il mio miglior amico
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il mio miglior amico
IL MIO MIGLIOR AMICO anno: titolo originale: nazionalità: durata: 2005 Mon meilleur ami Francia 94 minuti scheda tecnica regia: sceneggiatura: fotografia: montaggio: musiche: scenografia: costumi: effetti: Patrice Leconte Patrice Leconte Jérôme Tonnerre Jean-Marie Dreujou Joëlle Hache Xavier Dermeliac Ivan Maussion Annie Périer Stephane Bidault AutreChose interpreti: Daniel Auteuil (François) Dany Boon (Bruno) Julie Gayet (Catherine) Julie Durand (Louise) Henri Garcin (Delamotte) Jacques Mathou (Padre di Bruno) Marie Pillet (Madre di Bruno) Elisabeth Bourgine (Julia) Jacques Spiesser (Letellier) Marine Laporte (Britney) Titouan Laporte (Léonardo) produzione: Fidélité films, Tf1 Films Production, Exception Wild Bunch, Lucky Red, Canal + Lucky Red distribuzione: Patrice Leconte Nasce a Parigi (Francia) il 12 novembre 1947. Prima ancora di frequentare il prestigioso IDHEC gira, a soli quattordici anni, un corto d'animazione di dodici minuti intitolato 'Il giro del mondo di Monsieur Jones'. Complessivamente, fino al 1972, realizza ventisei cortometraggi collaborando, allo stesso tempo, con il giornale 'Pilote'. Realizza il suo primo film nel 1975, "Il cadavere era già morto", che sarà il capostipite di un genere che si affermerà sempre più nel cinema francese. Nel 1985 passa all'avventura con "Gli specialisti" ma è "Tandem" che segna, nel 1987, una svolta nella sua carriera. Due anni dopo attira l'attenzione della critica con "L'insolito caso di Mr. Hire", presentato al Festival di Cannes. Il regista conferma la sua vena intimista nel 1990 con "Il marito della parrucchiera". Dopo altri film dalle alterne fortune, nel 1995 realizza un suo soggetto originale, "I granduchi", ambientato nel mondo dello spettacolo. Nel 1996 passa al film in costume con "Ridicule", storia ambientata nel '700, presentato al Festival di Cannes. Il film è un successo e ottiene la nomination all'Oscar come miglior film straniero, quattro César tra cui miglior film e miglior regia e il David di Donatello per la miglior regia. Fra gli altri suoi film, "Une chance sur deux" (1997) e "La ragazza sul ponte" (1998). Filmografia Il cadavere era già morto [1975] regia, sceneggiatura Circulez, y a rien a voir [1983] - regia, sceneggiatura Confidenze troppo intime [2004] regia, sceneggiatura Con t r el ’ oubl i[ 1991]- regia Dogora [2004] - regia Felix et Lola [2000] - regia, sceneggiatura, soggetto Il marito della parrucchiera [1990] regia, sceneggiatura, soggetto Il profumo di Yvonne [1994] - regia, sceneggiatura L'amore che non muore [2000] - regia L'insolito caso di Mr. Hire [1989] regia, sceneggiatura La ragazza sul ponte [1998] - regia Les bronzes [1978] - regia Les bronzes font du ski [1979] - regia, sceneggiatura Les grands ducs [1996] - regia, sceneggiatura, soggetto Les specialistes [1984] - regia Il mio migliore amico [2005] - rregia, sceneggiatura Ridicole [1996] - regia Rue des plaisirs [2001] - regia, sceneggiatura, soggetto Tandem [1987] - regia, sceneggiatura, soggetto Tango [1993] - regia, sceneggiatura, soggetto Uno dei due [1998] - regia, sceneggiatura, soggetto L'uomo del treno [2002] - regia Daniel Auteuil Nasce ad Algeri (Algeria) il 24 gennaio 1950. Attore francese tra i più noti, si è messo in evidenza grazie alla facilità con cui riesce a interpretare i generi più diversi, dal dramma alla commedia romantica, al thriller. Figlio di cantanti di operetta, ha speso la sua infanzia dietro le quinte dei teatri, sicuro di seguire in futuro le orme dei genitori. Nel 1967 si trasferisce ad Avignone per studiare canto e recitazione ma la sua vita da studente non dura a lungo. Quelli sono infatti gli anni della contestazione sessantottina e Daniel viene coinvolto dalle occupazioni del movimento studentesco. Respinto sia dalla scuola di recitazione che dal conservatorio, riesce comunque a debuttare in un musical al Teatro Nazionale di Parigi nel 1975. Nello stesso anno fa la sua prima apparizione al cinema nel film "Appuntamento con l'assassino" di Gérard Pirès, accanto a Catherine Deneuve e Jean-Louis Trintignant. Fino alla metà degli anni '80 le sue migliori performances restano legate più al palcoscenico che allo schermo cinematografico finchè nel 1986, con la sua interpretazione di Ugolin in "Jean de Florette" e il sequel "Manon delle sorgenti", diretti dal regista Claude Berri, riesce finalmente ad attirare su di sè l'attenzione del pubblico e della critica, vincendo anche un premio César come miglior attore e un BAFTA come miglior attore non protagonista. Tra le sue migliori interpretazioni si ricordano: "Un cuore in inverno" (1992, David di Donatello come miglior attore straniero), "Ma saison préférée" (1993), "La Regina Margot" (1994), "L'ottavo giorno" (1996, premio come miglior attore al Festival di Cannes), "La ragazza sul ponte" (1999, secondo César come miglior attore) e "L'amore che non muore" (2000). E' stato legato sentimentalmente per oltre dieci anni all'attrice Emmanuelle Béart, dalla quale ha avuto una figlia, Nelly, nata nel 1992. Attualmente vive a Parigi con la sua compagna, l'attrice Marianne Denicourt (insieme hanno portato sul palcoscenico l'adattamento teatrale di Schnitzler "The Blue Room"), e le due figlie Nelly e Aurore. Filmografia 36 - Quai des Orfèvres [2004] attore L'amour violé [1977] - attore Attenti agli occhi attenti al... [1975] attore Cento e una notte [1996] - attore Clara et les chics types [1980] - attore Le deuxième souffle [2007] - attore I sottodotati [1980] - attore Il cavaliere di Lagardere [1998] attore Il figlio perduto [1998] - attore In amore c'è posto per tutti [2004] attore Incontri d'amore [2005] - attore Jean de Florette [1986] - attore L'amore che non muore [2000] - attore L’ a moure ndouc e [ 1985]- attore L'apparenza inganna [2001] - attore L'arbalete [1984] - attore L'avversario [2002] - attore L'ottavo giorno [1996] - attore L'un reste, l'autre part [2004] - attore La banchiera [1980] - attore La ragazza sul ponte [1998] - attore La regina Margot [1994] - attore La séparation [1994] - attore Les voleurs [1996] - attore Ma saison preferee –la mia stagione preferita [1993] - attore Manon delle sorgenti [1986] - attore Il mio migliore amico [2005] - attore N Io e Napoleone [2006] - attore Niente da nascondere - Caché [2005] - attore Piccoli tradimenti [2003] - attore Qualche giorno con me [1988] - attore Romuald e Juliette [1989] - attore Sade –s e guil ’ i s t i n t o[ 2000]- attore Sostiene Pereira [1995] - attore Sotto falso nome [2004] - attore Una top model nel mio letto [2005] attore Transfert pericoloso [1997] - attore Un cuore in inverno [1992] - attore Una donna francese [1994] - attore Vajont [2001] – attore Il film raccontato dai protagonisti Intervista con Patrice Leconte Com’ ènat al ’ i de adeI lmi omi gl i orami c o? L’ i de aèna t apr i made l l er i pr e s edeLe sBr on z é s ,i lgi or n oi nc uiJ é r ômeTon ne r r emiha chiamato per dirmi che aveva per le mani una sinossi piuttosto sviluppata scritta da Olivier Dazat per Fidélité. Avevano bisogno di un regista e Jérôme ha pensato immediatamente che a v r e bb epot u t oi n t e r e s s a r mi .