Rassegna Stampa Quotidiana di s o m m a r i o

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Rassegna Stampa Quotidiana di s o m m a r i o
Rassegna Stampa Quotidiana di
GIOVEDI’ 25 LUGLIO 2013
s o m m a r i o
Crisi & Imprese
Pagina Confartigianato Imprese Terni (Il Messaggero pag.1)
Antonini dal giudice per l’interrogatorio L’avvocato: “E’ tranquillo” (Corriere dell’Umbria pag.2)
Vinti: “Non toccate la banda larga” (Corriere dell’Umbria pag.3)
Un patto a tre per garantire il futuro dell’energia (Corriere dell’Umbria pag.4)
“Sull’addizionale Irpef nessuna decisione Per adesso lavoriamo soltanto sulle ipotesi” (Corriere
dell’Umbria pag.5)
Si riaprono i giochi dell’Ast , tempi più lunghi per la vendita (Corriere dell’Umbria pag.6)
Sviluppumbria, nuova mission (Corriere dell’Umbria pag.7)
Meraklon Yarn, C’E’ UN’OFFERTA (Corriere dell’Umbria pag.8)
“Aprire la vertenza umbra” (Corriere dell’Umbria pag.9)
Cultura e impresa: il grangalà accoglie la sfida (Corriere dell’Umbria pag.10)
Quasi 9 milioni per l’alluvione (Corriere dell’Umbria pag.11)
Antonini, oggi l’interrogatorio (Il Giornale dell’Umbria pag.12-13)
Di Girolamo stanco e irato con i suoi consiglieri comunali Potrebbe non ricandidarsi (Corriere dell’Umbria pag.14)
La “nuova” Sviluppumbria presenta mission e struttura Le forze sociali apprezzano (Il Giornale dell’Umbria pag.15)
Affitti a picco, Confedilizia: «sì» ai contributi (Il Giornale dell’Umbria pag.16)
«Qui o si fa squadra oppure salta il banco» (Il Giornale dell’Umbria pag.17-18)
Commissione pari opportunità, si cercano soggetti esterni (Il Giornale dell’Umbria pag.19)
I lavoratori edili disoccupati restaurano le mura di Collescipoli (Il Giornale dell’Umbria pag.20)
«Dati impietosi, così si può uscire dalla crisi» (Il Giornale dell’Umbria pag.21)
Outokumpu: ci sono interessi per l’Ast (Il Giornale dell’Umbria pag.22)
Comune, il Pit della stazione sotto la lente della commissione (Il Giornale dell’Umbria pag.23)
Outokumpu: nuovi soggetti interessati ad Ast (Il Messaggero pag.24-25)
Decathlon, il Comune rivuole la lottizzazione (Il Messaggero pag.26)
Scomparse 800 aziende in 6 mesi. Dalla Cgil l'appello alle banche (La Nazione pag.27-28)
Ampliato il perimetro del Puc2, arrivano soldi a negozi e attività (La Nazione pag.29)
Nazionale
Credito, semplificazioni e fisco: sì alla fiducia sul decreto del fare (Il Sole 24 Ore pag.30)
L'imposta è sospesa ma solo a «termine» (Il Sole 24 Ore pag.31)
I pagamenti continuano e il gettito va ai Comuni (Il Sole 24 Ore pag.32)
Primo sì al decreto del fare, meno vincoli per l'edilizia (Il Sole 24 Ore pag.33)
«Tasse alte perché non tutti le pagano» (Corriere della Sera pag.34-35)
Il nodo dell’Expo frena le città metropolitane (Corriere della Sera pag.36)
Prove di addio alla lungaRecessione, con la spinta dell’Est (Corriere della Sera pag.37-38)
Tagli alla spesa per finta (Italia Oggi pag.39)
Ossigeno per gli enti indebitati (Italia Oggi pag.40-41)
Pasta, verdure e salumi quei 5000 prodotti tipici che danno sapore all’Italia (La Repubblica pag.42-43)
Letta: tasse giù con i soldi recuperati all’evasione (La Repubblica pag.44)
Spesa sociale, grande inefficienza abbatte solo il 20% della povertà (La Repubblica pag.45
A cura di PIEMME S.p.A.
APPUNTAMENTO OGNI 4° GIOVEDI DEL MESE
Le Aziende che compaiono in questa pagina sono associate Confartigianato
FISCO
CREDITO
Flamini: “Basta nuovi adempimenti.
No al Durc fiscale. E’ ingestibile”
Medori “Snaturato il Fondo di garanzia: meno risorse per le imprese che
hanno maggiore difficoltà di accesso
al credito. Governo e Parlamento
intervengano”
eve essere cancellato l'emendamento al decreto del fare
che rischia di dare il colpo di
grazia a molte imprese già messe a dura
prova da una crisi che sembra non avere
fine”. Lo denuncia il Presidente di Confartigianato Imprese Terni GIUSEPPE
FLAMINI .
Approvato la scorsa settimana dalle
commissioni Affari costituzionali e
Bilancio della Camera, questo emendamento dispone che tutte le imprese
appaltatrici e subappaltatrici, al fine di
ottenere il pagamento dal proprio cliente appaltatore, sono costrette a chiedere
all’ufficio provinciale dell’Agenzia delle
entrate di competenza il “Documento
unico di regolarità tributaria”, destinato
ad attestare l’assenza di debiti tributari
alla data del pagamento. “Con un procedimento paradossale – sottolinea Flamini - si chiede alle imprese di comunicare
periodicamente all’Agenzia delle entrate
“D
i dati delle buste paga al fine di consentire alla stessa Agenzia di accertare che
le imprese sono in regola con il fisco”.
La novità introdotta dall’emendamento
appare tanto più incomprensibile in
quanto è inutile ai fini delle verifiche sul
corretto versamento delle ritenute. L’obbligo per le imprese di versare le ritenute è indipendente dal diritto del contribuente di scomputarle dalla propria
dichiarazione, una volta ottenuta la certificazione. E gli interessi dei lavoratori a
ottenere salari e contributi contrattuali
sono integralmente tutelati da un’analoga norma del “decreto Biagi”.
“Nel momento in cui le imprese chiedono semplificazione burocratica come il
pane – osserva Flamini - e in quasi tutti
gli Stati europei si stanno tagliando
tempi e costi della burocrazia, nel nostro
Paese avviene l’esatto contrario. Non
solo. Dopo che le imprese hanno inequivocabilmente dimostrato come l’istituto
a conferma nelle Commissioni
“L
Affari Costituzionali e Bilancio
dell’eliminazione della riserva
GIUSEPPE FLAMINI
Presidente Confartigianato Imprese Terni
della responsabilità solidale negli appalti non funzioni – conclude Flamini - lo si
è ingarbugliato ancora di più”.
GIUSEPPE FLAMINI
Presidente
di Confartigianato Imprese Terni
BORSE DI STUDIO
a favore dei figli degli imprenditori associati “A.Agerato”
con il contributo di ARTIGIANCASSA
Anno Accademico e Scolastico 2012/2013
Confartigianato Imprese Terni istituisce le BORSE DI STUDIO
per l’anno Accademico e scolastico 2012/2013 per complessivi Euro 1.500,00, così suddivisi :
Tre borse di studio per la LAUREA di 2° livello (cinque anni). Due borse di studio per la LAUREA di I° livello (tre anni). Due borse di
studio per diplomati. Per concorrere alla aggiudicazione delle BORSE di STUDIO, gli iscritti Confartigianato Imprese Terni dovranno
produrre domanda in carta semplice indirizzata a : Associazione fra gli Artigiani e le Piccole e Medie Imprese della Provincia di Terni –
Via L.Casale, 9 – 05100 Terni, indicando le proprie generalità, l’attività svolta, l’indirizzo della sede dell’impresa e della propria abitazione, il nominativo del proprio figlio candidato alla borsa di studio con le generalità complete, l’esito degli studi nell’anno accademico
2012/2013 con allegato relativo certificato rilasciato dall’università o dall’Istituto, riportante la votazione ottenuta.
Le domande dovranno pervenire all’indirizzo sopra indicato entro e non oltre il 28 febbraio 2014.
Firmato oggi l’accordo tra Confartigianato e Federconsumatori
I guasti ad
elettrodomestici per sicurezza e manutenzione anti-rischi
In Italia operano 3.945 imprese artigiane di riparazione elettro- so tra gli operatori del settore e i clienti; combattere il lavoro
causano ogni
domestici In Italia, ogni anno, si verificano 241.000 incidenti abusivo di operatori non qualificati, causa di gravi rischi per i
domestici provocati da cause elettriche, con un costo per la consumatori e dannoso per l’immagine dei riparatori; contribuianno 241.000
collettività di 204 milioni di euro, di cui 71 milioni a carico dello re alla salvaguardia dell’ambiente. In caso di guasti, quindi, è
Stato e 133 milioni a carico delle famiglie. I dati, che emergo- preferibile evitare la riparazione ‘fai da te’ o di affidarsi ad opeincidenti
no da una rilevazione del Censis, segnalano l’importanza della ratori improvvisati, comportamenti che, spesso, sono proprio
corretta manutenzione degli elettrodomestici per garantire la all’origine di infortuni. Prima di sostituire l’elettrodomestico,
domestici
sicurezza in casa ed evitare guasti improvvisi e difficili da gesti- meglio consultare un’impresa di riparazione ed accertarsi che
re, soprattutto durante le ferie estive. Quindi, se il frigorifero o
la lavastoviglie iniziano a fare i capricci, meglio rivolgersi subito ad una delle 3.945 imprese artigiane di riparazione elettrodomestici, con circa 8.000 addetti, che operano in Italia. Proprio per salvaguardare la sicurezza delle famiglie italiane, i
Riparatori di Elettrodomestici di Confartigianato hanno siglato
oggi un protocollo d’intesa con Federconsumatori. L’intesa è
stata firmata a Roma da Mauro Zanini, Vice Presidente di
Federconsumatori, e da Innocenzo Sartor, Presidente dei Riparatori di Elettrodomestici di Confartigianato. L’accordo è finalizzato a garantire qualità e trasparenza dei servizi di riparazione
grazie al rispetto dei principi del codice deontologico applicato
dagli imprenditori di Confartigianato. Tra gli obiettivi dell’’alleanza’ tra Confartigianato e Federconsumatori: assicurare la
professionalità dei riparatori e la qualità e affidabilità del servizio, in conformità alle disposizioni di legge; potenziare la tutela
della sicurezza dei consumatori per contribuire a ridurre gli
infortuni domestici; prevenire situazioni di conflitto e contenzio-
aderisca all’accordo Confartigianato-Federconsumatori. Il
cliente avrà la certezza di non incappare in brutte sorprese. I
riparatori di elettrodomestici che aderiscono all’accordo assicurano: - iscrizione alla Camera di commercio e all’Albo Imprese Artigiane; - assicurazione per eventuali danni a cose o persone; - lavori eseguiti a regola d’arte nel rispetto della normativa tecnica vigente, della normativa ambientale, nonché degli
obblighi previsti dall'ordinamento giuridico italiano a carico
degli operatori economici in generale; - preventivi scritti, prendendo a riferimento eventuali rilevazioni dei prezzi
provinciali/regionali depositati in Camera di commercio, che
certifichino tempi di esecuzione e modalità di pagamento; rilascio della documentazione fiscale e garanzia legislativa
vigente per i lavori effettuati; - dempimento degli obblighi assicurativi, previdenziali e della sicurezza sul lavoro; - utilizzo di
manodopera in regola con il Contratto collettivo nazionale di
settore e i relativi contratti integrativi regionali, nonché con gli
obblighi assicurativi, previdenziali e della sicurezza sul lavoro.
dell’80% delle risorse del Fondo di
garanzia per le operazioni di importo inferiore ai 500mila euro rappresenta un segnale fortemente negativo nei confronti delle imprese più
piccole”.
Lo denuncia il Direttore di Confartigianato Imprese Terni MICHELE
MEDORI .
Questo segnale giunge in un
momento di estrema difficoltà di
finanziamento, come rilevato più
volte dalla stessa Banca d’Italia. In
tal modo vengono travisate le finalità del Fondo di facilitare l’accesso al
credito alle imprese che più hanno
bisogno di un supporto pubblico.
L’eliminazione della riserva, invece,
favorisce la concentrazione degli
impieghi del Fondo a vantaggio di
quei soggetti che già possiedono
un’autonoma capacità di negoziazione col sistema bancario. La rapida crescita negli ultimi mesi delle
operazioni d’importo più elevato
MICHELE MEDORI
Direttore di Confartigianato Terni
rischia di consumare rapidamente
le risorse. “Questa impostazione
non è accettabile - conclude Medori
- e auspichiamo pertanto un rapido
cambio di rotta da parte del Governo
e del Parlamento per evitare che,
ancora una volta, il 99,4% delle
imprese italiane venga penalizzato”.
PIA INNOVAZIONE 2013
Pacchetto Integrato di Agevolazioni
per singola impresa
E’ disponibile in versione integrale il Bando Integrato di Agevolazione per singola impresa - PIA INNOVAZIONE 2013 della Regione Umbria. Il Bando, emanato dalla Regione
Umbria è finalizzato alla competitività e all’innovazione del sistema produttivo ha come
obiettivo il sostegno all’innovazione e alla crescita dimensionale delle Piccole e Medie
Imprese (P.M.I.) di produzione e servizi alla produzione, anche con particolare riguardo
alle filiere produttive correlate alle tecnologie verdi. Esso sostiene le P.M.I. che vogliano
realizzare investimenti connessi ad innovazioni di prodotto e/o di processo, in particolare quelle che industrializzano i risultati di progetti di attività di ricerca e sviluppo sperimentale. Le stesse P.M.I. possono anche prevedere l’acquisizione di consulenze e servizi in stretta coerenza con il progetto di investimento.
Per maggiori informazioni e per la predisposizione della pratica potete rivolgervi al
nostro Ufficio Credito e Incentivi (referenti Stefano Pucci, Marta Boccali e Paolo Feliciotti) Tel. 0744.613311 e.mail [email protected]
DAL 27 GIUGNO
FINO AL
26 SETTEMBRE
GLI UFFICI OSSERVERANNO
IL SEGUENTE ORARIO
LUNEDI - MERCOLEDI’ - VENERDI’
MATTINO 8.30 - 13.00
POMERIGGIO 15.00 - 18.30
MARTEDI’ E GIOVEDI’
MATTINO 8.30 - 13.00
POMERIGGIO CHIUSO
Gli uffici chiuderanno nei giorni
12-13-14-15-16 agosto
25/07/2013 - PAG. 7
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L’ex presidente della Banca popolare di Spoleto respinge le accuse
La strategia della difesa: è soltanto vittima di millanteria
Antoninidalgiudice
perl’interrogatorio
L’avvocato: “E’ tranquillo”
di Chiara Fabrizi
A SPOLETO - È il giorno
dell’interrogatorio di garanzia per Giovannino Antonini agli arresti domiciliari da
lunedì mattina.
Dovrà rispondere dell’accusa di corruzione in atti giudiziari formulata dal pm della
procura di Roma Stefano Pesci, titolare dell’inchiesta che
ha portato all’arresto di altre
sei persone, tra cui il giudice
del Tar del Lazio Franco Angelo Maria De Bernardi e
l’avvocato Matilde De Paola
che assisteva Antonini nel ricorso per l’annullamento del
decreto con cui il ministero
dell’Economia e delle Finanze ha commissariato la Spoleto credito e servizi.
Alla viglia dell’interrogatorio di garanzia, che si terrà
questa mattina al tribunale
di Spoleto, l’ex presidente
della Banca popolare di Spo-
leto (Bps), riferisce l’avvocato Manlio Morcella, “...è
molto tranquillo e lucido,
ma soprattutto pronto a
combattere con lo spirito
che da sempre lo contraddistingue”.
Se da Roma arriverà il gip
Maria Paola Tomaselli, che
ha firmato la misura di custodia cautelare ai domiciliari e
le cento pagine di ordinanza,
o se per rogatoria sarà un altro giudice a interrogare Antonini, non è chiaro. La linea
difensiva, comunque, è già
tratteggiata: “Dagli incartamenti - afferma l’avvocato
Morcella - emerge che il mio
assistito è stato vittima di millanteria senza concorrere all’atto corruttivo”.
Come dire, l’ex presidente
della Bps non ha avuto alcun ruolo nella vicenda giudiziaria. In questo senso,
molto dipenderà anche da
ciò che diranno gli altri arre-
stati negli interrogatori di garanzia, a cominciare da Giorgio Cerruti, definito “l’emissario” di Antonini.
La difesa, come già detto a
poche ore dagli arresti, sottolinea che non ci sono intercettazioni dirette tra il giudice
del Tar De Bernardi, che “interferiva” nei procedimenti,
e l’ex presidente Bps. Mancherebbero, in sintesi, conversazioni che costituiscano fatti evidenti del ruolo svolto da
Antonini.
Dall’ordinanza, però, una telefonata effettuata da Antonini il giorno dell’udienza
emerge. A Cerruti chiede:
“Come sono andati gli avvocati?”. L’uomo d’affari risponde: “Sì... c’era quella
persona... come era stato detto”. Ma questa è solo una
delle numerose conversazioni intercettate dai carabinieri
del Noe nel giorno dell’udienza e in quelli successivi
Dal giudice Oggi l’ex presidente della Banca popolare di Spoleto, Giovannino Antonini, sarà sottoposto
all’interrogatorio di garanzia
tra l’avvocato Matilde De Paola, il giudice De Bernardi e
Cerruti, protagonisti del filone Scs dell’inchiesta romana
coordinata dal pm Stefano
Pesci.
