Le interviste di

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Le interviste di
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Lunedì 27 giugno 2016
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DIRETTORE VITTORIO FELTRI
ANNO LI NUMERO 176 EURO 1,50*
Lo studio di Bruxelles
Se votiamo, tanti saluti all’euro
Nell’ultimo anno gli euroscettici nel nostro Paese hanno superato i favorevoli all’Unione: siamo più delusi
perfino degli inglesi. Ora vanno prese decisioni vitali: facciamo un referendum anziché correre dalla Merkel
di FRANCO BECHIS
L’Europa lo sa. C’è un solo altro grande
paese che potrebbe terremotare il vecchio
continente e la sua moneta: l’Italia. A Roma e dintorni gli euroscettici sono assai
più di quel che non ci si attendesse in Gran
Bretagna. Fra tutti i paesi fondatori dell’Unione infatti gli italiani sono quelli che si
sentono meno europei di tutti, e l’attaccamento alla bandiera blu con le dodici stelle dorate è fra i più scarsi nel continente:
terz’ultimo su 28, con solo bulgari e ciprioti che l’amano un po’ meno. A sancirlo è
proprio l’ultimo sondaggio che l’unione fa
ogni sei mesi all’interno dei 28 (fra poco
27) Paesi che la compongono. È l’Eurobarometro standard che ogni volta chiede a
tutti la stessa domanda: «Si sente cittadino
dell’Unione europea?». Per la prima volta
nella sua storia ora i «no» italiani sono più
dei «sì». Non si sente europeo il 50% degli
abitanti della penisola, mentre si sente attaccato a quella bandiera il 49%, e il restante uno per cento non sa proprio che cosa
rispondere. Il «non mi sento europeo» degli italiani è cresciuto stabilmente negli ultimi anni, e dal 2011 in poi ha proprio messo le ali. A testimoniare come le politiche
continentali sull’austerity particolarmente
pesanti per alcuni paesi abbiano lì aperto
ferite sempre meno rimarginabili. Se oggi
facessimo in Italia lo stesso referendum
che si è appena chiuso in Gran Bretagna,
un minuto dopo dovrebbe rassegnare le
sue dimissioni Federica Mogherini, l’unico rappresentante italiano all’interno della
commissione europea, perché il suo popolo avrebbe deciso di fare le valigie. (...)
Di Battista: sì al referendum sulla moneta unica
Europa, Italia, governo: nel 2017 cambiamo tutto
di PIETRO SENALDI
segue a pagina 3
«Non mettetemi per favore la solita foto con la sigaretta in bocca».
Cambio di strategia
comunicativa?
«No, è che ho smesso
da due anni e mezzo».
Cambio di strategia
politica in vista del governo alllora?
«Al governo ci andiamo, è il messaggio che
viene dalle elezioni, (...)
Voglio che anche gli
italiani, come i britannici,
possano decidere
se rimanere o no nella Ue
e tenere l’euro
segue a pagina 6
Scritta «Allah Akbar» sotto le due Torri a Bologna
Gli islamici sfregiano San Petronio
di ROBERTA CATANIA
MAURIZIO MARTINA
«Allah Akbar», Allah è grande. La scritta comparsa
nella notte tra sabato e domenica a Bologna non è
stata fatta in un punto qualunque della città emiliana: con la vernice bianca, è stata imbrattata la base
della statua di San Petronio, il santo protettore (...)
segue a pagina 11
Oggi alle 18 Italia-Spagna
Come vendicare Vale
e il nostro orgoglio ferito
di FABRIZIO BIASIN
Oggi c’è Italia-Spagna. Lo sa anche mia
nonna,notoriamente poco avvezza alle cose di calcio. Forti della nostra becera competenza da Bar Sport, abbiamo un solo
consiglio da dare a Conte: trovi un modo
per fermare Iniesta. Usi le buone, le cattive, gli metta il lassativo nella borraccia, gli
prometta un quinquennale al Chelsea, (...)
Il ministro «democomunista»
partito dai tori da monta
di MATTEO PANDINI
a pagina 9
INTERVISTE E RITRATTI
Luigi Crespi
«Renzi e Silvio?
Uno trucca la realtà
l’altro i manifesti»
Dori Ghezzi
«Caro amico Grillo,
verranno a chiederti
del tuo impegno»
Andrea Bernardo
«Che fortuna essere
il sindaco del paese
più sfigato d’Italia»
di LUCA TELESE a pag. 8
di SIMONA VOGLINO a pag. 17
di ALESSANDRO MILAN a pag. 15
Francesco Profumo Il prof che non vuole seguire Fassino
di GIANCARLO PERNA a pagina 13
segue a pagina 18
* Con: "GLI ALPINI" € 11,00.
Prezzo all’estero: CH - Fr 3.70 / MC & F - € 2.50 / SLO - € 2.80 / HR - HRK 21.00
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Europa a pezzi
PAESE DIVISO Le grandi città britanniche ora saranno
più aperte per non restare schiacciati in un circolo
esclusivamente anglofono. Il resto del Paese soffrirà
«La svolta inglese è un affare
Vado a investirea Londra»
L’imprenditore Narduzzi: «Non credo nella fuga dei capitali, non esiste una piazza
competitiva in Europa come la City. E con la sterlina più bassa possiamo comprare»
::: FRANCO BECHIS
■■■ Ha già prenotato il volo
per Londra domani. Non vuole perdere il vento Brexit, perché è certo che abbia trasformato il cuore dell’Inghilterra
in una buona occasione economica. Edoardo Narduzzi,
presidente e co-fondatore di
Techedge Group, un gruppo
ormai medio-grande specializzato in soluzioni tecnologiche per i processi aziendali, è
convinto che a Londra e dintorni ora ci sia l'occasione di
fare ottimi affari, certamente
per il deprezzamento della
sterlina che rende competitiva per la prima volta una zona
che in questi anni era stata
sempre troppo cara, fuori portata. Narduzzi era partito come manager di una controllata Telecom, ai tempi in cui
dentro c'era ancora Gianroberto Casaleggio (e avevano
stretto amicizia). Poi, come il
co-fondatore del Movimento
5 stelle, iniziò la sua muova vita da imprenditore rilevando
insieme ai manager e dirigenti l’azienda che ha co-fondato
partendo da un management
buy out (un acquisto dei manager) di una controllata Telecom. Oggi Techedge Group è
presente in 13 paesi del mondo (più l’Italia, dove ha il quartiere generale), ha fatturato
nel 2015 122 milioni di euro
(163 con le società collegate)
occupando più di 1.100 persone (che diventano circa 1.400
con le collegate).
Scusi, Narduzzi, ci raccontano che tutti scapperanno
dopo Brexit dall’Inghilterra. E lei invece vuole andare
là?
«Oggi è una grande opportunità per gli investimenti. Per
più ragioni. Per chi come me è
interessato al m&a (acquisto
di altre start-up e società), perché c’è sicuramente una finestra di investimenti a sconto
sia per la svalutazione della
sterlina sull’euro, sia per l’offerta in sé che è mai stata favorevole in questo settore negli
ultimi anni. Da adesso ai prossimi mesi c'è la possibilità di
fare uno scouting in Inghilterra per trovare una società da
acquistare. E noi lo faremo.
C’è una opportunità anche
per le start up, perché finora il
capitale umano era molto costoso a Londra, ed era estre-
::: CHI È
L’AZIENDA
Edoardo Narduzzi è presidente e co-fondatore di Techedge
Group, un gruppo specializzato in soluzioni tecnologiche
per i processi aziendali
DIMENSIONI
Il gruppo, presente in 13 Paesi, fattura 122 milioni di euro
mamente costoso il costo dei
servizi, quelli professionali come quelli dell’immobiliare.
Con una svalutazione del
15-20% della sterlina sull’euro, e i prezzi degli asset che
vanno giù del10-15%, tutto diventa più abbordabile».
Abbordabile forse, ma
davvero così conveniente
per gli investimenti? Era
molto caro fino ad oggi...
«Sì, ma lo sarà meno. E
scommetto che aiuterà anche
con i regolamenti questa
attrattività che si ritrova all’improvviso. Credo che la grande
Londra diventerà una sorta di
hub a bassa fiscalità, a bassissima burocrazia e con una buona qualità di sistema universitario e una buona qualità di ca-
L’imprenditore Edoardo Narduzzi
pitale umano. Secondo me ha
tutte le caratteristiche ottimali
per diventare il vero centro degli investimenti sull'innovazione».
Le previsioni di tutti, per
quanto accompagnate da
una certa strumentalità, sono assai più fosche: tutti in
fuga. Si dice pure che Londra non potrà nemmeno re-
Nicola Sturgeon, primo ministro del governo scozzese, durante il consiglio dei ministri a Edimburgo
Caos dopo il referendum
Scozzesi di traverso, lite fra i laburisti
Veto di Edimburgo sull'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. E Corbyn licenzia i ministri-ombra
::: GABRIELE CARRER
■■■ Nel Regno Unito c’è chi non si arrende al voto referendario per la Brexit
e chi lavora alla Jexit. Nella giornata di
ieri la petizione online per un nuovo
referendum ha superato quota tre milioni di firmatari, ma i dati mostrano voti provenienti da paesi come Corea del
Nord, Islanda e Tunisia che minano
l’attendibilità della raccolta. Intanto, Nicola Sturgeon, primo ministro di Edinburgo, ha espresso la volontà del Parlamento di Holyrood di porre il veto sull’uscita della Gran Bretagna dall’Ue,
sebbene la sua scommessa appaia uno
slogan politico o poco più. Ma la prima
domenica britannica dopo il voto per
la Brexit si è aperta nel cuore della notte, quando all’1.15 il leader laburista
Jeremy Corbyn ha deciso di licenziare
il suo ministro ombra agli affari esteri
Hillary Benn, innescando una rivolta interna. Benn, accusato di voler rovesciare la leadership, era già da tempo ritenuto un «ribelle», dopo il suo voto favorevole ai bombardamenti sulla Siria.
Corbyn ha silurato uno degli uomini
di punta del suo gabinetto, che poche
ore prima aveva espresso dubbi circa le
sue capacità di portare il partito alla vittoria in elezioni che «potrebbero arrivare prima di quanto ci si aspetti». Il risentimento di Benn e degli altri «ribelli» ha
radici lontane, ma è esploso dopo la fallimentare campagna del Labour per il
Remain. Contro Corbyn, sostenuto dal
sindacato Unite e dal movimento di
estrema sinistra Momentum, si è
espresso anche il suo vice Tom Watson
che si è detto amareggiato dell’epurazione. «Te ne vai tu o ce ne andiamo
noi», pare essere stato questo ilmessaggio fatto recapitare dal ministro defenestrato al leader a corto di fiducia nelle
ore e nei giorni successivi al referendum di giovedì. L’allontanamento di
Benn ha fatto scoppiare il caos nella
stanza dei bottoni del Labour scatenando un esodo di massa. Hanno lasciato
il governo ombra chiedendo un cambio di leadership altri dieci membri.
I blairiani già parlano di «guerra» di
partito. Oggi il gruppo parlamentare la-
burista discuterà la mozione di sfiducia
contro il loro leader presentata venerdì
da due deputate, Margaret Hodge e
Ann Coffey. Se il presidente del gruppo,
John Cryer, darà il suo via libera la votazione a scrutinio segreto potrebbe tenersi già domani. Sono attese nuove dimissioni nel caso in cui Corbyn decidesse di ignorare un esito a lui negativo. La Brexit ha fatto crescere il fronte
anti-Corbyn, che raduna per la prima
volta esponenti moderati e anche sostenitori storici dell’attuale leader. Il Times racconta di rapporti dei sostenitori
della Jexit sugli alleati più stretti del segretario, accusati di aver sabotato la
campagna laburista per il Remain evitando affermazioni troppo europeiste
nei discorsi ed apparizioni al fianco degli ex premier Tony Blair e Gordon
Brown. Così facendo il Labour ha disorientato il suo elettorato sulla Brexit e,
secondo un sondaggio interno al partito, il 29% di chi nel 2015 votò sarebbe
pronto a sostenere un altro partito nel
caso di elezioni nel breve periodo.
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stare la piazza finanziaria
che è...
«In fuga? E dove scappano?
Non c’è una piazza finanziaria che possa davvero essere
alternativa a Londra e sia
pronta per ricevere. Non c’è
una piazza europea che oggi
sia in grado di assorbire la capacità infrastrutturale di Londra: non lo è Francoforte, non
lo è Parigi, non lo è Zurigo e
ancora meno può esserlo Milano. Non lo sono nemmeno
dal punto di vista linguistico o
fiscale. Per di più la piazza di
Londra fuoridall’Unione europea diventa ancora più interessante per i capitali non europei che cercano buoni rendimenti sulle nuove tecnologie a bassa fiscalità».
Quindi va a caccia di affari in Inghilterra?
«Domattina vado a Londra
e mi fermerò il tempo di fare
qualche giro per capire come
si stanno muovendo i costi
per la localizzazione di uffici a
Londra o negli immediati dintorni e se nei prossimi sei mesi
si apriranno opportunità per
comprare qualche azienda di
piccole e medie dimensioni a
un buon prezzo. Unico settore in cui sarà difficile fare affari
sarà quello immobiliare, perché nella capitale del Regno
Unito i prezzi erano doppi o
tripli rispetto alle altre città europee. Ce ne vorrà un po' perché quei prezzi tornino sulla
terra...»
E le altre aziende? Quali
diventeranno un buon affare per chi compra?
«Quelle che avevano
marginalità positiva dell’8-9%, dove fino ad oggi si
chiedevano per vendere multipli assai superiori a quelli
che ci sono in Italia, e ora si
arriverà a prezzi ragionevoli.
Secondo me ci sarà una spinta ulteriore ad abbassare i
prezzi di fronte ad acquirenti
europei anche per non restare
isolati come temono».
Perché adesso gli inglesi
sono più spaventati...
«Ma saranno più aperti verso gli altri per cercare di non
restare schiacciati in un circolo esclusivamente anglofono.
Questo certamente nella grande Londra o a Edinburgo. Il resto del paese certamente soffrirà, e sarà un problema interno al Regno Unito».
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Europa a pezzi
QUASI FUORI Il senso di attaccamento a questa Europa
è relativamente poco diffuso (40%) da noi, mentre il
57% del campione dice di non provare questo sentimento
Se si vota in Italia vincono gli anti-euro
Sondaggio di Bruxelles: il 50% degli italiani non si sente cittadino europeo, più dei britannici. E la tendenza è sempre
più euroscettica: nel precedente rilevamento i pro-Unione erano al 53%. La maggioranza è pure contro la moneta unica
LA CAMPAGNA PER FARCI VOTARE
Ecco il tagliando da spedire a «Libero»
La prima pagina di «Libero» di ieri: un appello per votare su Ue ed euro
::: segue dalla prima
FRANCO BECHIS
(...) Non tragga in inganno infatti
quello euroscetticismo prevalente solo di misura. La rilevazione è
di marzo scorso, e in quel momento la stessa domanda fatta in
Gran Bretagna avrebbe dato come risultato del referendum «remain»,perché secondo Eurobarometro poche settimane prima di
recarsi alle urne il 52% dei britannici si sentiva di restare in Europa,
solo il 47% avrebbe voluto uscirne
e l'uno per cento era ancora incerto. Ma qualche idea su quel che
sarebbe avvenuto al referendum
c’era pure in quel dato. Perché se
ai britannici chiedevi secco: secondo voi avreste un futuro migliore fuori dall’Europa, quelli rispondevano di sì nel 47% dei casi,
ed era la prima scelta visto che
molti erano indecisi su cosa rispondere. Indecisione che pesava ancora di più sugli italiani, che
solo nel 39% dei casi si dicevano
sicuri che le cose sarebbero andate sicuramente meglio uscendo
dall’Europa (anche qui però un
anno prima a rispondere così secco era solo il 35%).
IL SORPASSO
Se si vuole capire come si è aggravato il distacco degli italiani
dall’Europa,basta guardare i risultati della stessa identica domanda rivolta un anno prima. Il 53%
degli italiani si sentiva saldamente europeo, il 44% rifiutava l'unio-
■■■ Dopo la Brexit, c’è gran-
de attesa per l’incontro di oggi
a Berlino. Il vertice a tre sarà
tra la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il presidente francese, François Hollande, e il
premier italiano, Matteo Renzi. L’obiettivo è di stabilire una
posizione comune su come affrontare la crisi causata dalla
decisione del popolo britannico di uscire dall’Unione europea. Domani la Merkel annuncerà la sua posizione sulla
Brexit, Renzi lo ha già fatto ieri: «Escludo rischi per l’Italia.
Ove ci siano difficoltà il governo e le istituzioni europee sono pronti a intervenire per dare certezza e fiducia ai risparmiatori ei consumatori».
Per il vertice di oggi a Berlino è stata fissata una dead-line, tanto che alle 18.30 è già in
ne e il 3% non sapeva che rispondere.
Nelle pieghe del sondaggio istituzionale europeo emerge purelo spiega la nota di accompagnamento - che «il senso di attaccamento all’Unione europea è relativamente poco diffuso (40%),mentre il 57% del campione dice di
non provare questo sentimento».
Motivo? «Questo crescente distacco si spiega con la sempre più diffusa percezione che gli interessi
dell'Italia non siano presi in sufficiente considerazione a Bruxelles. Lo pensa il 63% degli italiani,
in aumento rispetto al 59% di
maggio, e sopra la media Ue».
e tenere l’euro
DUE PROBLEMI
Che cosa allontana di più gli italiani dall’Europa? Due temi essenzialmente: quello economico e
l'immigrazione. Nel primo caso
sono convinti che la spinta decisiva alla crisi economica di questi
anni sia data proprio dalle politiche di austerità europea e dall’euro, la moneta comune che le ha
aggravate.Nel secondo caso addirittura il 93% degli italiani ritiene
che la Ue abbia fatto davvero poco o nulla per arginare e punire
l'immigrazione illegale, vissuta come uno dei principali problemi
nazionali.
NON LO DIGERIAMO
Ma è proprio la moneta quella
che gli italiani faticano ancora a
digerire, dopo tanti anni dalla sua
Qui sopra, il modulo da compilare, ritagliare e inviare alla redazione di «Libero» in cui si chiede
che anche in Italia venga indetto un referendum,
sull’onda di quello inglese, attraverso il quale i cit-
::: LA RILEVAZIONE
MAGGIORANZA SILENZIOSA
Secondo l’ultimo Eurobarometro la
maggior parte degli italiani dice di
non sentirsi cittadino europeo. Si tratta di una maggioranza minima (il
50% a fronte del 49% che si sente
invece cittadino Ue), ma in controtendenza con il resto d'Europa
LA RIMONTA
Nell’ultima rilevazione di maggio
2015, il 53% degli italiani diceva di
sentirsi cittadino Ue
tadini possano esprimersi sulla permanenza o meno del nostro Paese nell’Unione Europea. Più tagliandi riusciremo a raccogliere e più peso su governo e istituzioni avrà la nostra richiesta.
introduzione.
Eurobarometro
censisce regolarmente anche il
gradimento dell’euro, e qui il dato
è inoppugnabile: il 51% degli italiani o ritiene quella moneta la
causa stessa della difficile situazione finanziaria del Paese o ritiene
comunque che non abbia migliorato rispetto alla lira la loro vita.
LA PIÙ BASSA
Solo il 49% sostiene che l'introduzione dell'euro sia stata una
«buona cosa». È la percentuale
più bassa che si registri fra i 19 Paesi aderenti all’unione monetaria:
ultimo posto, addirittura dopo Cipro dove almeno il 50% è favorevole all'euro. La media dell’area è
61% pro euro, e ovunque la moneta piace alla maggioranza dei cittadini, fino ad arrivare al plebiscito
riscontrato nel piccolo Lussemburgo (79% di gradimento) o in
Irlanda (75%) e in Germania
(70%).
Oggi il super vertice a Berlino
Hollande gela Renzi: dobbiamo comandare noi e i tedeschi
programma la conferenza
stampa durante la quale i tre
leader si scambieranno le diverse posizioni su come gestire il processo di uscita del Regno Unito dal blocco comunitario e sulle misure necessarie
per rafforzare e riformare l’Ue.
Dalle prime indiscrezioni,
sembrerebbe che Berlino speri che i negoziati tra Londra e
l’Ue inizino quanto prima, nonostante il desiderio britannico di non avviare il processo
fino ad ottobre. Renzi invece
ha già chiarito ieri sera che la
Brexit è una «partita finita.
Hanno votato, rispetto la democrazia inglese. Ma ora bisogna occuparsi dell’Europa,
non possiamo stare un altro
anno a discutere del negoziato con la Gran Bretagna». Bisogna «mettere al centro i giovani, che non hanno lavoro». Le-
ga e M5s festeggiano, ma per
Renzi «fuggire dall’Europa sarebbe un errore tragico».
La triangolazione ItaliaFrancia- Germania sembrava
il graffio
Attenti a Serra
La Brexit potrebbe trasformare «Milano» in una nuova
Londra. Lo ha detto a «L’Intervista» di Maria Latella su
SkyTg24. Davide Serra, Ceo del Fondo Algebris... «Molte città europee attireranno investimenti», a cominciare
«da Berlino», ma «poi ci saranno Madrid o l’Italia». Viste
le previsioni di Serra - un anno fa predisse la ripresa della
Ue e l’aumento dei tassi negli Usa - c’è da toccarsi...
destinata a partire da una base solida, finché ieri una dichiarazione di Hollande ha ridimensionato il peso di Renzi.
Secondo il capo dell’Eliseo,
Francia e Germania dovrebbero infatti «assumere l’iniziativa» dopo la decisione degli
elettoribritannici di uscire dall’Unione europea. «Ora è responsabilità di Francia e Germania assumere l’iniziativa»,
ha ribadito il presidente francese, escludendo ancora una
volta l’Italia. Ma l’ottimismo
del nostro premier è difficile
da spegnere,tanto che in serata ha commentato: «Il fatto
che abbiano chiamato l’Italia
nel gruppo di testa, nella cabi-
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na di regia è un segnale importante del fatto che il Paese è
tornato stabile e affidabile».
Matteo Renzi avrà un inizio
settimana faticoso: al vertice
di oggi dovrà sgomitare per
farsi prendere in considerazione (stando alle parole di Hollande) e al rientro in Italia, in
serata, dovrà affrontare anche
la discussione con i suoi colleghi di partito. I temi all’ordine
delgiorno sono l’analisi deideludenti risultati delle elezioni
amministrative,ildoppio incarico di segretario del partito e
di capo del governo, la rotta
da seguire in vista del voto popolare sulle riforme costituzionali e, non ultimo, la riflessione sull’opportunità di rivedere la legge elettorale.
ROB. CAT.
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ANGELA MERKEL
I ritratti di
Nostra signora dell’austerità
Ora Angela ha davvero bisogno del suo mitico lato B
La cancelliera è nei guai: il voto inglese farà esplodere le liti interne alla Germania. E non ha più sponde né con gli Usa, né a Est
::: DANIEL MOSSERI
■■■ Europa croce e delizia
diAngela Merkel. La cancelliera ha dedicato la sua carriera
politica a costruire l’Unione
europea a immagine e somiglianza della Germania: l’ha
allargata, rafforzata, le ha dato
nuovi trattati e si è battuta sempre con sobrietà per non
scatenare i rigoristi di casa
propria - per tenere vivo ilprogetto della moneta unica. Simulando resistenze a casa e
assestando bacchettate fuori,
la cancelliera ha tenuto tutti
dentro: i greci in bancarotta,
le banche ballerine spagnole,
il debito italiano.
Sia chiaro, la leader della
Cdu non l’ha fatto per spirito
di carità cristiana ma perché
la moneta unica le fa comodo: le ha permesso di tenere
bassi i redditi dei tedeschi, favorendo le esportazioni nazionali. C’è chi sostiene che se l’Italia lasciasse l’eurozona, il
suo debito diventerebbe insostenibile e c’è chi sostiene il
contrario: l’unica certezza è
che nell’immediato i prodotti
made in Italy costerebbero
molto meno di quelli made in
Deutschland. Merkel lo sa e si
tiene cara la moneta comune.
Grazie al suo ruolo di capotreno della locomotiva Ue, Merkel ha inanellato una serie di
riconoscimenti internazionali e più volte Forbes l’ha eletta
«donna più potente del mondo».Fino a pochi mesi fa Berlino discuteva se a fine 2017,
quando la Germania tornerà
alle urne, Angela Dorothea
Merkel dovesse correre per
un quarto mandato al governo oppure se dovesse puntare alla prestigiosa poltrona di
segretario generale dell’Onu.
Il suo potere sembrava senza
fine.
BRUTTO RISVEGLIO
Una mattina di fine giugno,
invece, la cancelliera si è svegliata nel bel mezzo di un incubo che ricorda il “Frankestein” di Mary Shelley: l’Europa che si rivolta contro il proprio creatore. Non siamo ancora al finale del romanzo e
cioè alla morte dello scienziato: la Brexit rappresenta invece l’uccisione per mano del
mostro del piccolo William,
l’amato fratello minore. Londra lascia l’Unione a 28 e il
suo premier, l’euroscettico
moderato David Cameron,
sconfitto, abbandona la nave.
