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LA PRESA DEL FORTE BELGA
DI EBEN EMAEL
L'azione dei Fallschirmpioniere
Un'impresa assolutamente innovativa
Belgio 10-11 maggio 1940
PREMESSA
Come comandante supremo Adolf Hitler – al contrario di Napoleone soldato di professione –
rappresenta il dilettante, privo delle competenze per capire la strategia e le operazioni belliche,
incapace di percepire la realtà del campo di battaglia e dei problemi logistici. In possesso di una
specie di potere ipnotizzante (fino alla sua fine) è in grado di plagiare le folle e i militari
professionali ricevendo una cieca fiducia nella possibilità di vittoria, un potere persuasivo che
intimidisce anche i generali più scettici e decisi. E' in questa personalità che va ricercata la chiave
del mistero centrale dei rapporti tra ufficiali di professione abili e valorosi (come non si era visto nel
XX secolo) e questo austriaco contornato da una corte di parvenus e di avida gentaglia che
conquista potere sotto il segno della svastica del partito nazionalsocialista. Ci si domanda: come è
successo che una generazione di uomini rispettabili, apolitici, condizionati dalla tradizione e dal
codice d'onore derivanti da secoli al servizio di sovrani legittimi, siano stati sedotti da un dittatore
sorretto da una fede mistica nel suo genio ma maestro del raggiro ?
La risposta è che i generali si trovarono di fronte a un dilemma morale non risolvibile se non
ottemperando al giuramento di fedeltà prestato al dittatore, anche se il suo carattere criminale si
manifesterà sempre di più durante gli eventi bellici, esprimendo una sprezzante indifferenza sulla
sorte dei propri connazionali. Molti di questi ufficiali superiori rispettano la tradizione e l'etica
dell'antica casta militare prussiana e le norme di vita del puritanesimo luterano, rappresentando
gli ultimi echi dell'ordine militare monastico dei Cavalieri Teutonici.
Opportunista e giocatore d'azzardo, dal 1933 al 1939 Hitler realizza le sue strategie internazionali
attraverso una serie di bluff psicologicamente brillanti fino al grande successo conseguito a
Monaco nel 1938 quando Chamberlain e Daladier abbandonano la Cecoslovacchia nelle mani
della Germania nazista. Poi, imbaldanzito dal cinico patto di spartizione Ribbentrop-Molotov,
attacca la Polonia ritenendo che Francia e Gran Bretagna non sarebbero intervenute per difendere
quello che considerano il loro protettorato: qui la sua amoralità lo tradisce, arriva la dichiarazione
di guerra dei due alleati e questo errore cruciale si rivelerà una catastrofe per l' Europa
modificandone l' assetto geopolitico per molti anni seguenti. Neville Chamberlain, sfiduciato dal
suo stesso partito, si dimette e il Re nomina al suo posto Sir Winston Churchill che possiede, come
si sa, ben altra tempra; guiderà con mano ferma la Gran Bretagna fino alla vittoria finale.
Hitler si vanta dei propri successi iniziali: “gli accordi contrattuali valgono solo fin quando mi
servono” infatti dopo solo un anno nel giugno 1941 attaccherà l'Unione Sovietica.
Questo articolo di storia contemporanea inizia dalla dichiarazione di guerra fino alla conquista del
Forte di Eben Emael conseguita con una tecnica mai sperimentata prima, l'aliante d'assalto. Chi
scrive ha inoltre ritenuto interessante fornire i brevi profili di due dei “grandi innovatori”, i generali
che hanno permesso i notevoli e insperati successi iniziali alla macchina da guerra nazista, Heinz
Guderian l'ideatore della “guerra lampo” e Kurt Student, il progettista di questa tattica mai
pensata prima e il vero anticipatore dell'utilizzo del corpo paracadutisti, che poi sarà replicato in
scala molto maggiore dagli Alleati.
CAPITOLO PRIMO
I “grandi innovatori” - i generali della macchina da guerra nazista
Generale Heinz Guderian – il Blitzkrieg (la guerra lampo)
Prussiano per mentalità e per nascita (1888-1954) come ufficiale delle unità
telegrafiste vede a Ypres nel 1914 i soldati morire imprigionati nelle trincee della
guerra statica e si convince che quel modo assurdo di combattere non può più
continuare. Nel 1929 riesce ad effettuare alcuni esperimenti di esercitazioni tattiche
con l'uso di veicoli e carri armati e la sua fervida intelligenza anticipativa gli permette
di progettare la dottrina del “colpo vincente” (Stosskraft) sferrato da formazioni di
carri armati e truppe meccanizzate.
Scrive un manuale “Achtung
1
Panzer !” che diventa un best-seller internazionale negli ambienti militari e che gli procura
l'attenzione di Hitler, attento a strategie risolutive che non comportino un lungo conflitto che la
Germania non può permettersi (mentre gli eventi, invece, gli si rivolteranno contro...).
Con la sua capacità di esporre brillantemente le sue teorie al momento giusto e alle persone
giuste, pur non essendo assolutamente simpatizzante per l'ideologia nazista, riesce a ottenere
l'appoggio di Hitler per la formazione di Panzerdivisionen come grandi Unità Autonome, dotate di
carri armati, artiglieria, trasporti per le truppe, officine, semoventi, radio efficienti e impiego
combinato con la Luftwaffe. Lui stesso ne definisce gli organici e l'organizzazione, partecipando
anche alla progettazione dei mezzi corazzati adeguati alle esigenze.
Guderian è un caso unico nella storia militare, è l' uomo che ha progettato
nel dettaglio un'arma, che provvede all'addestramento degli uomini, collabora
al piano dell'offensiva e che guida la sua arma in battaglia.
I tedeschi progettano i loro carri armati in previsione di adattarli alle future
esigenze, ad esempio il PzKw III viene costruito in tre moduli e via via che
la guerra esige nuovi armamenti più potenti viene ridisegnato per installare
cannoni più potenti fino ad abolire la torretta montando il potente pezzo da 75 mm. nello scafo
diventando un temibile semovente cacciacarri. (foto)
Lo stesso ing. Ferdinand Porsche disegna le sospensioni per aumentare il comfort e la sicurezza
dell'equipaggio, Porsche collabora anche come progettista di carri fino a collaudare lui stesso il
temibile Tiger che sarà la Nemesi dei carri degli Alleati.
Travolta la Polonia dalle Panzerdivisionen il Comando Supremo OKW si rende conto che l'attacco
alla Francia attuando il piano iniziale Fall Gelb è un grave rischio e Guderian viene convocato per
esaminare la fattibilità di far passare il grosso delle divisioni celeri attraverso le Ardenne mentre
l'attacco secondario sarebbe svolto invece lungo il Belgio e l'Olanda aggirando la Linea Maginot.
La sua risposta è favorevole, conosce bene le Ardenne ed è convinto fautore che l'impiego di
divisioni corazzate in zone difficili è fattibile con un risultato assolutamente inaspettato per il
nemico. E così accade, nonostante un ingorgo iniziale di migliaia di mezzi (il più grande ingorgo
stradale della storia che si estende per oltre 160 km. ignorato dalla
ricognizione alleata) nelle Ardenne, inglesi e francesi, che sono ancora
vincolati al concetto della guerra statica, vengono gettati nella massima
confusione dalla manovra a tenaglia delle direttrici dell'invasione.