Un fermento, quello che ha
preceduto e seguito la pronuncia dell’8 maggio della
Terza sezione del Tar del Lazio, che per il gip Tomaselli
conferma “il marcato interes-
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se” degli arrestati a ottenere
una pronuncia favorevole
nella causa contro il ministero e Bankit. Per Antonini e
Cerruti vincere la battaglia
giudiziaria sarebbe stata
“una questione vitale”, tanto da far “ritenere ragionevole - scrive il gip - la probabilità che gli stessi si adoperino
con strumenti alternativi per
perseguire il risultato”.
Nell’ordinanza il pericolo di
reiterazione del reato viene
quindi classificato come “elevato”. Da qui l’applicazione
delle misure di custodia cautelare ai domiciliari a carico
di Antonini, ristretto nella
propria abitazione di Spoleto, a cui seguirà l’istanza di
scarcerazione al tribunale
del Riesame a cui l'avvocato
Morcella sta lavorando. B
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L’assessore chiede al governo di non procedere con i tagli: “Sarebbe un grave errore”
Vinti: “Non toccate la banda larga”
A PERUGIA
“La decisione del governo di tagliare i fondi
per la banda larga è un errore colossale che
mette a repentaglio il piano nazionale per l’eliminazione del digital divide. Con una scelta
assunta nel cuore della notte, l’esecutivo nazionale si assume una grave responsabilità,
riducendo i fondi già stanziati”. È quanto sostiene l’assessore regionale alle Infrastrutture
tecnologiche immateriali, Stefano Vinti, in
merito al trasferimento di risorse dal fondo
per il completamento del Piano nazionale per
la banda larga per evitare il taglio dei finanziamenti alle televisioni locali, previsto nel decre-
to “Fare”. “Ormai tutti gli organismi internazionali sostengono che gli investimenti per la
realizzazione della banda larga e per il superamento del digital divide determinano un aumento del Pil - rileva Vinti -. Invece, il governo
ha pensato di tagliare 20 milioni di euro rispetto allo stanziamento di 100 milioni previsti
per il Centro Nord e ancora non messi a bando. La stessa Regione Umbria - sottolinea aveva concordato un piano che vedeva l’impegno di risorse regionali pari a 3 milioni di euro
e di fondi nazionali pari a 7 milioni di euro”.
Da qui l’appello di Vinti a tutti i senatori umbri affinché il governo torni sui suoi passi. B
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Sottoscritto ieri il protocollo d’intesa tra Regione, Sviluppumbria e la società Gestione servizi energetici
Un patto a tre per garantire il futuro dell’energia
A PERUGIA
L’obiettivo è chiaro: incentivare nuove iniziative per lo
sviluppo dell’efficienza energetica, della sostenibilità ambientale, delle energie rinnovabili, e contribuire a suppor-
tare quelle già avviate in questo ambito. Concretamente
la Regione ha così avviato un
protocollo d’intesa sottoscritto ieri a Palazzo Donini tra
Regione, Sviluppumbria e la
società GSE (Gestione servi-
zi energetici), di proprietà
pubblica (ministero dell’Economia) che si occupa di gestione, promozione e incentivazione dell’energia da fonti
rinnovabili. L’atto è stato sottoscritto dalla presidente del-
la Regione, Catiuscia Marini,
dal presidente e amministratore delegato di GSE, Nando
Pasquali, e da Gabrio Renzacci, presidente di Sviluppumbria, la società regionale
che per conto di Regione e
istituzioni locali si occupa di
promozione dello sviluppo
economico. Il protocollo d’intesa, affida a Sviluppumbria
il compito di promuovere la
costituzione di un distretto di
imprese nei settori delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica.
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L’assessore al bilancio Bracco puntualizza sulle tasse regionali
“Sull’addizionale Irpef nessuna decisione
Per adesso lavoriamo soltanto sulle ipotesi”
A PERUGIA
La Regione sta valutando di
ritoccare l’addizionale Irpef,
ma nessuna decisione è stata
presa fino ad ora, a dispetto
delle indiscrezioni che circolano da qualche giorno.
“Non esiste alcun atto deliberato dalla Giunta regionale
dell’Umbria che riguardi le
addizionali Irpef - scrive in
una nota ufficiale l’assessore
regionale al bilancio, Fabrizio Bracco - Si sta invece lavorando ad una ampia gamma
di ipotesi, così da rispettare
le indicazioni del decreto legislativo 68/2011 sulla addizionale regionale all’Irpef. “Solo dopo la pausa estiva - aggiunge - proseguite le dovute
valutazioni ed elaborate le diverse ipotesi, formulerò una
bozza di proposta su cui aprire un’ampia e partecipata discussione politica, sia in
Giunta, che in maggioranza
e in Consiglio regionale per
arrivare all’entrata in vigore
del provvedimento dal primo gennaio 2014, come prevede la legge. Allo stato dei
fatti la discussione è appena
iniziata e ipotesi più fondate
le avremo soltanto quando
si sarà sviluppata”. Il tutto
mentre c’è già chi canta vittoria per le possibili modifiche
che dovrebbero (a questo
punto stando ai rumors) seguire criteri di progressività,
secondo i quali chi ha di più
paga di più. “La nostra battaglia inizia a dare frutti positivi - scrive ad esempio Oliviero dottorini, capogruppo dell’Idv - Credo che la scelta della Giunta sia giusta e possa
rendere più equo il nostro sistema contributivo. Ora è necessario che il consiglio regionale approvi la riforma”. Intanto Nevi (Pdl) annuncia:
“Siamo pronti alla battaglia
se saranno aumentate le tasse”
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SIDERURGIA Alla vigilia dell’incontro al ministero Outokumpu resta sul vago sulle trattative e annuncia che deciderà non prima della fine dell’anno. Sindacati in allarme
SI RIAPRONO I GIOCHI ALL’AST, TEMPI PIÙ LUNGHI PER LA VENDITA
di Antonio Mosca
A TERNI - Alla vigilia dell’incontro al ministero Outokumpu esce allo scoperto e fa sapere di non avere fretta di chiudere l’operazione
Ast. La multinazionale finlandese, pur ribadendo che sta lavorando intensamente per
completare la cessione del sito di viale Brin,
avverte che la firma della transazione arriverà
entro la seconda metà dell’anno. Una prima
battuta d’arresto si era già registrata a maggio
quando il ceo Mika Seitovirta aveva bollato
come “inaccettabili” le offerte pervenute fino a
quel momento sul suo tavolo. Ora Outokumpu si affretta però a precisare che “la cessione
proseguirà nel periodo di tempo prolungato
che la Commissione europea ha concesso”. E
poi laconicamente precisa che “le discussioni
continuano con un numero di parti interessate”. E’ quanto si evince da un comunicato sui
dati trimestrali della società dell’acciaio. Un
report da cui emergono dati in chiaroscuro. La
domanda di acciaio inox, infatti, ha fatto registrare un calo di quasi il due per cento rispetto
al primo trimestre del 2013, le consegne sono
diminuite del 7 per cento e si sono fermate a
656.000 tonnellate contro le 703.000 del trimestre precedente mentre l’indebitamento finanziario netto fruttifero ha superato i tre miliardi
di euro. In negativo per 80 milioni di euro anche il risultato operativo. Le politiche attuate
dalla multinazionale hanno però iniziato a dare i frutti sperati tanto che a Terni sarebbe stato ottenuto un risparmio di quasi 70 milioni di
euro. La multinazionale dell’acciaio intende
proseguire su questa strada con un’ulteriore
accelerazione, portando avanti il processo globale di ristrutturazione, fermi restando gli impegni già presi per il sito di viale Brin. Ma
intanto i sindacati non nascondono le preoccupazioni per l’evolversi della vertenza Ast.
“Prima si parlava di settembre e adesso ci dicono che i tempi si allungheranno ancora. C’è di
che stare preoccupati - commenta a caldo Nicola Pasini, della Uilm. E’ un problema che
non può essere sottovalutato e che andrà chiarito a dovere nel corso dell’incontro di domani
a Roma anche se dubito che avremo la possibilità di incontrare direttamente Seitovirta e porgli tutte le domande che i lavoratori vorrebbero fargli. Il tempo che passa non gioca a favore
dell’Ast e della sua posizione all’interno del
mercato siderurgico mondiale”. Ma Pasini si
sente preoccupato che per l’indeterminatezza
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con cui Outokumpu ha indicato i soggetti con
cui sta trattando. “Fino a qualche giorno - riprende - si diceva che ci fosse solo Aperam
mentre ora pare che i giochi siano ancora aperti”. Uno “stop and go” che alla lunga il sindacalista ternano non esita a definire “sfibrante”. “Ancora una volta - rincara la dose Riccardo Marcelli, della Fim Cisl - emerge la mancanza di certezze sui tempi di cessione dell’Ast
che nè Almunia, nè altri hanno saputo finora
assicurare. Un’incertezza che di certo non fa
bene al nostro sito e che ci rende legittimamente preoccupati.
L’auspicio - conclude Marcelli - è che domani
il governo ci dia una parola univoca su tutta
questa vicenda”. L’appuntamento è fissato alle 14, a Roma, al ministero per lo Sviluppo
Economico.
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LA PRESENTAZIONE
SVILUPPUMBRIA, NUOVA MISSION
A PERUGIA
Missioni e nuova struttura organizzativa di Sviluppumbria sono stati illustrati questa mattina a Perugia nella sede della Giunta regionale - ai rappresentanti
dei tutte le associazioni di categoria e delle imprese ed
alle organizzazioni sindacali. L’incontro è stato convocato e presieduto dalla governatrice Catiuscia Marini,
presenti anche l'assessore regionale allo sviluppo economico, Vincenzo Riommi, ed i vertici di Sviluppumbria, il presidente Gabrio Renzacci ed il direttore generale, Mauro Agostini. E’ stata la Marini ad introdurre i
lavori e ad illustrare la “mission” della nuova Sviluppumbria che per la Giunta regionale deve poter progettare e realizzare uno sviluppo economico integrato dell’Umbria. Sviluppumbria elabora ed attua programmi
e misure di sostegno e promozione dello sviluppo nell’ambito della programmazione regionale, progetti di
sviluppo locale, fa servizi di animazione economica e a
supporto dell’attuazione di misure di politiche regionali di sviluppo con particolare riferimento a quelle dell’innovazione e dell’internazionalizzazione. Tutto ciò
con particolare attenzione al ruolo dei Comuni e degli
altri soci su una scala che sia preferibilmente di area
vasta. L’agenzia, inoltre, svolgerà un ruolo significativo nella costituzione e gestione di fondi “revolving”
che rappresentano delle modalità caratterizzanti la
nuova programmazione comunitaria. Tra le sue competenze le attività connesse ai progetti di cooperazione
internazionale allo sviluppo e quelle connesse alle politiche preventive per evitare crisi settoriali e/o aziendali.
Altrettanto significativo sarà il ruolo nella gestione delle crisi d’impresa. Una missione specifica per la promozione dell’innovazione tecnologica che si pone sempre
più come obiettivo fondamentale.
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CHIMICA Aperte le buste, si è fatto avanti un gruppo non ternano. Intanto Pinoca è stato nominato amministratore del fiocco
MERAKLON YARN, C’E’ UN’OFFERTA
di Carlo Ferrante
Entro lunedì
sarà comunicata
alle organizzazioni
sindacali la lista
dei 75 lavoratori
assunti a tempo
indeterminato
A TERNI - Attesa spasmodica per
l'acquisto del filo di Meraklon Yarn,
ma non sono mancate le delusioni
perché ieri mattina, alle 10, nella sede
del notaio Clericò, in Corso Tacito, è
stata presentata soltanto una busta,
di una cordata non ternana. Nei giorni scorsi c’erano state diverse riunioni in città tra gli aspiranti compratori, nella speranza di mettere insieme i
soldi necessari per la cauzione, ma
non è stato raggiunto l’accordo. Ora
l'offerta passerà al vaglio del commissario Daniele Discepolo e se tutto
procederà bene, si potrà mettere la
parola fine anche alla vicenda del filo. E’ bene tenere i piedi per terra,
non farsi troppe illusioni. Degli oltre
100 lavoratori, attualmente in forza
alla società di Piazzale Donegani, potrebbero entrare nella nuova società
poco meno della metà. Il filo della
Meraklon è figlio della Neofil, la società nata nel 1969 a seguito di un
accordo tra la Montedison e il gruppo americano Hercules, partecipata
da entrambe con il 50%, per lo sviluppo e la produzione del polipropilene
isotattico. Il nuovo stabilimento, ubicato a ridosso del muro di cinta del
polo chimico di piazzale Donegani,
la portineria era poco distante dal
quartiere Campomaggio, verso Terni, raggiunse, nel 1982, un’occupazione di 700 maestranze, soprattutto nel
periodo del direttore generale Sbrolli. La crisi e l’entrata nel mercato di
nuovi produttori misero in difficoltà
il sito ternano, costretto a barcamenarsi tra alti e bassi. Intanto procede
secondo la tabella di marcia la tappa
di avvicinamento del trasferimento
del ramo di azienda dedicato
all’attività del fiocco a Beaulieu, previsto per il 6 agosto. Il trasferimento
da Meraklon alla multinazionale belga avverrà attraverso due società di
Passaggi decisivi
La Meraklon entra
in una fase importante:
per il fiocco presto la lista
dei dipendenti assunti,
per il filo è arrivata l’offerta
di una cordata non ternana
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diritto italiano, una delle quali Beaulieu Fibres International Terni (Bfit)
che acquisirà tutte le attività operative del business di riferimento, mentre
NewCo B acquisirà il patrimonio immobiliare. Amministratore delegato
di Bfit è stato nominato Leonardo
Pinoca, collaudato manager di Meraklon. Entro lunedì dovrebbe essere
comunicata alle organizzazioni sindacali di categoria Femca, Filctem,
Uiltec, Orsa, Ugl la lista dei 75 lavoratori che saranno assunti a tempo indeterminato dalla nuova società e
un’esperta belga del settore del personale, insieme al manager locale Giubila, è impegnata nella selezione. Successivamente al trasferimento è prevista l’assunzione da parte di Bfit con
contratto a tempo determinato di durata variabile, secondo le necessità
tecniche, organizzative e produttive
di ulteriori 34 unità con contratto a
tempo determinato della durata di
12 mesi con un ulteriore contratto di
12 mesi relativamente a 15 unità. I
belgi hanno riconfermato gli investimenti nel periodo 2013-2015 che ammontano intorno ai quindici milioni
di euro. A supporto della riorganizzazione aziendale e della realizzazione
del programma d’investimenti, Bfit
attiverà la cassa integrazione straordinaria con durata di 24 mesi e il cui
inizio è previsto dopo 90 giorni dall’acquisizione. L’accordo relativo alla Cigs, che dovrà essere concluso
successivamente, sarà basato su un
principio di rotazione limitata in funzione delle professionalità richieste e
delle esigenze della società. Sindacati
e azienda hanno stabilito che ai dipendenti oggetto del trasferimento e
a quelli che saranno assunti a tempo
determinato dalle liste di mobilità attivate da Meraklon, sarà garantita
l’applicazione delle sole condizioni
normative ed economiche previste
dal contratto nazionale.
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INDUSTRIA Presa di posizione della Cgil sulle vicende della Merloni
“APRIRE LA VERTENZA UMBRA”
di Eirene Mirti
A NOCERA UMBRA - Merloni e fascia appenninica sono elementi fondamentali di una più complessiva vertenza Umbria. A dirlo è la Cgil all’indomani dell’incontro che forze sindacali e di categoria hanno avuto con l’assessore regionale allo
sviluppo economico, Vincenzo Riommi, e dal quale sono emersi i primi tentativi
di rendere più fruibile l’accordo di programma. Secondo la Cgil, infatti, tutte le
risorse messe in campo vanno riutilizzate per il territorio. “Nell’incontro - scrivono
in una nota Mario Bravi e Lucia Rossi, della segreteria regionale Cgil, ed Alessandro Piergentili, responsabile territoriale Alta Umbria - abbiamo apprezzato lo
sforzo che la Regione sta producendo per rendere praticabile e utilizzabile l’accordo e i 17,5 milioni di euro previsti per il rilancio dell’area e per dare risposte al
dramma occupazionale della zona, dove alla crisi del settore elettrodomestico si
sommano quelle dell’edilizia, della ceramica e della metalmeccanica. Questo sforzo non garantisce però la risoluzione di una vertenza come quella della fascia
appenninica, dove si sommano più emergenze”. Per la Cgil è necessario fare
presto e bene, anche tenendo conto che la cassa integrazione scadrà il 13 novembre. “Per questo - proseguono - auspichiamo la presenza più forte e più incisiva
delle imprese e delle associazioni. Il fattore tempo è fondamentale ed è necessario
che tutte le risorse destinate all’accordo di programma e i 5 milioni investiti dall’Unione europea nella formazione professionale vengano utilizzati in maniera produttiva ed intelligente”. Bravi, Rossi e Piergentili individuano due aspetti significativi: il primo riguarda la crisi della Indesit, “ulteriore conferma delle difficoltà di
tutto il settore degli elettrodomestici. Il nostro Paese non può abbandonare questo
settore e la sua componentistica; condividiamo la proposta di Fim, Fiom e Uilm
nazionali di aprire un tavolo per la difesa e il rilancio del comparto. Con questa
consapevolezza ed esprimendo piena solidarietà ai lavoratori della Indesit in lotta,
dobbiamo essere consapevoli che tutte le risorse dell’accordo di programma dell’Antonio Merloni vanno utilizzate per dare una risposta ai temi della reindustrializzazione della fascia appenninica umbra, evitando sovrapposizioni. Semmai
occorre impegnare il Governo nazionale ad allargare le risorse”. “La vicenda della
fascia appenninica - inoltre - è uno dei punti della più complessiva vertenza Umbria, che, a partire dalla strategicità del polo siderurgico ternano e della chimica,
mette in evidenza la centralità della manifattura nella nostra Regione. Su questo
crediamo che il Governo debba mettere in campo tutte le energie necessarie per
una politica industriale vera, che valorizzi l’attrattività delle aree, con il riconoscimento dell’esistenza di una crisi complessa, e consenta alla nostra regione di
valorizzare una delle sue caratteristiche fondamentali: l’industria”.
