09 12 14 Il Messaggero Renzi ora pulizia non lasceremo la

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09 12 14 Il Messaggero Renzi ora pulizia non lasceremo la
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Primo Piano
Martedì 9 Dicembre 2014
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Renzi: ora pulizia
non lasceremo
la Capitale
in mano ai ladri
`Il premier: prendere tangenti è la cosa peggiore per un politico
Marino: avanti con il repulisti. Alfano: «Scioglimento? Valuteremo»
IL CASO
«All’amatriciana»
ROMA «Non sappiamo se quello che
emerge dipinge dei tangentari all’amatriciana o dei mafiosi, lo dirà
la magistratura ma noi non lasceremo la capitale in mano ai ladri».
Intervenendo alla convention romana dei giovani dem, Matteo
Renzi non si pronuncia sulla questione se lo scandalo capitolino
debba essere affrontato in base all’articolo 416-bis del codice penale,
cioè dell’associazione di tipo mafioso, ma su una cosa non lascia
dubbi: la prima urgenza è quella di
«far pulizia, perché Roma è troppo
grande e bella per lasciarla a quella gentaccia là. Prendere una tangente è la cosa peggiore che un politico possa fare e con noi quelli
hanno chiuso». E’ quanto dice il
premier-segretario davanti a una
platea di giovani che, spera, possa
esprimere la nuova classe dirigente di un partito che mostra di averne un disperato bisogno. E aggiunge: «Non mi basta lo sdegno delle
Amatrice protesta:
basta insultarci
«Leggo basito le dichiarazioni
che il presidente del Consiglio
ha rilasciato all'assemblea dei
Giovani Dem: ”Non sappiamo se
quello che emerge dipinge dei
tangentari all'amatriciana o dei
mafiosi, lo dirà la magistratura
ma noi non lasceremo la
capitale in mano ai ladri”. Nel
2011 il Comune di Amatrice
diffidò tutti i direttori dei
quotidiani nazionali ad
utilizzare il termine
”all'amatriciana” come
aggettivo sostantivato, aggiunto
ad altri termini, così da risultare
carico di un significato negativo
e disdicevole per la Città di
Amatrice e per gli amatriciani,
suoi abitanti». Così, in una nota,
il sindaco di Amatrice Sergio
Pirozzi.
prime 48 ore, bisogna fare rapidamente i processi, chi è colpevole
paghi fino all’ultimo centesimo e
all’ultimo giorno perché non è possibile che in Italia non paghi nessuno».
Bagno di folla, anche se diversa,
ieri anche per Ignazio Marino, che
nel corso della cerimonia dell’Immacolata a piazza di Spagna ha ricevuto - assieme al presidente della Regione Nicola Zingaretti - il
plauso di numerosi cittadini con
l’incitamento a «non mollare» e a
«fare pulizia». Oltre a - ha tenuto a
comunicare lo stesso sindaco «l’incoraggiamento» di Papa Francesco, che gli assicurato che «pregherà per Roma». Cosa che potrebbe non essere priva di rilevanza vista l’impegnativa settimana che attende Marino risoluto ad «continuare a far pulizia» e, nello stesso
tempo a «fare un po’ di differenziata per separare i buoni dai cattivi, e
non buttare tutto». Di qui la continuazione del dialogo tra sindaco e
prefetto - un nuovo incontro con
Pecoraro è previsto per oggi - e
Matteo Renzi alla Leopolda posa per i selfie dei giovani Pd
conseguentemente con il ministro
dell’Interno Alfano. Quest’ultimo,
sull’ipotesi di scioglimento del Comune, si mostra cauto: «Ho parlato con il prefetto Pecoraro che ha
studiato le carte. Valuteremo il da
farsi». Per il titolare del Viminale
sembra valere sempre l’opportunità, espressa anche in un’intervista
a questo giornale, di «muoversi
con i piedi di piombo» per le peculiari caratteristiche della Capitale
e per l’emergere - ha aggiunto ieri di «un quadro che investe anche
amministrazioni pregresse: quella
di Alemanno e anche la preceden-
te». Nell’agenda di Marino dei
prossimi giorni la formazione della nuova giunta in cui dovrebbe figurare un garante della legalità e
della trasparenza, cosa consigliatagli anche dal leader della minoranza del Pd Gianni Cuperlo. Solidale
col sindaco il governatore Zingaretti, contrarissimo allo scioglimento del Comune «anche perché
questo era l’obiettivo di chi si organizzava contro l’arrivo di Marino
in Campidoglio, visto come garante della legalità e della pulizia. Legalità e pulizia che noi - dice Zingaretti - non tradiremo mai».
Per tutt’altra soluzione si dichiarano invece le opposizioni, dal grillino Di Battista al forzista Giovanni Toti: «Un’altra giornata di chiacchiere - afferma il consigliere politico di Berlusconi - i partiti si prendano le loro responsabilità. A Roma si vada subito al voto». Non diversamente la pensa Mariarosaria
Rossi, tesoriere di FI: «Non c’è altra soluzione che lo scioglimento
del Consiglio comunale. Il lavoro
di Marino è stato fallimentare e
con conseguenze devastanti».
Mario Stanganelli
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E su Quirinale e preferenze
Matteo chiude alle correnti
IL RETROSCENA
ROMA Evoca la bella politica. Resuscita più volte il 40,8% ottenuto alle elezioni europee. Rivendica di
aver rimandato Beppe Grillo a fare il comico in tour. Blinda Ignazio Marino dandogli carta bianca
e chiedendogli di chiudere in fretta il varo della nuova giunta. L’inchiesta ”Mafia Capitale” si abbatte sulla narrazione renziana. Uno
stillicidio di verbali e indagati che
non scuote più di tanto il Pd renziano e il governo, ma getta fango
sulla politica e su quel nuovo corso che il Rottamatore ha promesso di avviare non solo da palazzo
Chigi ma anche da via del Nazareno. Rifondare il partito diventa
quindi un’urgenza e l’azione affidata a Matteo Orfini, neo-commissario del Pd romano, si intreccia
con ciò che il Parlamento è chiamato a discutere a breve.
IRREDIMIBILE
Renzi lo ha spiegato ieri pomeriggio parlando ad una platea di
Giovani Democratici che si scopre renziana pur non avendolo
mai amato, e tantomeno votato, e
che fino a ieri l’altro era divisa in
correnti e gruppetti al pari dei capi-bastone nazionali. La legge
elettorale e le riforme costituzionali sono sempre state per Renzi
il
grimaldello
per
ridare
centralità alla politica dopo la
non esaltante esperienza dei tecnici. Il malaffare emerso in questi
giorni rischia però di indebolire il
tentativo offrendo al resto dell’Italia e all’estero l’immagine di un
Paese irredimibile. I segnali non
mancano. Ultimo quello della Merkel che non ha perso tempo per
bacchettare l’Italia. Tutto ciò rischia di vanificare gli sforzi fatti
dal premier in questi mesi nei
quali ha provato a convincere non
solo Bruxelles, ma anche gli investitori stranieri a tornare a scommettere sull’Italia.
Dopo ”Mafia Capitale” il partito
delle preferenze è molto più debole. Così come alcuni possibili candidati al Quirinale, Walter Veltroni in testa, debbono fare i conti
con ex collaboratori ”infedeli”,
mentre tutti i big del partito - che
a Roma e nel Lazio vantano quote
non indifferenti, da D’Alema a
Fioroni passando per Gasbarra e
Marroni - si limitano a timide considerazioni. Ciò offre una prateria
al presidente del Consiglio che
punta a fare di Roma il luogo dove
sperimentare forme di partecipazione diverse azzerando i ras loca-
LO TSUNAMI
CAPITOLINO
OFFRE UNA PRATERIA
AL CAPO DELL’ESECUTIVO
«NON ANNETTO NESSUNO
ADESSO PERÒ SI CAMBIA»
Ignazio Marino
li. L’incarico ad Orfini, che è anche presidente del partito, diventa il modo per offrire ad una nuova generazione. libera da meccanismi correntizi, l’occasione per
prendersi il partito senza essere
accusato di volersi annettere anche il Pd romano. «Tranquilli, ai
congressi continueremo a stare
divisi», rassicurava ieri Renzi appena sceso dal palco e dopo aver
citato più volte l’esponente dei
”giovani turchi” e ora commissario romano.
CONTAGOCCE
«Ottimo rivedere il tesseramento e i circoli - sostiene Roberto
Morassut deputato romano con
lunga esperienza amministrativa
- ma occorre mettere mano anche
all’assemblea cittadina per liberarla dalle correnti e dalle consorterie». Il presidente del Consiglio,
che in occasione delle primarie
perse, ha avuto modo di conoscere i meccanismi di controllo dei
voti attuato attraverso i circoli, si
attende da Orfini delle proposte,
su tesseramento e circoli, da discutere nel partito e tali da essere
adottate ovunque. Lo stillicidio di
rivelazioni, la possibilità che gli
indagati allarghino il quadro delle responsabilità, costringe il premier alla cautela lasciando a Marino il compito di mettere insieme
una giunta di «discontinuità» rispetto al passato. Il denaro stanziato per le periferie delle grandi
città, e rivendicato ieri pomeriggio da Renzi, permetterà ad Orfini
di presentarsi domani sera al Laurentino38 con qualcosa di concreto e «chi se ne frega se uno è renziano, civatiano o cuperliano.
Usiamo il partito per affrontare
questioni grandi e vere».
Marco Conti
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L’eclissi della nomenklatura democrat
In platea ci si chiede: mo’ a chi tocca?
