Pauta de correcció Italià

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Pauta de correcció Italià
Oficina d’Organització de Proves d’Accés a la Universitat
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SÈRIE 3
PROFESSOR ROBOT
Per ciascuna delle domande seguenti, scegliete la risposta giusta. Attenzione: soltanto UNA
risposta è corretta.
[Totale: 4 punti. 0,5 punti per ogni risposta esatta. —0,16 punti per ogni risposta sbagliata. Non
rispondere, invece, non comporta alcuna diminuzione.]
1.
All'interno della Settimana Europea della Robotica, il Greenlight Day è
la prima attività.
l’attività centrale.
un festival di tematica ecologica.
una attività indipendente dalla S. E. R.
2.
In occasione del Greenlight Day,
duecento ragazze simulano una missione su Marte.
arrivano in Belgio duecento ragazze dell’Istituto Lorenzi.
a Fumane, in Verona, controllano a distanza cinque robottini che sono in Belgio.
cinque robot che si trovano in provincia di Verona sono monitorati dal Belgio.
3.
La Scuola di robotica di Genova
coordina la S. E. R. in Italia.
accoglie il Greenlight Day.
accoglie più di cento eventi della S. E. R.
è la scuola che ha sviluppato il progetto dei cinque robottini.
4.
L’Unione europea è interessata a promuovere
la robotica e le materie tecniche.
le scienze.
l’intelligenza artificiale.
nuovi modi di imparare diverse materie.
5.
I bambini delle elementari
confondono robot e macchinine telecomandate.
hanno, ciascuno, un piccolo androide.
imparano a assemblare e comandare dei piccoli robot.
seguono le indicazioni del piccolo Leonardo.
6.
Il mattoncino programmabile Mindstorm
è stato sviluppato per il grande pubblico.
è una specie di Lego per adulti.
serve a finalità ecologiche.
crea l’illusione che perfino un bambino possa programmare un robot.
7.
Il progetto «Roberta» è stato creato
per portare le ragazze al livello scientifico dei ragazzi.
per adattare le esperienze scientifiche alla sensibilità femminile.
perché con l’età le ragazze sembrano disinteressarsi alle scienze.
perché non ci sono attività scientifiche per ragazze.
8.
Da quello che si legge nell’articolo,
la scienza perde d’interesse se non è percepita come gioco.
alle medie, la partecipazione delle ragazze alle attività scientifiche aumenta.
l’Unione europea vuole rafforzare discipline tradizionalmente trascurate.
la tecnologia facilita l’apprendimento scientifico.
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Prova Auditiva
Madame filosofia
(ATTENZIONE: delle parole in neretto si dà l’equivalente o una definizione in calce al testo)
In pochi anni è diventata la diva indiscussa della filosofia. Roberta De Monticelli ha finito per incarnare
il sapere influente che fa tesoro della vita ordinaria, la ricerca accademica che non fa marcia indietro
davanti agli stimoli del quotidiano. L’alto e il basso, come il bene e il male, le servono per tracciare
quella che ha chiamato «la filosofia del risveglio». Stimata dai più e detestata da alcuni, De Monticelli
accetta il successo mondano come un derivato necessario dell’esposizione pubblica.
Dica la verità: tutto questo consenso non le fa sospettare di aver piegato un po’ la filosofia al sentire
comune?
—
Non credo. Semmai ho avvertito che c’era nell’aria un’attesa di rinnovamento. E ho voluto
spiegare, con i miei strumenti, le cose che stavano germinando nell’animo di molti.
Quali cose?
—
Il disgusto per la corruzione che ha investito tutti i livelli della vita economica, civile e politica. Il
bisogno di agire e reagire.
Quindi è contenta di aver reso l’etica un bestseller di cinquantamila copie?
—
Guardi che l’etica non è un comandamento, ma è il pensiero che dà linguaggio all’esperienza
morale. Cioè l’esperienza che facciamo ogni giorno, per esempio, quando vediamo una città
brutta, lo sporco per terra, il degrado, la speculazione che fa stracci del territorio, che è la
risorsa non solo economica, ma culturale e spirituale della nazione. È un dovere dei filosofi
trasformare in concetti e giudizi queste esperienze. Sennò che ci stiamo a fare?
Ma non si sente un po’ sola in questo compito? Il suo esempio non sembra aver fatto scuola.
—
Infatti mi arrabbio con i miei colleghi che stanno zitti o che, quando si occupano di temi sociali
o politici, fanno gli specialisti assoluti, impenetrabili alla gente comune. Non è sempre stato
così, il beato Rosmini o Bertrando Spaventa sapevano parlare delle cose del giorno. La
filosofia, o è pane o non serve a niente.
In chi confida allora?