Proprio quando l'avanzata acquista uno slancio inarrestabile e si
raccolgono molte migliaia di prigionieri e una massa enorme di
equipaggiamento nemico, Guderian e le sue Panzerdivisionen G (come
Guderian) vengono fermate da von Rundstedt e da Hitler che non hanno percepito che la velocità
stessa delle formazioni meccanizzate ha completamente paralizzato le linee alleate. Questa pausa
permette a francesi e inglesi di arretrare le truppe intorno a Dunkerque dove oltre 350.000 soldati
vengono reimbarcati in Inghilterra: l'esito della guerra viene deciso qui, la possibilità di infliggere al
nemico un colpo mortale definitivo è gettata al vento. (foto della spiaggia di Dunkerque con i soldati
in attesa)
Quando la situazione precipita per la Germania e l'esito del conflitto è ormai scontato, Guderian
cerca di salvare i brandelli dell'esercito che Hitler ha deliberatamente subordinato alle sue scelte
sbagliate - per non dire criminali - dimostrando una invidiabile e pericolosa determinazione
contrastando persone che hanno perso il senso della realtà e che vivono in un mondo di
menzogne e di illusioni. Fatto prigioniero dagli americani non viene accusato di crimini di guerra,
rimanendo nella Storia recente uno dei condottieri tedeschi che sono rimasti vincolati al loro
codice d' onore senza macchie nel loro comportamento.
Generale Kurt Student - il corpo paracadutisti
Il generale Kurt Student (1890-1978) è il principale artefice della innovazione che
differenzia il 2° conflitto mondiale dalla guerra precedente: la creazione e l'impiego
del corpo paracadutisti. Di origine prussiana proviene da una famiglia di piccoli
proprietari terrieri, viene ammesso alla scuola reale prussiana e, per caso, si trova a
seguire un corso di pilotaggio che cambia la sua vita. Partecipa al 1° conflitto
mondiale come pilota di caccia e dopo il trattato di Versailles – che impedisce alla
Germania di ricostruire l'aviazione militare – gli viene affidato il comando di una
scuola di volo a vela, una delle tante palestre di volo che in seguito formeranno la
grande massa di giovani esperti piloti di guerra.
Gli accordi di Rapallo del 1922 tra Mosca e
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Berlino prevedono il supporto al riarmo della aviazione tedesca con l'utilizzo degli aeroporti russi
(e inoltre per la sperimentazione delle divisioni meccanizzate..). Nel 1935 Hitler respinge le
clausole restrittive del trattato di Versailles permettendo alla Germania nazista il riarmo di tutte le
sue forze armate con la rinascita della Luftwaffe che si assume anche la competenza delle truppe
aviotrasportate. Student si vede assegnare il comando di una regione aerea e inizia subito a
elaborare l'utilizzo di truppe aviolanciate e quello degli alianti da assalto, scrivendo dottrine e
manuali praticamente partendo da zero. Student non si dimentica e fa buon uso dell'aver assistito
al lancio contemporaneo di ben 1.500 para' russi nel 1937 (le immagini sono impressionanti, il
lancio avviene con gli uomini aggrappati sopra le ali dei grossi e goffi plurimotori!).
Nel 1939 il corpo paracadutisti comprende circa 4.000 uomini e inoltre 14.000 soldati di fanteria
sono addestrati come truppe aviotrasportate, in grado di salire a bordo dei trimotori da trasporto
Ju 52 (“zia Ju” dei quali la Luftwaffe possiede ben 400 esemplari) e poi di schierarsi velocemente
sull'obiettivo una volta a terra, dotati di un armamento più pesante dei paracadutisti
che invece viaggiano necessariamente più leggeri.
Student è un uomo che disdegna il lusso, dotato di una specie di sesto senso che
gli permette di intravvedere sviluppi per altri impensabili, possiede una mente
logica e razionale, capacità di lavorare con metodo e meticolosità, è il creatore
dello spirito di corpo di una nuova arma (foto) che si afferma poi nelle forze armate
di tutto il mondo, nella quale i paracadutisti tedeschi spiccano per il loro valore in
combattimento in ogni fronte.
Il successo degli aviosbarchi in Olanda e in Belgio (che vedremo) e a Creta sono un esempio
eclatante della sua capacità di adattarsi alle circostanze tattiche e strategiche e del suo costante
impegno personale anche sul campo di battaglia.
Per ironia della sorte nel 1944 la sua armata di paracadutisti, che non è più stata utilizzata come
tale dopo l'invasione di Creta, si trova a combattere come fanteria contro le truppe aviotrasportate
alleate proprio sui corsi d'acqua che aveva conquistato con grande successo nel 1940 !
L'ultimo successo di Student è il colpo di mano (attribuito faziosamente a Otto
Skorzeny dalla propaganda delle SS) della liberazione di Mussolini sul Gran
Sasso, dove nove alianti DFS 230 riescono ad atterrare con una manovra
impossibile sull'angusto pianoro che contorna il rifugio a Campo Imperatore. E' il
12 settembre 1943. Un Mussolini ridotto a uno spettro di se stesso (foto) viene
caricato un po' esitante sopra un Fieseler Storch (cicogna) con a bordo il pilota e
il capitano “consigliere politico” delle SS Otto Skorzeny Purtroppo per le sorti
dell'Italia il piccolo aereo STOL (decollo e atterraggio corto) sovraccarico dei tre pesanti uomini,
dopo un decollo cortissimo sembra cadere nel burrone ma poi riprende quota salutato dai
Fallschirmpioniere che hanno rischiato la vita in questa azione temeraria e dalla guarnigione
italiana che proprio non ha fatto una mossa né sparato un colpo. Anche in questo episodio gli
alianti vengono distrutti dagli stessi incursori.
Il Piano (Caso) Giallo (concepito dal generale Erich von Manstein) - maggio 1940
Il generale Erich von Manstein esamina gli ordini del Piano Giallo iniziale
e scriverà nelle sue memorie: “..trovai umiliante che la nostra generazione
non riuscisse a fare altro che copiare una vecchia ricetta..” Infatti il Piano
prevede uno scontro frontale con le armate alleate che stanno mobilitando
con la conseguenza di una guerra di attrito (o peggio un fronte statico)
come nel 1914-1918. Hitler approva (e si appropria faziosamente dell'idea,
infatti afferma:”..di tutti i generali ai quali parlai del nuovo piano per il fronte
occidentale Manstein fu l'unico che mi comprese”..) pienamente le
modifiche al Piano proposte da von Manstein e da Guderian; il nuovo
Piano viene battezzato Sichelschnitt (colpo di falce).
