La Kyenge sotto accusa: tre auto contromano a
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La Kyenge sotto accusa: tre auto contromano a
CON IL PDL ANNO LXI N.138 La Kyenge sotto accusa: tre auto contromano a sirene spiegate Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Il Pd grida “al lupo, al lupo” e non si accorge che cʼè la Merkel a origliare Francesco Signoretta Gli alieni del Pd ogni giorno ci fanno sapere (come se non ne fossimo a conoscenza) che il livello di disoccupazione è diventato intollerabile e mina le fondamenta della pace sociale di questo Paese. E il governo fa da eco: «Senza lavoro lʼItalia non si salva», ha detto Enrico Letta al congresso federale della Cisl. Creare posti di lavoro è un imperativo. E fin qui tutti – almeno a parole – sono dʼaccordo. Quando si passa sul come ottenere questo risultato, però, il discorso cambia. Il Pdl va subito al concreto e chiede di rinegoziare i parametri europei, relativamente alla golden rule, di abbattere le imposte e rilanciare le opportunità, soprattutto per i giovani, azzerando i costi per le imprese che contrattualizzano chi si avvicina al lavoro per la prima volta. Poi ci sono le misure per rimettere in moto lʼeconomia: niente Imu sulla prima casa, per far ripartire il settore delle costruzioni, e sterilizzazione del prossimo aumento dellʼIva, previsto per luglio. Ma il Pd non ci sente. LʼIva? Vedremo, risponde ai commercianti che lanciano lʼallarme. LʼImu? Non si può, ci sono delle cose più urgenti, fanno sapere a una voce da Largo del Nazareno e dalla Cgil, preoccupandosi delle ricadute in termini di consenso che lʼadozione di questo provvedimento avrebbe per il Pdl e per Berlusconi. E il negoziato europeo parte zoppo, perché la Merkel ha tutta lʼaria di voler attendere le elezioni tedesche prima di negoziare. Insomma, cʼè chi si rende conto che serve una vera e propria scossa e che bisogna fare presto e chi, invece, tende a galleggiare. Del resto basta guardare ai provvedimenti adottati dal governo Monti per capire che in alcuni partiti non cʼè posto per la volontà di fare crescita e di rilanciare consumi e occupazione. Non più tardi di un anno fa, Pd e Cgil si sono battuti lancia in resta per fare in modo che la Fornero, in quel momento impegnata nella riforma del mercato del lavoro, ingessasse ulteriormente il sistema invece di introdurre elementi di flessibilità. Alle imprese, che chiedevano di tagliare i costi in entrata per i nuovi assunti, WWW.SECOLODITALIA.IT d’Italia ➼ giovedì 13/6/2013 Il ministro Mauro alla Camera: «Arrestato lʼassassino del capitano La Rosa: ha ventʼanni e ha confessato REDAZIONE PAG.2 ➼ ➼ Lʼallarme della Confcommercio: il potere dʼacquisto delle famiglie tornerà ai livelli pre-crisi solo nel 2036 REDAZIONE PAG.3 ➼ ➼ Rabbia in Grecia contro la chiusura della tv pubblica. Dal governo un ddl per la ristrutturazione dei media REDAZIONE PAG.4 ➼ è stato risposto che cʼera la necessità di aumentare gli oneri per i contratti a termine per fare in modo che non fossero più competitivi nei confronti di quelli a tempo indeterminato. Così, hanno pensato le teste dʼuovo della Cgil, le imprese, per non pagare oneri aggiuntivi, preferiranno sottoscrivere contratti a tempo pieno in luogo di quelli flessibili. Invece nulla di tutto questo è successo: le aziende, senza soldi e senza credito, non hanno rinnovato i primi, ma non hanno nemmeno sottoscritto i se- condi. E qualcuno ha addirittura chiuso i capannoni, mandando a casa tutti. Insomma, i “rivoluzionari” della sinistra italiana erano partiti per suonare e sono stati suonati. Peccato che assieme a loro sono stati suonati anche gli italiani. Aldo Di Lello La storia, come è noto, si presenta prima in forma di tragedia e poi in forma di farsa. Così è per il caso della senatrice del M5S Adele Gambaro, sottoposta a un vero e proprio processo staliniano per aver osato esprimere qualche irriverente critica a Beppe, la Guida Suprema, il Grande Timoniere, Luce e Guida delle masse pentastellate del web. Il lider maximo ha invitato nuovamente la parlamentare dissidente a lasciare il gruppo, incurante dellʼautodifesa della Gambaro stessa che lo aveva poco prima invitato a chiederle pubblicamente scusa per le offese ricevute. Ma il meccanismo dellʼInquisizione è implacabile e non ammette pause o pentimenti. Secondo lʼideologo, interprete dellʼinvincibile pensiero di Grillo e Casaleggio, cioè Becchi-Suslov , dalla barba vagamente marxiana, i dissidenti sono «scorie». E, a proposito della Gambaro, il teoreta grillino afferma che la parlamentare dovrebbe «coerentemente abbandonare da sola il gruppo di M5S al Senato». Il Grande Timoniere ha naturalmente le sue “guardie rosse” ad applicarne fedelmente le indicazioni. Fortunatamente, non sono più tempi di bastoni, spranghe e armi da fuoco, o gogne in piazza varie. Ai nuovi bolscevichi basta fare un clic con il computer e lʼ “agente della controrivoluzione” è