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Mensile nazionale a diffusione gratuita di meteorologia, turismo e scienza - Anno 1 - Numero 1 - Dicembre 2005
Perché ancora oggi, nonostante le più
avanzate tecnologie, agli aerei e allo
stesso Shuttle sono sconsigliati i rientri
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in condizioni meteo avverse?
NON USCIRE CON LA PIOGGIA!
ALLA SCOPERTA DI
Tajarin al tartufo
A Neive, in Piemonte,
possiamo gustare il
coniglio al civèt e altre
strane prelibatezze
Salami germanici
A Fortunago, la terra
degli storici insaccati
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Le eruzioni vulcaniche possono determinare
sensibili variazioni di temperatura. Le nubi
prodotte nella stratosfera provocano
raffreddamenti della superficie terrestre.
LAVA SU IN CIMA, CAMBIA IL CLIMA...
Se alziamo gli occhi ne possiamo
ammirare tante. Ma non sono il
frutto di letteratura e poesia.
Ogni giorno, nei cieli se ne formano più
di 3000 per una lunghezza totale stimata
nella distanza tra la Terra e Marte.
Esiste un allarme clima:
è probabile che le scie degli aerei
siano pericolose...
E le Chemtrails? Stupide
paranoie oppure
esperimenti segreti?
Una Befana vera
per Rifletto
A Barga, la vecchietta
con la scopa offrirà
una calda cioccolata
ai nostri lettori
Miele e noci tra
due foglie di alloro
A Collalto Sabino,
piccolo paesello laziale
20°C a dicembre
A Albori, lo scirocco
riscalda anche il Natale
DOVE FINISCONO
I FUMI DELLA
TERRA?
SULLA SCIA
DEL MISTERO
Nessuno ne parla ma ogni anno aumentano i rischi per la salute umana
Il segreto degli spaghetti
IL PESCE SA SEMPRE PIÙ DI MERCURIO
Il mercurio è presente nelle specie
dei nostri mari in quantità
maggiori di quelle riscontrate
nella fauna ittica dell’Atlantico.
Ma il rischio è globale: circa
4.500 le tonnellate ogni anno
rilasciate in atmosfera, di cui
2.250 da industrie...
GAS SERRA PIÙ VECCHI DI QUANTO PENSIAMO
Il fumo di una sigaretta,
la fumata di un vulcano
o i fumi dello smog
industriale. Ecco
quanto e perché
restano nell’aria...
CUCINA e SCIENZA
continua a pag. 12
LO TSUNAMI GIRÒ IL MONDO
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A pag. 6
Una ricerca di alcuni studiosi di Seattle, aiutati dai grandi satelliti e dalle fotografie di
Hubble, ha dimostrato che lo tsunami avvenuto circa un anno fa nel sud-est asiatico,
A pag. 4 ha fatto letteralmente “il giro del mondo”...
A pag. 4
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RIFLETTO
UN CORSO VELOCE PER
CREARE E FAR VOLARE
UN VERO... CACCIA!
Aerei spia, caccia, aereo pirata, tornado e altri ancora.
Non mezzi di trasporto presi in prestito da un cartone
animato, ma modelli di aeroplani di carta che si possono
creare con le descrizioni contenute in questo volume. Si
tratta dei più grandi e veloci aerei da combattimento
statunitensi dal 1980 ai giorni nostri. Gli aerei presentati
possono venire raggruppati in plananti, veloci e
acrobatici. L’autore presenta i migliori dieci modelli.
Attraverso affascinanti tavole grafiche, prima vengono
illustrate le regole generali, come fare delle grandi ali,
rispettare una perfetta simmetria, effettuare piccole
riparazioni. Poi Stillinger invita tutti in un’officina a
esercitarsi per testare come usare gli elevatori e gli
alettoni per prendere quota o girare. E alla fine, si vola!
Allegati al libro ci sono ben 40 fogli di carta colorata per
gli aerei. Un ottimo regalo natalizio.
Naso in su, ipnotizzati
AMBIENTE e SALUTE
E’ possibile che un fenomeno che attrae da grandi e da piccoli possa essere pericoloso? Ecco le verità e le bugie
Ogni giorno, nei cieli se ne formano più di 3000 per una lunghezza totale stimata nel numero di chilometri esistenti tra la Terra e Marte.
E, a pensarci bene, ne restiamo ammirati perché esprimono il tempo che passa, il ricordo di un istante passato scolpito tra le nuvole.
Vittorio Berlingeri - Centro studi Aeronautici di Bari
N
on si tratta del risultato romantico del
pensiero di un poeta del
settecento. Le scie degli
IN VOLO
aerei hanno una spiegazione fisica che sta tutta negli
scarichi. Tutto è creato dal
calore emanato dai pro-
Il lato temuto della natura
Nuvole, vulcani e correnti a getto:
Le paure
di chi vola
Mario Giuliacci - Centro Epson Meteo
L
e nuvole, dietro al
poetico candore, celano molte insidie per gli
aerei. Le più pericolose
sono le nubi tempora-
lesche perché al loro interno vi sono sempre 2-3
zone percorse da veloci
correnti ascendenti (fino a
20 m al secondo), intervallate da correnti discendenti. Le une e le altre, oltre a provocare il tipico
“ballo” in volo, possono deformare in maniera permanente le ali e i piani di
coda. Per di più l’aria al di
sotto della nube, raffreddata dalla evaporazione parziale della pioggia, cade
pesantemente al suolo
sotto forma di raffiche
discendenti fino a 100 km
all’ora, trascinando rovinosamente con sé a terra
tutto ciò che incontra. Le
raffiche, giunte poi in prossimità del suolo, sono costrette a deviare orizzontalmente, esponendo gli aerei in decollo o in atterraggio a bruschi e incontrollabili rinforzi del vento in
prua o in coda.
Mi sento le ali
pesanti
Nel volo dentro le nubi l’aereo può anche ricoprirsi di
spesse lastre di ghiaccio
(anche 4-5 cm in appena
2-3 minuti), per lo più sul
bordo di attacco delle ali,
le quali oltre ad appesantire l’aereo, ne compromettono l’aerodinamica. Il
fenomeno è più frequente
nella stagione fredda
quando le nubi hanno in
genere temperature sotto
zero. Ma nella porzione di
nube con temperatura tra
0 e -10 gradi, contrariamente alle attese, molte goccioline restano liquide (il fenomeno cosiddetto della “sopraffusione”),
pronte però a ghiacciare
sui corpi che attraversino
lo strato sopraffuso.
Anche le nubi da eruzioni
vulcaniche sono pericolose per il volo perché le minute particelle di pomice
vulcanica, una volta aspirate dal motore, bloccano
Rifletto è un mensile a diffusione nazionale di
meteorologia, turismo e scienza creato in collaborazione con il Centro Epson Meteo di Milano e distribuito gratuitamente - 3 volte al mese - nei centri
cittadini e all’esterno delle principali Grandi Stazioni, Metropolitane e Aeroporti.
Editore: GEM - Servizi per il Giornalismo
Direttore Responsabile: Gabriele Maria Cucolo
Vicedirettore: Emanuela Carocci
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pulsori, mescola di gas
combusti umidi e dalla temperatura molto elevata, i quali, una volta espulsi, si
espandono velocemente,
raffreddandosi all’impatto
con l’aria. Questo è del resto
il motivo per cui tra
l’aereomobile e la scia, si
forma uno spazio variabile
tra i 40 e gli 80 metri. Il
Professor Sabino Palmieri,
docente di Fisica all’Università La Sapienza di Roma,
ha spiegato la reazione di
causa-effetto che dà origine
a questo fenomeno. «Le
scie di condensazione (in inglese ‘contrails’) sono nubi
allungate che si formano
spesso al passaggio di un
aereo. Uno dei prodotti della
combustione del cherosene,
il combustibile utilizzato dai
motori degli aerei, è l’acqua.
Questa viene espulsa insieme ai gas di scarico e tende
a far aumentare l’umidità relativa dell’aria nella scia dei
motori. Viceversa il calore generato dai motori tende ad
abbassare l’umidità relativa
facendo aumentare la temperatura nella scia. In alcuni
casi l’effetto netto di queste
due cause contrastanti riesce ad aumentare l’umidità
fino alla saturazione e quindi si produce una nube dietro l’aereo. Una volta che la
scia di condensazione si è
formata essa si allarga per
diffusione. Se l’aria circostante è satura o vicina alla
Lo strascico degli aerei
fa sempre più paura...
gli ingranaggi e i cuscinetti
della turbina.
Come su un ottovolante
Ma anche lontano dalle
nuvole, il volo può riservare
sgradite sorprese, e tante
possono arrivare dalla cosiddetta “corrente a getto”,
un fiume velocissimo di aria (fino a 300-400 chilometri all’ora), largo 200300 chilometri, lungo 23000 chilometri, posto in
genere tra i 6 e i 10 chilometri di altezza e che si
sposta di giorno in giorno.
E come ai margini di un
fiume la corrente genera,
per attrito, vorticosi mulinelli, così ai bordi della
corrente a getto, l’attrito con
la meno veloce aria circostante genera vortici, soprattutto nel piano verticale, con diametro anche di
300-400 metri. Un aereo
Collaboratori: Sonia Elisa Fogagnolo, Nicoletta Pretto, Milena Salvatore, Claudio
Bacilieri, Letizia Leonardi.
In collaborazione con: Simone Abelli, Alessandra Airoldi, Luigi Bignami, Paolo Corazzon,
Andrea Corigliano, Rino Cutuli, Giovanni Dipierro, Flavio Galbiati, Andrea Giuliacci, Mario
Giuliacci, Daniele Izzo, Letizia Leonardi, Eugenio Musso, Alessandro Perotto.
E con l’associazione “I Borghi più belli d’Italia”.
Responsabile WEB: Leonardo Munzi
Account Manager: Luciano Del Noce
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che malauguratamente
incappi nel ramo discendente del vortice, viene trascinato verso il basso per
qualche centinaio di metri
in pochi secondi (fenomeni meglio conosciuti come
“vuoti d’aria”), con molti disagi, a volte anche gravi, ai
passeggeri ma anche con
dannose sollecitazioni
meccaniche sull’aereo e
rischio di perdita del controllo del mezzo. Perfino lo
shuttle nell’ultimo viaggio,
avvenuto la scorsa estate,
dovette ritardare l’atterraggio appunto perché lungo
il sentiero di discesa era
presente una corrente a
getto.
Agenzie foto-grafiche: Centimetri, Reuters, Legenda,Trovafoto, SpacePhoto.
Stampa: Digiprint - Distribuzione: TWM Italia
Pubblicità: Slogan Communication
Autorizzazione del Tribunale di Livorno n. 13/05 del 27 settembre 2005
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RIFLETTO
CON IL CASINÒ VIAGGI
GRATIS A CELLULARE
ACCESO...
La Ryanair, compagnia aerea irlandese famosa per
i low cost, ha annunciato voli gratuiti per tutti grazie
all’imminente attuazione di casinò volanti, e la possibilità di utilizzare sugli aeromobili i telefoni
cellulari, cosa fino ad oggi inimmaginabile.
La proposta della compagnia può a breve avverarsi
e, come dichiarato dall’amministratore delegato, “se
il progetto consentirà di coinvolgere almeno il 30%
dei passeggeri e di ricavare profitti medi compresi
tra 3 e 5 sterline per cliente, con Ryanair si volerà
gratuitamente. Per quel che riguarda la telefonia
cellulare durante il volo sembra che la Ryanair stia
già contrattando con alcune compagnie telefoniche.
Così, tutti i passeggeri potranno telefonare seduti
comodamente sul proprio sedile senza rischiare di
venire ripresi dalle hostess in servizio.
dal tempo che passa...
QUELLA DI UN 787 PUÒ MISURARE ANCHE 30 CHILOMETRI
QUELLE DEI CACCIA APPAIONO COME SCHIUMA DA BARBA
LE GRANDI DIFFERENZE ESISTENTI TRA LE CONTRAILS E LE CHEMTRAILS. Dove sta la verità?
Simili a quelle aeree ma con ben altre caratteristiche, le scie chimiche, “Chemtrails”, hanno incuriosito tutto il mondo: da una parte le contrails, che si formano a 8-9 mila metri di altitudine ed hanno vita breve, dall’altra le Chemtrails, visibili ad altezze di 4mila metri, (con una permanenza di anche 5 ore), le quali però
non sono imputabili agli aerei di linea. Riscontrate solo nei paesi che aderiscono al Patto della Nato (in
Cina non si sono mai viste) e di natura ignota, c’è chi sostiene che siano dannose per la salute umana. La
Nasa smentisce. Tuttavia molte riviste di settore, raccolgono testimonianze fotografiche da tutto mondo…
saturazione, la scia non evapora e può persistere per
qualche tempo. Se invece
l’aria, alla quota di volo, è
secca, la scia appare solo
per un breve tratto».
Allarme clima:
le scie degli aerei sono
pericolose?
Secondo una ricerca condotta dalla United World
Research della Nasa apparsa sulla rivista Journal of
Climate le nubi di condensazione degli scarichi aerei
hanno provocato un aumento delle temperature mondiali, calcolabile tra gli 0,38
e gli 0,52 gradi Fahrenheit
ogni 10 anni. La Nasa attestava anche il pericolo di
surriscaldamento dell’ambiente a causa delle scie
aeree. Secondo il rapporto
le scie lasciate dal traffico
aereo a medio e lungo raggio, hanno incrementato la
produzione di cirri generando un aumento delle temperature statunitensi, tra il 1975
ed il 1994. È possibile? “In
taluni casi in cui l’umidità in
quota è elevata, il passaggio ripetuto di aerei in una
determinata zona può dar
luogo alla formazione di nubi
alte, detti “cirri”, che possono coprire una parte consistente di cielo. Non si può
quindi escludere un effetto
sul clima in superficie”, afferma il Professor Calmieri,
sottolineando però che si
dovrebbe pensare più ad un
raffreddamento che ad un riscaldamento. La parte superiore delle nubi, infatti, riflette verso l’esterno l’energia proveniente dal sole. I
dati della ricerca americana,
tuttavia, confermano che tali
cirri possono essere considerati vere e proprie barriere
in grado di trattenere calore,
producendo, così, un aumento della temperatura atmosferica. Secondo la Nasa,
una scia può estendersi fino
a coprire un’area di 20km
quadrati!
A VOLTE REALTÀ, SPESSO LEGGENDA
Il Macchi M200 del
1949 di Mark McEway
MISTERO
Nel 1951, Mark McEway, un ricercatore dell’aviazione
statunitense raccontò che, durante un volo di addestramento con un biposto italiano, sentì il motore avere un
sussulto e poi iniziare pericolosamente a perdere pressione. In quegli istanti vide comparire una lunghissima
scia gialla provenire da molto lontano e solcare i cieli
per molti chilometri dietro al velivolo. Che cosa fosse
non è stato mai scoperto, né mai fu dimostrata l’esistenza di tale fenomeno, ma il biposto riprese subito
quota e McEway fece ritorno a casa.
Basta alzare gli occhi
al cielo per chiedersi
che cosa stia
accadendo
sulle nostre teste
Il mondo non è consapevole di ciò che accade
Paranoie o esperimenti segreti degli americani?
Ormai ovunque si possono osservare persistenti scie dalla natura ignota
U
erano morte a causa di
questa “malattia di tipo influenzale”, ma il 99% dei
pazienti malati risultava negativo ad un test per l’influenza. I sintomi più ricorrenti riportati dai testimoni
sulla scia di queste strisce
bianche sono: tosse secca persistente, malessere
respiratorio e localizzabile
all’apparto intestinale, polmonite, affaticamento,
letargia, capogiro, disorientamento, forte emicra-
na delle tesi prevalenti mette in relazione le scie chimiche con le
epidemie di influenza. Tanto per fare un esempio, i
Centri per il Controllo della
Malattia, negli Stati Uniti, in
merito ad una epidemia di
influenza hanno affermato
che poteva essere dovuta
a un “patogeno sconosciuto”: dal loro Aggiornamento
al Compendio dell’Influenza del 6 maggio 2000, su
100 persone decedute, 11
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nia, dolori muscolari e alle
giunture, epistassi, diarrea, feci sanguinolente, depressione, ansietà, incontinenza e tic nervosi. I primi
a risentire degli effetti di
queste scie chimiche sono
gli anziani, i giovani e le persone indebolite da malattia o in cattive condizioni fisiche.
Quando la stampa internazionale si é occupata delle
scie chimiche, lo ha fatto
usando titoli come quello
di USA Today, “I teorici della cospirazione leggono tra
le righe in cielo”, e dando a
intendere che si tratterebbe soltanto di una specie
di paranoia alla X-Files fiorita attraverso Internet. Nell’articolo, si riporta che la
Environmental Protection
Agency, la NASA, e la
Federal Aviation Administration hanno unito le proprie forze nella pubblicazio-
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ne di un documento che dovrebbe spiegare scientificamente la formazione di
queste scie. Qualche mese
prima, la Air Force aveva rilasciato un proprio documento, che ribatteva punto
per punto agli argomenti
degli antagonisti. Gli scienziati che studiano le scie di
condensazione dicono che
là fuori non c’é nient’altro
che vapore acqueo e cristal-
li di ghiaccio, ed etichettano il tutto come “stupidaggine cospirativa”, una sorta
cioè di arma contro le organizzazioni degi Usa, ribadendo che le scie di cui si
occupano i teorici della cospirazione sono “perfettamente naturali”, e che gli
strani allineamenti paralleli e le griglie sono facilmente spiegabili come scie raggruppate dai venti.