Il leader dai giovani del Pd. Dopo la tempesta `In maglione rosso, il segretario critica il suo stesso
giudiziaria, dei dirigenti romani non c’è traccia vecchio partito: adesso meno poltrone e più passione
`
IL REPORTAGE
Le cifre
VERSAMENTI ILLEGALI
FRANCO PANZIRONI
Ad di Ama
CLAUDIO TURELLA
Resp. Verde pubblico
MIRKO CORATTI
Presidente Assemblea
capitolina
MARCO PLACIDI
Dirigente Comune
Sant’Oreste
SERGIO MENICHELLI
Sindaco Sant’Oreste
FRANCESCO A. CAPUTO
Consulente Comune
Sant’Oreste
CARLO PUCCI
Direttore
Commerciale Eur spa
ANGELO SCOZZAFAVA
Ex dir. Dipartimento
Servizi Sociali Comune
di Roma
FRANCO FIGURELLI
Capo segreteria
di Mirko Coratti
TOMMASO LUZZI
Presidente Astral
120 mila
+40 mila
+40 mila
+un orologio
40 mila
+30 mila
150 mila
15 mila
+5 mila
30 mila
10 mila
5 mila
mensili
Appartamento
da 130 mila
+un orologio
10 mila
+1.000
mensili
Assunzione
di 4 persone
+cena
elettorale
EMANUELA SALVATORI Promessa di
Responsabile Piano un’assunzione
nomadi
DINA PAONE
Un’assunzione
Collaboratrice
Assessorato alla Casa
EUGENIO PATANÈ
10 mila
Consigliere regionale
VERSAMENTI LEGALI
Fondazione Cinema
per Roma
Comitato Bonino
Fondazione
Nuova Italia
Campagna elettorale
sindaco Alemanno
Mirko Coratti
(contributo elettorale)
Campagna elettorale
Daniele Ozzimo
Campagna elettorale
Luigi Nieri
Luca Giansanti (Lista
Civica Per Marino
sindaco)
Contributo elettorale
per Ignazio Marino
Campagna elettorale
Francesco D’Ausilio
Valori in euro
24 mila
10 mila
63.500
15 mila
5 mila
10 mila
+10 mila
5 mila
10 mila
20 mila
1.000
ROMA In altri tempi per un’occasione come questa - il segretario
del partito che partecipa a una
importante manifestazione del
Pd a Roma, sia pure dell’organizzazione giovanile - si sarebbe
mossa l’intera nomenklatura democrat della Capitale. Sarebbero
accorsi i notabili, i capibastone o
i più votati come Micaela Campana. Avrebbero voluto far risaltare la propria presenza in prima
fila, spellandosi le mani sotto il
naso del leader, i parlamentari
indigeni e gli assessori e i consiglieri cittadini e regionali. Bastava perfino una kermesse così,
dei Giovani Democratici che sono l’opposto della vecchia politica, per attirare burocrati e brontosauri davanti al segretario, magari arrivando in autoblù. E invece, ieri, all’evento con Renzi nel
luogo più romano di Roma - al
Monte Testaccio, nell’ex mattatoio - la sinistra locale di sempre,
quella che adesso è sotto botta
nell’inchiesta Mafia Capitale, ha
messo in scena la propria liquefazione marcando visita, non essendoci, sparendo, inabissando
se stessa - altro che passerelle e
prime file - nella paura di essere
vista. E’ come se quelle sedie vuote da nomenklatura evaporata
emanassero un messaggio da
parte del dirigente o del notabile
che non vi ha appoggiato le proprie terga: «Non è che, se mi vede
Renzi, si ricorda delle nostre malefatte?». Ovvero: meglio non esserci. E quel vuoto è un vuoto che
Renzi dal palco guarda con soddisfazione: ora il partito, almeno
qui, è lui. Gli altri si sono rottamati da soli.
CARRIERE
Il segretario, contro il vecchio
Pd, cerca in questa sala l’altro
Pd. Quello dei giovani, dei non
compromessi, degli «appassionati veri» e non di quelli mossi
da convenienza, carrierismo, interessi particolari e inconfessabili (almeno prima che arrivasse
Pignatone). «La vostra aspirazione - dice Renzi a questi ragazzi non deve essere quelle di fare
l’assessore o il consigliere. Queste cose portano tristezza». Dovrebbe essere invece, lo scopo
del loro impegno, quello di dimostrare che questo Pd non è il Pd
del sistema fascio-comunista.
Renzi ha cercato così di sferrare
un contropiede comunicativo,
partecipando a questa kermesse
- in prima fila soltanto Matteo
Orfini, il prescelto Rottamatore
del vecchio sistema dei clan democrat e il capo dei Giovani Turchi, il senatore Francesco Verducci - e presentandosi indossando un maglione rosso. Rosso come il colore della «passione». Come il colore della sinistra. Come
il colore del maglione di Maurizio Landini, ovvero di colui che
ha preso in pugno la bandiera
dell’«onestà» - anche sventolandola contro il premier nella famosa gaffe: «Le persone oneste
non stanno con Renzi» - ma ora
Matteo vuole togliergliela di mano anche rubandogli il maglione.
E scherza sull’indumento rosso: «A stare accanto a Orfini, mi
succedono cose drammatiche!».
No, non è diventato comunista
Matteo e nemmeno giustizialista
(«Un selfie non equivale a una
condanna», è la sua battuta a
proposito della foto del ministro
Poletti in cattive compagnie) e
nemmeno garantista un tanto al
chilo: «Il sindaco veneziano Orsoni, che ha patteggiato per la vicenda del Mose, lo abbiamo
mandato via dal Pd». Gli interes-
sa soltanto, per il momento, gridare che «siamo un partito pulito!». Anche se in sala qualche ragazzo si diverte, amaramente, a
fare il toto-arrestati: «Mo’ chi sarà il prossimo?». Di sicuro, questi ragazzi sono irriducibili rispetto al format del partito degli
affari. E sembrano distanti anche dagli esponenti tradizionali
della sinistra romana, non per
forza anziani, come il deputato
Umberto Marroni che al Mattatoio non c’è ma evidentemente
NEL PARTERRE
IL GIOCO AMARO
DEL TOTO-MANETTE:
CHI SARÀ
IL PROSSIMO
ARRESTATO?
Il premier prende in giro Salvini:
se io sono Fonzie lui può fare Yoghi...
A ognuno il suo modello.
«Non possiamo avere paura
di Matteo Salvini. Ma non
perchè Salvini fa paura, e mi
riferisco alle idee politiche e
non alle copertine. Io ho
fatto Fonzie, lui può fare
l'orso Yoghi». Il parallelo
ironico è del premier Matteo
Renzi, intervenendo ieri
èpomeriggio alla convention
Factory 365, organizzata dai
giovani democratici all'ex
mattatoio di Testaccio. A
ognuno il suo modello,
appunto. E del resto che c’è
di più padano di un orso
bruno?
Il Fonzie di Happy Days
L’orso Yoghi
sta seguendo da casa il discorso
del premier e twitta il suo plauso: «Bene matteorenzi su
#periferie, no demagogia destra
ma piano interventi».
Qualcuno in platea si chiede:
«Come mai non c’è il sindaco Marino insieme a Renzi. Non è che il
segretario lo sta scaricando?». E’
anche il dubbio che avanza sulle
agenzie di stampa il vice-presidente dei senatori di Forza Italia,
Francesco Giro, ma Marino sta
su un altro palco insieme al Papa
e non sembra aver perduto il sostegno di Renzi. Il quale riscuote
più volte gli applausi dei ragazzi.
E il più forte è quando egli cita
Giorgio Ambrosoli, «l’eroe borghese» come lo definì Corrado
Stajano. Che non era uno della
Ditta e nemmeno delle Coop.
L’opposto di Buzzi.
Mario Ajello
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Alemanno, i pm:
soldi in Argentina
non c’è riscontro
L’indagine prosegue
L’ex sindaco: «Collaboratori infedeli, misi in guardia i miei
su Carminati». Il suo nome compare in nuove intercettazioni
`
L’INCHIESTA
ROMA Le intercettazioni di Luca
Odevaine, nelle quali l’ex capo
della polizia provinciale di Roma
parla di almeno quattro viaggi in
Argentina di Alemanno con valige piene di contanti, sono agli atti. Al momento, però, la procura
ha accertato un solo viaggio compiuto dall’ex sindaco in Argenti-
na, senza alcun riscontro di trasferimento di soldi. Le indagini
sono in corso. Millanterie, secondo l'ex sindaco, «balle». Alemanno ieri ha ricostruito una storia
diversa: «In Argentina negli ultimi 20 anni ci sono stato una sola
volta, in vacanza con la mia famiglia e alcuni amici. L'idea che mio
figlio, allora minorenne, e io ci recassimo dall’altra parte del mondo per portare soldi, non soltanto
può apparire folle a qualsiasi giudizio equilibrato, ma è facilmente
riscontrabile attraverso i nostri
passaporti. Infatti gli inquirenti,
dopo le opportune verifiche, avevano scartato questa pista. Non
soltanto non ho mai portato un
euro fuori dalle frontiere ma ho
dovuto, come più volte spiegato,
vendere una casa e accendere un
mutuo per pagare i debiti della
mia campagna elettorale».
Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma
BRACCIO DESTRO DI VELTRONI
Alemanno, indagato per associazione mafiosa, considera Odevaine, ora in carcere, parte ostile:
«Era il braccio destro di Veltroni
e l'ho allontanato dall’amministrazione. Non ha mai avuto a che
fare con me». L'ex sindaco spiega
di non aver mai conosciuto Massimo Carminati, ma anche di aver
provato a mettere in sicurezza la
sua amministrazione: «Carmina-
ti è più Banda della Magliana che
politica e io non l'ho mai conosciuto. Che era ancora in circolazione l'ho letto sull’Espresso, un
anno e mezzo fa, e ho messo in
guardia i miei collaboratori. Mi
hanno giurato che non avevano a
che fare con lui». Discorso diverso, invece, per l'uomo delle cooperative Salvatore Buzzi: «Tutti avevano rapporti con lui, era una
persona al di sopra di ogni sospetto, capofila delle cooperative sociali. Aveva i titoli per parlare con
le istituzioni. Anche altre giunte
erano in contatto con lui, semmai
noi lo avevamo ridimensionato».
mionetto.com
ALTRE INTERCETTAZIONI
Questo non è
solo un Prosecco.
