Cristina De Pascale (Soprano) – Si è diplomata in pianoforte

Transcript

Cristina De Pascale (Soprano) – Si è diplomata in pianoforte
Cristina De Pascale (Soprano) – Si è diplomata in pianoforte, clavicembalo organo liturgico e canto lirico. Ha proseguito
gli studi con il tenore Andrea Elena. Si è perfezionata all’Accademia Verdiana di Busseto con il tenore Carlo Bergonzi e
all’Accademia Musicale Pescarese di alto perfezionamento con il M° Mauro Trombetta. Ha debuttato nel ruolo di Susanna in
Nozze di Figaro di Mozart nel teatro di Noto (Siracusa). Hanno seguito altri ruoli primari e secondari in diversi teatri italiani
ed esteri. Ha registrato per la RAI e per altre reti televisive: “Una voce poco fa” (Barbiere di Siviglia), “Je veux vivre”
(Romeo e Giulietta), “Quando m’en vo” (La Bohème) e “Sempre libera” (La Traviata). Svolge attività d’insegnante di canto
lirico e di pianoforte. Ha tenuto master-classes a Roma, organizzati dall’Accademia Musicale Coreana “Daegu Vocal Music
Association” che l’ha anche invitata in Corea per interpretare il ruolo di Gilda nel Rigoletto.
Mauro Pagano (Tenore) – Debutta nel 2001 nel ruolo di Ismaele (dal Nabucco) con la regia di Pizzech e la direzione di
Claudio Micheli. Da allora ha interpretato diversi ruoli: Manrico (Trovatore), Alfredo (Traviata), Cavaradossi (Tosca),
Radames (Aida), Maurizio di Sassonia (Adriana Lecouvreur), Turiddu (Cavalleria Rusticana), Calaf (Turandot), Canio
(Pagliacci), Des Grieux (Manon Lescaut), Andrea Chénier (Andrea Chénier), Pinkerton (Madama Butterfly), Salvator Rosa
(Salvator Rosa), Don Josè (Carmen), Otello (Otello), Roberto (Le Villi). Ha cantato in molti Teatri italiani e esteri tra i quali:
Carlo Felice di Genova, Fraschini di Pavia, Municipale di Piacenza, Comunale di Modena, Regio di Torino, Bonci di Cesena,
Alighieri di Ravenna, Lirico di Magenta, Cagnoni di Vigevano, Manzoni di Monza, Vittoriale di Brescia, Festival di Martina
Franca, Opera di Stato di Praga, Cairo Opera House, Teatro Tchaikovsky di Perm, Radio Opera di Bucarest, Magdeburg
Seebuhne Open-air, Teatro Roussì di Parigi e Musikhalle di Amburgo. Vincitore del Premio Jussi Bijorlin 1999 e 1° premio
assoluto al Concorso Beniamino Gigli Roma nel 2000.
Ivan Marino (Baritono) – Inizia lo studio del canto con il tenore O. Garaventa e il basso P. Montarselo, si perfeziona con
il soprano G. Ostini e con il tenore A. Elena. Fra i ruoli finora interpretati figurano: Rigoletto (Rigoletto), La Traviata
(Germont), Il Trovatore (Il Conte di Luna), Aida (Amonasro), Otello (Jago), Nabucco (Nabucco), Tosca (Scarpia), Madama
Butterfly (Sharpless), Carmen (Escamillo), Cavalleria Rusticana (Alfio), Pagliacci (Tonio e Silvio), Andrea Chénier
(Gérard), Elisir D’Amore (Belcore), I Puritani (Riccardo), Lucia di Lammermoor (Enrico Ashton), La Gioconda (Barnaba), Il
Tabarro (Michele), La Fanciulla del West (Jack Rance e Sonora), Attila (Ezio), Simon Boccanegra (Simon Boccanegra e
Paolo) e Macbeth (Macbeth). Ha lavorato in molti teatri importanti in Italia e all’estero. Ha cantato, tra gli altri, sotto la
direzione dei maestri: R. Girolami, A. Radice, P. Gelmini, S. Giaroli, C. Palleschi, D. Renzetti, L. Marzagaglia, G.
Manicardi, A. Salvagno, M. Stefanelli, R. Tolomelli, M. Zimbelli. Ha inoltre lavorato con registi quali: M. Catena, P.
Panizza, C. Panti Liberovici, P. Cassano, A. Cabassi. Svolge un’intensa attività concertistica, oltre al vasto repertorio
operistico, brani di musica antica e moderna, composizioni sacre e oratori, liederistica, operetta e musical, canzoni classiche
e da camera.
