l`innocenza del divenire - Informa

Transcript

l`innocenza del divenire - Informa
SUICIDI
A tratti muori
In molti sopprimono, definitivamente, la propria esistenza in quanto abietta di essere continuata. In molti
trovano come unica soluzione accettabile, ad un’esistenza vuota, la morte.
Ma questo è solo l‘ultimo nevralgico stadio di una
vita in cui ci si suicida ogni istante, ogni giorno.
Quando restiamo impassibili dinanzi a tanto sfruttamento, noi moriamo. Quando regaliamo la nostra
vita al datore di lavoro sopprimendo ogni forma di
creatività e arte, noi moriamo. Quando obbediamo
senza discutere alla legge, a chi la difende e a chi la
porta in essere, noi moriamo. Quando deleghiamo ad
altri le scelte delle nostre vite, noi moriamo. Quando
facciamo respirare ai nostro polmoni l’aria infetta
generata da chi considera la terra un’enorme risorsa
da saccheggiare, noi moriamo. Quando lasciamo che
il tempo venga scandito dai ritmi inarrestabili di
questa società, noi moriamo. Arrendersi ogni giorno
senza mai provare la gioia di vivere, per mettere fine
alla vita purificandola col suicidio. A tratti moriamo
perché ci manca la forza di reagire a questi suicidi
impercettibili, ma esistenti. Non reputo il suicidio
immediato, peggio di questi suicidi che avvengono a
tratti e che regolano le nostre esistenze.
Non intendo trattenere nessuno dal suicidarsi, ma
chiedo solo un favore a chi prende in considerazione
una scelta come questa: portate con voi un poliziotto, un militare, un datore di lavoro, un governante,
un politico, un prete.
A voi la scelta. Date un sprazzo di luce alla vostra
vita ormai alla fine e a chi, trattenendosi da questa
decisione, continua la sua esistenza.
Razionalità mortifera
Per la maggior parte degli individui la miseria è unicamente la mancanza di denaro.
Il capitalismo non ci obbliga solo a lavorare, a baciare i piedi a qualche servizio di benefattori istituzionali, non ci impone solo di sopravvivere in un ambiente tumorale, irradiato e nuclearizzato dai suoi
inutili oggetti nocivi; non è “solo” questo. La miseria di morte che ci impoverisce, giorno dopo giorno,
è quella emozionale. Passiamo da psicosi a fragilità,
da insicurezze a depressioni, da vuoti esistenziali a
suicidi, stimolati da rapporti fatti di diffidenza, competizione ed ipocrisia.
Si passa dai danni degli psicofarmaci allo scempio
degli psichiatri, si vive nelle gabbie lavorative all'ombra delle carceri, tutta una razionalità fatta per
essere spettatori inermi di situazioni che passano davanti agli occhi e ci sfuggono. Se i nostri sogni vanno oltre l'esistente, come le passioni, i desideri, l'ignoto da sperimentare, divenire banditi della vita è
un addio definitivo alla tristezza, in contrasto al rimanere fermi nel ventre sociale della morte.
Rivoltarsi per trovare la gioia del vivere o suicidarsi
nell'agonia dell'omologazione della ragione, di qualcuno che ha deciso “ragionevolmente” per noi? Assurdità della vita o abnegazione della rovina?
L'ultima lacrima
Lacrime, ghiaccio, freddo, gelo, nebbia, torpore...
Corro! C'è qualcosa che sto rincorrendo. Il vento mi
sfiora, inebria il mio essere, dove sono? Mi sento
così vulnerabile, così indifesa. La morte mi abbraccia nel suo vortice rassicurante, tende le sue mani e
abbraccia il mio corpo umido. Le chiedo: portami
con te? Portami dove l'ignoto mi possa rasserenare,
portami dove la creatività è vita, portami lontano da
qua, dove vedo persone già morte. Ammassi di corpi
che si muovono come zombi nei loro abiti, che pensano, correndo, di vivere le loro inutili esistenze. Il
suicidio dei sentimenti, della condivisione delle idee,
cuori che battono dentro corpi decomposti. L'amore
si spegne dentro la tecnologia di freddi tasti di cellulari o computer, la conoscenza gestuale dell'altro si
limita ad una faccia disegnata su uno schermo, il
contatto diventa la dimensione perduta. La poesia, la
bellezza dei gesti, il tatto, gli sguardi, si sono spenti
dentro la paura degli altri e di se stessi... Spendi, servi, muori!