È Mionetto.
Dal 1887 Mionetto scrive una
storia di passione per le bollicine,
con uno stile unico per un
piacere inimitabile. Un’originale
personalità pienamente espressa
nel Prosecco Doc MO Collection,
spumante dagli aromi seducenti
e dai sapori di miele, mela golden
e pesca bianca.
Lasciati coinvolgere da Mionetto
in un mondo di intense emozioni.
Distinguere la posizione di Carminati da quella di Buzzi sarà
senz’altro una mossa strategica
della difesa di coloro che, nel
mondo delle istituzioni, sono venuti in contatto con quello che gli
inquirenti considerano il responsabile economico del Cecato. Era
Buzzi, infatti, ad agire in nome e
per conto di Carminati. Alemanno lo sapeva? Da questo dipende
la rilevanza probatoria delle intercettazioni agli atti dell’inchiesta. In una del dieci maggio scorso, ad esempio, Buzzi parla con
Alemanno delle europee. «Devo
fare delle telefonate? devo fare
qualcosa?», chiede l’ex sindaco.
Buzzi lo rassicura: «no, no, no,
tranquillo. Ora manderemo a Milardi l’elenco di persone, «nostri
amici del sud, che stanno al sud,
che ti possono dare una mano
co’...parecchi voti». Alla moglie,
Alessandra Garrone, Buzzi spiegherà di aver fornito ad Alemanno i nomi di alcuni pregiudicati
delle cooperative 29 giugno: «come dai una mano ad Alemanno?
Dandogli i nomi di 7-8 mafiosi
che c’avemo in cooperativa e gli
danno una mano...». E in un’altra
intercettazione del 10 gennaio
2013, Fabrizio Franco Testa dice a
Carminati: «sto andando dal piccolo grande capo, quello piccolo
di statura.. che prima di domani
mi vuole incontrare...». I carabinieri del Ros annotano: il «piccolo grande capo» sarebbe Alemanno.
«Non si può pensare che un sindaco conosca tutto dei suoi collaboratori, esistono anche i collaboratori infedeli. Lo stesso problema
ha avuto Veltroni con Odevaine,
o Marino con il dirigente della direzione Trasparenza Italo Politano. Vediamo come andrà l'inchiesta. Se le accuse risultassero vere
- dice Alemanno - vorrà dire che
sono stato tradito anche io. Un
fatto gravissimo, ma almeno circoscritto a un solo comparto dell’amministrazione, quello delle
cooperative sociali, lasciando fuori i grandi appalti dell’urbanistica
e dei lavori pubblici».
Silvia Barocci
Sonia Oranges
I personaggi
Carminati
Ex terrorista di destra (ha perso
un occhio in una sparatoria con
la Digos) è il mediatore di tutti gli
interessi intrecciati attorno agli
appalti e il regista principale del
sistema corruttivo romano
Buzzi
Fra i primi detenuti italiani ad
essersi laureato in carcere,
Salvatore Buzzi era il motore
della Coop 29 giugno, di sinistra,
specializzata in servizi sociali. Si
era alleato con Carminati.
Gramazio
Luca, figlio di Domenico storico
esponente della destra romana.
Sarebbe coinvolto in dazioni di
danaro e in possibili brogli
elettorali. Si è dimesso da
capogruppo di FI alla Regione.
Mancini
Tesoriere di Alemanno,
nominato dall’ex sindaco
presidente dell’Ente Eur. In
gioventù membro di
Avanguardia Nazionale.
Arrestato nel 2011 per tangenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
AL TELEFONO CON BUZZI
ALEMANNO PARLA
DELLE EUROPEE: «DEVO
FARE QUALCOSA?»
LA REPLICA: TRANQUILLO
CI PENSIAMO NOI...
Panzironi
Segretario della Fondazione di
Alemanno che lo nomina alla
guida dell’Ama. Prima
dell’arresto era indagato per
assunzioni irregolari.
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Così la cupola tesseva la sua rete
tra Viminale, Finanza e Vicariato
Odevaine tra rivendicazioni e millanterie `C’era un preciso tariffario: da 1.240 euro
parla di canali diretti con le istituzioni
al mese per 80 immigrati fino a 5mila
`
dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone,
se ci fossero «novità dal Vicariato», a proposito di un intervento
sollecitato «in favore di un società
del gruppo Pulcini»(considerato
strettamente collegato alla galassia di Massimo Carminati, anche
se i nomi dei vertici non sono al
momento confermati nel registro
degli indagati).
I COLLEGAMENTI
La mappa degli incontri
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OLGIATA
Bar del centro
sportivo
via Flaminia
via Cassia
VIGNA STELLUTI
Bar Euclide
Distributore
Corso Francia
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CITTÀ DEL
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CASTEL FUSANO-OSTIA
Chiosco
Alibrandi
Lago
di Albano
Lago
di Nemi
ROMA «Questo è il pro capite pro die
che mi darebbero a me, quindi 80
persone 1240 euro al mese, 100
1500, a 400 sono 18.600, perché più
cresce il numero più aumenta il loro utile». Nel gestire la spartizione
di appalti e incarichi legati all’emergenza immigrazione, l’ex capo della polizia provinciale di Roma ed ex capo di gabinetto del sindaco Veltroni, Luca Odevaine, aveva messo su una vera e propria
contabilità parallela: a tot numero
di immigrati, dice ad un suo collaboratore della Fondazione Integra/
azione (utile soprattutto ad emettere fatture che coprano i soldi in entrata), corrisponde una dazione
crescente. Per l’amico Buzzi, il totale era rapidamente arrivato a
200mila euro per soli quattro mesi
ma, «al limite, se non c’avete liquidità non è che me li dovete dà subito sti soldi». L’importante era che
le cooperative di Buzzi e dunque i
vertici di Mafia Capitale ricordassero che Odevaine, ora in carcere
per corruzione aggravata, aveva
avuto un ruolo fondamentale: «Lo
Sprar stava a 25 posti a Roma massimo ok? Io la trattativa l’ho fatta
con il ministero e oggi a Roma si è
arrivati a 2500 posti, dico voi ve ne
siete presi, guarda un po’, 700... dico, ”cioè qualcosa me volete riconoscere su quella trattativa?”».
LA GDF
Luca Odevaine
Un contatto, il «ministro dell’economia» dell’organizzazione, Buzzi, sostiene di averlo persino con la
Guardia di finanza. Quando la sua
”29 giugno” subisce una verifica fiscale, Buzzi riferisce a Carminati
di aver chiesto aiuto a «terze perso-
IL VICARIATO
L’11 settembre 2013, Odevaine chiede a Tiziano Zuccolo, camerlengo
Carabinieri in Campidoglio
E nel giro di Mokbel rispunta anche Dell’Utri
L’INCONTRO
VIII Municipio
ROMA Aveva negato di aver mai frequentato i fratelli Dell’Utri. La
scorsa primavera, quando sui
giornali finirono le intercettazioni captate nel ristorante Assunta
Madre, Gennaro Mokbel puntò a
negare ogni coinvolgimento con
l’allontanamento dell’ex senatore
di Forza Italia verso il Libano subito prima della sentenza definitiva nei suoi confronti. Ora però il
Ros spiega: «Sono stati documentati una serie di recenti incontri
tra i coniugi Mokbel e Alberto Dell’Utri, avvenuti in sei circostanze
ravvicinate nel tempo, presso
l’esercizio commerciale Osteria
da Claudio - si legge in un’informativa - in occasione dell’incontro del 21 gennaio 2014, è stata do-
Non è Foglio l’uomo
con cui parla Gramazio
ROMA In un articolo comparso
ieri è stato scritto che Luca
Gramazio parlava al telefono
con Simone Foglio.
In realtà nell’intercettazione
del 2 febbraio scorso - acquisita
negli atti dell’inchiesta Gramazio, in attesa della
risposta di Foglio, discuteva
con una terza persona. Quando
Simone ha risposto, il
capogruppo del Pdl in Regione
ha continuato a parlare con il
personaggio di cui gli
investigatori non riportano
l’identità.
cumentata anche la presenza di
Marcello Dell’Utri». A marzo, l’ex
senatore spiccherà il volo diretto
in Libano.
«SALUTA L’AMICO»
I contatti sono persino risalenti
nel tempo. Le informative del Ros
richiamano una conversazione in
cui Mokbel, nel 2008, parla di Alberto Dell’Utri col suo socio in affari Aurelio Gionta. «Ho ricevuto
Marcello Dell’Utri
I ROS DEI CARABINIERI
DOCUMENTANO
UNA SERIE DI INCONTRI
E IPOTIZZANO UNA
COLLABORAZIONE SULLA
FUGA DELL’EX SENATORE
una chiamata da Alberto» dice
Gionta e Mokbel replica: «Chi?»
Gionta risponde: «Dell’Utri, io
l’ho lasciato in stand by» e Mokbel: «Gentaglia».. Gionta risponde: «No, eravamo rimasti d’accordo che ci... io sono ancora... ”va bene, saluta il nostro amico”». Conclude il Ros: è interessante notare
come Mokbel e signora, proprio
nei giorni immediatamente precedenti alla fuga del senatore, si siano connessi a internet per contattare i siti relativi allo stato africano della Guinea e dell’Arcipelago
delle isole Bijagos, «luoghi indicati da fonti aperte potenzialmente
utilizzati da Marcello Dell’Utri
per rendersi irreperibile e riconducibili all’amicizia dei fratelli
Dell’Utri con Gennaro Mokbel».
Sa. Men.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ne, affinché, tramite il ”generale
Spaziante” acquisissero informazioni circa le motivazioni sottese».
Il riferimento è ad Emilio Spaziante, in pensione ed emerso da un
processo per corruzione con un
patteggiamento a quattro anni.