…E gi us t a me n t e ! .L’ i ni z i omièpi a c i ut omol t i s s i mo.Ne l l o s vi l uppo de l l ’ i n t r e c c i oa v e v oq u a l c h er i s e r v a ,ma n on os t a n t e que s to sono andato ad i nc on t r a r eipr odut t or i .L’ i nc on t r oès t a t omol t opos i t i v o,s ubi t od op oa b bi a moi ni z i a t oa lavorare insieme per andare in una direzione che piacesse ad entrambi. Cos al ’ haa f f as c i nat adipr e c i s one l l as t or i ai mmagi nat adaOl i v i e rDaz at ? Il concept del soggetto: la storia di un tale a cui viene detto che non ha amici, che protesta violentemente e che, per dimostrare il contrario, si impegna in una specie di scommessa assurda e astratta: mostrare agli altri questo amico che non ha! Ho pensato subito che fosse mol t oo r i gi na l el a n c i a r eun as c omme s s as uunac os ac os ìpoc os c omme t t i bi l e … Epoimi pe r me t t e v adipa r l a r ede l l ’ a mi c i z i ae ,s opr a t t u t t o,de l l as uaa s s e n z a .I nf on do èc ome r a c c on t a r eun as t or i ad’ a mor e .Sit r a t t as ol odic a mbi a r ein omi! Devo ammettere che se que s t os ogge t t oh aa t t i r a t oi mme di a t a me n t el ami aa t t e n z i on e … èa nc h epe r c héc r e a v ade l l e r i s on a n z ei n t i me c on me s t e s s o.Non c h es i a un f i l ma ut obi ogr a f i c o… ma s e mis i domandasse a bruciapelo che è il mio migliore amico, forse mi troverei in imbarazzo nel rispondere. Diversamente dal protagonista, però, questo non mi impedisce di vivere. Come ha lavorato alla scrittura con Jérôme Tonnerre? Av e v a mo l a v or a t oi ns i e megi àpe rConf i de n z et r opp oi n t i me … ea bbi a mo c ol l a b or a t o esattamente allo stesso modo. Il lavoro in coppia è semplice: ci si vede pomeriggi interi, si parla molto, Jérôme prende degli appunti e capisce dove voglio andare a parare. È un vero camaleonte. Alla fine mi ritrovo a mettere in scena un film che ha scritto lui, dove abbiamo discusso a due mani, ma che sento molto vicino a me. Riesce a mantenere il senso che voglio dare alla storia, senza tuttavia dimenticare di dargli il suo tocco personale. Questo film è una mescolanza di generi, tra commedia e dramma. Questo elemento era presente in fase di scrittura? No, quando abbiamo iniziato a scrivere pensavamo di trovarci molto più nella commedia. Poi, però, non sono riuscito ad accontentarmi della leggerezza su un tema, quello de l l ’ a mi c i z i a ,c hemia ppa s s i on a vac os ìt anto. Mi è piaciuto immaginare, al contrario, un film che si trasformava completamente. Come un aereo che, in un meeting aereo, decolla normalmente e si ritrova, dopo una virata, a volare a pancia in su. Ha scelto Il mio miglior amico dopo un film di tonoc ompl e t ame nt edi v e r s oc omeLe sBr onz é s … Qua n dos t of a c e n dounf i l m,ge n e r a l me n t es ogi àac os al a v or e r òd op o… s e n z ape rq ue s t o avere in mente un preciso percorso nella mia carriera. Ad ogni modo, sapevo che Il mio miglior amico sarebbe stato il film che avrebbe seguito Les Bronzés. E mi andava bene. Non h opi ùv ogl i adif a r ef i l mt r opp os e r i … l avi t al oègi àa bb a s t a n z a .Er of e l i c edip ot e r mi i mme r g e r ei nunf i l m dia mi c i z i ai n t i mi s t ada ls a por eunpo’pr ovi n c i a l e–a n c h es el ’ a z i one si svolge a Parigi. Con delle persone semplici. Senza voler considerare Il mio miglior amico un as or t adi“ be s tof ”de imi e if i l m pr e c e de n t i ,pos s odi r ec h ei nque s t of i l mc is on omol t e delle mie ispirazioni. Quandohaav u t ol ’ i de ade idueat t or ipr i n c i pal i ? Ho pensato a Da ni e lpr a t i c a me n t es ubi t o.E’t a l me n t ea pe r t oea mi c h e v ol e … c hemiè s e mb r a t aun’ i de aor i gi na l ef a r l or e c i t a r en e lr uol odiunuomoc h en onh aa mi c i !Sea v e s s i scelto un attore per il fatto che la situazione potesse apparire plausibile ai miei occhi non sa r e bb es t a t ogi us t o.I lgi oc odis a r e bb es v e l a t ot r opp op r e s t o!E’s t a t ounpo’pi ùdi f f i c i l e s c e gl i e r el ’ a t t or ec h epot e s s ei n t e r pr e t a r ei lpe r s on a ggi odiBr un o.Abbi a moa v ut odi v e r s e idee in merito, ma avevo in mente Dany Boon da tanto tempo. Avevo assistito ai suoi spettacoli e desideravo da tempo lavorare insieme a lui. E poi è stato Daniel a spingermi ulteriormente in questa direzione, perché lo aveva trovato strepitoso ne La Doublure. Per e n t r a mbie r al ’ uomogi us t o! Per quale motivo, più precisamente, lo volevate nel film? Dany Boon rappresenta per me una persona semplicemente meravigliosa. Una persona l umi n os a ,a pe r t a .Av e v obi s ogn odique s t as e mpl i c i t à .I nl uic ’ èuna ppr oc c i os e mpl i c e–non semplicistico –alle cose, un modo di rapportarsi alle persone molto particolare. Ed era esattamente quello di cui avevo bisogno per il suo personaggio. Si può dire che Dany è entrato nel personaggio di Bruno come si entra in un bagno con la temperatura ideale! L’ i nt e s aès t at ai mme di at at r aDani e lAut e ui leDany Boon? Il piacere di lavorare insieme è stato evidente da subito. Provavano una grande ammirazione l ’ un ope rl ’ a l t r o,ol t r ec h ea mi c i z i aer i s pe t t o.En t r a mbi ,i n ol t r e ,s on ope r s on ee s t r e ma me n t e generose: hanno lavorato sempre insieme, senza mai voler pr i me ggi a r el ’ un os ul l ’ a l t r o. Sc or r e ndol as uaf i l mogr a f i a,s e mbr adii n t r av e de r eunapas s i onepe ri“buddymov i e s ”… Mis on oa c c or t oc h epr a t i c a me n t ei nt u t t iimi e if i l ml emi e“ c oppi e ”s on oc ompos t edaa t t or i con cui avevo già lavorato in precedenza e daa t t or ide lt ut t on uovi .Unpo’c omes ea v e s s i bi s ogn odipe r s on edic uic on os c ol ec a r a t t e r i s t i c hepe ra f f r on t a r ei ln uov o!E’s t a t oc os ìpe r L’ Uomode lt r e n o,n e ls e ns oc h ec on os c e v ogi àRoc h e f or tman ona ve v oma il a v or a t oc on Ha l l y da y ,n eL’ Amor ec h enon muore conoscevo già Daniel Auteuil ma non Juliette Binoche, ed è stato infine così anche per Confidenze troppo intime, avendo lavorato in precedenza con Sandrine Bonnaire ma non con Fabrice Luchini. Pochi film sfuggono a questa regola. E quelli che sfuggon o… s on of