—
Nei ragazzi che affollano le lezioni di filosofia e sono disponibili a pensare con concretezza.
A proposito di fede, lei scrive di non essere credente, però tempo fa fece pubblica una abiura dando
clamorosamente addio alla Chiesa cattolica. Come lo spiega?
—
Lo so, si è generato un equivoco, ma non per colpa mia. Mi ero infuriata a morte con il
vescovo di Firenze, Giuseppe Betori, che aveva detto una frase inverosimile sul testamento
biologico: «Non è il malato che deve decidere di sé». Così avevo scritto una lettera a tutti i
quotidiani che Giuliano Ferrara ha pubblicato sul «Foglio» con un titolo insensato: «L’abiura».
Ma, si sa, Ferrara attacca ogni idea di spiritualità che possa riferirsi a un Cristo diverso da
quello del Grande Inquisitore.
Qual è invece la sua idea di spiritualità?
—
Io vengo da una famiglia totalmente agnostica, ma come tutti i bambini sono andata a messa
fino a undici anni, poi non più. Solo dopo i quaranta anni ho incontrato e amato grandi figure di
cristiani viventi. Da Simone Weil ho preso la convinzione che il vero male non è il male in sé,
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ma la mistura del bene e del male. Ebbene, nel nostro Paese l’elemento centrale di questa
mistura è proprio il cattolicesimo clericale, che ha un ruolo devastante nell’impedire qualsiasi
forma di coscienza moderna.
E Che ci fa una come lei all’università dell’ospedale San Raffaele, di forte ispirazione cattolica?
—
Mi ha attratto l’avventura professionale, la possibilità di aprire la filosofia al rapporto umile con
la biologia, la neurobiologia o la psicologia, in uno dei pochi posti italiani che è competitivo nel
mondo.
Non l’hanno insospettita i progetti del fondatore, don Verzé, che si definiva «manager di Dio»? Che
cosa pensa oggi di don Verzé, dopo gli scandali e il fallimento?
—
Che ha perso il rapporto con la realtà e si è lasciato prendere dalla dinamica tiranno-sudditi.
Ma peggio del tiranno sono i sudditi, cioè quei grandi medici che ci lavorano e che non hanno
fatto niente per fermarlo.
Lei una volta urlò «Non in mio nome».
—
Non potevo permettere che l’università fosse umiliata al punto di proporre una cattedra alla
figlia di Berlusconi il giorno della laurea triennale. Altri l’hanno permesso e se ne sono presi la
responsabilità. Comunque il peggio al San Raffaele non è ancora arrivato.
Con le sue idee e la sua attitudine al conflitto, non finirà che scende in politica?
—
Non ne sarei capace. Il mio campo è quello prepolitico, e cioè lo spazio che riguarda i
fondamenti solidi e condivisi di una democrazia. Primo fra tutti la libertà di vivere come si
crede, nei limiti in cui non si calpestano i diritti altrui. Sembra poco ma tutto comincia da qui.
Adattato da
«Madame filosofia», in L’Espresso
(8 dicembre 2011), pp. 72-74
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CLAU DE RESPOSTES
DOMANDE
Per ciascuna delle domande seguenti, scegliete la risposta giusta. Attenzione: soltanto UNA
risposta è corretta.
[Totale: 2 punti. 0,25 punti per ogni risposta esatta. –0,08 punti per ogni risposta sbagliata. Non
rispondere non comporta, invece, alcuna diminuzione.]
1.
Che cosa caratterizza il pensiero di Roberta De Monticelli?
La sua filosofia è concreta e attuale.
Tratta temi antipatici alla maggioranza.
È solo accessibile agli accademici.
Cerca la popolarità ad ogni costo.
2.
Cosa suggerisce la formula «piegare la filosofia al sentire comune»?
Parlare di argomenti che «vendono».
Difendere posizioni democratiche.
Dire alla gente cosa deve fare.
Avvicinare la filosofia al popolo.
3.
A che cosa serve l’etica?
Alla lotta politica.
Ci offre un modello di condotta.
A spiegare qual è il dovere dei filosofi.
A tradurre in parole le nostre esperienze morali.
4.
«La filosofia o è pane o non serve a niente», cioè
deve permettere al filosofo di guadagnarsi da vivere.
non deve essere indigesta.
c’è la filosofia dell’utile e quella dell’inutile.
è inutile se è incomprensibile.
5.
Perché dice De Monticelli che il suo addio alla Chiesa è stato un equivoco?
Non si può abiurare se non si è credenti.
In realtà, non voleva dire addio alla sua fede.
Giuliano Ferrara pubblicò che De Monticelli era credente.
De Monticelli capì di aver fede, ma diversa dalla cattolica.
6.