IL VIMINALE
A muoversi nelle alte sfere, specie
al Viminale ma non solo, non è solo l’ex componente del Tavolo nazionale per i rifugiati. Salvatore
Buzzi, leader delle cooperative
controllate dall’organizzazione,
sostiene di avere un contatto diretto col viceministro Filippo Bubbico, che rivendica anche con Carminati. Non è chiaro se il canale diretto esista davvero, però tra gli amici
del gruppo, in molti sembrano crederlo. L’ex assessore della giunta
Zingaretti, Paola Varvazzo, chiede
a Buzzi di poterlo accompagnare
all’incontro «allo scopo di chiedere a Bubbico un cambio di incarico». Buzzi «la tranquillizzava dicendole che si sarebbe fatto portatore di tale richiesta», anche se l’incontro col vice ministro non è mai
avvenuto.
Un tentativo di avvicinamento,
sempre per espandersi nel settore
della gestione degli immigrati, viene lanciato anche nei confronti del
sottosegretario Domenico Manzione. Il tema della discussione è delicato: il Viminale sta pensando di
togliere da Lampedusa il centro di
identificazione dei migranti in arrivo, e la mafia capitale vuole evitare che vadano a Mineo, dove puntano ad ottenere un mega appalto
da 140milioni di euro per gestire il
Cara, il centro rifugiati più grande
d’Italia, con circa 4mila ospiti. Anche in questo caso, non è facile capire quali siano le millanterie e
quali i veri contatti. Odevaine, sempre pronto a battere cassa, dice a
Buzzi di aver trovato il canale giusto: «Secondo me se tu glielo fai dire da Giuseppe (Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura ndr) meglio ancora, io ho parlato con Veltroni ieri, ho detto ”Walter, parlaci
pure te che questo Manzione è persona molto vicina a Renzi”. Invece
a Manzione lo sto, glielo sto facendo dire anche da Veltroni».
Sara Menafra
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L’EX CAPO DI GABINETTO
PER SBLOCCARE
UNA TRATTATIVA
NON ESITA A CHIAMARE
UN ALTO PRELATO:
NOVITÀ DA S. GIOVANNI?
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Primo Piano
Martedì 9 Dicembre 2014
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La banda si spaventa
l’inchiesta su Expo
fa saltare gli accordi
La rete degli appalti tra Lazio e Lombardia. Nel giro dei soci
potenziali di Odevaine anche la coop in prima linea a Milano
`
GLI INTRECCI
ROMA È il filo rosso che lega gli appalti milionari del Nord al malleabile Mondo di mezzo. Una saldatura nella quale l’Expo non è
semplicemente un progetto da
55 milioni di euro (solo per le
fondamenta), ma anche un grande esempio. Soprattutto per chi
si muove nel multiforme mondo
dei subappalti come Luca Odevaine, membro del tavolo nazionale per i rifugiati. Che dopo il
terremoto degli arresti per gli appalti dell’esposizione universale
si accorge che la musica è diversa: le presunte ”stecche” cambiano tragitto e anziché arrivare attraverso sovrafatturazioni con le
sue società sudamericane, gli
vengono consegnate in contanti.
Il timore di chi paga è che possa
accadere ciò che è avvenuto con
l’Expo: «Frigerio si è preso i soldi
e il contratto l’hanno dato a un
altro».
«COME LI GIUSTIFICHIAMO?»
Da Expo a Mafia Capitale il tragitto è breve, come dimostrano i
mutati accordi che intercorrono
tra Odevaine e Salvatore Menolascina, consigliere della cooperativa di lavoro La Cascina che si
occupa della gestione del centro
immigrati di Mineo. La «consi-
stenza economica» rimane la
stessa, ma viene preteso «un modo diverso per garantire la dazione». In una telefonata del 15 maggio scorso Odevaine si sfoga con
un suo dipendente: «Una sconfitta su tutta la linea... cioè nel senso che loro adesso con questa cosa dell’Expo stanno...». In sostanza «li hanno mazzolati, non gli
hanno dato il contratto, l’hanno
dato a un altro perché Frigerio»,
l’ex storico Dc Gianstefano, esponente della cupola degli appalti,
«si è preso i soldi da questi e il
contratto l’hanno dato a un altro». La Cascina, stando a quanto
dice lo stesso Odevaine, gli deve
versare tra gli 80 e i 100 mila euro e il pagamento avverrà in contanti, non più con un giro di fat-
CON QUESTA COSA
DELL’EXPO LI HANNO
MAZZOLATI. FRIGERIO
SI È PRESO I SOLDI
E IL LAVORO LO HANNO
DATO A UN ALTRO
ture all’estero. Il collaboratore
capisce al volo: «Sarà un bordello». Come sintetizza Odevaine:
«Perché come ca..o se giustifichiamo? Un ca..o facciamo. Gli
ho chiesto: ”Dico, non me puoi
pagà almeno una fattura direttamente?”. Ha detto ”no, no”».
MANUTENCOOP
Tra l’altro, nel giro dei potenziali
soci che Odevaine contatta per
un imponente progetto nel settore della sanità, c’è proprio un colosso delle costruzione uscito
ammaccato dall’inchiesta Expo.
È Manutencoop, cooperativa rossa da un milione di fatturato, il
cui presidente Claudio Levorato
è finito in cella per turbativa
d’asta. Il piano è ambizioso e prevede la creazione di una «global
service» sulle strutture sanitarie
del Lazio, «na roba gossa, stiamo
parlando di una roba che vale un
miliardo e 300/400 milioni, divisa in otto lotti» e l’obiettivo di
Odevaine è coinvolgere Manutencoop «perché sanno che c’ho
delle relazioni, sanno che lavoravo con Zingaretti». La mediazione della gara è nelle mani di
Maurizio Venafro, al quale
l’esponente del tavolo per i rifugiati conta di arrivare con la mediazione di Goffredo Bettini, oggi eurodeputato del Pd: «La chiave è Goffredo, io con Goffredo
MILANO I lavori per l’Expo 2015, in emergenza per gli scandali e i ritardi
I numeri
100mila
Gli euro in contanti che
Odevaine si aspetta
dalla Cascina, al posto
del giro di fatture
1.400
I milioni che varrebbe
la “global service” in 8
lotti sulle strutture
sanitarie del Lazio
non ho problemi a parlarci».
Odevaine incontra Fabio Bellomo della Manutencoop e gli propone di lanciarsi nell’avventura
con un terzo partner, che «più
che un nome è un sistema... Comunione e liberazione, quindi
Compagnia delle opere». Bellomo gli fa notare che Manutencoop è una cooperativa rossa. «Certo! - è la replica - non è male se si
mettono insieme soggetti diversi». Un sistema a maglie larghe
che, nell’ottica di Odevaine, mette d’accordo tutti. «C’è un interesse da parte del Pd a tenere un
rapporto con Cl, perché stanno
lavorando insieme no? Alfano,
Lupi... loro li sostengono mo’...
questo può essere uno strumento anche per sostenere il partito
su cui si stanno impegnando fortemente. Nicola deve a loro molto, nel senso che l’hanno sostenuto e ancora non è tornato indietro niente... per questo sono
in grado di chiedere».
L’OMBRA DEL MOSE
E tra i personaggi che ruotano attorno al mondo di Odevaine c’è
anche l’imprenditore Erasmo
Cinque, che partecipa a un incontro con «Testa, Gramazio e
Giovanni Quarzo». La sua Socostramo avrebbe ottenuto una fetta del maxi appalto per la bonifica del porto di Marghera grazie
all’intervento dell’ex ministro
dell’ambiente Altero Matteoli.
Claudia Guasco
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Martedì 9 Dicembre 2014
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I prestanome del Nero
nella holding criminale
Prosecco Zonin
Insieme a chi ami.
Due società a San Marino e Lussemburgo `Il broker De Angelis, detto “il banchiere”
per riciclare il tesoro della mafia romana
trasferiva i fondi neri nei paradisi fiscali
`
L’INCHIESTA
ROMA Non erano solo i colletti
bianchi a portare i soldi Oltralpe.
Il riciclaggio della holding criminale guidata da Massimo Carminati era ad ampio raggio: le società edili, i ristoranti, i palazzi
nella capitale, l’operazione immobiliare da sei milioni e mezzo
di euro per acquistare un convento sul litorale, ma il ”Nero” e i
suoi puntavano anche all’estero.
A San Marino e nelle società lussemburghesi. Le operazioni avvengono attraverso imprenditori e manager legati a Marco Iannilli, il commercialista considerato organico all’organizzazione, e Fabrizio Franco Testa, arrestato martedì scorso. Al centro
degli accertamenti sono finite la
Zenith srl, società di diritto lussemburghese, e la Fides project
finance, con sede a San Marino,
nella quale risulta avere avuto
un ruolo anche Alessandro Febraretti, patron della catena di
negozi
di
elettrodomestici
Trony.
SAN MARINO
Le indagini dei carabinieri del
Ros e del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza,
coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai
pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo
e Luca Tescaroli, si sono concentrate sulla società di diritto sanmarinese Fidens project Finance
sa, dopo una serie di segnalazioni arrivate da Bankitalia su movimentazioni sospette. Ma anche
dopo alcune intercettazioni telefoniche. Gli accertamenti riguardano le transazioni finanziarie
del commercialista Paolo Luigi
Proteo, di Testa e il ruolo del promotore finanziario Filippo De
Angelis. E’ il 13 dicembre 2012
quando De Angelis, chiamato da
Testa ”il banchiere”, incontra
Carminati. E’ al broker che Testa
ha affidato la gestione di 250 mila euro e un milione di euro in
MILIONI DI EURO
INVESTITI ATTRAVERSO
BANCHE E FIDUCIARIE
LE SEGNALAZIONI
DI BANKITALIA ANCHE
SUL PATRON DI TRONY
L’ARRESTO Massimo Carminati in manette
obbligazioni. Per Salvatore Buzzi, re delle coop, è l’uomo che
avrebbe potuto fornire sostegno
alle cooperative sociali. Le autorità sanmarinesi hanno già confermato alla procura i rapporti
ancora esistenti tra la Fidens e
De Angelis (che negli anni scorsi
ne è anche stato presidente) con
la società, senza però chiarire
l’attuale natura dei negoziati. Gli
investigatori attendono adesso
ulteriori informazioni.
commercialista Luigi Proteo a
Roma». È Testa, intercettato dal
Ros che dice a una donna: «Certo, la società è mia, ti danno il
mio nome perché io l’ho scudata». Annotano i carabinieri: «La
Zenith srl è stata creata per far
rientrare i capitali dal Lussemburgo», tutta la documentazione
sui soggetti che hanno autorizzato movimentazioni di capitali o
che ne hanno beneficiato è già
stata acquisita.