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RIFLETTO
TSUNAMI: A UN ANNO DI
DISTANZA ECCO
ALCUNE SCOPERTE...
ECOLOGIA
Dopo essersi abbattuto contro le coste indonesiane, causando morti
e distruzioni in tutto l’Oceano Indiano, lo tsunami ha continuato a
muoversi sotto gli abissi marini e, secondo un nuovo studio, ha fatto
più volte il giro del mondo passando per il Perù, la Francia, il Canada
e l’Alaska. La scoperta è frutto di uno studio condotto da un gruppo di
ricercatori di Seattle che, grazie ai satelliti e allo foto di Hubble, per
mesi hanno esaminato i movimenti dell’onda anomala successivi a
quel tragico 26 dicembre in cui morirono 150.000 persone. Il team di
ricercatori è riuscito a tracciare il percorso dell’onda killer. e scoperto
L’aria al tempo di Platone
La storia si fa
anche coi se
Se riuscissimo a parlare con Platone, Cesare
o Alessandro Magno, e gli chiedessimo quali
erano le temperature dell’epoca in cui
vissero, che cosa potrebbero risponderci?
E ancora, come reagirebbero oggi
all’inquinamento e alla diversa
composizione dell’aria?
Flavio Galbiati - Centro Epson Meteo
N
ella storia dell’uomo
lo sviluppo delle
civiltà è stato da sempre
influenzato dalle condizioni
climatiche. I movimenti
migratori nel corso delle
epoche passate hanno
avuto origine proprio dalle
variazioni del clima locale;
venendo meno le condizioni ideali, le popolazioni
si spostavano verso terre
più confortevoli dal punto
di vista climatico, conquistate magari con la forza.
Nel periodo in cui si
svilupparono le civiltà della
Grecia Classica e poi
dell’Impero Romano le
temperature non erano
molto diverse da quelle
attuali, solo leggermente
inferiori. Ma si era da poco
invertita la tendenza che tra
il 1500 a.C. e il 750 a.C.
aveva visto un generale
raffreddamento, con una
crescita dei ghiacciai e un
calo del livello dei mari fino
a 2-3 metri al di sotto
dell’attuale
livello,
liberando così ampie pianure costiere. Le nuove
condizioni
climatiche
favorirono l’espansione
dell’Impero Romano verso
nord in territori dove il clima
divenne più mite (proprio
Cesare intorno al 55-50
a.C. fu il protagonista delle campagne militari in
Gallia e in Britannia). Anche
i territori conquistati dai
Romani nel Nord Africa e
nel Medio Oriente subirono
gli effetti dei cambiamenti
climatici, trasformandosi, a
causa della crescente
siccità, dal “granaio di
Roma” a zone desertiche.
La composizione chimica
dell’aria non è fondamentalmente cambiata nei
secoli; è evidente però che
i nostri personaggi non
dovevano fare i conti con i
numerosi inquinanti che
affliggono le nostre città, in
gran parte sconosciuti
prima della Rivoluzione
Industriale.
Ma
non
dobbiamo immaginare
che l’aria fosse sempre
pura: la combustione della
legna,
unica
forma
disponibile di generazione
del calore, poteva rendere
pessima la qualità dell’aria
nelle abitazioni.
Uomini e donne:
METEOROPATIA
Gli effetti del tempo sul comportamento e sugli umori
Parità dei sessi? Macché! Anche il tempo ci mette lo zampino...
Mario Giuliacci - Centro Epson Meteo
L
a vulnerabilità del
nostro organismo a
causa delle alterne vicende del tempo è più
frequente nelle persone
istintive e sensibili. E
questo potrebbe essere il
motivo per cui le donne
sono più fragili di fronte ai
mutamenti del tempo,
anche se la maggiore
meteosensibilità potrebbe
dipendere anche dal fatto
che sanno esternare con
maggiore facilità le proprie
emozioni.
Anche nelle donne in
menopausa, di fronte a
stimoli sgradevoli provenienti dall’ambiente atmosferico, la risposta di difesa
è quasi sempre mal dimensionata, il più delle
volte esagerata ma talvolta
anche inadeguata. La
donna in menopausa in
genere avverte più caldo o
più freddo di quanto in
realtà non faccia, ma con
sensazioni la cui intensità
muta da un giorno all’altro.
E che, in questi casi, il
sistema di termoregolazione faccia un po’ i
capricci – messo fuori uso,
sembra, da bruschi e
irregolari sbalzi nella
concentrazione di ormoni
nel sangue – è testimoniato dalle fastidiose
SCIENZA
vampate di calore che
affliggono le donne che
stanno attraversando tale
critico periodo della loro
vita.
Esistono, come era lecito
attendersi, differenze anche da un sesso all’altro.
È noto infatti che le donne
sono molto più freddolose
dell’uomo, una diversità
biologica che è spesso
fonte di disaccordo e di
battibecchi tra moglie e
marito, come quando, ad
esempio, si tratta di decidere, in inverno, il livello
del riscaldamento domestico e l’uso o meno del
piumone nel letto.
La maggiore sensazione di freddo è di circa
0.5°C, apparentemente
una
quantità trascurabile. Ma non è
così se si pensa
che quando la
nostra temperatura corporea
sale da 36.5 a
37°C, avvertiamo subito
che abbiamo
“qualche
linea di febbre”.
Tecnologia e progresso avanzano. Ma dove andare per trovare realmente benessere?
Una canzone diceva “Voglio
andare a vivere in campagna”...
Oggi si sta sempre più riscoprendo il valore della genuinità tesa alla ricerca della
tranquillità e del wellness. Ma è più salutare l’aria di montagna o quella di mare? E perché
se n’è sempre fatta una sostanziale differenza?
Paolo Corazzon - Centro Epson Meteo
C
on i suoi 7000 km
di coste su uno dei
mari più belli del Mondo e
due tra le catene montuose più importanti d’Europa, le Alpi e l’Appennino,
nonché con il suo mite clima mediterraneo, l’Italia
riesce a soddisfare le esigenze di tutti quando si tratta di scegliere dove trascorrere una vacanza. Ma
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al di là delle proprie passioni o inclinazioni, quali
differenze climatiche e
quali conseguenze sul
nostro organismo hanno il
mare e la montagna? Il clima marino, oltre ad assicurare escursioni termiche limitate, ha effetti benefici nella cura di malattie renali e reumatiche,
osteoporosi, postumi da
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traumi ossei, affezioni delle prime vie respiratorie,
alcune malattie della pelle, anemia, rachitismo,
funzionamento in sottotono della tiroide. La montagna d’altro canto garantisce aria pura e pulita tutto
l’anno e inoltre, a seconda
dell’altitudine, può contribuire al miglioramento dello
stato di salute di chi soffre
di asma, gastrite, ipertiroidismo, bronchite, polmonite, pleurite e tanti altri
malesseri. Mare e montagna hanno in effetti alti meriti nella cura di svariate
malattie, ma non è indifferente la scelta dell’una e
dell’altra meta: i consigli di
un medico o di un bioclimatologo possono essere di grande utilità.
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RIFLETTO
che lo tsunami, dopo essersi abbattuto sulle coste
del sud est asiatico, sulle isole dell’Oceano Indiano,
e poi sulle coste del sud est africano, avrebbe
percorso migliaia di chilometri seguendo il tracciato
delle catene montuose che si trovano negli oceani.
Durante il suo percorso ha toccato le coste del Perù
e del Canada. Gli studiosi hanno scoperto che
nonostante i 20.000 km di distanza dall’epicentro
nell’Oceano Indiano, l’onda anomala ha raggiunto
È LA SEROTONINA A DECIDERE LA NOSTRE REAZIONI
altezze significative. Quando si è avvicinato alle coste
canadesi e peruviane lo tsunami ha raggiunto il
mezzo metro di altezza; in Alaska ha sfiorato i 25
centimetri, in Inghilterra 5cm e in Francia 7cm.
Paragonate ai 10 metri di altezza raggiunti
nell’Oceano indiano sembrano misure irrilevanti ma
per comprendere l’entità del fenomeno bisogna
ricordare che l’epicentro distava migliaia di
chilometri.
NEL NORD EUROPA, OGNI ANNO LA SAD CAUSA 1200 SUICIDI
chi è più meteosensibile?
L
e donne sembrano
aver mantenuto maggior contatto con i ritmi della natura, rispetto agli uomini: rivelano infatti una più
spiccata capacità di adattamento alle variazioni stagionali della luce.
Il motivo? Nelle donne la
produzione di melatonina –
l’ormone del sonno – ha
una marcata ciclicità stagionale. L’uomo invece
sembra aver perso i ritmi
naturali di concentrazione
di questa sostanza cosicché la produzione ormonale rimane pressoché
costante nel corso dell’anno. La donna, nonostante i
ritmi imposti dalla civiltà
odierna, ha insomma
mantenuto una migliore
sincronizzazione delle proprie funzioni con la durata
del giorno.
Se però il ciclo stagionale
di produzione della melatonina si inceppa, sono
proprio le donne a pagarne
di più le conseguenze. E
questo spiega perché il
gentil sesso vada incontro
più dei maschi alla
depressione invernale, un
disturbo nel quale la carenza di luce gioca un ruolo
fondamentale. In effetti con
l’inverno le giornate si accorciano e si riduce di
conseguenza
l’esposizione diretta alla luce
solare, una circostanza
che scatena in molti sog-
getti una tipica depressione stagionale, la
SAD ( Seasonal Affective
Disorder), una sindrome
molto diffusa nei paesi nordici (non è un caso che proprio qui, a causa della scarsa luce, si registri ogni
anno il livello più alto di
suicidi).
In Europa, la SAD colpisce,
nell’80% dei casi, le donne di giovane o media età.
I sintomi sono quelli tipici
di una depressione (tristezza immotivata, flessione del desiderio, crisi di
pianto). Ma la SAD si riconosce per altri tipici distur-
bi quali sonnolenza, aumento dell’appetito e desiderio smodato di dolci,
pane e pasta, disturbi che
scompaiono regolarmente
in primavera. Le cause?
Occorre ricordare che la
luce solare regola i ritmi
biologici circadiani, ovvero
quelle funzioni vitali che
oscillano, nel corso delle
24 ore, tra un massimo e
un minimo: sonno e sveglia, attività e riposo, pressione sanguigna, frequenza cardiaca, livello degli ormoni, tra i quali la Serotonina, nota come l’”ormone
del buon umore”.
È stato effettuato uno studio su 1040 italiani di età
compresa tra 20 e 55 anni per capire quali siano
gli effetti delle lunghe ondate di maltempo sul
comportamento e sull’umore. Questo il risultato:
- 6 italiani su 10 hanno alterazioni dell’umore con effetti
devastanti soprattutto per le donne
- 3 donne su 10 dichiarano che, da gennaio a maggio,
soffrono di crisi di nervi. Le più colpite sono soprattutto le
insegnanti, le impiegate e le casalinghe. I sintomi immediati
sarebbero senso di vuoto, stanchezza cronica, frustrazione,
litigi e irascibilità, anche a seguito della forzata convivenza
entro le mura domestiche per colpa appunto del maltempo.
- il 42% delle donne ammette che i nervi cedono ogni tanto
- il 28% delle donne dice che cedono spesso
- tra gli uomini la percentuale cala tra il 36 e il 27%
- 6 maschi su 10 mostrano invece una forte insofferenza
alla ‘’cattività forzata’’ con la famiglia.
CLIMA
Una nuova scoperta che arriva dal centro di ricerche NASA
PSICHE
Spesso un’atmosfera di festa può diventare ossessiva...
Il calore delle città fa
aumentare la pioggia
Colori, luci e presepe.
Eppure mi sento triste
Lo dichiara il centro di ricerche spaziali statunitense, preposto al
controllo delle condizioni meteo per il lancio di Shuttle e Columbia,
e avvisa sulle terribili conseguenze.
Uno studio statunitense parla chiaro: a Natale siamo più tristi di
sempre. Il 38% delle donne e il 12% degli uomini soffre della
sindrome depressiva invernale.
Zadig Roma
Cristina Moltoni
I
ricercatori della Nasa
hanno per la prima
volta usato satelliti in grado
di misurare la piovosità
per confermare che il
calore prodotto dalle aree
urbane fa aumentare le
precipitazioni nelle grandi
città, incluse metropoli
americane come Atlanta e
Dallas. Marshall Shepherd e i suoi colleghi del God-
Rifletto dicembre.pmd
dard Space Flight Center
hanno rilevato che le aree
urbane con alta concentrazione di edifici, strade e
altre superfici artificiali
trattengono il calore e
aumentano le temperature circostanti creando
quelle
che
vengono
definite isole urbane di
calore. L’aumento di temperatura provoca delle
5
modifiche nelle condizioni
atmosferiche attorno alle
città. Usando il satellite
della Nasa Tropical Rainfall Measuring Mission,
Shepherd ha verificato che
nei dintorni di grandi città
la piovosità era maggiore
fino al 116 per cento. I risultati della ricerca sono
riportati sul Journal of
Applied Meteorology.
U
no studio del dott.
Brian Taylor, della
Università di Baltimora, ha
dimostrato che la depressione viene avvertita soprattutto durante le festività, specie quelle natalizie, quando si verifica cioè
la confluenza di due fattori
importanti: la scarsezza di
luce tipica della stagione
invernale e la luce arti-
08/12/2005, 11.36
ficiale creata per la
ricorrenza. Negli Stati Uniti,
la depressione invernale
ha percentuali diverse
rispetto all’Europa: colpisce il 38% delle donne e il
12% degli uomini e non
sono ancora noti i motivi
per cui questo stato di
malessere sia aumentato
in modo molto visibile nel
corso degli ultimi 15/20
anni. Forse come suggerisce il colonnello Mario
Giuliacci, “è aumentato lo
stridente contrasto tra la
gioia a fior di pelle di amici
e parenti e la tristezza che
invece
attanaglia la
psiche del depresso. A
maggio prossimo, a Denver, nel Colorado, il responso di uno staff di
specialisti.
www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 6
RIFLETTO
DALLA SPAGNA UNA
SENSAZIONALE
SCOPERTA...
ECOLOGIA
I ricercatori del Centro nazionale spagnolo per
la ricerca scientifica hanno portato alla luce un
antico sito destinato all’estrazione dei minerali
a pochi chilometri dall’attuale Siviglia. Il sito
rappresenta una vera e propria novità: non
esistono infatti ritrovamenti di questo tipo in
nessun luogo del mondo. Gli archeologi hanno
trovato una serie di pali in legno piantati a
formare un semicerchio e una scala che
evidentemente conduceva in un piano
sotterraneo. Il ritrovamento è stato fatto a 9 metri
di profondità. Secondo gli esperti, questi resti
devono essere associati ad una struttura
circolare. Le datazioni al radio carbonio di due
dei pali hanno dato un’età tra i 5735 e i 5624
anni a.C..
L’inquinamento è cosa
Luomo moderno è portato a pensare di essere la causa dei più gravi disastri ecologici che la Terra abbia mai sofferto. Però c’ da sapere che...
Ogni era ha avuto le sue croci, ogni tempo i suoi guai: oggi si può affermare, senza possibilità di errore, che secoli e secoli addietro
Andrea Giuliacci - Centro Epson Meteo
Q
uando si parla del
riscaldamento del
Pianeta e dei gas serra
emessi dall’uomo la mente va subito ai grigi
pennacchi delle ciminiere
ed ai tubi di
scappamento fumanti sull’asfalto. In realtà l’uomo
ha cominciato a produrre
gas
serra
ben
prima
che venisse
costruita la
prima fabbrica moderna.
Nelle microscopiche bolle
d’aria
intrappolate
nei ghiacci
perenni della
Groenlandia
ad esempio sono state trovate tracce dei fumi prodotti
dalle miniere d’argento de-
INQUINAMENTO DELL’ARIA
GEOLOGIA
gli antichi Romani in Spagna. Le attività minerarie o
artigiane non sono però le
sole, e neanche le più importanti, fonti di gas serra
delle epoche storiche passate. In effetti ben prima di
entrare nell’era industriale,
l’Uomo ha immesso nell’atmosfera grandi quantità di gas serra attraverso i
vasti incendi con cui in passato strappava ai boschi e
alle foreste nuove aree
coltivabili. Tuttavia il ritmo
con cui negli ultimi due
secoli il genere umano ha
prodotto CO2 e altri gas
serra non ha eguali nella
Storia, e spiega in buona
parte la rapidità con cui la
Terra si sta ora surriscaldando.
Oggi i paleontologi sostengono che 55 milioni di anni fa vegetali seguirono il sole
Guai preistorici
Il clima “spostò” le foreste
L’uomo? Scappava ai cattivi odori...