De Monticelli studiò teologia
per poter tradurre meglio Le confessioni di Agostino.
perché glielo aveva indicato l’editore Livio Garzanti.
perché le sembrava una disciplina grandiosa.
in seguito alla polemica con Ferrara.
7.
Perché De Monticelli decise di andare a lavorare al San Raffaele?
Per il prestigio di don Verzé.
Per stabilire un dialogo tra filosofia e discipline scientifiche.
Perché le interessava la neurobiologia.
Perché non rinuncia al dialogo con il cattolicesimo.
8.
Davanti agli scandali al San Raffaele, De Monticelli
cerca di giustificare don Verzé.
denuncia che l’opposizione agli abusi fu nulla.
accusa i suoi colleghi di esserne complici.
ammette che sin dall’inizio aveva diffidato di don Verzé.
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SÈRIE 1
Prova Escrita
L’EURO VA SALVATO A OGNI COSTO
1.
Come devono essere interpretate le formule «va salvato», «sia da salvare»? L’euro
si può salvare.
deve essere salvato.
si salverà.
è salvato.
2.
Ci sono diciassette Paesi
associati all’euro.
responsabili delle tempeste finanziarie.
gravati da un grande debito pubblico.
nemici dell’euro.
3.
Cosa pretende la cancelliera Merkel?
Stampare più euro.
Il ritorno al marco come moneta tedesca.
Imporre il marco all'Unione europea.
Che l'euro si adatti all'economia tedesca.
4.
Nei confronti del dollaro, l’euro
ha sempre mantenuto il valore di 1,30 dollari.
nacque più forte.
nacque con un valore pari al dollaro.
nacque leggermente più debole del dollaro.
5.
Quanti effetti negativi ha comportato l’euro per gli italiani?
Tre: rincari, inflazione e esportazioni ostacolate.
Due: rincari e esportazioni ostacolate.
Due: rincari e deprezzamento della lira.
Uno solo: i rincari.
6.
Secondo l’articolo, i rincari provocati dall’adozione della moneta unica
erano inevitabili.
sono il risultato della forza dell’euro.
derivano dall’inflazione provocata dall’euro.
non sono giustificabili.
7.
Secondo l’articolo, quale effetto positivo ha avuto l’euro sulle economie nazionali?
Ha contenuto l’inflazione.
Ha rafforzato il ruolo delle banche nazionali.
Ha frenato le esportazioni.
Ha evitato disequilibri tra le diverse monete nazionali europee.
8.
Secondo Mario Cervi, «se torna la lira, torna anche l’inflazione». Perché?
La lira era una moneta inflazionistica.
I governi italiani erano poco intelligenti.
Perché cambiare moneta implica aumentare i prezzi.
L’inflazione è in rapporto diretto con la possibilità di emettere moneta senza limiti.
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COLLOQUIO CON YOCHAI BENKLER
(ATTENZIONE: delle parole in neretto si dà l’equivalente o una definizione in calce al testo)
Yochai Benkler è il direttore del Centro Berkman per l’Internet e la Società, all’università di Harvard, e
un accanito difensore del codice aperto e del software libero. Per il professor Benkler non c’è dubbio:
la crisi finanziaria e le crescenti minacce alla libertà di espressione in Rete hanno una radice comune.
Che affonda addirittura nella filosofia dell’inglese Hobbes, nel XVII secolo: è l’idea che l’uomo sia
guidato solamente dall’interesse personale. E che dunque servano regole per tenere a freno i suoi
istinti, oltre a severi controlli per punire chi cerchi di sottrarsi a tali leggi. Quattro secoli più tardi, è ora
di cambiare prospettiva: perché, come dimostrano la biologia evolutiva, l’economia sperimentale e le
scienze politiche, siamo anche, e soprattutto, esseri sociali, disposti all’empatia e alla solidarietà.
Professor Benkler, perché siamo in crisi?
— Siamo in crisi perché abbiamo costruito sistemi che dipendono puramente dall’idea che il
proprio interesse sia quello che motiva tutti noi. E che, in qualche modo, banche e investitori,
perseguendo solo il proprio interesse, allo stesso tempo facciano il bene della società. Questa idea è
al nocciolo della glorificazione degli sperimenti finanziari. È un errore. E in Rete ce ne siamo accorti
molto presto.
Quindi, che fare?
— Un modo è introdurre più regole. Sarebbe la soluzione di Hobbes. Un’altra, molto più
difficile e di lungo termine, sarebbe cambiare la formazione professionale e, soprattutto, l’etica della
finanza.
Internet offre svariati esempi di cooperazione disinteressata di successo, Wikipedia su tutti. Ma non è
emerso chiaramente un modello di business che permetta di sopravvivere a chi coopera senza far
ingrossare i bilanci dei soliti colossi, Google e Facebook in primis.
