Dizionarietto Portellato

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Dizionarietto Portellato
Luigi Nardo
"Quaderni P ortellati"
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Una recente testimonianza di Andrea Zanzotto
A Germana,
che ha sempre
incoraggiato
il mio lavoro.
LUIGI NARDO
ha fatto l'insegnante per quarant'anni ed è pubblicista.
Negli anni Cinquanta è stato critico cinematografico
del "Gazzettino Sera".
Si è interessato di letteratura infantile, collaborando
alla rivista "Specchio del libro per ragazzi" e scrivendo - in collaborazione - un testo di lettura per le
scuole elementari ("Otto e trenta", Juvenilia, Bergamo).
Si è poi dedicato prevalentemente al dialetto.
In questo settore,
ha collaborato al "Mattino di Padova" (rubriche
"El canton dee ciàcoe" c "Do paròe": 1980-82);
ha fondato (1983) c, per un certo periodo, diretto
il mensile "Quatro eiàeoe";
ha raccolto parte dei suo scritti ne "E règoe del
zogo" (Centro Editoriale Universitario, MilanoPadova, 1987), volume trascritto in braille.
Ha pubblicato:
"Il Portello di Monsignor Sabbadini" ("Padova e
il suo territorio", sett.- ott. 1988)
"Sette secoli di storia della chiesa detta 'della
beata Elena' " ("Quaderni Portellati", Padova
1990).
"A Ciascuno il Suo". Duemila epiteti veneti Disegni di Busan, Panda Edizioni, Padova 1992.
Copertina:
Foto di Torna & Torna, ("Foto Lux"), Piazza Duomo,
Padova.
Le caricature delle ultime pagine sono di Alfredo
Pasinato.
Luigi Nardo
I
,
DIZIONARIETTO
PORTELLATO
Parole e detti, uomini e cose di
un Quartiere padovano
Seconda edizione
riveduta e ampliata
In appendice:
I SOPRANNOMI
ali
Quaderni l1:li
Portellati ~
Panda Edizioni
© Copyright 1991 Panda Edizioni - Padova Caso Posto 381
1993
Seconda edizione riveduta e ampliata.
PRESENT AZIONE
È diventata quasi una moda, in questi anni così precipitosi, concedersi ogni
tanto una pausa per voltarsi a guardare il passato, per raccogliere le testimonianze di una civiltà che, pur essendo solo di ieri, sembra tanto lontana.
Il fenomeno, se così si può chiamare, mi sembra abbastanza diffuso nei piccoli paesi di provincia nei quali si organizzano mostre sugli arnesi o sulle tec-o
niche di lavoro e si pubblicano raccolte di parole "di ieri" allo scopo di recuperare
quel dialetto che, pur essendo stato per secoli l'unico sistema di comunicazione
orale, ora viene considerato in estinzione.
A quanto ne so, niente di analogo si fa nelle città, nelle quali l'attenzione sembra rivolta più alle "Grandi Opere" o ai "Grandi Artisti" del passato che non alle
piccole, anonime vicende di ogni giorno.
E così ho cercato di colmare, se mi si passa il luogo comune, la lacuna, rivolgendo la mia attenzione al Portello, il borgo padovano che per molti secoli è
stato considerato quasi una comunità a sé, con un dialetto tutto suo. Così almeno
pensava il poeta Agno Berlese, quando scriveva che:
... el vero dialeto padovan
che cambia dal Pedrochi al Bassanelo
no xe puro forsi che al Portelo.
Qualcuno, a proposito di questo dialetto, ha parlato anche di gergo. E forse
è così, anche se, frequentando le persone istruite, i sletran, come li çhiama il Ruzante, ho capito che il gergo, scientificamente, è tutta un' altra cosa. E "un sistema
di comunicazione orale riservato a poche persone che intendono comunicare tra
di loro senza farsi capire da chi le circonda" e, quindi, è tipico dei membri della
"mala" o di altri piccoli gruppi che mascherano le parole perché non siano
comprese dai rivali nel mestiere o dagli "sbirri".
Ma la "mala" del Portello era talmente modesta che non costituiva dì sicuro
motivo di preoccupazione per gli "sbirri" (tutt'al più per i ... proprietari di galline); quanto ai "rivali nel mestiere", poi ...
Malgrado ciò, alcune delle parole ho voluto indicarle come gergo, senza approfondire se originale o di "importazione", cioè rintracciabile in raccolte di altre
zone; qualche altro potrà, se vorrà, farlo a livello più scientifico.
Anche se non è gergo, però, questa parlata, chiamiamola almeno così, ha un
qualcosa che la caratterizza e la differenzia da quelle di altre zone della città. Che
si tratti di ricchezza del parlare figurato o di cadenza (qui purtroppo non rappresentabile), o di un particolare humour quale quello che si manifesta negli epiteti
e nei soprannomi, essa ha una forza e un calore inconfondibili; peccato solo che
siano rare le testimonianze scritte e che quelle orali vadano facendosi ogni giorno
più rare.
La raccolta, però, non vuole essere solo un vocabolario, sia pure modesto, ma
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qualcosa di diverso: una testimonianza non solo di come si parla (o parlava), ma
anche di come si vive (viveva?) al Portello; l'ho' chiamata dizionario, (anzi, date
le dimensioni, dizionarietto), perché vi ho aggiunto qualche divagazione su usi,
costumi, situazioni, personaggi (anche di altre epoche, come quelli che hanno dato
il nome alle vie, quasi fossero dei Nostri) che hanno contribuito a fare quella che
da molti è considerata una vera e propria civiltà.
I Portellati e il Portello
Civiltà sulla quale bisogna pur dire qualcosa, in particolare per chi non è
padovano. Sull'argomento mi propongo di ritornare in un altro "Quaderno"; qui
mi limiterò a precisare che i Portellati erano fieri e laboriosi eredi di quei
barcaroli che, uniti nella loro fraglia, facevano la spola tra Padova e Venezia,
con i loro burchielli trasportando uomini illustri: Papi, Principi, Professori dello
Studio con i relativi bagagli anche di idee; e che il Portello era un luogo
civilissimo scelto come residenza da scienziati, medici, letterati dell'Università
e da nobili veneziani per l'amenità del luogo o, più realisticamente, perché vicino
allo Studio e alle filiali dei loro fònteghi. Poi, con il passaggio dei trasporti dalla
via d'acqua alla ferrovia, è sopravvenuta la crisi ...
Ma non voglio fare della storia. Mi basta aver raccolto alcune testimoni~nze
di questa parlata, che avrei potuto definire semplicemente cittadina, se non avessi
colto fra zona e zona della città delle differenze a volte impercettibili ma a volte
anche notevoli. E se non sarò riuscito a farla rivivere, penso sia da attribuire, oltre
ai limiti personali, allo scarso materiale a disposizione, limitato quasi esclusivamente ai numeri unici dell'''Arca di Noè", un giornaletto che gli ex allievi del
Patronato Immacolata scrivono in dialetto da molti anni in occasione dei loro incontri (e al quale anch'io ho spesso collaborato) e alla preziosa raccolta di poesie
e stramboti in sorte di Giovanni Milani, Ricordi del Porteo.
Delle parole più note (quelle che si avvicinano molto all'italiano o che si possono trovare in qualsiasi vocabolario dialettale) non mi sono occupato; come non
mi sono occupato di quelle proprie della civiltà contadina: il ba ile sapevamo
anche noi che cos' era, ma lo adoperavamo solo quando c'era della neve da
spalare: ma " 'ndare a òpera" per noi voleva dire solo andare al Verdi,
possibilmente a maca, e non caricarsi sulle spale il suddetto badile o altri attrezzi misteriosi per andare a lavorare i campi per conto terzi. E se di queste parole
contadine ce ne saranno - e ce ne sono - si devono ascrivere al bagaglio di
detti o proàmboli acquisito in famiglia; come si devono ascrivere al lessico
familiare quelle che a qualcuno risulteranno sconosciute. Altre le ho inserite per
affinità, per associazione o per contrasto di idee o, semplicemente perché cosÌ le
ricordavo. E non sono ... tutte da educande.
Di sicuro non sono stato né scientifico né esaustivo: ben altro spazio e tempo
mi ci sarebbero voluti. Spero comunque di essere riuscito a dare almeno un'idea
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non solo sul modo di parlare, ma anche sul mondo di questa gente, che è stata
anche la mia Gente, tale da poter giustificare il perché del presente lavoro.
Mi auguro che non sia stato del tutto inutile e sarò grato a quanti vorranno segnalarmi omissioni, lacune ed errori, di cui non mancherò di tener conto in
un' eventuale seconda edizione.
L. N.
Padova, dicembre 1990
Per quanto riguarda la grafia, ho cercato di renderla il più semplice possibile, limitandomi
a introdurre una" l" corsiva per segnalare la elle evanescente caratteristica del dialetto padovano e a porre un accento tonico sulle parole dialettali non piane e acuto o grave su quelle 01110mme.
Ringrazio sentitamente l'amico Angelo Bellini per l'attenta ricerca del materiale illustrativo.
Abbreviazioni
Acc.vo
agg.
alter.
ant.
avv.
cfr.
contro
dial.
dim.
dis., disuso
epit.
euj.
j., femm.
fig.,
franco
g.
gen.te
ing.
interiez.
inverso
it.
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accrescitivo
aggettivo
alterato, alterazione
antico, antiquato
avverbio
confronta
contrario
dialetto
alterato diminutivo
parola caduta in disuso
I"i"
epiteto
eufemismo, eufemistico
femminile
linguaggio figurato
francese
voce gergale
generalmente
inglese
interiezione
inversione
italiano
lat.
lett.
locuz.
n.p.
m., mas.
occult.
p.p.
plur.
qc.
"d( (,'
rifl·
rust.
scherzo
"s., sosto
scient.
sim.
sin.
soprann.
sosto
sotto
triv.
triviale
V.
V.V.
latino
traduzione letterale
locuzione
nome proprio
maschile
occultativo
participio passato
plurale
qualcosa, qualcuno
riflessivo
rustico
linguaggio scherzoso
sostantivo
scientifico, scientificamente
simili
sinonimi
soprannome portellato
sostantivo
sottinteso
espressione o significato
vedi
voce verbale
come "ara!"
A quaranta - a quarantasìnque: lacuz., vino
annacquato (g.).
ache (quatro): sj.p., quelle poche cose che
sappiamo; v. anche "lache".
agonia: sj., come l' il.; fig., persona che, dall'aspetto, sembra in fin di vita.
aguasso: s.m., rugiada.
ai ecc.: v. "sensa dire né ai, ecc.".
àjo (fàrghene): iacuz., combinarne di tutti i
colori ("aj o" , s.m. ::::: aglio).
alba de Dio (no 'vere l'): lacuz. non avere più
niente.
alegro: agg., allegro; fig., alticcio.
altarini (scoèrzare i): lacuz., svelare un segreto.
alteto: agg., alticcio.
Amen: pseudonimo di Antonio Menegazzo
messa, uno spettacolo, ecc.).
andare su par bruscàndoli: lacuz., v. "bruscàndoli" .
ànema in pena: lacuz., persona insofferente,
inquieta.
angelo: s.m., statua posta sul sacello di fronte alla Porta dal quale i più coraggiosi si
buttavano nel sotto stante fiume (quando l'acqua era quasi potabile).
(v.).
àmia: sj., 1 - zia; 2 - misura di vino.
(to)àmia in cariola: inter., va' a quel paese e
Il sacello e l'angelo.
Sin.
Amici del PortelIo: associazione sorta recen e
temente con lo scopo di ripristinare la storica
processione e altre manifestazioni.
Amissi del Piovego: associazione sorta nel
1980 che ha riportato alla luce la scalinata
del Porto.
àmoli (testa da): epit.; v. alla voce "testa".
àmolo: s.m., susina; fig., pugno.
an?: inter., come?, cosa dici?
Ana (siora): lacuz., fame.
ànara: sf., anatra; epit., donna piccola e grassa.
anda: sf., andatura, modo di camminare o di
fare.
andare par sora: lacuz., traboccare (del latte).
andare su: lacuz., cominciare, iniziare (la
angioleti: s.m., p., angeli in legno che facevano parte del corredo della "careta" (v.) Sono
stati rubati la notte del21 giugno 1988 e solo
in parte recuperati.
ani-anorum: lacuz., per tanti anni.
àqua de VissÌ: sj., acqua nella quale è stata
disciolta una polvere che la rendeva frizzante;
scherzo "àqua de vissiga".
ara!-vara!: V.V., usata generalmente come
avvertimento o minaccia: guarda ... !
ara, ti: lacuz., ma guarda un po'.
Arca: "L'Arca di Noè", giornaletto ciclostilato nato nel 1937 come "Organo dell' Associazione 'S. Paolo' - Immacolata"; ora esce
come numero unico ogni anno in occasione
degli incontri degli ex allievi del Patronato.
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aretrata: sj., g., fame.
aretrato: epit., ritardato.
armare: verbo, possedere denaro; g., fottere.
armal'o - armaron: s.m., armadio, armadio
guardaroba; fig., persona grande, grossa e
ingombrante.
armelin: s.m., albicocca, frutto di origine armena.
Armeni: comunità che si stabilirono in Italia
dopo il Mille; nell'XI o XII secolo fondarono in località "Ognissanti" (l'odierna via
Belzoni) un convento che chiamarono "S.
Maria degli Armeni", che poi fu detto "della
Beata Elena" (v.).
Arone: Aronne Zago, grande amico di tutti,
prematuramente scomparso. È stato nominato "Padovano eccellente" (alla memoria),
durante le "feste Pavane al Portello" del giugno 1989.
àrzare: s.m., argine, una volta luogo di elezione per pratiche amatorie.
àstici: s.m., p., elastici; quelli con le "busete"
servivano a sostenere le calze; gli altri a fare
fionde o a lanciare "stupini" (v.).
àtola: sj., pertica; epit., persona alta e magra;
particolarmente usato l'acc.vo "atolon".
lO
come "balon"
Babaron: agg., blaterone.
bàbola - càbola: sj., bugia.
babolon - cabolon: agg., fanfarone.
bacajare: verbo, parlare a voce alta.
bacalà: s.m., noto alimento che andava equamente diviso tra vicini quando c'era l'occasione di festeggiare qualcosa (e 1'occasione
non era difficile procurarla) perché niente
affratella di più che una buona porzione di
polenta e baccalà mangiati in compagnia.
bàcaro: s.m., vino meridionale.
bàcolo: s.m., blatta, scarafaggio.
badalone: s.m., leggio; fig., persona grande,
grossa e inutile.
badanà: agg., affannato.
bagolare: verbo, cincischiare, divertirsi, fare
qc. senza impegnarsi troppo, gironzolare.
bagolina: sj., bastoncino da passeggio flessibile non più in uso.
bàgolo: s.m., divertimento, passatempo; zimbello.
bàito: s.m., casa di tolleranza.
Mito?: v.v., balli? (gioco di parole con il sosto
precedente).
bajan - bajanoto: s.m., contadino.
bala: sj., palla, testicolo; fig., sbornia.
baIa del cafè: sj., tostacaffè (scomparso).
balansin: s.m., bilancino; fig., tentennante;
epit., zoppo.
baZar de carnevale (un): locuz., cosa molto
semplice da fare, pacchia.
balarin: s.m., ballerino; fig., persona incostante, volubile; g., carne di cavallo.
balarina (tera): locuz., il Meridione.
balengo: agg., lunatico, matto e sin.
baleh~: sf.p., palline di terracotta.
balin: s.m., pallino; fig., mania.
balìn (novo de): locuz., nuovo di zecca.
balin (vegnere de): locuz., capitare a proposito.
balista: epit., fanfarone.
balocada: sj., battaglia a palle di neve.
balocarse: verbo, lanciarsi "balochi" (baloco,
s.m., = non è l'it., "giocattolo" della canzone
"Balocchi e profumi", ma la palla di neve).
baion: s.m., ernia, varicocele, ma, soprattutto
il gioco del calcio, il più diffuso nel Quartiere, che ha dato alla Nazione un grande
giocatore come "Lalo" (W alter) Petron (v.).
balon (in): locuz., in malora.
balonaro: agg., 1 - vecchio ernioso; 2 bugiardo; sost., giocatore (o appassionato)
di calcio.
balonsin: s.m., biglia di vetro.
balota: s.m., tuorlo; alplur., "balote dei od",
occhi.
balotin: agg., affetto da monorchidia.
banana: sj., tipo di pettinatura dei bambini;
soprann. dovuto a tale tipo di pettinatura; al
plur. "banane", soldi.
bancheta: sj., panchina del patronato.
banco: s.m., oggetto in legno riservato al
culto; in pratica quelli della chiesetta del
patronato venivano usati per esercitazioni
artistiche col "cortelin"; non migliore trattamento subivano i banchi di scuola.
banda: S j., 1 - accolita di ragazzi; 2 - banda
musicale; 3 - lamiera; 4 - parte; 5 - fig., bella
ragazza.
bandeta: s.m., lattoniere.
bandi!: V. "sbandi!"
bao: s.m., vermetto, insetto; fig., idea fissa.
bao (fare): locuz., non procurare nessun timore o preoccupazione sia relativamente a lavoro
da fare che a persona da incontrare.
baraba: s.m., epit., persona confusionaria, disordinata; riferito a bambino, "discolo".
barabeche: s.m., babau, spauracchio per bambini.
baraca: sj., baracca; fig., gozzoviglia.
baracon: acc.vo di "baraca", epit., crapulone.
barbalache: s.m., calzamaglia di lana felpata
(dis.); fig., persona dall'andatura incerta;
tonto; soprannome.
barbastréjo: s.m., pipistrello.
bàrbio: s.m., barbiere; professione che qui si
è tramandata spesso di padre in figlio.
barconi: s.m., p., grosse barche che scaricavano sabbia ai "sabioni" e carbone in via Trieste, presso la vecchia Azienda del Gas.
Barconi in via Trieste.
barda: s.f., letto berretto; in g., l - anno (generalmente di carcere); 2 - schiaffo sulla
"copa" (v.).
baretaro: s.m., fabbricante o venditore di berreti; ("I) Baretari", soprann. di famiglia
che aveva una piccola fabbrica di berretti in
via Tiepolo.
baricòcolo: s.m., letto albicocca;fig., altra denominazione del "crogno" (v.).
barucabà (de): locuz., di provenienza dubbia
(generalmente compendio di furto).
bàsari (va' fora dai)!: locuz., levati di torno.
bàsaro: s.m., base di sostegno delle botti; fig.,
testicolo.
basota: s.j., tipo di pernacchia.
basoto: agg. (uovo) mezzo cotto; fig., persona malandata in salute.
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basoto (sentirse): locuz., sentirsi depresso.
bassa de cavaloto: locuz., donna dalle gambe
corte in rapporto al resto del corpo.
bàiare come un bacalà: locuz., picchiare con
molta buona volontà.
bàtare sora tre: gioco che consisteva nel battere tre monete da dieci centesimi ("palanche") in modo che si capovolgessero; se si
capovolgevano tutte si vinceva la posta; se
nessuna si rovesciava, si perdeva e si restava
in "zai".
baiarela: s.f., 1 - richiesta di soldi, questua; 2
- battito di denti; 3 - frastuono che si faceva
con campanacci e sim. quando si risposava
un vedovo (usanza contadina); g., tachicardia;
epit., persona molto insistente nel chiedere
soldi.
bataria: sI, batteria;fig., 1 - organo sesso maschile; 2 - cosa da poco.
batelon-patelon: s.m., patta, apertura dei calzom.
baiesare: verbo, battezzare;fig., 1 - annacquare il vino; 2 - picchiare in maniera meno violenta di "cresemare".
baH: s.m., batticuore; g., tribunale.
batiscorese: s.m., soprann. di un materassaio;
V. la voce "stramassaro".
batissésola: sI, lett., lucciQla;fig., lampadina
da poche candele.
batistronsÌ: altro soprann. di materassaio.
bàtola - sbàtola: s.f., battola;fig., parlantina.
baucare: verbo, avere la testa fra le nuvole.
bauco, agg., tonto e sin.
baucon (de): locuz., andare tentennando.
bauto: s.m., maggiolino, vermeto;fig., fisima,
chiodo fisso.
bava - bavesela: s.f., vento freddo.
bava (èssare in): locuz., essere al verde.
bavelo: s.m., sedere; fig., fortuna.
beata: agg., bacchettona, baciapile.
Beata Elena: nota chiesetta, recentemente riaperta, la cui vera denominazione è "San
Francesco di Sales" (cfr., L. Nardo, "Sette
12
secoli ... ", ecc.).
La chiesa "della Beata Elena", già degli Armeni.
beati paoli (èssarghene par i): locuz., essercene in abbondanza, d'avanzo.
Beato Pelegrin: Antonio Manzoni, beato padovano la cui salma è conservata nella chiesa
dell'Immacolata. Si scrisse che non fu mai
proclamato "Santo" perché a Padova c'era
già un Santo di nome Antonio.
becà: agg., punto da una zanzara o altro
insetto; g., colto in flagrante.
becanela: s.m., frullino (uccello); fig., uomo
piccolo, ma "precisino".
becanoto: s.m., beccaccino; fig., errore, strafalcione.
becare: verbo, pungere;fig., cogliere sul fatto;
raggiungere uno che precede nella corsa.
becaria: sf, macelleria; occulto di "béco".
becaro: s.m., macellaio;fig., chirurgo che taglia troppo o opera male.
béco: agg., cornuto; ma si preferiva dire "cobe".
becolare: verbo, mangiucchiare, piluccare;fig.,
ottenere qualcosa, anche da donne.
beduin; s.m., beduino; epit., persona di pelle
scura o, semplicemente, sporca.
bega-begheta-begoso: agg., attaccabrighe.
belo dal vin: loc., alticcio.
G. B. Belzoni, il portellato più famoso.
Belzoni: via, G. B. Belzoni (1778-1823) è il
portellato più famoso, l'egittologo che entrò
nella piramide di Chefren e compì molte
altre memorabili imprese, in rapporto alle
quali è ben misera la lapide posta sulla sua
casa natale: "IN QUESTA CASA IL 5
NOVEMBRE 1778 NACQUE BELZONI".
bèrgamo (capire cl): locuz., mangiare la foglia.
bema: sf, g., notte.
bero: s.m., g., sedere.
bessi: s.m., p. soldi.
betonata: sf, calcestruzzo; fig., cibo fermo
nello stomaco.
bevanda: sj., bevanda composta di acqua e
vino che si prendeva a tavola in alternativa
all"'àqua de Vissì" (v.).
bibioso: agg., persona, racconto o lettura noiosa, pesante.
biciarini: s.m., p., bicchierini; epit., persona
cui piace bere; soprannome.
biga: s f, g., bicicletta.
bigarela: s.f., ragazzina.
bìgolo: s.m., vermicello, spaghetto;fig., persona alta; al plur., soprannome.
bigolon: epit., bighellone.
bigonse:sf, piur., bigonce;fig., pantaloni larghi.
biosca: inverso sillabica, V. "scàbio".
bisaìo: s.m., anguilla; fig., org. sessuale m.;
epit., persona infida, sgusciante.
biscolare - briscolare - arse: verbo, andare in
altalena; dondolare, muoversi (dei denti).
bìscolo - brìscolo: s.m .. altalena.
bisegare: verbo, frugare, rovistare.
biseghin: agg., indaffarato, irrequieto; epit ..
frugoletto.
biso: s.m., pisello; al plur. "bisi", V. "bisti".
bisogni: s.m., p., necessità corporali: possono
essere "da grando" o "da pìcolo".
bissa: sf, biscia; soprannome.
bissaboa: sf, linea sinuosa, turbine; gioco
che si faceva trascinando velocemente a zigzag una lunga fila di ragazzi e lasciando
andare improvvisamente l'ultimo o gli ultiml.
bissaòrbola: sf, lucertola;fig., donna magra
e svelta.
Bisteca: soprann., derivato dalla professione
di macellaio.
bisti (rompa re i): locuz., disturbare, seccare
("bisto", s.m.; lett. == matassa).
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boassa: s.f., escremento bovino; fig., persona
grassa, flaccida.
boca: s.f., bocca; g., spia.
boca che lo juta'(el ga la): lacuz., persona che
si nutre abbondantemente e se ne vedono i
risultati.
Boca da fighi: saprann., derivato dalla conformazione della bocca (larga).
bocalon - sbocalon: epit., chiacchierone, per··
sona che parla a voce alta; sboccato.
bocarole: s.j., pl., crosticine, screpolature ai
margini della bocca. Si diceva che si prendessero posando la bocca sulla "pompa"
(v.).
bòeia s.j., boccia; m., ragazzino, garzone di
negozio. Si recitava una filastrocca: "Bocia,
mi cago e ti tòcia ... ", ecc.).
bòfice: s.m., sedere; fortuna sfacciata.
Bofo: v. "frutarolo"
Il capostipite dei "bogolari".
bogolaro: s.m., venditore di "bogoleti" (=
chioccioline in aglio eolio); occupazione
che al Portello ormai si tramanda da tre
generazioni. Gianni quando iniziava il suo
giro da sotto la storica "loza" svegliava, con
il suo "i ga l'aio i ga Poio", quanti s'erano
messi a fare il pisolino. Tornava alla sera
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stanco ma con ancora la voglia di fermarsi
- fazzoletto attorno al collo
a scambiare
quattro chiacchiere con gli amici.
bogolo - bovolo: s.m., 1 - chiocciola; 2 - vortice.
bogoloni (oei): epit., occhi bovini.
boia ... !: intero completata da un sast. come
"can, dina, scheo", ecc.
boiada - bojada: s.f., porcheria.
boiosa - bujosa: s.j., g., carcere.
boIa (èssare dela): lacuz., essere un compagnone, uno della brigata.
Bombarda: sapranno dovuto ai forti "rumori"
che produceva il Nostro.
bombaso: s.m., bambagia, cotone; sapranno di
ragazzo dal fisico non molto robusto.
bon (tegnerse in): lacuz., darsi importanza.
bona!: inter., formula con la quale si inizia un
gioco; contr., "sbandi!" (v.).
bona (èssare in): lacuz., avere buoni rapporti.
bordelo: s.m., chiasso, rumore.
boresso: s.m., allegria irrefrenabile, ruzZO.
bori: s.m., pl., soldi.
borida - burida: s.f., l - avanzi di cibo; 2 cosa da poco, minutaglia (lett., canizza).
bossa: s.j., bottiglia; più famosa quella "de
l'àqua calda".
bosson: s.m., bottiglione, vàso di vetro per
l'acqua o la "bevanda" (v.).
bòta (tegner): iacuz., resistere Cbòta", s.j. ::::
botta, colpo, livido).
Botasso: Luigi Bottazzo (1845-1924), musicista cieco di gran valore, come ricorda la lapide posta sopra l'attuale "Laboratorio 2000"
di via Belzoni dove visse: IN QUESTA
CASAl RISUONA E RISUONERÀ NEI
SECOLI I L'ECO DOLCISSIMA I DELL'ARTE CREATRICE DI LUIGI B01TAZZO I MUSICISTA E MAESTRO SOMMO.
Recentemente al suo nome è stata intitolata
l' "Orchestra Giovanile di Padova".
botega: s.f., negozio; fig., "b. verta" == patta
dei pantaloni sbottonata.
botega (métare a): lacuz., "fregare", imbrogliare qualcuno.
boto: s.m., l'una, rintocco.
botoo: s.m., bottone; al plur. "botoni", moneta di scambio nei giochi di una volta.
botonada - imbotonada: sj.,fig., l - battuta
di spirito; 2 - fregatura.
bovolo: V. "bogolo".
bragagnare - sbragagnare: verba, manipolare, palpare, palpeggiare.
braghesson - sbraghesson: epit., faccendiere,
impiccione, persona che vuole farla da padrone.
braghessona - sbraghessona: epit., donna invadente, saccente.
braghiero: s.m., assorbente igienico;fig., persona importuna, tirapiedi.
braghìssime curie: lacuz., calzoni cortissimi.
brasola: sj., braciola;fig., escoriazione (o ferita) profonda; al plur., natiche.
brasola (voltare la): lacuz., cambiare discorso.
Bravo: V. "Titela".
brècane: sj., pianta dei colli ("èrica"); fig.,
contadino, persona rozza, proveniente da
zona in cui crescono "brècane" o "brècani".
briscolare: V. "biscolare".
brìtola: sj., coltello con lama ricurva, poco
diffuso in città, dove generalmente era sostituito dal "cortelin".
broca: sj., bulletta, chiodo speciale per trottola; fig., organo genitale maschile.
brochete (bàtare le): lacuz., battere i denti.
brochete ('vere le): lacuz., avere la bronchite (scherz.).
brocolada: s.f., fracco di botte.
brodi (trascurà dai): lacuz., persona che non
mangia a sufficienza.
brodo: s.m., come l'it.; "b. de caragoli", brodo poco sostanzioso; V. anche la voce "cao".
bromba: s.f., prugna; al pluI. "brombe", bollicine, bolle di sapone; fig., testicoli.
bl'ombo: agg., bagnato fino al midollo.
bronsa cuerta: lacuz., ipocrita ("bronsa", sj.