sistemato per le feste. Ma lʼintensità della violenza, ancorché virtuale, non è certo minore. Una marea di insulti, improperi e contumelie varie ha investito la povera Gambaro. È un poʼ quello che le guardie rosse cinesi facevano al tempo della Rivoluzione culturale, quando venivano affissi in piazza tazebao ingiuriosi contro qualche poveraccio, magari colpevole soltanto di avere una laurea o di insegnare allʼuniversità. È lecito chiedersi a questo punto quale follia autolesionista possa spingere Grillo e i suoi sostenitori più fanatici ad alimentare una immagine del movimento tanto poco in linea con i sentimenti democratici che pur pretendono di rappresentare. Forse cʼè una strategia che ci sfugge. Forse Grillo & Company hanno perso i contatti con la realtà e pensano che tutto il mondo sia ormai dentro un blog. O forse, molto più semplicemente, sono proprio così: quella è la loro vera natura, orientata allʼintolleranza e al fanatismo. Più passano le settimane, più lʼesodo costante di consensi dal M5S dimostra che il movimento inventato da Grillo, lungi dal rappresentare le nuove istanze partecipative e questa mitica democrazia 2.0 (che nessuno poi sa bene in che cosa esattamente consista) rappresenti in realtà il condensato dei veleni totalitari del Novecento non ancora smaltiti. Certo si tratta di una farsa. Ma non è molto divertente. Anche se cʼè magari qualcuno che in questo momento si starà fregando le mani, nella speranza che i parlamentari dissidenti del M5S finiscano poi per diventare gli ascari di un centrosinistra ringalluzzito dalle amministrative e pronto a sferrare unʼoffensiva in autunno contro il centrodestra. Povera Gambaro dalla padella alla brace. Caso Gambaro: rivive nel movimento di Grillo lo spirito delle purghe staliniane Il ministro Mauro alla Camera: «Arrestato lʼassassino del capitano La Rosa: ha ventʼanni e ha confessato» 2 Redazione In unʼaula della Camera semivuota – “su cui esprimo profonda amarezza” – il ministro della Difesa Mario Mauro ha riferito al Parlamento sullʼattentato di sabato scorso a Farah in Afghanistan, costato la vita al militare Giuseppe La Rosa, e su quello di ieri nella stessa area che non ha provocato vittime italiane. A lanciare lʼordigno che ha ucciso La Rosa, “è stato un uomo, di circa 20 anni, si chiama Walick Ahmad ed ha reso piena confessione assumendosi tutta la responsabilità dei fatti”. «Lʼattacco terroristico che sabato scorso ha provocato la morte del capitano La Rosa – ha aggiunto Mauro – è completato con unʼazione di vera e propria guerra psicologica, con la diffusione dellʼinformazione che lʼattentatore fosse un bambino di 11 anni, facendo percepire quasi un atto eroico e di partecipazione popolare». In ogni caso, secondo Mauro, lʼintendimento del Governo è di “proseguire la partecipazione alla missione Isaf in Afghanistan, concludendola secondo i tempi stabiliti nel 2014”. Secondo Mauro, «lʼattacco terroristico di sabato scorso conferma purtroppo che non è possibile azzerare completamente i rischi per i nostri militari, nonostante la validità delle procedure operative seguite e degli equipaggiamenti utilizzati». A conclusione della missione Isaf in Afghanistan “è intendimento di proseguire il nostro impegno in quel Paese oltre il 2014 in termini di assistenza e addestramento alle forze afghane”. La nuova missione, “Resolute Support”, ha aggiunto, «sarà non combat e non prevede il contrasto allʼinsorgenza, né di lotta al terrorismo ed al narcotraffico». Papa Francesco contro lo sfruttamento dei bambini: «Il male c'è, ma Dio è più forte» Redazione La giornata mondiale dedicata al fenomeno del lavoro minorile, tra la sottolineatura di allarmanti dati statistici e l'indicazione di urgenti contromisure da attuare in sede di cooperazione internazionale, non poteva non registrare l'appello del Santo Padre che, contro la piaga «dello sfruttamento dei bambini nel lavoro domestico», definita «un deprecabile fenomeno in costante aumento specialmente nei Paesi poveri», ha auspicato «vivamente provvedimenti ancor più efficaci». Un richiamo al rispetto e al diritto al futuro dei piccoli, che nel discorso di Papa Francesco durante l'udienza generale del mercoledì, ha declinato al tema della giornata mondiale contro il lavoro minorile, disarmanti richiami alla prevaricazione e all'emarginazione. «Sono milioni i minori, per lo più bambine – ha continuato il Pontefice – vittime di questa forma nascosta di sfruttamento che comporta spesso anche abusi, maltrattamenti e discriminazioni»: una situazione drammatica che, nell'agghiacciante verità di numeri e report, non può non essere considerata alla stregua di una «vera schiavitù». Una realtà disumana che disattende i diritti pri- mari, alla vita e alla dignità, richiamati da Papa Bergoglio in un passaggio del suo discorso: «Tutti i bambini – ha ribadito il Santo Padre – devono poter giocare, studiare, pregare e crescere nelle proprie famiglie, e