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REVIEW
Premessa
Nel 1989 Haywood introdusse la prima tecnica di sbiancamento dentale (1). Da allora
si è assistito ad una vera proliferazione di
nuovi sistemi e materiali, tale che oggi il
clinico si trova in grande imbarazzo quando deve scegliere il prodotto o la procedura più appropriati. Scopo di questo lavoro
è fare il punto sullo stato dell’arte e porre
chiarezza sulle basi biologiche e gli effetti
clinici delle procedure di sbiancamento.
Procedure
di sbiancamento:
basi biologiche
ed effetti clinici
Attilio Muscio*, Luca Dalloca*, Gregory Brambilla*
*Libero professionista
Discromie
Non si può parlare di sbiancamento se
prima non si spiegano le cause delle
discromie dentali, classificate in estrinseche e intrinseche.
Le discromie estrinseche sono provocate
da sostanze pigmentanti che si legano alla
superficie esterna del dente mediante deboli forze (Van der Walls, elettrostatiche, legame idrogeno, etc.). Gli agenti coloranti sono
cibi e bevande contenenti tannini (tè, caffè,
liquirizia, vino rosso, etc.), fumo, collutori a
base di clorexidina, sanguinarina e fluoruro
stannoso e, infine, la placca e il tartaro (2).
Tali decolorazioni possono essere rimosse o
controllate con tecniche e strumenti di igiene orale professionale e domiciliare molto
semplici ed economici, quali detartrasi,
detersione con bicarbonato di sodio micronizzato, spazzolino elettrico, etc (3).
Le discromie intrinseche sono causate da
agenti cromogeni all’interno dello smalto o
della dentina, cui possono legarsi in fase
pre-eruttiva o post-eruttiva. Le discromie
intrinseche pre-eruttive sono imputate a
tetraciclina, fluorosi, disordini ematologici o
amelogenesi e dentinogenesi imperfette (2).
La tetraciclina è un antibiotico che, se
Q IL BACKGROUND: Nel 1989 Haywood introdusse la prima tecnica
scientifica di sbiancamento dentale. Da allora si è assistito a una vera proliferazione di nuovi sistemi e materiali, tale che oggi il clinico si trova in grande imbarazzo quando deve scegliere il prodotto o la procedura più appropriati. Gli effetti dello sbiancamento sui tessuti duri e molli sono stati indagati
da numerosi studi che riportano tuttavia risultati contraddittori. Scopo di questo lavoro è fornire un razionale per la scelta dell'uno o dell'altro sistema
sbiancante e porre chiarezza sulle basi biologiche e gli effetti clinici delle
diverse procedure.
Q LE PROBLEMATICHE: Le discromie dentali causate da invecchiamento,
fluorosi, tetracicline, traumi e terapie canalari sono trattate mediante sbiancamento con perossido di carbammide o perossido di idrogeno.
Le tecniche disponibili sono quella domiciliare (home bleaching), quella professionale (power bleaching) e, per i denti devitali, quella ambulante
(walking bleaching). Gli effetti dei perossidi sullo smalto sono demineralizzazione superficiale e riduzione della microdurezza che, cessato lo sbiancamento, ritornano gradualmente verso i valori iniziali per l'azione remineralizzante della saliva. Gli effetti sulla dentina, se aggredita direttamente, sono
aumento della permeabilità e modificazioni meccaniche. La conseguente
denaturazione, a livello radicolare, può provocare riassorbimenti esterni. Gli
effetti sui tessuti molli e sulla polpa sono, rispettivamente, gengivite marginale e ipersensibilità, ambedue transitori e rapidamente reversibili.
Q LE CONCLUSIONI: Lo sbiancamento domiciliare è la procedura più efficace e duratura poiché l'agente sbiancante, applicato per lungo tempo, penetra
più in profondità. E' privo di seri o permanenti effetti collaterali sia su smalto
che dentina. Lo sbiancamento professionale, con o senza lampade attivanti,
ha minore durata ed efficacia, soprattutto sulle discromie gravi, ma è utile
quando il paziente è poco collaborante o esige risultati in breve tempo. Lo
sbiancamento ambulante dei denti devitali ha durata e risultati meno predicibili. Il risultato è mantenibile con sbiancamento domiciliare. Richiede una
tecnica rigorosa, pena riassorbimenti radicolari.