In altre parole una nazione
ricca e potente come la Gran
Bretagna dice almondo: guardate, si può essere felici anche
lontani da Bruxelles, l’odiata
capitale comunitaria guidata
dagli uomini di Merkel; fra
questo il presidente dell’Europarlamento Schulz, quello
della Commissione Juncker,
quello del Consiglio europeo
braccia dell’orso russo ma l’intesa è osteggiata dalblocco anti-russo in seno alla Nato
(americani, polacchi, baltici).
È difficile dire se Angela Merkel sia alla fine della sua carriera:poco apprezzata all’estero, la cancelliera resta molto
amata dalla maggioranza dei
tedeschi. La leader Cdu è nota per cascare sempre in piedi, attribuendosi tutti i successi delle sue azioni e scaricando sugli alleati i fallimenti. Lo
chiamano il bacio della vedova nera: è stato così dopo il
suo primo governo (una grande coalizione dalla quale i socialdemocratici uscirono elettoralmente con le ossa a pezzi); e lo stesso è successo dopo il secondo (una coalizione
coiLiberali che, tornati alle urne, non riuscirono neppure a
rientrare al Bundestag). Oggi
la cancelliera governa di nuovo con l’Spd, precipitata nei
sondaggi al suo minimo storico (19%).
::: CHI È
A CAVALLO DEL MURO
Angela Dorothea Merkel nacque ad Amburgo, allora Germania Ovest, ma fin da subito
venne portata dal padre, pastore luterano, nella Ddr, dove
crebbe e allacciò le più strette
amicizie e si laureaò in chimica.
SUI GENERIS
Quando cadde il Muro di Berlino non andò a celebrare la fine
della tirannia con una picozza
assieme agli altri berlinesi perché era giovedì. «Il giovedì andavo sempre a fare la sauna
con una mia amica».
NEMICO NUMERO UNO
Il padre della riunificazione
delle due germanie Helmut
Kohl non le ha mai perdonato
di aver scippato la guida della
Cdu al suo delfino Wolfgang
Schäuble, oggi ministro delle
finanze, relegato al ruolo di
eterno numero due.
FIGURACCE
Negli ultimi mesi la Merkel ha
compiuto numerosi scivoloni:
dall’apertura delle frontiere ai
rifugiati siriani, salvo poi fare
repentino dietrofront, allo
scandalo delle intercettazioni
dei ministri turchi, francesi e
di alti funzionari europei.
CONTROCORRENTE
Angela Merkel
è cancelliera tedesca
dal 2005
[Olycom]
Tusk fino ai capi di gabinetto,
rigorosamente tedeschi, che
pullulano nelle istituzioni dell’Ue.
«La fine del consenso proeuropeo non è solo una sfida
alla cancelliera ma a tutta la
Germania che su questo consenso ha basato la propria
identità post-bellica», scriveva giorni fa lo Spiegel. La ribellione degli inglesi potrebbe essere solo l’inizio di una sommossa antitedesca. Non è fantapolitica. Nel giro di pochi
mesi Merkel è riuscita ad alienarsi il consenso degli Stati
centro-orientali: dapprima
obbligando tutti a partecipare
al salvataggio di una Grecia
messa in ginocchio in primo
luogo dagli investimenti sbagliati di tedeschi e francesi.
Un lavoratore slovacco o lituano spesso guadagna meno di
un pensionato greco eppure
anche Vilnius e Bratislava
hanno dovuto fare sacrifici
per Atene. Frustrazione alla
quale Merkel ha aggiunto un
macigno politico quando ad
agosto 2015 ha invitato in Germania i profughi siriani. È vero che la cancelliera ha così
impedito il crollo di Schengen: nonostante qualche singhiozzo,ilsistema dilibera circolazione di merci e persone
è rimasto in piedi, mentre se
Berlino avesse chiuso i confini qualsiasi altro Stato avrebbe potuto fare lo stesso. Ma
un conto è non impedire l’afflusso dei siriani, un altro è in-
vitarli a venire in Europa. Agli
occhi dei partner Ue, Merkel
ha solo risposto all’appello
della grande impresa tedesca
in cerca di nuove braccia a
basso costo. Anche sulla questione-profughi, la cancelliera siè presentata come paladina dell’Ue,ma il suo continente è fatto solo a misura dei tedeschi. Gli altri sono liberi di
adeguarsi. Un concetto molto
diverso dall’Europa delle nazioni che piace agli ungheresi, ai polacchi e di recente anche agli austriaci. Gente tanto
“
PANNI VECCHI
■ Non convince
più quando fa la
poliziotta buona,
affiancata dal
poliziotto cattivo
Schäuble
EQUILIBRI ROTTI
■ Il venire meno
del consenso
pro-europeo è una
sfida al consenso
alla Germania
medesima
favorevole al mercato comune,quanto nazionalista e gelosa delle proprie prerogative in
tema di immigrazione. Illuminante in questo senso è stata
la scelta del primo ministro di
Budapest, Viktor Orban, bestia nera diMerkel e dell’Europa. Tre giorni prima del referendum, il leader magiaro ha
comprato una pagina del Daily Mail per dire agli inglesi che
era «fiero di essere un membro dell’Ue insieme a loro».
Anni luce dal timido piagnisteo della cancelliera, alternato alle minacce del suo fidato
ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, secondo cui
una volta uscita dall’Ue, Londra si dovrebbe scordare anche il mercato comune.
TANTI ERRORI
Dove ha sbagliato allora Angela? Se la fissazione con l’euro le ha guadagnato non pochi avversari (ma non Londra
sempre rimasta attaccata alla
sua sterlina), l’Europa sembra aver mangiato la foglia.
L’interpretazione merkeliana
del ruolo di paladina
dell’unità europea non convince più. Né la cancelliera
convince quando interpreta
la poliziotta buona, affiancata
al poliziotto cattivo Schäuble.
Anche tanti tedeschi hanno
cambiato idea: messo in soffitta il rigorismo dell’arcigno ministro (un uomo messo nell’angolo dalla Bce di Mario
Draghi), si stanno affidando
in massa agli euroscetticidi Alternative für Deutschland, un
partito la cui ricetta è semplice:no all’euro,no all’immigrazione, sì al mercato europeo.
La povera Angela è messa
male anche sul piano internazionale: con Obama i rapporti
sono freddi dopo che lui ha
mandato le proprie spie a controllare il telefono di lei. "Non
ci si spia fra amici e alleati", ha
risposto piccata la cancelliera,
salvo essere smentita poche
settimane dopo da una spifferata secondo cui l’intelligence
tedesca teneva sotto controllo
non solo gli alleati turchi della
Nato ma anche alcuni ministri francesi e alcuni alti funzionari europei. Fra amici ci si
spia eccome, quello che conta, invece, è non fare gli ipocriti. Poco onesta è anche stata
la recente promessa rivolta al
sultano Erdogan di riaprire i
capitoli per l’adesione della
Turchia all’Ue, quando sarebbe stato meglio concentrarsi
solo sulla questione dei visti,
che sono l’anima del commercio. La prospettiva, anche
lontana, della Turchia nell’Ue
ha solo rafforzato gliargomenti dei favorevoli alla Brexit. A
Merkel non resta che l’amico
Vladimir Putin, uno più tosto
di lei che anni fa non esitò a
riceverla con il suo labrador
consapevole del terrore che le
incutono i cani. In termini
commerciali, la Germania sarebbe pronta a buttarsi fra le
Merkel è fatta così, è controcorrente: nata all’ovest, è stata
portata in fasce dal padre protestante nella Ddr dove è cresciuta. Quando cadde il Muro
di Berlino, la giovane chimica
attivista di “Risveglio democratico” non andò a celebrare
la fine della tirannia con una
picozza assieme agli altri berlinesiperché era giovedì.«Il giovedì andavo sempre a fare la
sauna con una mia amica».
Se tanti tedeschi continuano
ad apprezzarla e a chiamarla
Mutti (mamma), ce n’è uno
che di lei non si fida: Helmut
Kohl non perde occasione di
bacchettarla.Ilcancelliere della riunificazione non le ha
mai perdonato di aver sfilato
la guida della Cdu al suo delfino Schäuble, relegandolo per
sempre al ruolo di comprimario. Nel 2014 l’anziano ex cancelliere fece sapere che Frau
Merkel «non sapeva neanche
mangiare per bene con forchetta e coltello». Costretto su
una sedia a rotelle e ormai lontano dalla politica attiva, Kohl
non ha mai perso occasione
di bastonare Angela L’ultimo
sgarbo risale allo scorso 20
aprile, quando il padre della
Germania unita ha ricevuto a
casa sua Viktor Orban, il più
acceso oppositore della politica di immigrazione del governo tedesco. Nero su bianco,
Kohl ha preso le distanze da
Angela scrivendo la prefazione all’ultimo libro di Orban:
«L’Europa non può trasformarsi nel nuovo rifugio di milioni di persone bisognose di
tutto il mondo». Per l’ex cancelliere la crisi dei profughi
spingerà a un ritorno "a vecchie ideologie nazionali".
Due mesi dopo c’è stata la
Brexit.
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__Lunedì 27 giugno 2016__
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COALIZIONE Sembra più vicina la profezia di Rajoy
sul «ridicolo nazionale» di un terzo voto anticipato
A meno di non andare a una Grande Coalizione
::: MAURIZIO STEFANINI
MADRID
■■■ Dopo Brexit, Podemos. Secondo i primi exit
poll, lo stesso effetto di protesta che nel Regno Unito
ha portato alla vittoria al referendum dei favorevoli all'
uscita del Regno Unito dall'
Unione Europea in Spagna
avrebbe consentito a Unidos Podemos, lista comune tra il movimento degliIndignati e il vecchio partito
comunista, di scavalcare il
Psoe come secondo partito, con tra i 91 e i 95 seggi,
contro i 71 che le varie liste
a esso collegate avevano ottenuto tutte assieme.
PERDONO TUTTI
Tutti gli altri partiti maggiori perdono. Il Partito Popolare, che pure si conferma al primo posto, scenderebbe da 123 eletti a
117-121. Il Psoe calerebbe
da 90 a 81-85. I Ciudadanos
da 40 a 26-30.
Nel contempo, la partecipazione è crollata ai minimi della storia spagnola dal
ritorno della democrazia: il
51,22% misurato alle 18 corrisponde a 7 punti in meno
in sei mesi.
Un evidente segno di
stanchezza,confermato comunque dal fatto che gli
Europa a pezzi
La Spagna rimane nel caos
Non si capisce chi governa
Affluenza ai minimi storici alle Politiche: il partito Popolare si conferma leader
ma Podemos sale al 25%, superando i socialisti. Ora ripartiranno le trattative
::: LA SCHEDA
RIPETENTI
Per la seconda volta nel giro di
sei mesi, i 36,5 milioni di elettori spagnoli sono chiamati alle
urne per eleggere le Cortes. Dopo le elezioni del dicembre
2015, nessun partito aveva ottenuto la maggioranza e si era
rivelato impossibile formare
un governo di coalizione, costringendo re Felipe a indire
nuove elezioni
EXIT-POLL
Alla chiusura delle urne, ieri sera, i Popolari risultavano in testa con 117-121 seggi, davanti
a Podemos, a 91-95, che a sua
volta supererebbe il Psoe, dato
fra gli 81 e gli 85, mentre i Ciudadanos ne otterebbero fra 26
e 30. Nessuno avrebbe la maggioranza, fissata a 176
stessi nodi che hanno impedito la formazione del governo rimangono.
Con la maggioranza assoluta 176 deputati, la combinazione di centro-destra
tra Pp e Ciudadanos avrebbe al massimo quota 151, e
una formula di sinistra Uni-
locali del Psoe dopo questo
storico declassamento.
Questi exit-poll, però, essendo ancora relativi ai soli
seggi, non permettono di
comprendere bene quel
che è accaduto. In Spagna
vige infatti un sistema elettorale proporzionale ma con
piccoli collegi che fino all’anno scorso hanno sempre sovrarappresentato i
due partiti maggiori e quelli
regionali, penalizzando i
minori.
ACCORDI EFFICACI
Il premier spagnolo, Mariano Rajoy, all’uscita dal seggio elettorale [Ansa]
dos Podemos - Psoe starebbe a 170.
Di nuovo come dopo il
20 dicembre, dunque, per
far eleggere un primo ministro bisogna mettersi in tre.
Unidos Podemos con Psoe
e partiti regionalisti: cosa
che finora non è stata possi-
bile per il no dei socialisti alla richiesta di referendum
indipendentista per la Catalogna. Oppure Unidos Podemos con Psoe e Ciudadanos: ci hanno provato, hanno fatto pure una riunione,
ma per constatare l'assoluta incompatibilità tra Pode-
mos e Ciudadanos. Oppure Pp-Psoe-Ciudadanos, e
basterebbe pure Pp-Psoe.
Ma finora la possibilità di
questa grande coalizione è
stata assolutamente esclusa dal leader socialista Sánchez, che però non si sa se
reggerà all'ira dei "baroni"
È dunque possibile che
tutto l'effetto in favore di Podemos sia dovuto semplicemente all’accordo con i comunisti, che ha fatto scattare un maggior numero di
quozienti.
Ma è anche possibile che
a favorire Unidos Podemos
sia stato semplicemente il
crollo dell’affluenza,che potrebbe aver colpito gli altri
partiti e non il suo elettorato. A ogni modo, sembra
più vicina la profezia di
Rajoy sul «ridicolo nazionale» di un terzo voto anticipato a tempi ravvicinati.
A meno di non andare a
una Grande Coalizione,
che però contribuirebbe
nellungo periodo a rafforzare Podemos ulteriormente.
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__Lunedì 27 giugno 2016__
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ALESSANDRO DI BATTISTA
Le interviste di
Il tribuno di Cinquestelle: ci tagliamo lo stipendio per essere credibili e far capire alla gente che siamo diversi
«Viva l’Inghilterra, ora referendum sull’euro»
«Sono ammirato dalla democrazia britannica. Merito nostro se in Italia non torna il terrorismo. Il nemico è il Pd»
::: segue dalla prima
PIETRO SENALDI
(...) il passaggio di M5S da voto di protesta a voto per farci governare l’hanno sottolineato perfino gli analisti. Noi
siamo una forza di governo, lo stiamo
dimostrando e continueremo a farlo
amministrando le città ».
Con Di Maio premier?
«Di Maio lo stimo tantissimo, ci frequentiamo anche fuori dal lavoro. Ma
parlare del candidato premier è prematuro. Sceglieranno i nostri iscritti».
Si candiderà anche lei?
«È prematuro parlarne».
Ma chi comanda ora in Cinquestelle, non si è mai capito bene?
«I sindaci sono autonomi, basta
che rispettino il regolamento del Movimento. Adesso hanno al loro fianco
anche un gruppo di coordindamento
di cui fa parte come responsabile degliEnti Locali anche DiMaio, ma questo non intacca la loro autonomia. Gli
europarlamentari viaggiano da soli e
qui in Parlamento c’è il famoso direttorio a cinque, di cui faccio parte anch’io,che non è altro che un organo di
coordinamento del lavoro di tutti».
Un modello di leadership diffusa, In antitesi al personalismo di
Renzi e Berlusconi?
«Per noi arrivano prima i programmi. Il leaderismo è uno dei problemi
dell’Italia, ed è uno dei motivi per cui
ilM5S è nato. Partite dai cittadini significa coinvolgere tutti, cosa che non
hanno fatto né destra né sinistra».
Grillo ha fatto il passo indietro?
«Lui è sempre stato solo il nostro
garante, visto che non può candidarsi, non si occupa della macchina del
Movimento. Io stesso la prima volta
l’ho incontrato solo tre anni fa sul palco di San Giovanni a fine campagna
elettorale. Di fatto sono diventato parlamentare senza conoscerlo».
C’è chi dice che siete cresciuti come classe dirigente dopo la scomparsa di Casaleggio…
«Lui è uno degli uomini che ho più
stimato in vita mia. Aveva la visione, è
stato l’ideologo, ma la classe dirigente
non si è formata negli ultimi due mesi. Raggi e Appendino sono al secondo mandato, hanno fatto la gavetta».
Però avete questa maledizione
del secondo mandato oltre il quale
non potete più candidarvi…
«Questa benedizione, vorrà dire.
Mi creda, dieci anni non sono pochi,
bastano per lasciare il segno e in più ti
consentono di restare consapevole
che la tua esperienza è a termine. Siamo quia tempo per lavorare per i cittadini, non per inciuciare allo scopo di
perpetuare al massimo la nostra permanenza in Parlamento».
Lei cosa farà dopo?
«È presto per chiederselo. Se sarò
rieletto, ho ancora sette anni davanti
in Parlamento. E poi non c’è bisogno
di essere nelle istituzioni per continuare a fare politica. Mi piace scrivere, nel
2012 ho scritto un libro, “Sicari a 5 euro, vita e morte in America Latina”; in
Guatemala, dove ho lavorato un anno come cooperante,era il prezzo per
assoldare un killer».
Quanto guadagnava prima di essere eletto?
«Da cooperante, 1.450 euro».
Era preoccupato per il futuro?
«Preoccupatissimo, come quasi tutti quelli della mia generazione».
Alessandro Di Battista, prima di entrare in politica, è stato un cooperante in Africa e in Sud America [LaPresse]
Per questo ha fatto politica?
«Faccio politica per togliere questo
Paese dalle mani di chi l’ha distrutto
facendo i propri interessi».
E adesso quanto guadagna?
«Un parlamentare porta a casa
12-13mila euro netti al mese, non lo
so neanche. Io ne tengo per me 3100.
In questi tre anni ho restituito allo Stato oltre 170mila euro. Avrei potuto
comprarmi una casa, invece vivo in
affitto. È la prova che non faccio politica per interesse».
Siete dei moralisti…
«Siamo persone che sanno quello
che conta per i normali cittadini. Guadagnare quanto loro, anche se in verità guadagno ben più della media, mi
fa pensare come loro e mi mantiene
in contatto con la realtà. Non è moralismo. La gente vuole fatti, la nostra rinuncia economica è un fatto e, per restare in tema, paga».
Per le casse dello Stato 170mila
euro sono una goccia nel deserto.
Non è un sacrificio inutile?
«No. È quello che mi consente di
far politica a testa alta e guardare la
gente negli occhi. Noi di M5S siamo
credibili, perché siamo gli unici che
fanno quel che dicono. Se sei un politico, devi essere il primo a sacrificarti».
Il segreto del vostro successo?
«Che di colpo abbiamo fatto sembrare vecchi tutti gli altri. Renzi anagraficamente è giovane ma fa politica
come Martinazzoli. Non c’è differenza tra lui e il suo rottamato D’Alema».
In che senso?
«Promette, fa storytelling ma alla
prova deifattipensa solo al potere.Sotto elezioni promette una pizza in più,
“
lo zainetto, ti fa telefonare dalla Boschiche si finge centralinista. Ma qualcuno ha mai visto la Boschi telefonare
a un truffato di Banca Etruria?».
Gli 80 euro però erano veri…
«Infatti promettendoli ci ha vinto le
elezioni Europee nel 2014. Poi però gli
italiani hanno scoperto che gli 80 euro
in tasca non c’erano, perché evidentemente Renzi li ha dati con la mano
sinistra e subito se li è ripresi con la
destra. E allora non lo votano più».
Il nemico è il Pd?
«Assolutamente sì».
Perché vi odiano così tanto?
«Perché hanno capito che li mandiamo a casa. Abbiamo iniziato a Torino e Roma, l’anno prossimo arriverranno altre città. E il governo».
Cos’avete che loro non hanno?
«Serietà e coerenza. Il Pd è un partito di ipocriti. Vent’anni a far la lotta a
Berlusconi e poi il Nazareno, e quando questo fallisce governa coi voti di
Alfano e Verdini. Fa politica con gli inciuci, da professionista del Palazzo».
Voi invece…
«Facciamo, e bene, quello che il Pd
dice ma non fa. Siamo coerenti con le
nostre idee e la nostra identità e non
veniamo a compromessi per governare, ci presentiamo soli».
Però i ballottaggi li vincete sempre con i voti del centrodestra...
«Io combatto i partiti,non i loro elettori. Certo che mi fa piacere se riesco a
convincere un elettore di centrodestra a votare M5S, ma non parliamo
con i segretari di partito».
Peggio Renzi o Berlusconi per un
elettore di Cinquestelle?
«Sbagliato paragonarli. Renzi è più
■ Incanaliamo la rabbia sociale: senza di
noi ci sarebbero derive estemiste. Un asse
con Putin e gli Usa contro i terroristi islamici
SCENARIO NAZIONALE E INTERNAZIONALE
■ Guadagnavo 1450 euro al mese ed ero
preoccupatissimo per il futuro. Per essere
fedele a M5S ho rinunciato a una casa
I CONTI IN TASCA ALL’ONOREVOLE
ipocrita, finge di essere Berlinguer e
poi fa macelleria sociale, non ha mai
lavorato un giorno in vita sua. Berlusconi pensava ai suoi interessi ma
non fingeva di essere qualcosa di diveso. Infine Renzi, a differenza di Berlusconi, ha una boria infinita».
Lei però ha votato a sinistra?
«Il primo voto è stato ai Verdi, poi il
Pd. Ma prima di conoscerlo».
Avrà fallito se...?
«Se non riesco a mantenermi diverso dai mestieranti della politica».
Cosa le piace del suo lavoro?
«Andare in mezzo alla gente e riceverne il sostegno».
La notorietà?
«Non ha valore per me. Mi ha fatto
effetto all’inizio ma ora mi interessa
solo il contatto, mi inorgogliscono gli
incoraggiamenti ad andare avanti.
Questo fine settimana l’ho passato facendo comizi a Matera e Taranto. Città dove non si vota. Noi ci siamo anche e quando non c’è da incassare».
Andrete al governo se...?
«Se resteremo fedeli a noi stessi e
agli elettori. E se andrà bene Roma,
quella è la partita decisiva, sarebbe un
biglietto da visita vincente davanti all’opinione pubblica mondiale».
Bastano la moralità e l’anticasta
per governare bene?
«Non bastano ma sono un buon inizio. Il sindaco di Pomezia ha preso il
Comune in rosso e l’ha risanato in
due anni. Quando gli ho chiesto come ha fatto, mi ha risposto solo che
non aveva rubato».
Io però non vi voto…
«E perché?»
Con questa ossessione dei tagli
in qualche modo finirebbe tagliato
pure il mio stipendio. E questo ragionamento lo fanno in molti.
«Perché miscusi,lei è un dipendente pubblico? Noi siamo solo contro gli
stipendi pubblici da centinaia di migliaia di euro per occupare poltrone
lottizzate, contro i vitalizi non coperti
dai contributi, contro le posizioni di
rendita. Cinquestelle non è contro la
ricchezza».
E la decrescita felice?
«Noi siamo per il taglio dell’Irap: i
170mila euro a cui ho rinunciato sono
andati alle imprese».
Mi dica un merito di M5S?
«Merito nostro se e in Italia non ci
sono state ancora derive estremiste».
Non le pare un po’ grossa?
«No, incanaliamo l’odio sociale
dando una risposta di speranza».
Ma vede allora che siete il partito
di chi non ha nulla da perdere?
«Ci sono molti imprenditori con
noi. I nuovi sindaci sono quasi tutti
professionisti. La stampa anti-M5S vedo che riesce a suggestionare pure i
professionisti dell’informazione».
E questa storia del reddito minimo? Siete dei pauperisti…
«Le statistiche dicono che per una
vita dignitosa oggi occorrono minimo
780 euro. Noi vogliamo portare le pensioni minime a quella cifra e darla a
chi cerca o perde lavoro, sempre che
segua dei corsi di riqualificazione».
E dove trovate i soldi?
«L’operazione costa 17 miliardi. Gli
80 euro, dati a gente con già un lavoro,
costano 10, il Jobs Act, che non ha
sconfitto la disoccupazione, ne è costato 12 e 1,5 lo spendiamo per garanzia giovani, che è un flop. I soldi ci sono, è questione di scelte».
La vostra partita di governo si gioca nel convincere i moderati: per
molti non siete rassicuranti…
«La Gruber mi ha detto che siamo
andati bene alle elezioni perché ci siamo normalizzati. A me sembra che
da sempre gli unici normali siamo
noi. Credo che tutti ambiscano a vivere in un’Italia con una maggiore giustizia sociale, anche i ricchi».
Il Pd vuole cambiare la legge elettorale perché hanno capito che così vincete voi. Gioco sporco?
«Lo faccia. Essere soli è la nostra forza. Abbiamo conquistato Comuni in
cui contro di noi si presentavano sessanta liste. I colpi bassi ci fortificano,
guardi Roma».
Cos’è successo?
«IlPd ha montato la storia delle consulenze della Raggi 48 ore prima del
voto. Che autogol: gli elettori hanno
pensato che se la attaccavano così pretestuosamente significava che faceva
molta paura, e così si sono ribellati.
Involontariamente ha dato una motivazione in più per andare alle urne e
votare contro Giachetti».
È felice della Brexit?
«Sono ammirato della democrazia
inglese, che ha concesso agli elettori
un referendum per decidere se stare
dentro o fuori dall’Europa».
Volete stare dentro o fuori, ultimamente c’è stata confusione?
«Noivogliamo che decidano glielettori, è democrazia dal basso».