Per la prima volta nella Storia la penetrazione tedesca attraverso le Ardenne in Belgio fino alla
Manica viene realizzata da un esercito motorizzato e corazzato concentrato per forza d'urto. La
neutralità dei Paesi Bassi e del Belgio viene violata in pochi giorni per
attaccare la Francia e le Forze britanniche (BEF) attestate in difesa del
continente. (cartina)
La Fortezza Olanda viene attaccata dall'aria e da terra, i ponti più
importanti sono occupati dai paracadutisti e da treni blindati
permettendo il transito delle divisioni motorizzate;
se i ponti vengono
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minati, il genio pontieri getta velocemente dei ponti provvisori su barche (foto). Il Piano prevede la
conquista dell'Aia e di arrestare la famiglia reale ma l'attacco agli aeroporti si rivela un disastro: i
trasporti Ju52 vengono abbattuti o sono distrutti mentre cercano di atterrare in mezzo ai relitti di
quelli precedenti. In alternativa Arnhem viene conquistata con un
attacco aerotrasportato, e poiché Rotterdam con i suoi ponti è la
chiave della difesa dell'Olanda, il ponte di Gennep viene preso da
un treno
blindato e i lunghi ponti di Moerdijk occupati dai
paracadutisti. Grazie alla propensione per le novità e per gli
stratagemmi, Rotterdam viene occupata improvvisamente con un
colpo di mano azzardato ma ben coordinato: dodici idrovolanti Heinkel
He59 (foto) ammarano sul fiume e 150 pioniere occupano il ponte Willems, poi i paracadutisti si
lanciano sullo stadio sportivo raggiungendo i pioniere e i trimotori Junkers 52 sbarcano le forze
aviotrasportate sull'aeroporto Waalhaven. Il Governo olandese si arrende.
Guderian corre verso ovest tagliando le comunicazioni gettando nel panico il nemico al punto che
la volontà di ogni resistenza viene minata e la fragilità delle forze tedesche troppo allungate non
viene messa alla prova. Rommel con la sua “divisione fantasma” non gli è da meno sparendo e
riapparendo nei punti più vulnerabili facendo danni irreparabili alle scomposte divisioni anglofrancesi. Per giunta una folla enorme di decine di migliaia di profughi terrorizzati intasa le strade
impedendo il flusso dei rinforzi francesi e inglesi favorendo così le forze attaccanti.
Nella prima settimana di maggio il Comandante in Capo Maurice Gamelin (68 anni) scioccamente
rinnova le licenze all'Esercito francese mentre un altro generale afferma che “non accadrà nulla
fino al 1941” dimostrando ambedue una ottusità che rimane negli annali di tutta la storia militare;
Gamelin viene poi esonerato il 19 maggio. I francesi rimangono attoniti quando vengono a sapere
che i corazzati nemici stanno avanzando lungo le “impraticabili” foreste delle Ardenne e, come se
non bastasse, pochi giorni dopo non si scompongono tanto quando realizzano finalmente che
quello è lo Schwerpunkt di tutta l'offensiva ! Sono convinti che ci vorranno molti giorni affinché i
tedeschi si raggruppino ma ragionano con la tempistica da guerra statica in uso delle loro truppe e
vengono travolti. La stupefacente penetrazione tedesca genera nei francesi l'impressione che le
forze corazzate nemiche siano enormi - almeno 6.000 carri - quando in realtà sono solo poco più di
2.000 e per giunta composti da modelli spesso inferiori a quelli inglesi e francesi. Nei soldati
francesi si diffonde la “sindrome del carro armato” credono di vedere o sentire carri nemici
dappertutto (anche se sono alleati..) e si demoralizzano oppure, peggio, perdono la volontà di
combattere. Una sconfitta che rimarrà un'onta che peserà per molti anni nel morale della Francia
parzialmente riabilitata solo dalla Resistenza.
La strategia del Blitzkrieg (guerra lampo) di Guderian viene pienamente confermata rimanendo
nella Storia un capolavoro di arte militare. Il coordinamento tramite le radio (di buona qualità) tra
mezzi corazzati, artiglieria al seguito, bombardieri in picchiata Stuka che ronzano come calabroni
sopra le teste dei fanti alleati non può che avere un effetto devastante nel morale di uomini
addestrati a una guerra di posizione, che devono spostarsi appiedati e i cui numerosi mezzi
corazzati sono stati dispersi come appoggio alla fanteria. Viene completamente superata e per
sempre la vecchia dottrina del fronte statico tipica della 1 a Guerra Mondiale: “l'artiglieria conquista,
la fanteria occupa”.
CAPITOLO SECONDO
Il forte di Eben Emael
I lunghissimi ponti di Moerdijk a 25 km. da Rotterdam vengono occupati da quattro compagnie di
paracadutisti che li difendono fino all'arrivo delle loro colonne blindate. Invece di attaccare il
nemico che tiene tenacemente i ponti le forze motorizzate della 7 a
Divisione francese si dividono per marciare verso est e ovest senza
capire che a Moerdijk le colonne tedesche sono riuscite a tagliare in due
l'Olanda. Mentre una divisione corazzata occupa Rotterdam, due
Panzer Div. puntano verso Maastricht, vitale crocevia di congiunzione
tra il fiume Mosa, il Canale Alberto, la ferrovia e le strade con i loro
ponti. Questo importantissimo nodo al confine tra Olanda e Belgio è
difeso da quella che è considerata la più formidabile delle fortezze
moderne: il Forte belga di Eben Emael (cartina).
Il Forte di Eben Emael, terminato nel 1935 per arrestare una eventuale
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avanzata tedesca come quella del 1914, ha la forma di una fetta di torta in calcestruzzo con il
raggio di 900 metri e larghezza di 700 metri. Lungo un lato scorre il Canale Alberto che segna la
frontiera tra il Belgio e l'Olanda, lo scavo del Canale ha lasciato un bastione imprendibile a
strapiombo sull'acqua mentre a sud-ovest il tetto del Forte è a livello dei campi adiacenti difeso da
un fossato anticarro profondo 2 metri. Viene definita una inviolabile “corazzata terrestre”.
Negli anni '30 l'esercito era considerato in Belgio come una sorta di ornamento inevitabile per gli
occhi delle altre Nazioni ma l'atteggiamento generale era volto alla neutralità grazie ai Trattati
internazionali, agli accordi recenti con la stessa Germania e alla serie di grandi
opere fortificate lungo i confini orientali. Al fine di evitare dissensi tra le etnie di
valloni e fiamminghi, negli anni '30 viene adottato il reclutamento su base regionale
con il “servizio a domicilio” per le reclute che sono destinate a reparti poco distanti
dalle loro abitazioni; l'addestramento al combattimento viene indebolito nonostante
che le minacce tedesche continuino ad aumentare. Il costo del Forte raggiunge i 35 milioni di
franchi francesi, un costo enorme per quegli anni, perseguendo lo stesso costoso principio della
difesa statica applicata dai francesi con la costruzione della gigantesca Linea Maginot lunga 360
km. Al termine dei lavori il Forte è munito di 35 postazioni in casematte in calcestruzzo o in cupole
di acciaio dotate di cannoni di 120, 75 e 60 mm. con una gittata massima di 18 km. che coprono
tutto il territorio intorno, i ponti e le rotabili. Tutte le aperture possono essere sigillate con spesse
porte di acciaio al fine di isolare i numerosi livelli inferiori compresi i tunnel lunghi 7 km. che
collegano tra loro le postazioni. La rete elettrica è ridondante a collegamenti incrociati e, oltre che
essere fornita dalla rete di distribuzione nazionale, può essere alimentata da potenti generatori: è
utilizzata per la ventilazione, il riscaldamento, gli armamenti e la complessa rete telefonica; l'acqua
potabile è ricavata da pozzi profondi. Poiché i cavi telefonici sono profondamente interrati non
vengono installate stazioni radio e questo si rivela un ulteriore errore perché durante l'attacco gli
ufficiali non saranno in grado di comunicare sia con le loro postazioni che con il Comando
dell'Esercito. Scollegati i telefoni per via delle esplosioni, gli artiglieri saranno costretti a percorrere
centinaia di metri nei tunnel per riferire le situazioni ai superiori e non tutti torneranno indietro...