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DEL
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P
INNOVAZIONE Edizione nel segno
delle proposte di Della Valle e Farinetti
CULTURA E IMPRESA:
IL GRAN GALA’
ACCOGLIE LA SFIDA
A GUALDO TADINO
Quando il fare impresa è sinonimo di innovazione, crescita, tenacia e capacità di trasformazione nella costante consapevolezza del ruolo prioritario rivestito
dalla valorizzazione culturale e
dalla promozione turistica del
territorio: la prima vera impresa
del Paese. “Un’impresa ad arte.
Gran Galà dell’imprenditoria
italiana” accoglie e fa sua la sfida di grandi imprenditori illuminati italiani quali Oscar Farinetti e Diego Della Valle, che hanno applicato la formula vincente
del saper fare impresa sul bello e
sul buono della cultura italiana,
lanciando un messaggio di fiducia alla nazione, che può ripartire solo imparando a fare impresa sul suo straordinario e inimitabile patrimonio culturale.
Sono molti gli imprenditori italiani che hanno saputo combinare sapientemente queste formule, emergendo nel panorama nazionale ed internazionale e saranno proprio loro i protagonisti della terza edizione della kermesse, in programma sabato A
Gualdo Tadino nella splendida
cornice della Rocca Flea. Un
evento promosso dal Museo regionale dell’emigrazione “Pietro
Gran Galà Catia Monacelli con il giornalista Giuliano Giubilei
Conti”, Centro di ricerca sull’emigrazione italiana, e dal Polo
museale città di Gualdo Tadino,
con il patrocinio dell’Amministrazione, della Provincia di Perugia, della Regione Umbria ed
il contributo del Sole 24Ore -
Formazione ed eventi. La serata
sarà condotta dalla giornalista
Roberta Serdoz, volto familiare
in Rai e anima di noti programmi televisivi come Mixer, La vita
in diretta e Linea notte. Un progetto nato da un’idea di Catia
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Monacelli, direttore del Polo
museale e madrina dell’evento:
“L’iniziativa sta crescendo e si avvale anche per questa edizione
della preziosa collaborazione
del format del Corriere dell’Umbria, L’Umbria che eccelle.
Novità assoluta del 2013 è la presenza di expò riservati alle eccellenze imprenditoriali, sponsor
istituzionali e tecnici dell’evento:
Birra Flea, Ecosuntek spa, Emu
Group spa, Marfuga Azienda
Agraria, Merlo spa, Rocchetta
spa, Wald srl”.
Per l’occasione Pitsart Srl realizzerà in esclusiva limited edition
un foulard d’arte in seta ispirato
al Gran Galà e al binomio “arte
ed impresa”, congiuntamente all’azienda Obc Italy di Perugia,
che invece produrrà un nuovo
brand, relativo al Museo dell’emigrazione, sviluppando un innovativo progetto su t-shirt che
beneficia della nuova tecnologia
denominata “realtà aumentata”.
Gualdo Tadino ed il Gran Galà
si confermano piazza di incontro e luogo d’interesse per l’imprenditoria illuminata, capace
di investire in rinnovamento e
nuove soluzioni all’avanguardia.
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CONTRIBUTI Bando della Regione per le attività extra-agricole. In oltre 250 hanno denunciato di aver subìto danni
QUASI 9 MILIONI PER L’ALLUVIONE
A PERUGIA
La Giunta regionale dell’Umbria
ha avviato le procedure che porteranno a breve all’emanazione del
bando per la concessione di agevolazioni alle imprese extra agricole
danneggiate dagli eventi alluvionali che dall’11 al 13 novembre scorso hanno colpito un vasto territorio dell’Umbria. Le risorse disponibili ammontano a 8 milioni e
700mila euro. Su proposta dell’assessore regionale allo Sviluppo
economico, Vincenzo Riommi, sono state valutate e approvate le modalità e le condizioni di accesso ai
contributi. “Queste disposizioni spiega l’assessore - saranno ora recepite nel bando che nelle prossime settimane verrà emanato con
un decreto dalla presidente della
Regione Umbria, Catiuscia Marini, in qualità di commissario delegato per la protezione civile”.
“La Regione, che all’indomani dell’alluvione si era subito attivata
per una ripresa rapida delle attività produttive - sottolinea - con questo provvedimento interviene con
tempestività a supporto degli investimenti delle imprese danneggiate nei territori per i quali è stato
riconosciuto lo stato di emergenza. Sono ben 253 quelle che hanno
già segnalato ai Comuni individuati di aver subìto danni e che, in un
contesto generale di crisi, rischiano altrimenti di essere ulteriormen-
L’alluvione di novembre Centinaia le aziende danneggiate
te penalizzate. Il bando, che può
contare su una ingente dotazione
finanziaria, rappresenta uno strumento importante per salvaguardare la tenuta economica e occupazionale dei territori colpiti”. Dei
contributi potranno beneficiare le
imprese industriali, artigiane, di
servizi, commerciali e turistiche
che hanno già segnalato o che segnaleranno di essere state danneggiate dagli eventi alluvionali entro
il termine di pubblicazione del bando sul Bollettino ufficiale della Regione e che operano nel territorio
dei Comuni di Perugia, Città della
Pieve, Panicale, Montegabbione,
Castel Viscardo, Baschi, Collazzone, Marsciano, Piegaro, Monteleone di Orvieto, San Venanzo, Castel Giorgio, Montecchio, Deruta,
Parrano, Fabro, Ficulle, Allerona,
Orvieto, Todi, Torgiano, Citerna.
Le agevolazioni saranno concesse
per le spese sostenute per il ripristino delle condizioni di operatività,
fino a un tetto massimo di 200mila euro (corrispondente al tetto
massimo degli aiuti “de minimis”)
e saranno fino a un massimo del
75% del danno subìto nel caso di
beni immobili e strutture produttive, impianti, macchinari e attrezzature; fino a un massimo del 60 per
cento del danno subìto per i beni
mobili registrati e ammortizzabili
dell'impresa.
Saranno previste procedure semplificate per la presentazione delle
domande e tempi celeri per l'attività istruttoria, che si concluderà nel
termine massimo di 90 giorni dalla data di scadenza per la presentazione delle domande.
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Antonini, oggi
l’interrogatorio
L’ex presidente Bps pronto a difendersi davanti
ai giudici. L’avvocato Morcella: «Da questa vicenda
ne uscirà o morto o più rafforzato di prima»
SPOLETO - Comparirà questa mattina davanti ai giudici per chiarire la
sua posizione Giovannino Antonini,
arrestato nell’ambito dell’inchiesta
aperta dalla Procura di Roma per
l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari. L’interrogatorio di garanzia
dell’ex presidente della Bps, che sta
scontando da lunedì gli arresti domiciliari nella sua casa di Pontebari, si
LE INTERCETTAZIONI
«Loro vogliono una
riunione e ti prego
in questo di esserci»
SPOLETO - È il 9 maggio, giorno
dopo l’udienza al Tar, e giudice e
avvocato parlano di una riunione
da fare, poi tenutasi il 15 maggio.
De Bernardi: Comunque guarda ieri siete andati benino, ha fatto
un’ottima parte Tedeschini, tu hai
fatto la tua, abbiamo portato...
De Paola: Tedeschini è stato...
D.B.: Il 2 ottobre va in decisione
nel merito e vinciamo
D.P.: Allora... ieri mi hanno assillato a Cerruti (omissis)
D.B.: Lui sa che non può chiamare me perché...
D.P.: La verità, e mo ti dico la
cosa che ti fa arrabbiare, è che sono scontenti
D.B.: Non mi fa arrabbiare per
niente, non me ne frega niente, qui
quando il cliente ord... quando...
D.P.: Allora gli ho spiegato tutto, permettimi... permettimi di fare
una riunione domani. Loro vogliono una riunione e ti prego in
questo di essere presente e gli
spacchi la testa e ti metti a gridare
D.B.: Ma assolutamente no
POP. SPOLETO LE MOSSE
di SARA FRATEPIETRO
e MASSIMO SBARDELLA
terrà al Tribunale di Spoleto. Ancora non è chiaro se ad ascoltare Antonini sarà un giudice romano o spoletino, attraverso una rogatoria da parte di un magistrato locale che poi in
quel caso dovrà trasmettere a Roma
il contenuto dell’interrogatorio.
Per lui sarà quindi l’occasione di
chiarire la sua posizione,
sempre che non decida di
avvalersi della facoltà
di non rispondere,
ipotesi piuttosto
remota. Anche
perché, sin dai
primi momenti
dopo l’applicazione della misura cautelare, il
difensore di Giovannino Antonini,
l’avvocato Manlio
Morcella, aveva evidenziato l’estraneità del
suo assistito alle accuse.
«Dal primo esame delle carte - evidenzia il legale - emerge una millanteria che Antonini ha subìto, piuttosto che essere lui l’autore del reato».
Insomma dalla lettura dell’ordinanza di custodia cautelare non si evincerebbe un coinvolgimento diretto
dell’ex presidente della Banca popolare di Spoleto negli episodi di
corruzione che vengono contestati
al giudice del Tar del Lazio Franco
Angelo Maria De Bernardi, all’avvocato Matilde De Paola (uno dei legali scelti da Antonini per il ricorso
al Tribunale amministrativo romano contro il commissariamento della Spoleto Credito e servizi) ed
all’imprenditore Giorgio Cerruti,
che secondo gli inquirenti avrebbe
fatto da intermediario tra il magistrato e Antonini. Per questo lo spoletino sarebbe comunque sereno.
«L’ho trovato lucidissimo e più
combattivo di prima, - racconta
l’avvocato Morcella - da questa vicenda ne uscirà o morto o più rafforzato di prima».
Se però non ci sarebbero intercet-
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Accusato Giovannino Antonini. Nel tondo il Tribunale di Spoleto
tazioni dirette tra Giovannino
Antonini e il giudice De Bernardi
e nemmeno passaggi di denaro, a
parte i 6.000 euro consegnati dal
primo all’avvocatessa romana, la
difesa dovrà comunque chiarire alcune circostanze, come il pranzo
con il giudice tenutosi il 27 febbraio
in un ristorante romano, organizzato
da Cerruti. «E glielo
facciamo fare... lo serIl ruolo di Cerruti
viamo come merita... è
amico tuo» dice De
Centrale è il rapporto
Bernardi al telefono,
di intermediario che
due giorni prima del
il faccendiere avrebbe pranzo, al faccendiere,
quando quest’ultimo,
svolto tra Antonini
secondo l’ordinanza,
e De Bernardi
gli anticipa che si parlerà di un ricorso al
Tar proposto da Antonini. Proprio il rapporto tra l’ex presidente della Bps e l’imprenditore
ritenuto il suo intermediario dovrà
essere chiarito, visto che Cerruti
parlando con il magistrato lo incalza
sul corrispettivo economico: «il presidente mi chiedeva... mi chiedeva...
quant’è? Perché dobbiamo sapere».
E ancora: «Cinquanta? Posso riferirlo?». Il giorno dell’udienza al Tar
del Lazio contro il commissariamento (conclusasi con la mancata
sospensiva ed il rinvio al 2 ottobre),
poi, Antonini al telefono chiede a
Cerruti: «Non sono venuto giù perché... dice... si faceva raccontare... e
gli avvocati sono andati bene?». Lui
gli risponde: «Sì... c’era quella persona naturalmente... come... come
era stato detto... capito?», secondo
gli inquirenti con riferimento al giudice De Bernardi, presente
all’udienza nonostante non componesse il collegio.
Tra gli elementi in mano agli inquirenti c’è anche l’incontro, il 15
maggio, nello studio della De Paola,
tra l’avvocatessa, Cerruti, De Bernardi e Antonini. Questioni che quest’ultimo, quindi, oggi sarà chiamato a chiarire in Tribunale.
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Per l’andamento lento dei lavori
Di Girolamo stanco e irato
con i suoi consiglieri comunali
Potrebbe non ricandidarsi
Intanto avanza
la lista civica
guidata
dall’ex dirigente
della Regione
Franco Todini
Il sindaco
Leo Di Girolamo
Voci di malumori
del primo cittadino
con la sua
maggioranza
A TERNI
“Se non mi date le condizioni per continuare, cercatevi
un altro candidato”. La battuta sarebbe stata rivolta
qualche giorno fa dal sindaco Leo Di Girolamo a un
consigliere comunale fidato. Il malumore del sindaco,
ad oggi ancora candidato ufficiale del Pd, deriva dall’andamento stanco del consiglio comunale, con i punti approvati col contagocce, con continui rinvii per mancanza del numero legale. Cosa che si è avuta fin dall’inizio.
Ma appunto il sindaco in questi ultimi dieci mesi avrebbe preteso dal consiglio comunale e dal centrosinistra
un sussulto di responsabilità, una prova di orgoglio che
invece allo stato non si vedono. Da qui la stanchezza e
l’ipotesi di non candidarsi. Tra l’altro, sempre i boatos
parlano di una legge in discussione che prevederebbe un
numero minimo di ore di presenza in ambulatorio; leggina che se approvata porrebbe il sindaco di fronte al bivio, continuare a fare l’amministratore o il medico di
base. Sempre secondo voci, Di Girolamo con questi avvertimenti vorrebbe testare la fiducia del Pd una cui parte guarda con attenzione alla lista civica che si sta formando e che vede come candidato sindaco Franco Todini, 66 anni, ex dirigente della Regione, fratello dell’ex
sindaco Mario e da sempre vicino a Eros Brega.
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REGIONE
La “nuova” Sviluppumbria
presenta mission e struttura
Le forze sociali apprezzano
PERUGIA - Mission e nuova struttura organizzativa di Sviluppumbria sono stati illustrati a Perugia - nella sede della giunta regionale - ai rappresentanti dei tutte le associazioni di categoria e delle imprese ed alle
organizzazioni sindacali. L’incontro è stato
convocato e presieduto dalla presidente della Regione, Catiuscia Marini, presenti anche
l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Riommi, ed i vertici di Sviluppumbria, il presidente Gabrio Renzacci
ed il direttore generale, Mauro Agostini.
È stata la presidente Marini ad introdurre i
lavori e ad illustrare la “mission” della nuova Sviluppumbria, che per la giunta regionale deve poter progettare e realizzare uno sviluppo economico integrato dell’Umbria.
Così come definita dalla giunta regionale
lo scorso mese di giugno, la nuova Sviluppumbria elabora ed attua programmi e misure di sostegno e promozione dello sviluppo
nell’ambito della programmazione regionale, progetti di sviluppo locale, fa servizi di
animazione economica e a supporto dell’attuazione di misure di politiche regionali di
sviluppo con particolare riferimento a quelle dell’innovazione e dell’internazionalizzazione. Tutto ciò con particolare attenzione al ruolo dei Comuni e degli altri soci su
una scala che sia preferibilmente di area vasta. L’Agenzia, inoltre, svolgerà un ruolo significativo nella costituzione e gestione di
fondi “revolving” che rappresentano delle
modalità caratterizzanti la nuova programmazione comunitaria.
Tra le sue competenze, inoltre, figurano le
attività connesse ai progetti di cooperazione
internazionale allo sviluppo, decentrata e
transnazionale della Regione e quelle connesse alle politiche preventive per evitare
crisi settoriali e/o aziendali. Altrettanto significativo sarà il ruolo dell’Agenzia nella
gestione delle crisi d’impresa. L’Agenzia si
occuperà in particolar modo della valorizzazione del patrimonio regionale non come
mera funzione amministrativa, bensì come
attività di valorizzazione fortemente integrata con le aree di operatività della società,
per favorirne la messa a sistema e l’utilizzo
rispetto alle opportunità che possono essere
messe a disposizione delle imprese.
Altrettanto importante il ruolo di Sviluppumbria nell’ambito del marketing territoriale, promozione ed internazionalizzazione, settore nel quale l’Agenzia dovrà poter
operare come interlocutore unico nei confronti degli investitori, in grado di fornire risposte e soluzioni in tempi rapidi e secondo
percorsi semplificati.
Una missione specifica Sviluppumbria
l’eserciterà, infine, per la promozione
dell’innovazione tecnologica, che si pone
sempre più come obiettivo fondamentale
per sostenere l’economia regionale verso
maggiori capacità competitive e di generazione e distribuzione di redditi più elevati.