or s eif i l mme n or i us c i t i ! Uno studente che scriveva una tesi sulla coppia nel cinema mi ha fatto poi notare una cosa a n c orpi ùi na udi t a :i nt ut t iimi e if i l m,oqua s i ,ipe r s on a ggic h e“ f a nn oc oppi a ”s ii nc on t r a n o per la prima volta durante i lf i l m.E’i lc a s odiDa nyBooneDa ni e lAut e ui ln eI lmi omi gl i or a mi c o,mal os t e s s oa c c a den eL’ uomode lt r e n o,n eLar a ga z z as ulpon t e ,i nConf i de nz e t r opp oi n t i me …s ol oTa n de ms is ot t r a eaque s t a“ r e gol a ” .I lmi ol a v or odar e gi s t ac on s i s t e quindi a organizzare incontri! Non avrei mai potuto scrivere Le chat con Signoret e Gabin raccontando la storia di due persone che si conoscono da anni! Né potrei raccontare di un rapporto che si consuma e si sfilaccia perché avrei bisogno di nutrirmi di ciò che è accaduto pr i made l l ’ i ni z i ode lf i l m.Mipi a c eor ga ni z z a r el ’ i nc on t r ode ipe r s on a ggic h epr e s e n t on e i miei film, perché in fondo basta solo osservare il loro comportamento. Serge Frydman un gi or n omih ade t t oc h eiv e r is c e n e ggi a t or idiunf i l m… s on ois uoipersonaggi. E secondo me ha ragione, se i personaggi sono descritti bene, non resta che seguirli. Come un chimico. Perché ha scelto Julie Gayet per interpretare la socia del personaggio di Daniel Auteuil? Anni fa ho girato una pubblicità per France Inter ,i nc uic ’ e r aun ar a ga z z ac hea n da v ai n bi c i c l e t t a .Ce r c a v a moun ’ a t t r i c eeh of a t t oi ls uon omedur a n t eunar i uni on e ,f ur on ot u t t i d’ a c c or d o.Que l l aès t a t al apr i mav ol t ac h eh oi n c on t r a t oJ ul i e ,l eh os pi e ga t oc h el ’ a v r e i ripresa in bianco e nero mentre andava in bicicletta, con il viso inquadrato in un angolo dello schermo. Per Catherine, che è il personaggio più lucido de Il mio miglior amico, quello che arriva s e mpr eunme t r oa v a n t ia gl ia l t r i ,h ope n s a t os ubi t oc h es a r e bb es t a t ape r f e t t a .E’mol t o intelligente, ma ma è un tipo di intelligenza che non è mai intellettuale, composta o sofisticata. DopoLaRagaz z as ulPont eeL’ amor ec henonmuor eèl at e r z av ol t ac hel av or ac onDani e l Auteuil. Sentite ancora la necessità di parlarvi? Per Daniel uno sguardo o un sorriso sono più importanti di mille parole. Non fa parte di quella schiera di attori che si nutrono di psicologia. E meno male! Perché io non sono uno di quei registi che amano spiegare agli attori da dove vengono i poro personaggi, o dove devono andare. A me interessa fare delle cose, sentirle. Se una sceneggiatura è scritta bene, gli attori ci entrano naturalmente. Daniel è così. Prima delle riprese, ci siamo visti una volta per la prova dei vestiti e ci siamo sentiti al telefono due o tre vol t e .E’s e mpr eunpo’s t r e s s a n t e iniziare a lavorare con un regista che non si conosce, con un attore che non si conosce che pe r òc on os c eb e n ei lr e gi s t a .E’s e mpl i c e :pe rqua n t or i gua r da Da ni e l ,a ve v oc ome l ’ i mpr e s s i on edia v e r l os a l ut a t ol as e r apr i ma .D’ a l t r apa r t e ,èque l l oc h es idi c ede l l ep e r s one a cui si vuol bene che però si perde di vista! E rispetto a questa vostra complicità, si è concentrato maggiormente sui nuovi arrivati –Dany Boon e Julie per primi –per integrarli al vostro universo? È tutto un equilibrio. Un giorno ho fatto una grande stupidaggine. Ne La Ragazza sul Ponte giravo per la prima volta con Daniel mentre avevo appena finito di dirigere Vanessa Paradis in Uno dei Due. Il primo giorno avevo concentrato tutta la mia attenzione su Daniel in quanto n uov oa r r i v a t o,l a s c i a n dounpo’dapa r t eVa n e s s a .Soc h el ohavi s s ut omol t oma l e :l as e r a stessa mi ha fatto capire che il fatto di aver lavorato insieme in un film non mi autorizzava a metterla da parte. Mi ha spiegato che aveva bisogno di me tanto quanto la prima volta. Ho capito il mio errore. Mi è servito da lezione. Da allora, durante i primi giorni di riprese ho s e mpr ef a t t ounp o’pi ùdia t t e n z i onea in uovis e nz ape r òma ime t t e r edapa r t ei“ v e c c hi ” .I n entrambi i casi, alla basede lmi ol a v or oc ongl ia t t or ic ’ èl af i duc i ac heh oi nl or o.Una t t or e c h er e c i t as e n z ape r c e pi r el af i duc i an e l l ’ oc c hi ode lr e gi s t ac h el ogua r da … èc omeun uccello senza ala. Non può volare! Cade non appena esce dal nido. Dopoav e rf at t ol ’ oc c hi ol i noal gioco radiofonico Le jeu des 1000 Francs in Tandem, ecco qui un altro gioco –questa volta televisivo –citato ne Il Mio miglior amico: Qui Veut Gagner des Millions con Jean-Pierre Foucault che interpreta se stesso1. Perché questa scelta? È molto semplice. Mentre costruivamo la sceneggiatura con Jérôme Tonnerre, sapevamo che il personaggio di Bruno a un certo punto doveva partecipare a una trasmissione di gioco. Un bel giorno, abbiamo avuto la rivelazione: uno dei jolly per i concorrenti di Qui Veut Gagner des Millions è la telefonata ad un amico! A partire da quel momento abbiamo temuto che la produzione di Qui Veut Gagner des Millions ci dicesse di no! Non volevo immaginare un gioco finto! Bisognava che fosse in presa diretta con la vita, che la gente avesse i suoi punti di riferimento. Ho trovato che fosse sensazionale riprendere in scope Jean-Pierre Foucault nel r uol odis es t e s s o.Loc on os c e v ounpo’ .Tr an oic ’ e r as i mpa t i a .Gl ih ode t t os e mpl i c e me n t e di rispettare il testo scritto, di essere se stes s oedin onc e r c a r edif a r el ’ a t t or e .Edès t a t oun godimento. Che punto di vista visivo aveva scelto per Il mio miglior amico? If i l mc he f a c c i os on oa bba s t a n z adi ve r s il ’ un o da l l ’ a l t r o,ogniv ol t ac e r c o dia ve r e , modestamente, un progetto di regia. Quando ho iniziato a lavorare su Il mio miglior amico, tuttavia, devo ammettere con vergogna che non mi sono posto alcuna domanda. Avevo una tale fiducia nella sceneggiatura e nei personaggi da non dovermi preoccupare. Ho quindi messo in scena questo film gi or n odop ogi or n o,s e nz aa v e r eun av e r opr oge t t oi ni z i a l e … salvo quello che non mi abbandona mai: gli attori e i loro personaggi. Volevo un film che avesse tutte le apparenze del naturalismo, in cui cose scomode, bizzarre e stridenti ci arrivassero addosso senza che ce ne rendessimo conto. Non volevo che la mia regia fosse s f a l s a t ape r c h éque s t os a r e bb es t a t oi nc on t r a ddi z i on ec onl ’ a s s un t ode l l as c e n e ggi a t ur a . Ovvi a me n t es pe r oc h el ar e gi as i ami gl i or edique l l adiunt e l e f i l m! … man onv ol e v of a r edi tutto per rendermi interessante. Come ha scelto