Q
C
erto, in un giornale di
scienza, seppur divulgativo come questo, è
strano che si parli di un argomento come quello che
stiamo per affrontare. Sembra però acclarato che, durante la preistoria, la quantità e la massa di escrementi dei più grandi dinosauri rendesse l’aria veramente irrespirabile. Ne sono prova alcune vere e pro-
Rifletto dicembre.pmd
6
prie “fughe” di ominidi, descritte quasi maniacalmente in tratti rinvenuti all’interno delle caverne del Kazakistan, dello Yutah e del nord
America: di recente è stato
ipotizzato che un dinosauro
di grandi dimensioni potesse infestare l’aria in un raggio di poco meno di tre chilometri e che una mandria
media potesse fare il vuoro
su 100km quadrati!
uanto successo
alle foreste 55
milioni di anni fa potrebbe
capitare ancora oggi, a
causa dei cambiamenti
climatici. Secondo un
gruppo di ricercatori americani coordinati da Jonathan Bloch dell’Università
della Florida, 55 milioni di
anni fa le piante delle
foreste subtropicali emigrarono verso le latitudini
più settentrionali. Si tratta
della prima prova di un
grande cambiamento nella
vegetazione terrestre avvenuto a causa di un improvviso riscaldamento climatico.
Il periodo è noto come
Paleocene-Eocene Thermal Maximum (PaleoceneEocene, periodo di massimo calore): la temperatura
salì di circa 10 gradi in
breve tempo, circa 10.000
anni. “Il grande caldo” durò
08/12/2005, 11.36
per circa 100.000 anni. Fu
in quest’epoca che comparvero le prime specie di
cavalli, maiali, cammelli e
ippopotami. Solo che finora non si sapeva che
cosa fosse successo alle
piante. Poi però i ricercatori
hanno scoperto piante e
polline fossili risalenti alla
fase del cambiamento climatico. E si tratta di reperti
che sembrano provenire
da un ambiente più tro-
picale di quello precedente. “Credo che le piante
abbiano attraversato gli
stessi ponti di terra che
univano l’Asia all’America
Settentrionale usati dai
mammiferi per spostarsi”,
dice Bloch. “Inoltre”, continua l’esperto, “se l’ambiente si è effettivamente
modificato questo avrebbe
potuto influenzare l’adattamento e l’evoluzione dei
primati”.
www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 7
RIFLETTO
Dalla ricerca di due ingegneri neozelandesi
emerge una scorcentante novità: sembra che
durante l’età del ferro alcuni attrezzi venissero
adoperati per comprendere la carica dell’aria,
per prevedere la pioggia e per attirare i fulmini.
Louis Dermon, dell’Università del Massacchussets, negli USA, ha scoperto alcune grotte in cui venivano organizzati incontri per piani-
È COSA ANCORA
INCOMPRESA MA DI
CERTO INTERESSE
LA TERRA HA DA SEMPRE
DOVUTO SUBIRE VIOLENZE
ficare la caccia, cosa che avveniva per lo più in
autunno ed era quindi cosa destinata ad essere fatta in periodi molto piovosi. La scoperta
trapela da segni raffigurati sulle pareti che mostrerebbero sedute per prevedere le condizioni meteo. Non si è però ancora ben compreso
quale fosse il modo in cui utilizzavano gli arnesi.
ORMAI È CERTO CHE SECOLI FA
L’UOMO NON VIVESSE MEGLIO
L’UOMO: PRIMA VITTIMA E POI
CINICO CARNEFICE
vecchia come il cucco
l’aria non era più respirabile di oggi...
PALEO-TEMPERATURE
L’uomo ha iniziato molto presto a arrecare danni alla Terra
Gli uomini antichi alteravano il clima
Pensavate davvero che i termini “effetto serra” e “gas serra” fossero relativi a qualcosa
di proprio soltanto della nostra era? Dovrete proprio ricredervi.
U
na ricerca pubblicata
sulla rivista “Science”
suggerisce che gli esseri
umani abbiano influenzato il
clima del pianeta già prima
della rivoluzione industriale.
Secondo i ricercatori, durante il primo millennio d.C., i livelli di metano nell’atmosfera sono stabilmente cresciuti. La maggior parte del gas
serra sarebbe provenuta da
giganteschi incendi accesi
dagli esseri umani allo scopo di ripulire i terreni per
l’agricoltura. Ma anche i cambiamenti climatici naturali
avrebbero contribuito alle
BIOLOGIA
emissioni. Il carbonio fornisce una registrazione storica del metano nell’atmosfera, e anche la sua provenienza. Sembra dunque che gran
parte del gas sia dovuto alla
combustione di biomassa,
probabilmente legno ed
erba. “L’umanità conosceva
il fuoco da migliaia di anni,
anche se la popolazione era
ancora molto ridotta, e
appiccava grandi incendi su
base regolare”, commenta
Dominic Ferretti del National
Institute of Water di Wellington. “Già migliaia di anni fa
il fuoco veniva usato per radere al suolo sterminate foreste per cacciare più agevolmente e di ciò si è trovato
traccia in molte pitture rupestri. I nostri dati indicano poi
che in tempi pre-industriali i
livelli di metano proveniente da incendi erano più elevati di quanto si pensasse
finora.”
Alcuni studiosi medioevali ritenevano che la natura avesse regole misteriose e che si adattasse ai tempi. Oggi sappiamo che in parte è vero...
L’effetto serra non è determinato solo dall’uomo
Andrea Corigliano
termina allora una diminuzione della concentrazione
del gas nell’aria e parallelamente una diminuzione
della temperatura per la
maggiore dispersione del
calore terrestre. In questo
modo i ghiacci tornano ad
aumentare e la quantità di
CO 2 che prima si era disciolta nell’acqua marina
ritorna in atmosfera. Questo ciclo perfetto, perennemente in moto, garanti-
N
ell’immaginario
collettivo è diventata ormai abitudine classificare l’effetto serra come
uno tra quei fenomeni a
scala globale che minano
la salute del nostro pianeta. Se in parte questa conclusione è fondata, dall’altra si rischia di colpevolizzare troppo l’imputato, poiché la vita sulla Terra ha
avuto modo di espandersi proprio per merito suo.
Il limite oltre cui l’effetto
serra da benefico diventa
dannoso è da ricercare
nel bilancio termico terrestre. In generale, il fenomeno rappresenta una catena di equilibri che si autoregolano. La CO2 innesca
una catena di eventi che
portano all’aumento della
temperatura del globo
che, a sua volta, regola la
presenza della stessa
anidride carbonica in atmosfera. All’aumento termico, infatti, segue lo scioglimento di una certa
quantità di ghiaccio in
prossimità dei poli, con
conseguente aumento sia
del volume di acqua marina che della CO 2 che in
essa si discioglie. Ciò de-
Rifletto dicembre.pmd
sce che il bilancio termico
terrestre resti nella media
di 15 °C, consentendo appunto lo sviluppo della
vita. In definitiva, quindi,
mentre da una parte l’acqua limita l’accumulo del
gas serra, dall’altra l’equilibrio che si crea tra acqua
e ghiaccio ne regola la
concentrazione in atmosfera. Dall’avvento dell’era
industriale, però, la concentrazione di anidride
carbonica è andata sempre più crescendo ed ha
determinato un vistoso
aumento della temperatura: in media di 1°C nell’ultimo secolo. Ciò ha determinato, oltre ad un’accelerazione del ciclo della
CO 2, anche l’intensificazione di eventi atmosferici
che traggono dal surplus
termico quell’energia necessaria per crescere in
potenza.
PALEONTOLOGIA
L’uomo fu prima vittima e poi causa di grandi mutazioni climatiche
Clima fautore di cambiamenti
L’alzarsi delle temperature indusse l’uomo a creare nuove attività produttive. Ma poi...
M
olti ricercatori sostengono che al
Neolitico, e quindi al primo
grande sistema economico agricolo, si giunse
grazie all’induzione dei
cambiamenti climatici che,
con la fine della glaciazione, misero fine al quel
periodo cosiddetto pleistocenico, determinando, durante l’inizio del successivo periodo, detto Olocene,
una maggiore aridità di
7
molti territori. Il progressivo e sempre maggiore inaridimento spinse i gruppi
umani in poche aree umide situate in prossimità di
oasi e fiumi. Questa contiguità ecologica determinò
lo sviluppo delle prime forme di agricoltura e allevamento.
I maggiori modelli storici e
climatici dei più noti esperti
del mondo ritraggono una
situazione nella quale sui
08/12/2005, 11.36
territori dell’attuale India,
nell’odierno centro Africa e
nel nord dell’Asia, le attività umane erano talmente
in rapida ascesa che i mutamenti climatici non tardarono a peggiorare. Alcuni
ritrovamenti fanno pensare addirittura ad un momento nel quale il rialzo
delle temperature era perfino nell’ordine di 3 gradi
ogni 15 anni. Ciò è
presumibilmente spiega-
bile con il notevole numero di incendi che l’uomo
provocava per disboscare
e per cacciare: incendiare
grandi aree dava la possibilità di cacciare più facilmente e senza l’impedimento di alberi e piante.
Ciò spiegherebbe lo strato geologico dell’epoca, in
cui sono state trovate ingenti quantità di cenere e
di ossa deturpate dalle
fiamme.
Rifletto dicembre.pmd
8
08/12/2005, 11.36
www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 9
RIFLETTO
IL MISTERO DEI VORTICI
D’ARIA SOTTO LE
PETRONAS TOWERS
DAL MONDO
Lo sapevate che le Twin Towers furono costruite prendendo spunto dal progetto delle torri di San Gimignano
in Toscana? Oggi la maggior parte degli “skyscrapers”
sono progettati con metodi di estrema avanguardia e
che fanno apparire le torri gemelle davvero obsolete, pur
se progettate soltanto poco più di 30 anni fa. E se queste
alle basi avevano dei grossi ammortizzatori che servivano per sopportare i movimenti tellurici, oggi le Petronas
Towers, per esempio, collegate tra loro da un ponte a più
di 200 metri di altezza, sono state progettate a sezione
tonda per resistere meglio ai venti. Una curiosità: la struttura delle torri fa in modo che i venti siano del tutto assenti
sul lato nord ma passando sotto le Petronas le correnti
aumentano improvvisamente fino a formare sul lato sud
veri e propri vortici d’aria dovute al risucchio creato proprio dalla sezione tondeggante dei grattacieli.
Arrampicatori toroidali
Grazie alla entomologia scopriremo nuovi pianeti e gli insetti saranno d’aiuto perfino alla robotica.
L’uomo ragno è sempre più vicino: scienziati e ricercatori lo sanno bene e sono sulle sue tracce
Mirko Mancartucci
articolo pubblicato sulla rivista “Proceedings of the
Royal Society A1”.
I ricercatori, guidati da
Ralph Spolenak, hanno visto che le zampe di questi
animali sono ricoperte di
minuscoli peli di forma diversa. Le cavallette ad
esempio hanno la parte
terminale piatta, mentre le
mosche hanno dei veri e
propri filamenti. Gli scarafaggi, invece, hanno peletti
che terminano con una
ventosa a forma di toroide.
L’analisi matematica di tutte queste forme ha dimo-
P
er arrampicarsi su
pareti verticali, lucertole e insetti usano una varietà di sistemi molto più
ricca di quanto gli scienziati
avessero pensato fino a
oggi. E così le equazioni
che spiegano questa “capacità adesiva” sono state
riorganizzate da un gruppo
di ricercatori del Max
Planck Institut für Metal
Forschung di Stoccarda e
del Federal Institute of
Technology di Zurigo in un
LE NUVOLE
ARCHITETTURA e METEO
tare la capacità adesiva, bisogna stipare nel più piccolo spazio possibile una
grande quantità di peletti.
Su scale molto piccole, le
equazioni dimostrano che
la forma a ciambella, cioè
quella toroidale, è la migliore.
“Modelli matematici di questo tipo — spiega
Spolenak — consentiranno agli ingegneri di costruire
materiali in grado di
copiare al meglio la
natura. E potranno
essere usati sia per aiu-
T
ante molecole di vapore acqueo: questi
sono i mattoncini che
compongono le nuvole. In
effetti
nell’atmosfera,
anche quella tersa e
stabile, sono sempre
presenti delle molecole di
vapore acqueo. Quando
però le molecole diventano troppo numerose
l’aria non può contenerle.
Il numero di molecole di
vapore che può essere
contenuto in una particella
d’aria è legato alla sua
temperatura e pressione,
e diminuisce man mano
che l’aria si raffredda. Il
vapore in eccesso condensa in minuscole goccioline, che tutte assieme
formano la nuvola. In
natura l’aria può raffreddarsi vicino al suolo – e
allora si forma la nebbia –
oppure muovendosi verso
quote più alte, e in tal caso
nascono proprio le nubi.
Eugenio Musso - Centro Epson Meteo
L’
Quanto può vivere
mediamente una
nuvola?
Poiché le gocce di vapore
si creano e si dissolvono
in continuazione la nube
viene presto soppiantata
da un’altra nuvola che ne
“prende il testimone”: a
durare da qualche ora a
qualche giorno non è
quindi la singola nuvola,
ma la perturbazione che
l’ha creata.
Andrea Giuliacci
Centro Epson Meteo
9
tare i robot a muoversi sui terreni accidentati di lontani pianeti che per costruire oggetti
di uso
quotidiano”.
Due ricercatori dell’Università di Parigi VI, Basile Audoly
e Sébastien Neukirch,
hanno risolto il mistero degli
spaghetti. Il problema insoluto era: perché se si prendono quelli di un pacco e si
spezzano, non si spezzano quasi mai a metà,
ma in tre o quattro
pezzi?
Il problema era stato
posto anni fa dal premio
Nobel Richard Feynman,
che però, nonostante
l’aiuto del suo amico Daniel
Hillis, esperto di informatica,
non era riuscito a risolverlo.
Che tempo fa lassù?
Attratti dalle vertigini
Che cosa sono e
quanto vivono
Rifletto dicembre.pmd
strato che a funzionare
meglio è la soluzione adottata dalle cavallette. Con
una superficie piatta, infatti, si massimizza il contatto
con la parete. Inoltre, i peli
delle cavallette hanno anche quel tocco di flessibilità che permette loro di
adattarsi alle superfici più
accidentate.
Se però si passa dal mondo naturale a quello artificiale, i ricercatori consigliano di cercare di ricreare materiali che invece copino le forme toroidali. Infatti, per riuscire ad aumen-
Scoperto
il segreto
degli spaghetti
attrazione per le
grandi altezze accompagna l’uomo fin dalla
notte dei tempi; il mito di
Icaro che afferma il
desiderio di libertà e di
affrancamento dell’uomo
dai propri limiti naturali e
sociali, le necessità
difensive garantite dalle
antiche fortezze arroccate
sulle alture più impervie, lo
sviluppo del pensiero
scientifico legato alla
possibilità di un’osservazione da un punto di vista
quasi divino, sono solo
pochi esempi che testimoniano come, da sempre,
l’uomo sia attratto dalle
altitudini più elevate.
Questo desiderio che
permea l’animo umano si
è manifestato anche
nell’architettura, conciliando esigenze urbanistiche e prestigio sociale:
già nell’antica Roma la
necessità di sfruttare ogni
spazio disponibile portava
allo sviluppo delle abitazioni in altezza per consentire una maggiore densità abitativa; inoltre opere
monumentali testimoniavano la grandezza della
Città e affermavano la
propria supremazia. Il
limite allo sviluppo in
verticale era solo tecnologico e, sebbene la
scoperta e l’utilizzo del
“cementitium” romano
permettesse
tecniche
costruttive assai ardite per
l’epoca, era ancora ben
lontana la costruzione del
“Home Insurance Building”
di Chicago nel 1885,
quello che è considerato il primo grattacielo della storia: uno
scheletro di acciaio
dove i muri non hanno
più alcuna funzione
portante ma esclusivamente di copertura.
Da quel contestatissimo edificio di 55
metri ai 508 metri del
“Taipei
Financial
Center” (nella foto a
destra) la corsa non si
è più fermata ed è solo
una questione di
tempo per vedere
superare questo limite
già impressionante.
Tali dimensioni sono
paragonabili
per
esempio ai 572 del
Monte Conero, dove un
A tutti coloro i quali stiano decidendo di visitare
New York, consigliamo
l’agenzia Explore New
York: offre fantastici tour
in elicottero sui gratta-
cieli, crociere con cena
attorno a Manhattan,
possibilità di acquistare
biglietti per spettacoli e
di prenotare cene in
ristoranti selezionati.
escursionista potrebbe apprezzare una differenza di
circa 3 gradi tra la base del
monte e la sua cima. Tale
differenza è molto meno
marcata però nelle grandi
città dove il fenomeno noto
come “isola di calore”, cioè
una cappa d’aria calda che
può superare i 300 metri di
spessore, limita questa
differenza di temperatura.
08/12/2005, 11.37
La ricerca degli scienziati
francesi, pubblicata sulla
rivista Physical Review
Letters, spiega che il
segreto consiste nelle onde
flessionali, che si trasmettono lungo gli spaghetti
quando li si spezza, e che
Feynman probabilmente
non aveva considerato.