::;;: brace).
brosa: S .f., crosta, crosticina da asportare con
l'unghia per cura o per passatempo.
brosema: sj., brina; fig., persona sempre infreddolita o che cresce poco.
brùfolo: s.m., foruncolo.
brusare al pajon: lacuz., non mantenere un
impegno di natura economica.
bruscàndoli: s.m.p., germogli di luppolo.
bruscàndoli (andar su par): lacuz., buscarle,
brusco: s.m., foruncolo (più molesto del
"brùfo[o"); al plur., Bruschi, saprannome.
brùsega ('ndare in): locuz., correre il rischio.
Brusegana; zona di Padova dove era situato il
manicomio; epit., matto, pazzoide.
bruto (de): locuz., di prepotenza.
bubana: s.f., abbondanza, pacchia.
buelo: s.m., intestino del maiale;fig., donna di
malaffare, uomo spregevole; pegg.vo, "buelo da sagra".
buelo sensa fondo: epit., persona insaziabile.
bufeto: s.m., comodino; epit., donna di scarsa
avvenenza.
buganse: s.f.p., geloni (ora scomparsi); epit.,
persona che si lamenta in continuazione.
buiosa: V. "boiosa".
buratada-sbutarada: s.f., setacciata;fig., fracco di botte.
burchielo: s.m., celebre "barca di Padova che
andava via per la Brenta ogni mattina" come
scrisse il Goldoni; il monopolio della navigazione lungo questo fiume era riservato alla
"fraglia" dei barcaroli del Portello.
burida: V. "borida".
busarada: s.j., fregatura, imbroglio.
busarare: verbo, imbrogliare, ingannare.
buseta: s.f., occhiello,
bllseta-boton: locuz., amici inseparabili.
buseto (da stropare): locuz., l - piccolo debito
da saldare; 2 - fame da saziare (" buseto",
dim. di "buso" = buco).
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busi del naso: s.m., plur., narici, v. "sgaruiare".
busia: s.f., bugia; "b. dele onge": pipita.
bussoloio: s.m., barattolo usato particolarmente per fare "i sbari" col "carburo" (v.); al
plur., "bussoloti", imbrogli
come "cagnagno"
Cabibo: agg., meridionale.
càbola - cabolon: v. "bàbola - babolon".
caca: s.f., cacca; fig., eleganza.
caca (che)!: inter., che razza di ...
cacamela: epit., gagà.
caciana: s./., sberla.
caciola: s.j., berretto, cappello da donna
(ridicolo); fig., scappellotto.
cacolon: epit., persona che ha l'abitudine di
infilarsi le dita nel naso ("càcola" == v. "càmola").
cacoma: epit., inverso di "macaco".
caécia - caìcia: s .f., caviglia.
caga alto: epit., superbo.
cagafati: epit., saccentone.
cagafogo: s./., g., rivoltella, pistola.
cagainpressa: epit., persona sempre di fretta.
cagauro: epit., individuo diarroico; soprannome.
caghete: epit., ambizioso, elegantone, vanerello.
cagnagno ('ndare de): locuz., rubare.
caia: epit., tirchio.
caìcia: V. "caécia".
càifa: s.j., g., pipa.
cain: s.m., catino.
calalso: s.m., gioco di parole usato per indicare il movimento relativo alla raccolta delle
cicche.
Calalso (trinciato): s.m., nome del tabacco risultante dalla "lavorazione" delle cicche.
Calaon: località sui Colli Euganei, colonia
estiva dei ragazzi del Portello, fondata da
Mons. Sabbadini.
calìsene: V. "calùsene".
calivo: s.m., nebbia.
calorio: V. "scalorio", ecc.
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calseto: s.m., çalzino.
calsdo soto el naso ('vere): locuz. rivolta a
chi si dà delle arie, mantiene le distanze.
calumada: sf., occhiata, sbirciata.
calumare - scalumare: v. sbirciare.
calùsene: sf., fuliggine.
calùsene sul sarvelo (el ga la): epit. rivolto a
persona che non ragiona perfettamente.
càmola: sj., pallina di moccio accuratamente
lavorata.
camoma: s.f., calma, flemma; epit., posapiano, persona lenta.
campanaro: s.m., sagrestano; soprannome (v.
"Toni").
campanon: s.m., gioco "da bambine".
camporela ('ndare in): locuz., avere dei rapporti sessuali sull'erba ("camporela", sf. ==
prato).
camufare - scamufare: verbo, guardare con
attenzione.
can che spessega (al primo): locuz., dare qc.
a chiunque (generalmente riferito a donne di
manica larga).
can grosso: locuz., padrone, persona importante.
canàgole: s.f.p., "corde" del collo.
canàpia mai da piovare: locuz. usata per
prendere in giro chi ha il naso lungo (canà- canòpia, sf. == naso).
càndia (èssal"e in): locuz., (essere) povero in
canna.
canfin: s.m., lume a petrolio (dis.).
calloll: s.m., 1 - cannone; 2 - tubo della stufa.
canoll ('ndare in): locuz., sfiorire (di verdura
o,jig., di donne).
c:mòpia: v. "canàpia".
canoto: s.m., porta penne; al plur., lire, soldi.
canton: s.m., angolo (luogo di elezione per
"incantonare").
canton (lassà in un): locuz., trascurato.
cantoni (quatro): gioco.
cao: s.m., capo, testa; epit., (bel) soggetto.
cao da brodo: locuz., persona poco raccoman-
dabile.
cao (vegnere a): locuz., suppurare (di foruncoli).
capa: sf., 1 - cappa; 2 - conchiglia; 3 - ciuffo
di capelli; 4 - femm. di "capo".
càparo (male del): locuz., impotenza ("càparo", s.m. ::: chiocciola).
capela: s f., 1 - piccolo edificio consacrato al
culto; 2 - capocchia del chiodo; 3 - glande;
fig., errore.
capelaro: epit., persona che commette molti
erron.
capeleta: piccola capsula da sparare con pisto··
le a uno o più colpi o con un colpo di tacco.
capelina: dim.vo di "capela", 1; epit., signora
con cappello.
capo: epit. che si rivolge a chiunque abbia o
si ritiene abbia un posto di comando.
caponara: s.f., stia;fig., 1- prigione; 2 - testa.
caragoli - garagoli: v. le voci "bogolaro" e
"brodo".
caramadaria: sj., camera d'aria.
caramba (i): s.m., p., g., i carabinieri.
caramelaro: s.m., venditore di caramelle o di
bibite nel cinema.
carampana: s.f., vecchia di sgradevole aspetto, trascurata nel vestire, ruffiana.
carantan: s.m., fig., pugno; al plur., soldi.
carati: s.m., plur., semi di carruba.
carburo: s.m., composto inorganico del carbonio con un metallo od altro elemento,
secondo il vocabolario: sciolto in acqua,
serviva mediante l'accorto uso di un "bllssoloto" munito di foro, a fare "i sbari".
carega-caregheta: sf., sedia; fig., voto scolastico
quattro).
caregheta: s.m., persona che impagliava le sedie.
caregheta d'oro: gioco che consiste nel portare un bambino "a predellino".
caregon, s.m. seggiolone.
caregon (cascà dal): epit. relativo a "picchiatello", persona tarda.
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La "careta" che serviva a trasportare la statua della Madonna.
caresà ('n dar fora de): locuz., perdere la pazienza, le staffe ("caresà", sf. ::: carreggiata).
caressa: sI, carezza; fig., sberla.
Careta: sI, antico baldacchino di legno intarsiato sul quale veniva portata in processione
la statua della Madonna (lett., "careta", sI
::: carretta, carretto).
careti: s.m., p., carretti; sempre fuori all'aperto costituivano quasi il simbolo dell 'attività
dei portellati; ora in via Portello non si può
parcheggiare nemmeno uno spillo.
caretini: s.m., dim. del precedente; bastava
"procurarsi" un paio di "tole" (= tavole) e
qualche cuscinetto a sfere e il c. era fatto:
una spinta e via!
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careton (da): locuz., malandato.
careton dei copacani: s.m., g., autobus di
linea che serviva la zona.
cargo: s.m., carico; dose molto abbondante di
botte.
carne (ciapare la): locuz., essere sgridati.
Carnera: soprann., dato, per contrasto, a una
persona esile.
carobara: sf., 1 - stamberga; 2 - macchina
scassata.
carobe: sIp., carrube; g., chiavi false.
carolà: agg., cariato, tarlato, tarmato.
carolà!: interiez., forma di saluto: caro, carissimo, ecc.; gioco di parole con 1'agg. che
precede.
carolà al sarvelo: epit. poco lusinghiero.
carta (a la): locuz., ridotto in miseria.
cartelon (dei poveri): s.m., speciale tessera
che dava diritto ai pennini e all'olio di fegato
di merluzzo del Patronato Scolastico e ad
una specie di esenzione dal ticket ante-litteram.
cartelon dela pansa: s.m., diaframma (in anatomia).
case operaie: v. "quadrato".
caseta: sf., gioco "da bambine".
casin-casoto: s.m., 1 - confusione, rumore,
disordine, ecc., 2 - casa di tolleranza, dove
si andava a "fare fanela" (v.).
casinaro: epit., persona che fa "casin" (v.).
casolin: s.m., pizzicagnolo, negoziante che
viveva nella continua fiducia di recuperare i
crediti registrati nel "libreio".
casolin (testa da): epit,. testa dura (con poco
rispetto per chi esercitava la nobile profesSlOne.
casoto: v. "casi n".
cassa peota: sf., sorta di banca privata che ha
la sede presso un'osteria: raccoglie dagli
aderenti piccole somme di denaro che presta
a chi ne ha bisogno.
cassafati: epit., faccendiere, ficcanaso.
Cassato: via, noi la chiamavamo "Vero l'incazzato", anziché "Veroli n Cazzato", convinti che fosse "incazzato"; infatti a questo
"martire fucilato" (dall' Austria) gliene capitarono di tutti i colori: al primo colpo i fucili non spararono e si credette graziato, ma
non fu così; al secondo colpo funzionò un
solo fucile e gli spezzò una mano; solo al
terzo tentativo riuscirono aucciderlo. Ed era
innocente (1814-1851).
casse!: interiez., caspita!
casseloto: s.m., cassone; fig., 1 - mezzo meccanico (auto e sim.) che non funziona bene;
2 - cassa toracica, polmoni.
castagna: sf., come l'it.; fig., pugno secco.
Castelan (fàrghene peso de): locuz., farne di
tutti i colori ("Castelan" == personaggio dif-
ficilmente identificabile; forse sta per "abitante al Castello", sestiere veneziano).
catare: verbo, trovare.
catare "note" == v. "note".
catarghe l'ere: locuz., dipanare la matassa;
trovare la soluzione.
catarìgole - catarÌssole: sf.p., solletico.
catàrsela: verbo, svignarsela.
catassù: s.m., pugno dal basso all'alto (uppercut).
catòcio: s.m., g., prigione.
cautèrio: s.m.,fig., persona piena di magagne,
fastidiosa, brontolona.
cavaloto: s.m., scoscio; v. alla voce "bassa".
cavaron: s.m., maschio della capra; epit., persona poco urbana.
Cecè: soprann. ispirato a un personaggio del
"Corriere dei Piccoli".
cècola: sf., fossetta; buchetta che si faceva in
terra per giocare a palline.
Ceriz: nota fabbrica di biciclette, chiamata
cosÌ dalle iniziali del Fondatore e proprietario, già in vicolo Santa Maria leonia, ora
fuori Porta; soprann. dello stesso Fondatore.
cesa: sf., chiesa; fig. osteria.
Cesco: Francesco Valerio, "operatore" del Cinema Italia per hobby e per vocazione e
mazziere della Processione.
cheba: sf., gabbia;fig., l - prigione; 2 - mezzo
meccanico scadente.
checa: s.f., scappellotto.
checo: s.m., g., milione.
cheno: s.m., vino.
chinea: sf., discorso ripetuto più volte.
chitara: s.f., chitarra;fig., 1 - persona piena di
magagne; 2 - organo sessuale femminile.
chitarin: s.m., vestito striminzito, troppo aderente o leggero; soprann. relativo a persona
abbigliata con tale indumento.
ciai: epit., contadino, zoticone.
ciaparlo: verbo, rimanere buggerati, se non
peggio ("ciapare", verbo = prendere).
dapin: s.m., presina, molletta; si usava ripe-
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tere la parola più volte perché ne risultasse
una oscena.
ciarina (in): locuz., brillo ("ciarina", s.f. =
sbornia).
ciarire: verbo, bere.
ciaro: agg., chiaro, liso (vestito), rado; s.m.,
lume (a petrolio); fig., fiasco di vino.
ciasso (fare): locuz., fare bella figura con un
vestito nuovo ("ciasso", s.m. = chiasso).
ciavare: verbo, fottere ma, soprattutto, rubare.
cìcara: s f., 1 - tazzina; 2 - isolatore elettrico.
cìcara (parlare in): locuz., (pretendere di)
parlare in italiano.
cicare: verbo, rodersi dall'invidia (lett., masticare tabacco).
cicin: s.m., carne, companatico.
cico (a): locuz., appena appena, giusto giusto.
Cina: soprann. derivato dalla forma degli
occhi.
cinema: al Portello ce n'erano due: uno "laico" ("Venezia") e uno parrochiale ("Italia");
quest'ultimo, nella versione più recente, era
costituito da due sale contigue nelle quali il
film veniva proiettato mettendo un prisma
davanti alI' obiettivo.
cinematografo (el xe un): locuz., luogo o situazione nella quale se ne possono vedere o
ne possono capitare di tutt i colori.
Cines: industria del Gruppo Viscosa che dava
lavoro anche a molte portellate; l'odore sgradevole che usciva dalla sua ciminiera causava spesso spiacevoli equivoci perché molto
simile ad altro, assai noto.
ciò: interiez. molto diffusa, il cui significato
cambia a seconda del tono della voce che si
usa e dalla parola che si fa seguire.
ciochete: sj.p., grani di granoturco abbrustoliti con un po' di olio e sale ora pomposamente chiamati "pop-corn".
cioco: agg., ubriaco.
ciodo: s.m., 1 - chiodo; 2 - zanzarifugo; fig.,
debito.
Cioi (chela vaca dela)!: inter.; sembra che la
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Cio i sia stata una mondana del primo Novecento.
Ciosa: soprann. dovuto al modo strano - ma
il Nostro non era chioggiotto! - di parlare.
ciove: inverso di "vècio", vecchio.
circuito Madalena: circuito ciclistico e motociclistico che si snodava lungo le vie Marzolo, Portello, Loredan (la prima ad essere
asfaltata) e Jappelli.
cisbo: epit., miope.
citrus: sf., tappo di bottiglia di bibite che
entrava nei nostri giochi in forme diverse
secondo il trattamento cui era sottoposto
(schiacciato con o senza "surlo", come
distintivo, ecc.).
ciucià: pp., succhiato; V. anche "inciucià".
ciuciamentine - ciucianèspole: epit., tentennone.
ciùcio (cavarse el): locuz., soddisfare una voglia, togliersi una soddisfazione.
ciuin: epit., contadino.
cobe: invers., becco.
Cobra: soprannome.
coca: sj., 1 - gallina chioccia; 2 - organo
sess.le femm., al plur., coche, sassolini di
forma sferica con i quali giocavano le
bambine.
Coche: soprann. di persona dalle gambe storte.
coega: sj., collottola, cotenna di maiale; fig.,
sberla (sulla nuca).
coerto: agg., coperto; s.m., tetto; v. la voce
"fen".
coerton: s.m., pneumatico.
cogolo: s.m., grosso sasso.
cogoma: s.f., cuccuma; epit., donna piccola e
grassa.
colera: s.m., come l'it.;fig., cibo immangiabile;
epit., ragazzo pestifero.
Coleti: Via, Ferdinando Coletti (1819-1881) si
laureò a Padova in medicina, ma non volle
prestare servizio sotto l'Austria; partecipò
invece ai comitati segreti per liberare il
Veneto dallo straniero.
coliri: s.m., g., prete.
colombina: sj., moneta d'argento del valore
di cinque lire.
comare: sj., madrina, ostetrica.
comarò: sf., gruppo di donne intente a chiacchierare.
combàtare (far): verbo, disturbare.
combàtare (no vago): locuz., non mi preoccupo, non mi scomodo.
comediante: epit., persona che esagera nelle
manifestazioni di dolore o di gioia.
Comitato "Vivere bene al Porìello": Associazione sorta nel 1988 con il proposito di
rendere più vivibile il Quartiere.
compagno: agg., uguale.
companadegare - companadegarse: verbo,
risparmiare il companatico ma anche se stessi.
compilata - scompilata: sj., capitombolo, capriola.
Conéjo: soprannome; lett., coniglio.
consiero: s.m., condimento.
contentin: s.m., 1 - aggiunta; 2 - piccola soddisfazione.
copa: sf., nuca (punto di arriva della "coega"
e di altri tipi di sberla).
copacani: s.m., accalappiacani; v.la voce "careton".
copadone: epit., dongiovanni.
copi ('ndar su pa' i): locuz., far sfumare
un'occasione ("copo", s.m. = tegola).
copin: s.m., collottola; punto di presa per i
gatti.
copion: epit., studente che copia il lavoro del
compagno di banco; soprannome.
copo in testa: locuz., fatto sgradevole inaspettato.
coradela: sf., coratella; fig., coraggio.
corbinelo: s.m., varietà di vino; epit., persona
cui piace bere.
corentina: sj., g., bicicletta.
cm'melo: s.m., paracarro, pilastro; fig., termine di confronto per la durezza della "testa".
corpo: s.m., g., mille lire.
corpo ('ndare in): locuz., imbrogliare, fregare;
triv., fottere.
corte: sf., cortile.
cortelin: s.m., piccolo coltello tascabile facente parte del corredo delle tasche dei ragazzi
di una volta (assieme a palline, figurine,
citrus, ecc.) da mettere in stretto rapporto
con i banchi.
coste (in): locuz. avv., vicino, accanto.
(in) costiera (del sole): loc., esposto al sole.
costipassion: sf., indisposizione tra il raffI'eddore e la bronchite; si dice anche "costiputanassion", scherzo
cresemare: verbo, cresimare; fig., picchiare.
crocanare - scrocanare: verbo, rumore che
doveva fare la pelle dopo il "bagno" per indicare che lo stesso era stato fatto ad arte.
cròcano: epit., rozzo.
crognare: verbo, distribuire "crogni" (v.).
crogno: s.m., nocchino, colpo dato sul capo a
pugno chiuso col il medio leggermente sporgente, usando una tecnica particolare.
cròssole: sj.p. stampelle.
crosta: sj., come l'it.; fig., potente sberla.
Croste: soprannome.
cubiare: verbo, accoppiare (rust.), agguantare.
cuca: sj., sirena della "Cines" (v.).
cucare: verbo, arrestare, prendere; fig., imbrogliare; triv., fottere.
cucarse: verbo, dilapidare; bersi (o mangiarsi)
tutto.
cuco: s.m., 1 - gioco (nascondino); 2 - organo
sesso maschile; epit., persona che si lascia
gabbare facilmente; v. "imbarcare" e "scondarola".
culata: sf., natica.
culatina • culaton: epit., pederasta.
curamela: sf., striscia di pelle (= "curarne"),
parte della fionda nella quale si mette il
sasso.
curare: verbo, l - come in it., 2 - levare le in-
21
teriora ai polli.
curiòto[o: s.m., tombino;fig. persona che mangia di tutto.
curto de vista: epit., miope
cusinarse in tel so brodo: locuz. simile a "frìsarse in tel so òjo": v. "frìsarse" ("cusinare", verbo = cuocere).
22
come "drissagno"
Dama ('ndare a): locuz., raggiungere lo scopo
prefisso.
damani: s.m.p., polsini.
danare (far): locuz., disturbare fortemente.
dasbon (zogare): avv., (giocare) seriamente
("dasbon", avv. = davvero).
dasmato (zogare): avv., giocare senza puntare
soldi.
de bruto: v. "bruto (de)".
de sfroso: v. "sfroso (de)".
deboto: avv., a momenti, tra poco.
deca: s.m., biglietto da diecimila lire.
dei (fàrsela, ecc.): v. "fàrsela".
delato: s.m., dito di gomma che protegge tagli
e infezioni a un dito.
delubià: agg., molto affamato.
deo grosso: s.m., alluce.
derenà - sderenà: agg., sfiancato, slombato.
desbafarà - sbafarà: agg., (collo della camicia) aperto.
desbrocarse: verbo, confidare ad altri i propri
problemi, sfogarsi ("desbrocare", verbo ::::
levare le "broche", v.).
descantabauchi!: inter., svegliati!
descantare:verbo, rendere accorti.
descargare - scargare: verbo, l - scaricare; 2
- levare il primo sporco dalla biancheria.
descatijare: verbo, sgrovigliare.
descucarse: verbo, diventare sveglio (da
"cuco", v.).
desfantare - sfantare: verbo, dissolvere.
desfare: verbo, 1 - disfare; 2 - fondere; 3 - riempire di botte.
desfrito: S.m., soffritto.
desgorgare: verbo, disotturare.
desio (fare un): [ocuz., lasciare un gran disordine, portare molto scompiglio (,'desio",
S.m. == disastro, gran quantità).
desméntega ('odare in): locuz., dimenticare.
desmeotegarse dal naso ala boca: locuz., dimenticare subito.
despetolarse: verbo, levarsi dai pasticci.
despossente: agg., debilitato, impotente.
desquaiarse: verbo, sciogliersi dal vincolo
dello "squàio" (v.).
dessavio: agg. ed epit., insipido.
destirare: verbo, 1 - allineare; 2 - distendere,
stendere (la biancheria ad asciugare).
destrigare fora (tuto): locuz., fare fuori, mangiare tutto ("destrigare", verbo == fare ordine, sbrigare, spreparare la tavola).
desumanà: agg., malconcio, sfigurato per uno
sforzo fisico.
Dio (prova cl to)!: locuz.: "non azzardarti a
farlo!".
disgrassià: epit. che non coincide con l'il. "disgraziato" ma esprime il massimo disprezzo
per la persona cui è rivolta; pegg.vo: "disgrassià patia".
disparare: verbo, disimparare.
distaco: s.m., deliquio.
dolse: agg., dolce; s.m. ef., sangue di maiale
rappreso, ottimo per intingoli.
dolse (ciaparla in): locuz., non preoccuparsi
eccessivamente per qualcosa che invece dovrebbe preoccupare.
dolse de sale: epit. persona tarda, insipida.
domandon: epit., importuno, persona che assilla con continue domande, scroccone.
Domu Saurea: "domus aurea", lat., una invocazione delle litanie.
dona: s.f., 1 - donna, fidanzata, moglie, amante;
2 - domestica (ora "coIr').
dotore: s.m., come l'it., "dottore"; d. da buganse, da cali, da culo, ecc.: epit. in ordine
crescente di disistima nei confronti di un
medico.
drio (èsser): locuz., stare facendo qualcosa
("dI'io", avv. = dietro).
dI'io man: locuz., uno dopo l'altro.
dI'io (stare): locuz., corteggiare.
drissagno: s.m., corso diretto di un fiume;
epit., dritto, nel senso di "furbo".
dI'issare - indI'issare: verho, raddrizzare;jig.,
correggere una persona.
drito: agg., 1 - diritto; 2 - furbo.
drugo: epit., persona lenta a capire, poco socievole.
durelo: s.m., ventriglio dei polli.
durelo (el gato te ga magnà cl): / ocuZ.: "ti sei
stancato, non hai più voglia di fare qualcosa".
duro da gratare: epit. 1 - molto infreddolito;
2 - molto scarso di intelligenza.
23
come "ex alievi"
Ebeton: acc.va di "ebete", epit. universalmente noto.
eho-strassàroooo, chi ga strasse ... ! ecc.: grido
del cenciaiolo; ma per il materiale ferroso si
andava dal "Monco".
eme: s.f., g., banconota da mille lire.
éndena: v. "léndena".
ensa: v. "[ensa".
entrante: agg., persona anziana ancora prestante.
erce!: interiez., rivolta generalmente ai gatti
che hanno fatto la cacca nel pavimento e ai
bambini che hanno fatto qualcosa di cui
devono "vergognarsi".
ero (ciò): interiez. che generalmente introduce
una lite.
eta - pèta: v. "pèta".
ex alievi: Associazione di ex giovani che, per
ricordare gli anni della loro giovinezza,
dan' 8 dicembre 1961 ogni anno si ritrovano
in Patronato e trascorrono insieme la giornata. Nell'occasione pubblicano anche un numero unico, "L'Arca di Noè".
ASSOCIAZIONE EX ALLIEVI
PATRONATO IMMACOLATA
PADOVA
II simbolo degli "Ex allievi".
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come "felda"
Faliva: s./., 1 - favilla; 2 - fiocco di neve.
falopa: sf., bugia, fola, panzana;fig., pernacchia.
fanela (far): lacuz., perdere tempo cincischiando; 2 - passare il tempo in quella che una
volta si chiamava "casa chiusa", senza
"consumare" ("fanela", s.f. :::: flanella).
fanghe - fangose: sf.p., g., scarpe.
fanteria (passare in): locuz., rubare o, più
elegantemente, non rendere qualche oggetto
ricevuto in prestito.
fare aria: locuz., che si usava per evitare la
parola "scoresa": generalmente si apprendeva durante un periodo di degenza ospedaliera.
fare de òcio: locuz., ammiccare.
fare peche: v. "peche".
fare su: lacuz., 1 - confezionare; 2 - erigere;
3 - raccogliere; fig., "incartare" (v.).
fare un su e su: locuz., accomodare alla
meglio.
farina da far ostie (no'l xe): locuz., persona
con cui è difficile trattare.
fàrsela su pa' i dei: lacuz., prendere le cose
alla leggera.
fasolo: s.m., fagiolo; "magnare i f. insieme"
rinsaldava i vincoli di amicizia, il che poteva
permettere certe confidenze.
fasso (fare un): lacuz., picchiare molto duramente (,'fasso", s.m. :::: fascio).
fassoleton: s.m., scialle.
fatura (fare la): lacuz., emettere fattura regolare, come in it.; fig. fottere.
Fede Risarca: "foederis arca", lat.: una invocazione delle litanie.
fedelini: v., "fidelini".
feldoso: epit., contadino ("felda", s.f. :::: cam-
pagna).
fémena: sf., donna, moglie (in questo caso
viene usato più frequentemente "grima""
scherz.).
femenda: epit., femminuccia.
fen ('ndare al coerto col): locuz., riuscire a
recuperare un credito ("fen", s.m. == fieno).
fenoceto: s.m., specie di sigaro che terminava
con una cannuccia, contenente semi di finocchio: si poteva fumare o aprirlo e mangiarne
il contenuto.
fenòcio: s.m., finocchio; fig., omosessuale.
ferale: s.m., fanale; fig., fiasco di vino.
fersa: s.f., malattia infantile (morbillo, rosolia) che si manifesta con delle macchioline
rosse sulla pelle.
fetonare: verbo, correre, fuggire ("feton", s.m.
:;:: piede).
fià (un): avv., un poco ("fià", s.m. == alito).
Fiaca: soprannome (Iett., fiacca).
fiaparia (dela siora Maria): epit., persona
senza nerbo.
fiapo: agg., appassito, floscio, molle; anche
epiteto.
fiatin: alter. dim. di "fià" (v.).
fichetaro: epit., persona che fa "ficheti", v.
ficheto: s.m., guizzo, spostamento rapido del
corpo; fig., inganno.
ficheton (de): locuz., (andarsene) di gran fretta,
d'infilata.
fidefini: s.m.p., pasta alimentare;fig., persona
di costituzione esile; soprannome.
fifotare - finfotare: verbo, piagnucolare.
figura: sf., come l'il.; generalmente diventa
epit. con l'aggiunta di aggettivi del tipo
"porca", "scroa", "sfondrada" e sim.
figura (in): locuz., (uscire) senza cappotto.
figurine: sf.p., cartoncini con le foto dei calciatori o degli attori cinematografici che si
usavano per giocare "sapa", "mureto",
"bàtare sora tre", ecc. o come merce di
scambio; raramente se ne facevano raccolte,
dato il pietoso stato di conservazione.
filipin: epit., persona che agisce sotto acqua.
filosa - sfilosa: sf., g., carne di bovino.
fin de fero: s.m., filo di ferro.
fioco: s.m., fringuello; fig., miope; soprannome.
finesiron ('ndare de): locuz., guardare le
carte da gioco dell'avversario senza darlo a
vedere.
finfoiare: v. "fifotare".
finton: epit., ipocrita.
fioco: s.m., fiocco; fig., "sedere" nella loc.
"ciaparlo in f."
fiol - fiolo: s.m., figlio; generalmente diventa
epit. con l'aggiunta di complimenti di specificazione del tipo "d'un can", "de na
teda", "de na vaca", ecc.
fiolo de faméja: locuz., giovane senza indipendenza economica.
fiolo de la serva: locuz., persona che non
conta niente.
fionda: si., accessorio indispensabile; valeva
di più se era di fabbricazione propria.
fiosso: s.m., figlioccio.
fisso: agg., forte, compatto, stretto, ecc. ("minestra f." == poco brodosa); avv., forte,
molto, ecc. ("piove f." == a dirotto).