Ma un’idea personale dell’Europa ce l’avrà?
«L’Europa è un’opportunità importantissima che è stata rovinata da burocrati e banche. Un’Europa dei popoli sarebbe una risorsa preziosa per tutti, questa di oggi non lo è; va cambiata
e lo faremo da dentro le istituzioni».
«Libero» sta facendo una raccolta di firme per poter votare anche
in Italia un referendum per uscire
dall’Europa. Ci dà la sua?
«Il nostro obiettivo è un referendum sull’euro. Un referendum sull’uscita dalla Ue non è mai stata una nostra proposta. Se però dovesse esserci
in Italia, in ogni caso sarebbe un’espressione di democrazia».
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8
ATTUALITÀ
__Lunedì 27 giugno 2016__
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LUIGI CRESPI
Le interviste di
Lo storico stratega degli azzurri
«Vi svelo il segreto
dietro il miracolo
dei capelli del Cav»
«Tutto nacque da uno scontro sui manifesti elettorali truccati...
Renzi è solo una copia di Silvio. La Raggi pare libera, non lo è»
::: LUCA TELESE
■■■ Luigi: sei stato autonomo, militante, sondaggista,
consigliere di Berlusconi, imputato, spin doctor, pubblicitario..
«Vero.Ma la sliding door della mia vita è quella che mi ha
tenuto lontano dal terrorismo».
Racconta.
«Maggio 1977, Milano. Frequentavo l’area dell’Autonomia Operaia: stavo per entrare
nella lotta armata».
Per modo di dire?
«No, per davvero. Tirano
una bomba incendiaria a casa
mia ma non esplode».
E poi?
«Mi sparano due colpi di pistola in via Celentano. Ancora
oggi trovo al tatto i due proiettili infilati nel muro».
Perché?
«Furori giovanili: la rabbia,
l’antifascismo militante: lambivo Prima Linea. Avevo 15 anni.
La mia fortuna».
In che senso?
«Temporeggiavano. Non mi
cooptavano perché ero troppo
giovane».
Che succede?
«Mia madre, comunista, è
molto preoccupata. Una sera
midice: “Vienia vedere Pannella in Tv!”».
E ti cambia la vita?
«Ipnotizzato. Contrappone
la bellezza dello stare insieme e
la non violenza, alla lotta armata. Mi colpisce a tal punto che
mi iscrivo al Pci».
Non ai Radicali?
«Psicanaliticamente era un
ritorno alla famiglia. Anni dopo Pannella si arrabbierà: “Ma
scusa, tu resti incantato da un
mio comizio e ti iscrivi al Pci?
Sei un assoluto coglione”. Aveva ragione».
Nel tempo del tripolarismo
in cui bisogna riscrivere tutte le
mappe della politica, per capire che aria tira, ascolto uno come Luigi Crespi. La sua è una
storia un po’ americana: inizi
ribellistici, giovinezza comunista, vita professionale Berlusconiana, poi tracollo giudiziario,
resurrezione. Oggi si occupa
“di creare valore attraverso la
formazione e la comunicazione”, ma resta un analista politico doc.
Quando esci dal Pci?
«Mai.Sono rimasto nel partito fino al 1989, poi si è dissolto».
Inizi a lavorare.
«Vendevo pubblicità, polizze di assicurazione, anche bigiotteria».
E volevi fare il guerrigliero!
«Erano anni straordinari:
passavo i week end tra il teatro
dell’Elfo, il Lirico e la Palazzina
Liberty».
Il salto di qualità?
«Divento direttore marketing di una società di comunicazione della signora Laccisaglia che si occupava soprattutto di moda intima».
E poi?
«Il nipote della proprietaria
era dirigente alla Philip Morris.
Un giorno mi dice: “Ho un problema in una azienda di comunicazione che si chiama Datamedia”.»
Quale?
«Era diretta da Badalich, un
guru di internet, morto giovane. Mi manda lì e passo dalle
mutande al destino della mia
vita».
Cosa ti inventi?
«La radio stava diventando
impresa. Lavoro con gli Hazan,
Cecchetto e Volanti, ci inventiamo una indagine che cambia
tutto».
Cioè?
«Radar: per misurare l’ascolto delle radio, da cui nascerà
Audiradio. Stessa cosa che poi
faremo con le tv locali con Tvbank».
Un po’ sondaggista un po’
pubblicitario.
«Nel 1994 arriva l’uninominale e cambia di nuovo tutto.
La mia doppia competenza di
marketing e politica diventa
preziosa».
Cosa ti inventi?
«Media relations, un pacchetto chiavi in mano:10 milioni di lire per dare ai candidati
tutti gli estremi dei loro collegi».
E funziona?
«Inizio regalandolo a Antonio Marano, direttore di Rete
55, Paolo Romani Telelombardia e Vincenzo Vita responsabile mass media del Pci. Tutti e
tre vengono eletti. E vendo il
“
STORYTELLING
■ Siamo al tempo
del racconto. Tutto
si può generare,
non c’è memoria:
la posta si
conserva, i post no
pacchetto a tutti».
Risultato?
«Marano mi porta nella Lega e mi presenta a Funari».
Funzioni?
«No! Mi dice: “Sei bravo, ma
grasso,assomigli a Ferrara. Perdi 30 chili o non servi a nulla”».
E tu?
«A settembre torno magro:
mi scrittura per Funari News.
Ospite fisso».
Il cielo con un dito.
«È il 1995 e sto andando incontro alla prima tragedia della mia vita: le bandierine».
Come accadde?
«Mi chiama Emilio Fede:
“Mi fai gli exit poll?”. Servono
un sacco di soldi, gli dico. E lui:
“Ti do 150 milioni”. Gli rispondo che con quei soldi al massimo posso farti gli “in house
poll”: telefonate a casa».
Che accade dopo?
«La struttura della mia società è acerba, i soldi pochi, l’entusiasmo politico di Fede incontenibile. Si produce quella sceneggiata che è arrivata da Blob
alla Corea».
Racconta.
«Iniziamo al Tg4 con le bandierine azzurre su tutte le regioni, a fine serata sono tutte rosse».
Ah ah ah....
«Il giorno dopo Funari mi licenzia in diretta: “Crespi? Non
lo vedrete più”».
Era arrabbiato.
«Vengo massacrato, deriso,
perdo metà fatturato. La mia vita è finita».
E come risorgi?
«Berlusconi!Dice: “Queisondaggi erano la verità: la Sinistra
ha fatto i brogli!”».
Lo incontri?
«In campagna elettorale: seguivo Ciaurro a Perugia. Berlusconi tarda tre ore. Intrattengo
la platea, e poi lo accolgo. Finisce la serata e mi dice: “Vieni
ad Arcore!”».
E tu corri?
«No. Mi pareva una frase di
cortesia».
Sei matto?
«Ma era un destino. Nel
1996 affonda una chiatta di albanesi. Lui va lì e piange».
E tu che c’entri?
«Facevo sondaggi in Rai: noto che l’opinione valuta le lacrime positivamente».
E che succede?
«Mi chiama Niccolò Querci:
“Il dottore vuole vederla”».
Stavolta ci vai.
«Di corsa. Mi dice: “Noi dobbiamo collaborare. Ho capito
che lei vale il giorno delle bandierine: l’unico ad avere il dato
giusto”».
Luigi Crespi è stato il sondaggista di fiducia di Berlusconi per tutti gli anni Novanta
Che periodo era?
«Il 1996: Prodi ha vinto. Berlusconisivede nell’angolo. Faccio con lui la traversata del deserto».
Facevate molti spot.
«Così efficaci che D’Alema si
inventò la par condicio per
bloccarli».
Ed è qui ti guadagni lo stipendio.
«Gli propongo di sostituire
la Tv con campagne di affissione legate a eventi: dei verie propri tazebao i famosi 6X3. Il suo
grafico, Ermolli, metteva tutte
queste foto di Berlusconi ritoccando i capelli...».
E tu?
«Mi disperavo: “È ridicolo.
La gente la vede calvo e poi sul
poster la trova così”.
E Berlusconi?
«Hai ragione. Ma non togliamoli dai manifesti: me li rimetterò io!”».
“Una scelta di campo”?
«Era suo. Non mi è mai piaciuto. La nave azzurra pure,
idea sua».
Siamo alle Politiche 2001,
cosa gli proponi?
«Un poster con lo slogan:
“Meno tasse per tutti”. Lui lo
guarda e dice: “Geniale: com’è
possibile che in 50 anni nessuno ci abbia pensato?”».
E il contratto con gli italiani?
«È entrato nel mito, ma
l’originalità è stata nella confezione di quell’idea: un imprenditore che sigla un vero contratto con gli elettori. Gli dissi: “Deve firmarlo a San Siro, solenne,
davanti a centomila persone”».
E cosa non andò?
«Berlusconi lo raccontò a Vespa che gli disse: “Ottimo. Ma
lo firmi da me”. Ero furibondo.
Ma è stato meglio Porta a porta. Serviva la tv».
Dopo la vittoria che succede?
«Tutto lo staff si è trovato impegnato in politica, in Parlamento o nel Governo, spostando l’attività da Milano a Roma.
Io scelsi di rimanere nella mia
azienda».
Ubriacatura.
«Infatti, avevo 40anni: mi
ero scordato da quanto tempo
non toccavo terra, non aprivo
una portiera, non avevo soldi
in tasca perché pagavano per
me».
E cosa hai fatto?
«Un enorme passo più lungo del gamba, tento di quotare
la mia azienda in Borsa nel
boom della new economy, acquisto, inglobo, ma a settembre crollano le Torri Gemelle, e
con loro il mio castello di carte».
Sei indagato, nel 2003.
«Vengo arrestato nel 2005, il
processo finisce nel giugno
2015».
Conseguenze?
«Una ferita profonda per me
e la mia famiglia, in seguito alla
quale non ho più coltivato ambizioni imprenditoriali, una lezione durissima ma molte salutare».
Ora che fai?
«Ilpubblicitario ma ho iniziato ad occuparmi di formazione».
L’analisi di questo voto.
«Il caos. Vince chi sopravvive. Tutte le parole e gli slogan
sono stati usati e distrutti nella
crisi della seconda repubblica».
E Renzi?
«Non ha uno storytelling».
Lo aveva, però!
«Secondo me si è ritagliato
addosso un clone del codice
berlusconiano: il giubbotto di
Fonzie invece del doppiopetto,
gli 80 euro invece del milione
di pensione minima ed il job
act al posto del milione di posti
di lavoro. Però è una copia».
Ha funzionato...
«Berlusconi disse: “Per col-
“
GRILLINI IN FESTA
■ Il Movimento
è una meravigliosa
allucinazione
perché generare
aspettative è facile,
deluderle di più
pa dei miei alleati come Fini e
Casininon sono riuscito a cambiare l’Italia!”. Matteo ha problemi con la Raggi o con rivali
come Cuperlo e Stumpo».
Diverso?
«Dall’epica al grottesco. È il
limite di Renzi».
Vincono i leader che usano la seduzione.
«Era l’unico modello di comunicazione politica inventato nel mondo».
“Era”?
«Poi è nato Grillo: un leader
informale, carismatico ma divergente. Lui utilizza se stesso
come generatore di micro-leader».
Merito suo?
«Di Casaleggio».
Che dubbi hai su Movimento?
«Voi giornalisti esaltate la vittoria ma si sono presentati solo
nel 20% dei comuni!».
Cosa vuoi dire?
«Per adesso il M5S di governo è solo una meravigliosa allucinazione».
Però le due amazzoni hanno vinto.
«La Raggi si presenta come
libera ma ha bisogno di tanti
passaggi di controllo. Sotto la
retorica della rete c’è un modello elitario. Ricordati che Casaleggio ha fatto ritirare la Bedori
perché era grassa».
Non avrebbe vinto?
«Secondo loro no.Le due paladine possono produrre un
"Bandwagon", effetto emulazione. Ma governare è diverso».
Perché?
«Guarda la Raggi. È bellissima, una icona fantastica. Può
fare solo meglio degli altri. Ma
sarà misurata sulle aspettative
che ha generato non su risultati comparati».
Sei sicuro?
«Siamo nel tempo del racconto. Tutto si può generare
perché non c’è memoria: la posta si conserva i post no».
Morale?
«Nel tempo dello storytelling finiscono le appartenenze,
i voti sono mobili, è più facile
generare aspettative. Ma basta
un secondo per deluderle».
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__Lunedì 27 giugno 2016__
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MAURIZIO MARTINA
I ritratti di
Sulla strada della segreteria Pd
::: MATTEO PANDINI
■■■ Si parla di lui come possibile
vicesegretario unico del Pd: ruolo
ideale per chi è considerato l’incarnazione della «minoranza dialogante», capace di fare pat pat sulle spalle di Matteo Renzi e contemporaneamente darsi di gomito con i suoi più
acerrimi rivali. D’altronde Maurizio
Martina da Bergamo, classe 1978,
ha sempre dimostrato d’essere un
drago nel galleggiare tra fazioni opposte o scivolare da una all’altra al
momento opportuno.
Le linguacce dicono che il ministro dell’Agricoltura abbia coltivato
fin da subito, in famiglia, la capacità
di rapportarsi con gli avversari. Atalantino,nato a Calcinate ma residente a Mornico al Serio, terre prima democristiane e poi leghiste, si racconta che molti dei suoiparenti più stretti votassero Carroccio o Forza Italia.
Lui, però, si schiera subito a sinistra.
Succede nei primi anni Novanta,
quando c’è ancora il Pds. Il giovane
Maurizio resta turbato dalle stragi di
mafia e decide di partecipare ad alcune iniziative anti-boss. Si reca perfino in Sicilia, dove partecipa a un
corso teatrale.
È in questo mondo che conosce
Mara, bergamasca di Ghisalba che
poi diventerà sua moglie e che gli ha
dato due bimbi.
La passione politica di Martina e
le sue attitudini da leader esplodono
ai tempi delle superiori, quando fa
anche il cameriere a tempo perso in
alcune pizzerie vicino casa. S’iscrive
all’Istituto agrario di Bergamo, circa
600 studenti il 97% dei quali di sesso
maschile. Una situazione drammatica e solo minimamente alleggerita
dalla vicinanza con una scuola per
parrucchiere ed estetiste. Martina,
inseparabili Clarks, borsa a tracolla
anziché zaino e camiciona a quadretti, è uno studente modello. Nella sua sezione, la A, è tra i pochissimi
a vantare 9 in agronomia. Attenzione: l’Agrario non è una passeggiata
di salute.Prevede una valanga di materie e, soprattutto, un’infinità di ore
da passare tra i banchi. Tutti i giorni
in classe almeno fino alle 13,30, ma
neltriennio l’ultima campanella suona a pomeriggio inoltrato.
Martina entra nel Movimento studentesco nel 1994, quando viene organizzata un'iniziativa contro il primo governo Berlusconi che prometteva un milione di posti di lavoro.
Spunta un volantino che storpia il
nome del Cavaliere in Bananoni e
scrive che assicurava banane anziché un impiego. Doveva essere una
battuta brillante, ma la capiscono in
due gatti. Martina è tra i protagonisti
delle assemblee d’istituto. Microfono in mano,toni pacati, non si dimostra uno scalmanato come può succedere a quell’età. Tanto che il preside, Benvenuto Cattaneo, più di una
volta si lascia sfuggire: «Con Maurizio si può parlare. Con altri, invece...». Peraltro, l’attuale ministro dell’Agricoltura è tra i pochissimi a entrare nell’ufficio del dirigente scolastico senza farsi intimorire da un
enorme trofeo a forma di mucca,vinto in chissà quale competizione.
Martina anima pure il giornalino studentesco: una volta contribuisce a
confezionare un foglio così a sinistra
al cui confronto il manifesto pareva
un pericoloso quotidiano fascista.
«Così gli altri ragazzi s’incazzano e
decidono di partecipare» spiega in
Il comunista «democristiano»
dai tori da monta al ministero
Studi di agraria, simpatie in Cl e l’arte di non dispiacere a nessuno
La silenziosa ascesa del bergamasco che può sedere alla destra di Renzi
un’assemblea. A scuola, tutti gli riconoscono carisma ma, da buon esponente di sinistra, colleziona anche
cocenti sconfitte. Come l’anno in cui
la sua lista per le elezioni d’istituto
deve fare i conti con una formazione
leghista che schiera Viviana,una bellona che avrebbe fatto girare i compagni di scuola persino in un liceo,
figuratevi all’Agrario dove la concorrenza tra fanciulle è ridotta a zero o
quasi. Martina e i suoi non vanno oltre al 40%, ma lui riesce comunque a
farsi eleggere. Viviana è tra le studentesse che riusciranno a ritagliarsi briciole di notorietà: si fa fotografare avvolta in una bandiera della Padania
per il primo calendario delle «donne
del Nord» e viene invitata al Maurizio Costanzo Show. Un altro studente, Massimiliano, già famoso in città
per aver parcheggiato accidentalmente la Uno Bianca in una serra
d'insalata, si dà un gran daffare per
la Lega e finisce in tutte le tv quando,
nel 1999, al congresso del Carroccio
in quel di Varese, cerca di tirare giù
dal palco il dissidente piemontese
Domenico Comino e viene placcato
dalla sicurezza.
Ecco, Martina evita questi eccessi.
L’unico colpo di testa che si concede
sono le fotografie di fine anno dove
mostra il pugno chiuso (ma viene
oscurato da alcuni compagni di classe che si calano i pantaloni). Già da
studente ha rapporti con l’allora ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer (al dicastero dal 1996 al 2000), e
nei rari dibattiti organizzati alla fine
delle lezioni con alcuni parlamentari, aspetta la fine della discussione
per avvicinare quello di centrodestra. E litigarci.
Mentre studia, l’attuale ministro
non abbandona i lavoretti mentre il
Pds cambia insegna in Democratici
di sinistra. Oltre che nei ristoranti, si
sbatte in un’azienda che si occupa
di bottoni. Nel 2002 diventa responsabile della Sinistra giovanile, ma l’esordio tra i ragazzi rossi era stato da
incubo. Volendo fare le cose in grande, organizza un concertone al Lazzaretto di Bergamo, vicino allo stadio. L’evento, costato un occhio della testa, va malissimo causa acquazzone.
Non si perde d’animo.
Ma la sfortuna s’accanisce.
Una sera sale sull’inseparabile
Ciao e dalla sua Mornico va a Bonate Sotto (circa 30 chilometri) per un
incontro del partito. Il motorino lo
lascia a piedi. Lo riporta a casa un
altro ragazzo, Matteo Rossi, che oggi
è presidente della Provincia diBergamo. Quella sera fa sbocciare tra i due
una sincera amicizia che dura ancora oggi.
Il rapporto tra Martina e la Compagnia delle Opere, invece, inizia a
Mornico. Maurizio viene eletto con
una lista civica in consiglio comunale, dove il sindaco è Rossano Breno
che diventerà presidente della CdO.
Breno è un volpone democristiano,
ma con Martina va subito d’accor-
do: il feeling tra i due non si romperà
mai, tanto che parecchi maligneranno (e malignano) sui rapporti tra il
politico e l'ambiente di Comunione
e liberazione. Fatto sta che subito dopo le superiori, Martina va a Roma
dove il partito gli affida alcuni incarichi e viene adocchiato da Pier Luigi
Bersani. Poi torna a Bergamo dove
cresce sotto l’ala del segretario provinciale e attuale deputato Pd Antonio Misiani, bocconiano di indiscutibili capacità. Martina sceglie Rossi
come testimone di nozze. Si sposa
in Comune, a Bergamo. Celebra lo
stimato avvocato penalista Roberto
Bruni, diventato il primo sindaco socialista (e laico) della storia cittadina, e tra gli invitati alla cerimonia ci
sono alcuni pezzi da Novanta di
Cdo e Cl.Dal già citato Breno all'allora direttore dell'influente Eco di Bergamo Ettore Ongis fino a Gugliemo
Alessio che all’epoca era quotatissimo. Diventa segretario provinciale
dei Ds, e in occasione del referendum sulla legge 40 scrive una lettera
al quotidiano locale - di proprietà
della Chiesa orobica - firmandola insieme al suo amicone Rossi e invocando un dialogo tra laici e cattolici.
Rifondazione non apprezza itoni curiali e soprannomina la coppia «fra’
Maurizio e don Matteo».
L’ascesa di Martina è però inarrestabile. Approda in consiglio regionale nel 2010: da quattro anni era già
leader lombardo dei Ds, senza aver
finito l’università (scienze politiche,
ovviamente). Qualche giornalaccio
sfotte: «La sinistra s’affida allo studente fuoricorso». Ma poi riuscirà a
portare a casa il pezzo di carta.
Politicamente, prende qualche
granchio. In ordine sparso. Si schiera con Filippo Penati, poi affondato
da grane giudiziarie. Quindi torna la
passione - mai sopita - per Bersani.
Quando questi cade in disgrazia,
Martina opta per Gianni Cuperlo.
Solo alla fine s’accende per Renzi
che lo porta al governo.
Magro anche il bottino elettorale.
Quando lui è al timone regionale, la
sinistra non tocca palla. Tanto che
perfino Umberto Ambrosoli viene
sconfitto da Maroni, nonostante la
PUGNO CHIUSO
E CROCIFISSO
Maurizio Martina, classe
1978, bergamasco, ha
frequentato l’Istituto
agrario (qui col pugno
chiuso in una foto di
classe). Spiccate doti
di mediazione gli hanno
consentito di fare
carriera nel Pds-Ds-Pd
senza inimicarsi il
mondo cattolico, in
particolare quello vicino
a Cl e alla Compagnia
delle Opere [Oly]
quarta e ultima giunta Formigoni
fosse terminata anzitempo causa
scandali. Però, ecco, Martina non
s’è mai scoraggiato come sotto l’acquazzone del Lazzaretto o col Ciao
che lo lasciava a piedi nel cuore della notte. E oggi il Pd - lui è tra i fondatori - s’è preso tutti i capoluoghi lombardi,confermandosi perfino a Milano. Beppe Sala è stato sponsorizzato
da Renzi, ma anche da Martina che
da ministro ha seguito Expo in prima linea. Milano era un suo cruccio,
perché negli ultimi anni il successo
più rilevante del centrosinistra lumbard era stato quello di Giuliano Pisapia. Che però aveva conquistato
Palazzo Marino dopo la vittoria alle
primarie su Boeri, sponsorizzato dai
democratici che anche in quell’occasione se l’erano presa in saccoccia.
Perfettamente calato nel ruolo di
governo, Martina s’è presentato a
una recente iniziativa pubblica in
quel di Bergamo in camicia bianca e
cravatta nera. Con lui, altre due persone conciate in identica maniera.
Sembrava un tuffo nel passato, con
Martina in versione cameriere accanto a un paio di colleghi, e invece
il trio era composto da un ministro
(lui), un sindaco (Giorgio Gori) e un
premier (Matteo Renzi).
Non si ricorda una dichiarazione
fuoriposto dell’attuale responsabile
delle Politiche agricole. Già quando
era un semplice politico di provincia, morire se regalava qualche battuta «da titolo». Ma evidentemente
l’avere sempre la situazione sotto
controllo è una delle sue qualità.
Idem, l’umiltà. Poche settimane fa,
s’è accomodato in uno locale spartano di Porta Venezia, Milano (è ghiotto di pizza e Coca Cola), per pranzare senza corte dei miracoli al seguito.
Ora è accostato alla vicesegreteria
del Pd. Ma Bersani e soci, che non
hanno digerito la sua salita sul carro
diRenzi, si sarebbero messi di traverso. Saltasse tutto, certamente Martina non si scoraggerebbe. Merito della sua tempra, coltivata anche in
una scuola dove le donne erano una
rarità e il programma prevedeva un
focus sull'eiaculazione dei tori.
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Jihad in Occidente
L’urlo di Allah terrorizza San Petronio
Una scritta minacciosa sotto la statua del patrono di Bologna, per vendicare l’affresco con Maometto all’inferno
::: segue dalla prima
IRAQ
ROBERTA CATANIA
(...) della città. Ma, soprattutto, l’inno ad Allah è stato scritto di fronte alla Basilica che
ospita un “controverso” affresco di Maometto raffigurato
all’inferno. Per questo, già in
(molte) passate occasioni, la
Digos e il Ros si sono trovati a
lavorare all’ombra delle Due
Torri, perché per gli estremistiislamiciquella chiesa è ritenuta uno dei simbolicicattolici più «ambiti» da colpire e
per i nostri esperti dell’antiterrorismo anche il più piccolo
segnale che la riguarda non
va sottovalutato.
Le telecamere posizionate
intorno a piazza di porta Ravegnana sono già all’esame
degli investigatori. In procura, infatti, ci si aspetta di poter
identificare in tempi rapidi
coloro che hanno impugnato la bomboletta spray di vernice bianca per imprimere
un messaggio che ancora
non è stato catalogato. Potrebbe essere un’intimidazione, una provocazione o una
sciocca bravata. Ma in un periodo in cui l’allerta terrorismo è a livelli altissimi, niente può essere preso sotto
gamba.
Il Vaticano e lo Stato italiano sanno perfettamente del
rischio che rappresenta l’affresco quattrocentesco di
Giovannida Modena, che decora la cappella Bolognini
del duomo bolognese. L’interpretazione sull’affresco è
controversa, alcuni lo considerato il precursore di vignette satiriche, ma indubbiamente è «politicamente scorretto». Il Profeta è infatti ritratto mentre viene seviziato e
percosso da feroci demoni.