Per arrivare a questa conclusione, i due ricercatori
hanno effettuato 25 esperimenti su spaghetti di vario
diametro, scattando 1000
foto al secondo. Il video
dell’esperimento è disponibile sul sito internet
w w w. l m m . j u s s i e u . f r /
spaghetti.
Lo studio non è poi così
frivolo come potrebbe
sembrare: infatti le stesse
tecniche si rivelano utili in
molti altri campi, come la
costruzione di ponti e
grattacieli.
Rifletto dicembre.pmd
10
08/12/2005, 11.37
www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 11
RIFLETTO
IL GALATEO INSEGNA:
MAI CHIEDERE L’ETÀ
AD UNA DONNA...
PRECIPITAZIONI
Quanti anni ha la Sfinge? L’egittologia ufficiale
ha sempre ritenuto che la Sfinge, la più
imponente ed enigmatica statua di pietra mai
costruita al mondo, fosse stata scolpita nella
roccia durante il regno del grande Faraone
Chefren, nel 2520 a. C. Ma alcuni archeologi
e geologi oggi sostengono di avere
inconfutabili prove che l’erosione della statua
non sarebbe dovuta al vento e alla sabbia,
(come hanno sempre ritenuto la maggior
parte degli egittologi e degli studiosi del
mondo) bensì alla pioggia, e che quindi
l’origine della Sfinge vada fatta risalire a
migliaia di anni prima, quando cioè la regione
sahariana era umida e tutto l’attuale deserto
era invece un fertilissimo polmone verde.
La pioggia è fatta a scale
Flavio Galbiati - CEM
Cento mm di pioggia corrispondono a 2 milioni di tonnellate d’acqua
chilometri quadrati corrispondono a 2-3 milioni di
tonnellate d’acqua!
uando si parla di
eventi alluvionali
viene spesso indicata anche la quantità di pioggia
caduta con un valore
espresso in millimetri. La
pioggia infatti è misurata
dalla strumentazione delle
stazioni meteorologiche
proprio in millimetri (e non
in cm come qualcuno
pensa); ogni millimetro di
pioggia caduta corrisponde a 1 litro di acqua per
metro quadrato di superficie. Possiamo quindi facilmente intuire quali esiti
disastrosi possano avere
precipitazioni abbondanti,
come quelle causate dalle
perturbazioni più intense.
In 24 ore in alcuni casi si
possono registrare fino a
100–150 mm di pioggia,
che in un’area di 20
Rifletto dicembre.pmd
Tutto in millimetri
L’intensità di una precipitazione si misura in
millimetri di pioggia all’ora.
Si distinguono così: pioggia debole (meno di 2 mm/
h), pioggia moderata (fino
a 6 mm/h), pioggia forte (tra
6 e 10 mm/h), rovescio (più
di 10 mm/h); se l’intensità
supera i 30 mm/h, si parla
di nubifragio. Abbondanti
precipitazioni possono
cadere in poche ore sotto
forma di rovesci o di piogge
deboli o moderate durante
una prolungata fase di
maltempo. Lo strumento
utilizzato per misurare la
quantità di pioggia è il
pluviometro, che nella sua
11
forma più semplice più
essere costituito da un
contenitore cilindrico graduato, ma sono ormai
diffusi anche quelli digitali,
molto precisi.
Per amor di statistica
Dal punto di vista statistico,
i millimetri di pioggia che
in media cadono ogni
mese in una certa località
forniscono un’indicazione
molto importante circa le
caratteristiche del clima
della zona. Questa distribuzione, chiamata regime
pluviometrico, varia moltissimo all’interno del nostro
Paese. Sulle Alpi per
esempio, la stagione più
piovosa è l’estate, l’esatto
contrario di quanto accade
nelle regioni meridionali e
nelle Isole!
Per una precisa convenzione internazionale la pioggia si misura in
millimetri (mm) e non in centimetri (cm).
Q
PRECIPITAZIONI
Le misurazioni sono il tormentone dei nostri inverni. Ma che succede se...?
08/12/2005, 11.37
Da monitorare
Temibili fucine di nubifragi ed uragani
Le gocce fredde
Mario Giuliacci - Centro Epson Meteo
E
sistono vortici di
bassa
pressione
colmi di aria fredda, i quali
possono raggiungere i 9-10
chilometri di altezza, e che
sono noti come gocce
fredde.
Come si formano?
La formazione di gocce
fredde nel Mediterraneo è
frequente in tutte le stagioni.
Le gocce fredde non partecipano più alla circolazione
atmosferica delle aree
circostanti – così come capita ad un mulinello d’acqua
che si isola nell’ansa di un
fiume – e quindi tendono a
stazionare sulla medesima
area per molti giorni,
muovendosi a zig-zag in
maniera lenta e imprevedibile. Insomma scorrazzano qua e là per il Mediter-
raneo per 5-6 giorni, fin
quando, ormai non più
alimentate da aria fredda, si
esauriscono per attrito.
Che cosa sono?
Le gocce fredde danno
luogo agli eventi più intensi.
Infatti in autunno e inverno
la colonna d’aria fredda,
riscaldata dal basso da un
mare ancora tiepido, raccoglie, lungo il lento e lungo
tragitto, una quantità insolita
di calore e di vapore,
condizione ideale per lo
sviluppo di violenti temporali
sul mare e sulle coste, e poi
di forti piogge una volta
raggiunta la terraferma.
www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 12
RIFLETTO
continua da pag. 1
ALLARME MERCURIO
NELLE SPECIE ITTICHE
DEL MEDITERRANEO
Il problema è riscontrabile soprattutto nei Paesi asiatici che
complessivamente contribuiscono per il 40 per cento delle
emissioni globali: circa 1.000 tonnellate l’anno. Una volta in
atmosfera, questo metallo si deposita sui corpi recettori terrestri e
acquatici, determinando un notevole impatto sulla catena
alimentare. “Il Mediterraneo è interessato da fenomeni di
inquinamento da mercurio comparabili a quelli riscontrati nelle
Tra poco diremo “c’era
AMBIENTE e SALUTE
Molte specie sono a rischio di contaminazione per presenza di mercurio e i ristoranti sono sempre più cari. Perché?
Dicono che ogni anno la Terra perda almeno 18 specie di animali e
11 di vegetali. Colpe dell’uomo ma anche dei capricci del tempo.
Milo Farasellari - Centro Studi di Biologia Marina di Barcellona
A
lcuni esperti di
pesca, guidati dal
paleoceanografo Glenn
Jones della Texas University, hanno studiato vecchi
menù di ristoranti per
determinare come le riserve di pesce del mondo
sono declinate negli ultimi
150 anni. L’andamento dei
prezzi - che risalgono fino
al 1850 - mette in luce la
sempre maggior scarsità
di specie quali l’aragosta,
il pesce spada e le
ostriche. L’analisi dei
menù faceva parte di un
progetto chiamato History of
Marine Animal Populations
per raccogliere indizi sugli
effetti dell’attività umana
sulle specie oceaniche. Il
programma si basa su dati
raccolti dalle fonti più
disparate, dai registri dei
monasteri alle tasse
pagate
dai
pescatori.
I
ricercatori
hanno preso
in esame circa
10.000 menù di
ristoranti di città degli
USA dove si consuma tradizionalmente il pesce, come
Boston e San Francisco.
Dopo aver adattato i prezzi
Rifletto dicembre.pmd
12
tenendo conto dell’inflazione, hanno scoperto che
l’aumento del costo di
alcuni piatti rispecchia la
loro crescente scarsità.
I prezzi dei ristoranti sono
influenzati anche da altri
fattori e non solo dalla
disponibilità della materia
prima: per esempio, la
Grande Depressione ha
mantenuto i prezzi relativamente bassi durante gli
anni trenta. Ciononostante,
secondo Paul Holm dell’Università della Danimarca, i risultati dello studio
riflettono la disponibilità di
molte specie, a sua volta
influenzata dai livelli
naturali delle popolazioni
selvatiche.
BIOLOGIA MARINA
Dal secolo scorso ad oggi, le orme dell’uomo si vedono. E pesano.
L’eccessiva pesca ha svuotato le
acque scozzesi
Nel 1850 la quantità di merluzzo era molto
più alta. Oggi è necessaria una
ripopolazione delle acque.
Zadig Roma
L
e popolazioni di
merluzzo, una specie che una volta dominava le acque al largo delle
coste della Nuova Scozia,
dal 1850 a oggi sono cala-
te del 96 per cento. In effetti, basterebbero 16 piccole
golette di quell’epoca per
contenere tutti i merluzzi
adulti che si stima vivano
oggi in queste acque. I ri-
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cercatori del Census of Marine Life
hanno effettuato la
prima stima dei livelli di merluzzo nel
1850 usando antichi
dati e osservazioni
relativi alla pesca
con le golette, oltre
a moderne tecniche
di modellizzazione.
Secondo gli scienziati, questi risultati presentano profonde implicazioni per le politiche contemporanee sulla pesca,
che dovrebbero tentare di
ricostituire l’ecosistema
marino a partire dai pochi
pesci rimasti.
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RIFLETTO
acque atlantiche. Ad aggravare la situazione sono anche i tanti
cambiamenti climatici che influenzano in modo determinante i
tempi di residenza in atmosfera del mercurio. La forte irradiazione
solare e le elevate concentrazioni di ozono creano, infatti, una
“miscela” che provoca la formazione di mercurio reattivo, ossia più
facilmente trasferibile dall’atmosfera alle acque superficiali del
Mediterraneo. Per molto tempo è stata un’emergenza del tutto
ignorata, benché nel corso degli ultimi quindici anni la comunità
scientifica internazionale e gli Enti preposti alla tutela e alla
salvaguardia della salute pubblica mondiale abbiano mostrato
una crescente attenzione agli effetti dannosi derivanti da tale
inquinamento”. E’ quanto scrive il professor Nicola Pirrone,
dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del CNR di Rende (CS),
nel volume “Dynamics of Mercury Pollution on Regional and Global
Scales - Atmospheric Processes and Human Exposures around
the World”.
una volta il pesce!”...
DAL 1986, 37 SPECIE ITTICHE SONO A RISCHIO ESTINZIONE
DAL 1976, LISTINI DEI RISTORANTI CRESCIUTI DEL 370%
I
pesci nel Mare del
Nord sono diventati
sempre più piccoli, probabilmente a causa dell’eccessiva pesca industriale. Lo hanno denunciato alcuni ricercatori al
convegno annuale del
Consiglio Internazionale
per l’Esplorazione del
Mare (ICES) a Tallin, In
Estonia.
La pesca sta modificando
le comunità al punto da alterare l’intera composizione delle specie. La cat-
AMBIENTE
Emergenza: le acque degli USA diventano tossiche
Gli Stati Uniti fanno
salire la pressione
Nei prossimi anni l’eccessiva salinizzazione marina potrebbe
rendere pericolose molte specie ittiche degli Stati Uniti.
Le Scienze e Big Research
te, principalmente
a
causa della
crescente
urbanizzazione del
territorio. Entro la fine del
secolo alcune acque di
superficie
della regione potrebbero diventare tossiche
per la maggior parte
delle specie.
Sujay Kaushal dell’Institute of Ecosystem
Studies di
Millbrook e
colleghi
hanno studiato 3 località
nella contea di Baltimora,
nella valle del fiume
Hudson e nelle White
Mountains nello New
L
e sorgenti di acqua
dolce negli Stati Uniti nord-orientali stanno diventando sempre più sala-
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Hampshire. I ricercatori
hanno scoperto che nel
corso degli ultimi 30 anni i
livelli di cloro sono cresciuti
notevolmente. La misura
delle concentrazioni di
cloro può indicare un incremento della salinizzazione
perché l’anione è un componente importante di molti
tipi di sale. L’aumento della quantità di solidi disciolti nell’acqua è correlato fortemente alla quantità di
strade e parcheggi. In alcune regioni, l’aumento di
utilizzo
di
composti
antighiaccio durante l’inverno ha portato i livelli di
cloro fino ai 5 grammi per
litro, circa un quarto di quello che si trova nell’acqua di
mare. Poiché l’utilizzo dei
terreni cambia molto rapidamente, gli autori concludono che “la salinizzazione
associata all’incremento di
urbanizzazione potrebbero
condurre alla morte biologica delle acque degli
USA.
TECNOLOGIA
tura dei pesci più grandi
con le reti sta infatti consentendo a un numero
sempre maggiore di pesci
piccoli di sopravvivere.
Alcuni esperti hanno studiato i dati degli ultimi 30
anni sulla cattura di dozzine di specie con reti a strascico nel Mare del Nord,
mare che ospita più di 200
specie e rappresenta una
delle regioni più produttive del mondo per l’industria della pesca. Saranno
necessarie nuove ricerche
per stabilire quali siano le
conseguenze a lungo termine della scoperta sia
per la pesca sia per gli
ecosistemi. I cambiamenti
climatici, per esempio, potrebbero costituire un fattore di complicazione, in
quanto le specie più meridionali potrebbero aumentare le loro popolazioni
man mano che il mare si
riscalda. Queste migrazioni probabilmente influenzeranno le comunità almeno quanto la pesca.
Indizi per la messa a punto di nuovi modelli
Dolcificante per oceani
In meteorologia, le
radio frequenze, grazie
al loro limitato impatto
con la atmosfera
terrestre, sono oggetto
di molti studi.
N
egli ultimi 40 anni
sono stati immessi
nell’Oceano Atlantico circa
19 mila chilometri cubici di
acqua dolce. L’analisi fornisce importanti indizi per
la messa a punto di nuovi
modelli nel tentativo di prevedere i futuri cambiamenti nella circolazione
degli oceani e i loro effetti
sul clima. I climatologi temono che le acque dolci
che entrano nell’Atlantico
settentrionale in seguito
allo scioglimento dei
ghiacci possano modificare le correnti che trasportano calore dai tropici verso il polo, come la Corrente del Golfo. Questi flussi
d’acqua agiscono come
un nastro trasportatore:
l’acqua più fredda e salata affonda in profondità a
nord e torna ai tropici passando appena sopra il
fondale
marino.
La
diluizione con l’acqua dolce potrebbe impedire la discesa in profondità, distur-
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bando la corrente. Finora
non ci sono indizi che la
corrente si stia indebolendo. Ma Cecile Mauritzen dell’Istituto Meteoro-
logico Norvegese sostengono che le loro misurazioni indicano che un rallentamento sarà inevitabile.
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RIFLETTO
LE VARIAZIONI DELLE
TEMPERATURE SONO
CAUSATE DA PIÙ FATTORI.
AMBIENTE
La quantità di materia vulcanica immessa nell’alta atmosfera non dipende solo
dalla violenza dell’eruzione, ma anche dalla direzione in cui l’esplosione si
sfoga; l’impatto della nube sul clima è strettamente legato, invece, oltre che alla
quantità di polveri e gas, anche alla loro particolare composizione chimica.
L’eruzione avvenuta circa 2 milioni di anni fa nel Parco di Yellowstone produsse
una nube di polveri e ceneri che occupava un volume di almeno 2500 km3: con
tutto quel materiale si sarebbe potuta ricoprire l’intera Valle d’Aosta con uno
strato uniforme spesso 750 metri!
Sono molti i casi di raffreddamenti per presenza di gas e nuvole di cenere
Lava su in cima, cambia il clima
Andrea Giuliacci - Centro Epson Meteo
D
urante le eruzioni
più esplosive, immense nubi, formate da
ceneri, gas e pulviscolo,
vengono proiettate a
grandissima velocità nell’atmosfera e talvolta rag-
giungono anche la stratosfera, dove le particelle
vulcaniche riescono a
rimanere anche per qualche anno, prima di ricadere, per effetto della gravità, nella troposfera.
Le eruzioni vulcaniche possono determinare sensibili riduzioni di temperatura...
Gas letali
La nube vulcanica, oltre a
polveri e ceneri, contiene
anche vapore acqueo e
gas, fra i quali l’anidride
solforosa è senz’altro il più
importante. Giunta nella
stratosfera, l’anidride solforosa viene difatti convertita in triossido di zolfo o
in solfati: composti che, a
contatto con il vapore
acqueo, si trasformano
facilmente in acido solfo-
rico. L’acido così generato
si trova generalmente allo
stato di vapore e condensa
assieme al vapore acqueo
dando vita a minuscole
goccioline costituite per
circa il 75% di acido
solforico e per la restante
parte d’acqua. La presenza
delle goccioline di acido
solforico
nella
nube
vulcanica svolge un ruolo
importantissimo: mentre
infatti le parti solide,
pulviscolo e cenere, più
pesanti, ricadono negli
strati bassi atmosferici nel
giro di poche settimane, le
gocce di acido possono
rimanere nella stratosfera
anche per 2 o 3 anni. In tal
modo,
sospinto
e
sparpagliato dai venti in
quota, si forma un velo di
polvere che avvolge per
mesi o anni una larga
fascia della superficie
terrestre.