LUSSEMBURGO
IL CONVENTO
Le verifiche riguardano anche la
“Zenith Rail” «soggetto giuridico
lussemburghese, poi trasferita
in Italia come “Zenith srl”, che si
occupa di locazioni immobiliari
e ha sede presso lo studio del
E’ il 29 ottobre 2012 quando i carabinieri ascoltano una telefonata tra Massimo Carminati e Daniele Pulcini «Mi hanno detto
che si può procedere con voi, in
quel modo va bene», dice il ”Ne-
ro”. E’ il 10 novembre, a tre giorni
da un incontro tra Carminati
Buzzi e Pulcini che gli investigatori sentono parlare del progetto
santa Marinella. E’ Stefano Massimi, imprenditore legato a Iannilli, a discuterne. «Io c’ho il mio
gruppo, poi c’ho Pulcini», dice.
L’affare da 6 milioni e 500mila
euro riguarda l’acquisto di un
convento a Santa Marinella. Ma
il giro di soldi per quel business
vale almeno il doppio. I militari
da tempo intercettano Massimi,
la procura ha un lunghissimo report di Bankitalia su di lui. A cominciare da una segnalazione
del ’99, quando preleva 435 milioni di vecchie lire per conto della società ”Amc”. Massimi tratta
l’affare con fra’ Giorgio. E i pm
sollecitano i carabinieri ad acquisire ulteriori elementi «sugli affari e la natura sottostanti i rapporti tra Daniele Pulcini, Massimo
Carminati e Salvatore Buzzi, anche in considerazione delle trattative in atto per l’ingente investimento di 6,5 milioni di euro
(operazione complessiva di 13-14
milioni di euro) che sta curando
Stefano Massimi unitamente allo stesso Pulcini (entrambi in
contatto con Massimo Carminati) per l’acquisizione del convento e annessi terreni nel Comune
di Santa Marinella, località Santa Severa».
Nel dicembre 2012, gli inquirenti tengono sotto controllo le
conversazioni di Massimi, quando sentono che programma un
viaggio in Francia. «Insieme a
Roberto Di Giorgio si sono recati
in Francia e dopo aver pernottato in un albergo di Mentone si sono spostati in territorio monegasco. Le attività investigative hanno consentito di acclarare che gli
indagati si recheranno a Nizza,
lunedì 17 dicembre, con un treno
in partenza da Roma verosimilmente per raggiungere un istituto di credito in fase di individuazione».
Valentina Errante
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TRATTATIVA
DA 13 MILIONI
CON UN RELIGIOSO
PER RILEVARE
UN CONVENTO
A SANTA MARINELLA
Tra gli uomini di fiducia di Carminati
c’era anche Lausi, custode giudiziario
IL PERSONAGGIO
ROMA Di perizie da lui firmate su
beni sequestrati o confiscati dal
Tribunale di Roma se ne contano a decine. Quella sui tre ettari
di parco e 1.600 metri quadrati di
super lussuosa villa di Luigi Lusi
a Genzano è tra le più note. Il
commercialista Luigi Lausi è stato anche custode giudiziario di
quelle proprietà milionare che
l’ex tesoriere della Margherita
aveva acquistato prosciugando
le casse del partito. Ora a trovarsi nei guai è proprio Lausi, indagato per associazione mafiosa
nell’inchiesta Mafia Capitale.
I CONTATTI
Secondo gli investigatori, il commercialista era al corrente che
gli interessi di Carlo Pucci (manager di Ente Eur spa) e di Luigi
Buzzi (capo della cooperativa
Eriches-29 giugno) «erano direttamente riferibili a Massimo Carminati». Frequenti erano gli incontri con la cupola. Lausi, infatti, era stato consigliere del cda di
Eur spa e consulente tecnico del
giudice presso il tribunale di Roma, nonché consigliere della
”Treerre recupero riciclaggio
riutilizzo spa», società nella quale Emilia Fioriani, ex moglie di
Carlo Pucci, è amministratore
delegato e Riccardo Mancini (ex
IL COMMERCIALISTA
ERA UNA GARANZIA
PER I PAGAMENTI:
DECISIVO IL SUO
INTERVENTO NEL DISSIDIO
TRA BUZZI E MANCINI
ad di Eur spa) era membro e presidente del cda.
LO SCONTRO
Il dissidio all’interno del gruppo
nasce da un credito di oltre due
milioni di euro vantato dal consorzio di Buzzi Eriches 29 nei
confronti di Eur spa e di Marco
Polo spa. La preoccupazione di
Buzzi è di non ottenere il denaro
da Eur spa di Mancini per far
fronte alle spese della cooperativa. In un primo tempo sembra
un’impresa disperata, ma dopo
vari contatti tra Buzzi, Antonio
Lucarelli, capo della segreteria
dell’allora sindaco Alemanno, e
Pucci, arriva la notizia che è stata reperita la somma di 390mila
euro. Carminati è furibondo con
Mancini: «’mo o famo strillà come un’aquila sgozzata». E non
vuole sentire ragioni: «che sconto? che sconto? non ci stanno
Carminati in una intercettazione
sconti». A questo punto interviene Lausi e si dà un gran da fare
per garantire i soldi. Rassicura:
«stai tranquillo, entro il trenta
giugno te pago tutto, a rate».
Quel trattamento - scrive il Ros
nell’informativa - viene ottenuto
grazie al fatto che Buzzi è il braccio operativo dell’economia di
Carminati. Buzzi, a sua volta,
non ha dubbi: «Lausi è mio. Ogni
volta che siamo stati pagati» è avvenuto «sempre con Lausi». Una
garanzia per Mafia Capitale.
Silvia Barocci
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Cronacadi Roma
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Martedì 9
Dicembre 2014
14ºC 5ºC
Il Sole Sorge 7.25 Tramonta 16.39
La Luna Sorge 19.44 Cala 9.26
Gli uffici della Cronaca sono aperti dalle 11 alle 20, via del Tritone, 152, 00187 Roma T 06/4720224 - 06/4720228 F 06/4720446
Luminarie
In via del Corso
le nuove luci
che celebrano
l’Expo 2015
a pag. 36
La festa
Risate da vip
serata charity
per l’associazione
Peter Pan
Happening
Folla di giovani
per le lezioni
di Baby K
bad girl innamorata
Mozzetti a pag. 47
Rinaudo a pag. 47
Atac, bus cinesi per evitare il fallimento
Mobilità
Una pista cinese per il futuro dell’Atac, che si accinge a rinnovare la flotta degli autobus secondo il nuovo piano industriale.
L’affare ha già attirato l’attenzione dei grandi gruppi, anche internazionali. L’azienda potrebbe aprire al colosso della produzione di autobus Kinglong (sede
nello Xiamen), l’assessore Improta ammette: «Un'azienda cinese sarebbe interessata ad entrare in partnership con Atac, in
particolare si è in trattativa per
un eventuale leasing dei bus. Si
parla di almeno un terzo della
flotta attuale».
a pag. 37
Il piano per le feste:
shopping in navetta
e Ztl fino alle 18
Piazza Navona
Il ricatto dei Tredicine per boicottare
il Natale: banchi chiusi e corteo funebre
E’ scattato il piano straordinario
per il trasporto pubblico per il
periodo natalizio: saranno usati
cinque mini-bus green ed
elettrici per girare gratis in
centro, grazie a una
collaborazione con un’azienda
francese del gruppo Bollorè.
Varchi chiusi fino alle 18.
a pag. 37
Niente bancarelle a piazza Navona: ci sono solo i giochi.
Una condizione frutto del ricatto dei Tredicine che hanno
boicottato il tradizionale
mercato per protestare contro le regole varate dal Municipio per tutelare il decoro.
Mozzetti a pag. 36
Mafia, ispettori in Comune
Eur, incubo
meninginte
muore
un bambino
Stroncato a soli quattro anni
da una sospetta meningite fulminante. Frequentava la scuola d’infanzia IC Montezemolo
- Plesso Padre Lais al Tintoretto - e sabato sera è morto in un
lettino del Policlinico Gemelli.
Panico tra i genitori degli altri
compagni di scuola del bimbo
che frequentava la scuola comunale Piccoli esploratori al
piano terra di via Padre Lais
Giuseppe. Appena saputa la
notizia della morte, domenica
hanno preso d’assalto il pronto soccorso dell’ospedale più
vicino, il Sant’Eugenio: «Fate
subito la profilassi ai nostri figli».
Bogliolo a pag. 44
Gli appalti del Campidoglio nel mirino dei funzionari della Prefettura: si deve fare pulizia L’ex ministro
Oggi vertice Marino-Pecoraro. Nuova polemica sulla scorta, il sindaco: «A me non serve» Nicolais
`
`
Si allontana il commissariamento del Campidoglio, si
avvicina l’invio di funzionari della Prefettura che aiutino il sindaco a fare pulizia
dopo l’uragano dell’inchiesta su Mafia Capitale. Con
un’unica controindicazione:
l’uragano è ancora in corso.
Questa mattina è il prefetto
Giuseppe Pecoraro a Palazzo Senatorio, dove sarà ricevuto dal sindaco Marino. Il
prefetto ha ipotizzato tre
scenari, dal punto di vista
tecnico: scioglimento per
mafia,
approfondimento
con ispettori che visioneranno tutti i documenti sugli appalti, nessuna decisione lasciando lavorare la magistratura. Marino e Pecoraro
parleranno anche della scorta del primo cittadino, ancora non convinto di doverla
accettare. Anzi, Marino chiede di valutare tutti gli oltre
200 servizi di protezione in
corso a Roma.