le musiche? Mis on or i v ol t oa dungr uppoc h es ic hi a ma“ L’ At t i r a i l ” ,di r e t t odaXa vi e rDe me r l i a c .L’ h o conosciuto qualche anno fa, mentre cercavo delle musiche per La Ragazza sul Ponte. Mi sono imbattuto nel lor opr i moa l bum emièpi a c i ut omol t i s s i mo.L’ h oi n c on t r a t o,h ovi s t oa l c uni c on c e r t i .Gl ia v e v ode t t oc h es eungi or n on ea v e s s ia v ut ol ’ oc c a s i on e ,gl ia v r e ic hi e s t oun a musica per il film. Ho trovato che Il mio miglior amico gli assomigliava come si possono a s s omi gl i a r eduegoc c ed’ a c qua .Sa pe v oc hen ons is a r e bb eor i e n t a t ov e r s ol ’ e moz i on ef a c i l e . La sua musica, a volte al limite della fanfara, ha qualcosa di molto gioioso. Le sue sonorità possono essere molto esuberanti nonostante abbiamo degli accenti molto tristi. Questa me s c ol a n z an onc onv e n z i on a l emihaa f f a s c i na t o.Al l af i ne …s on opa z z odigi oi ape r c h éc ’ è un’ a t mos f e r amus i c a l emol t opa r t i c ol a r e ,c hen one r ai nr e l a z i oneapr i or ic onque s t of i l m ma che ci si sposa perfettamente. Si dice spesso che un film si riscrive in fase di montaggio. È anche il caso di Il mio miglior amico? In effetti questo film è stato riscritto in fase di montaggio, ma in maniera inaspettata. In tutti i mi e if i l m,l ’ e vi de nz a dit a l eo t a l ’ a l t r as c e n a ,l a pot e n z ae v oc a t r i c e di questa o que l l ’ i mma gi nemih a nn of a t t omodi f i c a r el al or oc os t r uz i one .Qui ,ès t a t opi ùs t r a n o.La stima della durata della prima versione era di 2h05. Jérôme Tonnerre e io avevamo comunicato ai produttori che avremmo fatto dei tagli prima delle riprese. Ma –lusso incredibile perché costa molto - questi ci hanno chiesto di girare la versione completa e di vedere in fase di montaggio ciò che sarebbe stato meglio fare. Ho accettato le regole del gioco. Effettivamente il mio primo montaggio del film durava 2h05. Da quel momento, con l ami amon t a t r i c eJ oë l l eHa c h e ,a b bi a mol a v or a t oa it a gl i ,unpo’c omei lgi oc ode iLe go.È stato molto divertente. Abbiamo letto qua e là che presto smetterà di fare cinema. Questo film le ha fatto venire voglia di continuare? Questa decisione non nasce dalla delusione per un film piuttosto che per un altro. Non è quindi perché le riprese de Il mio miglior amico mi hanno entusiasmato che rivedrò la mia scelta. Non ho perso il gusto del cinema. Amo sempre molto fare film. Vorrei solo fermarmi prima di perdere freschezza. In un certo senso mi comporto come Anna Galiena ne Il Marito de l l apa r r uc c hi e r a ,c h e ,s a pe n doc h el ’ a mor ee c c e z i on a l ec h el al e gaa lpe r s on a ggi odiJ e a n Rochefort non sarà eterno, scelse di gettarsi nella chiusa qua n doa n c or ae r aa l l ’ a pi c ede l l a r e l a z i on e .DopoI lmi omi gl i ora mi c ogi r e r òs ol oa l t r it r el un gome t r a ggi … es oe s a t t a me n t e qua l is a r a nn o.Nonc ’ èpi ùpos t op e ra l t r o!Ann unc i a n dol opubbl i c a me n t e ,n onc e r c odif a r mi pubblicità; cerco semmai di convincere definitivamente me stesso a rispettare la parola. Di farlo veramente, senza per questo però fare come Anna Galiena gettandomi nella chiusa. Intervista incrociata con Dany Boon e Daniel Auteuil Scoperta del film Daniel Auteuil: Dany Boon: Non è per sminuire la sceneggiatura, ma non ho bisogno di leggerla per dire di s ìaPa t r i c e .Mih apa r l a t odiunf i l ms ul l ’ a mi c i z i as ot t of or madif a v ol a …e que s t omièb a s t a t ope ra s pe t t a r el as c e n e ggi a t ur ac ons e r e ni t à .Al l ’ i ni z i omiè stata presentata come una commedia, ma già dalla prima lettura, ho trovato che aveva molte similitudini con la commedia italiana. Si sfiora infatti c on t i n ua me n t ei ld r a mmauma n o.Sipa r l adis ol i t udi n e …s i c ur a me n t es ir i dee s is or r i demol t omaèun ac omme di a ,n onunf i l mc omi c o… n e ls e n s oc h e l ’ e moz i on epr e v a l es pe s s o.Dic e r t oque s t ol os ide v ea l l ape r s on a l i t àdiun attore eccezionale come Dany Boon. Con os c oPa t r i c edamol t ot e mpope r c h éèv e n ut oav e de r et u t t iimi e is pe t t a c ol i .C’ e r a una specie di ammirazione reciproca. Si da il caso che Jean-Marie Dreujou, responsabile delle luci nel mio film La Maison di Bonheur, sia un collaboratore regolare di Patrice. È lui che mi ha avvertito della chiamata di Patrice. Al telefono ha iniziato a spiegarmi il contenuto del film, questa rifle s s i on es ul l ’ a mi c i z i a .Poimih a subito detto che Daniel, che non avevo neanche mai incrociato sul set de La Doublure, avrebbe fatto parte della squadra. Inutile dire che la prospettiva di essere diretto da Patrice Leconte e lavorare con Daniel Auteuil mi è bastata per accettare la sua pr op os t a .Son oduer e ga l ima gni f i c i !Poiovvi a me n t ec ’ èl as t or i a .Si nda l l apr i ma l e t t ur a ,mis on or e s oc on t oc h ea n da v amol t oa ldil àde l l ’ a s pe t t ode l l ac omme di adi cui mi aveva parlato. Il mio miglior amico è un film sconvolgente: parla di cose vere e c ol pi s c en e l l ’ i n t i mi t àa lt a lpun t oc h ea l l ev ol t edi v e n t as c omodo.Las c omme s s an on è che un pretesto; quello che mi è piaciuto di più è ciò che questo film propone: il confronto tra due solitudini. Un uomo solo perché non si rende conto che le sue ps e udoa mi c i z i en ons on oa l t r oc h er e l a z i onidil a v or o… una l t r o–che interpreto io – che solo apparentemente è estroverso e amico di tutti. Il suo personaggio Daniel Auteuil: Dany Boon: È una persona che non ha avuto tempo. Qualcuno che credeva di vivere, di essere dalla parte del giusto e che si è sbagliato ma se ne rende conto tardi, quando finalmente raggiunge il distacco necessario. Nonostante questo, come sempre con Patrice, alla fine realizza una sorta di miracolo poiché il mio personaggio ha la fortuna di vedersi offrire la possibilità di un incontro amichevole. Al di là della situazione in sè, una cosa è certa: François non è una persona simpatica e non ho cercato di salvarlo. Bisognava però andare sino in fondo per rendere possibile la sua redenzione. Sipuòr i de r edique s t ’ uomoc hec hi e dea duna l t r odida r gl ide l l el e z i onidi simpatia, ma questo non lo rende amabile. Eppure è da lì che nasce tutta l ’ or i gi na l i t àdique s t as t or i a . È qualcuno che si è sempre sforzato di sembrare amico di tutti ma che in realtà non lo è di nessuno. Bruno ha una ferita nascosta. Non è stato difficile mettermi nei suoi panni, Patrice mi ha aiutato benissimo. Quando siamo andati insieme a scegliere i vestiti del mio personaggio prima delle riprese, le