Seminudo, deriso e sofferente. Troppo perché un affresco delgenere venga interpretato come arte e non cada periodicamente al centro di piani terroristici di cellule jihadiste pronte a colpire l’Italia.
L’ultima volta era stata nell’ottobre del 2014, quando
l’attacco era stato sventato all’ultimo momento dai servizi
Falluja liberata
dopo due anni
Il Califfo arretra
La scritta «Allah Akbar» comparsa sabato notte sul basamento della statua di San Petronio, sotto le Due Torri, a Bologna [Ansa]
::: LA SCHEDA
OBIETTIVO SENSIBILE
Da quasi 15 anni, la Basilica di
San Petronio a Bologna è entrata fra gli obiettivi ad alto rischio
e perciò sorvegliata in modo particolare, poiché ospita un affresco del primo ’400, dipinto da
Giovanni da Modena, che raffigura il profeta Maometto all’inferno
LE MINACCE
Nell’estate del 2002, la polizia
aveva bloccato un 55enne padovano e quattro ragazzi marocchini che in un video da loro girato
riprendevano l’opera e sembravano inneggiare a Osama Bin Laden. La Basilica era emersa di
nuovo negli anni successivi in alcune intercettazioni telefoniche
nell’ambito di un’inchiesta milanese sul terrorismo islamico
::: ANDREA MORIGI
■■■ Prima di congedarsi dall’Armenia, Papa Francesco libera due
colombe verso il Monte Ararat, in
territorio turco. È un gesto simbolico di pace. Peccato che non siano
ben accolte ad Ankara, dove il vice
premier Nurettin Canlikli accusa il
Pontefice di avere una «mentalità
da crociato» per aver osato parlare
di genocidio, quando durante la visita al Memoriale diTzitzernakaberde, che ricorda l’eccidio armeno, ha
fatto un riferimento esplicito alla tragedia del 1915, quando un milione
e mezzo di armeni, soprattutto cristiani, furono orrendamente trucidati per mano dell’esercito ottomano.
Il Pontefice lo definisce in «tragico mistero di iniquità» che «brucia
nel cuore» e il cui ricordo deve essere «un monito perché il mondo non
segreti marocchini. A rivelarlo era stato lo stesso capo dei
007,Mohamed Yassine Mansouri, che aveva riferito di
«aver impedito a una cellula
di jihadisti di colpire San Petronio». L’attenzione dei terroristi,due annifa era diattaccare anche «la metropolitana
di Milano e le basiliche di Bologna e Padova»,stando sempre alle rivelazioni di Mansouri, che aveva anche specificato: «La cellula era marocchina e interagiva con alcuni
fiancheggiatori in Italia. Il
gruppo è stato messo nelle
condizioni di non nuocere».
Un’operazione, dunque, iniziata e conclusa oltre mare,
ma non sempre è andata così bene. Spesso San Petronio
è oggetto di scritte inneggianti Allah e nel 2002 si era perfino parlato della volontà di Al
Qaeda di colpire la basilica,
sempre a causa dell’affresco.
Mentre le indagini vanno
avanti per individuare chi sia
stato questa volta a seminare
il «terrore» nel centro del capoluogo emiliano, l’Arcidiocesi di Bologna «condanna
fermamente l’atto» e ricorda
che «usare il nome di Dio per
offendere gli altri è una bestemmia».Il gesto è stato censurato anche dal presidente
dell’Assemblea regionale, Simonetta Saliera:«I simboli religiosi, tutti i simboli religiosi,
hanno una loro importanza
per le comunità e meritano il
doveroso rispetto sia da parte
dei credenti di ogni religione,
sia da parte di chi non crede.
Imbrattarli è offesa». Infine è
intervenuto il sindaco, Virginio Merola, che spiega: «Mi
auguro sia solo una bravata
di qualche sciocco. Bologna
ha dimostrato di essere una
città dove diverse culture e religioni convivono da secoli e
sanno dialogare. Ho già attivato il settore competente
per la pulizia del monumento». Cancelliamo la scritta,
dunque, e auguriamoci che
sia stata una bravata, perché
la sicurezza ai livelli massimi
non ha comunque bloccato
ilwriter, che per fortuna sabato notte era armato solo di
una bomboletta spray.
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La visita di Francesco in Armenia
La Turchia minaccia il Papa come l’Isis: è un crociato
ricada mai più nella spirale di simili
orrori». L’aver definito il massacro
un genocidio, lo scorso anno gli costò il ritiro dell’ambasciatore turco
dalla Santa Sede per diversi mesi.
Ma, a un anno di distanza, Bergoglio non si lascia intimorire da un
nuovo congelamento delle relazioni internazionali. La memoria, spiega,«non va annacquata né dimenticata», perché è «fonte di pace e di
futuro». Ricordare quello sterminio
«immane e folle» è un atto «non solo opportuno», ma «doveroso», insiste senza concedere nulla alla diplomazia. In fondo, senza fare i conti
con la propria storia e senza riconoscere gli errori commessi nel passato, i popoli finiscono per ripetere i
propri crimini. La Chiesa cattolica
ha chiesto perdono per le infedeltà
dei suoi figli, ma l’islam non ha ancora saputo intraprendere la strada
dell’esame di coscienza collettivo.
«Il Papa non sta facendo Crociate, nessun testo e nessuna parola
espressa da Papa Francesco durante il suo viaggio in Armenia ha mostrato alcuna ostilità verso la Turchia», replica padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, puntualizzando che «piuttosto i suoi discorsi sono stati infusi di inviti all’Armenia e alla Turchia di costruire ponti
di pace e di riconciliazione».
In effetti, sabato il Santo Padre
aveva invitato Turchia e Armenia a
riconciliarsi in nome di un «futuro
radioso per entrambi i popoli», augurandosi la pace per la tormentata
regione del Nagorno Karabakh, l’enclave armena in territorio azero,
contesa dall’Armenia e l’Azerbaigian, stato-satellite della Turchia.
L’espansionismo turco non tollera appelli a deporre le armi. Perciò
anche la dichiarazione congiunta
di Papa Francesco e Karekin II, Catholicos di tutti gli armeni, è un appello che non trova ascolto. Nel testo, si chiede di non strumentalizzare la fede in Dio per scopi terreni:
«Imploriamo i capi delle nazioni di
ascoltare la richiesta di milioni di esseri umani, che attendono con ansia pace e giustizia nel mondo, che
chiedono il rispetto dei diritti loro
attribuiti da Dio, che hanno urgente bisogno di pane,non di armi. Purtroppo assistiamo a una presenta-
Falluja è stata «completamente liberata» dall’Is, dopo oltre un mese
dall’inizio dell’offensiva
dell’esercito di Bagdad.
Per cantare vittoria, il generale iracheno AbdulWahab al-Saadi, capo
delle forze antiterrorismo, ha atteso la liberazione del distretto settentrionale di al-Julan, ultimo ridotto dei terroristi
dello Stato islamico. Situata una cinquantina di
chilometri a ovest di Baghdad, la città era stata
la prima a cadere sotto il
controllo delle truppe
del Califfato nel gennaio
del 2014. L’operazione
per liberarla era stata
lanciata dal governo iracheno il 23 maggio scorso. Al-Saadi ha aggiunto
che circa 1.800 militanti
sono stati uccisi nei combattimenti dall’inizio dell’operazione militare,
senza peraltro fornire cifre sui caduti tra le forze
governative.
Il 17 giugno scorso, il primo ministro Haider alAbadi aveva annunciato
la vittoria sullo Stato islamico a Falluja, ma all’interno della città la battaglia proseguiva.
Secondo il portavoce della polizia della provincia
di Anbar, Yasser al-Dulaimi, 32 estremisti e 10 militari iracheni sono stati
uccisi nei combattimenti di al-Julan. E, nonostante l’annuncio trionfale di ieri, pare rimane
ancora qualche residua
sacca di resistenza, ma
Al-Dulaimi assicura che
«tutte le zone saranno
purificate nelle prossime ore».
zione della religione e dei valori religiosi in un modo fondamentalistico, che viene usato per giustificare
la diffusione dell’odio, della discriminazione e della violenza. La giustificazione di tali crimini sulla base
di idee religiose è inaccettabile».
Non è soltanto il Califfo a definire
il Papa un crociato. L’approccio minaccioso del presidente turco Recep Tayyp Erdogan, sia in politica
interna sia nell’ambito dei rapporti
con il resto del mondo, nasce nel
medesimo ambiente culturale. Il
mese scorso,atteggiandosi a successore dei sultani, ha celebrato l’anniversario della conquista di Costantinopoli, caduta in mani islamiche il
29 maggio 1453. Dopo 563 anni, migliaia di musulmani pretendono di
pregare nell’antica basilica cristiana di Santa Sofia, che intendono trasformare in moschea.
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__Lunedì 27 giugno 2016__
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SPIFFERI di Franco Bechis
Piccole cronache da palazzo
Librandi pranza
con Monti
Il menu? La Meloni
Non è sfuggita al fondatore di
Scelta civica, Mario Monti,
una piccola notizia apparsa
su Libero durante l’ultima
campagna elettorale per le
amministrative: un curioso
contributo da 10 mila euro arrivato a Fratelli di Italia, partito di Giorgia Meloni, dall’ex
amministratore di Sc, Gianfranco Librandi. Quel piccolo
finanziamento a dire il vero
aveva provocato qualche imbarazzo più alla Meloni che a
Librandi, e ai più era sfuggito.
Non a Monti, che ha invitato
a pranzo il suo ex tesoriere come spesso fa, e fra un piatto e
l’altro ha affondato: «Ma come ti è venuto in mente di finanziare la Meloni?». Librandi, cui certo non manca favella,prima ha svelato che in Fratellidi Italia milita a buon livello un membro della sua numerosa famiglia. E poi ha aggiunto: «Guarda che non la
mia azienda, la Tci srl di Saronno, ho finanziato quasi
mezzo parlamento. Non sai
quanti sono stati eletti anche
con ilmio contributo...». Monti ha deglutito ed è subito passato ad altro.
Lusi ricompare
e messaggia
su Giachetti e M5S
Rispunta quasi dal nulla
Luigi Lusi, l’ex tesoriere della
Margherita di Francesco Rutellicondannato in primo grado a 8 anni e in appello a 7
per appropriazione indebita
dei finanziamenti pubblici a
quel partito poi confluito nel
Pd. E proprio alla vigilia del
ballottaggio,ha fatto il suo outing su Facebook (che non
usava più da tempo) per la
scheda bianca, con un messaggio in codice a Roberto
Giachetti: «Roma ha bisogno
di competenti coraggiosi veri.
Ma è una battaglia che, per
ora, non è dato vincere. E, anch’io, sono ormai nauseato
dalla politica del meno peggio. Ancora a far finta di non
sapere su chi abbia concorso
a costituire la prima e più
grande quota di debito della
Capitale....Roberto è competente e combatterà fino a farsi
venire l’ulcera: il che non significa che non medierà. Lui
sa perché non lo voterò. Sarà
la prima scheda bianca della
mia vita». Intanto che c’era
Lusi, per par condicio ha lanciato un silurino anche al neo
assessore del sindaco a 5 stelle. «P.S. Sulla squadra nota
della Raggi», premette l’ex tesoriere, e affonda: «Fra gli altri, leggo di Luca Bergamo. Ex
Fgci, con me; ottimo consulente. Lo rividi nelle stanze di
Gentiloni nella sede della
Margherita.... Una persona
competente, ma.....PCI, PDS,
Ds, (quasi) Margherita, M5S
con Raggi? Anche questo
non mi quadra..... O è un
Lusi ritorna per dare pizzini
Scilipoti ha una crisi mistica
L’ex tesoriere di Rutelli fa le pulci al nuovo assessore alla cultura di Roma
Il senatore tiene in ostaggio l’Aula con la storia delle religioni monoteiste
PRIMO CONFLITTO D’INTERESSI PER IL NUOVO SINDACO DI MILANO
La giunta Sala è quella di Pisapia. Più il suo socio
Sembra quella di Giuliano Pisapia
la nuova Giunta di Milano, presentata ieri dal sindaco Giuseppe Sala.
Tra le new entry, la renziana Anna
Scavuzzo, che sarà vicesindaco
con delega all’Educazione, e Roberto Tasca, socio proprio di Sala in
una società (la Kenergy spa), che
farà l’assessore al Bilancio.
omonimo?». Bùm.
Brunetta attacca
il Tg5 e Mimun:
tifate Renzi
Più che una audizione istituzionale, quella che si è svolta mercoledì 22 giugno in
commissione di vigilanza, è
stata una sfida all’Ok corral
fra gran parte dei parlamentari presentie la lì convocata autorità di garanzia nelle comunicazionipresieduta da Angelo Cardani.Toni pesantiutilizzati contro Cardani dal presidente della commissione, il
grillino Roberto Fico, che ha
sostenuto come ormai si siano compromessi i rapporti
fra l’autorità di garanzia e il
Parlamento. L’irritazione nasceva dalla mancata trasmissione dei dati sulle presenze
politiche nei tg. E Cardani
non ha affatto incassato, replicando puntuto.Più felpati itoni di Renato Brunetta, il capogruppo di Forza Italia alla Camera. Che con Cardani ha
Conferme, anche se in alcuni casi
con modifiche degli incarichi, per
Pierfrancesco Majorino, che si occuperà di Assistenza e servizi sociali; Filippo Del Corno alla Cultura;
Cristina Tajani, che avrà l’incarico
su Commercio e Moda; Marco Granelli, alla Mobilità e Ambiente;
Pierfrancesco Maran all’Urbanisti-
usato più ironia che polemica diretta. Per poi affondare a
sorpresa su un obiettivo che
nessuno si attendeva: Mediaset e il Tg5 di Clemente J. Mimun.Brunetta prima ha chiesto i dati sulla par condicio
nella televisione privata, che
secondo lui sono «spaventosamente» squilibrati a favore
del governo. Poi si è lanciato
con ardore: «Io non guardo
più il Tg5 la sera perché è indecente il comportamento di
quella testata giornalistica rispetto non solo alla azione
del governo - ma qui lo dico
in una sede istituzionale, che
mi critichi pure il direttore Mimun - è indecente quel telegiornale rispetto alla non rappresentazione dell’equilibrio,
della completezza, della
obiettività e della imparzialità
della informazione».
Dem e grillini
uniti dalla musica
di Vasco Rossi
Al Giubileo dei politici, pri-
ca; Carmela Rozza alla Sicurezza.
Roberta Cocco, manager di Microsoft, sarà il nuovo assessore alla
Trasformazione digitale; Roberta
Guaineri, avvocato, a Turismo e
sport; Gabriele Rabaiotti, docente
di architettura al Politecnico, a Lavori pubblici e casa, Lorenzo Lipparini a partecipazione e Open data.
mo appuntamento ufficiale
di Virginia Raggi sindaco, chi
la segue come una ombra dall’inizio della sua campagna
elettorale,il suo portavoce Enrico Rubei, l’ha solo accompagnata. Si è sorbito anche la lezione di monsignor Lorenzo
Leuzzi, cappellano ufficiale
della Camera dei deputati
nonché vescovo ausiliare di
Roma. Poi ha visto il passaggio dei politici alla porta Santa di San Giovanni in Laterano, ed è iniziata la santa messa. Rubei a quel punto friggeva: da tempo aveva in tasca
un biglietto per il concerto di
Vasco Rossi che a quel punto
stava iniziando allo stadio
Olimpico. Non voleva proprio perderselo, e a dire il vero non fosse stata eletta sindaco, ci sarebbe andata pure la
Raggi: Vasco è il suo cantante
preferito, appena davanti ai
Subsonica. Zitto zitto Rubei si
è sganciato dalle tonache ed
è corso all’Olimpico con quasi un’ora di ritardo. Ma il biglietto era numerato, ed è riuscito ad entrare lo stesso allo
stadio, facendosi largo fra i
fan fino alla sua postazione. E
chisi è trovato a fianco? Luciano Nobili, vicesegretario del
Pd romano e ombra di Roberto Giachetti durante tutta la
campagna elettorale. I loro
numeri uno se le sono date di
santa ragione, e alla fine era
difficile perfino fare stringere
loro la mano. Che spettacolo
vedere quella sera le loro ombre cantare a squarciagola «o
forse non c’incontreremo
mai/ognuno a rincorrere i
suoi guai/ognuno col suo
viaggio/ognuno diverso/e
ognuno in fondo perso dentro i cazzi suoi...».
Scilipoti
scambia il Senato
per una chiesa
Giovedì 23 giugno in Senato
nessuno si aspettava che il governo finisse sotto con i voti
contrari del gruppo di Denis
Verdini e con 9 senatori del
gruppo Ncd di Angelino Alfano. Anche perché la discus-
sione sul trattato internazionale terrorismo su cui l’esecutivo sarebbe scivolato era iniziata nel più soporifero dei
modi. Con una lezione sulle
tre religioni monoteiste impartita a sorpresa all’aula di
palazzo Madama da Domenico Scilipoti, il responsabile
che nella scorsa legislatura abbandonò Antonio Di Pietro
per salvare Silvio Berlusconi.
Scilipoti l’ha presa larga, spiegando come i terroristi siano
dei «fratelli che uccidono altri
fratelli in nome di un Dio che
niente ha a che vedere con
l’unicità e l’unità del Dio degli
ebrei, dei cristiani e dei musulmani». E a quel punto si è
lanciato nella sua lunghissima conferenza teologica, infarcita di citazioni dalle sacre
scritture. Rivolto all’aula ha
cercato di rassicurarla: «Non
voglio, non posso e non debbo non stimolare la vostra memoria a fare anamnesi dell’uscita, della fuga, del popolo
ebraico dalla violenza degli
egiziani...». E invece l’ha presa proprio da così lontano.
Ammorbando i presenti di
excursus di questo tipo:
«Abramo, è il fondatore del
monoteismo e non lo dobbiamo mai dimenticare. Da
Abramo nascerà il popolo
ebraico, dal suo discendente
Ismaele, figlio di Abramo e
della schiava di sua moglie Sara, l’araba Agar, l’Islamismo e
da Isacco, frutto della promessa fatta da Elohim ad Abramo
e Sara, nascerà il grande Giacobbe e la sua discendenza
darà avvio al Cristianesimo.
Tre grandi religioni monoteiste; tre grandi fedi, che vanno
rispettate; tre grandi popoli, il
popolo ebraico, il popolo cristiano e, in ultimo per cronologia storica, il popolo islamico. Tutti e tre figli dell’unico
padre terreno: Abramo...». E
via con Adamo ed Eva, l’Unto
del Signore, Maometto ancora per minuti e minuti. Finché chi presiedeva l’aula Maurizio Gasparri - l’ha fermato: «Deve concludere!».
Scilipoti ha allargato le braccia e sussurrato: «Non posso
concludere...».Così ilsuo trattato di teologia è stato allegato agli atti della seduta. Sembrava finita lì, ma il capogruppo della Lega Nord,Gian Marco Centinaio, non ne poteva
più, e ha voluto farlo mettere
a verbale: «Capisco che ogni
collega può dire quello che ritiene più giusto nella discussione di ogni provvedimento,
tuttavia mi sono sentito un
po’ a disagio, perché non ho
capito se eravamo nel Senato
della Repubblica o nel Conclave. Quindi, quando mi dirà “habemus Papam!” potremo uscire da quest’aula...».
Gasparri si è ritratto: tutto, ma
nei panni del Papa proprio
no:«Non ho ambizionidi presiedere consessi di quel tipo,
non mi ritengo all’altezza».
Eppure la seduta è continuata come i celebri conclavi, e lo
sgambetto a chi era dato per
favorito...
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ATTUALITÀ
__Lunedì 27 giugno 2016__
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FRANCESCO PROFUMO
I ritratti di
“
“
IL «BAVAGLINO»
SCIVOLONE DA MINISTRO
■ È membro della
Confraternita del bollito
e della pera
Madernassa: una volta
all’anno, banchetto con
bue d’Alba o di Carrù
■ Disse: «La crisi è la
più grande benedizione
per le persone e per
le nazioni: sprona
al progresso e alle
grandi strategie»
::: GIANCARLO PERNA
■■■ Mi metto - indegnamente -
nei panni di Francesco Profumo,
già ministro dell’Istruzione del governo Monti, ex Rettore del Politecnico di Torino, attuale presidente
della Compagnia di San Paolo sotto la Mole. Abituato alla deferenza
universale, è ora rifiutato dal nuovo
sindaco di Torino, la pentastellata
Chiara Appendino, che gli ha ingiunto di lasciare la fondazione
bancaria. Niente di personale - questo il succo della pedata - ma siccome sei presidente di San Paolo per
un capriccio del mio predecessore,
il pd Piero Fassino, che ti ha nominato a ridosso della sconfitta elettorale, ora te ne vai perché non mi
rappresenti. Sa di spoil system ma
non fa una grinza. Il sessantatreenne professor Profumo è comunque
esterrefatto.Ma come - immaginiamo si sia detto -, questa pischella di
31 anni mi tratta come un “pistola”
mentre dovrebbe baciare la poltrona su cui siedo e sentirsi onorata di
confermarmela.
Hanno ragione entrambi. Il torto
è di Fassino che, convinto di succedere a se stesso, ha fatto la nomina
senza aspettare il responso elettorale. Ma anche qui, come non capirlo
Piergrissino? Nei suoi cinque anni,
era stato ininterrottamente il sindaco metropolitano più amato d’Italia. Tutti a dirgli che aveva fatto un
lavoro splendido, bella la città, risanato il bilancio, moltiplicato il turismo, ecc. Allora, perché criticarlo
se dava per scontato di restare e
muoveva le pedine anticipando il
domani? Qualche voce, però, si era
levata quando cinque settimane fa
prese la decisione Profumo. Prima
deigrillini, ad ammonirlo erano stati all’unisono i suoi sfidanti di sinistra Giorgio Airaudo, e di destra, Alberto Morano: «Chi vincerà, se non
vincerà Fassino, si troverà a trattare
con un partner fondamentale per il
comune nominato da un altro».
Profetici.
Ma ora la frittata è fatta e il pallino ce l’ha in mano Profumo. Il vantaggio delprofessore è che la benefica Fondazione San Paolo (versa
centinaia di milioni l’anno a vantaggio dei torinesi) è del tutto autonoma, nonostante i legami con le istituzioni cittadine. La sindachessa
Appendino non può dunque imporgli nulla, tranne stargli col fiato
sul collo ma sono cose che non si
addicono a una signora. Profumo
deve però farsi una domanda: l’avvento grillino è una sconfitta del solo Fassino o l’avviso di sfratto all’intero “sistema Torino”? Se è il sistema che crolla - penso io - Profumo,
che ne è parte, deve fare un passo
indietro.
Ognivolta che gliex comunistisono arrivati al governo di una grande città hanno cercato di mantenere il potere possibilmente in eterno.
Lo hanno fatto creando un “siste-
Profumo è membro
della Confraternita
del bollito e della pera
Madernassa
Presidente della Compagnia di San Paolo
Ilprofessorenon ha capito
che deve seguire Piergrissino
La sconfitta di Fassino è la fine del «sistema Torino» eretto da Agnelli
e sinistra. L’ex ministro ne prenda atto: la Appendino farà pulizia
ma” o “modello”. Valter Veltroni firmò il “modello Roma”.Un’ammucchiata di interessi forti di destra e
sinistra, cementata dal volemose
bene,su cuiil sindaco regnava e Roma languiva. Palazzinari e centri sociali prosperavano, i cittadini inciampavano nelle buche. Durò un
decennio, poi il giochino si ruppe.
Il sistema Torino nacque nei primi anni ’90 con la giunta di Valentino Castellari. Si eternò con Sergio
Chiamparino e Piergrissino. Il pivot della faccenda fu l’Avvocato. La
Fiat andava male e gli Agnelli intravedevano ciò che poi è avvenuto:
lasciare Torino. Una catastrofe per
la città che viveva sull’auto. Per non
finire impiccata sul pennone, la famiglia studiò come abbandonare
Torino senza precipitarla nel caos.
L’idea fu questa:trasformarla da città industriale in città anche d’arte,
cultura,turismo. E, nelle more, filarsela. L’Avvocato cercò la sponda
nelle giunte di sinistra e propose il
patto: voi favorite la mia fuga e mettete Torino in grado di sopportarla;
in cambio io vi appoggio, schiero
con voi la città che conta e metto a
disposizione il mio giornale, La
Stampa, perché vi elogi. Prima di
morire, Agnelli fece il possibile, per
dare a Torino le Olimpadi invernali
(2006) che furono il battesimo della
metropoli post industriale.
Del sistema fanno parte tutte le
preminenze cittadine, dal Cottolengo, ai teatri Regio e Stabile, alla Fondazione Cassa di Risparmio, alla
Compagnia San Paolo di cui Profumo è presidente, al Politecnico di
cui Profumo è stato a lungo Rettore. Questo per dire, che il professore è un cardine del sistema. Da questa logica, si è invece tirata fuori la
Curia.Col suo arrivo nel 2011,Cesare Nosiglia si è trasformato in una
spina -sia pure arrotondata- nel
fianco del potere politico piddino.