Paradossalmente tra le imprese contraenti ci sono anche due imprese tedesche, è un appalto
perlomeno sconcertante visto che le fortificazioni vengono costruite per difendersi da una
invasione proveniente proprio da questa Nazione. Inevitabilmente le planimetrie delle opere in
superficie e sotterranee sono in possesso dei pianificatori dell'attacco corredate anche dalle
fotografie scattate da agenti segreti: un lavoro di intelligence praticamente regalato.
La vita nel Forte (planimetria sotto) per i circa 1.000 uomini della
guarnigione non è però quella di un Hotel di categoria accettabile, i
dormitori sono angusti, le lampade ad arco infastidiscono la vista, l'umidità
è sempre presente, il ricambio d'aria è insufficiente,
i rumori echeggiano dappertutto e le acque nere e le
latrine con le loro emissioni rimangono un problema
irrisolto. Come del resto accade anche nella Linea Maginot i soldati
vengono accomodati in baracche esterne o in edifici nel villaggio di Wonck.
Dal 1937 è buona abitudine che la truppa entri nel Forte solo quando è in
servizio attivo di turno. Il soldato da fortezza tipicamente non è un giovane
adatto alle fatiche della fanteria ma spesso è un riservista, gli ufficiali di
carriera sono un po' anzianotti e sono diventati degli impiegati occupati in attività di fin troppo
comoda routine nel contesto completamente superato della guerra statica.
Il giorno prima dell'attacco, il 9 maggio 1940, il maggiore Jottrand comandante del Forte ha
disponibili 650 uomini tra artiglieri, telefonisti, tecnici e medici. Una buona parte di questa forza è
accasermata nel paese di Wonck, gli altri 500 componenti della guarnigione sono in permesso o in
addestramento presso altre sedi. Sui ponti vicini di vitale importanza la situazione non è molto
diversa.Una imperdonabile imprevidenza che costerà l'invasione e la campagna di guerra belga.
A questo errore si aggiunge la mancanza di presidi di fanteria nelle vicinanze, adatti,
certamente più degli artiglieri, sia per l'autodifesa che per sloggiare gli attaccanti, e
anche questa carenza concorrerà alla disfatta.
Ed è contro questi – apparentemente - imprendibili obiettivi che si stanno per scagliare
tra poche ore le truppe meglio addestrate e più combattive della Germania, i
Fallschirmpioniere ai comandi del generale Kurt Student. Il generale di fresca nomina
era stato convocato da Hitler il 28 ottobre 1939 che gli aveva illustrato il suo piano:
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invadere la Regione del cuneo di Maastricht, il crocevia fondamentale per l'attacco, dove ci sono
strade, ferrovie, corsi d'acqua e fortificazioni tra cui il Forte di Eben Emael, utilizzando gli alianti di
assalto per impedire alle guarnigioni di farli saltare. Dopo solo un giorno Student esprime il suo
parere e il suo piano: l'assalto al Forte è fattibile nelle prime ore del mattino poco prima del sorgere
del sole affinché i piloti possano riconoscere i bersagli, mentre l'assalto dei pionieri paracadutisti ai
ponti è possibile senza problemi. I mezzi di trasporto sono l'affidabile trimotore Junkers Ju 52 sia
per il trasporto dei para' che come traino per gli alianti e l'aliante di assalto DFS 230. Il generale si
mette al lavoro con la solita meticolosità e creatività supportato
dal capitano dei paracadutisti Walter Koch (foto in alto) che ha il
compito di progettare tutti i dettagli e di comandare l'intera
missione. Mancano pochi mesi all'attacco e nel frattempo in
questo inverno tra il 1939 e il 1940 i contendenti fanno pochi
sforzi per misurarsi reciprocamente, è la cosiddetta fase statica
della “drole de guerre” (guerra strana) o “twilinght war” (guerra in penombra) o “sitzkrieg” (guerra
seduta). La guerra strana dura sette mesi durante i quali vi sono solo scaramucce in Europa salvo
la battaglia di Norvegia, vinta con un alto prezzo dalla Germania, per il possesso dell'importante
porto di Narvik dal quale viene spedito alle industrie tedesche il vitale
minerale di ferro svedese.
I Fallschirmpioniere di Student (pionieri paracadutisti)
In questa foto viene illustrata la formazione tipica dei mezzi di assalto
dall'aria adottata dai Fallschirmpioniere: un trimotore Junkers Ju 52 traina
tre alianti DFS 230. L'aliante DFS 230 (foto) è il primo velivolo a vela da trasporto concepito per
ospitare 10 uomini, di cui due in cabina e otto accucciati scomodamente su una panca
centrale imbottita, quattro rivolti verso prua e quattro rivolti verso la coda, è in legno e
tela con struttura tubolare in acciaio, è un ottimo veleggiatore capace di coprire lunghe
distanze sfruttando le correnti ascensionali. Viene collaudato nel 1937 dal capitano
della Luftwaffe Hanna Reitsch – probabilmente il miglior pilota collaudatore della storia
dell'aviazione. Hanna (foto ) per poco non ci rimette il suo grazioso visetto sbattendo
contro il cruscotto per la violenta decelerazione in atterraggio a causa del vomere posteriore,
quindi questa manovra viene modificata richiamando il velivolo quasi in fase di stallo. Però per
attaccare con successo il Forte occorrono piloti molto esperti e Student non si fa scrupolo di
precettare i campioni di volo a vela (che sono ancora dei civili) che si ritrovano all'improvviso in
mezzo ai militari, inizialmente con qualche screzio tra le parti poi il loro valore aggiunto viene
riconosciuto come un significativo apporto nella precisione dei voli e nelle procedure e i rapporti tra
civili e militari si appianano. Vengono sperimentate e riprovate innumerevoli volte ogni tipo di
esperienze come il volo in turbolenza, i codici di comunicazione tra gli Junkers 52 e gli alianti, i voli
con gli uomini e le armi a bordo che tendono a modificare l'assetto del velivolo, gli atterraggi di
precisione. Tutto a bordo degli alianti deve essere ben fissato durante il volo per non danneggiare
la fusoliera in legno e tela, gli uomini vengono collocati a seconda del loro peso per non
scompensare il velivolo, l'equipaggio deve uscire velocemente dai due unici portelloni con le armi
in pugno, cosa non facile dopo un volo rannicchiati nella cabina angusta. Gradatamente i velivoli
iniziano a posarsi sempre più vicino ai simulacri dei bersagli nella installazione militare di
Hidelsheim ove viene ricostruito meticolosamente un forte in scala 1:1 con baracche in legno che
riproduce i bunker e le cupole di Eben Emael. Per frenare la corsa di atterraggio dei DFS 230
viene adottato l'accorgimento di avvolgere i due pattini con delle spire di filo spinato che fanno
presa sul terreno (che sarà usato anche a Campo Imperatore...) un “trucco irreversibile e
pericoloso” in quanto il carrello a due ruote viene sganciato subito dopo il decollo. I
Fallschirmpioniere agli ordini di Student non vanno confusi con le altre unità del genio pionieri che
costruiscono ponti, strade o trincee: sono un corpo altamente addestrato dotato di
equipaggiamento da specialisti, in combattimento usano lanciafiamme, cariche da demolizione,
fumogeni, mine, fiamme ossidriche,tubi di gelatina,battelli pneumatici. Sono guastatori addestrati al
lancio con paracadute e al trasporto sugli alianti da assalto e, inoltre, le squadre destinate a Eben
Emael hanno in dotazione una nuova arma segreta: la carica cava. Nel 1887 l'ingegnere
americano Monroe scopre che una carica di esplosivo con all'interno un incavo a cono incamiciato
con leghe metalliche proietta un dardo di metallo fuso ad altissima temperatura - circa 8.000°- in
grado di perforare piastre di acciaio e il calcestruzzo provocando onde d'urto e frammenti
devastanti dentro una costruzione o in un carro armato (effetto Monroe).
