La Kyenge sotto accusa: tre auto contromano a

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La Kyenge sotto accusa: tre auto contromano a
CON IL PDL
ANNO LXI N.138
La Kyenge sotto accusa:
tre auto contromano
a sirene spiegate
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Il Pd grida “al lupo, al lupo”
e non si accorge
che cʼè la Merkel
a origliare
Francesco Signoretta
Gli alieni del Pd ogni giorno ci fanno
sapere (come se non ne fossimo a
conoscenza) che il livello di disoccupazione è diventato intollerabile e
mina le fondamenta della pace sociale di questo Paese. E il governo
fa da eco: «Senza lavoro lʼItalia non
si salva», ha detto Enrico Letta al
congresso federale della Cisl.
Creare posti di lavoro è un imperativo. E fin qui tutti – almeno a parole
– sono dʼaccordo. Quando si passa
sul come ottenere questo risultato,
però, il discorso cambia. Il Pdl va
subito al concreto e chiede di rinegoziare i parametri europei, relativamente alla golden rule, di abbattere
le imposte e rilanciare le opportunità, soprattutto per i giovani, azzerando i costi per le imprese che
contrattualizzano chi si avvicina al
lavoro per la prima volta. Poi ci sono
le misure per rimettere in moto
lʼeconomia: niente Imu sulla prima
casa, per far ripartire il settore delle
costruzioni, e sterilizzazione del
prossimo aumento dellʼIva, previsto
per luglio. Ma il Pd non ci sente.
LʼIva? Vedremo, risponde ai commercianti che lanciano lʼallarme.
LʼImu? Non si può, ci sono delle
cose più urgenti, fanno sapere a
una voce da Largo del Nazareno e
dalla Cgil, preoccupandosi delle ricadute in termini di consenso che
lʼadozione di questo provvedimento
avrebbe per il Pdl e per Berlusconi.
E il negoziato europeo parte zoppo,
perché la Merkel ha tutta lʼaria di
voler attendere le elezioni tedesche
prima di negoziare. Insomma, cʼè
chi si rende conto che serve una
vera e propria scossa e che bisogna
fare presto e chi, invece, tende a
galleggiare. Del resto basta guardare ai provvedimenti adottati dal
governo Monti per capire che in alcuni partiti non cʼè posto per la volontà di fare crescita e di rilanciare
consumi e occupazione. Non più
tardi di un anno fa, Pd e Cgil si sono
battuti lancia in resta per fare in
modo che la Fornero, in quel momento impegnata nella riforma del
mercato del lavoro, ingessasse ulteriormente il sistema invece di introdurre elementi di flessibilità. Alle
imprese, che chiedevano di tagliare
i costi in entrata per i nuovi assunti,
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d’Italia
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giovedì 13/6/2013
Il ministro Mauro alla Camera:
«Arrestato lʼassassino del capitano
La Rosa: ha ventʼanni e ha confessato
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Lʼallarme della Confcommercio:
il potere dʼacquisto delle famiglie
tornerà ai livelli pre-crisi solo nel 2036
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Rabbia in Grecia contro la chiusura
della tv pubblica. Dal governo un ddl
per la ristrutturazione dei media
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è stato risposto che cʼera la necessità
di aumentare gli oneri per i contratti a
termine per fare in modo che non fossero più competitivi nei confronti di
quelli a tempo indeterminato. Così,
hanno pensato le teste dʼuovo della
Cgil, le imprese, per non pagare oneri
aggiuntivi, preferiranno sottoscrivere
contratti a tempo pieno in luogo di
quelli flessibili. Invece nulla di tutto
questo è successo: le aziende,
senza soldi e senza credito, non
hanno rinnovato i primi, ma non
hanno nemmeno sottoscritto i se-
condi. E qualcuno ha addirittura
chiuso i capannoni, mandando a casa
tutti. Insomma, i “rivoluzionari” della
sinistra italiana erano partiti per suonare e sono stati suonati. Peccato
che assieme a loro sono stati suonati
anche gli italiani.
Aldo Di Lello
La storia, come è noto, si presenta prima
in forma di tragedia e poi in forma di
farsa. Così è per il caso della senatrice
del M5S Adele Gambaro, sottoposta a un
vero e proprio processo staliniano per
aver osato esprimere qualche irriverente
critica a Beppe, la Guida Suprema, il
Grande Timoniere, Luce e Guida delle
masse pentastellate del web. Il lider maximo ha invitato nuovamente la parlamentare dissidente a lasciare il gruppo,
incurante dellʼautodifesa della Gambaro
stessa che lo aveva poco prima invitato
a chiederle pubblicamente scusa per le
offese ricevute.
Ma il meccanismo dellʼInquisizione è implacabile e non ammette pause o pentimenti. Secondo lʼideologo, interprete
dellʼinvincibile pensiero di Grillo e Casaleggio, cioè Becchi-Suslov , dalla barba
vagamente marxiana, i dissidenti sono
«scorie». E, a proposito della Gambaro,
il teoreta grillino afferma che la parlamentare dovrebbe «coerentemente abbandonare da sola il gruppo di M5S al
Senato».
Il Grande Timoniere ha naturalmente le
sue “guardie rosse” ad applicarne fedelmente le indicazioni. Fortunatamente,
non sono più tempi di bastoni, spranghe
e armi da fuoco, o gogne in piazza varie.