questo in un contesto armonico, di amore e serenità»; concludendo che «una fanciullezza serena permette ai bambini di guardare con fiducia verso la vita e il domani: guai a chi soffoca in loro lo slancio gioioso della speranza!». Una fiducia e una speranza messe quotidianamente a dura prova, ma da difendere comunque nella consapevolezza, ribadita a viva voce dal pontefice alla folla dei fedeli che affollavano piazza san Pietro, che «Dio è più forte». Lo spunto del dialogo “a braccio” tra il Papa e i fedeli durante l'udienza generale è stata dunque la considerazione di Bergoglio che, «basta aprire un giornale per vedere che la presenza del male c'é, che il diavolo agisce». «Ma – ha concluso il pontefice – vorrei aggiungere che la realtà a volte buia, segnata dal male, può cambiare, se noi per primi vi portiamo la luce del Vangelo, soprattutto con la nostra vita». L'allarme della Confcommercio: il potere d'acquisto delle famiglie tornerà ai livelli pre-crisi solo nel 2036 3 Altero Matteoli: non sono interessato a dar vita a un altro partito Redazione Italia sempre più cara per le famiglie e per le imprese. In un rapporto significativamente intitolato “L'Italia arretra”, la Confcommercio denuncia che nel 2013 il numero di giorni di lavoro necessari per pagare tasse, imposte e contributi ha raggiunto il suo massimo storico: 162 giorni (ne occorrevano 139 nel 1990 e 150 nel 2000); ne occorrono invece 130 nella media europea (-24% rispetto all'Italia). Un inasprimento che aggredisce un monte redditi già declinante contribuendo così sia a comprimere la domanda aggregata, sia a scoraggiare l'offerta di lavoro. Secondo la ricerca Confcommercio-Cer «la complessità del sistema di prelievo costituisce un ulteriore fattore di penalizzazione. Ogni impresa italiana dedica l'equivalente di 269 ore di lavoro l'anno ad adempimenti fiscali, il doppio della Francia, il 60% in più della Spagna, il 30% in più della Germania, 85 ore in più della media dei paesi Ue ed Efta. Le Pmi italiane sostengono inoltre per adempimenti fiscali (ammini- strativi, rapporti con gli uffici, tenuta contabilità, versamenti) un onere annuo di 10 miliardi, quasi il 50% in più della media dei paesi Ue». Secondo la ricerca, inoltre, la sterilizzazione dell'aumento Iva costituisce una priorità. Per la Confcommercio-Cer le ragioni a favore di uno spostamento della tassazione dalle persone alle cose mostrano «chiari elementi di debolezza. L'aumento dell'Iva determinerebbe pronunciati effetti regressivi». Sostituire una minore Irpef con una maggiore Iva, sempre secondo la ricerca, penalizzerebbe le famiglie comprese nel primo 50% della distribuzione del reddito, con perdite comprese fra 200 e 50 euro per nucleo familiare. Inoltre a causa della crisi «ogni famiglia italiana ha registrato, in media, una riduzione del proprio potere d'acquisto di oltre 3.400 euro». La dimensione raggiunta dalla caduta dei redditi è tale che, «se pure si riuscisse a tornare alle dinamiche di crescita pre-crisi, bisognerebbe comunque aspettare fino al 2036 per recuperare il potere d'acquisto perduto. In termini reali, il reddito è in flessione ininterrotta dal 2008, con una contrazione cumulata dell'8.7% e una perdita complessiva di 86 miliardi di euro». Redazione Oltre centro persone, accusate di essere affiliate al clan di camorra Di Lauro, sono state arrestate dai carabinieri del Comando provinciale di Napoli e del Ros, in un'operazione scattata in Campania. In manette è finito anche Raffaele Di Lauro, 19 anni, uno dei figli di Paolo Di Lauro, uno dei più conosciuti boss del clan omonimo, soprannominato “Ciruzzo '0 milionario”, in carcere dal 2005. È stato bloccato dai carabinieri su una nave da crociera, all'altezza della Sicilia, mentre era in vacanza con la fidanzata cui aveva fatto il regalo di un viaggio da diecimila euro per il compleanno. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della procura distrettuale antimafia. I reati contestati sono associazione di tipo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti, tentativo di omicidio e detenzione di armi e sono tutti aggravati da finalità mafiosa. Colpito dal provvedimento anche il circuito relazionale dei più stretti favoreggiatori del capo clan, il latitante Marco Di Lauro. Al centro delle indagini vi sono le attività illecite del clan Di Lauro, con particolare riferimento ai grandi traffici di co- caina proveniente dalla Spagna e destinata ad alimentare le piazze di spaccio dell'area napoletana. Per esempio, il sistema architettato dal clan per gestire la vendita di stupefacenti all'interno del Rione dei Fiori, ribattezzato “Rione terzo mondo”, nel quartiere di Secondigliano prevede, come hanno sottolineato alla Dda, «l'alternarsi di vere e proprie “squadrette” di spacciatori, in grado di assicurare la vendita Maxi blitz anti-camorra a Napoli, arrestato su una nave da crociera il figlio del boss Di Lauro Redazione «Leggo con stupore