Claudio Ottino (Baritono) – Si perfeziona col soprano G. Ravazzi. Debutta nel 1989 come Dandini iniziando così una
lunga attività di buffo rossiniano (Slook, Bartolo, Magnifico, Mustafà). Come protagonista e in ruoli secondari ha 90 opere e
120 ruoli in repertorio. Tiene concerti in Italia e all’estero spaziando dal ’600 al ’900: lirica, musica sacra, lieder, ma anche
operetta e musical. E’ interprete versatile e sensibile di autori francesi, tedeschi, russi e inglesi. E’ regolarmente presente nel
cartellone dei maggiori teatri Italiani ed esteri. Ha cantato con direttori quali: D. Oren, G. Kuhn, B. Campanella, G. Gelmetti,
P. Maag, J. Tate, M. Rostropovich, M. Arena, R. Giovaninetti, P. Steinberg, M. Guidarini; con registi quali: L. Ronconi, P.L.
Pizzi, G. Patroni Griffi, A. Fassini, G. del Monaco, B. de Tomasi; con artisti quali: M. Freni, L. Pavarotti, J. Carreras, N.
Ghiaurov, R. Kabaivanska, R. Bruson, R. Panerai, A. Cupido. Ha all’attivo registrazioni per la RAI e numerose incisioni
discografiche.
Davide Mura (Basso) – Compie gli studi musicali presso il conservatorio Vivaldi di Alessandria diplomandosi col
massimo dei voti sotto la guida del M° Claudio Ottino e del Soprano Gabriella Ravazzi. Nel 2007 debutta al teatro
Mancinelli di Orvieto il Ruolo di Bartolo ne “ Le nozze di Figaro”. Nel 2010 è vincitore del concorso internazionale per
giovani cantanti lirici Spazio Musica. Al teatro Carlo Felice di Genova nel 2012 debutta nei ruoli di Simone e del Notaio nel
“Gianni Schicchi”, Benoit in “Bohème” e Le Duc de Verone nel “Romeo et Juliette” di Gounod , collaborando con grandi
nomi della lirica internazionale quali: R. Panerai, J. Pons, A. Mastromarino, B. de Simone, M. Pisapia, A. Nizza, D.
D’Annunzio Lombardi, A. Guerzoni, G. Cauduro, A. Bocelli, R. Servile; e coi direttori Marco Guidarini, Valerio Galli, Fabio
Luisi. Sempre nel 2012 debutta anche nei ruoli di Ferrando (Trovatore) e Zuniga (Carmen).
Mattia Pelosi (Tenore) – Inizia lo studio del canto lirico sotto la guida del M° A. Elena. Ha frequentato diversi corsi di
perfezionamento tenuti da illustri nomi della lirica, tra i quali il soprano M. Devia, che gli hanno permesso di vincere
numerose borse di studio e concorsi internazionali. Ha terminato gli studi di canto lirico presso il Conservatorio ‘G. F.
Ghedini’ di Cuneo, sotto la guida del M° C. De Bortoli, diplomandosi con il massimo dei voti. E’ stato premiato
all’Accademia Nazionale di “Santa Cecilia” in Roma dal Ministro dell’Università e della Ricerca con il “Premio Nazionale
delle Arti” per la sezione “Canto lirico”, competizione che si tiene ogni anno tra i migliori allievi selezionati dai Conservatori
italiani. Svolge un’intensa attività concertistica sia in Italia che all’estero, anche con repertorio cameristico e sacro.
Massimo Dal Prà – Ha conseguito i diplomi di Pianoforte, Composizione, Musica Corale e Direzione di
Coro, Prepolifonia, Direzione d’Orchestra e Strumentazione per Banda presso il Conservatorio ‘G. Verdi’ di Torino. Presso il
medesimo Conservatorio ha conseguito nel 2007 la Laurea di Diploma Accademico in Composizione con il massimo dei
voti. Si dedica all’attività di direttore di coro, pianista e clavicembalista, oltre a far parte di alcune formazioni da camera,
proponendo anche brani di sua composizione. Ha collaborato con l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, in qualità di pianista,
clavicembalista e arrangiatore; la stessa orchestra ha eseguito anche molte sue composizioni. Ha diretto a Montecarlo il
Magnificat di C. Ph. E. Bach e la prima rappresentazione dell’opera Il Gatto con gli Stivali del compositore R. Bellucci,
allestita a Torino. E’ stato invitato a Lima per dirigere le Orchestre Nazionali Infantil e Juvenil del Perù, dove ha tenuto
anche alcuni seminari di Direzione Corale, Direzione d’Orchestra e Jazz. Ha diretto l’Orchestra Sinfonica di Sanremo in
diverse occasioni, con programmi che prevedevano anche sue composizioni. E’ titolare della cattedra di Cultura Musicale
Generale presso il Conservatorio ‘L. Cherubini’ di Firenze.