La morte mi sussurra, devo andare. Leggiadra, penso
che il suicidio non sia il coraggio di togliersi la vita,
ma bensì di concretizzare quello che si è già, rendendosi complici di questo sistema di morte denominato
capitalismo. Lacrime scorrono sulle mie guance e
come pioggia ricadono sulla terra grigia. Piango per
noi che non sappiamo ribellarci e che non proviamo,
qui e ora, la gioia della rivoluzione.
Parole di libertà in libertà. Ci salviamo per esserci, anneghiamo nell’oblio; a quando la vita?
Necessità del raccontare ciò che ci opprime per darsi all’intelligenza della pratica,
dissolvendo i tempi e i luoghi del potere.
Nessun ruolo, nessuna gerarchia, nessun suddito, semplicemente individualità.
Esistere con il denaro è necessario, vivere senza moneta è possibile.
Farla finita con la merce è un’essenzialità materiale e psicologica. Porre domande, niente risposte.
Relativismo e rivolta! Liberare se stessi, perché ci si può liberare assieme agli altri, perché nessun potere può
reggersi senza la schiavitù voluta di chi la subisce.
Odio per l'autorità, amore per l’unicità della libertà. Rottura con l’abitudine per far emergere il possibile.
Trame di singolarità per una comunanza senza comandanti e senza dormienti.
La dissonanza dell’inimmaginabile,
dove le diversità si liberano nella rottura netta con questo mondo.
L’INNOCENZA
DEL DIVENIRE
LIBERA SPERIMENTAZIONE DELL’IGNOTO CONTRO IL DOMINIO 0,2 – luglio 2012
ALLA CONTINUA RICERCA DELLA GIOIA DI VIVERE
Spezzare la miserabile attesa continua, i compromessi, le astuzie, le titubanze e l'oppressiva pacificazione sociale. Rompiamo con i bisogni indotti del Capitale. Usciamo dal ciarpame culturale assuefatto che
ci viene impiantato nell'omologazione perpetua del
lavora-consuma-crepa.
Allontaniamo la teoria, le paure dell'inagibilità e la
menzogna democratica della discussione ecumenica,
del dialogo interclassista, dell'illuminismo dei comandanti, dell'apparenza sacrificale travolta dalla
sudditanza servile.
Spezziamo la fandonia della morale obsoleta dei gesti ripetitivi e del lavoro, la quale ha scavato nelle
nostre menti e si è fatta corpo dominante, perché se
ogni rapporto sociale è mercificato e la merce produce dominio, mettere in contraddizione il lavoro è
porre le basi per la sua disgregazione.
Opponiamoci al tempo dell'inganno religioso che
porta nel cuore obbedienza e privazione.
Disarcioniamo le gesta tristi di preti, mercanti, guide
riformiste e rivoluzionarie, rappresentanti del nulla,
guardie dell'ordine e funzionari mercenari di ogni
sorta.
Dimentichiamoci dei numeri, dell'autorità del quantitativo, delle ignobili leggi del mercato dello sfruttamento, della domanda artificiale e dell'offerta obbligata.
Ammutiniamoci sulla decadenza della nostra esistenza che si fa storia, per riflettere sulle nostre storie di perseguitati.
Questo “esserci” non ci appartiene, il potere non ci
interessa; vogliamo venire ai ferri corti con tutto
questo e se il comando non ha più un padrone ma
tanti padrini concatenati fra loro, allora iniziamo ad
innamorarci sulle rovine dei palazzi dell'inconscio
prigioniero, desiderando la natura come decomposizione dell'urbanizzazione delle città, mettendo Van
Gogh sulle barricate ardenti del contagio rivoltoso,
citando le magnifiche sorti e progressive fra un gesto
risoluto e la solidarietà che si fa complice.
Lo spettacolo dell'apparenza non ha mai ammaliato.