su “Repubblica” che avrei organizzato una riunione con alcuni amici di comune provenienza politica per inventare un nuova formazione. È falso. Non sono mai stato interessato a dar vita ad un altro partito e non lo sono ora mentre ritengo che il Pdl vada organizzato e rafforzato. Lo penso da sempre e non dopo la sconfitta subita alle comunali»: così il senatore Altero Matteoli. «Posso anche affermare che gli amici con cui mi sono incontrato condividono questa necessità e lo scopo della riunione era quello di invitare gli eletti ex An a offrire un contributo di idee e di forte impegno al Pdl. E mi pare che questo intento sarà portato avanti con passione e assoluta dedizione». Il quotidiano, in un articolo dal titolo “Rinasce la Cosa nera, così tutti gli ex di An si rimettono insieme”, afferma che «per inventarsi una nuova formazione, c'è stata una riunione dell'ufficio della fondazione “Della libertà per il bene comune”, organizzata da Altero Matteoli, alla quale hanno partecipato tutti gli ex An: Gianni Alemanno, il senatore Andrea Augello e perfino il “fedelissimo” berlusconiano Maurizio Gasparri». Nell'articolo, a proposito di un nuovo soggetto che avrà come capo Giorgia Meloni, si fa riferimento ad una convention che si terrà a Milano, promossa da Ignazio La Russa, e che avrà come ospite d'onore Giulio Tremonti. anche per ventiquattr'ore consecutive. Nulla è lasciato al caso: ogni “squadretta” fa capo ad un referente ed è questi che deve provvedere a consegnare gli illeciti proventi giornalieri agli uomini di fiducia di Marco Di Lauro». Nel quartiere per l'acquisto della droga si formavano lunghe code di auto che in sono state puntualmente immortalate dagli investigatori in servizi video. Rabbia in Grecia contro la chiusura della tv pubblica. Dal governo un ddl per la ristrutturazione dei media 4 Redazione Proteste in tutta la Grecia per la chiusura dell'azienda radiotelevisiva pubblica. Il Consiglio direttivo del sindacato greco del settore dell'informazione (Esiea) ha proclamato uno sciopero di ventiquattr'ore dei giornalisti, dei tecnici e dei dipendenti amministrativi di tutti i mezzi d'informazione radiotelevisivi pubblici e privati del Paese. La scure dell'austerity e dei tagli, con cui sta facendo i conti la Grecia, non risparmia la tv e la radio di stato: con un blitz il governo Samaras ha interrotto l'11 giugno tutte le trasmissioni. E ora tutti i 2.780 dipendenti dell'Etr (Elliniki Radiofonia ke Tileorasi) vanno a casa. Una mossa che rientra nel piano di privatizzazioni delle aziende a partecipazione statale, imposto dalla Troika come condizione al proseguimento del piano di aiuti internazionali, cui seguirà la creazione nelle prossime settimane di «un nuovo e più moderno ente radiotelevisivo che non sarà più controllato dallo Stato e funzionerà con meno personale», ha fatto sapere il governo greco. E infatti è stato subito dopo annunciato e depositato un disegno di legge per la ristrutturazione del settore degli audovisivi nel Paese. Ma la decisione di chiusura ha provocato dure reazioni. La decisione del governo greco, formalizzata con un atto legislativo che concede ai ministri la facoltà di procedere alla chiusura o alla fusione di enti pubblici, è stata spiegata dal portavoce del governo: «In un periodo di crisi in cui tutto il popolo greco sta sopportando grandi sacrifici si deve agire senza ritardi». La Ert, sovvenzionata dallo Stato e anche da un canone che i cittadini pagano con la bolletta della luce – ha aggiunto – ha un numero di dipendenti da tre a otto volte considerato superiore alle necessità e asset mal gestiti. All'emittente pubblica con introiti pari a circa 300 milioni di euro l'anno fanno capo cinque stazioni televisive (ET1, Net, ET3, Ert World e Ert HD), 29 radiostazioni, siti web, un settimanale, oltre all'Orchestra Sinfonica nazionale e l'Orchestra di Musica contemporanea. Redazione Dopo il Roland Garros, dove le proteste dagli spalti al campo centrale hanno tenuto banco quasi più della finale degli Open de France tra Rafa Nadal e David Ferrer, le contestazioni d'oltralpe contro la legge che autorizza i matrimoni omosessuali continuano a invadere il terreno sportivo, in cerca di ascolto delle recriminazioni avanzate contro le nozze gay, a tutela dell'istituto familiare, e dei diritti dei bambini soprattutto. Così, dopo l'interruzione del match ad opera di un uomo mascherato e a torso nudo, che ha irrotto all'improvviso sul campo centrale del Roland Garros, a conclusione di una giornata movimentata che aveva già decretato l'espulsione di alcuni manifestanti dalle tribune, allontanati dalle forze dell'ordine per aver esibito un cartello contro la legge sulle nozze gay, già si sa che la protesta esplosa nelle piazze di Parigi, e tracimata fino alla profanazione dei più prestigiosi luoghi agonistici francesi, prossimamente strariperà fino a investire il Tour de France. Gli oppositori francesi ai matrimoni