Andrea Elena – In Italia ha cantato in numerosi importanti Teatri quali la Scala di Milano, il Teatro Comunale di Firenze,
il Teatro Regio di Torino, la Fenice di Venezia, il Teatro dell'Opera di Roma, il Teatro Filarmonico e l'Arena di Verona, il
Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Regio di Parma, il Teatro Bellini di Catania, oltre ad essersi esibito anche nei
maggiori teatri di tutto il mondo. Importanti cantanti lo hanno incoraggiato nella realizzazione della sua carriera, come G. Di
Stefano, M. Del Monaco, P. Domingo, L. Pavarotti e A. Kraus. Ha preso parte a trasmissioni radiotelevisive presso la RAI, la
Televisione Tedesca, Francese, Svizzera e Spagnola. Ha inciso per le Case Discografiche Nuova Era, Orpheus, Kikko
Records, Columbia America, Lyra, Bongiovanni Classics. Come Tenore protagonista ha cantato oltre 90 ruoli. Tra gli illustri
colleghi con cui ha lavorato R. Bruson, P. Cappuccilli, F. Cossotto, M. Freni, C. Gasdia, N. Ghiaurov, N. Ghiuselev, B.
Giaiotti, R. Kabaiwanska, L. Nucci, A. Protti, R. Raimondi, K. Ricciarelli, L. Serra e G. Taddei. Tra i direttori d'orchestra M.
Arena, B. Bartoletti, R. Bonynge, M. Braggio, R. Chailly, G. Gavazzeni, P. Maag, G. Patanè, M. Plasson, G. Prêtre, N. Santi
e H. Soudant. Ultimamente, pur continuando l'attività di cantante, si dedica all'insegnamento del canto lirico; ha tenuto
numerosi "Stages" e "Master Class" in Italia e all'Estero. Come regista ha curato la messa in scena di alcune Opere e
Operette (Madama Butterfly, La Bohéme, Tosca, Turandot, L'elisir d'amore, Don Pasquale, Lucia di Lammermoor, Il
Trovatore, Rigoletto, La Traviata, Nabucco, Cavalleria rusticana, L'amico Fritz, Pagliacci, Carmen, La Vedova allegra, CinCi-La, Il Paese dei campanelli).
- - - - Tosca è un'opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. La prima
rappresentazione si tenne a Roma, al Teatro Costanzi, il 14 gennaio 1900. Il libretto deriva da La Tosca di Victorien Sardou,
il dramma rappresentato per la prima volta il 24 novembre 1887 al Théatre de la Porte-Saint-Martin di Parigi, il cui successo
fu legato soprattutto all'interpretazione di Sarah Bernhardt nei panni della protagonista. Durante una tournée, La Tosca venne
rappresentata anche al Teatro dei Filodrammatici di Milano, all'inizio del 1889, e Giacomo Puccini vi assistette, rimanendone
molto colpito. Così Puccini cominciò a pensare di ricavarne un'opera. Ne parlò con l'editore Giulio Ricordi, chiedendogli di
interessarsi ai diritti dell’opera per avere l’autorizzazione a musicarla. Sardou non oppose un netto rifiuto ma dimostrò
freddezza; in ogni modo alla fine del 1893 Ricordi ottenne l'autorizzazione a musicarla, anche se a favore di un altro
compositore, Alberto Franchetti, che aveva da poco trionfato con Cristoforo Colombo (1892). Luigi Illica preparò l'abbozzo
del libretto, che fece approvare da Sardou in presenza di Giulio Ricordi e Giuseppe Verdi (quest'ultimo, a Parigi per la prima
francese di Otello, confiderà qualche anno più tardi al suo biografo che, se non fosse stato per l'età, avrebbe voluto lui stesso
musicare Tosca). Dopo pochi mesi Franchetti rinunciò a comporre l'opera. Così Ricordi commissionò l'opera a Puccini, nel
1895. Cominciò il lavoro qualche mese dopo il successo de La bohème, nella tarda primavera del 1896. Partecipò alla stesura
del libretto anche Giuseppe Giacosa, anche se riteneva il soggetto poco poetico e sosteneva che il successo dell’opera era dato
dalla bravura della Bernhardt e non dal testo. Dopo alcuni contrasti e ripensamenti, nell'ottobre 1899 l’opera fu completata e
il 14 gennaio 1900 venne rappresentata al Teatro Costanzi di Roma, con il soprano Hariclea Darclée nel ruolo di Tosca, il
tenore Emilio de Marchi nei panni di Cavaradossi e il baritono Eugenio Giraldoni come Scarpia. All'evento erano presenti, tra
gli altri, il presidente del Consiglio Pelloux e la regina Margherita di Savoia. La serata fu nervosa, a causa di alcuni spettatori
ritardatari il direttore d'orchestra Leopoldo Mugnone fu costretto a interrompere l'esecuzione e ricominciare da capo.