Sviluppumbria dovrà anche svolgere un
ruolo di forte connessione, nel rispetto delle
normative vigenti, ed una capacità di interfaccia permanente con il sistema della rappresentanza delle parti sociali. Positive le
reazioni delle forze sociali. «Finalmente afferma per tutti Umbro Bernardini, presidente regionale di Confindustria - c’è l’inizio di un percorso nuovo di Sviluppumbria.
Il programma presentato è buono ed estremamente ambizioso. Personalmente, mi accontenterei che ne venisse realizzata solo la
metà. C’è un’aria nuova, positiva, che fa ben
sperare. Ovviamente monitoreremo la coerenza dell’attività concreta con il programma presentato. Ed è molto positiva l’istituzione di un comitato di confronto, con al
partecipazione delle forze sociali».
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Affitti a picco, Confedilizia: «sì»
ai contributi
Solo un immobile su 3 trova locatari, la Regione
prepara i bonus: chi può avere le agevolazioni
In bacheca Una
signora mentre
sta consultando
alcuni annunci
immobiliari
che mette a disposizione dei proprietari di casa 1,5 milioni di euro», ha
PERUGIA - «La situazione del mer- AGEVOLAZIONI
dichiarato Fronduti al termine
cato delle locazioni in Umbria è
dell’incontro presso gli uffici di
drammatica: solo 3 immobili su 10 La somma com- piazza Partigiani. «Ben venga un insi locano». Anche per questo, Con- plessiva che, in tervento dell’assessorato - continua
fedelizia Umbria, per bocca del pre- 24 mesi, può es- Fronduti - quale aiuto ai tanti prosidente Armando Fronduti, ha ac- sere corrisposta prietari che hanno per decenni finacolto in maniera positiva la proposta ai locatari
lizzato nel “mattone”, con sacrifici, i
dell’assessorato regionale alle Poliloro risparmi e che oggi non riescotiche abitative di attivare una serie di
no a pagare una tassazione sulla casa
agevolazioni per quei proprietari
ormai al 62%».
che concederanno i lori immobili in AL MESE
La Regione provvederà a stilare
affitto a canone concordato.
due diversi elenchi. Il primo, comuIeri l’assessore Stefano Vinti e le Il contributo
nale, che conterrà il complesso degli
associazioni di categoria hanno ef- massimo mensi- immobili disponibili, divisi per sufettuato un primo summit in vista le corrisposto
perficie e costo mensile. L’altro sarà
della presentazione alla giunta re- a chi affitta
invece relativo ai nuclei familiari
gionale, lunedì prossimo, del dos- al minimo
che potranno beneficiare del sostesier che illustra nel dettaglio i congno. Potrà partecipare al bando chi
torni della manovra. La Regione inavrà ricevuto un provvedimento di
terviene con 5.200 euro per 24 mesi
sfratto causato dal mancato pagadi locazione (compreso il deposito CARICO FISCALE
mento di almeno sei mensilità, docauzionale di 200 euro) con il pagavuto ad una significativa riduzione
mento del canone che verrà corri- Il peso delle tas- del reddito per licenziamento
sposto mensilmente dall’Ater diret- se sulla casa che (escluso quello per giustificato motamente al proprietario dell’immo- viene “sopporta- tivo), cassa integrazione, mobilità,
bile con la stipula del contratto di ti- to” dai proprie- mancato rinnovo del contratto, cespo concordato agevolato con il con- tari immobiliari sazione di un’attività libero-profesduttore sfrattato a causa di una imsionale o di impresa (registrata da alprovvisa perdita di lavoro, la cosidmeno 12 mesi), malattia grave o dedetta morosità “incolpevole”. «Non
cesso dell’unico percettore di reddipossiamo che esprimere un giudizio
to in famiglia. La dichiarazione Isee
positivo su questa proposta che annon dovrà essere superiore a 16mila
drà in Giunta nei prossimi giorni e
euro.
di CHRISTIAN CINTI
5.200 €
200 €
62%
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«Qui o si fa squadra
oppure salta il banco»
Fondi Ue, Filippetti (Confesercenti): non disperdere risorse a pioggia,
servono progetti comuni per delineare l’Umbria del futuro
Basta con la grande distribuzione, diamo sostegno ai piccoli imprenditori
Dopo il direttore regionale di
Cna, Roberto Giannangeli, il segretario di Confartigianato, Sergio Bova, il direttore di Confindustria Umbria, Aurelio Forcignanò, il direttore provinciale di Confcommercio, Vasco Gargaglia, e
il direttore regionale di Confagricoltura, Alfredo Monacelli, tocca
al direttore regionale di Confesercenti, Francesco Filippetti, intervenire sul “Quadro strategico
regionale 2014-2020” presentato
dalla Regione.
di CHRISTIAN CINTI
PERUGIA - Settecento imprese
chiuse in soli tre mesi. Tremila le
attività del commercio e turismo
che, in Umbria, abbasseranno le
serrande entro la fine dell'anno, lasciando a spasso circa settemila
addetti. «Qui, o si fa squadra o salta il banco».
Francesco Filippetti, direttore
regionale di Confesercenti, parla
di uno «spirito collaborativo» e di
un «giudizio di carattere generale
positivo» sul documento redatto
da Palazzo Donini. Un «documento narrativo» che dovrebbe però
affrontare alcuni temi in maniera
più dettagliata per arrivare ad una
«strategia e ad una visione
dell’Umbria del futuro».
Facciamo un passo indietro:
cosa ha funzionato e cosa no nella programmazione comunitaria 2007-2013?
«Diciamo che il commercio è un
“cavallo” che ha bevuto, nel senso
che le risorse sono state utilizzate.
Detto questo, è opportuno riflettere sulla necessità di non disperde-
re troppo a pioggia i finanziamenti. Ma anzi, procedere a progetti
comuni, elaborando delle “macroazioni”. Tra gli aspetti che non
hanno funzionato va inserito il
concetto di reti d'impresa. Occorre
studiare forme diverse di aggregazione per evitare che, nel momento in cui uno dei soggetti dovesse
«
Fondamentale
l’aspetto
dell’accesso
al credito:
non basta
Gepafin, vanno ricapitalizzati i consorzi
fidi
»
Francesco Filippetti
centrale...
«Parte dei fondi Ue deve servire
alla ricapitalizzazione dei consorzi fidi. Va rafforzato il ruolo di
Gepafin, ma non solo. Tenendo
ben presente questo ragionamento: il contenzioso aumenta e il capitale dei consorzi si erode. Senza
capitale è però sempre più difficile
offrire garanzie e senza garanzie,
ma a volte anche con queste, è impossibile per le imprese ottenere
l’apertura di linee di credito».
Veniamo al dunque. Programmazione 2014-2020: quali i
punti di contatto con le idee di
Palazzo Donini?
«Apprezziamo il fatto che sia
stato rimarcato
il ruolo del
terziario,
che
si
parli di
“distretti
urbani
farsi indietro, gli altri coinvolti
non rischino di perdere i finanziamenti. E poi, credo vadano obbligate le banche a collaborare. Gli
istituti di credito vanno chiamati
al tavolo prima della redazione
del bando e coinvolti nella fase
del finanziamento, perché le risorse pubbliche coprono fino
al 50% degli investimenti,
ma gli altri soldi devono arrivare dal privato. E senza
l’aiuto delle banche, oggi questo non è possibile».
Il tema del credito
resta dunque un nodo
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del commercio” e dunque delle
strategie per abbinare il rilancio
dei centri storici a quello delle attività. Sposiamo inoltre l’attenzione al concetto di start-up, non
tanto come sostegno per pagare le
spese del notaio, ad esempio,
quanto semmai con l’obiettivo di
formare imprenditori capaci. Fondamentale l’aspetto dell’innovazione e siamo d’accordo sulla necessità di sviluppare le reti d’impresa».
Ma...
«Ma ad esempio servirebbe più
attenzione per il comparto del turismo, che può davvero essere il
motore del nostro sviluppo economico. Bisogna per questo però superare la visione per cui il comparto vale solo in base all’incidenza
che ha sul Pil umbro. Il turismo
non è fatto solo di alberghi e
strutture extra alberghiere (comunque, circa 4.500 strutture in
totale). Ma va guardato sotto il
profilo della creazione d’impresa, dell’occupazione, dell’indotto e
dei servizi ad
esso correla-
ti».
E poi?
«Beh, quando si parla ad esempio di innovazione, andrebbero
dotati gli imprenditori di strumenti adeguati per fare e-commerce
vero o di fare affari con i social
network. Ma io penso all’innovazione anche come un sistema collegato alla sicurezza o ai pagamenti elettronici. Se, invece, si
parla di formazione, allora intendo quella che proviene solo da
soggetti accreditati. C’è un numero altissimo di persone che, espulse dal mondo del lavoro, approdano al commercio. Sono le nuove
aperture che fanno statistica, ma
che hanno una vita breve: diciotto,
ventiquattro mesi al massimo. E
producono conseguenze gravissime, anche dal punto di vista sociale, perché le famiglie si indebitano
per finanziare queste attività oppure investono liquidazioni intere
per sostenere l’avvio dell’impresa. Il mondo del commercio era
difficile già quando le cose andavano bene, figuriamoci adesso.
Per questo è più che mai necessario fare impresa in maniera specializzata. E questo può avvenire sol-
«Attenzione al turismo»
«Può essere il motore
del nostro sviluppo,
purché non venga
considerato il suo ruolo solo
in base all’incidenza sul Pil»
tanto con una adeguata formazione. Potremmo parlare poi delle
politiche del lavoro e dunque spostare l’attenzione sui Centri per
l’impiego. Non che non servano,
per carità. Però dovremmo verificare i risultati prodotti e se dunque
servono davvero a far incontrare
la domanda con l’offerta».
Cosa porta perciò Confesercenti al tavolo del confronto?
«Siamo d’accordo sul concetto
di intersettorialità e dialoghiamo
con assoluto spirito collaborativo.
È però arrivato il momento di dire
basta alla grande distribuzione:
diamo sostegno ai piccoli imprenditori che investono le loro risorse
e che rappresentano la storia, la
tradizione e la qualità del nostro
territorio».
(6 - continua)
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Narni Chi interessato può partecipare al bando promosso dal Comune: c’è tempo fino al 19 agosto
Commissione pari opportunità, si cercano soggetti esterni
NARNI - Componenti “esterni”
nella commissione permanente per
le pari opportunità. In questi giorni
il Comune di Narni ha pubblicato il
bando per la selezione di quei soggetti interessati a far parte dell’organismo. Al bando possono partecipare dei soggetti in possesso dei
giusti requisiti, ovvero: competenza ed esperienza in materia di condizione femminile nei campi giuridico, economico, sociale, psicologico, storico ed artistico. Possono
partecipare al bando e presentare la
loro candidatura, quindi, rappresentanti di associazioni sindacali,
associazioni diversamente abili,
associazioni studentesche, consulte giovanili e di immigrati, oltre
che di organismi che fanno parte
del settore sanità. Le domande dovranno essere inviate in busta chiusa, corredate da curriculum vitae e
dovranno pervenire, tramite posta
o consegna a mano, al Comune di
Narni entro il 19 agosto. La commissione esaminerà l’elenco delle
Il Comune di Narni
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candidature che verrà inviato al
presidente del consiglio comunale
Daniele Latini, il quale dovrà sottoporre all’approvazione del Consiglio la nomina dei 5 componenti
esterni. La commissione comunale
per le pari opportunità ha come
obiettivi il perseguimento delle finalità generali di contrasto alle disuguaglianze e ad ogni forma di discriminazione sociale e di valorizzazione delle politiche di genere.
Inoltre sarà un organo consultivo,
di proposta, di progettazione e di
controllo. La Commissione sarà
composta dall’assessore alle Pari
opportunità, cinque donne designate dal consiglio comunale e
cinque componenti esterni.
MAURO PACELLI
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L’INIZIATIVA
I lavoratori edili
disoccupati
restaurano le mura
di Collescipoli
TERNI - I lavoratori edili disoccupati restaurano le mura castellane di Collescipoli. L’iniziativa
nasce dalla collaborazione tra
l’assessorato comunale ai Lavori
pubblici e la Scuola Edile che ha
portato gli allievi ad impegnarsi
in varie attività di restauro in diversi siti di importanza storica
della città.
«I lavori del tratto di paramento murario interessato - spiegano
i tecnici - hanno avuto inizio a
giugno ed attualmente, sono in
avanzato stato di svolgimento.
Le lavorazioni sono seguite, oltre
che dal responsabile preposto
dalla Scuola Edile per la direzione del cantiere, dai tecnici comunali che ne curano la direzione
dei lavori, nonché dai tecnici del
ministero dei Beni Culturali che
ne seguono l’alta sorveglianza,
con le necessarie visite periodiche».
“Si tratta - dice l’assessoreSilvano Ricci - di un intervento in linea con lo sviluppo dei progetti
di valorizzazione e mantenimento dei beni culturali minori. La
convenzione, che si inserisce nella pluriennale collaborazione tra
Scuola e Comune, ha il duplice
obiettivo di ridare lustro a beni di
valenza storico-architettonica e a
dare ai partecipanti, dopo la fase
di preparazione propedeutica effettuata nel cantiere scuola, concrete opportunità di un inserimento lavorativo. Gli allievi attualmente al lavoro a Collescipoli - prosegue - sono dei lavoratori
edili disoccupati, selezionati in
base alle loro esperienze lavorative, che, attraverso la partecipa-
zione all’iniziativa, potranno implementare le proprie competenze e riqualificarsi. Lo sviluppo
dei cantieri-scuola rappresenta
una delle misure cardine del
“Patto per una Città più bella e sicura”. Il modello delle politiche
per il decoro urbano ed ambientale mira infatti ad impiegare le risorse derivanti dal recupero delle
somme ottenute dai danni arrecati al patrimonio pubblico, proprio
per sviluppare la cultura del rispetto del nostro patrimonio”.
L’attività di restauro delle mura di Collescipoli proseguirà probabilmente nel prossimo mese di
settembre ed interesserà un’ampia porzione delle mura castellane particolarmente compromesse nello stato di conservazione.
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LA CGIL
«Dati impietosi,
così si può uscire
dalla crisi»
TERNI - Chiedere al Governo di
riconoscere Terni come «area di
crisi industriale complessa» per
le vicissitudini del polo chimico
e attivare un fondo per finanziare
le imprese con una parte delle risorse economiche che oggi le
fondazioni bancarie investono in
Bot e Cct. È la strada che indica
la Cgil di Terni per aiutare il sistema produttivo della provincia, ormai in ginocchio, a cercare
di uscire dal tunnel della crisi.
Una soluzione che parte
dall’analisi sui dati della Camera
di commercio di Terni e sulle
statistiche relative alla cassa integrazione. «Da gennaio a giugno - commenta Alessandro
rampiconi della Cgil - hanno
chiuso l’attività oltre 800 aziende con un saldo negativo tra
iscrizioni e cessazioni di 44 unità, attestando il numero delle imprese a poco sopra le 19.000 unità record negativo del 2013. Particolarmente pesante la situazione in Comuni come Amelia (-12)
e Orvieto (-9). I principali settori
della nostra economia registrano
una ulteriore battuta d’arresto:
commercio (-102), agricoltura (60) costruzioni (-52), attività
Manifatturiere (-38). Per quanto
riguarda la cassa integrazione continua - confrontandola con lo
stesso periodo gennaio-giugno
del 2012 registriamo un aumento
di quella ordinaria con 387.000
ore autorizzate (+1,3%), un’impennata della straordinaria con
quasi 500.000 ore (+38%) e il
crollo della deroga con 200.000
ore (-87,73). Tutto ciò a dimostrare che le aziende medie e piccole stanno chiudendo mentre le
grandi stanno ristrutturando con
perdita dell’occupazione. Non è
un caso che la cassa integrazione
straordinaria può essere richiesta anche per procedura concorsuale. Una delle più utilizzate a
oggi in provincia è il concordato
preventivo in continuità, attivata
di recente da Novelli, dalla Sangemini e dall’Ondulato Umbro.
Le nostre proposte - conclude sono una risposta per uscire dalla
crisi e per non rassegnarsi semplicemente a dati impietosi. Siamo contenti di aver trovato su
questo terreno una serie di adesioni di soggetti istituzionali e
imprenditoriali, ci preoccupa altresì l’assordante silenzio di chi
potrebbe portare un contributo
prezioso. C’è bisogno, passata
l’estate, a una fase attuativa».