Anno I - n°4 - novembre 2007
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DentalClinics
PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE
Foto 1
Discromia da tetracicline trattata con sbiancamento domiciliare con perossido di carbammide a percentuali dal 10 al
20% per 2 mesi. Si noti la differenza di colore con le corone provvisorie su 15 e 25.
PUNTO CHIAVE
Nel II o III
trimestre di gravidanza
o nei primi 7-8 anni
di vita, le tetracicline
provocano discromie
e scanalature.
8
assunto nel secondo o terzo trimestre di
gravidanza o nei primi 7-8 anni di vita,
provoca colorazioni giallo- grigiastre e, nei
casi più severi, bande grigio-blu scure talvolta associate a scanalature displastiche
dello smalto. Tali discromie originano da
complessi calcio-tetraciclina che interferiscono con la formazione del dente; ne
derivano pigmentazioni smalto- dentinali
profonde che sono tra le più difficili da
sbiancare (Fig. 1).
La fluorosi è un’intossicazione cronica da
fluoro. A livello dentale provoca difetti di
mineralizzazione dello smalto che si presentano comunemente come aree d’ipocalcificazione bianco-gessose o brunastre, trattabili, a seconda della gravità, con microabrasione o sbiancamento chimico.
I disordini ematologici e l’amelogenesi oppure
dentinogenesi imperfette sono patologie
molto rare che provocano discromie e alterazioni dentali tali da essere molto difficilmente risolvibili con semplice sbiancamento.
Le discromie intrinseche post-eruttive
sono causate da traumi, terapie endodontiche incongrue, cementi canalari, amalgama e invecchiamento (2).
I traumi dentali possono causare emorragie
pulpari con formazione di precipitati della
catena della coagulazione (solfuro ferrico)
che, fissatisi all’interno dei tubuli dentinali,
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rendono più scuro il dente. Se la polpa va in
necrosi, la decomposizione dei pigmenti
ematici causa ulteriore decolorazione.
I pigmenti ematici possono residuare
anche da insufficiente rimozione del materiale pulpare durante una terapia canalare.
Alcuni cementi canalari e l’amalgama nel
corso del tempo si ossidano, liberando
composti pigmentanti.
L’invecchiamento, infine, con la graduale
obliterazione della camera pulpare e dei
tubuli dentinali per apposizione di dentina
secondaria più scura, e con la progressiva
usura e assottigliamento dello smalto,
provoca, rispettivamente, l’innalzamento
del croma (aumento di intensità della
tinta base) e l’abbassamento del valore
(diminuzione della luminosità). (Fig. 2).
Meccanismo dello
sbiancamento chimico
Lo sbiancamento chimico dei denti è il
trattamento d’elezione e più conservativo
delle discromie intrinseche. Anche quando
questo non produce risultati soddisfacenti,
può considerarsi come trattamento migliorativo di terapie più invasive, quali faccette
o corone.
I prodotti sbiancanti attualmente disponibili in commercio sono tutti a base di
REVIEW
perossido di idrogeno o perossido di carbammide. Quest’ultimo, a sua volta, è formato da perossido di idrogeno (circa un
terzo del totale) e urea (= carbammide) che
ha funzione di stabilizzare il composto, rallentare il rilascio di ossigeno vivo e mantenere il pH a valori medi.
Il perossido di idrogeno è un potente agente ossidante in grado di attraversare lo
smalto grazie al basso peso molecolare.
Quando incontra i gruppi cromofori presenti
nelle sostanze pigmentanti, si scinde con
una reazione del tipo 2 H2O2 → 2H2O + O2.