Flora Risorta: "premiata" società corale, ora
scomparsa, che "all'ebbro tumulto di note
lascive / oppose classici canti", come dice la
motivazione di un Premio nazionale conseguito nel 1927.
fodrà de schei: epit., molto ricco ("fodrà",
agg. == foderato).
fogara: sf., scaldino.
foghi (fare i): locuz., vomitare.
folare: verbo, pigiare l'uva; fig., riempire di
botte.
folo: s.m., mantice dell' organo della chiesa
che funzionava a mano: se si smetteva di
farlo funzionare, dalle canne usciva una
musica strana.
folpo: s.m., polipo; fig., persona stupida.
fondelo: s.m., sedere; fig., fortuna.
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fonfo: agg., grassoccio, impacciato nei movimenti.
fora (ciamarse\: iocuz., non assumersi responsabilità ("fora", avv. = fuori).
fora pa' i fali: epit., (ragazzo) che fa molti
malanni.
fora pa' la frégola: locuz., pronto ad approfittare di qualsiasi occasione.
fora par fora: locuz., da parte a parte.
foravia (de): locuz., forestiero, estero.
forbire - furbire: verbo, pulire, spolverare.
forcela: si., ram etto biforcuto con cui si costruiva la fionda; perché acquistasse solidità
doveva essere temperata sul fuoco.
foregiare: verbo, scappare (g.).
foresto (farse): locuz., diradare le visite.
formàjo (quelo del): epit., il castigamatti
("formàjo", s.m. == formaggio).
formenton: s.m., granoturco.
formenton (al co erto col): locuz., simile a "al
coerto con fen" (v. alla voce "fen").
formigon: epit., scaltro.
fortàja (fare la): locuz., dire (o fare) cose che
non vanno dette (o fatte).
foriàja: s.j., frittata.
Foriebraci: via, Bernardino Fortebracci fu un
capitano di ventura che difese Padova durante l'assedio di Massimiliano.
Fraca: soprannome, ("fracare", verbo == comprimere, pigiare, spingere).
fracàrghela: verbo, dirne quattro a qualcuno,
imbrogliarlo.
Fradei Branca: g., i carabinieri.
fràia - fràja: s.j., fraglia, corporazione (di origine medioevale) dei "barcaroli de Ognissanti"; era retta da regole scritte in statuti
detti "mariègole".
fraiare - frajare: verbo, dilapidare, sperperare.
fraion - frajon: epit., persona che mangia,
beve e dilapida.
frància: s.j., g., moglie.
franfriche: s.m., dolce a base di melasso;
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l'impasto veniva mescolato, appeso ad un
gancio e "tirato" e "mollato" per raggiungere la compattezza necessaria. Per facilitare
l'operazione l'''operatore'' (non ecologico)
si dava "el sipro" (v.), cioè si sputava sulle
mani. Quando il tutto s'era solidificato, veniva tagliato a bastoncini.
fregare: verbo, 1 - strofinare, lucidare; 2 - fig.,
imbrogliare; 3 - triv., fottere.
frégola: s.j., briciola; fig. bambino piccolo.
frégola (fora par la) : locuz., sempre pronto
a darsi da fare per qualche piccolo guadagno.
(sercar) frégole pa'lleto: locuz., cercare scuse
per litigare.
freschin: s.m., lezzo, odore del pesce poco fresco.
freve: s.j., 1 - febbre; 2 - infiammazioni
cutanee del tipo delle "bocarole" (v.).
frìsarse in tel so òjo: locuz., curarsi i malanni
che si sono voluti ("frìsare", verbo == friggere).
frìtola: si., frittella; fig., organo sessuale
femm.le; epit., persona senza nerbo.
frontin: s.m., colpo dato sulla fronte di qc. con
il dito pollice; lett., visiera.
fruare: verbo, consumare.
frutarolo: s.m., fruttivendolo. Uno che qualcuno forse ricorderà era chiamato Bofo. Si
dice che, non fidandosi delle banche, abbia
avuto l'infelice idea di nascondere i suoi
soldi nel canon della stufa. Quando la grima, che non ne sapeva niente, ha acceso il
fuoco ha mandato in fumo tutto.
fufignare: verbo, sgualcire.
fufignesso: s.m., sotterfugio.
fufignon: epit., confusionario, persona che fa
male i lavori; soprannome.
fulminante - fuminante: s.m., fiammifero; al
plur., soldi (g.).
fumare: verbo, come in it.; g., rubare, far
spanre.
fumàrsela: verbo, g., andarsene alla chetichel-
la.
funsion: s.f., funzione religiosa; fig., "fare la
funsion", lacuz., fottere.
fùrbeie el c.!: lacuz., invito poco urbano a utilizzare qualcosa per un fine per il quale non
era destinata ("furbire", verba :::: v. "forbire").
furegare - sfuregare: verba, armeggiare, frugare, rovistare.
furegheti - fureghin: epit., persona 1 - che sa
fare molti piccoli lavori; 2 - che agisce sotto
acqua.
furegon: s.m., l - attizzatoio; 2 - veicolo a
pedali generalmente stazionante davanti alla
Fabbrica di Rizzato.
Furia: sapranno riferito, per contrasto, a persona calma, imperturbabile.
furlan: epit., persona che difficilmente divide
il "suo" con gli altri.
furo: agg., ghiotto di cibo e di donne.
fusilare: verba, fucilare; fig., far fuori, sprecare.
Un fruttivendolo con il suo "negozio".
come "gamela"
Gaetana: nota figura padovana molto corpulenta; epit., donna grassa.
gafa: s.f., g., vigile urbano.
gàgio: s.m., contadino; fig., sciocco.
galana: s.f., sberla, scappellotto.
galani: s.mp., crostoli, crespelli.
galda: s.f., scappellotto.
galera: si., come l'it.; epit., ragazzo molto vivace.
galma: s.f., piatto fondo; jlg., grande quantità.
gambe de sèdano: lacuz., bambino magro.
gamela: s.f., l - scodella; 2 - parlantina; 3 fig., il più diffuso (e il meno preoccupante)
tipo di schiaffo.
ganso: s.m., gancio; fig., persona "dritta".
ganso ('ndare de): lacuz., rubare;
ganzega: si., festa dei muratori che sono
arrivati al tetto della casa.
garagoli: V. "caragoli".
garanghelo: s.m., cenetta in compagnia, festa.
gargato: s.m., esofago, gola, gorguzzole.
garìtoli (farsela sui): lacuz., farsela addosso
(garitoli, s.mp. == garretti).
garòfo[o: s.m., garofano; fig., pugno.
gar6ndola: s.f., sberla, schiaffo.
garùso[o: s.m., mollusco; fig., pugno.
Gaseta - Gasetin: s.f., quotidiano di informazione; epit., ben informato, pettegolo; soprannami.
gàsparo ('ndare de): lacuz., rubare ("gàsparo"
s.m., g. :::: ladro).
gàtolo: s.m., canale di scolo, tombino; fig.,
manglOne.
gemo (fasso un)!: lacuz., lett., raggomitolo;
fig., minaccia di botte ("gemo", s.m.
gomitolo).
genico - genito: s.m., g., freddo intenso.
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ghela: s]., tipo di pernacchia che dovrebbe essere "senza pelle".
gian: s.mp., g., i carabinieri.
gianico: v. "genièo - genito".
giassara: sf, ghiacciaia; fig., casa o stanza
fredda.
giassaroto: s.m., .recipiente funzionante "a
ghiaccio" atto a tener freschi cibi e vivande,
ora sostituito dal frigorifero.
giasso: s.m., "bastone" di ghiaccio artificiale
che veniva venduto a pezzetti per il "giassaroto" e le "granatine".
giocondo (gòi scrito)?: loeuz., domanda (retorica) che si faceva indicando la fronte
("giocon-do", agg. =: come l' it.; epit., un po'
tonto; cfr. anche "1010").
giopo (poro): epit., poveraccio, tapino; v. anche
"poro".
giova - jova: s.mp., g., pidocchi.
Giove - Jove: v. "Jove".
girandolon: epit., bighellone.
girare la mòmola: v. "mòmola".
giusta: .l']., g., polizia.
giustaossi: s.m., ortopedico empirico, chiroterapeuta.
giustare: verbo, aggiustare, riparare.
giusìarse i ossi: loeuz., mettersi a posto economicamente con un affare indovinato.
giusto in ponta: epit., ingiusto.
Gloria: Andrea Gloria (1820-1911) noto studioso padovano, fondatore del Museo. Una
lapide posta sulla casa natale di via S. Eufemia lo definisce RICERCATORE E INTERPRETE INFA TICA TO E DOTTO / DEI
MONUMENTI MEDIEV ALI DI PADOVA.
gnàgnara - gnagnarela: sf, febbriciattola,
malessere.
gnanca: avv., nemmeno.
gnanca morte morire: loeuz., nemmeno per
sogno.
gnoca: sf, bernoccolo, natta, protuberanza;
fig., 1 - triv., ragazza, organo sesso femminile; 2 - epit., persona tarda.
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gnoca ('vèrghene na): loeuz., essere stanchi
morti.
gnoco: s.m. pressappoco come "gnoca", fatte
salve, naturalmente, le differenze di sesso.
gnocolare: verbo, picchiare.
gnola: epit., piagnisteo.
gobo (catàrselo nel): loeuz., essere sovraccaricati di qualcosa di imprevisto (come l'''una
tantum"); ("gobo", s.m. ::: gobbo; fig., organo sessuale maschile).
gobo (te goi dito)?: locuz., ti ho forse offeso?,
accusato ingiustamente?
goldoni: s.mp., preservativi: una volta la parola
era tabù, ora se ne fa la pubblicità in TV.
gomio (ciaparlo in tel): loeuz., prendere una
fregatura ("gomio", s.m. ::: gomito).
gomio (òio de): V. la voce "òio".
gomitare: verbo, vomitare.
Gorissia: V. la voce "sugo".
gorna: sf, grondaia; fig., persona che beve
molto.
gòssa (vèrghe 'na): loeuz., essere "stufi agri"
di qualcosa o di qualcuno ("gòssa", sf ::::
gozzo).
Gradenigo: via, Giovanni Gradenigo (12791356) podestà di Padova nel 1342 e doge di
Venezia.
gràmola: s.f., come 1'il.; epit., buon mangiatore.
granatina: s.f., bibita che si faceva grattugiando del ghiaccio con una speciale macchinetta e irrorando il tutto con amarena o menta:
ora si vende già confezionata.
granda (Padova)!: locuz., fame.
grandesson: epit., gradasso, presuntuoso, superbo.
grando: agg., grande; V. anche la voce "bisogni".
graspia: sf., vinaccia; epit., gran bevitore.
grato ('ndar de): locuz., rubare.
graton: s.m., sberla veloce, di striscio.
grèbano: s.m., greppo;f(f?, contadino, zoticone.
grena: sj., crine; fig., capigliatura.
grima: sj., vecchia,fig., moglie (generalmente
scherz.).
grìngola (in): lacuz., in ghingheri, in stato euforico ("grìngola, sj. =eccitazione, euforia,
zurlo).
grìpola: sj., sedimento lasciato dal vino nelle
botti; epit., bevitore.
Grupo Pitori "Tre scalini del Piovego": gruppo di pittori che, su iniziativa di Angelo Bellini, hanno ripulito e resa utilizzabile la
chiesetta sconsacrata di "S. Francesco di
Sales", detta anche "della Beata Elena".
come "Imacolata"
I ga l'àio, i ga l'òio: grido del venditore di
"bogoleti"; lett., "hanno l'aglio, hanno l'olio".
Iconia - Inconia: v. "Santa Maria !conia"; la
grafia e l'etimologia sono ancora incerte:
per ora il Comune adotta cartelli con entrambe le diciture.
Imacolata (césa de 1'): la chiesa parrocchiale
del Rione, consacrata nel 1864 sulle rovine
Il simbolo del "Gruppo Pittori".
gualivo ('ndar via): lacuz., procedere e concludersi bene ("gualivo", agg. e avv. :=
liscio, livellato).
guantiera: sj., vassoio.
guardoj: s.m.p., g., tagliatelle.
guselin: s.m., piccolo ago.
gussada: v. "uada".
gussare: verbo, arrotare; fig., fottere.
La chiesa dell'Immacolata.
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di quella di "Santa, Maria Iconia" (v.);
conserva una scultura lignea della Madonna
ritenuta miracolosa, per secoli portata in
processione su una artistica "careta" (v.).
imagà: agg., incantato, stupefatto.
imbabolare: verbo, raggirare, raccontare
"bàbole" (v.).
imbachetare: verbo, fig., ammanettare.
imbarcacuchi (qua no se): locuz.: "io non mi
faccio fregare" ("cuco": v.).
imbardare: verbo, dare "barete" (v.),
imbaucare - imbaucarse: verbo, infinocchiare; instupidirsi; v, anche "baucare".
imboressare: verbo, rendere allegri, far ridere
sfrenatamente.
imbotonada: v. "botonada".
imbriaghela: epit., beone.
imbussolatare: verbo, mettere III un
"bussoloto" (v.); fig., imbrogliare.
imega: v. limega.
impassare - impassarsene: verbo, impicciarsi
(generalmente in senso negativo: "mi no me
n'impasso", non voglio entrarci).
impenire - impinire: verbo, riempire; fig.,
triv., mettere incinta.
impiantà (lassare): locuz., abbandonare un lavoro o una persona ("impiantare", verbo ==
piantare).
impiastro: s.m., come l'il.; fig., seccatore;
persona malaticcia.
impignatare: verbo, mettere in una pentola;
fig., riempire di "pignate" (v.).
impinire: v. "impenire".
impirada: sj., buggerata.
impirare: verbo, infilare, infilzare;jig., fottere, imbrogliare.
impisocà - impisochio: agg., insonnolito.
impolastrà: agg., (mani) appiccicaticce per
aver mangiato pollo.
impongare - impongarse: verbo, rimpinzarsi;
fig., arricchirsi con appalti e subappalti.
inalborarse: verbo, adirarsi, insuperbirsi.
inamente: avv., a mente.
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incaciolare: verbo, distribuire "caciòle" (v.).
incagnio: agg., riferito a persona, "rachitico";
riferito a pianta o frutto, "che non cresce
bene".
incalcà: agg., l - dalla testa incassata sulle
spalle; 2 - pieno zeppo (di soldi, di cibo,
ecc.); epit., imbecille e sin.; acc,vo incalcà
patio.
incalcada: sj., compressione agli arti per contusione;fig., dose di botte ("incalcare", verbo == calcare, riempire a forza).
incalmà co Foco: epit., persona estremamente
stupida, frutto di un impossibile incrocio
("incalmo", s,m. == innesto) con il maschio
dell'oca.
incanarse: verbo rifl., arrabbiarsi.
incantonare: verbo, bloccare in un angolo con
intenzioni poco rassicuranti.
incartare: verbo, come in it,;fig., imbrogliare
qualcuno.
incassarse: verbo, l'ifi., arrabbiarsi.
incatijare - arse: verbo, ingarbugliare, impigliarsi; fig., mettersi in una situazione (generalmente sentimentale) difficile.
inchecare: verbo, distribuire "chcche" (v.).
inciucià: agg., (vestito) attillato.
incocalio: agg. instupidito.
incoconare-arse: verbo, riempire di cibo gli
"ochi" (= maschi delle oche) o se stessi.
Inconia: v. "Iconia".
incordarse: verbo, irrigidirsi delle corde del
collo; fig., non sfogarsi sessualmente.
incrucà: V.V., aggrovigliato, incastrato, inceppato.
indolentrà: agg., indolenzito.
indrioculo: avv., a ritroso.
indrissare: v. "drissarc".
indrissare banane (va')!: locuz. rivolta a chi
le spara troppo grosse o a chi ci si vuole
levare di torno.
indrissare cl filo dela schina: locuz., correggere qualcuno con sistemi piuttosto energici.
I/lga: I.N.G.A.P. == Industria Nazionale Gio-
cattoli Automatici Padova, ora demolita.
illgaletà: agg., raggomitolato (come il baco da
seta dentro il bozzolo, in dia/o "galeta").
illgambarare-arse: verbo, inciampare.
ingamelare: verbo, dare "gamele" (v.).
ingarujare: verbo, annodare, intricare.
ingroparse: verbo, annodarsi; fig., 1 - assumere posizioni erotiche o forme di lotta
molto complicate; 2 - commuoversi ma
trattenere le lacrime.
ingrotolirse: verbo, raggomitolarsi per freddo, fame o malattia.
ingrumada: s.j., grande dose di freddo; fig.,
l'odierna "scopata".
ingrumare: verbo, 1 - accumulare; 2 - aggrovigliare.
inscartossare: verbo, avvolgere nella carta;
fig., fare fesso qualcuno.
insembrare: verbo, mescolare.
insembroto: s.m., miscuglio.
insemenio - inseminio: epit., stupido e sin.
inseminirse: verbo rifl., instupidirsi, rincretimrsI.
inséndare - inséndere: verbo, mordicare.
insendoso: agg., cibo che provoca irritazione
perché acido, amaro o salato.
insinganare: verbo, ammaliare, incantare, sedurre (da "sìngano", v.).
insoasare: verbo, mettere in cornice ("soasa");
fig., fare le corna.
insognarse de ombrelini: locuz., vaneggiare
("insognarse", verbo = sognare).
insustarse: verbo, arrabbiarsi, indi sporsi.
intarddo (del porco ... ): epit., ritardato di
mente e sin.
intortejà: agg.,· attorcigliato, avvolto da pesanti sciarpe.
intrigabisi: epit., scocciatore.
intrigare: verbo, creare disordine, intralciare.
introsare - introsarse: verbo, mandar via
qualcuno; avviarsi.
inverigolada: sf., fig., raggiro, fregatura.
inverigolare: verbo, 1 - aggrovigliare, confondere (un discorso); 2 - raggirare.
inviare: verbo, avviare un negozio, un motore.
invidare: verbo, avvitare.
isola: s.j., g., penitenziario.
3J
J come "Jove"
Japeli: via, Giuseppe Jappelli (1783-1852),
architetto che progettò il vecchio macello di
via Loredan (ora Istituto "Selvatico") e il Pedrocchi; la via una volta si chiamava "Riviera sinistra Santa Sofia" perché vi scorreva un
canale ora interrato.
jeja: sj., malattia venerea.
jeja (fare): locuz., andare per le lunghe.
jo-jo: s.m., giocattolo che godette molta fortuna e che inutilmente si é tentato di rilanciare.
jova: v. "giova".
Jova: n.p., moglie del "Jove" (v.).
Jove: soprann. del vecchio custode del Patronato derivato da "dove", inverso di "vèdo",
vecchio (o da Giove, padrone dell'Olimpo?).
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come "losa"
Laehe (tirare le): lacuz., morire (,'Iaea", sj.
= gamba).
làgrema: sj., lacrima;fig., piccolissima quantità di liquido.
lampro: agg. limpido, non ubriaco.
largo in ponta: epit. tirchio, avaro.
lasco: agg., largo, abbondante; "fatto in crescere" (di vestito).
latarolo: s.m., rivenditore di latte che passava
di casa in casa con i suoi bidoni; il giorno
di capodanno aveva diritto a un bicchierino
di grappa.
làtola: V. "àtola".
làvari: s.m.p., labbra; parola molto legata a
"paton" (v.).
lavarse la boca: [ocuz., fare delle maldicenze.
leea: s./., sberla.
léndena: sj., uovo di pidocchio; fig., tipo di
sberla.
lensa: s./., pioggia.
libreto: s.m., dim., quadernetto nel quale i
"casolini" della zona annotavano i loro
crediti.
ma: sj., lira, cosÌ come la chiamavano i cinesi
che vendevano cravatte, prima della guerra.
lissia ('ver fato): lacuz. essere pallido per postumi di malattia o sbornia ("lissia", sj. =:
bucato).
loamaro - !ammaro: s.m., letamaio; al Portello
usato solo in senso fig., come "disordine lasciato dopo aver mangiato o lavoricchiato";
casa sporca, uomo spregevole; donna di
facili costumi.
lMia - siòfia: sj., loffa, pernacchia "da naso".
lòfio - slòfio: agg., cascante, floscio, loffio;
fig., persona o cosa di poco ~alore.
1010: epit., persona poco efficiente o impaccia-
ta; soprannome.
lorda: si., g., grande fame.
Loredan: via, Leonardo Loredan (1438-1521), ,
doge di Venezia che si battè per la difesa di
Padova contro l'assedio di Massimiliano
(1509) tanto animosamente da mandarvi a
combattere anche i due figli.
Loris: scomparso circa dieci anni fa in una
calda giornata di agosto, a 42 anni. Di
cognome si chiamava Benuzzi e viveva con
Rudi e Lancia (due cani) e un gatto. Per
l'occasione, molti portellati si mobilitarono
perché le bestiole fossero ospitate in una
vicina clinica per animali.
losa: si., loggia all'incrocio tra le vie Belzoni"
Portello, Ognissanti; già stazione di posta
dei cavalli dei passeggeri che salivano sul
"burchielo".
iuamaro: v. "Ioamaro".
lucamara: si, dulcamara.
Lussati: via, Luigi Luzzati (1841 - 1927), economista, promotore delle Casse Rurali. Come
qualcuno ricorderà, al tempo del fascismo la
via fu dedicata a Tito Minniti.
lustro (èssare): locuz., non avere un soldo.
La "/osa" all'inizio di via Portello, oggi.
33
come "maroca"
Maca (a): avv., gratis.
macacheti: s.mp., birilli del biliardo (dim. di
"macaco" = come l'it.).
macadelo: agg., (frutto) leggermente ammaccato; epit., picchiatello, tardo.
Machelagna: soprann. facilmente comprensibile.
màcia: sf., macchia; fig., mattacchione, persona faceta.
Statua della Madonna che già nel 1200 godeva
di molta devozione.
34
Madona: secondo lo storico Comaro (1761) la
statua godeva già di venerazione nel 120C
quando dalla chiesetta di San Lazzaro il
portata a quella di Ognissanti; V. anche li
voce "Imacolata".
madona del petròlio: epit., ragazza, donna af
fettata.
madre: sf., suora.
madre Angelina: n.p., suora canossiana ch(
per molti anni seguì il patronato femminile
Di lei non sappiamo nemmeno il nome. Na
scondeva sotto un atteggiamento severo ur
cuore buono e sensibile.
màfia (fare): locuz., pavoneggiarsi.
magna-desmentega: epit., persona che non ri
corda quanto gli si dice.
magnafranze: epit., 1 - adulatore; 2 - dongio
vanni.
magnamoli: epit., posapiano.
magnar fora: locuz., dilapidare, sperperare.
magnar oca: locuz., V. "oca".
magnare: s.m., alimento, cibo; verbo, con su
mare, mangiare.
magnìfica: sj., "Magnificat", lat., noto inn\
religioso; fig., cibo, fame.
mago: agg., sciocco,stupido e sin.; s.m., gioc\
che consisteva nel rovesciare con un matto
ne altri mattoni in piedi.
magon: s.m., l - ventriglio; 2 - fig. cruccio, pa
tema.
magonà: V. "smagonà".
Malabroca: soprannome (Malabrocca era UI
ciclista che arrivava sempre ultimo).
malgualivo: contrario di "gualivo" (v.).
malintesa: sj., disaccordo; fig., esecuzion
musicale o canora i cui componenti sembnl
no cantare o suonare ognuno per cont,
proprio.
malora (stare in tanta): locuz., abitare i
capo al mondo.
mal6rsega: sf., malora.
malseston: epit., persona senza grazia.
mamo: epit., bonaccione, credulone.
)
)
n
e
o
n
m:m de bianco (dare 'na): locuz., imbiancare;
fig., picchiare con molto impegno.
man de puina: epit. riferito a persona che si
lascia cadere tutto di mano ("puina", v., può
essere un eufemismo per altro materiale tenero).
Manassena: soprann. di ragazzo dal colorito
pallido e dal fisico non molto robusto. ("manassena", sj. ::::: purgante di mannite e senna).
màndola: sf., mandorla; fig., l - bustarella,
mancia; 2 - org. sesso femminile.
mandolon: epit., persona grande e grossa che
fa particolarmente fastidio quando sta con le
mani in mano.
mànega: sj., manica; fig., accolita, banda,
combriccola.
mànego: S.m., manico; fig., organo sesso maschile.
Manichino: soprann., affettato, pieno di sè.
maraman: agg., maremmano; epit., persona
inavvicinabile, trasandata.
maràntega: epit., donna vecchia, sciatta, scorbutica e sim.
marchese ('vere el): locuz. avere le mestruazioni, ma anche la luna, i corni di traverso.
Marco Ca co (ai tempi de): locuz., che si riferisce a un'epoca di cui si è persa la memoria
("Marco Caco", n.p. ::: personaggio di cui
non si trova traccia).
Marco Paparela: n.p., persona alla quale si
può far intendere quello che si vuole (secondo un vocabolario veronese si tratterebbe di
una "maschera del baccanale del gnocco").
mare: sf., madre; preceduto da "to" tua) dà
inizio a tutta una serie di interiezioni, molto
poco lusinghiere nei confronti della genitrice.
maresana: sj., marezzana, luogo proibito e
per questo ampiamente frequentato.
maridarola: sj., fregola, frenesia di sposarsi.
mariègola: sf., ant., matricola; V. la voce
"fràja".
mariòrbola: sj., 1 - lucertola; 2 - gIOco
(mosca cieca).
mm'oca - maroco: sf., o m., filone di pane
dato ai ragazzi dalla "Pia Opera del pane dei
Poveri" alla fine della giornata trascorsa in
patronato; forse il nome è derivato dal colore
scuro dello stesso.
marocà: agg., malazzato.
marocada: sj., raffreddore, influenza; forse
la parola è derivata da un'epidemia influenzale che proveniva dal Marocco (come le
moderne "asiatiche" o "filippine").
maroco: V. "maroca".
maron: agg. e s., marrone; al plur., maroni,
fig., "testicoli" nella locuz. "no rompare i
m." e in altre analoghe.
maron (fare): locuz., essere scoperto.
marso - marsumaro: agg., marcio.
maruscan: s.m., 1 - villano (contadino); 2 - sigaro, tabacco scadente fatto con mozziconi
di sigaro.
marzemin: agg., qualità di vino; fig., furbacchione.
Marzolo: via, Francesco Marzolo (1818-1880)
chirurgo e docente universitario, fu "epurato" dall'Austria durante le Guerre d'Indipendenza ma riebbe la cattedra nel 1866.
màsaro: s.m., maschio dell'anatra; fig., contadino o, comunque, persona di robusta costituzione fisica che certamente non ha completato la propria educazione al Bò.
maseneta: sj., granchio;jig., vecchia locomotiva in dotazione alla Società Veneta.
massarioto: s.m., contadino benestante.
masselo (fare un): locuz. come l'il. "fare un
macello", una strage, fig., lasciare un gran
disordine.
massoca: sj., grosso pennello;jig., testa grossa
e dura.
mastegabrodo: epit., buono a nulla, tentennone.
.
masìelo: s.m., mastello: la vasca da bagno di
una volta.
35
mastrussare: verbo, malmenare, rovinare.
mata Cìroli (o mata Quinci): epit., donna un
po' stramba, "creativa" (non si hanno particolari sull'esistenza di queste due signore).
mataran: epit., mattacchione.
mato: agg. 1 - matto; 2 - falso ("schei m.");
3 - posticcio (,'denti m.").
mea (vegnere a): locuz., capitare a tiro.
meca - meco: sf., o m., fidanzata, fidanzato;
fig., persona lenta, melliflua.
Medoro: soprann. di persona che portava gli
occhiali come un celebre comico cinematografico.
megola: sf., midollo.
Melato: famiglia portellata; di Luigi (detto
"studente") si sono occupate le cronache cittadine una decina di anni fa quando aveva
eletto ad "appartamento" privato un tratto
dei portici di via Belzoni, all' altezza del
Sacro Cuore. Aveva 79 anni e lo attendeva
la casa di ricovero. "Ma - scriveva il Gazzettino - c'è da domandarsi se ci rimarrà, o
se l'amore per la libertà non farà sì che, per
quanto malfermo ormai sulle gambe, non
tenti di tornare per quelle strade che ha
amato sempre e che ha eletto, per una vita
intera, a proprio focolare".
melona: s./., fig., testa.
melonara: s./., campo coltivato a meloni;fig.,
testa.
mèmini: s.m., ricordo; fig., ceffone, pugno.
Menegasso: Antonio Menegazzo, pittore nato
al Porteno, disegnò per il "Corriere dei
Piccoli" e lavorò anche in America. Si firmava "Amen".
