Apocalisse Bagliori nel buio
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Apocalisse Bagliori nel buio
2 Arch. Gian Maria Enrico Barbotto APOCALISSE...BAGLIORI NEL BUIO OCEANO EDIZIONI 3 Dedico questo mio scritto alla mia dolce moglie Rosalba, da sempre con amore al mio fianco, ed a tutti coloro che seguono il mio pensiero con interesse 4 NOTE BIOGRAFICHE DELL'AUTORE Architetto, pilota di aeroplano e ricercatore scientifico innamorato della natura, scrive libri per diletto. Apprezzato da amici che ne condividono la logica dei suoi contenuti, continua a scrivere a difesa della Natura, e di tutto ciò che la concerne. Alla ricerca di sé stesso, delle verità criptate nel profondo spirito umano, cerca di comunicare al prossimo le sue scoperte… Schivo ed indifferente alle critiche, ama profondamente gli animali e viaggia moltissimo. Ha vissuto all’estero per oltre trent’anni, e la sua architettura ama le linee di Gaudì. Ricco di fantasia e di poliedricità, di ricerca nella spiritualità. mai stanco del suo lavoro, vuole considerarsi “uomo di buona volontà”. Il suo senso politico lo focalizza nei sogni di una società senza avidità ed arrivismi, col rispetto totale della Natura , consapevoli della nostra precarietà, seguendo le saggezze dei Grandi Iniziati, dove le religioni sono riassumibili in pochi ma essenziali leggi morali da mai dimenticare ed osservare con amore, dove l’amore fosse il vero premio per ogni creatura vivente! Chi sa amare è sensibile, ama gli animali, non li mangia e con loro rispetta le infinite differenze delle specie.Il male va combattuto con amore e fermezza, fatica e dignità, non dimenticando che fa parte della lotta delle dualità della Creazione, non per volere degli umani, ma dal nostro creatore By : Oran Andersen Barns 5 IL PERCHÉ DI QUESTO SCRITTO Scrivo questo mio nono libro, per il desiderio che ho di comunicare con persone completamente differenti da coloro che purtroppo riempiono l'umanità. È come voler parlare con genti rare in un deserto infuocato e con grave carestia di acqua ...., occorre cercarle negli anfratti e nelle grotte, oppure attendere la notte al fine di vedere barlumi di fuochi che allontanano l'oscurità e raggruppano intorno a loro quelle “genti diverse” che sono riuscite a perseverare ed a sopravvivere in quelle estreme difficoltà infernali. Il cielo stellato è così intenso nella sua verità, che pare di poterlo toccare con le mani, e gli occhi puri e luccicanti degli uomini, rendono giustizia alle dure realtà che coinvolgono tutti gli umani sul pianeta. Le stelle sono le stesse da milioni di anni... si sono solo spostate un pochino..., ma per noi umani loro appaiono immortali anche se non lo sono affatto, così come gli Dei che cambiano le dimensioni. L'oscurità nasconde ciò che la bellezza della luce mette in mostra con illusione: la notte cancella tale illusione e nel “reale” si è ancora più soli e più "veri" accorgendoci in tale evento, di essere ben umili e povere cose della natura, saldi nella nostra fragilità di esseri agli inizi della civiltà, giocosi come bimbi, che vorrebbero fosse tutto un gioco e la realtà brutale fosse una mera illusione...., un castigo immeritato perché succubi di un crudele programma. Comunicare sensazioni ed emozioni, confessare pene sepolte dal tempo, gioire di piccole cose, respirare la quiete dopo il dolore, che accompagna sia gli stolti che i saggi. Il programma degli uomini è farcito di falsità, di trappole, di false lusinghe, di vana gloria, di egoismi smisurati dettati da paure ancestrali e non, di passioni confuse con amore ed amori confusi dagli odi... Ci accorgeremo forse un giorno "che tutti sanguiniamo e soffriamo nel medesimo modo”di coloro ai quali facciamo abusi e crudeltà e nel medesimo modo dobbiamo mangiare e bere, vestirci e creare per mezzo di leggi chiare ed inconfutabili, la civiltà...., quella che ci porterà al rispetto dell’armonia totale di ogni creatura della natura uguale per tutti, perché tutti siamo qui per il medesimo motivo e... tale motivo per ora non è dato sapere con certezza. Siamo agli inizi dell'approssimazione di una migliore comprensione , ed i molti che si credono evoluti, illuminati e portatori di verità, sovente devono arretrare e lasciare spazio ad altre verità più vere e più aggiornate, che sovvertono tutto ciò che prima era considerabile sacro o comunque con una differente valenza effettiva. Anche Gaia, il nome dato al nostro pianeta azzurro, soffre il male umano, dove scienziati corrotti dal potere negano le nefandezze dei potenti del petrolio,degli inquinatori e quant’altro, sostenendoli e nascondendoa tutti, terribili realtà relative alla situazione climatica del pianeta e non solamente! In tutto questo scenario, il palcoscenico umano, con le sue grottesche debolezze e volontà spinte allo spasimo, con i suoi teatrini politici e religiosi polarizzati nella totale miopia di vani successi, va avanti fra morte e sangue... polvere e lacrime...., gioie fittizie preludi di altre sofferenze in 7 una snervante attesa di ciò che solo molto raramente accade: un po' di vero amore, di pace dell'animo e dello spirito, prima di andarcene chi sa dove o forse in nessun luogo..., questo ultimo lido accettabile purchè tutto abbia un senso o ne sia la fine per l'eternità! Viviamo tutti nella stessa lacrima e non abbiamo ancora realizzato che il dolore provocato ai nostri simili ed al Creato, fa parte del nostro dolore, delle nostre lacrime e dolori! La gioventùfrastornata dai media è oggigiorno ancor più di ieri un'immane illusione di sentimenti e di passioni, di arrivismi e di invincibilità, che con la maturità lasciano il posto ad altrettanto immani delusioni, con la creazione di idealità e di forti depressioni che vorrebbero farci reagire entrando nell’essenza dei problemi... La vecchiaia sovverte anche quest'ultime idealità, lasciando il posto ad una saggia rassegnazione dignitosa e consapevole della nostra stupidità ed impotenza nei confronti dei nostri programmi..... dell’idiozie dei nostri popoli mantenuti “volutamente”in questo bailame al fine d’essere depredati. Completerò questo mio scritto, con documentazioni di vario genere, tutte riguardanti a realtà storiche recenti e meno recenti, cambiando volutamente argomento sempre complementare al tema in sfumature ed analisi differenti, al fine di poter meglio constatare come possano variare le medesime verità se osservate al di fuori degli scenari e dei tempi considerati e da diversi punti di vista. Ogni umana realtà nella materia, è fatta da continue contrapposizioni sintetizzabili generalmente quali Ynn e Yang….. Il male ed il bene, il micro ed il macrocosmo, sempre in continua lotta al fine di evolvere e convergere energie di metamorfosi nella loro forgia di umiliazioni e gioie , dolori e bellezze, luce ed oscurità…. L'armonia della materia sta nel mezzo di tali potenti vettori. Vedremo gli errori e le tragedie delle guerre…. I milioni di morti creati dal comunismo, dallo nazifascismo, dal clero, dalle religioni in generale di tutto il globo, gli scienziati importanti e volutamente dimenticati perché scomodi al potere, alcuni che hanno rubato la fama ad altri, i templari e la massoneria, le caverne degli antichi…. Gli Dei…. Dio, il fine di tutto il Creato! Tramite piccoli riassunti delle ultime umane vicende, cerco di portare via parte delle nebbie generate dai condizionamenti sociali e politici, permettendo in tal modo di poter meglio vedere le verità ed il senso della vita… e come questa potrebbe cambiare se con la nostra volontà volessimo focalizzarci sui veri problemi dell’umano travaglio, lasciando la corruzione ed il potere alle nostre spalle. 8 INTRODUZIONE Con il famoso anno del "cambiamento", l'ormai noto 2012, pietra miliare dei calendari e degli appuntameti astronomici forrieri di apocalittiche gesta e mutazioni del genere umano del nostro pianeta, dovremmo tirare i conti relativi alle umane attività del pianeta degli ultimi millenni. Negli ultimi cento anni, il balzo umano è stato notevole, pieno di evoluzioni scientifiche e matematiche, nonostante l'animo umano stia ancora praticando nelle pallidi braci di una civiltà ai suoi inizi. Grandi Iniziati con i loro insegnamenti , hanno tentato di comunicarci le verità, difficili da comprendere per i poveri umani, che li hanno trasformati in Dio, Dei, Santi, Beati, Profeti; ormai ogni religione ha creato il suo bussiness e non riconosce le altre con medesimi valori, creando un tipico bailame umano esclusivamente per potere di parte e convenienze di ogni tipo. I fedeli, pieni di insicurezze e paure, pur non capendoci alcunchè, ripetono i soliti riti, che si sono trasformati in tradizioni tramandate ai figli, che le hanno accettate per condizionamento più che per convinzione e continuano a capirci poco. Altri sono talmente osservanti ortodossi da cadere in una vera e propria patologia, che li vede orientati anche al fanatismo, convinti che l'aldilà serberà a loro fiumi di miele e donne vergini, grandi ricchezze e quant'altro. Ve ne sono per tutti i gusti e per tutta la gamma dei colori inventati dal Creatore. Abbiamo macchine potenti, aerei solcano cieli e navicelle spaziali percorrono brevi spazi infraplanetari, con tecnologie anacronistiche relativamente il nostro grado di maturità da cavernicoli…. ma l'uomo tecnologico del nostro tempo, non conosce ancora sé stresso e le sue paure sono le medesime che lo limitavano nelle caverne di milioni di anni fa. Nasce con regole da osservare, per essere accettato nelle società delle quali fa parte. Studia, lavora nel migliore dei casi, altrimenti delinque...., tutto per possedere quei beni, che lo rendono stimabile o comunque temibile nella carriera arrivistica della nostra attuale pseudociviltà! Si nutre di carni animali, che fa allevare malamente, al fine di “rimanere nei prezzi concorrenziali”, nutrendo le povere creature che alleva in squallide batterie ignobili, di cibi e medicinali pericolosi per tutta la filiera che li fruisce, allevandoli in lagher orribili, trasportandoli con gravi sofferenze da vivi senza acqua ne cibo, ammassati all'inverosimile per poi essere uccisi con grandi crudeltà e dolore.... Gli animali selvatici sono all'estinzione...., e più si creano enti per la loro protezione e più ne abbattono in quanto tali enti o sono impotenti o sono corrotti od entrambi queste realtà! Millenni per popolare gli oceani, i mari ed i fiumi, per predarli vergognosamente, distruggendo habitat ed inquinando..... trovando esemplari stupendi di pesci di oceani prima incontaminati sui banconi del pesce dei supermercati! Per il mondo vegetale non vi è scampo: prede di anticrittogamici e veleni di ogni tipo per avere maggior produzione ed abbattere i prezzi sempre nelle tasche dei contadini e mai nelle tasche dei commercianti e delle varie mafie al controllo, fanno parte della nostra inciviltà che inesorabilmente viene avvelenata dal sistema! Non parliamo poi della globalizzazione, voluta esclusivamente da una legge economica, non da amore e quando l’amore non detta le leggi con la saggezza, il tutto è destinato a naufragare!. Gli umani si comportano con 9 i loro simili anche peggio! Il ricco si allea con altri ricchi per meglio sfruttare i poveri e diseredati, che nella maggioranza sono purtroppo idioti all’inverosimile e, appena può, cerca di depredare anche il ricco più debole per aumentare sempre di più il suo potere. Le politiche mondiali capeggiate da tali famiglie di predoni, riflettono una luce di corruzione e di crudeltà, ove sotto un umano perbenismo, è sempre latente la sete di potere basato sul crimine. Con smisurato egoismo, ognuno è pronto a distruggere anche il proprio fratello per l'unico “vero Dio” che per tutti è ben rappresentato dal denaro.....il controllo degli idioti…. il potere! Aggrappati con le unghie ed al di sopra di ogni umana volontà a questi mortali valori, l'umanità, comincia a scoprire, che forse, esiste qualche cosa di spirituale... che non muore: quella spiritualità ben lontana dai fallimenti delle Chiese delle varie religioni del pianeta. "Ma sarà poi così?.... E se poi non esistesse alcunchè e noi fossimo al servizio di Dei crudeli del male, demoni immondi del continuo trionfo del dolore al fine di generare energie a loro utili? Se Dio esistesse permetterebbe gli olocausti, la morte ingiusta di innocenti a milioni, genocidi, vendite di organi umani presi da soggetti vivi e poveri.... Stupri di bimbe e bimbi in età infantile? Ma che orribile Dio sarebbe questo? Sarebbe proprio a nostra immagine e somiglianza, lontano dal Dio Vero di San Francesco , Valdo e moltissimi altri! E poi, quando si arriva a comprendere la "fregatura della vita"....., si muore per andare "non si sa dove!". Siamo ancora lontani dalla civiltà e dalle risposte in tal senso...., ma, dentro ai nostri cuori, iniziamo a sentire che le nostre paure e l'odio perpetrato dall'egoismo, si sta sciogliendo come ghiaccio al sole di un fine inverno rigido e glaciale! Iniziamo a comprendere la pietà. Iniziamo a commuoverci di fronte ad una musica divina o di fronte all'amore per qualcuno, di fronte ad uno spettacolo della natura..., magari salviamo un animale ed iniziamo a comprenderlo profondamente capendo quale mondo meraviglioso si sia sempre calpestato senza saperlo..... I poveri umani ne hanno provate ogni sorta di crudeltà sulle loro pellacce dure: ridotti a brandelli, malati nel corpo e nell'animo, aridi più dei deserti infuocati, rabbiosi e furenti di avidità per conquistare fama e rispetto per la propria potenza... pronta a perire con la loro morte! "guai ai vinti" e tutti prima o poi siamo stati sconfitti ed umiliati! La morte poi, non rispetta alcun potere e falcerà tutti a suo iacimento. Quanta tristezza nella verità di tali parole! Eppure, si va avanti: si conquistano nuove mete, i politici corrotti ce la mettono tutta per farci credere le loro ipocrisie e... ci riescono sempre, mentre i Prelati benedicono i poveri ed i ricchi, cercando di guadagnare il più possibile da entrambi! E quelli bravi? Dove sono? ....Ci sono, esistono non troppi, ma ci sono in tutte le differenti "caste" di questa scalcinata umanità. Mi viene in mente "l'atomo magnetico" del povero scienziato Ighina, quella particella nucleare, che da sola governa e condiziona miliardi di altri atomi “normali”, riuscendo a determinare cambiamenti infiniti! I buoni sono come tali “atomi magnetici”.... Auguriamoci solo che riescano nell'ardua impresa di portarci verso la civiltà, che loro avrebbero gia raggiunto! Altrimenti, non preoccupatevi: basta che vinca la vostra squadra del cuore o che la vostra compagna sappia allietarvi con armoniose bugie, che il capo ufficio vi dia un miserabile aumento di stipendio e... tutto sarà perfetto! 10 IL PERCHÈ DEL TITOLO….LA CONCEZIONE DELLA STORIA NELL'APOCALISSE LA FINE DEL MOSTRO, DEL FALSO PROFETA E DEL MALE Nell'Apocalisse di Giovanni la concezione della storia è tragica ma a lieto fine. La prima guerra catastrofica viene condotta sulla terra, da schiere seguaci del "Re dei Re", che fanno a pezzi il "mostro" e il "falso profeta", che faceva prodigi per ingannare le masse. Il "mostro" ha il potere politico-militare, il "falso profeta" quello ideologico e mediatico. Le loro schiere adorano la statua del "mostro" e sono state segnate col suo marchio, come schiavi. Questa guerra durissima, con enorme spargimento di sangue, si concluderà con l'incatenamento provvisorio (per mille anni) del "mostro" e del "falso profeta", personificazioni dell'antagonismo sociale. Nel corso di questo tempo regneranno quanti erano stati giustiziati in precedenza dal "mostro". Giovanni qui parla di "prima resurrezione", quella che riguarda soltanto i martiri della libertà, i fautori di giustizia. Tuttavia, poiché la terra rimane la stessa, se non vogliamo presumere che si tratti di una resurrezione semplicemente simbolica, riguardante le idee di verità e giustizia, dobbiamo dire che il testo di Giovanni cade in una contraddizione insostenibile, cui alla fine cercheremo di dare una spiegazione. Finiti i mille anni, il male riprenderà vigore e questa volta, con le schiere asiatiche di Gog e Magog, dilagherà nel mondo intero. Ma non durerà molto, in quanto un potentissimo fenomeno naturale sconvolgerà l'intero pianeta. Il giudizio definitivo, per il quale i reprobi non avranno scampo, riguarderà questa volta tutti gli abitanti della terra, di tutti i tempi, ma in un ambiente completamente diverso da quello del cielo e della terra che conosciamo. Dopo il giudizio universale la nuova dimensione che i giusti potranno vivere sarà completamente diversa dalla precedente, in quanto priva di sofferenze e persino di morte. L'unica morte sarà quella spirituale, che colpirà gli impenitenti, quelli che non vogliono cambiare vita. Giovanni vuol far capire due cose: che la liberazione sulla terra è sì possibile ma non per un tempo indefinito; che la liberazione definitiva è possibile solo in un'altra dimensione (cosmica). Probabilmente è giunto a queste conclusioni poiché riteneva che i giusti, per vivere il loro ideale di liberazione, avessero bisogno di non essere ostacolati materialmente da forze avverse. La giustizia va costruita nella pace delle condizioni esteriori. Ecco perché parla di liberazione provvisoria di mille anni, cui fa seguito una seconda liberazione in una condizione di vita completamente diversa dalla precedente. Infatti nel nuovo mondo ("nuovo cielo e nuova terra") chi vorrà vivere nella verità e nella giustizia potrà farlo tranquillamente, senza doversi continuamente difendere dalle tentazioni del male. 11 In questa "nuova Gerusalemme" Gesù Cristo è dio, non c'è altro dio all'infuori di lui: non c'è alcun "santuario nella città"(21,22), quindi nessuna religione. Gli stessi uomini sono dèi, poiché non conoscono più lutto, pianto, dolore, morte: "il mondo di prima è scomparso per sempre"(21,4). La differenza tra le due condizioni di vita è che mentre nella prima la giustizia deve essere esercitata in mezzo a mille condizionamenti, nella seconda invece non troverà ostacoli di sorta. "Nulla di impuro potrà entrare nella nuova città, nessuno che pratichi la corruzione o commetta il falso"(21,27). "In mezzo alla piazza della città crescerà l'albero che dà la vita"(22,2), come nel giardino primordiale. Solo che per cogliere tranquillamente i suoi frutti si dovranno superare su questa terra prove d'indicibile sofferenza. Dove stanno i limiti di questa concezione della storia? Nel fatto che Giovanni attende la "parusia del Cristo", cioè il ritorno trionfale del Cristo sulla terra, e nel fatto che vuole una liberazione umana e politica in assenza di condizionamenti esterni. Questi due errori di fondo portano a una conseguenza non meno errata, relativa al fatto che Giovanni vuole assegnare una punizione "eterna" al male, negando quindi definitivamente la possibilità del riscatto. È una visione ingenua, schematica, non dialettica del rapporto tra bene e male. Giovanni offre la possibilità del riscatto nel corso dei primi mille anni di liberazione, poi la nega definitivamente, quando vi sarà la seconda grande guerra contro le schiere di Gog e Magog. Si percepisce abbastanza bene che questo libro è stato scritto sotto la convinzione, illusoria, che la tomba vuota del Cristo avrebbe dovuto avere per il presente un significato operativo di tipo politico. Invece essa non ne ebbe alcuno, anzi, intorno all'evento della tomba vuota il cristianesimo primitivo costruirà un colossale tradimento nei confronti del proprio leader. I veri nemici da combattere non sono tanto i pagani quanto gli stessi cristiani. I QUATTRO CAVALIERI DELL'APOCALISSE I quattro cavalieri dell'Apocalisse (cap. 6) che cosa rappresentano? Essi portano distruzione e rovina. Non vengono presentati come liberatori di Israele dal giogo romano, ma come flagelli dell'umanità intera. Quindi sono simboli astratti, che si succedono nel corso del processo storico a motivo della diversa tipologia di male che simboleggiano. Una certa tradizione cristiana ha creduto di ravvisare p.es. nel cavaliere del cavallo bianco la popolazione barbarica dei Parti, grandi esperti nell'uso dell'arco e grandi nemici dei romani nel I sec. Ma questa interpretazione è riduttiva. La vera novità nel quadro a tinte fosche dipinto dall'autore dell'Apocalisse sta piuttosto nell'aver voluto dare a questi emblemi della negatività una connotazione storica, seppure in chiave di filosofia e teologia della storia. 12 Nell'A.T. già i profeti come Ez. 14,21 o Ger. 15,2 avevano individuato le disgrazie peggiori dell'umanità: fame, guerra, peste, bestie feroci e schiavitù. Ma questi mali venivano considerati equivalenti, tant'è che potevano anche colpire contemporaneamente in luoghi diversi (p.es. le bestie feroci colpivano in genere i lavoratori della terra). Non c'era una vera e propria filosofia o teologia della storia. Quelle figure non erano evocative di processi storici, né rappresentavano delle categorie metastoriche (che nell'Apocalisse, peraltro, vengono in qualche modo standardizzate). In Zc. 1,8-10 si nota benissimo che l'arrivo dei quattro cavalieri è simultaneo; peraltro essi hanno semplici funzioni di controllo e non di conquista stricto sensu, in quanto il dominio (in quel caso del sovrano Dario) è già consolidato. In Lv. 26,14 ss. le sciagure non sono che maledizioni che si susseguono come minacce terribili il cui grado di severità aumenta in misura proporzionale alle forme di disobbedienza nei confronti della legge mosaica. Non c'è filosofia della storia, ma solo ipotesi di castighi severissimi: il paternalismo autoritario e moralistico del Levitico è evidente. Viceversa, nell'Apocalisse si ha la netta sensazione che i mali rappresentati dai quattro cavalieri siano delle realtà inevitabili, imprescindibili, in quanto la perdizione del genere umano appare senza via di scampo. La colpa è priva di remissione e deve essere scontata in mezzo al sangue e a una desolazione infinita. Il cavallo bianco, in tal senso, sembra rappresentare l'uso della forza pura e semplice, senza ideologia. Il cavaliere è un campione nell'uso dell'arco. Tutti gli riconoscono la supremazia bellica. È il trionfo dell'individualismo basato sull'abilità fisica. Potrebbe rappresentare benissimo gli imperi schiavistici. Il cavallo rosso invece sembra rappresentare una sofisticazione dello schiavismo, forse il servaggio. Il cavaliere infatti ha il potere non solo di dominare con la forza delle armi, ma anche di far uccidere tra loro i sudditi che domina. Questo significa che con la sua spada egli difende questa o quella ideologia astratta, per un fine che resta sempre quello del potere politico. Il terzo cavallo non sembra feroce, in apparenza, poiché il cavaliere ha in mano una bilancia con cui dà un valore alle cose: "una misura di frumento per un denaro e tre misure d'orzo per un denaro"(6,6). Cose, queste, che, a differenza dell'olio e del vino, vengono "danneggiate" - il che porta inevitabilmente alla fame, almeno in una parte dell'umanità. Questo forse significa che l'ideologia si è posta al servizio di interessi meramente economici, coi quali si gestisce il potere politico. Ma il cavallo che fa più paura è il quarto, quello giallastro-verdastro, che rappresenta la morte, quello che domina "sulla quarta parte della terra", quello che, in virtù del numero incredibile di seguaci, è in grado di infliggere qualunque pena: spada, fame, malattie, belve feroci. Sembra qui di vedere un riferimento alle moltitudini di origine asiatica. L'autore dell'Apocalisse è molto scettico sulla possibilità di liberarsi da questi flagelli e fa invocare da parte delle anime cristiane già morte la giustizia inflessibile ovvero la vendetta terribile del "Signore" santo e verace (6,10), che qui si deve presumere sia 13 il Cristo in persona. Forse anche questo aspetto alquanto truce del messia redivivo può aver indotto molti padri orientali della chiesa cristiana a dubitare dell'effettiva ortodossia di questo testo, che certo in questi passi è profondamente semita: diversamente dai padri occidentali, che sin dall'inizio non hanno avuto dubbi nel riconoscerlo come testo canonico. Tuttavia, il Signore-Cristo dice di pazientare ancora, poiché prima si deve raggiungere un numero non meglio precisato di martiri (6,11). Il sesto sigillo, in tal senso, inaugura l'apocalisse vera e propria, perché sanziona la ribellione della natura alle forze malvagie dell'umanità. Cioè proprio nel momento in cui sembrava essere arrivato il peggio per l'uomo, ecco che si scatenano imponenti catastrofi naturali, nei cui confronti l'uomo è del tutto impotente. Questo incredibile cataclisma obbliga tutti gli uomini, di qualunque rango o estrazione sociale, a rifugiarsi, al pari di uomini primitivi, presso spelonche e tra le rocce dei monti (6,15). All'apertura del 7° sigillo non si salverà nessuno. Infatti sarà talmente grande la paura di morire che l'odio reciproco prevarrà su tutto e gli uomini si uccideranno proprio allo scopo di poter vivere. Le riserve di viveri saranno talmente scarse che l'unico modo di sopravvivere sarà quello di distruggersi a vicenda. Cioè invece di trovare un modo razionale di affrontare i cataclismi naturali, gli uomini preferiranno, vittime del loro individualismo e schiavi della logica della forza, di annientarsi a vicenda. Non solo, ma -dice l'autore dell'Apocalisse- "il resto degli uomini che non furono uccisi da questi flagelli, non si ravvidero dalle opere delle loro mani, non cessò di prestar culto ai demoni e agli idoli d'oro, d'argento, di bronzo, di pietra e di legno, che non possono né vedere, né udire, né camminare; non rinunciò nemmeno agli omicidi, né alle stregonerie, né alla fornicazione, né alle ruberie"(9,20s.). L'autore dell'Apocalisse esclude categoricamente la possibilità di una qualche forma di vera giustizia umana sulla terra. Gli uomini tendono inevitabilmente a farsi ingannare dalle apparenze, specie se queste sono un simulacro, una mimesi della vera giustizia. L'Apocalisse, in tal senso, rappresenta la disperazione di una rivoluzione fallita e, nel contempo, l'ansia portata all'estremo di veder crollare l'impero romano o per cause endogene (la corruzione), o per cause esogene (pressioni barbariche), o in forza di sconvolgimenti naturali o in virtù di una speranza impossibile: il ritorno in vita del Cristo in veste gloriosa, da trionfatore, affinché gli apostoli possano dare un senso al mistero della tomba vuota. Se l'Apocalisse è stata scritta da Giovanni, doveva appartenere agli scritti giovanili, che lo stesso Giovanni nella fase matura ha superato col quarto vangelo e con le lettere. Probabilmente la prima redazione dell'Apocalisse è stata scritta sotto Nerone, prima della morte di Pietro e Paolo, al fine di trovare un riscatto teorico, morale, ai cristiani di origine ebraica. La seconda redazione invece è forse stata scritta sotto il regno di Vespasiano o nei primi anni di Domiziano, o comunque dopo la catastrofe del 70. Questa versione 14 doveva servire per riscattare i cristiani in senso lato, che non facevano più dell'ebraismo un elemento di distinzione. Abituati nel nostro mondo tridimensionale, è per noi non facile il comprendere cosa possa essere un mondo pluridimensionale… le dimensioni esistono e sono molteplici! UN PICCOLO SGUARDO SULLA QUARTA DIMENSIONE Parliamo brevemente del concetto di quarta dimensione. Pur essendo semplice il concetto è meno comprensibile in quanto siamo abituati, come esseri umani, a concepire lo spazio che ci circonda in sole tre dimensioni. La quarta dimensione è semplicemente il tempo. Facciamo un esempio pratico. Prendiamo una biglia e poniamola immobile sul pavimento in un istante T. Se non ci fosse il tempo questa occuperebbe solo tre dimensioni (x,y,z). Poniamo adesso di spingerla con il dito, muovendola verso una qualsiasi direzione. La biglia inizierebbe a muoversi per poi fermarsi in un altro punto della stanza (x,y,z) in un istante T+1. La quarta dimensione è l'insieme delle due situazioni T e T+1 in cui la biglia occupa due punti diversi dello spazio a tre dimensioni. Ogni punto dello spazio a quattro dimensioni è quindi individuato univocamente dalle coordinate (x, y, z, t) - dove 't' sta normalmente ad indicare l'istante temporale. Per la rappresentazione grafica è sufficiente indicare le due coordinate su tre dimensioni, indicando su ciascuna il tempo. Ad esempio (x,y,z) nell'istante T0 e (x,y,z) nell'istante T1. Il corpo è lo stesso ed occupa nel tempo due punti diversi dello spazio a tre dimensioni. Questa è la quarta dimensione. dimensioni. Questa è la quarta dimensione. L'ARMONIA DELLA NATURA La Natura, oltre ad essere tutta intorno a noi, è dentro di noi, in quanto ne facciamo intimamente parte. Gli alberi, i corsi d'acqua, gli animali, i mari e gli oceani..., pianure e montagne con le loro infinite varietà sono Natura ed ogni singolo elemento, anche il più umile, è indispensabile ad un disegno intelligente di tutto il nostro piccolo pianeta. Tutto è intimamente collegato con il tutto, anche i nostri pensieri più reconditi e nulla succede per caso. Ogni qualvolta facciamo una azione di bontà, compassione, di giustizia, di amore, tale bella azione interagisce con tutto il Creato. Per la legge della contrapposizione però, ogni qualvolta facciamo del male, uccidiamo, anche per via indiretta, torturiamo creature o ce ne cibiamo, rubiamo o facciamo qualsiasi atto che la nostra coscienza ci dica che sia "assolutamente illecito", ebbene, in maniera altrettanto significativa, noi interagiamo oltremodo negativamente con tutto il Creato. Sembrano frasi fatte e retoriche, ma"è proprio così". La natura non gioca a scacchi con noi: può essere paziente e prodiga di cibo e 15 benessere nonostante le nostre pessime abitudini, ma sa trasformarsi in una potente distruttrice di parte di essa con noi dentro, al punto di degenerare nel tormento di centinaia di migliaia di creature in pochi attimi. Fragile è ‘l’equilibrio degli elementi naturali e tutti sono appunto estremamente interconnessi fra di loro ! Stupidamente, ci sentiamo invincibili contro la natura, quando per Lei, sarebbe sufficiente una piccola scrollatina ed i danni calcolabili sarebbero più catastrofici di centinaia di atomiche lanciate dalla nostra stoltezza per una apparente necessità guerriera del momento. La stoica resistenza umana ad un volere eventuale della forza di Madre natura, poco varrebbe..., saremmo spazzati via in un baleno! A tal punto, dovremmo toglierci la maschera e ragionare con estrema serietà sull'argomento. Siamo tutti coinvolti con tali principi: sia i petrolieri, che i politici, i banchieri, i capi religiosi e quant'altri, tutti vedrebbero la conclusione tragica dei loro commerci...., non parlo delle loro vite in quanto la loro avidità di potere li acceca e sovente è superiore al peso delle vite di tutti, come stanno dimostrando ogni giorno. Tutti coloro che hanno il potere, discutono, parlano e riparlano, tutti con le loro infinite ragioni ripiene di grandi misfatti... alcuni pensano ai problemi ecologici anche un po' più con serietà, ma alla fine lasciano il tutto fermo al medesimo posto iniziale, magari con piccole varianti e molte benedizioni: tanto non costano alcunchè! Vi sono anche quelli buoni, che insistono in tutti i modi, cercando di portare la ragione dove la saggezza non sia certamente di casa....., ma ahimè , "ubi maior minor cessant" frase fatta latina che vorrebbe significare, che, davanti alla forza.... Gli altri deboli devono soccombere "se non vogliono perire"!. In tal modo il pianeta si surriscalda perché? L'effetto serra dato dall'inquinamento e... pensare che la tecnologia per evitarlo è presente dai tempi del grande Tesla, ma i petrolieri con tutta la loro filiera di smisurati guadagni, sino ad arrivare alla mafia dai mille nomi, hanno sempre tenuto nascosta l'energia non inquinante ed a basso prezzo, in quanto non sarebbe stata logicamente remunerativa a molte multinazionali di ogni genere, gettando nel caos i commerci così come oggigiorno sono intesi, ovvero"per il bene di pochi e contro il benessere dell'intera umanità... contro Dio... contro ogni creatura vivente”, a pannaggio delle belle frasi e sentiti discorsi dei politici corrotti! Le falsità umane sono infinite ed hanno mille volti ipocriti..., gli uomini di buona volontà, all’apparenza pochi con pochissime opportunità di emergere...potrebbero sintetizzarsi in “rarissime persone contrastate all'inverosimile e tacciate di nefandezze” al fine di farli desistere, e quando riescono a raggiungere i punti di potere, dove tutto coinvolge tutti e dove i finti litigi sono solamente dei riti per motivare le loro gesta, anche loro diventano deboli e le loro voci sovente annichiliscono nel nulla della convenienza! Tutto ciò che nasce con "un credo", si corrompe ed entra in fasi molto lontane dalla partenza, per giungere poi alla meta completamente modificato ed antitetico dell’inizio.... Ed anche tutto ciò, ahimè, sta nel programma umano.... Però, quando i buoni sono rari, ma decisi, come la storia dimostra, in attimi soverchiano e “cappottano”gli eventi della storia con i precedenti soprusi ed ingiustizie...., perché così sta scritto nel dna dei popoli e del loro destino. Purtroppo, l'armonia del pianeta, non è una paradisiaca visione, dove gli uomini, con i sandali ai piedi, in mezzo a margherite e fiori variopinti, dotati di una retina 16 acchiappa farfalle razzolino cantando lodi agli Dei! Tale paradiso è ben lungi dalla realtà L'armonia del pianeta è data dal contrasto bilanciato fra il male ed il bene, visto che ogni cosa è stata programmata in modo, che costantemente l'uno soverchi l'altro e viceversa, per poi ripetere l'operazione all'infinito, con alterne vittorie, dove la pausa è armonia!..... “la ruota della vita”. Questo motore evolutivo di sentimenti produce "evoluzione" a caro prezzo di dolori e sofferenze infinite da tempi remoti ....., che continuerà sino al variare di “frequenza delle coscienze”, allor pronte a cambiare il livello attuale! Tali catene sono inevitabili e pesanti da sopportare, ma ahimè, inevitabili per il nostro carma di basso profilo. Entrando in una qualsiasi armonia naturale si vedranno micidiali insidie nascoste dietro immagini di rare bellezze, in quanto la bellezza esiste anche per farci capire quanti pericoli possa nascondere.... La natura è delicata, menzognera, infida, ma sa anche essere forriera di grandi benefici. La si può calpestare e devastare, ma i risultati saranno sempre e comunque tragici per coloro i quali lo fanno. Quasi sempre gli uomini avidi, si schierano dalla parte dei facili guadagni, del distruggere per guadagnare di più, nel predare anche preziose energie utili a popoli, che per tali privazioni soccombono alla miseria. Normali routine, che finiscono con continuare tale razzia sui superstiti, con qualche onlus, istituzioni varie dai nomi allettanti, che solitamente, tranne piccole e rare eccezzioni, raccolgono ancora energie da distribuire alle loro tasche, facendo la figura di benefattori, lasciando a bocca asciutta quei poveracci meschini. La natura è possente come i suoi vulcani attivi e terremoti, con i suoi tornado, cicloni, tempeste e temporali di ghiaccio, grandine e neve, onde altissime e venti distruttori di ogni struttura...., in parole povere, "fa veramente paura"... e noi cosa facciamo: la sfidiamo con la convinzione che "intanto a noi non può capitare alcunchè"!. Ci stupiamo poi degli tsunami, dei terremoti devastanti, guardiamo ad Haiti come ad una tremenda ingiustizia e... scopriamo che quella gente gia moriva di fame da decenni, e non per colpa di terremoti. Santo Domingo ed Haiti sono sempre stati un "puttanaio a cielo aperto" . Haiti in particolare, ha una popolazione che è stata sfruttata da tempi antichi senza mutare mai, perché così faceva comodo!.... ma col terremoto, tutti scoprono l'acqua calda e tutti vogliono aiutare. Fra quei "tutti" vi sono anche genuini e coraggiosi uomini di cuore e di lavoro, medici stupendi e quant’altro...., ma le varie organizzazioni lo faranno tutte proprio per aiutare? E le adozioni vietate di piccoli orfani, che se lasciati nella loro patria matrigna, finirebbero a pedofili od ai venditori di organi con i loro indegni medici… od alla meglio, schiavi presso le famiglie più abbienti come si è sempre usato da quelle parti?… Non potrebbero darli in adozione dopo rapidi e giusti controlli ? La solita burocrazia di merda.... Tempi lunghissimi, timbri, deficenti e corrotti nei punti chiave, tutti importanti a far naufragare anche più vivido sentimento di vero aiuto, forse perché così fa comodo alle organizzazioni criminali che come iene sguazzano in queste disgrazie. I corrotti dell'isola avevano case di cemento e fortunatamente, molti di loro sono stati sepolti, mentre i poveri, quelli sfruttati e diseredati, il terremoto non li ha nemmeno scalfiti con crolli di foglie e rami! Più che la fame è la rabbia di dover vivere un inferno molto peggio del terremoto, 17 specialmente con un futuro che potrebbe continuare come il passato! Santo Domingo avrebbe potuto soccorrerre immediatamente Haiti... perché non lo ha fatto visto che è geograficamente situato sulla medesima isola e le pale meccaniche e primi beni di necessità non sarebbero certamente mancati? Non vi era la volontà. In quanto la logica si paradigma solamente con bussiness, affari, grano, peculio, frusciante, dollari, potere, politica.... e perché nò... anche svalutati euro! E quanti sono al mondo posti ancora più poveri: provate a fare una vacanza a Mogadiscio.... Etiopia Eritrea.... Andate a vedere certe località dell'India, della Cina, della Mongolia, Corea, Filippine, Vietnam, Cambogia.... Tutti avrete sentito parlare del terzo mondo, dove si muore poer fame, per sete, per mancanza di medicine e.... per guerre fraticide, ricche di violenza e non senso, dove mercenari predano e danno la morte violentando.... Dove il genocidio è di casa! Sono miliardi di persone diseredate e schiave della povertà e dell'ignoranza, senza alcun rispetto umano e senza futuro, dove la donna viene "infibulata" e dove esiste ancora il cannibalismo. Vendere un bimbo a coloro che ne possano fare ciò che più gli aggrada, vendendone poi organi espiantati da medici compiacenti al guadagno senza scrupoli e senza morale, è realtà di tutti i giorni. Se ne parla pacatamente e poi... tutto finisce nell'oblio: anche questo fa parte della natura "umana". La nostra evoluzione si svolge fra il lusso più sfrenato con maniglie d'oro e diamanti sino all'opposto di gente senza cibo e moribonda per malattie fame e guerra. La media di questa realtà, ci fa ben comprendere quanto questo mondo, che vuole globalizzarsi solo per l'interesse delle multinazionali potenti, sia ancora ben lontano dalla civiltà... quella vera, basata sull'armonia dell'amore più che sulle contrapposizionidi una natura così matrigna, per ciò che ci ha intimamente programmato nel DNA. Grandi Profeti ed Iniziati, hanno cercato di insegnarci il "come ed il perché"... sulle loro meravigliose parole abbiamo saputo solamente edificare grandi templi, mirabili di arte e di tesori...., ma l'uomo ne è sempre stato al di fuori, con le sue debolezze, paure e miserie. Pare che i vincitori apparenti possano essere gli organizzatori dei templi, ma pare altresì, che il loro tempo di menzogne e falsità sia pronto a cadere e dissolversi... per il bene dell'umanità, che forse dall'apocalisse ne potrà attingere le chiare verità, che sono da millenni sotto gli occhi di tutti coloro che "sanno vedere". La società civile non deve essere disturbata da visioni sconcertanti, di massacri, di piaghe purulente di un’umanità piena di atroci delitti… Anche nei fatti “meno importanti” quali lo sterminio di animali o le macellazioni o gli allevamenti per il latte, perché chi ha il potere non fanno vedere a tutti cosa capita alle povere bestie che si mangiano? No! Meglio che tutti crescano nella finta realtà del “mulino bianco”, dove la mucca Lola faccia il suo buon latte dopo aver pascolato nelle ubertose valli col suo vitellino! I GRANDI SCIENZIATI E LE LORO SCOPERTE Parecchi scienziati, dotati di spirito di avventura nella ricerca, con fantasia e grande 18 volontà intuitiva, osservatori di ogni forma naturale del globo, hanno collaborato per creare fiumi di energia positiva e conoscenza scientifica, che attimo dopo attimo conquistano il bene dell'umanità. Quasi sempre questi scienziati non vengono creduti e tantomeno aiutati, spesso osteggiati dai colleghi invidiosi e standardizzati nella loro scienza "statica e priva di emozioni e poliedricità"...., le famose teste d'uovo mediocri ed invidiose! Altro e ben più grave antagonismo della ricerca è dato dalle multinazionali e da ricchi petrolieri, gente senza scrupoli per i quali conta solo il loro dominio ed il copioso denaro che lo alimenta. Queste realtà, ignobili si sono infiltrate nelle istituzioni di tutti i paesi del globo, alimentando criminalità, omertà, mafie di ogni genere da loro pilotate in cambio di percentuali di potere! In tal modo, ogni scoperta di importanza assoluta per il bene del pianeta inquinato, ed incamminato verso la distruzione della natura e di tutti, viene insabbiata e tenuta nascosta, in quanto potrebbe cambiare gli eventi dei guadagni : delle potenti società ricche di politici corrotti sino al midollo, le banche sempre pronte al crimine pur di guadagnare sulle spalle dii tutti...., come hanno chiaramente saputo dimostrare con truffe mondiali legalizzate a loro piacere! “Bolle di disonestà” assoluta e sfacciata, con valutazioni superiori a 12 volte il PIL mondiale! Per’altro il colmo e la prova dell’assurdità dei comportamenti umani, che tutti i governi, pur di non perdere lo “status quo ante”, dichiaratamente in prima linea nella loro voluta miopia, sono intervenuti a salvare quelle ignobili istituzioni di potere sudicio ed aberrante! E così di seguito, con la benedizione delle varie religioni con i loro riti più consoni, tutto procederà come prima, o meglio, peggio di prima, seguendo in tal modo i medesimi errori...... Conoscenze di Tesla e di tantissimi altri scienziati, con le loro macchine a motori magnetici, ad idrogenoelettriche, generatori di potenze elettriche inimmaginabili a costo molto basso: tutto insabbiato, denigrato, ignobilmente e spuderatamente rinnegato! Si vuole dare un'impressione di voler cambiare con falsità, proponendo forme energetiche quali quelle a pannelli solari, eoliche, a corpo nero, .... Tutte realtà sono decisamente ridicole in confronto a ciò che potrebbe gia esistere dai primi del 1900! Ed il tutto per rendere ricchi le solite persone criminali, dittatrici di guerre e di calamità al fine di potenziare sempre di più loro stessi: altro che olocausto da "non ripetere mai più" ...Tale marciume non è mai stato così continuato e subdolo come ai giorni nostri, eppure candidi come un fiore di loto, falsi al punto di far credere che il tutto "non esista"! La Terra depredata in modo volgare e maligno dei suoi animali più belli, con altre povere bestie, allevate in batteria come fossero in lagher nazzisti, alimentati con schifezze di ogni genere addittivate di componenti chimici ormonali ed antibiotici all'eccesso, inoltre trasportati in maniera criminale ed uccisi con grande sofferenza! Ed alla fine dati in pasto a povera gente incosciente ed ignorante, che non si rende conto che tali carni genereranno in loro tumori mortali.... Tumori che da tempo potrebbero esserre gia stati debellati se le multinazionali farmaceutiche non si fossero opposte in ogni modo al fine di non vedere persi i "clienti dei tumori", valutabili in miliardi di euro all'anno.... Guardate la storia dell'influenza suina ed il giro d'affari indotto..... Il vero guaio sarà quando le “vere malattie endemiche”, derivanti dalla mala gestione degli allevamenti e degli 19 inquinamenti generali, cominceranno a contagiare effettivamente milioni di umani, molti dei quali, condizionabili ed idioti al punto di accettare facilmente tutto ciò, che la parte malsana della civiltà dei consumi impone loro! La sete di potere ha la capacità di renderre ciechi anche i potenti, che a loro volta si troveranno nella medesima situazione dei bovini al macello: in attesa per morire di paura e di dolore per i loro abusi e corruzzioni! La stragrande maggioranza degli umani del pianeta, sono paragonabili ad animali d'allevamento all'ingrasso intensivo: devono rendere alla civiltà dei consumi per tutto l'arco della loro vita, ove la finta democrazia, controllata dalle economie blasfeme dei potenti, li sfrutta all'osso con i loro prodotti inquinati, dalla nascita alla morte e.... paradossisiticamente anche dopo, con cimiteri e sepolture funerarie e rituali costosi di vari genere! A nessuno importa che i popoli possano vivere in modo sano e produttivo per la loro "vera essenza": conta unicamente il fatto che debbano rendere soldi, riproducendosi al massimo e consumando il più possibile! La vera civiltà ruota con amore intorno alla Natura ed al cittadino, alle famiglie con i loro figli e gli anziani...., alle genti povere al fine di aiutarli con buona volontà ad evolversi….. nelle nostre pseudo civiltà tutto il creato gira intorno agli affari corrotti di coloro che detengono il potere temporale. La logica dei tempi evolutivi si basa su scale molto lunghe nel tempo, e solo grandissimi sacrifici pieni di sangue e lacrime, fatiche e distruzioni, sono riusciti in qualche modo vincenti nel bene ed hanno portato l'evolversi delle genti. I livelli apparentemente avanzati nel progresso: sono esclusivamente soltanto i primi "bagliori lunari di civiltà"......, quella vera per ottenerla, ci graverà ancora di grandi sacrifici e lutti, al fine di comprensioni e rinascite delle coscienze per ora ancora molto assopite. Desidero sottoporvi cronologie storiche degli scienziati degli ultimi decenni che mi stanno più a cuore: le loro scoperte ed invenzioni, le loro capacità sovente calpestate dai Governi, dalla miope ignoranza presente in ogni era storica umana, che è sempre stata protesa all'immediato guadagno delle classi abbienti, piuttosto che al bene di tutto il pianeta. Fra loro, particolarmente amo Nikola Tesla ed altri scienziati che con lui hanno cambiato il volto della scienza moderna e, per merito dei quali,potremmo avere un magnifico presente, mentre stiamo conquistando gli spazi siderali, quando nel nostro cuore purtroppo è più in evidenza la "clava dei cavernicoli" Desidero porre la vostra attenzione su colui, che a mio avviso è stato uno dei più importanti talenti scientifici dell'umanità così come noi la conosciamo…., dimenticato da molti, il suo nome chiede giustizia e grande rispetto: Nikola Tesla. TESLA UN TALENTO SPECIALE "Secondo le sacre scritture”, all'inizio, il mondo era immerso nelle tenebre quando Dio disse: "Sia la luce. E la luce fu!" Il fiore di loto si era schiuso e la luce aveva inondato l'intero universo; la divinità si era risvegliata. 