L` india rappresenta oggi un mercato dalle significative potenzialità

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L` india rappresenta oggi un mercato dalle significative potenzialità
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L’ india rappresenta oggi un mercato dalle significative
potenzialità, forse unico, a livello globale
New Delhi, 17 maggio 2015 – Dal sito dell’Ambasciata italiana nella capitale indiana
abbiamo estrapolato i dati economici di import ed export tra l’ Italia e l’ India.Dati
interessanti perche’ pensiamo che il ”continente” indiano rappresenti oggi un mercato
dalle significative potenzialità, forse unico, a livello globale, per l’ampiezza dei
margini di inserimento che esso offre, pur in presenza di importanti complessità. Il
ritmo di crescita dell’economia indiana resta tra i più elevati su scala globale,
nonostante il rallentamento dell’ultimo biennio.
Nel passato decennio il Paese ha attraversato una fase di crescita accelerata, fino a
diventare, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, la decima economia
mondiale in termini nominali. Dopo la crisi internazionale del 2009 ed un rapido
ritorno ai trend pre-crisi (attorno al 9% nell’anno fiscale aprile 2010/marzo 2011), la
crescita dell’economia indiana si e’ ridotta al 6,7% nel 2011/2012 e al 4,5% nel
2012/2013. Le previsioni per l’anno fiscale aprile 2013/ marzo 2014 si collocano
attorno al 5% .
Il World Economic Outlook” del Fondo Monetario Internazionale del gennaio 2014
prevede per l’India una crescita del PIL del 6,4% nel 2015.
Il Governo di New Delhi si e’ dato l’obiettivo di elevare, entro il 2025, il contributo del
settore manifatturiero al PIL dall’attuale 15% al 25%, creando al contempo circa 100
milioni di posti lavoro. Il Governo ha inoltre lanciato, negli ultimi anni, una serie di
piani industriali, principalmente volti a colmare il deficit energetico ed infrastrutturale
del Paese. Si segnalano la Solar Mission e Wind Mission nel settore delle energie
rinnovabili, mentre nel settore infrastrutture e’ stato stimato un fabbisogno di
investimenti pari ad 1.000 miliardi di dollari per il quinquennio 2012-2017, gran parte
dei quali dovrà essere mobilizzata attraverso la modalità della
Public-Pivate-Partnership. Tra gli altri settori altamente strategici, in particolare per
l’internazionalizzazione delle imprese italiane, si segnalano la meccanica e
meccatronica, il comparto automobilistico (auto di piccola cilindrata e
componentistica) e il settore delle tecnologie agroalimentari, con particolare
riferimento alla conservazione e trasformazione del cibo.
RAPPORTI ECONOMICI BILATERALI e INTERSCAMBIO COMMERCIALE
Nei venti anni dal 1991 al 2011 l’interscambio commerciale Italia-India e’ cresciuto di
12 volte, passando dal 708 milioni di euro a 8,5 miliardi di Euro. A partire dal 2012 e’
tuttavia iniziato un trend decrescente, che ha portato il commercio bilaterale a 7,1 mld
di € nel 2012 (-16,6%) e a 6,95 mld di € nel 2013 (fonte Eurostat).
Nel 2013, dunque, l’interscambio tra Italia ed India e’ diminuito del 2% rispetto al
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precedente anno. Tale decrescita e’ tuttavia in linea con l’andamento complessivo del
commercio tra India ed UE, che nell’anno considerato si e’ contratto del 4,3%,
assestandosi sui 72,7 mld di €. Negativo, infatti, anche il dato commerciale riferito agli
altri principali partner europei dell’India, tra i quali solo il Regno Unito ha registrato
una crescita del proprio interscambio con il Subcontinente. Nel complesso, l’Italia
rimane il quarto partner commerciale dell’India tra i Paesi UE (dopo Germania, Regno
Unito e Belgio, seguita da Francia e Paesi Bassi), con una quota pari a circa il 9% del
commercio totale UE-India.
Le nostre esportazioni in India nel 2013 sono diminuite del 11.1%, mentre si e’ vista
una graduale ripresa delle importazioni dall’India, che hanno chiuso l’anno con un
+6%, anche in conseguenza del deprezzamento subito dalla rupia. Di conseguenza si
e’ ampliato a circa 1 mld di Euro il nostro deficit commerciale con il Subcontinente.
Macchinari e apparecchi continuano a rappresentare la prima voce dell’export italiano
in India, con una quota attorno al 40%; oltre un quarto delle importazioni italiane
dall’India rientrano invece nella categoria tessile-abbigliamento-accessori in pelle.
Come emerge dal Piano Nazionale dell’Export presentato nel gennaio 2013
dall’Agenzia per la Promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese
italiane – ICE, l’Asia sara’, nei prossimi anni, il motore principale, se non l’unico, del
commercio mondiale. L’Italia intercetta oggi appena l’1% delle importazioni
complessive dell’Asia e poco meno dell’1% di quelle dell’India. Al contempo circa
l’1,5% dell’export totale indiano si dirige verso l’Italia. E’ dunque evidente come il
potenziale non sfruttato rimanga significativo.
FLUSSI DI INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI
Secondo i dati Eurostat, le aziende italiane nel 2011 hanno investito in India 694 mio €,
e oltre 1 miliardo di Euro nel 2012 (+59%).