Menegheti: largo, Egidio Meneghetti (18921961) fu titolare della Cattedra di Farmacologia e poeta dialettale; partecipò attivamente alla Resistenza e per questo conobbe
anche la "boiosa".
menèlo (deo): s.m., (dito) mignolo.
menestrare - minestrare: verbo, versare la
minestra; fig., distribuire botte con somma
36
Bozzetto di copertina del pittore Menegazzo
(Amen).
cura e imparzialità.
menevelo: s.m., sacrestano; epit., persona poco
forte, femminuccia.
menoàja - menovàja: si., minutaglia, pesci
piccoli, ragazzini.
mentale (formàjo): s.m., (formaggio) emmental.
mentolina: s/., polvere bianca che si "sniffava" per. .. aprire il naso chiuso; epit., persona
sempre raffreddata o di costituzione debole.
mèrcore: s.m., mercoledì; euf. per merda.
merda de luna: s/., specie di resina che si
trova sugli alberi.
mesabagolina: epit. che, come altri inizianti
col prefisso "mesa" ("mesacartuccia", "mesasega", ecc.), indica persona dappoco, particolarmente sul piano fisico.
mestieri muti: s.m.p., gioco dei mimi.
mestiero: s.m., 1 - mestiere; 2 - meccanismo,
oggetto un po' complicato.
métar su (botega): locuz., aprire un negozio
("métare", verbo = mettere).
métarse su (calcossa): locuz., indossme.
metiben - metipace: epit., persona che semina
zizzania.
mignògnola: sf., fiacca; al plur. "mignògnole", attucci, moine.
minela: sf., compenso dovuto per la molitura,
ant.; fig., soldi, soprattutto nel senso di
"màn-dola" (v.) (a volte la parola non viene
nemmeno pronunciata ma sostituita da un
gesto universalmente noto).
minestrare: v. "menestrare".
minestrina: epit., persona di modesta costituzione.
mìsaro - mÌsero: agg., accidioso.
miseria: sj., come l'it., ma il più delle volte
usato per indicare "malessere", "poca voglia".
missiare - missioto: v. "smissiare", "smissioio".
mocàrsela: verbo, filàrsela, tagliare la corda.
mocola: sf., fame.
mocoli: s.m.p., moccio; soprannome.
molare: verbo, abbandonare, allentare, lasciare (la fidanzata),lasciar andare "lòfie",v.,
ecc.
moleca: sf., granchio a guscio molle; epit.
mollaccione.
molegato: agg., molliccio.
molena: sf., mollica.
molesin: agg., morbido, liscio, soffice; epit.,
persona debole, facile da trattare; usato soprattutto il suo contrario, "no'l xe tanto
molesin".
molo: agg., allentato, floscio; fig., debole di
carattere.
molo de suste: v. "suste".
molton: s.m., montone;fig., persona dai modi
non urbani.
molton (male del): locuz., orecchioni.
mòmola (girare la): locuz. camminare senza
meta.
mona: lett., organo gen. femminile; l' epit. più
noto e diffuso: tonto e sin.
monada: sf., stupidaggine e sin.
Monco: soprann. di un commerciante in ferrame, che acquistava materiale facendo poche
domande sulla sua provenienza. Molte case
mancavano del campanello di ottone: andava a finire, nei suoi capaci magazzini, ora
eleganti negozi.
mongo: s.m., tipo di stronzo di una determinata misura.
monsignor: s.m., per antonomasia monsignor
Sabadini (v.).
montare: verbo, l - come l'it.; 2 - cominciare
un turno di lavoro.
montassi!: s.m., forma di pane.
Monte: s.m., l'it. "Monte di Pietà": era molto
frequentato dagli abitanti della zona, pur non
essendo - come noto - un luogo di villeggiatura.
monzare: verbo, mungere; fig., spillare denaro.
morbin: s.m., allegria, brio, stato di eccitazione e sin.
mòrbio - nòrbio: agg., morbido;fig., debolucClO.
morejola: sj., piccolo topo; epit., furbacchione.
morfire: v. "smorfire".
Morgagni: famoso medico di Forlì sepolto
nella chiesa di San Massimo. È considerato
il fondatore dell'anatomia patologica, come
dice la lapide posta sulla casa ove abitò:
GIAMB. MORGAGNI / FONDATA L'ANATO ME PATOLOGICA / QUI MORIVA
IL 6 DIC. 1771. Era nato nel 1682.
moro: epit. molto diffuso, usato a volte per
chiamare una persona ("senti, vien qua,
moro!"); soprann. di un "pescadore" che
con il suo grido stentoreo riusciva a far
accorrere tutte le donne (e i gatti) del Rione.
morsegon: s.m., 1 - morso; 2 - crampo allo
stomaco.
37
morte in vacansa: epit., persona dal colorito
cadaverico (titolo di un vecchio film).
morte (la xe la so): locuz. che si usa quando
un oggetto trova l'utilizzazione più adatta.
morto: s.m., g., refurtiva.
mostose: sIp., mammelle.
muci saba!: locuz., taci e vattene!
muciare: verbo, mettere da parte, risparmiare.
mulin: s.m., mulino; epit., persona che parla
sempre senza mai stancarsi.
mùnega: si., 1 - suora; 2 - scaldaletto che funzionava con le braci o "j stronsi" (v.).
mureta: sI, muro del patronato; difficile da
scavalcare data l'attenta sorveglianza dei
cappellani o del "Jove" (v.).
mureto: s.m., gioco con le figurine: le si
lasciava cadere da una certa altezza e quelle
che venivano coperte anche parzialmente
restavano di chi era riuscito a coprirle.
muro de meso quarelo: epit., persona di costituzione debole.
Mùsica: soprann.: persona che ripete sempre
i soliti ammonimenti.
musina: sI, salvadanaio; tombino.
mussa - musseta: si., noto gioco, piuttosto
pericoloso per quelli che stavano "sotto", in
quanto potevano prendersi "na sgalmarada"
(v.) sui "sentimenti" (v.).
mussati - mussolini: s.m.p., moscerini
mutrion: agg., musone.
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come "neca"
Nàcia: sI, castagnaccio.
naciaro: s.m., venditore di castagnaccio, ora
scomparso. Vendeva "nacia" sciolta e "tortine": tentando la sorte al gioco delle :'tre
baIe soto sento (= 100)", se ne poteva mangiare una "a maca".
Nadain: "mecanico" di biciclette ed esperto di
ciclismo nell 'epoca in cui nella zona venivano in visita allo "sponsor" (Rizzato) corridori della "Lygie-Settebello-Union-Gardiol"
come Vicini, "il diavolo rosso" e Giordano
Cottur.
nane: epit., inetto, stupidino e sin.
(che) nàpia mai da piovare?: locuz., usata
per prendere in giro chi ha il naso lungo
(::::"nàpia").
narabòto[o: s.m., girino; epit., uomo piccolo,
grassottello.
Naso: soprannome.
nastri: s.m.p., g., budella.
nave: sI, vecchio, carattèristico condominio
popolare di via Portello le cui finestre sembravano oblò; è stato abbattuto nel 1967.
neca-necai: avv., negazione assoluta.
negra: s.f., g., polizia.
(chela) nena che te ga cunà!: interiez. ("nena",
sI == balia).
neno: s.m., marito della balia; fig., lento di
comprendonio.
Neno de l'òrgano: soprannome.
neto dale spese: locuz., l - in bolletta; 2 - eliminato, "fatto fuori" ("neto", agg. ::::; pulito,
ripulito ).
neto (tiente)!: inter., "stammi bene!" e sim.
nichel: s.m., moneta del valore di 20 centesimi
non più in circolazione.
nolesin: s.m., noleggiatore di carrozze; scherz.,
tassista.
nona: sI, encefalite letargica.
nono cocon: epit., persona vecchissima.
n60s010: s.m., sacrestano.
nòrbio: v. "mòrbio".
Norge: sapranno che si riferisce alla conformazione della testa (il Norge era un noto
dirigibile) .
notare: verbo, scrivere sul "libreto" (v.).
note!: intero multiuso; se seguita da "che me
quèrzo!" significa che non c'è più niente da
fare.
note (catare): lacuz., fare le ore piccole.
La storica "nave" in una vecchia foto.
Nievo: piazzetta. Ippolito Nievo, l'autore delle
"Confessioni di un Italiano", è nato nel
palazzo all'inizio di via Santa Eufemia, dove
c'è la seguente lapide, dettata dal Fogazzaro
"IN QUESTE CASE DEI QUERINI / IPPOLITO NIEVO / NACQUE IL 30 NOVEMBRE 1831 / AI CANTI / ALLA GLORIA /
AGLI ABISSI DEL MARE". Morì nel 1861
nel naufragio del piroscafo "Ercole" nel Mar
Tirreno.
nillin: avv., poco.
ninolon ('ndare de): locuz., andare a zonzo.
nisba: avv. di negaz., come "neca": niente.
nissilogo: avv., da nessuna parte.
nissolo: s.m., lenzuolo.
noare (va')!: intero (precisazione facoltativa:
"co la iola!").
Altra foto della "nave".
39
come "òcio"
Oca: sf., come in il.; fig., bestemmia.
oca (magnare): lacuz., fottere.
oca ('ndare in): lacuz., dimenticare.
ochèla: sf., voce stridula.
od bogoloni: v. "bogo[oni".
odai cinque lire da cambiare: lacuz.,
usata per prendere in giro chi porta gli
occhiali (="ociai").
òcio!: interiez., guardati, sta' attento!
òcio che ... : inter., col cavolo che ...
òcio (passare 1'): lacuz., fare un pisolino.
oco ('ndare de): lacuz., avere la diarrea,
("oco", s.m. ::::: oca maschio).
Mio: v. "IMi o".
Ognissanti: via; cosÌ si chiamò fino al
1900 anche via Belzoni; ora la via
comincia dall'incrocio con via Portello.
òio de gomio (doparare): lacuz., darci
dentro con il lavoro.
ombra: sf., come l'it.; bicchiere di vino.
onfegare: verba, sporcare leggermente.
onta: sf., dose di botte.
ontìsia (umana): epit., persona molto
sporca, quasi la quintessenza della sporcizia (= "ontìsia").
onìo: agg., sporco; fig., alticcio.
oràcolo (come un): lacuz., tenere con la
massima cura, nella più grande considerazione.
orbarole: sj.p., improvvisi mancamenti di
vista, traveggole, visioni spesso causate
dalla fame.
Orfani: fu chiamato cosÌ un tratto dell'attuale via Belzoni (tra i "Paolotti" e la
"Beata Elena") perché qui ebbe sede
l'Ospedale degli orfani istituito dopo la
peste del 1528. Nel 1852 fu acquistato
40
dall'attuale Istituto "Sacro Cuore".
òrgano: s.m. come in it.; epit., lungagnone; pegg.va: "òrgano de Trento".
òrgano (va' dar via l'): lacuz., invito a
piantarla.
oro: s.m., orlo.
òro: s.m., come l'it.; inter., perfetto!
òro (de quelo che caga el moro): lacuz.,
oro falso.
orzo (dare l'): lacuz., picchiare.
osso: s.m., come l'it.;fig., persona dappoco, con poche attrattive fisiche.
ostaria: sj., osteria; antica e nobile istituzione che a causa del progresso va
scomparendo; nel Catasto Napoleonico
del 1815 ne erano state censite 4 in
Borgo, 3 in contrada Ognissanti e l in
contrada Paolotti. Appena qualche anno
fa nella zona se ne contavano più di
dodici.
ostiare: verba, bestemmiare.
ovàdeghe: sf.p., macchie bianche sulla
pelle.
come" ac "
Paea: si., botta; fig., grande quantità.
Pace: soprannome caratteristico del Portello,
quasi personaggio della Commedia dell' Arte: simbolo del Borgo per l'arguzia nel rispondere, la prontezza nell' agire e la generosità.
padachela " paciarela: si., fanghiglia.
pàdole: sf,p., 1 - chiacchiere; 2 - infiammazione ai lati della bocca (v. "bocarole").
radoloso: agg., chiacchierone, malalingua.
s.m., prete, sacerdote, come "pisto"
(v.) (il genitore si chiamava "popà" da piccoli,
"pare" da adulti).
paero - pavero: s.m., stoppino; al plur., moccio.
paire: verbo, patire, scontare.
pajon: s.m., pagliericcio, letto.
pajon (brusare el): v. la voce "brusare".
palanea - Palanea: si., moneta del valore di
dieci centesimi; soprann. 1 - di un attivo
cappellano che aveva una certa propensione
per il denaro; 2 - di altra persona che aveva
le narici così grandi che ci passava una "palanea".
Palancheta: soprann. del fratello minore di
"Palanca" - 2.
palchista: epit., persona che esagera.
palco: s.m., come l'it.;fig., esagerazione, montatura.
palco (cascare cl): locuz., perdere le illusio111.
palete: si.p., denti incisivi pronunciati.
palpo (a): locuz., a tentoni.
I "Paolotti" ora scomparsi.
41
patta - paltan: sj. o m., fango, pantano; epit.,
persona tarda.
pampalugo: s.m., gioco a carte; epit., persona
lenta, sciocca.
pampe: epit., impacciato, bonaccione.
pana: sj., 1 - crema, fior di latte, panna; 2 lentiggine (generalmente al plw·.).
panadela ('ndare in): locuz., diventare poltiglia ("panadela", sj. =pappa di pane cotto
in acqua che si dava ai vecchi, ai convalescenti o ai bambini piccoli); v. anche "papeta".
pàncio: epit., persona abile.
pàndare: verbo, svelare un segreto.
pandolo: s.m., 1 - biscotto; 2 - pupazzo; epit.,
persona alta e goffa.
panta: epit., apocope di "pantasso" (v.).
pantasso: s.m., cibo non ancora digerito che si
trova nell'intestino; fig., persona grassa.
pantegana: sf., topo d'acqua: fig., furbastroa.
pantegani: s.m.p., g., salami.
pantesare: verbo, respirare affanosamente.
Pao/oti: via; i "Paolotti", la famosa "boiosa"
(v.) e l'omonima via hanno preso il nome da
un monastero dei frati di S. Francesco da
Paola poi ridotto a prigione. Ora lo stabile
è stato abbattuto e al suo posto sorge un
Istituto Universitario.
papagno: s.m., cazzotto, pugno, schiaffo.
papàvera: sj., schiaffo.
Papete - papete (de lin): 1 - soprann.; 2 sf.p., pappa di lino, cat~plasma.
papi n - papina - papon: s.m. e f, schiaffo.
papussa - Papussa: sj., pantofola; soprann.
del promotore del!' Associazione "ex allievi" del Patronato Immacolata.
parco: s.m., parroco.
pare: s.m., padre.
pare-mare-fiolo: s.m., gioco che consiste nel
far rimbalzare in acqua una "scàja" (v.).
(un) paro (de ... )!: interiez.; se accompagnata
da un gesto eloquente, negazione recisa
42
("paro':, s.m. = paio).
paron grosso: epit., persona importante ("pa
ron", s.m. = padrone).
particola: sj., come l'it.; fig., piccolissim,
porZIOne.
pascolada: sf., fig., scorpacciata, strippata.
passarin: s.m., 1 - colabrodo, colo; 2 - dim. d
passero; 3 - fig., bambino; 4 organo sess
dei bambini.
passua: sf., scorpacciata; fig., dose di botte
passuo: agg., satollo.
pastafrola: epit., persona non tutta d'un pezzo
soprannome.
pasto: s.m. come l' it.; fig., gran quantità.
pastora: sj., come l'it.; fig., donna bene ir
carne.
pastròcio: s.m., 1 - pasticcio; 2 - sgorbio.
patacon: sj.,macchia di unto sul vestito.
pataresca: agg., tipo di uva; fig., persom
rozza,villana, bisbetica.
patelon: v. "baielon".
pati (no dàrsela a): locuz., non rassegnarsi.
paton: s.m., sberla data sulla faccia, in part
sui "làvari" (v.).
Patronato: s.m., luogo dove i ragazzi passavano la maggior parte del loro tempo libere
giocando e imparando il catechismo; nel periodo "d'oro", i cappellani facevano il gire
del Borgo per raccogliere i "renitenti"; allo
fine della giornata c'era un filone di "maro·
ca" per tutti.
pàussa: sj., generalmente al plur., botte.
pavéja: sf., libellula; g., carta da mille.
pavero: v. "paero".
peche (fare): locuz., scappare ("peca", sj. :::
orma).
pecolo: s.m., picciolo; fig., pene.
pedala!: v.v., vattene!
pégola: sj., pece; fig., sfortuna.
péja: - péjo: s.f. e m., cipiglio.
pelacuchi: epit., furbacchione.
pelada: sf., calcio; più usato l'acc.vo "peladon".
pelagra: sj., come l'il., "pellagra"; epit., persona pigra, svogliata.
pelami l'a: epit., fannullone, pelandrone.
pelegrin - pelegrin de Maròstega: epit., avaro,
tirchio.
Pelegrineli: Pellegrinelli, commissario di Polizia molto noto al Portello, ove si recava
spesso con interessi ovviamente non turistiCI.
Pèlico: v. "Silvio Pellico".
pelo de bò (un): lacuz., un'inezia.
pelo mato: s.m., peluria.
peluchi: s.m.p., peli, sfilacci.
pelustrato - pilustrato: agg., persona soggetta a perlustrazione oppure chiamata sotto le
armi per un lustro; epit.,persona vestita male,
scalcinata.
pena da lapi: s.j., matita, lapis.
pénola: s.j., bietta, cuneo; fig., 1 - punta di formaggio; 2 - naso lungo.
penoti (de oca): s.m.p., bordoni.
Peocéto: s.m., spiaggia dei padovani che non
potevano permettersi la "Rari" (v.); un tempo
anche "colonia" del Comune.
peòcia - peocioso: epit., avaro, spilorcio.
peociara: s.j., allevamento di mitili;fig., testa
(nel senso di allevamento di ... pidocchi).
peocin: agg., 1 - avaro; 2 - ostinato.
peòcio: s.m., 1 - pidocchio; 2 - cozza, mitilo.
peocioso: v. "peòcia".
peòta: v. "cassa peota".
pepè: s.j.p., scarpe (linguaggio infantile).
pèpola: s.j., gallina nana; fig., donna piccola
che sgambetta in continuazione.
pèrdare mussa e anca sinquanta lire: lacuz.,
perdere tutto, anche il capitale iniziale.
pèrdarse co gninìe: lacuz., affogare in un bicchiere d'acqua.
pèrdarse via: lacuz., appisolarsi, passare il
tempo.
pereta - pereto (dela luce): s.m., interruttore
posto in mezzo al letto matrimoniale.
Perin (don): Don Luigi Perin, "mitico" sacer-
dote della parrocchia, di un altruismo e una
disponibilità eccezionali; resse a lungo il
"Rifugio" (v.).
pèrtega!: v.v., vattene! ("pertegare", verba ::;:
camminare in fretta, fuggire).
pescadore: s.m., rivenditore di pesce.
pèsse: sj.p., 1 - assorbenti igienici; 2 -lenzuola nella lacuz., "soto le pèsse": a letto.
pésto: s.m., come l'il.; fig., fracco di botte.
peston: s.m., acciaccata, pestata.
pèta!: v.v., aspetta!
péta (el se lo)! lacuz., se lo tenga!
petabrose: sf., ranuncolo.
petaisso: agg., attaccaticcio.
petare: verbo, attaccare, contagiare.
petelo: s.m., sostanza grassa che si deposita
sul collo delle camicie o delle giacche; epit.,
persona particolarmente sporca.
petenada: s.j., ravviata ai capelli;fig., rimprovero; dose di botte ("petenare", verbo =
pettinare; fig., picchiare).
petenela: sj., pettine fitto; epit., persona asfissiante; al plur. "petenele", soldi (g.).
péto: s.m., 1 - come l'it.; 2 - gioco non più in
voga che si faceva battendo el "péto" (moneta
grande o tondino metallico) su altre monete
piccole.
pétola: sj., cacca di capra; fig., sbornia; epit.,
bambino piccolo e petulante.
pétole (restare nele): lacuz., restare nei guai.
petorali (caldi): sj.p., l -pere cotte zuccherate che venivano vendute per le strade in
apposite caldaie in rame; 2 - richiamo del
venditore di "petorali".
Petron: Walter (Lalo), noto calciatore, ricordato nella zona da un campo sportivo e da
una lapide che celebra 1'''AMMIRATO
ATLETA D'ANIMO ELETTO / TRA VOLTO DAL TURBINE DI GUERRA / 25-81918//21-3-1945" (perla cronaca, fu ucciso
durante un'incursione aerea del famigerato
"Pippo").
petufada: sf., dose di scapaccioni.
43
pichela:
si.,
g., altro nome della "palanca
(v.).
Walter (Lalo) Petron.
petufare: verbo, scapaccionare.
pévare: s.m., pepe.
pevarin: agg., pepato; s.m., dolce a base di
pepe; fig., persona che si "inalbon~" (v.).
pevaron: s.m., peperone; fig., naso grosso.
piàdena: s.j., conca per condire la pastasciutta;
fig., dose abbondante di pastasciutta.
piàgolo - piàvolo: s.m., f,mtoccio, pagliaccio.
Piante: soprann., persona dai piedi grandi.
piànzare el morto: locuz., lamentare falsa miseria (la locuz. è completa con l'aggiunta di:
"par busarare el vivo").
in greco (gnanca se te): locuz.: "è
inutile che tu insista".
pianzoto: epit., piagnucolone.
piàtola: si., piattola; epit., persona lenta nell'agire, lamentosa.
piava - piaveta: s.j., forma di pane.
piàvolo: V. "piàgolo".
picare: verbo, impiccare, appendere.
44
pìcolo (da): V. "bisogni".
picolon (de): locuz., penzoloni.
pidela: s.j., piccola acquasantiera che si ap
pendeva sopra il "bufeto" (v.) e che s
riempiva di acqua santa una volta all'anni
quando il sagrestano passava a distribuirl
per le case.
pien: agg., pieno; con l'aggiunta di un com
plemento di specificazione può produrre un
vasta serie di epiteti; per es. "p. de caca'
borioso; "p. de denti", dalla dentatura ca
vallina; "p. de jeja", affetto da malattia ve
nerea; "p. de morbin", voglioso; "p. de se
sto", educato; ecc.
pierama: si., pietra posta sul Ponte Portell,
nella quale si ricorda in latino ("Ex autori
tate ... ", ecc.) il rifacimento in pietra dell,
stesso avvenuto nel 1784.
pieta: s.j., rimboccatura del lenzuolo.
pignata: s.j., pentola; fig., sberla sulla testa
pila: s.j., come in it.; in g., denaro.
pilustrato: V. "pelustrato".
pimpinela: epit., uomo dappoco.
pìndolo: s.m., lippa, gioco conosciuto a
Portello col nome di "tinghe" (v.).
pioco: agg., malazzato.
piomba: s.f., sbornia.
piomba de sono: sj., sonno profondo.
s.m., paura.
pirolech: s.m., grosso filo di ferro appuntitI
che si piantava facendolo piroettare.
piroloto: s.m., 1 - ghiacciolo; 2 - colaticci d
candela; al plur., fig., moccio.
pischerla: si., g., fidanzata, ragazza.
pissacani: s.m.p., dente di leone, tarassaco
pianta commestibile il cui nome promette UJ
esito diuretico.
pissare fora dal bocaleto: locuz., uscire da
seminato.
pissin (scaldarse cl): locuz., arrabbiars
("pissin", s.m., == orina dei bambini).
:1
O
a
a
o
pissota: epit., ragazzina, scherzo
piste!: s.m.p., piedi.
pisto: s.m., g., prete.
pita: s.f., tacchina;fig., 1 - gobba; 2 - sbornia.
pitantoll ('Ildare de): locuz., andare a zonzo.
Pltarari: zona del Portello (odierna via Tiepolo) nella quale si facevano "pitari" (=vasi).
pitona: acc.va di "plta", sbornia.
pivia (che te veglla la)!: intero che si rivolge
a chi parla troppo ("pivia", s!. ::::: pipita,
malattia delle galline).
poareto (del sabo): s.m., accattone, mendicante che aveva le "poste" e i giorni fissi.
pòcio ('Ildar fora da che!): lacuz., terminare
un lavoro noioso ("podo", s.m. ::: intingolo,
fango; fig., lavoro da poco o poco chiaro).
poejare: verba, dormire.
poéjo ('ndar a): lacuz., andare a dormire.
pofarbin: s.m., alterigia, sussiego.
polegana: s!., diplomazia, flemma; epit., soppiattone.
Poleni: via, Giovanni Poleni (1683-1761), architetto, idraulico ed archeologo. A lui è
stata dedicata una statua in Prato della Valle.
Polentilla: soprann., biondino.
pomela: s.f., bacca.
pomoleti (rossi): s.f.p., guance, zigomi (rubicondi).
pompa: s!., fontana pubbica: per molto tempo
costituÌ per gli abitanti del Borgo l'unica
fonte di approvvigionamento idrico.
pOllaro: s.m., pollaio; fig., letto.
ponga (farse la): lacuz., arricchire ("ponga",
s.f., :::: gozzo).
Ponte: una volta era in legno; quello attuale in
pietra è stato costruito nel 1784, come ricor-
o
.l
)
11
.l
Porta Portello.
45
da la "pierama" (v.).
pontesso: epit., persona un po' fuori del
comune.
pontignare - spontignare: verbo, cucire malamente.
ponto (molarghe un): locuz., esere meno intransigenti ("ponto", s.m. = punto).
popà: s.m., padre.
popi ('ndare): locuz., andare a spasso (ting.
infantile ).
porchesare: verbo, bestemmiare.
porco: s.m., come l'it.; fig., bestemmia.
pòro zope (o "giopo", "zopo"): epit., poveraccio ("Zope", n.p. = corruzione di Giobbe).
porporin: s.m., miscuglio (deformazione del
frane. "pot-pouni").
porporina: sf., l - come l'it.; 2 - polvere fi-
La processione dell'Immacolata davanti ai Paolotti.
46
nissima che si trova sulle ali delle farfalle.
porsèla: sf., l - femmina del maiale; 2 - soprabito leggero.
Porta Porteo: fu fatta costruire da Marco Antonio Loredan ed è attribuita a Guglielmo
Grizi detto "il Bergamasco" (1518): è chiamata anche "Porta Ognissanti".
portada: .l'f., battuta di spirito.
portapégola: epit., iettatore.
portela: sf., portello, porticina.
portelata: .l'f., tuffo caratteristico; i più spericolati lo facevano lanciandosi dalI "'angelo"
del sacello.
Porteto - Porteo: via (già Borgo) Portello,
"era sino al principio dell 'Ottocento il sito
più animato di Padova, perché per esso
passavano quanti da questa città, o per acqua
o per tena, andavano a Venezia": cosÌ le
vecchie "Guide".
posta: sj., 1 - come l' it.; cliente fisso (v. alla
voce "poareto").
potadare - spotadare: verba, 1 - imbrattare;
2 - lavori echi are.
potàdo - spotàdo: s.m., 1 - bruscolo (nell'occhio); 2 - intruglio, pasticcio; 3 - lavoro di
poco conto.
presa - preseta: si., pizzico di tabacco da
fiuto.
pressa (più presto che in): lacuz., molto in
fretta ("pressa", sj. = fretta).
procession: sj., cerimonia religiosa durante la
quale, il giorno del Corpus Domini, la statua
della Madonna veniva portata per le vie del
centro cittadino; con l'istituzione della Parrocchia dell'Immacolata, la p. si fece 1'8 dicembre al Portello; ora non si fa più, ma
molti vorrebbero fosse ripristinata.
pua: sj., bambola; g., polizia.
puina: sj., ricotta; pellicina che si forma sul
latte quanto si raffredda.
pulito: avv., bene, fatto bene.
pùpola: sj., polpaccio.
come "quadrato"
Quàcio - quàcio: lacuz., mogio - mogio; alla
chetichella, di soppiatto.
quadrato: s.m., il complesso delle case "operaie" realizzate negli anni Dieci tra le vie
Loredan e Marzolo.
Le case operaie, dette anche "quadrato".
quale (no èssare par la): lacuz., non essere
come si vorrebbe.
quarelo: s.m., mattone; v. la voce "muro".
quatro: agg. numerale, quattro; viene usato in
molte lacuz., quasi sempre per esprimere
"quantità": "q. falive": un po" di neve; "q.
47
gati": poche persone; "q. giosse": un po' di
pioggia; "q. od": persona con occhiali; "q.
pelegate": pelle floscia; "q. peli": barba
rada; "q. pénoti": (pochi) capelli; "q. punti": rammendo; "q. risi": minestra scadente;
"q. scaraboci": scritto illegibile, ricetta
medica; "q. stissi": focherello; "q. sìrasse":
guardaroba, ecc.
quela (no stare in te): locuz., non badarci, non
pensarci.
quinci (mata): epit., ragazza stravagante, con
un pizzico di follia.
48
come "rache"
RabaUon (b6jare de): iocuz., bollire fino
traboccare ("rabalton", s.m. ::::: capitombo
lo).
:rabégolo - rebégolo: s.m., ruzzo, irrequietezzé
epit., ragazzo che non sta mai fermo.
ràbia ('vere): iocuz., invidiare.
rache - rachete ('vere le): locuz., essere affet
da rachitismo; per evitare questa malatti,
agli scolari delle famiglie che avevano
"carlelon dei poveri" (v.) veniva dato l'oli
di fegato di merluzzo.
Rachele: noto personaggio, "Sindaco" del Po
tello.
:ràcola: sj., l - raganella; 2 voce forte, pien
di catarro, di fumatore al risveglio.
racoleta: sj., raganella.
ràdego: s.m., contrasto, lite.
radegoso: epit., litigioso.