Ai nuovi bolscevichi basta fare un clic
con il computer e lʼ “agente della controrivoluzione” è sistemato per le feste. Ma
lʼintensità della violenza, ancorché virtuale, non è certo minore. Una marea di
insulti, improperi e contumelie varie ha investito la povera Gambaro. È un poʼ
quello che le guardie rosse cinesi facevano al tempo della Rivoluzione culturale,
quando venivano affissi in piazza tazebao ingiuriosi contro qualche poveraccio,
magari colpevole soltanto di avere una
laurea o di insegnare allʼuniversità.
È lecito chiedersi a questo punto quale
follia autolesionista possa spingere
Grillo e i suoi sostenitori più fanatici ad
alimentare una immagine del movimento tanto poco in linea con i sentimenti democratici che pur pretendono di
rappresentare. Forse cʼè una strategia
che ci sfugge. Forse Grillo & Company
hanno perso i contatti con la realtà e
pensano che tutto il mondo sia ormai
dentro un blog. O forse, molto più semplicemente, sono proprio così: quella è
la loro vera natura, orientata allʼintolleranza e al fanatismo. Più passano le settimane, più lʼesodo costante di consensi
dal M5S dimostra che il movimento inventato da Grillo, lungi dal rappresentare le nuove istanze partecipative e
questa mitica democrazia 2.0 (che nessuno poi sa bene in che cosa esattamente consista) rappresenti in realtà il
condensato dei veleni totalitari del Novecento non ancora smaltiti. Certo si
tratta di una farsa. Ma non è molto divertente. Anche se cʼè magari qualcuno
che in questo momento si starà fregando le mani, nella speranza che i parlamentari dissidenti del M5S finiscano
poi per diventare gli ascari di un centrosinistra ringalluzzito dalle amministrative e pronto a sferrare unʼoffensiva in
autunno contro il centrodestra. Povera
Gambaro dalla padella alla brace.
Caso Gambaro: rivive nel movimento di Grillo lo spirito delle purghe staliniane
Il ministro Mauro alla Camera: «Arrestato lʼassassino
del capitano La Rosa: ha ventʼanni e ha confessato»
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Redazione
In unʼaula della Camera semivuota – “su cui esprimo profonda
amarezza” – il ministro della Difesa Mario Mauro ha riferito al
Parlamento sullʼattentato di sabato scorso a Farah in Afghanistan, costato la vita al militare
Giuseppe La Rosa, e su quello di
ieri nella stessa area che non ha
provocato vittime italiane. A lanciare lʼordigno che ha ucciso La
Rosa, “è stato un uomo, di circa
20 anni, si chiama Walick Ahmad
ed ha reso piena confessione assumendosi tutta la responsabilità
dei fatti”. «Lʼattacco terroristico
che sabato scorso ha provocato
la morte del capitano La Rosa –
ha aggiunto Mauro – è completato con unʼazione di vera e propria guerra psicologica, con la
diffusione dellʼinformazione che
lʼattentatore fosse un bambino di
11 anni, facendo percepire quasi
un atto eroico e di partecipazione
popolare». In ogni caso, secondo
Mauro, lʼintendimento del Governo
è di “proseguire la partecipazione
alla missione Isaf in Afghanistan,
concludendola secondo i tempi
stabiliti nel 2014”.
Secondo
Mauro, «lʼattacco terroristico di sabato scorso conferma purtroppo
che non è possibile azzerare completamente i rischi per i nostri militari, nonostante la validità delle
procedure operative seguite e
degli equipaggiamenti utilizzati». A
conclusione della missione Isaf in
Afghanistan “è intendimento di
proseguire il nostro impegno in
quel Paese oltre il 2014 in termini
di assistenza e addestramento alle
forze afghane”. La nuova missione, “Resolute Support”, ha aggiunto, «sarà non combat e non
prevede il contrasto allʼinsorgenza,
né di lotta al terrorismo ed al narcotraffico».
Papa Francesco contro lo sfruttamento
dei bambini: «Il male c'è, ma Dio è più forte»
Redazione
La giornata mondiale dedicata al fenomeno del lavoro minorile, tra la sottolineatura di allarmanti dati statistici e
l'indicazione di urgenti contromisure da
attuare in sede di cooperazione internazionale, non poteva non registrare l'appello del Santo Padre che, contro la piaga
«dello sfruttamento dei bambini nel lavoro
domestico», definita «un deprecabile fenomeno in costante aumento specialmente nei Paesi poveri», ha auspicato
«vivamente provvedimenti ancor più efficaci». Un richiamo al rispetto e al diritto al
futuro dei piccoli, che nel discorso di Papa
Francesco durante l'udienza generale del
mercoledì, ha declinato al tema della giornata mondiale contro il lavoro minorile, disarmanti richiami alla prevaricazione e
all'emarginazione. «Sono milioni i minori,
per lo più bambine – ha continuato il Pontefice – vittime di questa forma nascosta
di sfruttamento che comporta spesso
anche abusi, maltrattamenti e discriminazioni»: una situazione drammatica che,
nell'agghiacciante verità di numeri e report, non può non essere considerata alla
stregua di una «vera schiavitù». Una realtà disumana che disattende i diritti pri-
mari, alla vita e alla dignità, richiamati da
Papa Bergoglio in un passaggio del suo
discorso: «Tutti i bambini – ha ribadito il
Santo Padre – devono poter giocare, studiare, pregare e crescere nelle proprie famiglie, e questo in un contesto armonico,
di amore e serenità»; concludendo che
«una fanciullezza serena permette ai
bambini di guardare con fiducia verso la
vita e il domani: guai a chi soffoca in loro
lo slancio gioioso della speranza!». Una
fiducia e una speranza messe quotidianamente a dura prova, ma da difendere
comunque nella consapevolezza, ribadita
a viva voce dal pontefice alla folla dei fedeli che affollavano piazza san Pietro, che
«Dio è più forte». Lo spunto del dialogo “a
braccio” tra il Papa e i fedeli durante
l'udienza generale è stata dunque la considerazione di Bergoglio che, «basta
aprire un giornale per vedere che la presenza del male c'é, che il diavolo agisce».