Al dicembre 2012, l’Italia aveva in India uno stock cumulato di investimenti pari 3,75
mld € ovvero il 9% del totale degli IDE europei in India (terza dopo Germania e Regno
Unito, tra i Paesi UE).
Per quanto riguarda il flusso “inward”, lo stock di investimenti indiani nell’UE ha
subito una crescita costante negli ultimi anni, passando da 584 mio € nel 2004 a 10
mld € nel 2011. La quota italiana sullo stock totale di investimenti indiani nell’UE e’
del 2,3% (pari a circa 240 mio €), dopo Regno Unito, Germania e Francia. Il 2012 e’
invece stato un anno negativo per gli investimenti indiani nell’UE, secondo gli ultimi
dati Eurostat.
Nel complesso si tratta di cifre ancora piuttosto ridotte in termini di valori assoluti, ma
certamente destinate a crescere, considerata la sempre piu’ evidente propensione dei
grandi conglomerati indiani a guardare oltreoceano per cercare opportunità di
investimento o di acquisizioni al di fuori dei confini nazionali.
PRESENZA IMPRESE ITALIANE IN INDIA
Si puo’ stimare un numero totale di circa 400 entità legali e stabilimenti italiani in
India, presenti in diverse forme, raggruppabili in tre categorie principali: sussidiarie
possedute al 100% dalla casa madre italiana, Joint Ventures (soluzione preferita dalle
PMI e d’obbligo nei settori in cui sono ancora previsti tetti massimi agli investimenti
stranieri) o uffici commerciali di rappresentanza.
Le principali aree geografiche di insediamento delle imprese italiane in India sono i
poli industriali di Delhi-Gurgaon-Noida (c.d. Capital Belt) e di Mumbai-Pune. Il terzo e
quarto polo di concentrazione fanno riferimento rispettivamente alla città di Chennai,
capitale dello Stato del Tamil Nadu e alla citta’ di Bangalore, capitale dello Stato del
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Karnataka. Di rilievo minore la città di Calcutta ed i suoi dintorni. Grazie alla sua
politica di facilitazione degli investimenti e al buono stato delle infrastrutture, il
Gujarat e’ candidato a diventare nel prossimo futuro un nuovo importante polo di
attrazione di investimenti produttivi, nazionali e stranieri. Interessante in prospettiva
anche lo Stato del Rajasthan, ove cominciano a registrarsi i primi stabilimenti italiani.
Nonostante marchi come FIAT e Piaggio fossero gia’ presenti sul mercato indiano, la
prima vera ondata di investimenti italiani in India si e’ avuta negli anni 90, come
diretta conseguenza della stagione di liberalizzazioni economiche attuata in quegli
anni dal Governo indiano. Da allora le imprese italiane hanno continuato a guardare
con estremo interesse al mercato indiano, anche se la loro presenza rimane ancora al
di sotto delle potenzialità.
Tra i grandi gruppi italiani presenti in India si segnalano: Fiat (oltre alla casa
automobilistica, anche New Holland e Magneti Marelli), Carraro, Maschio Gaspardo,
Piaggio, Prysmian, Maire Tecnimont, Techint, Luxottica, Danieli, Ansaldo Energia,
Snamprogetti/Saipem, Oerlikon Graziano, Brembo, StMicroelectronis, Salini Impregilo,
CMC di Ravenna, Bonfiglioli, Mapei, Italcementi, Maccaferri, Ferrero, Bauli, Perfetti
Van Melle, Tessitura Monti, Artsana/Chicco, Benetton, Gruppo Coin, etc. La presenza
di grandi gruppi industriali italiani certamente funge da traino per la nostra piccola e
media impresa. Sono inoltre operative in India numerose case italiane del design
d’interni, moda e segmento lusso (tra cui Artemide, Poltrona Frau, Natuzzi, Damiani,
Ermenegildo Zegna, Armani, Cavalli, Versace, Missoni ecc.), se pure con un numero di
punti vendita ancora limitato.
Particolarmente attente al mercato indiano sono le nostre aziende del settore difesa,
tra cui certamente il Gruppo Finmeccanica, Fabbrica d’Armi Beretta, Elettronica,
Fincantieri.
Quanto al segmento finanziario, oltre al Gruppo Assicurazioni Generali, sono presenti
in India con uffici di rappresentanza una dozzina di banche italiane, principalmente
localizzate nel polo finanziario di Mumbai.
DIALOGO ISTITUZIONALE: COMMISSIONE MISTA ITALIA-INDIA PER LA
COOPERAZIONE ECONOMICA
Il dialogo istituzionale bilatere sulle tematiche di interesse economico si svolge
regolarmente anche nel quadro della Commissione Economica Mista Italia-India,
co-presieduta dai rispettivi Ministri del Commercio e dell’Industria e la cui XVIII
sessione si e’ tenuta a Delhi il 14 dicembre 2009. Si tratta di uno strumento a largo
raggio, per affrontare problematiche e sviluppare modalita’ di collaborazione
bilaterale in una sfera ampia di tematiche che vanno dalla promozione dei flussi
commerciali alla cooperazione industriale nei vari settori (turismo, infrastrutture,
aviazione civile, agricoltura, design, tessile solo per citarne alcuni), dalla tutela della
proprieta’ industriale alla cooperazione finanziaria ed in materia di rilascio dei visti
d’affari.
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