Mentre nomenclatura e giornale
cittadino vedevano rosa, l’Arcivescovo mise meno di un anno a capire e a denunciare la povertà delle
periferie, le più danneggiate dalla fine dell’indotto industriale. Nel no-
vembre del 2015, scesero addirittura in piazza tutti i vescovi piemontesi per parlare della disagio dell’altra
metà di Torino. Il povero Fassino,
che in realtà molto non poteva fare
e quel che poteva ha fatto, non intuì la miccia che si era accesa sotto
la sua poltrona. Di qui, il crollo a
favore del grillismo. Ma la domanda per Profumo resta sospesa: è solo Piero che cade dal pero o è il sistema tutto che ha fatto il botto?
In attesa che il Prof trovi una risposta, vorrei tesserne l’elogio anche con l’obiettivo di ammansire la
sindachessa che l’ha preso di mira.
Mezzo ligure di Savona e mezzo
piemontese, per via della moglie,
Anna, insegnante liceale di Alba
(Cn), Francesco dopo la laurea in
Ingegneria elettronica al Politorinese si impiegò presto per mantenere
la famiglia. La coppia, infatti, ebbe
in fretta tre bambini e l’occasione
di entrare all’Ansaldo di Genova fu
subito afferrata dal neo ingegnere.
Il suo amore però restava la ricerca
e l’università.Dopo sette anni diAn-
saldo, il suocero, primario medico
di Alba, gli disse: «Se lo studio è la
tua vocazione, seguila. Ti do una
mano io». Si apprezzerà appieno la
generosità, sapendo che figlia e genero gli avevano dato un grosso dispiacere all’inizio del matrimonio.
Nonostante li avesse scongiurati di
non farlo, avevano preso l’aereo
per il viaggio di nozze in Brasile. Il
primario albese aveva infatti in
odio l’aviazione dopo una tremenda esperienza: era stato di turno al
Pronto Soccorso il giorno del 1949
in cui affluirono le vittime dello
schianto del Grande Torino sul Colle di Superga.
Dopo dieci anni al Politecnico torinese, Profumo divenne nel 1995
ordinario di Macchine e Azionamenti elettrici. Dieci anni dopo era
Rettore. Il globalismo scientifico è
la sua stella polare. Privilegia Usa,
Giappone, Cechia, Argentina. Ma il
suo debole è la Cina. Ci va lui, ci
manda i suoi studiosi, ne fa venire a
Torino e ha spalancato il Politecnico agli studenti del Celeste Impero.
Sitrasferì un po’ ovunque con l’intera famiglia per stage, corsi, scambi,
inoculando il virus nei figli che oggi, laureati, sono sparsi per il vasto
mondo.
Ha un repertorio di frasi che illustrano il suo ottimismo scientifico,
sciorinate nei quindici mesi passati
all’Istruzione col governo Monti.
«Fate esperienze all’estero - ha detto agli studenti - per poi ritornare in
Italia e restituire al Paese quanto di
meglio avete imparato». Poichè, all’epoca, c’era uno spread da cavallo
ed eravamo tutti mogi, se ne uscì
ilare: «La crisi è la più grande benedizione per le persone e per le Nazioni». Trascinato via dai barellieri,
riuscì ad aggiungere: «La crisi è progresso. Sprona l’inventiva, le scoperte, le grandi strategie». Della serie: inabissiamoci per risorgere.
Apprezzato per questo dinamismo, Profumo è stato corteggiato
da destra e sinistra. Per la sinistra,
stava per diventare sindaco di Torino dopo Chiamparino (2011). Ci ripensò all’ultimo, dando via libera a
Fassino. Per la destra divenne, nello stesso anno, presidente del Cnr,
designato dal Governo del Cav. Poi
se lo accaparrò Monti, Max D’Alema lo cooptò in Italianieuropei, è
stato nel cda Telecom, in quello Pirelli ed è vicino al cardinal Bagnasco.Più segreta è la sua appartenenza a un’esclusiva associazione di rito albese. Una massoneria locale
detta Confraternita del bollito e della pera madernassa. In cui il bollito
- scaramella, punta di petto, fiocco
di punta, cappello da prete, tenerone e culatta - è quello del bue d’Alba o di Carrù. E la pera un cultivar
locale, morbida e soda insieme.
Banchetto una volta l’anno. Se posso permettermi, professore, inviti la
sindachessa e provi a fare pace. Ci
guadagnerà Torino.
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ATTUALITÀ
__Lunedì 27 giugno 2016__
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FRANCO ALBERTON
Le interviste di
L’ex carabiniere decorato tra le vittime di Zonin e soci
::: ALESSANDRO GONZATO
■■■ «Pensi che per difendere una filiale della Popolare
di Vicenza, la banca che vent’anni dopo mi avrebbe portato via tutto, soldi, salute e
lavoro,ho pure rischiato la vita. Ero di stanza nel Trevigiano. Alle otto del mattino,
uscito con la macchina per
svolgere il servizio di vigilanza scolastica, mi sono trovato i rapinatori di fronte. La filiale era vicina a una scuola. I
banditi,erano quattro,impugnavano fucili a canne mozze. Avevano bloccato le strade attorno alla banca. Si era
creata una coda chilometrica. La gente era uscita dalle
auto per capire cosa stesse
succedendo. Scesi anch’io
dalla mia e mi nascosi dietro
a un grosso albero. Da lì misi
sotto tiro uno dei banditi: l’avreiammazzato al primo colpo. Ma non lo feci: sarebbe
cominciato un conflitto a
fuoco col resto della banda.
A rischio c’era la vita di decine di persone. Decisi di non
sparare anche perché quelli
erano i giorni - eravamo nell’estate del ’94 - in cui Felice
Maniero era evaso dal carcere di Padova. Per un istante
mi era venuto il dubbio che
quei rapinatori, vestiti in mimetica,in realtà potessero essere uomini del Nocs o del
Gis e che avessero scovato il
nascondiglio del boss della
mala del Brenta. Dunque ho
preferito mettere in sicurezza la gente, quanta più possibile, facendola allontanare
senza creare il panico, senza
che quegli uomini armati si
accorgessero di me».
Franco Alberton, 57 anni,
sposato, due figli - uno di
vent’anni, l’altro di 19 - e
quattro sorelle, è un ex carabiniere pluridecorato. Oggi
maresciallo in congedo, è
stato nella polizia giudiziaria
di Mani Pulite, comandante
in provincia di Varese, e
adesso è a capo dei vigili di
Mussolente, un paesino nel
Vicentino, a pochi chilometri dalla sua casa di Rossano
Veneto.
Vive in fondo a una lunga
strada in mezzo al verde della campagna. Villette a schiera e piccoli casolari. Con la
famiglia abita in uno di questi: gliel’ha lasciato in eredità
il nonno, che sul Carso divenne amico di Ungaretti.
Alisha, piccolo pastore tedesco, sonnecchia all’ombra di
un albero. Si muove solo per
bere l’acqua della ciotola. La
mattinata è torrida. Nel retro
ci sono conigli e galline. Un
tempo,dentro alla stalla - oggi diventata una sorta di ripostiglio - c’erano anche i maiali.
Alberton è uno dei 117 mila clienti della Popolare di Vicenza che hanno visto sparire i risparmi di una vita: 110
mila euro coi quali voleva
comprare un pezzo di terreno da lasciare ai suoi ragazzi.
«La Pop Vicenza mi è costata
i soldi, una gamba e il lavoro»
L’odissea del capo dei vigili di Mussolente: «Rivolevo i miei risparmi e mi hanno
dichiarato pericoloso, sono caduto dalle scale e il Comune ora vuole licenziarmi»
Ora, sul conto, di euro ne ha
118.
Che lei ha chiesto indietro, come gesto simbolico.
«Almeno mi ridessero
quelli. E invece non possono
perché il valore di 10 centesimi che hanno adesso le azioni è puramente nominale.
La banca non può più liquidare. Mi sono trovato in una
gabbia senza uscita. Loro, sapendo cosa sarebbe successo, hanno tergiversato. Non
hanno neppure avuto il coraggio di dirci “guardate, andate a quel paese e basta”.
Per colpa loro ho perso anche il lavoro, sono stato in
una casa di cura, continuo a
svenire, prendo calmanti. Il
diabete è peggiorato e per tenerlo sotto controllo devo fare analisi ogni tre mesi. Prima le facevo ogni due anni.
In più mi sono fratturato la
gamba destra in tre punti».
Fino all’altro giorno Alberton si muoveva con le stampelle.Ora, pur con molto lentezza, riesce a fare qualche
passo. Iniziamo a parlare in
soggiorno, dove l’ex carabiniere legge sul pc gli ultimi
sviluppi sul crac dell’ex banca di Gianni Zonin, «uno
che viste le immense disponibilità potrebbe restituire
tutto, ma che non ci pensa
neanche
lontanamente».
Poi ci accomodiamo in cucina, dove sul tavolo ha tutti i
documenti e i referti medici
delsuo calvario.«Vuole sapere come mi sono fatto male?».
Dica.
«Ho perso conoscenza e
sono caduto dalle scale. Non
“
L’ACCUSA
■ Dicono che ho
minacciato di
morte i dipendenti
ma non mi hanno
denunciato
CONSEGUENZE
■ La procura
mi ha fatto
sequestrare
la pistola
d’ordinanza:
così non posso
più fare il vigile
Franco Alberton è capo
dei vigili di Mussolente,
un paesino del Vicentino.
Ha lavorato con Di Pietro
durante Mani Pulite.
sentivo più né le gambe né le
braccia.A casa non c’era nessuno. Credevo di essere rimasto paralizzato. Sono stato a terra immobile per un’ora. Le poche forze che avevo
le ho usate per chiedere aiuto. Per fortuna mi ha sentito
la signora che abita qui di
fronte. Avevo avuto una crisi: pochi giorni prima, visto
che la procura non mi riteneva più idoneo al servizio, alcuni colleghi, amici dell’Arma, erano venuti a ritirarmi
la Beretta d’ordinanza, i due
fucili da caccia che furono di
mio nonno, e il pugnale da
carabiniere. Si sono presentati in borghese e quasi non
riuscivano a dirmi che avevano avuto mandato di farsi
consegnare le armi. In caso
contrario avrebbero dovuto
perquisire la casa per trovarle».
Perché questo sequestro?
«Dalla Popolare di Vicenza era arrivata una segnalazione secondo la quale avevo minacciato di morte alcuni dipendenti, per di più con
le armi».
Racconti.
«Il 28 aprile, in modo del
tutto casuale,ero venuto a sapere che le azioni della Popolare erano state deprezzate
da 62,5 a 48 euro. Avevo perso 23 mila euro. E di lì a poco
avrei perso tutto. E infatti
uno zio di mia moglie, che
lavora in banca, mi aveva avvertito:“Guarda che non ti rimarrà più niente”. Gli avevo
risposto di no, che non poteva essere. Lui aveva replicato che la banca era ormai fallita e che la tenevano in piedi
solo perché così almeno,
senza il fallimento, sarebbero riusciti a pagare gli obbligazionisti. Telefono alla filiale di Rossano Veneto e chiedo delucidazioni. Contesto il
fatto che mentre in passato,
e sono cliente da 25 anni,
con molta solerzia mi avevano sempre invitato ai loro
sportelli per acquistare quote, questa volta, pur essendo
trascorse due settimane dall’assemblea della Popolare
che aveva sancito il crollo
delle azioni, non mi avevano
detto nulla. Pochi secondi
dopo ho avuto il primo malore di una lunga serie».
A quel punto l’hanno sospesa dal servizio. Lei non
lavora da più di un anno.
Ma se, come dice, non ha
minacciato nessuno, perché non ha presentato ricorso?
«Perché la cosa ancora
più assurda è che nessuno
mi ha denunciato. E le dico
di più: su di me, in trent’anni, non è stato aperto un solo
procedimento disciplinare.
Anzi, ho ricevuto encomi.
Nel Varesotto ho pure salvato la vita a una donna che
era stata picchiata dal marito».
Da questa sospensione
può scattare il licenziamento?
«Purtroppo sì. Hanno certificato che non ho più i requisiti per esercitare la professione.Dopo due visite psicofisiche differenti, il 15 febbraio e l’11 maggio scorsi, la
procura mi ha definito “totalmente non idoneo”. A fine
agosto avrò una terza visita,
probabilmente l’ultima. A
quelpunto dovranno decidere se ricollocarmi, ma la vedo molto dura, o licenziarmi
e lasciarmi senza stipendio,
con una famiglia da portare
avanti».
Perché non ha fiducia
nel ricollocamento?
«Mussolente è un paesino
e io, coi gradi che mi sono
guadagnato in carriera, ho
una posizione apicale. Che
ne so, potrebbero mettermi
in Comune a capo della ragioneria, ma lo manderei in
dissesto. Non ho le competenze. Ho sempre fatto altro.
Ho anche insegnato latino,
ma non ho idea di come si
faccia il ragioniere».
Non ha la minima spe-
::: LA VICENDA
PRIMI TAGLI
Era aprile del 2015 quando per
la prima volta nella sua storia
decennale il Cda della banca
dominata per vent’anni da
Gianni Zonin, abbatte il valore
dell’azione: non più 62,5 euro
(un valore che non aveva mai
smesso di crescere pur nella
più grave crisi bancaria italiana) ma solo 48 euro.
QUOTAZIONE FALLITA
Ma il peggio doveva ancora arrivare. Gli azionisti, mano a
mano che si sono scoperte le
irregolarità di bilancio degli ultimi anni, con la montagna di
crediti deteriorati a gonfiare
gli attivi, si sono visti progressivamente azzerare il valore
delle azioni. Passaggio fondamentale la trasformazione in
Spa e l’aumento di capitale in
vista della quotazione sul mercato: sono due flop, il mercato
che non compra e la borsa che
respinge il titolo. Pop Vicenza
finisce così al fondo Atlante,
con azioni valutate 0,1 euro.
ranza di superarla questa
visita?
«Guardi questa carta. Come fanno a riabilitarmi se la
procura di Vicenza ha messo nero su bianco che sono
«un soggetto inaffidabile per
detenere armi»? Nessuno
mi ha mai chiesto se è vero
che io ho minacciato qualcuno. Sono diventato «inaffidabile» così, d’improvviso, da
un giorno all’altro. Ma lei lo
sa che a seguito della segnalazione del direttore, uno
nuovo che nemmeno sapeva che faccia avessi, la filiale
di Rossano si è armata per difendersi da me?».
In che senso?
«Prima non avevano mai
avuto un servizio di sicurezza armato. Credo che non
abbiano mai neppure subìto
una rapina. Dopo le mie minacce, come dicono loro, si
sono affidati ai Rangers. Non
me lo invento: è tutto scritto
nei loro documenti».
Si sente trattato come
un criminale?
«Peggio«.
Peggio di quelli che durante Mani Pulite lei ha
contribuito a sbattere in
galera?
«Io però, le ripeto, non sono stato denunciato da nessuno».
Che incarico ha ricoperto durante Tangentopoli?
«Subito dopo l’introduzione delnuovo codice di procedura penale sono stato assegnato alla squadra di polizia
giudiziaria, appena formata.
Cominciammo le indagini
sul Pio Albergo Trivulzio. Lavorai a stretto contatto col
dottor Di Pietro. Mi scusi ma
molte cose sono riservate».
Torniamo alla banca
che si arma contro di lei.
«Va bene. Si prepari a ridere. Pensi che uno di questi
Ranger, un ragazzino al quale poverino chissà cos’avevano detto sul mio conto, durante un colloquio che il direttore mi aveva chiesto per
farmi conoscere il nuovo capoarea - o almeno ero stato
convocato con questa motivazione - mi ha tenuto sotto
tiro col mitra dall’inizio alla
fine. Ero talmente pericoloso che anche in quel caso sono stato colto da un malore e
sono stati gli stessi dipendenti a rimettermi in sesto. Ero lì
col mio avvocato. Terminato il colloquio usciamo e ci
intratteniamo a parlare. La
guardia giurata esce, posa il
mitra sul sedile posteriore
dell’auto, si toglie il giubbotto antiproiettile e se ne va.
Immagino che una volta
usciti il capoarea avrà detto
al direttore: “Guarda che
questo è da portare in ospedale, sta male, altro che pericoloso!”. Da quel momento
basta, nella filiale è finito il
servizio di vigilanza creato
ad hoc per difendersi dal pericoloso criminale che le sta
parlando».
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ATTUALITÀ
__Lunedì 27 giugno 2016__
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ANDREA BERNARDO
Le interviste di
Il sindaco di Colobraro, comune più iellato d’Italia
::: ALESSANDRO MILAN
■■■ È bene chiarire subito: né prima
né dopo aver realizzato questa intervista mi è successo alcunché di avverso.
Doverosa premessa per i superstiziosi,e in Italia sembrano essere in parecchi, perché state per leggere l’intervista al sindaco del comune che, secondo una leggenda, porta più sfortuna
in Italia. È terribile la nomea che accompagna questo paesino della Basilicata, il primo che incrociate dopo la
piana del Metapontino. Talmente terribile che molti neppure nominano la
località, indicandola solo come «quel
paese là».Questa è la storia di Colobraro (ecco, ormai l’avete letto). Siamo
nel secondo Dopoguerra. Si dice che
un notabile di Colobraro, durante
una riunione a Matera, avesse esclamato le seguenti parole: “Se non dico
la verità, che possa cadere questo lampadario”, e immediatamente così avvenne. Sidice, appunto, perché a testimonianza di questo evento esistono
solo racconti popolari, tramandati negli anni con versioni via via più tragiche (in una si narra che il lampadario,
pieno di aculei, nel cadere avesse ucciso anche diverse persone). Il danno
era fatto: Colobraro divenne per molti
un luogo sinistro, da cui stare alla larga, terra di oscuri presagi, popolata da
donne dedite alla magia, fattucchiere,
le «masciare» in dialetto locale. Il celebre antropologo Ernesto De Martino,
insieme al fotografo Franco Pinna, assicurò di averne trovata una, la masciara “Cattre”, al secolo Maddalena
la Rocca. Ne pubblicò la foto nei primi
anni Cinquanta, e da allora il paese
non si è più scrollato di dosso questo
fardello di porta-sfortuna.
Andrea Bernardo, da quanti anni è sindaco di Colobraro?
«Dal 2007».
Avrei già sbagliato la prima domanda.
«Giusto, avrebbe dovuto chiedermi
da quanti anni sono il sindaco “di
quel paese”».
Siete davvero innominabili?
«Alcuni per indicare Colobraro dicono: “Andate a quel paese”. Se lo dicessero nel senso di andare a fare in
culo sarebbe persino meno offensivo».
È brutto essere considerati il paese che porta sfortuna?
«Guardi, ci sono dei suoi colleghi
così superstiziosi che mi sono vergognato per loro. Uno una volta mi disse: “So che non è giustificabile per
una persona di cultura”. Io lo interruppi: mi scusi ma lei non rientra nella
categoria “uomini di cultura”».
Addirittura?
«Io non le mando a dire. Pensi che
la scorsa settimana è arrivata qui una
giornalista Raiche non ha neppure voluto vedere la foto di Cattre, la presunta fattucchiera di Colobraro, una foto
che è pubblicata suilibri. Non ho parole».
Posso testimoniare che a me non
è successo nulla negli ultimi dieci
giorni.
«Potrei risponderle che al limite venendo da noi può succederle solo
qualcosa di positivo. Ma se facessi così vorrebbe dire credere alla fortuna e
alla sfortuna».
Non ci crede?
«No. Se penso agli specchi che ho
rotto giocando a pallone da bambino
dovrei avere addosso una sfortuna
pluriennale. Ma ci sono persone superstiziosissime. E allora qualche anno fa ci siamo detti: perché non sfrut-
«Famosiperportaresfiga:
la nostrafortunapiù grande»
«Quelli che non ci nominano e si toccano le parti basse sono ignoranti
Ma è grazie a loro se il nostro festival della superstizione è sempre pieno»
tiamo questa situazione e la ribaltiamo a nostro vantaggio?».
In che senso?
«Abbiamo ideato una manifestazione estiva dal titolo ”Sogno di una notte a… quel paese”. È un evento teatrale con percorsi magici e fantastici. Va
in scena ogni martedì e ogni venerdì
di agosto, perché “di venere e di marte non si parte”, devono sfidare la sorte e venire qui».
Che fa, sindaco, dice di non credere alla fortuna e poi mi cita questi detti scaramantici?
«Ah, ah, ah. Qualche anno fa capitò
una serata di venerdì 17, è stata quella
con il maggior numero di spettatori.
Ma stiano tranquilli i superstiziosi: chi
viene a Colobraro e crede nella cattiva
sorte riceve per l’occasione l’amuleto
anti malocchio».
Ah, vede?
«Noi ironizziamo, ripeto. L’amuleto è un sacchettino di stoffa con tre
chicchi di grano per simboleggiare
l’abbondanza, tre chicchi di sale e tre
aghi di rosmarino per scacciare gli spiriti maligni. È legato con una spilla, segno di legatura nei riti magici d’amore, e un fiocchetto rosso».
“
CARABINIERI IMPAURITI
■ A un controllo,
saputo da dove venivo,
mi han detto “vada via”
Poi?
«Diciamo alle persone di tenerselo
stretto prima di entrare nel centro del
borgo, popolato da lupi mannari, fattucchiere, masciare e monachicchi».
Lei è un furbacchione.
«No, semplicemente abbiamo trasformato questa nomea nefasta in un
modo per far parlare di noi».
Davvero non crede alla sfortuna?
«No. Certo, nascere a Torino da un
Agnelli e nascere a Colobraro dall’ultimo dei contadini può essere considerata una circostanza più o meno fortunata. Ma il 90% della vita la determiniamo noi».
C’è questa storia del lampadario
crollato…
«Protagonista fu un notabile, ma
non citi la famiglia che è meglio, sono
molto suscettibili. Uno deidiscendenti è attualmente magistrato in Cassazione».
Ma è successo davvero?
«Chissà. Siamo ai si dice».
È successo a Matera, peraltro.
«Infatti a Matera ci credono moltissimo che portiamo sfortuna. Non capisco però questa proprietà transitiva
per cui la sfortuna va dal soggetto che
avrebbe fatto cadere il lampadario a
tutta Colobraro. Semmai lo iettatore
pirandelliano dovrebbe essere la persona in questione».
Sindaco, ci sono alcuni dati del
comune che non vi aiutano: siete a
666 metri sul livello del mare. 666,
il numero del Diavolo.
«Per la verità siamo a 665 metri sul
livello del mare, come può verificare
su Google Earth. Ma noi, a chi ci crede, diciamo 666».
La superficie del comune è di
66,6 chilometri quadrati!
«Il mio territorio in realtà è di 65,91
chilometri».
Che fa, nega?
«È tutto verificabile».
A chi dice che portate sfortuna
che risponde?
«Rispondiamo come alla fine dello
spettacolo estivo, quando tutti gli spettatori devono tenere le mani in alto e
urlare “Colobrarooooo”».
Quanto è radicata la superstizione in Italia?
«Troppo. Alla fine siamo il Paese in
cui un illuminista napoletano come
Benedetto Croce disse “non è vero
ma ci credo”. Un tedesco non l’avrebbe mai detto. Molti italiani pensano
che fare un gesto scaramantico tanto
non costa nulla».
Fanno i gesti?
«Come no. Di solito quando si nomina Colobraro le donne toccano ferro, gli uomini le parti basse».
E voi?
«I miei compaesani rispondono
“stai attento che ti cadono”. Io sono
più diretto: se uno lo fa gli dico che è
un ignorante e un maleducato. Oppure lo sfido a venire qui e gli regalo l’amuleto».
Come la trattano i colleghi sindaci?
«Bene, a parte Vito Agresti, del comune di Rotondella, che sta di fronte
a noi. Lui ancora dice “come ha detto
il sindaco di quel paese…”. Ma lo lasci
perdere. Comunque in alcuni comuni dell’entroterra ancora ci indicano
così».
Dicono che i carabinieri ai posti
di blocco lascino passare gli abitanti di Colobraro.
“
IL PRONOSTICO AZZURRO
■ Battiamo la Spagna,
con sofferenza,
ai supplementari
LE FATTUCCHIERE
E GLI AMULETI
Colobraro, nel Materano,
ha una lunga tradizione
di fattucchiere, chiamate
“masciare” (Cattre,
in foto, è la più famosa),
studiate da famosi
antropologi. “Sogno di
una notte... a quel paese”
è il festival estivo nato
per esorcizzare la
superstizione: a ogni
visitatore è regalato
un amuleto contro
la sfortuna.
«A me è successo anni fa. Mi fermano per un controllo, vedono sui documenti che venivo da Colobraro e mi
fanno: “Vada, vada per carità”».
Altri episodi?
«Da ragazzo prendo l’autobus e vado a fare un documento a Matera.
Chiedo quando posso ritirarlo e l’impiegato mi risponde: domani. Gli faccio presente che sarei dovuto tornare
in autobus da Colobraro, un viaggio
non breve. Lui appena sente la parola
“Colobraro” mi fa: il documento è
pronto tra due ore».
Vede che ci sono dei vantaggi?
«Non discuto. Lei quanti paesi di
1300 abitanti conosce in Italia? Pochi
immagino. Ora invece mi chiamano
tutti, ci sono persone che vengono qui
apposta».