«Ma – ha concluso il pontefice – vorrei
aggiungere che la realtà a volte buia, segnata dal male, può cambiare, se noi per
primi vi portiamo la luce del Vangelo, soprattutto con la nostra vita».
L'allarme della Confcommercio: il potere d'acquisto
delle famiglie tornerà ai livelli pre-crisi solo nel 2036
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Altero Matteoli: non sono
interessato a dar vita
a un altro partito
Redazione
Italia sempre più cara per le famiglie e per le imprese. In un rapporto significativamente intitolato
“L'Italia arretra”, la Confcommercio denuncia che nel 2013 il numero di giorni di lavoro necessari
per pagare tasse, imposte e contributi ha raggiunto il suo massimo
storico: 162 giorni (ne occorrevano 139 nel 1990 e 150 nel
2000); ne occorrono invece 130
nella media europea (-24% rispetto all'Italia). Un inasprimento
che aggredisce un monte redditi
già declinante contribuendo così
sia a comprimere la domanda aggregata, sia a scoraggiare l'offerta
di lavoro. Secondo la ricerca Confcommercio-Cer «la complessità
del sistema di prelievo costituisce
un ulteriore fattore di penalizzazione. Ogni impresa italiana dedica l'equivalente di 269 ore di
lavoro l'anno ad adempimenti fiscali, il doppio della Francia, il
60% in più della Spagna, il 30% in
più della Germania, 85 ore in più
della media dei paesi Ue ed Efta.
Le Pmi italiane sostengono inoltre
per adempimenti fiscali (ammini-
strativi, rapporti con gli uffici, tenuta contabilità, versamenti) un
onere annuo di 10 miliardi, quasi il
50% in più della media dei paesi
Ue». Secondo la ricerca, inoltre, la
sterilizzazione dell'aumento Iva
costituisce una priorità. Per la
Confcommercio-Cer le ragioni a
favore di uno spostamento della
tassazione dalle persone alle cose
mostrano «chiari elementi di debolezza. L'aumento dell'Iva determinerebbe pronunciati effetti
regressivi». Sostituire una minore
Irpef con una maggiore Iva, sempre secondo la ricerca, penalizzerebbe le famiglie comprese nel
primo 50% della distribuzione del
reddito, con perdite comprese fra
200 e 50 euro per nucleo familiare. Inoltre a causa della crisi
«ogni famiglia italiana ha registrato, in media, una riduzione del
proprio potere d'acquisto di oltre
3.400 euro». La dimensione raggiunta dalla caduta dei redditi è
tale che, «se pure si riuscisse a
tornare alle dinamiche di crescita
pre-crisi, bisognerebbe comunque
aspettare fino al 2036 per recuperare il potere d'acquisto perduto.
In termini reali, il reddito è in flessione ininterrotta dal 2008, con
una
contrazione
cumulata
dell'8.7% e una perdita complessiva di 86 miliardi di euro».
Redazione
Oltre centro persone, accusate di essere affiliate al clan
di camorra Di Lauro, sono
state arrestate dai carabinieri
del Comando provinciale di
Napoli e del Ros, in un'operazione scattata in Campania. In
manette è finito anche Raffaele Di Lauro, 19 anni, uno
dei figli di Paolo Di Lauro, uno
dei più conosciuti boss del
clan omonimo, soprannominato “Ciruzzo '0 milionario”, in
carcere dal 2005. È stato
bloccato dai carabinieri su
una nave da crociera, all'altezza della Sicilia, mentre era
in vacanza con la fidanzata
cui aveva fatto il regalo di un
viaggio da diecimila euro per
il compleanno. Le ordinanze
di custodia cautelare sono
state emesse dal gip del tribunale di Napoli su richiesta
della procura distrettuale antimafia. I reati contestati sono
associazione di tipo mafioso,
traffico internazionale di stupefacenti, tentativo di omicidio
e detenzione di armi e sono
tutti aggravati da finalità mafiosa. Colpito dal provvedimento anche il circuito
relazionale dei più stretti favoreggiatori del capo clan, il latitante Marco Di Lauro. Al
centro delle indagini vi sono le
attività illecite del clan Di
Lauro, con particolare riferimento ai grandi traffici di co-
caina proveniente dalla Spagna e destinata ad alimentare
le piazze di spaccio dell'area
napoletana. Per esempio, il sistema architettato dal clan per
gestire la vendita di stupefacenti all'interno del Rione dei
Fiori, ribattezzato “Rione terzo
mondo”, nel quartiere di Secondigliano prevede, come
hanno sottolineato alla Dda,
«l'alternarsi di vere e proprie
“squadrette” di spacciatori, in
grado di assicurare la vendita
Maxi blitz anti-camorra a Napoli, arrestato
su una nave da crociera il figlio del boss Di Lauro
Redazione
«Leggo con stupore su “Repubblica” che avrei organizzato una
riunione con alcuni amici di comune provenienza politica per inventare un nuova formazione. È
falso. Non sono mai stato interessato a dar vita ad un altro partito e non lo sono ora mentre
ritengo che il Pdl vada organizzato e rafforzato. Lo penso da
sempre e non dopo la sconfitta
subita alle comunali»: così il senatore Altero Matteoli. «Posso
anche affermare che gli amici
con cui mi sono incontrato condividono questa necessità e lo
scopo della riunione era quello di
invitare gli eletti ex An a offrire un
contributo di idee e di forte impegno al Pdl. E mi pare che questo
intento sarà portato avanti con
passione e assoluta dedizione».