omosessuali intendono farsi sentire durante il mitico torneo ciclistico che inizia il 29 giugno, perché l'evento garantisce loro l'opportunità di nuova visibilità mediatica: è quanto afferma in una pagina Facebook intitolata “Tour de France pour tous”, eco alla “Manif Pour tous”, il movimento anti-nozze gay che negli ultimi mesi ha portato migliaia di persone nelle piazze di Francia per dire no alla legge. «Dal 29 giugno al 21 luglio, avremo una visibilità internazionale incredibile per mostrare la nostra lotta contro la legge Taubira e la teoria di genere», spie- gano gli organizzatori sul web. «Non vogliamo bloccare o ritardare i ciclisti, ma essere presenti in modo chiaro ad ogni tappa», ha precisato un militante, chiarendo sui social network i termini di una manifestazione «visibile agli elicotteri o davanti alle telecamere», in cui convoglierà, ancora una volta, il dissenso portato nelle ultime settimane nelle strade di Pa- Proteste contro le nozze gay in Francia: ora la contestazione si sposta al Tour Il corrispondente greco in Italia: è un vulnus alla democrazia Redazione L'onda sismica della chiusura della tv pubblica greca Ert arriva anche in Italia. Dimitri Deliolanes, storico corrispondente dell'emittente da Roma, è ormai disoccupato. «Il mio licenziamento non importa – ha detto – quello che preoccupa è che si tratta di un vulnus alla democrazia. Non ne sapevamo niente, l'abbiamo sentito direttamente dal portavoce del governo Kedicoglu, e pensa che neanche gli alleati di governo erano stati avvertiti. Si tratta senza dubbio di un regalo ai canali privati». Per Deliolanes, «la televisione pubblica, nonostante la sua ovvia moderazione, il rispetto delle istituzioni, era un luogo di pluralismo, restava comunque quella che dava le notizie seguendo un codice etico, verificando le informazioni, che difficilmente si faceva manipolare. Per questo dava fastidio e andava zittita. Ora tutto quello che resterà è l'informazione dei canali privati, che non rispettano alcun codice». Il corrispondente, che è anche autore di un saggio sulla crisi greca Come la Grecia uscito nel 2011, ha parlato della difficile situazione economica in cui si troveranno tutti i licenziati: «Che ci resta? Il sussidio di disoccupazione di 450 euro al mese per un anno, e il trattamento di fine rapporto». rigi. Eco di una opposizione massiccia e ramificata alla legge appena approvata in Francia, opposizione rimbalzata dal festival di Cannes all'agone tennistico del Roland Garros, e che approderà, di tappa in tappa, fino al prossimo Tour de France. Segno di un dissenso forte che non può essere trascurato o minimizzato. Il ministro Bonino: sì ad Ankara nella Ue, piazza Taksim non è piazza Tahrir Antonio Pannullo La Turchia ha vissuto una mattinata di calma dopo la notte quella tra martedì e mercoledì - più violenta dall' inizio delle proteste di massa contro il premier islamico Recep Tayyip Erdogan. La polizia presidia in forze piazza Taksim a Istanbul, riconquistata dalle forze antisommossa nel cuore della notte dopo otto ore di scontri con migliaia di manifestanti, che hanno fatto 200 feriti. Ci sono stati anche incidenti ad Ankara. A Istanbul rimane occupato dai manifestanti solo il piccolo Gezi Park, vicino a Taksim, contro la cui distru- zione, programmata per fare posto a un centro commerciale, erano scattate le prime manifestazioni due settimane fa. Alcuni tra i contestatori chiedono le dimissioni di Erdogan, e hanno annunciato che continueranno a manifestare. Intanto l'ambasciata d'Italia ad Ankara ha invitato i connazionali che si trovano nella capitale turca ad evitare la zona di Tunali e di Kugulu Park a causa del rischio di «possibili disordini». A Kugulu Park e sulla vicina Tunali si riuniscono ogni sera migliaia di manifestanti anti-Erdogan. «Piazza Taksim non è piazza Tahrir. E i turchi non sono arabi». Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino nella sua informativa alla Camera precisando che le manifestazioni in Turchia ricordano più le piazze europee o quelle di Occupy Wall street. «Evitiamo di guardare alla Turchia con l'ottica offuscata da modelli ingannevoli», ha aggiunto il ministro. «È vero che i social network sono stati il più efficace veicolo di comunicazione ed il principale strumento dei manifestanti per organizzare quest'iniziativa. Ho sentito parlare di primavera turca, ma non è così», ha precisato la Bonino. Per comprendere le cause profonde di quello che sta succedendo in Turchia «è venuto il momento di un esame di coscienza dell'Europa», ha detto il titolare della Farnesina nella sua informativa alla Camera sulla Turchia. «Nel recente passato è stato elogiato il modello turco anche oltre i suoi limiti. Modello sostenuto con l'apertura dei negoziati per l'adesione europea». Ma, ha aggiunto la Bonino «l'arretramento della prospettiva europea della Turchia proprio nel momento in cui vi era bisogno di consolidare gli standard democratici del Paese è stata una visione miope. Un comportamento del tutto incoerente, se consideriamo che l'apertura di alcuni capitoli bloccati avrebbe accolto la rivendicazione di tanti turchi scesi ora nelle strade e nelle piazze». In ogni caso, per il nostro ministro degli Esteri, «l'adesione all'Ue può avere un effetto benefico per la Turchia. L'Italia vuole una Turchia pienamente democratica in Europa». Giovanni Trotta «Presumiamo che la conferenza Ginevra 2 per la Siria si terrà verso il 6 e 7 luglio, ma esistono ancora problemi circa la partecipazione, il formato e il contenuto stesso della conferenza». Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino nelle comunicazioni alle commissioni Esteri e Difesa a Montecitorio. «Non esiste una soluzione militare possibile al conflitto, gli sforzi devono essere finalizzati a una soluzione mediata che è l'unica opzione percorribile», ha ribadito il ministro. Il capo della diplomazia italiana visiterà i campi di rifugiati siriani nel territorio giordano il 25 giugno. Lo ha annunciato lei stessa sottolineando che in Giordania sono circa 600 mila i profughi e quanto siano preoc- cupanti i campi profughi vicino alle frontiere. Intanto si è appreso che una sessantina di sciiti, abitanti di un villaggio nell'est della Siria, sono rimasti uccisi nel corso dei combattimenti con i ribelli. Lo ha reso noto l'Osservatorio siriano dei diritti umani spiegando che lunedì gli abitanti del villaggio sciita armati hanno attaccato postazioni dei ribelli situate non lontano, uccidendone due. E martedì i ribelli hanno attaccato il villaggio prendendone il controllo e uccidendo 60 dei suoi abitanti sciiti, «per la maggior parte combattenti», ha detto l'ong. Ma le cose si stanno muovendo rapidamente per la questione siriana: il capo del Mossad Tamir Pardo si sarebbe incontrato lunedì scorso in segreto ad Ankara con il capo del- l'intelligence turca Hakan Fidan. Lo scrive il sito Ynet citando il giornale Hurriyet che spiega che i due avrebbero parlato di temi legati all'Iran e alla Siria. Secondo il giornale, ripreso dal sito israeliano, Pardo avrebbe anche chiesto di incontrare il premier turco Erdogan, ma non avrebbe ricevuto risposta alla richiesta. Si terrà a Ginevra in luglio la conferenza sulla Siria. I ribelli uccidono 60 sciiti. 5 Iran, venerdì il successore di Ahmadinejad Redazione Nel complicato mix di religione e politica che governa l'Iran è la Guida suprema Ali Khamenei a dire l'ultima parola sulle grandi questioni come il nucleare o il sostegno alla Siria di Assad. Ma il successore di Mahmoud Ahmadinejad alla presidenza avrà un ruolo chiave nei delicati equilibri interni e nei rapporti col mondo. Ecco la situazione a poche ore dalle elezioni presidenziali di venerdì. Il fronte riformista e quello moderato, che fanno capo agli ex presidenti Akbar Hashemi Rafsanjani e Seyyed Mohammad Khatami, sostengono Hassan Rohani, ex capo negoziatore per il nucleare che potrebbe attrarre i voti degli elettori che sperano in una maggiore libertà e nella fine dell'isolamento diplomatico. Tra i quattro candidati conservatori i più quotati sono il consigliere diplomatico di Khamenei, Ali Akbar Velayati, l'ex-negoziatore per il nucleare Said Jalili e il sindaco di Teheran, Mohammad Baqer Qalibaf. L'evento pre-elezioni più eclatante é stata l'esclusione dal voto di Rafsanjani, temuto dai conservatori per il possibile sostegno a movimenti di opposizione, ma che ha in qualche modo ipotecato la reale libertà e trasparenza delle elezioni. Le forze di sicurezza sono in stato di allerta anche se non ci sono indicazioni su possibili manifestazioni di massa. I leader delle proteste del 2009 Hussein Mousavi (ex premier) e Madhi Karroubi (ex presidente del Parlamento) sono agli arresti domiciliari dall'inizio del 2011. Secondo due sondaggi diffusi dai media, l'affluenza prevista è tra il 60 e il 70 per cento. A Modena aumentano le tasse: è così che il centrosinistra fa cassa 6 Il centrodestra pugliese chiede di revocare la delibera contro i laboratori dʼanalisi Redazione «La data di mercoledì 12 giugno è stata una vera e propria meta da raggiungere per i contribuente. Ieri infatti è stato lʼultimo giorno che gli italiani hanno lavorato solo per lo Stato. Finalmente, dopo ben 162 giorni di attività, i cittadini ora iniziano a lavorare per se stessi». Lo afferma il consigliere del Pdl alla Regione Emilia Romagna, Andrea Leoni, che così continua: «Se pensiamo che dieci anni fa servivano 148 giorni per arrivare al fatidico “Tax freedom day", che quindi scattava a maggio, nel 2012 ne sono serviti 162. Numeri che la dicono lunga sull'enorme aumento della pressione fiscale che si è abbattuta su famiglie e imprese italiane. Cifre che ci vedono in testa alle classifiche europee come i più vessati. Se pensiamo poi che tra pochi giorni potrebbe anche scattare lʼaumento dellʼIva dal 21 al 22%, che porterà ad unʼulteriore