
e sostenuto dalle moderne tecnologie digitali, produce originalità e proficua trasmissione del sapere,
abbinando tecnica e espressività.
La capacità degli artigiani risiede anche nell’approccio ai problemi tecnici, alla stratificazione secolare delle
soluzioni approntate che si sono trasformate in saper fare.
Saper fare tradotto nella “formatività, in quanto fare, che mentre fa inventa il modo di fare” per dirla con Luigi
Peyron.
Questo permette agli artigiani il superamento della concezione tayloristica del lavoro, con la connessa
scissione della componente progettuale e quella realizzativa, stilando una formula di lavoro che risponde alla
feroce competizione attraverso la miglior qualità dei prodotti e da una continua innovazione tecnologica,
organizzativa e di merci.
Tutti elementi che trovano nella riproposizione di quella poiesis che caratterizza il lavoro artigiano, il fulcro.
La figura dell’artigiano a cui pensano sociologi, economisti e filosofi come Sennett, viene vista come la vera
soluzione praticabile per lo sviluppo di un capitalismo post-fordista, è l’uomo che sa usare le tecnologie
digitali con maestria ma che considera la qualità, l’innovazione e la cooperazione sociale come valori
assoluti.
Nel contesto contemporaneo è necessario riscoprire e valorizzare il valore pedagogico e didattico della
trasmissione del sapere artigiano, soprattutto alla luce di numerose affermazioni della scienza moderna, che
si è concentrata sulle valenze cognitive e di apprendimento tra movimenti manuali calcolati e pensiero.
Basta prendere in considerazione saggi come quello di C.Bell “The Hand” in cui si valorizza la “mano
intelligente”, concetti ribaditi da altri studiosi come R. Tallis, F. Wood Jones, M.Marzke e C. Sherington, che
delineano un panorama teorico nel quale le mani istituiscono un “repertorio di gesti appresi” e ciascun
passaggio è carico di risvolti di ordine etico.
L’iniziativa nelle sue molteplici declinazioni intende riproporre gli elementi centrali della storia culturale, cioè
portare all’evidenza le due tematiche che sostanziano il lavoro tecnico: produrre un lavoro ben fatto e le
abilità necessarie al “ben fare”.
Mostrare attraverso i manufatti esposti e la visione dei processi lavorativi, la sintesi tra il concetto illuminista
secondo il quale la natura umana dota tutti gli esseri umani dell’intelligenza necessaria a produrre un lavoro
ben fatto e quello della società contemporanea che invece enfatizza il ruolo delle diverse abilità
dell’individuo.
Punto comune fautore della sintesi è dato dalla motivazione e dall’aspirazione alla qualità, l’implacabile
ricerca dell’eccellenza come certificato di distinzione che s’incarna nella figura dell’esperto, dell’artigiano.
L’obiettivo di iniziative come questa in oggetto è quello di recuperare la ri-valutazione della figura
dell’artigiano propria dell’Illuminismo, superando implicitamente quella dicotomica artistico-artigianale del
Romanticismo ed adattandola al nostro tempo.
Il distretto produttivo artistico di Pietrasanta, infatti si connota anche – come il fenomeno del Made in Italy –
per le specifiche dinamiche che caratterizzano la trasmissione del sapere artigiano di generazione in
generazione, da maestro a discepolo, che definiscono peculiari parametri didattici.
Il complesso dei laboratori artigiani e le aziende della filiera produttiva artistica di Pietrasanta, che spaziano
dalla lavorazione del marmo al bronzo e altri metalli, passando per ceramica e terracotta e tecniche come il
mosaico e l’intarsio, hanno reso la città famosa in tutto il mondo e attirando una comunità di artisti
internazionali,
A questo si aggiunge un complesso che raccoglie oltre 30 fra gallerie e spazi espositivi privati e una nutrita e
attiva schiera di associazioni culturali, che contribuiscono nel loro complesso ad alimentare un variegato
calendario di eventi artistico-culturali durante tutto l’anno.
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Questo complesso fenomeno che spazia dalla produzione artistica, alla produzione di eventi e attività
culturali e di spettacolo è alimentata da un principio come quello dell’”attrazione del talento”, che genera un
processo che si accresce in maniera esponenziale e si autoalimenta, creando una sorta di circolo virtuoso
che innesca collaborazioni multidisciplinari, ibridazioni, creatività originale e contaminazioni linguistiche
all’insegna dell’innovazione.
Questo processo alimenta anche un terreno fertile alla sperimentazione, che genera un humus che attira
formazione continua, talenti e innovatori con un processo endemico; un humus fertile per l’innovazione, che
diventa luogo naturale di accoglienza per la cosiddetta classe creativa, alla base di ogni progresso e
processo di sviluppo dei territori.
Un territorio, quello di Pietrasanta, adatto allo sviluppo della creatività, che ha saputo fare della
collaborazione sinergica fra creativo e artigiano, fra astrazione e tecnica il proprio simbolo.
Ma soprattutto creare un laboratorio di sviluppo che ha visto nella regola delle “3T”, Talento, Tolleranza,
Tecnica, la formula vincente per generare un’efficace interazione fra artisti, artigiani, architetti, designer e
creativi internazionali.
Una sinergia in grado di superare le barriere disciplinari, etniche, culturali e religiose.
E’ su questa s’innesta la capacità di saldare tradizione e innovazione, storia e sperimentazione,
conservazione del patrimonio artistico e produzione di “nuova” cultura e apertura ai nuovi linguaggi
espressivi.
A) 3D2D. TRIDIMENSIONS TODAY. CICLO DI INCONTRI DEDICATI ALLA SCULTURA, DESIGN E
ARCHITETTURA.
