- Diritto senza frontiere
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Scheda Responsabilità sociale delle imprese : alcuni esempi Oltre al Patto mondiale dell’ONU ed alle Linee guida dell’OCSE per le multinazionali, esistono numerose altre iniziative più o meno importanti nell’ambito della responsabilità sociale ed ambientale delle imprese (RSI). Se ne creano sempre di nuove. Hanno tutte in comune il fatto di essere volontarie e di non prevedere sanzioni giuridiche in caso di violazione dei loro principi. Manca spesso anche un’istanza di controllo indipendente. I rapporti sul (non)-rispetto degli standard non sono pubblicati frequentemente. Questo indebolisce considerevolmente l’impatto di queste iniziative. Ecco un panorama (non esaustivo) delle principali iniziative di RSI : Ø Voluntary Principles on Security and Human Rights (VOSHR) – Principi volontari sulla sicurezza ed i diritti umani (2000) VPSHR costituiscono un’iniziativa dei governi, delle organizzazioni non governative (ONG) e delle imprese. Definiscono alcuni principi per il rispetto dei diritti umani e della sicurezza da parte delle imprese attive nel settore delle materie prime. Prevedono, tra l’altro, che le imprese effettuino una valutazione completa dei rischi e che debbano rendere conto in caso di denunce per violazioni dei diritti umani. Tutte le parti firmatarie devono redigere un rapporto annuale. I rapporti sono destinati al solo ‘Steering Committee’ e non sono pubblicati. Un meccanismo d’arbitraggio è attivato solo con l’accordo dell’impresa interessata. Non esiste altra via di ricorso per richiamare all’ordine un’impresa colpevole. (www.voluntaryprinciples.org) Ø Global Reporting Initiative (1997) / Sustainability Reporting Guidelines La Global Reporting Initiative (GRI) è un servizio indirizzato alle imprese per permettere loro di misurare – sulla base di specifici criteri – l’impatto delle loro attività d’affari sui diritti umani e l’ambiente. La terza edizione delle linee direttive per il ‘reporting’ sullo sviluppo sostenibile – elaborate dal GRI – contiene alcuni indicatori di performance economici, sociali ed ecologici. Ciononostante le imprese sono libere nella scelta e nell’uso dei diversi criteri. Possono orientare i loro rapporti secondo gli indicatori a loro più convenienti. (www.globalreporting.org) Ø International Council on Mining and Minerals (ICMM) – Consiglio internazionale delle miniere e metalli (2001) L’ICMM raggruppa una ventina di imprese ed una buona trentina di organizzazioni nazionali, regionali e globali delle industrie estrattive e dei metalli. Il suo obiettivo è di migliorare il ‘reporting’ in materia di sviluppo sostenibile. I rapporti devono rispondere alle linee direttive della Global Reporting Initiative (vedi qui sotto). Questo non impedisce numerose imprese firmatarie del codice di essere oggi ancora coinvolte nelle violazioni dei diritti umani e nei danni ambientali. (www.icmm.org) Ø Extractive Industries Transparency Initiative (EITI) – Iniziativa per la trasparenza nelle industrie estrattive (2003) L’EITI intende rendere più trasparenti i flussi finanziari tra le società estrattive ed i governi dei paesi d’estrazione. Lo scopo è di evitare le appropriazioni indebite destinate ai budget pubblici (soprattutto dei paesi in sviluppo). Le ONG criticano il fatto che i paesi in sviluppo sono quasi gli unici ad applicare l’EITI e che non esiste nessuna possibilità di sanzione. Inoltre, tutto quello che succede a monte (per esempio la concessione delle licenze ed i contratti) e a valle (l’utilizzo della rendita delle materie prime) resta nell’ombra. (www.eiti.org) Ø Code of Conduct for Private Military and Security Companies – Codice di condotta internazionale per i servizi privati di sicurezza (2010) Questo codice di condotta deve servire da guida ai governi ed alle imprese per i loro mandati alle società di sicurezza. Finora è stato firmato da 160 imprese. Contiene in particolare regole di comportamento per il personale quanto all’utilizzo delle armi. Gli impiegati delle società di sicurezza non sono autorizzati a partecipare ad operazioni militari di tipo offensivo. Una convenzione dell’ONU è attualmente in via di elaborazione per regolare l’impiego di società di sicurezza ; contrariamente all’iniziativa del ramo, vuole avere un carattere giuridicamente vincolante. (www.icoc-psp.org) Ø Equator Principles – Principi dell’Equatore (2003) I Principi dell’Equatore costituiscono un referenziale di una settantina di banche per il rispetto di criteri sociali ed ambientali nel finanziamento di progetti. Il nome simbolizza l’obiettivo planetario dei principi. L’iniziativa copre di fatto però un solo tipo di finanziamento poco utilizzato : il ‘nonrecourse project finance’ che limita il ricorso dei prestatori ai fondi propri degli iniziatori di progetto. Questo rappresenta solo il 5% dei finanziamenti dei grandi progetti d’infrastruttura. I Principi dell’Equatore sono allineati sugli standard ambientali della Banca mondiale e sugli standard sociali di una delle sue filiali, la Società finanziaria internazionale (IFC). Non hanno finora impedito che alcune banche svizzere continuino a finanziare progetti molto controversi in termini ecologici e di diritti umani. (www.equator-principles.com) Ø Sistema di certificazione del processo di Kimberley (2003) Questa iniziativa riguarda la certificazione dell’origine dei diamanti. Il processo di Kimberley è stata iniziato in seguito allo scandalo del commercio dei « diamanti insanguinati ». Alla fine degli anni 1990, i redditi di questo traffico hanno permesso il finanziamento della guerra civile da parte dei gruppi armati nei paesi come la Liberia, l’Angola, la Sierra Leone o la Repubblica democratica del Congo. All’epoca, diverse ONG e 74 Stati, tra cui la Svizzera, hanno partecipato al processo di Kimberley con il Consiglio mondiale del diamante. L’euforia degli inizi, legati a successi a corto termine, non è durata. In questi ultimi anni sono emersi sempre più « diamanti insanguinati ». Diversi paesi produttori non hanno potuto dare la certificazione d’origine richiesta dai principi dell’iniziativa. (www.kimberleyprocess.com) Ø Global Network Initiative (GNI) – Iniziativa della rete globale (2008) Quest’iniziativa è nata dalla ripetuta critica indirizzata alle imprese dominanti del settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per il loro sostegno diretto o indiretto agli sforzi di censura di alcuni Stati (la Cina, per esempio) o per la trasmissione di dati privati ad uffici governativi. Il trasferimento di dati aveva condotto ad una dura repressione degli attivisti dei diritti umani e sulla rete. Le società iniziatrici – tra cui Microsoft, Yahoo e Google – si sono impegnante a proteggere la libertà d’espressione online, la sfera privata degli utilizzatori d’Internet così come i loro dati personali. Secondo i principi della GNI, le imprese devono ridurre la cooperazione con i governi quando la libertà d’espressione ed i diritti umani vengono minacciati. Le ONG dubitano dell’efficacia di questi principi che restano molto vaghi. La pressione di diversi governi – per esempio l’Iran e la Siria – sui fornitori d’accesso non si è allentata dal lancio dell’iniziativa. E il ramo stesso resta molto riservato. Alcuni leader come Facebook e Twitter non hanno finora reagito per sottomettersi ad un controllo volontario. (www.globalinitiative.org) www.dirittosenzafrontiere.ch l [email protected] ‘Diritto senza frontiere‘ l c/o Alliance Sud l Monbijoustrasse 31 l casella postale l 3001 Berna l +41 31 390 93 36 2