martello 2014-16
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martello 2014-16
«COLUI CHE USA L’ACQUA PER FACILITARE UN ATTACCO SARA’ FORTE - L’ACQUA PUO’ ESSERE USATA PER ISOLARE - MA NON PER DISTRUGGERE» (SUN TZU, L’ARTE DELLA GUERRA) FOGLIO VOLANTE EDITO A PESCINA DA FRANCO MASSIMO BOTTICCHIO – DIRETTORE ANGELO VENTI – REGISTRAZIONE TRIBUNALE AVEZZANO N. 176/2004 – ANNO XI - NUMERO 16 (DICEMBRE 2014) REDAZIONE VIA DANTE 3, PESCINA (67057) AQ E-MAIL: [email protected] – http://www.site.it – CICLINPROP LOCALITÀ PETOGNA 15 LUCO DEI MARSI – DISTRIBUZIONE GRATUITA PROPOSTA PROVOCATORIA Marsica 2015: anno del Buonsenso egli ultimi anni, speculando su fatti di interesse pubblico locale, spesso e volentieri ci siamo trovati ad amaramente considerare come le peggiori mende non allignino tanto nelle norme – ovvero: nelle procedure; nella (cattiva, ovvio) politica; nella burocrazia; nella corruzione; ecc. ecc. – quanto in una progressiva collettiva perdita di senso dalla quale sembriamo essere potentemente afflitti. Non che nel recente e medio passato l’opinione pubblica, la cosiddetta società civile, fosse più matura o consapevole. E basterebbe rievocare le liti nelle cantine per chiudere immediatamente il tema e lo scorcio su un’epoca di infissi malsicuri alle baracche e di fame latente (se non proprio effettiva). Piuttosto vi era ancora, legante di un passato duro e di stenti, una universale modestia nell’approcciare la sfera pubblica, in un mondo nel quale l’unica rete era quella che tutti idealmente collegava nell’insegnamento (a tutti somministrato in dosi da cavallo) che chi ha più buonsenso lo mette. Su quest’ultimo specifico punto, il cambiamento e l’ingentilimento dei rudi costumi abruzzesi, la cultura e tutto il resto, dal boom economico (per come avvertito da noi: edilizia consumismo rifiuti) in poi ci hanno grandemente danneggiato. O, per lo meno, la crescita dei redditi e delle cilindrate delle autovetture ha seguìto un andamento inversamente proporzionale alla tesaurizzazione e alla corretta spendita del Buonsenso, che è moneta preziosa e, quindi, sempre più rara (una legge economica recita che, quando corrono entrambe su piazza, la moneta cattiva scaccia la buona: verissimo). La circostanza che questo foglio non sia esattamente l’istanza più deputata a formulare un’apologia del Buonsenso – fatto onestamente incontrovertibile – se da un lato potrebbe rendere tutta la trattazione piuttosto falsa, dall’altro potrebbe attestare il livello di emergenza al quale siamo giunti, tale da determinare persino noi… Salteremo a pie’ pari ogni considerazione su particolari correlazioni che pure abbiamo notato (la decomposizione del Buonsenso in contemporanea con l’affermarsi del quad, ecc. ecc.) rimandando il lettore eventualmente interessato ai nostri due saggi sul tema («La dislocazione della ragionevolezza e l’utilizzo di pesticidi in agricoltura» o il più recente «Mitopoiesi di Paolo Di Cesare nell’opinione dei suoi avversari e nei fondi delle amatriciane di Giuseppe Catalano»). Il nocciolo dell’argomento che avremmo in animo di sviscerare è riassunto in quel che segue. Il Buonsenso – che è qualcosa di più e di meglio del “comune sentire” (che spesso ne rappresenta l’esatto opposto) – sarebbe ed è in grado di appianare molte diatribe apparentemente irrisolvibili, e soprattutto è il mezzo attraverso il quale, liberandoci da molte discussioni da pollaio, possiamo cominciare a convertire le poche e finite energie in dotazione a noi mortali ad altro, a migliorarci. Naturalmente, per operare questo cambio di verso, occorre che si desideri realmente uscire dalla N nuvola di beghe nella quale siamo immersi ovvero che si aneli realmente