Si libera così ossigeno nascente che rompe i
legami dei gruppi cromofori. Questi, a loro
volta, per la maggiore solubilità, vengono
svincolati ed eliminati (3,4,5). La reazione è
accelerata dalla luce e dal calore (6) (per
questa ragione i gel sbiancanti devono
essere conservati in frigo). La decomposizione e l’azione del perossido di idrogeno è
tanto più rapida quanto maggiore è la sua
concentrazione (5).
Le diverse tecniche
Gli sbiancamenti dentali possono essere
divisi in esterni e interni: i primi sono eseguiti a casa dal paziente (sbiancamento
domiciliare) o in studio dal dentista (sbiancamento professionale); i secondi si eseguono soltanto in studio, ma su denti devitali.
Sbiancamento Domiciliare
Lo sbiancamento domiciliare classico
(home bleaching) consiste nell’applicazione di un gel a base di perossido di carbammide a percentuali variabili dal 10 al 22%
(4) con l’ausilio di una mascherina in acetato personalizzata. Il tempo e la durata di
applicazione variano in base alla percentuale di perossido utilizzata e al grado di
sbiancamento che si vuole ottenere: il gel
al 10% si usa per 8h al giorno (7) e quelli a
percentuali più alte per 4-5 ore (5). La concentrazione maggiore di perossido riduce
solo il tempo di applicazione senza influire
sull’effetto sbiancante finale (5, 8). Ad una
maggiore concentrazione del prodotto si
associa aumento della sensibilità dentale
(9). Il trattamento potrà durare da 2 a 4
settimane, potendolo protrarre nei casi più
difficili (tetracicline) a 2 mesi e oltre;
secondo alcuni autori non si dovrebbero
superare i tre mesi, secondo altri non ci
sarebbe alcun problema fino a sei mesi di
trattamento (10). La durata dell’effetto
sbiancante è di circa 5-6 anni. Facendo
brevi richiami, il risultato può essere mantenuto molto più a lungo (3); il paziente,
infatti, conserva le mascherine e abbisogna
del solo gel sbiancante. Questo è uno dei
principali vantaggi della tecnica di sbiancamento domiciliare.
Il trattamento presuppone collaborazione
del paziente; l’attività tabagica e l’assun-
PUNTO CHIAVE
Le tecniche
di sbiancamento
si suddividono
in domiciliari
e professionali.
PUNTO CHIAVE
La maggiore
concentrazione
del gel sbiancante
riduce il tempo
di applicazione
senza influire
sul risultato finale.
Foto 2
Discromia da invecchiamento trattata con sbiancamento domiciliare con perossido di carbammide al 10% per 3 settimane.
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PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE
PUNTO CHIAVE
L’effetto
dello sbiancamento
domiciliare dura
5 o 6 anni, ma è
allungabile con
opportuni richiami.
PUNTO CHIAVE
Da tempo sono
in commercio
prodotti OTC
dedicati
al trattamento
“fai da te”.
10
zione di bevande pigmentanti, se presenti,
devono essere sospese o molto ridotte.
Durante lo sbiancamento domiciliare
aumenta la permeabilità dentinale, rendendosi possibile penetrazione degli agenti ossidanti in dentina e polpa; in conseguenza di ciò, frequentemente si registra
sensibilità dentale che passa generalmente
dopo 48 h dall’interruzione della terapia
(11,12). L’applicazione di fluoro, prima e
dopo ogni tipo di sbiancamento riduce
significativamente tali effetti collaterali
(1,3). L’ipersensibilità è oltremodo ridotta
con l’inserimento di nitrato di potassio e
fluoruri all’interno dello stesso gel sbiancante (es. Opalescence PF) (4,14).
Da qualche tempo sono disponibili sul
mercato prodotti da banco OTC (Over The
Counter) per trattamenti fai-da-te. Un
esempio sono le strip con perossido di
idrogeno al 6% (es. Whitestrips) da indossare 1h al giorno per 15 giorni circa. Il risultato è tuttavia limitato e dura molto meno
(6 mesi circa) della tecnica domiciliare
classica. La breve durata del risultato può
talora creare vera e propria dipendenza
che, nei paesi anglosassoni, è già stata
catalogata col nome di “bleachorexia”, cioè
dipendenza da bleaching (sbiancamento).