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Outokumpu: ci sono interessi
per l’Ast
I finnici provano a tenere
alta la tensione sulla vendita
e restano vaghi sui tempi:
«Cessione entro il 2013»
TERNI - Outokumpu chiude in rosso anche il secondo trimestre 2013 e
il “fumo” degli 80 milioni di euro
“bruciati” in questo periodo continua ad avvolgere la trattativa di cessione delle acciaierie di Terni. Eppure i finlandesi ci provano - giustamente dal canto loro - a tenere alta la
tensione sull’operazione facendo
capire che ci sono ancora interessi
sull’Ast al di là di quelli della
cordata formata da Aperam,
Arvedi e Marcegaglia la cui
offerta, l’unica vincolante
presentata, è stata giudicata
troppo bassa. «Le discussioni
continuano con un numero di
parti interessate» ha fatto sapere la multinazionale finlandese presentando ieri i dati finanziari del secondo trimestre
dell’anno. Nella relazione del Ceo di
Outokumpu, Mika Seitovirta, ce ne
sono tanti di numeri, molti per niente
incoraggianti, ma non c’è traccia di
quello che indichi quanti sono i soggetti con cui si sta discutendo la cessione di viale Brin. Ma per la verità i
finlandesi hanno abituato a diversi
bluff in questi mesi di estenuanti
trattative. Il rigore e la precisione
nordica cozza con la vaghezza, evidentemente voluta, che si palesa
nuovamente anche sui tempi di definizione dell’operazione. «La cessione avverrà entro il 2013», hanno ribadito ieri e nessuno è sobbalzato
sulla sedia. Della dead line fissata
dalla Commissione europea Antitrust ancora nessuna traccia. «Le indicazioni fornite da Outokumpu sono abbastanza generiche e la tempi-
Vago Il Ceo di
Outokumpu,
Mika
Seitovirta
- 80 milioni
La perdita operativa
fatta registrare
da Outokumpu
nel secondo trimestre
del 2013
stica aleatoria», commenta il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo
che a maggior ragione, insieme al resto delle istituzioni e del mondo sindacale, ora guarda all’incontro programmato per domani al Mise. La
speranza è che i finlandesi si sbottonino di più, la certezza è che non potranno essere a quel tavolo gli eventuali acquirenti come la Fiom Cgil
aveva richiesto per conoscerne il
piano industriale. Tanto più dopo le
dichiarazioni di ieri e visto che nelle
ultime ore si è tornati a parlare di un
ritorno di fiamma da parte del fondo
americano One Equity di Jp Morgan. «Se un fondo di investimento
entra in gioco per affiancare la cordata Aperam può aiutare a sbloccare
la trattativa - dice il primo cittadino se invece entra in competizione non
credo che possa prendersi dei rischi
in queste condizioni di mercato».
Già quelle condizioni che hanno
fatto registrare ad Outokumpu 80
milioni di euro di perdita operativa
nel secondo trimestre 2013, più dei
72 milioni dello stesso periodo
dell’anno precedente. In questo periodo la domanda globale di acciaio
è aumentata del 3,8% ma quella di
inossidabile in Europa, Medio
Oriente e Africa è diminuita del
1,9% così come i prezzi di inox su
base europea sono scesi del 4%. Outokumpu segna il passo anche nelle
consegne di acciaio inox diminuite
del 7% rispetto al primo trimestre
2013 fermandosi a quota 656mila
tonnellate. «Le perdite sono state
trainate - spiegano da Outokumpu dal calo delle consegne, dal continuo abbassamento dei prezzi del nichel e dalla debole performance degli stabilimenti americani». Quegli
stabilimenti che, in base ai paletti
fissati dalla Commissione Antitrust
nell’ambito del processo di vendita,
continuano ad essere approvvigionati dall’impianto di Terni. Per
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quanto riguarda viale Brin i finlandesi hanno sottolineato anche l’avvio di un piano di riduzione dei costi
di gestione - che peraltro era giù previsto nel business plan di Ast - che
dovrà portare a risparmi di almeno
70 milioni di euro.
E risparmio è la parola d’ordine
dello stesso Seitovirta per cercare di
invertire la tendenza negativa nella
seconda parte dell’anno. «Durante
la seconda metà del 2013 - ha detto continueremo a concentrarci sul
raggiungimento di un ulteriore risparmio in tutte le nostre operazioni
per mitigare le deboli prospettive del
mercato dell'acciaio inossidabile. I
nostri programmi prevedono di portare a un risparmio annuo di circa
300 milioni di euro entro la fine del
prossimo anno. Abbiamo anche un
chiaro piano d'azione in atto per migliorare le nostre prestazioni nelle
nostre operazioni in America».
L’annunciato rifinanziamento di
900 milioni di euro dalle banche poi
dovrebbe garantire maggiore flessibilità nella gestione della liquidità e
potrebbe influire anche nella trattativa per la cessione di Ast con la ridefinizione del prezzo di vendita.
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Comune, il Pit della stazione sotto la lente della commissione
Al vaglio la cessione di un’area privata e di un terreno delle Fs per la realizzazione di un parcheggio da 300 posti
TERNI - Il Pit (progetto territoriale integrato) della stazione di nuovo sotto la lente della commissione
urbanistica del Comune. È approdata ieri all’attenzione dell’organismo presieduto da Giuseppe
Boccolini la proposta dell’amministrazione comunale per gli ac-
cordi con le Ferrovie italiane e un
privato che garantiranno a palazzo
Spada di entrare in possesso di due
terreni sui quali insiste una parte
del progetto che riguarda la riqualificazione complessiva dell’area
della stazione. In particolare un
terreno in via Tito Oro Nobili servirà per la realizzazione di un parcheggio da 300 posti auto a servizio della stazione mentre in zona
Fiori consentirà la riqualificazione
del quartiere con una piazza e
un’area verde oltre che il miglioramento della viabilità su via Proietti
Divi con il rifacimento della rotatoria attuale. A fronte di questo le
Ferrovie e il soggetto privato otterranno lo spostamento delle cubature di costruzione che già hanno in
aree attigue. Su questa operazione
tuttavia la commissione, sia dalla
maggioranza che dall’opposizione, ha espresso qualche perplessità
anche alla luce dell’attenzione che
la Corte dei conti ha messo su analoghe iniziative dell’amministrazione comunale. Dubbi che l‘as-
sessore all’Urbanistica Marco Malatesta conta di rumuovere entro
domani visto che l’approvazione
degli atti in questione è stata al momento inserita all’ordine del giorno del consiglio comunale del pomeriggio. Non sarà facile. Nella
stessa giornata la commissione
tornerà a riunirsi per effettuare - in
mattinata - una sopralluogo in via
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Minestrini dove è stata presentata
una richiesta di variante urbanistica, senza aumento di cubature, ma
con variazione di destinazione
d’uso da servizi a residenziale. Il
progetto prevede che la società immobiliare realizzi anche un’area a
verde pubblico, un parcheggio e
una viabilità di collegamento che
bypassi strada di Rosaro.
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Outokumpu: nuovi soggetti interessati ad Ast
`La multinazionale
si prende tempo
fino a dicembre
LA TRATTATIVA
Non erano, come prevedibile,
lasciate al caso, le dichiarazioni
anonime battute dall’agenzia
Reuters nei giorni scorsi che parlavano di un ritorno di interesse
del fondo Jp Morgan, One Equity,
per l’acquisto di Ast. Ieri il consiglio di amministrazione di Outokumpu ha presentato la sua relazione sull’andamento della multi-
nazionale per quanto riguarda il
secondo trimestre, che rimane
ancora in perdita. Nell’analisi viene dedicato un capitolo a Terni,
in cui si specifica che le trattative
per la vendita non si sono ancora
concluse. E, soprattutto, si dice
che continuano con «un numero
di soggetti interessati». Un plurale che sta ad indicare come l’offerta di Aperam potrebbe essere stata affiancata anche da altre offerte, forse proprio dal fondo americano che alla Reuters non dà nè
conferme nè smentite sulla questione.
Certo, potrebbe anche trattarsi
di strategia per convincere Aperam - che secondo la Reuters con-
tinua a essere interessata al sito
ternano - a fare un’offerta più alta. Al momento, però, quello che
si può dedurre incrociando le due
notizie è che le danze sulla vendita di Ast sembra si siano riaperte.
Con quali regole, non è stato chiarito: sarebbe interessante capire
questa seconda parte della trattativa, ripartita con la concessione
di una deroga da parte dell’Antitrust per la vendita di Ast, entro
quali binari deve correre. Si
riesumerà la necessità di un quarto competitore in Europa, che era
stata affermata con tanta forza
tra le motivazioni della messa in
vendita dell’Ast, per poi sciogliersi come neve al sole all’arrivo del-
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l’offerta di Aperam? Di certo Outokumpu si prende altro tempo
per la vendita di Ast, arrivando a
dire che la conclusione della trattativa dovrebbe avvenire entro la
fine del secondo semestre. Un
tempo veramente lunghissimo
per Ast, sia per la sua situazione
finanziaria sia quella produttiva.
Giovanni Arvedi, che fa parte della cordata Aperam, aveva parlato
di una data possibile per la conclusione della trattativa intorno a
metà settembre. Come purtroppo
spesso è accaduto durante questa
lunga trattativa, ci si è spinti nel
fare molte promesse, ma i fatti,
poi, sono stati, fino ad ora, ben altra cosa. E questo rimpallo di no-
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Mika Seitovirta
Ceo di Outokumpu
tizie non giova certamente a capire quale se si sta lavorando con
serietà per trovare una adeguata
soluzione non solo per le casse di
Outokumpu ma anche per il destino del sito integrato ternano.
Outokumpu, nella nota, fa una
serie di generiche promesse sulla
correttezza della condotta che
terrà durante questi mesi nella
gestione dell’Ast.
Per quanto riguarda invece la
situazione finanziaria di Outokumpu, stando al resoconto, le
banche hanno riaperto in parte i
cordoni, dando una boccata d’ossigeno alla multinazionale finlandese.
Vanna Ugolini
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L’area dove sarebbe dovuta sorgere la Decathlon
Decathlon, il Comune
rivuole la lottizzazione
`Decaduti
i permessi:
non sono iniziati
i lavori previsti
IL CASO
Decathlon a Terni per ora rimane un sogno. Il Comune ha dichiarato ufficialmente la decadenza
dei permessi a costruire contenuti
nelle autorizzazioni rilasciate all’Edilstart per il mancato inizio dei
lavori entro il termine di un anno.
Intimando alla società di ripristinare lo stato dei luoghi entro tre
mesi. Poi, partirà la revoca del
contratto per l’acquisizione dell’area Paip per inadempienze.
Questo con una «determina»
del dirigente di palazzo Spada
Marco Fattore arrivata dopo
l’esposto-diffida del consigliere comunale dell’Udc Enrico Melasecche, firmato il 9 luglio scorso che
segnalava le gravi irregolarità ed il
mancato inizio dei lavori. Un paio
di sopralluoghi dei tecnici del Comune e della Provincia che hanno
confermato quando detto dal politico. Così sono scattati i provvedimenti urgenti, chiudendo forse
per sempre il sogno di decine di
posti di lavoro grazie alla nascita
dei tre lotti commerciali a Maratta. A meno di improbabili ricorsi.
Tutto sembrava andare per il
verso giusto fino al febbraio del
2012 con l'autorizzazione unica rilasciata dal Comune. A Maratta
Bassa si poteva pensare a costrui-
re i capannoni per i nuovi spazi
commerciali che avrebbero ospitato Decathlon e Pittarello e spazi
destinati a servizi ed esposizioni.
Via libera da palazzo Spada per il
primo lotto, legato alla parte commerciale, dopo anni di attesa tra
polemiche, ricorsi e chi aveva gridato tra le file dell’opposizione all’illegalità dell’operazione, per la
gestione della cessione dell'intera
area Paip che ha una consistenza
di quasi 30 mila metri quadrati. La
destinazione d'uso è infatti per il
45 per cento commerciale e per 55
per cento di servizi. Sull’area, proprio Decathlon e la Pittarello si dovevano dividere le parti più consistenti del commerciale. La prima
intendeva realizzare il suo nuovo
store, la seconda era pronta ad avviare un punto vendita di abbigliamento, calzature e pelli. Nella parte del 55%, si prevede già un centro servizi, con circa mille metri
quadrati da destinare alle aziende
artigiane per uffici, start-up e formazione. Una volta assegnati i lavori, la ditta che li doveva realizzare aveva un limite massimo di un
anno per cominciare e quattro anni per finire tutto. Ma questo non è
NUOVO STOP
DI UNA VICENDA
CHE HA CREATO
MILLE POLEMICHE
MA C’È LA POSSIBILITA’
DI FARE RICORSI
accaduto soprattutto per le vicende legate alla proprietaria dell'immobile e dei terreni: la Scs gestioni
immobiliari, a sua volta della Credito e servizi di Spoleto controllante della Bps. Con l’arrivo di un
commissario che ha preso il posto
dell’ex presidente Antonini che ha
gestito direttamente l’affare. Eppure ad ottobre dello scorso anno
si era chiuso un lungo contenzioso con la fuoriuscita della società
ternana che doveva dare vita alle
costruzioni da tutte le attività riconducibili all’affare. Contenzioso che bloccava ogni tipo di lavoro
sia a Villa Palma, ormai ridotta a
poca cosa, che a Maratta. Con la
Spoleto credito e servizi gestioni
immobiliari che aveva rimesso
proprio il complesso di Villa Palma sul mercato insieme ai tre lotti
commerciali di Maratta: «Abbiamo deciso - disse all’epoca il presidente della Progresso holding
(una controllata come l'Edilstar) e
consigliere della Crediti e servizi
Leondino Galli - di creare un unico pacchetto per poter rendere il
progetto più fluido e più appetibile per un unico soggetto, siamo a
buon punto con le trattative con
un gruppo immobiliare, tanto
Giovannino Antonini (presidente
all’epoca della Spoleto Credito e
servizi) aveva già relazionato il
sindaco Di Girolamo sulle novità».
Ma poi la trattativa non si è
chiusa, facendo probabilmente
svanire definitivamente l’affare. q
Corso Viola di Campalto
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Scomparse 800 aziende in 6 mesi. Dalla Cgil l'appello alle banche
— TERNI — IL PRIMO
semestre 2013 conferma un
arretramento dei principali
indicatori economici della
provincia. «Da gennaio a
giugno
—
afferma
Alessandro Rampiconi, della
segreteria Cgil — hanno
chiuso l’attività oltre 800
aziende con un saldo
negativo tra iscrizioni e
cessazioni di 44, attestando il
numero delle imprese a poco
sopra le 19.000 unità, record
negativo registrato in questo
2013.
Particolarmente
pesante la situazione in
alcuni Comuni come Amelia
(-12) e Orvieto (-9). I
principali settori della nostra
economia registrano una
ulteriore battuta d’arresto:
commercio
(-102),
agricoltura (-60), costruzioni
(-52), attività manifatturiere
(-38)». «PER QUANTO
riguarda la cassa integrazione
—
continua
—,
confrontandola con lo stesso
periodo dell’anno scorso
registriamo un aumento
dell’ordinaria con 387.000
ore autorizzate (+1,3%)
un’impennata
della
straordinaria
con
quasi
500.000 ore (+38%) ed il
crollo della deroga con
200.000 ore (-87,73). Tutto
ciò a dimostrare che le
aziende medie e piccole
stanno chiudendo mentre le
grandi stanno ristrutturando
con
perdita
dell’occupazione».
«Da
tempo — ricorda Rampiconi
— avanziamo due proposte:
l’attivazione degli strumenti
straordinari peraltro previsti
dalla legge e quindi che
Terni, per la situazione che
vive la chimica, venga
riconosciuta area di crisi
industriale
complessa;
l’attivazione di un fondo
alimentato
da
una
percentuale minima delle
risorse che le Fondazioni
bancarie
oggi
dedicano
all’investimento in Bot e Cct
per finanziare le imprese che
investono in innovazione,
ricerca e sviluppo. Queste
modalità sono una risposta
per uscire dalla crisi e per
non
rassegnarsi
semplicemente
a
dati
impietosi. Siamo contenti di
aver trovato su questo terreno
una serie di adesioni di
soggetti
istituzionali
e
imprenditoriali, ci preoccupa
altresì l’assordante silenzio di
chi potrebbe portare un
contributo prezioso. C’è
bisogno — conclude — di un
salto di qualità e che si passi
dall’adesione formale alle
nostre proposte ad una fase
attuativa per salvare imprese
e
lavoratori».
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Ampliato il perimetro del Puc2, arrivano soldi a negozi e attività
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TERNI — CON 22 VOTI a
favore e un’astensione, il
Consiglio
comunale
ha
approvato l’ampliamento del
perimetro del Puc2, con la
riapertura dei bandi per
l’attribuzione, nelle aree
limitrofe al centro, di
contributi
alle
attività
commerciali e artigianali e
per attività di servizio per
cittadini e imprese. Si tratta
come ha spiegato l’assessore
al
commercio
Daniela
Tedeschi, della possibilità
colta
dall’amministrazione
(anche a seguito di una
delibera
della
Giunta
regionale) di riaprire i termini
per l’assegnazione di aiuti e
contributi comunitari. «CI
SARANNO dunque nuovi
bandi
per
le
imprese
commerciali e artigianali e
per attività di servizio,
particolarmente importanti e
significativi in un momento
di crisi come quello attuale
— commenta l’assessore
Tedeschi —. E’ questo, in
effetti, il modo più concreto
ed efficace attraverso il quale
l’amministrazione comunale
può essere vicina alle
imprese in una fase come
l’attuale». I finanziamenti e
gli aiuti per i quali sono stati
prorogati
i
termini
ammontano a circa 460.000
euro, così distribuiti: 182.000
euro
per
le
imprese
commerciali e artigianali,
277.000 per servizi ai
cittadini e alle imprese. Oltre
alla riapertura dei bandi, che
era stata peraltro fortemente
auspicata dalle associazioni
di categoria, è stato inoltre
ampliato
il
perimetro
dell’area di riferimento alle
aree limitrofe a quelle del
Puc
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Credito, semplificazioni e fisco: sì alla fiducia sul decreto del fare
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La Camera conferma la fiducia al
governo Letta sul decreto del fare
ma l'ostruzionismo di M5S, Sel e
Lega, che hanno presentato 251
ordini del giorno per protestare
contro la blindatura del Dl,
allunga a dismisura i tempi dei
lavori in Aula per il voto finale
sul provvedimento. La fiducia ha
avuto 427 sì e 167 no, «un
segnale
molto
importante»,
commenta il premier Enrico
Letta. Il decreto, che approderà al
Senato, ha subito notevoli
modifiche durante l'iter nelle
commissioni Affari costituzionali
e Bilancio della Camera, tanto da
crescere di circa 30 articoli
rispetto agli 86 iniziali: un
"omnibus" con misure su
imprese,
infrastrutture,
semplificazioni, giustizia civile,
fisco. Non sono mancate le
novità dell'ultimissima ora con
tanto di polemiche, come la
norma che esonera dal tetto agli
stipendi dei manager le spa
pubbliche non quotate che
svolgono servizi di interesse
generale, affidando al ministero
dell'Economia il compito di
fissare i parametri. «La norma
sarà cambiata al Senato» assicura
il ministro per i Rapporti con il
Parlamento Dario Franceschini.