a “passare oltre” la morta gora del solito circolo di chiacchiere. Perché esistono delle chiacchiere che sono il sale [il condimento] della convivenza ed altre – molte – che invece risultano altamente tossiche. Anche diversi portatori sani del morbo dell’Antipolitica (con rispetto parlando) hanno un evidente dipendenza verso le diatribe insignificanti, senza le quali rischierebbero certo di scomparire quali soggetti pubblici, e sotto tale profilo vanno assumendo sempre più le sembianze della più becera reazione. Il Buonsenso torna utile sia nella vita privata che in quella pubblica, talvolta i suoi provvidi benefici si riverberano su entrambi gli ambiti (che, alla stregua del torto e della ragione di manzoniana memoria, non si separano mai con un taglio netto). Se si sa che dovrà passare uno spazzaneve, SCORIE DALL’ASSUNZIONE DEL LIBRO DI PARIS Una puntualizzazione Nel numero scorso di questo foglio, nel recensire – poveramente così come al nostro standard è consono – l’ultima fatica di Renzo Paris ovvero «Il fenicottero. Vita segreta di Ignazio Silone», nel chiudere la nostra breve trattazione, ci siamo riferiti, prefigurando quel qualcosa di indicibile della vita del Nostro (Silone) al quale il non riuscito lavoro parrebbe rimandare, «ai numerosi consulenti utilizzati per la collazione di questo testo (consulenti che si spera conoscessero in anticipo dove sarebbe andato a parare l’autore – o che oggi ne abbiano prese le distanze)». Nelle intenzioni dell’estensore del miserando pezzo martellesco, destinato ai soliti tre lettori [inciso: un saluto al professor Ruggeri, che abbiamo visto in discreta forma], con detto passaggio, si intendeva alludere a quanti, da sempre “difensori” della figura, dell’azione e della memoria di Secondino Tranquilli per come tradizionalmente tramandateci dagli zelatori di Silone (un ordine monastico vero e proprio che fa del perbenismo l’oggetto centrale del proprio culto), e magari persino imparentati con lo stesso immortale scrittore, hanno collaborato con il Paris, senza battere ciglio – pubblicamente; unica sfera che ci deve interessare – sul devastante affresco grezzamente abbozzato da cotanta penna celanese (bizzarro: uno dei famosi tre lettori ha commentato tale ritratto notando come mancasse solo attribuire, all’immaginario Silone-fenicottero, una scarsa igiene personale; autentica divinazione, poiché anche su questo aspetto indulgeva neghittosamente il Paris nel suo testo, cosa che avevamo colpevolmente accantonata!). Dopo aver letto il Martello, pur essendo tutto ciò pacifico anche per egli, il professor Mauro Canali ci ha telefonicamente rappresentato l’esigenza di vedere esplicitamente affermata la circostanza che nessuna collaborazione egli ha prestato al lavoro del Paris, ovvero di non poter e voler, neppure per ipotesi, essere incluso nel novero dei consulenti su non lodati, ovvero di non gradire che possa sussistere al riguardo il benché minimo sospetto. Tanto dovevamo all’illustre cattedratico in ragione del grave pericolo – seppur lontano – paventato. provvedere di curarsi di lasciare la propria macchina ancor meglio di come la si parcheggia di solito (impresa mediamente tutt’altro che impossibile, nella Marsica orientale, territorio di leggendarie soste alla cazzo di cane), apporterà un beneficio al singolo come a tutti coloro che avranno la strada pulita. Ma, va da sé, il Buonsenso è particolarmente richiesto in coloro che rivestono cariche pubbliche (e, ancor prima, in chi a queste cariche li eleva: è un cane che si morde la coda). Se si amministra una comunità, si perde il diritto ad essere irragionevoli, e a coltivare le inimicizie e le idiosincrasie precedenti alle elezioni; si perde