Evangelisti e Rossi a pag. 38
Immacolata. Migliaia di fedeli in piazza di Spagna
Ama
«Usiamo il bianchetto
per modificare
il nome dell’indagato»
Papa Francesco in Centro per la festa dell’Immacolata
Folla per il Papa: «Prego per Roma»
Per poter gestire lo smaltimento dei rifiuti e accaparrarsi appalti dal valore milionario avevano bisogno di inserire all’Ama un loro uomo
di fiducia. La scelta era caduta su Fabrizio Franco Testa,
già indagato per l’afare Enav.
Ma Carminati e i suoi sodali
erano disposti a tutto. Come
scrivono i Ros, nel dicembre
del 2012 Luca Gramazio, l'ex
capogruppo in Regione per
Forza Italia, si mosse in prima persona. «Ho sbianchettato dal tuo curriculum "Fabrizio", provo Franco Testa, vedemo se qualcuno ce casca».
Allegri a pag. 41
Lombardi a pag. 43
derubato
del presepe
Hanno portato via gioielli, un
pc e un presepe napoletano.
Un furto commesso da veri
professionisti che sono entrati nella casa al centro dell’ex
ministro Luigi Nicolais semplicemente estraendo il cilindro dalla serratura. L’attuale
presidente del Cnr e sua moglie erano fuori città: hanno
scoperto il furto ieri pomeriggio, tornando a casa. Sull’episodio indaga la polizia, gli
esperti della scientifica hanno rilevato alcune impronte
digitali. «Sono entrati e nessuno si è accorto di niente - dice
l’ex ministro - eppure abitiamo in pieno centro, tra le altre
cose i ladri hanno rubato anche il presepe a cui io e mia
moglie tenevamo moltissimo».
Gambardella a pag. 45
Davide Desario
SABATO
GRATIS
dal 1990
vendite,
affitti
e attività
commerciali
Piaza San Lorenzo
in Lucina, 11 di mattina,
domenica. Rumore
assordante raccoglitore bottiglie
@simonecri
L
a frenata dell’autobus su via
Prenestina. L’ambulanza
sulla Cristoforo Colombo
che non si sa da dove arriva
e dove va. Gli storni che all’improvvisano abbandonano gli alberi intorno al laghetto dell’Eur e formano strani disegni
nel cielo.
La litania della bambina rom
nel vagone della metro per
chiedere l’elemosina. La sirena
dell’auto blu con lampeggiante
in via Veneto. Il trotto, vietato,
dei cavalli che trascinano le
botticelle su via Due Macelli. Il
vento che suona le foglie a Villa
Borghese come un violinista
con il suo arco. La corrente del
Tevere che si fa rapida all’Isola
Tiberina e copre il rumore delle suonerie di cellulari.
La campanella del Mamiani
che suona a vuoto perché tanto
la scuola è occupata. Il bisbiglio dei dottori nei corridoi della clinica Pio XI. Il silenzio di
chi ha imparato sulla sua pelle
a non parlare di suicidio. L’urlo
della Sud dopo il gol che il ven-
to porta dall’altra parte del fiume. I clacson che suonano la
domenica mattina intorno a
Villa Pamphjli e il chiasso dei
bambini che giocano ignari tra
i suoi prati.
La filastrocca dell’ultimo arrotino per le strade di Monteverde. I cori contro il Governo
del corteo su via Cavour. Le
ruote del tram che stridono la
notte sui binari di via Flaminia.
E un portone che sbatte chiudendosi. Forse per sempre. E’ il
suono di Roma. Per chi sa
ascoltarlo.
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Il suono di Roma per chi sa ascoltarlo
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Martedì 9 Dicembre 2014
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Cronaca di Roma
Caos in Comune
ecco gli ispettori:
appalti nel mirino
Dopo la bufera dell’inchiesta, in arrivo funzionari del prefetto
Oggi vertice Marino-Pecoraro: si procederà con l’accesso agli atti
`
IL CASO
Si allontana il commissariamento
del Campidoglio, si avvicina l’invio
di funzionari del Viminale che aiutino il sindaco a fare pulizia dopo
l’uragano dell’inchiesta su Mafia
Capitale. Con un’unica controindicazione: l’uragano è ancora in corso.
Per decodificare in anticipo la
decisione del prefetto Giuseppe Pecoraro sullo scioglimento del consiglio comunale per mafia, bisogna partire da due frasi. La prima è
del sindaco Ignazio Marino: «È evidente che il prefetto deve fare il
suo lavoro. Questa mattina ho parlato con Pecoraro e con il ministro
dell’Interno, Angelino Alfano, e sono felice se ci saranno ulteriori approfondimenti perché in questo
momento è necessario fare pulizia».
ZINGARETTI BOCCIA
L’IPOTESI DELLO
SCIOGLIMENTO:
«ERA L’OBIETTIVO
DI CHI SI ORGANIZZAVA
CONTRO IGNAZIO»
LE OPZIONI
IL MINISTERO
La seconda frase è quella pronunciata ieri sera dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano: «Ci deve
essere un giudizio tecnico da cui
deve nascere la proposta di sciogliere la Giunta comunale, ma sta
emergendo un quadro che investe
anche amministrazioni preceden-
ti: quella di Gianni Alemanno e anche la precedente». La direzione
che si sta prendendo, dunque, non
sarà punitiva nei confronti di chi
governa oggi il Campidoglio. Questa mattina è il prefetto Giuseppe
Pecoraro a Palazzo Senatorio, dove sarà ricevuto dal sindaco Marino. Il prefetto ha ipotizzato tre scenari, dal punto di vista tecnico:
scioglimento per mafia, approfondimento con ispettori che visioneranno tutti i documenti sugli appalti, nessuna decisione lasciando
lavorare la magistratura.
Carabinieri in Campidoglio
Il primo scenario - lo scioglimento
- appare il più improbabile, per
due motivi. Uno pratico: nessun
esponente della giunta o della
maggioranza è indagato per mafia
(vi sono indagati, ma per altre ipotesi di reato). Sarebbe paradossale
lo scioglimento visto che per associazione a delinquere di stampo
mafioso sono indagati solo consiglieri di minoranza (o della maggioranza dell’epoca Alemanno).
L’altro politico: azzerare il governo di Roma per mafia sarebbe un
terremoto difficile da sopportare,
che lancerebbe un messaggio ingestibile all’estero. In mancanza di
sviluppi giudiziaria più gravi, allo-
La Lupa capitolina all’ingresso di Palazzo Senatorio, sede dell’amministrazione comunale
ra è possibile che il prefetto (ma in
realtà tutto dipenderà da Alfano e
dunque da Renzi) opti per una soluzione mediana, che preveda l’invio di funzionari in Campidoglio.
Certo, questa soluzione rischia di
sovrapporsi con l’operato di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione già chiamato
da Marino per controllare tutte le
gare. Ma in Campidoglio nessuno
avrebbe nulla in contrario rispetto
a un eccesso di controlli, «meglio
abbondare, in questi casi, che rischiare errori di sottovalutazione». D’altra parte lo ha spiegato anche il sindaco: «Io ho già aperto,
appena eletto, le porte agli ispettori del Ministero dell’Economia perché controllassero nel dettaglio i
bilanci ereditati. Per cui le spalancherei agli uomini della Prefettu-
ra». Concorda il giurista Francesco
Saverio Marini: «Un provvedimento di accesso ispettivo agli atti potrebbe invece essere un'utile fonte
di conoscenze, che non comprometterebbe la funzionalità del Comune e non si sovrapporrebbe all'
inchiesta in corso».
LE POSIZIONI
Alfio Marchini, favorevole allo
MARCHINI: «DA ANNI
DENUNCIO UN CLIMA
MAFIOSO A ROMA
SU QUESTO TEMA
OGGI AVVERTO
PROFONDA IPOCRISIA»
scioglimento, ieri a Piazza Pulita
ha spiegato: «Nel 2013 denunciai
che a Roma si respirava un clima
mafioso, omertoso, in cui sembrava che l'importante fosse avere
l'amico giusto per ottenere qualcosa. Oggi avverto una profonda ipocrisia: Marino rivendica autonomia nelle decisioni, ma poi ha il
suo assessore di punta che è indagato a pieno titolo e il sindaco non
sente neanche l'obbligo di dire:
scusate ho sbagliato». Si sono
schierati per lo scioglimento FI,
M5S e Lega dei Popoli con Salvini.
Contrario Zingaretti: «Lo scioglimento era l’obiettivo di si organizzava contro l’arrivo di Marino in
Campidoglio, visto come garante
della legalità e della pulizia».
Mauro Evangelisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Cronaca di Roma
I dati
220
persone sotto scorta
a Roma
815
uomini delle forze
dell’ordine utilizzati
250
auto destinate
a questo servizio
A Roma più scorte che volanti
Marino: «Io non ne ho bisogno»
Il chirurgo dem insiste dopo l’allerta `«Sarebbe meglio utilizzare più uomini
di Pecoraro: «Non mi sento in pericolo» e mezzi per la sicurezza delle periferie»
`
LA PROPOSTA
Sabato pedalata in bicicletta fino a Testaccio alla convention
dei Giovani democratici. Ieri bagno di folla a piedi (e in autobus)
tra piazza di Spagna e piazza Venezia, per l’accensione delle luminarie natalizie. Ignazio Marino, insomma, non sembra per
nulla ansioso di muoversi sull’auto della scorta, come il prefetto Giuseppe Pecoraro gli ha
consigliato per ragioni di sicurezza, da quando l’inchiesta su
Mafia Capitale ha fatto intuire
che il sindaco potrebbe essere
nel mirino.