Sanato il clamoroso errore sulla
liberalizzazione del wi-fi, in
commissione
sono
state
modificate le coperture all'intero
provvedimento, eliminando i
tagli
alle
tv
locali
ma
introducendo una riduzione di 20
milioni dei fondi per il piano
banda larga. «Ci impegniamo a
reintegrare il fondo con la legge
di stabilità», getta acqua sul
fuoco il viceministro alle
Comunicazioni
Antonio
Catricalà. Tra le ipotesi di
modifica tramutate in un ordine
del giorno (bipartisan) va
certamente segnalata la Tobin
Tax,
la
tassazione
sulle
transazioni finanziarie: l'obiettivo
è allargare la platea delle
operazioni, riducendo l'aliquota,
destinando l'eventuale maggior
gettito alla riduzione della
pressione fiscale sul lavoro. Tra
le misure del decreto che va ora
all'esame del Senato riveste un C.Fo.
ruolo centrale il pacchetto
infrastrutture. Oltre al piano
sblocca-cantieri,
torna
l'anticipazione (facoltativa) negli
appalti pubblici di lavori, per il
10% dell'importo del contratto. I
comuni
potranno
facilitare
interventi di demolizione e
ricostruzione con il mutamento
della sagoma anche nei centri
storici. Per quanto riguarda il
credito, invece, da rilevare
l'estensione dell'operatività del
Fondo di garanzia Pmi anche ai
professionisti, ma comunque nei
limiti di assorbimento del 5%
delle risorse. In materia fiscale,
novità
sulla
fatturazione
elettronica: le imprese che dal
2015 la sceglieranno verranno
"premiate" con 10 adempimenti
in meno. Diversi i punti del
decreto sui quali, anche al
Senato, si attendono numerosi
emendamenti.
Continua
ad
esempio il pressing delle società
energetiche di taglia inferiore per
correggere l'estensione della
"Robin Tax". Il percorso del Dl si
prospetta
dunque
ancora
accidentato. Tra l'altro non sono
mancate polemiche sulla gestione
dei lavori alla Camera. Il
deputato di Scelta civica Andrea
Vecchio ha parlato di «testi delle
leggi pure manipolati dai
funzionari
della
Camera»,
dichiarazione che ha indotto la
presidente della Camera Laura
Boldrini a una presa di posizione
in favore dello staff di
Montecitorio. È in questo clima
surriscaldato che ieri in Aula si è
andati
avanti
in
nottata
nell'esame degli ordini del giorno
e si dovrebbe proseguire almeno
ancora oggi. Il Pd ha allertato i
deputati e secondo le ipotesi più
estreme
l'effetto
dell'ostruzionismo
potrebbe
essere lo slittamento della data di
chiusura
delle
Camere,
attualmente prevista per l'8
agosto. Tra gli obiettivi di M5S,
ottenere il rinvio a settembre
dell'esame
da
parte
dell'Assemblea del Ddl per le
riforme costituzionali con la
creazione del Comitato dei 42.
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L'imposta è sospesa ma solo a «termine»
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A lmeno in teoria, la prima rata
dell'Imu sospesa a giugno per
abitazioni principali, terreni e
fabbricati rurali è ancora in
calendario: se la «riforma
complessiva»
del
Fisco
immobiliare promessa dal Dl
54/2013, quello che appunto ha
bloccato la prima rata, non sarà
«attuata» (così dice il testo) entro
il 31 agosto, ciò che non si è
pagato a giugno sarà chiesto
entro il 16 settembre. L'ipotesi è
solo teorica, perché sulla riforma
delle tasse del mattone il
Governo si gioca una fetta
importante
della
propria
sopravvivenza, ma fra bufere
politiche e distanze ancora
imponenti fra le proposte dei
partiti (si vedano le schede qui
sotto) è bene per ora tenerla in
considerazione.
La
regola
generale Il decreto di giugno ha
bloccato i versamenti per
l'abitazione
principale,
che
continua a seguire la definizione
fornita dalla normativa originaria
dell'Imu (articolo 13, comma 2
del Dl 201/2011). In base a
questa
regola,
l'abitazione
principale è quella in cui «il
possessore e il suo nucleo
familiare dimorano abitualmente
e risiedono anagraficamente». I
requisiti, insomma, sono due, e
devono coesistere: oltre alla
residenza, proprietario e famiglia
devono dimorare abitualmente
nell'immobile
considerato
abitazione principale, altrimenti
scattano le regole e le aliquote
destinate agli altri immobili. Le
eccezioni Sono due i casi che
sfuggono a questo parametro
generale. Il primo si incontra
quando i coniugi risiedono in due
case di proprietà, in Comuni
diversi, per ragioni di lavoro. In
questo caso, entrambi gli
immobili
possono
essere
considerati
«abitazioni
principali», con un meccanismo
che tuttavia ha rimesso in gioco
le manovre elusive di chi mette
l'etichetta di seconda abitazione
principale alla casa al mare o in
montagna. I controlli toccano ai
Comuni, e gli strumenti per
scoprire se in effetti l'immobile
ospita residenti «abituali» o
semplici vacanzieri non mancano
(basta dare uno sguardo alle
utenze o al consumo di rifiuti),
ma molte amministrazioni non
sono puntuali nelle verifiche.
L'altro caso in cui l'abitazione
principale esiste anche senza la
coincidenza
fra
proprietà,
residenza e dimora abituale è
rappresentato
dall'immobile
assegnato al coniuge dopo
separazione
o
divorzio:
l'assegnatario
è
considerato
titolare esclusivo del diritto di
abitazione, per cui l'Imu deve
essere pagata da lui con le
modalità
dell'abitazione
principale. I comodati Nel novero
delle eccezioni non rientrano gli
alloggi concessi in comodato
gratuito a figli o altri parenti, che
dunque devono seguire le regole
dedicate alle seconde case (così
come per le case concesse in
locazione, a prescindere dal fatto
che il locatario ne faccia la
propria abitazione principale).
Un vincolo, questo, che nasce per
combattere il fenomeno dei finti
comodati sorti solo per dribblare
l'imposta, ma che finisce per
penalizzare anche i comodati
reali. Le pertinenze Nel capitolo
delle
abitazioni
principali
rientrano anche le pertinenze, che
possono essere accatastate come
C/2 (magazzini e cantine), C/6
(rimesse e box) o C/7 (tettoie).
Ogni abitazione principale, però,
può legarsi a una sola pertinenza
per ciascuna categoria catastale,
per cui il proprietario di due box
o due cantine deve scegliere
quale
unità
collegare
all'abitazione e quale lasciare
"libera": su quest'ultima, era
dovuta la prima rata di giugno,
calcolata con l'aliquota ordinaria.
Gli altri «sospesi» Insieme alle
abitazioni principali "classiche",
il Dl 54/2013 ha sospeso la prima
rata dell'Imu dovuta da altre
categorie di immobili: quelli
delle cooperative edilizie a
proprietà indivisa, che sono stati
quindi
di
fatto
assimilati
all'abitazione principale anche se
la titolarità non coincide con
residenza e dimora principale, e
quelli degli Istituti autonomi case
popolari (in questo caso i
beneficiari diretti della norma
sono
i
Comuni).
Nella
sospensione, infine, sono rientrati
anche i terreni agricoli, vale a
dire quelli destinati all'esercizio
delle attività agricole elencate
dall'articolo 2135 del Codice
civile, anche se non sono
posseduti
e
condotti
da
coltivatori diretti o imprenditori
agricoli professionali. Sospesi
anche i pagamenti per i fabbricati
rurali strumentali all'attività
agricola. Anche a tutte queste
categorie
la
«riforma
complessiva» dovrà dire una
parola definitiva. Le case di
«lusso» La sospensione della rata
ha escluso solo le case che il
Catasto considera «di lusso»,
cioè i meno di 75mila immobili
accatastati in A/1 («abitazioni
signorili»), A/8 («ville») e A/9
(«castelli»). Su questo tema si
registra al momento l'unica
certezza della riforma, che
secondo tutti i partiti dovrebbe
continuare a far pagare questi
immobili.
Gianni Trovati
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I pagamenti continuano e il gettito va ai Comuni
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Con l'introduzione dell'Imu si è
ristretta la nozione di abitazione
principale
e
si
è
conseguentemente ampliata la
platea delle seconde case, che
non possono avvalersi della
disciplina agevolata e non sono
rientrate nella sospensione della
prima
rata
2013.
L'individuazione delle seconde
case
avviene
quindi
per
esclusione, eliminando tutto ciò
che non rientra nel perimetro
delle abitazioni principali. In
primo luogo la «dimora abituale»
e la «residenza anagrafica»
devono ora coincidere per
avvalersi delle agevolazioni
prima casa. Mentre con l'Ici la
residenza si poteva dimostrare
fornendo diverse prove (come
l'allaccio alle utenze), con l'Imu è
necessaria l'iscrizione nei registri
anagrafici, requisito facilmente
controllabile che non ammette
prova
contraria.
Conseguentemente il proprietario
dell'abitazione che ha la sola
dimora abituale, ma non anche la
residenza
anagrafica,
dovrà
pagare l'Imu come seconda casa.
Ciò dovrebbe valere anche nel
caso in cui manca, sotto lo stesso
tetto, la coabitazione del soggetto
passivo e del suo nucleo
familiare. In realtà questa parte
della norma non è del tutto chiara
- anche perché non contiene
alcuna definizione di nucleo
familiare - e presta il fianco a
diverse interpretazioni: da una
parte quella più rigorosa, di
matrice
giurisprudenziale
(Cassazione 14389/2000), che
attribuisce rilevanza decisiva alla
convivenza familiare; dall'altra
quella meno formalistica, che
configura l'abitazione principale
anche se il nucleo familiare
risiede in immobili ubicati in
comuni
diversi,
circostanza
giustificabile per esempio da
esigenze
lavorative
(Mef,
circolare 3/DF/2012). Unità
contigue
Inoltre
con
il
riferimento
all'unica
unità
immobiliare non è più applicabile
il consolidato orientamento della
Cassazione (decisioni 25902/08,
3397/10, 20567/11) favorevole al
regime agevolato dell'abitazione
principale anche in caso di unità
immobiliari contigue, censite in
catasto separatamente. In queste
situazioni si dovrà ora pagare
come seconda casa, a meno che il
contribuente non abbia proceduto
a fondere catastalmente le due
unità
immobiliari
contigue.
Operazione che in realtà non
sempre è possibile, ad esempio a
causa delle diversa titolarità: nel
regime agevolato potrebbero al
limite rientrare gli accatastamenti
unitari ai fini fiscali, muniti
dell'apposita
annotazione
catastale.
Gli altri casi La
disciplina dell'Imu per gli
immobili diversi dall'abitazione
principale si applica anche agli
immobili dei ricoverati in
strutture di lungodegenza o degli
italiani
residenti
all'estero.
Fattispecie che i comuni possono
però assimilare alla prima casa,
rendendo così applicabile il
regime agevolato. Opzione che
risulta piuttosto gettonata dai
sindaci, ma solo limitatamente
alle case degli anziani, dal
momento che i residenti all'estero
in genere non votano alle
amministrative.
I conti In
termini di importo da pagare, la
differenza tra prime e seconde
case è notevole: l'abitazione
principale ha un'aliquota ridotta
pari al 4 per mille (ritoccabile dai
comuni dal 2 al 6 per mille) e un
sistema di detrazioni correlato
anche ai figli, la "seconda casa"
ha invece un'aliquota base del 7,6
per mille, ritoccabile dai comuni
dal 4,6 al 10,6 per mille,
riducibile fino al 4 per mille solo
per gli immobili locati. Si tratta
in quest'ultimo caso di immobili
che, insieme alle imprese,
subiscono la penalizzazione
derivante
dall'aggravio
dell'aliquota
Imu
e
dalla
duplicazione con le imposte sui
redditi. Infatti con il passaggio
all'Imu si verifica l'assorbimento
dell'Irpef sui redditi fondiari, ma
solo per gli immobili non locati,
mentre non copre l'Irpef per gli
immobili locati e quelli dei
soggetti Ires. Il Dlgs 23/11
prevedeva per i locati una
riduzione
automatica
dell'aliquota al 4 per mille, che
con il Dl 201/11 si è invece
trasformata
in
riduzione
facoltativa, a discrezione degli
enti. Non è peraltro consentito
scendere al di sotto del 4 mille,
non essendo stata confermata per
l'Imu la disposizione contenuta
nella
legge
431/98
che
consentiva di stabilire un'aliquota
inferiore a quella minima per i
locatori di abitazioni principali
affittate con canone concordato.
Si tratta delle case che soprattutto
nelle grandi città sono state
concesse in locazione a famiglie
di basso reddito, con canoni
inferiori a quelli di mercato,
calmierati con regole locali.
L'Imu e i rincari sulla base
imponibile ha di fatto cancellato
ogni convenienza fiscale per i
canoni concordati. Tra le novità
di quest'anno si segnala l'imposta
va versata interamente ai
Comuni, essendo stata eliminata
la quota riservata allo Stato
(legge 212/12), rimasta in vigore
solo per i fabbricati produttivi di
categoria D. Quindi l'Imu dovuta
per le seconde case e le case in
affitto
va
corrisposta
esclusivamente
al
Comune
utilizzando il codice tributo 3918
(«Altri fabbricati»).
Giuseppe
Debenedetto
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Primo sì al decreto del fare, meno vincoli per l'edilizia
Con 427 sì e 167 no la Camera
conferma la fiducia al governo sul
decreto del fare. Ma l'ostruzionismo
di M5S, Sel e Lega sui 251 ordini del
giorno presentati rischia di allungare
a dismisura i tempi dei lavori in Aula
per il voto finale sul provvedimento.
Nel testo che è cresciuto di circa 30
articoli rispetto agli 86 iniziali
spiccano meno vincoli per l'edilizia e
il
ripristino
dell'anticipazione,
seppure facoltativa, negli appalti.
Soddisfatto
per
il
voto
di
Montecitorio il premier Enrico Letta:
«Un segnale molto importante».
Positivo anche il giudizio di
Confindustria: bene le misure del Dl
ma va corretta «la responsabilità
solidale». Se ne riparlerà al Senato
dove verrà modificata anche la
norma sul tetto alle retribuzioni dei
manager della Spa pubbliche non
quotate.
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«Tasse alte perché non tutti le pagano»
Il premier: gli italiani che hanno portato i soldi all’estero ora verseranno il dovuto
ROMA — «Nel nostro Paese
le tasse sono troppo alte perché non tutti le pagano». In visita insieme al ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, all’Agenzia delle Entrate, il presidente del
Consiglio Enrico Letta rilancia
la battaglia contro l’evasione
fiscale. Promettendo «l’impegno a usare tutti i soldi che
verranno dalla lotta all’evasione per abbassare la pressione
fiscale», Letta ha assicurato
che il governo non farà sconti,
e che andrà avanti «con forza e
determinazione» alle fortune e
ai patrimoni nascosti al Fisco
italiano, ovunque siano, «nei
paradisi fiscali o in Svizzera».
Che per inciso, secondo Saccomanni, «è pronta a cooperare nella lotta all’evasione».
«Gli italiani che hanno portato i soldi fuori dall’Italia —
ha detto Letta parlando ai dipendenti dell’Agenzia delle
Entrate — devono sapere che
non è più come cinque o dieci
anni fa. Devono capire che
conviene anche a loro riportare i soldi in Italia e pagare il
dovuto». Con il consenso che
si è creato in ambito internazionale tra i Paesi industrializzati sulla cooperazione per la
lotta all’economia sommersa,
ha avvisato Letta, «oggi non ci
sono più le coperture di qualche anno fa, quelle che hanno
consentito di portare fuori
confine tanta ricchezza prodotta in Italia».
«Il clima è cambiato» ha aggiunto il presidente del Consiglio, lamentando che in Italia
«fino a poco tempo fa non si è
parlato un linguaggio efficace
ed univoco sull’evasione fiscale. Solo da poco si parla di urgenza e dell’impossibilità di
perdere altro tempo per affrontare il problema», che secondo Letta non è davvero più
rinviabile.