la possibilità di dar liberamente corso ai vizi di un tempo, e assolutamente non debbono e non possono contrarsene di nuovi. Pure se la claque applaude ad ogni nuovo numero, ad ogni nuova uscita, occorre (occorrerebbe) rientrare nel cono d’ombra della ragionevolezza, del Buonsenso. In specie in tempi di patto di stabilità e di bilanci risicati, le ripicche vanno accantonate e laicamente si deve fare quel che si può. Perché il resto del mondo va avanti – e scappa – e noi non possiamo star fermi ad indugiare, come se il nostro piccolo universo dovesse sopravvivere per sempre. Lo vediamo già dai dati economici, dall’andamento demografico, dallo stato disastroso nel quale versa l’ambiente: se non cambiamo passo siamo perduti. P-e-r-d-u-t-i. (Forse lo siamo già, e nessuno ce lo ha detto. O non ce ne siamo accorti. O forse sì). Non aiutano a cambiare passo e marcia alcune questioni utili solo a suscitare meraviglia persino in chi ne ha già viste tante. *** Denunziare pubblicamente che vi è dell’eternit in un certo luogo – attività in sé sommamente meritoria – implica che si sia consapevoli e ci si renda conto che automaticamente quel certo luogo diverrà interdetto all’accesso per un periodo di tempo X, presumibilmente piuttosto lungo, in specie ove i danari per la bonifica non siano disponibili per l’immediato. (Se si rompe un uovo in una terrina, poi non si potrà pretendere di rimettere chiara e tuorlo com’erano prima: siamo in presenza di una ben precisa fattispecie: frittata / o possibile carbonara). Fare il grillino (legittimamente) dopo che si è stati (legittimamente) per Berlusconi per cento anni richiede un modo di porsi fungibile a non far irritare chi, non essendo grillino oggi e, non essendo stato berlusconiano ieri, forse meriterebbe una maggiore tutela dei propri padiglioni auricolari dalle concioni passate presenti e forse anche future degli uomini della provvidenza (minuscolo) e dei loro esegeti locali. A prescindere dalle ragioni in campo (e dai metri da attraversare, pochi), procrastinare l’allaccio all’acqua di una struttura destinata al centro anziani ha dell’insensato, per quante migliaia di carte possano attestare che quel tubo non dovrebbe passare su terreno comunale (e cose del genere). CONTINUA A PAGINA DUE: il martellod delfucino numero 16 - dicembre 2014 CONTINUA DA PAGINA UNO: Anno del Buonsenso A prescindere dalle ragioni in campo (e dai metri da attraversare, pochi), non si può fare del passaggio tra una sacrestia ed una cappelletta un affare di stato. Nemmeno Dickens avrebbe potuto escogitare la diatriba nota come quella della“porta santa” in quel di Marruvium. A prescindere dalle ragioni in campo (e dai metri da attraversare, pochi), e dalla effettiva bellezza e utilità di una piazza (“Una piazza è una piazza” è il titolo di uno stupendo intervento di Silone in tema di architettura, nel quale compare tutto lo stupore dello scrittore per quei misteriosi spazi tra le case: hanno un senso!, vorremmo dire a qualcuno), dove peraltro tutto così bello non è, una volta che la si ha, se non la si può eliminare (ma che non si veda un’analogia con la Domus), ragionevolezza implica che la si usi, e che dunque si riparino i giochi e, visto il costo, si mettano terra e fiori dove erano previsti, e dove ora c’è dell’immondizia e ci pisciano i cani randagi (tutto il rispetto per costoro, ovvio). E’ una questione di stile. E non vi chiederemo di proteggere la verginità dalle aiuole dai cani (e non sarà colpa di nessuno se un giorno troveremo scavato: trovato un responsabile – di comodo – da noi il problema magicamente scompare). Purché si rimetta a posto: si chiama: continuità amministrativa; si chiama: vita. A prescindere da