Ramassini: Bernardino Ramazzini (163:
1714), fondatore della "Medicina del Lav'
ro", dimorò al Portello ed è ricordato cc
una lapide nel muro esterno della chie:
sconsacrata di S. Francesco di Sales (g
"della Beata Elena") ove fu sepolto.
:ramena:re: verbo, dimenare, rimestare.
:ramengo - :remengo: s.m. ramingo, vagabo
do, straccione, pelandrone e sin.
ramengo tuo (va'!): inter., forse la più diff
sa,
dopo la classica che coinvolge la "man
ma-dre: va' in malora!
rameschi - :remeschi (va'!): lo stesso che "r
mengo tuo" Cv. voce precedente).
rancura:re: verbo, aver cura, raccogliere.
rangiada: s.m., rassettamento; fig., "buon
lezione, rimprovero.
a
l;
ti
l,
il
o
[-
a
3J-
m
sa
ià
nu-
.." ,
'a-
Bernardino Ramazzini.
rangiare: verbo, arrangiare; fig., rubare.
ranseghin - rasteghin: s.m., pizzicore, prurito
alla gola.
ransignarse: verbo, rannicchiarsi.
rapetarse - repetarse: verbo, riprendersi dopo
una malattia o una perdita al gioco.
Rari: "Rari Nantes Patavium", stabilimento
balneare della vecchia Padova: con 20 lire,
i "soci" andavano in barca per un' ora.
rasenìada - resentada: st., sciacquata; fig.,
dose di botte.
rassa: st., razza, stirpe, genia.
rassa (bastardare la): loeuz., essere completamente differenti dai genitori.
rassada: s t., raschiatura; fig., dose di botte.
rassare: verbo, raschiare
rassaura: st., minestra che rimaneva attaccata al fondo della pentola: ormai scomparsa
dopo l'introduzione delle pentole moderne.
rasso mi!: V.V., formula con la quale ci si prenotava per raschiare il fondo della pentola
(v. voce precedente).
rasteghin: v. "ranseghin".
rata (de bote): sf., dose di botte; più usato
l'aec.vo "raton".
ratatuia: sf., oggetto senza valore.
rebégolo: v. "rabégolo".
réce spanie: v. "spanie".
récia: s.f, orecchio; J' orecchio grande o a ventola si diceva "récia sportelà", perché l' ace.vo "recion", si riferisce ad altro.
regina: v. "Taitù".
religion (no ghe xe più)!: locuz.: gran brutti
tempi!
rema: inverso di "mare" (v.).
remengo: V. "ramengo".
remeschi: V. "rameschi".
renga: st., aringa, "piccolo pesce del Mar del
Nord,che si mangia salato o affumicato": i
Portellati ne erano particolarmente (e obbligatoriamente) ghiotti; fig., pugno, schiaffo.
repessada: sf., ripassata; fig., dose di botte.
repetarse: V. "rapetarse".
resentada: V. "rasentada".
riba: st., g., polenta.
ridarola ('ver la): loeuz., ridere a lungo per
un nonnulla.
ridolini: epit., persona che ride sempre (Ridolini era il nome italiano del comico del muto
Larry Semon) .
rifugio: il "Rifugio per Minorenni" fu fondato
nel 1919 da Filomena Fornasari (1859-1936)
"per l'educazione di piccoli diseredati della
prima Guerra Mondiale" e poi aperto a
chiunque ne avesse bisogno. Si trovava in
via Gradenigo e fu retto a lungo da Don
Luigi Perin.
49
rimétare: verbo, rigettare.
rimonta: sj., cotenna di maiale.
rispondon: epit., ragazzo che ribatte prontamente ad ogni osservazione.
Roche - Rode: soprann., persona dalle gambe
storte.
rocheo: s.m., rocchetto; fig., mezzo di trasporto scassato; persona sgraziata.
rocheton (èssare de): locuz., essere malmesso fisicamente ("rocheton", s.m., fig. = bicicletta (ora auto) vecchia, scassata).
roda (dei esposti): sj., "la ruota" raccoglieva
i neonati illegittimi, affidati all 'Istituto degli
"Esposti" mantenendone l'anonimato; cessò
nel secolo scorso, come ricorda una lapide
affissa nel 1989: " QUI (in fianco alla Chiesa
degli Ognissanti) CESSÒ NEL 1888 / LA
CARITATEVOLE / OPERA / DELLA
RUOTA DEGLI ESPOSTI/PER NEONATI".
rode: sj.p., gambe storte.
rodolada: sj., fig., dose di botte, malmenio.
rodolon: s.m., capitombolo.
rogna: sj., l - come 1'it.; 2 - sporcizia della
pelle (sorella della "tegna").
50
rompibale: epit., seccatore.
rompitole: epit., meno drastico del precedente: seccatore.
ronchisare: verbo, russare.
ronchison: epU., persona che "ronchisa" (v.).
rovijare: verbo, l - avvolgere; 2 - complicare pensieri ed azioni.
rufa: sj., sporco della pelle; v. anche "rogna".
rùgoli: sf., g., bicicletta.
rumare: verbo, frugacchiare, frugare.
rumegare: verbo, ruminare; fig., azione del
cibo che non vuole essere digerito; anche:
frugare, rimestare, ruminare, ecc. come "rumare" (v.).
rusolin: s.m., freddo pungente.
rusolo: s.m.; orzaiolo; si diceva che sorgesse
se ... si guardavano le donne nude.
ruspa ('ndare de): locuz., raccogliere le cose
(nelle tasche) degli altri.
russa ('ndare de): locuz., scroccare, vivere
alle spalle altrui.
russare - russarse: verbo, l - come l' it., 2 strofinare; nella forma riflessiva,fig., ruffianarsl.
russon: epit., scroccone.
come "Sabadini"
Sabadini: Monsignor Adolfo Sabbadini (18651938), fu il fondatore del Patronato Immacolata; rimase nella Parrocchia per 46 anni.
Nella sala del cinema "Italia", sotto il busto
che lo ricorda, c'è questa lapide "L'IMMAGINE PATERNA/ DI / MONS. ADOLFO
CAV. SABBADINI / GLI ALLIEVI DI
QUESTO PATRONATO / DA LUI FONDATO NEL 1907 / VOLLERO RICONOSCENTI QUI SCOLPITA / A RICORDO
Monsignor Sabbadini, il fondatore del Patronato.
DEL BENE FATTO AI GIOVANI / A LORO
GUIDA PERENNE / NELLA CONQUISTA
DEL VERO".
Sabadini ('ndare da): lacuz., morire; dal nome
del Custode del Camposanto, da non confondersi col precedente.
sabion: s.m., sabbia grossa che si prelevava
dai depositi di cui alla voce seguente: era il
detersivo con cui le nostre mamme, aiutandosi con il noto "òio de gomio", rendevano
lucide le pentole.
sabioni: mucchi di sabbia depositata dai barconi presso la "marcsana" del Lungargine
del Piovego, avvincente luogo di giochi.
sacagnada: s.f., fracco di botte.
sacheta: s.f., vecchia cartella di scuola, oggi
sostituita da zainetti variamente colorati.
sachetarc: verbo, malmenare, scuotere.
sacheto: s.m., l - sacchetto; 2 - mutande dei
bambini, ant.
sacheton: s.m., malmenio, dose di botte.
sacranon: 1 - interiez. occultativa di "sacramento"; 2 - agg., donnone, marcantonio.
sacrificare: verbo, come l'it.; g., rubare ("vago,
che se no i me sacrifica la bicicleta").
Sacro Cuore: Istituto privato, noto nella zona
come "le Dame". Fu fondato nel 1800, nel
1852 acquistò e poi restaurò la chiesa degli
"Orfani" (v.). Ora Liceo Linguistico.
saeno - sedano: s.m., sedano, usato soprattutto nell'espressione "gambe de s.".
Sagin: l'onorevole Mario Saggino Nel dopoguerra, contare tra gli "onorevoli" un portellato era una cosa molto "onorevole" e utile.
Amò il Portello e aveva in animo di realizzare un libro che ne raccontasse la storia.
salà che sbrega: agg., molto salato.
salame (in barca): epit., ormai sostituito da
altri molto più durt
salgaro: s.m., salice; epit., persona l'azza.
saltarin: epit., persona che si riscalda ancor
più del "pevarin" (v.).
samoca: s.f., scarpaccia; epit.,) - strascicone;
51
2 - giocatore di calcio piuttosto scarso.
sampagnin: epit., ubriacone.
San Massimo: via, fome una delle più "contese", divisa com' è tra quattro parrocchie
(Ognissanti, Immacolata, Santa Sofia e San
Camillo); nella chiesa omonima è sepolto
Morgagni (v.) e vi sono pregevoli opere del
Tiepolo.
San Roco: festività "soppressa" dalla società
dei consumi. Una volta il 16 agosto al
Portello c'era la "sagra" con le bancarelle
che vendevano il "franfriche" e si faceva la
cuccagna sull' acqua.
Sanarola: quartiere Savonarola.
sancanaro - sanco: agg., mancino.
sangueta: sj., sanguisuga; epit., strozzino;
anche persona appiccicaticcia, esosa, noiosa.
Santa Maria Iconia: via, così si chiamava una
volta via Belzoni per una chiesa ivi esistente
detta anche "S. Maria del Tempio" in quanto
appartenente all'ordine dei "Templari" (v.);
la chiesa passò in seguito all'ordine di Mal ta
e fu demolita nel secolo scorso per lasciare
posto all'attuale "Immacolata" (v.).
Santana: casa di ricovero (dal nome del convento di Sant'Anna, ora sede dell'Istituto
La chiesa di S. Maria Iconia, già dei "Templari",
ora scomparsa.
52
"Belzoni"); epit. attribuito facilmente 3
persoi1e di una certa età.
santificetu: epit., "santificetur" (lat.), bigotto
Santufemia: via Santa Eufemia; ha preso il
nome da una chiesa medievale ora scompar·
sa, popolarmente conosciuta col nome d
"Santa Fòmia"; parte della via appartien\
alla Parrocchia di S. Sofia; vi nacque Andre,
Gloria.
sapa: s.f., zappa (arnese di lavoro sconosciu
to al Portello); gioco consistente nell' indo
vinare se una figurina coperta dalla mano er;
dritta o rovescia: chi indovinava vinceva 1;
figurina, chi non indovinava perdeva la sua
sapada: sj., colpo di zappa; fig., acciaccatu
ra.
sapapian: epit., persona lenta; soprannome.
sapienton del porco Giuda: epit., seccator
saccente.
saraca: sj., aringa, sardina; fig., bestemmi,
sarafo: s.m., persona che fa da palo, da spali
ad un imbroglione.
saramento (de st6mego): s.m., costipazioni
sarare: verbo, chiudere.
saruche: s.f.p., mani grandi.
sarvelo: s.m., cervello; fig., testa.
sassinafaméje: epit., mascalzone.
sasti: inverso di "stissa" (v.).
sata (averghe): loc., essere bravi nel propr
lavoro ("saia", sj. = zampa).
savariare - savariarse: verbo, farneticare, v
neggiare, confondersi; "no starte savari
re!": non preoccupati, non darti tanto (
fare!
savata: sj., ciabatta.
savaton: epit., persona che fa le cose mal<
sbabassare - sbarbassare: verbo, mangia
abbondantemente.
sbafarà: V. "desbafarà".
sbàio (in): locuz., (balcone o porta) socchi
so.
sbalà: epit., persona che non ragiona mo
correttamente ("sbalà", agg. = spallato).
sbalare: verbo, spanare; cessare, smettere (di
piovere); fallire.
sbalare l'òcio: loeuz., morire.
sbandi!: inter., alt!, si fermi il gioco.
sbarbassare: v. "sbabassare".
sbari col carburo: v. "carburo".
sbaro (fare un): loeuz., andare a sbattere con
la macchina ("sbaro", s.m. :::: sparo).
sbarossare: verbo, sfiancare.
sbasio: agg., pallido, v. "siera da fasoleti"
(v.).
l
a
l.
e
l.
a
lO
aa:la
,re
u-
lto
sbàtare: verbo, farsi sentire (della fame); 2 (farsi) fottere.
sbàtola: v. "bàtola".
sbatuo - sbatueìo: agg., palliduccio.
sbecà: agg., sbeccucciato ("sbecare", verbo:::
sbreccare ).
sberegare: verbo, gridare, rimproverare.
sberloto: s.m., sonoro ceffone.
sbèssola - sbessolon: sj., e m., mento prominente.
sbètega: epit, bisbetica, ficcanaso.
sbianso (de): loeuz., di sfuggita ("sbianso",
s.m. :::: spruzzo; fig., attimo).
sbianso de mato: loeuz., leggera dose di pensiero e/o comportamento divergente.
sbiro: s.m., sbirro; epit., ragazzo vivace.
sbisigolare: verbo, brulicare, formicolare.
sbocalon: v. "bocalon".
sbochesare: verbo, boccheggiare.
sbolognare: verbo, mandare via (come "inirosan~"), appioppare, rifilare.
sbolsegare - sbossegare: verbo, tossicchiare.
sbombolare: verbo, ridurre amaI partito, sconquassare.
sboraura: si, eiaculazione; epit., persona di
debole costituzione fisica.
sborfire - smorfire: verbo, mangiare.
sbossegare: v. "sbolsegare".
sbragagnare: v. "bragagnare".
sbraghesson - ona: v. "braghesson - ona".
sbregamandati: epit., lazzarone, persona poco
raccomandabile ("sbregare", verbo:::: lace-
rare, rompere).
sbrindolon (de): loe., a zonzo ("sbrindolol1l",
epit. :::: bighellone).
sbrissare: verbo, cadere, scivolare; particolarmente nel senso fig. di "cadere" della donna.
sbrisso (parlare col): loeuz., parlare in modo
affettato ("sbrisso", s.m. := scivolo).
sbroàcio: s.m., minestra molto scadente, quasi
rigovernatura di piatti ..
sbrodegare: verbo, pasticciare.
sbrodegon: epit., pasticcione, sudicione.
sburatada: v. "buratada".
sburatare: verbo, scuotere, setacciare;fig., riempire di botte.
scàbio: s.m., vino.
scabiosso - sgabiosso: sf., baracca, guardiola: nel caso specifico, la "cassa" del cinema
del Patronato, che sotto le spinte della gente
che voleva accaparrarsi un biglietto, oscillava di qua e di là (e il"cassiere" con essa) a
seconda del prevalere delle "correnti".
scagoto: s.m., diarrea.
scaiasso: S.m., g., tabacco.
scàja: sf. 1 - scaglia, squama; 2 - sasso piatto,
usato nel gioco del "pare-mare-fiolo" (v.);
epit., donnaccia.
scalandrona: epit., donna alta.
scalciumela - scanciumela: epit., persona piccola.
scaldarisi: epit., persona che va in bestia facilmente.
scalinada: sj., scalinata ai piedi del Ponte riportata alla luce, dopo essere rimasta a lungo interrata, dagli "Amissi del Piovego"; vi
attraccava il "burchielo" (v.).
scalorio - scalorivo - scaurio: s.m., guizzo
nell' acqua.
scalumada: v. "calumada".
scalumare: v. "calumare".
scamofioso: epit., smorfioso, schizzinoso.
scampare: verbo, scappare; fig., essere colti
da un improvviso bisogno corporale.
scampon (de): locuz., di fretta, di sfuggita.
53
La scalinata ripresa in una vecchia "Festa dell'acqua".
scamufare: v. "camufare".
scanarelo: s.m., tutolo.
scancelare da l'elenco: locuz., rompere i rapporti con qc., non considerarlo più amico.
scanciumela: v. "scalciumela".
scantonare: verbo, deviare.
scapadela: sj., testa calva; epit., persona calva
o sulla strada di diventarlo.
scàparo: s.m., sputo con qualcosa dentro
(quello semplice si chiama "spuàcio", v.).
scarabisso - scarabòcio: s.m., scaraboc-chio;
fig., persona fisicamente non perfetta.
scarcaiada (scarcàio) - sgargaiada (sgargàio): sj., o m., sputo del tipo "scàparo" (v.)
che viene dal profondo; scaracchio.
scàrdola: sj., specie di pesce come in it.;
epit., persona esile, di piccola statura.
scargare: v. "descargare".
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scarpe che ride: locuz., scarpe la cui suola si
è staccata.
scarpia: sj., ragnatela; fig., ragazzo esile.
scarpie (nei oci, nel sarvelo): locuzioni, rispettivamente: traveggole, momenti di amnesia o di farneticamento.
scarsela: sj., tasca il cui corredo indispensabile è qui citato passim ("citrus", "figuri.
ne", "balete", "cortelin", ecc.) ma l'elencc
è incompleto; il tutto era tenuto fermo dc
una pezza di colore indefinibile che eufemi·
sticamente andava sotto il nome di "fasso
leto".
scartosso: s.m., cartoccio; epit., non abile a
servizio militare.
scataron: s.m., torsolo; fig., pugno.
scaurio: v. "scalorio - scalorivo".
scavejara: sj., capigliatura disordinata.
scavejon: epit., capellone.
schechè: epit., balbuziente.
scheo: s.m., soldo (generalmente alplur.);jig.,
bambino piccolo.
schincapene: epit., scribacchino.
schincare: verbo, spuntare il pennino.
schincarola - schivarola: sj., schivata e fuga
dal pericolo di buscarle.
schissa: sj., naso camuso.
schito: s.m., sterco di gallina; epit., bambino
piccolo.
schivarola: v. "schincarola".
s-ciafesare: verbo, schiaffeggiare.
s-dafeta: sj., gioco bello ed interessante finché
i concorrenti erano onesti o non si intromettevano i "grandi" ("s-ciafa", "s-ciafon",
sf., e m. = schiaffo, sberla di intensità
diverse).
s-cianta ('na): avv., un po'; epit., bambino che
cresce poco.
s-ciantisi (fare i): locuz., fornire una prestazione eccezionale ("s-ciantiso", s.m. :::: scintilla).
... (e) s-ciao!: inter., e che vada come vuole andare e sim.
s-ciapo: s.m., gruppo.
s-ciararola: sj., 1 - schiarita dopo la pioggia;
2 - calo del numero dei capelli o dei soldi
nel taccuino.
s-ciochesare: verbo, scoppiettare.
s-cioco (neia schina): s.m., colpo della strega
(s-cioco, s.m. :::: schiocco, scoppio).
s-ciona: sf., anello da tende; orecchino a
forma di anello; 2 - sbornia; 3 - fandonia; 4
.. fig., donnaccia e anche organo sessuale
femm.le. (triv.).
s-cioso: s.m., chiocciola.
scoagnaro - scuagnaro: epit., l'ultimo nato in
una famiglia numerosa.
scoassara: sf., pattumiera; fig., grande quantità.
scòcia: sj., cercone; fig., vino (ma anche
brodo, caffè, ecc.) annacquato, cattivo.
scoèrzare: verbo, scoperchiare, scoprire.
scoèrzare i altarini: locuz., svelare un segreto.
scominsiare - scomissiare - scumissiare: verbo, cominciare.
scomìnsio: s.m., inizio.
scompiata: v. "compiata".
scondare - sconto: verbo, e pp., nascondere
- nascosto.
scondarola: sj., l - sotterfugio; 2 - nascondino (gioco, chiamato anche "cuco"); 3 abitudine di nascondere gli oggetti.
scondon (de): locuz., di nascosto.
scopeloto - scòpola: s.m. e f, scappellotto;
fig., danno sensibile.
scoresa: sf., pernacchia.
scoriare: verbo, scrollare.
scorlare el peraro: locuz., saggiare il terreno,
fare un tentativo.
scorlon: s.m., l - scuotimento, scossa; 2
paura improvvisa.
scorlon (de): !ocuz., a mani vuote; comportamento tipico di invitati che non portano
alcun regalo .
scresenda: s./., scheggia di legno.
scresenda (òcio ala)!: inter., si dice, scherz.,
quando qualcuno si gratta la testa.
scroa (figura): locuz., mascalzone, figura porca; se rivolto ai bambini, quasi sempre scherzo
("scroa", sj. == scrofa).
scrocanare: V. "crocanare".
scuela (cave i tajà co la): locuz., taglio di
capelli fatto in casa con la forbice, seguendo
con precisione la circonferenza di una" scuela" (= sj., scodella) .
scueloto (<larghe la paca al): locuz., appropriarsi parte dei soldi della "cassa", che non
era un moderno registratore ma, in pratica,
uno "scueloto", cioè una ciotola.
scùfia: s.f., 1 - cuffia; 2 - fig., sbornia.
scufione: epit., suore delle "cucine economiche" dette così per il copricapo che portavano, simile ad una "scùfia" (v.).
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scufiotare: verba, di~:tribuire "scufioti".
scufioio: s.m., scappellotto, scapaccione, cioè
"colpo dato nella parte posteriore del capo
con la mano aperta", forse un po' più forte
dello "scòpeloìo".
sculassada: sf., sculacciata; fig., perdita al
gioco; grave sventura.
scumissiare: v. "scominsiare".
scùria (fiol de 'na)!: intero rivolta ai bambini
vivaci ("scuria", s.j. :::: frusta; qui, probabilmente, accult. di "scroà", V., nel senso di
"donnaccia").
sderenà: V. "derenà".
se go magnà mi?: iacuz., che si usava quando
non si era capita una domanda (come "an?",
v.).
secarola: sf., grillo-talpa; epit., persona magra.
seciaro: s.m., lavello; epit., persona che ingurgita di tutto.
sèdano: V. "gambe".
sega (mesa): epit., persona di costituzione
fisica molto modesta ("sega", s.j. == come
l'it.; fig., masturbazione maschile).
segete: sf.p., panchine in pietra di via Loredan.
segnarse: verba, farsi il segno della croce;
fig., prendersene dove ce n'è.
segnati (fàrghene de tuti i): lacuz., farne di
tutti i colori ("segnato", s.m. == qualità).
sego n (tirare el): lacuz., ansimare.
séja: s.j., ciglio.
sélega: s.j., passera, passero; epit., persona
mingherlina.
selegaro: s.m., passeraio; fig., cicaleccio.
selegati (cavare i): lacuz., far "pàndare" (v.)
seme: sf.p., semi di zucca abbrustoliti e salati
che si compravano alle porte delle osterie;
ora sono in vendita anche al supermercato.
semenseta: sf., piccolo chiodo usato dai calzolai.
semolà - semolèo: 1 - lacuz., lett. "siamo lì",
così e così, non cambia niente; 2 - gioco di
parole con "semolèo", s.m. = crusca, usato
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come accult. di "scemo".
sémpio: epit., stupido e sim.
sensa dire né ai né bai: lacuz., senza frappl
re indugi.
sensa ('ndare ala): iacuz., dimenticare tut
essere rimbabiti ("Sensa", s.j. :::: festa d
l'Ascensione).
senso (fare): lacuz., creare disagio, fare
brezzo.
sentarse: verba, 1 - sedersi; 2 - cedere len
mente.
sentimenti: s.mp., testa in alcune lacuz., co
"ciapare 'na bota sui s.".
sentimenti (èssare in): lacuz., essere nel pie
possesso delle facoltà mentali.
sento: agg., cento.
sento ('ndare a): lacuz., 1 - correre forte;
consumare molto, funzionare bene.
senton (in): lacuz., a sedere sul letto.
seola - siola: sf., cipolla; fig., orologio.
sepa: s.j., seppia; epit., persona molto spor
sercanton ('ndare de): lacuz., girare ser
meta ("sercanton", s.m. == ambulante, acc
tane).
sércio: s.m., cerchio, giocattolo fatto in c:
con un cerchione di bicicletta e un "fin
fero" (v.) fatto a forcella per spingerlo.
sèssola: s.j., gottazza, votazza.
sessolon: V. "sossoloo".
sesti (far) da mato: lacuz., dare in escanl
scenze ("sèsto", s.m. == gesto; garbo, grazi
sestio: s.m., grazia, modo di comportarsi mc
compito (dim. di "sèsto", V. voce precedi
te).
sésto (tore pa'l): lacuz., prendere in giro ("
sto", s.m. :::: cesta, cesto; fig., sedere).
Setecai: saprann., persona dai piedi callo:
seteculate: epit., persona dal sedere gross
Setesarvei: sapranno dovuto alla conforI
zione della testa (o all'intelligenza note'
le).
, sfantare: V. "desfantare".
sfesa: sf., fessura.
Dr-
to,
el-
ntame
:no
2-
ca.
lza
atlsa
de
::lea).
,lto
~n-
séSI.
o.
navo-
sfesare: verbo, andarsene senza farsi notare.
srilosa: v. "rilosa".
sfrison (de): locuz., di striscio.
sfrognare: verbo, frugare, rovistare.
sfrogni: s.m.p., giocattoli o altre cose da poco;
oggetti di antiquariato (scherz.).
sfroso (de): locuz., di nascosto, di contrabbando ("sfroso", s.m. == frodo).
sfuregare: v. "furegare".
sgabiosso: v. "scabiosso".
sgàlmara: epit., giocatore di calcio molto
scarso (la "sgàlmara" era un tipo di scarpa
economica, chiamata anche in altri modi,
usata in tutto il Veneto; aveva la tomaia in
pelle e la suola di legno ed era molto rumorosa; per ovviare a questo inconveniente, si
usava applicare alla stessa un pezzo di
"coerton", v.).
sgalmarada: s.!, colpo di (o da) "sgàlmara"
sugli stinchi durante una partita di calcio o
sui "sentimenti" giocando a "musseta".
sgarbaura: si., pulitura del letto dei canali;
epit., ragazzo esile.
sgarbela: si., cispa.
sgarbeloso: epit. "dagli occhi cisposi": lo si
dava automaticamente a tutti i bambini piccoli
(un po' come "snarocioso", v.), ma a qualcuno restò attaccato, come soprann., fino
alla maturità.
sgargaiada - sgargàio: v. "scarcaiada", ecc.
sgarujare: verbo, levare il gheriglio delle
noci; fig., rovistare, tentare di rimuovere
(per es. il moccio stagionato).
sgionfa ('vèrghene 'na): locuz., non poterne
più.
sgionfabosse: epit., donna grassa, specialmente di faccia ("sgionfare", verbo == gonfiare).
sgionfo: agg., gonfio.
sgnàcara: si., nacchera; fig., sterco bovino;
sberla, nocchino.
sgnacare: verbo, lanciare, scagliare.
sgnanfo: epit., persona che parla col naso.
sgnarada: s.j., nidiata; fig., combriccola, fi-
gliolanza numerosa.
(che) sgnèsola!: s.j., schianto, botta, colpo;
fig., bella ragazza, bella macchina.
sgobi ('ndare ai): locuz., andare a lavorare.
sgranfo: s.m., crampo.
sgrendenon: epit., capellone ("sgréndene",
s i.p. == capelli).
sgresenda: v. "scresenda".
sgrinfe: si.p., grinfie; fig., mani.
sgrìsoli - sgrìsoloni: s.m.p., bribidi.
sgrissare (i denti): verbo, digrignare.
sgualivare: verbo, rendere liscio, livellare.
sguaratare: verbo, risciacquare, sciacquare.
siada - sjada: si., l - sciata, termine dei barcaioli: movimento del remo per fermare la
barca; 2 - bevuta d'un fiato, sorsata.
sidià: agg. o part., esausto, affamato assetato,
ecc.; v. "sidiare".
sidiare: verbo, estenuare, stancare, togliere le
forze.
sìdio: s.m., assillo, sfinimento; epit., persona
assillante, seccatore.
siera: si., cera, colorito; può avere varie gradazioni che vanno da quella "da fasoleti" a
quella "da scorese".
sifoline: agg. relativo a gambe: magre, deboli.
sigalon: epit., persona che per consuetudine
grida o parla forte.
Silvio Pelico: "Silvio Pellico" nome della
Compagnia Filodrammatica della parrocchia
deII'Immacolata che mietè allori in tutta la
provincia; ebbe tra le sue fila Otello Toso.
La commedia più celebre era intitolata "La
notte del vagabondo".
sÌmia: sj., fig., sbornia.
sìmise: sj., cimice;fig., distintivo che si doveva
portare alI' occhiello durante il fascismo.
sìngano: s.m., zingaro; epit., persona trasandata, malvestita, ma anche - secondo le madri
- che segue troppo (o troppo poco) la moda:
"Vèto via come un sìngano?".
sinquina: si., serie di cinque numeri validi
per la tombola o per il gioco del lotto; fig.,
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sberla a mano aperta che dovrebbe lasciare
il segno delle "sìnque" (cinque) dita.
siola: v. "scola".
siora Ana: v. "Ana".
sipro (darghe el): locuz., agevolare il compimento di un'azione ("si pro", s.m. ::::: vino di
Cipro).
siringada:' sf, fig., truffa.
siringare: verbo, fig., imbrogliare, derubare.
sÌssola: sf, cicciolo; epit., effeminato.
slaparon: epit., mangione, ghiottone.
sleca: sf, manrovescio.
slepa: sf, grossa fetta; fig., manrovescio.
slimcgoso: agg., molle, sdrucciolevole, viscido.
slòfia: v. "lòfia".
slòfio: v. "lòfio".
slondron: epit., sudicione.
sluamarà: sf, grande quantità.
smàfaro - smànfaro: epit., furbone, briccone,
truffatore.
smagonà: agg., stanco, deluso, stomacato; v.