Realizzato in collaborazione con Artigianart (associazione dell’artigianato artistico di Pietrasanta) Facoltà
d’Ingegneria-Corso di Architettura e Facoltà di Chimica e Chimica Industriale dell’Università degli Studi di
Pisa e CNR Firenze.
Il ciclo d’incontri nasce dall’attenta analisi effettuata sul settore di riferimento, quello delle arti plastiche inteso
nella sua accezione più ampia, che vede da parte della cosiddetta classe creativa la necessità di colmare
un divario di conoscenze relative alle nuove tecnologie, alle procedure tecniche e alla complessità
merceologica dell’offerta dei materiali, alle nozioni di ordine economico-amministrativo e legali, necessarie
per potersi configurare in termini di alto profilo professionale e competere in un mercato di riferimento
sempre più complesso e in rapida e continua mutazione.
Complementare a questo aspetto, la necessità manifestata da distretti produttivi e culturali come quello di
Pietrasanta di rinnovare dal punto di vista generazionale e tecnico la committenza e l’utenza, confrontandosi
allo stesso tempo con i linguaggi “spuri” della contemporaneità (che utilizzano spesso materie “classiche”
combinate con nuovi materiali e nuove tecniche).
Nell’ambito delle arti plastiche contemporanee diviene infatti determinante la dialettica fra estetica e funzione
(in particolare nel design e nell’architettura) e la capacità di saldare un vastissimo repertorio di soluzioni
formali e tecniche trasmesse dalla tradizione con le nuove dinamiche improntate alla sperimentazione e
all’ibridazione multidisciplinare.
In questo contesto appare palese il generarsi di un territorio comune di sperimentazione linguistica e tecnica,
ma anche comunicativa e commerciale, fra scultura, architettura e design.
Architetti che si cimentano sempre più di frequente con la dimensione scultorea e con il design a bassa
tiratura (spesso anche prototipi o opere singole), scultori che ambiscono alla dimensione architettonica se
non alla scala urbana e designer sempre più sul limen fra opera d’arte e oggetto seriale e fortemente
coinvolti nella dialettica forma-funzione.
L’ampliamento esponenziale delle connotazioni estetiche di tutto l’universo funzionale della società
contemporanea, ha da una parte ampliato a dismisura le possibilità d’impiego di artisti, designer e architetti
ma anche aumentato in maniera consistente la gamma delle conoscenze e delle capacità imprenditoriali
richieste ai professionisti.
Per rispondere alle nuove esigenze dettate dal mutato panorama di riferimento, la didattica viene condotta
da professionisti dei vari settori e viene impostata secondo principi “orizzontali” , che vedono gli studenti
collaborare con il docente in maniera critica e sinergica allo sviluppo di un progetto in tutte le sue fasi
genetiche.
Il ciclo seminariale è concepito nel suo complesso come un master, destinato a studenti, giovani artisti,
designer e creativi, che intendano perfezionarsi per operare nell’ambito delle arti plastiche.
Nella definizione “arti plastiche”, rientrano tutte quelle discipline che fanno della sintassi dello spazio, della
sua articolazione volumetrica e compositiva, il fulcro costitutivo.
Scultura, design e architettura, che contemplano un arco procedurale, materico, progettuale e tecnico molto
variegato, ma anche un terreno comune di sperimentazione e di esigenza d’innovazione linguistica e
tecnica.
I linguaggi e le forme di progettazione contemporanee delle discipline in oggetto hanno subito profonde
trasformazioni dettate dall’evoluzione tecnologica digitale, ma anche e soprattutto a causa delle mutate
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condizioni socio-economiche, del gusto, delle esigenze abitative, dall’estensione geografica e tipologica dei
target di riferimento, dalla mutazione dei parametri estetici e funzionali e dell’ibridazione dei linguaggi
espressivi e delle tecniche.
Il ciclo di seminari ha come scopo quello di fornire un bagaglio di nozioni che spaziano da quelle di ordine
creativo-progettuale, passando per quelle tecnico-produttive (spaziando nei vari materiali e nelle varie
tecniche) per arrivare a quelle di ordine economico e legale.
Pietrasanta, con i suoi laboratori artigianali e le sue aziende della filiera della produzione artistica (che
collaborano come già detto, attivamente all’organizzazione del ciclo di incontri), offrono un’indispensabile
integrazione pratico-esperienziale alla dimensione teorica dei seminari, rendendo possibile l’esperimento di
procedure tecniche su una gamma di materiali molto ampia (da quelli lapidei ai metalli come bronzo,
alluminio, alpaca ecc. alle varie leghe per arrivare alla ceramica e alla terracotta, fino alle lavorazioni a
mosaico e intarsio).
Per garantire un livello di scientificità – e la conseguente possibilità di certificazione e tracciabilità delle
procedure e dei materiali – sono stati individuati come partners e co-organizzatori del ciclo di incontri,
istituzioni di altro profilo, deputate alla didattica e alla ricerca.
Tra queste – oltre ad Artigianart – la facoltà di Ingegneria-corso di architettura dell’Università degli studi di
Pisa (che garantisce la parte teorica relativa al design e all’architettura).e la facoltà di Chimica e Chimica
Organica dello stesso ateneo e il CNR di Firenze (per quanto riguarda le caratteristiche organolettiche dei
materiali e le relative procedure tecniche oltre agli effetti climatici e di usura del tempo per la diffusione e
conservazione).
Il corpo docente, che terrà seminari della durata variabile (da poche ore a moduli didattici della durata di 2/3
giorni a workshop che si snodano in ripetuti incontri), si compone di professionalità diverse.