Non resisteranno né il
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cemento armato spesso più di un metro né le porte di acciaio a prova di cannonata.(immagine di
una detonazione con il dardo incandescente)
A posteriori è ragionevole pensare che senza la carica Monroe l'attacco al Forte
sarebbe fallito; la proposta di usare queste cariche proviene da Hitler e per lungo
tempo questo tipo di arma rimarrà segreta, poi tutti i contendenti la useranno
principalmente come arma anticarro. Le cariche utilizzate in questa operazione sono
di due tipi: una pesa ben 50 kg. sezionata in due parti con distanziatori da
assemblare al momento e l'altra più maneggevole di 12,5 kg. L'innesco dura pochi secondi giusto
il tempo per gli incursori di mettersi al riparo, i pionieri le sperimentano durante le simulazioni poi
le useranno con esito devastante contro i bunker e le porte blindate di Eben Emael, come ora
vedremo, neutralizzando e terrorizzando la guarnigione molto più numerosa di loro.
Per sperimentare gli assalti su postazioni reali il reparto viene trasferito in Cecoslovacchia a
Altwater dove vi sono delle fortificazioni simili a quella di Eben Emael facenti parte della Linea
Benesh che l'esercito cecoslovacco ha abbandonato dopo la smobilitazione. In questa sede
finalmente gli uomini possono osservare gli effetti devastanti delle loro armi che perforano pareti di
cemento armato spesso 2 metri e distruggono cupole di acciaio e i cannoni installati internamente.
Tutto viene condotto rispettando la più assoluta segretezza, si dice che un paracadutista venga
giustiziato per essere stato troppo ciarliero mentre frequentava un bar, ma questo episodio non è
certo.
CAPITOLO TERZO
L'attacco al Forte
10-11 maggio 1940
Il segreto è così assoluto che gli alianti vengono trasportati smontati su autocarri di notte, coperti
da teloni e rimontati in gran segretezza in grandi hangar costruiti apposta negli aeroporti di
Ostheim e Butzwailerhof vicino a Colonia sorvegliati strettamente da sentinelle, anche i rimorchi
Ju52 arrivano alla spicciolata per non destare sospetti. Viene deciso che gli alianti vengano
sganciati alla quota di 2.700 alla distanza di circa 50 km dall'obiettivo calcolando un volo
assolutamente silenzioso fino all'atterraggio sopra i bersagli. Poiché il volo avviene di notte viene
installato un sistema di lampadine sulla coda degli Ju52 per permettere ai piloti dei DFS di
mantenere la quota e la distanza giuste dal trimotore senza incappare nella turbolenza dei motori
e mantenere la rotta. Il pilota ha davanti agli occhi sul parabrezza una sorta di livella orizzontale
composta da due linee parallele che devono essere centrate sulle luci di coda del trimotore.
Il tempo di volo sia al traino che librato viene calcolato al limite delle capacità operative degli
uomini che sono rannicchiati sulle panche, esposti alle basse temperature in quota, scossi dalle
turbolenze, in mezzo alle loro armi.
Nelle prime ore del 10 maggio quattro formazioni composte dai traini e da 41 alianti con a bordo
363 uomini partono per i loro obiettivi così suddivise:
- 96 paracadutisti sono destinati al viadotto di Vroenhoven per conquistare il ponte
- 92 uomini devono scendere sulle testate del ponte di Wedwezelt
- 90 paracadutisti devono catturare il ponte di Kanne
- 85 pionieri del Gruppo Granit agli ordini del tenente Witzig (foto) devono
conquistare il Forte di Eben Emael, armati di cariche di demolizione del peso totale di
quattro tonnellate, divisi in 11 squadre ciascuna con i propri obiettivi prefissati che
sono bunker, cupole corazzate, casematte, fortini. Gli alianti devono atterrare sul
tetto del Forte il più vicino possibile ai propri obiettivi alla scarsa luce dell'alba, per
permettere agli incursori di neutralizzare velocemente le postazioni evitando la
reazione della guarnigione. Un ombrello aereo composto da bombardieri in picchiata
Stuka è pronto a intervenire su chiamata dei paracadutisti e inoltre viene previsto che alcuni Ju 52
forniscano bombe e munizioni lanciando i contenitori da una quota minima di 90 metri. Raggiunti
gli obiettivi i paracadutisti devono tenerli sino all'arrivo della fanteria e dei carri armati provenienti
da Maastricht, poi superati i ponti, le formazioni corazzate potranno dilagare in Belgio. Alle ore
0.30 tutte le squadre occupano il proprio posto nelle fusoliere, dopo un decollo con molti scossoni
dovuti ai cavi di traino le combinazioni di velivoli prendono il volo salendo lentamente di quota
dirette a ovest-sud-ovest.
Il traino del tenente Witzig passa una brutta avventura: il pilota dello Ju52 si accorge che sta per
urtare un altro aereo, cerca di perdere quota violentemente e la fune si spezza. Il pilota dell'aliante
plana e atterra molto abilmente in un campo; il tenente Witzig non si perde d'animo, di corsa
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raggiunge un presidio, si impossessa di un auto e guidando a folle velocità torna a Ostheim. Per
telefono raggiunge un altro aeroporto e trova un rimorchiatore con un pilota esperto che già
conosceva. Raggiunto il pascolo dove il suo aliante si è fermato, con una perfetta manovra lo Ju52
atterra senza danni e affrancato il cavo di traino i due velivoli ripartono; alle 6.30 Witzig e il suo
gruppo atterrano abilmente sul Forte. Fortuna, addestramento e determinazione proprio non sono
mancati al comandante del gruppo Granit che raggiunge i suoi uomini in azione da tempo.
Nel Forte di Eben Emael scatta l'allarme generale provocato dalle inconsuete attività nemiche ma
ci sono ritardi nelle operazioni dovuti alle complesse procedure, ai lunghi percorsi nei sotterranei,
all'apertura delle riservette,al rifornimento di munizioni che vanno trasportate dalla santabarbara
alle postazioni. Il maggiore Jottrand commette un errore: soprassiede a far distruggere i ponti e le
chiuse e invece distoglie le squadre per demolire le false casematte all'aperto. Intanto si sentono i
colpi dell'artiglieria antiaerea olandese che spara alla cieca, poi da un posto di guardia arriva una
telefonata “aeroplani sopra di noi, hanno i motori spenti e sono quasi fermi in aria !”
Gli artiglieri chiusi nelle loro postazioni in questa confusa situazione, all'alba con scarsa visibilità,
vedono solo delle grosse ombre materializzarsi da più direzioni e sparire fuori dal campo visivo e di
tiro, poi le ombre si arrestano vicino alle torrette e gruppi di uomini con le tute grigie balzano fuori.
Gli alianti sono tutti atterrati nei punti prestabiliti, l'attacco è iniziato, solo
il ponte di Kanne salta in aria e le squadre di attacco lo vedono crollare
davanti ai loro occhi.