Essere certi della lotta per divenire nella sollevazione, rincorrendo le comuni della gioia.
L'unico obiettivo è riuscire nell'impensabile e nel
mai accaduto storico: vivere sulle macerie dell'attuale sistema di morte.
IPNOSI DEMOCRATICA
Un altro sproloquio sulla democrazia? Ancora?
Ebbene si, vogliamo provare a riflettere, su cosa sia
la democrazia e se sia effettivamente possibile, e in
questo caso se sia anche, non dico giusta, ma accettabile, visto che è sbandierata come esempio assoluto di tolleranza, accettazione, eguaglianza e tutta l'ipocrisia collettiva che ne recinta lo steccato.
Etimologicamente, il termine democrazia, significa
"governo del popolo". Ma può essere realmente, una
democrazia, il governo del popolo? A livello teorico
per mantenere un significato del genere, implicherebbe che tutto il popolo prendesse insieme le decisioni che riguardano se stesso.
Ciò potrebbe essere applicabile solamente a una comunità limitata o comunque a una ristretta cerchia di
persone o a un territorio, in ogni caso, abbastanza ristretto, al contrario che in un territorio più ampio, in
una metropoli o anche semplicemente in una città di
medie dimensioni. Ciò risulterebbe impossibile e impraticabile; la democrazia si trasforma quindi in democrazia rappresentativa, ergo la fine di ogni libertà
individuale e collettiva.
Come funziona la democrazia rappresentativa? Funziona che qualcuno si candida (quasi sempre gli stessi, quasi sempre gente della classe dominante e via
così) e il popolo è chiamato a votare chi, tra i candidati, dovrà ordinargli cosa fare, il tutto secondo il
concetto della maggioranza che vince sulla minoranza. Insegnamento contemporaneo: nessun sfruttamento può essere liberato da un rappresentate, perché è patetico un rappresentante della classe dominante, quanto uno del proletariato diceva qualcuno...
Il problema, appunto, è proprio la rappresentanza...
Chi viene eletto rappresenta realmente la maggioranza della popolazione? Molto probabilmente no, dato
che non tutti hanno diritto al voto (c'è una soglia di
età, bisogna essere cittadini, residenti, avere la nazionalità...); ma allora rappresenta, almeno, la maggioranza di chi ha diritto al voto? Probabilmente
nemmeno questo, dato che di chi ha il diritto al voto
va a votare solo una parte e soprattutto oggi, dove
l'astensionismo è sempre più elevato.
Allora non rappresenta neanche la maggioranza dei
votanti effettivi? In effetti no. Anche assumendo che
in tutte le votazioni non ci sia stato nemmeno un
broglio, in ogni caso il candidato si basa su un programma che ha fatto (che oltretutto non rispetterà
mai) e comunque amministra e governa in base ai
suoi interessi e al suo pensiero (che non può e non
potrà mai rappresentare nessuno, proprio per la caratteristica intrinseca del pensiero che è, o per lo
meno dovrebbe essere, unico e diverso da persona a
persona).
La democrazia può diventare diretta?
La democrazia diretta funziona così: le decisioni le
prende effettivamente la popolazione tramite assemblee popolari e voto palese, per evitare appunto
COCCI E FRAMMENTI
eventuali brogli. Tutto ciò diventa dunque fattibile e
attuabile, certamente lento e un po' macchinoso e ingegnoso ma fattibile e attuabile, in una ristretta cerchia di persone, in una comunità, in una cittadina di
piccole dimensioni, in un territorio non eccessivamente vasto e popolato.
Diventa quindi effettivamente il governo della maggioranza, nel senso che ogni decisione viene presa
da tutti secondo, appunto, il criterio della maggioranza. Ma il governo della maggioranza, anche se la
maggioranza è sempre in cambiamento dato che non
deriva da un voto che dura per anni ma varia da decisione a decisione, rimane comunque il governo, e
quindi un'imposizione, di una parte di popolazione
sull'altra. Anche in questo caso, quindi, non sarebbe
effettivamente un governo del popolo, e quindi non
sarebbe effettivamente democrazia.