Il quotidiano, in un articolo dal titolo “Rinasce la Cosa nera, così
tutti gli ex di An si rimettono insieme”, afferma che «per inventarsi una nuova formazione, c'è
stata una riunione dell'ufficio
della fondazione “Della libertà
per il bene comune”, organizzata
da Altero Matteoli, alla quale
hanno partecipato tutti gli ex An:
Gianni Alemanno, il senatore Andrea Augello e perfino il “fedelissimo” berlusconiano Maurizio
Gasparri». Nell'articolo, a proposito di un nuovo soggetto che
avrà come capo Giorgia Meloni,
si fa riferimento ad una convention che si terrà a Milano, promossa da Ignazio La Russa, e
che avrà come ospite d'onore
Giulio Tremonti.
anche per ventiquattr'ore consecutive. Nulla è lasciato al
caso: ogni “squadretta” fa
capo ad un referente ed è
questi che deve provvedere a
consegnare gli illeciti proventi
giornalieri agli uomini di fiducia di Marco Di Lauro». Nel
quartiere per l'acquisto della
droga si formavano lunghe
code di auto che in sono state
puntualmente
immortalate
dagli investigatori in servizi
video.
Rabbia in Grecia contro la chiusura della tv pubblica.
Dal governo un ddl per la ristrutturazione dei media
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Redazione
Proteste in tutta la Grecia per la
chiusura dell'azienda radiotelevisiva pubblica. Il Consiglio direttivo
del sindacato greco del settore
dell'informazione (Esiea) ha proclamato uno sciopero di ventiquattr'ore dei giornalisti, dei
tecnici e dei dipendenti amministrativi di tutti i mezzi d'informazione radiotelevisivi pubblici e
privati del Paese. La scure dell'austerity e dei tagli, con cui sta
facendo i conti la Grecia, non risparmia la tv e la radio di stato:
con un blitz il governo Samaras
ha interrotto l'11 giugno tutte le
trasmissioni. E ora tutti i 2.780 dipendenti dell'Etr (Elliniki Radiofonia ke Tileorasi) vanno a casa.
Una mossa che rientra nel piano
di privatizzazioni delle aziende a
partecipazione statale, imposto
dalla Troika come condizione al
proseguimento del piano di aiuti
internazionali, cui seguirà la creazione nelle prossime settimane di
«un nuovo e più moderno ente radiotelevisivo che non sarà più
controllato dallo Stato e funzionerà con meno personale», ha
fatto sapere il governo greco. E
infatti è stato subito dopo annunciato e depositato un disegno di
legge per la ristrutturazione del
settore degli audovisivi nel
Paese. Ma la decisione di chiusura ha provocato dure reazioni.
La decisione del governo greco,
formalizzata con un atto legislativo che concede ai ministri la facoltà di procedere alla chiusura o
alla fusione di enti pubblici, è
stata spiegata dal portavoce del
governo: «In un periodo di crisi in
cui tutto il popolo greco sta sopportando grandi sacrifici si deve
agire senza ritardi». La Ert, sovvenzionata dallo Stato e anche da
un canone che i cittadini pagano
con la bolletta della luce – ha aggiunto – ha un numero di dipendenti da tre a otto volte
considerato superiore alle necessità e asset mal gestiti. All'emittente pubblica con introiti pari a
circa 300 milioni di euro l'anno
fanno capo cinque stazioni televisive (ET1, Net, ET3, Ert World e
Ert HD), 29 radiostazioni, siti web,
un settimanale, oltre all'Orchestra
Sinfonica nazionale e l'Orchestra
di Musica contemporanea.
Redazione
Dopo il Roland Garros, dove le
proteste dagli spalti al campo
centrale hanno tenuto banco
quasi più della finale degli Open
de France tra Rafa Nadal e David
Ferrer, le contestazioni d'oltralpe
contro la legge che autorizza i
matrimoni omosessuali continuano a invadere il terreno sportivo, in cerca di ascolto delle
recriminazioni avanzate contro le
nozze gay, a tutela dell'istituto familiare, e dei diritti dei bambini soprattutto. Così, dopo l'interruzione
del match ad opera di un uomo
mascherato e a torso nudo, che
ha irrotto all'improvviso sul campo
centrale del Roland Garros, a
conclusione di una giornata movimentata che aveva già decretato
l'espulsione di alcuni manifestanti
dalle tribune, allontanati dalle
forze dell'ordine per aver esibito
un cartello contro la legge sulle
nozze gay, già si sa che la protesta esplosa nelle piazze di Parigi,
e tracimata fino alla profanazione
dei più prestigiosi luoghi agonistici francesi, prossimamente
strariperà fino a investire il Tour
de France. Gli oppositori francesi
ai matrimoni omosessuali intendono farsi sentire durante il mitico
torneo ciclistico che inizia il 29
giugno, perché l'evento garantisce loro l'opportunità di nuova visibilità mediatica: è quanto
afferma in una pagina Facebook
intitolata “Tour de France pour
tous”, eco alla “Manif Pour tous”,
il movimento anti-nozze gay che
negli ultimi mesi ha portato migliaia di persone nelle piazze di
Francia per dire no alla legge.