Gli alianti atterrano scivolando d'ala, i piloti aprono i diruttori e con
violente strisciate rallentati dal filo spinato si arrestano davanti alle
postazioni e ai muraglioni disturbati solamente dal tiro di alcune
mitragliatrici.(foto) Operando secondo gli schemi provati e riprovati
innumerevoli volte gli uomini scaricano le armi, le cariche cave e quelle
da demolizione percorrendo curvi sotto il peso la distanza che li separa dai loro obiettivi.
La 1a squadra posiziona la carica cava da 50 kg. sopra la corazza di un bunker, lo scoppio è
tremendo e l'osservatorio e i telemetri vengono sbriciolati da una forza devastante. Il portello
corazzato di un cannone da 75mm. viene scaraventato all'interno da una carica da 12,5 kg.
spazzando via i serventi seduti sui loro seggiolini. Su ogni casamatta conquistata i pionieri
dispongono dei pannelli da segnalazione per indicare ai piloti degli Stuka di non bombardarli.
La 3a squadra atterra vicino al bunker munito di tre cannoni da 75 mm.
Notando con stupore che le canne sono ricoperte di uno spesso strato di
grasso ben indurito dal tempo (e pertanto inservibili..) lo scoppio della carica
crea un varco di ½ metro nella parete di cemento e i pezzi di artiglieria
diventati dei rottami rimbalzano giù per le scale uccidendo o ustionando i
serventi e incendiando le cariche di lancio dei cannoni.(foto) I serventi
sopravvissuti si rifugiano nelle scale sottostanti in mezzo al fumo giallastro dei cartocci di polvere,
poi semi-asfissiati vengono salvati dai pionieri che li trascinano all'aperto.
La 6a squadra compie un atterraggio perfetto di fronte alla cupola vicino al bastione nord-est,
districati a fatica dai fitti reticolati sono costretti a demolire la prua dell'aliante per uscire e hanno
una brutta sorpresa: la cupola è falsa, è soltanto una struttura intonacata da cui sporgono dei falsi
cannoni. Demolita comunque la falsa cupola apprestano un perimetro difensivo con una
mitragliatrice MG39 che poco dopo verrà molto utile falciando un reparto di soldati belgi di rinforzo
giunti in bicicletta.
La 4a squadra si dirige verso due bunker e una cupola corazzata, i belgi sparano
alla cieca nella luce scarsa, sistemata una carica pesante e un'altra leggera il
sergente Wenzel innesca i detonatori.
Stupefatti vedono la cupola corazzata e il cemento armato sbriciolarsi, nell'ampio
vano aperto la scena di distruzione è totale e tutti i belgi che erano
nell'osservatorio e nella batteria sono stati dilaniati. Accade un fatto singolare in
questa tragedia: squilla un telefono e Wenzel risponde alla voce concitata che parla francese,
dopo una pausa il sergente dice in inglese “qui parlano i tedeschi !” Dall'altra parte si sente
soltanto “Mon Dieu !” e la strana conversazione finisce qui. Dopo solo otto minuti dall'atterraggio la
4a squadra è incolume e si dispone alla difesa.
L' 8a squadra ha come pilota Hermann Distelmeier, campione di volo a vela, che compie una
manovra da manuale scavalcando i bastioni e fermando il velivolo vicino al suo bersaglio. Investiti
da un fitto fuoco di mitragliatrici fanno detonare due cariche cave sulla cupola del bunker all'interno
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del quale regna la massima confusione, i depositi dei proiettili sono ancora chiusi a chiave, i
montacarichi sono parzialmente disattivati quando le due cariche esplodono dilaniando gli artiglieri,
poi i sopravvissuti si ritirano nei sotterranei.
Scesa a 50 metri dal suo obiettivo la 9 a squadra si porta alle spalle del fortilizio e dirige il
lanciafiamme dentro le feritoie cui segue il lancio di bombe a mano. Il grande portello corazzato e il
cemento armato scompaiono per l'esplosione di una carica pesante, entrati nei locali i pionieri
aiutano i feriti e sistemano la MG in una feritoia. Qui tutto è finito in dieci minuti e la squadra si
trincera dopo aver accertato che anche le altre squadre a vista siano al sicuro ai loro posti dopo
aver adempiuto al loro compito.
Accade un altro episodio tragicomico, un sergente fa saltare una torretta di acciaio e rialzatosi
dopo la detonazione vede che la pesante torretta di acciaio continua a ruotare come una giostra al
luna-park, sopra vi è accovacciato un pioniere che sghignazza farfugliando frasi confuse: si è
ubriacato in volo sostituendo l'acqua nella borraccia con del rhum.
Dopo tutti i boati cala un po' di silenzio, il sergente Wenzel si accerta che le squadre siano al loro
posto in posizione difensiva e cerca di entrare in contatto via radio con il comandante Koch visto
che Witzig è assente; inevitabilmente, come gli è stato insegnato alla scuola militare, il sottufficiale
prende il comando al posto del suo ufficiale.
Alcune postazioni belghe iniziano a sparare con i cannoni e Wenzel chiama per radio gli Stuka che
arrivano poco dopo bombardando gli edifici, poi Wenzel chiama i rifornitori He111 che lanciano a
bassa quota le munizioni e i rifornimenti al centro del Forte. Alle 6.30 un aliante solitario veleggia
sul Forte, atterra e ne esce il tenente Witzig che finalmente si riunisce ai suoi uomini.
Sotto terra nel posto di comando gli ufficiali belgi cercano di fare luce nella confusione generale su
quanto successo e tentano di organizzare una reazione all'aggressione fulminea e devastante che
ha costretto tutti a rifugiarsi nelle gallerie. E' stato un attacco così improvviso e anomalo al quale la
guarnigione non ha mai pensato né ha mai pianificato una reazione. Gli scoppi delle cariche cave,
l'uso di lanciafiamme, la potenza distruttiva delle armi utilizzate capaci di perforare le massicce
fortificazioni suonano incredibili fiaccando il morale della truppa, in fin dei conti sono artiglieri di
una difesa statica e non sono preparati al combattimento come la normale fanteria. Sembra
comunque, con il senno di poi, quasi impossibile che appena 80 uomini sian riusciti a sconfiggere
una guarnigione di più di 600 che non sono usciti allo scoperto per cacciarli, però
il Forte era stato accuratamente progettato per agire contro una invasione
attraverso i Canali e non per contrastare uomini che erano già sopra la sua
ampia superficie, spesso sotto la portata delle armi dentro le casematte.
Appena si fa giorno gli Stuka (foto) iniziano a scaricare bombe sulle casematte
non segnalate dai pionieri e questo inibisce i pochi tentativi di uscire allo
scoperto per sloggiare il nemico, del resto la guarnigione è armata solo di fucili e
pistole, poche granate, poche munizioni e poche armi automatiche.