diminuzione dei già scarsi consumi con conseguente riduzione del gettito fiscale, cʼè da chiedersi come sarà possibile risollevarsi. A livello locale la Giunta di centrosinistra che amministra Modena (sindaco è Giorgio Pighi), dopo aver portato al massimo ogni tipo di tassazione nel corso degli anni, ripristinerà lʼimposta di soggiorno e ci sarà anche lʼaumento della Tares. Senza poi considerare – continua Leoni – lʼincognita Imu che a tutt'oggi è solo sospesa. Insomma tra tasse nazionali e locali è tutta una stangata per i cittadini che da anni combattono con una crisi che ha ben pochi precedenti. Un quadro davvero preoccupante che non mette in condizioni famiglie e imprese di poter guardare al futuro con quella ne- cessaria fiducia che è aspetto imprescindibile per ogni ripresa economica. Per questo lʼunica vera azione accettabile e produttiva è quella che deve essere fatta nei confronti della macchina pubblica, in tutte le innumerevoli articolazioni. Deve continuare senza sosta lʼopera di spending review per evitare di mettere le mani nelle tasche dei cittadini». Redazione Così come era accaduto in commissione quarta (Sanità) il 30 maggio scorso, in Consiglio regionale è passata allʼunanimità la risoluzione che invita la Giunta di centrosinistra che governa la Toscana a riprogrammare la sanità della bassa Val di Cecina tenendo conto delle indicazioni del territorio e, in particolare, del documento elaborato dai Consigli comunali della zona. Insieme al presidente della quarta commissione Marco Remaschi e al consigliere segretario dellʼorganismo Maria Luisa Chincarini, il 4 marzo scorso il vicepresidente della commissione Stefano Mugnai (Pdl) aveva effettuato un sopralluogo proprio a Cecina per incontrare gli amministratori, il comitato locale e la popolazione, ascoltandone i problemi e i bisogni. «In quellʼoccasione – ricorda Mugnai – ci eravamo impegnati a sostenere le istanze del territorio presso la Giunta regionale, a patto che i Consigli comunali della zona elaborassero un documento che potesse rappresentare una piatta- forma di lavoro. Ebbene, i Consigli comunali della bassa Val di Cecina quel documento lo hanno prodotto e ora lʼassemblea regionale, allʼunanimità, ha deciso di impegnare la Giunta a partire proprio da quello nel rivedere gli assetti sanitari di quellʼarea». In fondo ciò che gli amministratori locali e i comitati chiedono non è nulla di esoso: fondamentalmente domandano di mettere in condizione lʼarea di ela- borare un Pal (Piano Attuativo Locale) e di essere coinvolti nelle scelte in ambito sanitario anche con incontri con la nuova direzione generale della Asl 6 di Livorno. Per Mugnai la politica ha dato un buon segnale ai cittadini: «È una delle rarissime volte – osserva – in cui lʼistituzione amministra progettando le politiche a partire dai territori. O per lo meno: questo vale per il Consiglio. Adesso toccherà alla Giunta». Una nuova sanità in Val di Cecina: grazie al Pdl voto unanime in Regione Toscana Redazione «Acclarate le ragioni delle associazioni di categoria che rappresentano i laboratori accreditati del comparto sanitario, chiediamo con forza che la delibera di Giunta regionale n.951 del 13 maggio scorso, con la quale si recepisce il decreto Balduzzi in materia di tariffe delle prestazioni interessate, applicando altresì un ulteriore taglio del 20% delle stesse, sia immediatamente revocata o quantomeno sospesa. Essa infatti, dando seguito ad una disposizione nazionale già per sé pesantemente lesiva delle condizioni stesse di sopravvivenza dei laboratori in questione, su cui pende il giudizio del Tar del Lazio, ha inteso infliggere a tali soggetti unʼulteriore ancor più insostenibile penalizzazione del 20% del tariffario già scontato». È quanto afferma una nota del centrodestra pugliese (firmata dai consiglieri regionali Ignazio Zullo, Nino Marmo, Erio Congedo, Giovanni Alfarano, Pietro Lospinuso, Maurizio Friolo, Domi Lanzilotta, Antonio Camporeale, Michele Boccardi, Roberto Ruocco, Giandiego Gatta, Mario Vadrucci, Giuseppe Pica, Giuseppe Cristella, Vito Aloisi, Antonio Barba, Giammarco Surico, Francesco De Biasi, Tato Greco, Andrea Caroppo e Davide Bellomo) che così prosegue: «Di fatto si concretizza una vera e propria strategia di annientamento della presenza privata nel settore, che sottrarrebbe, per di più con un incremento di costi per il Sistema sanitario regionale, al diritto costituzionale alla Salute dei cittadini un fondamentale supporto ad integrazione ed in alternativa di strutture pubbliche sempre più desertificate, inadeguate ed inefficienti, come dimostra lʼinfinita e crescente lunghezza delle liste dʼattesa. Una autentica, ulteriore mattanza di servizi necessari ed insostituibili e di posti di lavoro che non possiamo assolutamente condividere. Chiediamo altresì una modifica del tariffario vigente, che consenta ai laboratori in questione sia di sopravvivere, sia di migliorare le proprie