Artisti e designers che illustrato i principi ala base della loro poetica, le modalità procedurali adottate dalla
fase progettuale a quella realizzativa, la scelta e le prerogative dei materiali, modalità di presentazione e
display delle opere ecc…
Gli artisti e i designer coinvolti, mostreranno praticamente i principi e le modalità di lavorazione.
A questo proposito, con il supporto degli artigiani locali verranno allestite delle aree apposite, per gli
interventi pratici.
Architetti e ingegneri condurranno seminari basati su principi di progettazione e costruzione, composizione,
portanza, peculiarità dei materiali, sicurezza ecc…
La dimensione pubblica dell’opera d’arte avrà un rilievo particolare e sarà uno dei temi importanti.
A questo proposito, i vari docenti delle discipline ingegneristiche, architettoniche e designer affronteranno le
varie problematiche relative alla realizzazione di opere pubbliche, da quelle relazionali e legate al “genius
loci”, alla memoria e alla stratificazione antropica e identitaria di un luogo a quelle connesse alla sicurezza e
alle normative urbane oltre a quelle costruttive.
I designer coinvolti, oltre ad affrontare con gli studenti tutte le problematiche connesse alla disciplina della
progettazione, alla relazione estetica-funzione, spazieranno tra i vari criteri della produzione.
Da quella industriale-seriale all’autoproduzione, dai principi e le procedure connessi al riciclaggio dei
materiali fino all’acquisizione delle nozioni di making.
Un focus specifico sarà dedicato alla progettazione digitale, con l’illustrazione e l’esperienza di hardware e
software innovativi.
Allo stesso modo verrà concesso ampio spazio alla pratica di 3D Printing, cioè di prototipazione
tridimensionale e allo scanning 3D.
Questo complesso di nozioni ed esperienze legate alla progettazione e prototipazione 3D, risulta
indispensabile per l’artista/designer, perché permette di pre-visualizzare, modellare secondo dinamiche
inedite, programmare e pre-impostare tutte le fasi di lavorazione, contestualizzare le opere nei vari spazi
all’aperto o all’interno, produrre prototipi in scala con materiali economici per proporre le opere ai potenziali
clienti e ottimizzare i parametri economici di produzione e distribuzione.
Queste dinamiche tecnologiche hanno influenzato in maniera determinante le modalità produttive, rendendo
più “democratici” i processi, generando fenomeni come quello dei “makers”.
Tra gli interventi seminariali troviamo un complesso di incontri legati alle discipline chimico-fisiche, per
permettere agli studenti di comprendere le caratteristiche organolettiche dei vari materiali, le loro potenzialità
estetiche, di resistenza nel tempo, combinazione con altri materiali ecc..
Sempre relativamente ai materiali e alle tecniche, una sezione articolata prevede esperienze dirette nei
laboratori e aziende del territorio, per assistere e partecipare alle procedure produttive , spaziando dal
marmo ai vari materiali lapidei, passando per il bronzo, i vari metalli e leghe, per arrivare a ceramica,
terracotta e tecniche come l’intarsio e il mosaico.
Il ciclo d’incontri prevede anche un modulo specifico, relativo agli interventi plastici multimediali, con un
apparato di nozioni teorico-pratiche, che spaziano dalla progettazione alle dinamiche percettive
multisensoriali fino ai metodi di allestimento e progettazione.
Un modulo sarà dedicato al display che prevede di trasferire allo studente le nozioni di base relative ai
principali parametri sottesi all’allestimento e alla gestione degli spazi in funzione fruitiva e percettiva.
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Un modulo specifico sarà destinato allo sviluppo di capacità imprenditoriali e gestionali oltre che
comunicative-promozionali.
I docenti illustreranno tutte le potenzialità sviluppabili in termini di reperimento fondi, istruzione di bandi
(europei, ecc…), accesso al credito, possibilità di mobilità e residenze internazionali, ma anche principi
fiscali e amministrativi.
Nello stesso ambito, verranno presentate e sperimentate nuove dinamiche di finanziamento, fundraising,,
crowdfunding. E e-commerce.
A questo si aggiunge l’illustrazione del quadro normativo di riferimento e i principali parametri relativi alla
comunicazione e promozione, con particolare attenzione rivolta alla dimensione digitale (dal social
networking, campagne virali, QR coding ecc…).
B) HOMO FABER +OPEN LAB & SCOLPIRE IL TEMPO
Progettazione e produzione.: Fondazione Centro Arti Visive in collaborazione con Comune di Pietrasanta,
Artigianart, Facoltà di Chimicia e Chimica Industriale e Ingegneria-Corso di dell’Università degli Studi di
Pisa, CNR Firenze,
Composizione Evento: Homo Faber + Open Lab-Laboratori Aperti + Scolpire il Tempo
Periodo : 13 giugno – 12 settembre 2015
Luoghi: Giardino dell’Ex Convento di S.Francesco a Pietrasanta, , Pontile e Villa La Versiliana a Marina di
Pietrasanta
Giunta alla sua quarta edizione, l’iniziativa ha come scopo quello di mettere in evidenza la capacità
produttiva artistica del territorio di Pietrasanta, in particolare la dialettica artista-artigiano, con tutte le sue
implicazioni in termini di trasmissione del sapere.
Un’altra peculiarità dell’evento, consiste nel rovesciamento delle gerarchie, in quanto, protagonisti
dell’evento sono gli artigiani e gli artisti si mettono volontariamente in una posizione collaborativa, tesa a
celebrare il “saper fare” artigianale.
Non è quindi una mostra di “artisti” ma una mostra di opere e procedure che prendono avvio dall’elemento
motore rappresentato dalla sinergia artista-artigiano, creatività-saper fare.