Gli Stuka sono dotati sotto le ali di sirene ululanti quando vanno in picchiata (le trombe di Gerico)
che spaventano ancora di più i soldati già demoralizzati. Il maggiore Jottrand invia degli uomini a
esplorare le postazioni ma il percorso nelle gallerie è così lungo che le notizie tardano a tornare e
non sono per niente buone. La disciplina e la volontà di combattere sono così calate che gli uomini
si rifiutano di uscire e si rintanano nel profondo delle gallerie. Solo alle 10.30 l'unica postazione
ancora intatta della cupola 23 inizia a sparare contro il ponte di barche sulla Mosa che i pontieri
tedeschi stanno allestendo; nonostante la fatica e i fumi delle delle detonazioni, i cannoni
continueranno a sparare fino alla resa. Una quarantina di granatieri giunti di rinforzo da Wonck
vengono presi di mira dall'ombrello aereo tedesco, rimangono con poche munizioni e molti
vengono feriti, cercano di ritirarsi nei locali sotterranei ma vengono bloccati dal diniego
all'ingresso di un imbarazzato ufficiale di picchetto! L'assurdità del divieto lascia stordito e incapace
di protestare il loro comandante che li riconduce faticosamente verso Wonck. Verso le 13.00 il
maggiore Jottrand riesce a telefonare a un tenente che alloggia in una palazzina a Wonck e gli
ordina di correre al Forte con tutti gli uomini disponibili che sono in turno di riposo. Dopo un'ora
vengono radunati 233 artiglieri armati di armi leggere e solo 2 mitragliatrici, in colonna si avviano
cercando di percorrere i 5 km. di distanza dal Forte ma vengono subito individuati dai bombardieri
e nelle due ore seguenti si riducono a pochi gruppi di soldati che arrivano stremati cercando di
combattere vicino all'ingresso del fortilizio. Vengono facilmente respinti dai paracadutisti e pochi
ripiegano nelle gallerie. Nel frattempo gli uomini continuano ad arrivare ritenendo sia più sicuro
rifugiarsi nelle gallerie che negli acquartieramenti all'intorno, l'ultimo tentativo di una sortita viene
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condotto da un capitano che riunisce un reparto numeroso ma viene sventato dall'esplosione di
una carica cava sopra un bunker che distrugge le porte blindate che danno sui sotterranei. Ormai i
tunnel sono affollati da soldati demoralizzati che alzano barricate con tutto il materiale disponibile
per evitare che i tedeschi entrino, si sentono come dei topi intrappolati nei sotterranei senza poter
vedere e capire quello che succede all'esterno.
I rapporti cominciano ad arrivare al tenente Witzig, l'attacco ha avuto successo ma occorre non
dare tregua alla guarnigione rintanata nelle profondità del Forte; attaccati dal fuoco di mitragliatrici
di un gruppo di belgi rispondono con il cannone da 75mm. di una cupola appena conquistata
rintuzzando la volontà di combattere del nemico.
Accadono episodi abbastanza strani e singolari nella confusione di questa giornata concitata e
drammatica, i genieri tedeschi che stanno attraversando la Mosa sparano per errore su un pioniere
graduato che si fa riconoscere con potenti imprecazioni (rimbrottato da un ufficiale per il linguaggio
scurrile) lo stesso caporale si mette in cammino e nel tragitto incontra un numero sempre
crescente di militari belgi che si arrendono proprio a lui, alla fine raggiunto il punto di raduno vicino
a Maastricht il graduato consegna ben 121 prigionieri a un ufficiale; il caporale chiede ed ottiene
una ricevuta che poi consegnerà allo stupefatto tenente Witzig !
Il maggiore Jottrand è convinto che lo scontro sia in fase di stallo, i pionieri sono all'esterno ma lui
crede che il Forte si stia organizzando nonostante le esplosioni che rimbombano nelle gallerie, le
cannonate dell'ultima postazione ancora attiva, i lamenti dei feriti, i caduti e l'evidente cedimento
del morale. I genieri tedeschi (foto) tentano di passare il Canale Alberto sui gommoni ma vengono
pesantemente colpiti dalle cannonate e dalle mitragliatrici della casamatta n.4
ancora attiva, poi i genieri riescono a passare e si riuniscono ai paracadutisti;
si sono portati una riserva inesauribile di esplosivi e fanno saltare alcune porte
corazzate e barricate che collassano all'interno: finalmente è stato aperto un
accesso ai sotterranei.
I genieri si aprono implacabili la strada nelle gallerie con i lanciafiamme e le
cariche da demolizione, gli smarriti artiglieri per contrastarli hanno solo i loro fucili e poche
munizioni, sono senza armi automatiche, per giunta l'illuminazione si spegne e le poche luci di
emergenza danno un aspetto spettrale alle centinaia di uomini che si sono riuniti – o meglio
ammucchiati – nei pressi dell'infermeria. La loro mentalità da guarnigione non li ha preparati a
questo conflitto molto più dinamico reso drammatico dalle esplosioni che rimbombano nelle
gallerie, dalle improvvise devastazioni delle strutture che credevano imprendibili, dalla velocità e
precisione degli attacchi che subiscono ovunque senza poter vedere i nemici che si muovono
come spettri grigi sopra le loro teste. Il maggiore Jottrand si mette in contatto con Liegi per
sollecitare i rinforzi e gli viene risposto che le formazioni di fanteria sono state disperse dai
bombardamenti e dai mezzi corazzati del nemico.
Dopo 20 ore dall'assalto dei fallschirmpioniere la situazione è disperata: solo 4 installazioni isolate
su 35 rimangono parzialmente operative e comunque sono sotto pesanti attacchi, l'infermeria è
stipata di feriti gravi, la munizioni scarseggiano, la ventilazione è bloccata, ci sono poche lampade
a petrolio e torce e l'artiglieria tedesca, che è sopraggiunta, batte il tetto del Forte. Il Quartier
Generale gli intima di distruggere le installazioni prima di arrendersi per non lasciare nulla di
utilizzabile al nemico, una disposizione inutile e insensata ma comunque Jottrand obbedisce e gli
equipaggi innescano l'autodistruzione delle poche installazioni che riescono a raggiungere. Alle
12.15 il trombettiere suona la ritirata e sulla soglia del Forte appare il capitano Vemeq per
parlamentare con gli ufficiali tedeschi, mentre vengono scambiati i primi saluti formali tra soldati
che non hanno perso il rispetto reciproco, una marea di artiglieri appare in superficie, sono
disarmati, alzano le braccia, si arrendono offrendo uno spettacolo ben poco edificante.
Alle 12.27 il maggiore Jottrand chiama Liegi per comunicare la resa del Forte e all'altro capo del
telefono nessuno gli risponde. Sulle rotabili di Maastricht il traffico è
convulso, la 4a Divisione celere tedesca sta transitando sui ponti verso
ovest, presto contribuirà a stringere in una morsa
le truppe anglofrancesi.
In un paese deserto dove la popolazione si è chiusa in casa il gruppo
Granit, ormai sostituito dai genieri dopo 36 ore drammatiche di aspri
combattimenti, si riunisce e si sistema in una birreria deserta per brindare
alla vittoria e alla propria salvezza; poi montati sui camion tornano a
Ostheim per riposarsi e finalmente usufruire delle licenze tanto sognate dopo mesi di isolamento
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rigoroso. Fuori dalla birreria passano i soldati belgi prigionieri in una fila lunga centinaia di metri,
male in arnese, stanchi e sconvolti. Nel Forte si contano almeno 40 morti e 70 feriti gravi.
