Lo spazio dei misteri: forme di comunicazione nei santuari greci nel

Transcript

Lo spazio dei misteri: forme di comunicazione nei santuari greci nel
Marco Galli
Lo spazio dei misteri: forme di comunicazione nei santuari greci nel II sec. d.C.
“I santissimi misteri (di Eleusi) che assicurano la salvaguardia del genere umano”: così afferma nel
364 d.C. il proconsole di Achaia Pretestato opponendosi all’interdizione dei riti notturni decisa dall’imperatore
Valentiniano. La qualifica di misteri, per estensione del modello eleusino, che ne rappresenta il più celebre, è
applicata a quei culti che devono essere compresi come un tentativo di apprendere il non conosciuto
attraverso il conosciuto. Nella riflessione dell’autore tardo emerge anche il senso identitario e di protezione
che connota i riti per Demetra e Core.
In studi recenti il tema delle religioni misteriche o dei culti misterici ha suscitato un forte e rinnovato
interesse sia dal punto storiografico, con una messa a fuoco di quanto convenzionale e arbitrario ci possa
essere nell’uso di tali categorie, sia per le questioni di metodo e di approccio1. Dal punto di vista
metodologico è ci si è sforzati di fare emergere dalle fonti e da una parallela lettura della documentazione
archeologica il pensiero, le dinamiche e gli agenti implicati in questo tipo di ritualità.
Nell’ambito delle ricerche più attuali si è focalizzata l’attenzione soprattutto sulle pratiche religiose
concretamente riconoscibili e, nello specifico, sulle istituzioni e gli attori che sovrintendono a tali pratiche.
Nonostante lo sforzo di non proiettare modelli interpretativi moderni sulla realtà antica, certe classificazioni come appunto quella culti misterici - si dimostrano nel panorama attuale degli studi ancora utilissimi
strumenti euristici.
All’interno del vasto ambito della religione misterica mi interessa misurare, sulla base di alcuni
contesti concreti, l’impatto del culto dell’imperatore nel II sec. d.C. nei culti dei misteri, di rilevare così le
tracce significative di tale devozione, i livelli di penetrazione e la sua visibilità. In questo ambito di ricerche
sono tuttora fondamentali singoli contributi di M. P. Nilsson e L. Robert, come pure le acute riflessioni di P.
2
Veyne e H. W. Pleket .
Lo spazio è, secondo quanto ci si è proposto in questa sessione, quello dei santuari tradizionali greci
ormai parte della provincia romana di Achaia. Due aspetti meritano particolare attenzione:
1. pratiche e attori del culto. Come si distinguono? Si delineano gesti, strategie, pratiche misteriche
peculiari del culto dell’imperatore? Come si integra nella densa ritualità dei misteri la venerazione
attribuita alla sua persona? Quali i ruoli e quale la dimensione comunicativa in cui agiscono gli attori
del culto?
1
2
BONNET, RÜPKE, SCARPI 2006.
NILSSON 1957; VEYNE 1958-59; PLEKET 1965.
Bollettino di Archeologia on line I 2010/ Volume speciale C / C8 / 7
Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n. 330 ISSN 2039 - 0076
www.archeologia.beniculturali.it/pages/pubblicazioni.html
47
M. Galli – Lo spazio dei misteri: forme di comunicazione nei santuari greci nel II sec. d.C.
2. immagini. Come si veicolano messaggi in rapporto alle credenze, ai culti e alla realtà dei misteri?
Come mettono in scena le immagini, il corpo dell’imperatore e gli altri attori nell’ambito della
performance rituale?
Da un passo durissimo contro il politeismo redatto da un fiero oppositore della religione pagana,
Clemente Alessandrino, si evince la dimensione peculiare della sfera dell’esperienza religiosa dei misteri.
Clemente si rivolge al suo pubblico con questo interrogativo “è necessario che vi enumeri i misteri?”
precisando di non volere ‘rappresentare parodiandoli’, come fece Alcibiade con chiara allusione alla
sacrilega parodia operata nell’Atene del V sec. a.C. dei mysteria eleusini (Proteptico 2. 12. 1). Il verbo
utilizzato dall’autore in senso denigratorio per “rappresentare parodiando” è il verbo exorchesomai, che
enfatizza proprio quel carattere spettacolare o teatrale dei riti in questione.