— L’unico settore in cui si è visto chiaramente che le persone possono trasformare la
cooperazione in una fonte di sussistenza è il software libero e aperto. E il motivo è che i software
fanno parte dell’industria dei servizi, anche se pensiamo a loro come oggetti, cose da comprare. Ne è
un esempio IBM, che dal 2000 ha deciso di investire nel software libero, invece di diventare un
rivenditore, e ora ha superato le dimensioni di Microsoft. Ciò significa che nel mondo c’è un milione di
sviluppatori di software libero che possono anche diventare impiegati, e guadagnare da vivere, nel
settore dei servizi.
Il controllo esercitato dal sistema limita la libertà di espressione in Rete?
— Sì, in due aspetti: uno è la sicurezza nazionale, il tentativo di combattere il terrorismo. Ma
l’esempio più forte è quello del diritto d’autore on line. Il copyright è costruito intorno all’idea che si crei
cultura soltanto se si è in grado di venderla in unità e di mantenere il controllo sulla copia. È quanto
stanno promuovendo Hollywood e l’industria discografica, da quasi vent’anni. Tutto ciò ha creato una
persecuzione massiccia della pirateria, e regole di controllo per la tecnologia.
Professor Benkler, che ne pensa della ricorrente tentazione di costringere i blog all’obbligo di rettifica?
— E chi non vorrebbe rettificare gli errori? Invece è un classico esempio di come una richiesta
che suona completamente plausibile finisca per pesare in modo differente su blogger e grandi
aziende, le quali possono permettersi un dipartimento legale e un altro per controllare le richieste di
rettifica. È una mossa che, nella sua implementazione, favorisce chi detiene il potere sui media
tradizionali.
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A proposito di libertà in Rete, libertà di espressione e libertà in generale: quale rischio rappresentano
le tecnologie e le reti proprietarie, come Facebook o le applicazioni Apple? Sono una minaccia per la
sopravvivenza di una Rete aperta, di una Open Web?
— Se ci affidiamo a strutture controllate come quelle che lei ha citato perdiamo la fonte di
resistenza, la creatività e la libertà che derivano dal possedere computazione, immagazzinamento e
comunicazione dei dati. Senza chiedere permesso a nessuno per pubblicare ciò che vediamo e
scriviamo. A mio parere, il contrario rappresenta un grosso rischio per l’open Web, perché è
perfettamente allineato con gli interessi di Hollywood e dell’industria discografica, da un lato, e con
quello dei sistemi di sicurezza nazionale, dall’altro.
Colpa di Steve Jobs?
— Credo che, per Jobs, le persone dovessero poter esprimere la loro creatività, ma solo
all’interno di un ambiente ben delineato, controllato e prevedibile. È un approccio adottato e amato da
molti consumatori, ma che significa anche favorire un ambiente molto meno libero.
Testo adattato da
«Un pinguino cambierà il mondo. Colloquio di Yochai Benkler con Fabio Chiusi»,
L’Espresso (24 novembre 2011), pp.150 - 153
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CLAU DE RESPOSTES
COLLOQUIO CON YOCHAI BENKLER
1.
Crisi finanziaria e minacce alla libertà d’espressione in Rete: cosa ne dice Benkler?
La crisi minaccia la libertà d’espressione in Rete.
Non c’entrano nulla l’una con l’altra.
È un problema che dura da secoli.
Entrambi problemi hanno la stessa origine.
2.
L’idea di Hobbes è che l’uomo è
egoista.
generoso.
aggressivo.
solidale.
3.
Secondo Benkler, la filosofia del proprio interesse
come motivazione non è valida per tutti.
vale solo per l’economia.
è aggressiva.
è ingiusta.
4.
Qual è la ricetta di Benkler per rimediare la crisi?
Introdurre più regole.
Adottare la soluzione di Hobbes.
La sperimentazione finanziaria.
Cambiare l’etica economica.
5.
In quale settore è possibile guadagnarsi da vivere con la cooperazione?
All’IBM.
Nel settore servizi.
A Microsoft.
Con l’hardware.
6.
Le due questioni che più limitano la libertà di espressione in Rete sono:
sicurezza nazionale e industria discografica.
sicurezza nazionale e diritti d’autore.
industria discografica e industria filmica.
la pirateria e il copyright.
7.
Secondo Benkler, le leggi sulla rettifica
sono una richiesta perfettamente plausibile.
costringeranno i blogger a contrattare un avvocato.
pesano solo sui blogger.
saranno ignorate dalle grandi aziende.
8.
Le strutture online denominate «controllate» o «proprietarie»
sono il futuro.
sono dominate da Facebook e Apple.
aiutano a difendere creatività e libertà.
servono a difendere gli interessi dei «grandi».
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