È una fortuna, insomma. Ops,
scusi.
«Diciamo che siamo stati abili a trasformare una cosa negativa in positiva. In cinque anni sono arrivate da
noi sessantamila persone per la manifestazione teatrale, gente che non sarebbe mai passata di qui. Non tutti
vengono però».
C’è ancora chi si nega?
«Di recente abbiamo organizzato
un convegno di antropologi sulle orme di De Martino. Ma alcuni di loro
hanno declinato l’invito, una in particolare ha detto “io a Colobraro non ci
vengo né ora, né mai”. E sono antropologi, cioè studiosi, capisce?».
In tutto questo due settimane fa
avete sfidato la sorte giocando al Superenalotto.
«Ci abbiamo provato. Abbiamo fatto un sistema da 1100 quote, una per
ogni elettore, per tentare il 6».
E ovviamente?
«Non abbiamo vinto. Però sono
usciti dei 3 e dei 2 per un totale di 1600
euro vinti».
Concludendo, lei conferma di
non essere per nulla superstizioso?
«Assolutamente».
E allora si butti, stasera si gioca
Italia-Spagna agli Europei: chi vince?
«Passiamo il turno, sicuramente.
Diciamo dopo una partita sofferta ai
supplementari».
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__Lunedì 27 giugno 2016__
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ATTUALITÀ
__Lunedì 27 giugno 2016__
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DORI GHEZZI
Le interviste di
Cantante, moglie e cacciatrice di talenti
«Grillo, verranno a chiederti del tuo impegno»
«De Andrè non avrebbe capito il Beppe politico: il M5S dimostri di cambiare le cose. Serie tv su di lui? Per ora c’è solo l’attore...»
::: SIMONA VOGLINO LEVY
GLI UOMINI DI UNA VITA
■■■ Non ama apparire. Eppure è
stata sul podio del Festival di Sanremo, su quello dell’Euro vision song
contest e ha duettato per anni con
Wess, pioniere del rhytm and blues
in Italia. La voce fresca e sensuale.
Composta. La frangia ribelle sui capelli biondissimi e lisci, gli occhi
grandi e malinconici. Gli anni Settanta. E poi, Fabrizio De Andrè, l’amore della sua vita.
Dori Ghezzi: artista. Cantante,
moglie e produttrice. Oggi è una
nonna felice con i capelli ancora
biondi. E mantiene sempre il fascino misterioso di chi l’ha ricevuto come privilegio innato.
Il suo interesse per la musica
arriva da bambina: nacque da
qualcosa in particolare?
«Penso sia una cosa che si sente
dentro da subito. Poi fu mio zio, che
suonava la chitarra, ad accorgersi di
questa mia passione».
Quando ha cominciato a pensare di poter fare della musica un
lavoro?
«Non lo avevo mai pensato. Mio
zio mi iscrisse ad un concorso dove
chi vinceva aveva la possibilità di fare un provino radiofonico: a quei
tempi ancora non venivi trasmesso
in radio se non avevi superato un
provino. È stato così per Celentano
e tutti gli altri. Vinsi, feci il provino e
come tutte le volte che qualcuno
non se lo aspetta, andò bene. Tutto
iniziò a sembrarmi così facile: avevo all’incirca 19 anni e tutt’altri progetti».
Ovvero?
«Mi piaceva tutto quello che riguardava l’estetica: avrei potuto fare l’arredatrice d’interni, per esempio».
Non ama apparire, ma è stata
ed è un personaggio pubblico. Come ha gestito la cosa?
«Malissimo. Apparentemente bene, però mi sono spesso sentita a
disagio. Non sempre ero convinta
delle cose che stavo facendo. Ma ormai ero parte dell’ingranaggio e dovevo farle: avevo un contratto. Non
essendo una cantautrice dovevo
cantare canzoni che mi venivano
sottoposte e non sempre mi convincevano. Non è stato facile. Comunque, per quello che ho seminato,
non avendolo fatto con la tenacia
che ci vorrebbe, ho raccolto molto».
È vero che ha sempre sofferto il
palcoscenico?
«Tanto, sì. Finché ho scelto di ritirarmi a vita privata e dedicarmi alla
famiglia. Ma poi si vede che il destino in qualche modo mi ha rivoluta
su».
Il suo più grande successo è
“Margherita non lo sa”. Chi era
Margherita?
«Potevo essere io. È di me stessa
che parlo, è una riflessione molto
personale».
Digressione: mi racconta il suo
primo incontro con De André?
Com’è nato il vostro amore?
«È avvenuto proprio agli albori
della mia carriera. Avevo appena fatto il Casatschok, un grande successo, e a Genova davano un premio
prestigioso: la Caravella D’oro. Lo
davano al lido che, tra l’altro, era in
In grande, Dori Ghezzi oggi.
In alto, con il marito Fabrizio
De André negli anni Settanta.
Sotto, col figlio Cristiano
[Ftg, LaP]
Corso Italia, quasi di fronte a dove
abitava Fabrizio. Anche lui era premiato per “Tutti morimmo a stento”, album molto impegnativo e distante da Casatschok. Quello il primo incontro: non ci siamo conosciuti davvero ma osservati a distanza, l’interesse reciproco era chiaro».
Si può dire un colpo di fulmine?
«Beh, si era capito che c’era un
interesse».
E poi?
«Poi l’ho rivisto in un ristorante a
Milano, ma sempre a distanza. Anche lì ci fu uno scambio di sguardi.
L’incontro fatidico fu negli studi di
registrazione multisala della Ricordi: ci siamo incontrati al bar. Con
noi, Cristiano Malgioglio. Lì ci siamo scambiati il numero e lui, anche se non ci credevo, mi ha chiamata».
“
NO ALLE PUBBLICITÀ
■ Negai la sua musica
pure alla Fiat: Fabrizio
non avrebbe gradito
CATALOGO APERTO
■ Le parole di Battisti,
Dalla o le sue sono
un patrimonio di tutti
Lei è stata presidente onorario
di Pmi (l’associazione dei produttori musicali indipendenti, ndr).
Ai tempi parlava della sua voglia
di fare una battaglia per convincere le radio a passare più musica di qualità. Ci è riuscita?
«Forse non ci ho nemmeno provato davvero, alla fine. Ma penso
che, in ogni caso, l’avrei persa questa battaglia».
Perché?
«Seguo tanto la musica di oggi. I
giovani soffrono di quell’esplosione
della quale abbiamo goduto noi,
una rivoluzione musicale enorme
che può essere difficilmente ripetibile. Comunque non dispero e sono
convinta che prima o poi tornerà
una rivoluzione culturale. Cosa ci
porterà non lo so, ma arriverà: me
lo auguro. Anche se le cose belle del
passato non vanno scordate. Ci sono ancora oggi dei grandi talenti,
certamente: ma non ci investono
più. Un tempo si sfondava magari
dopo il terzo disco, cosa che ora
non è pensabile».
Forse perché oggi il meccanismo è in mano ai talent?
«Certo,sono un’arma a doppio taglio: hanno aspetti positivi e molti
negativi da questo punto di vista».
E se Maria De Filippi, per fare
un nome a caso, le offrisse di fare
il giudice, accetterebbe?
«Non amo essere giudice, perché
ho sempre sofferto moltissimo ilgiudizio. Detto ciò,se potessi essere utile lo farei volentieri».
Dopo l’esperienza sanremese
con i “Blastema”, procede il suo
lavoro come produttrice?
«Sono momenti difficili per fare
questo lavoro. O ci sarà un cambiamento ditendenza oppure non conviene più, proprio per i motivi che
spiegavo prima: chi produce non
ha più il tempo e la possibilità di raccogliere i frutti».
Cosa pensa della frammentazione nell’ascolto musicale, per
cui ora si sente una sola canzone
decontestualizzandola dall’album stesso?
«Ormai è questo il sistema, purtroppo. Ora pare ci sia un ritorno
del vinile: io spero che possano tornare il gusto dell’opera e del dare
valore ai contenuti».
Lei si occupa molto della Fondazione che porta il nome di suo
marito. E da poco è online il sito
www.fabriziodeandre.it, in cui è
contenuto tutto lo scibile sull’opera di De Andrè. La moglie di Batti-
“
ALTRA VOCAZIONE
■ A 19 anni pensavo a
tutt’altro che la musica:
volevo arredare interni
SPERIMENTARE
■ Se Maria De Filippi
mi chiamasse a «Amici»
mi renderei utile
sti, al contrario, ha scelto di proteggere il repertorio del marito.
Cosa ne pensa?
«Non amo giudicare gli altri: se lo
fa avrà buoni motivi. Io sono del parere che artisti come Battisti, Dalla o
lo stesso Fabrizio non siano del tutto nostri, ma siano anche un bene
comune».
Da molto tempo si parla di una
fiction su suo marito. A che punto siamo? Avete trovato un interprete?
«Non ne parlo più perché sono
anni che ne parliamo:la cosa è complessa. Ma adesso forse abbiamo finalmente trovato l’interprete, sì».
Un indizio?
«No, per adesso preferisco non dire nulla. Non ci sono ancora nemmeno dei contratti. Ne riparleremo
più avanti».
D’accordo. Ha un album preferito fra quelli di suo marito? O
una canzone?
«Direi “Creuza de ma” perché è
un pezzo unico. Poi dipende dal
coinvolgimento emotivo del momento: a seconda, ciascuna ci sembra la più bella».
Cosa pensa delle operazioni di
ripubblicazione: hanno ancora
senso libri e cofanetti?
«Lo hanno nel momento in cui,
come abbiamo fatto noi, danno la
possibilità di conoscere ancora meglio un artista».
Come pensa che commenterebbe i recenti esiti elettorali suo
marito?
«Non posso sostituire Fabrizio
nelgiudizio. Ma conoscendolo penso che da anarchico quale era, non
avrebbe capito l’impegno politico
di Beppe (Grillo, ndr). Credo che
avrebbe apprezzato alcune cose. Altre meno».
Esempio?
«Non mi sento di scendere nello
specifico, ne avrebbero certamente
discusso, questo sì».
Erano amici? Si conoscevano
con Grillo?
«Sì, molto bene. Gli auguro di riuscire a dare una dimostrazione del
fatto che davvero sono in grado di
cambiare qualcosa».
Se le chiedessero una canzone
di Fabrizio per una pubblicità, la
darebbe?
«Abbiamo avuto molte richieste
negli anni. Anche molto allettanti».
Da qualcuno in particolare?
«Mi viene in mente Fiat, ad esempio».
Ma?
«Ho rifiutato».
Perché?
«Perché ogni volta che devo fare
qualcosa penso a cosa farebbe Fabrizio. E credo che lui non gradirebbe accostare la sua musica alla pubblicità. Provo sempre a rispettare
quella che sarebbe stata la sua volontà».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ritiri di serie A: partiti Sassuolo e Bologna
Ciclismo, Nizzolo è campione italiano
Inter: Zhang e figlio sbarcano a Milano
È cominciata la stagione 2016/17 di Sassuolo e Bologna. Ritrovo ieri per il primo giorno della nuova annata rispettivamente
a Corlo di Formigine e Castiadas. Gli uomini di Di Francesco
scenderanno in campo in Europa League il 28 luglio.
Giacomo Nizzolo ha vinto il campionato italiano professionisti, battendo in volata a Darfo Boario (Brescia) Brambilla e
Pozzato. Per il milanese della Trek, che succede a Nibali (assente in vista del Tour), si tratta del primo successo tricolore.
Tutto pronto per la svolta cinese dell’Inter: è in arrivo oggi a
Milano Zhang Jindong con il figlio Steven, in vista dell’assemblea dei soci di domani che ratificherà l’acquisizione della
maggioranza del club da parte del Suning Commerce Group.
1˚ comandamento
ITALIA - SPAGNA
Mettiamo
il guinzaglio
a Iniesta
Stade de France - Saint-Denis - Ore 18 Rai 1 e Sky Sport 1
Ct. CONTE
Ct. DEL BOSQUE
4-3-3
3-5-2
De Sciglio
::: segue dalla prima
FABRIZIO BIASIN
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giaccherini
Chiellini
Juanfran
Silva
Fabregas
Pellè
Piqué
De Rossi
Eder
Buffon Bonucci
Morata
Ramos
Florenzi
Barzagli
De Gea
Busquets
Parolo
Nolito
Iniesta
Alba
Alle 18 sfida alla Spagna, replica della finale 2012
EURO 2016 - FRANCE
(...) dica a Marchetti «parliamoci chiaro, tu sei inutile, entra in
scivolata su Iniesta durante gli
innie avraifatto iltuo»,siinventi qualcosa insomma. Perché a
guardar bene, al di là di tutta
un’altra serie di rotture di balle
alle quali dovremo badare (la
discreta vena di Morata, i colpi
di capoccia di Ramos), oggi pomeriggio la discriminante tra il
popopo e il processo agli azzurriè tutta lì: mettere la museruola al «mai Pallone d’Oro» che
invece di premine avrebbe meritati una mezza dozzina.
Del Bosque che a dispetto
della faccia da bambacione sa
il fatto suo, ha clamorosamente responsabilizzato il centrocampista del Barcellona (molto più di Luis Enrique per intenderci). La Spagna che un tempo viveva sul «tutti possono fare tutto» ora è Iniesta-centrica:
lo stempiatino imposta basso,
sialza per consolidare ilpossesso, ha la responsabilità di eseguire il passaggio chiave, probabilmente la sera passa per le
stanze del ritiro spagnolo a dar
la buonanotte aicompagni. Dice il precisino: «Eh, ma la Croazia contro questi qui ha vinto».
Vero, ci è riuscita proprio perché nel secondo tempo ha costretto Iniesta a ricevere palla a
ridosso della sua area, lo ha «ingabbiato», gli ha tolto ossigeno
e tempo per ragionare.
E allora Conte dia retta a noialtri avvinazzati: alzare «la diga» e lasciare a loro la gestione
della palla sarà nella normalità
delle cose e avrà molto senso, a
patto che alle furie non si regalino trenta metri dicampo, ovvero la possibilità di impostare
dalla trequarti insù. Per questo
Eder e Pellè saranno fondamentali anche più della celebre BBBC (Buffon, Bonucci,
Barzagli, Chiellini). Ma queste
cose Conte le sa molto meglio
di noi e allora torniamo all’inizio, ai consigli fetenti che invece il ct snobba: il quinquennale
al Chelsea, Marchetti «fuori
ruolo», soprattutto il lassativo.
Illassativo può fare molto.E forza azzurri ovviamente.
«Siate straordinari»
Conte con gli occhi della tigre: «L’Italia vuole ribaltare il pronostico»
In campo il 3-5-2 e «voglia di attaccare». Ultima maglia a De Sciglio
::: CLAUDIO SAVELLI
■■■ Al fischio finale di Italia-Irlanda, Antonio Conte aveva gli occhi gonfi di stanchezza, colmi di
una rassegnazione che sfiorava la
delusione. La sua Italia, quella sera, non rispondeva ai comandi, si
era per la prima volta sottratta alla
sua guida per infilarsi in un tunnel
buio e pericoloso: la «squadra» si
era trasformata in una «selezione»
spocchiosa. Conte ha intravisto
ciò che temeva, ne ha preso coscienza prima di afferrare l’Italia al
collo, già negli spogliatoi di Lille, al
termine del match. Poi, ha ribadito il concetto a Montpellier, pesando ogni attimo dell’avvicinamento al match di oggi. Perché ritrovare la propria identità è l’unico modo per battere la Spagna, «una delle favorite», secondo il ct: il nostro
calcio di fatica dovrà strappare il
filo dorato di Iniesta e compagni.
L’addestramento di Conte in
questi giorni si è diviso in due: da
una parte il ct ha puntato sul recupero della mentalità battagliera,
dall’altra ha definito una nuova
strategia tattica, studiata su misura per la Spagna. Gli azzurri sono
stati sottoposti in allenamento a
stress prolungati, un modo per simulare la partita che sarà: gli spagnoli,enfatizzando il possesso palla, impongono all’avversario 90’ di
massima attenzione. Conte ha curato anche l’aspetto mentale: più
del solito ha cercato di distendere
il clima nello spogliatoio, perché
solo il pensiero positivo può contrastare la sensazione di smarrimento indotta dalla Spagna. Il resto è un piano tattico preciso e diviso in una strategia iniziale di base
e una serie infinita di varianti in
funzione dell’andamento della gara. Il modulo sarà il solito 3-5-2,
con la conferma di tutto il blocco
centrale dell’esordio, Florenzi a destra al posto di Candreva e De Sci-
Ai lettori
Questa edizione
è andata in stampa
alle ore 22.30 pertanto
non può dar conto
del risultato di
Ungheria-Belgio,
valido per gli ottavi dei
campionati europei.
Ci scusiamo
con i lettori
glio sulla corsia mancina. Diversa,
e già intravista con l’Irlanda, sarà
la strategia difensiva. Conte ha provato un nuovo meccanismo in cui
la linea di difesa da 3 passerà a 4,
non più a 5, perché Florenzi andrà
in contrapposizione al terzino avversario (Alba) anziché all’esterno
offensivo (Nolito, che rimane in
dubbio), che sarà preso in consegna da Barzagli, mentre De Sciglio
chiuderà la diagonale a sinistra. Sarà poi fondamentale De Rossi negli scivolamenti laterali per assorbire i movimenti a convergere di
Silva, mentre Giaccherini attaccherà lo spazio alle spalle di Fabregas. A Parolo, invece, l’arduo compito di controllare Iniesta.
In ogni caso, Conte ha rivendicato lo spessore dell’attacco azzurro: «Possiamo fare male a chiunque in qualsiasimomento,nella fase difensiva c’è organizzazione
ma anche in attacco». Un atto di
forza, che mette l’Italia nella condi-
zione di giocarsela, «per non avere
rimpianti». Se la gara si metterà
sui binari giusti, i cambi saranno
conservativi, in caso contrario
Conte dovrebbe svezzare il 3-4-3
con l’inserimento di Insigne ed El
Shaarawy. Le ali che dovranno attaccare lo spazio alle spalle di Alba
e Juanfran, in costante proiezione
offensiva: la piaga della Spagna
quasi perfetta. In ogni caso «dovremo correre - ha avvisato il ct – perché non siamo la vittima sacrificale».
È il battesimo da dentro o fuori
per l’Italia di Conte, l’attimo fuggente per testare i limiti competitividi questa nazionale. «Non basterà l’ordinario, servirà lo straordinario,perché nulla è impossibile», sostiene Conte, con gli occhi della tigre. Anche perché chi vince avrà
una coscienza di sé superiore alle
altre, fattore che può risultare decisivo per il cammino verso la finale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La conferenza delle furie
Furbata Del Bosque: «Siamo 50 e 50»
■■■ Non si sbottona Del Bosque alla
vigilia del match contro l’Italia: «È una
partita da 50 e 50», sostiene, snobbando
i favori del pronostico. «Affrontiamo
una squadra solida in difesa, che ha un
modo particolare di giocare a cui dovremo stare attenti - ha spiegato il ct spagnolo, prima di ringraziare l’Italia per
aver fatto crescere Morata -. Da voi è diventato un bel giocatore». [C. Sav]
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SPORT
__Lunedì 27 giugno 2016__
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IRLANDA KO 2-1
La Francia trema solo un tempo
Rizzoli fischia un rigore a Pogba, gol di Brady e galletti in ansia. Poi si sveglia Griezmann: doppietta
::: DANIELE DELL’ORCO
FRANCIA-IRLANDA 2-1
■■■ In uno Stade de Lyon
P&G/L
Verso Brescia
Brocchi
dice addio
al Milan
■■■ La prima mossa, alla fine, la fa Cristian Brocchi. A quattro giorni dalla
scadenza del suo contratto, il tecnico del Milan ha
comunicato a Silvio Berlusconi di volersi fare da
parte. Troppe le incertezze delle ultime settimane,
tra il ballottaggio con
Giampaolo e le voci sui
tecnici stranieri (l’ultimo
De Boer). Brocchi ha
aspettato fino all’ultimo,
in attesa che le condizioni di salute del patron migliorassero per comunicare la sua decisione proprio mentre ilBrescia sifaceva sotto per accaparrarselo.Il patron gliha telefonato, gli ha chiesto di
aspettare ancora, almeno
fino a domani quando farà un ultimo tentativo per
convincere i cinesi a confermarlo. Ma l’accelerazione impressa dalla cordata - che ha alzato l’offerta all’80% della società -lascia poco spazio all’ex tecnico della Primavera. In
ogni caso, il 1 luglio scopriremo il nome del nuovo allenatore, con Giampaolo sempre più in pole.
L’appuntamento con lui
e la squadra sarà per il raduno del 7 luglio, quella
che potrebbe passare alla
storia come la data della
fine dell’era Berlusconi.
F.PER.
RETI: 3’ pt rig. Brady, 13’ st e
16’ st Griezmann.
FRANCIA (4-3-3): Lloris; Sagna, Rami, Koscielny, Evra; Pogba, Kanté (1’ st Coman. 47’
st Sissoko), Matuidi; Griezmann, Giroud (28’ st Gignac),
Payet. Ct Deschamps.
IRLANDA (4-4-2); Randolph;
Coleman, Duffy, Keogh,
Ward; Hendrick, McClean
(24’ st O’ Shea), McCarthy
(27’ st Hoolahan), Brady; Murphy (20’ st Walters), Long. Ct
O’ Neill.
ARBITRO: Rizzoli (Ita).
NOTE: ammoniti Coleman,
Hendrick, Rami, Long e Kanté. Espulso Duffy.
quasi tutto Bleu (solo 5mila biglietti su 60mila sono
stati riservati agli ospiti) l’Irlanda accarezza il sogno di
vendicare il fallo di mano
di Henry che il 18 novembre del 2009 negò il mondiale Sudafricano alla squadra di Trapattoni. Un’entrata scellerata di Pogba, infatti, regala un rigore ai Boys
in Green al primo minuto.
Poi dopo un’ora si accende
Griezmann che in 3’ fa 2 gol
e ribalta il risultato. Un 2-1
che proietta la Francia ai
quarti, dove attende la vincente di Inghilterra-Islanda (oggi alle 21).
FRANCIA (4-3-3)
Lloris 6: ottimo salvataggio
su un tiro velenoso di Murphy. Poi non deve praticamente intervenire più.
Sagna 6: non fa assolutamente nulla fino al 13’ del secondo tempo. Poi pennella
un gran pallone per la testa
di Griezmann.
Rami 5: per sua fortuna l’Irlanda dopo il vantaggio si
chiude in difesa.È sempre distratto.
Koscielny 6: dà sempre la
sensazione di poter fare la
frittata. Per fortuna per la
Francia, però, riesce a trattenersi.
Evra 5: ancora una gara in
ombra. Non dà contributo
né in termini tecnici che
d'esperienza.
Pogba 5.5: è l’uomo deldestino per tutti i francesi. Sì,
ma rischia di esserlo per il fallo in area che dopo un minuto fa vedere i fantasmi alla
Francia.
Kanté 5.5: coprirà pure tutta la superficie terrestre, ma
al posto dei piedi ha due sassi (1’ st Coman 6: entra e
crea tanto spazio a Griezmann. Dal 47’ st Sissoko
sv).
Matuidi 7: nel primo tempo non si vede praticamente
mai. Nella ripresa gioca in
coppia con Pogba e domina
tutti.
Griezmann 8: un’ora di
nulla.Poi il cambio di modulo lo proietta di fianco a Giroud. E lui segna due super
gol in 3’. Il terzo glielo nega
solo un’entrata killer di Duffy.
Giroud 6: si guadagna la
sufficienza perché mette
due volte Griezmann in porta. E comunque non è poco
L’attaccante dell’Atletico Madrid Antoine Griezmann (25 anni), festeggiato dai francesi [LaP]
(dal 28’ st Gignac sv).
Payet 6: l’uomo in più dei
Bleus si accende a sprazzi
con la solita classe.
IRLANDA (4-4-2)
Randolph 6: i suoi difensori si immolano davanti a lui.
Quando non ci riescono si fa
trovare pronto. Incolpevole
sui gol.
Coleman 6: in ombra, Anzi
no, nell’ombra, ma di Payet.
Boateng-Gomez-Draxler: Slovacchia stesa 3-0
La Germania asfalta Hamsik
e spera di non trovarci ai quarti
::: SILVIA GALBIATI
GERMANIA-SLOVACCHIA 3-0
suo primo gol in Nazionale
dopo soli 8’. Dopo l’1-0 la
■■■ Nell’Europeo dell’eGermania domina e
RETI: 8’ pt Boateng, 43’ pt Gomez;
quilibrio e degli1-0 mancaNeuer, giusto per ricordare
18’ st Draxler.
va una vera e propria proa tutti che è l’unico portiere
GERMANIA (4-2-3-1): Neuer 6.5;
va di forza, una partita che
imbattuto del torneo, comKimmich 6.5 , Boateng 7 (dal 26’
dimostrasse lo strapotere
pie un miracolo su «testast Howedes 6.5), Hummels 7,
di una squadra ai danni di
ta» di Kucka.