La mancanza di diagnosi professionale di
eventuali controindicazioni (recessioni,
presenza di restauri, gengivite o ipersensibilità dentale) e i modesti risultati rendono
pertanto sconsigliabile l’uso dei prodotti
Over The Counter.
Sbiancamento professionale
Lo sbiancamento professionale, detto
“power bleaching”, si attua applicando
direttamente sulla superficie vestibolare
dei denti, per circa 1 ora 2-3 giorni consecutivi, gel ad alte percentuali di perossido
di idrogeno (35-38%).
La sua introduzione è stata motivata dalle
maggiori esigenze dei pazienti che spesso
domandano trattamenti sempre più rapidi
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e richiedenti minore collaborazione.
Il “power bleaching”, per la breve durata
del trattamento, dovrebbe potere essere
eseguito anche sui soggetti fumatori o sui
forti consumatori di bevande pigmentanti.
Tuttavia, le case produttrici avvertono di
attenersi, nei 15 giorni successivi alla terapia, agli stessi consigli alimentari che valgono per il trattamento domiciliare.
L’azione di questi potenti gel sbiancanti
sarebbe ulteriormente aumentata con l’utilizzo di LASER, lampade LED e alogene, in
virtù del della foto-catalizzazione della reazione di degradazione dell’H 2 O 2 (6,15).
Secondo altri autori (14,16) l’azione dei gel
senza fotocatalizzazione è uguale, se non
addirittura superiore, poiché in essi è sempre già presente un catalizzatore che sarebbe il principale attivatore della reazione.
La luce riduce il tempo di trattamento (16)
ma, a causa del calore prodotto da alcune
lampade, gli effetti collaterali possono
accrescersi, con aumento della sensibilità
dentale fino a infiammazione della polpa
(12). In ogni caso, si sconsiglia il ricorso alle
lampade LASER e Plasma, ovvero tutte quelle che producono molto calore (6). La breve
durata del trattamento “power bleaching” (1
h) fa sì che l’agente sbiancante penetri meno
in profondità; lo sbiancamento professionale è conseguentemente meno efficace e
duraturo (2-3 anni) rispetto a quello ottenuto con tecnica domiciliare, a fronte di costi
per il professionista molto più alti (impegna
la poltrona per svariate ore e richiede tecnologie più costose) (Fig. 3).
Recentemente le case produttrici di sbiancanti e alcuni ricercatori (14), per potenziarne gli effetti, hanno proposto l’associazione dello siancamento professionale a
quello domiciliare eseguito in forma semplificata; i miglioramenti che in questo
modo si ottengono giustificano soltanto
parzialmente l’aumento, significativo, dei
costi e la complessità delle procedure cliniche adottate.
REVIEW
Foto 3
Risultato dopo una seduta di Power Bleaching e foto-catalizzazione con lampada alogena.
Sbiancamento ambulante
dei denti devitali
Lo sbiancamento interno si effettua sui
denti devitali. Si realizza con gel a base di
perossido di idrogeno o carbammide,
entrambi ad alte percentuali, o con una
pastella - meno pratica e, forse, meno efficace (3) - ottenuta miscelando perborato di
sodio con H2O2 dal 3 al 35% (130 volumi)
(17,18,19).
L’agente utilizzato viene lasciato dentro la
cavità pulpare e rinnovato ogni 3-7 giorni
per non più di 3-4 volte; si parla in questo
caso di sbiancamento ambulante (walking
bleaching). Diversamente, si possono fare
applicazioni in un’unica seduta con tecnica
tipo power bleaching, ma con risultati che
richiedono più prolungata valutazione.