Il buio che
uccise Pompei
Gli aerosol immessi nella
GEOLOGIA
stratosfera mediante attività vulcanica possono
attenuare notevolmente,
anche in misura del 2030%, la radiazione solare
diretta incidente. Il potenziale impatto climatico
della nube vulcanica è
ridotto anche dalla diffusione non omogenea delle
polveri, cosicché l’effetto
più consistente è localizzato principalmente
nell’emisfero di appartenenza del vulcano, dove
si possono provocare
variazioni sensibili dell’albedo, cioè della capacità di riflettere o assorbire
la radiazione solare. Le
particelle che influenzano
maggiormente il clima
sono quelle di diametro
inferiore a 5 micrometri, e
soprattutto quelle di acido
solforico. E proprio queste
particelle, per la loro
particolare leggerezza e
lenta velocità di sedimentazione, tendono a rimanere
più a lungo in sospensione
nell’atmosfera.
Fertilizzano e uccidono
L’ombra fredda
Vulcani: gioie e dolori di noi uomini e della Terra
I
n realtà l’entità del raffreddamento prodotto
da una singola eruzione è
piuttosto ridotto (di appena
0,2°C). Tuttavia un’intensa
attività vulcanica - con
numerose eruzioni di tipo
esplosivo e che si ripetano
nell’arco di pochi anni può provocare raffreddamenti molto più consistenti. Oltre a influenzare
la temperatura della
superficie, le grandi eruzioni vulcaniche hanno poi
effetti importanti anche
sulla struttura della stratosfera, ovvero degli strati
atmosferici più alti. Le
particelle di polvere, gas o
acido, infatti, oltre a rifletterla, assorbono la radiazione solare incidente e
provocano così un apprezzabile aumento della temperatura della stratosfera.
Nonostante la quantità di
energia assorbita sia ridotta, il conseguente riscaldamento - per la
bassa densità dell’aria a
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quelle quote - è di alcuni
gradi. Un cambiamento
della temperatura stratosferica non provoca in
generale immediati effetti
sul clima, ma un forte riscaldamento può modificare il regime dei venti alle
alte quote, interferendo
così, sul lungo periodo,
anche sulla circolazione
atmosferica in prossimità
del suolo. Infine, deve dirsi
che le eruzioni vulcaniche
sono uno dei pochi fenomeni naturali in grado di
intaccare lo strato di ozono
stratosferico, unica protezione che abbiamo dai
raggi ultravioletti provenienti dal sole.
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RIFLETTO
MOTORE A IDROGENO:
DA TOCCASANA A VERO
E PROPRIO INCUBO
AMBIENTE
Scienziati del California Institute of Technology hanno riferito che, lungi dall’essere ad inquinamento
zero, l’idrogeno usato come carburante al posto dei
combustibili, rovinerebbe la fascia dell’ozono. La
combustione a idrogeno, spiegano, non rilascia
sottoprodotti tossici, ma il pericolo è che parte di
esso potrebbe sfuggire, per esempio, dalle pompe
di rifornimento. Una volta in volo raggiungerebbe
rapidamente la stratosfera ed andrebbe a reagire
con l’ozono formando acqua. Così il buco dell’ozono continuerebbe ad aumentare più che mai. Ma
molti esperti invitano a non drammatizzare ricordando che non è ancora del tutto noto il ciclo dell’idrogeno. Potrebbe essere, dicono i più ottimisti, che
l’idrogeno liberato per sbaglio vada a finire nel suolo, senza neanche raggiungere la stratosfera.
Una massa scura che incombe sui cieli asiatici mette a rischio la salute umana
Per salvarci iniziamo
iamo dall’ABC
Una enorme nube marrone sta seminando il panico tra gli scienziati di mezzo mondo. Ma scopriamo di cosa si tratta...
Consiglio Nazionale delle Ricerche
D
a tempo è nota
come “Asian brown
cloud”, la famigerata nube
marrone dell’Asia costituita da un mix di sostanze inquinanti. Ma ora la nube
marrone non riguarda più
soltanto l’Asia: si sta estendendo nel mondo con pericolosi risvolti. Secondo i ricercatori, il fenomeno Abc
provoca variazioni sui regimi delle precipitazioni. ‘’Il
regime dei monsoni asiatici è cambiato - spiega
William Lau, ricercatore
della Nasa - e non c’è più
l’alternanza monsone fortedebole, ma soltanto monsoni di debole entità con
piogge scarse ”.
Abc, inoltre, impedisce alla
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luce di raggiungere la superficie e riduce la quantità
di pioggia nelle regioni asiatiche, portando, di conseguenza, alterazioni importanti ai raccolti di riso e grano.
Nube italiana e
nube asiatica
‘’La nube italiana e’ però diversa per composizione da
quella dell’Asia - spiega il
ricercatore del Cnr Gian Paolo Gobbi - poiché quella
asiatica è frutto della combustione di carbone elementare e deriva da attività
industriali riconducibili all’uomo; quella italiana è il
frutto dello spostamento di
polveri dal deserto”. La nu-
be marrone che occupa i
cieli degli Stati Uniti sarebbe invece simile a quella
asiatica, per la maggior parte di origine antropica formata da biossido di azoto
prodotto dagli autoveicoli.
Molti esperti affermano che
da una parte abbiamo le
nubi marroni che causano
l’abbassamento delle temperature sulla superficie terrestre, il riscaldamento dell’aria e l’alterazione delle
precipitazioni, dall’altra i gas
serra che, al contrario, provocano il riscaldamento
delle superficie e dell’atmosfera e rendono il pianeta
più umido, con i relativi effetti, non ultimo lo scioglimento dei ghiacciai”.
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RIFLETTO
TRA POCO SI POTRÀ
PRODURRE IDROGENO
DALL’ACQUA
ECOLOGIA
Una nuova tecnica per produrre idrogeno
dall’acqua e da un materiale organico è stata sviluppata da ricercatori della Purdue
University. La scoperta potrebbe accelerare la creazione di una tecnologia affidabile
per lo stoccaggio dell’idrogeno. Anche se il
metodo non è ancora valutabile per la sua
realizzabilità economica su larga scala,
secondo il chimico Mahdi Abu-Omar potrebbe fornire la soluzione a molti problemi che
gli sviluppatori di celle a combustibile devono affrontare. La nuova tecnica richiede
soltanto acqua, un catalizzatore basato sul
renio e un liquido organico chiamato
organosilano, che può essere immagazzinato e trasportato facilmente.
Il fumo di una sigaretta o i fumi dello smog industriale. Ecco quanto e perché restano nell’aria...
Se fumo provochi, fumo respiri
Dove vanno i fumi della terra? E che altezze possono raggiungere?
Giovanni Dipierro - Centro Epson Meteo
I
cosiddetto “tempo di residenza” in atmosfera molto
più lungo.
fumi sono miscugli di
gas e particelle solide
prodotti da una combustione. Il fumo di una sigaretta, quello di una ciminiera
o la fumata di un vulcano
sono tre immagini comuni
che a scala diversa esemplificano intuitivamente il
destino di ogni fumo il cui
cammino è dettato dalla
circolazione dell’atmosfera.
Le particelle solide dei fumi
seguono i moti dell’aria
fino a ricadere al suolo sotto forma di polveri. Le particelle più grosse e pesanti, guidate dalla forza di gravità, saranno le prime a ricadere verso terra mentre
quelle più sottili avranno un
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Fattori ed esempi
Quattro sono le spiegazioni del prolungarsi della
permanenza in aria: venti
intensi, un’atmosfera instabile che favorisce la propagazione verso l’alto, l’assenza di precipitazioni e la
quota a cui avviene l’emissione. Per capire l’importanza dell’ultimo fattore si
pensi alle eruzioni vulcaniche più esplosive che sono
in grado di proiettare la loro
nube di gas e ceneri fino
alla stratosfera, una fascia
dell’atmosfera posta oltre
i 10, 15 km d’altezza dove
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le forti correnti occidentali, che inibiscono il rime-scolamento
lungo la verticale, tratterranno le polveri vulcaniche
per un periodo dell’ordine
anche di anni.
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RIFLETTO
“Stringi Stringi” è la rubrica dedicata alle pillole, alle piccole curiosità legate alla
meteorologia, alla climatologia e all’ambiente. In queste pagine verranno tuttavia pubblicate anche brevi informazioni di geologia, di scienza, di biologia e di astronomia.
METEOROLOGIA
COME SI FORMA
LA GRANDINE?
La grandine si forma in un
settore del cumulonembo,
una nube temporalesca
che si sviluppa tra la primavera e l’estate. Le gocce di
pioggia
allo
stato
sopraffuso, messe in circolo dalle correnti ascendenti del temporale, descrivono traiettorie cicliche e attraversano così a più riprese il livello dello zero termico, ricoprendosi ogni volta
di un nuovo strato di ghiaccio. Il chicco cadrà al suolo
quando la sua forza peso
vincerà la forza che lo trattiene in quota.
COME SI
RICONOSCE
L’ARRIVO DI UNA
GRANDINATA?
Di solito le nubi grandinigene si riconoscono
dal colore verdastro che si
osserva alla base del
cumulonembo. I chicchi di
ghiaccio presenti, infatti,
funzionano come tanti prismi ottici che disperdono
la luce bianca del sole,
suddividendola nei sette
colori fondamentali: rosso,
arancione, giallo, verde,
azzurro, indaco e violetto.
Mentre tutta la gamma
cromatica è assorbita, il
verde al contrario è diffuso
e conferisce alla nube il
classico e temuto colore.
Antiche previsioni
Andrea Corigliano
L
a parola “meteorologia” fu coniata
dagli antichi Greci. Il primo
trattato su questa scienza
porta, infatti, il nome
“Meteorologica”: si tratta di
un testo scritto da Aristotele
nel 350 a.C. che raccoglie
alcuni studi su quelle che
il filosofo chiamava “le
cose sollevate da terra”, di
cui più della metà inerenti
proprio i fenomeni atmosferici. Anche la storia più
antica, tuttavia, è ricca di
riferimenti a questi eventi,
ma si osserva un accostamento sbagliato tra il
tempo meteorologico e
l’osservazione degli astri
celesti. Gli egiziani, infatti,
fin dal lontano 3500 a.C.,
studiavano il moto delle
stelle per prevedere le
alluvioni ed i periodi di
siccità. Ed è proprio in
Egitto che, se vogliamo,
nasce la più antica previsione del tempo quando,
nel libro della Genesi,
Giuseppe interpreta i sogni
del faraone prevedendo le
famose sette piaghe tra cui
compaiono la grandine e
18
L’Arca di Noè
di Alvaro Reja.
la siccità. Noè,
sempre nell’Antico
Testamento, “prevede” il diluvio universale. Tra l’altro, la
conferma di un fenomeno atmosferico
così distruttivo ci
perviene anche dalla
traduzione di alcune
tavolette trovate a
Ninive e decifrate nel
1872, nel palazzo di
Assurbanipal e in
seguito da altre
versioni meno complete e con dettagli
differenti attribuite al
Noè sumero. Il testo,
infatti, narra: “Dopo
che per sette giorni e
sette notti il Diluvio
ebbe spazzato la
terra, e l’enorme
barca fu sballottata
dalla tempesta sulle
acque, Utu (il dio
Sole) comparve…”. In
generale, si nota
come l’atmosfera
fosse divinizzata a tal punto
che quasi tutte le civiltà
primitive tributavano sacrifici e offerte agli dei perché
fossero benevoli. In
Mesopotamia, ad esempio, Marduk era considerato il dio della pioggia,
PROVERBI e CREDENZE POPOLARI
mentre in Scandinavia
l’arrivo dei temporali era
voluto dal dio Thor, simbolo
delle saette.
La prova che le tradizioni non sbagliano
In questa rubrica riportiamo i detti popolari più o meno noti con cui le nostre
nonne amavano fare empiriche previsioni del tempo. Qualcuno le riterrà sciocche
credenze, ma molto spesso erano foriere di verità...
Rosso di
mattina, la
pioggia si
avvicina
Con stelle
scintillanti,
vento forte
avrai davanti
Il tempo a
Capodanno, il
tempo tutto
l’anno
Chi guarda
ad ogni nuvola
non fa
viaggio
L’
S
È
N
i tratta di un noto
detto
marinaresco che inquadra una
precisa
situazione
atmosferica, riferita
alle irruzioni di aria
fredda. In questi casi,
infatti, la bassa concentrazione di umidità
presente nella massa
d’aria in arrivo determina un netto miglioramento della visibilità e permette di
osservare un cielo terso
e limpido; ma mentre in
quota l’irruzione avviene in tempi rapidi, al
suolo l’arrivo del vento
può aversi con un po’ di
ritardo.
solo un proverbio
di… buon auspicio
per l’anno che inizia,
per cui non ha nulla di
vero: è pura utopia,
infatti, prevedere l’andamento del tempo dell’anno basandosi sull’osservazione di un solo
giorno. Un detto analogo, con sfumature diverse, afferma che conoscendo il tempo tra
Santo Stefano e l’Epifania (12 giorni per 12
mesi) si conosce allora
il tempo per tutte le
quattro stagioni. Agli
inizi del ventunesimo
secolo molti, purtroppo,
ancora ci credono!
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QUALI VENTI
PORTANO LA
NEVE
IN ITALIA?
La morfologia dell’Italia
non favorisce in ugual
modo l’arrivo della neve.
Sul versante tirrenico si
possono avere rovesci di
neve con venti da nordovest; mentre al Sud e lungo l’Adriatico la neve arriva
se è accompagnata da venti
orientali richiamati da una
depressione sullo Ionio. In
Valpadana, invece, nevica
con l’ingresso di umidi venti atlantici che scorrono sopra un “cuscinetto” di aria
fredda formatosi dopo un
periodo caratterizzato da
gelo mattutino.
Non è vero ma ci credo...
arrivo di una perturbazione è preceduto da correnti umide
da ovest che arricchiscono di umidità gli strati
atmosferici. Il sole, sorgendo ad est, diffonde la
luce in ogni direzione,
incidendo sulle particelle di vapore che,
fungendo da prismi ottici,
assorbono tutti i colori
dell’iride e diffondono
solo la luce che viaggia
sulla lunghezza d’onda
corrispondente al giallo
e al rosso, quei colori che
si possono osservare nel
cielo tutte le mattine in
cui è prossimo un peggioramento del tempo.
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Da non credere. Le previsioni del tempo hanno più di cinquemila anni
on tutte le nuvole
annunciano un
peggioramento e non
vale proprio la pena rinviare una partenza per
un innocuo cumulo.
L’osservazione del tempo è certamente fondamentale per pianificare
le vacanze, soprattutto
se accompagnata da
una discreta conoscenza
con cui interpretare nel
modo giusto quei sintomi
che annunciano un
possibile cambiamento
del tempo. E anche se
questo non promette
sole, la bellezza di un
paesaggio si apprezza
anche sotto la pioggia.
QUAL È IL
PROCEDIMENTO
CON CUI SI FORMA
LA BRINA?
La brina è il risultato del
passaggio dell’acqua dallo stato di vapore a quello
solido, senza passare attraverso lo stato liquido.
Nelle fredde notti invernali, quando la temperatura
dello strato d’aria prossimo al suolo è inferiore allo
zero, il vapore contenuto
gela e salta così la fase di
condensazione che lo trasformerebbe invece in rugiada. I cristalli di ghiaccio, in tali condizioni, sono
destinati ad accrescersi
soprattutto sulle superfici
fredde.
QUANDO SI HA
IL COSIDDETTO
“GELICIDIO”?
Il fenomeno è noto anche
con il nome di “pioggia
congelantesi” e si verifica
quando le precipitazioni,
dapprima nevose, tramutano in pioggia per la presenza in quota di una massa
d’aria con temperatura positiva. In seguito, se attraversano uno strato d’aria
prossimo al suolo nuovamente con temperatura negativa, rimangono allo stato liquido e non si
ritrasformano in neve. Toccando terra la pioggia gela
all’istante formando una
pericolosa patina di ghiaccio.
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RIFLETTO
Se avrete quesiti da porre, potrete inviare il tutto all’indirizzo di posta elettronica
[email protected]. Vi risponderanno gli esperti del Centro Epson Meteo e il nostro Andrea
Corigliano, i quali hanno collaborato alla creazione di questa rubrica.
TRAMONTO
Signore in rosso
PERCHÈ NEGLI
ULTIMI ANNI
NEVICA PIÙ NEL
SUD ITALIA?
Fermiamo ogni cosa per restarne ammirati. Ma perché in alcune città è più bello?
Daniele Izzo
Il motivo è da ricercare nella presenza di un’area di
alta pressione che, tra dicembre e marzo, è solita
occupare l’Europa e il Mediterraneo occidentali, impedendo l’arrivo delle perturbazioni atlantiche che
sono costrette a risalire
verso più alte latitudini. Da
qui, piegano poi verso i
Balcani pilotate dai freddi
venti settentrionali che aggirano le Alpi, interessando con nevicate solo i versanti orientali dell’Italia e il
Sud dove la temperatura lo
permette.