sue certezze mi hanno permesso di comprendere precisamente chi era Bruno. Ad esempio è stato lui a scegliere il canadese blu che indosso per tutto il film, io sarei stato totalmente incapace di decidere da solo in quel momento. Questo ha immediatamente dato un contorno al personaggio. La preparazione Daniel Auteuil: Dany Boon: Mi preparo sempre per una cosa sola: farmi sorprendere. In questo film, non ho dovuto fare altro che lasciarmi trasportare. Mi sono adattato al regista entrando in osmosi con i miei partner. È vero che con un regista che non si c on os c ec ’ ès e mpr eunpe r i ododia da t t a me n t o,dide c odi f i c a ,pe rc on os c e r el e sue aspettative e il modo in cui si comporta. Nel caso di Patrice non serve. Anche quando abbiamo fatto il primo film insieme, La Ragazza sul Ponte, il periodo di osservazione è stato molto breve. Leconte racconta le sue storie con l as uac i ne pr e s a ,s ac ogl i e r epe r f e t t a me n t el ’ i s t i n t ode l l ’ a t t or ec h es it r ov adi fronte. La sua cinepresa ci segue e diventa presto una compagna. Si entra subito in confidenza. Il lavoro a monte è ovviamente molto importante. Quando si arriva sul set, però, è t u t t aun ’ a l t r ac os a .Qua n dos iv ai ns c e n ac onunt e s t on uov oèc omel apr ov ade l nove: per quanto uno abbia lavorato in precedenza, non si ha nessuna idea precisa di quello che verrà fuori. Ne Il mio miglior amico ognuno è arrivato con la sua visione. Da parte mia, ho subito sentito questo personaggio molto vicino a me: un uomo semplice, conviviale, commovente, buffo. Non era un ruolo di composizione. Vi assicuro che nella vita non sono un mascalzone! Lavorare con Patrice Le conte Daniel Auteuil: Mi piace moltissimo lavorare con Patrice. Per la bellezza dello sguardo che posa sulle persone e la precisione dei suoi sentimenti. Sa contenere le sue emozioni e liberarle al momento giusto. Noi due abbiamo iniziato con un film molto forte, La Ragazza sul Ponte, poi abbiamo proseguito il nostro cammino c omun ec onuns e c on dof i l ma nc or api ùf or t e ,( L’ a mor ec hen onMuor e .Ogni volta, con lui –eI lmi omi gl i ora mi c oneèl ’ e nn e s i mapr ov a–ho avuto la possibilità di raccontare delle storie straordinarie nelle quali tutti possono identificarsi. Come attore è entusiasmante! Dany Boon: Sul set Patrice era talmente felice ed euforico che non ha mai smesso di farci i complimenti. Si viene letteralmente trascinati dal suo entusiasmo travolgente, che non è mai venuto meno per tutto il corso delle riprese. Lo scambio è sempre possibile con lui. Non ci ha mai impedito di cambiare delle cose se non ci sentivamo a nostro agio. Non os t a n t eque s t o… pa s s a r edaFr a n c i sVe b e raPa t r i c eLe c on t es e n z al ami ni ma sosta di decompressione, come ho fatto io, non è per niente facile! Francis fa un numero di ciak incredibile, Patrice pochissimi. Questo avrebbe potuto rendermi fragile, ma non è stato così. Patrice infatti agisce a ragion veduta: vuole cogliere delle cose al volo! Alla fine, per quanto divergenti, i loro due modi di lavorare portano al medesimo risultato. Quando si fa e si rifà una scena con Francis, si arriva ad una concentrazione estrema in cui ogni gesto è pensato. Eppure la concentrazione è altrettanto forte con Patrice, perché sapere che si ha un numero limitato di ciak per e s pr i me r s i ,t el af av e ni r ei mme di a t a me n t e …a n c h es eovvi a me n t ePa t r i c e accetta di rifare la scena quando i suoi attori glielo chiedono. Dany per Daniel, Daniel per Dany Daniel Auteuil: Dany Boon: Ne La Doublure ci siamo incrociati appena. Non abbiamo recitato insieme. Quindi è la prima volta che lavoriamo veramente insieme. Ed è stata una rivelazione. Dany Boon conduce il film. È la solitudine fatta persona, l ’ e moz i on es t e s s a .Comet ut t iigr a n dia t t or ic heve n gon oda l l ac omme di a , questo potenziale di umanità esce sempre fuori, ed è magico: quando bisogna far ridere, fa ridere, e quando bisogna far piangere, fa piangere! Abbiamo cominciato con una scena al telefono, quella di Qui Veut Gagner des Millions. È la prima volta che abbiamo veramente parlato. Ovviamente, provo grande ammirazione per Daniel. Conosco la sua carriera, la sua reputazione. Sapevo che sul s e tège n e r os o…ec os ìès t a t o.Nons ic ompor t ac omec is ia s pe t t e r e b b eda l l as ua notorietà. È una persona molto semplice, molto accessibile, mantenendo sempre, c om’ èovvi o,l edi s t a n z e .Av r e bb epot u t oa de s e mpi odubitare della capacità di ascolto di qualcuno come me, un comico abituato a recitare da solo in scena. E invece no. Ci siamo subito resi conto che entrambi eravamo molto generosi e tra di noi tutto si è svolto nella maniera più naturale. Scherzavamo molto. E soprattutto avevamo sentito entrambi che questo film era più profondo di quanto sembrasse. Eravamo sulla s t e s s al un gh e z z ad’ on da . Un film in tandem Daniel Auteuil: Non provo un piacere particolare a fare un film in tandem. Il mio unico piacere è fare un buon film! Quello che mi interessava in questo caso, era il fatto di andare al di là della situazione classica dei due eroi, dalle mille difficoltà, impegnati in molteplici avventure. Ne Il mio miglior amico ognuno ha la sua vita, le sue preoccupazi oni ,is uoide s i de r ieis uois ogni .Ec ’ èt u t t oi lt e mpodi Dany Boon: esporli in maniera dettagliata e confrontarli. È molto più profondo di quanto ci si potrebbe aspettare dalla carta. Il rischio era che la salsa non legasse. Non è stato così perché tra noi accade veramente qualcosa. Patrice avrebbe addirittura potuto continuare a girare dopo le riprese, fuori dal set: il nostro rapporto non variava di una virgola. Siamo diventati veramente amici con questo film. Reazione alla visione del film Daniel Auteuil: Dany Boon: Ho visto una di quelle opere che adoro perché alle risate succedono sempre dei momenti di forte emozione. Nel vedere Il mio miglior amico per la prima v ol t a ,s on os t a t omol t oc ol pi t odaque s t idueuomi nic h enef or ma n ol ’ a ni ma , dalla loro vol on t àdil ot t a r e ,dius c i r ne .Da l l ’ i nge n ui t àde l l ’ uomoc on s uma t o c h eèFr a n ç oi seda l l ’ i mpe gn odiBr un o. Qua n dol ’ h ovi s t o,n one r ap oic os ìl on t a n odaque l l oc hea ve v oi mma gi na t o.Tr a n n e che per un dettaglio: non pensavo che andasse così a fondo nelle emozioni. E poi, più personalmente, non mi sono mai visto così in un film. Perché, contrariamente a J oy e uxNoë loLaDoubl ur e ,que s t ope r s on a ggi opuòa s s omi gl i a r miv e r a me n t e .E’l a prima volta che mi accade una cosa del genere al cinema. Quando il film inizia, si dubita che i due personaggi diventeranno amici. Ma una volta poste le basi, ecco che de c ol l a !Sidi me n t i c ac i òc hes ie r ai mma gi na t oa l l ’ i ni z i o.