Lo sbiancamento interno presenta, soprattutto se eseguito con tecnica incongrua,
grave rischio di riassorbimento esterno
della radice (18,19) che può avvenire da 1
fino a 7 anni dopo il trattamento (3). Il
rischio aumenta notevolmente se si catalizza la reazione col calore (applicazione
ripetuta di strumento riscaldato su fiamma, lampade al plasma, laser, etc.), ma
quest’ultimo fatto è ormai acquisito da
tutta la letteratura (18).
Per ridurre al massimo i rischi di riassorbimento esterno è necessario assicurarsi il
buon sigillo dello spazio endodontico o
isolarlo con un fondino posto a livello
PUNTO CHIAVE
Lo sbiancamento
ambulante
presenta il rischio
di riassorbimento
esterno della radice
fino a 7 anni dopo
il trattamento.
Foto 4
Esempio di fondino per sbiancamento interno.
della giunzione amelo-cementizia ripetendone l’andamento sinuoso più coronale
nei versanti interprossimali (3); in ogni
caso non si dovrà mai porre il materiale
sbiancante più apicalmente alla cresta
ossea alveolare (Fig. 4).
Infine, alcuni autori (3,18) consigliano di
non usare gel a base di perossido di idrogeno con percentuali superiori al 30%, anche
se alterazioni strutturali della dentina sono
rinvenute pure a basse percentuali (26). È
razionale supporre che non tanto la percenAnno I - n°4 - novembre 2007
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PUNTO CHIAVE
Per i restauri adesivi
bisogna attendere
15 giorni perché
il trattamento
riduce l’adesione
sullo smalto
e sulla dentina.
tuale del gel sbiancante quanto la sua scorretta applicazione sia il principale fattore di
rischio per i riassorbimenti radicolari.
Si ricordi che rispondono poco le discromie causate da amalgama o sali metallici,
rispondono leggermente di più quelle da
pasta iodoformica e cementi vari, rispondono meglio quelle da emoraggia o necrosi
(Fig. 5, 6).
La durata dello sbiancamento interno è
meno predicibile rispetto allo sbiancamento esterno (17). Con un’appropriata
terapia di mantenimento (sbiancamento
domiciliare) è possibile tuttavia controllare o limitare le eventuali recidive (3).
Generalità per ogni tipo
di sbiancamento
Dopo lo sbiancamento si dovrebbero
aspettare almeno 15 giorni prima di ese-
guire restauri adesivi, poiché il trattamento
riduce l’adesione sia sullo smalto che sulla
dentina (31,32). Inoltre, il colore dei denti
si stabilizza dopo 6-8 settimane. Lo sbiancamento chimico produce effetti solo sui
tessuti dentari, lasciando inalterato il colore dei restauri presenti. (Fig. 7).
Effetti sullo smalto
Uno studio del 2006 di Duschner e coll.
(20) condotto su denti sbiancati in vitro
con Whitestrips (sbiancamento domiciliare
rapido) contenenti H2O2 al 6-6,5% ha evidenziato l’assenza di effetti significativi sia
superficiali che profondi sulla struttura e
microdurezza dello smalto.
Al contrario, un altrettanto recente studio
di Efeoglu e coll. (21) condotto su denti
sbiancati in vitro con tecnica power bleaching (sbiancamento professionale con gel
Foto 5
Grave decolorazione da trauma del 41. Il paziente riferiva di avere il dente in quello stato da più di 10 anni. Lo
sbiancamento è stato effettuato con tecnica ambulante e mantenimento domiciliare.
12
Foto 6
Grave decolorazione per terapia canalare incongrua, trattata con Walking Bleaching e sbiancamento domiciliare di
mantenimento. Controllo a 3 anni.
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REVIEW
Foto 7
La decolorazione ha reso i vecchi restauri esteticamente insufficienti. Dopo sbiancamento domiciliare con Perossido
di Carbammide al 10 % per 1 mese si decide di mantenere i suddetti resaturi poiché nuovamente validi.
a base di perossido di carbammide al 35%
applicato per 2h senza foto o termo-attivazione) ha rilevato una significativa riduzione della mineralizzazione dello smalto (ma
non della dentina) anche dopo immersione
dei denti per 24h in saliva artificiale.