prestazioni nellʼinteresse superiore dei pugliesi». Scorsese e Mick Jagger insieme per una serie tv dedicata alla storia del rock and roll Priscilla Del Ninno La passione di Martin Scorsese per la musica, il suo mondo, i suoi riti, la sua storia, è notoria quanto il suo per amore per il cinema. Di più: il regista di Gangs of New York e di Hugo Cabret ha sempre dimostrato – a suon di successi critici e riscontri popolari – di vivere il connubio di note e immagini come un'unico, imprescindibile, legame di forza estetica e vigore comunicativo. Per questo non stupisce se oggi, dopo il docufilm datato 2003 The blues: dal Mali al Mississippi. Dopo aver proposto nel 2011 George Harrison: living in the material word – in cui ha usato rari e inediti materiali d'epoca per raccontare la vita di uno dei quattro “fab four”, dall'infanzia al periodo d'oro dei Beatles, e fino alle fasi altalenanti della sua carriera da solista – Scorsese sia impegnato sul progetto di Sinatra, la biografia dedicata al mitico cantante e attore italo-americano da ultimare per il 2014. Titolo che non esaurisce le intenzioni del regista premio Oscar di dedicarsi alla realizzazione di omaggi musicali attraverso le immagini, d'archivio o di fic- tion. E allora, giornali e siti d'oltreoceano annunciano che Scorsese starebbe al lavoro su una serie tv sulla storia del rock and roll. È dal 2010, infatti, che il cineasta sta cercando di dare vita a un progetto sviluppato assieme a Terence Winter (ideatore di Boardwalk Empire) e Mick Jagger per la HBO. E anche se non c'è il via libera ufficiale, nel 2014 secondo le anticipazioni Usa, potrebbero cominciare le riprese; Bobby Cannavale sarebbe in trattative come protagonista: l'attore dovrebbe in- 7 terpretare Richie, un dirigente discografico cocainomane nella New York del 1977. Martin Scorsese dirigerà l'episodio pilota, mentre Mick Jagger vestirà i panni del produttore esecutivo. Il plot dovrebbe essere ambientato a New York negli anni Settanta e seguire la scena musicale del tempo, confrontandosi fra vecchie e nuove istanze, tornando a far rivivere un periodo in cui il punk, la musica disco e una nuova forma di hip-hop, sono entrati prolificamente in rotta di collisione. Da De Filippo a Shakespeare, passando per Camilleri: è estremamente ricco il cartellone delle offerte teatrali Franco Bianchini Da De Filippo a Camilleri, passando per Shakespeare e Verdi: sono queste le coordinate delle proposte teatrali che, da Milano a Catania, guideranno gli spettatori nella scelta da operare in un panorama delle offerte dell'intrattenimento doc a dir poco vario. E allora, Eduardo De Filippo torna protagonista nella sua città al Napoli Teatro Festival Italia, dove Pierpaolo Sepe, in prima nazionale al Mercadante, dirige Sik Sik, l'artefice magico. Scritto nel 1929, con protagonista un illusionista alle prese con una disastrosa esibizione, e definito dallo stesso Eduardo il «capostipite» dei suoi personaggi, Sik Sik oggi rivive interpretato da Benedetto Casillo, in una chiave fortemente contemporanea, che esalta il lavoro sulla lingua e l'irresistibile comicità del testo. E sempre al Mercadante sarà in scena la Desdemona di Peter Sellars, “concerto teatrale” nato dalla collaborazione tra la scrittrice afro-americana Toni Morrison (premio Nobel per la letteratura) e la nuova regina della musica afro, Rokia Traoré. E a proposito di sinergie creative e commistioni artistiche, a Verona il Bardo incontrerà il padre del melodramma italiano per una serata unica al Teatro romano intitolata Verdi, nostro Shakespeare. Viaggio in musica e parole, primo titolo del 65° Festival Shakespeariano di Verona, che sul palco porta Luca Zingaretti e Maria Paiato a recitare celebri brani di commedie e tragedie shakespeariane: dal Macbeth all'Otello, mentre i cantanti Maria José Siri (soprano), Walter Fraccaro (tenore) e Marco Vatrogna (baritono) eseguono le arie verdiane tratte dalle stesse opere. Ad accompagnarli, l'Orchestra dell'Arena di Verona diretta da Julian Kovatchev. Regia di Francesco Micheli. E mentre a Catania uno dei più divertenti romanzi di Andrea Camilleri, La concessione del telefono, arriva sabato al Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Mario Landolfi Ugo Lisi Cortile Platamone, nell'adattamento firmato dallo stesso Camilleri con Giuseppe Dipasquale, (che ne cura anche la regia), torna di scena la Vigata del commissario Montalbano, cornice, tra equivoci e imbrogli, ad una trama di mafia, amori clandestini e politica, Roma si prepara ad ospitare 72 compagnie in arrivo da tutta Italia, e oltre 230 spettacoli in cartellone: torna nella capitale, infatti, il Roma Fringe Festival (15 giugno-14 luglio), grande festa del Teatro Off a Villa Mercede, tra nuove drammaturgie, teatro canzone, commedia, teatro civile, danza, improvvisazione.di San Giovanni. Direttore Politico Marcello De Angelis Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250