20 Oggi tutti noi ripetiamo quel gesto quando entriamo in una stanza immersa nel buio e premiamo l'interruttore che permette alla corrente elettrica di correre lungo il filo fino alla lampadina che, accendendosi, illumina l'ambiente. Abbiamo il difetto di dare molte cose per scontate a causa del loro uso quotidiano, come fosse sempre stato così, ma avere la luce, dopo che il sole cala dietro l'orizzonte e le tenebre nascondono il mondo nel buio assoluto, è sempre stato un antico problema dell'uomo. La pallida luce lunare non era soddisfacente e il fuoco di difficile trasporto e di breve durata; doveva essere mantenuto acceso e un solo falò, o una sola fiaccola, non fornivano luce a sufficienza. Venne adottato l'uso di una ciotola piena d'olio o di grasso, dove uno stoppino immerso nel liquido forniva, una volta acceso, una luce più efficace, trasportabile e duratura. Col tempo si giunse alla candela di sego o di cera, più comoda e di basso costo; in uso fin dal 3000 a.C.., a mio avviso ritrovabile anche nelle radici dell’umanità del pianeta, milioni e milioni di anni fa! La svolta importante nel 1892 quando William Murdock scoprì che, bruciando il carbone, veniva prodotto un gas. Il gas sottoposto a calore generava la luce. I lampioni a gas rischiararono così alcune città; venivano accesi la sera e spenti all'alba. Il gas però era molto pericoloso per le frequenti le fughe dovute all'usura e rottura delle tubazioni che servivano per il suo trasporto. Non tutte le abitazioni erano dotate delle tubazioni per l'erogazione del gas e per molti anni furono usate ancora le lampade a petrolio. Nel 1875 molti fabbricati erano illuminati con gas combustibile. Nelle lampade venivano messe delle reticelle, ideate da Welsbach, che intensificavano la luce. Alva Edison ricercando un sistema migliore e più sicuro avvalendosi dell'invenzione di Swan, consistente in ampolle prive dell'aria dove si accendeva una striscia di carta quando veniva attraversata dalla corrente elettrica, ideò altri tipi di ampolle; usando diversi tipi di gas e altri materiali filiformi al posto della striscia di carta ottenne lampade più efficaci. Quando Edison aprì la prima centrale elettrica a corrente continua il buio venne eliminato col semplice scatto di un interruttore. Il nuovo sistema d'illuminazione aveva molti limiti ma da quel momento l'uomo poté dire: "sia fatta luce" ed ottenerla. Ma la lampadina da sola non basta, è necessario che vi sia la corrente elettrica, l'elettricità. Come e da dove proviene l'elettricità? Distrattamente e profondamente inseriti nel sistema non lo chiediamo, fa parte delle cose acquisite; è più facile chiedersi perché d'un tratto venga a mancare perché non può, non deve... Come facciamo senza la luce; senza elettricità? Tutto si ferma. Non si può lavorare, il computer si spegne; restiamo senza televisione; diventa difficoltoso anche preparare da mangiare; diveniamo prigionieri degli ascensori; le comunicazioni si complicano; nelle strade cittadine il caos; un vero incubo. Per dare forma ad una parte dell'incubo pensiamo al frigorifero, recente invenzione che funziona grazie all'elettricità. Che fine farebbe la nostra spesa? Fino a pochi decenni fa per la conservazione dei cibi si faceva uso del sale, delle spezie e del 21 ghiaccio. Siamo elettro dipendenti, condizionati dall'elettricità, peraltro già conosciuta in un remoto passato. In Egitto, nel tempio di Hator a Dendera, lo testimoniano le Pietre delle Serpi, bassorilievi che mostrano enormi bulbi trasparenti con all'interno sinuose serpi, collegati attraverso cavi a treccia al "Djed" che, nel caso, assumerebbe la funzione di generatore. I bassorilievi ricordano le lampade a luminescenza e le ampolle in atmosfera rarefatta, create dall'inglese William Crookes nel 1879; lampade che permisero a Roentgen di scoprire i raggi X nel 1895. Fra i bassorilievi del tempio possiamo vedere rappresentato anche il procedimento dell'elettrolisi. Ricordiamo le pile di Bagdad scoperte da Konig. Un antico documento indiano conosciuto come Agastya Samhita fornisce una serie di istruzioni per costruire una batteria elettrica. Cronache antiche di commercianti, parlano di un villaggio presso il monte Wilhelmina, in Nuova Guinea, illuminato da globi di pietra posti su altissimi pali che al tramonto iniziavano a brillare di una strana luce bianca, simile a quella dei nostri neon, illuminando la notte. Fatto curioso perché sono abbastanza recenti esperimenti per ottenere una luminescenza da pannelli e oggetti percorsi da correnti deboli senza l'uso di filamenti e bulbi. Dopo che Talete di Mileto e Plinio il Vecchio studiarono per primi le proprietà elettriche dell'ambra, l'uomo si dimenticò come tale energia si potesse ricavare e piombò nel buio per secoli. Fu William Gilbert, medico della regina Elisabetta, a riscoprire l'elettricità strofinando proprio l'ambra sulla lana e sulla pelliccia, accorgendosi di poter attirare piccoli oggetti leggeri, come la carta. Chiamò la strana forza "elettrica" dal nome 1 greco dell'ambra Elektron. Si trattava dell'elettricità statica . Gli elettroni si trasferiscono da un materiale isolante all'altro, quindi i vuoti lasciati dagli elettroni dell'ambra vengono rimpiazzati dagli elettroni contenuti nella carta. Lo spostamento si chiama carica, ma se questa avviene in un conduttore la carica in movimento genera una corrente che fluisce nel conduttore e cessa di essere statica. Gilbert studiò l'elettricità e il magnetismo, comprese perché l'ago della bussola punta 2 sempre verso il nord. Scoprì che pezzi di ambra carenti di elettroni si respingevano mentre si attiravano se gli elettroni erano in eccesso. Benjamin Franklin denominò i due tipi di elettricità positiva, se carente di elettroni, e negativa, con elettroni in 1 L'elettricità statica varia dai 20.000 ai 50.000 volt. Il corpo umano tende ad immagazzinare tale elettricità naturalmente. 2 Considerando il principio dell'attrazione dei poli opposti, qualsiasi magnete libero di ruotare tende a orientare il proprio polo sud verso quello nord terrestre; ed è quello che fa l'ago di una bussola perché è un piccolo magnete i cui poli si orientano parallelamente alle linee dello spettro magnetico terrestre. Fenomeno possibile in quanto la Terra è una gigantesca calamita. 22 eccesso, enunciando che due cariche uguali si respingono mentre, se diverse, si attraggono. Nel 1746 due studiosi dell'Università di Leida inventarono un apparecchio per raccogliere l'elettricità statica, un condensatore chiamato "bottiglia di Leida". Venne dedotto che maggiore era la quantità di elettricità accumulata, più lunga la scintilla prodotta dagli elettroni; l'argomento era la tensione della carica. Nel 1785 August De Coulomb inventò la bilancia di torsione per misurare il campo elettrico dimostrando che la carica si distribuisce in modo uniforme sopra una superficie sferica. Cosa confermata anche da Beccaria con il suo pozzo e da Faraday con la sua gabbia. Hans Christian Oersted sviluppò la teoria elettromagnetica e nel 1826 Ampère enunciò le leggi dell'elettromagnetismo inventando lo strumento per misurare il flusso della carica elettrica; George Ohm declamò la legge sulla resistenza elettrica; Volta diede forma alla prima pila; Faraday al primo generatore elettrico, la dinamo e l'alternatore; nel 1859 Pacinotti col suo anello trasformò l'energia meccanica in energia elettrica continua; nel 1866 Heinrich Hertz scoprì le onde elettromagnetiche; nel 1880 Alva Edison costruì la prima centrale brevettando un sistema di distribuzione. Un anno dopo Edison e Graham Bell crearono la "Oriental Telephone Co.". Nel 1882 Edison attivò il primo sistema di distribuzione dell'energia al mondo. A questo punto compare un personaggio definito "dimenticato benefattore dell'umanità" e che morì nell'anonimato in assoluta povertà: Nikola Tesla. Colui che ha inventato la famosa Bobina che porta il suo nome per produrre l'alta tensione necessaria al tubo catodico del televisore, fornita da un generatore Tesla, attraverso il trasformatore Tesla e trasportata da un sistema trifase Tesla. Nikola nacque il 10 luglio 1856 a Smiljan in Croazia, secondo maschio dei cinque figli del reverendo ortodosso Milutin. Studiò al "Real Gymnasium" di Carlstadt, ingegneria al Politecnico di Graz e all'Università di Praga. Dopo aver lavorato nella società telefonica di Budapest trovò lavoro a Parigi nella "Continental Edison" filiale della "Edison Electric Light". La Continental non attraversava un felice periodo in seguito ad un incidente avvenuto durante l'inaugurazione del nuovo sistema di illuminazione a Strasburgo, che aveva messo in pericolo la vita dell'imperatore tedesco Guglielmo I. Edison produceva solo dispositivi a corrente continua, dinamo, motori e sistemi di illuminazione. Gli investimenti erano cospicui. Tesla, convinto di vedere realizzati i suoi progetti sulla corrente alternata, parlava con chiunque fosse disposto ad ascoltarlo e, durante una partita a biliardo, il caporeparto, tale Cunningham, gli propose di creare una società con lui. Tesla non capiva niente di mercato e commercio e quindi rifiutò; se invece avesse accettato quell'offerta la sua vita e la nostra sarebbero radicalmente cambiate. In seguito agli incresciosi fatti di Strasburgo, quale migliore ingegnere della Continental, fu inviato in quella città allo scopo di realizzare un regolatore automatico delle dinamo, con la promessa di un premio di 25.000 dollari. Inutile dire 23 che riuscì nell'impresa ma non ottenne il premio promesso. In quel periodo, nel tempo libero, costruì il primo motore a corrente alternata oltre ad un generatore a due tempi per alimentarlo. Alva Edison aveva inviato a Parigi un amico consulente di cui si fidava, Charles Batchellor, il quale ascoltando le idee di Tesla considerò che era meglio averlo dalla propria parte. Scrisse a Edison una frase rimasta celebre: "Conosco due grandi uomini, tu sei uno di loro; l'altro è questo giovane...". Secondo Batchellor, Tesla, avrebbe evitato il costo di numerosi esperimenti, dato che il giovane inventore prevedeva tutte le conseguenze prima di sperimentare i congegni ideati. Convinse Nikola che a New York avrebbe coronato i suoi sogni e lo spinse a partire. Edison stava per ricevere l'aiuto desiderato per le sue dinamo a vapore che non erano sufficienti ad accendere tutte le lampade dei clienti; non oltre 400. Avrebbe dovuto accoppiarle fra loro, ma non conosceva la sincronizzazione degli impulsi elettrici. L'arrivo di Tesla fu più che opportuno. Appena sbarcato aggiustò le bobine dell'Oregon, prima nave con l'illuminazione elettrica, che in seguito ad un guasto avevano lasciato l'imbarcazione al buio e si presentò a Edison pronto a perfezionare i progetti dei generatori della sua centrale elettrica. Alva gli promise un compenso di 50.000 dollari a lavoro compiuto. In un anno sfornò ben ventiquattro tipi diversi di dinamo a corrente continua, capaci di generare maggiore corrente, semplici da regolare ed accoppiare; il tutto assistito da un sistema che assicurava la sincronia negli impulsi di corrente. Edison brevettò le bobine e le sostituì; ma non premiò Tesla. Quando questi si presentò a reclamare il suo compenso l'americano gli disse: "Tesla, ma lei non capisce l'humor americano..." Il croato si licenziò. Fortunatamente per lui, Edison non aveva il controllo dell'industria americana dell'elettricità e trovò altri finanziatori; ma solo per produrre lampade ad arco destinate all'illuminazione pubblica. Anche in questo caso fu raggirato e il suo sogno dovette attendere. Per vendere motori a corrente alternata, occorreva erogare energia alternata a mezzo di idonei cavi, scatole di raccordo, trasformatori, contatori per le abitazioni. I suoi soci non disponevano di ingenti capitali per portare avanti un tale progetto ed erano interessati solo alla produzione di lampade ad arco più redditizie. Tesla compì una nuova impresa, le lampade prodotte all'epoca da Paul Joblochkoff erano composte da due aste parallele di carbone, separate da gesso e inserite in tubi di ottone collegati alla corrente; all'apice un filo di carbone che bruciando produceva luce. Duravano solo novanta minuti. Tesla dopo due anni fornì lampade ad avviamento automatico dotate di un meccanismo di alimentazione che permetteva di sostituire le aste di carbone quando si consumavano. Il sistema venne adottato per l'illuminazione pubblica e per le fabbriche. L'impianto di Edison non avrebbe mai funzionato ai voltaggi di oggi; Tesla aveva scoperto che si poteva trasformare il voltaggio dell'elettricità a corrente alternata, 24 aumentandolo o diminuendolo a mezzo di un trasformatore. Avrebbe trasmesso corrente ad alto voltaggio e bassa corrente attraverso cavi sottili. L'impianto del croato avrebbe messo in pericolo coloro che avevano investito nel sistema a corrente continua. Quando Edison fondò la "Edison Electric Light" ottenne 2500 azioni; ai capitalisti che finanziarono l'impresa ne vennero assegnate altre 500: la "Western Union Telegraph", il banchiere J.P. Morgan ne facevano parte. Ma la società non stava tenendo fede alle promesse di vendita ed Edison non voleva che la cosa si risapesse. Doveva costruire altre centrali, per ridurre i costi ma i finanziatori non volevano rischiare altro denaro. Inoltre aveva una causa in corso contro Westinghouse che produceva lampade con brevetto Edison senza pagare le royalty. L'Oregon aveva fatto richiesta di risarcimento in seguito al guasto delle bobine, la moglie era gravemente malata. Quando Tesla giunse a New York, Edison aveva il problema di inviare la corrente oltre gli ottocento metri della sua centrale, i suoi proventi erano rappresentati solo dalla vendita di impianti d'illuminazione completi a privati o imprese, questo perché non essendo esperto nel campo dell'elettricità non metteva in pratica la legge di Ohm. Un filo tende a surriscaldarsi e fondersi se il carico fosse elevato e, per la nota legge di Ohm, maggiore è la corrente che passa attraverso il filo, maggiore sarà la caduta di tensione. Quindi si può avere un alto voltaggio e poca corrente, oppure alta corrente e un basso voltaggio; ossia la capacità dell'elettricità di correre lungo il filo e portare un numero sufficiente di elettroni che arrivino alla lampadina. Maggiore la lunghezza del filo, maggiore deve essere il voltaggio, diminuendolo poi quando la corrente entra nell'abitazione, affinché non rappresenti un pericolo mortale. Tesla aveva tenuto conto di tutto questo e scoperto che la corrente ad alta frequenza non viaggia all'interno di un filo, ma al suo esterno. È il famoso effetto pelle o di Kelvin, per questo vengono utilizzati fili di acciaio rivestiti di rame. L'acciaio rende il filo resistente mentre il rame fornisce una bassa resistenza dove scorre la corrente. I fulmini che colpiscono un aereo non mettono in pericolo i passeggeri al suo interno dato che la scarica corre sulla superficie della fusoliera. Per questo Tesla usava dare spettacolo facendosi passare dalla corrente a 250.000 volt. Nel frattempo Tesla era stato abbandonato dai suoi finanziatori e costretto a guadagnarsi da vivere scavando fossi. Nel 1886 presentò un brevetto per un motore elettromagnetico e, parlando dell'invenzione con il suo caposquadra, ebbe l'occasione di avvicinare l'avvocato Charles Peck, il quale, coinvolgendo l'amico Alfred Brown sovrintendente della "Western Union Telegraph" a dividere i rischi, si offrì di fornire un finanziamento. Nacque la "Tesla Electric Company". Tesla iniziò a lavorare al suo motore a corrente alternata. Poteva produrre un campo magnetico rotante iniettando due correnti alternate in una 25 coppia di bobine poste ai lati opposti dello statore. Si poteva modificare il voltaggio e usare fili sottili per portare l'elettricità a lunghe distanze; un trasformatore riduceva e aumentava la corrente. Fece domanda all'ufficio brevetti e gli furono concessi ben 30 brevetti diversi. La comunità scientifica lo invitò a tenere una conferenza. Divenne il padre della moderna elettricità. Peck e Brown decisero di vendere il brevetto a chi avesse offerto di più. La conferenza tenuta all'"American Institute of Electrical Enginers" suscitò l'interesse di George Westinghouse, ingegnere elettronico, il cui padre possedeva una fabbrica che produceva materiale rotabile per lo stato di New York. George aveva inventato lo scambio di rotaia e il freno ad aria compressa; secondo Brown era la persona giusta per commercializzare il prodotto di Tesla. Era inoltre la persona che voleva scalzare il sistema di Edison. Westinghouse offrì a Tesla 25.000 dollari più 50.000 in azioni e royalty di 2,50 a CV. Era in corso la "guerra delle correnti". Westinghouse senza pagare le royalty produceva lampade Edison e questo spinse Edison a intraprendere una campagna denigratoria delle tecnologie utilizzate dal concorrente. Fece stampare opuscoli dove sottolineò il pericolo derivante dall'uso dell'alto voltaggio usato nei sistemi ad arco e dimostrò, servendosi di alcuni animali come cavie, quanto poteva essere pericolosa la corrente alternata. La campagna denigratoria produsse l'interessamento dell'Assemblea Legislativa che promulgò l'uso della sedia elettrica al posto dell'impiccagione, utilizzando alternatori Westinghouse. La cosa forse influenzò anche la sentenza del tribunale; causa e ricorso furono vinti da Edison nonostante che Westinghouse dimostrasse che Alva non fosse esperto di elettricità. Ma Edison era in piena crisi, non sapeva come pagare gli stipendi ai suoi duemila dipendenti e come comprare la materia prima per far fronte agli ordini che giungevano numerosi, perché incassava solo dopo la consegna. La "Edison Electric" era stata creata per riscuotere le royalty e i banchieri che la gestivano proposero allo scienziato di comprare le sue fabbriche e formare una nuova società che si chiamò "Edison General Electric Company". Il processo aveva messo in crisi anche Westinghouse. Charles Coffin che dirigeva la "Thomson Houston" concluse un accordo con la "Edison General Electric" divenendo presidente di una nuova società che, eliminando il nome Edison, si chiamò "General Electric". La fusione fra la "US Electric Company" e la "Consolidate Electric Light" diede vita alla "Westinghouse Electric Manufacturing Company" e i brevetti di Tesla furono svenduti ai banchieri. Tesla parlava di una distribuzione senza fili. Al di là del risparmio del rame, chiunque poteva avere l'energia elettrica 26 gratuitamente attraverso la collocazione di una semplice antenna; come potevano le compagnie ricavare profitti? L'energia elettrica veniva fornita a mezzo di un filo, se l'utente non pagava, i fili venivano recisi e il banchiere tutelato. Come si poteva disconnettere gli utenti morosi se i fili non esistevano? Le idee del croato andavano contro gli interessi dei banchieri come Morgan. L'elettricità doveva rimanere in mano alle compagnie, non poteva essere distribuita gratuitamente. In quel periodo l'inventore effettuò un giro in Europa; prima Londra, poi Parigi, infine al capezzale della madre morente. Ritornò in America giusto in tempo per aiutare Westinghouse che finalmente era riuscito a produrre una lampada senza violare i brevetti della "General Electric". Il primo gennaio del 1893 ben 96.620 lampade a incandescenza, alimentate dai generatori Tesla, illuminarono i locali della Esposizione Universale di Chicago dedicata a Colombo. Westinghouse inoltre aveva stipulato un accordo con la "General Electric", che aveva adottato la nuova tecnologia, cedendo i diritti sui brevetti di Tesla allo scopo di presentare un offerta congiunta e realizzare una centrale elettrica alle cascate del Niagara. La realizzazione del progetto venne affidata ad un ingegnere scozzese tale George Forbes; la centrale avrebbe utilizzato tre generatori Tesla da 5.000 cavalli vapore. Forbes costruì un canale a monte per portare l'acqua alla centrale e alle turbine attraverso un tubo di due metri di diametro; l'acqua dopo aver percorso un tunnel riaffluiva nel fiume proprio sotto le cascate. L'apertura avvenne nel 1895; era nata la "Niagara Falls Power and Conduit Company", definita la più importante opera di ingegneria mai realizzata e Nikola Tesla divenne il più eminente scienziato e ricavò 500.000 dollari oltre alla libertà di continuare i suoi esperimenti. In quel periodo cominciò a studiare la velocità di inversione, ossia la frequenza. Costruì trasmettitori capaci di amplificare i segnali elettrici per giungere a frequenze e voltaggi mai raggiunti, le famose bobine di Tesla, che generavano scintille lunghe fino a 40 metri. Scoprì che ogni oggetto possiede una naturale frequenza e, se sollecitato su tale frequenza, iniziava a vibrare fino a raggiungere il punto di rottura. Nei suoi esperimenti utilizzando correnti di diverse frequenze riuscì a produrre voltaggi altissimi. Costruì un vibratore senza parti mobili e lo collegò ad un condensatore; insieme risuonavano un milione di volte al secondo. Ideò un sintonizzatore che divenne la base di tutte le radio e televisori; inventò una lampadina senza fili, togliendo l'aria da un tubo di vetro, che si illuminava quando veniva messo a contatto con un campo elettrico ad alta frequenza. In quel periodo costruì le prime lampade a fluorescenza, i neon; inoltre un tubo che emetteva raggi "X", il circuito di sintonia, il tubo catodico, il microscopio elettronico, e la famosa "bobina" per generare altissimi voltaggi. Ideò luci fluorescenti senza fili con le quali illuminò il laboratorio. Aveva installato un filo elettrico intorno alle pareti esterne dove faceva passare corrente elettrica ad alta frequenza, attraverso un alternatore speciale; tale circuito radio diffondeva la corrente che veniva raccolta in cuscinetti di filo collegati ai terminali posti ad ogni 27 lampada fluorescente che funzionavano in tal modo con corrente senza fili. La bobina altro non è che un trasformatore di risonanza che permette la produzione di corrente alternata usando sistemi polifase che si basano sull'induzione magnetica con il passaggio di corrente in più fasi. Due bobine concentriche di filo di rame avvolto con centinaia di spire, un condensatore e uno spinterometro producono un campo magnetico rotante. Meccanismo alla base degli alti voltaggi dei tubi catodici delle TV. Rendendosi conto che una valvola rilevava onde radio descrisse le caratteristiche basilari dell'impianto radio prima di Marconi: un'antenna, un collegamento a terra, un circuito per la sintonizzazione, un impianto di ricezione, uno di trasmissione, sintonizzati uno sulla risonanza dell'altro, un detector dei segnali. Tutto perché aveva scoperto che il passaggio della corrente ad alta frequenza attraverso una bobina e un condensatore generava un effetto di risonanza a distanza senza bisogno di fili. Nel 1897 presentò al Madison Square Garden il primo sommergibile radiocomandato. In una gigantesca vasca girava una barca lunga un metro e mezzo dotata di luci colorate e una antenna; Tesla ne dirigeva a voce i movimenti e l'immersione. La marina militare non comprese l'importanza di quella invenzione; sarebbe stata la prima torpediniera silurante senza equipaggio. A lui si attribuisce anche l'invenzione del telegrafo pluricanale senza fili; altra invenzione non compresa. Due anni dopo, di nuovo a corto di fondi, trovò un finanziatore in Curtis, l'avvocato che si era occupato del suo primo brevetto. Leonard Curtis si era ritirato a Colorado Springs divenendo direttore della "Colorado Springs Power Company". Il sistema Tesla aveva salvato l'industria mineraria locale e Curtis offrì al croato un lotto di terreno dove costruire un laboratorio. Nel giugno del 1899, nel nuovo laboratorio costruito a Colorado Springs, Tesla iniziò a studiare i fulmini, i loro effetti e come sfruttare le loro cariche elettriche. Oggi Colorado Springs è noto per la vicinanza del NORAD il sistema di difesa missilistico situato sotto i monti Cheyenne. Il fulmine produceva un tipo di onda radio capace di produrre voltaggi regolari, misurabili allontanandosi dalla fonte; tale effetto dimostrava che la Terra e l'atmosfera erano cariche elettricamente. La sonda sovietica Mir accertò, nel 1997, che i temporali appaiono sempre su delle lin a distanze regolari nella parte scura della Terra dimostrando la possibilità della trasmissione dell'energia elettrica senza l'uso dei fili. Tesla aveva scoperto che poteva far risuonare elettricamente la Terra come una campana, con un rintocco ogni due ore. Secondo lo scienziato la frequenza della risonanza elettrica terrestre era di dieci cicli al secondo; il valore usato oggi è di 7,8 cicli. Lo scopo era studiare le onde radio a bassissima frequenza capaci di raggiungere qualsiasi luogo, sia sulla superficie, sia sotto il mare. La struttura del laboratorio di Colorado era alta circa 60 metri; dodici metri misurava la parte inferiore, simile ad un granaio; al centro del capannone un traliccio e su di esso un'asta di rame che sosteneva una sfera, anch'essa di rame. L'asta scendeva sopra 28 ad un'enorme bobina situata al centro, sotto il tetto aperto; il pavimento era di legno circondato da un recinto, sempre di legno, alto due metri e lungo il perimetro scorreva un grosso cavo elettrico. La recinzione era percorsa da avvolgimenti di filo elettrico. All'interno della gabbia vari oggetti diversi fra loro, all'esterno del recinto file di condensatori. Il trasmettitore riceveva impulsi di corrente alternata a basso voltaggio dalla vicina centrale e generava 10.000 watt. Nel corso degli esperimenti si rese conto che diverse velocità di vibrazione producevano onde stazionarie di diverso tipo, quella che in gergo si chiama "lunghezza d'onda del segnale", e che, cambiando la lunghezza dell'asta e regolando la sintonizzazione della lunghezza d'onda, poteva ricavare il massimo voltaggio nella sfera di rame. Il cellulare che usiamo tutti i giorni è dotato proprio del tipo di antenna di sintonizzazione inventata da Tesla. Quando Tesla produsse con il suo apparato il primo fulmine ottenne un lampo di 60 metri e un violento tuono che venne udito a 42 chilometri di distanza. Le 200 lampade degli apparecchi riceventi che s'illuminarono furono la prova che l'impianto senza fili funzionava. Il 20 marzo 1900 depositò il brevetto e nel 1902 tutti gli altri brevetti relativi. Tesla dimostrò quindi che l'energia elettrica può essere diffusa utilizzando la superficie terrestre, sfruttando la zona atmosferica dove risiede la risonanza di Schumann e, chiunque, sintonizzandosi con opportuni apparecchi, può ottenere corrente gratuitamente. La Terra è in grado di assorbire elettricità e per questo tutti gli strumenti elettrici scaricano a terra. La corrente che lo scienziato iniettò nel suolo si propagò come un'onda radio alla velocità della luce, raggiunse l'altra parte e ritornò indietro; il secondo impulso si unì al primo rafforzandolo, e così fece il terzo, e il quarto, aumentando la potenza smisuratamente. L'obbiettivo di Tesla era scoprire il limite della risonanza, ma il sovraccarico bruciò il generatore della centrale che gli forniva la corrente e mise al buio l'intera città di Colorado. Aveva realizzato il suo sogno e trovato il sistema di produrre plasma elettromagnetico prima ancora che si coniasse il termine. La miscela di ioni e elettroni scoperta, oggi viene chiamata "Gas ionizzato" ed è in grado di sprigionare luce e calore. È il funzionamento del Sole. I brevetti di Tesla sono stati menzionati nella costruzione di armi dotate di proiettili al plasma capaci di neutralizzare satelliti spia, che fanno parte del progetto "Scudo stellare". Tesla era anche in grado di produrre la risonanza del campo elettrico terrestre e dominare di conseguenza il tempo meteorologico. Per capire l'importanza di quanto scoperto dal Nikola pensiamo alla fusione termonucleare, attraverso la quale otteniamo energia pulita ed economica in seguito alla trasformazione dell'idrogeno in elio; tale fusione avviene a temperature talmente elevate che non esiste un materiale resistente alla fusione. L'unica cosa che permette ai materiali di resistere è l'utilizzo di una bolla di plasma come quella che ideò Tesla per generare il fulmine globulare; scoperta che si è dimostrata importante per lo 29 studio della quantistica. Lanciando simili raggi è stato possibile stilare mappe di Venere e della Luna. In effetti il nostro pianeta è circondato da una particolare carica elettrica, che inizia a 80 km. dalla Terra, nota come ionosfera. Fra questa e il suolo esiste una zona con un potenziale costante di 220 volt per metro dentro il quale noi viviamo. Quindi il nostro corpo ha una data quantità di elettricità misurabile, ma è anche circondato e penetrato da molti campi elettrici, magnetici e gravitazionali generati dalla Terra e dagli altri pianeti; campi elettromagnetici dovuti agli ultravioletti, campi generati da emittenti radio, apparecchi televisivi, videoregistratori, telefoni e così via. Oggi sappiamo che il Sole con la sua energia e la sua attività determina il clima sulla Terra, ne influenza l'ecosistema e di conseguenza l'esistenza degli esseri viventi su di essa. Sappiamo che l'attività solare si manifesta nelle macchie solari prodotte dalla differente velocità di rotazione di due campi magnetici: quello polare e quello equatoriale. Queste eruzioni sprigionano intensi campi magnetici che riducono il flusso di energia e producono perturbazioni fisiche sulla Terra. Infatti, attraverso il "vento solare", gli elettroni e l'idrogeno ionizzato si propagano ovunque, interferendo con il campo magnetico terrestre, contribuendo all'esistenza delle due fasce di Van Allen, ove si accumulano le particelle elettriche che modificano gli effetti climatici. Esiste una zona nell'atmosfera carica di elettricità fra la superficie e la ionosfera, conosciuta come "cavità Shumann"; in pratica un grande condensatore che Tesla riuscì a far vibrare con l'energia elettrica. Nessuno avrebbe potuto esaurire l'energia trasmessa in quel momento. Nel 1900 Westinghouse e la "General Electric" avevano il monopolio assoluto dell'erogazione di corrente alternata e si erano notevolmente arricchite con il suo commercio. Quando Tesla comunicò a Westinghouse l'esito delle ricerche effettuate a Colorado Spring e i suoi progetti per il futuro, l'uomo d'affari vide nello scienziato un pericolo per i suoi affari e gli negò ogni ulteriore finanziamento nell'intento di fermarlo; anzi intraprese una serie di azioni che miravano a denigrarlo davanti all'opinione pubblica in modo che le sue ricerche non fossero finanziate da altri. In quel tempo Tesla parlò della possibilità di trasmettere calore al Polo Nord, di formare il ghiaccio ai tropici; inviare fotografie e trasmettere musica in ogni angolo della Terra; distribuire elettricità gratuita e illimitata ovunque. Le sue invenzioni lo rendevano un uomo credibile e pericoloso. La bobina per produrre correnti ad alto voltaggio e alta frequenza, il trasmettitore d'amplificazione, per generare la risonanza dei campi prodotti con i fulmini con la carica della Terra, il sistema elettrico senza fili, per trasmettere l'energia elettrica, un sistema per sintonizzare su una determinata lunghezza d'onda un ricevitore, erano le invenzioni che permettevano la trasmissione della corrente senza fili. Tesla aveva scoperto che la Terra rispondeva a vibrazioni elettriche di una determinata velocità e se venivano prodotte onde stazionarie intorno al globo, utilizzando il campo elettrico terrestre, era possibile trasmettere elettricità senza dispersione di energia. Si potevano già realizzare in quegli anni alcune delle cose in 30 uso oggi come la trasmissione di messaggi segreti di stato; la possibilità di scambiare messaggi fra i cittadini in modo rapido e sicuro; telefonare in ogni luogo e a chiunque, trasmettere le notizie dei quotidiani di tutto il mondo, oltre alla musica, manoscritti, foto, disegni e documenti; sincronizzare gli orologi con precisione astronomica; creare un sistema monitorato di navigazione per determinare le rotte delle navi. L'unica cosa che ancora oggi non possiamo fare, anche se è stato dimostrato nell'ultimo decennio che sia possibile, è trasmettere energia elettrica in qualunque luogo senza l'uso di fili, ma sappiamo molto bene il perché. Cosa che Tesla non aveva compreso appieno. Se avesse lavorato come fece Marconi con i militari e il governo, anziché procedere da solo, oggi sicuramente avremmo un mondo notevolmente diverso. Nikola però non conosceva i meccanismi del mercato, per questo rifiutò anche l'offerta di acquisto dei Lloyds di Londra per un impianto senza fili da installare su un panfilo. Da quel momento perse notorietà e divenne per l'opinione pubblica uno scrittore di fantascienza, folle e fuori dal mondo; per questo non viene ricordato neanche oggi per il grande uomo che è stato e per quello che ha fatto. Gli unici che lo hanno considerato seriamente, per quello che in effetti era, sono stati Samuel Clemens, conosciuto come Mark Twain, e J.P. Morgan. Il primo, in qualità di amico e appassionato al tema dei suoi esperimenti divenne un assiduo frequentatore del laboratorio di Tesla al 35 di South Fifth Avenue. Si racconta che ebbe l'occasione di sperimentare anche l'effetto delle vibrazioni meccaniche prodotte da un meccanismo consistente in una piattaforma montata su cuscinetti elastici azionata da aria compressa. Vibrazioni rivelatesi curative di problemi di digestione ed altri disturbi e con le quali Clemens curò la sua stipsi. Quando l'inventore ancorò il meccanismo ad una colonna di ferro del suo laboratorio, con l'aumento della frequenza raggiunse un livello in grado di far vibrare l'intero edificio con il pericolo di provocare un crollo. Rinunciò così a procedere oltre. J.P. Morgan, uomo chiave della creazione della "General Electric", per interesse personale, consapevole che il successo della società si basava sui brevetti di Tesla e che il controllo sui brevetti dava anche il diritto di sopprimerli o nasconderli, interessato ai lavori dello scienziato per motivi economici, offrì 150.000 dollari per il 51% dei brevetti sviluppati sulla nuova tecnologia senza fili e rese pubblico il finanziamento iniziale a difesa dei suoi interessi. Il 23 luglio del 1901 Tesla, ignaro delle vere intenzioni di Morgan, iniziava a Long Island i lavori per erigere una colossale torre di legno di 60 metri nota col nome di Wardenclyffe, che sosteneva un elettrodo di rame di 35 metri di diametro, idoneo a raccogliere una carica elettrica. Concepita e costruita come sistema per le telecomunicazioni senza fili, era il mezzo per dimostrare che era possibile distribuire l'energia senza utilizzare i fili e continuare quanto iniziato a Colorado Springs. Tesla dichiarò di svolgere esperimenti tesi a imbrigliare l'energia dei raggi cosmici e costruire un dispositivo funzionante attraverso l'utilizzo di tale energia. Aggiunse che i raggi cosmici ionizzano l'aria creando particelle libere come ioni ed elettroni; le cariche vengono catturate in un condensatore che funziona come scarico per il circuito del motore. Gli esperimenti erano volti ad utilizzare la Terra come conduttore 31 trasformandola in un gigantesco trasmettitore elettrico, aprendo la possibilità di comunicare e trasmettere potenza attraverso la crosta terrestre. Intendeva concepire una stazione trasmittente in grado d'inserire energia elettromagnetica nella crosta fino a raggiungere la risonanza elettrica della Terra stessa, in modo da utilizzare il pianeta per intercettare energia, usufruendo delle stazioni riceventi dislocate opportunamente sul globo. Lo scienziato scoprì, trasmettendo frequenze estremamente basse, che poteva alterare le correnti nell'alta atmosfera e modificare il clima. Inoltre, utilizzando tali onde, si poteva interagire con l'attività bioelettrica del cervello e con la naturale vibrazione delle molecole del corpo, manipolando la biofisica umana. Presso Colorado Springs aveva concepito un nuovo sistema di esplorazione geofisica utilizzando oscillatori meccanici inventati in precedenza. Gli esperimenti non furono portati a termine perché si accorse che potevano generare terremoti artificiali di inaudita potenza, modificando le naturali frequenze di cui sono dotati tutti i corpi e sfruttando quella che chiamò "frequenza risonante", a mezzo della quale un corpo si mette a vibrare fino alla rottura. Difatti se il trasmettitore avesse inviato una forte energia in un solo punto si sarebbe verificata una distruzione totale. Morgan, vedendo nel progetto un pericolo futuro per i suoi interessi, negò allo scienziato altro denaro, ma nel frattempo Tesla riuscì ad ottenere 10.000 dollari dal Canada per trasmettere l'energia per quello Stato, costringendo Morgan a dichiarare apertamente che non intendeva finanziare ulteriormente lo scienziato. Per il mondo, se Morgan non rischiava i capitali, il progetto non era affidabile e tutti si tirarono indietro. A 50 anni Tesla si ritrovò senza soldi, solo, come il giorno in cui era sbarcato a New York, mentre Morgan possedeva tutti i suoi brevetti dell'elettricità senza fili e Westinghouse controllava l'energia a corrente alternata. Tesla, non interessato ai soldi, pieno di fiducia infantile verso un mondo che non lo comprendeva e lo disprezzava, profondamente ferito, convinto di essere stato abbandonato dagli uomini e da Dio, un uomo pieno di orgoglio che non si era mai voluto sposare e quindi non aveva avuto modo di provare le gioie di una famiglia, si mise a scrivere per riuscire a sbarcare il lunario. Nella scrittura trovò lo sfogo dei suoi risentimenti definendo il mondo "pusillanime e incredulo, la cui cecità costa cara a tutti"; se la prese con "un'umanità non sufficientemente progredita in un mondo dove un'idea o un'invenzione viene ostacolata e maltrattata dalla volontà del denaro, dagli interessi egoistici, dalla pedanteria, dalla stupidità e dall'ignoranza; attaccata e repressa, sottoposta ad amari processi nella spietata lotta per affermarsi sul mercato". Negli anni che seguirono, la sua fervida mente partorì altri progetti. Due turbine senza pale da 200 CV che furono collaudate nella centrale di Waterside a New York e che non trovarono consensi all'epoca; oggi le turbine a gas si basano sui progetti di Tesla. Vengono attribuiti a Tesla 700 invenzioni, fra le quali l'illuminazione elettrica, l'energia elettrica a corrente alternata, il tachimetro, il contagiri meccanico, la diffusione radio, la lampada per flash fotografici, il motore rotante, la turbina Tesla senza palette, quella per l'accensione dei motori elettrici, l'auto elettrica senza 32 3 generatore di corrente, l'uso medico della risonanza magnetica , la prima stazione di energia idroelettrica, la sismologia. E ancora, negli anni ottanta, uno studio sulla dispersione di energia in un pulsar stellare dimostrò che le onde gravitazionali esistono e la sua concezione sulla gravità riconsiderata; nel 1896 l'altoparlante, reclamizzato solo venti anni dopo, a causa della mancanza di un brevetto; l'invenzione delle porte logiche utilizzate oggi nei computer e nella robotica che Tesla adoperò nel battello radio comandato a comando vocale; l'iniettore elettrico per auto. Nel 1917 i principi relativi ai livelli di frequenza e potenza che permisero nel 1934 le prime apparecchiature Radar, onde radio ad alta frequenza che rimbalzano sugli oggetti tornando indietro alla fonte generatrice. Nel 1928 un apparato di trasporto aereo a decollo verticale. Parlò inoltre di una macchina "volante, pesante, solida e stabile, in grado di muoversi a volontà nell'aria in ogni direzione e in perfetta sicurezza, a velocità mai raggiunte, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche; capace di sostare nell'aria anche in presenza di forti venti... ma non è questo il tempo per parlarne." Navi che potevano volare utilizzando energia elettromagnetica trasmessa da trasmettitori simili a quelli concepiti a Colorado Springs. Perfezionò un apparecchio per inviare energia nello spazio interstellare che in pratica era un prototipo del Laser e di un ordigno al plasma che produceva particelle ad alta energia nella ionosfera. Nel 1940, in un'intervista sul "New York Times", dichiarò di poter consegnare al governo il segreto della sua "teleforza" con la quale si poteva distruggere il motore di un aereo: era il famoso "raggio della morte". Il dipartimento della guerra la considerò la farneticazione di un pazzo. Il governo jugoslavo concesse a Tesla una piccola pensione di 7.200 dollari l'anno e l'occasione di trovare una dimora stabile per gli ultimi anni, benché sembra che girovagasse da un albergo all'altro. L'unico membro della famiglia che gli fu vicino fino alla fine fu il nipote Sava Kosanovich. Fra la notte del 5 e quella dell'8 gennaio 1943 Tesla morì nella stanza dell'Hotel New Yorker. Il cadavere venne ritrovato due giorni dopo. La notte dell'8 il nipote ed altri due uomini rovistarono nella sua stanza in cerca di un testamento, mai trovato, e altri scritti conservati nel Museo a Belgrado. L'FBI che seguiva Sava confiscò tutto quanto 3 Tutte le macchine per la risonanza magnetica nucleare sono calibrate con l'unità di Tesla, da 2 a 9. Un Tesla equivale a 1000 Gauss (unita di misura del flusso magnetico). Estremamente importante per la diagnosi degli organi interni del corpo umano specie in caso di tumori e processi degenerativi del cervello e della colonna vertebrale. Più forte è il campo magnetico più forte la quantità dei segnali radiofonici tratti dagli atomi del corpo e quindi più alta la qualità delle immagini. I nuclei atomici mostrano la loro presenza assorbendo o emettendo onde radio una volta esposti ad un campo magnetico sufficientemente forte. Il segnale dell'idrogeno nel tessuto canceroso è diverso da quello di un tessuto sano perché i tumori contengono più acqua e quindi più atomi di idrogeno. La preparazione all'esame è insolita in quanto è necessario lasciare fuori della stanza ogni oggetto metallico smontabile, comprese protesi dentarie, acustiche e di altro tipo. 33 rimaneva dello scienziato. Un'invenzione risultò depositata nel 1932 presso la cassaforte dell'hotel Grosvoner Clinton, ma l'albergo rifiutò di consegnarla all'FBI. Tutto il suo lavoro fu dichiarato Top Secret dall'FBI, dalla marina militare e dal vicepresidente. Il 12 gennaio 1943 si svolsero i funerali nella cattedrale St. John di New York. La vicenda Tesla ci spinge ad analizzare più da vicino alcune cose a lui collegate: Nel laboratorio a Menlo Park, nel New Jersey, Thomas Alva Edison, si dedicò allo studio della dinamo e produsse una lampada ad incandescenza; nel 1890 nacque la "Edison General Electric Co.". Nel 1892 dalla fusione fra la "Thomson Houston Co." guidata da Charles Coffin ebbe origine la "General Electric Co.". Nel 1917 fu costituita la "GE Aircraft Enginers" per la fabbricazione dei motori aeronautici; nel 1930 il primo reparto della "GE Plastics" in seguito agli esperimenti condotti da Edison riguardo ai filamenti plastici per le lampadine effettuati nel 1893. Nel 1919 la GE formò la "RCA", "Radio Corporation of America", che nel tempo, a causa della potenza di trasmissione raggiunta si ripartì in altre due società: il network rosso, la "NBC", "National Broadcasting Company", e il network blu, la "ABC", "America Broadcasting Company". Quando scoppiò la seconda guerra mondiale l'RCA era divenuta parte integrante della struttura della difesa americana, in seguito alla messa a punto di un altimetro di alta precisione per le missioni di bombardamento ad alta quota. Sempre dell'RCA il trasmettitore portatile indossato dagli agenti segreti dislocati in territorio nemico, non rilevabile dai tedeschi, con il quale comunicare direttamente, senza usare codici criptati, con il pilota di un aereo che sorvolava la zona. Il presidente era il generale David Sarnoff, nato a Minsk, Russia, nel 1891, che aveva lavorato nella "Marconi Wireless Company". Sembra fosse il telegrafista che ricevette l'S.O.S. dal Titanic nell'Aprile 1912. Reclutato in seguito nell'esercito, divenne direttore della Divisione della guerra psicologica col grado di generale di brigata, famoso per le dichiarazioni a favore della guerra fredda. Si parla della sua presenza durante avvistamenti definiti "non convenzionali" (UFO) avvenuti nel 1946 in Svezia e nel 1966 sopra la base militare di Andros nelle Bahamas. Faceva parte di una équipe di esperti militari e in lui viene indicata la persona che ordinò il sequestro dei filmati e intimò, all'operatore che li aveva eseguiti, il silenzio. Era considerato un esperto in materia di UFO, cosa risultata molto utile nella conduzione della RCA. Le apparecchiature della base di Andros erano state fabbricate dall'RCA, di conseguenza il generale Sarnoff viene indicato quale membro di una struttura coperta che si serviva dell'RCA per scopi "occulti" oltre a quelli ufficiali. La messa in onda di alcune trasmissioni tipo "Dark Skies", nelle quali si parla liberamente del gruppo "Majestic 12", e di altre trasmissioni riguardanti gli UFO, come la famosa "Guerra dei Mondi", testimonierebbero che tale uso si è protratto nel tempo e non sia avvenuto per caso. 34 La progettazione di radar e di altri strumenti molto sofisticati per le forze armate e la commessa militare di oltre un miliardo di dollari negli anni sessanta aveva conferito all'RCA un posto importante nel meccanismo bellico statunitense; i suoi affari non erano più solo radiofonici. Nel tempo raggiunse un'invidiabile posizione nel panorama economico nazionale e mondiale. Il procuratore distrettuale Garrison, che sosteneva l'ipotesi dell'assassinio di Kennedy da parte dei sostenitori della guerra fredda, definì il gruppo RCA/NBC, impegnato in una intensa campagna d'informazione ostile al procuratore, come "la lunga mano del Governo Invisibile". Da segnalare infine che Guglielmo Marconi credeva negli extraterrestri, secondo le numerose dichiarazioni rilasciate a riguardo; dopo gli esperimenti eseguiti nel 1933 s'incontrò con David Sarnoff quando questi era un personaggio di rilievo dell'Intelligence statunitense. Nel 1993 il dipartimento della difesa americano dichiarò di aver iniziato a costruire un centro ricerche nel campo delle alte frequenze applicate alle aurore boreali, per esperimenti riguardo alla risonanza della Terra e dell'atmosfera. Un progetto da 30 milioni di dollari l'anno, che si serve di immense riserve di gas e petrolio appartenenti alla società ARCO e che, per la sua straordinaria potenza e polivalenza, è considerato da molti l'arma ultima degli USA. Un sistema tecnologico militare capace di scannerizzare il sottosuolo alla ricerca di basi segrete sotterranee, o silos di missili, in grado di interrompere tutte le comunicazioni Hertz, emettere onde ELF in grado di influenzare il comportamento umano, modificare il tempo atmosferico, provocare terremoti o tsunami e bloccare ogni meccanismo elettronico. Un'arma che agisce sulla ionosfera con conseguenze imprevedibili e indescrivibili, presentato dal Pentagono come un innocuo esperimento, un'innocente ricerca sulla ionosfera al fine di migliorare le comunicazioni... Magda Haalvoet, eurodeputata belga, afferma che questo tipo di armamento implica conseguenze tecnologiche disastrose e mette in pericolo la democrazia delle Nazioni. La sigla HAARP significa "High Frequency Active Auroral Research Project": "Metodo ed apparecchiatura per l'alterazione di una regione dell'atmosfera, ionosfera e/o magnetosfera terrestre". L'area interessata si trova a Gakona, in un terreno situato a Nord Est di Anchorage in Alaska, nel Golfo del principe Guglielmo di proprietà del Dipartimento della Difesa USA; consta di 360 antenne alte oltre 20 metri. Doppie antenne a dipoli incrociati, una coppia per la banda bassa da 2,8 a 7 Megahertz e un'altra per la banda alta da 7 a 10 Megahertz; che trasmettono, a 350 chilometri di distanza, un raggio di energia ad alta frequenza nella ionosfera; alimentate da sei turbine di 3600 CV che bruciano qualcosa come 95 tonnellate di diesel al giorno, per generare oltre 1,5 miliardi di Watt. Una zona scelta per la sua vicinanza al Polo e alla zona di concentrazione delle linee magnetiche del nostro pianeta; per la presenza di fonti energetiche naturali situate nel sottosuolo e per la distanza dai centri urbani. La Ionosfera è costituita da particelle ionizzate cariche di energia all'altezza media di 48 chilometri fino a 800 chilometri dalla superficie terrestre; un cuscino ad alta densità energetica che è vitale per il pianeta e che protegge i suoi abitanti dagli effetti 35 nocivi del sole. Il sistema HAARP si basa sulle ricerche di Bernard Eastlund, che ha preso spunto dai lavori di Nikola Tesla; ricerche che dovevano servire ad Eastlund per scoprire vasti giacimenti di gas naturali che la compagnia petrolifera ARCO stava cercando in Alaska ed hanno fruttato dodici brevetti fra il 1987 e il 1994, la proprietà dei quali è detenuta dalla società APTI-ARCO, un consorzio petrolifero dietro al quale si celano la Marina, l'Aviazione, e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Anche il fisico nucleare Edward Teller, noto per essersi dedicato alla costruzione della bomba all'idrogeno ed ha contribuito al sistema "Guerre Stellari", ha collaborato al progetto. I brevetti di Tesla riguardavano il metodo e il dispositivo per alterare uno strato dell'atmosfera terrestre, ionosfera e magnetosfera e creare un ciclotrone artificiale per riscaldare una zona di plasma e produrre uno scudo di particelle relativistiche ad un'altezza superiore della superficie terrestre. Collegati al progetto vi sono oltre 400 brevetti, per la maggior parte armi offensive che sfruttano il sistema d'irraggiamento a fascio diretto dalla Terra verso lo spazio. Si può dirigere l'energia ad alta frequenza verso un'antenna ricevente, ovunque, anche in centri urbani. Si può interferire con ampie zone dell'atmosfera per abbattere qualsiasi tipo di oggetto volante. Anche la Russia si è dedicata ad una simile ricerca prima della divisione del suo territorio. Vi sono altre installazioni simili in varie parti del pianeta: ad Arecibo, a Fairbanks in Alaska, a Tromso in Norvegia, a Pine Bush in Australia ed a Steeplebush in Inghilterra. Sicuramente se ne stanno costruendo altre. Si è saputo che l'impianto pilota di Gakona è in grado di irradiare 1.700.000.000 Watt nell'atmosfera. Il progetto HAARP rappresenta lo sviluppo negativo dell'invenzione di Tesla. Egli odiava la guerra e, a tal proposito, dichiarò: "Non si può abolire la guerra mettendola fuori legge. Non vi si può porre fine disarmando i forti. Ma si può fermarla rendendo tutti i paesi in grado di difendersi. Ho appena scoperto una nuova arma di difesa che, se verrà adottata, trasformerà completamente i rapporti tra le nazioni. Le renderà tutte, grandi e piccole che siano, invulnerabili a qualsiasi attacco proveniente da terra, dal mare o dall'aria. Bisognerà, in primo luogo, costruire una grande officina per fabbricare quest'arma, ma quando sarà completata, sarà possibile distruggere uomini e macchine in un raggio di 320 Km." Nel 1934 Tesla descrisse in un articolo un'apparecchiatura simile al laser, affermando: "Questo strumento proietta particelle che possono essere relativamente grandi o microscopiche, che permettono di trasmettere a gran distanza un'energia milioni di volte più forte di quella ottenibile con qualsiasi altro raggio. Così una corrente più sottile di un filo può trasmettere migliaia di cavalli vapore. E nulla le può resistere." Le onde a bassa frequenza, ELF, generate dal sistema, possono influenzare le attività cerebrali. Nel 1952 il Dr. Jose Delgado, professore dell'Università di Yale, scoprì che si poteva modificare il comportamento emozionale del pensiero. Il Dr. Robert Becker dimostrò che tali onde potevano provocare paura, depressione, desideri. 