Demineralizzazione dello smalto per una
profondità di 50 micron è stata rilevata nel
2005 anche da Efeoglu e coll. (22), con uno
studio su denti estratti sbiancati con perossido di carbammide al 10%.
Yeh e coll. (23) hanno sottoposto campioni
di dente a sbiancamento con perossido di
carbammide al 10% applicato 8h al giorno
per 10 giorni (sbiancamento domiciliare)
evidenziando leggere alterazioni della porosità superficiale dello smalto. I campioni di
dente in questione, cessato lo sbiancamento sono stati immersi in acqua distillata
(non saliva) per 7gg.
Sulieman nel 2004 (24) ha testato campioni di smalto e dentina con sbiancamento
per 30 min. con perossido d’idrogeno al
35% (Power Bleaching) registrando nessun
effetto deleterio sullo smalto o sulla dentina. Si ipotizza che gli effetti negativi registrati da altri autori siano dovuti non tanto
alla percentuale del prodotto quanto al
suo pH. Basting (4), infine, testando frammenti di denti con prodotti sbiancanti a
base di perossido di carbammide dal 10 al
22% per 8h al giorno per 42 gg e immergendo successivamente i campioni in saliva
artificiale per 15 gg, ha ottenuto una diminuzione della microdurezza superficiale
che è parzialmente regredita durante il
post-trattamento. L’aggiunta di fluoro al
prodotto sbiancante riduce il decremento
della microdurezza.
Questi sono solo alcuni dei numerosi studi
presenti in letteratura sulle alterazioni
dello smalto causate dai gel sbiancanti. I
risultati sono contraddittori e non completamente paragonabili per i differenti sistemi sbiancanti testati e le diverse metodiche utilizzate. Tuttavia, se da molti è stata
evidenziata una riduzione della microdurezza superficiale durante e dopo il trattamento sbiancante, imputabile a demineralizzazione dello smalto, altrettanti hanno
osservato che, cessato il trattamento, la
microdurezza ritorna gradualmente verso i
valori iniziali grazie al calcio presente nella
saliva che remineralizzerebbe progressivamente lo smalto denaturato. Il deterioramento della microdurezza superficiale è
inoltre ridotto con l’utilizzo di prodotti
sbiancanti a base di fluoro. Alla luce di
queste osservazioni i sistemi sbiancanti
possono considerarsi privi di seri o permanenti effetti collaterali sullo smalto.
PUNTO CHIAVE
Gli effetti
sullo smalto sono
demineralizzazione
e riduzione della
microdurezza che,
dopo lo sbiancamento,
tornano gradualmente
verso i valori iniziali.
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DentalClinics
PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE
PUNTO CHIAVE
I denti sottoposti
a sbiancamento
mostrano
un aumento
della permeabilità
dentinale.
PUNTO CHIAVE
Il calore usato
per l’attivazione
dello sbiancamento
interno predispone
ai riassorbimenti
radicolari.
14
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Effetti sulla dentina
Effetti sulle gengive
Per quanto riguarda la dentina, l’analisi
della letteratura mostra una maggiore
concordanza. I denti sottoposti a sbiancamento ambulante con perossido d’idrogeno al 35% hanno fatto registrare un
aumento significativo (7,1-9,1%) della permeabilità dentinale (25). La dentina sottoposta a sbiancamento diretto (senza
interposizione dello smalto) con perossido di carbammide al 10% 6h/giorno per 15
gg, anche dopo immersione per 7-15 gg in
saliva artificiale, subisce modificazioni
meccaniche che ne alterano il modulo e la
forza flessurali (26).
Queste modificazioni non si registrano se
invece alla dentina viene applicato perossido di idrogeno al 35% per tempi ridotti
(1 ora/giorno, 2 giorni/settimana per 3 settimane) (27). Da questi e altri studi si
evince che la dentina è molto suscettibile
all’azione diretta dei prodotti sbiancanti.