Il dialogo artista-artigiano, che da vita a un sinergico e quasi simbiotico scambio, continuo e critico, che ha
come scopo quello di dar forma a un’idea, formalizzare un’astrazione, il volo pindarico della fantasia.
Questa formula di collaborazione sinergica fra artista e artigiano, lascia sedimentazioni storiche sul territorio
di Pietrasanta, a partire da Michelangelo, che sul territorio Apuo-Versiliese ha vissuto e lavorato a stretto
contatto con gli artigiani.
Questo modello collaborativo ha influenzato non solo la metodologia produttiva ma anche il tessuto sociale e
il rapporto con l’apprendimento, le dinamiche di produzione e trasmissione del sapere, da maestro a
discepolo.
L’iniziativa si compone di 3 diverse sezioni: una sezione espositiva, “Homo Faber”, una sezione dedicata
alla visita dei laboratori e delle aziende , Open Lab-Laboratori Aperti” e una rassegna audiovisiva,
“Scolpire il Tempo”.
Un focus particolare è rivolto alla relazione artista-artigiano, alla dialettica astrazione-realizzazione pratica,
traduzione della dimensione creativa in procedure tecniche per modellare i materiali, a quella procedura di
risoluzione dei problemi che produce e stratifica sapere, “learning by doing”, che è di nuovo alla base dei
principi pedagogici del dibattito artistico contemporaneo.
La mostra raccoglie un’ampia selezione della miglior produzione artistica-artigianale (partecipano circa 55
laboratori del territorio) da quella legata al bronzo e ai vari metalli e leghe, passando per il marmo e tutto il
settore lapideo, la ceramica e la terracotta per arrivare alle tecniche del mosaico e dell’intarsio.
Anche la conservazione e il restauro sono parti integranti (con ampio dispiego di documentazione fotografica
e audiovisiva, oltre dimostrazioni pratiche) dell’iniziativa espositiva.
Altra particolarità, la presentazione della produzione di strumenti per l’elaborazione plastica, che vengono
realizzati appositamente dall’artigiano sulle richieste peculiari dell’artista.
Un processo di collaborazione sinergica, che portano l’artigiano ad assimilare le esigenze tecniche ed
espressive dell’artista, creando strumenti per scolpire, elaborare, incidere ecc…calibrati ad personam.
L’iniziativa mette inoltre in evidenza la capacità conseguita dall’artigianato, grazie alla stretta relazione
creativo-artigiano, di “ibridare” i linguaggi, caratteristica della contemporaneità, a cui si aggiunge la congenita
attitudine all’innovazione e alla sperimentazione.
Capacità garantita dalla rete costituita da oltre 100 fra laboratori artigiani e aziende che, tramandandosi di
generazione in generazione le conoscenze inerenti alla lavorazione, hanno reso il comprensorio famoso nel
mondo.
Un vero e proprio distretto produttivo e culturale, che spazia da un punto di vista produttivo dal lapideo, con il
marmo a fare la parte del leone, il bronzo e i vari metalli e leghe, ceramica e terracotta, fino ad arrivare a
tecniche come l’intarsio e il mosaico e la realizzazione di strumenti per artisti.
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L’iniziativa ha il suo culmine nella mostra che si tiene dal 13 giugno al 12 settembre 2014, investendo i
principali luoghi del territorio, dalla marina (Pontile e luoghi topici del lungomare), Villa la Versiliana, parco
della Fondazione Centro Arti Visive e si estenderà anche a Lucca, nel centro storico.
Open Lab-Laboratori Aperti, è l’iniziativa facente parte integrante del progetto (e che si svolge nello stesso
periodo) , che vede protagonisti un ampio gruppo di laboratori artigianali e aziende, che aprono le loro porte
(secondo un calendario con orari definiti) a visitatori del territorio e turisti, per mostrare i processi di
lavorazione.
I laboratori aperti, mostreranno le varie tecniche e le varie modalità di lavorazione sui vari materiali artistici,
grazie all’ausilio di personale deputato all’illustrazione.
La visita viene supportata da materiali didattici e divulgativi (depliants e ciclostilati), per garantire un feed
back ottimale.
Processi trasmessi di generazione in generazione, che vengono tradotti in forma fruitiva, attraverso l’uso di
pannelli didattici (che garantiscono anche una contestualizzazione storico-diacronica).
L’evento verrà supportato anche dalla creazione di QR code, che rinvieranno a materiale audiovisivo e
testuale, cosnultabile su multi piattaforma digitale (tablet, smartphone, ..).
Scolpire il tempo
Date: 13 giugno – 19 luglio
Luogo: MUSA, Museo Multimediale della Scultura e dell’Architettura, Pietrasanta
Partner: Sky Arte HD, CNR Firenze.
L’iniziativa, giunta anch’essa alla sua quarta edizione, viene ospitata dal MUSA (Museo Multimediale della
Scultura e dell’Architettura) e consiste in una rassegna audiovisiva dedicata a tematiche inerenti all’arte
contemporanea nelle sue molteplici forme e all’artigianato.
L’intento è quello di creare un’integrazione al percorso espositivo plastico, con elementi audiovisivi a
contenuto artistico, mettendo a confronto i linguaggi della contemporaneità ad alto tasso di sperimentazione.
Allo stesso tempo l’iniziativa mira a valorizzare la tradizione del documentario d’arte, che vede Carlo
Ludovico Ragghianti come figura pionieristica e principale teorico dello specifico format. Cioè l’impiego del
cinema, del medium audiovisivo come strumento didattico-interpretativo delle varie forme artistiche.
