L`Appennino: il Continente Accanto

Transcript

L`Appennino: il Continente Accanto
Il Continente Accanto è ancora (una volta) in gran
parte inesplorato. È fatto
di luoghi reali e fantastici;
di acque e boschi, di prati e
monti, centri storici in-visibili e campagne spopolate, musei immaginati e mi-sconosciuti.
Di cose, tempi, genti, spazi e suoni: che attendono di essere visti, ascoltati. Un mondo da vedere, da capire. Per vedere, per
capire. Perché il Continente Accanto c’è e si trova. Basta
abbandonare le strade congestionate, spegnere i motori,
abbassare le luci e le voci. Indossare curiosità e immaginazione, per scoprire e sorprendersi e mettere in parentesi tutto
quello che ha a che fare con l’andare di corsa e consumare.
“Il cielo e le terre” è, nel Continente Accanto, il tentativo di riabilitare il corpo, la mente, il cuore e l’intelligenza a funzioni dimenticate, a
gesti ormai inconsueti. Come quelli dell’arte e che l’arte sollecita a ritrovare.
Per provare a capire quello che, nell’arte/dell’arte, appare (o è) incomprensibile, arbitrario, folle. A capire perché appare (o è) incomprensibile, arbitrario, folle. O che, forse, è semplicemente, arte: da guardare, da interrogare. Per interrogarsi sulle cose incomprensibili che ci
appaiono e sono indispensabili. Anche se non sempre riusciamo a capirle; a capire a cosa servono. Come il gioco del calcio. O come l’amore.
“A quoi ça sert, l’amour? chiede Edith Piaf. Forse, semplicemente, a vivere.
L’Appennino: il Continente Accanto
Guido Pensato