Hector 6; Kroos 6.5, Khedira 6.5
un’altra. Ci ha pensato la
A fine primo tempo arri(dal 31’ st Schweinsteiger sv);
Germania, che con tre gol
va il raddoppio di Gomez
Mueller 7, Ozil 5.5, Draxler 7.5
e innumerevoli occasioni
che segna il suo 5˚gol nella
(dal 26’ st Podolski 6.5); Gomez
ha travolto un’impalpabile
storia degli Europei egua6.5 . Ct Loew.
Slovacchia che non ha pogliando un’icona tedesca
SLOVACCHIA (4-3-3): Kozacik 5.5;
tuto far altro che inchinarsi
come Klinsmann. L’assist
Pekarik 4.5, Skrtel 5.5, Durica 5,
di fronte a quello che è, forè di Draxler che fa impazziGyomber 6 (dal 39’ st Salata sv);
se, il miglior calcio espresre idifensori slovacchi e imHrosovsky 5, Skiniar 5.5, Hamsik
so fino ad oggi nel torneo.
preziosisce la sua prestazio6; Kucka 6.5, Duris 4.5 (dal 19’ st
La formazione e l’attegne con il gol del definitivo
Sestak sv), Weiss 5 (dal 1’ st Gregiamento difensivista degli
3-0. La Germania si candigus 5.5). Ct Kozak.
slovacchi hanno certamenda come vera favorita per
ARBITRO: Marciniak (Pol).
te aiutato la squadra di
la vittoria finale e comincia
NOTE: ammoniti Skrtel, Kimmich,
Lowe che con qualità, velodavvero a fare paura: seHummels e Kucka.
cità e precisione, oltre che
condo il «calendario horricon un Draxler particolarbilis» i tedeschi ai quarti sfimente ispirato, stacca un meritatissimo deranno la vincente tra Italia e Spagna. Si
pass per i quarti, concedendosi il lusso di dice che in Germania preferiscano la Spasbagliare anche un rigore con Ozil. Ad apri- gna e che l’Italia faccia paura. Comunque
re le danze ci pensa Boateng, che segna il andrà sarà un’altra finale anticipata.
Lo segue anche nella metà
campo della Francia.
Duffy 4.5: fa scudo umano
davanti alla porta. Poi però è
davvero disastroso. Prima
spalanca il campo per il 2-1
di Griezmann, poi lo abbatte
con un fallo che gli costa il
rosso.
Keogh 5.5: annulla Giroud
per un’ora. Il suo compagno
di reparto però non lo aiuta.
Così il francese vince due
duelli e fa lo stesso due assist.
Ward 5: contiene bene Sagna finché l’ex Arsenal non
crossa in modo perfetto per
Griezmann.
Hendrick 5.5: per larghi
tratti del primo tempo sembra ci sia un suo omonimo.
Dagli spogliatoi, però, non
rientra né lui né il suo gemello.
McClean 6: tanta gamba e
tantissima sostanza. Chiaro
che, nella gara degli Irlandesi, le sortite offensive siano 3
in tutto (dal 23’ st O’Shea
sv).
McCarthy 6.5: nella mediana irlandese è decisamente il migliore. Viene «sacrificato» dopo l’espulsione di
Duffy (dal 27’ st Hoolahan
sv).
Brady 6: adattato come
esterno destro soffre non poco l’adattamento. Sul rigore
è freddo e chirurgico. Ma
non basta.
Murphy 5: l’esempio che,
nel calcio, la generosità non
è l’unica cosa che conta (dal
20’ st Walters sv).
Long 6: tanta corsa, tanto
pressing, viene spesso abbandonato dai compagni in
avanti. Ma tiene alta la bandiera.
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20
SPORT
__Lunedì 27 giugno 2016__
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GP OLANDA
Ordine d’arrivo MOTOGP
HONDA 22'17''447
1 MILLER J.
+1''991
2 MARQUEZ M. HONDA
+5''906
3 REDDING S. Ducati
+9''812
4 ESPARGARO P. Yamaha
+17''835
5 IANNONE A. Ducati
+18''692
6 BARBERA H. Ducati
+22''605
Ducati
7 LAVERTY E.
+23''603
Aprilia
8 BRADL S.
+26''148
9 VINALES M. SUZUKI
Yamaha +27''604
10 LORENZO J.
HONDA +1'21''830
11 RABAT E.
12 PEDROSA D. HONDA +1'54''369
+3 giri
Yamaha
13 SMITH B.
::: MATTEO SPAZIANTE
■■■ Il cielo d’Olanda non sa-
rà quello d’Irlanda, ma gioca
comunque un pessimo scherzetto a Valentino Rossi. Ad Assen era tutto apparecchiato
per completare la rimonta
Mondiale su Marquez e Lorenzo, ma il Dottore si è fatto ingannare dalla pioggia e dall’asfalto viscido, lasciando strada
libera ai rivali in una domenica da tutti giù per terra che ha
coinvolto anche il 46 della
Yamaha. Tanto che a trionfare
è stata una sorpresa assoluta
come il classe ’95 Jack Miller.
«Sono stato un somaro». Così Valentino ha commentato
la sua gara. E, dispiace dirlo,
ma non ha tutti i torti. Perché
Rossi nel weekend aveva dimostrato di essere il più veloce
tra chi lotta per il Mondiale, solo Dovizioso sembrava potergli stare davanti. Con questa
certezza il Dottore si è presentato sulla griglia di partenza,
dove però la pioggia sembrava poter aver rovinato tutti i
piani.
La Yamaha numero 46 però
si è subito piazzata davanti a
tutti a fare il ritmo, unico a rimanergli in scia proprio Dovizioso. Le sorprese dietro non
mancano: Lorenzo affonda,
Marquez vivacchia e rimonta
Yonny Hernandez, colombiano della Aspar Ducati, che si
porta addirittura davanti a tutti, superando i due italiani ai
qualinel frattempo siè aggiunto pure Danilo Petrucci. Riprende a piovere, al 12˚ giro
Hernandez scivola, cade pure
Iannone, con Marquez e Pedrosa che si riavvicinano al terzetto ditesta.Ma piove talmente tanto che alla 15ª tornata la
direzione corsa ferma tutti,
perché la questione si stava facendo pericolosa.
Da qui comincia una sorta
di seconda gara, perché tutti i
piloti tornano ai box, in attesa
che la tempesta passi. Per qualche istante sembra anche che
la gara possa essere interrotta
definitivamente, con il trio azzurro Dovizioso-Rossi-Petrucci che avrebbe così chiuso sul
podio, ma la pioggia smette e
si riparte. Nuova partenza dalla griglia, il discorso non cambia: Valentino scatta e tenta la
fuga, con Dovizioso e Marquez alle spalle. In un giro e
mezzo, però, l’Italia passa dalla tripletta ad un...buco nell’acqua: cadono tutti, prima Petrucci, poi il ducatista, infine
Rossi, che scivola, mentre è in
testa.
Una caduta quasi ingenua,
e ora il Dottore rischia di veder
volare via il sogno Mondiale.
Perché lo spagnolo della Honda, rimasto in testa dopo la serie di cadute, si «accontenta»
del secondo posto alle spalle
della sorpresa Jack Miller, che
sulla Honda del team Marc
VDS trova la sua prima vittoria,con Redding terzo. Una seconda piazza che permette a
Marquez di portarsi a +42 su
Rossi, mentre Lorenzo, anche
lui grazie al tutti giù per terra,
riesce a conquistare comunque sei punti e un decimo posto quasi miracoloso, viste le
difficoltà. Un colpaccio Mondiale per i due spagnoli.
LE CLASSIFICHE
MotoGP
1 MARQUEZ M.
2 LORENZO J.
3 ROSSI V.
4 PEDROSA D.
5 VINALES M.
6 ESPARGARO P.
7 BARBERA H.
8 IANNONE A.
9 ESPARGARO A.
10 LAVERTY E.
Moto2
1 ZARCO J.
2 RINS A.
3 LOWES S.
4 LUTHI T.
5 NAKAGAMI T.
IlDottore
siammalò...
Sotto il diluvio di Assen, Rossi a suo agio prima dello stop
Alla ripresa spinge, scivola e fa un regalo a Lorenzo (decimo)
«Sono stato un somaro, ora è dura». Vince Miller su Marquez
Moto3
1 BINDER B.
2 NAVARRO J.
3 FENATI R.
4 BAGNAIA F.
5 BULEGA N.
GIOIE IN MOTO3
La caduta di Vale, la
gioia di Miller e quella
dell’italiano Bagnaia,
1˚ in Moto3 [Ansa]
:::
145
121
103
86
79
72
58
52
49
48
punti
punti
punti
punti
punti
punti
punti
punti
punti
punti
126
126
121
93
78
punti
punti
punti
punti
punti
151
103
93
79
75
punti
punti
punti
punti
punti
P&G/L
Commento
Sott’acqua
non è motociclismo
Ma niente scuse
::: FABRIZIO BIASIN
■■■ Non prendiamoci per
Federica Pellegrini chiude alla grande il meeting Settecolli, centrando la vittoria anche nei 200 stile libero. Dopo
aver ottenuto il record italiano nei 100 stile, la prossima
portabandiera azzurra ai Giochi di Rio ha chiuso il
weekend di Roma davanti a tutti anche la «sua» gara:
1’54”55 il tempo della 27enne veneta, che ha avuto la meglio della svedese Michelle Coleman (1’55”88) e dell’ungherese Boglarka Kapas (1’58”05). Una prestazione importante dell’azzurra, che ha rotto per la prima volta in
carriera il muro dell'1'55” in tessuto, ottenendo il secondo crono mondiale stagionale nei 200 stile. Un ottimo
segnale per la Pellegrini verso le Olimpiadi brasiliane.
Riparte la caccia a Novak Djokovic: sull’erba di Wimbledon comincia oggi il terzo slam stagionale e tutti hanno
nel mirino il serbo, che arriva da quattro successi di fila
nei tornei maggiori. Il numero 1 del mondo aprirà le danze sul campo centrale, sfidando il britannico Ward. E in
campo oggi andrà anche il suo rivale principale Roger
Federer, contro l’argentino Perra. Tra le donne, esordio di
fuoco per Camila Giorgi, contro la testa di serie numero 2,
la spagnola Muguruza, fresca vincitrice del Roland Garros
(e finalista un anno fa sull’erba), mentre domani sarà il
giorno di Serena Williams. Oltre alla Giorgi, protagonisti
subito altri 4 italiani: Lorenzi, Seppi, Errani e Schiavone.
ifondelli:se Vale avesse «galleggiato» e si fosse imposto
ad Assen, probabilmente
questo pezzo avrebbe lasciato spazio alle celebrazioni e
buonanotte ai suonatori.
Saremmo stati dei minchioni e avremmo decisamente toppato,perché quello a cui abbiamo assistito ierinon è motociclismo a prescindere dal tifo.
Una gara «bagnata» ha
senso nel momento in cui
le capacità del pilota, unite
alle peculiarità degli pneumatici, permettono al binomio di prevalere sugli avversari. Se invece tutto è demandato «al caso» e più che
provare ad andare in moto
ci si fa un segno della croce,
allora chi comanda ha il dovere di intervenire per tempo e secondo un regolamento «chiaro».
Il regolamento evidentemente c’è, ma di sicuro non
è chiaro se è vero come è vero che per interrompere la
gara la Direzione Corse ha
atteso l’apparizione dell’Arca di Noe. Quindi la «palla»
è passata agli esperti, a loro
volta «annegati» nelle ipotesi («La gara è stata interrotta, dovrebbe finire qui, anzi
no si riprende se il cielo lo
consente»).In futuro speriamo in maggiore buonsenso. O nel bel tempo.
VALERIO FELLETTI
M. SPA.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tutto grazie ad un errore decisamente non da Rossi. Che
sta per girare la boa dimetà stagione già con tre 0, essendo rimasto senza punti pure in
Texas e al Mugello. Una situazione capovolta rispetto alla
scorsa stagione, quando poteva contare sulla costanza pur
non essendo il più veloce: oggi
l’impressione è che viaggi più
forte dei rivali, ma quei tre zero peseranno. E lo sa bene pure lui. «È stato un mio errore,
stavo andando troppo forte,
sono stato un somaro - ammette Valentino -. Peccato,
quest’anno mi sento sempre
veloce, ma ho esagerato». E la
mente va alla classifica. «Per il
campionato è molto difficile,
potevo recuperare e invece ho
perso terreno: ora vediamo di
fare belle gare, ma 42 punti sono tanti», conclude Valentino.
E dire che il successo di Rossi sarebbe potuto essere la perfetta conclusione di una giornata iniziata alla grande per l’Italia in Moto3: un dominio azzurro, con Pecco Bagnaia seguito da Di Giannantonio, Migno, Fenati e Antonelli, una
cinquina storica, con Bulega
7˚ e Dalla Porta 10˚. E tricolore
sul podio anche in Moto2 grazie a Morbidelli, terzo alle spalle del giapponese Nakagami e
a Zarco. Si torna in pista tra tre
settimane, al Sachsenring, in
Germania: dove Valentino dovrà far partire l’operazione rimonta.
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NUOTO, TROFEO SETTECOLLI
TENNIS, WIMBLEDON AL VIA
Straordinaria Pellegrini anche nei 200
Secondo tempo mondiale stagionale
Djokovic a caccia della quarta insalatiera
E del quinto torneo slam consecutivo
PALINSESTI
__Lunedì 27 giugno 2016__
RAI UNO
RAI DUE
RAI TRE
CANALE 5
ITALIA UNO
RETE QUATTRO
LA 7
6.00
6.30
8.05
8.45
9.30
8.00
8.00
8.45
9.15
9.45
8.10
8.35
9.00
9.25
10.25
12.15
12.25
8.30
9.30
7.55
9.45
6.45
10.30
11.15
13.30
14.00
14.05
15.35
16.30
16.40
17.40
20.00
20.30
23.10
0.40
1.15
3.00
3.30
4.25
Il caffè di Raiuno
TG1 - Previsioni sulla
viabilità CCISS Viaggiare informati
Unomattina Estate.
Condotto da Mia
Ceran e Alessio Zucchini
Cedar Cove “Scelta
d’amore” con Andie
MacDowell
Don Matteo 7 “Perfetta” con Terence Hill
Don Matteo 7
“Tango” con Terence
Hill
TG1
TG1 Economia
Estate in diretta. Condotto da Arianna
Ciampoli
Prima tv Legàmi
Che tempo fa
TG1
Il grande match (Dir)
Calcio, UEFA Euro
2016 Italia - Spagna:
Ottavi di finale (da
Saint Denis) (Diretta)
TG1
Calcio, UEFA Euro
2016 Inghilterra - Islanda (Ottavi di finale,
da Nizza) (Diretta)
Il grande match (Dir)
TG1 Notte - Che
tempo fa
Calcio, UEFA Euro
2016 Inghilterra - Islanda (Ottavi di finale,
da Nizza) (Replica)
Sottovoce
Mille e una Notte...
Fiction L’Isola del
Gabbiano
DA DA DA
9.40
10.25
10.30
11.20
12.10
13.00
13.30
14.00
15.35
16.15
17.00
18.05
18.15
18.20
18.50
19.40
20.30
21.05
23.00
23.15
0.30
1.00
Le sorelle McLeod
Il nostro amico Kalle
Rai Parlamento Spaziolibero
TG2 Insieme Estate
TG2 Flash
Summer Voyager
Il nostro amico Charly
“Il valzer delle pulci”
La nostra amica Robbie “Robbie a teatro”
TG2 Giorno
Il caffè degli Europei
Omicidio in prima serata (Giallo, 2011) con
Fritz Wepper, Bernd
Michael Lade, Francis
Fulton-Smith. Regia di
Franziska Meyer Price.
Elementary “Caricata a
droga”
Guardia Costiera “La
nave dei detective”
Il commissario Lanz
“Morte di un insegnante”
Rai Parlamento Telegiornale
TG2 Flash L.I.S.
TG2 - Meteo 2
Blue Bloods “La legge
dei Reagan”
N.C.I.S. “Berlino”
TG2 - 20.30
Shall we dance? (Commedia, 2004) con Richard Gere, Jennifer
Lopez, Susan Sarandon. Regia di Peter
Chelsom.
TG2
Ultima puntata Emozioni Playlist “La Playlist per l’estate”
Sorgente di vita
Hawaii Five-0
10.10
10.55
11.00
11.55
12.00
12.15
13.10
14.00
14.20
14.50
14.55
15.00
16.05
17.05
18.00
18.55
19.00
19.30
20.00
20.10
20.35
21.05
23.15
23.20
23.50
Nuova edizione Agorà
Estate “Politica e non
solo”. Condotto da Serena Bortone
Jack London - L’avventura del Grande Nord
“Prima puntata”
TG3 Minuti
Martin Eden
Meteo 3
TG3
Doc Martin “Episodio
1” con Martin Clunes
Il tempo e la storia
TG Regione - Meteo
TG3 - Meteo 3
TGR Piazza Affari
TG3 L.I.S
Blu notte - Misteri italiani
Sam e Sally “Laura”.
Con Georges Descrieres, Corinne Le Poulain
Due assi per un turbo
“Il barone Von Reber”
Geo Magazine
Meteo 3
TG3
TG Regione - TG Regione Meteo
Blob
I giorni di Parigi
Un posto al sole
Ciclo Amori travolgenti - Prima tv Rai
Dietro i candelabri
(Drammatico, 2013)
con Matt Damon, Michael Douglas, Rob
Lowe. Regia di Steven
Soderbergh.
TG Regione
TG3 Linea notte
Estate - Meteo 3
Ultima puntata - Prima
tv Visionari
10.55
11.00
13.00
13.40
14.10
14.45
15.45
16.45
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19.55
20.00
20.40
21.10
23.30
0.00
0.30
1.15
2.35
TG5 Mattina
CentoVetrine
CentoVetrine
Le tre rose di Eva
“Quindicesima puntata”. Con Anna Safroncik, Roberto
Farnesi
TG5 - Ore 10
Forum. Condotto da
Barbara Palombelli
TG5 - Meteo.it
Beautiful
Una vita
Cherry Season - La stagione del cuore
Il segreto
Insegnami a volare
(Sentimentale, 2012)
con Gesine Cukrowski,
Franz Dinda, Christoph
M. Ohrt. Regia di
Christoph Schrewe.
Ricaduta libera
TG5 Prima Pagina
TG5 - Meteo.it
Paperissima Sprint
Estate. Condotto da
Maddalena Corvaglia,
Vittorio Brumotti e il
Gabibbo
Prima tv Matrimoni e
altre follie “Amanti per
caso” “Un bel gioco
dura poco” con Nancy
Brilli
SuperCinema “Speciale Taormina”
X-Style Motori
TG5 Notte - Meteo.it
Paperissima Sprint
Estate (Repl.)
Tierra de lobos L’amore e il coraggio
“La cena d’addio” con
Alex García
SPORT
19.20 Intruders
SCU
Con Clive Owen
19.30 Teneramente folle
SC1
Con Zoe Saldana
19.30 Asterix e il regno degli
SCF
dei
19.35 Duplex - Un appartamento per tre
SCH
Con Ben Stiller
21.00 Vacanze di Natale ‘91
Con Christian De Sica SCC
SCF
21.00 L’era glaciale
21.00 Il socio
SCM
Con Tom Cruise
21.00 Suite francese
Con Michelle Williams SCP
21.00 Into the Wild
SCU
Con Emile Hirsch
21.10 Prima tv Torno indietro
e cambio vita
SC1
Con Raoul Bova
21.10 Ossessione omicida
SCH
Con Idris Elba
22.25 The Last Song
SCF
Con Miley Cyrus
22.40 Torno indietro e cambio vita
SCH
Con Raoul Bova
22.45 Men In Black II
Con Tommy Lee JonesSC1
22.55 Le stagioni del cuore
SCP
Con Sally Field
23.00 Anni 90
Con Christian De Sica SCC
23.30 Forza maggiore
Con Johannes
SCU
Kuhnke
23.40 I Vichinghi
Con Ryan Kwanten SCM
0.15 Un’estate al ranch
Con Morissa O‚Mara SCF
0.15 I fratelli Grimm e
l’incantevole strega
SCH
Con Matt Damon
LEGENDA
C - CN Cult - Cartoon Network
SKM Sky Mondiali HD
D
Discovery Chan. HD
ES
Eurosport HD
DY Disney Channel
12.30 Tennis, Grande Slam 2016
Da Londra Wimbledon:
1a giornata (Diretta) SP2
14.00 Tennis, Grande Slam 2016
Da Londra Wimbledon:
1a giornata (Diretta) SP2
14.00 Tennis, Grande Slam 2016
Da Londra Wimbledon:
1a giornata (Diretta) SP3
18.00 Calcio, UEFA Euro 2016
Italia - Spagna (Ottavi
di finale, da Saint
SP1
Denis) (Diretta)
21.00 Calcio, UEFA Euro 2016
Inghilterra - Islanda
(Ottavi di finale, da
SP1
Nizza) (Diretta)
21.00 Studio Wimbledon
SP2
(Diretta)
21.15 Automobilismo, FIA
WTCC 2016
Vila Real (Portogallo):
ES
Gara 2
21.30 Tennis, Grande Slam 2016
Da Londra Wimbledon:
SP2
1a giornata
22.00 Tennis, Grande Slam 2016
Da Londra Wimbledon:
SP3
1a giornata
HD
16.35
17.00
17.55
18.20
18.30
19.25
21.10
23.25
0.55
13.00
14.00
15.30
15.40
16.55
18.55
19.35
19.55
20.30
21.15
23.40
23.45
2.05
2.35
2.55
TELEFILM
Rai 4
Rai 5
21.00 Bones “La voce dell’inFC
tolleranza”
21.00 Prima tv Outcast “Il pecF
cato preferito”
21.00 Finale di stagione - Prima
tv Grey’s Anatomy “AfFL
fari di famiglia”
21.00 I maghi di Waverly DY
21.10 Prima tv Il Trono di
Spade “Battle of the BaSKA
stards”
NCK
21.20 I Thunderman
DY
21.25 Raven
21.50 Prima tv The Family
F
“Maschere”
21.50 Zack e Cody sul ponte
DY
di comando
21.55 Bones “Game Over” FC
22.00 Prima tv The Catch “The
FL
Happy Couple”
22.10 Versione originale
Il Trono di Spade
“The Winds of
SKA
Winter”
DY
22.20 Violetta
22.45 Outcast “Il peccato preF
ferito”
22.50 N.C.I.S. “Panico in aeroFC
porto”
20.45 Calcio, UEFA Euro 2016 Rai dire Europei InghilterraIslanda (Ottavi di finale, da
Nizza) (Diretta)
23.45 Penny Dreadful “Possession” con Eva Green
21.15 L’arte secondo Dario Fo Michelangelo Tegno occhi
e orecchi
23.30 Concerto rock
DOCUMENTARI
RAGAZZI
20.55 Supercar: macchine da
NGC
sogno
21.00 Ostaggi delle SS sulle
THC
Alpi
21.00 Marchio di
D
fabbrica
21.10 Prima tv So You Think
SKU
You Can Dance
21.30 Marchio di fabbrica D
21.55 Prima tv Lupi di
NGC
mare
21.55 Prima tv Dual Survival D
22.40 Gli eroi di Dachau THC
F
19.00 I Simpson
19.15 Lo straordinario
mondo di Gumball CN
CN
19.40 Clarence
DY
19.45 Summer Camp
CN
20.00 Regular Show
DY
20.15 Disney Topolino
20.25 Regular Show
CN
CN
21.15 Teen Titans Go!
CN
21.40 Teen Titans Go!
NCK
21.45 Spongebob
22.05 Lo straordinario
mondo di Gumball CN
Canale disponibile anche in alta definizione
F
Fox HD FC-FL Fox Crime HD Fox Life
SKA Sky Atlantic
MGM Metro Goldwyn Mayer
NCK Nickelodeon
16.05
10.40
11.30
12.00
Cuore Ribelle
Carabinieri 3 “Un rapporto pericoloso” con
Alessia Marcuzzi
Ricette all’italiana
TG4 - Meteo.it
Un detective in corsia
“Un piano diabolico”
con Dick Van Dyke
La signora in giallo
“La battaglia di Cabot
Cove” con Angela
Lansbury
Lo sportello di Forum.
Condotto da Barbara
Palombelli
I viaggi di Donnavventura
Hamburg Distretto 21
“La bussola” con
Sanna Englund
Julie Lescaut “Volontari”. Con Véronique
Genest, Jennifer Lauret
TG4
Dentro la Notizia Meteo.it
Tempesta d’amore
Dalla vostra parte.
Condotto da Paolo Del
Debbio
Sciarada (Thriller,
1963) con Cary Grant,
Audrey Hepburn, Walter Matthau. Regia di
Stanley Donen.
I bellissimi di R4
Hollywood Homicide
(Azione, 2003) con
Harrison Ford, Josh
Hartnett, Lena Olin.
Regia di Ron Shelton.