Inizialmente criticata da una parte della stampa, che si attendeva un lavoro più in linea con le due precedenti opere di Puccini,
Tosca si affermò ben presto in repertorio e nel giro di tre anni fu rappresentata nei maggiori teatri lirici del mondo. Il libretto
fu ricavato dal dramma omonimo di Victorien Sardou, ma fu ridotto da cinque a tre atti e snellito di molti particolari che
costituivano la cornice storica realistica del dramma in prosa; vennero inoltre eliminati moltissimi personaggi secondari, tra
cui Giovanni Paisiello, che compariva in persona alle prese con la famosa cantante, e la vicenda si concentrò principalmente
sul triangolo Scarpia - Tosca - Cavaradossi, delineando le linee principali dei caratteri, anche se a scapito delle
concatenazioni logiche degli avvenimenti. Il dramma dell'amore perseguitato interessava Puccini più del grande affresco
storico condito di delitti e di sangue. Tosca è considerata l'opera più drammatica di Puccini, ricca com'è di colpi di scena e di
trovate che tengono lo spettatore in costante tensione. Il discorso musicale si evolve in modo altrettanto rapido, caratterizzato
da incisi tematici brevi e taglienti, spesso costruiti su armonie dissonanti, come quella prodotta dalla successione degli
accordi del tema di Scarpia che apre l'opera: Si bemolle maggiore, La bemolle maggiore, Mi maggiore (il primo e l'ultimo dei
quali in relazione di tritono). La vena melodica di Puccini ha modo di emergere nei duetti tra Tosca e Mario, nonché nelle tre
celebri romanze, una per atto ("Recondita armonia", "Vissi d'arte", "E lucevan le stelle"), che rallentano in direzione lirica la
concitazione della vicenda. L'acme drammatico è invece costituito dal secondo atto, che vede come protagonista il sadico
barone Scarpia, nel quale l'orchestra pucciniana assume sonorità che anticipano l'estetica dell'espressionismo musicale
tedesco. L'azione si svolge a Roma nell'atmosfera tesa che segue l'eco degli avvenimenti rivoluzionari in Francia, e la caduta
della prima Repubblica Romana in una data ben precisa: Sabato 14 giugno 1800, giorno della Battaglia di Marengo.
- - - - Atto primo
Angelotti (basso), bonapartista ed ex console della Repubblica Romana, è fuggito dalla prigione di Castel
Sant'Angelo e cerca rifugio nella chiesa di Sant'Andrea della Valle, dove sua sorella, la marchesa Attavanti, gli ha
fatto trovare un travestimento femminile che gli permetterà di passare inosservato. La donna è stata ritratta, senza
saperlo, in un quadro dipinto dal cavalier Mario Cavaradossi (tenore). Quando irrompe nella chiesa un sagrestano
(basso), Angelotti si nasconde nella cappella degli Attavanti. Il sagrestano, borbottando ("... e sempre lava..."),
mette in ordine gli attrezzi del pittore che di lì a poco sopraggiunge per continuare a lavorare al suo dipinto
("Recondita armonia..."). Il sagrestano finalmente si congeda e Cavaradossi scorge nella cappella Angelotti, che
conosce da tempo e di cui condivide la fede politica. I due stanno preparando il piano di fuga ma l'arrivo di Floria
Tosca (soprano), l'amante di Cavaradossi, costringe Angelotti a rintanarsi di nuovo nella cappella. Tosca espone a
Mario il suo progetto amoroso per quella sera ("Non la sospiri la nostra casetta..."). Poi, riconoscendo la marchesa
Attavanti nella figura della Maddalena ritratta nel quadro, fa una scenata di gelosia a Mario che, a fatica ("Qual
occhio al mondo..."), riesce a calmarla e a congedarla. Angelotti esce dal nascondiglio e riprende il dialogo con
Mario, che gli offre protezione e lo indirizza nella sua villa in periferia. Un colpo di cannone annuncia la fuga del
detenuto da Castel Sant'Angelo; Cavaradossi decide allora di accompagnare Angelotti per coprirlo nella fuga e
portano con loro il travestimento femminile, dimenticando però il ventaglio nella cappella. La falsa notizia della
vittoria delle truppe austriache su Napoleone a Marengo fa esplodere la gioia nel sagrestano, che invita