La figura di Ragghianti – che sul territorio lucchese ha operato e vissuto per lungo tempo - diventa il motore
primario di un’analisi delle varie forme della sintassi visuale adottata dalle produzione audiovisive
documentaristiche a tema artistico contemporanee.
Il format del documentario d’arte ha subito un’evoluzione complessa e rapida con l’affermarsi delle
tecnologie digitali di ripresa e montaggio e il diffondersi dei canali tematici digitali a tema.
Questo impone una profonda riflessione riguardo alle potenzialità didattiche ed educative del format e la
necessità di reimpostare un’adeguata sintassi visiva.
La sezione del programma a carattere documentaristico, sarà infatti ispirata alla figura del grande teorico e
storico dell’arte.
Particolare attenzione viene dedicata alla videoart e al film d’artista, alle forme espressive tecnologiche ”time
based”, per creare una dialettica stimolante fra processi creativi e produttivi della tradizione e innovazione
linguistica.
Il programma di quest’anno mira a delineare un quadro esaustivo della produzione vidoeartistica italiana e
soprattutto dei film d’artista, alla luce della riscoperta del medium cinematografico e video come medium
privilegiato d’espressione artistica.
Tra le proiezioni previste:
• FILM D’ARTISTA. DOCUMENTARE LA REALTA’ E LO SPAZIO
“Glaucomaleo” di Luca Trevisani (2013)
Twenty One Twelve. The Day Earth Didn’t End. Marco Martins, Michelangelo Pistoletto (2013),
The Lack. Masbedo (2014)
La Beautè C’est Ta Tete. Zimmerfrei. (2014)
Jellyfish Eye. Takashi Murakami (2013)
• SPECIAL. CINEMA D’ARTISTA ITALIANO. “LO SGUARDO ESPANSO”
Selezione di film realizzati a cavallo fra gli anni 60’ e 70? Da artisti italiani (molti dei quali operanti a
Roma e altri a Torino, Firenze, ..), tra i quali Angeli, Baruchello, Bignardi, Gioli, Granchi, Nespolo,
Patella, Sambin, Schifano.
La selezione viene accompagnata da un documentario dal titolo “Tecniche Miste su Schermo-Il
Cinema Sperimentale a Roma 1965-1975.
• DOCUMENTARIO D’ARTE. “MINDCRAFT”. LA MANO E LA MENTE.
Inside Out . JR (2013)
Piero Manzoni Artista. Andrea Bettinetti (2013)
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Arte Povera. A cura di Merz (2010)
Andy Goldsworthy. Rivers and Tides. Thomas Riedesheimer (2001)
Tadao Ando. From Emptyness to Infinity. Matthias Frick (2012)
Le Rolex Learning Center. Juliette Garcias (2012)
L’Utopie du Desastre.. Richard Copans. (2013)
Castello di Postignano. Un architettura Spontanea. Dall’Abbandono al Recupero. Paolo Barone. 2014
Cornelia Parker. What do artist do all day” . Sara Howitt (2014)
24 Portraits d’Alain Cavalier (1987)
Picasso Ceramiques.. Thierry Spitzer (2013)
Barthelemy Toguo…Deux Mains…Le Monde. Thierry Spitzer (2013)
Cool Tour Arte: William Kentridge, Studio Azzurro, Google Art Project. Ranuccio Sodi, (2014)
C) IMPERFECTO LIMEN
Struttura complessiva dell’evento: eventi espositivi, proiezioni cinematografiche, giornata studio du “Arte e
spazio pubblico”, rassegna audiovisiva “arte, architettura, design e spazio pubblico”
Partners: Centre George Pompidou (Departement du Programmation du Cinema), Lucca Film Festival,
SPAM! Rete per le arti contemporanee, Electronic Art Intermix (New York), CNR Firenze, Università degli
Studi di Pisa.
Patrocinatori: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero degli Esteri, Provincia di Lucca, Comune
di Lucca.
Coordinamento artistico e organizzativo: Alessandro Romanini
Curatela artistica: Bruno Corà
Logistica ed allestimento: arch. Franco Puccetti
Durata: giugno-ottobre 2014
Artisti: BIZHAN BASSIRI, JANNIS KOUNELLIS, MIMMO PALADINO
Luoghi:
-Mura urbane (baluardi e siti selezionati) e Piazza Anfiteatro: sculture e installazioni di Mimmo Paladino
(opere monumentali)
-Chiesa dei Servi: sculture e installazioni di Bizhan Bassiri
-Nuovo Padiglione Archivio di Stato: dipinti di Mimmo Paladino
-Villa Bottini: Jannis Kounellis
La mostra si pone come scopo quello di creare un dialogo, una sinergia, fra il genius loci della città di Lucca
(in particolare del suo centro storico con le sue valenze storico-sociali e politco-identitarie) e i linguaggi
plastici della contemporaneità.
Un secondo aspetto è legato alla partecipazione attiva dello spettatore-visitatore.
Quindi le macro dinamiche dell’evento in oggetto sono:
1) Una riguarda l’analisi delle articolazioni dei linguaggi plastici contemporanei (scultura, installazione
site specific, ..) in relazione alla sintassi spaziale nelle sue molteplici forme (plasticità, contesto, principi
relazionali., spazio pubblico, monumentalità, aperto-chiuso)
2) La relazione dello spettatore-visitatore.
3) Relazione interno-esterno, in tutte le sue implicazioni culturali, sociali e metaforiche
Questi tre macro punti inoltre, assecondano una volontà di confronto multiculturale rispetto ai linguaggi
plastici e alle relazioni spaziale con i luoghi, i cosiddetti “contesti” destinati a ospitare le opere.