"smonà".
smagonare: verbo, annoiare.
smalteca: si., pomata, unguento appiccicoso.
smaltecare: verbo, impiastriccare, spiaccicare.
smandolarse: verbo, girellare senza meta, oziare.
smani: si., paturnia.
smarire: verbo, perdere il colore.
smaronare: verbo, rivelare un segreto.
smeatà - speatà (èssare): iocuz., avere perso
tutto al gioco.
smelandrina: si., cappotto leggero, di mezza
stagione, in senso dispr.
smèmola: sf, sberla potente.
smerdaro: s.m., fig., grande quantità.
smindare: verbo, osservare.
smissiare - smissiarse: verbo, mescolare, agitarsi.
smissioto: s.m., miscuglio; fig., generalmente
piur., sotterfugi.
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smoca: sf, fico primaticcio; epit., uomo
debole dappoco o effeminato.
smòje: s.fp., acqua di risulta del bucato.
smolaciare: verbo, allentare, far perdere l' elasticità ad un tessuto.
smolacion - smoladoso: agg., allentato, molle;
anche epit.
smoltonare: verbo, dare spinte per farsi largo.
smonà: agg. e part., svogliato, annoiato, depresso.
smonare - smonarse: verbo, tirare per le
lunghe, stancarsi, annoiarsi.
Smòrcia: soprannome ("smòrcia", sf == morchia).
smorfire: v. "sborfire".
smorosare: verbo, amoreggiare.
smussegare: verbo, mozzicare, arrotondare
gli spigoli.
snaròcio: s.m., moccio.
snarocioso: epit., moccioso; fig., impiccione
(cfr. la voce "sgarbeloso").
snetare fora: iocuz., mangiare tutto
("snetare", verbo::::: pulire, ripulire).
soasa: si., cornice.
soasa (métare in): iocuz.,fig., fare le corna.
Sochéti: soprann., venditore di "sochi" Cv.
"soco").
I
sòcio dela bira: epit., compagnone, mattacchione.
soco: s.m., ciocco, grosso pezzo di legno;
epit., persona tarda.
soeta: sf, civetta.
sòfego: s.m., afa.
sofer: s.m., autista (dal frane. "chauffeur").
sòia: sf, architrave, soglia; sostegno delle
botti.
sòia - sòja (tor de): locuz., prendere in giro.
Sole: soprann., suggerito da una splendente
calvizie.
sole che suga (no ghe xe più): iocuz., non c'è
più niente da fare.
sonare: verbo, suonare;fig., puzzare (i piedi).
sonare la tromba: v. "tromba".
sono: s.m., sonno; tempia.
sorare: verbo, raffreddare, intiepidire.
soravia (del conto): locuz., in sovrappiù.
sorze: s.m., topo; epit., furbastro.
sospiramus (a te): locuz., dicesi di pagamento
dilazionato, a rate.
sossolon: epit., persona trasandata, sudicia.
so1arola: sj., tuffo in acqua.
sotignon (de): locuz., camminare ondeggiando, zoppicando.
sòto de chela gamba: epit., persona nota per
un certo difetto ("sòto", agg. o s. = zoppo).
soioventovia: locuz., di nascosto.
Spacete: tipica figura di popolano, in particolare portellato; v. "Pace".
spadina ('ndare in): locuz., uscire senza cappotto.
spaga • spago: sj., paura.
spago forsin: s.m., spago rinforzato.
spanie (réce): epit., orecchi sporgenti (lett.,
"sbocciati").
spanire: verbo, sbocciare.
spansua • spassua: sj., grande mangiata.
spantesare: v. "pantesare".
sparagnare: verbo, risparmiare.
sparagnin: epit., economo, taccagno.
sparentà: agg., (denti) allegati.
spàreso: s.m., asparago; fig., uomo alto e
magro.
sparonson: epit., ammestone, persona che vuole padroneggiare.
spassua: v. "spansua".
SpaventasìmÌsi: soprann., materassaio.
speatà: v. "smeatà".
spenoti: s.m.p., bordoni; fig;, capelli radi o tagliati male.
spenton: s.m., spinta.
spentonare: verbo, spingere.
spentonsin (dare un): locuz., aiutare.
spese (cavare dale): locuz., eliminare, uccidere.
spessegare: verbo, accelerare l'andatura, af-
frettarsi.
spiera: sj., spera, raggio di sole che entra per
una fessura; epit., persona magra.
(in) spiera al sole (no poder védare): locuz.,
non poter tollerare qualcuno.
spigheta: sf., laccio per scarpe.
spigiurii - spijurii: agg., (capelli) incolti, ritti.
spigolo: s.m., 1 - spigolo; 2 - spicchio (d'aglio,
di arancia); v. "testa".
spilucare: verbo, levare i "peluchi".
spìsima: epit., persona gracile.
spissa: sj., pizzicore, prurito, uzzolo.
spÌssa (aie man): locuz., voglia di menare le
mam.
spissa (cavarse la): lacuz., levarsi una soddisfazione.
spolentaure: si.p., crosticine di polenta che
restano attaccate al paiolo; fig., avanzi di
cibo in genere.
spolitisare: verbo, far perdere la stima, indignare.
spolpà . spolpo (imbriago): agg., (ubriaco)
fradicio.
spolvaron: s.m., polverone; fig., rissa, zuffa.
spontignare: v. "pontignare".
sportelà (réce): agg., (orecchi) sporgenti.
spotaciare - spotàdo: v. "potaciare - potàcio".
sproto: epit., ficcanaso, saputello.
spuà (nato e): lacuz., uguale identico.
spuacela - spuacion: epit., persona che, parlando, spruzza saliva.
spuaceti: s.f.p., piccole gocce di saliva dei
neonati che, secondo la credenza, "i dama
i fradeleH", cioè preannunciano la nascita di
un fratellino.
spuàcio (tacà col): locuz., oggetto che si
ritiene non regga l'incollatura (spuàcio spuo, s.m. :;;;: sputo semplice; cfr., invece,
"scàparo").
spuadon: v. "spuacela".
sprHlceto - spuncionsin: s.m., assaggino che
si consuma al banco nelle osterie.
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spundon: s.m., puntura ("spundare", verba
:::: pungere).
spuncionsin: v. "spuncdo".
spuo: v. "spuàcio".
(el ga la) spussa (soto el naso): lacuz. che si
riferisce a persona che si dà delle arie;
anziché la "spussa" (sf., == puzza), potrebbe
avere il "calseto" (v.).
squàjo: s.m., giopo che consisteva nel dare un
colpo secco alla mano di un compagno per
portame via il contenuto pronunciando
contemporaneamente la formula "squàio"!;
perché il gioco fosse valido bisognava "èssare
in squàio"; chi non voleva più starei, doveva "desquaiarse" (v.).
squaquarare: verba, 1 - rivelare; spiattellare;
2 - defecare tenero.
squinsi - squansi: epit., ninfetta, ragazza civettuola.
stagnare el sangue da naso: lacuz., dare una
buona lezione (Iett., far cessare un'emorragia).
stagno: s.m., come l'it.; epit., avaro.
stare in te quela: lacuz., essere sul punto di
fare qualcosa; v. anche "quela".
stari (ai): lacuz., in carcere (g.).
statale: epit., ex-carcerato (g.).
stato (in): lacuz., in stato interessante.
steca (stare in): lacuz., vivere risparmiando o
risparmiandosi.
stèfani: s.m.p., g., denti.
stele (fare): lacuz., ridurre a malpartito ("stela",
sf. == stella, ma anche "scheggia di legno").
stelina: sf., g., gallina.
stirarole (fare le): lacuz., sgranchirsi gli arti
al risveglio.
stissa: sj., g., sigaretta.
stomegheti: epit., schizzinoso.
stomego: s.m., stomaco.
stomego (far): lacuz., dare la nausea; gioco di
parole, riferito a donna dal seno non molto
affascinante: "la ga 1.1.1'1. peto che fa stomego".
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stomego ('ver): lacuz., avere il coraggio di
guardare o fare qualcosa di ributtante.
stopini: v. "stupini".
Storari: zona del Portello che prendeva il
nome da alcuni tessitori di stuoie (== "store")
secondo una notizia pubblicata nell'''Arca di
Noè" (cfr. "Pitarari").
storno: agg., alticcio.
strabucare-trabucare: verba, inciampare.
Come dice il proverbio, "Chi bauca strabuca".
stracada (ciapare 'na): lacuz., stancarsi molto.
stracaganasse: sf.p., castagne secche.
stracare - stracarse: verba, stancare; affaticarsi.
stracolarse: verba, slogarsi.
strafantà: agg., persona vestita con indumenti fuori moda.
strafanto: s.m., oggetto vecchio e inutile o
d'antiquariato (scherz.).
stràjc: sf., strage; fig., grande quantità.
stralassare: verba, smettere di piovere.
stralòcio: s.m., strabico.
stramassaro: s.m., materassaio; al Portello i
"stramassari" erano chiamati in modi piut-
Un mestiere in via di estinzione: "el stramassaro",
materassaio (nella foto: Corrado).
tosto pittoreschi, riportati in altre parti di
questo "diziGnarietto".
stramesare: verbo, dividere due persone éhe
litigano.
stramuson: s.m., manrovescio.
strangolon (de): locuz., (mangiare) in fretta e
furia.
strasora: avv., fuori orario.
strassaro: s.m., straccivendolo.
strasse (lassarghe, rimétarghe le): locuz.,
morire ("strasse", si.p. == stracci).
strasse-ossi-fero vècio da véndare: grido dello
straccivendolo.
Stratico: via, Simone Stratico (1733 - 1824),
successore di Poleni nella cattedra di matematica della nostra Università, studiò anche
medicina ed idraulica.
stravanio: agg., disfatto, pallido.
straviarse: verbo, distrarsi.
strica - strissa: sj., linea, striscia; fig., bestemmia.
strissare: verbo, graffiare, strisciare.
strisso: s.m., frego, graffio, striscio; al plur.,
bestemmie.
stronso: s.m., 1 - stronzo; 2 - carbone dalla caratteristica forma allungata che si metteva
nella "mùnega".
stropabuso: epit., tappabuchi.
stropaculo: sj., bacca della rosa canina.
stropare: verbo, chiudere, otturare, tappare.
stropoleto: epit., persona piccola (dim. di
"stròpolo, s.m. == tappo).
strucare: verbo, premere, schiacciare.
strucare (de òcio): locuz., fare l'occhiolino.
struco: s.m., l'essenza, il succo, il momento
conclusivo di un discorso o di un'azione.
strucon: s.m., stringimento.
struma (bela)!: interiez., bella forza! ("struma", si. == fatica, seccatura).
stua (in): locuz., senza un soldo ("stua", sj.
== stufa).
stuamocoli: s.m., spegnitoio; epit., sagrestano, persona dappoco; donnaccia.
stuare: verbo, spegnere.
stufaisso: agg., (azione, persona) che stanca;
persona incostante, volubile (da "stufare",
verbo == stancare).
stupin: s.m., lucignolo; al plur., "stupini",
proiettili di carta arrotolata che si lanciavano con "j àstici".
sturolo: s.m., pugno.
su (dire): locuz., insultare.
su ('ndare): locuz., cominciare.
su ('verla): locuz., vedere qualcuno di malocchio.
subioto: s.m., 1 - zufolo; 2 - tipo di pasta alimentare (maccherone); fig., org. sesso maschile.
suga (no ghe xe più sole che): V. la voce
"sole".
sugaman: s.m., asciugamano.
sugaman (fare la fine del poro): locuz., finire
male.
sugare: verbo, asciugare.
sugo de Gorissia - sugorissia: s.m., liquirizia
a pezzetti o in "bastoncini"; questi ultimi
con una modesta spesa supplementare potevano venire intinti in mezzo limone.
supa: si., zuppa; fig., ramanzina; discorso interminabile.
supa ('vèrghene 'na): locuz., essere stanchi di
qualcuno o di qualcosa.
supiada - supion: s.f, e m., soffiata, soffio;
fig., periodo brevissimo, attimo.
surlo: s.m.; sughero; tappo.
susin - susina: s.m. e j., frutto e albero del
susino; fig., cazzotto, pugno.
susta: sj., molla; fig., denaro.
suste (molo de): epit., persona poco abile nel
controllo degli sfinteri.
sustoso: agg., irascibile.
svampire: verbo, svanire, evaporare.
svéntola: sj., ventaglio, ventola; fig., l colpo, sberla; 2 - bel pezzo di ragazza.
svìrgola - svirgolada: sj., sferzata;fig., sberla.
61
T come "tinghe"
Tabacada: sf., aspirazione di tabacco, polvere o smog.
tabaco (ciapare ei): locuz., ricevere una ramanzina.
tacà: v. "spuàcio".
tacaisso - tachente: agg., appiccicoso, attaccaticcio; epit., ostinato, tenace.
tacheton: s.m., imbroglio, truffa.
tachia (no fare): locuz., non rimanere a lungo
in un posto (con particolare riferimento ai
soldi); non riuscire a far durare a lungo un
rapporto.
taco: s.m., tacco; fig., Italia Meridionale; g.,
taccuino, portafoglio.
tacoo: s.m., toppa.
taconada: sj., fig., buggeratura, imbroglio.
taconare: verbo, rattoppare; fig., fottere, imbrogliare.
tafanario: s.m., sedere; fig., fortuna.
Taitù (regina): epit., ragazza che cammina
pavoneggiandosi; donna che si dà importanza.
tàja e cusi: epit., maldicente.
tajadela: sj., tagliatella; fig., cambiale.
tajare: verbo, tagliare; g., scappare.
tajatabari: epit., maldicente.
tàjo (darghe un): locuz., smettere.
tamburada: sj., l - buggeratura; 2 - dose di
botte; 3 - atto sessuale.
tamisada: sj., setacciata; fig., interrogatorio
palese o scoperto; dose di botte.
tamisare: verbo, setacciare; fig., interrogare.
tampinare: verbo, imbrogliare.
tàngara: sj., sberla.
tanie: sf.p., litanie; fig., bestemmie.
tapadore: epit., dongiovanni.
62
tapare: verbo, puntellare, tappare;fig., 1 - fermare una ragazza; 2 - vestirsi bene.
tapo: s.m., vestito nuovo.
tarabai: epit., 1 - distrattone, balordo; 2 - persona dall'andatura ciondolante; soprannome.
tarabara: sj., carabattola; epit., uomo da poco.
tardire: verbo, fare i propri bisogni "da grando".
tarma: sf., come l'it.;fig., amante; donna che
sfrutta gli uomini.
tarmare: verbo, come l' it.; fig., imbrogliare,
fottere.
tàtara - tatareta: sj., cosa, lavoretto da poco.
tatarare: verbo, lavoricchiare.
tàvara - tavaron: sj. e m., pustola, bolla.
tearè: v.v., "te la farò vedere" e sim. (lett., "tu
vedrai!").
técia: sf., tegame; fig., cappello da donna bizzarro.
tega: sf., baccello; fig., 1 - sberla; 2 - organo
genit. maschile.
tegna: sj., 1 - tigna; 2 - epit., persona tirchia;
3 - gioco (chiamato cosÌ dalla formula ini-
Un Templare.
ziale: "tegna rogna, / chi la ga / se ver-gogna-rà"), acchiapparello.
tegnin - tegnoso: epit., avaro.
tela (fare): locuz., tagliare la corda.
te/arina: sf., pellicina, pellicola che si forma
sull'acqua o altro che sta ghiacciando o raffreddando, in particolare sulla minestra di
fagioli.
temelechi: epit., adulatore; anche protagonista
di giochi di parole assieme all'amico Temelino
tempestada: sf., grandinata;fig., dose di botte.
tempeston: s.m., dose di botte.
Templari: ordine religioso istituito nel XII secolo per ospitare e difendere i pellegrini che
si recavano in Terra Santa; a questo ordine
appartenne anche la vecchia chiesa di S.
Maria Iconia (v.).
tenca: sf., tinca; fig., sberla.
téndare: verbo, curare i propri affari; sorvegliare.
tera balarina: v. "balarina".
tera catù: s.!, scagliette di liquirizia vendute
in una speciale scatoletta con foro ovoidale;
fig., meridionale, terrone.
teracina (a): locuz., senza soldi.
te resina (bàtare la): locuz., soffrire di arteriosclerosi.
Tessaro: inventore e musicista nato in una
casa in Lungargine del Piovego come documenta questa lapide: IN QUESTA CASA /
VISSE E MORI' / ANGELO TESSARO :
PATRIOTA - MUSICISTA - INVENTORE
/ N. GENNAIO 1847 - M. APRILE 1899.
A veva combattuto a Bezzecca.
testa: sf., come l'it.; generalmente non indica
il "capo" (chiamato "suca", "zàgola", "melona", ecc.), ma "testone" con diverse gradazioni: "testa da àmoli, da bìgoli, da
consulti, da sélega, insinta, a spìgoli", ecc.
Tètano: soprann. relativo a persona che te la
raccomando.
tetare: verbo, allattare; fig., farsi mantenere.
(o che) tete-lèfono o che tete-lègrafo: locuz.
che si usava quando passava una ragazza
ben fornita.
tetina: sf. dim., parte della camera d'aria che
fuoriesce dal pallone o dal copertone assumendo una caratteristica forma.
tetinacorzaré!: locuz., minaccia del tipo
"tearè!" (v.): te ne accorgerai!
tientibon: epit., persona variesia.
Tiepolo: via, Giovanni Battista Tiepolo (16961770) il più grande pittore del XVIII secolo;
di lui nella chiesa di San Massimo si trovano
dei quadri famosi come "La preghiera dei
Santi Massimo e Osvaldo" e "Il riposo nella
fuga in Egitto".
tinghe: s.m., lippa; al Portello si chiamava
cosÌ dalla battuta iniziale ("tinghe!"), alla
quale si doveva rispondere "tonga!".
tintonare: verbo, strattonare qc.;fig., assillare
qc. con continue richieste.
Tintoreto: soprann., imbianchino.
tira (fare la): locuz., sorvegliare, spiare qualcuno o, più probabilmente, qualcuna.
tirà: epit., avaro, taccagno.
tirar su: locuz., operazione mediante la quale
si arresta la fuoriuscita del moccio in tempo
utile.
tirar zo: locuz., ricopiare, ritrarre, fotografare.
tirar zo quatro porchi: locuz., bestemmiare.
tiron (de): locuz., teso.
tironare: verbo,strattonare qc. in maniera più
energica di "tintonare" (v.).
Titela: operetta musicata dal maestro Bravo su
parole di Mons. Flucco, l'autore del famoso
"Anzoleto Spàsimi" e di altri romanzi in dialetto.lI protagonista (Titella) era un "obbiettore di coscienza" ante litteram.
Titovanseti: v. "Vanseti".
tociare: verbo, intingere; attingere ove altri attingono (cfr. "segnarse").
tòcio: s.m., intingolo, sugo.
tòiba: inverso di "bàito".
63
toni: s.m., tuta da lavoro; fig., pagliaccio.
Toni: era il sagrestano; il soprannome "campanaro" gli andava talmente a pennello che
sembrava un cognome (che invece era Nalato). Quando c'erano le feste "grandi" si
fermava a dormire in chiesa, sul pulpito, al
freddo.
Tono: Tono Zancanaro (1906-1985), noto pittore e grafico padovano; amò il Portello e lo
immortalò in alcuni suoi disegni.
tontonare: verbo, l - brontolare; 2 - seccare;
3 - temporeggiare.
tore: verbo, prendere.
tore su: loc., raccogliere.
tore (vàteo): v. "vàteo".
torsela: verbo, aversene a male.
torsela a peto: locul., avvilirsi; preoccuparsi
eccessivamente.
torta (èssare in): locul., essere complice.
toso: s.m., ragazzo; garzone di bottega.
Toso: n.p., Otello Toso (1914-1966), noto
attore cinematografico e televisivo prematuramente scomparso in seguito ad un incidente automobilistico. Rappresentò sempre "la
gloria" portellata: il miglior prodotto del
vivaio della "Silvio Pemco~'. Esordì nel
1933 con un film che poi è entrato nella storia del cinema, "1860" di Blasetti, ma divenne famoso con "Il ponte dei sospiri" (1939)
e con lo sceneggiato televisivo "La cittadella".
tòtano: s.m., l - uccello di valle; 2 - mollusco;
fig., plur., "testicoli" nelle inter., "no rom.
pare I ••• ; va ' fora d·"
al... e szm.
trabucare: v. "strabucare".
trabuchelo: s.m., trabocchetto, persona che
"trabuca".
trapelare: verbo, lavoricchiare.
trapelo: s.m., carabattola, ordigno.
trapolon: epit., arruffone.
trascurà dai brodi: v. "brodo".
tremasso: s.m., paura improvvisa, tremito,
sussulto.
o
64
""
L'attore cinematografico Otello Toso.
tremon: v. "tremasso"; a volte si usava italianizzare la parola in "tremone" per fare un
facile gioco di parole.
trinciato marciapie: s.m., tabacco che si ricava dalle cicche; v. anche "calalso".
tristo: agg., pallido, malazzato.
tromba (sonar la): locul., fare la spia.
trombeta: epit., confidente; spia.
tròto[o: s.m., giocattolo che si poteva usare
tranquillamente per le strade: ora non si
trova nemmeno la "broca".
tuini: s.m.p., denari.
Turi Seburnea: lat. "turris eburnea", invocazione delle litanie.
come "ucarnara"
Và: agg., affilato.
uada: s.f, arrotatura; fig., fregatura.
lJare: verbo, arrotare.
IJcamara: si., dulcamara, pianta di cui si succhiano i ramoscelli.
Ùlgnolo: agg., singolo.
mIcò: avv., oggi.
IJncò oto: locuz., fra otto giorni.
usma (a): locuz., a fiuto, a naso ("usma", si.
:= usta).
come "vetrine"
Va ca (butare in): locuz., voltarla in scherzo.
vaca (in): locuz., in malora.
valute: si.p., soldi.
vansaure: si.p., rimasugli.
Vanseti: via, Tito Vanzetti (1809-1888), professore di Chirurgia a Padova e medico di
Pio IX.
vantare: verbo, agguantare.
vara!: v. "ara!".
Varagnolo: Pietro Varagnolo, il dottore della
zona. Aveva un cuore grande: celebrò le
nozze -d'argento con la moglie fra i malati
che si recavano a Lourdes. Entrambi sono
stati proclamati "padovani eccellenti" nel
giugno del 1989.
varoli: s.m.p., cicatrici della vaccinazione antivaiolosa.
Vasco: nome del sig. Resando, non meglio
identificato protagonista di giochi di parole.
vaselina: s.f, come l' h.; epit., persona debole.
vàteo (molare el): locuz., lasciarsi sfuggire un
peto; sembra che l'origine della locuz. sia
dovuta al fatto che l'azione era riprovata dai
presenti con l'intero "vàteo tore!" (=va' a
prendertelo) .
vècia: si., l - vecchia, befana; 2 - fante di
spade; 3 - gibigianna; epit., moglie, in senso
affettuoso.
vegner su: lacuz., crescere.
vegnere a mea: v. "mea".
vegnere da gnente: lacuz., crescere stentatamente.
vela (compagniltdela): locuz., scherz., associazione i cui aderenti sono in gran parte
omosessuali o candiòati omosessuali.
velada: s.f, ant., marsina, soprabito.
6S
velada (ciapar la): locuz., essere lasciato dalla
fidanzata.
velada (vate far na)!: inter., invito a togliersi
di tomo.
Vèneta: Società Veneta Ferrovie Secondarie;
la stazione, ora abbattuta, si trovava fra le
vie Jappelli e Morgagni; le vetture erano
attese all'uscita per fare le "citrus" (v.),
schiacciare "palanche", rompere sassi per
vedere i "s-ciantisi", ecc.
Vetture della "Veneta" nella stazione di
Santa Sofia.
veneta: sj., dim., venuzza.
veneta de dolse: locuz.; se riferita a "vino",
vuoI dire "moderatamente dolce"; se riferita
a persona "moderatamente omosessuale".
vense: avv., invece.
vergogne: sj.p., parti intime.
vermolina: sj., medicina contro i vermi; epit.,
seccatore, uomo dappoco.
Verolincassato: v. "Cassato".
verta: sj., 1 - apertura, fessura; 2 - strappo sui
calzoni; 3 - sparato.
Vesalio: via, Andrea Vesalio (1512-1564),
fondatore dell' anatomia; nella zona la via ,è
conosciuta come "strada dele vedove", per
66
alcune abitazioni a loro riservate.
véscola - vescoleta: sf., piccolo pezzo di
sapone o altro.
vespasiano: s.m., nobilissima istituzione, inopinatamente abolita dall' odierna civiltà; quello a fianco della chiesa dell'Immacolata è
stato eliminato dai bombardieri americani
quando hanno "centrato" la vecchia sacrestia.
veta: sf., gugliata; pezzo di filo bianco che
serviva per tagliare la polenta a fette.
vetrine: sj.p., occhiali.
Vetrine dela Rinassente: soprann. di persona
che portava gli occhiali.
vilan: epit., maleducato, persona che fa dispetti, che non presta qualcosa.
vilegiatura: sf., villeggiatura; g., periodo di
detenzione.
viola: sf., e m., 1 - colore; 2 - fiore; fig., 1 sberla; 2 - pernacchia.
viola ('ndare de): locuz., funzionare bene.
vìssio (ciapà in cuna): s.m., vizio di vecchia
data.
vito?: v.v., vedi? (va accompagnato da un
gesto di manaccia).
Vitorio: Vittorio Maggia, maestro; con la sua
alta statura metteva in imbarazzo chiunque
gli stesse vicino, ma era buono come il pane.
E' stato anche un noto arbitro di pallacanestro.
come "zai"
Zaca: inverso dell' it. casa.
zagheto • zago: s.m., chierichetto.
1:àgola: sf., testa.
zagolon: epit., testone, zuccone.
zai: termine del gioco del "bàtare sora tre"
(v.): (restare) senza niente.
zalo: agg., giallo.
zalo marso: epit., persona dal colorito pallido.
Zampiron: vecchia marca di "chiodi" (v.);
fig., sigaretta fetente.
zancanaro: V. "sancanaro".
Zancanaro: V. "Tono".
zavaiare: verbo, cincischiare.
zavàjo: s.m., imbroglio, impiccio.
zavajon: epit., arruffone.
zenocion (in): locuz., in ginocchio.
zìzola: sf., giuggiola; fig., pugno.
zo • zo de suste: epit., abbacchiato, debole.
zobu: inverso di "buso" (=buco), fortuna sfacciata.
zogare • zugare: verbo, giocare.
zogo • zugo: s.m., gioco.
:wìfa: inverso "fasoi".
zonta: sf., aggiunta.
Zonta: Lorenzo Zonta, il "fàvaro" della zona
È scomparso da poco, novantenne. Fu vera~
mente un portellato d.o.c.: il bisnonno viveva già al Portello durante la dominazione
austriaca. Ricordava volentieri l'affresco con
cui fu abbellito il soffitto della chiesa dell'Immacolata (poi crollato), perché il pittore
Licini lo volle come modello per la figura di
un vescovo.
zugare: V. "zogare".
zugo: V. "zogo".
67
PRECISAZIONE
"Sarò grato - scrivevo a conclusione della Presentazione a quanti vorranno segnalarmi omissioni, lacune ed errori, di cui non mancherò di tener conto in un' eventuale seconda edizione". Sono cose che si dicono e che si scrivono, sapendo già che
con questo genere di lavori difficilmente si arriva ad una seconda edizione; comunque lasciavo qualche pagina libera, per eventuali annotazioni.
Contrariamente alle previsioni, di parole me ne sono atTivate molte, ma mi hanno
messo subito in crisi in quanto, per non parlare di quelle relative alla "civiltà contadina", la maggior parte o rientrava nella categoria del "padovano cittadino" o si riferiva alla parlata di altri quartieri della città e ben poche potevano considerarsi, secondo la mia personale esperienza, autenticamente portellate. Questo mi ha ricordato la
proposta di un noto dialettologo e poeta padovano che auspicava che ogni quartiere si
facesse la "sua" raccolta. Proposta molto stimolante ma, subito caduta, in quanto è
difficile trovare oggi in città qualcuno che sia in grado di distinguere i vocaboli esclusivi di varie zone, per non parlare di imitarne le cadenze, come sapeva fare impagabilmente lo scomparso pittore Amen.
E così, mi sono limitato ad accoglierne i pochi ritenuti portellati, non senza perplessità e rimpiangendo i bei giorni in cui si mettevano le basi del mio "Dizionarietto" e gli si dava una certa scient{ficità. Intendo dire quando molte delle parole o delle locuzioni in esso contenute venivano passate al vaglio da un gruppo di amici nelle
allegre serate in cui si preparava l' "Arca di Noè", citata nel "Dizionarietto" stesso, e
ci si imbarcava in grandi discussioni per decidere se erano o no nostre, perché la stessa parola poteva cambiare pronuncia, grafia o significato perfino da strada a strada.
Per questo motivo sono completamente d'accordo con quanto scrive il prof. Man110 Cortelazzo nella recensione pubblicata in "Guida ai dialetti veneti - XIII" (1991):
"Sarà interessante rilevare in questa singolare parlata ciò che l'accomuna al padovano e ciò che ha di proprio e di caratteristico".