LA FRENATA
«Non mi sento in pericolo - spiega il sindaco - Ne parlerò ancora
con il prefetto Pecoraro: se non
ci sono evidenze di un pericolo
fisico credo di non aver bisogno
della scorta». La tesi di Marino:
in queste città già si usano troppe risorse per la protezione dei
politici, meglio usarle per il controllo del territorio, per rendere
più sicuri i quartieri, specialmente in periferia. Ecco l’affondo di Marino: «Semmai mi interrogherei sulle centinaia di persone che in questa città hanno la
scorta, forse non necessaria.
Forse quegli uomini e quelle
macchine potrebbero essere utilizzate per esempio per la sicurezza nelle nostre periferie». Un
argomento, questo, su cui il sindaco Marino aveva già posto
l’accento in passato: a Roma ci
sono più auto in servizio per le
scorte assegnate dal Viminale a
personaggi pubblici (non necessariamente politici) che volanti
della polizia e pattuglie dei carabinieri in giro per le strade. E
questo, visto anche l’allarme per
la sicurezza che si è alzato soprattutto dalle periferie, non è
più tollerabile.
I NUMERI
Stando alle ultime stime, a Roma ci sono più di duecento per-
sonalità sotto protezione, che
impegnano oltre 800 uomini
delle forze dell’ordine e quasi
250 auto, blindate e non. Più volte, in passato, i sindaci della Capitale avevano puntato il dito
sulla necessità di rivedere il sistema delle scorte, togliendole a
chi non ne ha assoluto bisogno.
Ultimamente è stata revocata la
scorta a Gianni Alemanno, che
non è più sindaco (né ovviamente parlamentare, solo consigliere comunale) da giugno del
2013.
Il sindaco in bicicletta
PROSEGUE IL DUELLO
A DISTANZA CON
PALAZZO VALENTINI
NELLA CAPITALE
OLTRE DUECENTO
SOTTO PROTEZIONE
Rimpasto, un magistrato per il nuovo assessorato alla Legalità
IL COMUNE
Ignazio Marino tornerà a lavorarci da oggi, dopo le convulse
giornate seguite all’esplosione
dell’inchiesta Mafia Capitale. Il
sindaco vuole concludere il lavoro avviato per il rimpasto di
giunta, anche perché la sua
squadra di governo si è ridotta
da 12 a 10 assessori. Ma il sindaco si prenderà ancora qualche
giorno, prima di annunciare i
nuovi innesti, anche perché è intenzionato a dare un segnale
forte alla città, stordita dalle vicende giudiziarie di questi giorni e in attesa di una scossa in direzione del rinnovamento. E così oltre alla già annunciata «riallocazione dei talenti già presenti in giunta», il chirurgo dem
vuole introdurre un assessorato
alla legalità, da affidare a una
personalità di chiara fama, pro-
babilmente un magistrato.
LE ALTERNATIVE
L’inquilino del Campidoglio
vorrebbe fare il colpo grosso,
portando a Palazzo Senatorio
un ex presidente della Corte costituzionale. Un nome particolarmente gradito sarebbe quello di Gustavo Zagrebelsky, al
vertice della Consulta nel 2004,
attualmente presidente onorario dell’associazione Libertà e
Giustizia e presidente della
Biennale Democrazia. Tutta da
verificare, ovviamente, la disponibilità di Zagrebelsky, ma è
con nomi di questo livello che
Marino vuole sparigliare le carte e dare il senso di una guida
morale ben salda della città. Per
l’altra casella da riempire c’è
sempre il nome di Maurizio
Pucci, che sarebbe indirizzati
verso i lavori pubblici, con Paolo Masini destinato a un altro in-
Il Marc’Aurelio
IL PRIMO CITTADINO
LAVORA SULLA GIUNTA:
SPUNTA IL NOME
DELL’EX PRESIDENTE
DELLA CONSULTA
ZAGREBELSKY
carico nell’esecutivo capitolino.
Il condizionale, però, è d’obbligo, visto che Marino potrebbe
riconsiderare i suoi orientamenti a seconda della soluzione che
sarà trovata per il nuovo assessorato alla legalità. Di certo sono lievitate le quotazioni di Rita
Cutini che, dopo settimane passate virtualmente sull’uscio della sala delle Bandiere, potrebbe
invece continuare a occuparsi
delle politiche sociali del Comune, finite nell’occhio del ciclone
di piazzale Clodio.
I CINQUE STELLE
L’inquilino del Campidoglio
non molla neppure l’ipotesi di
ampliamento della giunta al
Movimento 5 stelle. Dopo l’offerta ai pentastellati della vice
presidenza del consiglio comunale, sfumata per lo stop di Beppe Grillo, il sindaco procede con
una strategia in due fasi: ribatte
colpo su colpo agli affondi del
leader M5s e continua i contatti
informali con i Cinque stelle capitolini. Obiettivo: rimarcare le
eventuali discrepanze tra le posizioni di Grillo e quelle dei suoi
uomini sul territorio e, in caso
di insuccesso, puntare il dito su
quella che definisce «l’irresponsabilità» dei pentastellati.
255 mln
Il costo annuo di tutte le
le scorte per il bilancio
dello Stato: in buona
parte sono a Roma
Per prassi, ai sindaci uscenti in
prefettura preferiscono garantire per un altro anno dopo la fine
del mandato il servizio di protezione da parte delle forze dell’ordine. Lo scorso settembre, quindi la prefettura ha avviato la pratica al ministero per togliere la
scorta ad Alemanno e, proprio
una settimana fa, è arrivata la risposta positiva del Viminale.
LA POLEMICA
Oggi, intanto, la maggioranza di
centrosinistra tornerà a riunirsi, con l’obiettivo di serrare le fila e stabilire le priorità dell’agenda dell’assemblea capitolina. Domani la conferenza dei
capigruppo potrebbe convocare il consiglio per giovedì mattina. In quell’occasione si potranno testare sul campo la compattezza della maggioranza e l’atteggiamento dell’opposizione.
Fa.Ro.
Va anche ricordato che proprio
sulla scorta di cui Alemanno ha
continuato a beneficiare fino a
poche settimane fa, si era concentrata la polemica di Marino
anche prima dell’inchiesta. Erano i giorni delle polemiche sulla
Panda e sul pass per la Ztl: «Attaccano me per un disguido sul
rinnovo del permesso per il centro storico, mentre il mio predecessore tutt’oggi continua a girare con la scorta delle forze dell’ordine». All’inquilino del Campidoglio, peraltro, era stato anche revocato il permesso di lasciare l’auto nel parcheggio riservato al Senato a causa di una
ridotta (almeno allora) esigenza
di sicurezza. Ma oggi, evidentemente, il panorama è cambiato.
Fabio Rossi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL CONSIGLIO
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Martedì 9 Dicembre 2014
www.ilmessaggero.it
Cronaca di Roma
Ambulatori medici
per dare lavoro ai figli
di dirigenti comunali
`Buzzi intercettato mentre rivela ai suoi collaboratori di voler
aprire due nuovi centri sanitari per curare gli immigrati malati
IL PROGETTO
quantina di iscritti nel registro
degli indagati hanno scatenato,
a Roma e non solo, un terremoto politico-giudiziario.
L'INTERCETTAZIONE
Buzzi ne parla un pomeriggio
nel suo studio con Emanuela
Bugitti, sua collaboratrice,
Claudio Caldarelli e Carlo Guarany (poi finiti tutti in manette
nell'ambito dell'inchiesta). Salvatore come sempre è diretto:
«Allora vorremo fa' uno studio
medico». Guarany trasecola:
«Che è lo studio medico...Ohh».
Buzzi rilancia: «Studio medico
dentista». Caldarelli gli fa eco:
«Dentista». Dopodiché Buzzi
aggiunge: «Ed oculista per im-
Un medico intento a visitare un giovane immigrato
migrati». La Buggitti sembra
sorpresa: «Chi lo vuole fare?».
«Noi», ribatte Buzzi, con la solita eco di Caldarelli: «Noi». Bugitti allora capisce che deve
plaudire alla proposta: «Sì». Ma
a Guarany i conti non tornano:
«E chi lo paga». «Il Comune» risponde Buzzi. Caldarelli: «Il Comune ...ehh embé se ce damno i
«I SOLDI? CE LI DÀ
IL COMUNE
LI PIAZZIAMO
AL FRANTOIO
E FAMO TUTTO
ABUSIVO»
Foto: Ilaria Magliocchetti Lombi
ARCHI’S COMUNICAZIONE
Uno studio odontoiatrico. E
uno oculistico. Per soli immigrati. Salvatore Buzzi, il braccio economico di Massimo Carminati, gran capo di Mafia Capitale, era pronto a lanciarsi anche in un nuovo business, in
campo sanitario. Con un centro
dentistico-oculistico per immigrati bisognosi Buzzi voleva
centrare due obiettivi: portare
altri soldi nelle casse delle sue
cooperative e soprattutto piazzare i figli di top manager del
Campidoglio specializzati in
quelle branche della medicina.
Perché il braccio economico
del Guercio, e patron della Cooperativa 29 Giugno, un'idea
l'aveva chiara in mente: per ottenere favori e appalti bisogna
mettere a stipendio i «compari» (che fossero politici o manager di enti pubblici), oppure
trovare un lavoro ai figli, possibilmente consono.
Il progetto dello studio medico per immigrati di Salvatore
Buzzi salta fuori nelle nuove pagine degli atti consegnate a
piazzale Clodio ai pm Michele
Prestipino, Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli, al
lavoro insieme al procuratore
capo Giuseppe Pignatone per
l'operazione «Mondo di Mezzo» che con 37 arresti e una cin-
soldi...Sennò non famo niente».