«Dal 29 giugno al 21 luglio,
avremo una visibilità internazionale incredibile per mostrare la
nostra lotta contro la legge Taubira e la teoria di genere», spie-
gano gli organizzatori sul web.
«Non vogliamo bloccare o ritardare i ciclisti, ma essere presenti
in modo chiaro ad ogni tappa», ha
precisato un militante, chiarendo
sui social network i termini di una
manifestazione «visibile agli elicotteri o davanti alle telecamere»,
in cui convoglierà, ancora una
volta, il dissenso portato nelle ultime settimane nelle strade di Pa-
Proteste contro le nozze gay in Francia:
ora la contestazione si sposta al Tour
Il corrispondente greco
in Italia: è un vulnus
alla democrazia
Redazione
L'onda sismica della chiusura della tv pubblica greca
Ert arriva anche in Italia. Dimitri Deliolanes, storico corrispondente dell'emittente da
Roma, è ormai disoccupato.
«Il mio licenziamento non importa – ha detto – quello che
preoccupa è che si tratta di
un vulnus alla democrazia.
Non ne sapevamo niente,
l'abbiamo sentito direttamente dal portavoce del governo Kedicoglu, e pensa
che neanche gli alleati di governo erano stati avvertiti. Si
tratta senza dubbio di un regalo ai canali privati». Per
Deliolanes, «la televisione
pubblica, nonostante la sua
ovvia moderazione, il rispetto
delle istituzioni, era un luogo
di pluralismo, restava comunque quella che dava le
notizie seguendo un codice
etico, verificando le informazioni, che difficilmente si faceva manipolare. Per questo
dava fastidio e andava zittita.
Ora tutto quello che resterà è
l'informazione dei canali privati, che non rispettano
alcun codice». Il corrispondente, che è anche autore di
un saggio sulla crisi greca
Come la Grecia uscito nel
2011, ha parlato della difficile
situazione economica in cui
si troveranno tutti i licenziati:
«Che ci resta? Il sussidio di
disoccupazione di 450 euro
al mese per un anno, e il trattamento di fine rapporto».
rigi. Eco di una opposizione massiccia e ramificata alla legge appena approvata in Francia,
opposizione rimbalzata dal festival di Cannes all'agone tennistico
del Roland Garros, e che approderà, di tappa in tappa, fino al
prossimo Tour de France. Segno
di un dissenso forte che non può
essere trascurato o minimizzato.
Il ministro Bonino: sì ad Ankara nella Ue,
piazza Taksim non è piazza Tahrir
Antonio Pannullo
La Turchia ha vissuto una mattinata di calma dopo la notte quella tra martedì e mercoledì
- più violenta dall' inizio delle
proteste di massa contro il premier islamico Recep Tayyip Erdogan. La polizia presidia in
forze piazza Taksim a Istanbul,
riconquistata dalle forze antisommossa nel cuore della
notte dopo otto ore di scontri
con migliaia di manifestanti,
che hanno fatto 200 feriti. Ci
sono stati anche incidenti ad
Ankara. A Istanbul rimane occupato dai manifestanti solo il
piccolo Gezi Park, vicino a
Taksim, contro la cui distru-
zione, programmata per fare
posto a un centro commerciale, erano scattate le prime
manifestazioni due settimane
fa. Alcuni tra i contestatori
chiedono le dimissioni di Erdogan, e hanno annunciato che
continueranno a manifestare.
Intanto l'ambasciata d'Italia ad
Ankara ha invitato i connazionali che si trovano nella capitale turca ad evitare la zona di
Tunali e di Kugulu Park a
causa del rischio di «possibili
disordini». A Kugulu Park e
sulla vicina Tunali si riuniscono
ogni sera migliaia di manifestanti anti-Erdogan. «Piazza
Taksim non è piazza Tahrir. E i
turchi non sono arabi». Lo ha
detto il ministro degli Esteri
Emma Bonino nella sua informativa alla Camera precisando che le manifestazioni in
Turchia ricordano più le piazze
europee o quelle di Occupy
Wall street. «Evitiamo di guardare alla Turchia con l'ottica offuscata
da
modelli
ingannevoli», ha aggiunto il ministro. «È vero che i social network sono stati il più efficace
veicolo di comunicazione ed il
principale strumento dei manifestanti per organizzare quest'iniziativa. Ho sentito parlare
di primavera turca, ma non è
così», ha precisato la Bonino.
Per comprendere le cause
profonde di quello che sta succedendo in Turchia «è venuto
il momento di un esame di coscienza dell'Europa», ha detto
il titolare della Farnesina nella
sua informativa alla Camera
sulla Turchia. «Nel recente
passato è stato elogiato il modello turco anche oltre i suoi limiti. Modello sostenuto con
l'apertura dei negoziati per
l'adesione europea». Ma, ha
aggiunto la Bonino «l'arretramento della prospettiva europea della Turchia proprio nel
momento in cui vi era bisogno
di consolidare gli standard democratici del Paese è stata
una visione miope. Un comportamento del tutto incoerente, se consideriamo che
l'apertura di alcuni capitoli
bloccati avrebbe accolto la rivendicazione di tanti turchi
scesi ora nelle strade e nelle
piazze». In ogni caso, per il nostro ministro degli Esteri,
«l'adesione all'Ue può avere
un effetto benefico per la Turchia. L'Italia vuole una Turchia
pienamente democratica in
Europa».