Precisato questo, ringrazio caldamente quanti hanno collaborato, e, per chi non
l'ha fatto, "Nemico che fugge ... bon par n'altra volta", come dice il proverbio. Mi
piacerebbe nominarli tutti, ma 1'elenco sarebbe troppo lungo: mi limito a ricordarne
uno, il dottor Roberto Favero, che alla passione e alla competenza per il dialetto può
aggiungere anche quella di medico: il che non nuoce.
E passo all'elenco delle parole "nuove".
69
AGGIUNTE E CORREZIONI
Nota Se nel testo che segue non è scritto diversamente, i rimandi (v.) si riferiscono alle pp. 9 67.
(n') Aca straca: accrescitivo del sosto aca (v. la
voce "ache (quatro)": niente di niente.
anelo: s.m., si chiamava così un anello fatto
grattando con molta pazienza un osso de pèrsego; per tutti gli altri tipi di anello, il sostantivo usato era sempre s-ciona.
Bacalà: al significato già spiegato alla voce, si aggiunga anche quello, fig., di ombrello.
balefon: S.I11., letto pallettone; nella locuz. el va come un baleton: corre molto vclocemente.
barfevelo: s.m., rete da pesca fatta a tubo tenuta da
cerchi di vis-cia (v. qui). Secondo i ricordi di
"uno del borgo" ("Arca di Noè" del 1973), serviva per la pesca dei bisati; si posava il b. sul
fondo dci canale alla sera e, con un po' di bavelo, lo si tirava su pieno con un rampino la mattina seguente.
biricòcola: V. qui ciribiricòco[a.
bisogni: alla locuz. da graudo aggiungere: oppure
de grosso.
bocàsene: V. bocarole (il termine scientifico sarebbe "erpete labiale").
bocon (a): loc. I - tipo di pesca. Si infilzavano dei
vermi con uno spago lungo e sottile, con questo
spago si faceva un gomitolo e lo si calava in acqua. Quando si sentiva che il bisato abboccava,
si ritirava il gomitolo e se ne trovava attaccato almeno uno; 2 - capitare a b.: arrivare proprio nel
momento giusto.
brincare: verbo, agguantare, acciuffare sia per
portare qualcuno in boiosa che, più semplicemente, per far pagare i conti; la minaccia se te
brinco fa il paio con l'altra se te me vien soto le
saruche.
brusare al pajon (v): correggere in brnsare el pajon.
70
Cagna sl, letto femmina del cane;fig. malessere, poca voglia di lavorare, in particolare nelle
locuz. dar zo la c.
accusare stanchezza dopo una grande fatica o un grande ozio) e ... a
go na cagna che se la molo ...
cagoto: V. scagoto; accezione più usata nella 10cUZ. -ùnprecazione che te vegna el c.!.
camaroto: s.m., camera grande; fig., gattabuia;
nella locuz. far camaroto: fare l'amore per
denaro con predilezione per le sedute brevi o
per le ammucchiate.
cana: sl, tipo di copricapo ormai scomparso: la
bombetta per alcuni, la tuba per altri; nella 10cuz. na canal: che bellczza!, va proprio a gonfie vele!, basta che duri!
caorio: V., qui, scaorio.
caramele: sfp. oltre a quelle che conosciamo,
si fa preciso riferimento al certune (se sule réce) e al cispo o alla miopia se sui òci.
casmò: epit. segnalatomi da un'anziana portellata ad un "Incontro": donna ridotta male.
chijàrsela : verbo, V. catàrsela.
cÌcara: alla V. (parlare in) c., aggiungere ... e
cascare in piatelo per dire "ricadere nel dialetto" (locuz. diffusa in molte zone del Veneto).
circuito Madalena: da informazione fornitami
dal portellato più anziano, Maddalena era un
corridore motociclista.
ciribiricòcola : sf, testa, in particolare nella 10cUZ., non esclusivamente portellata, te gira la
ciribiricòcola: stai vaneggiando.
colera (ciaparse el): locuz. buscarsi un raffreddore o una polmonite.
compagnia del trivelin: sf gruppo di amici poco raccomadabili.
crocognoto: S.In., grosso sasso o grosso nodo in
una matassa aggrovigliata.
Derompare: verho: interrompere il lavoro di
qualcuno.
deroto (me so): p.p. del verbo precedente: sono
stato interrotto nel mio lavoro o distratto nei
miei pensieri (ed ora non ho più voglia di riprendere).
Farsura: sI assai diffuso: padella; più rara la
locuz. te fasso el c. come na farsura: minaccia - per i più poco attraente.
fasoli co le tirache: a completamento della voce
faso/o: minestra di pasta e fagioli.
fersa: a parziale correzione della voce precedente: solamente "morbillo".
fide/ini: a completamento di quanto scritto a
pago 25: "capelli d'angelo".
fogara: era lo speciale scaldino, o caldano o
braciere con manico che si metteva a letto nella mùnega (v.), dopo averlo riempito di braci
o di stronsi (v.).
fraca - fraco: s.m., grande quantità: generalmente de bòte, più raro, ma non impossibile,
de schei.
franfriche: come risulta dal contesto, tiramola,
dolce che non ha (o ignoro) il termine equivalente in it., lingua nella quale "tirammolla" o,
più esattamente, "tiremmolla" è solo un "continuo alternarsi di azioni" (Zingarelli) o "persona indecisa sul modo di comportarsi"; più
ricco il vocabolario napoletano, nel qmùe esiste un termine analogo, il quale non sarebbe
pertanto esclusivamente portellato.
Guaro: s.m., nido; parola veneta che cito solo
per ricordare che al Portello, in casa di Arone
(v.) è nato il Gnaro padovan, nota associazione di poeti e scrittori dialettali.
grosso: come s.m., antica unità di peso corri-
spondente a 300 grammi e legata al mawha
(v. qui); esiste anche la locuz. 'udare de grosso che lo Zingarelli spiega come ':fàm., eLlt:,
defecare", qui alla voce bisogni.
guse!in: piccolo ago, già cit.; ricordo solo che si
usava teneri o nei "rever" (= risvolti della
giacca) e si dimostrava molto utile per l' estrazione dei bogoleti (v. la voce bogo!aro) o caragoli.
Imbalbarse: verho, balbettare.
inséudare: verbo. Considerando troppo telegrafico e ridutti vo il "mordicare" di pago 31, "relativo a sostanza che provoca bruciore, irritazione", preciso che: l - il concetto va allargato anche a "sostanza di sapore molto amaro";
2 - esiste la locuz."pòvaro che insende" a significare, forse che la miseria è tanto grande
da produrre dolore se non da "gridare vendetta al cospetto eli Dio", come si dice.
Lebrosario: s.m., fig., forse lessico familiare:
persona dal corpo ricco di brose (v.).
limega: sosto annunciato a pago 30 alla voce
imega e non più riportato: lumaca; come epit.,
persona che cammina o agisce lentamente; el
mal dela limega è, invece, l'impotenza virile.
Macuba: qualità di tabacco da fiuto; ricordo ancora le anziane portellate che, avvolte nelfàssoleton (= scialle) anelavano dal tabaccaio a
comprarne un grosso (v. qui). Apriva il naso
molto più della mentolina. Ricordo pure, anche se qui non c'entra, che detto tabaccaio
aveva un tic che gli faceva muovere la testa
come se dicesse "no", per cui quando gli dice-
71
vi "me dalo 'na Nassionale?" (allora le sigarette si potevano eomprare anche sciolte), a
quell' apparente segno di diniego ti veniva da
rispondere "alora el se la tègna". E qualcuno
lo faceva.
masenare: verbo, letto macinare,.!ig. l - tramare
qualcosa ai danni di qualcuno; 2 - incubare
una malattia.
menacondusi: epiteto suggeritomi dalla stessa
signora di cui alla voce "casmò": autista gratuito.
mesavigogna: epiteto da aggiungere al sinonimo mesabagolina (pag. 36).
mona: al noto sostantivo aggiungere quanto è
scritto qui alla voce schei.
mortuorio: epit., persona mai allegra.
musicanti: s.m.p.,fig., i fagioli.
Necai: avv. di negazione già citato: forse (gli
etimologi mi perdoneranno) metatesi della negazione tedesca "keine".
Ocorare: verbo,
V.
scampare.
Palpugnare: V. spalpugnare.
pantasso: pancia, ventre, stomaco e non solo
"eibo non aneora digerito", ecc.
pecà: s.m., peccato, ma soprattuto "pena, compassione", specialmente nella locuz. el me fa
pecà; nella locuz. xe un pecà de Dio, invece:
"mi dispiace veramente non poter approfittare
di questa occasione".
pene (lassarghe le): locuz., morire.
poareto: s.m., mendicante; come agg., povero;
acc.vo: poareto che insànguina o che insende (v. anche qui).
72
polvare: .l'I, polvere; locuz. dare la polvare:
superare, sorpassare in gare competitive.
porcada: sI, porcata, azione spregevole o sudicia come in it., ma soprattutto giudizio assai
conciso, quasi tacitiano, su un film o qualsiasi
altro spettacolo che non è piaciuto o oggetto
che non piace (in pratica il contrario di togo,
v.).
(La) Porta: onore al merito. Tra la prima e la se-
conda edizione di questo "dizionarietto", Porta Portello è stata egregiamente restaurata all'esterno (e senza odore di màndola: cosÌ i
Portellati chiamerebbero la "tangente"). Ora
tocca all'interno.
Portello-estate: manifestazione a cura dell' Assessorato allo Spettacolo del Comune di Padova che comprende musica, ballo, teatro e riconoscimenti. Quest' anno (1992) si è svolta in
via Marzolo, angolo vja S. Maria in Conio
(denominazione attuale: V. pago 52).
puina: si legga "quando" e non "quanto" si raffì'edda (pag. 47).
Restare: verbo, l rimanere incinta; 2 rimanere stupiti al sapere una notizia che non ci si
aspettava.
rìdare: azione non esclusiva della suola che si
stacca dalla tomaia, come scritto alla voce
scarpe, ma anche dei vestiti che xe drio 'udare: cioè sono così consumati che mostrano la
trama.
rissàjo : s.m., rete da pesca (larga) fatta come un
triangolo; serviva per pescare quando il canale "gera come na fiaba" - il pesce bianco,
"quelo che noava a pelo de àqua".
Sabadini: a ciascuno il suo: era l'Ispettore e non
il custode del Cimitero di Padova.
sacagnada: alla definizione già data (pag. 51)
aggiungere quella, fig., di "grave malattia".
salde le braghe: indicazione disinteressata che
mette in guardia quando si avvicina qualcuno
"dell' altra sponda".
sbasio: sarà bene precisare che si poteva essere
sbasii, pallidi, anche per mocola (v.): la locuz.
me sento sbasio che in it. si potrebbe tradurre
con "ho un certo languorino", in portellato si
sarebbe tradotta con grand a Pàdova (v.).
sbregolare: verbo, lacerare, strappare, rompere
(i vestiti).
(tuto) sbregolà: locuz. (pp. del verbo precedente): persona dai vestiti stracciati, sbrindellati.
Anche sbregonà.
scafa: sf. molto diffuso che letto indica la pila
dell' acquaio e nella locuz. et fa la scafa bambino che fa greppo, cioè sta per piangere (per
stimolo spontaneo o per calcolo).
scagagnaro: s.m., altro modo di definire lo
scoagnaro (v.), forse perché nel mondo degli
uccelli, l'ultimo nato, prima di andarsene,
"sporca" in segno di commiato, il nido.
scampare: verbo, aggiungere che oltre che da
un bisogno corporale, si può essere colpiti anche da un riso irrefrenabile (scampar da rìdare).
scanòpia: V. canàpia ...
scapussare: verbo, inciampare, incespicare;
usato soprattutto nella locuz. relativa a giovane donna che, indotta in tentazione, non ha saputo dire di no: la xe scapussà, poareta.
scaorio: non solo "guizzo" come alle voci scalorio-scalorivo, ma vero e proprio tuffo in acqua.
(do) schei de mona: locuz., quantità minima di
sprovvedutezza che conviene sempre avere (o
fare finta di avere) con sè per evitare, in determinate situazioni, guai maggiori.
sercanton (vestio come un): locuz., persona vestita in modo molto "casual", come si direbbe
adesso. Il se l'canton era il frate laico che an-
dava alla serca (= questua, elemosina) ma anche un vagabondo, un girovago che vagava
senza meta.
sfondrà - sfondrada - sfondron: agg. poco lusinghiero: persona che sarebbe troppo eufemistico definire "poco per bene" perché lurida,
spregevole, fottuta e simili; rivolto generalmente alla madre o alla sorella (ma valeva anche per il padre o il fratello), al Portello faceva scoppiare furibonde baruffe.
sguasso: V. aguasso.
sofegasso sofegon: s.m., bacio appassionato;
ma anche qualcosa di più, vicina ali' ingrumada più che al bacio.
solegiada: agg. esposta al sole; nella locuz. darghe na solegiada spendere gran parte dei propri soldi.
spalpugnare: verbo, brancicare, palpare.
sparsorare: V. andare par sora.
spassare: verho, sorpassare, superare qualcuno
nella corsa o in qualsiasi altra attività.
spegassare - spigassare: verho (lett. scarabocchiare), usato soprattutto nella locuz. s. i conotati ("cambiare i connotati"), minaccia
scherzosa, ma non sempre.
spigasson: agg. il classico compagno di banco
che riesce a fare solo scarabocchi.
spusseta: civetta, fraschetta, femminetta leziosa, della famiglia delle squinsie.
stagno: come epit., oltre ad avaro, anche "furbo,
abile, dritto" sul tipo di ganso.
sventolada: sf., colpo di vento; nella locuz. darghe na sventolada (aIe scarsele), come nel
caso della solegiada: sperperare i propri beni.
Tabaco: alla locuz. già riportata, (p. 62), aggiungere le seguenti: fàrghene tabaco, farne
di tuti i colori; far t. de uno, distruggerlo; no
restar gnanca t., non rimanere niente.
tajar tabari: locuz., fare della maldicenza.
73
tajare l'àngolo: locuz., defilarsi elegantemente.
tàvara: secondo le utili informazioni del dott.
Favero, né pustola (che vuole pus), né bolla
(che è una vescica con liquido sieroso) ma
pomfo o ponfo.
telarina (v.): la telarina a un òcio è la cateratta.
tirache: slp. bretelle, ma il rimando obbligatorio è, qui, a fasOli.
togo, agg. ricco di significati, anche se non più
molto in uso: abile, valente, bravo, ecc., se relativo a persona; originale, ben fatto, ben riuscito, ecc. se relativo a oggetto esistente in natura o fatto dall'uomo: toga sta barzeleta, togo chel quadro! e così via; v. anche il suo
contrario porcada.
Quando il Portello era ... "a La carta".
74
Vaca (butare in): la locuz. ha anche un senso spregiativo: "fallire", "mandare a monte" e simili; è
ripresa dalla terminologia relativa all'allevamento dei bachi da seta, secondo la quale va in
vaca il baco che non riesce a fare il bozzolo.
vacada: sf afline a porcada per definire ad. es.
un cibo immangiabile, uno spettacolo o un libro pessimo, ma col significato più specifico
di "azione proprio sporca".
vaselina: non solo la nota sostanza semi solida
dai vari LIsi ma anche la "sanità militare", come nella locuz.,non molto elogiativa: el ga fato el militare in vaselina.
véscola: aggiungere il significato di "lombrico",
usato quale esca per i pesci.
Appendice
I SOPRANNOMI PORTELLATI *
Molti volti, di varie età, mi si presentano alla memoria o ritrovo casualmente negli annuali "Incontri" degli ex allievi (ormai al traguardo del 32°) o nelle serate conclusive delle manifestazioni di "Portello Estate", nel corso delle quali vengono consegnate targhe di benemerenza a portellati meritevoli.
Il tempo, con i suoi momenti di gioia e di dolore, ha depositato in tutti le sue tracce, anche se continuo ad offendermi quando qualcuno stenta a riconoscermi, ma c'è
un particolare che è rimasto immutato e continua a caratterizzare un po' tutti, come
una specie di istantanea che ci ha colti sul fatto, come diceva uno slogan, e immortalati all'istante: il soprannome. Basta questo e tutta una serie di fatti, di parentele, di
amicizie, di giochi, di amori, anche di inimicizie, si ripresenta alla memoria come se
gli stessi si fossero verificati il giorno prima.
Forse nei moderni condomini, dove la gente abita anche per una vita intera senza
conoscere i dirimpettai o i vicini, e nei quali la vita di relazione sembra diminuire
sempre di più, perfino fra i membri della stessa famiglia, i soprannomi non hanno più
nessuno scopo di esistere e forse nemmeno esistono più. Avevano una funzione quando le famiglie erano numerose e i rapporti che si intrecciavano tra i componenti delle stesse si svolgevano in un ambito molto ristretto. Questo avveniva e penso avvenga tuttora nei piccoli paesi ai margini delle vie di comunicazione più frequentate, dove tutti finiscono per imparentarsi tra di loro e i cognomi non presentano grandi varietà.
La consuetudine del soprannome non è di oggi. Perfino nei banchi di scuola abbiamo conosciuto un Fabio Massimo "Temporeggiatore" o un Publio Cornelio Scipione "L'Africano". A dir la verità quelli erano più che altro epiteti ed erano riserva··
ti ai grossi personaggi per celebrare le loro imprese e non solo per evitare omonimi e
(ma sull' argomento ho scritto "A ciascuno il suo").
Ora le cose si sono modernizzate ma a Chioggia, per esempio, molti abitanti (i mitici Boscolo, Tiozzo, ecc.), non solo ereditano il soprannOlne ma lo registrano
(*) Riduzione e rielaborazione del saggio Soprannomi por/el/ali pubblicato in "Guida ai dialetti veneti-X" a cura di Manlio Cortelazzo, Cleup, Padova 1988, pp. 129-145.
7S
nell'elenco telefonico. E quando, per motivi contingenti qualcuno si trasferisce, porta con sè, assieme ai mobili, alle masserizie e alle foto di famiglia, volente o nolente
anche il suo soprannome.
È stato questo il caso degli abitanti di via Portello che, dopo l' q/fondamento della
"Nave" (I) sono stati dispersi in vari quartieri della "nuova" periferia. Oggi la fisionomia del Borgo è completamente cambiata e perciò mi preme precisare che tutto quanto verrò scrivendo si rifà agli anni trenta-cinquanta, all' epoca in cui unico o quasi
centro di aggregazione per i giovani era il "Patronato" che fu, si può dire, assieme alla scuola, la fucina dei soprannomi, come la fu per gli adulti l'osteria Ce ce n'erano
molte al Portello). Ora io ho tentato di raccoglierli. La cosa non è nuova. Oggi qualsiasi monografia di paese grande o piccolo, riporta in appendice un elenco completo
dei soprannomi degli abitanti: basti citare il famoso Paese perduto di Dino Coltro o il
recente Vocabolario Ampezzano coordinato da Enzo Croatto che riporta un elenco di
85 pagine di soprannomi con i relativi "segn de ciasa" (marchi che venivano impressi negli attrezzi di lavoro) risalente addirittura al 1872. Il presente lavoro cerca però
di differenziarsi dalle raccolte citate in quanto non si limita a registrare i soprannomi
ma cerca nei limiti del possibile di ricostruire perché, come e quando sono nati.
Come, quando, perché
Nelle famiglie, particolarmente in quelle povere, una volta i figli nascevano a distanza molto ravvicinata e venivano chiamati con nomi di larghissimà diffusione, per
cui occorreva distinguere gli uni dagli altri nei quotidiani rapporti scolastici ma soprattutto nei momenti di,gioco. Diventava quasi necessario un "nuovo battesimo", l'
attribuzione appunto di un soprannome.
C'erano anche dei "creatori di soprannomi": "a Galzignano scrive Dino Durante .- ghe gera na aposita comission presiedua da un serto Fogara (soranome anca questo, dato che el gaveva i cavei rossi) che studiava de darghe un soranome adato a chi
che vegneva a stare nela zona. E i intivava sempre". Al Portello i creatori erano due:
essi velocemente "etichettavano" quanti entravano per la prima volta nel gruppo, un
po' come i capi delle tribù indiane; con la differenza che per gli indiani il nome costituiva una sorta di auspicio per un qualcosa che doveva ancora accadere, per i No(I) Questa cci altre parole ("Arca cii Noè", ex-allievi, maroca, ccc.) che si trovano nel corso di questa "appendice" e che ad
alcuni lettori potranno sembrare oscure, sono spiegate, sia pure sinteticamente, nella prima parte ciel "Dizionari etto", pp. 9-67.
76
stri invece costituiva la consacrazione di un fatto già avvenuto o di un tratto caratteristico del quale si sarebbe conservato il ricordo per tutto il resto della vita.
Obiettivamente non si può affermare che la convivenza in una comunità eterogenea come quella del Portello fosse sempre costellata di rose. Si stava molto assieme,
per le strade o nel cortile del Patronato, soprattutto in quest'ultimo, il cui portone veni va chiuso e l'uscita era possibile soltanto mediante il "salto della mura", assai difficile, non tanto per l'altezza della stessa quanto per la stretta sorveglianza del cappellano di turno o del custode. Tutto questo contribuÌ ovviamente a farci conoscere.
E se in Patronato non si andava, il Parroco o un suo incaricato faceva il giro delle strade con un campanello in una mano e una hacheta lunga cosÌ dall' altra.
Però, alla fine della giornata, passata in cortile o nelle aule di catechismo, c'era la
distribuzione del maroco o maroca, gentilmente fornito dalla Pia Opera del Pane dei
Poveri, le cui meraviglie non sono state ancora cantate, che si consumava assieme come nel1' "ultima cena" e che per qualcuno rapppresentava invece l'unica cena.
Anche a scuola nascevano soprannomi: foto di gruppo in esterno. (Fra gli alunni, l'autore del "Dizionaril:tto").
77
I criteri di classiflcazione
Per quanto riguarda la classificazione, devo precisare che, invece del criterio "alfabetico" delle raccolte citate, ne ho adottato uno, diciamo cosÌ, "per generi", che mi
è sembrato più utile al fine di scoprire la struttura del soprannome e i meccanismi psicologici che lo creano. Mi è sembrato inutile riportare i cognomi delle persone relative, facilmente riconoscibili da chi ha vissuto nella zona e di nessuna utilità per altri.
a) I soprannomi più comuni
Sono quelli che si trovano in qualsiasi paese o zona, legati ai nomi dci Santi che godono di maggior venerazione o la godevano prima dell' "aggiornamento" del loro elenco. Mi riferisco ai vari Antonio, Giuseppe, Domenico, Luigi e così via, i quali diventano in ogni posto, quasi automaticamente,
Toni, Bepi, Ménego e Gigio () (di più difficile scrittura) Jijio.
Una volta non c'erano nomi presi, come si fa oggi, un po' in tutti i campi - senza alcuna paura del
ridicolo come le varie (o i vari?) Kizzy, Ketty, Jenny, Deny e Sue Ellen. Con nomi così, il soprannome si rende praticamente inutile. Il massimo dell' originalità ai nostri tempi arrivava a Mirko, Walter
o Vladimiro. Era permesso qualche personaggio operistico o letterario (un Radames, un Athos), ma
niente di più.
Ecco come si trasformavano i nomi più diffusi:
Albano diventava Banei
Antonio == Toni; ma siccome era poco caratterizzante, vi si aggiungeva qualcos'altro; per
cui si ha Toni Bande, Toni Campanaro, ecc.
Edmondo == Mondo
Ennio == Neno, ironico
Eraldo == laio
Federico == !co
Floriano == Florio
Francesco == Cècio, Cesco
Giancarlo == Lalo
Giovanni == Nane, ironico, Nani, Nini
Giuseppe == Bepi (cfr. quanto scritto sopra a proposito di Antonio: quindi c'era un Bepi Croste, ecc.)
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Luciano == Cice, Ciano, Cianei
Luigi == Gigeti, Gigeto, Gigio, Gigion, Jijo,
ecc. (e qui, sempre per evitare confusione, abbiamo un Gigi Oro, perché orefice)
N azareno Zèno
Nello == Nèo
Radames == Rame
Riccardo == Chichi
Roberto == Bebè
Romeo == Mèo
Sergio == Cèio, Cècio, Eio, Jè,io
Vittorino == Rino
Vittorio == Toto
Wilfrido == Fido
Alcune forme "infantili" sono dovute probabilmente al fatto che in tale modo gli interessati erano
chiamati dai fratelli più piccoli. E' interessante ricordare che nelle Scuole Medie o di Avviamento "si
faceva" solo francese. I più "studiati" applicavano quindi le poche regole linguistiche che riuscivano
Luciano) diventava Cianeaux. E veniva
a imparare ai soprannomi per cui, per esempio, un Ciane i
pronunciato - con malcelato esibizionismo - sia come andava letto, Cianò, che come andava scritto:
Cianeauics.
La cultura: Da Luciano, "Ciano", ma anche Cianò
alla tì'anccsc c quindi Cianeaux, Cianci.
(Caricatura anni Quaranta)
"Ccsco", l'operatore del Cinema Italia, il nostro
"Cinema Paradiso": quanti baci avrà tagliato?
In questo primo gruppo inserirei anche i cognomi storpiati scherzosamente, come:
Barbio = Barbiero
Batistronsi = Battistella, ironizzando anche
sulla professione (v., più avanti, lettera i)
Birbo = Barbiero
Bore) :::: Borella
Calali :::: Callegari
Candeoti = Condotti
Casca = Zanasca
Gagna :::: Magagna
Marco:::: Marcolongo
MarinCÌo = Maran
Pacatubi = Paccanoni
Poi Polli
Saltron :::: Sartor
Somo = Scorzon
Tore :::: Torresini
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Passo ora ai soprannomi più creativi. Dividerei, anche questi in categorie con criteri del tutto personali e facendo presente che qualcuno poteva avere anche due o più soprannomi, nati in momenti diversi.
b) Soprannomi relativi all' aspetto fisico
Si tratta della semplice, quasi affettuosa, "costatazione" di un difetto, quindi non vengono usati per
offendere:
Arentitussì, letteralmente "denti cosÌ": osservazione fatta da una bambina che non aveva ancora imparato a parlare correttamente su una
persona dai denti sporgenti (di circolazione limitata).
Banana, per la pettinatura fatta appunto a "banana ".
Cido, per l' epa.
Cido Barbalaehe, come sopra ma anche per il
modo di agire (per il barbalaehe, cfr. pago
11).
Cina, per la forma degli occhi.
Ciod, inversione di Cicio, grassone.
Coehe, per le gambe arcuate.
Conéjo, per l'espressione della faccia.
Dente, per i denti, non corretti una volta dalle
costose protesi dei nostri giorni.
El gobo ... (segue nome: ce n'erano due).
Finco, per la miopia.
Fagiolino, per la costituzione robusta.
Fofò, per la costituzione "robusta".
Lola, per il viso femminineo, da bambola.
Manassena, per il colorito pallido, proprio di
chi ha appena preso il noto purgante di cui
parlo a pago 35, che veniva fatto passare vigliaccamente per camomilla.
Metèla, perché aveva sempre il moccio.
Motole, come il precedente.
Pésse, per la velocità nei movimenti.
... Polentina, per il colore dei capelli (ce n'erano
due: al posto dei puntini va messo il nome dell'interessato ).
Pomi, per il colore delle guance.
Selegheta, per la magrezza.
Setecài, per i calli.
Stanga, per l'altezza.
Tartàja, per la balbuzie.
Tenea, per la magrezza.
Tròtolo, perché quando giocava a calcio girava
in continuazione.
c) Soprannomi relativi ai difetti fisici
La differenza con la categoria precedente è a volte molto sottile. Con questi soprannomi non ci si
limita a costatare un difetto, ma lo si sottolinea per offendere: come a dire che era seonsigliabile pronunciarlo in presenza dell' interessato:
Boea da fighi, per la bocca larga.
Caguauro, perché faceva sempre pernacchie.
Compàr Pénola, per il naso pronunciato (cfr.,
per la pénola, la pago 43).
Croste, per un eczema diffuso.
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Garìpola, per la passione per il vino ( per la grìpola, V. pago 29).
Gambe de sèdano, per la magrezza delle stesse.
Maehealerta, per la balbuzie (il soprannome
andava detto cosÌ: "Maaa-cheee-ai' eeerta").
Machespussa, per l'insolito odore da attribuirsi
principalmente alla consuetudine di portare
scarpe di gomma e alla scarsa dimestichezza
col sapone.
Mentolina, per il naso chiuso (sulla mentolina
si legga quanto è scritto a pago 36).
Microbo, per la strana conformazione degli occhi quando li chiudeva.
Mondo, non "Edmondo", ma "dalla testa grande".
Nanao, per il naso pronunciato.
Nasi/Naso, come il precedente.
Norge, per la testa grande (v. pago 39: Norgion,
quando lo si voleva fare arrabbiare).
Palanca, per il naso pronunciato; questi avcva
due narici talmente grandi che ci poteva stare
una palanca (p. 41).
Panta, abbreviazione di pantasso, pancia.
Rachele, per le gambe storte (ver le rache o le
rachéte voleva dire essere affetti da rachitismo, come ver le brochete essere affetti da
bronchi te).