l'indisciplinata cantoria di bambini a prepararsi per il Te Deum di ringraziamento. Improvvisamente sopraggiunge
con i suoi scagnozzi il barone Scarpia (baritono), capo della polizia papalina che, sulle tracce di Angelotti,
sospetta fortemente di Mario, anch'egli bonapartista. Per riuscire ad incolparlo ed arrestarlo e poter quindi scovare
Angelotti, egli cerca di coinvolgere Tosca, ritornata in chiesa per informare l'amante che il programma era
sfumato in quanto ella era stata chiamata a cantare a Palazzo Farnese per festeggiare l'avvenimento militare ("Ed
io venivo a lui tutta dogliosa..."). Scarpia suscita la morbosa gelosia di Tosca usando il ventaglio dimenticato
nella cappella degli Attavanti. La donna, credendo in un furtivo incontro di Mario con la marchesa, giura di
ritrovarli. Scarpia, che ha raggiunto il suo scopo, la fa seguire ("Tre sbirri, una carrozza, presto..."). Mentre
Scarpia pregusta la sua doppia rivalsa su Cavaradossi - ucciderlo e prendergli la donna - comincia ad affluire
gente in Chiesa per inneggiare alla vittoria e a cantare il "Te, Deum".
Atto secondo
Mentre al piano nobile di Palazzo Farnese si sta svolgendo una grande festa alla presenza del Re e della Regina di
Napoli, per celebrare la vittoriosa battaglia; nel suo appartamento Scarpia sta consumando la cena. Spoletta
(tenore) e gli altri sbirri conducono in sua presenza Mario che è stato arrestato. Questi, interrogato, si rifiuta di
rivelare a Scarpia il nascondiglio di Angelotti e viene quindi condotto in una stanza dove viene torturato. Tosca,
che poco prima aveva eseguito una cantata al piano superiore, viene convocata da Scarpia, il quale fa in modo che
ella possa udire le urla di Mario. Stremata dalle grida dell'uomo amato, la cantante rivela a Scarpia il nascondiglio
dell'evaso: il pozzo nel giardino della villa di Cavaradossi. Mario, condotto alla presenza di Scarpia, apprende del
tradimento di Tosca e si rifiuta di abbracciarla. Proprio in quel momento arriva un messo ad annunciare che la
notizia della vittoria delle truppe austriache era falsa, e che invece è stato Napoleone a sconfiggere gli austriaci a
Marengo. A questo annuncio Mario inneggia ad alta voce alla vittoria, e Scarpia lo condanna immediatamente a
morte, facendolo condurre via. Disperata, Tosca chiede a Scarpia di concedere la grazia a Mario. Ma il barone
acconsente solo a patto che Tosca gli si conceda. Inorridita, la cantante implora il capo della polizia e si rivolge in
accorato rimprovero a Dio (Vissi d'arte, vissi d'amore). Ma tutto è inutile: Scarpia è irremovibile e Tosca è
costretta a cedere. Scarpia convoca quindi Spoletta e, con un gesto d'intesa, fa credere a Tosca che la fucilazione
sarà simulata e i fucili caricati a salve. Dopo aver scritto il salvacondotto che permetterà agli amanti di
raggiungere Civitavecchia, Scarpia si avvicina a Tosca per riscuotere quanto pattuito, ma questa lo accoltella con
un coltello trovato sul tavolo. Quindi prende il salvacondotto dalle mani del cadavere e, prima di uscire, pone
religiosamente due candelabri accanto al corpo di Scarpia, un crocifisso sul suo petto, e finalmente esce.
Atto terzo
È l'alba. In lontananza un giovane pastore canta una malinconica canzone in romanesco. Sui bastioni di Castel
Sant'Angelo, Mario è ormai pronto a morire e inizia a scrivere un'ultima lettera d'amore a Tosca, ma, sopraffatto
dai ricordi, non riesce a terminarla (E lucevan le stelle). La donna arriva inaspettatamente e spiega a Mario di
essere stata costretta ad uccidere Scarpia. Gli mostra il salvacondotto e lo informa quindi della fucilazione
simulata. Scherzando, gli raccomanda di fingere bene la morte. Ma Mario viene fucilato veramente e Tosca,
sconvolta e inseguita dagli sbirri che hanno trovato il cadavere di Scarpia, grida "O Scarpia, avanti a Dio!" e si
getta dagli spalti del castello.
- - - - -