Giovanni Trotta
«Presumiamo che la conferenza
Ginevra 2 per la Siria si terrà
verso il 6 e 7 luglio, ma esistono
ancora problemi circa la partecipazione, il formato e il contenuto
stesso della conferenza». Lo ha
detto il ministro degli Esteri
Emma Bonino nelle comunicazioni alle commissioni Esteri e
Difesa a Montecitorio. «Non esiste una soluzione militare possibile al conflitto, gli sforzi devono
essere finalizzati a una soluzione mediata che è l'unica opzione percorribile», ha ribadito il
ministro. Il capo della diplomazia
italiana visiterà i campi di rifugiati siriani nel territorio giordano
il 25 giugno. Lo ha annunciato
lei stessa sottolineando che in
Giordania sono circa 600 mila i
profughi e quanto siano preoc-
cupanti i campi profughi vicino
alle frontiere. Intanto si è appreso che una sessantina di
sciiti, abitanti di un villaggio nell'est della Siria, sono rimasti uccisi nel corso dei combattimenti
con i ribelli. Lo ha reso noto l'Osservatorio siriano dei diritti
umani spiegando che lunedì gli
abitanti del villaggio sciita armati
hanno attaccato postazioni dei
ribelli situate non lontano, uccidendone due. E martedì i ribelli
hanno attaccato il villaggio prendendone il controllo e uccidendo
60 dei suoi abitanti sciiti, «per la
maggior parte combattenti», ha
detto l'ong. Ma le cose si stanno
muovendo rapidamente per la
questione siriana: il capo del
Mossad Tamir Pardo si sarebbe
incontrato lunedì scorso in segreto ad Ankara con il capo del-
l'intelligence turca Hakan Fidan.
Lo scrive il sito Ynet citando il
giornale Hurriyet che spiega che
i due avrebbero parlato di temi
legati all'Iran e alla Siria. Secondo il giornale, ripreso dal sito
israeliano, Pardo avrebbe anche
chiesto di incontrare il premier
turco Erdogan, ma non avrebbe
ricevuto risposta alla richiesta.
Si terrà a Ginevra in luglio la conferenza
sulla Siria. I ribelli uccidono 60 sciiti.
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Iran, venerdì
il successore
di Ahmadinejad
Redazione
Nel complicato mix di religione e
politica che governa l'Iran è la
Guida suprema Ali Khamenei a
dire l'ultima parola sulle grandi
questioni come il nucleare o il sostegno alla Siria di Assad. Ma il
successore di Mahmoud Ahmadinejad alla presidenza avrà un
ruolo chiave nei delicati equilibri
interni e nei rapporti col mondo.
Ecco la situazione a poche ore
dalle elezioni presidenziali di venerdì. Il fronte riformista e quello
moderato, che fanno capo agli ex
presidenti Akbar Hashemi Rafsanjani e Seyyed Mohammad
Khatami, sostengono Hassan Rohani, ex capo negoziatore per il
nucleare che potrebbe attrarre i
voti degli elettori che sperano in
una maggiore libertà e nella fine
dell'isolamento diplomatico. Tra i
quattro candidati conservatori i
più quotati sono il consigliere diplomatico di Khamenei, Ali Akbar
Velayati, l'ex-negoziatore per il
nucleare Said Jalili e il sindaco di
Teheran, Mohammad Baqer Qalibaf. L'evento pre-elezioni più eclatante é stata l'esclusione dal voto
di Rafsanjani, temuto dai conservatori per il possibile sostegno a
movimenti di opposizione, ma che
ha in qualche modo ipotecato la
reale libertà e trasparenza delle
elezioni. Le forze di sicurezza
sono in stato di allerta anche se
non ci sono indicazioni su possibili manifestazioni di massa. I leader delle proteste del 2009
Hussein Mousavi (ex premier) e
Madhi Karroubi (ex presidente del
Parlamento) sono agli arresti domiciliari dall'inizio del 2011. Secondo due sondaggi diffusi dai
media, l'affluenza prevista è tra il
60 e il 70 per cento.
A Modena aumentano le tasse:
è così che il centrosinistra fa cassa
6
Il centrodestra pugliese
chiede di revocare
la delibera contro
i laboratori dʼanalisi
Redazione
«La data di mercoledì 12 giugno è stata
una vera e propria meta da raggiungere
per i contribuente. Ieri infatti è stato lʼultimo giorno che gli italiani hanno lavorato solo per lo Stato. Finalmente, dopo
ben 162 giorni di attività, i cittadini ora
iniziano a lavorare per se stessi». Lo afferma il consigliere del Pdl alla Regione
Emilia Romagna, Andrea Leoni, che
così continua: «Se pensiamo che dieci
anni fa servivano 148 giorni per arrivare
al fatidico “Tax freedom day", che quindi
scattava a maggio, nel 2012 ne sono
serviti 162. Numeri che la dicono lunga
sull'enorme aumento della pressione fiscale che si è abbattuta su famiglie e
imprese italiane. Cifre che ci vedono in
testa alle classifiche europee come i più
vessati. Se pensiamo poi che tra pochi
giorni potrebbe anche scattare lʼaumento dellʼIva dal 21 al 22%, che porterà ad unʼulteriore diminuzione dei già
scarsi consumi con conseguente riduzione del gettito fiscale, cʼè da chiedersi
come sarà possibile risollevarsi. A livello
locale la Giunta di centrosinistra che
amministra Modena (sindaco è Giorgio
Pighi), dopo aver portato al massimo
ogni tipo di tassazione nel corso degli
anni, ripristinerà lʼimposta di soggiorno
e ci sarà anche lʼaumento della Tares.