Roche, come per il precedente.
Sgarbei, per gli occhi cisposi.
Sordo, evidente.
Sorze, per la statura.
Strusso, per]' altezza.
L'aspetto fisico: la testa è un po' grande, ma quanti
ricordi contiene.
Tetina, per una natta che in dialetto si chiama
anche cosÌ.
Vetrine dela Rinassente, per gli occhiali.
d) Soprannomi relativi a difetti morali
Il Coltro nel suo "Paese perduto" (Verona, Bertani 1976) li raccoglie in una categoria diversa da
quella dei soprannomi, la "nominàia", che sarebbe l' "espressione di un giudizio". Arnalda Zorzan in
"Jente de Casale" (Conselve, Editrice Veneta 1988) parla invece di "cojonaie" (= prese in giro); altri
ancora parlano di "mende". Non ho ritenuto opportuno fare tutte queste suddivisioni, perché mi pare
che a volte non siano veri e propri "difetti": talvolta si tratta di piccole ambizioni, di tic:
Barone Picarini, per l'eleganza (aveva sempre
le scarpe lucide).
Biciarini, devoto della "Madonna dei Cerchi"
(quelli lasciati dal bicchiere sul tavolo
dell' osteria).
Carte da mìle, per il pofarbin (v.): cosÌ erano
chiamati anche il padre e il fratello minore.
Cobra, per il comportamento "velenoso" nel
gioco delle carte.
Copion, per la cattiva abitudine, probabilmente
acquisita fin dalle scuole elementari, di copiare il lavoro degli altri.
Ebreo, evidente.
Fiaca, evidente.
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Fufignon, per il modo disordinato di lavorare.
Gazeta-del-Porteo, per la curiosità innata per lc
faccende altrui e per la propensione a propalarle non sempre benevolmente: praticamente,
un tà.ia-tabari; per la cronaca, era uno dei
"creatori" di soprannomi.
Gnoca, per l'intelligenza limitata.
Gorna, v. Biciarini.
Machelagna, per ]' abitudine di lagnarsi (in
pratica, un sìdio).
Mario-Oco, v. Gnoca.
Metiben, faceva, in pratica, il contrario di quello che dice il soprannome.
Musica, perché quando tornava a casa iniziava
"la solita musica".
Oseleto, perché fischiettava sempre come un
canarino.
Sòrbola, perché aveva sempre fame.
Tepa, per il temperamento "molto vivace" .
Tètano, per lo stesso motivo del precedente.
Verme, per il modo di comportarsi nel gioco
delle carte (come "Cobra").
e) Soprannomi relativi ad un episodio
Sono stati forse i più difficili da ricostruire: a volte gli stessi interessati (alcuni purtroppo non ho
potuto intervistarli) non ricordavano più l'occasione di questo loro "battesimo":
Ammiralio, si chiamava così per aver prestato
il servizio militare in marina.
El Marinaro, come il precedente, per aver anticipato il servizio di leva in marina.
Campione, per essere stato campione di marcia.
Carleti, per il "problema della magnifica" (v.),
la mamma lo nutriva a base di carleti
scientificamente "silene inflata"), non perché
ne fosse particolarmente ghiotto, ma perché
era facile trovarli.
Céncio, perché quando aveva bisogno di soldi
andava a vendere ottone, ecc. dal "cenciaiolo"
della zona, il Monco citato a pago 37.
Cento-lire-al-mese, per aver detto che tanto
guadagnava per giocare al pallone nella parrocchia da cui proveniva (erano i tempi in cui
il sogno di tutti era quello di poter aver "mille
lire al mese", come diceva una canzone).
Louis Cochet, nome d'arte di un amico purtroppo scomparso che aveva tradotto in francese,
con uno spiccato senso dell'umorismo il suo
soprannome (coche = gambe storte) quando
fece il cantante al "Dancing San Daniele".
Panorama o Pènore, "colto all'istante", come
detto all'inizio di questa Appendice: in una gita sul Monte Berico, quando si trovò sul piazzale della Basilica esclamò "Oh, che bel panorama!" ("pènore" è la versione colta per chi,
come ho scritto più sopra, frequentava l' "Avviamento").
Vossia, soprannome nato dopo un viaggio in Sicilia.
f) Soprannomi relativi a un indumento caratteristico
Nulla sfuggiva ali' occhio indagatore dei "creatori di soprannomi": anche un semplice berretto può
far passare alla storia:
Baretina, portava sempre il berretto per nascondere la calvizie.
Broca Rusoina, portava le "scarpe" di allora, cioè
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le sgàlmare chiodate con broche; la seconda
parte del soprannome si riferisce al cognome e
serviva per evitare omonimie, dato che scarpe
con broche le indossavano quasi tutti i ragazzi.
Chitarin, indossava il chitarin citato a pago 19,
ma aveva anche un modo di fare affettato.
Mudande, evidente.
g) Soprannomi relativi all'''anda'' (modo di fare)
Già ho citato, nella voce precedente Chitarin, eccone ora degli altri, senza offesa per nessuno:
Bepi cnla, per il modo di camminare.
Ciosa, per il modo di parlare poco chiaro; in verità era toscano, ma chi non lo capiva gli diceva "Ciò, dosa ... ".
Fidaini, per l'accurata eleganza.
Galinela, per il modo di giocare a calcio sempre
presente, veloce e puntuale.
Manichino, affettato e borioso (soprannome di
circolazione limitata).
Pèpola, razza di gallina: V. sopra Galinela.
Tarabai: arruffone, confusionario, ecc. (ancbe
Tarabò o Tarabeaux per i motivi detti a proposito di Cianei, alla lettera a).
Tanta: per la dizione (e non solo la dizione) non
perfetta.
h) Soprannomi relativi a Personaggi (o oggetti) famosi
Alcide, per la somiglianza con De Gasperi.
BaÌorde, dal nome di una marca di automobili
(era ovviamente un appassionato di auto).
Ribo, personaggio teatrale.
Rise, noto aviatore (Bisello).
Bovet, noto ciclista.
Cecè, personaggio dei fumetti.
Codemo, personaggio di una commedia del repertorio della filodrammatica "S il vio Pellico",
citata a pago 57.
Colon, noto giocatore di calcio (Colaussi).
Fin, personaggio di un "Atto unico" per ragazZI.
Garei, marca di motociclette (Garelli) che ha
chiuso i battenti recentemente (1988); l'interessato, fanatico per le moto, fingeva di cavalcarle, però, influenzato dai film di Tom Mix o
di Ken Maynard, si batteva il posteriore, come
i cow-boy.
Gli hobby: "Codemo": dal teatro al cinema
amatoriale
83
Gazeta, noto quotidiano sportivo dal colore rosa (il soprannome intero era Pan-e-gazéta).
Gheric, personaggio teatrale shakespeariano,
storpiato.
IpIa, fabbrica di biciclette.
Malabroca, corridore ciclista (noto per arrivare
sempre ... ultimo ).
Medoro, comico cinematografico che portava
gli occhiali.
Mussoìni per la faccia tonda come quella di Benito.
Panciolini, clown o comico del muto (? ).
Trueba, corridore ciclista.
Vlade, portiere di calcio russo.
Perso!1aggi./àmosi: forse qualcuno avrà dimenticato
il suo vero nome, ma chi non ricorda il soprannome?
("Colou", tifoso di Colaussi)
i) Soprannomi relativi al mestiere o alla professione
Tra questi il più bello è senza dubbio quello di hatilani
battilana), probabilmente, soprannome
di famiglia, in quanto la professione a Padova e al Portello era scomparsa da tempo:
Baretari (i), tutti i componenti la famiglia erano
chiamati così perché avevano una piccola industria di berretti.
Batilani, probabilmente ereditato, come scrivo sopra dai genitori, a meno che - avendo conosciuto
il personaggio - non si alludesse alla poca simpatia per il lavoro (Batilani, come "batifiaca"?).
Batiscorese, materassaio (su di lui un anonimo
portellato ha scritto nell' "Arca di Noè" del
1977: "Xe difissie che un soranome! de quei veci del Portèo! no sia s-ceto, no sia beo.! Ma uno
giusto come questo! questo qua che go sentio !
xe difissie da trovare! eco che no so pentio ! se
84
ve lo vojo qua donare: ! el stramassaro, !Iavorador sensa pretese, ! da nialtri xe ciamà "batiscorese".
Batistronsi, come il precedente (senza poesie laudatorie).
Bisteca, macellaio.
Bogolaro, venditore di "bogoléti" (v. nel testo, p.
14).
Bresoéta, aveva dei parenti che gestivano una macelleria sotto il Salone.
Bueàro, lavorava il buelo, budello, per fare corde
musicali.
Campanaro, evidente.
Chimica, dall'industria in cui lavorava.
Crosta de formàjo: figlio di un casoin, pizzicagnolo.
Frate, dipendente de "Il Messaggero di Sant' Antonio".
Pitarari (i), conservato dai discendenti di una famiglia che faceva pitari, vasi, in via Tiepolo.
Socheti, venditore di legna e carbone.
Spaventasìmisi, altro materassaio.
Storari (i) , come Pitarari conservato dai discendenti di una famiglia di lavoranti di store, stuoie.
Ténari, fruttivendolo; venne chiamato cosÌ perché
vendeva la sua merce magnificandola cosÌ:
"pèrseghi (= pesche) ténari!".
l) Soprannomi in cui prevale l'ironia
L'ironia è presente in molti dei soprannomi sopra riportati e mi sembra rappresenti quasi una caratteristica generale di quelli portellati; in questi mi sembra ancora più evidente.
Bosco, per la scarsa capigliatura.
Campione, per la scarsa bravura nel gioco delle
carte.
Carnera, per la poca prestanza fisica.
Furia, per il temperamento calmo e la tranquillità.
Palancheta, perché fratello minore di "Palanca"
(voce c).
Piante, per i piedi grandi.
Sole, per la brillantezza della testa (calva).
Tarzan, un sapapian (v. pago 52).
Tintoreto, imbianchino.
m) Soprannomi vari
Concludo la ricerca con questa manciata di soprannomi che non sono riuscito a far rientrare nelle
"categorie" prccedenti:
Ben-che-dir, intcriezionc usata spcsso nei Suoi
discorsi.
Giove: all'inizio era "Ciovc", inversione di "vecio", come scrivo nel testo a pagina 32, voce
"Jove"; poi, data l'alta carica che ricopriva (era
il custode del patronato), venne chiamato Giove come il padre di tutti gli Dei, padrone e custode dell'Olimpo; la moglie si chiamò Giova.
Gratasassi, vecchio soprannome, ancora ricordato: secondo alcuni chi lo portava era chiamato così perché passava il tempo, "grattando"
sassi sul muro; secondo altri per]' avarizia (era
proprietario di case).
Michéte: per la passione per le michette di pane
(notare la profonda cultura, già segnalata al soprannome Céncio).
Papussa: come il seguente, soprannome che l'interessato (v. pago 42) si è scelto quando - nel
1937 ha cominciato a scrivere nell'''Arca di
Noè".
Picio Tao: nome d'arte che l'interessato si è dato quando è entrato a far parte dei "Ruzzantini
Pavani", dei quali diventò alla fine uno dei
massimi esponenti.
Sotolosa: perché aveva un negozio sotto la famosa
"loggia" illustrata a pago 32, presso la quale facevano sosta le carrozze che portavano i viaggiatori che dovevano imbarcarsi sul Burchiello.
85
n) Parroci e cappellani
Anche se li metto alla fine, penso che i "cappellani" (ma anche i Parroci) fossero i primi ad avere
il loro soprannome. Neri Pozza in "Comedia familiare", parlando dell'arrivo di un nuovo "rettore del
ricreatorio", equivalente al nostro capelan, scrive:
"La marmaglia del cortile lo aveva adocchiato alle finestre del suo appartamento ... A volte sollevava le cortine, guardava in cortile come dovesse studiarc la combriccola di lontano, contare i comprimari e le comparse uno per uno. Forse domandava tempo a se stesso. Quella di trattare con cinquanta o cento ragazzi in un colpo solo, forse gli pareva un' arte fina, non c'è scuola con regole sicure che la insegni, ci vuole la fantasia capace di inventare ogni giorno, per ogni soggetto, la severità e
l'indulgenza come strumenti indiscutibili di giustizia. Luigi Corradin, chiamato da tutti Gigio boaro, ...
aveva queste doti".
Dei "preti" dell' Immacolata-Ognissanti, ricordo:
prete Balon, appassionato di calcio.
padre Botesèa, piccolo e grassoccio.
padre Cica, per la struttura somatica e pcr il colore (tabacco) della pelle.
don Cipolla, per il naso. (Particolare che non
c'entra con il soprannome: durante le funzioni
mandava fuori i zagheti per vedere come si
comportava la squadra di calcio).
don Palanca, appassionato di ... soldi.
Mèsa récia, per un orecchio rosegà, accartocciato.
Sete sarvèi, per la testa sproporzionata.
Sètimo non rubare, degli Ognissanti; si dice
che avesse sette galline e una notte, durante la
guerra, gliene rubarono sei, lasciando un cartello con la scritta "sètima no robare".
Un passo-un salto-un spuo, dalla camminata:
sembra che si fermasse a sputare dopo ogni
passo.
Prima di concludere, vorrei ricordare i soprannomi che non sono ancora riuscito a "sciogliere".
p) Soprannomi di cui non sono riuscito a spiegare la nascita
Nel primo incontro di "ex-allievi" per ordinare l'indirizzario, venne richiesto ai presenti di compilare una scheda che, tra le altre cose, chiedeva anche il soprannome. Qualcuno, per dimenticanza o per
altri motivi, ha "firmato" con il solo soprannome. Forse pensava di essere "universalmente" conosciuto: il che purtroppo non era.
Ora si trova in questo elenco, assieme ad altri segnalati da amici, tra quelli di cui, fino ad ora, non
sono riuscito a raccogliere notizie sufficienti per poter dire quando e come siano nati.
Dal punto di vista linguistico sembrano abbastanza facili da "tradurre", ma ]' aver frequentato i
"Corsi di dialettologia" che]' Università di Padova organizza ogni anno mi ha reso estremamente prudente. Se infatti i soprannomi dovessero sottostare alle stesse regole dell' etimologia, dovrei eliminare subito "la prima risposta": e un' attenta lettura dei soprannomi riportati fa pensare che assai spesso
ciò sia vero.
Forse perché non risolti, sembrano naturalmente i più belli, curiosi, stimolanti: quindi qualsiasi
informazione che serva a spiegarne qualcuno sarà più che gradita:
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Baeta, Bagolina, Balalaica, Balota, Beduin, Begolo (oste), Bìgoli, Bissa, Bòcia, Bombarda.
Camasso, Cm'bonea, Cena, Chira (la protagonista di "Noi vivi", film dcgli anni quaranta,
interpretato da Alida Valli), Cici, Cola, Copacani, Coscia.
Dàtoi, Dubat.
El musico, El tago, El vècio, Etrubo.
Fela, Fraca (il soprannome intero sarebbe Fraca,spenzi e mai ghe riva).
Gioia, Guera.
Imola.
Jola.
Lela, Lilo, l,olo.
Madòfia o Madòpia, Magnapan, Maroco (v.
pago 35), Matuè, Momi, Moro Bìgoli.
Nineta, Nini Baragon, Nono
Osei.
Panta, Papéte, Pastafrola, Patatina, Patè,
Peà-pea, Pècia (due fratelli), Pégola, Pelela,
Peo (nemmeno l'interessato, intervistato nel
corso della premiazione del!' edizione di
"Portello Estate-1992" ha saputo fornirne una
spiegazione), Piuma (anche con l'inversione
Màpiu e l'accrescitivo Mapioso), Placa.
Rana, Romaneli
Sapafiori, Sarésa, Schècula, Sécia, Seno, Seo,
Sgàlmara, Sissi, Smòrcia, Stanga, Sussa.
Tabilio, Tempesta, Tina, Titi, Titina (fratello
del precedente), Tofolo.
Zanze.
"Peo", il cantore del Portello. L'origine del suo soprannome non è ancora stata chiarita.
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Conclusione
La raccolta è finita. Non è, come detto, né poteva esserlo, completa. Avrei dovuto estenderla anche alle "tose" e a molte altre categorie (maestri, negozianti, operai,
piccoli artigiani, ecc.). Avrei dovuto fare anche una ricerca tra i Portellati della generazione (o delle generazioni) dopo la mia. Avrei potuto confrontare i "nostri" soprannomi con quelli di altre zone per vedere se hanno una loro caratteristica. Avrei potuto ...
Ne sarebbe venuto fuori un lavoro senz' aItro esaustivo, come si usa dire adesso,
ma chissà quando sarebbe finito. Ho preferito fermarmi qui, lasciando dei problemi
aperti, lasciando ad altri la possibilità di continuare e di fare meglio. Non posso tuttavia concludere senza rivolgere un cenno di ringraziamento all' amico Bepi Mingardi,
un'autentica miniera di ricordi e di dati e ai tanti altri che mi hanno aiutato nella ricerca, scavando a fondo nei loro ricordi.
Quatro "ciàcole" alla pompa.
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INDICE
Presentazione............................................................................................... pago
5
Abbreviazioni .......... ............ ....................... ...................................... .............."
8
A come "ara!" ........................................................ .........................................."
B come "balon"................................................................................................."
C come "cagnagno" ................................................................ ........................."
D come "drissagno"......................................................................................... "
E come "ex alievi" ........................................................................................... "
F come "felda" ................................................................................................. "
G come "gamela"............................................................................................. "
I come "lmacolata" .......................................................................................... "
J conle "Jove" .................................................................................................. "
L come" Losa" .................................................................................................. "
M come "maroca" ............................................................................................ "
N come "neca" ................................................................................................. "
O come "òcio" ................................................................................................. "
P come "pace".................................................................................................. "
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qua
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32
34
38
40
41
47
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"
"
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48
51
Precisazione.................................................................................................... "
69
Aggiunte e correzioni..................................................................................... "
70
Appendice "I soprannomi portellati" ........ ............ ........ .................... .............. "
75
R come "rache"................................................................................................
S COlne "Sabadini" ...........................................................................................
T come "tinghe"...............................................................................................
U come "ucamara"...........................................................................................
V come "vetrine" .............................................................................................
Z come "zai" ....................................................................................................
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Dello stesso Autore
Luigi Nardo
"A CIASCUNO IL SUO"
A CIASCUNO
IL SUO
DUEMILA EPITETI VENETI
Duemila epiteti veneti
"Quaderni Portellati" n. 3
Panda Edizioni, 1992
13 disegni di Busan
P"egn1d,Bu,cm
pagg. 144 L. 20.000
A ciascuno ... il suo epiteto
Nel Veneto del tempo che fu, c'era una ricchezza di ambiente, tipi, caratteri, dei quali, ora, resta soltanto il ricordo. E come c'erano ambienti e tipi e caratteri, c'erano una parlata, dei modi di dire tipici di
quella temperie, cioè di un tipo di società e di un modo di essere, di vivere. C'erano i soprannomi: pittoreschi, ridicoli spesso, c'erano gli epiteti che non erano offese, insulti ....
La raccolta di duemila epiteti non è cosa dappoco, costituisce un ampio e appassionato lavoro di ricerca svolto da Nardo, per quarant'anni insegnante, che ha diviso la sua attività fra la letteratura infantile e il dialetto.
Il Veneto è ricco di appellativi; ne ha per tutti e per... tutti i gusti, per così dire. Scorrendo le pagine del
libro, ora si resta sorpresi, ora si sorride divertiti. È un retaggio, insomma, di un tempo finito, che era
opportuno tenere ben vivo in questo modo, cioè mettendo nero su bianco.
17/7/92
Giovanni Lugaresi
Il Gazzettino
Originale dizionario di Luigi N ardo
Luigi Nardo è uno specialista in questa materia, ed ha il duplice dono, della pazienza e dell'arguzia. Il
primo gli ha consentito di registrare tanti vocaboli dialettali che altrimenti sarebbero andati perduti, il
secondo gli offre l'occasione per dimostrare come si possano segnalare anche le parolacce senza cadere nel banale. L'autore ha anche il merito di spiegarci le derivazioni di alcune parole.
2/8/92
La Difesa del Popolo
Duemila epiteti veneti
Il cuore della vecchia Padova dev'essere rinoscente all'autore perché senza le sue costanti ricerche, usi,
motivi e humus del mondo di ieri sarebbero andati perduti senza lasciare traccia. Luigi Nardo, che va
90
giustamente fiero delle sue origini, ha inventato i "quaderni portellati", una precisa proclamazione d'amore all'antico quartiere, Nell'ambito di tali iniziative si inserisce appunto anche illibricino di centoquaranta pagine che, come accenna Luigi Montobbio nella prefazione, tiene "viva la presenza del Portello nel cuore della città". Gli epiteti analizzati da Nardo hanno mantenuto una carica espressiva e non
soltanto sentimentale per rinverdire i ricordi. Di fronte alle note, tanto ricche di colore e di acute considerazioni, lo squallido linguaggio della gioventù moderna, in farcito di terminologie inglesi, vacilla.
5/8/92
Toni Pezzato
Il Gazzettino - Cronaca di Padova
"Rancurare paroe"
... No xe fassile rancuràre tanta roba sensa trovarse in man anche dei scarti, dei brusòni, come co i
quaréi. Quei che gavarà la bontà de lezare trovarà parole mai sentie, parole amiche, parole desmentegà,
parole che xe sta in uso magari solo su un borgo, na contrà, un paese. Par questo el dialeto se ciàma anche lingua tribale. Fora da la so tribù, dal so pico lo mondo, el cambia, e co lu anche le parole e i significati. Ognuno se rancurarà le sue, ghe ne impararà de nove e, come mi, risentirà i strepiti dei zoghi, le vossi dei compagni d'un tempo lontano Le parole alòra gera solo parole, no epiteti o impropèri:
alòra se zogàva, e basta. A parer mio ghe xe, ne l'insieme del lavoro, na dignità professionale che lo
rende degno de consultassion, anca da parte de quei che no xe adeti ai lavori. Rancuràre parole vecie,
no xe solo métare in fila vocaboli e spiegassion documentà o no. VoI dire anche rancuràre tochetini de
storia, modi de dire che se porta dentro ricordi del passà. Imagini ancòra vive nel nostro intimo, visi e
vossi mai desmentegà. Merce che fa parte de la nostra esistensa de creature, de omani e, perché no, de
padovani e de veneti.
9/8/92
Ugo Suman
Il Gazzettino - L'orto de casa
Tutti gli "epiteti" del nostro dialetto
Luigi Nardo da anni insegue nei ricordi personali e nella memoria collettiva popolare, i detti, le parole, le espressioni che i giovani d'oggi hanno smarrito nell'apprendimento forzato e omologante dell'italiano e ancor più e assai peggio, nel gerghismo italianizzante della televisione, delle mille radio locali e dei film alla romanesca o alla napoletana. Nardo ha pubblicato già quattro preziosissimi e godi··
bilissimi libri sul dialetto ed ora, per la Panda Edizioni e con i sapidi disegni di Busan, ha dato alle
stampe il terzo quaderno portellato dal titolo "A ciascuno il suo - Duemila epiteti veneti. Accanto agli
epiteti veri e propri, secondo la non meglio definita versione ufficiale che lo definisce ora un'offesa,
ora un insulto, ora una semplice esternazione, Nardo ha raccolto, dandone piene spiegazioni semantiche, filologiche o dialettologiche, tutta quella serie di espressioni popolari che tendono più che a offendere, a sottolineare spesso comicamente, un comportamento, un atteggiamento. Il libro di Nardo è
ricchissimo di queste parole e detti e va letto anche in versione colta, nel senso che recupera e conserva per la migliore comprensione del costume padovano, parole ormai nella maggior parte dimenticate
91
e che invece rappresentavano spesso la sintesi intelligente e acuta di una saggezza filtratà dalla storia
e riproposta con sapido spirito critico ...
29/8/92
Walter Tuzzato
Il Mattino
Un libro divertente
Un libro divertente, con un titolo da interpretare, è quello di Luigi Nardo: "A ciascuno il suo", Duemila epiteti veneti, Panda Edizioni, 1992. L'autore ricorda i sani epiteti della giovinezza che hanno carica espressiva e sentimentale. Cos'è un epiteto? Nel vocabolario si nota:
"1) nome che si attribuisce ad un altro nome per qualificarlo, 2) parola spregiativa, insulto".
Luigi Nardo ha voluto "rinverdire i ricordi dialettali richiamando alla memoria i nomi dialettali degli
animali, delle piante, degli oggetti ai quali chi crea o trasmette epiteti spesso ricorre". Non manca il riferimento alla grafia. Alla 135' pagina l'autore si congeda augurandosi di essere riuscito a riportare il
sorriso sulla faccia di qualcuno. I disegni di forte rilievo satirico, sono di Busan ...
Settembre 1992
Lia Pinelli Pontello
Realtà vicentina
Cos'è l'epiteto?
Cos'è l'epiteto? Si chiede l'autore nella divertente introduzione: non un insulto, nato da un impulso d'ira che, per quanto "vivo e ricco di sfumature", non caratterizza la persona a cui è indirizzato; non è
neppure un soprannome, frutto del "fervore creativo" della giovinezza e destinato ad accompagnare
!'individuo per l'intera vita. L'epiteto è una caratterizzazione riflessiva, un giudizio basato sull'osservazione e l'esperienza, esteso a tutta una categoria. L'appellativo coglie folgoranti corrispondenze tra
il destinatario e animali, vegetali, oggetti, personaggi della storia e della cronaca, sottolinea condizioni e comportamenti, indica improbabili e suggestive possibilità, riprende e altera espressioni da lingue
diverse. "A ciascuno il suo" non è solo testimonianza preziosa dell'originalità, vivacità e concretezza
del dialetto veneto, ma anche esempio di un modo civile di vivere i rapporti sociali con intelligente bonarietà, tolleranza e umorismo. I disegni di Busan e vecchie immagini di città illustrano il testo e sottolineano i due registri principali della ricerca: realismo e nostalgia ...
Novembre 92
Marilia Righetti
Veneto ieri, oggi, domani
Consensi
Nardo è felice per i vivi consensi che sta ottenendo la sua ultima fatica intitolata appunto "A ciascuno
il suo - duemila epiteti veneti" - disegni di Busan. È la continuazione approfondita e ampliata del "Di-
92
zionarietto portellato" (giunto alla seconda edizione, arricchita dei soprannomi portellati); da "parole
e detti, uomini e cose di un quartiere padovano" passa a quelli del Veneto, facendo rivivere un ricco
mondo di tradizioni, usi, costumi, in parte dimenticati. Se gli esperti dicono che il dialetto è ormai morto, Nardo sostiene che resterà in vita per almeno un paio di generazioni. Siamo convinti che finché ci
saranno persone entusiaste come lui, sempre pronte a rievocare con gli amici il passato e a registrare
le colorite espressioni di un tempo che ancora sentono per strada, nelle piazze e negli autobus, il dialetto continuerà a sopravvivere. Magari incuriosirà i giovani che potrebbero essere interessati a conservare e a trasmettere un patrimonio culturale così ricco di colore e di fascino.
Novembre 92
Maria Pia Codato
La nuova tribuna letteraria
Libri molto interessanti
È da parecchio tempo che la Panda Edizioni pubblica libri molto interessanti. Uno degli ultimi è questo, scritto da Luigi Nardo, un autore che è un vero appassionato del Veneto, della sua storia e del suo
folclore (ricordo dello stesso autore "Dizionarietto portellato").
Questo ultimo libro raccoglie duemila epiteti Veneti, ed è una raccolta fatta con grande scrupolo, direi
completa, e espressa con una forma simpaticissima, così che non solo fa parte di diritto della letteratura Veneta, ma anche ci diverte parecchio. Raccomandiamo il libro agli aficionados perché ricordino,
e al lettore comune perché impari e si diverta nello stesso tempo.
Dicembre 1992
El Stralogo
Utile e dilettevole ...
Interessanti le raccolte specialistiche di termini, che meriterebbero confronti con i corrispondenti d'altre regioni. Luigi Nardo ci dà ora HA Ciascuno il Suo: duemila epiteti veneti (Panda Edizioni, 1992)"
che, utile e dilettevole, sarebbe addirittura prezioso, se d'ogni epiteto dialettale registrasse anche ilo i
luoghi in cui è usato (come fa il Prati per le singole voci "Etimologie venete").
Troppo noto è il Nardo, perché se ne debbano ricordare le molte opere. Ne citerò qualche epiteto, di
cui generalmente non si conosce la vera origine semantica o si crede che sia diversa dalla vera. Buratin originariamente non è il personaggio della commedia dell'arte ma l'addetto a buratare, setacciare la
farina.1nterdeto non va confuso con l'italiano interdetto: è il ritardato mentale. Poiché in italiano si usa
sfaticato per "scansafatiche" potrebbe sbagliare un non veneto, vedendo dare dello sfadigòn proprio il
senso opposto: lo è chi sfadiga, cioè "si affatica", è assiduo lavoratore.
311/93
Francesco Semi
Il Gazzettino - I segreti della parala
93
Finito di stampare
nel mese di Gennaio 1993
presso lo stabilimento grafico ITALGRAP
di Noventa Padovana (Padova)