Il tipo di ricezione dunque da parte di un osservatore antico dei mysteria rimanda emblematicamente
al carattere di performance o di teatralità che informa, ancora nel II-III sec. d.C., il livello di comunicazione
rituale dei culti misterici. Il passo dell’autore cristiano rivela il carattere di performance della ritualità
misterica, fattore distintivo e determinante per la comprensione delle pratiche relative alla celebrazione
dell’imperatore.
Alcuni esempi servono a declinare questo aspetto: di particolare interesse sono le attestazioni
epigrafiche di un agon mistikòs e, al suo interno, della presenza di mystai e di mystéria che coinvolgono la
divinità e l’imperatore; in alcuni casi l’imperatore è parte dei misteri di una divinità (ad es. Demetra a Efeso),
mentre in altri casi egli appare al pari della divinità come oggetto dei rituali misterici (ad es. Dioniso e
Adriano come Neos Dionysos ad Ancyra)3.
Un fatto centrale è l’esistenza di un apparato di atti performativi, in cui si articola e prende forma
questa religiosità: le coreografie, cioè la presenza delle danze, a volte non meglio specificate, a volte con
ruoli che impersonano le divinità stesse, ad esempio Demetra e Core. Un’altra componente importante della
performance era la parola, nella forma della recitazione e del canto in versi e musica. Sia direttamente le
iscrizioni con le testimonianze di inni, innografi e cori sia anche autori come Elio Aristide ci permettono di
cogliere l’entità di questa produzione letteraria e musicale.
Fondamentale il ruolo dei funzionari eminenti dei misteri e del culto imperiale: lo ierofante, per
estensione dal modello eleusino, che prende parte ai drammi liturgici, media tra rituale e inizianti, rivelando
le formule segrete o gli oggetti sacri. Allo stesso modo il sebastofante è l’intermediario tra la figura
dell’imperatore e i fedeli.
Caliamo queste suggestioni in un contesto sacrale tangibile: Il santuario delle Muse a Tespie in
Beozia. Un ampio dossier epigrafico, a dire il vero poco sfruttato, relativo ai mouseia in onore dell’imperatore
Adriano4. Vi appaiono due diverse forme di elogio, quella in forma di prosa e quella in veste poetica, le quali
scandivano tutta la sequenza rituale, legando il culto delle divinità tutelari del luogo a quella dell’imperatore
stesso.
Nell’ambito di gare musicali e di canto, infatti, accanto alle competizioni di autori di componimenti
tragici e comici, troviamo la performance di attori tragici e comici, sia del genere antico che nuovo, inoltre si
inseriva un esplicito riferimento all’imperatore con la gara di composizione di un ‘encomio per l’imperatore’, a
cui seguiva un ‘encomio per le Muse’; infine, si è conservato anche un ‘poema per l’imperatore’ e,
corrispondentemente, uno destinato per le Muse.
Tale prassi di associare strettamente l’encomio e l’inno per l’imperatore a quello per le divinità
tutelari del luogo sacro, come nel caso di Tespie in onore di Adriano, dimostra che il momento celebrativo
risulta perfettamente incatenato all’interno dei vari momenti della festa. Dall’articolato repertorio performativo
si evince che la celebrazione dell’imperatore non costituiva solo un evento religioso e di intensa
partecipazione, ma si caricava al contempo di un marcato carattere spettacolare e drammatico. Il confronto
tra la documentazione da questi contesti e il corpus citato all’inizio relativo all’agon mystikos da ancora più
3
4
NOLLÉ 1987, 235–265.
GALLI 2008.