chi sia il figlio di chi si sposa, far passare il corteo nuziale tra una giungla di voccacotti alti un metro non porta più in alto il buon nome di un paese né di una fazione o di un politicante. E’ solo una cosa assai poco intelligente. Gli esempi potrebbero continuare per molto tempo (allontanandoci di qualche chilometro: non si possono lasciare per cinque anni esposti agli agenti atmosferici e ai venti i residui di un incendio di materiale plastico e sconosciuto, magari vicino a delle case, senza fare assolutamente nulla) ma nel timore di essere trascinati nel gorgo della recriminazione la chiudiamo qui, augurando a tutti (invocando per tutti) un anno 2015 strapieno di Buonsenso. A cominciare dal nostro. Senza il quid sopra descritto, non ci saranno riforma o azioni atte a produrre quei mutamenti che tanti reclamano ma pochi realmente ricercano, con scienza e coscienza (e Buonsenso). cobianchi NEL PROSSIMO NUMERO Una bizzarra vicenda Il depuratore di San Benedetto dei Marsi è stato inaugurato in pompa magna molti mesi or sono ma l’Ente d’Ambito (che è il proprietario del provvido impianto) sostiene che l’iter amministrativo non è ancora concluso (ma cosa manca?) e rifiuta di versare una parte della somma (certamente) dovuta per l’esproprio del terreno sul quale sorge. E per non pagare poche centinaia di euro l’Ente fa persino ricorso, con i soldi del contribuente, ad un decreto ingiuntivo, ottenendo il risultato di spendere già, in spese legali, più di quel che dovrebbe dare per finire di “risarcire” un cittadino che ha ceduto il sito alcuni lustri or sono. Sarà mai possibile? E funziona, questo depuratore? LAMBERTO ALTIDORO MOSCARDELLI SEMPRE I SOLITI Camorretta provinciale? I recenti resoconti di cronaca romana sulla cosiddetta «mafia Capitale» hanno avuto alcune ripercussioni mediatiche anche nell’Abruzzo montano. Ma con scarsi riverberi nel dibattito pubblico locale, che dopo aver preso atto del tentativo improprio di scalata di Aciam S.p.A. da parte di Segen S.p.A. (questa fomentata dal Consorzio Formula Ambiente, a sua volta legato ad alcuni personaggi indagati), è tornato bellamente ad occuparsi di compleanni di centenari, di lauree conseguite e già inutili, persino delle elucubrazioni dei noti fratelli di Paterno (a proposito: a quando un dizionario Italiano-Di Pangrazio / Di Pangrazio-Italiano?). Più che il tentativo fatto da Segen S.p.A. – per più aspetti incongruo, dissennato – sarebbe stato interessante conoscere il nome sensale che ha condotto la società di Civitella Roveto sin alle soglie del matrimonio con Formula Ambiente (che noi non criminalizziamo). Sensale che è lo stesso che ha condotto una serie di municipi a sostenere, nella diatriba sotterranea incorsa in questi mesi, delle tesi, giuridiche e sostanziali, del tutto opposte a quelle che non molti mesi fa gli stessi loro sindaci avevano avallato. Dalla questione emerge un quadro preoccupante soprattutto in ragione della condiscendenza dimostrata (ma la conoscevamo già) da diversi amministratori del Territorio a seguire degli avventurieri, a prescindere da cosa questi propongano, in cambio del leggendario piatto di lenticchie. Soprattutto, la vicenda ha messo ulteriormente in evidenza – oltre che i pericoli della subornazione/riconversione della Marsica al rifiuto romano (pericolo del quale da anni andiamo parlando) – il ritardo in quel riassetto sul sistema regionale dei rifiuti voluto dalla precedente giunta Chiodi con l’istituzione dell’AGIR, e che pare lontanissimo dal vedere la luce. E’ nell’incertezza che i vari soggetti cercano la propria personale salvezza verso tutti i lidi, anche quelli improbabili. Ma attenzione a tirare troppo la corda. [ 06 01 15 400 ]