Tre artisti di differente origine, cultura e caratterizzati da una poetica distinta, accomunati dall’operare in
Italia e dal confronto – in questo caso – con lo stesso tessuto urbano .
Mimmo Paladino che si confronta con la ultra centenaria cerchia muraria (ricorre il 500° anniversario)
collocando una serie di sculture di grande misure, che derogando ai principi della monumentalità si
indirizzano verso finalità mimetiche e integrative. Lo stesso dicasi per le opere collocate in un’altra piazza del
centro storico.
Le opere pittoriche selezionate dell’artista, troveranno ospitalità nel neonato spazio espositivo, dell’Archivio
di Stato, articolando uno specifico percorso museografico, basato su una duplice dinamica dialettica storica:
una interna all’opera dell’artista, dagli anni 70 ai giorni nostri, l’altra legata alla storia della città e alla
stratificazione di memoria e all’attività di conservazione del luogo espositivo stesso.
Il dialogo di Paladino con la storia del territorio si estende inoltre al versante musicale e teatrale, attraverso
un confronto con l’opera di Giacomo Puccini, che rappresenta una delle figure di riferimento culturale
identitario del territorio lucchese.
Infatti l’artista realizzerà le scenografie per l’opera “Tosca”, che andrà in scena a luglio 2015 all’interno del
programma del Festival Pucciniano a Torre del Lago (Lucca).
L’opera prodotta dal Festival Pucciniano, estende quindi la collaborazione territoriale alla zona litoranea, che
vedrà un’ulteriore collaborazione con la Fondazione Puccini (con sede a Lucca nel centro storico, nella casa
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natale del compositore), con la realizzazione di un libro d’artista relativo al libretto di un’opera di Giacomo
Puccini.
Bizhan Bassiri, di origine persiane (Teheran 1954), formatosi a Roma – dove giunge nel 1975 – con Toti
Scialoja, si confronterà con l’antica Chiesa dei Servi (già documentata nel 1061 affidata nel 1254 all’ordine
dei Serviti e ricostruita poi a fine del XIV sec, annovera numerose collaborazioni con la bottega del Civitali a
cavallo tra le fine del XV e l’inizio del XVI sec), situata nel cuore del centro storico.
Bassiri, ha concepito un allestimento in grado di far dialogare la tradizione spirituale orientale con quella
occidentale e soprattutto una sintassi spaziale armonica, che vede protagoniste un complesso di opere
scultoree che vanno a costituire un’installazione modulata sulla volumetria del luogo.
Jannis Kounellis, realizzerà un’installazione site specific, all’interno della Villa Bottini, anch’essa situata nel
centro storico, realizzata da Paolo Buonvisi nella seconda metà del XVI sec, affrescata nello stesso periodo
da Ventura Salimberni, incastonata in due spazi verdi a giardino, intensamente fruiti da cittadini e turisti.
L’installazione site specific dialogherà con le dinamiche di fruizione dell’edificio, con la sua stratificazione
antropica e in particolar modo anche con i materiali che in qualche modo sono connaturati al comprensorio
(e con la sua tradizione artigiana).
Soprattutto dal confronto con un territorio fortemente connotato da un punto di vista storico-artistico, con una
memoria collettiva solida e un senso di appartenenza sociale ben radicato.
L’allestimento complessivo dell’evento, attiverà anche il confronto con tematiche come: arte e spazio
pubblico (a cui sarà dedicata anche una giornata di studi), monumentalità, opera d’arte come attivatrice di
relazioni sociali innovative forme di fruizione dello spazio pubblico.
Questo complesso di fenomeni, sarà attivato grazie alla struttura rizomatica dell’iniziativa, che incoraggerà il
visitatore a percorrere i vari luoghi del centro storico, confrontandosi con la dimensione urbanistica , e le sue
connessioni storiche e simboliche.
Il display territoriale intende attivare una sinergia fra tradizione e innovazione, fra il ricco repertorio storicoartistico del territorio, la sua stratificazione antropica e la sperimentazione linguistica dell’arte
contemporanea, mediata dalla presenza-partecipazione dello spettatore.
In particolare, creare un display territoriale, tale da permettere il dispiegarsi dell’articolazione sintattica dello
spazio, peculiare delle dinamiche espressive legate alle arti plastiche contemporanee, in relazione con i
simboli e i segni che la storia nelle sue molteplici declinazioni ha lasciato nel tessuto urbano.
Per meglio mettere in evidenza queste dinamiche, sono stati scelti luoghi topici dell’immaginario collettivo
degli abitanti e dei visitatori esterni.
Luoghi che hanno una loro forte connotazione storica e per tanto vengono percepiti e fruiti a un primo livello
con questa sur-identità, con principi pre-definiti.
L’integrazione delle opere nello spazio vuol creare anche una sorta di cortocircuito, in grado di infrangere
questa identità pre-costituita dello spazio e “costringere” lo spettatore ad un atteggiamento attivo, per crearsi
un proprio percorso percettivo.
Scuotere il visitatore-spettatore da quello stato di passiva-contemplazione e stimolarlo alla costruzione di
una propria mappa fruitiva.
L’allestimento è progettato secondo uno schema rizomatico, con lo scopo di creare diverse condizioni di
percezione (all’aperto nelle piazze e sulla cinta muraria, in una chiesa sconsacrata, in una villa storica..)
promuovendo allo stesso tempo anche il tessuto urbano di Lucca attraverso un percorso espositivo mirato.