Bollettino di Archeologia on line I 2010/ Volume speciale C / C8 / 7
Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n. 330 ISSN 2039 - 0076
www.archeologia.beniculturali.it/pages/pubblicazioni.html
48
XVII International Congress of Classical Archaeology, Roma 22-26 Sept. 2008
Session: Religione come sistema di comunicazione: networks e rituali nei santuari tradizionali greci di età romana
credibilità alla presenza di attori-inizianti, vale a dire di personaggi che assumevano i ruoli della divinità e
dell’imperatore nel corso dei misteri. Una situazione questa già attestata nello statuto collegiale degli
iobacchi ateniesi di età antonina, che impersonano Dioniso, Core, Palemone, Afrodite.
Il carattere teatrale della comunicazione religiosa sembra informare quindi la ritualità misterica.
Un altro esempio offre uno sfondo concreto in cui calare questa struttura drammaturgica dei misteri.
La documentazione relativa al santuario di Poseidone sull’Istmo può dare corpo all’idea di una
rappresentazione di ruoli in contesto rituale: si tratta dei culti misterici oracolari relativi alla celebrazione
dell’eroe eponimo fondatore dei giochi istmici Palemone Melicerte, che acquista una concreta visibilità
monumentale nella prima metà del II sec. d.C., e al suo primo attore, l’archiereus P. Licinius Priscus
Iuventianus al quale è probabilmente da ascriversi questa fase.
Accenno solo al nuovo impianto dell’area di culto, il Palemonion, costituito dall’edificio a tholos, dalla
cripta e dall’eschàra per le offerte, e rimando ai conosciuti riti notturni5.
Mi sembra, invece, importante mettere in evidenza la serie di tre basi di statua dall’area del
Palemonion che portano i seguenti testi: l’evergete Iuventianus nel ruolo di sacerdote; Sisifo, mitico re di
Corinto e fondatore dei giochi; un Blastos come mantis. I termini espressi in nominativo, privi di qualsiasi
formulario canonico, presentano le statue rimandando unicamente allo specifico ruolo all’interno del rituale e
alla presenza dei personaggi mitici, dunque della stessa situazione che veniva artificialmente evocata nelle
performances citate. Numerosi frammenti di sculture, non ancora pubblicati, permettono di ricostruire otto
statue più grandi del vero rappresentanti imperatori funzionari sacerdoti o re mitici di Corinto. Infine, il
coinvolgimento dell’imperatore nella sfera dei nuovi/rinnovati riti misterico oracolari ad Isthima è provato due
elementi: la presenza di una sua statua loricata del celebre tipo Agora-Hierapytna e da alcuni frammenti (ma
di alta qualità) di una statua di Antinoo.
L’antico santuario di Ramnunte in terra attica sperimenta una fase di rinascita grazie all’intervento
evergetico del politico e sofista Erode Attico. Il luogo era denso di memorie, sia per la tradizione
“nazionalistica” del luogo sacro sia per il legame con il genos di Erode, discendente dagli eroi di Maratona;
non da ultimo il santuario si trovava nell’orbita dei praedia del sofista. Ma è soprattutto il legame con i luoghi
della difesa della Grecità contro la barbaritas, l’invasore persiano che sembrano offrire lo sfondo adeguato
alla celebrazione degli imperatori come ben testimoniato nei resti di una base statuaria con l’esplicita dedica
ad Adriano da parte del padre Tiberio Claudio Attico e ancora un altro esemplare della statua tipo
Hierapytna, a cui si affianca la presenza dei principi regnanti Marco Aurelio e Lucio Vero, in tutte e tre le
immagini risalta ancora una volta il ruolo militare6.
Un breve accenno meritano in conclusione quelle figure che durante i riti misterici fungono da
intermediari tra imperatore e rituale: ad esempio gli attori principali sembrano il sebastofantes, colui che
“mostra l’immagine dell’imperatore” accanto all’importante ruolo dello hierofantes, colui che guida il rito degli
iniziati. Particolare interesse in questo senso suscita il contesto eleusino.