36 Nel 1970 Zbignieu Brezinski, fondatore della commissione trilaterale David Rockfeller's pubblicò un libro sulla possibilità di controllare il clima per produrre periodi di prolungata siccità o inondazioni. Da segnalare che Brezinski era anche direttore della sicurezza nazionale del presidente Carter e fondatore della "Federal Emergency Management Agency". Cinesi e russi denunciano da tempo la possibilità che un paese, nello specifico gli Stati Uniti, possa alterare le forze della natura sconvolgendo il regime delle piogge. Dichiarano di avere forti preoccupazioni per gli esperimenti americani in Alaska, definendo il progetto HAARP un'arma geofisica con la quale condizionare il clima alterando attraverso l'emissione di microonde la temperatura e l'umidità. L'intensità e la frequenza dei disastri che si sono registrati in questi ultimi anni sarebbero da imputare ai test del progetto HAARP, in quanto in tale progetto verrebbero usati metodi in grado di provocare terremoti e modificare le precipitazioni, la temperatura, il livello del mare, la caratteristica della luce solare. Nel 2002 ben 220 deputati della Duma firmarono un appello indirizzato all'ONU per chiedere la messa al bando degli esperimenti elettromagnetici dell'HAARP ritenuti una nuova arma in grado di influenzare gli elementi naturali con le onde ad alta frequenza. Il progetto è tuttora in opera. Nel 1914 Harry Grindell Matthews dichiarò di aver inventato un raggio invisibile, conosciuto come il "raggio della morte", capace di bloccare qualsiasi motore, riprendendo un vecchio un progetto di Tesla per teletrasportare energia elettrica. Durante una dimostrazione sarebbe riuscito a bloccare il motore a scoppio di una moto, a far esplodere polveri a distanza ed accendere una lampada senza fare uso di corrente elettrica. Il Ministero dell'Aviazione inglese non fu convinto dalla prova, in quanto il suo raggio di azione era attivo entro diciotto metri. Nel 1925 Grindell si recò in America e al suo ritorno in patria dichiarò di aver venduto il brevetto agli USA. Da quel momento lo scienziato venne dimenticato; morì nel 1941. La sua tecnologia fu impiegata per proiettare in cielo immagini pubblicitarie. Non fu l'unico a costruire un sistema per generare un raggio simile, in tale impresa si cimentò, e sembra con esiti positivi, anche Guglielmo Marconi. A convalidare tale impresa, pur in modo indiretto, un testimone di tutto rilievo: Rachele Mussolini. Nel suo libro "Mussolini privato", descrive cosa le accadde una mattina del 1936 mentre percorreva con l'auto la Roma-Ostia: "Un giorno, alla fine di giugno del 1936, a pranzo, avevo detto a Benito che nel pomeriggio mi sarei recata ad Ostia a controllare alcuni lavori in una proprietà agricola. Mio marito sorrise e mi disse: Trovati sull'autostrada fra le tre e le tre e mezza. Qualcosa ti sorprenderà." Secondo quanto riportato nel libro, a metà strada l'auto si fermò e nonostante che l'autista facesse di tutto per rimetterla in moto, la macchina non ne volle sapere. Accadde lo stesso a tutte le auto che si trovarono in zona, sia quelle che viaggiano verso Ostia, sia quelle dirette verso Roma. Rachele guardò l'orologio: erano le 3,10. All'autista disse di aspettare fino alle 3,30. L'uomo chiese perché aspettare tanto, ma 37 dopo aver visto inutili i suoi tentativi di far ripartire il motore, alla fine si arrese. Alla 3,35 Rachele Mussolini disse all'autista di riprovare a far ripartire l'auto. Inutile dirlo l'auto si rimise in moto. La sera a cena narrò l'accaduto a tavola e Mussolini confermò che era stato fatto un esperimento segretissimo in quel punto dell'autostrada. "Un'invenzione di Marconi che può dare all'Italia una potenza superiore a quella di tutti gli altri paesi del mondo. Marconi sta continuando le ricerche." Mussolini spiegò alla moglie che Marconi utilizzando un raggio misterioso poteva interrompere il circuito elettrico dei motori di qualsiasi tipo. Purtroppo Marconi era devotissimo alla chiesa, causa l'annullamento del matrimonio dalla sacra rota, e papa Pio XI, saputo della cosa, si allarmò e chiese allo scienziato di non proseguire le ricerche. Da Donna Rachele sappiamo che Marconi riferì tutto a Mussolini che, non volendo inimicarsi il Papa, lasciò libertà di scelta allo studioso, il quale sospese le ricerche ma non distrusse la documentazione e la scoperta stessa. L'anno dopo, il 1937, Marconi morì. La cosa è più che certa, dato che lo stesso duce lo confermerà a Ivanoe Fossati, il 20 Marzo 1945, in una intervista. "È vero sulla strada di Ostia, ad Acilia Marconi ha fermato i motori delle automobili, delle moto. L'esperimento fu ripetuto sulla strada di Anzio; a Orbetello aerei radiocomandati furono incendiati a duemila metri di altezza." Al giornalista Mussolini disse che Marconi ebbe degli scrupoli e chiese consiglio al Papa che gli disse di nascondere la scoperta. Disse anche che non si sentì di obbligarlo nella scelta, pur facendogli presente che la scoperta poteva essere fatta da altri e utilizzata contro l'Italia, ma lo studioso morì improvvisamente poco tempo dopo. Vi sono inoltre due fatti da registrare. Primo: sembra che nel 1939 nella città di Essen, nell'ora di punta del traffico, tutto quanto era elettrico e meccanico si bloccò per dieci minuti: auto, camion, moto, orologi. I giornali non menzionarono l'accaduto. Era stato sottratto ai fascisti il progetto del raggio della morte? Secondo: il segreto di Marconi lo conosceva un certo Pier Luigi Ighina, suo collaboratore, un radiotecnico milanese che per dieci anni fu aiutante dell'inventore; fu lui a scoprire l'"atomo magnetico" che si trova in mezzo agli altri atomi e fornisce loro il movimento continuo. Dividendolo scoprì il "monopolo magnetico". Isolando gli atomi della materia dagli atomi magnetici i primi non hanno la possibilità di muoversi e la materia non si trasforma, quindi l'atomo magnetico produce anche le variazioni degli atomi della materia. Secondo quanto dichiarato da Ighina il monopolo è il principio positivo o negativo dell'energia solare che giunge sulla Terra; viene bloccata e riflessa divenendo energia terrestre. Dall'interazione dell'energia solare con quella terrestre si produce materia. Ighina aveva inventato una macchina capace di controllare le nuvole con la quale liberava il cielo dalla loro presenza. Per riuscire a fare questo aveva sepolto quintali di polvere di alluminio sotto il prato del suo giardino trasformandolo in un monopolo 38 magnetico. Durante il Primo Congresso Internazionale di Medicina Ufficiale e Naturale di Milano venne proiettata una videocassetta del filmato inerente al dissolvimento dell'agglomerato nuvoloso sul cielo di Imola, con la ricomparsa del sereno nella zona interessata e trattata da Ighina con monopoli magnetici. Una scoperta che poteva risolvere il problema delle siccità e delle alluvioni nel mondo. L'atomo magnetico è più piccolo degli altri atomi e pulsa più velocemente. Ighina costruì un'apparecchiatura per regolare le vibrazioni atomiche magnetiche basata sull'energia dell'atomo magnetico; con tale energia secondo l'inventore si poteva guarire qualsiasi malattia, fondere metalli a distanza, produrre energia elettrica, investigare nel sotto suolo alla ricerca di giacimenti petroliferi e falde acquifere, aumentare la produzione agricola. (Il progetto Haarp?) Da quanto dichiarato da Ighina sembra che Marconi sia rimasto ucciso dal suo stesso esperimento durante il quale aveva provocato l'interruzione della circolazione del sangue; perché come spiegò il radiotecnico i monopoli scompongono la materia sulla stessa materia. Se ne accorse quando vide la salma e osservò sotto la pelle alcuni "gnocchetti neri". I medici diagnosticarono la morte in seguito ad un attacco di angina pectoris. In merito a questo "raggio invisibile", o "della morte", negli anni '90 giornali e TV diffusero la notizia che la polizia statunitense sarebbe stata dotata di un meccanismo capace di bloccare il motore dell'auto usata dai malviventi per darsi alla fuga. Tutto questo porta a pensare alla tecnologia in possesso degli UFO, dato che in molti casi di avvistamenti i motori delle auto si bloccano, la luce elettrica viene a mancare, ogni meccanismo si ferma. Fenomeni riscontrati anche nelle vicende riguardanti il famoso Triangolo delle Bermuda, fenomeni che interessano campi elettromagnetici. Sembra però che tale progetto sia stato abbandonato perché in virtù del suo ampio raggio d'azione, fermerebbe anche i pacemakers e interrompe la corrente nelle abitazioni circostanti al luogo di azione. L'apparato costruito da Tesla proiettava particelle, grandi o microscopiche, in modo da concentrarle in una piccola area e inviarle a grandi distanze utilizzando energie "trilioni di volte" più potenti di quelle attualmente in uso. Un fascio più sottile di un capello a cui niente resiste. Una tecnologia che può diventare un'arma capace di abbattere migliaia di aerei a 400 chilometri di distanza, un acceleratore di particelle oggi in uso nei laboratori nucleari e nello scudo spaziale. Atto a produrre un'arma al plasma. In virtù di questo, qualcuno lo ha indicato come l'autore involontario dell'esplosione del 30 giugno 1908 nella Tunguska, in Siberia. Esiste la strana coincidenza che lo stesso giorno in si manifestò il fenomeno in Russia, l'inventore, stava eseguendo un esperimento con lo scopo di inviare un'onda di immensa energia e stabilire la comunicazione con una spedizione artica, localizzata nella linea retta compresa fra il laboratorio e il luogo dell'esplosione. Dato che il suo trasmettitore poteva generare una forza distruttiva pari a una bomba all'idrogeno di 10 megatoni, è stato fatto due più due. Non esistono però prove a conferma, nonostante che l'esplosione della 39 Tunguska non abbia lasciato crateri prodotti da meteoriti o comete, caduta di UFO; non ci furono segnalazioni in merito a tali fenomeni. L'unico effetto prodotto alcuni giorni dopo, una luce aurorale anomala che potrebbe far pensare all'uso di apparecchiature da parte di Tesla; apparecchiature che oggi farebbero parte del progetto HAARP. Nonostante questo rimangono molti interrogativi: doveva avere una potenza di 30 megatoni e per raggiungerla doveva coinvolgere più centrali, quindi non si poteva nascondere il fatto; inoltre risultano testimonianze contraddittorie riguardo alla traiettoria. L'unico che poteva far luce sull'evento era proprio Tesla, ma mantenne il riserbo più assoluto in merito ai progetti che potevano produrre armi ad energia distruttiva. A Tesla è legata una storia riguardo ad un'auto elettrica. Si racconta che nell'estate del 1931 le strade della cittadina di Buffalo fossero percorse da una Pierce Arrow che non presentava emissione di fumi dal tubo di scarico in quanto avrebbe avuto uno motore elettrico e non combustione interna. Era guidata da tale Petar Savo indicato come un giovane parente di Tesla, un personaggio che parlando dello scienziato si riferiva a lui come "zio". Noi sappiamo che il nome del nipote controllato dall'FBI era diverso. Sembra che nei primi del novecento le auto elettriche avessero buone prospettive; in molti avevano anticipato veicoli alimentati da batterie. L'auto a benzina necessitava di una valvola a farfalla, una manovella per far girare il motore, acqua per un radiatore, quando proprio a quel tempo vi erano poche officine per auto e un normale elettricista poteva eseguire la manutenzione del semplice motore a corrente continua. Nessun inquinamento, velocità contenuta e meno incidenti mortali, costi ribassati anche a livello produzione, non ci sarebbe stato bisogno di un accordo di Kyoto che nessuno rispetta, non avremmo avuto, come lo abbiamo oggi, un problema con i paesi islamici e non avremmo alimentato e finanziato di conseguenza il terrorismo. I grandi magazzini impiegavano camion elettrici, così i medici e le donne perché tali auto erano più facili da guidare, ma questo solo in città; le strade americane venivano percorse da veicoli con motore a combustione interna, più veloci e con maggiore autonomia. "Detroit Electric", "Columbia", "Baker", "Rauch & Lang" e "Woods" furono le principali aziende tra quelle che producevano questo tipo di veicoli elettrici. Le batterie erano però scarse, pesanti, ingombranti, al piombo, le auto avevano prestazioni limitate, oltre gli 80 Km/h la batteria si poteva deteriorare. Richiedevano molto tempo per la ricarica per un'autonomia massima di 160 chilometri. Quindi quando l'affidabilità e la velocità delle auto a benzina migliorò le auto elettriche sparirono. Petar Savo era stato nell'esercito austriaco ed era un esperto pilota; intervistato nel 1967, raccontò l'episodio dell'auto elettrica che collaudò per conto di Tesla. "La Westinghouse Electric" e la "Pierce-Arrow" avevano preparato un'auto sperimentale seguendo le indicazioni di Tesla con finanziamenti della "Studebacker Corporation". Aveva un motore elettrico a corrente che poteva raggiungere 1.800 giri al minuto, senza spazzole, raffreddato da una ventola frontale e due terminali di alimentazione 40 sotto il cruscotto. Savo racconta che Tesla sollevò il cofano, fece qualche regolazione, posizionò 12 valvole termoioniche in un dispositivo all'interno di una scatola di circa sessanta centimetri per trenta e alta quindici. Poi eseguì la connessione al motore. L'auto percorse circa 80 chilometri attorno a Buffalo, raggiungendo i 145 km/h in perfetto silenzio. A detta di Tesla il dispositivo che alimentava l'auto era in grado di alimentarlo per sempre e soddisfare il fabbisogno energetico di un'abitazione; l'inventore affermò che sfruttava una "misteriosa radiazione proveniente dall'etere, disponibile in quantità illimitata". L'auto aveva una batteria ricaricata da una antenna che entrava in sintonia con la risonanza di Schumann intorno ai 7,83 Hz. Una valigia come quelle dei ricevitori a bassa frequenza rimodulava la corrente alternata del campo magnetico terrestre in corrente continua necessaria alla batteria fornendo una quantità illimitata di energia. Considerando tutto questo non possiamo fare a meno di pensare che la Grande Piramide potesse assumere la funzione di quella valigetta, assorbendo dalla Terra energia elettrica per distribuirla senza l'uso dei fili, sfruttando proprio la risonanza di Schumann sulle frequenze di 30 Hz riscontrata nella costruzione. Gli esperimenti durarono una settimana, l'auto percorse vari tipi di strade alla velocità di 150 chilometri orari, dopodiché venne consegnata in tutta segretezza in una fattoria vicina a Buffalo e Tesla si portò via il suo dispositivo. Nel 1933 per problemi amministrativi la "Pierce Arrow" venne liquidata e la storia si ferma qui. Nel New York Daily News del 2 aprile 1934 un articolo intitolato "Il sogno di Tesla di un'energia senza fili vicino alla realtà", si parlava di un "esperimento programmato per spingere un'automobile utilizzando la trasmissione senza fili di energia elettrica". Nello stesso periodo la "Westinghouse Corporation" pagò per la sistemazione di Tesla al "New Yorker Hotel" di New York , dove visse per tutto il resto della sua vita. Tesla venne anche reclutato dalla Westinghouse per ricerche non ben specificate sulle trasmissioni senza fili ed egli interruppe le sue dichiarazioni pubbliche sui raggi cosmici. Leggende metropolitane, o studiati cover p su invenzioni che potevano danneggiare il potere di qualcuno? Su tutta la storia non vi sono molti riscontri. Riguardo le auto all'Idrogeno, oggi parliamo di auto con motore a celle di combustibile, a idrogeno. Una nuova frontiera già disponibile che viene ostacolata esclusivamente da problemi politici visto che quelli economici potranno essere risolti nel momento in cui si passerà ad una produzione industriale con l'abbattimento dei relativi costi. In soli cinque anni, massimo sette, si potrebbe riconvertire l'intero parco auto, azzerare il tasso d'inquinamento mettendosi in regola con l'accordo di Kyoto e sganciarsi dal petrolio e da tutti i problemi che dal suo uso derivano. 41 4 Ironia della sorte la cella a combustibile , o pila a gas, fu ideata nel 1839 da William Grove, un curioso avvocato del Galles con l'hobby della chimica. Durante un esperimento di elettrolisi, procedimento attraverso il quale si può separare idrogeno e ossigeno dall'acqua, si accorse che, nel momento in cui le batterie che alimentavano le celle elettrolitiche venivano escluse, il processo riprendeva al contrario; cioè l'idrogeno e l'ossigeno si riunivano generando elettricità. La comunità scientifica pur interessata inizialmente preferì optare per la dinamo, scoperta poco tempo dopo da Werner Siemens. Passarono 120 anni prima che la NASA adottasse le "fuell cells" per il progetto Apollo e invogliasse il loro uso a livello industriale. Infatti, a partire dagli anni '60, le pile a combustibile sono state utilizzate per tutte le missioni spaziali sia Apollo, sia Shuttle, al fine di produrre acqua ed energia elettrica nello spazio. La cella, in pratica, si comporta come un generatore di energia elettrica prodotta attraverso la reazione chimica controllata tra idrogeno e ossigeno grazie a un catalizzatore di platino. Si verifica il consumo di un combustibile, nel caso idrogeno e ossigeno, con emissione di vapore acqueo. Non più camere di scoppio, pistoni, combustione. Fra i cinque tipi di celle a combustibile, le più interessanti sono quelle ad acido fosforico e a membrana scambiatrice di protoni detta anche Pem. Le prime usate negli impianti di potenza, le seconde nella locomozione dei veicoli. Le pile Pem sono state sviluppate alla fine degli anni Cinquanta negli Usa, dalla "General Electric", e grazie alla collaborazione con la "Ballard Power Systems", società canadese di alta tecnologia, e con l'inglese "Johnson Matthey", specializzata in catalizzatori, il costo del platino in una cella Pem è sceso drasticamente. Oltre al settore dell'autotrazione, i campi di applicazione delle "fuel cells" sono la produzione di energia, apparecchiature per telecomunicazioni, sistemi di alimentazione per cellulari, personal computer e fabbisogni domestici. Il metodo più economico per disporre di idrogeno è estrarlo dal gas naturale ma, con tale procedimento, noto come "Steam Reforming", viene liberata come sottoprodotto anidride carbonica; un secondo sistema è produrlo partendo dall'acqua, separandolo dall'ossigeno attraverso l'elettrolisi. La scelta vincente è rappresentata dalle celle a combustibile alimentate da idrogeno se ottenuto dall'acqua attraverso l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. L'acqua generata dalle "Fuel Cell" è così pura che viene bevuta dagli astronauti sullo Shuttle. In occasione della rassegna IFA, la più grande Fiera dell'Elettronica del mondo, tenutasi a Berlino nel settembre del 2005, è stata presentata, dalla Toshiba una piccolissima centrale, costituita da una mini cella a combustibile alimentata da un'alta 4 La Cella a combustibile è come un piccolo generatore che produce energia da combustibili quali l'idrogeno o l'alcool per generare una reazione chimica senza combustione o uso di parti mobili come le turbine. 42 concentrazione di metanolo (99,5%) come combustibile. Uno strumento idoneo e alternativo per ricaricare le batterie di Notebook, audio digitali, dvd portatili, telefoni cellulari. Pesa 8,5 grammi e produce 100 milliwatt di energia in un compatto che misura appena 22x56x4,5 mm. Per il suo funzionamento necessita solo di 2 millilitri di combustibile per assicurare 20 ore di autonomia in un riproduttore di MP3 audio. Le Piramidi potevano essere state immense celle a combustibile per fornire energia al popolo che occupava le terre tredicimila anni fa. Secondo Alan Alford la Camera della Regina nella Grande Piramide di Giza, sarebbe stata il punto dove si doveva trovare la cella energetica idonea a produrre la separazione fra l'ossigeno e l'idrogeno; il sarcofago nella camera del Re il recipiente dove avveniva la combustone controllata dell'idrogeno; le cinque stanze sopra tale camera, ossia il Ded, il dispositivo di raffreddamento. Alford ipotizza che nelle 27 nicchie allineate nella Grande Galleria e adesso vuote, si trovavano cristalli capaci di risuonare a diverse frequenze e impiegati per comunicare. Questo ci porta a fantasticare ancora un po' e a compiere un viaggio fino ad Atlantide. Secondo quanto riportato riguardo alle dichiarazioni del veggente Cayce, la civiltà Atlantidea disponeva di una avanzata tecnologia, comprendente anche "i raggi distruttivi"; Cayce parlò di televisione, aeromobili, quando ancora non esistevano; dichiarò che quel popolo era capace di alterare la struttura atomica dei cristalli per ricavare enormi quantità di energia, attraverso un sistema che ricorda quelli descritti da Tesla. I cristalli sarebbero stati isolati in un edificio "foderato di pietra non conduttrice". La descrizione ricorda le torri di vetro girevoli di cui disponevano i Thuata de Danan, protagonisti delle saghe irlandesi, rivestite appunto di un materiale isolante a protezione delle radiazioni emanate dalle armi nemiche. I documenti con le descrizioni per costruire tali "pietre" verrebbero custoditi in tre posti diversi: nei templi di Atlantide sommersi a Bimini, in un tempio in Egitto e nel tempio di Itlar nello Yucatan. Cayce parlò anche di Faser e Maser, l'energia derivante dalla luce polarizzata, dicendo che proprio il cattivo uso di tale energia scatenò forze incontrollabili che causarono la distruzione del continente. Nel 1970 il Dottor Ray Brown durante un'immersione con alcuni suoi amici nelle acque del triangolo delle Bermuda, vicino alle isole Bari, Bahamas, vide, a quaranta metri di profondità, una vasta città sommersa e una piramide con un'apertura sulla sua sommità. Ecco la sua testimonianza: "La costruzione era in pietra liscia, le giunzioni fra i blocchi si distinguevano appena. L'apertura era una specie di pozzo che immetteva in una stanza interna rettangolare. Completamente priva di alghe e coralli e stranamente ben illuminata senza che ci fosse nessuna luce diretta. Vidi qualcosa che riluceva. Dal soffitto pendeva un'asta metallica con incastonata una pietra rossa sfaccettata e affusolata in punta. Sotto di essa un basamento in pietra sono sopra una piastra sempre di pietra, sulla quale due mani di bronzo, annerite da evidenti bruciature, sorreggevano una sfera di cristallo. 43 Non riuscendo a smuovere l'asta e la pietra rossa, afferrai il cristallo e venni via. Mentre uscivo da quel luogo mi parve di avvertire una presenza. All'interno di questo cristallo rotondo vi era una serie di forme piramidali, tre per l'esattezza e tenendolo in mano si avvertiva una vibrazione." Pervaso dal timore che la sfera gli fosse confiscata non ne ha rivelata l'esistenza fino al 1975, nel corso di una conferenza a Phoenix, né il punto esatto del suo ritrovamento e cosa ne è stato del cristallo. Il particolare delle mani metalliche che sorreggono un cristallo, rammentano le mani degli isolatori che sostengono le "lampade" rappresentate sulle pareti di Dendera. Il fatto che siano state viste annerite e bruciate significa che erano state sottoposte ad un fortissimo calore, quindi la piramide catalizzava una sorta d'energia indirizzandola, attraverso l'asta, nella sfera di cristallo. La pietra rossa poteva essere un rubino, pietra solitamente usata nei laser per concentrare e proiettare l'energia. In quanto alla sfera vi sono testimonianze che parlano di fenomeni paranormali; di metalli che in contatto con essa si magnetizzano temporaneamente; l'ago della bussola girerebbe prima in senso orario e poi in senso opposto. Si è parlato di casi di guarigione dopo averla toccata. Un collegamento al teschio di cristallo? Speculazioni? Fatto che non si può negare. Il cristallo della sfera testimonia l'esistenza di civiltà in possesso di una tecnologia avanzatissima perché perfino gli esperti dell'Istituto Smithsoniano di Washington hanno dichiarato che, solo dopo il 1900 siamo entrati in possesso di una tecnologia con la quale poter tagliare il quarzo e ricavarne una sfera perfetta. Dal passato saltiamo al futuro in quanto Tesla non era in accordo con Einstein riguardo alla curvatura dello spazio per lui impossibile: "Se esistesse non si spiegherebbe il moto dei corpi come li osserviamo. Solo un campo di forza può spiegarlo e la sua assunzione dispensa la curvatura spaziale dell'esistere." Tesla condivideva la visione della luce intesa come particella e come onda; lavorava ad un progetto relativo ad una "barriera di luce" in grado di alterare tempo, spazio, gravità e materia. Voci dal sapore di leggenda abbinano il suo nome al "Progetto Filadelfia" riguardante la sparizione di una nave e il suo equipaggio dopo averla esposta ad un forte campo magnetico. Qualcosa che potrebbe fornire la spiegazione delle strane sparizioni nel famoso triangolo delle Bermude. Oggetto dell'esperimento il cacciatorpediniere Eldridge D173 che finì avvolto da una strana nebbia luminescente e verdastra appena i generatori magnetici furono messi in funzione. La nave sparì davanti agli occhi degli osservatori rimasti a bordo della SS Furuseth e della SS Malay, lasciando ben visibile la sua impronta nell'acqua, all'interno di un campo di forza di forma sferica di circa cento metri d'ampiezza. L'Eldridge fu vista apparire e scomparire a Norfolk in Virginia e l'equipaggio subì conseguenze sconvolgenti devastanti. Uomini che apparivano e sparivano in ogni luogo si trovassero. 44 La storia venne rivelata da un non ben identificato Carl Allen in corrispondenza epistolare con il dottor Morris Jessup, astronomo e ricercatore, autore di un libro collegato alla storia, "The case for the Ufo". Jessup morì in circostanze misteriose e sospette. La vicenda è stata divulgata da Manson Valentin con il quale Jessup era in contatto e, successivamente, da Charles Berlitz che intervistò Valentin. Queste le vicende collegate a Tesla, un personaggio scomodo all'epoca e sicuramente lo sarebbe anche ai nostri tempi, ma riconosciuto come l'inventore del mondo che noi conosciamo; senza di lui non saremo giunti a questo grado di sviluppo tecnologico. 150.000 documenti custoditi nel Museo a lui intestato a Belgrado testimoniano la sua grande conoscenza dell'elettromagnetismo, la sua capacità di visualizzare nella mente il problema e passare alla soluzione senza dover stilare disegni ed effettuare calcoli. La sua mania di perfezionismo, l'enorme serietà, le doti di eloquenza; l'amore per la natura che lo spingeva a compiere lunghe passeggiate. Appare come un uomo che desiderava una società sana e giusta, retta da principi egualitari, "non dominata dagli interessi egoistici di oscuri manovratori dell'economia e della politica; individui privi di coscienza che perseguono i propri interessi non tenendo conto dei danni provocati all'umanità." Consapevole che il mondo è governato da pochi furbi e facoltosi, come lui li definiva, nascosti nelle stanze del comando, intenti a raggirare una massa di illusi, poveri, indifesi ignoranti. Sapeva come cambiare gli equilibri mondiali ponendo a "disposizione di tutti illimitate e smisurate sorgenti di energie che avrebbero diffuso il benessere, creato cultura, conoscenza e consapevolezza; portando il mondo ad un autocontrollo; togliendo ai gruppi di potere l'opportunità di manipolare la massa per conseguire il loro egoistico interesse". Utopia. Per queste sue idee Tesla fu contrastato. Nell'elite militare e industriale del tempo figuravano uomini come John Rockefeller Jr., Julius Rosenwald, Henry Ford, Harvey Firestone, Herbert Hoover, il generale 5 Pershing ; ben consapevoli che le invenzioni di Edison non avevano un futuro, ma Edison era asservito al sistema, Tesla, al contrario, lo combatteva. Per questo vennero tagliati i fondi all'inventore; le sue invenzioni non dovevano modificare lo status quo raggiunto, non in quel momento, il cambiamento richiedeva tempo. Il genio invece innesca salti quantici nello sviluppo tecnologico che costringono a cambiamenti repentini degli equilibri; quindi chi gestisce il potere deve bloccarli o rallentarli con ogni mezzo. Lo fecero passare per pazzo; lo fu quando scoprì le frequenza di risonanza della Terra; ma cinquanta anni dopo Shumann disse che aveva ragione. Lo dotarono di poteri extraterrestri quando pilotò il battello col radiocomando; ma i 5 Pershimg John Joseph generale statunitense (1860-1948) che durante la prima guerra mondiale venne nominato comandante capo delle forze nordamericane in Europa e che sotto la sua direzione costituirono uno dei principali fattori della vittoria alleata. 45 tedeschi in guerra fecero lo stesso con i missili ed oggi si fa uso delle "smart bombs" guidate da Laser e GPS. L'unità di misura del flusso magnetico porta il suo nome, un onore concesso a pochi, a riconoscimento del suo enorme e indiscusso talento; ma non fu premiato con il premio Nobel come avrebbe meritato; gli fu conferita solo la Edison Medal. La cerimonia avvenne il 18 maggio 1917. Nell'occasione, uno dei membri della "Enginering Society Building" chiuse il suo discorso, nel quale elogiava i meriti dell'inventore croato, dicendo: E alla fine Dio disse : "Sia Tesla e la luce fu". Migliaia di pagine sono state scitte sul grande Tesla, pur ripetendovi alcuni passaggi, desidero riproporvi alcuni episodi: lo merita! ANCORA SU TESLA Tesla aveva scoperto che avrebbe potuto far risuonare elettricamente la Terra come una campana, con un rintocco ogni due ore. Secondo lo scienziato la frequenza della risonanza elettrica terrestre era di dieci cicli al secondo (il valore usato oggi è di 7,8 cicli). Lo scopo era studiare le onde radio a bassissima frequenza capaci di raggiungere qualsiasi luogo, sia sulla superficie, sia sotto il mare. Tesla dimostrò che l'energia elettrica può essere diffusa utilizzando la superficie terrestre, sfruttando la zona atmosferica dove risiede la risonanza di Schumann e, chiunque, sintonizzandosi con opportuni apparecchi, può ottenere corrente gratuitamente. Aveva trovato il sistema di produrre plasma elettromagnetico prima ancora che si coniasse il termine. La miscela di ioni e elettroni scoperta, oggi viene chiamata "Gas ionizzato" ed è in grado di sprigionare luce e calore. È il funzionamento del Sole. I brevetti di Tesla sono stati menzionati nella costruzione di armi dotate di proiettili al plasma capaci di neutralizzare satelliti spia, che fanno parte del progetto "Scudo stellare". Tesla era anche in grado di produrre la risonanza del campo elettrico terrestre e dominare di conseguenza il tempo meteorologico. Il nostro pianeta è circondato da una particolare carica elettrica, che inizia a 80 km dalla Terra, nota come ionosfera. Fra questa e il suolo esiste una zona con un potenziale costante di 220 volt per metro dentro il quale noi viviamo. Quindi il nostro corpo ha una data quantità di elettricità misurabile, ma è anche circondato e penetrato da molti campi elettrici, magnetici e gravitazionali generati dalla Terra e dagli altri 46 pianeti; campi elettromagnetici dovuti agli ultravioletti, campi generati da emittenti radio, apparecchi televisivi, videoregistratori, telefoni e così via. Oggi sappiamo che il Sole con la sua energia e la sua attività determina il clima sulla Terra, ne influenza l'ecosistema e di conseguenza l'esistenza degli esseri viventi su di essa. Sappiamo che l'attività solare si manifesta nelle macchie solari prodotte dalla differente velocità di rotazione di due campi magnetici: quello polare e quello equatoriale. Queste eruzioni sprigionano intensi campi magnetici che riducono il flusso di energia e producono perturbazioni fisiche sulla Terra. Infatti, attraverso il "vento solare", gli elettroni e l'idrogeno ionizzato si propagano ovunque, interferendo con il campo magnetico terrestre, contribuendo all'esistenza delle due fasce di Van Allen, ove si accumulano le particelle elettriche che modificano gli effetti climatici. Esiste una zona nell'atmosfera carica di elettricità fra la superficie e la ionosfera, conosciuta come "cavità Shumann"; in pratica un grande condensatore che Tesla riuscì a far vibrare con l'energia elettrica. Nessuno avrebbe potuto esaurire l'energia trasmessa in quel momento. Tesla parlò della possibilità di trasmettere calore al Polo Nord, di formare il ghiaccio ai tropici; inviare fotografie e trasmettere musica in ogni angolo della Terra; distribuire elettricità gratuita e illimitata ovunque. Tesla aveva scoperto che la Terra rispondeva a vibrazioni elettriche di una determinata velocità e se venivano prodotte onde stazionarie intorno al globo, utilizzando il campo elettrico terrestre, era possibile trasmettere elettricità senza dispersione di energia. Si racconta che ebbe l'occasione di sperimentare anche l'effetto delle vibrazioni meccaniche prodotte da un meccanismo consistente in una piattaforma montata su cuscinetti elastici azionata da aria compressa. Vibrazioni rivelatesi curative di problemi di digestione ed altri disturbi e con le quali Clemens curò la sua stipsi. Quando l'inventore ancorò il meccanismo ad una colonna di ferro del suo laboratorio, con l'aumento della frequenza raggiunse un livello in grado di far vibrare l'intero edificio con il pericolo di provocare un crollo. Rinunciò così a procedere oltre. Tesla dichiarò di svolgere esperimenti tesi a imbrigliare l'energia dei raggi cosmici e costruire un dispositivo funzionante attraverso l'utilizzo di tale energia. Aggiunse che i raggi cosmici ionizzano l'aria creando particelle libere come ioni ed elettroni; le cariche vengono catturate in un condensatore che funziona come scarico per il circuito del motore. Gli esperimenti erano volti ad utilizzare la Terra come conduttore trasformandola in un gigantesco trasmettitore elettrico, aprendo la possibilità di comunicare e 47 trasmettere potenza attraverso la crosta terrestre. Intendeva concepire una stazione trasmittente in grado d'inserire energia elettromagnetica nella crosta fino a raggiungere la risonanza elettrica della Terra stessa, in modo da utilizzare il pianeta per intercettare energia, usufruendo delle stazioni riceventi dislocate opportunamente sul globo. Lo scienziato scoprì, trasmettendo frequenze estremamente basse, che poteva alterare le correnti nell'alta atmosfera e modificare il clima. Inoltre, utilizzando tali onde, si poteva interagire con l'attività bioelettrica del cervello e con la naturale vibrazione delle molecole del corpo, manipolando la biofisica umana. Presso Colorado Springs aveva concepito un nuovo sistema di esplorazione geofisica utilizzando oscillatori meccanici inventati in precedenza. Gli esperimenti non furono portati a termine perché si accorse che potevano generare terremoti artificiali di inaudita potenza, modificando le naturali frequenze di cui sono dotati tutti i corpi e sfruttando quella che chiamò "frequenza risonante", a mezzo della quale un corpo si mette a vibrare fino alla rottura. Difatti se il trasmettitore avesse inviato una forte energia in un solo punto si sarebbe verificata una distruzione totale. E ancora, parlò inoltre di una macchina "volante, pesante, solida e stabile, in grado di muoversi a volontà nell'aria in ogni direzione e in perfetta sicurezza, a velocità mai raggiunte, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche; capace di sostare nell'aria anche in presenza di forti venti... ma non è questo il tempo per parlarne". Navi che potevano volare utilizzando energia elettromagnetica trasmessa da trasmettitori simili a quelli concepiti a Colorado Springs. Perfezionò un apparecchio per inviare energia nello spazio interstellare che in pratica era un prototipo del Laser e di un ordigno al plasma che produceva particelle ad alta energia nella ionosfera. Nel 1940, in un'intervista sul "New York Times", dichiarò di poter consegnare al governo il segreto della sua "teleforza" con la quale si poteva distruggere il motore di un aereo: era il famoso "raggio della morte". Il dipartimento della guerra la considerò la farneticazione di un pazzo. Fra la notte del 5 e quella dell'8 gennaio 1943 Tesla morì nella stanza dell'Hotel New Yorker. Il cadavere venne ritrovato due giorni dopo. La notte dell'8 il nipote ed altri due uomini rovistarono nella sua stanza in cerca di un testamento, mai trovato, e altri scritti conservati nel Museo a Belgrado. L'FBI confiscò tutto quanto rimaneva dello scienziato. Un'invenzione risultò depositata nel 1932 presso la cassaforte dell'hotel Grosvoner Clinton, ma l'albergo rifiutò di consegnarla all'FBI. Tutto il suo lavoro fu dichiarato Top Secret dall'FBI, dalla marina militare e dal vicepresidente. Il 12 gennaio 1943 si svolsero i funerali nella cattedrale St. John di New York. 48 La vicenda Tesla ci spinge ad analizzare più da vicino alcune cose a lui collegate: Nel laboratorio a Menlo Park, nel New Jersey, Thomas Alva Edison, si dedicò allo studio della dinamo e produsse una lampada ad incandescenza; nel 1890 nacque la "Edison General Electric Co.". Nel 1892 dalla fusione fra la "Thomson Houston Co." guidata da Charles Coffin ebbe origine la "General Electric Co.". Nel 1917 fu costituita la "GE Aircraft Enginers" per la fabbricazione dei motori aeronautici; nel 1930 il primo reparto della "GE Plastics" in seguito agli esperimenti condotti da Edison riguardo ai filamenti plastici per le lampadine effettuati nel 1893. Nel 1919 la GE formò la "RCA", "Radio Corporation of America", che nel tempo, a causa della potenza di trasmissione raggiunta si ripartì in altre due società: il network rosso, la "NBC", "National Broadcasting Company", e il network blu, la "ABC", "America Broadcasting Company". Quando scoppiò la seconda guerra mondiale l'RCA era divenuta parte integrante della struttura della difesa americana, in seguito alla messa a punto di un altimetro di alta precisione per le missioni di bombardamento ad alta quota. Sempre dell'RCA il trasmettitore portatile indossato dagli agenti segreti dislocati in territorio nemico, non rilevabile dai tedeschi, con il quale comunicare direttamente, senza usare codici criptati, con il pilota di un aereo che sorvolava la zona. Il presidente era il generale David Sarnoff, nato a Minsk, Russia, nel 1891, che aveva lavorato nella "Marconi Wireless Company". Sembra fosse il telegrafista che ricevette l'S.O.S. dal Titanic nell'Aprile 1912. Reclutato in seguito nell'esercito, divenne direttore della Divisione della guerra psicologica col grado di generale di brigata, famoso per le dichiarazioni a favore della guerra fredda. Si parla della sua presenza durante avvistamenti definiti "non convenzionali" (UFO) avvenuti nel 1946 in Svezia e nel 1966 sopra la base militare di Andros nelle Bahamas. Faceva parte di una équipe di esperti militari e in lui viene indicata la persona che ordinò il sequestro dei filmati e intimò, all'operatore che li aveva eseguiti, il silenzio. Era considerato un esperto in materia di UFO, cosa risultata molto utile nella conduzione della RCA. Le apparecchiature della base di Andros erano state fabbricate dall'RCA, di conseguenza il generale Sarnoff viene indicato quale membro di una struttura coperta che si serviva dell'RCA per scopi "occulti" oltre a quelli ufficiali. La messa in onda di alcune trasmissioni tipo "Dark Skies", nelle quali si parla liberamente del gruppo "Majestic 12", e di altre trasmissioni riguardanti gli UFO, come la famosa "Guerra dei Mondi", testimonierebbero che tale uso si è protratto nel tempo e non sia avvenuto per caso. 49 La progettazione di radar e di altri strumenti molto sofisticati per le forze armate e la commessa militare di oltre un miliardo di dollari negli anni sessanta aveva conferito all'RCA un posto importante nel meccanismo bellico statunitense; i suoi affari non erano più solo radiofonici. Nel tempo raggiunse un'invidiabile posizione nel panorama economico nazionale e mondiale. Il procuratore distrettuale Garrison, che sosteneva l'ipotesi dell'assassinio di Kennedy da parte dei sostenitori della guerra fredda, definì il gruppo RCA/NBC, impegnato in una intensa campagna d'informazione ostile al procuratore, come "la lunga mano del Governo Invisibile". Da segnalare infine che Guglielmo Marconi credeva negli extraterrestri, secondo le numerose dichiarazioni rilasciate a riguardo; dopo gli esperimenti eseguiti nel 1933 s'incontrò con David Sarnoff quando questi era un personaggio di rilievo dell'Intelligence statunitense. Nel 1993 il dipartimento della difesa americano dichiarò di aver iniziato a costruire un centro ricerche nel campo delle alte frequenze applicate alle aurore boreali, per esperimenti riguardo alla risonanza della Terra e dell'atmosfera. Un progetto da 30 milioni di dollari l'anno, che si serve di immense riserve di gas e petrolio appartenenti alla società ARCO e che, per la sua straordinaria potenza e polivalenza, è considerato da molti l'arma ultima degli USA. Un sistema tecnologico militare capace di scannerizzare il sottosuolo alla ricerca di basi segrete sotterranee, o silos di missili, in grado di interrompere tutte le comunicazioni Hertz, emettere onde ELF in grado di influenzare il comportamento umano, modificare il tempo atmosferico, provocare terremoti o tsunami e bloccare ogni meccanismo elettronico. Un'arma che agisce sulla ionosfera con conseguenze imprevedibili e indescrivibili, presentato dal Pentagono come un innocuo esperimento, un'innocente ricerca sulla ionosfera al fine di migliorare le comunicazioni... Magda Haalvoet, eurodeputata belga, afferma che questo tipo di armamento implica conseguenze tecnologiche disastrose e mette in pericolo la democrazia delle Nazioni. La sigla HAARP significa "High Frequency Active Auroral Research Project": "Metodo ed apparecchiatura per l'alterazione di una regione dell'atmosfera, ionosfera e/o magnetosfera terrestre". L'area interessata si trova a Gakona, in un terreno situato a Nord Est di Anchorage in Alaska, nel Golfo del principe Guglielmo di proprietà del Dipartimento della Difesa USA; consta di 360 antenne alte oltre 20 metri. Doppie antenne a dipoli incrociati, una coppia per la banda bassa da 2,8 a 7 Megahertz e un'altra per la banda alta da 7 a 10 Megahertz; che trasmettono, a 350 chilometri di distanza, un raggio di energia ad alta frequenza nella ionosfera; alimentate da sei turbine di 3600 CV che bruciano qualcosa come 95 tonnellate di diesel al giorno, per generare oltre 1,5 miliardi di Watt. Una zona scelta per la sua vicinanza al Polo e alla zona di concentrazione delle linee magnetiche del nostro pianeta; per la presenza di fonti energetiche naturali situate nel sottosuolo e per la distanza dai centri urbani. 