È que s t oa de s s e r e incredibile nei grandi film. Ci si va con il desiderio di vedere qualcosa di preciso, poi que s t ode s i de r i ovi e nea ppa ga t oec is ic on c e dedia n da r ev e r s oqua l c os ’ a l t r o.Que s t a c os amièa c c a dut an e lf i l mdiPa t r i c e ,n on os t a n t ea v e s s ipr e s opa r t ea l l ’ a vv e n t u r a !La sensibilità che apporta con i suoi movimenti di macchina è impressionante. Il mio mi gl i ora mi c oèpi e n odiuma ni t à .Èunf i l mpr of on does c on v ol ge n t es ul l ’ a mi c i z i a . Scena preferita Daniel Auteuil: Dany Boon: Las c e n ai nc uiDa nyr ompei lv a s oec hi e de :“ Doves on ol el a c r i me ? ”l ’ h o t r ov a t agr a n di os a .Av r e t ec a pi t oc heque s t ’ attore farà una carriera prodigiosa. Non sarà né Bourvil né qualcun altro. Solo lui. Ha un enorme potenziale, non ancora del tutto sfruttato. Può recitare assolutamente tutto. Mi piace tantissimo la scena in cui arrivo nella galleria di Daniel, quando gli dico che mi sembra che il suo negozio non vada poi tanto bene e lui mi spiega che non è un n e goz i omauna n t i qua r i o.Poii lmome n t oc h es e gue … qua n dogl idi c oc h ea n c h ei o s on ounc ol l e z i oni s t a … dif i gur i n ePa ni ni !Ador oi n ol t r e ,l as c e n aatavola, in cui il personaggio di Daniel mi chiede di insegnargli ad essere simpatico. La scena in cui ho sofferto di più, invece, è quella di Qui Veut Gagner des Millions, con Jean-Pierre Fouc a ul t .E’s e mpr edi f f i c i l ef a rf i n t adie s s e r ec ommos s ii n que s t ogenere di situazioni, in particolar modo quando, come in questo caso, per motivi di produzione, s ièc os t r e t t iar e c i t a r eun as c e n aa l l ’ i ni z i ode l l er i pr e s e ,me n t r en e l l ac r on ol ogi ade l film è alla fine. Le recensioni Massimo Bertarelli (Il Giornale) Chi trova un amico trova un tesoro, si sa. E chi non riesce a trovarlo? Sono cavoli amari. Come scopre, a sue spese, il protagonista dell'arguta commedia di Patrice Leconte, Il mio miglior amico, uscito in Italia sorprendentemente con due settimane di anticipo sulla Francia. Che però non vale il suo precedente Confidenze troppo intime, scritto anche quello insieme con lo spiritoso Jérôme Tonnerre. A Parigi il maturo antiquario divorziato François (Daniel Auteuil), che vive con la trascurata figlia Louise, prontissima a ricambiare l'indifferenza, si accende alla provocazione della bionda socia Catherine (Julie Gayet) e degli altri commensali dall'aria improvvisamente poco tenera. Come sarebbe che al mio funerale non ci sarà nessuno? Ah, io non ho amici? Adesso vi faccio vedere l'agenda, ho quindici appuntamenti al giorno. Guardate qui, se non mi credete. Insomma, come tanti, l'eremita suo malgrado prende lucciole (amici) per lanterne (conoscenti). Scommetto il vaso greco del quinto secolo, appena preso all'asta per duecentomila euro, che entro fine mese ti presenterò il mio migliore amico. Più facile dirlo che farlo. Colleghi e affini, perfino un antico compagno di scuola, lo mandano a quel paese: sei l'essere più antipatico che abbia mai conosciuto, è il coro degli interpellati. Tutto preso dall'ostinata ricerca, trascura gli affari, ampliando il già consistente rosso in banca, finché si accorge che l'unico che gli si è affezionato è il tassista chiacchierone sempre allegro Bruno (Dany Boon), appassionatissimo di telequiz, con cui sta girando la città e i dintorni all'ormai disperata ricerca dell'anima (maschile) gemella. Che sia lui l'uomo della provvidenza? Il film, spietato sotto la scorza buffa, è più godibile nella prima parte, poi perde qualche colpo, scivolando verso un finale semideludente. Il bravo Daniel Auteuil rende bene i tormenti del suo complicato personaggio, troppo egoista per rendersi conto che basta un sorriso per conquistare il mondo. Almeno al cinema. Tullio Kezich (Il Corriere della Sera) Quando posso vedo volentieri la trasmissione francese «Qui veut gagner des millions?» condotta dallo sfingeo Jean-Pierre Foucault che ora ritrovo nel pieno delle sue funzioni in Il mio migliore amico. In questo film il regista Patrice Leconte fa convergere abilmente la suspense del racconto con quella del quiz televisivo nel momento in cui il candidato dovendo rispondere alla domanda milionaria (Manet o Monet?) può ricorrere all' aiuto telefonico di un amico. Domanda: messi in questa situazione, vi verrebbe subito in mente a chi telefonare? Ovvero intorno a voi c' è qualcuno che ritenete il vostro migliore amico? Ne dubita, nel corso di una cena comitale al ristorante, l' antiquaria Catherine (Julie Gayet) polemizzando con il socio François (Daniel Auteuil), da lei stigmatizzato come incapace di rapporti umani. Molto risentito, l' uomo si accalora fino a scommettere che entro dieci giorni sarà in grado di presentarle un vero amico del cuore. La posta in gioco? Un antico vaso greco, recentemente acquistato a un' asta da François sulla suggestione della leggenda che lo accompagna: quella di essere stato utilizzato per raccogliere le lacrime del primo proprietario in lutto (guarda caso) per la morte di un amico. Il fatto che il vaso sia fragilissimo è il primo campanello d' allarme sugli aspetti prevedibili di una trama per altri aspetti originale. Anche se l' incidente avrà una coda a sorpresa, si intuisce da subito che il vaso finirà a pezzi. Altra facile previsione: pur inciampando in una teoria di bizzarri incidenti di percorso, François troverà la persona che cerca. Terza aspettativa da mettere in conto: il taxista Bruno (Dany Boon), che da anni è si candida come partecipante a tutti i quiz e viene regolarmente respinto, arriverà alla fine in TV di fronte all' implacabile Foucault. Che tipo sia François lo abbiamo capito fin dalla scena di apertura, quando presenziando a un funerale non rinuncia a telefonare e di infilare, al momento delle condoglianze, la proposta di acquistare un comò del defunto. Anche Bruno ha un difetto per cui lo chiamano «l' uomo che sapeva troppo»: assilla infatti i clienti del taxi con una valanga di notizie storiche sulle strade e le piazze che attraversa. Sulle prime impaziente di fronte a queste chiacchiere erudite, l' antiquario si convince poco a poco che il loquace giovanotto è il tipo da utilizzare per vincere la scommessa. La scarsa presenza femminile (François non mostra grande trasporto per la sua amante, Bruno vive ancora all' ombra dei genitori e la scommettitrice Catherine è lesbica) farebbe perfino sospettare una sottaciuta implicazione omosessuale. Ma non è il caso. Siamo invece in un minimalismo naïf alla Zavattini, memore forse delle disavventure