Qualcosa di diretto, quindi libero ed uguale, può veramente avvenire senza una rottura netta con questo
sistema di morte?
Ora, la democrazia oggi, è giusta, o quantomeno è
accettabile?
A questo punto, ci saltano in mente due cosucce dette da Errico Malatesta:”Se la democrazia potesse
essere altro che un mezzo di ingannare il popolo, la
borghesia, minacciata nei suoi interessi, si
preparerebbe alla rivolta e si servirebbe di tutta la
forza e di tutta l’influenza che le sono date dal
possesso della ricchezza, per ricordare al governo
la sua funzione di semplice gendarme al suo
servizio. (…) Organo e funzione sono termini
inseparabili. Levate ad un organo la sua funzione o
l'organo muore o la funzione si ricostituisce. Mettete
un esercito in un paese in cui non ci siano né
ragioni né paure di guerra interna o esterna, ed
esso provocherà la guerra, o, se non ci riesce, si
disfarà. Una polizia dove non ci siano delitti da
scoprire e delinquenti da arrestare, inventerà i
delitti e delinquenti, o cesserà di esistere.”
Niente da ridire, perché la “normalità democratica”
in grado di garantire libertà e benessere per tutti non
può esistere.
E' arrivato il momento di battersi per altro? Un mondo senza comando è possibile? I sudditi, quando decideranno di svegliare le loro cattive passioni per
distruggere il male di esistere?
La democrazia ha già gettato la sua maschera, quando salteranno le maschere degli sfruttati per farla finita con questo mondo miserabile?
Le emozioni sono indescrivibili
molto forti
e non proprio delle più piacevoli
però è giusto farlo
è giusto andare li
perché dimenticare
è essere complici
perché ricordare
è la cosa più importante
perché ricordare
è impedire un' altra tragedia
eravamo tutti,
tutti quanti insieme a sopportare il dolore
tutti insieme ad aiutarci l'uno con l'altro
le lacrime scorrevano sui visi di molti
espressioni attonite su altri
l'incapacità di credere è molta
l'incapacità di spiegarsi tale fottuta razionalità
molta di più
la rabbia sale
nel vedere volti e oggetti
la rabbia sale
nel vedere tanta ingiustificata e razionale “follia”
perché di “follia” si è trattato...collettiva,razionale,
ma pur sempre “ragionevole follia”
l'incredulità
lo stupore
anche questi salgono
ci si chiede come sia possibile tutto ciò
come sia potuta succedere una cosa del genere
come sia stato possibile
degli umani, molti umani,
hanno compiuto atti terribilmente disumani
ma la verità è che la risposta è dentro di noi
che la risposta è personale
come personali sono le emozioni
che si provano in questa occasione
la retorica potrebbe sprecarsi
ma non importerebbe a nessuno
l'importante è che tutti noi ricordiamo
e che nessuno dimentichi
perché dimenticare
è la cosa peggiore
che si possa fare in questi casi
perché dimenticare
equivale a giustificare e banalizzare
mai più un altro genocidio
mai più una cosa del genere
finché ricorderemo
questo pericolo lo scampiamo
vedendo e sentendo raccontare,
lo stomaco è tutto in subbuglio
le lacrime scendono
e non bisogna vergognarsi di ciò
le emozioni sono molto forti
cumuli di oggetti,
cappelli occhiali scarpe vestiti
tutti appartenevano a persone in vita
praticamente
tutte queste vite sono state stroncate
di molte altri
non si sa assolutamente nulla
esperimenti sui gemelli
infamia
cibo scarso e spesso avariato
condizioni deplorevoli
cancellata ogni forma di umanità
la rabbia sale
e sale
ancora
sempre di più
il problema inizierà quando si inizierà
a rivisitare
a modificare
a cambiare
a giustificare
a negare
in questo modo tutto ciò
ha di nuovo vita
l'ignoranza non ha limiti
per questo dobbiamo combatterla
per questo bisogna far sapere a tutti
tutti quanti
dovrebbero provare queste emozioni
tutti,
dal primo all'ultimo
dobbiamo sapere cos'è successo
e vedere
e provare tutto ciò
per evitare
che una cosa del genere
possa succedere di nuovo