50 La Ionosfera è costituita da particelle ionizzate cariche di energia all'altezza media di 48 chilometri fino a 800 chilometri dalla superficie terrestre; un cuscino ad alta densità energetica che è vitale per il pianeta e che protegge i suoi abitanti dagli effetti nocivi del sole. Il sistema HAARP si basa sulle ricerche di Bernard Eastlund, che ha preso spunto dai lavori di Nikola Tesla; ricerche che dovevano servire ad Eastlund per scoprire vasti giacimenti di gas naturali che la compagnia petrolifera ARCO stava cercando in Alaska ed hanno fruttato dodici brevetti fra il 1987 e il 1994, la proprietà dei quali è detenuta dalla società APTI-ARCO, un consorzio petrolifero dietro al quale si celano la Marina, l'Aviazione, e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Anche il fisico nucleare Edward Teller, noto per essersi dedicato alla costruzione della bomba all'idrogeno ed ha contribuito al sistema "Guerre Stellari", ha collaborato al progetto. Brevetti di Tesla riguardavano il metodo e il dispositivo per alterare uno strato dell'atmosfera terrestre, ionosfera e magnetosfera e creare un ciclotrone artificiale per riscaldare una zona di plasma e produrre uno scudo di particelle relativistiche ad un'altezza superiore della superficie terrestre. Collegati al progetto vi sono oltre 400 brevetti, per la maggior parte armi offensive che sfruttano il sistema d'irraggiamento a fascio diretto dalla Terra verso lo spazio. Si può dirigere l'energia ad alta frequenza verso un'antenna ricevente, ovunque, anche in centri urbani. Si può interferire con ampie zone dell'atmosfera per abbattere qualsiasi tipo di oggetto volante. Anche la Russia si è dedicata ad una simile ricerca prima della divisione del suo territorio. Vi sono altre installazioni simili in varie parti del pianeta: ad Arecibo, a Fairbanks in Alaska, a Tromso in Norvegia, a Pine Bush in Australia ed a Steeplebush in Inghilterra. Sicuramente se ne stanno costruendo altre. Si è saputo che l'impianto pilota di Gakona è in grado di irradiare 1.700.000.000 Watt nell'atmosfera. Il progetto HAARP rappresenta lo sviluppo negativo dell'invenzione di Tesla. Egli odiava la guerra e, a tal proposito, dichiarò: "Non si può abolire la guerra mettendola fuori legge. Non vi si può porre fine disarmando i forti. Ma si può fermarla rendendo tutti i paesi in grado di difendersi. Ho appena scoperto una nuova arma di difesa che, se verrà adottata, trasformerà completamente i rapporti tra le nazioni. Le renderà tutte, grandi e piccole che siano, invulnerabili a qualsiasi attacco proveniente da terra, dal mare o dall'aria. Bisognerà, in primo luogo, costruire una grande officina per fabbricare quest'arma, ma quando sarà completata, sarà possibile distruggere uomini e macchine in un raggio di 320 Km." Nel 1934 Tesla descrisse in un articolo un'apparecchiatura simile al laser, 51 affermando: "Questo strumento proietta particelle che possono essere relativamente grandi o microscopiche, che permettono di trasmettere a gran distanza un'energia milioni di volte più forte di quella ottenibile con qualsiasi altro raggio. Così una corrente più sottile di un filo può trasmettere migliaia di cavalli vapore. E nulla le può resistere." Le onde a bassa frequenza, ELF, generate dal sistema, possono influenzare le attività cerebrali. Nel 1952 il Dr. Jose Delgado, professore dell'Università di Yale, scoprì che si poteva modificare il comportamento emozionale del pensiero. Il Dr. Robert Becker dimostrò che tali onde potevano provocare paura, depressione, desideri. Nel 1970 Zbignieu Brezinski, fondatore della commissione trilaterale David Rockfeller's pubblicò un libro sulla possibilità di controllare il clima per produrre periodi di prolungata siccità o inondazioni. Da segnalare che Brezinski era anche direttore della sicurezza nazionale del presidente Carter e fondatore della "Federal Emergency Management Agency". Cinesi e russi denunciano da tempo la possibilità che un paese, nello specifico gli Stati Uniti, possa alterare le forze della natura sconvolgendo il regime delle piogge. Dichiarano di avere forti preoccupazioni per gli esperimenti americani in Alaska, definendo il progetto HAARP un'arma geofisica con la quale condizionare il clima alterando attraverso l'emissione di microonde la temperatura e l'umidità. L'intensità e la frequenza dei disastri che si sono registrati in questi ultimi anni sarebbero da imputare ai test del progetto HAARP, in quanto in tale progetto verrebbero usati metodi in grado di provocare terremoti e modificare le precipitazioni, la temperatura, il livello del mare, la caratteristica della luce solare. Nel 2002 ben 220 deputati della Duma firmarono un appello indirizzato all'ONU per chiedere la messa al bando degli esperimenti elettromagnetici dell'HAARP ritenuti una nuova arma in grado di influenzare gli elementi naturali con le onde ad alta frequenza. Il progetto è tuttora in opera. Nel 1914 Harry Grindell Matthews dichiarò di aver inventato un raggio invisibile, conosciuto come il "raggio della morte", capace di bloccare qualsiasi motore, riprendendo un vecchio un progetto di Tesla per teletrasportare energia elettrica. Durante una dimostrazione sarebbe riuscito a bloccare il motore a scoppio di una moto, a far esplodere polveri a distanza ed accendere una lampada senza fare uso di corrente elettrica. Il Ministero dell'Aviazione inglese non fu convinto dalla prova, in quanto il suo raggio di azione era attivo entro diciotto metri. Nel 1925 Grindell si recò in America e al suo ritorno in patria dichiarò di aver venduto il brevetto agli USA. Da quel momento lo scienziato venne dimenticato; morì nel 1941. La sua tecnologia fu impiegata per proiettare in cielo immagini 52 pubblicitarie. Non fu l'unico a costruire un sistema per generare un raggio simile, in tale impresa si cimentò, e sembra con esiti positivi, anche Guglielmo Marconi. A convalidare tale impresa, pur in modo indiretto, un testimone di tutto rilievo: Rachele Mussolini. Nel suo libro "Mussolini privato", descrive cosa le accadde una mattina del 1936 mentre percorreva con l'auto la Roma-Ostia: "Un giorno, alla fine di giugno del 1936, a pranzo, avevo detto a Benito che nel pomeriggio mi sarei recata ad Ostia a controllare alcuni lavori in una proprietà agricola. Mio marito sorrise e mi disse: Trovati sull'autostrada fra le tre e le tre e mezza. Qualcosa ti sorprenderà." Secondo quanto riportato nel libro, a metà strada l'auto si fermò e nonostante che l'autista facesse di tutto per rimetterla in moto, la macchina non ne volle sapere. Accadde lo stesso a tutte le auto che si trovarono in zona, sia quelle che viaggiano verso Ostia, sia quelle dirette verso Roma. Rachele guardò l'orologio: erano le 3,10. All'autista disse di aspettare fino alle 3,30. L'uomo chiese perché aspettare tanto, ma dopo aver visto inutili i suoi tentativi di far ripartire il motore, alla fine si arrese. Alla 3,35 Rachele Mussolini disse all'autista di riprovare a far ripartire l'auto. Inutile dirlo l'auto si rimise in moto. La sera a cena narrò l'accaduto a tavola e Mussolini confermò che era stato fatto un esperimento segretissimo in quel punto dell'autostrada. "Un'invenzione di Marconi che può dare all'Italia una potenza superiore a quella di tutti gli altri paesi del mondo. Marconi sta continuando le ricerche." Mussolini spiegò alla moglie che Marconi utilizzando un raggio misterioso poteva interrompere il circuito elettrico dei motori di qualsiasi tipo. Purtroppo Marconi era devotissimo alla chiesa, causa l'annullamento del matrimonio dalla sacra rota, e papa Pio XI, saputo della cosa, si allarmò e chiese allo scienziato di non proseguire le ricerche. Da Donna Rachele sappiamo che Marconi riferì tutto a Mussolini che, non volendo inimicarsi il Papa, lasciò libertà di scelta allo studioso, il quale sospese le ricerche ma non distrusse la documentazione e la scoperta stessa. L'anno dopo, il 1937, Marconi morì. La cosa è più che certa, dato che lo stesso duce lo confermerà a Ivanoe Fossati, il 20 Marzo 1945, in una intervista. "È vero sulla strada di Ostia, ad Acilia Marconi ha fermato i motori delle automobili, delle moto. L'esperimento fu ripetuto sulla strada di Anzio; a Orbetello aerei radiocomandati furono incendiati a duemila metri di altezza." Al giornalista Mussolini disse che Marconi ebbe degli scrupoli e chiese consiglio al Papa che gli disse di nascondere la scoperta. Disse anche che non si sentì di obbligarlo nella scelta, pur facendogli presente che la scoperta poteva essere fatta da altri e utilizzata contro l'Italia, ma lo studioso morì improvvisamente poco tempo dopo. Vi sono inoltre due fatti da registrare. Primo: sembra che nel 1939 nella città di Essen, nell'ora di punta del traffico, tutto quanto era elettrico e meccanico si bloccò per dieci minuti: auto, camion, moto, 53 orologi. I giornali non menzionarono l'accaduto. Era stato sottratto ai fascisti il progetto del raggio della morte? Secondo: il segreto di Marconi lo conosceva un certo Pier Luigi Ighina, suo collaboratore, un radiotecnico milanese che per dieci anni fu aiutante dell'inventore; fu lui a scoprire l'"atomo magnetico" che si trova in mezzo agli altri atomi e fornisce loro il movimento continuo. Dividendolo scoprì il "monopolo magnetico". Isolando gli atomi della materia dagli atomi magnetici i primi non hanno la possibilità di muoversi e la materia non si trasforma, quindi l'atomo magnetico produce anche le variazioni degli atomi della materia. Secondo quanto dichiarato da Ighina il monopolo è il principio positivo o negativo dell'energia solare che giunge sulla Terra; viene bloccata e riflessa divenendo energia terrestre. Dall'interazione dell'energia solare con quella terrestre si produce materia. Ighina aveva inventato una macchina capace di controllare le nuvole con la quale liberava il cielo dalla loro presenza. Per riuscire a fare questo aveva sepolto quintali di polvere di alluminio sotto il prato del suo giardino trasformandolo in un monopolo magnetico. Durante il Primo Congresso Internazionale di Medicina Ufficiale e Naturale di Milano venne proiettata una videocassetta del filmato inerente al dissolvimento dell'agglomerato nuvoloso sul cielo di Imola, con la ricomparsa del sereno nella zona interessata e trattata da Ighina con monopoli magnetici. Una scoperta che poteva risolvere il problema delle siccità e delle alluvioni nel mondo. L'atomo magnetico è più piccolo degli altri atomi e pulsa più velocemente. Ighina costruì un'apparecchiatura per regolare le vibrazioni atomiche magnetiche basata sull'energia dell'atomo magnetico; con tale energia secondo l'inventore si poteva guarire qualsiasi malattia, fondere metalli a distanza, produrre energia elettrica, investigare nel sotto suolo alla ricerca di giacimenti petroliferi e falde acquifere, aumentare la produzione agricola. (Il progetto Haarp?) Da quanto dichiarato da Ighina sembra che Marconi sia rimasto ucciso dal suo stesso esperimento durante il quale aveva provocato l'interruzione della circolazione del sangue; perché come spiegò il radiotecnico i monopoli scompongono la materia sulla stessa materia. Se ne accorse quando vide la salma e osservò sotto la pelle alcuni "gnocchetti neri". I medici diagnosticarono la morte in seguito ad un attacco di angina pectoris. In merito a questo "raggio invisibile", o "della morte", negli anni '90 giornali e TV diffusero la notizia che la polizia statunitense sarebbe stata dotata di un meccanismo capace di bloccare il motore dell'auto usata dai malviventi per darsi alla fuga. Tutto questo porta a pensare alla tecnologia in possesso degli UFO, dato che in molti casi di avvistamenti i motori delle auto si bloccano, la luce elettrica viene a mancare, ogni meccanismo si ferma. Fenomeni riscontrati anche nelle vicende riguardanti il famoso 54 Triangolo delle Bermuda, fenomeni che interessano campi elettromagnetici. Sembra però che tale progetto sia stato abbandonato perché in virtù del suo ampio raggio d'azione, fermerebbe anche i pacemakers e interrompe la corrente nelle abitazioni circostanti al luogo di azione. L'apparato costruito da Tesla proiettava particelle, grandi o microscopiche, in modo da concentrarle in una piccola area e inviarle a grandi distanze utilizzando energie "trilioni di volte" più potenti di quelle attualmente in uso. Un fascio più sottile di un capello a cui niente resiste. Una tecnologia che può diventare un'arma capace di abbattere migliaia di aerei a 400 chilometri di distanza, un acceleratore di particelle oggi in uso nei laboratori nucleari e nello scudo spaziale. Atto a produrre un'arma al plasma. In virtù di questo, qualcuno lo ha indicato come l'autore involontario dell'esplosione del 30 giugno 1908 nella Tunguska, in Siberia. Esiste la strana coincidenza che lo stesso giorno in si manifestò il fenomeno in Russia, l'inventore, stava eseguendo un esperimento con lo scopo di inviare un'onda di immensa energia e stabilire la comunicazione con una spedizione artica, localizzata nella linea retta compresa fra il laboratorio e il luogo dell'esplosione. Dato che il suo trasmettitore poteva generare una forza distruttiva pari a una bomba all'idrogeno di 10 megatoni, è stato fatto due più due. Non esistono però prove a conferma, nonostante che l'esplosione della Tunguska non abbia lasciato crateri prodotti da meteoriti o comete, caduta di UFO; non ci furono segnalazioni in merito a tali fenomeni. L'unico effetto prodotto alcuni giorni dopo, una luce aurorale anomala che potrebbe far pensare all'uso di apparecchiature da parte di Tesla; apparecchiature che oggi farebbero parte del progetto HAARP. Nonostante questo rimangono molti interrogativi: doveva avere una potenza di 30 megatoni e per raggiungerla doveva coinvolgere più centrali, quindi non si poteva nascondere il fatto; inoltre risultano testimonianze contraddittorie riguardo alla traiettoria. L'unico che poteva far luce sull'evento era proprio Tesla, ma mantenne il riserbo più assoluto in merito ai progetti che potevano produrre armi ad energia distruttiva. A Tesla è legata una storia riguardo ad un'auto elettrica. Si racconta che nell'estate del 1931 le strade della cittadina di Buffalo fossero percorse da una Pierce Arrow che non presentava emissione di fumi dal tubo di scarico in quanto avrebbe avuto uno motore elettrico e non combustione interna. Era guidata da tale Petar Savo indicato come un giovane parente di Tesla, un personaggio che parlando dello scienziato si riferiva a lui come "zio". Noi sappiamo che il nome del nipote controllato dall'FBI era diverso. Sembra che nei primi del novecento le auto elettriche avessero buone prospettive; in molti avevano anticipato veicoli alimentati da batterie. L'auto a benzina necessitava di una valvola a farfalla, una manovella per far girare il motore, acqua per un radiatore, quando proprio a quel tempo vi erano poche officine 55 per auto e un normale elettricista poteva eseguire la manutenzione del semplice motore a corrente continua. Nessun inquinamento, velocità contenuta e meno incidenti mortali, costi ribassati anche a livello produzione, non ci sarebbe stato bisogno di un accordo di Kyoto che nessuno rispetta, non avremmo avuto, come lo abbiamo oggi, un problema con i paesi islamici e non avremmo alimentato e finanziato di conseguenza il terrorismo. I grandi magazzini impiegavano camion elettrici, così i medici e le donne perché tali auto erano più facili da guidare, ma questo solo in città; le strade americane venivano percorse da veicoli con motore a combustione interna, più veloci e con maggiore autonomia. "Detroit Electric", "Columbia", "Baker", "Rauch & Lang" e "Woods" furono le principali aziende tra quelle che producevano questo tipo di veicoli elettrici. Le batterie erano però scarse, pesanti, ingombranti, al piombo, le auto avevano prestazioni limitate, oltre gli 80 Km/h la batteria si poteva deteriorare. Richiedevano molto tempo per la ricarica per un'autonomia massima di 160 chilometri. Quindi quando l'affidabilità e la velocità delle auto a benzina migliorò le auto elettriche sparirono. Petar Savo era stato nell'esercito austriaco ed era un esperto pilota; intervistato nel 1967, raccontò l'episodio dell'auto elettrica che collaudò per conto di Tesla. "La Westinghouse Electric" e la "Pierce-Arrow" avevano preparato un'auto sperimentale seguendo le indicazioni di Tesla con finanziamenti della "Studebacker Corporation". Aveva un motore elettrico a corrente che poteva raggiungere 1.800 giri al minuto, senza spazzole, raffreddato da una ventola frontale e due terminali di alimentazione sotto il cruscotto. Savo racconta che Tesla sollevò il cofano, fece qualche regolazione, posizionò 12 valvole termoioniche in un dispositivo all'interno di una scatola di circa sessanta centimetri per trenta e alta quindici. Poi eseguì la connessione al motore. L'auto percorse circa 80 chilometri attorno a Buffalo, raggiungendo i 145 km/h in perfetto silenzio. A detta di Tesla il dispositivo che alimentava l'auto era in grado di alimentarlo per sempre e soddisfare il fabbisogno energetico di un'abitazione; l'inventore affermò che sfruttava una "misteriosa radiazione proveniente dall'etere, disponibile in quantità illimitata". L'auto aveva una batteria ricaricata da una antenna che entrava in sintonia con la risonanza di Schumann intorno ai 7,83 Hz. Una valigia come quelle dei ricevitori a bassa frequenza rimodulava la corrente alternata del campo magnetico terrestre in corrente continua necessaria alla batteria fornendo una quantità illimitata di energia. Considerando tutto questo non possiamo fare a meno di pensare che la Grande Piramide potesse assumere la funzione di quella valigetta, assorbendo dalla Terra energia elettrica per distribuirla senza l'uso dei fili, sfruttando proprio la risonanza di Schumann sulle frequenze di 30 Hz riscontrata nella costruzione. Gli esperimenti durarono una settimana, l'auto percorse vari tipi di strade alla velocità di 150 chilometri orari, dopodiché venne consegnata in tutta segretezza in una fattoria vicina a Buffalo e Tesla si portò via il suo dispositivo. Nel 1933 per problemi 56 amministrativi la "Pierce Arrow" venne liquidata e la storia si ferma qui. Nel New York Daily News del 2 aprile 1934 un articolo intitolato "Il sogno di Tesla di un'energia senza fili vicino alla realtà", si parlava di un "esperimento programmato per spingere un'automobile utilizzando la trasmissione senza fili di energia elettrica". Nello stesso periodo la "Westinghouse Corporation" pagò per la sistemazione di Tesla al "New Yorker Hotel" di New York , dove visse per tutto il resto della sua vita. Tesla venne anche reclutato dalla Westinghouse per ricerche non ben specificate sulle trasmissioni senza fili ed egli interruppe le sue dichiarazioni pubbliche sui raggi cosmici. Leggende metropolitane, o studiati cover up su invenzioni che potevano danneggiare il potere di qualcuno? Su tutta la storia non vi sono molti riscontri. Riguardo le auto all'Idrogeno, oggi parliamo di auto con motore a celle di combustibile, a idrogeno. Una nuova frontiera già disponibile che viene ostacolata esclusivamente da problemi politici visto che quelli economici potranno essere risolti nel momento in cui si passerà ad una produzione industriale con l'abbattimento dei relativi costi. In soli cinque anni, massimo sette, si potrebbe riconvertire l'intero parco auto, azzerare il tasso d'inquinamento mettendosi in regola con l'accordo di Kyoto e sganciarsi dal petrolio e da tutti i problemi che dal suo uso derivano. Ironia della sorte la cella a combustibile (4), o pila a gas, fu ideata nel 1839 da William Grove, un curioso avvocato del Galles con l'hobby della chimica. Durante un esperimento di elettrolisi, procedimento attraverso il quale si può separare idrogeno e ossigeno dall'acqua, si accorse che, nel momento in cui le batterie che alimentavano le celle elettrolitiche venivano escluse, il processo riprendeva al contrario; cioè l'idrogeno e l'ossigeno si riunivano generando elettricità. La comunità scientifica pur interessata inizialmente preferì optare per la dinamo, scoperta poco tempo dopo da Werner Siemens. Passarono 120 anni prima che la NASA adottasse le "fuell cells" per il progetto Apollo e invogliasse il loro uso a livello industriale. Infatti, a partire dagli anni '60, le pile a combustibile sono state utilizzate per tutte le missioni spaziali sia Apollo, sia Shuttle, al fine di produrre acqua ed energia elettrica nello spazio. La cella, in pratica, si comporta come un generatore di energia elettrica prodotta attraverso la reazione chimica controllata tra idrogeno e ossigeno grazie a un catalizzatore di platino. Si verifica il consumo di un combustibile, nel caso idrogeno e ossigeno, con emissione di vapore acqueo. Non più camere di scoppio, pistoni, combustione. Fra i cinque tipi di celle a combustibile, le più interessanti sono quelle ad acido fosforico e a membrana scambiatrice di protoni detta anche Pem. Le prime usate negli impianti di potenza, le seconde nella locomozione dei veicoli. 57 Le pile Pem sono state sviluppate alla fine degli anni Cinquanta negli Usa, dalla "General Electric", e grazie alla collaborazione con la "Ballard Power Systems", società canadese di alta tecnologia, e con l'inglese "Johnson Matthey", specializzata in catalizzatori, il costo del platino in una cella Pem è sceso drasticamente. Oltre al settore dell'autotrazione, i campi di applicazione delle "fuel cells" sono la produzione di energia, apparecchiature per telecomunicazioni, sistemi di alimentazione per cellulari, personal computer e fabbisogni domestici. Il metodo più economico per disporre di idrogeno è estrarlo dal gas naturale ma, con tale procedimento, noto come "Steam Reforming", viene liberata come sottoprodotto anidride carbonica; un secondo sistema è produrlo partendo dall'acqua, separandolo dall'ossigeno attraverso l'elettrolisi. La scelta vincente è rappresentata dalle celle a combustibile alimentate da idrogeno se ottenuto dall'acqua attraverso l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. L'acqua generata dalle "Fuel Cell" è così pura che viene bevuta dagli astronauti sullo Shuttle. In occasione della rassegna IFA, la più grande Fiera dell'Elettronica del mondo, tenutasi a Berlino nel settembre del 2005, è stata presentata, dalla Toshiba una piccolissima centrale, costituita da una mini cella a combustibile alimentata da un'alta concentrazione di metanolo (99,5%) come combustibile. Uno strumento idoneo e alternativo per ricaricare le batterie di Notebook, audio digitali, dvd portatili, telefoni cellulari. Pesa 8,5 grammi e produce 100 milliwatt di energia in un compatto che misura appena 22x56x4,5 mm. Per il suo funzionamento necessita solo di 2 millilitri di combustibile per assicurare 20 ore di autonomia in un riproduttore di MP3 audio. Le Piramidi potevano essere state immense celle a combustibile per fornire energia al popolo che occupava le terre tredicimila anni fa. Secondo Alan Alford la Camera della Regina nella Grande Piramide di Giza, sarebbe stata il punto dove si doveva trovare la cella energetica idonea a produrre la separazione fra l'ossigeno e l'idrogeno; il sarcofago nella camera del Re il recipiente dove avveniva la combustone controllata dell'idrogeno; le cinque stanze sopra tale camera, ossia il Ded, il dispositivo di raffreddamento. Alford ipotizza che nelle 27 nicchie allineate nella Grande Galleria e adesso vuote, si trovavano cristalli capaci di risuonare a diverse frequenze e impiegati per comunicare. Questo ci porta a fantasticare ancora un po' e a compiere un viaggio fino ad Atlantide. Secondo quanto riportato riguardo alle dichiarazioni del veggente Cayce, la civiltà Atlantidea disponeva di una avanzata tecnologia, comprendente anche "i raggi distruttivi"; Cayce parlò di televisione, aeromobili, quando ancora non esistevano; dichiarò che quel popolo era capace di alterare la struttura atomica dei cristalli per ricavare enormi quantità di energia, attraverso un sistema che ricorda quelli descritti da Tesla. I cristalli sarebbero stati isolati in un edificio "foderato di pietra non 58 conduttrice". La descrizione ricorda le torri di vetro girevoli di cui disponevano i Thuata de Danan, protagonisti delle saghe irlandesi, rivestite appunto di un materiale isolante a protezione delle radiazioni emanate dalle armi nemiche. I documenti con le descrizioni per costruire tali "pietre" verrebbero custoditi in tre posti diversi: nei templi di Atlantide sommersi a Bimini, in un tempio in Egitto e nel tempio di Itlar nello Yucatan. Cayce parlò anche di Faser e Maser, l'energia derivante dalla luce polarizzata, dicendo che proprio il cattivo uso di tale energia scatenò forze incontrollabili che causarono la distruzione del continente. Nel 1970 il Dottor Ray Brown durante un'immersione con alcuni suoi amici nelle acque del triangolo delle Bermuda, vicino alle isole Bari, Bahamas, vide, a quaranta metri di profondità, una vasta città sommersa e una piramide con un'apertura sulla sua sommità. Ecco la sua testimonianza: "La costruzione era in pietra liscia, le giunzioni fra i blocchi si distinguevano appena. L'apertura era una specie di pozzo che immetteva in una stanza interna rettangolare. Completamente priva di alghe e coralli e stranamente ben illuminata senza che ci fosse nessuna luce diretta. Vidi qualcosa che riluceva. Dal soffitto pendeva un'asta metallica con incastonata una pietra rossa sfaccettata e affusolata in punta. Sotto di essa un basamento in pietra sono sopra una piastra sempre di pietra, sulla quale due mani di bronzo, annerite da evidenti bruciature, sorreggevano una sfera di cristallo. Non riuscendo a smuovere l'asta e la pietra rossa, afferrai il cristallo e venni via. Mentre uscivo da quel luogo mi parve di avvertire una presenza. All'interno di questo cristallo rotondo vi era una serie di forme piramidali, tre per l'esattezza e tenendolo in mano si avvertiva una vibrazione." Pervaso dal timore che la sfera gli fosse confiscata non ne ha rivelata l'esistenza fino al 1975, nel corso di una conferenza a Phoenix, né il punto esatto del suo ritrovamento e cosa ne è stato del cristallo. Il particolare delle mani metalliche che sorreggono un cristallo, rammentano le mani degli isolatori che sostengono le "lampade" rappresentate sulle pareti di Dendera. Il fatto che siano state viste annerite e bruciate significa che erano state sottoposte ad un fortissimo calore, quindi la piramide catalizzava una sorta d'energia indirizzandola, attraverso l'asta, nella sfera di cristallo. La pietra rossa poteva essere un rubino, pietra solitamente usata nei laser per concentrare e proiettare l'energia. In quanto alla sfera vi sono testimonianze che parlano di fenomeni paranormali; di metalli che in contatto con essa si magnetizzano temporaneamente; l'ago della bussola girerebbe prima in senso orario e poi in senso opposto. Si è parlato di casi di guarigione dopo averla toccata. Un collegamento al teschio di cristallo? Speculazioni? Fatto che non si può negare. Il cristallo della sfera testimonia l'esistenza di civiltà in possesso di una tecnologia avanzatissima perché perfino gli esperti dell'Istituto 59 Smithsoniano di Washington hanno dichiarato che, solo dopo il 1900 siamo entrati in possesso di una tecnologia con la quale poter tagliare il quarzo e ricavarne una sfera perfetta. Dal passato saltiamo al futuro in quanto Tesla non era in accordo con Einstein riguardo alla curvatura dello spazio per lui impossibile: "Se esistesse non si spiegherebbe il moto dei corpi come li osserviamo. Solo un campo di forza può spiegarlo e la sua assunzione dispensa la curvatura spaziale dell'esistere." Tesla condivideva la visione della luce intesa come particella e come onda; lavorava ad un progetto relativo ad una "barriera di luce" in grado di alterare tempo, spazio, gravità e materia. Voci dal sapore di leggenda abbinano il suo nome al "Progetto Filadelfia" riguardante la sparizione di una nave e il suo equipaggio dopo averla esposta ad un forte campo magnetico. Qualcosa che potrebbe fornire la spiegazione delle strane sparizioni nel famoso triangolo delle Bermude. Oggetto dell'esperimento il cacciatorpediniere Eldridge D173 che finì avvolto da una strana nebbia luminescente e verdastra appena i generatori magnetici furono messi in funzione. La nave sparì davanti agli occhi degli osservatori rimasti a bordo della SS Furuseth e della SS Malay, lasciando ben visibile la sua impronta nell'acqua, all'interno di un campo di forza di forma sferica di circa cento metri d'ampiezza. L'Eldridge fu vista apparire e scomparire a Norfolk in Virginia e l'equipaggio subì conseguenze sconvolgenti devastanti. Uomini che apparivano e sparivano in ogni luogo si trovassero. La storia venne rivelata da un non ben identificato Carl Allen in corrispondenza epistolare con il dottor Morris Jessup, astronomo e ricercatore, autore di un libro collegato alla storia, "The case for the Ufo". Jessup morì in circostanze misteriose e sospette. La vicenda è stata divulgata da Manson Valentin con il quale Jessup era in contatto e, successivamente, da Charles Berlitz che intervistò Valentin. Queste le vicende collegate a Tesla, un personaggio scomodo all'epoca e sicuramente lo sarebbe anche ai nostri tempi, ma riconosciuto come l'inventore del mondo che noi conosciamo; senza di lui non saremo giunti a questo grado di sviluppo tecnologico. 150.000 documenti custoditi nel Museo a lui intestato a Belgrado testimoniano la sua grande conoscenza dell'elettromagnetismo, la sua capacità di visualizzare nella mente il problema e passare alla soluzione senza dover stilare disegni ed effettuare calcoli. La sua mania di perfezionismo, l'enorme serietà, le doti di eloquenza; l'amore per la natura che lo spingeva a compiere lunghe passeggiate. Appare come un uomo che desiderava una società sana e giusta, retta da principi egualitari, "non dominata dagli interessi egoistici di oscuri manovratori dell'economia e della politica; individui privi di coscienza che perseguono i propri interessi non tenendo conto dei danni provocati all'umanità." 60 Consapevole che il mondo è governato da pochi furbi e facoltosi, come lui li definiva, nascosti nelle stanze del comando, intenti a raggirare una massa di illusi, poveri, indifesi ignoranti. Sapeva come cambiare gli equilibri mondiali ponendo a "disposizione di tutti illimitate e smisurate sorgenti di energie che avrebbero diffuso il benessere, creato cultura, conoscenza e consapevolezza; portando il mondo ad un autocontrollo; togliendo ai gruppi di potere l'opportunità di manipolare la massa per conseguire il loro egoistico interesse". Utopia. Per queste sue idee Tesla fu contrastato. Nell'elite militare e industriale del tempo figuravano uomini come John Rockefeller Jr., Julius Rosenwald, Henry Ford, Harvey Firestone, Herbert Hoover, il generale Pershing (5); ben consapevoli che le invenzioni di Edison non avevano un futuro, ma Edison era asservito al sistema, Tesla, al contrario, lo combatteva. Per questo vennero tagliati i fondi all'inventore; le sue invenzioni non dovevano modificare lo status quo raggiunto, non in quel momento, il cambiamento richiedeva tempo. Il genio invece innesca salti quantici nello sviluppo tecnologico che costringono a cambiamenti repentini degli equilibri; quindi chi gestisce il potere deve bloccarli o rallentarli con ogni mezzo. Lo fecero passare per pazzo; lo fu quando scoprì le frequenza di risonanza della Terra; ma cinquanta anni dopo Shumann disse che aveva ragione. Lo dotarono di poteri extraterrestri quando pilotò il battello col radiocomando; ma i tedeschi in guerra fecero lo stesso con i missili ed oggi si fa uso delle "smart bombs" guidate da Laser e GPS. L'unità di misura del flusso magnetico porta il suo nome, un onore concesso a pochi, a riconoscimento del suo enorme e indiscusso talento; ma non fu premiato con il premio Nobel come avrebbe meritato; gli fu conferita solo la Edison Medal. La cerimonia avvenne il 18 maggio 1917. Nell'occasione, uno dei membri della "Enginering Society Building" chiuse il suo discorso, nel quale elogiava i meriti dell'inventore croato, dicendo: E alla fine Dio disse "Sia Tesla e la luce fu". IL BULBO DI TESLA Il bulbo di tesla è un potente sistema per la trasmissione dell'energia distanza inventato dal genio assoluto del ventesimo secolo Nikola Tesla. Rientra nella categoria delle invenzioni soppresse dai gruppi elitari che governano il mondo ma dalle informazioni, pur se frammentarie, che abbiamo è possibile retroingegnerizzarlo basandoci sugli scritti di Tesla stesso e sulle conoscenze che abbiamo nella fisica dell'etere. Il bulbo di tesla ha tre applicazioni principali tutte e tre troppo importanti per i potenti motivo per cui hanno soppresso tutto dopo aver ucciso Nikola Tesla. Lo si può usare per: 61 · trasmettere l'energia a distanza senza perdite e in overunity estraendo energia addizionale dall'etere che collassa. · come forma di propulsione ad effetto di campo e quindi antigravità. · come arma...è un efficente cannone al plasma in grado di operare in aria e non nel vuoto. Lo scopo della nostra ricerca è di capirne al meglio il funzionamento e replicarlo. COME È FATTO E COME FUNZIONA Nikola Tesla scoprì che usando un impulso a bassa frequenza focalizzato come un raggio, avrebbe causato, ad un quarto d'onda, l'eruzione di una onda d'urto elettromagnetica più intensa che avrebbe eccitato i gas atmosferici portandoli allo stadio di plasma e creando così un'onda d'urto secondaria esplosiva la quale collassando avrebbe generato una implosione nell'etere. Durante l'implosione dell'etere Tesla notò un forte incremento nell'energia trasmessa e un abbassamento della temperatura tipico del regime sintropico. L'onda a bassa frequenza veniva usata solo come "portante" per creare una zona conduttiva nell'aria focalizzata mentre l'onda "stimolante" (così la definì) era ad alta frequenza. Il bulbo è di vetro e all'interno viene fatto il vuoto (in seguito Tesla dice che non serve il vuoto giustamente), in esso troviamo una semisfera di alluminio con davanti un anello di metallo. Dagli scritti emerge che Tesla alimentava la semisfera con bassa frequenza mentre l'anello veniva alimentato ad alta frequenza da bobine di tesla. Purtroppo Tesla non scrisse mai veri e propri libri di teoria ne si dilungava molto nelle spiegazioni, lui era soprattutto uno sperimentatore e quindi è tipico ritrovarsi davanti le sue invenzioni con pochi dettagli, se poi aggiungiamo il fatto che gran parte dei suoi scritti furono sequestrati e classificati dall'FBI dopo che lo uccisero nel 43 è chiaro che con una semplice lettura possono sorgere molti dubbi. Di primo acchito si potrebbe credere che la semisfera sia alimentata da un semplice generatore a bassa frequenza ma questo non avrebbe senso! Se fosse veramente così il sistema sarebbe solo un banale trasmettitore a bassa frequenza con accoppiato un altro trasmettitore ad alta frequenza. Se però si conosce il resto del lavoro di Tesla sulle onde longitudinali e sull'evento radiante è possibile decifrare bene l'invenzione del bulbo. Innanzi tutto prendiamo in esame una breve descrizione di un suo esperimento. Tesla parla di un impulso elettromagnetico che è focalizzato e che porta con se una 62 carica elettromagnetica che cresce esponenzialmente e questo impulso è a bassa frequenza. Qui Tesla non parla delle classiche onde trasversali ma parla di onde longitudinali, si parla quindi dell'evento radiante. Negli studi sull'ER notò che l'onda d'urto da esso generata ha effetti differenti a seconda della frequenza di pulsazione dell'onda longitudinale stessa. Alle basse frequenze l'onda radiante sposta la materia ed ha una forte azione di spinta, a questa spinta è associata una forte carica elettromagnetica. Alle alte frequenze diminuisce l'effetto di spinta ma aumenta la formazione di plasma e viene aggiunta più energia sintropica dall'etere che collassa diventando plasma. Inoltre Tesla specifica che la semisfera è alimentata ad alta tensione in continua. È chiaro quindi che la semisfera và alimentata da un circuito radiante che utilizza come sorgente alta tensione in continua, la bassa frequenza non è altro che la bassa frequenza di pulsazione del sistema radiante che pilota la semisfera. In questo modo dalla semisfera escono raggi collimati e altamente direttivi di evento radiante...onde d'urto che ionizzano l'aria creando un percorso conduttivo. A questo punto lo schema ha molto più senso e si capisce perchè l'anello è invece alimentato da normali tesla coil ad alta frequenza. Un esempio: usando una frequenza di pulsazione sulla semisfera di 60hz con una lunghezza d'onda di 3100 miglia si avrà la massima emissione di energia ad un quarto d'onda ossia a 775 miglia. Sovrapponendo una frequenza di eccitamento di 50 Mhz ad esempio si avrà una "implosione fredda" che assorbe calore dall'ambiente circostante facendo collassare l'etere (regime sintropico). Cambiando la lunghezza d'onda della portante longitudinale e la direzione di propagazione si può trasmettere energia in tutti i punti del globo. Riassumendo i concetti: la semisfera viene alimentata da un circuito radiante a bassa frequenza. Viene generata quindi una onda longitudinale collimata che crea un percorso nell'aria conduttivo con dei picchi corrispondenti ai picchi dell'onda longitudinale stessa. L'onda generata passa però attraverso l'anello che è alimentato da un tesla coil ad alta frequenza, in questa maniera l'alta frequenza si sovrappone alla portante longitudinale e crea gli effetti di collasso dell'etere sopra esposti. Perchè l'alta frequenza innesca l'implosione nell'etere? Perchè i vortici sferico toroidali che compongono la materia e l'energia di legame che li tiene uniti a formare le molecole hanno tutti una frequenza di risonanza tipica. Se ci agganciamo a questa frequenza li possiamo destabilizzare facendo loro emettere più energia di quella che assorbono dal campo scalare (i vortici implodono e abbiamo quindi la trasformazione della materia in etere) e possiamo anche spezzare i legami molecolari trasformando l'energia di legame sotto forma di etere in plasma, fenomeno che accade anche nelle celle elettrolitiche pulsate a frequenza di risonanza e nella sonoluminescenza. L'idea geniale di Tesla è stata quella di usare una onda longitudinale come portante per 63 trasportare l'alta frequenza e amplicare gli effetti in sinergia. APPLICAZIONI Free energy ed energia wireless Il bulbo di Tesla permette di trasferire grandi quantità di energia a distanza in maniera collimata e senza perdite. A differenza dei tentativi di trasmissione dell'energia wireless con le microonde che invece sono difficili da collimare e hanno grosse perdite. Inoltre grazie al coinvolgimento del collasso di etere è plausibile l'applicazione del bulbo negli apparecchi free energy come le celle elettrolitiche pulsate alla frequenza di risonanza dell'acqua. Basterebbe usare la frequenza di risonanza dell'acqua e non sarebbe necessario un circuito radiante molto potente. Potenzialmente molti sistemi free energy beneficerebbero dell'applicazione del bulbo di tesla. SISTEMI ANTIGRAVITAZIONALI Collimando diversi raggi Tesla su un unico punto si otterebbe una forte differenza di pressione nell'etere il che genererebbe spinta ad effetto di campo ossia antigravità. È interessante sapere la storia che c'è dietro il bulbo di Tesla. Prima della seconda guerra mondiale Lenin fece una offerta molto proficua in termini di denaro a Tesla per avere questo apparato. Tesla rifiutò così come rifiutò di collaborare per scopi bellici o di potere. Tuttavia anche i nazisti si interessarono ai suoi progetti, inizialmente fù Wernher von Braun a sperimentare questa tecnologia nei laboratori americani di Los Alamos (il governo americano e i nazisti sono una unica entità) nel 1936. Hitler approvò la ricerca e Braun si trasferì in germania proseguendo gli studi a Peenemunde dove i nazisti sperimentavano le armi segrete. Braun fù anche nominato ubersturmbannfuehrer delle SS una alta carica nel sistema nazista. Che eroe dell'era spaziale! Altro che razzi sulla luna! La cosa più interessante è che i nazisti applicarono il sistema del bulbo di Tesla su un nuovo tipo di macchinario a propulsione antigravitazionale (loro costruirono i primi dischi volanti su base Schauberger) che aveva la forma di sigaro...infatti utilizzarono gli scafi dei sottomarini U-boat. Personalmente mi sono sempre chiesto come fossero disposti i motori antigravitazionali negli UFO (umani e non) a forma di sigaro. Tipicamente i velivoli antig sono a forma di disco perchè la massa deve essere contenuta all'interno del vortice sferico toroidale generato dal motore antig...ma allora perchè la forma a sigaro? Proprio perchè hanno usato una serie di bulbi di Tesla collimati per generare il campo, in tal caso la forma a sigaro è perfetta per rientrare in sezione nel percorso aperto dai bulbi nell'etere stesso. 