Modamania
TG4 Night News
Media shopping
11.00
13.30
14.00
14.20
16.20
17.15
19.00
20.00
20.35
21.10
23.30
1.15
1.25
CANALI FREE DIGITALE TERRESTRE
SATELLITI
FILM
13.05
13.45
14.35
15.00
15.35
Belle e Sebastien
Georgie
Sailor Moon
Chuck
White Collar
Il gusto dell’estate
Studio Aperto Meteo.it
Sport Mediaset
I Simpson
I Griffin
The Big Bang Theory
My name is Earl “A
sud della frontiera seconda parte”
Due uomini e mezzo
“Lo chiamavo Magoo”
Suburgatory “Il sesto
senso di Tess” con Jeremy Sisto
Friends “Ricordi quella
sera?” “Promesse e ricordi”
Dharma & Greg “Lo
spirito indiano”
Camera Cafè
Studio Aperto Meteo.it
C.S.I. Miami “Le pallottole della morte”
“Resurrezione” con
David Caruso
La leggenda di Al,
John & Jack (Commedia, 2002) con Aldo
Baglio, Giovanni
Storti, Giacomo Poretti. Regia di Aldo Baglio, Giacomo Poretti,
Giovanni Storti, Massimo Venier.
Top Dj “Sesta puntata”
Suits “Una vita in scatola” con Gabriel
Macht
NGC National Geo.HD
SC1 - SCU Cinema 1 HD - Cult
SCC Cinema Comedy HD
SCF Cinema Family HD
SCH - SCM Cinema Hits HD-Max HD
SF1 Sky Formula 1 HD
SCP Cinema Passion HD
SP1-2-3 Sky Sport 1-2-3 HD
SKU Sky Uno
THC The History Channel
Rai Storia
20.40 Il tempo e la storia
21.30 Italia: Viaggio nella bellezza
22.20 Palazzi d’Europa
23.10 Res Tore
Rai Movie
21.15 Gli uomini dal passo pesante (Western, 1965) con
Gordon Scott. Regia di Albert Band, Mario Sequi.
23.05 Appaloosa (Western, 2008)
con Viggo Mortensen, Ed
Harris, Robert Knott. Regia
di Ed Harris.
Cielo
21.15 L’erba di Grace (Commedia, 1999) con Brenda Blethyn. Regia di Nigel Cole.
23.00 Le età di Lulù (Drammatico, 1990) con Francesca
Neri. Regia di Bigas Luna.
Iris
21.00 Mickey occhi blu (Commedia, 1999) con Hugh Grant,
James Caan, Jeanne Tripplehorn. Regia di Kelly
Makin.
23.05 Disastro A Hollywood
(Commedia, 2008) con Robert De Niro, Sean Penn.
Regia di Barry Levinson.
21
Omnibus (Dir.)
Coffee Break. Condotto da Flavia Fratello
(Dir.)
L’aria d’Estate. Condotto da Andrea Pancani (Dir.)
TG La7
TG La7 Cronache.
Condotto da Bianca
Caterina Bizzarri
Countdown - Dimensione zero (Fantascienza, 1980) con
Martin Sheen, Kirk
Douglas, Katharine
Ross. Regia di Don
Taylor.
Sfera
Joséphine, ange gardien “Il prezzo della
bellezza” con Mimie
Mathy
A cena da me - Come
Dine With Me
TG La7
Nuova edizione In
Onda “Prima puntata”. Condotto da
David Parenzo e Tommaso Labate (Dir.)
Suspect - Presunto colpevole (Thriller, 1987)
con Joe Mantegna,
Dennis Quaid, Cher.
Regia di Peter Yates.
Cronisti d’assalto
(Drammatico, 1994)
con Michael Keaton,
Robert Duvall, Glenn
Close. Regia di Ron
Howard.
TG La7
In Onda. Condotto da
David Parenzo e Tommaso Labate (Repl.)
CLASS TV
Class Cnbc
(Canale 507 di Sky)
15.00 Linea Mercati Wall Street
17.00 Alert Mercati
18.00 Report - Il TG della Finanza
22.00 Linea Mercati Notte
22.30 Italia Oggi TG
Class Horse
(Canale 221 di Sky)
18.05 Special Class: Venaria,
una eleganza reale
19.10 Highlights Furusiyya FEI
Nations Cup 2016: Sopot
20.35 Special Class: Cavalleria
Toscana, la nuova collezione P/E 2017
Class TV Moda
(Canale 180 di Sky)
18.15 Full Fashion Designer
21.00 Breakout
22.00 Full Fashion Designer
CANALI PREMIUM DIGITALE TERRESTRE
Joi
Action
Premium Stories
20.50 Due uomini e mezzo
“Siamo pari!” con Charlie
Sheen
21.15 The Big Bang Theory “La
corrosione dell’addio al
celibato” “L’approssimazione del 2003” con Johnny Galecki
22.05 The Middle “La cotta”“La
recensione”
20.10 Undercover “La notte
brava di Zori” con Vladimir Penev
21.15 The Vampire Diaries
“Cose che abbiamo perduto nell’incendio” con
Nina Dobrev
22.05 The Originals “Nel Regno
dei Morti” con Joseph
Morgan
20.25 Royal Pains “Tutti pazzi
per Ray!” con Mark Feuerstein
21.15 Prima tv Satisfaction
“Verso la ricerca psichedelica” con Stephanie
Szostak
22.05 Prima tv Girlfriends’
Guide to Divorce “Regola
14: No vuol dire... no”
Premium Cinema
Studio Universal
Premium Sport
21.15 The Resident (Drammatico, 2010) con Jeffrey
Dean Morgan, Hilary
Swank, Christopher Lee.
Regia di Antti Jokinen.
22.55 Il ragazzo della porta accanto (Thriller, 2015) con
Jennifer Lopez, Ryan
Guzman, Ian Nelson.
Regia di Rob Cohen.
21.15 Psyco (Giallo, 1960) con
Anthony Perkins, Janet
Leigh, Vera Miles. Regia
di Alfred Hitchcock.
23.10 Labyrinth (Fantastico,
1986) con David Bowie,
Jennifer Connelly, Toby
Froud. Regia di Jim Henson.
0.55 Cinechat
18.00
18.30
19.00
19.30
20.05
21.00
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Calcio, Premium Calcio
Classic Juventus - Paris
Saint Germain
22.45 Calcio Mercato
23.20 Calcio Mercato
22
__Lunedì 27 giugno 2016__
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A tu per tu
di MATTIAS MAINIERO
::: lelettere
[email protected]
Le lettere via e-mail vanno inviate sottolineando nell’oggetto: “lettere“. Via posta vanno indirizzate a: Libero - viale L. Majno 42 - 20129 Milano, via fax al n. 02.999.66.264.
BREXIT/1
prattutto gli avvocati.
Rudi Vido
e.mail
Come
in guerra
Attenti
all’ombrello
europeo
Caro Mainiero, lei, che s’intende d’economia molto più di chi le scrive,
certamente potrà spiegarmi perché,
secondo “The Sun”, il 50% dei tedeschi, che sarebbero quelli che stanno
meglio nell’Ue, qui vorrebbe restare,
mentre il 39% degli italiani,che sarebbero penalizzati, vorrebbe uscirne.
Tedeschi e italiani due popoli sciocchi?
Luigi Fassone
e.mail
***
Innanzitutto, dopo quello che è
successo anche in Gran Bretagna,
io prendere sondaggi e statistiche
sul voto – referendum, Politiche o
Amministrative non fa differenza
– e getterei il tutto nell’immondizia. E’ giusto, in un mondo che vuole regole precise, che ogni cosa stia
nel posto che le compete. In secondo luogo: “The Sun”, al di là delle
percentuali imperscrutabili, scrive un’ovvietà, che in tanti negano.
La Germania ha
un’economia forte
e i tedeschi, che di
solito hanno un’alta concezione di se
stessi (pensi alla
Merkel), sono convinti di dare all’Europa più di quanto
l’Europa dia loro,
convintissimi che
gli europei del Sud (italiani e greci
in particolare) non meritino il loro appoggio e arciconvinti che l’Europa debba essere a loro immagine e somiglianza (più di quanto
non lo sia già). In breve: insoddisfatti di questa Unione, in gran parte non la digeriscono. Viceversa,
gli italiani sanno dei loro guai, il
debito pubblico, la disoccupazione, qualche banca non proprio solidissima eccetera eccetera. E dunque, opportunisticamente, vedono nell’Europa un ombrello protettivo o un paracadute, la qual cosa
porta la maggioranza a dire: sto in
Europa, ci resto e voglio cambiarla
dall’interno. Vogliono, a modo loro, un ombrello su misura, possibilmente all’ultima moda e in tinta con il soprabito, dimenticando
che l’Europa è questa, che altre
non ce ne sono e che modificare
un organismo geneticamente bacato è opera impossibile. Sanno,
gli italiani, di essere in un vicolo
cieco e che l’unica cosa da fare sarebbe una precipitosa retromarcia, però troppo complicata e onerosa per i nostri gusti. E allora insistono consolandosi con l’ombrello. Lei ricorda, caro Fassone, l’ombrello di Altan? [Reuters]
[email protected]
segui la rubrica anche su
www.
Anche stavolta gli inglesi ci salvano dalla terza guerra mondiale. Anche se economica è
pur sempre guerra, sicuramente non meno violenta. Come ci insegna la storia, i tedeschi sono destinati a perdere
tutte le guerre. Noi italiani ci
metteremo alla finestra per vedere chi sarà il vincitore e saremo pronti a salire sul carro.
BREXIT/5
Non succederà
nulla
Con chiarezza,di montanelliana memoria, il direttore Vittorio Feltri fa il punto su Brexit:
«Lezione inglese di democrazia», Regina compresa, il voto
è sacro! Questo, in sintesi. E
c’è poco da aggiungere. Forse
una sola osservazione, detta
con invidia: hanno avuto come Re, tale Enrico VIII. Ed è
tutto dire!
Dalla vicenda Brexit emergono tre motivi di riflessione. Il
primo è che l’Unione Europea
poggia ancora sul nulla. Il secondo è che gli inglesi mai sarebbero diventati europei a
pieno titolo: loro sono sempre
quellidella sterlina,del circolare a sinistra e della regima. Il
terzo è che i mercati finanziari
sono di una codardia immensa e irresponsabile. Bruciano
miliardi di ricchezza a ogni
stormir di fronda per buggerare i malcapitati che abboccano. L'Inghilterra uscirà dalla
Ue col tempo, non subito, e
non succederà assolutamente
nulla.Basterà tenere i nervisaldi. Tutti, anche i governi. Bisogna però approfittare dell'occasione per costruire finalmente una Ue vera: come gli
Usa. Adesso, senza la Gran
Bretagna, si può.
Alessandro Giusti
e.mail
Gianfranco Belisari
Milano
Michele Ostan
e.mail
BREXIT/2
Lezione
di democrazia
BREXIT/3
BREXIT/6
Ci voleva
un segnale
Non c’è
da esultare
Ha ragione il Direttore Vittorio
Feltri: ci voleva un segnale a
Bruxelles e ad Angela Merkel.
L’euroburocrazia ha fatto tantidanni,soprattutto a certi Paesi come Grecia e Italia. Non
c’è più lo spirito fondativo dei
Carlo Azeglio Ciampi, Kohl e
Duisenberg. C’è un dirigismo
elitario di questi burocrati alla
Juncker e Schultz che ha portato alla gente solo imposizioni
e sacrifici. Vediamo se inizierà
ora un effetto domino negli altri Paesi. Rimarrà solo Juncker
a difendere il forte (vuoto) di
Bruxelles.
Scusate, ma sembra che siate
un po’ tutti fuori di testa. Esultate per la Brexit come se fosse
l’inizio di una nuova era.Intanto la Borsa italiana ha perso il
12 per cento contro il 6 per cento degli altri Paesi. Questo non
vi dice nulla? Ma è solo l’inizio. Si può parlare male della
Unione Europea ma cosa conterebbe il nostro paese in un
contesto internazionale con
un debito mostruoso, una
denatalità crescente, un peso
fiscale tale da scoraggiare qualsiasi investitore, una illegalità
diffusa, un sistema giustizia
lento ed inefficiente, una immigrazione incontrollata grazie anche ai ponti di bergogliana memoria e non solo?
Filippo Molteni
Como
BREXIT/4
Carlo Mancini
e.mail
Divorzio
non consensuale
Secondo Juncker il divorzio
tra Europa e Inghilterra non sarà consensuale. Il solito divorzio in cui ci rimetteranno i figli,
nel caso specifico i cittadinieuropei, e ci guadagneranno so-
EUROPA/1
Complimenti ai nostri parlamentari in Italia e a Bruxelles.
DIRETTORE RESPONSABILE
Pietro Senaldi
VICE DIRETTORI
Massimo de’ Manzoni (vicario)
Franco Bechis - Fausto Carioti
DIRETTORE GENERALE
Stefano Cecchetti
REDAZIONE MILANO e AMMINISTRAZIONE
Viale L. Majno, 42 - 20129
Telefono: 02.999.666 - Fax: 999.66.264
iniziativa del 2013 di indire referendum per uscire dalla Ue
con la certezza che non sarebbe successo nulla. Ha danneggiato sé ma soprattutto la
Gran Bretagna. In realtà tutto
non sarebbe perduto se il Parlamento inglese non confermasse il voto vista la sostanziale parità dei sì e dei no e soprattutto le conseguenze dell’uscita dall’Unione Europea. Mi
sembra che in questo caso il
Parlamento inglese avrebbe la
libertà e il dovere di fare una
scelta responsabile per il bene
del Paese.
Federico Garberoglio
e.mail
EUROPA/2
Roberto Nuara
e.mail
Il futuro
dell’Italia
L'Inghilterra ha votato. Ma
non mi sembra affatto una democrazia anti regole dell’Unione Europea. Bensì, un interesse nazionale anti-Europa. Se
fa effetto domino, l’Italia non
reggerà, a meno che non si
genufletterà alla Germania di
Angela Merkel.
GRAN BRETAGNA/2
Referendum:
regole da rivedere
Il referendum della Gran Bretagna per uscire dall’Unione
Europea è risultato essere per
il 52 per cento favorevole ai sì
contro il 48 per cento favorevole aino. Questi dati fanno riflettere nel senso che le percentuali in analisi lata fanno capire che metà del popolo della
Gran Bretagna è per l’uscita
dall’Unione Europea e metà
del popolo è per il rimanere.
Io inviterei i responsabili statali a rivedere la formulazione
del referendum nel senso di
dare vincita al 65 per cento
(equivalente al terzo della popolazione); nel qual caso la
vincita è certa e non dà adito a
dubbio ripensamento.
Gianfranco Pesci
Urbisaglia (Macerata)
EUROPA/3
Una camicia
di forza
Quello di affrancarsi, con il referendum per uscire dall’Unione Europea, da vincoli soffocanti e mal concepiti, partoriti
da burocrati europei non eletti, è stata la cosa più saggia che
gli inglesi potessero fare per
evitare di essere ingabbiati come gli altri. Si è trattato di un
voto assai sofferto e partecipato, che ha aperto una breccia
nei muri della prigione, a vantaggio anche degli altri europei. Gli inglesi hanno deciso di
non rinunciare alla propria sovranità e di poter restare artefici del proprio destino, anziché
consegnarlo nelle mani di finanzierie banchieri.La Comunità Europea si è trasformata
in una camicia di forza per i
cittadini, il cui status sempre
di più si avvicina a quello di
sudditi.
Francesco Cillo
Cervinara (Avellino)
FINI
Il fantasma
ha parlato
Gianfranco Fini, indignato per
il commento di Giorgia Meloni sul referendum della Gran
Bretagna per uscire dall’Unione Europea, attacca «la notte
fonda della destra europeista». Il fantasma ha parlato!
Ugo Mazzoni
Forlì
Omar Valentini
Salò (Brescia)
SAVIANO
Sproloqui
radical-chic
GRAN BRETAGNA/1
Cameron ha fatto
tutto da solo
Che bella
gara
DIRETTORE
Vittorio Feltri
Non si sono accorti che, per la
prima volta nella storia umana, la guerra in Europa non sarà più combattuta frontalmente, armi in pugno. Ora i nemici
ce liportiamo in casa, limanteniamo e li corteggiamo fino a
quando non saranno così numerosi e potenti da abbatterci
come conigli di batteria. Posso
fare una domanda banale? I
Vip europei fanno a gara a chi
è più cretino?
Mi sembra che il Premier inglese David Cameron abbia
fatto tutto da solo con la sua
Libero ha pubblicato alcune
fotine di personaggi, ciascuno
dei quali diceva la sua sulla
Brexit. Fra gli altri, lo scrittore
Roberto Saviano, che ha di-
REDAZIONE ROMA
Via Trinità dei Pellegrini, 12 - 00186
Telefono: 06.999.333 - Fax: 06.999.33.443
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L’UNIONE SARDA S.p.A. Centro stampa - Via Omodeo, 5 - 09030 Elmas (CA)
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CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
PRESIDENTE: Arnaldo Rossi
CONSIGLIERI: Claudio Santini - Stefano Cecchetti
TESTATA: Opinioni nuove - Libero Quotidiano
Contributi diretti legge 7 agosto 1990 n. 250
nº 176 anno LI
Registrazione nº 8/64 del 22/12/1964 - Tribunale di Bolzano
CERTIFICATO N. 8166
DEL 06/04/2016
ISSN 1591-0423
La tiratura di lunedì 27 giugno 2016
è di 101.604 copie
23
__Lunedì 27 giugno 2016__
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Vi invitiamo a scrivere lettere brevi. La redazione si riserva il diritto di tagliare o sintetizzare i testi.
Posta prioritaria
DI MARIO GIORDANO
Crollerà l’Ue di lorsignori, non il nostro portafogli
stati più deboli?... E allora le grida all’attenzione al voto inglese era solo un allarme giustappunto creato? Ci dica il suo parere.
Angelo Trotta - via mail
***
Caro Giordano, la Brexit ha provocato in tutto
il mondo il timore che le economie potessero
crollare portando al dissesto gli Stati più deboli. Infatti il deprezzamento della sterlina fa preoccupare particolarmente quei Paesi produttori che da sempre intrattengono rapporti
commerciali con l’Inghilterra. Una cosa che
però non capisco è l’andamento borsistico
che in Italia ha sfiorato -13%, in Spagna -12%,
in Francia -7/8% e, cosa strana quella di Londra al - 3,5%. Non è che i soliti speculatori,
quelliche gridavano alsicuro sfascio economico, hanno subito fatto affari sulla pelle degli
chiarato: «Ha vinto il popolo
che nel 1938 acclamava Hitler». La frase è edificante per
quanto concerne il personaggio. Saviano è oramai stato cooptato nel club dei radical
chic e, da quell’ammucchiata,
sproloquia dando prova di arroganza e di disprezzo per
quelpopolo che in Gran Bretagna, con quel voto, ha semplicemente espresso la sua volontà, com’è nel suo diritto e secondo democrazia.
Il mio parere lo sto dicendo da giorni,
caro Trotta. Certo che si è creato un allarmismo eccessivo: le sanzioni economiche
alla Russia, per dire, stanno provocando alle imprese italiane danni assai superiori a
quelle dell'uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Eppure vengono varate e rinnovate
nel silenzio generale, mentre sulla Brexit si
spendono fiumi di lacrime. Davvero un’esagerazione che non coinvolge solo l’economia. Da venerdì, per esempio, continuo
a sentire grida di dolore sull’Inghilterra
perduta, «quello che non avremo più», leggo articoli che danno l’addio ai Beatles come se da ora in avanti fosse vietato ascoltare Yellow Submarine, cerimonie di congedo dalle vacanze a Londra e al British Museum come se sulla Manica fosse stato tira-
a somiglianza del suo amico
Berlusconi.
re che il mondo si trasformi
presto in una polveriera.
Antonio Filippo
e.mail
Ambrogio Pezzoni
Legnano (Milano)
FINANZA
RAGGI
Speculatori
liberi di far male
Gloriana Bertoni
Roma
PUTIN
Il capro
espiatorio
Qualcuno afferma che la
Brexit sia stata finanziata segretamente da Vladimir Putin,
che ovviamente si fatto quattro risate. E noi, più modestamente, ridiamo a ruota, ma ci
chiediamo perchè quando le
cose vanno male,spesso a cause di scelte scriteriate, è sempre colpa diqualche anima nera che trama contro il bene. E
così il presidentone russo si ritrova a rappresentare il male,
to su il filo spinato. Ieri sulla Stampa lo
scrittore Antonio Scurati descriveva con
questi toni il futuro della Gran Bretagna
senza Ue: «Tornerà a essere uno scoglio popolato da guerrieri feroci?». Ma certo, come no: torneranno i Celti e i Vichinghi, re
Carataco e la terribile Budicca regina della
guerra, come avevamo fatto a non pensarci prima? È stato diffuso un panico tale che
la gente mi ferma e mi chiede: e adesso come faremo ad andare in Inghilterra? Semplice, rispondo: come prima. C’è qualcuno
che ha difficoltà ad andare in Svizzera, tanto per fare un esempio? E la Svizzera è forse nell’Unione europea? Anche dal punto
di vista economico, caro Angelo, vedrà che
passata la solita buriana finanziaria che
brucia carta, più che soldi, tutto tornerà come prima. Anzi, forse meglio di prima come alcuni avveduti hanno già anticipato,
dal gran capo di Intesa Carlo Messina al
gran capo di Mediolanum Ennio Doris. L’unica cosa che davvero crollerà non saranno le nostre finanze: sarà l’Ue di lorsignori.
E anche questa, mi creda, non è per nulla
una brutta notizia.
Le lacrime
di Virginia
Le Borse crollano, ma in modo differente! La Borse di Londra, “responsabile” della
Brexit, ha fatto registrare un
-3,15%, Milano invece ha chiuso con un -12,48%. Se pensiamo che in occasione dell’undici settembre 2001 e dell’attentato alle Torri Gemelle Milano
registrò un -7,57%, significa
una sola cosa, e cioè che nulla
è stato fatto in questi quindici
anniper arginare gli speculatori,e cioè coloro che spadroneggiano sempre di più contro gli
Stati deboli, ma, soprattutto,
contro i loro popoli impotenti
che vengono presi a schiaffoni. Non so come, ma necessita
mettere insieme una coalizione mondiale che ponga un freno, con le buone o (sottolineo) con le cattive, all’arroganza e spregiudicatezza degli
speculatori,se si vuole impedi-
Il sindaco di Roma Virginia
Raggi, nell’affacciarsi al balcone del Campidoglio,è scoppiata in lacrime. Tutto questo dopo aver consultato i libri contabili della Capitale d’Italia.
Elio Cataldo
e.mail
ROMA
nitari del palazzo nelle fogne.
L’operatore mi assicurò che si
trattava di guasto da riparare
con urgenza e che presto
avrebbero provveduto. Però,
in via A. Mammucari, dove c’è
la palazzina con il tubo fognario rotto, non si è vista anima
viva.
NORD: Nubi sparse con qualche occasionale rovescio su Val Padana e
settori alpini, più asciutto su Liguria e Piemonte. Temperature in calo.
Mari calmi o poco mossi.
CENTRO: Sole ovunque con pochi disturbi pomeridiani sulle zone interne
appenniniche. Temperature in flessione. Mari generalmente calmi o poco
mossi.
SUD: Sereno su tutte le regioni, salvo qualche possibile fenomeno
diurno su Gargano e rilievi. Temperature senza grosse variazioni. Mari
calmi o poco mossi.
NORD: Al nord ovest nubi sparse con ampie schiarite sulle pianure
lombardo piemontesi, coperto con pioggia debole altrove. Al nord est
coperto con pioggia debole sulle Dolomiti, nubi sparse altrove.
CENTRO: Sul Tirreno sereno sui litorali, nubi sparse con ampie schiarite sulla capitale e sulle pianure toscane. Sull'Adriatico sereno sui litorali, nubi
sparse con ampie schiarite altrove.
SUD: Sul Tirreno nubi sparse con ampie schiarite sulla dorsale calabra,
sereno altrove. Sull'Adriatico nubi sparse con ampie schiarite sul litorale adriatico, sereno sul litorale.
Renato Pierri
e.mail
SOLIDARIETA’
Una semplice
verità
La migliore solidarietà è praticata da chi esige da sé stesso e
non pretende dagli altri.
Gianfranco Nìbale
e.mail
Telefonate
inutili
Si guasta qualcosa, si rompe
un tubo dell’acqua, qualsiasi
cosa nelle case di edilizia popolare a Roma? Semplice. Basta fare una segnalazione al
call center del Comune di Roma Servizio Manutenzione, e
ti risolvono il problema in
men che non si dica. Infatti, io
ho telefonato circa tre mesi fa
e ho segnalato la rottura di un
tubo che porta i liquami dai sa-
ESTATE
Moda
o masochismo?
È arrivato il caldo dell’estate.
Non capisco le signore che si
vestono di veli e poi imprigionano i piedi in stivaletti chiusi,
ad altezza polpaccio. Moda, o
masochismo?
Carlo Chievolti
e.mail
NORD: Tempo in netto miglioramento con cieli in prevalenza sereni su
tutte le regioni. Maggiore nuvolosità, alternata ad ampie schiarite, su
Piemonte, Lombardia e Liguria.
CENTRO: L’alta pressione continua ad interessare tutte le regioni garantendo una giornata con cieli sereni o poco nuvolosi. Temperature in lieve aumento. Mari calmi o poco mossi.
SUD: Ancora una giornata con cieli sereni su tutte le regioni meridionali.
Possibili velature su interne e rilievi. Temperature in aumento. Mari generalmente calmi o poco mossi.
Temperature previste oggi
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MILANO
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