Salvatori Buzzi allora ride. Guarany: «Ma è uscito un bando o è
una cosa...?». Caldarelli: «No,
no, no». No, non è uscito un
bando. La necessità di aprire
uno studio medico specializzato in odontoiatria e oculistica la
chiarisce subito, e senza fronzoli, Buzzi: «Perché ce stanno i
figli di...che son dentisti...Devono lavorà». Caldarelli che conosce i dettagli dell'operazione
precisa: «Uno è dentista, uno è
oculista». L'operazione di creare da zero uno laboratorio medico per gli immigrati, pagato
coi soldi del Comune e per piazzare figli di papà, fa ridere pure
lui. La Bugitti è curiosa: «I figli
di chi?». Buzzi: «Dei dirigenti».
Caldarelli: «Dei dirigenti del Comune».
IL CONTRIBUTO
Salvatore Buzzi, il capo
della cooperativa 29 giugno
Sotto immigrati in attesa
Quindi Buzzi affronta l'aspetto
economico rivolgendosi alla
sua collaboratrice: «Non mi hai
capito...Gli stiamo chiedendo
170.000 euro. Per attrezzare
una stanza e un laboratorio».
La Bugitti si riallinea subito:
«Ah, ok!». Buzzi: «Oh? Centosettantamila euro. Di cui cinquanta sono nostri e centoventi...». Caldarelli: «E il resto sono
spese». A quel punto bisognava
solo affrontare la collocazione
del laboratorio. «L'unico posto
dove possiamo organizzarlo
...che potremmo chiedere tutte
le autorizzazioni è Castelverde» azzarda Buzzi. I carabinieri
nell'informativa annoteranno:
«Lo stesso Buzzi sentendo i presenti titubanti esclama: "Famo
tutto abusivo...alla "29 Giugno"
lo piazziamo proprio al Frantoio...chi se ne frega!"»
Adelaide Pierucci
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L’inchiesta
Per dieci degli arrestati al via
gli interrogatori in Procura
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LE ACCUSE
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Altra tornata di interrogatori tra
oggi e domani per Mafia Capitale. Il gip Flavia Costantini, che ha
firmato i 37 arresti, ha convocato
in tribunale per l'interrogatorio
di garanzia gli ultimi otto arrestati, tutti ai domiciliari. Tra loro tre
donne: Rosanna Calistri, la funzionaria comunale dell'Ufficio
Giardini accusata di turbativa
d'asta e rivelazione di segreto
d'ufficio; Patrizia Caracuzzi, segretaria dell'ex amministratore
delegato di Ama, Franco Panzironi, accusata di corruzione aggravata, come Emanuela Salvatori,
la funzionaria del Campidoglio
che in qualità di Responsabile Coordinamento Amministrativo,
Attuazione Piano Nomadi e interventi di inclusione sociale di Roma Capitale avrebbe favorito Salvatore Buzzi, braccio destro di
Massimo Carminati, ottenendo
in cambio la promessa dell'as-
sunzione della figlia in una delle
cooperative della cricca. Davanti
al gip si dovranno presentare
inoltre Franco Cancelli (accusato
di aver contribuito alla turbativa
d'asta per l'appalto indetto da
Ama Spa sulla raccolta differenziata del multimateriale), Raniero Lucci (accusato di turbativa
d'asta e corruzione aggravata),
Mario Schina (corruzione aggravata), oltre al sindaco e al capo
dell'ufficio tecnico del Comune
di Sant'Oreste Sergio Menichelli
e l'architetto Marco Placidi, che
rispondono di entrambe i reati
sia di corruzione che di turbativa. Menichelli e Placidi con l'aiuto di Lucci, per affidare l'appalto
del servizio di igiene urbana e la
fornitura di materiale e attrezzature per la raccolta differenziata
alle coop di Luzzi, tra l'ottobre
2013 e l'aprile 2014, avrebbero, a
termini scaduti, addirittura sostituito le offerte presentate.
Ade. Pie.
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Martedì 9 Dicembre 2014
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Cronaca di Roma
«Ho sbianchettato il tuo curriculum»
`La cupola voleva a tutti i costi che Fabrizio Franco Testa `Luca Gramazio al telefono riferisce di aver tolto uno dei due
entrasse nel cda dell’Ama. Ma era già indagato per Enav nomi di battesimo: «Così vediamo se si accorgono che sei tu»
L'INCHIESTA
Volevano controllare anche il
traffico d'immondizia della Capitale. Gestire smaltimenti e riciclaggio. Accaparrarsi appalti dal
valore milionario. E pur di inserire il loro uomo di fiducia tra i
consiglieri d'amministrazione
della municipalizzata dei rifiuti,
Carminati e i suoi sodali avevano
pensato a tutto: avrebbero anche
tentato di taroccare un curriculum ufficiale. Il "prescelto" per
sedere tra i quadri dell'Ama era
Fabrizio Franco Testa che, all'
epoca dell'affare, era indagato
per corruzione nell'ambito dell'
inchiesta Enav per aver intascato
tangenti e aver in cambio ottenuto favori. Nel dicembre del 2012 è
Luca Gramazio a manovrare i fili
dal Campidoglio: come scrivono
i Carabinieri del Ros in un'informativa, l'ex capogruppo in Regione per Forza Italia si muove in
prima persona per far ottenere a
Testa un incarico dirigenziale
presso l'Ama. «Ho sbianchettato
dal tuo curriculum "Fabrizio",
provo Franco Testa, vedemo se
qualcuno ce casca". Tradotto: vediamo se nessuno si accorge che
sei sotto indagine».
L'UOMO DEL RICICLAGGIO
Per Carminati, Testa sarebbe stato il candidato ideale: oltre ad essere «l'uomo di Gramazio» dice
intercettato, sarebbe diventato «l'
uomo del riciclaggio a Roma».
Nel gennaio del 2013, però, il piano salta: Testa viene condannato
a 1 anno di reclusione. E' necessario trovare un nuovo nome da inserire nei quadri dirigenziali dell'
dall’8 al
le, che nel novembre del 2012 era
riuscito ad aggiudicarsi un appalto al sei zeri per la gestione della
raccolta differenziata. E' Salvatore Buzzi a raccontarlo al telefono. Il 15 del mese riceve un sms
da una sua dipendente: «ho le coordinate della fondazione, posso
far uscire 30 mila euro».
Un'ora più tardi, Buzzi chiama
tale Patrizia, una dipendente dell'
Ama, e le dice di riferire al dottore «che quella cosa della Fondazione è a posto». Poi si reca a
piazza San Lorenzo in Lucina,
presso la Fondazione Alcide De
Gasperi, di cui l'ex amministratore dell'Ama, Franco Panzironi, è
direttore operativo. Si reca quindi in Campidoglio ed esce vittorioso: dopo qualche ora chiama
tale Giovanni Vespa e dice: «Abbiamo firmato... tutta la differenziata a Roma è mia». L'affare è
partito. L'eccitazione è alle stelle.
Tanto che Gramazio, pochi giorni dopo, telefona a Testa e non si
trattiene: «lassù qualcuno ci
Ama» dice. «Qualcuno ci Ama...»
replica Testa, che già pensa di poter aggiungere al suo curriculum
"sbianchettato" un incarico dirigenziale presso la municipalizzata.
Michela Allegri
Ama. Lo scopo di Carminati è
quello di pilotare l'aggiudicazione di appalti pubblici relativi allo
smaltimento dei rifiuti, in modo
da farli ottenere al consorzio di
cooperative presieduto da Salvatore Buzzi, garantendo un vantaggio economico per l'intero sodalizio. La scelta cade sull'avvocato Pierpaolo Dell'Anno, che i
sodali parlando tra loro definiscono «il nostro» e che gli inquirenti descrivono come «un soggetto di indubbio valore e di comprovata fiducia che avrebbe potuto conformarsi agli interessi perseguiti dal sodalizio». Anche il
penalista, però, non può essere
candidato: è il difensore di Riccardo Mancini, coinvolto nell'inchiesta su Eur spa. Il nome adatto viene poi suggerito a Gramazio dallo stesso Testa: «il civilista
mio, non va male, ragionaci su...»
dice al telefono. Si tratta dell'avvocato Giuseppe Berti, che verrà
poi effettivamente eletto. E' stato
nominato «tra virgolette» dice
Testa: Carminati gli ha assicurato che si tratta di una situazione
provvisoria «un mese al massimo, poi ci ritorniamo sopra».
LA DIFFERENZIATA
La nomina di Testa è stata l'unico
inghippo, per il gruppo crimina-
NEL MIRINO
DELLA BANDA
C’È LA RACCOLTA
DIFFERENZIATA
APPALTI MILIONARI
DA GESTIRE
23 dicembre
Mercato
di
Natale
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cortile Coppedè
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
Luca Gramazio, consigliere regionale Forza Italia
e membro della commissione Bilancio
ALLA FINE VERRÀ
NOMINATO
UN COMMERCIALISTA
MA PER CARMINATI
«È UNA SITUAZIONE
PROVVISORIA»
Fiumicino
«Se volevano avvicinarmi
allora non mi conoscono»
Il leader dell'opposizione
locale ed ex candidato
sindaco del centrodestra alle
ultime elezioni di Fiumicino,
Mauro Gonnelli, prende
seccamente le distanze da
qualsiasi fatto o persona
legati all'inchiesta e alle
vicende di Mafia Capitale.
«Ho appreso dai giornali che
tra le centinaia di nomi
menzionati nell'affare
romano figuri anche il mio afferma Gonnelli - in tutta
questa vicenda emergono
però solo quattro dati
oggettivi. Primo: non sono
indagato, significa
evidentemente che non c'è
nulla. Secondo: si parla di
650.000 euro per intervenire
sulle elezioni di Fiumicino
destinati ad un onorevole. E
io per mia fortuna onorevole
non lo sono mai stato. Terzo:
io quelle elezioni le ho perse e
in maniera
matematicamente curiosà
come sostiene un quotidiano.
Quarto: a me le elezioni non
le ha pagate nessuno e nelle
intercettazioni si parla di
avvicinarmi; significa
dunque che di rapporti con
quella gente non ne avevo.
Quindi, conclude - che in
tutta questa storia ci sia
qualcosa che non torni
purtroppo è fin troppo
evidente».
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