64 CANNONE TESLA Purtroppo per ogni scoperta c'è anche l'applicazione bellica. Il bulbo Tesla può sparare grosse bordate di energia che si concentrano in plasma, Tesla chiamava queste implosioni "l'energia nucleare dell'ambiente". Ci sono buoni motivi per pensare che l'eplosione della Tunguska sia stata provocata inavvertitamente proprio da uno dei suoi esperimenti con i bulbi. Il periodo storico coincide così come coincide la fenomenologia dell'evento imputabile a una grossa quantità di etere che collassa in uno specifico punto. Scegliendo la lunghezza d'onda appropriata e la direzione voluta è possibile creare tali implosioni in qualsiasi punto del pianeta devastando intere aree così come creare terremoti e tsunami. Inquietante? Questa è la realtà...trovo più inquietante il fatto che l'umanità ignora completamente queste cose. Tornando sull'argomento anche Marconi conosceva questa metodologia, lui riusciva a bruciare in uno dei suoi esperimenti un intero gregge di pecore stando a migliaia di km di distanza. HAARP È UN'ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA NON SOTTOPOSTA AD ALCUN NEGOZIATO Da un punto di vista militare, HAARP è un'arma di distruzione di massa. Potenzialmente costituisce uno strumento di conquista in grado di destabilizzare selettivamente sistemi agricoli ed ecologici di intere regioni. Anche se non ci sono prove che questa mortale tecnologia sia stata usata, sicuramente le Nazioni Unite dovrebbero affrontare la questione della "guerra ambientale" a fianco del dibattito sugli impatti climatici dei gas-serra. Nonostante esista un ampio corpo di conoscenze scientifiche, la questione della deliberata manipolazione climatica per uso militare non è mai diventata esplicitamente parte della agenda delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. GUERRA CLIMATICA La rinomata scienziata dott. Rosalie Bertell conferma che "gli scienziati militari degli Stati Uniti stanno lavorando sui sistemi climatici come potenziale arma. I metodi includono l'accrescimento delle tempeste e la deviazione dei fiumi di vapore dell'atmosfera terrestre per produrre siccità o inondazioni mirate. Già negli anni '70 il vecchio consigliere per la Sicurezza Nazionale Zbigniew Brzezinski aveva previsto nel suo libro "Tra Due Epoche" che: "...La tecnologia renderà disponibile, per i leader delle maggiori nazioni, tecniche per condurre una guerra segreta, per la quale sarà 65 necessario considerare solo una minima parte delle forze speciali (...) Tecniche di modificazione del clima potrebbero essere impiegate per causare prolungati periodi di siccità o tempesta..." Marc Filterman, ex-ufficiale francese, descrive svariati tipi di "armi non convenzionali" che usano frequenze radio. Egli si riferisce alla "guerra climatica", indicando che gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica già "...padroneggiano il know-how necessario per scatenare improvvisi cambiamenti climatici (uragani, siccità) nei primi anni '80...". Queste tecnologie rendono "...possibile provocare disturbi atmosferici usando onde radar a frequenza estremamente bassa...". IL PROGRAMMA "HIGH-FREQUENCY ACTIVE AURAL RESEARCH" - HAARP Il HAARP con base a Gokoma (Alaska) - amministrato congiuntamente da Aviazione e Marina - è parte di una nuova generazione di armamenti sotto il controllo della Iniziativa di Difesa Strategica degli Stati Uniti. Approntato dal Laboratorio di Ricerca dell'Aviazione - Direzione Veicoli Spaziali, HAARP è costituito da un sistema di potenti antenne in grado di creare "modificazioni locali controllate della ionosfera". Lo scienziato dott. Nicholas Begich - attivista della campagna contro HAARP descrive tale programma come "...una tecnologia di raggi estremamente potenti di onde radio che raggiungono aree della ionosfera (lo strato più alto dell'atmosfera) si concentrano su di essa e la riscaldano. A quel punto le onde elettromagnetiche rimbalzano sulla terra e penetrano qualsiasi cosa - viva o morta...". La dottoressa Rosalie Bertell descrive HAARP "...una gigantesca stufa in grado di causare la principale spaccatura della ionosfera, creando non tanto dei buchi quanto delle lunghe incisioni sullo strato protettivo che impedisce alle radiazioni mortali di bombardare il pianeta...". LA PAROLA AGLI AMERICANI Il sito ufficiale HAARP ci presenta un'innocente stazione scientifica dove gli scienziati sondano via radio quelle regioni dell'alta atmosfera preannuncianti lo spazio esterno, cioè la ionosfera e la magnetosfera. I titoli dei paragrafi esplicativi del sito sono peraltro scritti a mo' di domande ("Cos'è HAARP?", "Perché è coinvolto il Dipartimento della Difesa?", ecc.) Nel paragrafo titolato "HAARP è unico?", ci si affretta a precisare che anche altre nazioni studiano la ionosfera, come la stessa Russia o i Paesi europei (più il Giappone) del consorzio EISCAT, anche se le loro 66 apparecchiature, site a Tromsoe in Norvegia, sono dei radar "incoerenti". Ma veniamo ai dettagli. Presso Gakona, circa 200 km a Nord-Est del Golfo del Principe Guglielmo, un terreno di proprietà del Dipartimento della Difesa USA fu scelto il 18 ottobre 1993 da funzionari dell'Air Force e a partire dall'anno seguente venne disseminato di piloni d'alluminio alti 22 metri, il cui numero è cresciuto di anno in anno fino ad arrivare a 180. Ognuno di questi piloni porta doppie antenne a dipoli incrociati, una coppia per la "banda bassa" da 2.8 a 7 MegaHerz e l'altra per la "banda alta" da 7 fino 10 MegaHerz. Tali antenne sono capaci di trasmettere onde ad alta frequenza fino a quote di 350Km, grazie alla loro grande potenza. A pieno regime, l'impianto richiede 3.6 MegaWatt (la potenza di 100 automobili), assicurati da 6 generatori azionati da altrettanti motori diesel da 3600 cavalli l'uno. Scopo ufficiale di queste installazioni è studiare la ionosfera per migliorare le telecomunicazioni. Non posso fare a meno di riportare qui di seguito, altri fatti, magari ripetitivi, ma comunque importanti del grande Tesla e di Einstein UN OBLIO TOP SECRET NIKOLA TESLA Negli anni Sessanta, tutti i giovani ingegneri elettrici passeggiavano abitualmente con una mano in tasca. E non per sciatteria o per protestare contro le regole, ma per l'avvertimento che gli veniva dato in laboratorio il giorno del primo esperimento: se una scossa elettrica attraversa il petto può uccidervi, ma se la stessa scarica rimane su un lato del corpo vi procurerà una leggera scossa. Grazie a questo consiglio, gli ingegneri elettrici che non vogliono morire tengono sempre una mano in tasca in prossimità di elettricità libera. Gli appunti di Nikola Tesla di Colorado Springs dimostrano che fu lui il primo ingegnere a consigliare questa pratica per lavorare in modo sicuro; perciò molti ingegneri gli devono la vita. Inventò inoltre il tachimetro, il contagiri meccanico, la diffusione radio, l'energia elettrica a corrente alternata e le turbine senza pale. Una delle sue invenzioni importanti è la macchina terapeutica per l'elettroterapia di Tesla, questo apparecchio generava corrente ad altra frequenza: Le correnti generate da questo apparecchio sono un ottimo tonico per il sistema nervoso umano; aiutano il funzionamento del cuore e la digestione; inducano un benefico sonno; liberano la pelle dalla dannosa sudorazione e curano raffreddore e febbre grazie al calore prodotto; rivitalizzando parti del corpo atrofizzate o paralizzate; alleviano ogni tipo di sofferenza e salvano centinaia di persone ogni anno. 67 Tesla ebbe da ridire sulla teoria della relatività di Einstein e lo fece con una dichiarazione scritta. Tesla scrisse: Ho elaborato una teoria dinamica della gravità in ogni dettaglio, e spero di rilasciarla al mondo molto presto. Spiega le cause di questa forza, e il moto dei corpi celesti sotto la sua influenza in modo cosi soddisfacente, che metterà fine alle inutili speculazioni e false concezioni, come quelle della curvatura dello spazio. Secondo i relativisti, lo spazio ha una tendenza alla curvatura che appartiene a una inerente proprietà o presenza dei corpi celesti. Volendo attribuire una parvenza di realtà, tale idea fantastica si contraddice comunque. Ogni azione è seguita da una reazione, e gli effetti dell'ultima sono direttamente opposti a quelli della prima. Supponendo che gli astri agiscano sullo spazio circostante causandone la curvatura, alla mia mente appare che gli spazi curvi debbano reagire sugli astri e, producendo gli effetti opposti, annullare le curvature. Poiché azione e reazione coesistono, ne consegue che la presunta curvatura dello spazio è totalmente impossibile; ma anche se esistesse, non spiegherebbe i moti degli astri osservati. Solo l'esistenza di un campo di forza può spiegare questi moti, e l'assumerla prescinde dalla curvatura dello spazio. Qualsiasi letteratura sul soggetto è inutile, e destinata all'oblio. È un vero peccato che Tesla non abbia mai pubblicato la sua teoria dinamica sulla gravità. Il pensiero moderno suggerisce infatti che quando un oggetto pesante si muove emette, onde gravitazionali che si irradiano alla velocità della luce; queste onde gravitazionali si comportano in modo analogo a molti altri tipi di onde. Le grandi invenzioni di Tesla si basano tutte sullo studio delle onde: egli credeva infatti che il suono, la luce, il calore, i raggi X e le onde radio fossero tutti fenomeni legati tra loro e che quindi rispondessero alla stessa legge matematica. Il diverbio con Einstein fa pensare che Tesla avesse esteso quest'idea anche alla gravità. Negli anni Ottanta si dimostrò che aveva ragione: uno studio sulla dispersione di energia in una pulsar chiamata PSR1913+16 dimostro che le onde gravitazionali esistono e la concezione di Tesla sulla gravità come effetto del campo venne considerata più seriamente di quanto non avesse fatto Einstein. Sfortunatamente, però, Tesla non rivelò mai che cosa lo avesse portato a una tale conclusione, e non illustrò mai la sua teoria della gravità al mondo. Tesla rilasciò poi un'altra affermazione che venne ritenuta oltraggiosa, che non fece altro che consegnarlo definitivamente all'oblio: Quest'anno ho dedicato molto tempo al perfezionamento di un apparecchio molto piccolo e compatto, che riesce a inviare una quantità di energia considerevole nello spazio interstellare a qualsiasi distanza, senza la minima dispersione. Vorrei presentare all'istituto francese una descrizione accurata degli apparecchi con tutti i dati e i calcoli, e penso di chiedere il premio Pierre Guzman di 100000 franchi per i 68 mezzi di comunicazione con altri mondi; ritengo che senza alcun dubbio mi verrà assegnato. Il denaro è naturalmente insignificante, ma per il grande onore di essere stato il primo nella storia a conseguire questa scoperta miracolosa, sarei disposto a dare la vita”. Tesla non ottenne mai il premio, né illustrò mai il suo lavoro; il governo francese non conobbe mai le sue idee poiché gli eventi presero il sopravvento: Hitler cominciava ad estendere il suo potere in Europa, e la Francia fu invasa nel 1940. Lo strumento di cui parlava Tesla era un prototipo di laser e di un ordigno al plasma che produceva particelle ad alta energia nella ionosfera. Gli appunti del Colorado mostrarono che era a conoscenza di entrambe le possibilità, e queste apparecchiature sarebbero state una conseguenza logica dei suoi esperimenti sui fulmini. Nel 1940, dopo il suo ottantaquattresimo compleanno, rilasciò un'intervista al "New York Times" che venne pubblicata il 22 settembre: Nikola Tesla, uno dei più grandi inventori, che il 10 luglio scorso ha celebrato il suo ottantaquattresimo compleanno, rivela che è pronto a consegnare al governo degli Stati Uniti il segreto della sua "teleforza", in grado di liquefare, a suo parere, il motore di un aereo a 250 miglia di distanza, e che permetterebbe di costruire una sorta di muraglia cinese invisibile intorno il nostro paese. L'articolo non fu commentato dai colleghi scienziati: allora, la reputazione di essere un uomo sempre in cerca di celebrità superava la sua credibilità e, con l'avanzata di Hitler in Europa, c'erano cose più importanti di cui preoccuparsi. Nel 1941 gli Stati Uniti entrarono in guerra, e Tesla deve essersi sentito particolarmente coinvolto quando, intorno a quel periodo i tedeschi invasero il suo paese natale. Che cosa poteva fare del suo "raggio mortale", che il popolare giornale aveva denominato la sua "teleforza"? Voleva consegnarla al governo degli Stati Uniti, per sostenere sia il suo paese natio sia quello d'adozione. Il 5 gennaio del 1943 Tesla telefonò al Dipartimento della guerra e parlò con il colonnello Erskine, al quale offri i segreti della sua arma. Erskine non conosceva Tesla, e pensò che si trattasse di un folle; promise di richiamarlo, ma non lo fece mai. Questo fu l'ultimo messaggio di Tesla al mondo. In quel periodo viveva all' Hotel New Yorker ed era piuttosto malato; aveva attacchi frequenti al cuore ormai indebolito. La sera del 5 gennaio disse che non voleva essere disturbato e andò a dormire; spesso chiedeva allo staff dell'albergo di non disturbarlo per duo o tre giorni, ma questa sarebbe stata l'ultima volta. A questo punto la storia diventa un vero e proprio thriller. Tesla morì per “un attacco cardiaco” tra la notte di martedì 5 e la mattina di venerdì 8 gennaio, quando fu trovato dalla cameriera dell'albergo. L'unico parente conosciuto, il nipote Sava Kosanovich, un rifugiato jugoslavo sfuggito all'invasione tedesca, era tenuto sotto stretta sorveglianza dell' FBI, come molti altri rifugiati, per il timore che fosse una spia. La notte dell'8 gennaio Sava Kosanovich si recò, assieme ad altri due uomini, George 69 Clark e Kenneth Sweezey (un giovane giornalista scientifico), nella stanza di Tesla con un fabbro per aprire la sua cassetta di sicurezza, e chiese agli altri due di cercare il testamento; in veste di testimoni, erano presenti due dirigenti dell'albergo e un rappresentante del consolato jugoslavo; Sweezey prese un libro dalla cassetta che venne poi richiusa con una nuova combinazione, e affidata a Sava Kosanovich. Se questi trovò il documento non lo dichiarò mai, perchè risulta che Tesla morì senza aver fatto testamento (Kosanovich, comunque, deve aver raccolto tutti gli scritti e la strumentazione rimasti nella stanza, e che oggi sono custoditi nel museo di Tesla di Belgrado). Tesla, riguardo la teoria della relatività di Albert Einstein, osservava che: " ...la teoria della relatività, in ogni caso, è più anziana dei suoi attuali sostenitori. Fu avanzata oltre 200 anni fa dal mio illustre connazionale [sic!] Ruder Boškovic, il grande filosofo, che, non sopportando altre e più varie occupazioni, scrisse un migliaio di volumi di eccellente letteratura su una vasta varietà di argomenti. Boškovic si occupò di relatività, includendo il cosiddetto "continuum spaziotemporale"…… Tesla fu dunque critico rispetto il lavoro di Einstein sulla relatività: " ...[a] un magnifico abito matematico che affascina, abbaglia e rende la gente cieca di fronte ad errori impliciti. La teoria è come un mendicante vestito color porpora che la gente ignorante scambia per un re..., i suoi esponenti sono uomini brillanti, ma sono metafisici, più che fisici... " LO SCIENZIATO AFFERMÒ ADDIRITTURA CHE: " Io continuo a ritenere che lo spazio non possa essere curvo, per il semplice fatto che esso non può avere proprietà. Sarebbe come affermare allo stesso modo che Dio ha delle proprietà. Egli non ne ha, ma solo degli attributi di nostra invenzione. Di proprietà si può parlare solo per la materia che riempie lo spazio. Dire che in presenza di corpi enormi lo spazio diventa curvo è equivalente ad affermare che qualcosa possa agire secondo nulla. Io mi rifiuto di sottoscrivere un simile modo di vedere. " ARMI AD ENERGIA DIRETTA Più tardi nella sua vita, Tesla fece alcune affermazioni di rilievo circa un'arma chiamata "teleforce". La stampa la soprannominò "raggio della pace" o "raggio della morte . In totale, i componenti e il funzionamento comprendevano: 70 1. Un meccanismo per generare una tremenda forza elettrica. Questo, secondo Tesla, fu anche portato a termine. 2. Un dispositivo per intensificare ed amplificare la forza sviluppata dal primo meccanismo. 3. Un nuovo metodo per produrre una disastrosa forza elettrica repellente, effettivo proiettore, arma dell'invenzione. Tesla lavorò al progetto di un'arma ad energia diretta tra i primi anni del Novecento fino alla sua morte. Nel 1937, egli compose un trattato intitolato "The Art of Projecting Concentrated Non-dispersive Energy through the Natural Media" che riguardava fasci di particelle cariche, che fu pubblicato in seguito per cercare di illustrare una descrizione tecnica di una "super arma" che avrebbe messo fine a tutte le guerre nel mondo". Questo documento, che si trova attualmente nell'archivio del Nikola Tesla Museum di Belgrado, descriveva un tubo a vuoto con un'estremità libera e un getto estremamente collimato di gas che permetteva alle particelle di uscire; il marchingegno includeva poi la carica di particelle a milioni di volt e un metodo per creare e controllare dei fasci non dispersivi di particelle attraverso la repulsione elettrostatica. Dalle memorie dello scienziato si evince che quest'arma era basata su uno stretto raggio di pacchetti atomici di mercurio o tungsteno, accelerati da un'alta differenza di potenziale (in modo analogo al suo "trasmettitore d'amplificazione"). Tesla diede la seguente spiegazione circa le operazioni del particle gun: " [l'ugello] avrebbe inviato fasci molto concentrati di particelle nell'aria libera, di un'energia così tremenda da abbattere una flotta di 10.000 aeroplani nemici a una distanza di 200 miglia dal confine della nazione attaccata e avrebbe fatto cadere gli eserciti sui loro passi. Tale arma può essere utilizzata contro la fanteria di terra o come contraerea. " ("'Death Ray' for Planes". New York Times, 22 settembre, 1940) Dopo aver cercato di attirare l'interesse del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti verso la sua invenzione, lo scienziato propose l'apparecchiatura alle nazioni europee; ma nessuno dei governi interpellati si mostrò interessato a firmare un contratto di costruzione dell'arma. Tesla aveva fallito. Invenzioni teoriche Tesla fece delle ipotesi di come le forze elettriche e magnetiche potessero distorcere, o addirittura modificare, il tempo e lo spazio e sulle procedure attraverso le quali l'uomo potesse controllare tali energie. Verso la fine della sua vita, rimase affascinato dalla teoria secondo cui la luce è formata sia da particelle elementari sia da onde, un postulato fondamentale già compreso nella fisica quantistica. Queste ricerche lo portarono all'idea di creare un "muro di luce", manipolando in un certo modo le onde elettromagnetiche. Questo misterioso muro di luce dovrebbe consentire di alterare a piacimento il tempo, lo spazio, la gravità e la materia, e da questo rinacquero una serie di progetti di Tesla che sembrano usciti 71 direttamente dalla fantascienza, come gli aerei antigravità, il teletrasporto, e il viaggio nel tempo. La più singolare invenzione che Tesla ipotizzò è probabilmente la "macchina per fotografare il pensiero . Egli pensava che un pensiero formatosi nel cervello creasse una corrispondente immagine nella retina, e che l'impulso elettrico di questa trasmissione neurale potesse essere letto e registrato in un dispositivo. L'informazione immagazzinata, poi, potrebbe essere elaborata da un nervo ottico artificiale e visualizzata come immagine in uno schermo. Un'altra invenzione teorizzata da Tesla è comunemente chiamata "macchina volante di Tesla". Tesla dichiarò che uno degli scopi della sua vita era quello di creare una macchina volante che potesse funzionare senza l'uso di un motore o ali, alettoni, propellenti o di qualsiasi fonte di combustione interna. Inizialmente, Tesla pensò ad un aereo che avrebbe dovuto volare grazie ad un motore elettrico alimentato da un generatore a terra. Con il passare del tempo, ipotizzò che questo aereo potesse muoversi in maniera interamente meccanica. La forma ipotizzata per il velivolo è quella tipica di un sigaro o di una salsiccia. Questo fatto, in seguito, sarà sfruttato dai teorici della cospirazione degli UFO. Tesla è ulteriormente conosciuto per l'invenzione di una speciale radio chiamata "Teslascopio", progettata con l'intenzione di comunicare con forme di vita extraterrestre di altri pianeti. Serbo o croato? La nazionalità natale di Tesla è stata spesso contesa tra le odierne repubbliche di Serbia e di Croazia. Pur essendo nato a Smiljan, un paese attualmente situato in Croazia, Tesla era di famiglia serba. Nacque infatti da una famiglia di cui il padre, Milutin, era un prete serbo ortodosso e la madre Georgina-Djuka Mandic era figlia anch'essa di un prete serbo ortodosso, Nikola Mandic (1800-1863). Georgina era la quarta di otto figli e si prese cura dei fratelli in seguito alla morte precoce della madre (nonna materna di Nikola Tesla), Sofia Mandic (nata Budisavljevic a Gracac in Lika) ed è per questo motivo che non ebbe l'opportunità di istruirsi. Va tenuto infine presente che all'epoca il Regno di Croazia era unificato alla corona del Regno di Ungheria; infatti la sua terra era parte dell'impero austro-ungarico in cui lui è nato e cresciuto. In ogni caso Tesla assunse la cittadinanza statunitense nel 1897. La morte dello scienziato e gli avvenimenti successivi Tesla morì per un attacco cardiaco, solo, nel New Yorker Hotel, tra il 5 e l'8 gennaio del 1943, all'età di 86 anni. Nonostante avesse venduto i suoi brevetti sulla corrente alternata, egli era praticamente nullatenente e lasciò consistenti debiti. In seguito, nello stesso anno, la Corte Suprema degli Stati Uniti impugnò il suo brevetto numero 645576 riconoscendo lo scienziato come l'inventore della radio. Al momento della sua morte, l'inventore stava continuando a lavorare sul raggio della morte che aveva proposto senza successo al Dipartimento della Guerra degli USA; sembra che il raggio proposto avesse a che fare con le sue ricerche sul fulmine globulare e sulla fisica del plasma, e che fosse composto di un flusso di particelle. Il governo americano non trovò alcun prototipo dell'apparecchio nella cassaforte, ma i 72 suoi scritti vennero classificati come top secret. Il cosiddetto "raggio della pace" costituisce una parte di alcune teorie cospirative come mezzo di distruzione. J. Edgar Hoover dichiarò il caso "most secret", vista la natura delle invenzioni di Tesla e dei suoi brevetti . Uno dei documenti afferma che "furono ritrovati 80 bauli in luoghi differenti, che contenevano trascrizioni e piani aventi a che fare con i suoi esperimenti[...]". Charlotte Muzar scrisse che c'erano diversi fogli e oggetti "mancanti". Dopo la sua morte, la famiglia di Tesla e l'ambasciata iugoslava lottarono con le autorità americane per ottenere questi oggetti, per la potenziale importanza di alcune delle sue ricerche. Infine la nipote Sava Kosanovic entrò in possesso di alcuni dei suoi effetti personali, che ora sono esposti al museo Nikola Tesla di Belgrado, in Serbia . Le esequie dello scienziato ebbero luogo il 12 gennaio 1943, nella Cattedrale di Saint John the Divine di Manhattan, a New York. In seguito al funerale, il suo corpo fu cremato. Le sue ceneri vennero traslate a Belgrado, nella sua Jugoslavia, nel 1957. L'urna fu allocata nel museo che porta il suo nome, dove si trova tutt'oggi. Tesla non amava posare per i ritratti; lo fece una sola volta, per la principessa Vilma Lwoff-Parlaghy, ma il ritratto andò perduto. Il suo desiderio era quello di avere una scultura fatta dal suo amico più vicino, lo scultore croato Ivan Meštrovic, che a quel tempo si trovava negli Stati Uniti, ma morì prima di vederlo terminato. Meštrovic fece per lui un busto di bronzo (1952), che è conservato nel museo di Belgrado e una statua (1955/56) alloggiata presso l'Istituto Rude Boškovic, a Zagabria. Questa scultura venne spostata nel centro di Zagabria, in via Nikola Tesla, per il 150º anniversario della sua nascita, consegnandone un degno duplicato all'Istituto. Nel 1976 una statua di bronzo di Tesla venne sistemata nel parco statale di Niagara Falls nello stato di New York; una simile composizione fu eretta nel 1986 nella sua città natale Gospic. STATUA DI NIKOLA TESLA AL NIAGARA FALLS STATE PARK Il 2006 venne proclamato dall'UNESCO e dai governi di Serbia e Croazia come anno di Nikola Tesla. In occasione del 150º anniversario della sua nascita, il 10 luglio 2006, il villaggio ricostruito di Smiljan (che era stato demolito durante le guerre negli anni novanta) fu aperto al pubblico assieme alla casa del grande scienziato, predisposta come museo alla memoria; un nuovo centro multimediale venne inoltre dedicato alla vita e al lavoro di Tesla. La chiesa parrocchiale di San Pietro e Paolo, dove il padre dell'inventore faceva servizi di manutenzione, venne completamente ristrutturata e sia il museo che il centro multimediale furono riempite di repliche e riproduzioni delle invenzioni di Tesla. Il museo, in particolare, ha raccolto pressoché ogni documento mai pubblicato da e su Nikola Tesla, la maggior parte dei quali procurati da Ljubo Vojovic, della Tesla Memorial Society di New York. Accanto alla 73 casa dello scienziato è stato eretto un monumento creato dallo scultore Mile Blazevic; nella vicina cittadina di Gospic, nella stessa data, è stata inaugurata una scuola superiore intitolata a Nikola Tesla e presentata una replica della statua dell'inventore, il cui orginale è custodito a Belgrado, preparata da Franco Krsinic. Negli anni seguenti alla sua morte, molte delle sue innovazioni, teorie e affermazioni vennero usate, scomodamente per i tempi e con alcune controversie, per supportare varie teorie estremiste ritenute assolutamente non scientifiche. Molti dei lavori di Tesla erano conformi ai principi e ai metodi accettati comunemente dalla comunità scientifica, ma la sua stravagante personalità e le sue pretese talvolta irrealistiche, combinate con il suo indiscutibile genio, lo hanno reso una figura popolare tra i teorici estremisti delle cospirazioni dell'occulto. Alcuni di essi, in effetti, credevano addirittura che lo scienziato fosse un essere angelico mandato sulla Terra da Venere per rivelare la conoscenza scientifica all'umanità. LA SUA PERSONALITÀ Amicizie Mark Twain nel laboratorio di Tesla, primavera del 1894. Lo scrittore era un grande amico dello scienziato Negli anni centrali della sua vita, Tesla strinse una forte amicizia con Mark Twain, il quale trascorreva molto tempo insieme a lui, anche nel suo laboratorio. Tesla era rimasto molto amareggiato dalle ripercussioni del suo battibecco con Edison; tanto che, il giorno dopo la morte di quest'ultimo, il New York Times conteneva numerosi encomi della vita del ricercatore, con un'unica opinione negativa scritta da Tesla: " ... Non aveva hobby, non apprezzava alcun divertimento di qualunque tipo e viveva trascurando completamente le più elementari regole d'igiene. ... Il suo metodo era estremamente inefficiente, a tal punto che egli dovette coprire un immenso campo di ricerche per giungere assolutamente a nulla, finché la cieca fortuna intervenne e, dapprima, io fui quasi uno spettatore dispiaciuto per ciò che lui faceva, sapendo che appena un po' di teoria e calcoli gli avrebbero evitato il 90% della fatica. Ma egli nutriva un autentico disprezzo per la cultura dei libri e la conoscenza matematica, fidandosi interamente del suo istinto di inventore e del suo senso pratico da americano. " Poiché Edison era già molto vecchio, giunse al punto di dire che, guardandosi indietro, il più grande errore che avesse mai commesso era quello di non aver mai rispettato Tesla o il suo lavoro. Questo giovò davvero poco ai loro rapporti pressoché inesistenti. Tesla conosceva bene anche Robert Underwood Johnson. Aveva rapporti di amicizia con Francis Marion Crawford, Stanford White, Fritz Lowenstein, George Scherff e 74 Kenneth Swezey. Ciononostante, era considerato dai più un cinico. Sessualità Tesla non fu mai sposato. Era celibe e asessuale e sostenne che la sua castità era molto utile alle sue doti scientifiche. Eccetto per le cene formali, egli mangiava sempre da solo, e mai, in alcuna circostanza, avrebbe cenato di sua spontanea volontà con una donna. Al Waldorf-Astoria e al famoso ristorante Delmonico's selezionava sempre particolari tavoli in disparte, che erano riservati a lui. Anche se veniva sempre descritto come una persona attraente quando interagiva con gli altri, Tesla spesso fingeva nel suo comportamento. Come tanti in questo momento storico, Tesla, scapolo a vita, divenne un acceso sostenitore di una versione, autoimposta con la riproduzione selettiva, dell'eugenetica. In un'intervista del 1937, egli affermò: " [...] il nuovo senso di compassione dell'uomo iniziò ad interferire con lo spietato meccanismo della natura. L'unico metodo compatibile con le nostre nozioni di civilizzazione e di razza è quello di impedire la proliferazione degli esseri non adatti per mezzo della sterilizzazione e della guida consapevole dell'istinto riproduttivo [...]. Fra gli eugenisti, è opinione comune che bisognerebbe rendere più difficile il matrimonio. È innegabile che, a chiunque appaia come un genitore poco raccomandabile, dovrebbe essere proibita la generazione di figli. Nel giro di un secolo, il caso di una persona normale che si unisca con una eugeneticamente non adatta, sarà improbabile quanto il caso che la veda sposata ad un criminale incallito. " Nel 1926, Tesla, commentando durante un'intervista le malattie della subordinazione sociale delle donne e la lotta di queste verso l'uguaglianza dei sessi, indicò che il futuro dell'umanità sarebbe stato governato dalle "Api Regine". Credeva, infatti, che le donne sarebbero diventate il sesso dominante del futuro. Disinteresse per il denaro Lo scienziato mise da parte il suo primo milione di dollari all'età di 40 anni, ma donò quasi tutti i suoi diritti d'autore sulle invenzioni future. Era particolarmente inetto nel gestire le sue finanze, completamente incurante della ricchezza materiale. Egli strappò addirittura un contratto con Westinghouse, che lo avrebbe reso il primo miliardario in dollari del mondo, in parte a causa delle implicazioni che questo avrebbe avuto sulla sua visione futura dell'energia libera, e in parte perché avrebbe escluso Westinghouse dagli affari, e Tesla non aveva alcuna intenzione di avere a che fare con i creditori. Ossessioni e disturbi Tesla, affetto da disturbo ossessivo-compulsivo, aveva numerose quanto inusuali abitudini ed idiosincrasie. Faceva le cose in tre, ed esigeva che la camera d'albergo dove alloggiava avesse un numero divisibile per tre. Si sa che egli era fisicamente 75 contrario alla gioielleria, specialmente alle collane di perle e che era ossessionato dai piccioni: ordinava speciali semi per i volatili che nutriva nel Central Park, portandone alcuni nella sua stanza in hotel. Era un amante degli animali; spesso gioiva alla vista di una cucciolata di gatti. Tesla, per sua volontà, visse gli ultimi anni della sua vita in una suite di due stanze al 33º piano del New Yorker Hotel, nella Room 3327, dove, giunto alla fine dei suoi giorni, mentre già scivolava in ciò che i più considerano uno stato mentale alterato, avrebbe chiesto di esser visitato quotidianamente da un particolare piccione bianco. Egli avrebbe affermato che il volatile era molto prezioso per lui. L'aneddoto racconta che un giorno il piccione si ammalò; Nikola tentò di soccorrerlo per rimetterlo in salute, ma esso morì tra le sue braccia. L'inventore non era un uomo molto religioso; credeva, infatti, che doveva esserci una spiegazione scientifica per ogni cosa ed era sostanzialmente ateo. Ma quando quel piccione bianco morì, Tesla giurava di aver visto una luce molto chiara venir fuori dai suoi occhi, così luminosa che nemmeno lui sarebbe riuscito a crearne una di pari intensità. Questo episodio lo portò a credere che il candido uccello fosse in origine qualcosa di spirituale. Molti biografi annotano che Tesla considerò la morte del piccione come il "colpo finale" per lui e per il suo lavoro. Tesla era molto severo circa l'igiene e la pulizia, in un periodo in cui un comportamento così estremo era visto come una stranezza. Era altamente meticoloso e organizzato, e spesso lasciava note e appunti per gli altri, per evitare di dover riorganizzare i suoi lavori. Guerra Lo scienziato credeva che la guerra non poteva essere evitata finché la causa del suo ritorno non fosse stata rimossa, ma si opponeva alle guerre, in generale. Egli cercava di ridurre le distanze, come nella comunicazione per una miglior comprensione, così nei trasporti e nella trasmissione dell'energia, come un modo per stringere amichevoli relazioni internazionali. Egli predisse che " un giorno l'uomo connetterà il suo apparato con i moti originari dell'universo...e le vere forze che spingono i pianeti sulle loro orbite e li fanno ruotare spingeranno i suoi macchinari. " L'istruzione Tesla era un poliglotta. Accanto al serbo e al croato, conosceva perfettamente altre sette lingue: il ceco, l'inglese, il francese, il tedesco, l'ungherese, l'italiano e il latino. 76 LAUREE E DIPLOMI UNIVERSITARI Tesla studiò matematica, fisica e ingegneria alla Scuola Politecnica di Graz, in Austria, l'odierna Technische Universität Graz. Due fonti sostengono che egli ricevette la Laurea Magistrale dall'Università di Graz. L'Ateneo nega di avergli conferito tale titolo e informa che egli non proseguì mai gli studi oltre il primo semestre del suo terzo anno, durante il quale Tesla smise di seguire le lezioni. Altri affermano che l'inventore venne espulso senza una laurea per il mancato pagamento delle tasse scolastiche del primo semestre del primo anno da matricola. Secondo un suo compagno di stanza nel college, egli non ottenne alcun titolo universitario. Tesla fu persuaso più tardi dal padre ad iscriversi al Dipartimento Charles-Ferdinand dell'Università di Praga, che egli frequentò per la sessione estiva del 1880. Dopo la morte del padre, si trasferì a Budapest nel gennaio del 1881, dove trovò un impiego come progettista e disegnatore al Central Telegraph Office. Doctor Honoris Causa Per il suo lavoro Tesla ricevette numerose Lauree honoris causa da molti Atenei, tra i quali: Columbia University, Istituto Politecnico di Graz, Università di Zagabria, Istituto Politecnico di Bucarest, Università di Belgrado, Università di Brno, Università di Grenoble, Università di Parigi, Università di Poitiers, Charles University di Praga, Università di Sofia, Istituto Politecnico di Vienna, e Yale University. LA RIVENDICAZIONE CONTRO MARCONI Nel 1943 una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti attribuì a Tesla la precedenza di alcuni brevetti rispetto a Marconi, tra cui la radio, ma comunque dopo il brevetto di Oliver Lodge che lo precedette. La sentenza della Corte Suprema Statunitense comunque non è universalmente riconosciuta dai sostenitori di Marconi. Molto tempo prima (1911) l'High Court britannica nella persona di Mr. Justice Parker deliberò su un analogo procedimento la validità dei brevetti di Marconi. La sentenza della Corte Suprema Statunitense è rimasta una sentenza discussa anche perché in quel periodo l'esercito Statunitense era in causa con la società Marconi per l'utilizzo di brevetti sulla radio senza il pagamento dei brevetti, la sentenza ha permesso al governo di non pagarli. In realtà ciò non è vero del tutto visto che il governo Usa pagò la somma di 42.000 dollari alla società di Marconi per un brevetto di Oliver Lodge che suddetta società aveva comprato da quest'ultimo. In realtà nessuno prima di Tesla aveva effettuato esperimenti di trasmissioni radio come le intendiamo oggi, cioè con un circuito risonante. Tesla iniziò a tenere le prime conferenze pubbliche sulla trasmissione di energia tramite onde radio nel 1891 e nel 1893 pubblicò il primo progetto per trasmettere 77 segnali ed anche energia elettrica tramite onde radio. I progetti di Tesla si concentravano sulla trasmissione di onde elettromagnetiche continue (CW) per ottenere trasmissioni di segnali ed anche di energia, quelli di Marconi posteriormente, sulla trasmissione di segnali morse tramite onde smorzate (DW) e quindi producevano segnali con interferenze e difficili da sintonizzare. Sono progetti differenti che si suppone non possono essere opera di semplice copia. Nel 1893, al S. Louis, Missouri, Tesla diede una pubblica dimostrazione della comunicazione radio senza fili. L'apparato che Tesla usò conteneva tutti gli elementi che erano incorporati nei sistemi radio prima della sviluppo della "valvola termoionica". I DIRITTI DEL BREVETTO NEGLI ANNI SECONDO IL GOVERNO STATUNITENSE Riconoscimenti Tesla è particolarmente onorato in Serbia e Croazia, così come nella Repubblica Ceca e in Romania. È stato insignito del massimo ordine del Leone Bianco in Cecoslovacchia. Per i suoi meriti scientifici fu dato il suo nome all'unità di misura dell'induzione magnetica, il tesla. Nel 1912 venne candidato al Premio Nobel per la fisica. Egli lo rifiutò, offeso per non averlo ricevuto nel 1909 al posto di Guglielmo Marconi. Nel 1915 un articolo del New York Times annunciò erroneamente che Tesla e Edison avrebbero condiviso il premio Nobel per la fisica. Tuttavia nessuno dei due lo ricevette. Il 18 maggio 1917 gli fu conferita la Edison Medal, che egli accettò. Il 10 luglio, giorno in cui Tesla nacque, è stato proclamato dallo stato di New York Nikola Tesla Day. * Le monete serbe e jugoslave Nikola Tesla venne ritratto sulle banconote dell'allora Jugoslavia. La corrente banconota da 100 dinari serbi, stampata dalla Banca Nazionale di Serbia riporta un'immagine di un Tesla giovane sul rovescio. Sul lato opposto c'è una parte di disegno di un motore ad induzione, tratto dai documenti del suo brevetto, e una fotografia di Tesla, con in mano un tubo pieno di gas che emette luce a causa dell'induzione elettrica. 78 SOCIETÀ SCIENTIFICHE Come ricompensa per i suoi successi nello sviluppo dell'elettricità e della radio, Nikola Tesla ricevette numerosi premi e riconoscimenti. Venne selezionato come membro del IEEE (al tempo la AIEE) e premiato con il suo traguardo più prestigioso, la Edison Medal. Egli venne pure nominato come componente dell'Associazione Americana per lo Sviluppo della Scienza, e accettò gli inviti per entrare a far parte dell'American Philosophical Society e dell'Accademia Serba delle Arti e delle Scienze. Grazie alle sue ricerche in elettroterapia e la sua invenzione degli oscillatori ad alta frequenza, diventò un membro dell'Associazione Americana per l'Elettroterapia. Il Sistema Internazionale (SI) L'unità di misura derivata del Sistema Internazionale per la densità di flusso magnetico o l'induzione magnetica (comunemente conosciuta come campo magnetico), il Tesla, prese questo nome in suo onore (alla Conférence Générale des Poids et Mesures di Parigi del 1960). IEEE Nikola Tesla Award Nel 1975 l'Istituto degli Ingegneri Elettrici ed Elettronici creò un premio intitolato a Nikola Tesla, il Nikola Tesla Award, grazie ad un accordo tra la IEEE Power Engineering Society e il IEEE Board of Directors. Questo viene assegnato a quelle persone o team che hanno dato enormi contributi scientifici per la generazione o l'utilizzazione dell'energia elettrica. Il Tesla Award è considerato il riconoscimento più prestigioso nel campo dell'elettrotecnica. L'aeroporto di Belgrado Il 10 luglio del 2006, in onore del 150º compleanno dell'inventore, il più grande aeroscalo della Serbia, quello di Belgrado, venne ribattezzato o Aerodrom Beograd "Nikola Tesla". Oggetti cosmici Il cratere Tesla sul lato opposto della luna e l'asteroide 2244 Tesla vennero chiamati così in onore del grande scienziato. Centrali elettriche Due delle centrali termoelettriche a carbon fossile gestite dall'Electric Power Industry of Serbia, la TPP Nikola Tesla A e la TPP Nikola Tesla B, presero il nome di Nikola Tesla. Commercio L'aeroporto di Belgrado si chiama Nikola Tesla. La filiale croata della Ericsson si chiama Ericsson Nikola Tesla d.d. (Nikola Tesla era il nome di una compagnia che 79 produceva apparecchi telefonici a Zagabria, prima che la Ericsson la acquisisse negli anni 1990), in onore del lavoro pioneristico di Tesla nelle comunicazioni senza fili. Treni La Silverlink Metro di Londra ha un treno che porta il nome di Tesla, che, come il resto del parco macchine, è un convoglio a propulsione elettrica che può venire alimentato sia dalle linee a terra che da quelle sospese, entro lo stesso percorso, sulla North London Line. Auto sportive La Tesla Motors sostiene che: "L'omonimo del nostro Tesla Roadster è il genio di Nikola Tesla [...] Siamo sicuri che, se fosse vivo oggi, Nikola Tesla ispezionerebbe la nostra auto e muoverebbe la sua testa in segno di comprensione e approvazione. "LA RELATIVITà DI Einstein, fu tutta farina del suo sacco? Leggendo le seguenti righe capirete quanto danno abbiano generato le occulte forze del potere del capitale a discapito del benessere per tutti non coltivato, solamente per avidità e miopia umana…. Molti non sanno chi fosse la moglie di Einstein, grande scienziato che ben inserito “nel sistema” meglio di Tesla, appare come l'unico protagonista della grande evoluzione scientifica, dimentichi del più grande valore della sua prima moglie: Mileva…… MILEVA MARIC MOGLE DI EINSTEIN: IL SUO SEGRETO RESTA NEGLI ARCHIVI La storia di Mileva Maric, scienziata serba e moglie di Albert Einstein, resta infatti avvolta da un grande mistero, tale che non è stato ancora possibile capire quanto Mileva abbia influito sul lavoro scientifico di Einstein e sulla stessa teoria della relatività. I documenti che dimostrano la sua esistenza e il suo contributo nella collettività scientifica, sono stati custoditi e salvati dall'oblio da tanti studiosi ed intellettuali, mentre l'indifferenza dei politici ha causato il suo lento logorio. Mentre gli Stati Uniti possono avere il merito di aver creato importanti marchi come McDonald's o Coca cola, famosi al mondo al pari di grandissime scoperte intellettuali, la Serbia elogia la memoria di grandissime menti come Nikola Tesla o Mileva Maric, ricordati solo dalle esposizioni dei musei con pochi visitatori. In particolare, la storia di Mileva Maric, scienziata serba e moglie di Albert Einstein, resta infatti avvolta da un grande mistero, tale che non è stato ancora possibile capire quanto Mileva abbia influito sul lavoro scientifico di Einstein e sulla stessa teoria della relatività ( si veda La Teoria della Relatività e Mileva Maric ). Dopo il divorzio 80 con Mileva, sembrava che Einstein volesse nascondere tutte le prove che hanno ricondotto il suo passato a lei, tale che solo pochi documenti della loro vita insieme sono stati conservati. Forse proprio per non far cadere il mito del genio di Einstein, rivelando che dietro alle sue scoperte vi è stato il duro lavoro della moglie, che l'esistenza e il contributo di Mileva sono caduti nell'oblio. Allora, l'epoca in cui Mileva e Einstein vivevano, non concedeva spazio alle donne presso i circoli accademici e intellettuali. Per tale motivo, Mileva non ha potuto studiare presso l'università di Belgrado, e così si è rivolta al Politecnico scientifico di Zurigo (ETH) per studiare medicina; dopo poco tempo ha deciso di iscriversi alla facoltà di fisica e matematica, diventando una delle quattro donne al mondo che si occupavano di tali studi. L'incontro con Einstein e il loro amore portò alla nascita della prima figlia Liza, e al successivo matrimonio nel 1902 con altri due figli, Eduard e Hans Albert: questi eventi portarono a profondi cambiamenti nella sua vita privata e professionale, creando così la concreta prospettiva di una scienziata d'eccellenza come previsto dai suoi professori. Tuttavia la sua vita fu completamente dedicata alla famiglia e al lavoro di Einstein, il quale decise la separazione nel 1919. Dopo questa traumatica decisione, Mileva Maric si è allontanata dai riflettori e la gente l'ha presto dimenticata, e così chi la ricordava solo come " moglie di Einstein" e non come scienziata, ben presto, dopo il divorzio, non ricordarono neanche più il suo nome. Per molti anni non si conobbe il luogo in cui fosse stata sepolta, fin quando, il 23 giugno 2004, la sua tomba è stata ritrovata al cimitero Nordhaim di Zurigo, grazie all'impegno del pittore Petar Stojanovic, fondatore del Centro memoriale di Nikola Tesla di Sent Galen. Questa rappresenta l'ennesima testimonianza che soltanto le persone, senza il supporto degli Stati - che antepongono i propri interessi politici al patrimonio intellettuale - hanno contribuito a conservare la memoria di una donna di grande importanza intellettuale. Il pittore Petar Stojanovic, nato in Austria e di origine serba, da molto tempo si interessa della vita e del lavoro di Mileva MaricEinstein, decidendo persino di trasferirsi a Zurigo per poter fare delle ricerche direttamente sul campo. "Il mio trasferimento dall'Austria alla Svizzera, mi ha aiutato a trovare numerosi documenti relativi alla vita di Mileva Maric. Così ho incontrato la dottoressa Ana Pia Mansen, direttrice dell' Archivio di Zurigo, che mi ha aiutato nella mia ricerca per scoprire se Mileva sia stata sepolta a Zurigo il 4 agosto del 1948", ha dichiarato. Come Petar Stojanovic, anche lo scrittore Dorde Krstic, autore del libro "Mileva e Albert Einstein - amore e lavoro scientifico insieme" (Mileva & Albert Einstein: Love and Joint Scientific Work), che da anni vive in Slovenia, è spinto dall'entusiasmo di salvare questo pezzo importante della storia della scienza, anche se dovrebbe essere un compito dello Stato. "So che la casa della famiglia Maric a Novi Sad è in pessime condizioni, perché è stata costruita nel 1907 e fino ad oggi non è mai stata restaurata. Sono in contatto con 81 il direttore del Museo della città, Milan Paroski, a cui fornisco tutta la documentazione di Mileva in mio possesso. Ritengo che tutti hanno sbagliato nei confronti di Mileva, la quale oggi merita almeno un riconoscimento da parte della sua città, Novi Sad". Infatti, fra poco tempo ricorrerà l'anniversario dei 60 anni della sua morte ma ancora non è stata ricostruita la casa in cui visse con i genitori, in via Kisacka 20 a Novi Sad, per divenire un monumento storico. Da molti anni, con la scusa dei "non chiari rapporti legali e di proprietà" dei lunghi tempi della burocrazia, la casa dei genitori di Mileva continua ad essere logorata dal tempo, dall'ignoranza e dalla negligenza dei politici. Il successore legale dell'abitazione è il nipote di Einstein, Bernard Cesar Einstein, il quale l'ha regalata alla città di Novi Sad, autorizzando l'amico di famiglia Dorde Krstic a trasformare la casa dei familiari di Mileva, nel 'museo' di Mileva Maric e Albert Einstein. "Novi Sad avrà così, in esclusiva, un museo in cui sarà possibile scoprire la vita di Mileva Maric", ha dichiarato in un'intervista Krstic, aggiungendo che verranno esposti circa cinquanta documenti e prove, a testimonianza della vita in comune della coppia Maric-Einstein. Krstic, da più di 50 anni, indaga e raccoglie testimonianze e documenti sulla vita di Mileva; in questo grande lavoro è stato aiutato dal figlio Hans, che ha vissuto in America come professore universitario fino al 2001, anno nel quale è morto. Per quanto riguarda invece i documenti dell'appartamento di Zurigo di Mileva, questi sono misteriosamente scomparsi e in tutte le biografie mancavano i dati che per anni sono stati conservati segretamente nell'archivio di Einstein a Gerusalemme. Questi sono stati portati alla luce solo nel 1987, a seguito di una protesta della comunità