L’
arcobaleno ha da
sempre affascinato
l’uomo. È uno tra i fenomeni atmosferici più spettacolari che ha inoltre il
merito di mostrarci come
la luce bianca emessa dal
Sole sia in realtà una
combinazione di tutti i
colori, dal rosso al violetto.
Nell’attraversare l’atmosfera, le molecole d’aria
assorbono e riemettono la
luce solare diffondendola
in tutte le direzioni, in
maniera più efficace per la
componente blu rispetto a
quella rossa (ecco il
perché del colore azzurro
del cielo!).
Al tramonto, invece, dovendo attraversare uno
strato di atmosfera molto
più spesso, la luce viene
depauperata della sua
componente blu-violetta
cosicché ai nostri occhi
arriva principalmente la
componente giallo-arancione-rossa che regala al
tramonto le sue affascinanti colorazioni. Ciò è
tanto più vero quanto più
l’aria è ricca di particelle
in grado di diffondere la
luce. È allora evidente che
i tramonti sono particolarmente vivaci quando nell’aria è presente una quantità di polveri superiori al
normale, come succede
specialmente in periodi di
inquinamento oppure alla
fine di una giornata in cui
il vento ha immesso molta
polvere nell’aria: è noto
che grandi incendi oppure
eruzioni vulcaniche posso-
no dar vita a tramonti spettacolari. L’effetto viene
accentuato dalla presenza
di molecole di vapor
acqueo, il che spiega il
rosso glorioso e indimenticabile di certi tramonti
sull’orizzonte marino.
Ecco allora che le città di
mare diventano le
mete preferite dagli
innamorati, attratti
poi dalla possibilità di poter osservare una stella
cadente.
QUALI SONO LE
CONDIZIONI
IDEALI PER UNA
NEVICATA?
Una delle condizioni essenziali perché nevichi è
che non faccia troppo freddo. Infatti l’aria fredda, rispetto all’aria calda, contiene meno umidità, un altro ingrediente che funge
da collante per favorire l’aggregazione dei cristalli di
ghiaccio ed aumentare la
dimensione del fiocco di
neve. Per questo motivo si
hanno nevicate più abbondanti se la temperatura
oscilla intorno allo 0 piuttosto che quando questa
raggiunge valori troppo
bassi.
Tramonto a Torregaveta,
in provincia di Napoli
ALTITUDINE
La montagna è più fredda del mare
PUÒ NEVICARE
ANCHE CON
TEMPERATURE
SOPRA LO
ZERO?
Meteoscienza
I
fattori che provocano
questo fenomeno sono più d’uno. Prima di tutto
bisogna considerare che
l’atmosfera viene solo in
minima parte scaldata dai
raggi che arrivano dal
Sole. Quando la luce colpisce la superficie del pianeta, invece, l’energia viene assorbita e poi riemessa sotto forma di calore, che in seguito riscalda per convezione gli strati
d’aria adiacenti. Più che il
suolo, però, sono le grandi masse d’acqua (mare,
bacini idrologici) ad avere
influenza sul clima: impie-
La neve può cadere anche
con valori compresi tra 2 e
4 °C, ma è essenziale che
la temperatura della colonna d’aria immediatamente
sovrastante sia negativa.
Queste nevicate si hanno
con le irruzioni di aria polare marittima. Il fiocco, cadendo in un ambiente termico sempre negativo, riuscirà a mantenersi fino al
suolo perché, attraversando solo alla fine un sottile
strato a valori positivi, non
riuscirà a sciogliersi.
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Per abitudine lo diamo per scontato. Ma capiamo il motivo per cui...
19
gano circa il doppio del tempo rispetto alla terraferma
per riscaldarsi, e si raffreddano molto più lentamente. Per questo motivo le
temperature sono più miti
e uniformi nelle zone costiere, mentre si verificano
maggiori escursioni termiche all’interno dei continenti e sui rilievi. Per il cosiddetto “scambio inefficiente”, le masse d’aria subiscono continui rimesco-
lamenti, che impediscono
l’accumulo progressivo di
calore. L’effetto prevalente
però è che alle quote inferiori le temperature restano più alte. Inoltre, quando
l’aria calda sale verso l’alto, si espande, e ciò, indipendentemente dalla località, provoca una riduzione
della temperatura, costante e proporzionale all’altitudine, di circa 6,5 gradi
ogni mille metri.
08/12/2005, 11.39
CHE COSA
ACCADE SUI
FONDALI
MARINI AL
VARIARE DELLE
TEMPERATURE
DELL’ARIA?
di Alessia Borroni
Le distese marine immagazzinano ogni giorno
enormi quantità di calore
che sono poi distribuite a
tutte le latitudini dalle
correnti marine e dalla
circolazione atmosferica
generale. Se la temperatura dell’aria aumenta
anche quella dell’acqua
superficiale aumenta. Con
i venti superficiali e i
processi di upwelling e
downwelling, l’acqua più
calda, rimescolandosi,
raggiunge i fondali marini
facendo innalzare la loro
temperatura. E, data la
sensibilità dei coralli al
riscaldamento
atmosferico, si prevede che entro il 2050 ci sarà la morte
graduale delle più grandi
barriere coralline.
Ma esistono anche altre
gravi conseguenze: all’aumentare della temperatura dell’acqua i polipi
espellono i propri simbionti e i coralli perdono il
proprio colore (sbiancamento dei coralli). La
perdita delle barriere
coralline può essere un
problema ancora più grave
se si pensa che molte
coste dei paesi più
esposti ai rischi provenienti dal mare si
servono di queste come
frangiflutti.
www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 20
RIFLETTO
L’inverno nella frutta
Con l’obiettivo puntato sulle antiche tradizioni e sul folclore l’Italia cambia volto...
Emanuela Carocci
L’
Italia è il paese del
folclore, dei tanti dialetti e dei mille piccoli borghi che sorgono sulle colline e sulle montagne di ogni
regione. Ma il nostro è anche il paese dei colori: di tutti
quelli che spiccano maggiormente in estate, distesi
sui petali dei fiori abbarbicati
alle lussureggianti coste,
ma che crescono anche in
inverno, pur se nascosti in
un frutto, al riparo dalle intemperie del freddo invernale. Ed è proprio in inverno
che, nonostante calino bruscamente le temperature, il
sud Italia ci mostra ancora
la sua anima caliente; e gli
I BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA
agrumi che abbiamo trovato visitando il borgo di Albori,
in Costiera Amalfitana, così
vivaci e colmi di vita, ne sono
una prova tangibile. Così,
se è vero che in questa rubrica vogliamo indicarvi dove
andare e quando andarci, da
un lato vi daremo le previsioni sulle temperature dei
paesi del mondo e delle capitali europee, e dall’altro vi
condurremo in cinque piccoli borghi italiani, portandovi alla scoperta delle tradizioni popolari di quei paeselli di cui nessuno pare interessarsi, ma che sono il
cuore pulsante della nostra
storia.
Impossibile resistere al fascino della quiete d’un tempo
Va dove ti porta il profumo
di legna bruciata
di C. Bacilieri
Ognuno di noi, soprattutto
se vive in città, nasconde
in un cantuccio del suo
cuore il “natìo borgo selvaggio”, il suo paesello
dell’anima. Perché vi è
nato o perché l’ha conosciuto, restandone ammirato. Un borgo non signifi-
ca solo muri scrostati dal
tempo, ingombro di cose
passate, agriturismi con le
tendine della nonna. Il borgo è un rifugio. Il rifugio del
futuro. E’ emozione e comunicazione: “Un paese vuol
dire non essere solo”, scriveva Cesare Pavese. Il bor-
go è la frontiera di un’Italia
diversa. Nel borgo, si potrebbe dire con Pablo
Neruda, “sono giovane con
la gioventù dell’acqua /
sono lento con la lentezza
del tempo / sono puro con
la purezza dell’aria / oscuro col vino della notte…”.
TURISMO
TURISMO: dove, come e perché viaggiare, per una settimana, per un
week-end o solo per un giorno. E, grazie al Centro Epson Meteo, il clima
di novembre di ogni luogo segnalato.
21: PIEMONTE - Neive
23: TOSCANA - Barga
25: CAMPANIA - Albori
Rifletto dicembre.pmd
20
Rubrica turistica creata
in collaborazione con l’associazione
“I Borghi più belli d’Italia”
22: LOMBARDIA - Fortunago
24: LAZIO - Collalto Sabino
29: METEO: Italia, Europa, Mondo
09/12/2005, 17.49
www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 21
RIFLETTO
DA CONSERVARE CON
ESTREMA CURA
NEIVE
NORD ITALIA
Aggirandosi nelle Langhe tra settembre e dicembre
è facile imbattersi nei “trifulau”, i cercatori di tartufi
accompagnati dai loro fedeli cani tenuti a lungo a
digiuno per accrescerne il fiuto. Dopo aver acquistato
un tartufo è bene sapere che va conservato in un
canovaccio di tela, da cambiare ogni giorno, in un
luogo fresco ed asciutto. Lo si può anche riporre,
nella parte meno fredda del frigorifero.
Piemonte: Neive
UN BORGO
MAGICO
L’incantevole borgo in cui è stata girata la fiction “Elisa di Rivombrosa”.
Profumo di Barbera
Un borgo molto caratteristico: l’impianto
medioevale della città è rimasto
inalterato con le tante casette
dai tetti rossi.
Qui c’è davvero tutto: l’aria pulita, il meraviglioso verde delle Langhe, i vini più rinomati.
E per di più, siamo a un tiro di schioppo dalle più note località piemontesi.
Abitanti:
300 (nel borgo
antico).
Patrono:
San Michele,
29 settembre.
Claudio Bacilieri
I
l colore di Neive è il
rosso. Rosso come
i tetti delle case, come la
carne cruda all’albese,
come il cotto dei muri
antichi che richiama il
colore delle vigne d’autunno; rosso come il vino
che in questa terra si
moltiplica per quattro e
diventa Dolcetto, Barbaresco, Barbera e Moscato. Siamo nelle Langhe, a
12 km da Alba e 25 da
Asti. Su queste strade e
colline di Piemonte,
attraversando cortili,
piccoli borghi e cantine,
si può ritrovare un po’ di
fiducia nella vita. Basta
osservare i colori allegri
delle grappe, visitando la
distilleria Levi dove ogni
Agli amanti del freddo pungente
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Atmosfera
immobile
di Rino Cutuli - Centro Epson Meteo
bottiglia è diversa per
etichetta e contenuto O
annusare le mani delle
donne che profumano
degli ortaggi crudi usati
per la bagna caôda:
sedano, cardo, peperone,
verza, cavolo… A stare
qui, vengono pensieri
barricati, che si affinano
lentamente e dolcemente,
come il vino nelle botti di
legno, utili per difendersi
dall’inverno dell’anima,
dal deserto sentimentale.
Il fuoco, la brace, le
vinacce
nella
caldaia di rame, i
fermenti
del
formaggio, il
profumo
del
vino, la Fiera dei
Capponi che il 22
dicembre rinnova antiche tradizioni: tutto, a
Neive, è fatto per appro-
fondire il legame con la
terra. Provate a percorrere queste strade di
langa, tra boschi e filari,
ascoltando in auto il Lied
von der Erde, il canto della
terra di Mahler. Se la vita
si separa dalla natura, è
la catastrofe. Non resta,
allora, che aggrapparsi
alla bellezza delle cose
visibili, come i palazzi di
grazia settecentesca o la
torre romanica che svetta
nel cielo a guardia degli
antichi tetti. Qui accanto
sorgeva il monastero che
fu la prima fucina di tutti i
sapori, i profumi, gli
aromi di Neive.
L’arco medioevale,
antico ingresso al
paese, ne suggerisce
l’anima austera e
regale. Neive si trova
a 10 minuti da Alba, a
5 minuti da Barbaresco
e a 20 minuti da Asti.
IL PIATTO
DEL
BORGO
Ogni esperienza
gastronomica
rasenta, a Neive,
l’assoluto, potendo
scegliere tra bagna caôda,
tajarin al tartufo, carne cruda
all’albese, coniglio al civèt, zabaione al
moscato.
Per sobillare le papille gustative è
perfetta la fonduta con sfoglie di tartufo
bianco. Una spolveratina di tartufo di Alba
arricchisce meravigliosamente anche la
carne cruda. Tutti questi sturm und drang
culinari esigono innaffiate di Barbaresco,
da degustare alla Bottega dei Quattro Vini
ospitata nelle cantine di Palazzo
Borgese.
Rifletto dicembre.pmd
21
09/12/2005, 17.49
R
appresentativa della
porzione meridionale del Piemonte, Neive dista una settantina di chilometri da Cuneo e fa parte di
un gruppo numeroso di piccoli agglomerati urbani che
popolano il territorio delle
Langhe piemontesi. Il paesino si colloca nella zona
collinare della Bassa Langa. Circondato da importanti strutture montuose,
alle sue spalle si ergono le
Alpi Marittime e l’Appennino
ligure. L’area del Cuneese
risente di un clima continentale, grazie ad una maggior esposizione alle fredde e umide correnti provenienti dai Balcani e dall’alto
Adriatico, responsabili delle prime cadute di neve della stagione. In questa prima fase invernale, l’aria si
mostra alquanto pungente;
possono anche persistere
estese le gelate, con la nebbia che d’improvviso torna
ad avvolgere la natura in
un’atmosfera quasi immobile.
A soli 10 minuti dalla patria del tartufo
www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 22
RIFLETTO
NORD ITALIA
Lombardia: Fortunago
CI SI SENTE
IN FAMIGLIA
QUI I POPOLI ANTICHI
IMPORTARONO I SALAMI
Un luogo-rifugio, tra colline e acque
purissime. Un posto fatto di sole
cinquanta anime.
FORTUNAGO
Dal V all’VIII secolo d.C., qui si
insediarono le tribù germaniche,
tra cui i Longobardi, che stabilirono la loro capitale a Pavia. A loro
si deve l’uso della carne conservata da cui discende la nobile
arte degli insaccati.
Il cantuccio della riservatezza, l’angolo ideale per chi scappa dalla città.
Il miracolo dell’acqua
Abitanti: 50
Patrono:
San Ponzo,
14 maggio e
Madonna
Addolorata,
terza domenica
di settembre.
In questo borgo non ci si aspetti di trovare particolari tesori architettonici e storici, ma
alluminio, tapparelle e intonaci lisci sono banditi. Tutto è stato lasciato com’era in origine.
di Mincius
Le belle giornate dicembrine
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
○ ○
Guardando il Po
di Simone Abelli - Centro Epson Meteo
L
a punta meridionale
della provincia di Pavia è conosciuta da tanti col
nome di Oltrepò Pavese:
presenta un paesaggio che,
in soli 40km, va dalla pianura del Po, alle cime alte
1400m dell’Appennino Ligure. Tra questi due estremi
troviamo il tipico paesaggio
collinare dell’Appennino
ricco di borghi antichi fra i
quali anche Fortunago.
Addossato a un colle a circa
500m s.l.m., il clima di
Fortunago è influenzato
dall’esposizione verso la Val
Padana che conferisce, nei
mesi freddi, molte giornate
con tempo stabile: non è
raro scorgere in lontananza
il tempo nebbioso in prossimità del Po, mentre sul
paesino splende deciso il
sole. In dicembre un po’ di
tepore è garantito dai venti
in discesa dall’Appennino,
provenienti dalla Riviera di
Levante. Più probabili, però,
sono le giornate rigide, specie dopo il solstizio d’inverno, quando cioè le
temperature scendono più
volentieri sottozero con la
complicità delle correnti dai
Balcani che possono imbiancare il paesaggio con
qualche centimetro di neve.
Vicinissimo alla bella città di Pavia
Rifletto dicembre.pmd
22
L’
Oltrepò pavese è un
cuneo di territorio
lombardo che s’insinua tra
l’Emilia e il Piemonte.
Abbandonata la pianura,
che una volta era una bella
campagna di fiumi, rogge
e canali, si sale per dolci
colline respirando benefiche linfe. Si arriva,
scavando nel verde, al
paesello di Fortunago, il cui
nome rivela origini celtiche
e significa “casa vicino
all’acqua”. Proprio all’ingresso del borgo, infatti, c’è
una purissima fonte d’acqua con cui si stempera il
vino che nel vicino
ristorante accompagna il
brasato o il risotto con i
funghi porcini.
Salutato l’autunno con
castagne e vin brulè,
polenta e salamini, ci si
inoltra verso l’inverno con i
suoi alberi nudi. Qui non ci
sono cani alani che urlano
dalle inferriate, ma solo un
bastardino che bussa alla
porta. Si esce in strada,
camminando sui ciottoli
asciutti
con
scarpe
leggere, e ci si meraviglia
del silenzio fatato. La sera,
gli uomini diventano radi e
gli uccelli non si sentono
più. E’ un piccolo borgo
tranquillo di seconde case,
rifugio di milanesi e torinesi
stressati. Su di loro veglia
San Ponzo, il patrono di
Fortunago, arrivato in questi
boschi per trovarvi pace e
rifugio dalle persecuzioni
anticristiane. Fu lui,
piantando il bastone nella
terra, a far zampillare acqua
minerale. E ancora intatto
è il miracolo dei boschi di
roverella e castagno che
racchiudono come una
perla la fragola selvatica. In
primavera, qui, è tutto un
fiorire di primule, narcisi e
pervinche: piccole fiamme
di fiori. Le sere d’estate
brillano invece di lucciole.