Senza poi considerare – continua Leoni
– lʼincognita Imu che a tutt'oggi è solo
sospesa. Insomma tra tasse nazionali e
locali è tutta una stangata per i cittadini
che da anni combattono con una crisi
che ha ben pochi precedenti. Un quadro davvero preoccupante che non
mette in condizioni famiglie e imprese di
poter guardare al futuro con quella ne-
cessaria fiducia che è aspetto imprescindibile per ogni ripresa economica.
Per questo lʼunica vera azione accettabile e produttiva è quella che deve essere fatta nei confronti della macchina
pubblica, in tutte le innumerevoli articolazioni. Deve continuare senza sosta
lʼopera di spending review per evitare di
mettere le mani nelle tasche dei cittadini».
Redazione
Così come era accaduto in commissione quarta (Sanità) il 30 maggio scorso, in Consiglio regionale è
passata allʼunanimità la risoluzione
che invita la Giunta di centrosinistra
che governa la Toscana a riprogrammare la sanità della bassa Val
di Cecina tenendo conto delle indicazioni del territorio e, in particolare, del documento elaborato dai
Consigli comunali della zona. Insieme al presidente della quarta
commissione Marco Remaschi e al
consigliere segretario dellʼorganismo Maria Luisa Chincarini, il 4
marzo scorso il vicepresidente
della commissione Stefano Mugnai
(Pdl) aveva effettuato un sopralluogo proprio a Cecina per incontrare gli amministratori, il comitato
locale e la popolazione, ascoltandone i problemi e i bisogni.
«In quellʼoccasione – ricorda Mugnai – ci eravamo impegnati a sostenere le istanze del territorio
presso la Giunta regionale, a patto
che i Consigli comunali della zona
elaborassero un documento che
potesse rappresentare una piatta-
forma di lavoro. Ebbene, i Consigli
comunali della bassa Val di Cecina
quel documento lo hanno prodotto
e ora lʼassemblea regionale, allʼunanimità, ha deciso di impegnare
la Giunta a partire proprio da quello
nel rivedere gli assetti sanitari di
quellʼarea». In fondo ciò che gli amministratori locali e i comitati chiedono non è nulla di esoso:
fondamentalmente domandano di
mettere in condizione lʼarea di ela-
borare un Pal (Piano Attuativo Locale) e di essere coinvolti nelle
scelte in ambito sanitario anche
con incontri con la nuova direzione
generale della Asl 6 di Livorno. Per
Mugnai la politica ha dato un buon
segnale ai cittadini: «È una delle rarissime volte – osserva – in cui lʼistituzione amministra progettando le
politiche a partire dai territori. O per
lo meno: questo vale per il Consiglio. Adesso toccherà alla Giunta».
Una nuova sanità in Val di Cecina: grazie
al Pdl voto unanime in Regione Toscana
Redazione
«Acclarate le ragioni delle associazioni di categoria che rappresentano i laboratori accreditati del
comparto sanitario, chiediamo con
forza che la delibera di Giunta regionale n.951 del 13 maggio
scorso, con la quale si recepisce il
decreto Balduzzi in materia di tariffe
delle prestazioni interessate, applicando altresì un ulteriore taglio del
20% delle stesse, sia immediatamente revocata o quantomeno sospesa. Essa infatti, dando seguito
ad una disposizione nazionale già
per sé pesantemente lesiva delle
condizioni stesse di sopravvivenza
dei laboratori in questione, su cui
pende il giudizio del Tar del Lazio,
ha inteso infliggere a tali soggetti
unʼulteriore ancor più insostenibile
penalizzazione del 20% del tariffario già scontato». È quanto afferma
una nota del centrodestra pugliese
(firmata dai consiglieri regionali
Ignazio Zullo, Nino Marmo, Erio
Congedo, Giovanni Alfarano, Pietro
Lospinuso, Maurizio Friolo, Domi
Lanzilotta, Antonio Camporeale, Michele Boccardi, Roberto Ruocco,
Giandiego Gatta, Mario Vadrucci,
Giuseppe Pica, Giuseppe Cristella,
Vito Aloisi, Antonio Barba, Giammarco Surico, Francesco De Biasi,
Tato Greco, Andrea Caroppo e Davide Bellomo) che così prosegue:
«Di fatto si concretizza una vera e
propria strategia di annientamento
della presenza privata nel settore,
che sottrarrebbe, per di più con un
incremento di costi per il Sistema
sanitario regionale, al diritto costituzionale alla Salute dei cittadini un
fondamentale supporto ad integrazione ed in alternativa di strutture
pubbliche sempre più desertificate,
inadeguate ed inefficienti, come dimostra lʼinfinita e crescente lunghezza delle liste dʼattesa. Una
autentica, ulteriore mattanza di servizi necessari ed insostituibili e di
posti di lavoro che non possiamo
assolutamente condividere. Chiediamo altresì una modifica del tariffario vigente, che consenta ai
laboratori in questione sia di sopravvivere, sia di migliorare le proprie prestazioni nellʼinteresse
superiore dei pugliesi».