scientifica, anche se non nella loro totalità. Radmila Milentijevic, professoressa di storia europea presso l'Università di New York, è stata tra i pochi fortunati a poter consultare quell'archivio, chiuso al pubblico dallo Stato di Israele per oltre 30 anni. "Einstein è stato un ebreo-tedesco, un fisico e uno scienziato insignito, reso famoso dal Premio Nobel, che in Israele è visto come un culto o un'icona", afferma Radmila Milentijevic. La professoressa serba spiega di essere riuscita a visionare i documenti per 20 giorni, trovando moltissime informazioni che riporterà all'interno del suo libro che verrà pubblicato prossimamente, prima in lingua inglese e poi nella lingua madre di Mileva, il serbo. Anche la professoressa Milentijevic ritiene che il lavoro di Einstein sia stato 'ricamato' anche grazie al duro lavoro della moglie, e che il suo contributo alla teoria della relatività e ad altre scoperte di Einstein, sia stato enorme ma dimenticato per anni. In particolare Radmila Milentijevic afferma che l'ambizioso fisico si sia impossessato del lavoro di Mileva e dopodiché abbia utilizzato i soldi ottenuti con il premio Nobel per aiutare lei e i suoi bambini, rimasti ad abitare nell'appartamento di Zurigo. Mentre tutto ciò che appartiene ad Einstein è conservato come 'icona' - come una delle sue lettere all'asta per 8000 pound - tutto ciò che apparteneva e può ricondurre a Mileva, sarebbe stato perso o dimenticato, senza il lavoro di poche persone che hanno contribuito a custodirlo e tramandarlo. La stessa città di Novi Sad, solo negli ultimi 82 anni ha capito quanto prezioso sia stato il lavoro di Mileva Maric, decidendo di aprire un museo a lei dedicato, e un Premio presso l'Università di Novi Sad, mentre una volta risolti i problemi connessi alla proprietà della casa dei familiari di Maric, potrà anche iniziare la sua ricostruzione e l'apertura del museo. È strano però osservare che i serbi spesso dimenticano che la loro cultura è un patrimonio intellettuale mondiale, non apprezzando la scienza, limitando il sistema educativo e umiliando coloro che vi lavorano, la stessa istruzione sta divenendo una "fabbrica di umanoidi". Nessuno si dovrebbe meravigliare se in futuro, assieme a Tesla, Maric, Pupin e gli altri nomi spesso dimenticati, non cada nel dimenticatoio anche lo stesso popolo serbo e la sua intera cultura. LA MANIPOLAZIONE DELLO SPAZIO-TEMPO. Iniziamo con alcuni principi base sulla realtà fisica che sono importanti per capire come manipolare lo spazio-tempo. I scienziati ortodossi non sono capaci di arrivare a certe metodologie perché la loro educazione è una versione limitata di una più estesa teoria dove questi fenomeni sono possibili. Questo è il motivo per cui potreste non riconoscere alcuni di questi principi sulla base della fisica scolastica. Ma se leggete attentamente noterete che la trattazione è coerente e riuscirete a capirla...userò un linguaggio semplice, senza equazioni matematiche o termini troppo tecnici in modo che tutti possano usufruirne. Il concetto che "tutto è vibrazione" è scientificamente valido, la materia è fatta di onde elettromagnetiche che non sono altro che un tipo di vibrazione che trasmette energia. Queste onde esistono in una matrice a cinque dimensioni di etere che è il "media" attraverso cui si propagano...questa matrice è costituita da sei dimensioni parallele che insieme danno origine a quella che noi definiamo "realtà" con tutti i suoi fenomeni ed effetti. La chiave per ottenere cose come l'invisibilità della materia, il teltrasporto, l'antigravità, o modificare lo scorrere del tempo, sta nel provocare "vibrazioni" in una di queste dimensioni. Nello spazio 3D (il nostro spazio a tre dimensioni) si può muovere la materia avanti e indietro, destra e sinistra, sopra e sotto con alcuni interessanti risultati, ma la realtà è composta da più di tre dimensioni, e creando un campo elettrico o magnetico che avvolge la materia e la fa vibrare in altre dimensioni ci permette di alterare le caratteristiche stesse della materia. Alterazioni che dipendono da quale dimensione si và a utilizzare. Gli scienziati ortodossi lavorano con un sistema a tre dimensioni e sono capaci di produrre la tecnologia limitata che vediamo tutti i giorni intorno a noi. La creazione di questi campi iperdimensionali è possibile grazie a bobine dalla speciale geometria. Questa è una tabella che riassume le tecniche che stiamo per discutere in questa trattazione: 83 Direzione della Metodo Effetto ottenuto frequenza applicata campi magnetici ed elettrici incrociati producono un campo terza dimensione invisibilità gravitazionale rotante accoppiato alla luce bobine in configurazione x-y-z creano un campo quarta dimensione teletrasporto quadridimensionale accoppiato all'oggetto campo gravitazionale solitono modulato da quinta dimensione flusso magnetico antigravità devia il flusso di etere attorno all'oggetto bobina caduceus viaggio nel tempo e sesta dimensione produce un campo distorsione temporale scalare 84 INVISIBILITA' Affinchè un oggetto diventi invisibile, la luce deve passargli attraverso o piegarsi attorno ad esso. Noi analizzeremo un metodo per piegare la luce attorno ad un oggetto...la luce potrebbe passare attraverso un oggetto se questo viene portato via da questa dimensione ma questo non è il caso che tratteremo qui. La luce non si piega o devia a causa di un campo elettrico o magnetico perché i fotoni non hanno una carica elettrica. Comunque è ben noto che la gravità piega o devia la luce. Affinchè la gravità riesca a piegare significativamente la luce serve un campo gravitazionale molto intenso come quello creato dalla massa di una stella o meglio ancora di un buco nero. Ovviamente ricreare un campo gravitazionale così intenso in laboratorio è impossibile e sarebbe anche disastroso. La luce non si piega significativamente in un campo gravitazionale debole perché tale campo non è fortemente accoppiato all'oggetto stesso che genera il campo. Per spiegare questo è necessario un esempio: pensate ad un cantante lirico e ad un calice di cristallo...finché il cantante non emette la giusta frequenza non ci sarà un adeguato trasferimento di energia tra le onde sonore e il calice affinché si rompa. Non è questione di potenza bruta ma di indovinare la giusta frequenza di risonanza. Allo stesso modo, la gravità di un pianeta è statica se paragonata alla luce. Affinché l'una influenzi l'altra deve essere raggiunta la condizione di risonanza. Se si modula o si fa vibrare la gravità alla giusta frequenza, la luce si piega seguendo le linee di forza del campo...più ci si avvicina alla frequenza di risonanza e minore sarà la potenza richiesta. Ora la domanda è: come si può modulare la gravità? Quando un campo elettrico e uno magnetico si incrociano o intersecano con la giusta angolazione viene prodotta la gravità in un direzione perpendicolare ad entrambi. Questo è illustrato nella figura 1 con uno schema vettoriale. In accordo con quanto detto, modulando il campo elettrico o quello magnetico, si otterrà un campo gravitazionale vibrante alla stessa frequenza. Fare questo è semplice se si usa una corrente alternata per elettrificare un oggetto o energizzare una bobina. Ad ogni modo, un dispositivo che piega la luce attorno ad un oggetto necessita di un campo gravitazionale rotante, in modo che la luce che arriva verso di esso incontra questo campo, si piega su di esso e lo segue per poi proseguire il suo cammino. Esaminiamo un esempio calzante con il nostro caso: Prendiamo il caso di un oggetto sferico carico (elettricamente) immerso in un campo magnetico. Se si traccia il vettore gravità, sapendo che esso è perpendicolare al campo magnetico 85 ed elettrico, si troverà che esso ruota attorno all'oggetto come un vortice. Per modulare questo campo, è meglio alternare la componente elettrica usando un tesla coil, grazie al fatto che la sua alta tensione e alta frequenza garantiscono una certa intensità di campo attorno all'oggetto. L'alta frequenza tende inoltre a far rimanere il campo sulla superficie dell'oggetto grazie all'effetto "pelle". Il campo magnetico può essere prodotto da una Helmholtz coil, o anche una singola spira o meglio ancora una serie di spire. Una raffigurazione molto schematica è quella della figura 3-4 Prendiamo ad esaminare cosa accade quando un fotone entra in un campo gravitazionale modulato in questo modo. Il fotone entra nel campo e viene immediatamente trasportato via lateralmente dal vettore gravità rotante, spedendolo attorno all'oggetto. A causa della conservazione del momento, questo fotone dovrà seguire il campo finché non ritorna allo stesso medesimo tragitto di quando era stato deviato...il fotone uscirà dal campo con una traiettoria perfettamente in asse con quella di entrata. Dal punto di vista di un osservatore esterno il fotone non ha mai cambiato traiettoria e quindi nessun oggetto ha bloccato la sua traiettoria...l'oggetto è invisibile. Questo meccanismo è illustrato in figura 5. 86 ANTIGRAVITÀ Per capire l'antigravità bisogna capire la gravità. La gravità è una forza di spinta non una trazione. Essa non è altro che l'effetto di trascinamento dell'etere risucchiato dalla massa di un oggetto. (Ho spiegato questo nella sezione sul campo del punto zero e l'energia del punto zero.) Il trucco sta nel canalizzare questo flusso di etere (questo etere non è altro che il campo del punto zero) attorno all'oggetto in modo che l'oggetto stesso non ne risente della sua azione di trascinamento. Per fare questo serve un vortice solitono. Un solitono ha l'abilità unica di viaggiare efficientemente attraverso un fluido perché canalizza il flusso attorno ad esso. Avete presente le ciambelline di fumo che si divertono a fare i fumatori? Se ci fate caso queste "ciambelline" riescono a viaggiare nell'aria per un periodo relativamente lungo considerando la debolissima spinta che viene loro impressa dal fumatore. Queste ciambelline canalizzano l'aria attorno a loro stesse perché si comportano come se fossero un insieme di ruote messe in un cilindro che viene poi piegato fino a formare una ciambella. In poche parole sono come tante rotelle messe secondo uno schema toroidale. Esse rotolano attraverso l'aria (o qualsiasi altro fluido) con una resistenza molto bassa proprio come una ruota rotola sul terreno. Queste "ciambelline" di fumo sono un solitono. A ben vedere Homer Simpson ha ragione a nominare sempre queste ciambelle! Per produrre un solitono capace di canalizzare l'etere attorno ad esso (vedi fig 6), bisogna iniziare con un dipolo magnetico. Un dipolo magnetico è un campo a forma di mela dove il flusso magnetico esce verso l'alto per poi ridiscendere. Questo tipo di campo può essere visto nelle immagini raffiguranti barre magnetiche vicine a limatura di ferro per evidenziare le linee di forza del campo magnetico. Altro esempio è quello del campo geomagnetico del nostro pianeta che genera le cosiddette fasce di Van Allen. Anche una semplice spira di filo elettrico alimentata da una sorgente può generare un dipolo magnetico. Questo dipolo è già un solitono costituito da un flusso magnetico. 87 Per accoppiare il dipolo con il flusso terrestre di etere, questo campo magnetico deve essere modulato nella stessa direzione da un campo gravitazionale oscillante. Questo tipo di campo gravitazionale oscillante è già stato discusso nel precedente caso dell'invisibilità, è solo questione di riprendere tale caso e alterarlo per produrre un solitono invece di un semplice vortice come quello visto in figura 3. Se il vortice viene stirato e piegato in un circolo formerà un toroide...un solitono. È solo un piccolo esercizio mentale di topologia! Per replicare questo in termini di campi elettrici e magnetici, si parte con un anello conduttore, tipo una spira di filo come quella usata per l'esempio del dipolo magnetico. Ovviamente un vero e proprio avvolgimento toroidale è migliore perché produce un campo magnetico più intenso. Attorno alla lunghezza di questo anello (o toroide se si è optato per un toroide) bisogna avvolgere un'altra bobina coassialmente. Entrambi gli avvolgimenti (toroide e bobina esterna) vanno alimentati con corrente alternata (nell'immagine viene indicata corrente continua il che necessita di una modulazione esterna) per generare il campo megnetico, poi entrambe le bobine vengono collegate agli elettrodi opposti di un generatore ad alta tensione per creare il campo elettrico. Tutto questo è illustrato nella figura 7. Questo sistema scherma ogni oggetto posto dentro l'anello dal campo gravitazionale terrestre se il flusso di etere è sufficientemente deviato. Se il campo del dipolo è molto intenso, il flusso di etere verrà deviato con più forza e l'intero anello sarà spinto in alto. Questo anello può semplicemente schermare la gravità, ma anche generare propulsione. Qui ho fornito soltanto lo schema concettuale...per un progetto più specifico andare nella sezione "sperimentare l'antigravità". 88 IL PHILADELPHIA EXPERIMENT Mirko Pellegrin Quante volte ci è capitato di leggere su riviste e libri di fantascienza di astronavi e persone “teletrasportate”? Molte! Ma questo “teletrasporto” è solo il fantastico parto della mente di abili scrittori della science-fiction, oppure è il ricavato di una serie di sperimentazioni ottenute applicando la teoria del Campo Unificato di Albert Einstein? Per il momento non ci è dato saperlo, ma secondo un misterioso e presunto fatto storico (alquanto spinoso da indagare ed approfondire …) pare che sussistano buone probabilità che la seconda ipotesi sia plausibile. Sto parlando del “Caso Philadelphia” o meglio conosciuto come “Philadelphia Experiment” o “Rainbow Project”. Tengo a precisare che non si è ancora giunti ad una sua fondatezza certa ed alcune speculazioni sorte sul caso, lasciano alquanto imbarazzati. Vedrò dunque di fare un po’ di chiarezza, analizzando anche testimonianze di alcuni ricercatori. La storia in questione pare avere inizio nel ’55 con la pubblicazione del libro “The case for the Ufo’s” (il primo di quattro volumi) ad opera di Morris K. Jessup. In questo volume si parlava di fenomeni misteriosi nel campo dell’astronomia, meteorologia e problematiche varie dei viaggi spaziali. Ma il 13 gennaio del ’56 al professor Jessup arrivò una lettera di un certo Carl M. Allen, spedita dal Texas. Egli commentava in modo confuso su vari argomenti che il professore aveva trattato nel suo libro, lasciando frasi interrotte a metà e scritte con un misto di minuscole e maiuscole. Ad un certo punto veniva menzionato un presunto esperimento segreto avvenuto nell’ottobre del 1943 ad opera della Marina militare Usa, durante il quale una nave ed il suo equipaggio sarebbe stata resa invisibile. Carl M. Allen (che si scoprì in seguito chiamarsi Carlos Miguel Allende) affermò di aver fatto parte di quello sfortunato equipaggio, ma in modo “indiretto e distaccato”. Jessup inviò una richiesta di maggior informazioni al mittente, che peraltro aveva fornito un indirizzo della Pensylvania; quattro mesi dopo arrivò una seconda lettera in cui Allende (o Allen) si diceva disposto a sottoporsi al siero della verità per garantire la genuinità delle sue affermazioni. Nel ?56 il professore, con sua grande meraviglia, venne convocato nientemeno che dall’ONR (Office of Naval Research), Ufficio delle Ricerche Navali; quest’ultimo è un centro di ricerca in cui vengono studiate e testate nuove tecnologie navali militari. Qui il dottor Jessup incontrò alcuni alti ufficiali, tra cui il capitano Sidney Sherby ed il comandante G. Hoover che gli mostrarono una copia del suo libro, in formato economico, che sarebbe stata inviata da persone anonime all’ammiraglio Furth. Se la storia fin qui risultasse vera bisognerebbe chiedersi il motivo di tanto interesse della Marina Usa per un libro che tratta di argomenti dal contenuto alquanto spinosi. In effetti, sarebbe stato molto più normale venisse cestinato, o quantomeno apparentemente snobbato. Da una prima analisi veloce, Jessup si rese conto che il libro era passato attraverso le mani di tre persone 89 diverse: ai margini delle pagine vi si trovavano molte annotazioni scritte con colori diversi, rivolte a particolari passi del libro. L’esterrefatto dottore, decise di approfondire il mistero collaborando con la Marina militare, fino ad arrivare alla conclusione che uno dei tre stili usati per le annotazioni era uguale a quello di Allende (Allen) nelle lettere speditegli l’anno precedente. Questa conclusione divenne certezza, quando ci si accorse che una delle note a margine accennava ad un presunto esperimento segreto effettuato dalla Marina Usa nel ’43. In altri riferimenti si affermava che la nave era stata resa invisibile per alcuni minuti, con effetti drastici per l’equipaggio a bordo. Jessup confidò così agli ufficiali di essere in possesso delle due lettere ricevute da Allende/Allen; questi ne richiesero immediatamente le copie. Che dire? Se l’interesse della Marina militare Usa per questa storia aumentava di giorno in giorno, un motivo doveva pur esserci… Voleva tentare un esperimento simile? Oppure nascondere le tracce di un “errore storico”? Certo è che le spese sostenute per le indagini al caso, furono elevate e molti si chiesero il motivo. Evidentemente ne valeva la pena …. Poco tempo dopo, Jessup spedì le due lettere all’ONR. D’accordo con la Marina militare, la “VARO Manufacturing Company” di Garland (TEXAS), riprodusse in tiratura limitata il libro “The Case for the Ufo’s” con le annotazioni e le due lettere come appendice, distribuendone le poche copie ( si dice circa 25, secondo altri 127) ciclostilate di 200 pagine agli alti ufficiali che si occupavano del caso. Da notare che la prima stesura, estremamente difficoltosa a causa del modo di scrivere dei tre individui, fece perdere molto tempo e portò ad una spesa di denaro non indifferente. Ancora una volta l’ostinazione della Marina Usa lasciava sconcertati! E perché una tiratura limitata e distribuita ad una ristretta cerchia di ufficiali? Una copia di esso fu consegnata anche al dottor Jessup. Nel 1958 egli si recò per un viaggio di lavoro a New York ed approfittò per andare a trovare il suo amico e scrittore I.T. Sanderson, un zoologo interessato di UFO. Qui Jessup volle consegnare il libro originale (quello con le annotazioni a margine …) al suo amico pregandolo di tenerlo al sicuro nel qual caso gli fosse accaduto qualche cosa. In quel periodo a detta degli amici a lui più vicini, Jessup appariva nervoso e stranamente preoccupato; ma proprio per questo il modo di fare del dottore appariva esagerato ed inutile. Ma a sentire Sanderson, dopo la lettura dell’originale, lui stesso si sentì sopraffatto da un sentimento piuttosto sgradevole. Poco tempo dopo, il 20 aprile 1952, il dottor Jessup venne trovato morto nella sua automobile, in Dade Conty Park, presso Coral Gaves, in Florida. Un tubo di gomma collegava lo scappamento con l’interno dell’abitacolo: morì per avvelenamento di monossido di carbonio. In poche parole, stando al certificato di morte, si trattò di suicidio! Secondo “persone ben informate”, il dottor Jessup avrebbe compiuto questo insano gesto a fronte di problemi famigliare e a causa del diminuito credito all’interno della comunità scientifica. Ma non tutti la pensano così, anzi la maggioranza crede che Jessup sia stato “eliminato” dal governo. Fra questi un certo G. Barker, che raccolse per primo gli scritti del dottore nel volume “The strange case of Dr. M.K.Jessup” (Lo strano caso del Dr. M.K.Jessup); egli cita 90 Richard Ogden, il quale è convinto che in realtà il suicidio sia un omicidio. Jessup sarebbe stato ipnotizzato da onde sonore; gli sarebbe stato recapitato un nastro musicale che conteneva suggestioni ipnotiche, inducendolo così al suicidio. Ma qui siamo oramai alle pure speculazioni … L’EDIZIONE “VARO” Ma che cosa rendeva particolare la ristampa del libro di M.K. Jessup ad opera della Varo? Le annotazioni a margine dei tre “anonimi” certo, ma anche una prefazione che forniva alcuni dettagli piuttosto ovvi. Gli autori, il comandante Gorge Hoover ed il capitano S. Sherby, originariamente rimasero anonimi. Un altro elemento particolare, è un paragrafo in cui si fanno ipotesi sulla reale identità degli autori delle annotazioni, e una spiegazione di come poter distinguere il testo e le annotazioni a margine. A questo proposito riporto il testo di queste particolarità dell’edizione “VARO”, dal libro di V. Gaddis, “Il triangolo maledetto e altri misteri del mare” ed. ARMENIA (pag.206,pag. 207-208, pag. 208). Questo uno stralcio della prefazione: “Le annotazioni presuppongono una notevole conoscenza dei problemi riguardanti gli UFO, dei loro sistemi di propulsione nonché della provenienza, storia e costumi dei loro equipaggi e costituiscono un interessante oggetto di ricerca. Dette annotazioni furono trovate su una copia di una edizione economica del libro di M.K. Jessup “The case for the UFO's.” Poiché riteniamo estremamente importante qualsiasi possibile scoperta che aiuti a spiegare la natura della gravità, pensiamo di non dover trascurare alcuno di questi argomenti, per quanto discutibili siano da un punto di vista strettamente scientifico. La copia con le note, indirizzate all' Ammiraglio N. Furth, Capo dell'Ufficio Ricerche della Marina, Washington D.C., arrivò in una busta di canapa, con il timbro postale di Seminole, nel Texas, nel 1955. Per traverso, sulla busta, era stato scritto: "Buona Pasqua." Verso luglio-agosto di quell'anno, il libro comparve tra la posta in arrivo del Maggiore Darrell L. Ritter, Ufficio USMC, Progetti Aeronautici dell'ONR. In seguito il Capitano Sidney Sherby ebbe in consegna il libro dal Maggiore Ritter. Il Capitano Sherby e il Comandante George W. Hoover, ufficiale dell'ONR con compiti speciali, mostrarono particolare interesse per una parte del materiale contenuto nel libro. La Società Varo di Garland, nel Texas, propose di ripubblicare il volume e relative annotazioni in una edizione particolare, con numero di copie limitato, come primo passo per lo studio ulteriore di questo inconsueto materiale. La Signorina Michael Ann Dunn si assunse il compito di riscrivere il libro con tutte le note, interiezioni, sottolineature, ecc. Si è cercato di riprodurre il più fedelmente possibile il colore, la forma delle annotazioni originali in relazione al testo. Non si è invece tentato di leggere con i raggi ultravioletti o altri metodi le note che erano state cancellate da uno dei tre 91 "commentatori". Appare chiaro che queste note sono state scritte da tre persone diverse. A questa conclusione porta la differenza nella calligrafia e 1'uso di tre diversi tipi di inchiostro: blu, blu-viola e blu-verde. D'ora in poi li chiameremo Mr. A, Mr. B, e Jemi. Si è ritenuto che la terza persona fosse Jemi in quanto questo nome appare ripetutamente nei saluti e Mr. A e Mr. B accennano a Jemi in tutto il libro. Ad esempio, esso compare alle pagine 281, 122, 126 del libro originale. Naturalmente potrebbe trattarsi solo di un saluto.” Ed ecco altri stralci della ristampa: “È probabile che queste persone siano Zingari. Nell'ultima pagina del libro Mr B scrive: ". . . solo uno Zingaro può parlare ad un altro di quella catastrofe. E noi siamo da secoli una razza screditata. Ah! Ancora c'è chi si chiede da dove "noi" veniamo. . ." A pagina 130 Mr. A scrive ". . . il nostro è un modo di vivere, collaudato dal tempo e felice. Non abbiamo nulla, non possediamo niente al di fuori della nostra musica e della nostra filosofia e siamo felici." A pagina 76 Mr. B dice: "Mostra questo a un Fratello Zingaro . . .." A pagina 158 Mr. A scrive un "noi" che si direbbe riferito alla razza screditata". Charles G. Leland nel suo libro Zingari Inglesi e il loro linguaggio afferma che gli Zingari si chiamano fra di loro fratello e sorella e non stringono amicizia con persone di sangue diverso o per le quali non provino simpatia. Questo potrebbe spiegare 1'uso dell'espressione "Miei cari Fratelli" nelle note di chiusura e il frequente riferimento alla "vana umanità". Queste tre persone devono aver letto e annotato il volume parecchie volte consecutive. Infatti vi sono discussioni fra due o tutte e tre le persone, vi sono domande e risposte a punti nei quali parti di una annotazione sono state segnate, sottolineate o aggiunte da uno o da entrambi gli altri. Alcune note sono state cancellate con tratti di penna. Poco dopo la pubblicazione del suo libro, il Dr. Jessup ricevette una lettera da un certo Carlos Miguel Mlende (copia di questa lettera e di una successiva sono state inserite dell'Appendice). Il Dr. Jessup disse che egli "aveva subito avuto 1'impressione che quest'uomo fosse la stessa persona che aveva inviato il libro agli Uffici della Marina. . . " Infatti 1'esame comparato della calligrafia, dello stile, del contenuto e della fraseologia delle annotazioni e della lettera dimostra con una certa sicurezza che Mr. A potrebbe aver scritto anche la lettera. A questa conclusione si può arrivare soprattutto leggendo le note di Mr. A alle pagine 130, 117 a 150 dove gli accenni a Faraday, alle scarpe chiodate o ferrate e al prender fuoco, corrispondono ad identiche espressioni usate nella lettera. Jessup ricevette la lettera a Miami, venerdì 13 gennaio 1956. Portava un timbro postale di Gainesville, nel Texas, ed era stata spedita in una busta dal Turner Hotel di 92 Gainesville. È stata qui riportata il più fedelmente possibile. Una seconda lettera giunse a Jessup da Allende con timbro postale di Du Bois, in Pennsylvania e con data 25 maggio 1956. L'ortografia e altre caratteristiche lasciano pochi dubbi circa il fatto che Mr. A e Carlos Allende siano la stessa persona. "I "commentatori" del libro si sono ben poco curati dell'ortografia e dell'uso delle maiuscole, della punteggiatura e della sintassi; questo particolare si riscontra costantemente e forse indica una abitudine acquisita dal loro linguaggio originario. Anche le note sono state riprodotte il più fedelmente possibile. Potrebbe anche darsi the le sottolineature nel testo siano in forma di codice o chelette separatamente-le parti sottolineate possano avere un loro significato. Tuttavia ad un primo esame non si è riusciti a trovare la chiave di questo codice. In genere le sottolineature nel testo si riferiscono alle annotazioni fatte dalla stessa persona.” “Può essere utile al lettore avere una generica descrizione delle annotazioni prima di iniziarne la lettura. Vi si fa spesso riferimento a due razze di individui che vivono nello spazio; in particolare gli "habitat" in cui vivono vengono chiamati "stasis neutral" (stasi neutra) e undersea (ambiente sommerso). Sembra che questi individui possano vivere indifferentemente in entrambi gli ambienti. Si accenna anche alla costruzione di città sommerse; i mezzi di trasporto consistono in vari tipi di veicoli diversi. Questi due tipi o razze di individui sono menzionate di continuo. Vengono chiamati gli L-M a gli S-M. Gli L-M sono esseri pacifici, non così gli S-M. Si direbbe che nelle annotazioni si parli con maggior simpatia degli L-M che non degli S-M. Sono molto frequenti e usate con naturalezza espressioni come queste: nostra flotta, grande arca, grande bombardamento, grande ritorno, grande guerra, piccolo uomo, campi di forza, surgelamenti, costruzioni sommerse, registratori di misure, aeronavi da ricognizione, campi magnetici e gravitazionali; lavoro d'intarsio, trasmissione telepatica, coperture ardenti, nodi, vortici, "rete" magnetica, e altre ancora. Viene anche spiegato come, perché e che cosa accade alle persone, alle navi e agli aerei che scompaiono. Spiegano poi 1'origine di tempeste e nuvole anomale, oggetti che cadono dal cielo, strani segni ed impronte di passi ed altri fenomeni misteriosi per i quali non è mai stata trovata una spiegazione. Queste persone sembra inoltre che siano convinte che è troppo tardi per 1'uomo realizzare voli nello spazio. Essi pensano che 1'umanità nulla può fare per eliminare "quegli elementi sconvolgenti collegati con mare e spazio", perché 1'uomo è troppo egoista, dà troppa importanza alla materia, combatte contro piccole cose su questo pianeta, è accecato dalla gelosia, manca di un senso di vera fratellanza. Quante di queste affermazioni sono vere? Non possiamo rispondere. Una cosa è certa: queste persone, chiunque esse siano, danno delle spiegazioni veramente sconcertanti che meritano di essere considerate.” 93 Così si conclude la prefazione della edizione “VARO” del libro di Jessup. COSA ACCADDE NEL 1943 Vediamo ora in dettaglio, che cosa affermava Allende (Allen) riguardo il presunto esperimento avvenuto nell’ottobre ’43. Egli riferiva che in quella data la Marina militare USA riuscì a rendere invisibile un cacciatorpediniere, l’USS Eldridge, assieme a tutto il suo equipaggio, mentre era in navigazione. Il tutto sarebbe avvenuto creando un campo unificato sferoidale di 100 mt. di raggio; tutto ciò che si trovava all’interno di esso diventava evanescente mentre alcuni marinai parevano camminare nel nulla. Ad eventuali spettatori esterni l’imbarcazione si presentava come “ una sagoma sott’acqua “. Ma perché da “spettatori esterni?” Per il semplice motivo che Allende sarebbe stato solamente uno spettatore: in quel periodo si sarebbe trovato a bordo della “S.S. Andrei Fureuseth” appartenuta alla Matson Lines Liberty, di Norfolk, nave addetta a seguire le operazioni dell’esperimento. E da lì egli avrebbe assistito a tutta l’incredibile scena. Allende fornisce anche i nomi di alcuni suoi compagni di navigazione: Richard Price (“Splicey”) della Virginia, il comandante in seconda Mowsely e “Conally” del New England. Assieme a loro, Allende avrebbe visto sparire il cacciatorpediniere davanti ai suoi occhi dal Molo di Philadelphia per apparire (questo lo avrebbe saputo tempo dopo…) sul molo di Potsmouth, Norfolk. A detta di Allende qui ci furono diversi testimoni che videro increduli apparire dinnanzi a loro la nave; ma pochi minuti dopo essa scomparve anche da lì. In altre parole ci fu una sparizione/riapparizione in pochi minuti della Eldridge! Il risultato dell’esperimento sembrava riuscito, ma stando al testimone la realtà era ben diversa e tragica; metà degli ufficiali e dell’equipaggio del cacciatorpediniere divennero pazzi od “internati in luoghi particolari atti a ricevere assistenza qualificata …” ed alcuni effetti collaterali che seguirono all’esperimento furono drammatici. Pare che alcuni marinai che vi avevano partecipato entrarono in un pub del porto quasi del tutto invisibili, terrorizzando le cameriere; sembra che fosse apparso pure un articolo sul giornale locale ma il giornalista scettico ironizzò sull’accaduto e le cose caddero nell’oblio. Altri uomini uscirono da casa attraversando i muri davanti agli occhi terrorizzati dei parenti senza essere rivisti; altri ancora presero fuoco finché camminavano, mentre ancor peggior sorte capitò ad alcuni marinai durante la riapparizione della nave. Allende assicura che in questa fase successe di tutto: a causa della “modificazione della struttura stessa delle cose” qualcuno dell’equipaggio si ritrovò “fuso” (od incastrato) con gli oggetti solidi della nave (lamiere, pavimento, ecc.) diventando un tutt’uno! Realtà? Fantasia? O cos’altro? Sembra un racconto di fantascienza di un grande scrittore. Ed Allende cosa fece per dare un riscontro a tutto ciò? In una delle due lettere spedite a Jessup, dopo aver posto la sua firma scrisse la sigla 94 “Z416175”, che pare identificare il suo numero di matricola in servizio. Ma questo era tutto? Assolutamente no! La peggior cosa e l’aspetto più incredibile dell’esperimento fu il perdurare di un effetto noto come “GO BLANK”, che colpì tutto l’equipaggio a bordo. COS’E’ IL “GO BLANK” Pare che tale effetto sia provocato da una “sosta” prolungata all’interno del campo; si verificherebbe non immediatamente ma a distanza di tempo. Potremmo definirlo “controindicazione ritardata”! Sembra che la persona colpita diventi momentaneamente invisibile e si blocchi (“get stuk”) senza essere più in grado di muoversi di propria volontà; per liberarsi da questa situazione il malcapitato deve essere toccato da alcune persone all’interno del campo stesso. Solo in questo modo riesce a “scongelarsi” (Allende definisce l’intera operazione “imposizione delle mani”). Se un soggetto rimane “congelato” non riuscirà più a percepire la realtà esatta delle cose e del tempo, e se questo dura a lungo (un giorno o più), impazzisce. A detta di Allende una volta accadde qualcosa di incredibile: due uomini che corsero a toccare un compagno colpito da “go blank” presero fuoco. I due corpi bruciarono per ben diciotto giorni ininterrottamente senza che nessuno riuscisse a spegnere le fiamme! Da allora nessuno più si azzardò ad usare l’imposizione delle mani … Personalmente mi chiedo se un corpo umano possa arrivare sino a questo punto: credo che in poche ore o al massimo in un giorno sia già carbonizzato. L’unica spiegazione possibile è che all’interno di questo campo magnetico, intervengano forze inusuali in grado di alterare tutte le leggi fisico-chimiche a noi conosciute. Difficile dire se la realtà possa essere questa: certo è che Allende affermò che da quel momento si dovettero costruire apparecchiature estremamente complicate per cercare di “scongelare” o “sbloccare” le persone colpite dal “go blank”. Anche tale affermazione mi lascia perplesso. E’ possibile che la Marina USA, si sobbarchi enormi spese per curare le sue “cavie”? A meno che non lo faccia per secondi fini (ad ex. studiare gli effetti collaterali od altro) non credo proprio. Avrebbe avuto più senso (mi immedesimo nelle loro menti…) lasciare i marinai al loro destino, come “cani sciolti”. In fin dei conti chi avrebbe creduto ad un matto? Spendere cinque milioni di dollari per curare un centinaio di persone non mi pare faccia parte della politica militare. Teniamo inoltre presente che la cifra va riferita al 1943 e dunque il valore è ben diverso da oggi. Non dobbiamo poi dimenticare che si era in piena guerra; quella cifra sarebbe stata spesa ben meglio per altri investimenti bellici! Dunque secondo Allende la Marina USA, quando eseguì l’esperimento sarebbe stata totalmente inconsapevole degli effetti causati dal campo magnetico sull’equipaggio a bordo. Dopo questi avvenimenti il congresso avrebbe dato ordine di smantellare tutto 95 il progetto, ma in realtà sarebbe continuato col nome di “Mountauk Project” o “Phoenix Project”, diretto nientemeno che dal Dr. Von Neumann. Da qui poi sarebbero nati altri tipi di progetti volti al controllo mentale, viaggi interdimensionali, ecc. IL “PROJECT PHILADELPHIA” PIU’ RECENTEMENTE Nel 1970 l’ufologo Kevin Rande intervistò il capitano Sherby. Egli dichiarò che l’interesse dimostrato apparentemente dalla Marina militare USA era in realtà una ricerca personale compiuta assieme ad Hoover, spendendo in pratica il denaro di tasca loro. Anche qui non sono d’accordo con queste affermazioni; le spese sostenute dai due ufficiali sarebbero state enormi e senza contare che alla fine non portarono a nulla. Non penso che con una storia simile ci potessero guadagnare qualcosa in seguito. Una piccola curiosità: a fine carriera Shelby è stato assunto come impiegato proprio dalla “VARO” … Nel 1984, W. Moore pubblicò privatamente un libro in cui affermava che la “verità stava nel mezzo ed è un poco più terrestre”. A sua detta l’esperimento era riferito all’invisibilità radar e gli effetti raccontati da Allende non furono altro che allucinazioni causate dalla vicinanza al “campo di forze a bassa frequenza e di grande potenza utilizzato” (Paolo Toselli, in A.C.A.M.) Ma penso che tutto sommato non si possa ricondurre il tutto a semplici allucinazioni; se la storia non è inventata ma semplicemente gonfiata, allora si tratta di qualcosa di ben diverso. Sarebbe stato interessante rintracciare alcune cameriere del pub dove sarebbero entrati i marinai seminvisibili; una loro testimonianza avrebbe dato più luce alla vicenda. Se i testimoni che affermano di aver visto, prima apparire la Eldridge a Norfolk e poi scomparire, in pochi minuti, dicono la verità, bisogna fare alcune considerazioni. La prima riguarda senza dubbio il tempo impiegato per raggiungere il porto di Norfolk da Philadelphia (impossibile mediante navigazione); la seconda l’ondata gigantesca di acqua che avrebbe prodotto “qualcosa come 1900 tonnellate di acqua per colmare il vuoto creatosi” (P. Toselli) col risultato di un’inondazione sulla baia. E di quest’ultima ipotesi, non v’è menzione da nessuna parte, neanche a detta dei testimoni! Ma anche qui bisogna vedere se all’interno di un campo magnetico gli effetti di una possibile ondata, risultino come “nella realtà da noi concepita” oppure siano “deviati o smorzati” da una qualche forza sconosciuta. 96 Ma ecco che nel ’92 entra in gioco anche J. J. Vallée. Nello stesso anno un certo Edward Dudgeon scrisse allo studioso di essere stato arruolato in Marina dal ’42 al ’45, e di aver assistito da un’altra nave agli accadimenti del cacciatorpediniere Eldridge. Due settimane dopo i due si incontrano: Dudgeon come prova delle sue affermazioni mostra a Vallée il foglio di congedo. Egli raccontò la sua versione dei fatti: l’esperimento coinvolse la Eldridge e la Engstrom (la nave in cui si trovava Dudgeon) e durò dai primi di luglio ai primi di agosto del 1943. Il tutto, tp-secret, voleva sperimentare un insieme di contromisure per rendere le navi invisibili alle torpedini magnetiche dei sommergibili tedeschi. L’attrezzatura consisteva in: radar bassa frequenza, sonar, rilascio di cariche a bassa profondità, eliche particolari. Tutto ciò fu confermato a Vallée anche dal vice-ammiraglio William D. Houser. In poche parole si screditava Allende. Ma allora, burla e mistificazione oppure disinformazione? La verità è ancora molto lontana … LA MARINA MILITARE USA E LA ELDRIGE E la Marina USA cosa dice i tutto ciò? Naturalmente smentisce un caso dalle proporzioni abnormi come quello in oggetto. E per questo essa ha fornito il diario di bordo del cacciatorpediniere; da qui si dimostrerebbe come la Eldridge non si sia mai trovata in quella data a Philadelphia. Ma attenzione! Questi documenti (e non solo…) sappiamo bene che possono essere tranquillamente falsificabili. Dunque, ancora una volta, non c’è nulla di veramente sicuro. Ecco ad ogni modo, le date e le località seguite dalla “nostra” nave: · · · · · · · · · · · 16 settembre parte da New York direzione Bermuda; 18 settembre/15 ottobre addestramento in mare; 18 ottobre parte in un convoglio navale per New York; 18 ottobre/01 novembre ormeggiata al porto di New York; 01/02 novembre in navigazione per Norfolk; 03 novembre parte per Casablanca; 22 novembre arrivo a Casablanca; 22/29 novembre ormeggiata al porto di Casablanca; 29 novembre parte per New York; 17 dicembre arrivo a New York; 17/31 dicembre in navigazione per Norfolk con altre quattro navi. Da questa cronologia pare dunque che essa non sia mai stata coinvolta in operazioni particolari. Ma, ripeto nulla è certo. Altre volte abbiamo assistito ad un cover-up ad hoc 97 orchestrato da governi e militari. Ma la Marina fa un’altra ipotesi: ci si è confusi col “degaussing”, ovvero con gli esperimenti di invisibilità alle mine magnetiche. Altro elemento che potrebbe aver generato confusione potrebbe essere stato l’esperimento a bordo della Timmerman nel 1950. Nel tentativo di ottenere 1.000 Hz al posto dei 400 standard del generatore, scaturirono scariche di luce. Allende potrebbe aver assistito a questo evento ed aver male interpretato il tutto. CHI E’ ALLENDE Carlos Miguel Allende (o Carl Allen) nasce il 31 maggio 1925 a Springdale, Pennsylvania. Era il maggiore di cinque figli ed anche il più strano. Il 14 luglio 1942 viene arruolato nei marines ed il 21 maggio dell’anno successivo congedato; entra così nella Marina mercantile ed assegnato alla SS Andrei Furuseth. Ed è proprio a bordo di quest’ultima che Allende assisterebbe all’incredibile esperimento del ’43. A detta di Goerman, ricercatore ufo, i genitori di Carlos Allende erano suoi vicini di casa: essi gli avrebbero mostrato con orgoglio del materiale spedito loro dal figlio negli anni, vantandosi del “polverone” suscitato dalle sue affermazioni. In effetti l’indirizzo che Allende fornì a Jessup nelle prime fasi della loro corrispondenza, coincideva con quello dei presunti genitori: RD1 n°1, Box 223 di New Kensington (Pennsylvania). Pare però che uno dei fratelli, definisse Carlos come un uomo dotato di fervida immaginazione e di una mente fantastica, anche se in realtà “non l’ha mai veramente utilizzata…”. Sembra che nel ’69 lo stesso Allende si sia presentato presso gli uffici dell’APRO (Aerial Phenomena Research Organization) a Tucson (Arizona), per confessare che la sua storia era tutta una montatura, salvo poi però, ritrattare tutto poco tempo dopo. Nel ’78 prese casa nel Minnesota, a Benson, per trasferirsi l’anno successivo nella vicina Montevideo poco lontano da dove abitava William Moore. Il quotidiano locale, insisteva nel dire che Allende si recava ogni giorno per tre o quattro volte di seguito, presso i suoi uffici decantando le sue qualità di scrittore e uomo di scienza. Di lui esiste solamente un’immagine: una foto scattata nell’83 da Linda Strand, in Colorado, dove riuscì ad intervistarlo brevemente. Essa confermò di aver avuto davanti un tipo strano e confusionario; ma da allora se ne persero completamente le tracce. CONSIDERAZIONI Più recentemente, e precisamente nel 1989 si è fatto vivo un certo Bielek, affermando di essere stato uno dei marinai a bordo dell’Eldridge durante l’esperimento del ’48. Affermò di essere stato nel futuro dove avrebbe subito un lavaggio del cervello da parte della Marina USA. Ma, guarda caso, guardando il film del 1988 “Philadelphia Experiment” con M. Parè, avrebbe riacquistato la memoria! In poche parole gli avrebbero fatto credere di essere Bielek, ma in realtà lui era Edward Cameron; suo 98 fratello, all’epoca, sarebbe stato trasportato nel 1983 perdendo la cognizione del tempo ed invecchiando di un anno ogni ora sino a morire. Poco dopo sarebbe però rinato … Inoltre, stando alle sue parole, la tecnologia per eseguire l’esperimento sarebbe stata fornita dagli Alieni! Nonostante Bielek ( o Cameron) sia laureato in fisica ed ingegneria elettrica, mi risulta difficile credere ad una storia così incredibile … A parte le recenti uscite di personaggi alquanto dubbi, non credo che la questione del “Philadelphia Experiment” si di facile soluzione e tanto meno di chiara lettura. Alla luce delle attuali informazioni non mi sembra che si siano fatti passi in avanti tali da giustificare una plausibile soddisfazione di molti ricercatori del settore. Come non condivido coloro che credono che il Governo o la Marina USA, prima o poi decidano di ammettere l’effettiva avvenuta dell’esperimento. Si pensi solamente a cosa potrebbe significare per il mondo intero, ammettere una simile eventualità; ammettere che qualcuno sia in grado di rendere cose (e, non necessariamente persone …) invisibili vorrebbe dire avere il dominio in campo bellico ed economico, gestendo in ogni situazione un effetto sorpresa dalle caratteristiche fantascientifiche nei confronti di un eventuale avversario. IL TELETRASPORTO. Il teletrasporto è la rimozione di un oggetto dallo spazio tridimensionale, attraverso una scorciatoia nella quarta dimensione, per poi reinserire l'oggetto nello spazio tridimensionale ma in una differente posizione. Nella quarta dimensione lo spazio può essere piegato con facilità in modo da portare il punto di destinazione vicino all'oggetto o viceversa il punto in cui si trova l'oggetto viene distorto fino ad arrivare al punto di destinazione. Piegare lo spazio nelle tre dimensioni richiede quantitativi di energia e campi gravitazionali enormi, ma nella quarta dimensione è uno scherzo! Per ora ci interesseremo solamente di come agganciare un oggetto e portarlo nella quarta dimensione. Nella fisica ordinaria esiste un operatore matematico chiamato "operatore trasversale" (non so se ho tradotto bene il termine, quello originale è cross product...