Nei giorni successivi gli ufficiali vengono convocati da Hitler per ricevere la Croce di Ferro di
Cavaliere, tutti gli altri Fallschirmpioniere vengono decorati dal generale Student con la Croce di
Ferro e promossi di grado.(foto insieme a Hitler)
La conquista dei ponti
Mentre gli alianti planano verso i loro obiettivi regna la massima confusione
tra il comando e le postazioni periferiche sui ponti. Sul ponte di Wedwezeldt
le sentinelle vedono calare loro addosso i velivoli che si fermano alle due
estremità. Le postazioni belghe vengono affrontate con molta determinazione
ed entro 10 minuti il ponte è in mano tedesca. Un tentativo di sloggiare il
nemico viene condotto da un gruppo di blindati che coraggiosamente
ingaggiano lotta contro i carri MK III appena sopraggiunti che li distruggono
con i loro cannoni più potenti da 75mm.
Il ponte di Vroenhoven viene occupato velocemente, le sentinelle sono sopraffatte e la casamatta
del comando viene catturata con gli interruttori delle cariche di demolizione.
Il ponte era comandato dal capitano Louis Gideloo che, senza degli ordini precisi del suo
comando di Liegi proprio non ha fatto in tempo a far brillare le cariche, successivamente il capitano
viene ucciso con tutti i suoi uomini dall'intervento degli Stuka.
Come già accennato il ponte di Kanne è l'unico a saltare per aria sotto gli occhi dei 90 pionieri che
però non si perdono di iniziativa, inviano delle pattuglie in ricognizione che
catturano circa 300 soldati belgi che poi consegnano alla fanteria appena arrivata.
I pontieri provvedono a recuperare parzialmente la viabilità del ponte gettando
delle passerelle sulle campate che non sono crollate nel fiume.
La fine
Tutti gli alianti vengono subito recuperati, la stampa e il nemico devono rimanere
all'oscuro della loro esistenza, il Ministro della Propaganda dott. Joseph Goebbels
esalta i continui successi delle truppe del Terzo Reich ma rimane nel vago sulla
descrizione delle nuove armi e sulla caduta di Eben Emael.
Le truppe belghe combattono ancora accanitamente e coraggiosamente per pochi giorni, ma
carenti di corazzati e antiaerea poi devono cedere; il 28 maggio il re Leopoldo III si arrende alle
truppe della 6a Armata di Walther von Reichenau. Il tributo pagato alla guerra dal Belgio è di 6.000
morti, 15.600 feriti e più di 200.000 prigionieri. Il gruppo Granit subisce la perdita di sei uomini.
La Francia firma la resa e Adolf Hitler trionfante al mattino presto del 23 giugno 1940 visita
Parigi che appare semi-deserta, adesso il dittatore è il nuovo padrone dell'Europa (foto) Per fargli
un dispetto l'ascensore della Torre Eiffel viene disattivato.
NOTA FINALE
In alcuni articoli di storia contemporanea - sempre in questo sito web - lo scrivente ha descritto le
imprese delle Forze Speciali britanniche cioè i Commando e il Long Range Desert Group: mi è
sembrato doveroso per completezza storica descrivere anche le gesta, altrettanto coraggiose e
poco conosciute, dei loro diretti omologhi tedeschi.( comunque sono tutti volontari per missioni
pericolose che hanno comperato un one way ticket, cioè un biglietto senza ritorno....).
Durante l'attacco tedesco contro i Paesi Bassi e la Francia si evidenzia la cronica impreparazione
anglo-francese alla guerra: non esistono riserve strategiche, scarseggiano i mezzi di trasporto
costringendo i soldati a lunghe marce a piedi, la Gran Bretagna ha mobilitato solo un uomo su 48,
mancano i cannoni anticarro e il morale generalmente è basso: il pasticcio più eclatante accade
quando i belgi, da poche ore alle prese con i tedeschi, inviano tramite l'ambasciatore una nota di
formale protesta a Londra perché le armate anglo-francesi hanno attraversato la frontiera belga
senza un invito ufficiale !
La mortificante sconfitta iniziale degli Alleati non è solo imputabile alla lentezza della mobilitazione
ma sopratutto è dovuta alla colpevole indifferenza verso le nuove armi e le nuove strategie,
nonostante che ufficiali come Basil Liddel Hart (il capitano inglese che insegnava ai generali)
Charles de Gaulle e John F.Fuller avessero redatto negli anni '30 dei manuali sulla dottrina della
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guerra di movimento tanto validi e anticipativi quanto quelli scritti da Guderian e da Rommel, ma
che sono rimasti completamente ignorati dagli alti Comandi. Vale sempre i vecchio motto: “i
generali combattono le guerre con le medesime strategie di quelle precedenti” ? Durante la
Seconda Guerra Mondiale solo i generali tedeschi smentiscono questo motto, gli Alleati
copieranno in seguito a mano bassa le strategie innovative utilizzando però risorse molto
maggiori.
Bisogna anche aggiungere che la superiorità della Wehrmacht, riconosciuta dagli stessi nemici e
da importanti storici militari (come Basil H.Liddell Hart), nonostante la schiacciante sconfitta finale,
è dovuta al sistema di addestramento in grado di formare sia gli ufficiali superiori comandanti sul
campo, come ad esempio Student, Guderian, Rommel, von Manstein, che i loro soldati.
Subito dopo la sconfitta in terra di Francia e l'episodio di Eben Emael, il 22 giugno 1940 il Primo
Ministro Winston Churchill invia un memorandum al War Office per creare velocemente una
armata di 5.000 paracadutisti addestrati a operazioni chirurgiche utili anche ai fini propagandistici
e a compensare i fallimenti delle proprie forze convenzionali; sono forze composte da
paracadutisti e truppe aviotrasportate che sistematicamente saranno potenziate fino ai grandi
aviosbarchi in Normandia nel 1944. Infatti il giorno dell'invasione ben 500 alianti Airspeed Horsa
atterrano in Francia, ogni aliante Horsa trasporta comodamente 30 uomini più due piloti oppure il
carico bellico di una jeep o un cannone controcarro. Ne vengono costruiti
ben 4.000 esemplari.
Dopo l'occupazione di tutta l'Europa la Gran Bretagna rimane sola ad
affrontare la Germania nazista su tutti i fronti e grazie soltanto alla
determinazione del Fighter Command e alla supremazia navale riesce a
sopravvivere con enormi sacrifici fino all'arrivo degli aiuti dagli Stati Uniti
grazie alla Legge Affitti e Prestiti (Lend-Lease Act - vendere, affittare o
prestare materie prime e armamenti) del valore di miliardi di dollari di allora.
(vd.il manifesto ironico di propaganda di Boccasile “splendida solitudine”).
Il successo della Wehrmacht nelle campagne in Belgio e in Francia decreta
il completo fallimento delle difese statiche come la Linea Maginot, i forti in
Belgio e la linea Benesh in Cecoslovacchia, gigantesche opere superate
mentre erano ancora in costruzione, costate una fortuna ai contribuenti,
inutili perché aggirate dalle forze mobili. Di fatto Guderian arriva in Alsazia
ed accerchia le truppe francesi di stanza nella Maginot senza nemmeno
attaccarla. Queste gigantesche opere rimangono come un'enorme
monumento eretto all'imprevidenza dei Governi e dei generali di allora, oggi abbandonate da
decenni in balia delle intemperie.
Valter Barretta
ottobre 2015
Per approfondimenti:
Len Deighton
“La guerra lampo” - Longanesi
Basil Liddel Hart “Storia militare della 2a Guerra Mondiale” - Mondadori
Correlli Barnett “I generali di Hitler” Feltrinelli
Maurizio Scotti “La conquista di Eben Emael” - Mursia
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