L’autunno copre con le sue
foglie covi di cinghiali e
agglomerati di coccinelle.
L’inverno è il regno del
camino, del tepore del
08/12/2005, 14.59
fuoco
di
legna.
Ogni
IL PIATTO
DEL BORGO
I malfatti di erbette portano in tavola il profumo
dei boschi che circon-
Le facciate in pietra a
vista, i serramenti in
legno in tinta naturale,
le strade in mattonelle
di porfido, rendono
Fortunago un perfetto
esempio di equilibrio tra
modernità e tradizione.
stagione porta regali a
Fortunago. Tant’è che una
diversa interpretazione del
toponimo,
farebbe
derivare il nome del borgo
dalla dea Fortuna, di cui
forse esisteva un tempio.
Oggi la nostra fortuna sono
il cuculo e il picchio nei
boschi, la panchina solitaria davanti all’Oratorio, la
quiete di un piccolo
mondo antico fatto di
eventi minimi e nostalgia
per il passato.
dano il borgo. Amalgamate con ricotta, parmigiano grattugiato, uova e
farina, le erbette sono il
preludio a un secondo
piatto di carne cucinata in
umido con spezie e vino
Bonarda: il famoso brasato. E non è finita qui: a
Fortunago e dintorni si
produce un ottimo salame di Varzi che ha
lontane origini longobarde. E’ un salame tenero, non grasso e profumato, che viene aromatizzato con pepe nero e
infuso di aglio in vino
rosso.
www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 23
RIFLETTO
APPUNTAMENTO
AL 5 GENNAIO
BARGA
CENTRO ITALIA
Il 5 gennaio i bambini diventano protagonisti spostandosi di casa in casa,
recitando antiche filastrocche e riempiendo i loro panieri di leccornie. All’ora di cena Barga si fa silenziosa e la
Befana percorre le strade della cittadina per portare doni ai più piccini.
IL BORGO
DI PASCOLI
Il nome “Barga”
deriverebbe da
Bargena, città della
Tunisia, le cui genti si
sarebbero stanziate qui
200 anni prima di
Cristo al seguito di Annibale
Qui tutto sembra avere qualcosa di straordinario
Il borgo di Barga
Abitanti: 10mila
(5mila nel borgo)
Patrono: San Cristoforo,
il 25 luglio
Sembra un gioco di parole, ma sostituendo le O con le A
si ottiene un risultato che sa di magico e di imperdibile.
di Letizia Leonardi
STORIA
L’antica ferrovia Faentina
Filo di Scozia
S
pesso capita che nelle piccole realtà si
nasconda la grande storia
e la grande arte; a Barga,
piccolo borgo in provincia di
Lucca, ogni angolo ha qualcosa da raccontare, dal medioevo fino ai luoghi frequentati da Giovanni Pascoli. La presenza del poeta
aleggia ovunque: dall’antico Teatro dei Differenti, cornice, nel 1911, del famoso
discorso “La Grande Proletaria si è mossa”, allo storico “Caffè Capretz”, aperto
nel 1870 e punto di ritrovo di
personaggi di spicco,
espressione di un vivissimo
ambiente culturale. Si pensi che nel 1926 ben 4 artisti
di Barga - Magri, Cordati,
Balduini e Vittorini - esposero le loro opere alla Biennale di Venezia.
La visita inizia dalla monumentale Porta Reale. Attraverso un dedalo di vicoli
si rivive l’atmosfera dei secoli passati, rispettata dalle
caratteristiche botteghe di
antiquariato e gastronomia.
Si sale fino alla sommità del
Colle del Romeggio, dominato dal Duomo romanico,
per ammirare dal sagrato il
panorama della Valle del
Serchio circondata dalle Alpi
Apuane. Gli amanti dello
slow food potranno trovare
soddisfazione nei prodotti
tipici: salumi, in particolare
la mondiola, castagne e le
dolci “befane”.
A
dicembre si celebra
la “settimana scozzese” tra musica, mostre,
spettacoli e gastronomia.
Il gemellaggio con la Scozia è frutto di un legame
creato dagli Highlander di
Barga, la numerosa colonia di emigrati. Inoltre,
IL PERSONAGGIO
B
arga è sempre stata
al centro di cruente
battaglie, dalle secolari contese tra Lucca e Firenze fino
al 26 dicembre 1944, quando il contrattacco delle truppe tedesche e della RSI
provocò una rovinosa ritirata degli americani. A raccontarlo è Antonio Nardini, memoria storica vivente di
Barga. Le sue storie sono
degne del miglior Indiana
Jones, come quando a
metà degli anni ’30, duran-
Toscana - Barga
ogni anno il centro storico
fa da scenario ad uno dei
più antichi presepi viventi
della Toscana: oltre 200 figuranti fanno rivivere gli
antichi mestieri accompagnando in un luogo incantato la rappresentazione
della Natività.
Le memorie di un cittadino speciale
te i lavori di restauro del Duomo (nella foto in basso), fu il
primo ad entrare in una cripta scoperta nel sottosuolo,
dove fece in tempo, unico testimone, a vedere i corpi
mummificati di alcuni prelati che, a contatto con l’aria,
si polverizzarono in pochi secondi. Nel Duomo poté anche verificare il rinvenimento di punte di frecce e di
lance conficcate nella grande statua lignea di San
Cristoforo, conferendo un
fondo di verità alla leggenda che narra la storia della
statua del Santo patrono,
esposta sulle mura durante
gli assedi per incutere timore ai nemici.
Giornate rigide ma serene
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
La verde
Garfagnana
di Rino Cutuli - Centro Epson Meteo
A
ppartenente al suggestivo e vivace territorio della Garfagnana, situato nell’angolo nord-occidentale della Toscana, lontano non più di una trentina
di chilometri da Lucca, la cittadina di Barga si colloca
all’interno del bacino
idrografico del fiume
Serchio, nell’omonima valle. Adagiata in posizione singolare, tra i colli degradanti
dell’Appennino
toscoemiliano a nord e il maestoso anfiteatro delle Alpi
Apuane a sudovest, risente
dei primi sbuffi freddi provenienti dai quadranti settentrionali: il clima in questi casi
risulta rigido, con giornate
limpide e serene, e nottate
pungenti con frequenti gelate, soprattutto sul finire del
mese. Non è inusuale,
però, che in questo mese si
manifestino precipitazioni di
una certa consistenza, specie se sono le correnti in risalita dal Tirreno a prevalere, i cui effetti sono accentuati proprio dalla presenza
dei notevoli ostacoli montuosi rivolti verso il mare.
A una trentina di chilometri da Lucca
GLI AUGURI
DI RIFLETTO
Nel bosco di Pegnana, in
una piccola casetta di legno vive la vecchina più
famosa del mondo.
Osservarla mentre accudisce gli animali e prepara legna e carbone per
accendere il camino dà
ai più piccoli la sensazione reale di trovarsi proprio a casa della Befana
(è stata allestita dall’Associazione per le Tradizioni).
La vecchina è molto ospitale e sarà lieta di offrire
ai lettori di Rifletto una
rifocillante cioccolata.
Rifletto dicembre.pmd
23
08/12/2005, 14.59
IL PIATTO DEL BORGO
La “befana” di Barga, un
dolce tipico con uova e
farina.
Impastare 1 kg di farina,
280 gr di zucchero, 6
tuorli d’uovo e 4 albumi,
800 gr di zucchero e 50
gr. di strutto. Lasciare riposare una notte. Stendere la pasta dandogli uno
spessore di 4 mm. Con
diversi stampini dare forma alle befane guarnen-
dole con marzapane e ritagli della
stessa pasta. Attendere
alcune ore per farli
asciugare e infornarli.
Appena cotti, fare raffreddare e cospargere di
zucchero a velo.
www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 24
RIFLETTO
CENTRO ITALIA
Lazio - Collalto Sabino
A GUARDIA
DEI BORGHI
IL gastaldato (amministrazione
longobarda) venne costituito nel decimo
secolo. Ilnome del villaggio deriva dalla
collocazione sul colle omonimo (Collis
Altus) e designa anche i suoi primi signori, o domini, che diedero origine alla
baronia: i Collalto, appunto.
L’ELEGANTE DIMORA
DELLA BELLA ELISA
Ne domina ben 34
comandando dall’alto
del panorama e della
storia. Dalle rocce
aspre e dagli scorci
antichi, a Collalto
Sabino si respira la storia.
COLLALTO SABINO
Il misterioso e austero tempo passato qui diviene senso dell’eterno
Lo sguardo d’aquila
Abitanti: 500.
Patrono:
San Gregorio,
il 3 settembre
Venendo qui si resta stregati da quel senso di forza che si respira negli antichi castelli
e si ascolta quel lugubre affanno di un passato fatto di guerre e combattimenti.
di Mincius
Letteralmente circondato da...
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
○
Quattro venti R
oma è a poco più di
50 km, ma qui, a
mille metri d’altitudine, è un
di Simone Abelli - Centro Epson Meteo
R
isalendo la valle del
Turano, in provincia
di Rieti, verso il confine con
la provincia di L’Aquila ci si
inerpica su un colle scosceso sulla cima del quale spicca questo centro
abitato a poco meno di
1000m di quota. Da questa suggestiva posizione si
riesce ad avere una visione panoramica del territorio appenninico: in lontananza si scorgono anche
le cime del Terminillo verso nord, del Gran Sasso
verso levante e più giù della Maiella. Esposto letteralmente “ai quattro venti”, in
dicembre il borgo è talvolta spazzato dalle gelide
correnti balcaniche che
rendono pungente il freddo e portano ogni tanto
anche la neve. Naturalmente il suo clima subisce
spesso anche l’influsso
del vicino Tirreno, foriero di
aria più mite che, incanalandosi nelle valli fra i monti Sabini e i Simbruini, porta nella maggior parte dei
casi nubi e piogge. Nei periodi di quiete, quando regna l’alta pressione, il cielo diviene limpido e lucente, e il termometro riesce
anche a superare i 10 °C.
Guarda Rieti da uno splendido colle
Rifletto dicembre.pmd
24
altro mondo. I romani non
vengono più nelle terre dei
sabini a rubare le donne
ma a deliziarsi d’infinito.
Basta salire in cima al maschio del castello di
Collalto Sabino per lasciare a terra ansie e dolori. La
vista si posa dolcemente
sulle montagne che gli fanno da corona: il Terminillo,
la Duchessa, il Gran Sasso, il Velino. Sotto, la Piana
del Cavaliere sembra un
terreno di caccia per la fantasia. Sulle alture che la
circondano si possono
contare, nei giorni limpidi,
34 borghi arroccati, di quelli che fanno Italia doc. E
Collalto, che li sorveglia
tutti con occhio di sentinel-
IL PIATTO DEL BORGO
Se amate i sapori di una
volta, quelli che vi fanno
ricordare la vecchia sala
da pranzo in legno massello con le trine e i merletti della nonna, dovete
mangiare a Collalto la
zuppa di fave con le
cotiche. Il modo migliore
per vivere questo borgo
è alloggiare alla Dimora
Latini, un b&b di grande
fascino. Da qui si può
partire per andare alla ricerca dei cibi di questa
terra generosa. Il menu
è sterminato: va dalla
polenta alla spianatora
(con le spuntature di maiale) alle sagne con aglio,
olio e pomodoro; dalla
minestra coi fagioli alle
fettuccine con i funghi
porcini; dai prodotti del
maiale, allevato con metodi tradizionali, alla pizza ‘nfrascata, cioè cotta
sotto la brace. Anche
l’elenco dei dolci sarebbe troppo lungo: ricordiamo solo i ciammeglitti
(ciambelline al vino) e la
nociata (noci tritate e
miele tra due foglie d’alloro). Il tutto in pura lingua sabina.
09/12/2005, 8.50
la, è forse il più
bello. Perché è
un paese di
montagna “vera”, a tinte forti,
selvaggia come
il dio Pan che in
queste valli spaventava i viandanti o zompava
addosso alle
fanciulle, come
credevano gli
antichi romani. Rocce
aspre e boschi verdeggianti disegnano paesaggi ampi e solitari in cui si
nascondono lupi e gatti
selvatici, mentre non è raro
vedere volteggiare le aquile su distese di narcisi, in
primavera. Buen retiro di
baroni e rifugio di briganti,
Collalto vive ancora di tradizioni e gesti antichi, grazie allo splendido isolamento in cui è rimasto stregato come in una campana di vetro. Meglio non
spezzarla, questa campana.
www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 25
RIFLETTO
A SAN FILIPPO, VICINO
SIENA, VISITATE LE
ALBORI
SUD ITALIA
Le origini del toponimo sono incerte: la più affascinante è quella che lo fa derivare da Arvo,
argonauta al seguito di Giasone he, attratto dalla bellezza del luogo, vi si sarebbe stabilito dopo
una tempesta. Il nome però potrebbe anche indicare il luogo in cui si andava a far legna
(albores = alberi) per costruire le navi.
Campania - Albori
LA FAVOLA
È REALTÀ
Un piccolissimo borgo in un cantuccio nascosto della “Divina Costiera”
Presepe mediterraneo
Non esiste luogo al mondo in cui la semplicità e la misura del divino siano più d’accordo.
Si sa, sulla Costiera Amalfitana si è posato lo sguardo di Dio...
In questo antico borgo
convivono il reale
e la favola, l’empirico
e il sogno, e ognuna
delle dimensioni
sembra vera e
tangibile.
Abitanti: 350
Patrono:
Santa Margherita,
il 20 luglio.
di Claudio Bacilieri
Un dicembre con lo scirocco
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
S
ono belli, nelle chiese, i presepi natalizi. Soprattutto quelli son et
lumières, dove il giorno
sfuma nella sera facendo
accendere le lucine nelle
case dei pastori. La musica declina e sopraggiunge
la pace della notte.
Stelline punteggiano il
cielo e solo all’alba, in
lontananza, si scorge il
mare. Il borgo di Albori,
sulla costiera amalfitana, sembra uno di
questi presepi. E lo è
così tanto da inscenare, nel periodo di Natale, un Presepe Vivente,
con gli abitanti di questo bianco borgo mediterraneo che si atteggiano a pastori di Palestina, re magi del
lontano Oriente, donne
della buona novella.
Il sole scolorito dell’inverno non toglie fascino alla
magia di un luogo dove, in
estate, sembra esistere un
oscuro accordo tra stelle,
grilli e sospiri di mare. Ci
si lascia semplicemente
IL PIATTO
DEL BORGO
Siamo, come diceva
Goethe, nella terra dove
fioriscono i limoni, che qui
hanno sapore e profumo
speciali: si chiamano
“sfusati” e danno vita a
un limoncello che non ha
eguali. Il limoncello conclude un pasto che può
iniziare con le penne “alla
cuppitiello”, dove la salsa è fatta con verdure dell’orto, rigorosamente di
Rifletto dicembre.pmd
stagione. Le pietanze
sono tutte a base di pesce e accompagnate dalle caratteristiche “palle
di ciuccio”, crocchette di
patate agrodolci.
25
È caldo perfino
dicembre
di Rino Cutuli - Centro Epson Meteo
L
vivere, avvolti dal profumo
dei limoni, gli squisiti
“sfusati” amalfitani. Si
ascoltano le parole delle
conchiglie e, nelle notti
agostane di luna piena,
l’ultimo canto delle passere di mare: ingannate dai
riflessi argentei delle onde
marine, che scambiano
per un campo di grano, le
passere si gettano in picchiata verso un pasto sicuro trovando, invece, la morte. Come chiamarlo, un posto così? Un posto dove è
bello perdersi tra vicoli e
scalinatelle, sostare sui
muretti in pietra, proprio
come nella Betlemme immaginaria dei presepi?
La descrizione più bella di
Albori è di Giuseppe
Liuccio: un “bianco avamposto di paradiso”. E’ la felice combinazione di mare
e monte a rendere unica
Albori: una miniatura dell’eterno richiamo del Mediterraneo, un grumo di case
addossate le une alle altre
di fronte al mare, strette tra
viuzze e vicoletti alla maniera delle medine arabe.
09/12/2005, 8.51
a Costiera Amalfitana
annovera una miriade
di piccoli borghi aggrappati
alle pareti che volgono lo
sguardo a sud. Albori si raggiunge risalendo il versante
sud-orientale del Monte
Falerio. Il suo affacciarsi sul
Golfo di Salerno accentua il
carattere mediterraneo del
suo clima che in dicembre
si manifesta con frequenti
eventi temporaleschi. La
sua particolare esposizione
verso sud-est e la catena di
monti alti 1000 metri proteg-
gono il paese dal Maestrale
che è costretto ad aggirare
tutta la Penisola Sorrentina.
Il borgo risulta un po’ più
esposto ai venti freddi provenienti dai Balcani che però
giungono privi di nubi e piogge. Di tutto il campionario
dei venti, comunque, a farla
da padrone è lo Scirocco che
segue il profilo della costa
andando a impattare direttamente sul versante dove
giace il borgo causando talvolta notevoli rialzi della temperatura, fino ai 20 °C.