«L’evasione fiscale è anche
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un problema di concorrenza e
di competitività del Paese. Se
l’Italia è poco competitiva —
ha detto Letta — è perché c’è
una fetta importante di economia in nero, che distorce la
concorrenza e crea inefficienza. Perché chi non paga le tasse, oltre ad avere un vantaggio
competitivo su chi le paga,
può anche permettersi un’organizzazione economica e del
lavoro inefficiente», perché i
margini di profitto li ha comunque, «e questo crea un si-
stema inefficiente». «È facile
vincere usando il doping, come ha fatto chi ha vinto, truccando, il Giro d’Italia ed il Tour
de France» ha detto Letta, che
ieri mattina ha anche incontrato i segretari dei tre sindacati confederati proprio per
discutere dei progetti del governo in materia fiscale.
Ai dipendenti dell’Agenzia
delle Entrate e di Equitalia,
l’avanguardia della lotta contro l’evasione sempre più
spesso esposta all’ira (se non
Niente coperture
«Non ci sono
più le coperture
di qualche anno fa»
L’Agenzia
Il riconoscimento ai
dipendenti dell’Agenzia
delle Entrate
Guarda il video con una chiamata gratuita al
+39 029 296 61 54
Entrate Enrico Letta ha incontrato ieri i dipendenti dell’Agenzia delle Entrate
di Roma. La stretta di mano con il direttore Attilio Befera
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peggio) dei contribuenti, Letta
ed il ministro Saccomanni
hanno espresso «riconoscenza
vera e sincera». «Il vostro lavoro — ha detto in particolare il
presidente del Consiglio — ci
dà la possibilità di applicare la
Costituzione, che dice parole
molto forti sull’equità e la solidarietà: quella Costituzione
vive se siete messi in condizione di lavorare bene e se i risultati del vostro lavoro sono tangibili e visibili ai cittadini. Tutti devono applicare la Costituzione e questo deve spingerci
verso comportamenti coerenti». Ed il primo a dover adempiere ai propri compiti, «il primo a rispettare le regole, deve
essere lo Stato» ha detto Letta.
Ed i cittadini, «gli interlocutori con i quali avete a che fare
tutti i giorni, una parte di ragione ce l’hanno, se l’impegno
che gli viene loro chiesto non è
simmetrico con quello dello
Stato, che quando sbaglia deve
pagare». E deve essere attentissimo a come si utilizzano le
risorse pubbliche. «Il nostro
principale nemico, chi ostacola il nostro lavoro, perché lo
priva di senso, non sono gli
evasori — aveva detto il direttore dell’Agenzia, Attilio Befera — ma chi dilapida le risorse
così faticosamente recuperate».
Mario Sensini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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La legge Il progetto domani in Consiglio del ministri. Le Province restano ma vengono svuotate di poteri e degli organi politici
Il nodo dell’Expo frena le città metropolitane
Pisapia andrebbe sulla poltrona di Podestà dal primo gennaio, il Pdl resiste
ROMA — C’è ancora un nodo da sciogliere sul disegno
di legge che svuota le Province, in arrivo sul tavolo del
Consiglio dei ministri di domani. Ed è un nodo stretto attorno all’Expo di Milano del
2015, a dimostrazione di
quanto l’appuntamento sia
considerato importante anche dai partiti. Ieri l’ultima
bozza del provvedimento, 23
articoli, è stata al centro di
una lunga discussione nel
pre consiglio, la riunione tecnica che prepara le sedute di
Palazzo Chigi. Il problema sono le città metropolitane, le
dieci grandi aree urbane che
— da Milano a Roma, passando per Bologna e Firenze —
fondono di fatto gli attuali Comuni con le attuali Province.
Dice il disegno di legge che
le città metropolitane diventeranno operative dal primo
gennaio del 2014. Questo
vuol dire che tra cinque mesi
il sindaco del capoluogo si trasforma in sindaco metropolitano, prendendo di fatto anche i poteri del corrisponden-
te presidente della Provincia.
A Milano il sindaco Giuliano
Pisapia, del centrosinistra,
prenderebbe di fatto il posto
di Guido Podestà, che invece
è del Pdl. Considerando che
la Regione Lombardia è guidata dalla Lega con Roberto
Maroni, il Pdl rischierebbe di
essere tagliato fuori o comunque di avere meno spazio in
tutte quelle attività che le amministrazioni locali stanno
mettendo in campo in vista
dell’Expo. E la cosa non piace
al Pdl che chiede di cambiare
questo passaggio. Una soluzione, però, non è stata ancora trovata.
Per il resto il disegno di legge conferma nella sostanza le
anticipazioni delle ultime settimane con un percorso che
si annuncia lungo e graduale.
In attesa che il Parlamento approvi il disegno di legge costituzionale che cancella la parola Province dalla Carta fondamentale, le cosiddette amministrazioni di mezzo restano
ma vengono svuotate di poteri e soprattutto dei loro organi politici. Le Province diventeranno delle assemblee dei
sindaci del territorio e, come
stabilito all’articolo 12 della
bozza, saranno proprio i sindaci a eleggere fra loro il nuovo presidente e i consiglieri:
10 per le Province fino a 300
mila abitanti, 12 per quelle fino a 700 mila abitanti, 16 per
quelle più grandi. Tutti gli incarichi saranno gratuiti.
Un’elezione di secondo livello, cioè senza chiamare alle urne i cittadini, come quel-
Cosa cambia
A decidere
saranno
le assemblee
10
23
Le città metropolitane
Sono Roma, Milano, Torino,
Venezia, Genova, Bologna,
Firenze, Bari, Napoli e Reggio
Calabria. Il disegno di legge
prevede che diventino
operative dal primo gennaio
del 2014
gli articoli della bozza
del disegno di legge che
svuota le Province, in
discussione nella riunione del
Consiglio dei ministri di
domani. Il provvedimento
avrà conseguenze anche
sull’Expo di Milano del 2015
la voluta dal governo Monti e
poi bocciata dalla Corte costituzionale, perché varata per
decreto legge e senza aver prima modificato proprio la Costituzione. Non vengono più
definiti collegi delle autono-
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mie come nella prima bozza
circolata una ventina di giorni fa ma l’impostazione è esattamente la stessa che, riportata da alcuni giornali e poi ripresa da alcuni siti Internet
non sempre in modo corretto, aveva spinto il presidente
Enrico Letta a parlare di notizie false. Le funzioni vengono
ridotte a tre, fissate all’articolo 13: ambiente, trasporto locale e programmazione della
rete scolastica. Confermate
anche le norme che spingono
i piccoli Comuni a fondersi
fra loro o almeno a creare delle unioni, sempre con organi
a costo zero, in modo da risparmiare sulle spese per i
servizi. Nel testo, invece, non
si parla della cancellazione o
dell’accorpamento delle società delle amministrazioni locali. «Ci sono quasi 5 mila enti
intermedi di Regioni, Comuni e Province — dice il ministro per gli Affari regionali
Graziano Delrio — che devono essere razionalizzati. Questo lavoro era già previsto, lo
riprenderemo». Se ne
riparlerà a fine agosto, mettendo allo stesso tavolo tutti
gli enti locali interessati.
Lorenzo Salvia
[email protected]
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L’analisi Cinque anni di crisi hanno ridefinito le gerarchie tra Paesi. E il ritmo della crescita globale sarà più basso di quello registrato fino al 2007
Prove di addio alla lunga Recessione, con la spinta dell’Est
La Cina seconda economia
mondiale, Singapore eguaglia
la Svizzera per patrimoni gestiti
Dichiarare la fine ufficiale della
Grande Crisi è un passo che probabilmente i responsabili delle istituzioni internazionali non si affretteranno a compiere. I rischi, soprattutto nei Paesi europei ad alto debito, sono ancora significativi. I segni
di un cambiamento di stagione, però, ci sono. Ieri, quelli evidenziati
dall’Indice dei responsabili degli
acquisti hanno detto che l’area euro
sta uscendo da sette trimestri di
contrazione economica. L’indice
settimanale elaborato dalla società
di analisi Now-Casting, d’altra parte, racconta che l’eurozona è tornata a crescere dalla prima settimana
di giugno, tra lo zero e lo 0,2%
(0,09% venerdì scorso).
Soprattutto, l’indicazione più
forte del nuovo clima è arrivata dagli Stati Uniti, quando il presidente
della Fed, la banca centrale, Ben
Bernanke, ha fatto sapere che la politica monetaria eccezionalmente
espansiva degli ultimi tempi andrà
a ridursi, probabilmente già negli
ultimi mesi di quest’anno. Segno
che l’economia americana è tornata
a farcela senza stimoli «non convenzionali», smentendo le paure di
chi — presidente Obama in testa —
riteneva che i tagli automatici al bilancio federale scattati a inizio anno avrebbero approfondito la crisi.
In realtà, le imprese — con più certezze sulle tasse e con nuove forme
di approvvigionamento finanziario
(bond societari e prestiti non bancari) — hanno ripreso a investire:
c’è chi ritiene che il ritmo di crescita americano ritenuto new normal
dopo la crisi, cioè parecchio ridimensionato rispetto ai primi Anni
Duemila, possa non essere il 2% ma
qualcosa di più. Nessuna crisi, però, una volta terminata fa tornare le
cose come prima. A maggior ragione la più dura e lunga dagli Anni
Trenta.
Innanzitutto, il ritmo della crescita globale sarà più basso di quello a cui eravamo abituati fino al
2007. Il Fondo monetario internazionale prevede per il 2013 una crescita mondiale del 3,1% e per il
2014 del 3,8%: nei quattro anni precedenti la crisi era stata attorno al
5%. Il calo dipende dal fatto che, in
Occidente, una serie di bolle si so-
no sgonfiate e si stanno sgonfiando; che l’Europa è ancora in seria
difficoltà, con debiti pubblici in
crescita in molti Paesi; che gli
Emergenti, in testa i Bric (Brasile,
Russia, India, Cina), stanno rallentando e devono adeguare al nuovo
mondo i vecchi paradigmi fondati
sulle esportazioni. «Il modello economico sta cambiando», sostiene
Marco Mazzucchelli, managing director della banca svizzera Julius
Bär. A suo parere, questo nuovo
ambiente economico potrebbe favorire le imprese europee, che a
una crescita economica a basso ritmo sono più preparate delle concorrenti, soprattutto dei Paesi
emergenti, e potranno anche beneficiare «di una riduzione dei costi
delle materie prime e dell’energia e
anche di qualche calo nominale dei
salari». Sarà comunque una crescita meno impetuosa che in passato.
Non solo. Cinque anni di crisi
hanno anche ridefinito le gerarchie
tra Paesi. Gli Emergenti non sono
andati in recessione e quindi si sono rafforzati rispetto alle economie
tradizionalmente considerate ricche. Nel 2011, la Cina ha superato
per Prodotto lordo il Giappone ed è
diventata la seconda economia del
pianeta (entro fine decennio supererà probabilmente quella degli
Stati Uniti). Ma anche dal punto di
vista strutturale il mondo si è riorientato e la perdita di egemonia
occidentale ha subito un’accelerazione.
Ieri, il «Financial Times» riportava che Singapore è diventata un
centro globale di gestione dei patrimoni quasi uguale per dimensioni alla Svizzera, in grado cioè di
sfidare una preminenza consolidata da decenni. Qualcosa destinato a
fare cambiare i punti di riferimento
dati per scontati fino a pochi anni
fa: la ricchezza si muove su una diversa mappa geografica. Uno studio che confronta lo stock di strade,
aeroporti, centrali elettriche, palazzi d’abitazione, centri commerciali
e altre strutture di 30 Paesi — il
Global Built Asset Wealth Index —
prevede che nel 2014 la Cina dovrebbe superare gli Stati Uniti come
Paese con il maggiore patrimonio
costruito: già alla fine del 2012, il
valore americano era di 39.700 mi-
«Quantitative easing»
La politica monetaria
espansiva degli Usa andrà a
ridursi già negli ultimi mesi
di quest’anno. Segno che
l’economia sta tornando a
crescere, senza stimoli
Previsioni positive
L’Fmi prevede per il 2013
una crescita mondiale del
3,1% e per il 2014 del
3,8%: nei quattro anni
precedenti la crisi era stata
attorno al 5%
liardi di dollari contro i 35.400 di
quello cinese. In attesa di superare
gli Stati Uniti per Prodotto lordo, la
Cina inizia dunque a costruire primati. Già nel 2012, altro esempio, i
cinesi sono diventati i maggiori
viaggiatori per turismo del mondo,
con oltre 82 milioni di persone che
sono andate all’estero (quest’anno
si prevede che saranno 90 milioni):
segno che hanno deciso di consumare più di prima. In generale, si
può dire che lo spostamento dell’asse dell’economia mondiale da
Ovest verso l’Asia sia stato accelerato dalla crisi. Ciò, in Occidente,
può essere letto in termini negativi,
ma anche in positivo.
Prima di tutto, i Paesi emergenti
fino a qualche anno fa erano soprattutto fabbriche (di merci in Cina, di servizi in India) o fornitori di
materie prime (agricole il Brasile,
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energetiche la Russia): ora sono
sempre più grandi mercati ai quali
le imprese europee e americane
possono puntare. Secondo, gli sbilanci dell’economia che hanno portato alla crisi del 2008 — tra tutti il
più importante, la bilancia commerciale cinese immensamente
positiva rispetto agli Stati Uniti —
tenderanno a ridursi con il cambiamento di modello dei Paesi emergenti, nei quali dovranno crescere i
consumi più delle esportazioni. La
Grande Crisi ha cioè riportato a un
nuovo livello, in teoria più sostenibile, gli equilibri economici e finanziari globali. I rischi non mancano, come sottolinea spesso il
Fondo monetario: una nuova crisi
del debito in Europa, non del tutto
da escludersi, avrebbe ripercussioni negative globali, ridurrebbe i
commerci e bloccherebbe i canali
finanziari, quasi certamente provocando altre recessioni. Il sentimento globale, però, si sta orientando
nella direzione opposta.
A questo punto, per Paesi e imprese si tratta di sapersi adeguare
alla globalizzazione-post-recessione. O, se si vuole, alla fine — non
ancora ufficiale — della Grande
Crisi. E di arrivarci in forma. Purtroppo, il ventre molle dell’economia mondiale sta nell’Europa del
Sud, Italia compresa: lì i debiti pubblici restano alti, le riforme arrancano, il cambiamento trova grandi
opposizioni e la recessione continua. Gettare un occhio al resto del
mondo tornato a crescere non sarebbe male.
Danilo Taino
@danilotaino
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Previsioni di crescita del Pil (2013, % rispetto all’anno precedente)
-3.0
-2.5
-2.0
-1.5
-1.0
-0.5
STIMA
0
+0.5
migliore
+1.0
media
+1.5
peggiore
+2.0
+2.5
+3.0
Austria
Giappone
Stati Uniti
Canada
Svezia
Svizzera
Regno Unito
Germania
Belgio
Francia
Paesi Bassi
Area Euro
Italia
Spagna
Fonte: Economist
L’andamento del Pil negli ultimi sei anni
20
CINA
5
ITALIA
8,4%
10
STATI UNITI
0
2014
-5
2009
2011
2013
-10
2007
GERMANIA
1,9%
5
2014
0
0
2014
-5
2009
2011
2013
-5
2007
2009
2011
Fonte: Dati e previsioni Ocse, organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico
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10
2,8%
0
2014
-10
2007
5
0,4%
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-10
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2011
2013
CORRIERE DELLA SERA
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Tagli alla spesa per finta
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Gli
enti
locali
dovranno
alleggerire i propri apparati
burocratici
sopprimendo
o
accorpando la pletora di agenzie
e organismi in modo da
risparmiare non meno del 20%.
Ma si tratterà di un diktat senza
sanzione perché, qualora gli enti
restino sordi alla norma della
spending review, non ci potrà
essere nessuna soppressione per
legge. E la ragione è evidente: la
cancellazione tout court di questi
organismi
ad
opera
del
legislatore statale metterebbe
infatti a rischio lo svolgimento
stesso delle funzioni degli enti
locali e questo rischio sarebbe
«ulteriormente aggravato dalla
previsione della nullità di tutti gli
atti adottati successivamente allo
scadere del termine». È quanto
ha
deciso
la
Corte
costituzionale.L’armonizzazione
contabile dei bilanci delle regioni
e degli enti locali può attendere.
Avviata dal federalismo fiscale
per far parlare la stessa lingua ai
conti
delle
pubbliche
amministrazioni locali e per
introdurre
gradatamente
il
principio
della
competenza
finanziaria, la nuova contabilità
entrerà a regime con un anno di
ritardo: nel 2015. E la
sperimentazione, che tutt’ora,
dopo la rinuncia della Sicilia e di
19 comuni, vede coinvolte 4
regioni (Basilicata, Campania,
Lazio e Lombardia), 12 province
e 49 municipi, guadagna un anno
in più. Durerà tre anni invece che
due e terminerà alla fine del
2014. L’idea di chiedere una
proroga sta circolando già da
tempo tra gli enti sperimentatori
che si sono visti l’ultima volta
martedì scorso per mettere a
punto una bozza di norma di
rinvio che è stata esaminata ieri
in Conferenza stato-regioni.