L’evento sarà sostenuto anche da una rassegna audiovisiva, dedicata alle relazioni fra arte e spazio
pubblico, con produzioni recenti che illustreranno interventi specifici (realizzata con il dipartimento di
programmazione cinematografica del Centre George Pompidou). A questo si abbineranno le proiezioni dei
film realizzati da Mimmo Paladino “Quijote” (lungometraggio) e “Labyrinthus” (cortometraggio).
Gli interventi seminariali dedicati a “Arte e Spazio Pubblico” vedranno gli interventi degli artisti protagonisti
dell’evento in oggetto e di esperti della materia come Marina Pugliese.
Il titolo della mostra si basa sul duplice concetto, quello spaziale di limen e quella temporale d’imperfetto.
L’area semantica della parola latina Limen, che spazia dal significato di soglia, limite, ingresso ma anche
confine, casa, dimora fino a includere quello di traguardo, corrisponde alla linea comune che unisce i vari
eventi.
Un’idea comune di linea di demarcazione che stabilisce un rapporto di inclusione/esclusione tra gli elementi
interni ed esterni ad essa, che si adatta perfettamente al concetto sotteso alla cinta muraria e alle sue
relazioni con la città.
Una demarcazione che nel corso dei secoli ha funto da difesa e separazione dall’esterno, ma anche da
elemento, diaframma che connetteva il mondo esterno, simboleggiando la propensione innovativa che ha
sempre contraddistinto la città di Lucca.
Il termine imperfetto è riferito da un punto di vista sintattico e metaforico al concetto di un tempo passato del
verbo, che indica principalmente simultaneità rispetto a un momento passato.
Il concetto si presta a garantire quel senso di continuità tra passato e futuro, saldatura fra una ricca
tradizione e la sperimentazione dei linguaggi contemporanei, perseguita dal complesso degli eventi.
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Una continuità e una proiezione futura, ottativa che si attaglia perfettamente al congiuntivo imperfetto come
elemento portante del periodo ipotetico.
La mostra riunisce artisti di spicco della seconda metà del XX secolo che hanno rappresentato con il loro
lavoro, allo stesso tempo una continuità e uno “strappo”, un passo avanti rispetto alla tradizione.
Un’evoluzione nel solco della tradizione.
Artisti che hanno portato avanti una ricerca coerente e incessante durante tutta la loro carriera, elaborando il
concetto di limite, di linea di demarcazione declinandola nei vari aspetti, spaziali, linguistici, tecnici, socioculturali e antropologici.
Ricerche peculiari, che esprimono anche confronti fra poetiche specifiche, culture diverse, procedure
tecniche e scelte materiche peculiari.
La mostra, curata da Bruno Corà, progettata sarà sostenuta da un ufficio stampa specializzato e da un
complesso di iniziative collaterali volte a generare il massimo eco promozionale e a generare un feed back
didattico e divulgativo.
Un catalogo che renderà esaustivamente conto di tutte le opere esposte e dei luoghi, sarà pubblicato da una
casa editrice internazionale, recante a supporto degli apparati iconografici, interventi di personalità di spicco
del mondo accademico e della cultura.
Il catalogo sarà integrato da un dvd contenente interventi e testimonianze dei principali protagonisti, artisti,
critici e storici dell’arte
L’ufficio stampa e promozione, strutturerà inoltre, di concerto con gli organizzatori, una strategia
promozionale articolata fra mezzi a stampa specializzati e generalisti, media e una particolare campagna
basata sulle dinamiche web, specificatamente legata alle strategie social sarà attivata.
A sostegno di questa campagna, con l’ausilio di un team di esperti digitali, sarà sviluppata un’App
multipiattaforma finalizzata alla promozione, dotata di un elevato coefficiente dì interattività (multipiattaforma,
da computer, smartphone e tablet).
In abbinamento a questo, specifici QR Code saranno creati e diffusi sul territorio per guidare i visitatori nel
percorso e anticipare l’evento con teaser creati ad hoc.
Una campagna di inserzioni pubblicitarie, su riviste di settore e stampa generalista abbinata a una
campagna affissionistica, sosterrà l’evento.
D) IMPARA L’ARTE. QUALI ORIZZONTI PER LA DIDATTICA ARTISTICA IN ITALIA.
(convegno di 2 giorni)
Data: 7 e 8 maggio 2015
Realizzato da CAV in collaborazione con: MIUR, CNR Firenze, Facoltà di Chimica e Chimica Industriale e
Facoltà d’Ingegneria-Corso di Architettura dell’Università di Pisa,
L’arte nelle sue molteplici declinazioni ha da lungo tempo rappresentato per l’immagine dell’Italia a livello
internazionale un elemento determinante.
La definitiva transizione dalla società industriale classica alla cosiddetta “società della conoscenza” (un
modello economico in cui la produzione dei beni e dei servizi che hanno maggiore successo di mercato è
sempre meno caratterizzata da un’alta intensità di lavoro e sempre più da un’alta intensità di conoscenza) ha
aggiunto alla valenza identitaria e sociale dell’arte e della cultura, un valore economico e un impatto
determinante sullo sviluppo del paese.
La 2 giorni di studi intende esaminare l’attuale situazione della didattica artistica a tutti i livelli
d’insegnamento, nei suoi risvolti formativi, economici e sociali, su scala nazionale e soprattutto
internazionale.
L’intento dell’iniziativa è delineare un’istantanea esaustiva della situazione attuale a livello nazionale e
continentale europeo e soprattutto tracciare soluzioni applicabili in maniera efficace alla situazione del nostro
paese.
A questo scopo vengono invitati personalità del mondo accademico e professionisti di istituzioni
rappresentative su scala internazionale, per poter individuare “buone pratiche” e “case histories”, applicabili
al nostro contesto nazionale.
