Azione - Settimanale di Migros Ticino Assicurazione invalidità verso

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Azione - Settimanale di Migros Ticino Assicurazione invalidità verso
Assicurazione invalidità verso il
risanamento
Notevoli i miglioramenti ottenuti con i provvedimenti che scadranno nel 2017.
Previsti un ritorno dell’assicurazione ai suoi scopi primari e la soluzione del
problema dei giovani invalidi
/ 09.01.2017
di Ignazio Bonoli
Che l’assicurazione contro l’invalidità (AI) soffrisse di carenze strutturali lo si è visto da tempo, non
fosse che per l’accumularsi di un debito di 15 miliardi di franchi. Nel 2014 sono però iniziate le
operazioni di risanamento, tra le quali anche la separazione dei conti da quelli dell’AVS. Il
cambiamento più importante è di fondo: il diritto a una rendita non è più prioritario rispetto al
mantenimento dell’abilità al lavoro.
Le conseguenze del cambiamento di fanno ora sentire: il numero di nuove rendite nel 2015 si è
dimezzato rispetto al record toccato nel 2003. Nel frattempo sono migliorati anche i flussi finanziari
verso l’AI: per creare il proprio fondo, l’AI ha ricevuto 5 miliardi dall’AVS. L’aumento temporaneo
dell’IVA nel 2011 ha fatto entrare 1,1 miliardi all’anno nelle casse dell’AI, accanto al pagamento
degli interessi sui debiti da parte della Confederazione. Questi provvedimenti scadranno però nel
2017. Che cosa succederà dopo?
A partire dal 2014, come detto l’AI ha avviato tutta una serie di riforme: il ricorso sistematico all’AI è
stato bloccato e le domande esaminate a fondo. Nel 2015 le nuove rendite erano solo la metà
rispetto a quelle del 2003 e all’AIsono arrivati i mezzi finanziari di cui si diceva. Ma questi mezzi
supplementari termineranno nel 2017. Secondo le previsioni della Confederazione, a partire dal
2018 l’AI non dovrebbe più accumulare disavanzi. Il debito totale – che è ancora di 11 miliardi –
dovrebbe estinguersi entro il 2030.
Previsioni che sembrano piuttosto ottimistiche, poiché le entrate si basano in gran parte su un
aumento della forza lavorativa e quindi anche su una forte immigrazione. Sul fronte opposto, le
spese dovrebbero invece rimanere costanti. Il previsto aumento dell’età di pensionamento delle
donne sgraverà l’AVS, ma si ripercuoterà certamente sull’AI, così come lo sarà per una decisione
favorevole dei tribunali per le rendite dei lavoratori a tempo parziale. Infine, sono già sul tavolo
richieste di tipo politico che chiedono interventi più copiosi da parte dell’AI a favore della parte più
debole della popolazione.
Nel frattempo il passaggio da quello che è stato definito «priorità della rendita» alla «priorità del
lavoro» comincia a dare i suoi frutti. Il principio si applica nel senso di fornire un sostegno
all’invalido (temporaneo), ma soprattutto di aiutarlo a ritrovare un posto di lavoro. In passato si è
invece esagerato nell’utilizzare l’AI come sostituto dell’assicurazione contro la disoccupazione, come
una specie di prepensionamento e perfino per evitare il sostegno sociale, generalmente a carico dei
comuni. Secondo l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali questo fenomeno non avrebbe
provocato il temuto trasferimento di invalidi verso l’aiuto sociale.
Nel frattempo anche le cause della malattia da invalidità sono analizzate con maggior attenzione,
benché nuove forme siano difficili da verificare. In qualche caso è stata perfino necessaria una
sentenza del Tribunale federale. L’esperienza ha anche insegnato che per ogni allentamento del
giudizio si trovano schiere di medici, terapisti, avvocati e associazioni pronte ad approfittarne.
La riforma dell’AI non è però completa, nonostante i miglioramenti (non solo finanziari) ottenuti
dopo il trend negativo del 2003. All’inizio del 2017, il Consiglio federale dovrebbe presentare un
nuovo messaggio, che avrebbe come punto principale della riforma la soluzione del problema dei
giovani invalidi. Si constata infatti che il numero di nuovi beneficiari di rendite AI continua a
rimanere alto: nella categoria fra i 18 e i 24 anni si contano circa 2000 giovani a carico dell’AI. Due
terzi dei quali soffrono di problemi psichici. In questo ambito è certamente necessario intervenire
con misure che impediscano, o almeno rallentino, questo afflusso di giovani nell’AI.
Un deterrente importante potrebbe essere una riduzione dell’ammontare delle prestazioni
finanziarie, dal momento che oggi le rendite AI sono talvolta superiori al salario che l’interessato
potrebbe percepire lavorando. Se un giovane riesce a guadagnare di più come «invalido» che
lavorando, vuol dire che qualcosa non funziona nel sistema svizzero di assicurazione contro
l’invalidità. D’altro canto è molto probabile che l’interessato tenda a rimanere il più a lungo possibile
a carico dell’AI, evitando così, proprio nell’età più adatta, a imparare o perfezionarsi in una
professione. Il sistema di protezione sociale solo da poco cerca di trovare una soluzione a questo
grosso problema. In fondo il suo compito è quello di venire in aiuto alle persone che, a causa di
malattie o infortuni, non riescono da sole a risolvere il loro problema esistenziale, ma non deve
sostituirsi a una normale vita lavorativa.