di Aldo Fabrizi in Prima comunione. Il primo personaggio al quale François si rivolge per ottenere un' attestazione di amicizia è un antiquario, che rifiuta di considerarsi sodale di un concorrente che gli ruba i clienti. Un altro è un antico compagno di scuola che detesta il protagonista da quando, undicenne, già lo considerava spaccone e rompipalle. A niente servono i manuali su come conquistare gli amici, le conferenze e, almeno sulle prime, le lezioni di simpatia sollecitate al malcapitato Bruno. L' educazione sentimentale dell' uomo sprovvisto di amicizie procede stentatamente fra gli spalti della partita domenicale e le cene in famiglia dai genitori del tassinaro per ingraziarsi i quali gli compera un vecchio tavolo tirato giù dalla soffitta. Esaurito lo sprint iniziale, il film procede con sviluppi non sempre plausibili. Per fortuna, accanto a Dany Boon che assicura il valore aggiunto di una freschezza di cabarettista, Daniel Auteuil si conferma un eclettico miniaturista di caratteri, capace di trascorrere dall' autorevole Napoleone di Virzì a questo compassionevole ometto senza qualità. Roberto Nepoti (La Repubblica) Il tema-tormentone dei film di Patrice Leconte (L'uomo del treno, Confidenze troppo intime) è l'incontro tra due persone apparentemente opposte in tutto. Il mio migliore amico, partendo da una considerazione amara approda all'ottimismo, mentre la direzione di Leconte si cancella elegantemente dietro situazioni e personaggi per lasciare a essi tutto lo spazio necessario. L'antiquario François, accusato dalla sua socia in affari Catherine di egocentrismo, scommette (la posta è un simbolico vaso lacrimatorio greco da 200 mila euro) che, entro dieci giorni, le presenterà il suo migliore amico. Ma chi? Poiché François non ne ha effettivamente alcuno, la suspense s'installa su tre domande: come troverà un candidato? come se lo farà amico? come reagirà costui apprendendo di essere oggetto di una scommessa? Personaggi e interpreti sono scelti bene. Da una parte Daniel Auteuil, esperto in caratteri di malato affettivo (uno degli sceneggiatori è lo stesso di "Un cuore in inverno") e di freddo calcolatore; dall'altra, il più giovane Dany Boon in quella del tassista Bruno, ossessionato dai giochi televisivi a premi nonché possessore di conoscenze enciclopediche, quanto superficiali. In realtà i due uomini hanno molti tratti in comune: sono divorziati, solitari, senza amici. Certo, la strada per conquistare l'amicizia è più irta di ostacoli di un videogame con Lara Croft. Leconte ne risparmia ben pochi ai suoi protagonisti, giocando sapientemente con le attese dello spettatore. Eppure questa volta sceglie la leggerezza. Lo fa adottando una chiave di rappresentazione tutt'altro che nuova, ma applicata in maniera inedita. Nello sviluppo delle situazioni si riconoscerà facilmente il repertorio della commedia sentimentale codificata fino dai tempi della commedia classica hollywoodiana. Salvo che l'equivalenza dei codici è esportata dall'amore all'amicizia, con un trapianto famigliare e originale. Mentre l'assodata eterosessualità dei componenti della strana coppia consente al film di non deviare dal tema centrale: la fragilità dei rapporti amicali, l'indispensabile bisogno che ciascuno di noi ne ha. Alessandra Levantesi (La Stampa) Un film come Il mio migliore amico suscita reazioni contrastanti: da una parte si apprezza ancora una volta quella leggerezza di tocco della quale il cinema francese ha ormai l'esclusiva, dall'altra si avverte il disagio dell'inconsistenza. Per dire che la trama ideata dal regista Patrice Leconte si regge su un pretesto alquanto fragile. Sfidato dalla socia Catherine a dimostrare di avere almeno un amico al mondo, François, un agguerrito antiquario parigino che ama ben di più gli oggetti d'arte che gli esseri umani, si lascia trascinare in una scommessa. Se entro dieci giorni non sarà in grado di produrre la persona in questione, dovrà cedere a Catherine un vaso greco antico e prezioso. Dallo spunto si diparte tutta una serie di eventi grandi e piccoli (incomprensioni, mosse false, rifiuti) nei quali l'arido François regolarmente inciampa, finché decide che la vittoria potrebbe dipendere dal taxista Bruno, un loquace onnisciente perpetuamente alla ricerca di accedere come candidato a un telequiz. Scopriremo che la trasmissione alla quale soprattutto l'uomo ambisce è il «format» che ha appena ripreso a condurre su Canale 5 Gerry Scotti con il titolo Chi vuol essere milionario? Qui ovviamente la recuperiamo nella fortunatissima versione originale francese, animata dal sornione Jean-Pierre Foucault, presente nella pellicola nella parte di se stesso; ed è facile immaginare quale numero formerà Bruno quando, di fronte a una domanda molto difficile, avrà la possibilità di telefonare per aiuto a un amico. Famoso per le sue aspre polemiche con la critica francese più sofisticata, che lo tratta dall'alto in basso, Patrice Leconte ha il «savoir faire» necessario per servire al pubblico un piatto gradevole. Un tipo di operazione che naturalmente può funzionare soltanto se si dispone degli ingredienti adatti: e qui Dany Boon, pescato dal cabaret, ha la freschezza necessaria per rendere simpatico il tassinaro sapiente. Ma il successo del film è soprattutto affidato all'interpretazione di Daniel Auteuil, che ha la finezza, la fantasia, la sapienza (le ha tutte...) per dominare la scena da cima a fondo. Roberto Escobar (Il Sole-24 Ore) È dolceamaro, il gusto di Il mio migliore amico (Mon meilleur ami, Francia, 2006, 94?). Dopo Confidenze troppo intime (2004), commedia raffinata sulle strategie tortuose del desiderio, Patrice Leconte e il cosceneggiatore Jérôme Tonnerre raccontano una storia d'amicizia che ha la struttura di un apologo, e anzi proprio di una fiaba. Del primo, il film ha l'evidente tono didascalico. Della seconda ha la dolcezza, appunto, ma anche l'improbabilità. Tratto da un soggetto di Olivier Dazat, Il mio migliore amico comincia dalla fine, o almeno da una fine possibile. Al funerale di un suo cliente, François (Daniel Auteuil) conta gli amici del defunto: sette, compresa la vedova. E nessuno sembra particolarmente scosso, in primo luogo la vedova, Non è (ancora) lui il protagonista della cerimonia, ma lo sarà di certo, più in là nel tempo. La circostanza lo inquieta. Lo inquieta a tal punto, da suggerirgli di parlarne ai suoi, di amici, riuniti qualche ora dopo attorno a un tavolo. Qual è il senso di una vita, di una storia di vita, se la sua conclusione non è coronata dalle lacrime calde e dal sincero dolore di chi resta? Così s'interroga François, e così hanno l'aria di pensare i suoi commensali. Molte sequenze più tardi, Bruno (Dany Boon) confuterà alla radice questa