Anche dopo 7 anni dalla fine dello sbiancamento interno, possono registrarsi riassorbimenti radicolari esterni causati verosimilmente da denaturazione della dentina che, riconosciuta come corpo estraneo
dal sistema immunitario, viene eliminata
dai macrofagi.
Il calore usato per l’attivazione dello
sbiancamento dei denti devitali è ritenuto, dai più, importante fattore predisponente ai riassorbimenti esterni.
Concludendo, per quanto riguarda la dentina, se non vi sono recessioni o esposizioni dentinali, è possibile eseguire in
tutta sicurezza gli sbiancamenti esterni.
Molta cautela si dovrà invece usare nello
sbiancamento interno. In quest’ultimo
caso, rispetto alla tecnica ambulante,
sembra presentare minori rischi lo sbiancamento rapido eseguito in studio, anche
se i dati a riguardo sono ancora insufficienti.
In seguito ai trattamenti sbiancanti domiciliari può verificarsi infiammazione gengivale causata da irritazione diretta dei
perossidi e/o irritazione meccanica della
mascherina. Per questo motivo è necessario tenerne i bordi circa 0,3 mm dal margine gengivale, soprattutto in corrispondenza delle papille, e creare margini continenti per evitare fuoriuscita di materiale.
Il perossido d’idrogeno ad alta percentuale usato nei power bleaching ha un’azione
caustica diretta sulla gengiva che, tuttavia, si risolve velocemente e senza terapia.
Durante il power bleaching è imperativo
proteggere i tessuti molli con adeguati
sistemi di isolamento (diga di gomma), a
maggior ragione se si usano lampade
foto-catalizzanti.
Conclusioni
Recenti studi clinici a lungo termine
(28,29) e revisioni della letteratura (5,30)
hanno riportato che lo sbiancamento
domiciliare dei denti vitali è una procedura sicura ed efficace.
La scelta dell’uno o dell’altro sistema
sbiancante va fatta in base al tipo di
discromia e alle caratteristiche del paziente. Il trattamento ideale e più efficace per
lo sbiancamento dei denti vitali rimane
quello domiciliare con perossido di carbammide al 10% che si può usare senza
alcun problema anche per molto tempo.
Quando il paziente è poco collaborante, si
potranno usare trattamenti professionali
“power” ricordandosi che hanno poca efficacia sulle discromie gravi.
Gli sbiancamenti dei denti devitali eseguiti
con tecnica ambulante devono essere fatti
con grandissima cautela, valutando attentamente il rapporto costo/beneficio.
REVIEW
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strength evaluation of composite resin on
enamel and dentin after nonvital bleaching”, J
Esthet Restor Dent, 2005; 17(1): 22-29;
discussion 29.
manuale pratico per
gli operatori in odont
oiatria
far bene le cose
giuste
A molti può sembrare un argomento noto e stranoto.
Alcuni penseranno al solito volume-raccolta di normative
sulla sterilizzazione. E invece, il primo volume della collana
Far bene le cose giuste dell’editore Form@s è qualche cosa
di diverso, di innovativo. Innanzitutto il taglio: la gestione
della linea di sterilizzazione è come se fosse, agli occhi
degli autori, il sistema circolatorio e il cuore dello studio
odontoiatrico. E come tale lo affrontano, partendo dall'analisi
di tutti i difetti che possono insorgere, al modo di prevenirli
e curarli, fino alle raccomandazioni su come mantenere
in salute la linea di sterilizzazione di uno studio, proprio
come se fosse il sistema cardiocircolatorio di un individuo.
Non mancano gli aggiornamenti legislativi, le valutazioni
dei pro e dei contro di ogni metodo di sterilizzazione,
i protocolli da seguire e una panoramica generale sulle
problematiche connesse alla contaminazione. Un manuale
davvero pratico e utile, come non se ne vedeva più
in giro da molto tempo.
Silvia Moretti Giulio C.
Leghissa
La gestione
della linea
di sterilizzazione
FORM@S
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La gestione della linea
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Prezzo 35 euro

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