La media dei paesi OCSE dei giovani in possesso di un titolo di laurea è del 40% (con picchi in paesi diversi
come Canada, Giappone e Russia che superano il 55%), l’Italia è ferma al 20%, in discesa.
Il cosiddetto “Triangolo della Cultura” è così composto nella sua struttura e nelle sue dimensioni
economiche:
1)
Industria Culturale-Produzione Creativa, cioè l’insieme dei servizi e dei beni la cui produzione
richiede creatività, (artigianato, arti visive, audiovisivi, design, editoria, nuovi media, spettacolo), questo
settore – dati sempre del 2010 – ha generato l’8% del pil mondiale (4,8 miliardi di dollari)
2)
Formazione (scuola primaria, secondaria, universitaria, long life learning)
3)
Ricerca Scientifica, Sviluppo tecnologico e Produzione di Beni Hi-Tech.
Oltre i luoghi comuni relativi all’arte e la cultura che circolano in Italia (“oltre il 50% del patrimonio artistico
mondiale…”, “patrimonio culturale = petrolio dell’Italia..”, o peggio ancora “con l’arte non si mangia”), questo
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settore, nelle sue molteplici forme, non solo contribuisce a sostenere ed alimentare i valori identitari e storici,
ad alimentari la memoria collettiva, ma produce anche effetti tangibili a livello di bilancio economico, pil,
ecc…
Il cosiddetto triangolo della cultura delineato da Umberto Eco, vede la formazione assumere un ruolo
determinante per lo sviluppo del paese.
Il settore, che in Italia da molti anni (almeno degli anni 70) vive una marcata dicotomia fra conservazione del
patrimonio e produzione culturale, necessita di un adeguamento dei principi relativi alla pedagogia e alla
didattica artistica.
Questo investe tutto l’arco formativo, dalle scuole primarie a quelle secondarie fino a quello universitario
(Accademie di Belle Arti in primis…) e il long life learning.
SCHEMA CONVEGNO E PARTECIPANTI
Nei due giorni del convegno sono chiamati ad intervenire le seguenti figure professionali operanti nell’ambito
della formazione artistica a vario livello.
Direttori di accademie di belle arti, università e istituzioni deputate alla didattica artistica, italiani e europei.
Personalità politiche italiane e straniere, di riferimento al settore educativo artistico, (a breve sarà nostra
premura fornire lista esaustiva dei relatori).
E) THEY ARE SUCH STUFF LIKE DREAMS ARE MADE ON
Ciclo d’incontri seminariali ( circa 5) da tenersi presso il Museo Pecci e nel comprensorio di Pietrasanta, per
illustrare le modalità di produzione delle opere plastiche (marmo e metalli), realizzate a Pietrasanta e nel
distretto Apuo-Versiliese in genere,presenti nella collezione del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi
Pecci.
Il ciclo d’incontri prevede la partecipazione in veste di relatore degli artigiani e dei tecnici che hanno
realizzato l’opera, che illustreranno le varie fasi della genesi produttiva.
Dalla scelta dei materiali, ai processi di lavorazione fino alle fasi di finitura (per i marmi) e di patinatura
(bronzo e metalli), che rappresentano molto spesso azioni, frutto di secoli di trasmissione del sapere, di
generazione in generazione, caratteristici dei singoli laboratori, spesso a trasmissione famigliare.
L’illustrazione che si avvarrà anche del supporto di ipertesti audiovisivi, riguarderà anche, in modo
particolare, la relazione artista-artigiano, la genesi del progetto, le trasformazioni subite dal progetto originale
, i ripensamenti, le difficoltà ecc..
Tutti quei passaggi, evoluzioni subiti dall’opera nella sua genesi e soprattutto l’influsso della materia
sull’artista e tutte le declinazioni della relazione artista-artigiano.
I seminari verrebbero completati con una visita ai laboratori di fusione e finitura dei metalli e alle zone
estrattive e di lavorazione dei marmi.
F) THE CITY AND THE WATER 2
Periodo: settembre 2015
Sede: Ex Convento dei Frati Pietrasanta (Centro Arti Visive di Pietrasanta)
Realizzato in collaborazione con DESTeC-Corso di Laurea in Ingegneria Edile Architettura dell’Università
degli Studi di Pisa.
Workshop della durata di 80 ore, articolate in lezioni, lavori di gruppo, sopralluoghi e laboratori con artisti e
artigiani locali. Il workshop prevede il riconoscimento di crediti formativi universitari.
Il workshop, alla sua seconda edizione, avrà uno staff d’insegnamento internazionale e multidisciplinare,
composto da architetti, designers, ingegneri, artisti ed artigiani. Saranno coinvolti studenti e giovani
professionisti chiamati a lavorare insieme sulle questioni inerenti lo spazio pubblico nell’area della Versilia.
Grazie alle molte esperienze internazionali dello staff d’insegnamento, il workshop aspira a definire
prospettive di cambiamento a differenti scale, da quella territoriale a quella architettonica. La metodologia
che sarà applicata prevede la sperimentazione degli strumenti più innovativi e la collaborazione tra ospiti
internazionali e soggetti locali: università, amministrazioni, professionisti, associazioni, imprese, artisti e
artigiani.
L’obiettivo è escogitare soluzioni per la rigenerazione degli spazi pubblici attraverso l’architettura, l’arte e il
design –come in una sorta di nuovo Bauhaus- al fine di incentivare una loro riappropriazione da parte degli
abitanti da un punto di vista fisico, sociale ed economico.
Il Direttore
Fondazione Centro Arti Visive di Pietrasanta
Prof. Alessandro Romanini
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