Obama, non sarà mica lui il Messiah?

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Obama, non sarà mica lui il Messiah?
Shalom.it
Obama, non sarà mica lui il Messiah?
Contributed by Mariaceleste De Martino
Friday, 20 June 2008
Last Updated Saturday, 21 June 2008
Il candidato democratico alla Casa Bianca tranquillizza l’elettorato ebraico, garantendo aiuto allo Stato di Israele
MARIACELESTE DE MARTINO
Un americano astuto direbbe “You could have fooled me” (quasi quasi mi facevi fesso) per esprimere
cinismo e dubbio riguardo un’affermazione che non convince, come la dichiarazione d’intento di Obama di
garantire la sicurezza di Israele una volta arrivato alla Casa Bianca. Così il Senatore dell’Illinois ha pensato di
rassicurare l’elettorato ebraico dicendo che farà quanto in suo potere per garantire sostegno al governo di Tel Aviv.
Che bisogno c’è di ribadirlo? Manterrà davvero la linea di Bush che continua ad assicurare che i sette milioni di
israeliani hanno 300 milioni di americani dalla loro parte? A Jeffrey Goldberg del mensile ‘The Atlantic’
Obama ha detto: “Non vedrete, nel corso del mio mandato alcun calo di impegno a favore della sicurezza di
Israele”. Una mossa strategica facile e ovvia, un po’ per accontentare tutti e accaparrare il voto di tutti,
visto che in contrapposizione ha anche ammesso di attirare l’ammirazione del mondo arabo. Ha vissuto
l’infanzia in Indonesia, vasto paese musulmano. Ma c’è di più: un dirigente di Hamas, Ahmed Yousef, ha
detto che sono in molti all’interno del movimento palestinese a guardare con favore a un’eventuale vittoria
elettorale di Obama. Gli americani, Midwest in testa, sono ingenui, ma non incoscienti. Non sono ancora pronti per una
donna presidente, men che meno per un nero con alle spalle per giunta un’educazione musulmana nonché con
l’appoggio di Hamas, il nemico. E come se non bastasse questi ha persino con un secondo nome arabo, Barrack
“Hussein” Obama. Tra i blogger americani c’è chi si interroga: “Chi voterebbe mai un uomo
con un nome simile a Osama (Bin Laden, che ha attaccato per l’ennesima volta lo Stato di Israele riferendosi ai
60 anni della sua nascita)? Il suo middle name riporta alla memoria un tiranno iracheno”. Ma Obama non ci sta.
La sua posizione riguardo il mondo arabo “non va però fraintesa con una linea morbida contro il terrorismo o
quando è in gioco la sicurezza di Israele”. Invece che lanciare l’osso agli ebrei per tentare di corteggiare
qualche credulone, Obama potrebbe piuttosto dire qualcosa come “Israele è la prova vivente che il cambiamento
può accadere. Un Paese che ha sempre detto Yes we can, nonostante gli enormi ostacoli”. “La mia
posizione su Hamas è la stessa di Hillary Clinton e John McCain”, lo dice lui stesso. “Si tratta di
un’organizzazione terroristica e l’ho ripetutamente condannata. Non dovremo avervi a che fare fino a
quando non riconoscerà Israele e rinuncerà al terrorismo”. Queste precisazioni però sono giunte dopo che un suo
stretto collaboratore, Rob Malley, esperto di Medio Oriente, consigliere alla Casa Bianca anche di Bill Clinton, ha lasciato
volontariamente lo staff del Senatore dell’Illinois perché accusato da un quotidiano britannico di avere dei contatti
con il movimento palestinese. Il consigliere ha poi chiarito che i contatti sono motivati dal suo incarico per conto del
gruppo di crisi internazionale sul Medio oriente. Ma non è stato l’unico ad avere il dito puntato contro. Molti ebrei
americani non si fidano dello staff di Obama, anche per quello che ha scritto un altro consigliere sulla politica estera,
Zbigniew Brzezinski di origine polacca, autore del libro “The Israel Lobby,” alla quale attribuisce la colpa di
numerosi problemi della politica estera americana. Una reputazione, insomma, che si avvicina a essere quasi tossica per
la comunità ebraica americana, così come scrive Barry Rubin sul webzine (web magazine) American Thinker,
www.americanthinker.com. E anche il suo collega James Lewis, ricorda le affermazioni di un altro collaboratore di
Obama: Joseph Cirincione, secondo il quale Israele dovrebbe rinunciare alle sue armi nucleari per fare la pace con
Teheran. E James Lewis si chiede se Cirincione vorrà disarmare anche i poliziotti del quartiere dove abita così che gli
scippatori e gli stupratori possano fare il loro lavoro senza timore di essere acciuffati? Gli ‘asini’ (animale
simbolo dei democratici) si stanno comportando da veri e propri jackass (gergale per dire sciocchi). Al candidato degli
elefanti (i repubblicani) la vittoria è stata porta su un piatto d’argento. In pratica un autogol. Da una parte, una
donna e un nero, e dall’altra un bianco, eroe del Vietnam, uomo solido e di esperienza, che appoggia ovviamente
Israele e intende rafforzare l’esercito libanese e disarmare Hezbollah . Cosa si potrebbe avere di meglio?
McCain sa il fatto suo e dice che la posizione di Obama nei confronti del terrorismo è “morbida” e il
giovane senatore nero è “inesperto” in tema di politica estera. “Un’inesperienza che
potrebbe mettere a rischio la sicurezza sia degli Usa, sia di Israele”. E Obama ribatte: “Penso che
l’idea di uno Stato di Israele sicuro sia giusta e necessaria, data non solo la storia del mondo, ma anche data la
persistenza di un sentimento antisemita e uno Stato ebraico deve essere supportato tanto qui negli Stati Uniti quanto in
tutto il mondo. Ciò non significa che io sia d’accordo con ogni azione di Israele”. Obama ha ribadito le sue
idee anche con una lettera aperta sul più popolare quotidiano di Israele, Yedioth Ahronoth. E ha lanciato anche un blog
in lingua ebraica (blog.tapuz.co.il/Obama). Sull’homepage si legge che l’obiettivo è quello di rafforzare i
legami con gli israeliani. Così ha spiegato un altro suo consigliere, Eric Lynn. C’è un discorso di Obama
pronunciato nel marzo scorso davanti a una lobby filo-israeliana. La squadra elettorale di Obama ha aperto questo blog
alla vigilia delle primarie democratiche che si sono svolte in Pennsylvania, uno Stato con una grande comunità ebraica.
Inaspettatamente e contrariamente a tutte le previsioni, Obama però non ha vinto. Anzi. Battuto al tappeto dalla Clinton.
Secondo una recente ricerca Gallup il 61% degli elettori ebrei americani voterebbe per Obama se lui diventasse il
candidato democratico per la Casa Bianca. A cinque mesi dall’elezione nell’autunno prossimo è più sicuro
affermare che si prevedono lunghe e intense battaglie per conquistare anche un solo voto in più. E io, da americana,
ebrea o no, non dirò certo per chi voterò, sarebbe scontato e di cattivo gusto, ma da newyorkese posso solo dire ai tre
aspiranti Presidenti: “Mazel Tov”.
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