è una specie di calcolo tensoriale, simile per certi versi alla regola del parallelogrammo). Quando due vettori (la freccia indica il verso e l'intensità del campo) sono incrociati uno con l'altro, un terzo vettore appare che ha un certo angolo rispetto agli altri due. Come già detto un vettore gravità è proporzionale al prodotto trasversale di un vettore magnetico e uno elettrico. Comunque quando si incrociano tre vettori, alle giuste angolazioni, viene prodotto un quarto vettore perpendicolare a tutti gli altri tre...dove punterà tale vettore? Nella quarta dimensione. Questo è un concetto che appartiene molto alla teoria dell'iperspazio...leggete il libro 99 Iperspazio di Mikio Kaku per capire meglio questi concetti. Comunque intendo fare una bella trattazione sulla teoria dell'iperspazio nella sezione "astronomia e cosmologia". Una configurazione X-Y-Z di tre bobine toroidali svolge bene questo lavoro, tale configurazione è illustrata nella figura 8. Ognuna delle tre bobine produce un dipolo magnetico il cui campo al centro è perpendicolare agli altri due campi delle altre due bobine. A questo punto c'è un flusso magnetico a quattro dimensioni, o iperflusso, che è concentrato maggiormente al centro...ora è solo questione di accoppiare tale iperflusso con l'oggetto posto al centro dei tre toroidi per mandarlo nella quarta dimensione. Il solo iperflusso non è però sufficiente a far questo. Noi siamo agganciati allo spazio tridimensionale da una forza elastica che può essere sconfitta solo in due modi: o pompando un quantitativo enorme di energia nelle bobine o facendo pulsare le bobine alla frequenza di risonanza della quarta dimensione. Pensate allo spazio come a un foglio di gomma, per deviare un punto del foglio sopra o sotto (cioè sul piano verticale z) potreste spingere sul foglio e mantenerlo stirato con una certa spesa di energia, oppure potreste far vibrare il foglio in modo che i punti su di esso si muovano sopra e sotto. Se si indovina il mix giusto di frequenze si può creare una onda stazionaria sul foglio, che corrisponde all'energia minima usata per ottenere la massima deformazione del foglio stesso. Si ritorna sempre al concetto di risonanza. La frequenza di risonanza dello spazio è situata più o meno nella frequenza superiore delle onde radio fino alle microonde. Quando queste frequenze sono pompate nelle tre bobine, questo genera non solo campi magnetici vibranti ma anche campi elettrici. Questo è dovuto a un principio fisico delle leggi di Maxwell, che asserisce che campi magnetici in movimento producono campi elettrici. Il vantaggio qui sta nel fatto che questo campo elettrico è indotto insieme all'oggetto 100 ad essere teletrasportato, accoppiando automaticamente l'oggetto all'iperflusso vibrante. Ritornando all'esempio del foglio di gomma, se l'onda stazionaria nel foglio ha un'ampiezza sufficiente, questa onda strapperà un pezzo del foglio e diventerà un pallone di gomma a se stante rispetto al foglio. Se si mappa il campo magnetico di tre bobine a schema X-Y-Z, esso sembra una ipersfera spiegata. Se la frequenza di risonanza è raggiunta questo campo collassa in una ipersfera magnetica, portando tutti gli oggetti in prossimità fuori nell'iperspazio. L'oggetto teletrasportato è incapsulato in una bolla di spazio fluttuante nella quarta dimensione, e sarà completamente disconnessa dalla realtà tridimensionale. Può essere difficile raggiungere questa frequenza di risonanza, così può essere meglio iniziare con un semplice arrangiamento di bobine X-Y-Z per produrre un campo magnetico rotante che verrà poi modulato dal rumore bianco. Questa rotazione può essere ottenuta facendo pulsare ogni bobina ma con uno sfasamento fra le tre. In questo modo il prodotto trasversale di ogni vettore magnetico non punta sempre nella stessa direzione. Lo scopo principale di questa rotazione è di indurre campi elettrici nell'oggetto senza preoccuparsi della modulazione alla frequenza di risonanza dello spazio. Questa modulazione è compito di una quarta bobina. In questo modo si ottiene anche una certa invisibilità dell'oggetto e i raggi di luce vengono piegati via. Questo campo rotante viene poi modulato da una quarta bobina alimentata con rumore bianco. Il rumore bianco consiste di tutte le possibili frequenze di uno spettro con un certo range, se questo rumore bianco ha un range fra le onde radio e le microonde allora la frequenza di risonanza può essere garantita. Questo è un metodo per aprirsi una strada nell'iperspazio. MANIPOLARE IL TEMPO. Il viaggio nel tempo è un processo molto simile a quello del teletrasporto. Entrambi includono il fatto di viaggiare attraverso lo spazio-tempo senza seguire un percorso tridimensionale. L'unica differenza sta nella direzione verso cui è applicata la frequenza. Nel teletrasporto la direzione è perpendicolare alla terza dimensione spaziale, qui invece la direzione di applicazione è verso la sesta dimensione. La sesta dimensione è quella che separa gli universi paralleli, un pò come la prima dimensione (destra e sinistra) separa due binari paralleli. Applicando la frequenza corretta nella dimensione corretta, si permette ad un oggetto di liberarsi dallo spazio a 101 cinque dimensioni (che appartiene alla nostra linea temporale) e agganciarsi ad un'altra linea temporale. La produzione di un campo capace di risuonare nella sesta dimensione implica la comprensione di una teoria particolare dell'iperspazio. Detto semplicemente...tutte le onde elettromagnetiche hanno delle componenti nelle dimensioni superiori (la parte immaginaria dell'onda) a cui si può accedere cancellando la componente tridimensionale che noi percepiamo. In pratica è necessario mettere in "coniugazione di fase" ogni campo elettrico, magnetico e quindi elettromagnetico dell'onda. Coniugazione di fase non è altro che un termine che indica il processo di aggiungere un campo o un'onda alla sua immagine speculare così che si cancellano a vicenda. Lo si comprende meglio se si spiega la natura delle onde. Le onde consistono in energia oscillante fra stati immaginari e reali. In altre parole, in un momento l'energia è reale e visibile come un movimento nel media in cui viaggia, e in un momento successivo l'energia è immaginaria o energia potenziale immagazzinata nello stress del media. Per esempio in una stringa vibrante la componente reale è visibile dalle vibrazioni della stringa stessa, mentre la componente immaginaria è evidente nei picchi di ampiezza della stringa dove tutta l'energia è immagazzinata nel tessuto della stringa stirata. In questo esempio, lo stiramento viaggia nella direzione della stringa (longitudinale) mentre la direzione della vibrazione, il movimento fisico attuale di un punto della stringa, è perpendicolare cioè trasverso. Nel caso di un pendolo, l'energia commuta tra quella cinetica al centro di esso quando il pendolo raggiunge la massima velocità, a quella potenziale, quando l'energia è immagazzinata nel campo gravitazionale al punto più alto del pendolo. Proprio come l'energia potenziale (parte immaginaria) di una stringa è perpendicolare a quella cinetica (parte reale), così in questo esempio è l'energia potenziale gravitazionale perpendicolare a quella cinetica. La sola differenza è che nel caso della stringa, l'energia potenziale è una dimensione inferiore di quella cinetica, e nel pendolo è una dimensione superiore. Per le onde elettromagnetiche, la componente immaginaria punta nella quinta dimensione (è vero l'ho letto anche in Iperspazio, capitolo 4 "il segreto della luce: vibrazioni nella quinta dimensione). Nella coniugazione di fase viene cancellata la componente reale, lasciando l'energia manifestarsi solo nella componente immaginaria. Ad ogni modo questa onda in coniugazione di fase deve oscillare in qualche modo. L'energia non è distrutta...solamente trasformata o diretta in un'altra direzione. Siccome non può oscillare più fra il reale (spazio tridimensionale) e l'immaginario (quinta dimensione), perché il reale è stato eliminato essa deve oscillare fra l'immaginario e qualcosa di superiore. Siccome la componente immaginaria vibra nella quinta dimensione, questo qualcosa di superiore deve essere per forza la sesta dimensione. 102 Da un punto di vista tridimensionale, tutto quello che vedrà un osservatore esterno sarà un campo scalare dove il valore del campo è lo stesso ovunque ma rimbalza su e giù di valore nel tempo. Questo "rimbalzamento" nel tempo e non nello spazio è l'evidenza visibile che la modulazione diretta nella sesta dimensione sta avendo luogo...e la sesta dimensione è il tempo. Einstein disse che la quarta dimensione è il tempo, ma ci sono almeno due dimensioni fisiche extra che servono a spiegare alcuni fenomeni fisici che non stiamo qui a spiegare. Uno scopo è già stato in parte spiegato ed è l'esistenza della parte immaginaria delle onde EM...però vi consiglio caldamente la lettura di Iperspazio di Mikio Kaku...rende tutto più facile da capire. La configurazione della bobina necessaria per produrre questi campi scalari è la caduceus coil illustrata nella figura 9. È un pezzo di filo avvolto ad elica che crea una contro-rotazione delle correnti e che quindi fa opporre i campi magnetici. Quando la si alimenta con un segnale alternato, l'incrocio fra gli avvolgimenti consente ai campi generati di cancellarsi in coniugazione di fase ed essere trasformati in campi scalari. Per accoppiare questo campo scalare all'oggetto si dovrebbe caricarlo con un generatore ad alta tensione in continua come un Van De Graaf o un generatore AT in alternata come un tesla coil...se si ha il coraggio. Perché cosa dovrebbe succedere? CONCLUSIONE. In questa trattazione non sono stati date specifiche di costruzione, ma abbiamo enunciato i principi che devono essere compresi per poter passare alla sperimentazione. Semplicemente, pensate in termini di flusso di etere, accoppiamento in risonanza, campi scalari, poi si passa ad utilizzare l'appropriata configurazione 103 delle bobine per raggiungere questi risultati. Se andate alla sezione "sperimentare l'antigravità" di questo sito ho già messo uno schema della caduceus e un progetto di anello antigravitazionale sempre di Misiolek con tutte le specifiche. In più avete l'ausilio del forum che vi permetterà di scambiarvi suggerimenti ed esperienze con chi come voi tenta di realizzare tutto ciò. Siete avvisati che queste tecniche sconfinano nel regno dell'ignoto (apposta mi piacciono!) e che la coscienza può essere alterata dalla dislocazione spaziotemporale, proprio come successo ai marinai del Philadelphia Experiment. La vita risiede non solo in queste dimensioni ma si diffonde attraverso il tempo, le dimensioni e altri livelli di percezione...giocare con i campi scalari, specialmente nella forma di laser in coniugazione di fase modulati da segnali audio, ha il potenziale di aprire portali, consentendo a forze malevoli di entrare in questa realtà e danneggiare lo sperimentatore. Wow! Mi ricorda Doom! Preparerò una bella doppietta a pallettoni...nel caso ce ne fosse bisogno. Anche qualche carica di Semtex non guasta mai! È un dato di fatto che l'invisibilità, il viaggio nel tempo, teletrasporto e antigravità sono tecniche esistenti e realizzate segretamente. Ci sono testimoni, documenti governativi ed evidenze fisiche che lo dimostrano...la questione è semmai come riprodurre queste tecniche. Ok il documento finisce qui...cosa state aspettando? Andate nella vostra cantina e iniziate la sperimentazione! Io ho iniziato da poco...tante menti messe insieme possono accelerare la ricerca! Sia l'antigravita' che l'energia del punto zero sono argomenti appartenenti un po' piu' a quella che viene definita scienza di confine. Lungi dall'essere un mucchio di illazioni e sciocchezze campate in aria questi due argomenti potrebbero rivoluzionare la nostra esistenza come è stato in passato con il computer e l'energia nucleare. L'antigravita' e l'energia del punto zero sono fortemente connessi, ho separato i due argomenti per una piu' facile comprensione, inizio con la teoria del punto zero perchè penso sia fondamentale per poter apprendere meglio l'antigravita'. Ribadisco che sono argomenti e concetti non comuni percio' non aspettatevi la perfezione dalla mia trattazione. ENERGIA DEL PUNTO ZERO (ZPE) E CAMPO DEL PUNTO ZERO (ZPF). Che cosa è l'energia del punto zero? Come si origina? La fisica quantistica predice l'esistenza di un mare sottostante di energia del punto zero in ogni punto dell'universo. Questo mare di energia non è da confondere con la radiazione cosmica di background ma è l'essenza stessa del vuoto quantistico elettromagnetico, e cioè lo stato base di quello che altrimenti sarebbe il vuoto assoluto. Questa energia è cosi immensa che, sebbene sia una inevitabile conseguenza della 104 meccanica quantistica, viene ignorata dalla maggior parte dei fisici (per motivi che chiariremo poi) ed eliminata dai calcoli e dalle formule. Una minoranza dei fisici accetta la realtà di questa energia (atteggiamento umile di chi vuole indagare realmente!) che noi non possiamo avvertire direttamente perché è uguale (isotropa) in ogni punto dell'universo, anche nel nostro corpo e negli strumenti di misura. Dà questa prospettiva il mondo ordinario della materia e della energia è al di sopra di questo mare costituito dal vuoto quantistico. Per fare un esempio una nave galleggia sulla superficie del mare e non si accorge se sotto di essa ci sono 100 metri di profondità o 10000...non li avverte (a meno che non affonda!). Lo stesso vale per la nostra realtà quotidiana...non ci accorgiamo, con i metodi tradizionali, di questo mare di radiazione quantistica. Tuttavia se si riuscisse a sfruttare questa ZPE si potrebbe ricavare energia dal vuoto e potrebbe essere sfruttata per la propulsione spaziale. ORIGINE DELLA ZPE. Alla base della ZPE c'è il famoso principio di Heisenberg di indeterminazione, una delle leggi fondamentali della fisica quantistica. In accordo con questo principio, più misuriamo con precisione la posizione di una particella in movimento (come un elettrone per esempio) e meno precisamente conosceremo il momento (il prodotto fra massa della particella e la sua velocità) e vice versa. Il livello più piccolo di incertezza della posizione e del momento è specificato dalla costante di Planck chiamata con il simbolo h. Il principio di indeterminazione non vale solo per la posizione e il momento ma anche per la misura del tempo e dell'energia riguardanti la particella presa in considerazione. Questo livello di incertezza non è dovuto agli errori di misurazione tipici di uno strumento ma è una caratteristica intrinseca della natura delle particelle. Uno strumento utile per i fisici è l'oscillatore armonico ideale. Esso è una ipotetica massa posta su una molla perfetta capace di muoversi avanti ed indietro. Il principio di indeterminazione dice che un oscillatore di questo tipo, abbastanza piccolo da dipendere dalle leggi quantistiche, non può mai fermarsi completamente. Infatti questo significherebbe che il suo valore energetico è esattamente zero...il che è in contraddizione con il principio di indeterminazione. Non si può sapere esattamente il valore energetico e quindi non può essere esattamente zero ma qualcosa di più. Nel caso delle particelle nucleari (ma vale anche per l'oscillatore ideale) l'energia minima media è hf/2 ossia la costante di planck moltiplicata per la frequenza fratto due. Le onde radio, la luce, i raggi x e gamma sono tutte forme di radiazione elettromagnetica. Queste onde non sono qualcosa di sostanziale ma delle increspature nello stato di un campo. Proprio come le onde sonore sono increspature dell'aria che le trasmette. 105 Queste onde trasmettono energia, e ogni onda ha una direzione specifica, frequenza e polarizzazione. Questi fattori messi insieme vengono chiamati "modo di propagazione di un campo elettromagnetico". Ognuno di questi modi è soggetto al principio di indeterminazione. Per capire il significato di questo, la teoria della radiazione elettromagnetica è quantizzata trattando ogni modo come un oscillatore armonico equivalente. Dà questa analogia, ogni modo del campo deve avere una energia media minima pari a hf/2...è un piccolo quantitativo di energia, ma il numero dei modi è enorme (non è infinito poi vedremo perché) e cresce con la frequenza. Il risultato finale di questa piccola energia per tutti i modi possibili porta a un valore teorico di densità di enrgia enorme! In particolare la densità di tale energia del punto zero è pari a 10^13 joules per centimetro cubo! Tale energia sarebbe sufficiente a far evaporare tutti gli oceani della terra in un attimo! Concludendo la fisica quantistica predice che tutto lo spazio deve essere pieno di fluttuazioni del punto zero (questo è il campo del punto zero o ZPF) che dà origine ad un mare di energia del punto zero. Prima ho detto che questa energia non è infinita ma ha un suo valore...infatti siccome lo spazio stesso è suddiviso in una specie di schiuma quantistica ad una distanza molto piccola le fluttuazioni devono cessare (dimensione di planck) e questo corrisponde alla frequenza di 10^43 Hz. Ora tratterò alcune implicazioni della ZPE sull'inerzia e la gravità...qui le cose si fanno toste! Preparatevi a rivoluzionare le vostre idee! Prima di proseguire vorrei farvi notare lo sfondo di questa pagina...sapete cosa rappresenta? Semplice! Le fluttuazioni del campo del punto zero! LA CONNESSIONE DELL'INERZIA E DELLA GRAVITAZIONE CON LA ZPE...INTRODUZIONE PRELIMINARE. Quando un passeggero in un aeroplano sente la spinta contro il sedile quando l'aereo decolla accelerando o quando un guidatore si sente spinto sulla sinistra perché sta facendo una curva stretta a destra...che cosa è che provoca questa spinta? Sin dai tempi di Newton questa spinta è stata attribuita ad una proprietà innata della materia...l'inerzia. Nel 1994 è stato scoperto un processo dove le fluttuazioni del punto zero potrebbero essere la sorgente che genera la spinta su di un corpo quando questo cambia direzione o velocità...l'inerzia. Se realmente sono le fluttuazioni del punto zero la causa dell'inerzia allora noi sentiamo l'energia del punto zero ogni volta che ci muoviamo. Il principio di equivalenza (fra inerzia e gravitazione) necessita di una uguale 106 connessione fra la gravitazione e l'energia del punto zero. La teoria della relatività generale (GR d'ora in poi) spiega bene il movimento di un oggetto in caduta libera lungo una geodetica (la distanza più corta fra due punti in uno spazio tempo curvo), ma non provvede un meccanismo valido per generare una forza gravitazionale sugli oggetti quando questi sono forzati dal deviare da una geodetica. Per esempio un aereo che vola non segue la geodetica della curvatura spazio-temporale causata dalla massa terrestre...ma cosa è allora che continua a fargli percepire la forza di gravità? È stato scoperto che un oggetto sottoposto ad una accelerazione o posto in un campo gravitazionale (principio di equivalenza fra campo gravitazionale e accelerazione) sperimenterà lo stesso modello asimmetrico nel campo del punto zero dando origine ad una reazione di forza. Il peso che noi misuriamo potrebbe essere dovuto al campo del punto zero. La possibilità che il mare elettromagnetico del campo di punto zero sia la causa dell'inerzia e della gravità, apre la possibilità che in futuro (secondo me già succede ma ne parleremo più avanti nella sezione antigravità e nel forum) inerzia e gravitazione siano manipolate...con profondi cambiamenti sull'esplorazione spaziale. Entriamo ora più in dettaglio sull'inerzia, la gravitazione e come lo ZPF influisce su questi. Perchè f=ma nell'equazione del movimento? Come un campo gravitazionale produce una forza? Perchè la massa inerziale e la massa gravitazionale sono le stesse? Tutte e tre le domande hanno una risposta che implica lo stesso processo fisico: l'interazione frà il vuoto quantistico elettromagnetico (ZPF,campo del punto zero) e le particelle cariche fondamentali che costituiscono la materia: elettroni e quark. Tutti e tre gli effetti chiamati in causa dalle tre domande sono riconducibili ad una specifica asimmetria di un altrimenti isotropo e uniforme vuoto quantistico elettromagnetico. La chiave stà nel fatto che l'asimmetria in uno stato di riferimento accelerato, ma in uno spazio-tempo piatto, è identica a quella di uno stato di riferimento stazionario ma in uno spazio-tempo curvo. Vediamo ora di spiegare cosa significa questo. È stato visto (dalle ricerche di Unruh e Davies) che un sensore in accelerazione rivelerà un irraggiamento tipo Planckiano di calore la cui temperatura apparente è il risultato della radiazione del campo quantico. Una piccola frazione dell'enorme energia elettromagnetica del vuoto quantico può emergere come una reale radiazione nelle appropriate condizioni. L'esistenza della radiazione di Unruh-Davies è ora generalmente accettata e il fisico ricercatore Pisin Chen del centro SLA ha recentemente proposto un esperimento per misurarla. Rueda e Haisch analizzarono un processo simile e trovarono che un oggetto in accelerazione percepisce una energia e un cambiamento nella quantità di moto della radiazione che emerge dal vuoto quantico elettromagnetico e che la forza di questo cambiamento di quantità di moto è proporzionale all'accelerazione. 107 Se questo flusso di radiazione viene fatto interagire con la materia (a livello di quark ed elettroni) una forza di reazione viene prodotta che può essere interpretata come la causa della forza di inerzia F=ma. In questa ottica, che chiameremo la teoria dell'inerzia del vuoto quantico, la materia resiste all'accelerazione non a causa di una sua innata proprietà (spiegazione che tra l'altro ho sempre trovato oscura e inconcludente) ma perché il vuoto quantistico elettromagnetico produce una forza di resistenza proporzionale all'accelerazione. La relatività generale (abbreviativo GR) dice che la gravità può essere interpretata come una curvatura dello spazio-tempo. Wheeler (grande fisico del nostro secolo) ha coniato il termine "geometrodinamica" per descrivere questo concetto: la dinamica degli oggetti soggetti alla gravità è determinata dalla geometria dello spazio tempo a quattro dimensioni. Quello che la geometrodinamica specifica è la famiglia di geodetiche (la distanza più corta in uno spazio tempo a quattro dimensioni è una geodetica) in presenza di un corpo gravitante. I corpi in caduta libera e i raggi di luce seguono le geodetiche. Comunque quando un oggetto è costretto a non seguire una geodetica questo stesso corpo sperimenta una forza chiamata peso. Per esempio un aereo che vola non segue la geodetica e per questo sperimenta la forza peso. Ma se l'aereo segue la geodetica è in caduta libera e noi con lui...ecco perché se volete rimanere senza peso basta volare con gli aerei d'addestramento della NASA che per un pò vanno in caduta libera...non proprio libera ma almeno controllata! Non volete pesare? Seguite le geodetiche! Ma da dove viene questa forza? Come esercita un campo gravitazionale una forza su un oggetto che non è in caduta libera? Questo è lo stesso identico processo di cui abbiamo parlato prima nella teoria inerziale del vuoto quantistico. Nell'elettrodinamica stocastica (è una teoria non si mangia! Spero di riuscire a trattare anche questa teoria prima o poi!) il vuoto quantistico elettromagnetico è rappresentato da onde elettromagnetiche. Queste onde seguono le geodetiche. Queste onde che seguono le geodetiche (in pratica è un flusso di onde del vuoto quantico che forma un pò come una cascata di acqua) creano la stessa variazione di quantità di moto rispetto ad un oggetto fisso che nel caso di un oggetto in accelerazione. Questo è perfettamente in accordo con il principio di equivalenza di Einstein fra la gravità e l'inerzia o accelerazione. Un oggetto fisso sopra un corpo gravitante percepirà il vuoto elettromagnetico quantistico essere accelerato attraverso di esso che è ovviamente analogo ad un corpo che accelera attraverso il vuoto elettromagnetico stazionario in uno spazio-tempo piatto. Qualche esempio intuitivo è necessario per capire bene il concetto. Pensate ad un elicottero che vola, esso sta immerso nel campo gravitazionale terrestre e percepisce quindi la forza di attrazione del campo. Ora la curvatura dello spaziotempo nei pressi della terra (che è la rappresentazione della forza di gravità nella GR) non fa altro che attirare a se anche le onde elettromagnetiche del vuoto quantico le quali esercitano una pressione sull'elicottero nel "tentativo" di trascinarselo giù per la 108 distanza più breve verso il centro della terra. Quella distanza più breve (che in pratica è perpendicolare alla superficie terrestre) non è altro che la geodetica. Ecco perchè l'elicottero sperimenta la forza peso! In pratica il vuoto elettromagnetico quantistico esiste nello spazio-tempo e se questo spazio-tempo è curvo lui deve seguire per forza la curvatura trascinandosi con se tutto! Potete anche pensare ad un lago su di un altopiano...voi ve ne state sulla superficie del lago a pescare con una barchetta, immaginate che all'improvviso una sponda del lago cede verso la valle sottostante...l'acqua dovrà per forza scendere a valle e voi con lei! State sperimentando una forza! La stessa forza la sperimentate se iniziate a remare sulla superficie ferma del lago, sperimenterete una inerzia a causa dell'attrito con l'acqua. Ora sostituite l'acqua con il vuoto quantistico elettromagnetico e la valle sottostante con la curvatura del campo gravitazionale terrestre, voi siete la barca...il gioco è fatto! Bene! Abbiamo risposto a tutte e tre le domande iniziali, ora sicuramente avrete capito le implicazioni che tutto questo ha...se ci fosse un modo per alterare o agire su questo vuoto quantistico elettromagnetico noi potremmo modificare o annullare sia l'inerzia che la forza di gravità! Ma questo lo tratteremo nella sezione dedicata all'antigravità...per ora passiamo alle domande di ripasso! Domande riassuntive e di approfondimento sul campo del punto zero e la nuova teoria dell'inerzia\gravita'. Che cosa è il campo del punto zero (ZPF) o fluttuazioni del punto zero? Che relazione ha con il vuoto quantistico? Nella fisica moderna il vuoto è ben lontano dall'essere realmente vuoto. Mettiamo da parte tutte le particelle e onde elettromagnetiche che costituiscono la nostra realtà e avremo una zona di spazio apparentemente vuota allo zero assoluto. In realtà questo vuoto pullula di energia e coppie di particelle (tipo elettronepositrone o particella-antiparticella) queste nella loro totalità danno vita a: il campo del punto zero elettromagnetico (di cui abbiamo parlato estesamente prima), il campo del punto zero delle interazioni deboli e forti e il mare delle coppie di particelle negative di Paul Dirac. Tutte queste energie messe insieme formano il vuoto quantistico (che in realtà è pieno!) o campo del punto zero. Nella nostra trattazione abbiamo preso in esame il campo del punto zero elettromagnetico e le fluttuazioni del punto zero. Lo ZPF è una ipotesi sviluppata per primo da Max Planck nel 1911. Nel 1947 Willis Lamb, in un famoso esperimento, dimostrò direttamente gli effetti dello ZPF e disse:"è una prova che il vuoto non esiste". L'effetto Casimir predetto nell'anno successivo e verificato in laboratorio è un'altra diretta dimastrazione della realtà dello ZPF. Seguite questo link per una breve trattazione sull'esperimento di Lamb e l'effetto Casimir e la loro correlazione con lo ZPF. 109 Ma da dove viene lo ZPF? Immaginatevi un oscillatore...tipo un pendolo. Se non date un pò di energia al pendolo per farlo partire resterà sempre fermo, questa è una cosa molto logica nel nostro mondo...il mondo macroscopico. Nel mondo microscopico delle particelle le regole sono diverse e sfidano quella che è la nostra logica quotidiana, l'insieme di queste regole viene chiamato meccanica quantistica. Il principio di indeterminazione quantistica di Heisenberg vieta il fatto che il pendolo rimanga in uno stato ben definito, stare fermo è uno stato ben definito e quindi è impossibile che rimanga completamente fermo. C'è sempre un minimo di energia che non si può eliminare proprio a causa delle leggi quantistiche. Come il pendolo la luce e le altre forme di energia elettromagnetica consistono in oscillazioni...oscillazioni di campi elettrici e magnetici. Ogni direzione, ogni frequenza e ogni stato di polarizzazione del campo elettromagnetico hanno un minimo di energia grazie al principio di indeterminazione. Mettendo insieme tutti questi modi del campo abbiamo il campo del punto zero, ossia l'insieme di tutte le fluttuazioni energetiche elettromagnetiche. Ma così non si arriva a una energia infinita dello ZPF? Ci deve pur essere un limite da qualche parte! Come abbiamo già detto prima ad una certa distanza le fluttuazioni terminano, questa viene definita distanza di Planck. All'aumentare della frequenza diminuisce la lunghezza d'onda (distanza fra una cresta e l'altra di un'onda elettromagnetica) e quindi tale lunghezza d'onda non potrà mai essere pari o minore della distanza di Planck, tale lunghezza d'onda corrisponde alla frequenza di 10^43 Hz. Questo è il primo limite. C'è anche un'altra considerazione dà fare. Aumentando l'energia si arriva ad un punto in cui l'elettromagnetismo e le interazioni deboli diventano un'unica interazione elettrodebole. A frequenze molto alte (e quindi alte energie E=hf) lo ZPF cessa di essere un campo puramente elettromagnetico. Ci dovrebbe essere una graduale transizione da un campo puramente elettromagnetico ad uno elettrodebole. A energie ancora più alte questo dovrebbe unificarsi ulteriormente diventando un campo del punto zero gluonico. A questo punto le attuali teorie fisiche non riescono più a spiegare i fenomeni e siamo giunti al limite delle attuali teorie...le stesse teorie che cercherebbero di spiegare il big-bang e cosa c'era prima. Il problema dell'unificazione permane tuttora anche nella fisica classica e tali problematiche devono essere risolte comunque. Non è lo ZPF un tipo di etere? Non viola quindi la relatività speciale? No non la viola. Lo ZPF è costituito da onde elettromagnetiche, una forma di luce. La relatività speciale è basata sulla propagazione della luce e perciò la teoria dello ZPF è in accordo e consistente con essa per definizione. In questa sezione propongo una serie di esperimenti per indagare sull'antigravita' e l'energia del punto zero. Se avete letto con attenzione la teoria della zpe e la sezione riguardante la storia e le varie teorie sull'antigravita' noterete come questi esperimenti 110 riprendano i concetti trattati...ora anche voi potete continuare l'indagine! Iniziamo subito con: LA CADUCEUS COIL O BOBINA CADUCEA, TENSOR COIL, SMITH COIL. La caduceus coil fu inventata da Wilbert Brockhouse Smith negli anni 50 (morì nel 1961), originariamente Smith lavorò per una commissione governativa segreta sul "project magnet", un progetto Top-secret il cui scopo doveva essere quello di realizzare velivoli a propulsione antigravitazionale. Successivamente, quando non era più coinvolto con il progetto, se ne uscì con questa bobina...se ne imparano di cose lavorando per il governo! Questa bobina produce onde scalari, cioè un particolare tipo di onde che non si propagano perpendicolarmente ma longitudinalmente rispetto all'asse di propagazione (vedere link su onde scalari a piè di pagina e su eMule links, sono trattate anche sul forum con degli esperimenti), queste onde possono viaggiare a velocità superluminali e fatto interessante alcuni ricercatori hanno confermato il fatto che si è riusciti realmente a generare onde superluminali simili alle classiche onde EM. Smith asseriva che in prossimità della bobina si formavano delle zone di spazio in cui il tempo scorreva diversamente da quello misurato in lontananza della bobina. Io ho visto un video su internet, dove uno sperimentatore ha avvicinato un orologio alla bobina e si vedevano le lancette scorrere più velocemente del normale! Non sta a me giudicare la veridicità del video, solo accurate indagini sperimentali possono dare conferma. Un'altra caratteristica è che questa bobina ha impedenza zero...quando la corrente passa in essa non genera calore. Ha una frequenza di risonanza infinita...una bobina tradizionale ha una frequenza di risonanza ben definita dalla sua geometria e caratteristiche elettriche mentre questa caduceus coil può risuonare a qualsiasi frequenza dello spettro. Radioamatori e tecnici delle telecomunicazioni che hanno provato a usarla come antenna hanno notato che un apparato tradizionale non può ricevere le onde longitudinali emesse dalla caduceus e che due bobine caduceus devono essere perfettamente allineate (come fossero laser) per poter comunicare tra loro. Le onde longitudinali emesse non vengono attenuate dagli ostacoli. Alcuni ricercatori hanno notato che quando immettevano impulsi di microonde nella caduceus questa tendeva a saltellare, perdere peso, levitare. Ora per cercare di saperne di più è di fondamentale importanza svolgere un'accurata indagine sperimentale, sto gia indagando, e presto qualcosa emergerà. Come svolgere la sperimentazione? Ecco la mia proposta per i primi esperimenti preliminari: 111 1.Alimentare la bobina con la corrente di rete a 50Hz 230V 3Kw, in pratica lo scopo è quello di indagare sul comportamento della bobina alle basse frequenze e alte intensità di corrente. 2.Alimentare la bobina con alta tensione e frequenza a 50Hz per vedere cosa varia quando si immette corrente ad alto voltaggio e bassa frequenza. Per questo scopo è perfetto un trasformatore per i neon in quanto è già limitato magneticamente grazie al suo shunt interno. 3.Alimentare la bobina con un amplificatore a RF di potenza. Io ne ho trovato uno (me lo presta un mio amico) a 30Mhz e 100w. I ricercatori asseriscono che la caduceus da il meglio proprio alle alte frequenze ecco perchè usare questo trasmettitore. Volendo si potrebbe fare un semplice circuito che utilizza un transistor in switching in modo da evitare di bruciare un finale del trasmettitore costoso! Magari utilizzate un transistor grosso! Per ora partirei così anche se ci sono molte possibilità...una molto promettente è quella di usare alta tensione a RF...magari si potrebbe usare un EAT-G o un piccolo tesla. Indagherò anche in tal senso. Domanda fondamentale: Come è fatta questa caduceus coil? Come la costruisco? OK non spaventatevi...non è così difficile! La caduceus non è altro che un bello spezzone di filo avvolto su un nucleo di ferrite (o magari anche in aria) seguendo la stessa forma ad elica del DNA. Proprio come in questa figura: Comunque l'avvolgimento "tipo" non è quello mostrato nel sito ma quello illustrato nell'immagine sopra. Le spire devono essere a 45° fra loro in modo da formare un angolo di 90°. Vi posso confermare dai miei esperimenti che più le spire sono avvolte con precisione e più annullerete il campo prodotto. Un'altro tipo di avvolgimento che permette la coniugazione di fase (l'annullamento 112 dei campi) è quello bifilare. È costituito da una bobina avvolta a 45° con sopra ad essa avvolta un'altra bobina sempre a 45° ma di verso opposto, poi potete collegare i capi delle due bobine in serie: collegando due capi ad una estremità fra di loro e gli altri due all'alimentazione oppure in parallelo: collegando due capi di una estremità all'alimentazione ma con i segni opposti e lo stesso con i capi dell'altra estremità...sempre con i segni opposti. La sperimentazione sulla caduceus coil ha già dato qualche risultato che varia molto da quanto affermato spesso da molti...in poche parole dai miei esperimenti è emerso che: 1.non è vero che la caduceus non si riscalda al passaggio di corrente...anzi si scalda di più perchè ha una impedenza minore e quindi l'intensità di corrente è più alta il che aumenta l'effetto joule. 2.ha una impedenza molto più bassa di quella di una bobina tradizionale avente lo stesso nucleo e la stessa quantità di avvolgimenti e filo....inoltre ha una impedenza più bassa di quella del solo filo "svolto" dal nucleo, in pratica dopo i test ho smontato il filo degli avvolgimenti e ho misurato l'impedenza che risultava più alta di quando era avvolto in maniera caducea. 3.il campo magnetico prodotto è molto più debole e questo conferma il fatto che la componente B viene annullata negli avvolgimenti. 4.non ho rilevato saltellamenti o cali di peso ne variazioni temporali nei pressi della caduceus...ad ogni modo devo anche dire che non ho ancora sperimentato la caduceus con alta tensione e alta frequenza e quindi ancora è presto per giungere a conclusioni in merito a questi aspetti. 5.le prove di trasmissione devono ancora essere effettuate con materiale schermante per verificare la presenza di onde scalari o longitudinali, ad ogni modo è possibile trasmettere onde trasversali anche se più attenuate a causa dell'annullamento del campo B. Ora passiamo ad un progetto costruttivo di anello antigravitazionale secondo le indicazioni di joseph misiolek. Io inizio solo ora a costruirlo, spero che alcuni di voi vogliano partecipare all'avventura! L'anello antigravitazionale di misiolek. Questo progetto è basato sulla teoria esposta prima nella sezione dedicata all'antigravità...se non l'avete ancora fatto dategli una ripassata altrimenti tutto questo vi sembrerà strano e impossibile. Questo anello antigravitazionale è composto da un toroide centrale con circa 1000 giri di filo da 16 AWG avvolti su un supporto. Sul progetto originale non è specificato con chiarezza di cosa è fatto il supporto, comunque dovrebbe andare bene sia un supporto di plastica vuota che un toroide di metallo. Io penso che quello che conta è alla fine l'accoppiamento del campo magnetico del toroide con il campo elettrico ad alta tensione generato...per questo dovrebbe andare bene anche un avvolgimento su nucleo d'aria e quindi su supporto di plastica vuoto. Comunque 113 questo sarà oggetto di valutazione nella futura analisi...se aveste delle idee e opinioni applicatele. Tale toroide sarà posizionato all'interno di una ciambella di plastica termoindurente in cui verrà colato un materiale liquido isolante. La ciambella di plastica verrà chiusa e attorno vi sarà avvolto il filo esterno da 22 AWG...proprio come nello schema concettuale mostrato nella sezione teorica. PASSIAMO ALLA LISTA DEI MATERIALI: 1. Due alimentatori da 50 V DC a 10 A (500W) isolati dall'alta tensione. Come isolarli ne discuteremo sul forum. 2. Un generatore ad alta tensione fra i 25 KV a 100 KV con corrente fra i 100 e 400 mA. 3. 2300 m di filo di rame smaltato da 16 AWG. 4. 1600 m di filo di rame smaltato da 22 AWG. 5. Spray anticorona. 6. Nastro isolante per alta tensione. 7. Ciambella di plastica di diametro esterno sui 80-82 cm, diametro interno di 64-66 cm, internamente ha quindi uno spazio di 16 cm per inserire il toroide. Deve avere un coperchio che la chiuda preferibilmente con una guarnizione, deve essere fatta di plastica termoindurente. Vi si devono praticare due piccoli fori (che siano stagni) per far uscire dal diametro interno i fili di alimentazione del toroide una volta che la ciambella è chiusa. 8. Paraffina o glicerolo. COSTRUZIONE DELL'ANELLO. Fase uno: avvolgere il filo da 16 AWG attorno al supporto da voi scelto che deve essere ovviamente delle dimensioni compatibili per poter stare nella parte cava della ciambella...ricordatevi che avete più o meno 16 cm di spazio a disposizione. Cercate di fare l'avvolgimento simmetrico e che sia uniforme in tutto il perimetro del toroide, se avete bisogno di altro filo per completare l'ultimo "giro" di avvolgimento cercate di regolarvi perché non potete aggiuntarlo! Alla fine avrete un toroide che concettualmente sarà simile a quello illustrato in figura 1. Vi auguro che il vostro toroide sia meglio di quello da me disegnato! Terminato l'avvolgimento spruzzatelo abbondantemente con lo spray anticorona...date una passata tutto attorno al toroide in maniera uniforme...fate 114 asciugare lo spray e poi un'altra passata. Abbondate con lo spray come se fosse il secondario di un tesla! Alla fine vi deve rimanere uno strato lucido\trasparente che avvolge il toroide. Ora, se volete, date qualche giro di nastro isolante per alta tensione tutto attorno al toroide giusto per garantire un maggiore isolamento. Mettete il toroide dentro la ciambella e fate uscire le estremità di alimentazione dai buchi fatti all'interno della ciambella, dalla parte del foro centrale della ciambella stessa. Fase due: Chiudete la ciambella con il coperchio (che sarebbe metà ciambella!) e versate la paraffina all'interno di essa attraverso un buco predisposto sulla parte superiore. Riempite tutta la ciambella in modo da non lasciare bolle d'aria. Per quanto riguarda il liquido isolante potete scegliere se usare la paraffina che è economica ma con una costante dielettrica pessima (minore di 3 mi sembra) oppure usare il glicerolo che è molto costoso ma con una ottima costante dielettrica...vedete voi. Fase tre: Avvolgete approssimativamente uno strato di filo di rame smaltato da 22 AWG attorno alla ciambella sigillata e spruzzatelo di spray anticorona. Ora l'anello è pronto e dovrebbe essere come quello illustrato (schifosamente!) nella figura 2. 115 Fase quattro: Ora si tratta di fare i vari collegamenti per alimentare l'anello. Collegare i due terminali del toroide centrale ad un alimentatore 50V DC, connettere poi i terminali dell'avvolgimento esterno all'altro alimentatore 50 V DC. Ora collegate un terminale del toroide interno al generatore alta tensione, e collegate un terminale dell'avvolgimento esterno sempre al generatore ad alta tensione. Rimane soltanto da modulare il campo...ci potrebbero essere vari modi: 1.Utilizzare un motore passo-passo che agisce su un variac in modo da modificare l'alimentazione dei due alimentatori 50V DC. 2. Mettere un solenoide su nucleo di ferrite al centro della ciambella e poi alimentarlo con un segnale a radio frequenza. 3. Usare un terzo toroide che avvolge l'intero anello e che viene alimentato sempre da un segnale a radio frequenza. 