Nella documentazione c’è anche
il restyling dei principi contabili
in modo da adeguarli ai risultati
della sperimentazione. Con un
occhio di riguardo al fondo
pluriennale
vincolato
(che
garantisce copertura finanziaria
ai residui attivi e passivi) che
dovrà tenere conto delle nuove
regole
della
«competenza
finanziaria potenziata». Vediamo
di cosa si tratta. Attualmente le
obbligazioni attive e passive sono
imputate
nell’esercizio
fi
nanziario
in
cui
sono
perfezionate. L’armonizzazione
contabile (i cui pilastri sono
rappresentati dal dlgs 91/2011
per le amministrazioni pubbliche
e dal dlgs 118/2011 per regioni
ed
enti
locali)
prevede
l’introduzione della competenza
fi
nanziaria,
cosiddetta
«potenziata », secondo la quale le
obbligazioni attive e passive
giuridicamente
perfezionate,
sono registrate nelle scritture
contabili nel momento in cui
l’obbligazione sorge ma con
l’imputazione all’esercizio nel
quale esse vengono a scadenza. Il
principio della competenza fi
nanziaria potenziata consente di
conoscere i debiti effettivi delle
amministrazioni
pubbliche,
evitando che i bilanci vengano
«drogati»
attraverso
l’accertamento di entrate future e
di impegni inesistenti. Nella
norma di proroga predisposta
dagli enti si prevede anche la
possibilità di introdurre, nel corso
del
terzo
anno
di
sperimentazione, un bilancio di
previsione
fi
nanziario
a
orizzonte temporale triennale
che, «nel rispetto del principio
contabile dell’annualità», riunirà
il bilancio annuale e quello
pluriennale. Inoltre, si chiede di
istituire un «fondo crediti di
dubbia esigibilità» in sostituzione
del «fondo svalutazione crediti»
imposto dal governo Monti per
scongiurare i tentativi di gonfi
are l’attivo mettendo a bilancio
residui di diffi cile o a volte
impossibile
riscossione.
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Ossigeno per gli enti indebitati
È in arrivo una boccata di
ossigeno per gli enti locali in
predissesto. Sulla G.U. n. 170
del 22 luglio scorso, infatti, è
stato pubblicato il dpcm
previsto dall’art. 5 del dl
174/2012, che ha previsto,
per le amministrazioni che
abbiano
aderito
alla
procedura di riequilibrio
finanziario pluriennale, la
possibilità
di
chiedere
un’anticipazione a valere sul
fondo di rotazione istituito
dal precedente art. 4. Ciascun
ente richiedente riceverà il
25% dell’importo massimo
attribuibile, quale calcolato
entro i limiti massimi stabiliti
dallo stesso dl 174 (300 euro
per abitante per i comuni e 20
euro per abitante per le
province) e sulla base dei
criteri definiti dal decreto del
ministero dell’interno dell’11
gennaio
2013,
ferma
restando, ovviamente, la
dotazione complessiva del
fondo. In totale, verranno
erogati 137 milioni di euro,
sui 548 complessivamente
attribuibili. Gli enti benefi ciari sono 32 (31 comuni, più
la provincia di Chieti), tutti al
centro-sud. L’importo più
consistente (58,7 milioni)
andrà al comune di Napoli,
seguito da Catania (17,9
milioni) e Messina (14,8
milioni). A livello di regioni,
a primeggiare è la Calabria,
con 13 enti, seguita da Sicilia
(8), Campania (5), Puglia e
Abruzzo (2), Lazio (1). I
soldi arriveranno in cassa
entro 20 giorni e dovranno
essere imputati contabilmente
fra le accensioni di prestiti
(codice Siope 5311 «Mutui e
prestiti da enti del settore
pubblico»). Trattandosi di un
fi nanziamento erogato dallo
stato, esso non impatta sul
tetto al debito si cui all’art.
204
del
Tuel.
Simmetricamente,
la
restituzione
dell’anticipazione
dovrà
essere iscritta tra i rimborsi di
prestiti. Pertanto, le risorse
anticipate non rilevano ai fi
ni del Patto di stabilità
interno né in entrata né in
uscita. Gli enti benefi - ciari
dovranno
riassorbire
l’anticipazione in sede di
predisposizione ed attuazione
del piano di riequilibrio fi
nanziario. In caso di mancata
approvazione del piano da
parte della Corte dei Conti,
essa sarà recuperata a valere
sulle risorse a qualunque
titolo dovute dal Ministero
dell’interno e sugli incassi
dell’Imu (per i comuni) e
dell’imposta Rc auto (per le
province).
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Pasta, verdure e salumi
quei 5000 prodotti tipici
che danno sapore all’Italia
L’ultimo censimento Coldiretti: oggi valgono 24 miliardi
JENNER MELETTI
MALALBERGO (BOLOGNA) — Bastava dire: un pezzo di pane, qualche fetta di salume, un tocco di formaggio… Da oggi in poi, quando si
proporrà un menù a un amico o a un
cliente, bisognerà però essere precisi. In Italia ci sono infatti 1.438 diversi tipi di pane (assieme a pasta e
biscotti) mentre salami, prosciutti,
carni fresche lavorate e insaccati
sono 764. Non facile nemmeno la
scelta dei formaggi, perché se ne
contano 472. E tutti assieme pane,
salumi e formaggi non sono che
una parte delle 4.698 “bandiere del
gusto” che coprono l’Italia da Bolzano a Lampedusa. Pere cocomerine, strozzapreti, focaccia con ciccioli, torta ricciolina, mele verdone
prire il cappello del prete o la pera
volpina non è un ritorno al passato.
«Ci sono dei clienti — racconta Roberto Lodi, nell’azienda Corte Roeli di Malalbergo — che mi dicono:
“al supermercato ho visto delle pere enormi, lucide e bellissime. Perché tu non le hai?”. Io spiego che se
già a marzo mi metto a irrigare e
pompare con azoto i miei peri, a settembre avrei anch’io quei frutti
grandi e senza sapore. Io punto sulla qualità e per fortuna la scelta si sta
rivelando quella giusta».
Può sembrare un paradosso, ma
il ritorno al cibo prodotto «secondo
le regole tradizionali» è un salto nel
futuro. «Nei campi — dice Lodi, che
nella sua azienda ha un negozio di
“Campagna amica” della Coldiretti
per la vendita diretta — non ci sono
mai stati confini. Coltivo ad esempio le pere Abate Fetel, dottor Guyot
e Conference che sono arrivate dalla Francia secoli fa e che qui crescono meglio che in Francia. Non abbatto gli alberi più vecchi, perché
danno frutti meno abbondanti ma
più buoni. Soprattutto ci metto la
faccia. Questo sono io — racconto
nel sito dell’azienda — e queste sono le mie pere, le mie albicocche, i
miei asparagi. Ecco come li faccio
crescere. Se volete comprarli, ve li
mando a casa».
«Affitta un albero», questa la proposta. «Ci sono le immagini delle
piante, si sceglie il filare. Con una
spesa fra i 55 ed i 60 euro, si riceveranno tutti i frutti dell’albero adottato. Si firma via email un contratto
in base all’articolo 1472 del codice
Picco di vendite
in estate: si spende
il 33 per cento del
budget dei turisti
per le vacanze
o pan dolce coi fichi, presi singolarmente non hanno certo grandi numeri. Ma tutte assieme le “bandiere
del gusto” (che premiano prodotti
«ottenuti secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno
25 anni») fanno incassare 24 miliardi di euro all’anno. Il picco è in estate, durante le vacanze, quando turisti stranieri e italiani spendono per
il cibo il 33 per cento del loro budget.
L’indagine, svolta dalla Coldiretti, racconta un’Italia e un’agricoltura che stanno cambiando. Risco-
civile. Garantiti 15 chili ma quasi
sempre sono molti di più. Quelli eccedenti possono essere trasformati
in succhi di frutta. Chi compra vede
la pianta dalla fioritura al raccolto,
sa se e come sia stata concimata. Insomma, pere o albicocche diventano “sue”».
Il coltivatore di Malalbergo e migliaia di altri sparsi nel Paese non si
sentono filantropi. «Se porto frutta
o verdura al mercato all’ingrosso —
lo faccio sempre meno spesso confessa Lodi — prendo 100. Se le vendo nel mio negozio prendo 170. Con
la vendita via Internet arrivo a 200.
Ma chi compra al dettaglio la frutta
che porto al mercato all’ingrosso la
pagherebbe almeno 300». Non ci
sono eccedenze, perché vengono
preparate confetture e tutto ciò che
serve all’agriturismo organizzato
nell’azienda. «Il segreto è la filiera
cortissima, senza intermediari. Oggi il consumatore vuole sapere cosa
mangia. E allora nell’agriturismo
non si organizzano solo pranzi e cene ma anche corsi di cucina, per fare vedere come il grano cresciuto
nel mio campo diventi pasta per i
cappelletti o come le zucche violino
diventino cappellacci o budino».
La regola dei 25 anni non esclude
le novità. «Le cocomere amiaco sono arrivate dal Giappone più di 50
anni fa e sono diventate una “tradizione”, come le pere Williams arrivate dall’Inghilterra». Ci sono “bandiere del gusto” che possono andare lontano, altre no. «L’albicocca
Reale d’Imola può viaggiare, è resistente. L’Errani invece no, è troppo
morbida, dalla pianta può arrivare
solo alla mia bottega. Ma in bocca si
scioglie come miele».
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Letta: tasse giù con i soldi recuperati all’evasione
Vertice con i sindacati sulla Legge di Stabilità. Bce e Bankitalia: si allenta il credit crunch
ROBERTO PETRINI
ROMA — «Meno tasse con la lotta all’evasione». Letta accende i motori della “Finanziaria” 2014 e, come primo atto, incontra per un pranzo di lavoro i tre leader
di Cgil-Cisl-Uil. «Abbiamo cominciato a
ragionare sulla Legge di Stabilità», ha spiegato il premier ai suoi collaboratori dopo
l’incontro. Sul tavolo, oltre alle questioni
dell’ingorgo fiscale Imu-Iva, anche il taglio delle tasse sul lavoro sul quale insistono i sindacati: «Ancora non si riesce a capire l’evoluzione della congiuntura. Decideremo a settembre sulla base delle evidenze aggiornate» ha sottolineato Letta ai
suoi. Positive le reazioni delle organizzazioni dei lavoratori per l’esito del vertice:
«C’è l’impegno del governo ad affrontare
il tema fisco entro la stagione estiva», ha
detto la leader della Cgil, Susanna Camusso. «Scongiurato l’aumento dell’Iva, dobbiamo arrivare ad una intesa su fisco e spese superflue», ha affermato Raffaele Bonanni, segretario della Cisl. «La vera riforma è ridurre le tasse sul lavoro», ha osservato Luigi Angeletti, a capo della Uil.
E sempre il fisco è stato al centro dell’incontro che Letta, accompagnato dal
ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha tenuto con i dipendenti dell’Agenzia delle Entrate. «Nel nostro Paese le
tasse sono alte perché non tutti le pagano:
l’impegno è di usare tutti i soldi che vengono dalla lotta all’evasione per abbassare le tasse», ha rilevato il premier, annunciando anche una «lotta senza quartiere ai
paradisi fiscali». L’evasione - ha aggiunto
- è «come il doping per i ciclisti», perchè
droga la competitività di una nazione. Il
premier ha anche presentato il progetto
“Destinazione Italia” per favorire gli investimenti esteri con la semplificazione degli adempimenti fiscali. «Ci ostacola chi
dilapida il denaro pubblico», ha osservato
da parte sua il direttore dell’Agenzia delle
Entrate, Attilio Befera.
Il presidente del Consiglio ha poi annunciato un «rilancio della spending review», spiegando che «anche lo Stato deve
rispettare le regole»: «Stop alla faciloneria
nell’uso delle risorse pubbliche e all’azione delle lobby che presidiano le Commissioni parlamentari prese per stanchezza
AL TIMONE
Il presidente del Consiglio,
Enrico Letta
alle due del mattino». Insomma, i contribuenti facciano la loro parte, ma la faccia
anche lo Stato.
Tutto ciò mentre continuano a piovere
dati in chiaroscuro sul Paese: il tema è il
credit crunch. Secondo la Bankitalia nel
terzo trimestre si andrebbe allentando la
stretta al credito soprattutto per le famiglie, in seguito ad una condizione meno
sfavorevole del mercato immobiliare. Anche per la Bce le condizioni di offerta del
credito si starebbero ammorbidendo nel
trimestre in corso. Infine, secondo l’Istat,
a maggio le vendite al dettaglio sono aumentate dello 0,1% su aprile ma sono cadute dell'1,1% su base annua: si tratta dell'undicesima flessione consecutiva.
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Spesa sociale, grande inefficienza
abbatte solo il 20% della povertà
Ricerca Irs: in Europa si raggiungono risultati doppi
ROBERTO MANIA
ROMA — Le politiche contro la povertà hanno fallito. Per l’assistenza
spendiamo ogni anno circa 67 miliardi di euro, pari a poco più del 4%
del Pil, ma il tasso di povertà assoluta è cresciuto in un anno dal 5,2%
(nel 2011) al 6,8 per cento (nel 2012),
più di un punto percentuale, come
certificano gli ultimi dati dell’Istat.
Concentriamo tutto sui trasferimenti monetari ignorando la centralità dei servizi di cura. Già alla fine degli anni Novanta la “commissione Onofri” aveva denunciato i
difetti nel nostro sistema assistenziale. Non è cambiato nulla, l’unico
parziale intervento legislativo è stata la legge 328 del 2000, mentre per
lavoro e previdenza si sono susseguite una serie di riforme.
È la Depressione che ci obbliga di
nuovo a fare i conti con la povertà.
Parola, e condizione, che, dopo il
miracolo economico, avevamo
provato a rimuovere — con tanta
ipocrisia — dal nostro modello di
welfare. Tante pensioni, valanghe
di cassa integrazione, indennità di
mobilità sempre legate al posto di
lavoro, e poca assistenza tanto più
con misure frammentate e mai
uguali per tutti perché diverse in base all’età, alle categorie sociali e anche al territorio. Con il paradosso
che spesso il sostegno al reddito arriva a chi sta un po’ meglio e non a
chi è indigente e sta in fondo alla
scala sociale. «Perché la povertà —
spiega Emanuele Ranci Ortigosa
che ha coordinato una ricerca dell’Irs, l’Istituto per la ricerca sociale,
per riformare il welfare assistenziale — non ha rappresentanza». Risultato: la nostra spesa sociale abbatte la povertà solo del 19,7%, contro una media europea del 35,2%,
ma con picchi del 50% e oltre tra i
Paesi più virtuosi, come Finlandia,
Lussemburgo, Ungheria, Danimarca e Irlanda. Peggio di noi riescono a fare solo la Grecia e la Bulgaria. Vuol dire che si spendono soldi sbagliando obiettivo. E che bisogna cambiare in fretta perché, in
un’economia che non cresce, dove
L’Irs, con uno studio che rimette
insieme tutte le diverse voci che
compongono l’assistenza, propone di voltare pagina senza aumentare le risorse, date le politiche di
austerity, ma distribuendole in maniera efficace. Con un principio di
base: gli istituti devono essere
uguali per tutti e devono sostenere
davvero i più fragili utilizzando il
parametro chiave dell’Isee. La spesa andrebbe indirizzata lungo tre
direzioni: il sostegno ai nuclei familiari, il contrasto alla povertà, l’aiuto agli anziani, parzialmente o totalmente non autosufficienti. Al posto delle detrazioni Irpef e gli assegni familiari («misure categoriali e
poco efficaci — secondo l’Irs — nel
ridurre le disparità economiche fra
le famiglie»), potrebbero arrivare —
utilizzando i 17,8 miliardi a disposizione — due tipi di interventi tra loro alternativi: o una destinata alle
famiglie con minori a carico (in tutto circa 6,5 milioni di nuclei), oppure un assegno anche per le famiglie
con figli non minori a carico (platea
di 10,2 milioni) mantenendo in
questo caso le detrazioni per il co-
“Necessario introdurre il
reddito minimo garantito per
cui servirebbero 7,3 miliardi
ricavabili dall’azzeramento di
social card e pensioni sociali”
I NUMERI
Il rapporto Irs
fotografa
limiti e
incongruenze
del welfare
italiano
niuge e per eventuali familiari diversi dai figli. Per i nuclei senza minori a carico resterebbero gli attuali assegni familiari.
Ma la proposta più netta contro
la povertà è l’introduzione del reddito minimo. Secondo l’Irs servirebbero 7,3 miliardi di euro che si ricaverebbero attraverso «l’azzeramento di quei trasferimenti di contrasto della povertà vigenti (pensioni sociali e integrazioni al minimo
in primis, ma anche la social card)
che, a causa dell’irrazionale meccanismo di selettività attualmente in
vigore, affluiscono a favore di nuclei
familiari che appartengono a decili
di Isee superiori alla mediana». Ci
vorrà gradualità. Infine per gli anziani, anche parzialmente, non autosufficienti, non più l’indennità di
accompagnamento (che va solo a
chi è totalmente invalido) ma una
“dote di cura” per la popolazione
over 65, in aumento. A beneficiarne
sarebbero da 1,4 a 1,6 milioni di anziani contro gli attuali duecentomila che ricevono l’indennità.
si impennano disoccupazione e diseguaglianze, il tasso di povertà è
destinato, purtroppo, a non fermarsi.
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