Con lo sguardo rivolto verso sud
www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 26
RIFLETTO
DUE MINUTI DI...
Vocabolario
La lingua
e l’uva
Pochi sanno che esiste un vero e proprio
dizionario del vino.
Marco Guarracini
Il vino è detto feccioso quando non presenta la
classica colorazione e trasparenza ma quando,
appunto, è ricco di feccia e quando è caratterizzato da odori sgradevoli di idrogeno solforato.
Che cosa è il barrique e quando è stato
coniato il termine?
Si tratta di un piccolo fusto di rovere francese dalla capacità di 225 litri adoperato per la prima volta nel 1930. Ha la particolarità di essere costruito
con doghe piegate a fuoco diretto e quindi di avere la superficie interna con diversi livelli di
tostatura a seconda del periodo di permanenza a
contatto con la fiamma.
Quando si dice che un vino sa di “erba”?
L’erbaceo è il sentore vegetale tipico di vitigni
come il Cabernet e e il Merlot. Si avverte particolarmente nei vini giovani e in quelli ottenuti con
uve non perfettamente mature.
Quando si dice che un vino è “corto”?
E’ detto corto un vino poco persistente, cioè che
lascia uno scarso sapore in bocca.
A volte si sente dire che un vino è “grasso”
Il vino è grasso quando è ricco di sostanze
estrattive. La sensazione è anche tattile.
26
Dove la natura non arriva, ci viene in aiuto la scienza.
Bianchi chicchi di ferro
La scienza sta portando sulle nostre tavole un altro OGM dai miracolosi poteri terapeutici:
si tratta di un nuovo tipo di riso capace di curare gli anemici.
Zadig Roma
Perché si sente dire che un vino è “feccioso”?
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ENOGASTRONOMIA
“D
opo il “golden
rice”, il riso ogm
che permetterà di prevenire
la carenza di vitamina A tra
le popolazioni dei paesi
poveri, la ricerca è ora vicina
alla produzione di un riso
ogm che, accumulando
ferro nel chicco, potrà
prevenire la carenza di
questo metallo nel sangue
dei più di 2 miliardi di
anemici presenti nei paesi
poveri e in quelli ricchi”.
A parlare così è Swapan
Datta, che ha presentato la
sua ricerca sviluppata
presso l’International Rice
Research Institute di
Manila. L’occasione è stato
il workshop sulla “ricerca sul
riso in Italia” dove sono stati
presentati i risultati di una
ricerca su: “biodiversità e
aspetti fitosanitari nelle
varietà di riso italiano”
promossa e sponsorizzata
dalla Fondazione Bussolera Branca (Mairano di
Casteggio, Pavia) in collaborazione con le Università di Pavia, di Milano con
l’Ente Nazionale Risi e
patrocinato dal Comitato italiano di Coordinamento per
l’Anno Internazionale del
Riso.
Datta è il maggior esperto
al mondo di riso ogm. Ha
lavorato infatti per 8 anni a
Zurigo nel gruppo di Ingo
Potrykus padre del “golden
rice”. “Ritengo - ha spiegato
Datta - che riuscire a
introdurre attraverso il riso
opportunamente modifi-
08/12/2005, 19.08
cato alcune sostanze
nutrititve o principi terapeutici, sia un fatto estremamente rilevante per molti
milioni di persone. Il riso
rappresenta infatti una
percentuale consistente
delle diete di diversi paesi
soprattutto nel Sud Est
asiatico, dove però si
registrano anche diverse
carenze alimentari”.
Il riso ogm contro l’anemia
non è però ancora disponi
?
bile sul mercato. “Attualmente - conclude Datta abbiamo superato solo la
fase sperimentale. Ora
dobbiamo affrontare tutti i
test relativi alla sicurezza del
prodotto sia in chiave di
alimentazione che terapeutica. E inoltre, dobbiamo
anche riuscire a superare
l’opposizione verso questo
tipo di prodotti che è molto
forte in diversI paesi
interessati”.
Rifletto dicembre.pmd
27
08/12/2005, 19.08
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28
10/12/2005, 15.17
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RIFLETTO
DIAMO UNO SGUARDO
AL MONDO DA VISITARE
IN DICEMBRE
TEMPERATURE
Con dicembre inizia l’inverno nell’emisfero
Nord, mentre in quello Sud, si entra, ovviamente
nella stagione estiva. Se quindi volete evitare il
freddo non spingetevi nel nostro emisfero, al di
sopra dei 50° di latidudine, per i paesi che si
affacciano sull’Oceano e al di sopra dei 40°
per quelli che distano più di 500 km dal mare.
Se invece vi piace il caldo intenso allora dovrete
ovviamente scegliere la vostra meta
nell’emisfero sud. Ma la meta ideale in
dicembre è senz’altro l’area dei Carabi. Qui
infatti adesso piove poco, le temperature sono
assai gradevoli, il cielo terso e luminoso e non
vi è più il rischio di incappare in qualche
uragano. In basso il clima di dicembre per
alcune mete più note.
Un dicembre coi fiocchi
In dicembre si entra nel periodo dell’anno che in Italia si può dire il più freddo.
Ecco la situazione “dicembrina” delle temperature in Italia
A cura del Centro Epson Meteo - Milano
DICEMBRE nel NORD ITALIA
Dal 1 dicembre al 7 dicembre 2005
Dal 8 dicembre al 14 dicembre 2005
Dal 15 dicembre al 21 dicembre 2005
Dal 22 dicembre al 28 dicembre 2005
Dal 29 dicembre al 4 gennaio 2006
DICEMBRE nel CENTRO ITALIA
Dal 1 dicembre al 7 dicembre 2005
Dal 8 dicembre al 14 dicembre 2005
Dal 15 dicembre al 21 dicembre 2005
Dal 22 dicembre al 28 dicembre 2005
Dal 29 dicembre al 4 gennaio 2006
7°
9,5°
10°
7°
6,5°
A dicembre possiamo partire per...
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Europa che vai...
Disco rosso per alcune città, ma verde per tante altre
DICEMBRE: IL CLIMA IN EUROPA
Da novembre prosegue il periodo di forte freddo che investe i Paesi del
nord Europa ma le capitali non mancano di esprimere il proprio fascino anche con temperature molto basse. Se non si ama il freddo pungente consigliamo di visitare il Portogallo e la Grecia. Chi preferisce
tempo meno mite può scegliere le splendide Madrid e Parigi.
PRINCIP
ALI
PRINCIPALI
CITTÀ EUROPEE
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Minime Massime
DICEMBRE nel SUD ITALIA e ISOLE
Dal 1 dicembre al 7 dicembre 2005
Dal 8 dicembre al 14 dicembre 2005
Dal 15 dicembre al 21 dicembre 2005
Dal 22 dicembre al 28 dicembre 2005
Dal 29 dicembre al 4 gennaio 2006
10,5°
12
13
12,5°
10,5°
16,5°
16°
15°
15°
14°
VIAGGI
VIAGGI: LE 30 LOCALITÀ DA PRENDERE IN CONSIDERAZIONE
LOCALITÀ
Temp. massime
Temp. minime
Giorni piovosi
Arabia Saudita (Riyadh)
21
9
0
Thailandia (Bangkok)
30
20
1
Hong Kong
20
15
3
Maldive (Male)
30
23
6
India (Bombay)
30
20
1
Yemen (Sanaa)
28
22
2
Giamaica (Kingston)
30
20
2
California (San Diego)
18
9
7
Florida (Miami)
24
17
6
Messico (Acapulco)
31
21
1
ATENE
8
15
12
Cuba (Avana)
26
19
6
BERLINO
-1
3
15
Haiti (Port-au-Prince)
30
23
6
BUDAPEST
-1
4
13
Honduras (Tegucigalpa)
25
15
13
COPENHAGEN
1
4
17
L’Avana (Cuba)
27
21
7
DUBLINO
3
8
14
Guatemala (G. City)
22
12
3
KIEV
-6
-1
19
El Salvador
31
16
2
LISBONA
9
15
15
Is. Cayman (George Town)
25
23
12
LONDRA
4
7
15
Rep. Dominicana
29
19
8
MADRID
2
9
10
Costa Rica
23
14
4
MOSCA
-10
-5
23
Colombia (Bogotà)
18
9
12
PARIGI
2
7
16
Argentina (Buenos Aires)
27
16
8
PRAGA
-3
1
13
Perù (Lima)
25
16
0
VIENNA
-1
3
15
Venezuela (Caracas)
25
14
8
Cile (Santiago)
28
10
1
Brasile (Recife)
30
25
Is. Capo Verde
26
21
6
3
29
Senegal (Dakar)
27
19
0
Kenya (Nairobi)
23
12
11
Sud Africa (C. del Capo)
25
15
2
Namibia (Windhoek)
30
16
6
08/12/2005, 15.00
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RIFLETTO
CHE NE DICI DI INVIARCI LE
TUE FOTOGRAFIE PIÙ BELLE?
AI NOSTRI LETTORI
Le più belle saranno pubblicate sul nostro giornale. Saranno comunque tutte
pubblicate sul sito internet www.rifletto.it.
Tutto il materiale dovrà pervenire all’indirizzo [email protected]
I Faraglioni in autunno.
Una foto proposta dal fotografo Alessandro
Catuogno di Anacapri (Capri).
EYE come occhio, appunto: l’occhio vigile che vogliamo aprire sulla conoscenza
dei fenomeni atmosferici, sullo stato di salute della Terra e sulle condizioni
meteorologiche e climatologiche in Italia, nel mondo e nello spazio. E in più, una
finestra aperta sulle condizioni micrometeorologiche del paese in cui abitate. Una
rubrica fissa, cioè, dedicata a tutte le vostre curiosità.
Se avete domande scriveteci all’indirizzo [email protected].
Perchè gli uccelli stanno appollaiati sui fili dell’ alta tensione senza che
gli succeda nulla?
Domanda di Morgana Merlino
Risponde Luca Boarino - Ist. Elettrotecnico Galileo Ferraris di Torino
G
li
uccelli
non
restano fulminati
perché la resistenza
elettrica che offrono tra le
due zampe appoggiate
sul filo e il loro corpo è
decisamente più alta della
resistenza elettrica che il
filo stesso offre nel tratto
tra le due zampe. La
corrente tende quindi a
passare tutta nel cavo
dell’alta tensione e non
arrostisce l’uccello. La
cosa cambierebbe se il
malcapitato uccello tenesse una zampa su di un
filo e una (ammesso di
averle sufficientemente
lunghe) su un altro cavo,
Una foto di James Rottinger
“The unreal Rainbow” (California - America)
oppure una zampa sul
cavo e una sul traliccio che
è ancorato a terra. A quel
punto l’uccello chiuderebbe un circuito che
normalmente sarebbe
aperto, facendo passare
una notevole quantità di
corrente attaverso il malcapitato, arrostendolo.
Perché a Roma la mezza luna è visibile longitudinalmente, mentre a Lima
si vede trasversalmente?
Domanda di Claudio Cevoli
Fotografia
del Michigan
Lake
scattata da
Brian
Foodreith.
“Fulmine in
acqua”
Risponde Leopoldo Benacchio - Ist. Naz. di Astrofisica - Padova
L’
apparenza della
Luna dal suolo terrestre, come ad esempio
l’orientazione della parte
illuminata del nostro
satellite, varia in funzione
della latitudine del luogo
da cui la si osserva, per
questo motivo a Roma
appare diversamente che
da Lima.
Per capire il motivo è
sufficiente pensare alle
caratteristiche geometriche del fenomeno.
Facciamo un conto approssimativo ma realistico. La Terra ha un diametro di circa 12 000 chilometri ed è distante, in
media, più di 300 000
chilometri dalla Luna.
Quando andiamo da un
emisfero all’altro quindi ci
spostiamo di 1 trentesimo
della distanza Terra Luna,
che non è una frazione
trascurabile. La Luna
riflette la luce del Sole,
distante dal sistema Terra
Luna 150 milioni di
chilometri in media.
Quindi uno spostamento
del punto di vista come
quello ipotizzato provoca
anche
una
visione
diversa della “forma”
della parte illuminata
della Luna.
Fino a oggi si è esplorato solo una parte del suolo lunare, cioè quella a noi
sempre visibile. Perché non si è
provveduto a una esplorazione della
parte nascosta della Luna, quella
buia! O è stata già visitata e non vogliono
dirci cosa o chi hanno trovato, come,
per esempio, una possibile base
tecnologica aliena?
Domanda di Giuseppe Tria
Risponde Leopoldo Benacchio - Ist.
Naz. di Astrofisica - Padova
L
a parte della Luna
non visibile da Terra si conosce bene da
molto tempo e non esiste alcuna base aliena in
questa faccia ma esistono molti progetti per
una parziale colonizzazione umana.
Da Terra noi vediamo
sempre la stessa faccia
della Luna, dato che il suo
moto di rivoluzione è sincronizzato con quello di
rotazione. Per visualizzare la situazione, almeno parzialmente, possiamo pensare a una persona che descrive un cerchio attorno a un albero
Rifletto dicembre.pmd
30
guardando
sempre l’albero. La persona (la Luna), mostrerà all’albero (la Terra)
sempre la propria faccia
e mai la nuca. In meccanica si dice che esiste un
accoppiamento spin orbita, effetto verificato parecchie volte anche nel
Sistema solare.
La faccia nascosta della
Luna è stata osservata
per la prima volta nel
1959, grazie alla missione lunare della sonda
sovietica Lunik.
Da allora possediamo una
cartografia accurata. Esistono poi piani recenti di
impianto di basi lunari per
vari scopi, anche se la faccia nascosta della Luna
per noi presenta uno svantaggio che è quello di non
permettere trasmissioni
radio semplici, come è facilmente intuibile.
08/12/2005, 15.01
Una foto di Brad Brown e proposta da
Antonio Scardiglia di Bari. “Il Grande
lago” (Toronto - Canada - North
America)
www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 31
RIFLETTO
Banchi di nebbia ancora
per qualche settimana e
poi quasi tutto si sisteIl destino è stato per tanto temmerà e potrai guardapo beffardo. Ma non pensare
re al futuro con
che le cose restino così. Il 2006
meno ansia. Il Nasarà un anno di sole con pochissitale è ancora un
me nuvole. Attento a non ritenere
po’ piovoso ma il
amiche persone che non lo
Capodanno...
sono. E poi, non spendere
più del dovuto...
Hai visto e fotografato un particolare
fenomeno atmosferico?
Vuoi vedere pubblicati il tuo racconto e
le tue foto?
Rifletto è il primo vero giornale
interattivo, l’unico creato anche
con i vostri suggerimenti.
Se sei interessato a collaborare
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riceverai un simpatico regalo...
Rifletto dicembre.pmd
31
Non riesci ad essere te
stesso neanche quando
te lo imponi. Pioggia e
Si prepara ad arrivare un Naneve sulla tua relaziotale
alla grande fatto di regali e
ne di coppia non fandi tante sorprese. Guarda semno bene al futuro.
pre sulla tua testa e accertati che
Sii più presente.
non ci siano troppe nuvole. OcOttimo il periochio al fine anno e alle cattive
do natalizio.
amicizie...
Tutto bene.
Davvero bene. Ma
un piccolo consiglio
dobbiamo dartelo: pensa un
po’ di più ai poveri e a chi è
meno fortunato di te. Il 2006 si
prospetta dai cieli sereni.
Sei sempre al
centro del mirino ma
fai attenzione ai cambi di
stagione e ai freddi improvvisi. Si preparano ad arrivare un
Natale e un Capodanno da favola con momenti da ricordare.
Sei alla ricerca di un nuovo
posto di lavoro? Di una nuova
avventura d’amore o di nuovi
giorni di sole? Un viaggio sarà
certo propiziatorio e non
dovrai più affannarti per
cercarli. Ottimo il
Natale.
Il tramonto del 2005 segna un
cambiamento di rotta immediato con previsioni di cieli sereni
e di tanta felicità. Non essere
triste e fatti trasportare dagli
eventi. Vedrai che tutto
andrà bene e che
sarai felice.
In amore stai
facendo un ottimo
lavoro: stai esaudendo
Non aspettatutti i desideri del tuo partre più: molla
ner che non ti riconosce più.
ogni cosa e
Ora però fermati perché
scappa con tutte
sono in arrivo fastidiose
le tue forze dalla
gocce di pioggia. Comunnebbia che ti attaque avrai un Natale da
naglia. Il tuo 2006 sarà
favola.
davvero fantastico.
Il cattivo tempo sta proprio passando e un bel cielo seIl candore
reno è sopra la tua testa. Sei
delle nubi che
ancora un po’ troppo meticovedrai starà ad
loso e pignolo: non fare tante
indicare che se ci
domande e accontentati di
sarà qualche piogciò che ti si presenta. Otgia sarà davvero
timo il Natale e ancora
poca cosa. Ottimo il
più bello sarà il 2006.
Natale e l’anno nuovo.
08/12/2005, 15.01
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08/12/2005, 15.02