Scorsese e Mick Jagger insieme per una serie
tv dedicata alla storia del rock and roll
Priscilla Del Ninno
La passione di Martin Scorsese per la musica, il suo mondo, i suoi riti, la sua storia,
è notoria quanto il suo per amore per il cinema. Di più: il regista di Gangs of New
York e di Hugo Cabret ha sempre dimostrato – a suon di successi critici e riscontri popolari – di vivere il connubio di note e
immagini come un'unico, imprescindibile,
legame di forza estetica e vigore comunicativo. Per questo non stupisce se oggi,
dopo il docufilm datato 2003 The blues:
dal Mali al Mississippi. Dopo aver proposto nel 2011 George Harrison: living in the
material word – in cui ha usato rari e inediti materiali d'epoca per raccontare la vita
di uno dei quattro “fab four”, dall'infanzia
al periodo d'oro dei Beatles, e fino alle fasi
altalenanti della sua carriera da solista –
Scorsese sia impegnato sul progetto di Sinatra, la biografia dedicata al mitico cantante e attore italo-americano da ultimare
per il 2014. Titolo che non esaurisce le intenzioni del regista premio Oscar di dedicarsi alla realizzazione di omaggi musicali
attraverso le immagini, d'archivio o di fic-
tion. E allora, giornali e siti d'oltreoceano
annunciano che Scorsese starebbe al lavoro su una serie tv sulla storia del rock
and roll. È dal 2010, infatti, che il cineasta
sta cercando di dare vita a un progetto sviluppato assieme a Terence Winter (ideatore di Boardwalk Empire) e Mick Jagger
per la HBO. E anche se non c'è il via libera
ufficiale, nel 2014 secondo le anticipazioni
Usa, potrebbero cominciare le riprese;
Bobby Cannavale sarebbe in trattative
come protagonista: l'attore dovrebbe in-
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terpretare Richie, un dirigente discografico
cocainomane nella New York del 1977.
Martin Scorsese dirigerà l'episodio pilota,
mentre Mick Jagger vestirà i panni del produttore esecutivo. Il plot dovrebbe essere
ambientato a New York negli anni Settanta
e seguire la scena musicale del tempo,
confrontandosi fra vecchie e nuove
istanze, tornando a far rivivere un periodo
in cui il punk, la musica disco e una nuova
forma di hip-hop, sono entrati prolificamente in rotta di collisione.
Da De Filippo a Shakespeare, passando per Camilleri:
è estremamente ricco il cartellone delle offerte teatrali
Franco Bianchini
Da De Filippo a Camilleri, passando per Shakespeare e Verdi:
sono queste le coordinate delle
proposte teatrali che, da Milano
a Catania, guideranno gli spettatori nella scelta da operare in
un panorama delle offerte dell'intrattenimento doc a dir poco
vario. E allora, Eduardo De Filippo torna protagonista nella
sua città al Napoli Teatro Festival Italia, dove Pierpaolo Sepe,
in prima nazionale al Mercadante, dirige Sik Sik, l'artefice
magico. Scritto nel 1929, con
protagonista un illusionista alle
prese con una disastrosa esibizione, e definito dallo stesso
Eduardo il «capostipite» dei
suoi personaggi, Sik Sik oggi rivive interpretato da Benedetto
Casillo, in una chiave fortemente contemporanea, che
esalta il lavoro sulla lingua e l'irresistibile comicità del testo. E
sempre al Mercadante sarà in
scena la Desdemona di Peter
Sellars, “concerto teatrale” nato
dalla collaborazione tra la scrittrice afro-americana Toni Morrison (premio Nobel per la
letteratura) e la nuova regina
della musica afro, Rokia Traoré.
E a proposito di sinergie creative e commistioni artistiche, a
Verona il Bardo incontrerà il
padre del melodramma italiano
per una serata unica al Teatro
romano intitolata Verdi, nostro
Shakespeare. Viaggio in musica
e parole, primo titolo del 65° Festival Shakespeariano di Verona, che sul palco porta Luca
Zingaretti e Maria Paiato a recitare celebri brani di commedie e
tragedie shakespeariane: dal
Macbeth all'Otello, mentre i cantanti Maria José Siri (soprano),
Walter Fraccaro (tenore) e
Marco Vatrogna (baritono) eseguono le arie verdiane tratte
dalle stesse opere. Ad accompagnarli, l'Orchestra dell'Arena
di Verona diretta da Julian Kovatchev. Regia di Francesco Micheli. E mentre a Catania uno
dei più divertenti romanzi di Andrea Camilleri, La concessione
del telefono, arriva sabato al
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
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d’Italia
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Antonio Giordano
Mario Landolfi
Ugo Lisi
Cortile Platamone, nell'adattamento firmato dallo stesso Camilleri
con
Giuseppe
Dipasquale, (che ne cura anche
la regia), torna di scena la Vigata del commissario Montalbano, cornice, tra equivoci e
imbrogli, ad una trama di mafia,
amori clandestini e politica,
Roma si prepara ad ospitare 72
compagnie in arrivo da tutta Italia, e oltre 230 spettacoli in cartellone: torna nella capitale,
infatti, il Roma Fringe Festival
(15 giugno-14 luglio), grande
festa del Teatro Off a Villa Mercede, tra nuove drammaturgie,
teatro canzone, commedia, teatro civile, danza, improvvisazione.di San Giovanni.
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7 agosto 1990 n. 250