prospettiva, e lo farà proprio da quella (improbabile) del morto, di qualsiasi morto. Tanti o pochi che siano gli amici in lutto, certo il diretto interessato non ha mai modo di dolersene,e tanto meno di gioirne. La sceneggiatura questo fa dire, su per giù, a Bruno. Ma poi la questione non è più ripresa. D'altra parte, stando alla vicenda, in fatto d'amicizia Bruno è il più affidabile ed esperto. E così ci par lecito supporre che Leconte e Totmerre ne condividano l'opinione: non è in vista del proprio funerale che un uomo o una donna possono interrogarsi sul senso e sul valore dell'avere amici. Anzi, così più d'una volta suggerisce il film, la domanda decisiva è quale verbo sia più consono al sostantivo amico: avere o essere? Per François, ma forse anche per i suoi commensali, non ci sono dubbi: gli amici si hanno o non si hanno. Insomma, rientrano in una sorta di contabilità delle relazioni umane, di economia biografica, E forse li si accumula e li si investe, come si fa con gli oggetti e con il denaro. Solo così prende senso la scommessa che sta al centro del film. Riuscirà o non riuscirà Francois a dar conto, a breve, di un "migliore amico" attendibile e garantito? È un apologo e una fiaba, Il mio migliore amico. Se non lo fosse, non avrebbe via d'uscita narrativa dalla contraddizione in cui la sceneggiatura si infila da sè. Posta nell'ambito dell'avere, l'amicizia è esclusa per definizione. Allo stesso modo, è esclusa per definizione quella che François e gli altri accettano come prova d'amicizia, appunto. Che cosa è pronto a fare per noi un amico? Questo sarebbe il metro adatto a misurarne l'autenticità, come se si trattasse del vaso greco che François e Catherine (Julie Gayet) si disputano con la loro scommessa. Dietro all'apologo e alla fiaba, sullo sfondo dell'umanità che la percorre, c'è una solitudine diffusa e sistematica, una solitudine che è il cuore non detto del racconto. Basta pensare all'incontro di François con un amico compagno di scuola, il momento più tristemente comico del film. È una smentita crudele della sua memoria e di quanto resta del suo narcisismo, quello che François se ne sente dire. Ma a i nostri occhi di spettatori è ancor più crudele il piccolo disastro umano che Leconte e Tonnerre riescono a raccontare in poche inquadrature. Chiunque fosse tanti anni fa, oggi di quel ragazzino non resta che un ornino distrutto, incattivito, oppresso e intristito da una moglie che lui stesso opprime e intristisce. Sono soli, appunto, molti dei personaggi di Il mio migliore amico. Forse è questa solitudine che l'apologo vuole illuminare, ancor prima della miseria d'affetti del protagonista. Sola è Gayet (Julie Durand), la sua figlia ventenne, e sola è la sua compagna. Solo è anche Bruno, anzi soprattutto Bruno, chiuso tutto il giorno nel suo taxi, alle prese con la sua disperata cultura da parole crociate. Lo è nonostante la sua cordialità e la sua disponibilità. Soli, infine, sono gli spettatori della versione francese di "Chi vuol essere milionario", che in massa si sentono "amici" di uno sconosciuto tanto indifeso da suscitare la loro pena, e da gratificare la loro illusione d'umanità. Ha un lieto fine, Il mio migliore amico. François e Bruno scoprono insieme di non avere amici, ma di esserlo l'uno per l'altro. In platea se ne condivide la scoperta, soddisfatti. Così vuole la fiaba, per quanto improbabile sia. Stefano Coccia L’ a n t i qua r i oFr a n ç oi sei lt a s s i s t aBr un o:e c c oun ’ a l t r ade l l es t r a n ec oppi ema s c hi l i ,dic uia bb on da l af i l mogr a f i adiPa t r i c eLe c on t e .DaTa n de m( 1987) al ’ Uomodel treno (2002) sembra quasi che lo s t e r e ot i powe s t e r nde l l ’ a mi c i z i avi r i l ev e n gas ot t op os t oape r i odi c her e vi s i oni ,c h en ea l t e r a n o i r r i me di a bi l me n t el af i s i on omi aor i gi na r i a ,r i c on duc e n dol an e l l ’ a l ve odique l l ac omme di ab r i l l a n t e francese meglio attrezzata a rimasticare differenti percorsi di genere e annesse mitografie. Leconte in questo è sempre stato maestro. Sua la capacità di asciugare ogni sceneggiatura, mettendo a nudo attraverso battute fulminanti e personaggi fortemente tipizzati il sostrato archetipico che si cela nelle situazioni più convenzionali, come anche nei voli pindarici di un immaginario sovreccitato. Questa attitudine dà poi luogo ad intrecci estremamente godibili, caratterizzati da dialoghi il cui fondamento ludico recepisce bene innesti romantici ed occasionali spunti di riflessione, senza che però ci si allontani troppo dai ritmi del vaudeville. Comunque, rispetto alle prove immediatamente precedenti Il mio migliore amico appare più un divertissement condotto con stile, che un film pienamente sentito. I lt e made l l ’ a mi c i z i ar i t or n a ,mal ac ur i os as c omme s s ape rc uil ’ a f f a c c e n da t oFr a n ç oi ss il a n c i a improvvisamente alla ricerca di un vero amico, da scovare nel mucchio di conoscenti legati a lui da rapporti superficiali, è una traccia piut t os t oe s i l e .Gi àda l l ’ i nc on t r oc onBr un o,e c c e n t r i c ot a s s i s t a con una memoria di ferro e il sogno nel cassetto di partecipare ad un importante quiz televisivo, si h al ’ i mpr e s s i on e dipot e rc ogl i e r ea n t i c i pa t a me n t e ognis vi l uppo s uc c e s s i v o. L’ e c c e s s i va prev e di bi l i t à ,i n s omma ,èi lt a l l on ed’ Ac hi l l ede ln uov of i l m diLe c on t e .Eppur e ,i lr a ppor t oc h es i a l l a c c i at r aFr a n ç oi seBr un of i ni s c eugu a l me n t epe rc a t t ur a r el ’ a t t e n z i one ,epe rdi v e r t i r e ;at a lf i ne si fa apprezzare la sfasatura (una compiaciuta ed ammiccante ironia del regista?) tra il background di c hi a r a t a me n t e“ a dul t o”de ipr ot a gon i s t i ,el es f uma t ur epi ut t os t oi n ge n uee da dol e s c e n z i a l ide l l e loro idee in materia di amicizia. Tutto ciò si rispecchia in monologhi e scambi di battute simpaticamente sopra le righe, che suonano buffi ma anche profondamente umani quando a farsene c a r i c os on oa t t or ide l l ab r a v ur adiDa ni e lAut e ui leDa nyBoon .Un ’ a l t r aa c c oppi a t adar i c or da r e . Con la versatilità e il talento di Daniel Auteuil che non smettono mai di sorprendere, di film in film, mentre Dany Boon, importanti esperienze teatrali alle spalle, può giustamente essere considerato una rivelazione. Il mio migliore amico non sfrutta fino in fondo le potenzialità di un tema che poteva suggerire punti di vista più complessi, ma continua ad ammiccare con gusto fino ad un finale a ggr a z i a t o,c h eLe c on t ef aa n t i c i pa r eda l l ’ i n t e l l i ge n t eedi v e r t i t ac i t a z i on ediun n ot of or ma t televisivo.