Le fonti primarie sono ovviamente le iscrizioni relative agli hierofanteis: nell’età di Marco Aurelio e
Lucio Vero, ad esempio, si segnala la lunga iscrizione dello hierofantes Tito Flavio Alciabiade, arconte,
panegiriarca e ginnasiarca, e che ha ricoperto anche la carica di ambasciatore a Roma per porgere la benda
lo strofion all’imperatore Antonino e per poi tornare ad iniziare a Eleusi Lucio Vero. Questa ambasceria è
esemplificativa della relazione tra centro e periferia: anche l’unico imperatore, in quale non visiterà Eleusi,
viene simbolicamente coinvolto nel rito eleusino con il dono dello strofion, della benda rituale da parte del
funzionario greco.
I casi presi in esame concorrono a ricostruire lo spazio di vita di un composito paesaggio sacro
tradizionale e le sue dinamiche comunicative. Il tentativo di recuperare pratiche, istituzioni, attori e immagini
legate alla religiosità misterica e al suo legame con la venerazione dell’imperatore, può servire a correggere
alcuni luoghi comuni.
5
PIÉRART 1998.
Nel frattempo la serie dei busti loricati (Maratona, Ramnunte, Delo) e la propaganda per le campagne in Oriente condotte
vittoriosamente da parte di Lucio Vero è stato trattato in GALLI 2009-2010.
6
Bollettino di Archeologia on line I 2010/ Volume speciale C / C8 / 7
Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n. 330 ISSN 2039 - 0076
www.archeologia.beniculturali.it/pages/pubblicazioni.html
49
M. Galli – Lo spazio dei misteri: forme di comunicazione nei santuari greci nel II sec. d.C.
Il comportamento rituale dei rappresentanti delle élites riflette una composita realtà sociale e
religiosa: cerimonie, parole e gesti, e le attribuzioni di pericolo (verso le minacce esterne) e di potere (verso
l’imperatore) si fanno parte di uno sforzo di comunicare e creare in tal modo delle forme sociali. Allo stesso
modo una dimensione non certo nostalgica o dottamente grecizzante era quella che veniva diffusa dai cicli
celebrativi delle immagini a partire proprio da quell’imperatore che si vuole filelleno, anzi tale ruolo si
connotava per programmatica affermazione di capacità aggressiva, ed è proprio questo registro che
continuerà ad essere appannaggio dei suoi successori.
Comprendiamo quindi perché ancora alla fine del IV sec. d.C. “i santissimi misteri (di Eleusi) che
assicurano la salvaguardia del genere umano”, continuino ad esercitare una suggestione potente, come è
ancora potente la stessa immagine dell’imperatore, ad essi associata, nel suo stesso diritto di controllare,
proteggere e di spingere gli uomini all’azione.
Prof. Marco Galli
Sapienza Università di Roma
Bibliografia
BONNET C., RÜPKE J., SCARPI P. (eds), 2006. Religions orientales, culti misterici. Neue Perspektiven,
nuovelles perspectives, prospettive nuove. (Potsdamer altertumswissenschaftliche Beiträge, 16).
Stuttgart.
GALLI M., 2008, Theos Hadrianos: forme e rituali del culto di Adriano nell’Oriente dell’impero romano. In A. D.
RIZAKIS, F. CAMIA (eds), Pathway to Power: civic élites in the Eastern Part of the Roman Empire.
International Workshop Scuola Archeologica Italiana di Atene 19.12.2005. Atene, 75–108.
GALLI M., 2009-2010. Il busto loricato di Lucio Vero a Delo: una dedica di Erode Attico nel santuario di
Apollo. Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, 82, 203–232.
NILSSON M. P., 1957. The Dionysiac Mysteries of the Hellenistic and Roman Age. Lund.
NOLLÉ J., 1987. Pamphylische Studien, 6-10. Chiron, 17, 235–265.
PIÉRART M., 1998. Kernos, 11, 85–106.
PLEKET H. W., 1965, An Aspect of the Emperor Cult: Imperial Mysteries. HThR, 58, 331-347.
VEYNE P. 1958-59. Tenir un buste: une intaille avec le Génie de Carthage et le sardonyx de Livie à Vienne.
Cahiers de Byrsa, 8, 61–78.
Bollettino di Archeologia on line I 2010/ Volume speciale C / C8 / 7
Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n. 330 ISSN 2039 - 0076
www.archeologia.beniculturali.it/pages/pubblicazioni.html
50