4. Usare direttamente un generatore alta tensione a radio frequenza che moduli direttamente anche il campo magnetico, un generatore adatto a questo scopo può essere il tesla o il plasma tweeter. La terza soluzione potrebbe essere la più promettente perché il campo così prodotto coinvolge uniformemente tutta l'intera struttura dell'anello, anche la quarta soluzione rappresenta una valida alternativa perché non necessita di modulazione esterna...io sto costruendo il prototipo utilizzando proprio un tesla come alimentatore .Ovviamente questo progetto è ancora ad uno stadio grezzo...ci sono ancora alcuni 116 dettagli da considerare come appunto la modulazione del campo, quello che conta è che abbiamo una base su cui partire...il resto lo dobbiamo fare noi! CAMPI ELETTROMAGNETICI ARTIFICIALI E INFLUENZA SULLA SALUTE: Le scoperte del Professor Kunnen, fondatore del centro Archibo Biologica di Anversa, rappresentano una totale innovazione per quanto riguarda l’approccio alla misura ed alla valutazione degli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici sia naturali che artificiali . Da diversi anni molti studi internazionali verificano continuamente che esiste una influenza biologica dei C.E.M. artificiali collegata alla loro intensità, che gioca un ruolo "meccanico" nella attivazione di molte reazioni cellulari. Le scoperte di W. Kunnen definiscono ancora meglio quale è il collegamento tra le varie sorgenti di campo elettromagnetico e gli organismi viventi, riuscendo ad analizzare la qualità e la intensità delle informazioni energetiche di tipo biologico trasportate da queste sorgenti. Le sue osservazioni prendono origine infatti dalla constatazione che nel mondo elettromagnetico esistono onde portanti e onde portate. Le onde portanti sono polarizzate in maniera "lineare", cioè l’intensità della componente magnetica con spiralizzazione destrogira (positiva o +) è uguale a quella levogira (negativa o -). Questo consente all’energia di spostarsi in linea retta a circa 300.000 Km. al secondo. A questo gruppo appartengono ad esempio i campi elettromagnetici di origine naturale generati da acqua in movimento, faglie, Reti elettromagnetiche terrestri. Onde portanti sono inoltre generate da sorgenti artificiali come linee elettriche, radar, satelliti e ripetitori per la telefonia cellulare. Le onde portate sono campi elettromagnetici che generalmente sono polarizzati in maniera circolare, cioè la spirale levogira possiede una intensità differente da quella destrogira. Per poter avanzare in linea retta l’onda portata utilizza l’onda portante come binario e mezzo di trasporto. L’onda portante si trova così parassitata da essa. Esiste un gran numero di onde portate e di queste alcune entrano in risonanza con le frequenze dei corpi viventi. Kunnen ha infatti scoperto che ogni organo del nostro corpo entra in risonanza, cioè riceve ed emette su una propria frequenza, ed è riuscito a stabilire tali frequenze biologiche. Con un apposito strumento, una antenna Lecher precisamente tarata e perfezionata, si è in grado di misurare per le lunghezze d’onda biologiche la loro intensità separatamente sulle due polarità, riuscendo così a capire come ed in quale misura una onda portata potrà influire sugli organi e le funzioni del corpo umano. La cellula infatti essendo caricata all’interno con predominanza positiva o destrogira e sulla membrana con predominanza negativa o levogira, attrae i suoi nutrienti per osmosi elettro-magnetica, selezionando così ciò di cui ha bisogno. Quando la cellula 117 è colpita da un campo elettromagnetico con cui entra in risonanza, ma con forte intensità levogira, la carica negativa della membrana si inverte e così la cellula depolarizzata si nutre di ciò che le nuoce, generando disordine funzionale e malattia. È quindi estremamente importante poter riconoscere e misurare l’intensità dei campi elettromagnetici con influenza biologica sulle due polarità + e -, dato che solo con un corretto rapporto tra queste l’organismo può trarre il suo naturale nutrimento dall’ambiente interno ed esterno. Queste conoscenze consentono allora di valutare se ed in quale misura il nostro corpo ed i nostri organi sono influenzati dalle varie emissioni elettromagnetiche naturali e dalla grande quantità di quelle artificiali, anche a debolissime potenze. Sostanzialmente, il Prof Kunnen ha scoperto che queste emissioni artificiali veicolano solitamente onde portate con influenza biologica ad intensità prevalentemente levogira, cioè dannosa per l’uomo. Continuamente questo ricercatore e la sua equipe di lavoro verificano gli effetti nocivi per la popolazione delle emissioni artificiali, ad esempio dei satelliti geostazionari, ma soprattutto dei ripetitori telefonici che anche a causa della loro densità nei centri abitati e sul territorio stanno veramente diventando un nuovo flagello di cui ancora troppo poco si conosce. Questi ripetitori generano nello spazio dei vettori elettromagnetici che si comportano da onda portante ma per ragioni tecniche il segnale viene emesso a predominanza levogira. Questo veicola allora onde portate biologiche che per alcuni organi possono essere a predominanza levogira e perciò nocive. È così che un ripetitore telefonico per GSM, ad esempio, può veicolare segnali elettromagnetici che entrano in risonanza con le frequenze biologiche del cuore, del sistema nervoso e di quello immunitario su forti e specifici valori di intensità levogira, cioè a predominanza di intensità magnetica negativa rispetto a quella positiva, mentre le altre frequenze biologiche portate da questo stesso ripetitore potrebbero non avere così elevati valori di aggressività sulla stessa polarità. Inoltre, ogni ripetitore possiede proprie caratteristiche ed effetti sulla salute, ma che quasi sempre sono di grande danno per uomini, animali e piante. Ancora non si conoscono chiaramente le ragioni di queste differenze tra gli effetti di un ripetitore e l’altro, ma presumibilmente sono legate all’insieme delle condizioni biosferiche di quel luogo, come qualità dell’aria, inquinanti del terreno, sinergie E.M. ecc.. Quello che è certo invece è che le emissioni levogire provocano una enorme e sempre maggiore quantità di problemi di salute. La prova deriva dalle migliaia di verifiche che l’equipe di Archibo Biologica ed il Prof. Kunnen hanno effettuato sulle persone, sulle quali si possono rilevare anche le "tracce" che questi segnali imprimono stabilmente sul corpo durante il sonno. Una fondamentale scoperta del ricercatore belga consiste nell’aver compreso che il corpo durante la notte realizza una foto olografica, cioè tridimensionale, delle influenze elettromagnetiche che si trovano fino ad una distanza di alcune decine di metri attorno alla abitazione. Egli ha poi scoperto come leggere e interpretare queste impronte, definendo quali ed in quale misura sono responsabili di arrecare danni o benefici all’organismo. La lettura delle tracce e la sua interpretazione confermano le eventuali patologie o disturbi accusati 118 dalla persona, dimostrando la validità del metodo ed il rapporto di causa/effetto tra le influenze elettromagnetiche della biosfera ed il nostro stato di salute. Il ricercatore è poi giunto a formulare l’ipotesi che se le emissioni artificiali levogire potessero essere convertite in DESTROGIRE si potrebbe ottenere una radicale riduzione o addirittura l’annullamento dei loro effetti patogeni, risultando in alcuni casi perfino benefiche. Certamente siamo per il momento nel campo delle ipotesi, ma come scartare a priori l’idea che una scoperta del genere non possa incidere radicalmente sulla nostra società? Esiste anche un precedente, visto che fu proprio grazie ad un contatto di W. Kunnen con la Nato che nell’ 89 ci fu la inversione della polarità dei radar, cosa che creò un notevole beneficio sia agli alberi che alle persone, confermando anche che la morte degli alberi nella foresta bretone non era dovuta alle piogge acide ma alle forti emissioni radar levogire russe e statunitensi. Ovviamente occorre anche perseguire la strada della riduzione delle potenze impiegate, poiché anche a certe intensità di esposizione destrogira l’organismo può attivare risposte patologiche: Paracelso diceva: "dosis sola facet venenum" : anche la migliore medicina diventa nociva se ne abusiamo. È chiaro allora che oggi bisogna attivare una aperta collaborazione tra tecnici e ricercatori affinchè tutte le conoscenze possano confluire sinergicamente nello sviluppo di una tecnologia efficace e consapevole, in grado di stimolare la crescita economica e sociale indirizzandola verso un profondo miglioramento delle condizioni di vita sul Pianeta. Continuare trascurando questi aspetti rappresenta forse un vantaggio economico per l’oggi, ma un enorme danno per il prossimo futuro della vita nostra e dell’intera Biosfera. *Designer progettista di interni bioecologici e ricercatore in Geobiologia. Collabora in Italia con Archibo Biologica di Anversa. LE SORPRENDENTI SCOPERTE DI WALTER KUNNEN IN BIOENERGETICA E GEOBIOLOGIA. La BIOSFERA è l’ampia zona del nostro pianeta dove è presente la Vita. Essa è un immenso laboratorio dove avvengono continuamente innumerevoli interazioni tra una serie di elementi come la pressione atmosferica, la temperatura, l’umidità ed un certo numero di sostanze chimiche, ma anche campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici infinitamente più sottili, generati dalla interazione tra le energie cosmiche e quelle telluriche. La Terra è sottoposta alla grande forza di coesione esercitata dal magnetismo della nostra galassia. Questa grande sorgente energetica, che con la sua evidente rotazione e spiralizzazione genera un polo nord ed un polo sud "universali", influenza l’orientamento e la rotazione degli assi di tutti i soli e di tutti i pianeti. Questo movimento circolare alimenta anche il magnetismo endogeno della Terra, mentre dal 119 Cosmo provengono enormi quantità di energia sotto forma di irraggiamento elettromagnetico. Tutti riconoscono che non può esserci vita sul nostro pianeta senza la presenza del Sole, il cui irraggiamento comprende ampie zone dello spettro elettromagnetico, e di cui l’occhio percepisce solo la ristretta banda delle frequenze della luce visibile. Seppure il corpo umano possa restare per settimane senza cibo, per giorni senza bere e per alcuni minuti senza ossigeno, è però impossibile che resista un solo secondo senza l’apporto energetico del Sole. Tuttavia nessuna biblioteca al mondo offre una letteratura valida sullo svolgimento di questo fondamentale fenomeno energetico. È altresì evidente che la sola differenza tra un corpo vivo ed un cadavere non è né fisica né anatomica , ma unicamente energetica. Da alcuni decenni il Prof. Walter Kunnen si occupa dello studio delle complesse manifestazioni energetiche della Biosfera, approfondendo costantemente la conoscenza dei fenomeni collegati all’elettromagnetismo ed alla sua risonanza negli organismi viventi. Nato ad Anversa, in Belgio, nel 1921, ha una formazione polidirezionale: Maturità Classica, Laurea in Legge, "liances" in Fisica e Biologia. Intraprende presto studi e ricerche personali che lo spingono a fondare nel 1960 ad Anversa Archibo Biologica, il primo Istituto specializzato nelle ricerche sulla Biosfera e la Bioenergetica. Questo centro multidisciplinare è al servizio di coloro che desiderano approfondire ed affrontare le problematiche legate alla salubrità dell’abitare e del costruire ed agli sviluppi della medicina energetica. Archibo Biologica si occupa oggi di tossicologia, bioenergetica ultra fine, biologia nucleare, campi magnetici, elettromagnetici ed elettrostatici e delle influenze cosmiche e telluriche sulla salute ed il benessere dell’uomo. L’UOMO È UN’ANTENNA Walter Kunnen afferma che ciò che consente al corpo di nutrirsi favorevolmente di queste energie presenti nella biosfera o di subirne gli effetti nocivi è la sua primaria funzione di antenna, che riceve, emette ed accumula. Il principio fondamentale che regola questa funzione è la risonanza, cioè la capacità di "vibrare" in sintonia con determinate frequenze, così come avviene tra un diapason ed un "la" suonato da un violino perfettamente accordato. Le sue ricerche lo hanno portato a scoprire che ciascun organo del nostro corpo entra in risonanza, cioè riceve ed emette su una propria frequenza, ed è riuscito a stabilire tali frequenze biologiche. Di queste ha inoltre reso evidente l’importanza di effettuare la misura dell’intensità di ciascuna delle due polarità magnetiche nord e sud (levogira e destrogira oppure minus e plus) per comprendere se quella particolare energia sarà in grado oppure no di alimentare le cellule dell’organo esaminato. La cellula infatti essendo caricata all’interno con predominanza positiva o destrogira e sulla membrana con predominanza negativa o levogira, attrae i suoi nutrienti per osmosi elettro120 magnetica, selezionando così ciò di cui ha bisogno. Quando la cellula è colpita da un campo elettromagnetico con cui entra in risonanza, ma con forte intensità levogira, la carica negativa della membrana si inverte e così la cellula depolarizzata si nutre di ciò che le nuoce, generando disordine funzionale e malattia. È quindi estremamente importante poter riconoscere e misurare l’intensità dei campi elettromagnetici con influenza biologica sulle due polarità. Questo consente di valutare in quale misura il nostro corpo ed i nostri organi sono influenzati dalle varie emissioni elettromagnetiche artificiali come radar, ripetitori radiotelevisivi e telefonici, linee ad alta tensione, satelliti geostazionari ecc., ma anche da quelle naturali generate da acque sotterranee, faglie e Grandi Reti Geodinamiche Ubiquitarie. Lo strumento fondamentale attraverso cui è possibile misurare questi parametri è una antenna manuale di tipo radiestesico molto perfezionata, l’antenna Lecher Questa consente di selezionare perfettamente la lunghezza d’onda del segnale elettromagnetico e di misurare l’intensità sulle due polarità magnetiche distinte. L’antenna fu elaborata dal fisico tedesco R. Schneider negli anni ’60 sulla base delle scoperte dell’ingegnere austriaco E. Lecher, e funziona un po’ come un selettore televisivo che ,tramite un cursore, consente di sintonizzarsi perfettamente sulla stazione emettitrice, ricevendo così una immagine chiara e determinata. Attraverso l’uso di questo strumento, da lui perfezionato e perfettamente tarato, Walter Kunnen è riuscito negli anni ad indagare in maniera approfondita sulle tematiche della bioenergetica collegate anche alla geobiologia e geopatologia, superando il limite che ancora oggi rappresenta la visione "bidimensionale" nello studio dei fenomeni elettromagnetici naturali ed artificiali da parte del mondo della radiestesia e della comunità scientifica. Nello studio delle influenze energetiche presenti in una abitazione ha potuto verificare e dimostrare come anche all’interno della casa si manifesta l’effetto di risonanza. Ogni stanza, cioè ogni "cavità" dell’abitazione è un volume "tridimensionale", collocato in un luogo dove sono sempre presenti campi elettromagnetici di varia natura che si sviluppano e propagano in maniera "tridimensionale". Il risultato di questa interazione è una risonanza interna in ciascuna stanza, che ripropone in scala ridotta tutti i vettori dei campi elettromagnetici presenti in una area di alcune decine di metri di diametro attorno alla abitazione. L’OLOGRAMMA DELLA BIOSFERA La ricerca è proseguita e nel 1985 Walter Kunnen è riuscito a decodificare le tracce che queste influenze esogene imprimono sul nostro corpo durante le ore di sonno. L’organismo umano è in grado di percepire, registrare e conservare la presenza dei vari campi che continuamente lo attraversano. Come in ogni stanza della casa, in ogni volume del corpo (tronco, collo, testa, arti) si riproduce la stessa immagine tridimensionale, lo stesso ologramma generato dalle influenze esogene del luogo in cui si dorme. Questa straordinaria scoperta consente di affrontare l’argomento con 121 una tecnica molto precisa e completamente innovativa. E’ così possibile effettuare ovunque una indagine sulla persona, poiché conserverà per settimane sul suo corpo queste tracce elettromagnetiche, rivelando quali ed in quale misura le varie influenze esogene presenti possono generare patologia. La possibilità di decodificare questi segnali consente infatti anche di misurarne le intensità levogire e destrogire del magnetismo cellulare su tutte le frequenze vitali, permettendo di formulare una vera e propria diagnosi di ciascun organo e funzione del corpo. Lo stato di salute di questo è quindi influenzato dal tipo e dalla qualità dei vettori energetici presenti nella abitazione provenienti dalla Biosfera. Da alcuni anni Archibo Biologica verifica un notevole aumento delle aggressioni levogire causato dal forte incremento delle emissioni artificiali, ed una progressiva e forse conseguente riduzione dell’apporto energetico benefico proveniente dai vettori elettromagnetici naturali percepibili nella casa (Ovest, Nord, Sud/Ovest, Nord/Ovest) la cui funzione è sempre stata quella di "nutrire" adeguatamente i nostri organi. IL BIORISANAMENTO DELLA CASA Per contrastare questi effetti nocivi e risanare la Biosfera Walter Kunnen ha messo a punto una tecnica di biorisanamento dei luoghi ma soprattutto dell’abitazione, dove la zona letto è sicuramente la più importante e delicata. Come afferma il ricercatore belga "L’uomo passa la notte nel suo letto. La notte non c’è compensazione solare: questa prodigiosa e benefica dinamo è quindi assente, mentre le altre interferenze hanno allora campo libero. Sdraiato sul letto, l’uomo offre all’irraggiamento cosmico e tellurico una superficie maggiore rispetto alla posizione seduta o eretta. Durante il sonno la tensione elettrica della pelle diminuisce sensibilmente e la protezione faradica diventa molto meno efficace. Infine non trascuriamo il ruolo della latenza: si è per un tempo relativamente lungo nel medesimo luogo, addirittura nella stessa posizione o quasi". Questi fattori determinano la formazione dell’ologramma delle tracce sul corpo, da cui è possibile ricavare una serie di dati in maniera perfettamente riproducibile e controllabile da chiunque con una semplice bussola. Si evidenzia così la posizione del dormiente rispetto ai punti cardinali, al centro della stanza e la sua posizione predominante durante il sonno. L’esame procede poi con la lettura delle impronte biosferiche lasciate dai vettori elettromagnetici principali, che sotto forma di onde portanti hanno veicolato e trasmesso all’organismo onde portate ovvero segnali biologici benefici, neutri o disturbanti. Questa indagine mette in evidenza la presenza della Grande Rete Ubiquitaria Ortogonale (direzione Nord/sud ed Ovest/Est) e Diagonale (Nord- Ovest/Sud- Est e Sud- Ovest/Nord- Est), conosciute e documentate con certezza fino ai tempi dell’Imperatore Adriano, e di cui i piccoli reticoli oggi conosciuti con i nomi di Rete Hartmann e Rete Curry rappresentano solo 122 un’eco molto debole. Si cercano poi i le tracce lasciate dai vettori dell’acqua corrente sotterranea e della relativa faglia, ed infine quelle lasciate dalla costante esposizione ai vettori artificiali come radar, ripetitori radiotelevisivi e telefonici, satelliti geostazionari, linee elettriche. La particolare disposizione sul corpo di questi segnali evidenzierà le zone spesso doloranti dove la persona è colpita dalle influenze nocive, che generalmente sono all’origine dei suoi problemi di salute. L’intervento di biorisanamento consiste poi nel neutralizzare le influenze patogene individuate con l’antenna Lecher, senza procedere ad alcuno spostamento del letto. Si ricerca il centro energetico delle onde portanti e si collocano, nei punti precisi di ingresso della risonanza del vettore all’interno dell’abitazione, delle piccole ampolline contenenti sostanze naturali la cui funzione è quella di assorbire la componente patogena levogira dei campi. Se all’esterno della casa c’è del terreno praticabile parte del lavoro può essere svolto collocando a circa 10 cm. di profondità delle antenne Biodin ad azione riflettente per deviare verso l’alto il fascio elettromagnetico. Si tratta in definitiva di operare una manipolazione ed una ottimizzazione delle forze conosciute presenti nella Biosfera. Con l’antenna Lecher ci si accerta poi che la camera da letto e la persona non siano infestati da funghi, microscopici parassiti ancora poco studiati in Italia, che sono responsabili di un gran numero di diffuse patologie. Nell’abitazione viene anche ricercata la presenza di colonie di acari e di eventuali materiali nocivi utilizzati per la costruzione e l’arredamento. Infine, con apposite strumentazioni tarate secondo le normative europee, si procede alla misurazione dei livelli di esposizione ai campi elettrici e magnetici originati anche dalla dispersione dell’impianto elettrico e dagli elettrodomestici, la cui frequente entità può causare disturbi del sonno e del sistema nervoso. Si può anche effettuare una misurazione del livello di presenza del gas Radon nella abitazione e nei locali frequentati. Dagli anni ’70 ad oggi Walter Kunnen con la sua equipe ha effettuato circa 3500 interventi in Belgio, Germania, Paesi Bassi, Austria, Francia, Svizzera e Italia. Normalmente il biorisanamento di una casa viene eseguito da una squadra di ARCHIBO BIOLOGICA composta da quattro esperti, ciascuno dei quali svolge un compito specifico. L’intervento ha una durata di due/tre ore di lavoro ininterrotto. Dopo almeno due mesi è opportuno un esame di controllo sulla persona a cui sono state prese le tracce per verificare la loro scomparsa e, normalmente, il progressivo miglioramento della qualità del sonno e delle sue condizioni di salute. La storia vera non è mai quella scritta dai vincitori, obbiettività e realtà sono lungi da ciò che sovente, troppo spesso viene riportato sugli ortodossi libri di storia e di scienza….., se potessimo vedere le realtà del nostro passato e la logica trasformazione delle conoscienze scientifiche, rimarremmo allibiti ed increduli: le falsità farciscono le nostre povere coscienze, e solamente la nostra volontà nel saper e voler continuare a conoscere “la vera logica” potrà condurci in dimensioni completamente diverse dall'attuale… Varierrebbero le vibrazioni della nostra evoluzione! Porto alla vostra attenzione altri scienziati meno noti, ma non per questo 123 di classe meno importante: è la volta di Giovanni Battista Ferlini. IL PORTALE DIMENSIONALE DI FERLINI Il portale dimensionale di Ferlini o come lo definì lui "barriera magnetica" è un vero e proprio sistema di phase shifting che permette di collegare la dimensione che per convenzione definiamo "fisica" con altre dimensioni del multiverso olografico. Ferlini la definì barriera magnetica perchè fondamentalmente è questo ciò che è...un muro magnetico che vibra a una specifica frequenza e che costituisce uno squarcio dimensionale. Come è fatto il portale La costruzione del portale alla Ferlini è molto semplice concettualmente e non richiede di circuiti pilota nè elettronica...si basa solamente su quattro magneti permanenti posizionati trà loro sui quattro punti cardinali. In questa rappresentazione potete vedere il setup del portale: I quattro magneti ad "U" sono disposti ai quattro punti cardinali con i poli alternati, i magneti sono fissati su dei supporti a slitta mossi da una vite senza fine in modo che sia possibile regolarne finemente la distanza reciproca. Nell'esperimento Ferlini usò magneti molto grandi di acciaio che pesavano diversi quintali ciascuno...in teoria la dimensione dei magneti dipende dalla dimensione dell'area che si vuole influenzare e quindi per aree più piccole basta usare magneti più piccoli e pratici. Questo significa che in teoria non servono grosse potenze per creare un portale in una zona piccola e lo deduciamo dallo stesso racconto di Ferlini sulla sperimentazione che fece con questi magneti ad U. LA SPERIMENTAZIONE Giovanni Battista Ferlini iniziò la sua avventura studiando le piramidi di Giza. Inizialmente non era interessato allo studio dei portali e nemmeno ne sospettava la fattibilità pratica. In questa sede non tratteremo tutti gli studi antecedenti di Ferlini che poco hanno a che vedere con il portale ma ci concentreremo sulla sperimentazione. Ad ogni modo durante i suoi esperimenti con le riproduzioni delle piramidi si accorse che l'energia di tipo magnetico emessa dalle piramidi aveva una forte influenza su diverse variabili come ad esempio la schermatura dai raggi cosmici. Oggi dopo numerose sperimentazioni sappiamo bene come agisce l'effetto di forma delle piramidi sull'etere e la loro azione magnetica che è solo una risultante del campo torsionale emesso dalla punta della piramide stessa. A quel tempo però gli esperimenti con le piramidi fecero riflettere molto Ferlini il quale si accorse che la 124 forma e la disposizione dei materiali usati creavano interazioni più o meno forti con svariati effetti. La geniale idea che ebbe Ferlini fù quella di simulare il campo energetico della piramide usando dei magneti permanenti, in fondo dalle sue sperimentazioni era evidente che c'era un collegamento diretto trà l'energia delle piramidi e il magnetismo. Con i suoi collaboratori smontò un motore elettrico e ne estrasse quattro magneti permanenti ad "U" che stavano nello statore, li dispose su quattro angoli e mentre regolava le reciproche distanze mantenendo i poli alternati notò che c'era una distanza critica in cui si manifestava una forza di attrazione molto brusca e se regolava la distanza in modo che tale forza fosse "sul confine" trà debole e forte si formava una barriera offuscata al centro che impediva di vedere il tavolo sottostante. Capì quindi che la sua teoria era giusta e che l'esperimento doveva essere riprodotto su una scala maggiore. Ordinò quindi quattro magneti ad U molto grossi fatti di acciaio dolce successivamente magnetizzato, ognuno pesava diversi quintali e furono trasportati con un camion. Lì dispose su delle slitte, regolabili con viti senza fine, sul pavimento del laboratorio e iniziò la sperimentazione con i suoi colleghi. Avvicinando i quattro magneti arrivò a una distanza critica, un confine molto sottile e preciso in cui la forza di attrazione reciproca diventava improvvisamente da debole a molto intensa. La vite senza fine era molto precisa e ci volevano molti giri per spostare i magneti..in questo modo potè regolare la distanza critica finemente studiando quale posizione dava i migliori risultati. Raggiunta la posizione ottimale delle forti vibrazioni scossero tutto il laboratorio e i magneti iniziarono a vibrare molto probabilmente per l'intensa attrazione. Una nebbiolina grigiastra\azzurrognola iniziò a formarsi nella zona circoscritta dai poli dei magneti e Ferlini dedusse che poteva essere ozono perciò si dotarono di maschere antigas per evitare le esalazioni velenose, la nebbiolina diventava di colore sempre più intensa e verso il verde a mano a mano che si raggiungeva la posizione critica. Mentre i suoi assistenti stavano più a distanza Ferlini si avvicinò al portale appoggiandosi su uno dei magneti per scrutare più da vicino la barriera magnetica, siccome la maschera gli limitava la vista e i movimenti decise di togliersela e la appoggiò su uno dei magneti. Avvicinandosi alla barriera si ritrovò catapultato di fronte alle piramidi di giza ma non quelle odierne...bensì nell'epoca in cui le piramidi erano intere con la punta di quarzo rivestita in metallo, ossia prima del grande cataclisma che sconvolse la terra 12.000 anni fà. Ad un certo punto si sentì chiamare da lontano e si ritrovò nel laboratorio con la macchina spenta, si avvicinò ai suoi assistenti allarmati i quali asserivano che il dott. Ferlini l'avevano visto scomparire trà i magneti per diverso tempo per poi rivederlo in piedi davanti a loro non appena disattivarono il portale allontanando i magneti trà loro. Consultandosi con i colleghi scoprì che decisero di interrompere l'esperimento quando si accorsero che c'era stata una brusca variazione di flusso tra due dei quattro magneti, riguardo la sua assenza non gli diedero peso inizialmente perchè pensarono che si era solo allontanato momentaneamente, non potendo spiegare perchè all'improvviso non lo vedevano più con loro pensarono che forse non si erano accorti dei suoi spostamenti nel laboratorio. Ferlini raccontò quello che vide durante il "viaggio" attraverso la barriera magnetica e scoprirono che la maschera 125 antigas di Ferlini era scomparsa e non riuscivano più a trovarla nonostante nessuno era uscito dal laboratorio e le maschere fossero state indossate tutte tranne quella di Ferlini che appoggiò su uno dei magneti. Scoprirono successivamente che la variazione di flusso tra i due magneti era situata nella posizione vicina a quella dove Ferlini appoggiò la maschera sul magnete stesso. Ipotizzarono giustamente che nel momento in cui Ferlini si sporse nella barriera dovette far cadere la maschera nella barriera finendo chissà dove. Sulla maschera c'erano riportate le iniziali con l'indirizzo di Ferlini...mesi dopo la maschera arrivò per posta a Ferlini e il mittente era in egitto precisamente al Cairo! La maschera era stata teleportata in egitto e chi la trovò pensò gentilmente di rispedirgliela! Altra nota importante sull'esperimento è che l'ozonometro posto vicino al portale non rivelò tracce di ozono e che anche quando ci si avvicinava alla nebbiolina si poteva respirare bene non come quando ci si trova in un gas. E ora le considerazione teoriche. CONSIDERAZIONI TEORICHE Il portale di Ferlini può sembrare molto diverso da altri sistemi di phase shifting che usano l'interazione rotante trà campi magnetici ed elettrici ad alto voltaggio o quelli basati su campi elettromagnetici rotanti con frequenze specifiche...in realtà pur usando un metodo un pò diverso sfrutta per forza di cose gli stessi principi. Per aprire un portale o realizzare il phase shifting si deve isolare una zona di spazio e si và a modificare la frequenza di vibrazione dell'etere di quella zona stessa...siccome siamo in un ologramma è normale che tutto dipende dalla frequenza della portante olografica scelta, cambiamo portante e cambiamo dimensione. Nei sistemi tipo "philadelphia experiment" si usano delle bobine pulsate trà loro in sequenza a formare un campo rotante ed alimentate a specifiche frequenze di risonanza dimensionale, in altri sistemi invece si usa l'interazione trà un campo magnetico rotante e un campo elettrico che vibra a una certa frequenza. In entrambi i casi avremo un campo di etere rotante che vibra una frequenza specifica. Già qui è possibile notare l'analogia dei suddetti metodi con quello di Ferlini, infatti un campo magnetico non è altro che un flusso di etere ricircolante in una zona di spazio (flusso che si chiude su di sè) e il trucco usato da Ferlini è stato quello di far interagire diversi magneti in modo che il loro flusso si concatenasse creando un flusso rotatorio...infatti Ferlini lo definiva "campo unificato". Ecco perchè i poli devono essere alternati ed ecco anche perchè c'è una distanza critica precisa...perchè geometricamente quando le calamite sono alla distanza precisa creano un flusso tondo rotatorio che si rafforza. Immaginate le linee di flusso che escono da ogni polo che vanno a fluire nel polo opposto e così via unificandosi....in tale situazione si avrà una campo rotante unificato o per meglio dire un flusso di etere rotante . 126 Ora una volta creato il campo rotante bisogna impostare una frequenza di risonanza che ci ricolleghi a una specifica dimensione o punto spazio-temporale dell'ologramma multiverso. Nel caso di Ferlini tale vibrazione può essere stata indotta sia dalle vibrazioni meccaniche dei magneti per semplice attrazione che dalle vibrazioni indotte da lui stesso quando ci si appoggiò. Sicuramente non era un sistema preciso perchè soggetto a molte vibrazioni spurie, ogni vibrazione meccanica sui magneti produceva una increspatura sul campo della zona critica. C'è però un indizio molto interessante, Ferlini non vagò a caso ma fù portato proprio dove a lui desiderava andare sia cosciamente che incosciamente...ossia nel tempo delle piramidi su cui era basata tutta la sua ricerca scientifica. Questo indica che una volta aperto il varco la mente stessa è libera di scegliere dove e in che tempo spostarsi, nelle proiezioni extracorporee solo il corpo astrale (corpo olografico come quello fisico ma che vibra su una portante più alta) è libero di andare dove vuole ma nel phase shifting tutto il corpo compreso quello "fisico" si innalza di vibrazione rendedolo facile da spostare dove si vuole. La maschera invece fù sempre portata in egitto ma non nello stesso tempo...evidentemente la variazione di flusso indotta dal suo passare attraverso la zona critica ha spostato la variabile tempo facendola arrivare nei tempi moderni. Chiaramente si dovrà fare molta sperimentazione in tal senso per poter stabilire meglio come agiscono le variabili nel phase shifting. Altro elemento importante è la famosa "nebbiolina". Quando si interagisce con l'etere spostandone la frequenza o addensandolo in una zona di spazio esso diventa visibile sotto forma luminescente che a prima vista è come una nebbiolina il sui colore dipende dalla densità raggiunta. Questo lo si osserva anche nelle sperimentazioni con sistemi antigravitazionali tipo le repulsine di Schauberger, il SEG di Searl e altri...quello che ci interessa è che è ben visibile anche nei casi phase shfting. Nel celebre Philadelphia Experiment la nave veniva avvolta da una nebbiolina azzurrognola che virava verso il verde prima di scomparire...anche nel triangolo delle bermuda le navi prima di sparire o sortire certi effetti particolari entrano in una nebbiolina grigiastra a volte verdastra...sono entrambi casi di phase shifting e combaciano ovviamente con l'esperimento di Ferlini. Un'altra considerazione che voglio fare è che per realizzare la zona critica dovrebbero in teoria bastare anche solo tre magneti ad U disposti a 120° l'uno dall'altro e inoltre non penso sia necessario usare per forza magneti ma invece gli elettromagneti che sono più pratici ed economici. Ferlini preferì i magneti perchè voleva usare una fonte magnetica "pura" ma gli elettromagneti potrebbero svolgere lo stesso lavoro perchè quello che conta è solo il campo magnetico generato e la disposizione geometrica. Non poteva mancare un personaggio simpatico, visto anche da “Maurizio Costanzo”, su “Report” ed in altre trasmissioni televisive. Poco capito nonostante fosse pieno di buon senso e grandi capacità scientifiche….. Altro scienziato del “gruppo dei seguaci di Tesla”, che particolarmente mi appassiona, è il simpatico ed unico: l’ eclettico Ighina, del quale vedremo le caratteristiche principali. 127 PIER LUIGI IGHINA Pierluigi Ighina nacque a Milano nel 1908 e morì nel 2004. Fu, secondo alcune fonti, discepolo e collaboratore di Guglielmo Marconi: è uno scienziato pressoché sconosciuto al pubblico, perché le sue scoperte ed invenzioni non hanno ottenuto alcun riconoscimento dalla scienza accademica. A differenza del poliedrico, ma ingenuo ricercatore ed inventore serbo Nikola Tesla, Ighina non si fidò mai dei potenti con cui evitò ogni collaborazione, conscio che le sue invenzioni sarebbero state usate solo a fini malefici e per lucrare. Ighina affrontò lo studio dell'atomo da una prospettiva alquanto diversa rispetto agli altri ricercatori: infatti, invece di sottoporre l'atomo all'azione di potenti campi magnetici o di particelle ad alta energia, decise di contenere il suo movimento usando altri atomi, definiti assorbenti, che impediscono agli atomi luce ed a quelli esterni di interferire nell'osservazione. Attraverso questo accorgimento e mediante il microscopio atomico lenticolare di sua invenzione, Ighina riuscì a classificare varie categorie di atomi in base alle loro differenti pulsazioni. Un concetto importante da sottolineare è che "l'atomo non oscilla, ma vibra, non si può dividerlo, sarebbe però possibile dividere la sua energia, ma non l'atomo stesso". La scoperta dell'atomo magnetico avvenne casualmente come scrive lo stesso Ighina: "Ero intento a queste prove quando, spostando inavvertitamente una calamita lì vicina, vidi che tutti gli atomi in osservazione si erano messi vertiginosamente in movimento scomparendo poi in una massa luminosa". L'atomo magnetico è il più piccolo rispetto agli altri atomi, possiede una pulsazione più veloce ed inoltre ha la caratteristica di "imprimere il movimento a tutti gli altri atomi, diventando così il promotore di essi". Una delle apparecchiature costruite da Ighina, il regolatore di vibrazioni atomiche magnetiche, si basa proprio sull'energia dell'atomo magnetico e più precisamente sulla variazione della frequenza di vibrazione della materia con la trasformazione della stessa. Con questa energia sarebbe possibile guarire qualsiasi malattia, fondere i metalli a distanza, produrre energia elettrica, neutralizzare le radiazioni, investigare il sottosuolo alla ricerca di giacimenti petroliferi o falde acquifere, aumentare i raccolti agricoli ed altro ancora. È indubbio che il campo magnetico sia fondamentale per la vita sulla Terra, anche se la scoperta di come sia possibile la trasformazione della materia e la produzione di monopoli magnetici risultano piuttosto difficile da concepire. 128 Per Ighina, tutte le forze esistenti in natura sono il riflesso diretto e indiretto di un'unica forza primordiale che è l'energia che scaturisce dal Sole. Tale irradiazione solare riflettendosi si equilibra con sé stessa e condensandosi esplode e quindi s'irradia di nuovo e di nuovo si riflette e così si moltiplica. L'energia solare è una forza positiva che, riflettendosi, diventa negativa. Il Sole accoglie in sé questi suoi riflessi, li trasforma e li irradia nuovamente in maniera positiva e così via. Tale concezione ricorda quella di Reich sull'energia orgonica, distinta in orgone vitale (OR) ed orgone mortale (DOR). Noto è il macchinario di Ighina con cui egli riusciva a causare le precipitazioni o a diradare le nuvole. Sarebbe interessante se qualche ricercatore indipendente, riprodotto tale congegno, lo sperimentasse per favorire la pioggia, in presenza delle scie chimiche igroscopiche. A questo punto, arriviamo ai giorni nostri: le ultime scoperte che lasciano senza fiato! Aspect, Bohm, Pribram…., col loro Universo Olografico! Nuovi orizzonti, che appannano tutto ciò che davamo per certo. UNIVERSO OLOGRAFICO Le teorie di Aspect, Bohm, Pribram sulla nuova fisica scuotono i principi della scienza tradizionale: dalle particelle subatomiche alle galassie giganti, tutto è parte infinitesimale e totalità di "Tutto" «Nel 1982 un'équipe di ricerca dell'Università di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect, condusse forse il più importante esperimento del 20º secolo. Aspect ed il suo team scoprirono che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l'altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri. Come se ogni singola particella sappia esattamente cosa stiano facendo tutte le altre. Un fenomeno che può essere spiegato solo in due modi: o la teoria di Einstein - che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce - è da considerarsi errata, oppure le particelle subatomiche sono connesse non-localmente. La maggior parte dei fisici nega la possibilità di fenomeni che oltrepassino la velocità della luce, ma l'esperimento di Aspect rivoluziona il postulato, provando che il legame tra le particelle subatomiche è effettivamente di tipo non-locale. David Bohm, celebre fisico dell'Università di Londra recentemente scomparso, sosteneva che le scoperte di Aspect implicassero la non-esistenza della realtà oggettiva. Vale a dire che, nonostante la sua apparente solidità, l'Universo è in realtà un fantasma, un 129 ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato. OLOGRAMMI, LA PARTE E IL TUTTO Per capire la sbalorditiva affermazione di Bohm gettiamo uno sguardo alla natura degli ologrammi. Un ologramma è una fotografia tridimensionale prodotta con l'aiuto di un laser: l'oggetto da fotografare viene prima immerso nella luce di un raggio laser, poi un secondo raggio laser viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa del primo e lo schema risultante dalla zona di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso sulla pellicola fotografica. Quando la pellicola viene sviluppata risulta visibile solo un intrico di linee chiare e scure ma, illuminata da un altro raggio laser, ecco apparire il soggetto originale. La tridimensionalità non è l'unica caratteristica interessante degli ologrammi: se l'ologramma di una rosa viene tagliato a metà e poi illuminato da un laser, si scopre che ciascuna metà contiene ancora l'intera immagine della rosa. Anche continuando a dividere le due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di pellicola conterrà sempre una versione più piccola, ma intatta, della stessa immagine. Diversamente dalle normali fotografie, ogni parte di un ologramma contiene tutte le informazioni possedute dall'ologramma integro. Si schiude così una nuova comprensione dei concetti di organizzazione e di ordine. UNA PRECISAZIONE... L'affermazione secondo la quale ogni frammento dell'ologramma conterrebbe tutta l'informazione, non è esatta: si verifica sempre una certa perdita di informazione, tanto maggiore quanto più è piccolo il frammento. Questo però non invalida affatto l'ipotesi dell'Universo olografico, ma anzi, restringe le reciproche influenze delle cose - da una precedente inconcepibile infinitezza ad ambiti più circoscritti - rendendo tutta la teoria ancor più credibile. XmX LA RANA, L'ATOMO E LA ROSA Per quasi tutto il suo corso la scienza occidentale ha agito sotto il preconcetto che il modo migliore di capire un fenomeno fisico, che si trattasse di una rana o di un atomo, era quello di sezionarlo e di studiarne le varie parti. Gli ologrammi ci insegnano che alcuni fenomeni possono esulare da tale approccio. Bohm lo intuì, aprendo una strada alla comprensione della scoperta del professor Aspect. 130 Per Bohm il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è un'illusione. Era infatti convinto che, ad un livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali, ma estensioni di uno stesso "organismo" fondamentale. Bohm semplificava con un esempio: immaginate un acquario contenente un pesce. Immaginate che l'acquario non sia visibile direttamente, ma solo attraverso due telecamere, una posizionata frontalmente e l'altra lateralmente rispetto all'acquario. Guardando i due monitor televisivi possiamo pensare che i pesci siano due entità separate, la differente posizione delle telecamere ci darà infatti due immagini lievemente diverse. Ma, continuando ad osservare i due pesci, alla fine ci accorgeremo che vi è un certo legame tra loro: quando uno si gira, anche l'altro si girerà; quando uno guarda di fronte a sé, l'altro guarderà lateralmente. Essendo all'oscuro dello scopo reale dell'esperimento, potremmo credere che i due pesci comunichino tra loro, istantaneamente e misteriosamente. Secondo Bohm il comportamento delle particelle subatomiche indica che esiste un livello di realtà del quale non siamo consapevoli, una dimensione che oltrepassa la nostra. Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non sono "parti" separate bensì sfaccettature di un'unità più profonda e basilare, che risulta infine altrettanto olografica ed indivisibile quanto la nostra rosa. E poiché ogni cosa nella realtà fisica è costituita da queste "immagini", ne consegue che l'Universo stesso è una proiezione, un ologramma. IL MAGAZZINO COSMICO Oltre alla sua natura illusoria, questo universo avrebbe altre caratteristiche stupefacenti: se la separazione tra le particelle subatomiche è solo apparente, ciò significa che, ad un livello più profondo, tutte le cose sono infinitamente collegate. Gli elettroni di un atomo di carbonio del cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla nel cielo. Tutto compenetra tutto. Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare, classificare e suddividere i vari fenomeni, ogni suddivisione risulta necessariamente artificiale e tutta la natura non è altro che una immensa rete ininterrotta. In un universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi fondamentali. Concetti come la località vengono infranti in un universo dove nulla è veramente separato dal resto, sicché anche il tempo e lo spazio tridimensionale (come le immagini del pesce sui monitor TV) dovrebbero venire interpretati come semplici proiezioni di un sistema più complesso. Al suo livello più profondo la realtà non è altro che una sorta di super-ologramma dove il passato, il presente ed il futuro coesistono simultaneamente. Disponendo degli strumenti appropriati un giorno 131 potremmo spingerci entro quel livello della realtà e cogliere delle scene del nostro passato da lungo tempo dimenticato. Cos'altro possa contenere il super-ologramma resta una domanda senza risposta. In via ipotetica, ammettendo che esso esista, dovrebbe contenere ogni singola particella subatomica che sia, che sia stata e che sarà, nonché ogni possibile configurazione di materia ed energia: dai fiocchi di neve alle stelle, dalle balene ai raggi gamma. Dovremmo immaginarlo come una sorta di magazzino cosmico di Tutto-ciò-che-Esiste. Bohm si era addirittura spinto a supporre che il livello super-olografico della realtà potrebbe non essere altro che un semplice stadio intermedio oltre il quale si celerebbe un'infinità di ulteriori sviluppi. Poiché il termine ologramma si riferisce di solito ad una immagine statica che non coincide con la natura dinamica e perennemente attiva del nostro universo, Bohm preferiva descrivere l'Universo col termine "olomovimento". Affermare che ogni singola parte di una pellicola olografica contiene tutte le informazioni in possesso della pellicola integra significa semplicemente dire che l'informazione è distribuita non-localmente. Se è vero che l'Universo è organizzato secondo principi olografici, si suppone che anch'esso abbia delle proprietà non-locali e quindi ogni particella esistente contiene in se stessa l'immagine intera. Dato il presupposto, tutte le manifestazioni della vita provengono da un'unica fonte di causalità che include ogni atomo dell'Universo. Dalle particelle subatomiche alle galassie giganti, tutto è allo stesso tempo parte infinitesimale e totalità di "tutto". Miliardi di informazioni... Lavorando nel campo della ricerca sulle funzioni cerebrali, anche il neurofisiologo Karl Pribram, dell'Università di Stanford, si è convinto della natura olografica della realtà. Numerosi studi, condotti sui ratti negli anni '20, avevano dimostrato che i ricordi non risultano confinati in determinate zone del cervello: dagli esperimenti nessuno però riusciva a spiegare quale meccanismo consentisse al cervello di conservare i ricordi, fin quando Pribram non applicò a questo campo i concetti dell'olografia. Egli ritiene che i ricordi non siano immagazzinati nei neuroni o in piccoli gruppi di neuroni, ma negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso tutto il cervello, proprio come gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta l'area del frammento di pellicola che contiene l'immagine olografica. Quindi il cervello stesso funziona come un ologramma e la teoria di Pribram spiegherebbe come il cervello riesca a contenere una tale quantità di ricordi in uno spazio così limitato. Quello umano può immagazzinare circa 10 miliardi di informazioni, durante la durata media di vita (approssimativamente l'equivalente di cinque edizioni dell'Enciclopedia Treccani!). Di converso, si è scoperto che gli ologrammi possiedono una sorprendente possibilità di memorizzazione, infatti semplicemente cambiando l'angolazione con cui due raggi laser colpiscono una pellicola fotografica, si possono accumulare miliardi di informazioni in un solo centimetro cubico di spazio. ...ma anche di idee La nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente una qualsivoglia 132 informazione dall'enorme magazzino cerebrale risulta spiegabile più facilmente, supponendone un funzionamento secondo principi olografici. Inutile, quindi, scartabellare nei meandri di un gigantesco archivio alfabetico cerebrale, perché ogni frammento di informazione sembra essere sempre istantaneamente correlato a tutti gli altri: si tratta forse del massimo esempio in natura di un sistema a correlazione incrociata. Nell'ipotesi di Pribram si analizza la capacità del cervello di tradurre la valanga di frequenze luminose, sonore, ecc. ricevute tramite i sensi, nel mondo concreto delle percezioni. Codificare e decodificare frequenze è esattamente quello che un ologramma sa fare meglio, fungendo da strumento di traduzione per convertire un ammasso di frequenze prive di significato in una immagine coerente: il cervello usa gli stessi principi olografici per convertire matematicamente le frequenze ricevute in percezioni interiori. IL CERVELLO RIMESCOLATO Paul Pietsch, critico verso la teoria olografica della mente, provò a confutarla (libro Shufflebrain, vedi links a fine pagina). Poichè aveva scoperto che le salamandre sono capaci di ampie capacità di rigenerazione del tessuto nervoso (nervi e cervello), ipotizzò che la localizzazione delle funzioni cerebrali potesse essere evidenziata "scambiando" fra loro parti di cervello. Lo fece, sezionando il cervello di alcune salamandre in parti uguali, per poi risistemarle nella scatola cranica ruotate, scambiate di posto, e così via. Pietsch si aspettava di osservare gravi disfunzioni o strani comportamenti, invece la maggior parte delle salamandre continuò a comportarsi come prima. Vi è una impressionante quantità di dati scientifici a conferma della teoria di Pribram, ormai condivisa da molti altri neurofisiologi. Il ricercatore italo-argentino Hugo Zucarelli ha applicato il modello olografico ai fenomeni acustici, incuriosito dal fatto che gli umani possono localizzare la fonte di un suono senza girare la testa, pur sordi da un orecchio. Ne risulta che ciascuno dei nostri sensi è sensibile ad una varietà di frequenze molto più ampia. Ad esempio: il nostro sistema visivo è sensibile alle frequenze sonore, il nostro olfatto percepisce anche le cosiddette "frequenze osmiche" e persino le cellule biologiche sono sensibili ad una vasta gamma di frequenze. Tali scoperte suggeriscono che è solo nel dominio olografico della coscienza che tali frequenze possono venire vagliate e suddivise. LA REALTÀ? NON ESISTE. Ma l'aspetto più sbalorditivo del modello cerebrale olografico di Pribram è ciò che 133 risulta unendolo alla teoria di Bohm. Se la concretezza del mondo non è altro che una realtà secondaria e ciò che esiste non è altro che un turbine olografico di frequenze e se persino il cervello è solo un ologramma che seleziona alcune di queste frequenze trasformandole in percezioni sensoriali, cosa resta della realtà oggettiva? In parole povere: non esiste. Come sostenuto dalle religioni e dalle filosofie orientali, il mondo materiale è una illusione. Noi stessi pensiamo di essere entità fisiche che si muovono in un mondo fisico, ma tutto questo è pura illusione. In realtà siamo una sorta di "ricevitori" che galleggiano in un caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne estraiamo lo trasformiamo magicamente in realtà fisica: uno dei miliardi di "mondi" esistenti nel super-ologramma. Questo impressionante nuovo concetto di realtà è stato battezzato "paradigma olografico" e sebbene diversi scienziati lo abbiano accolto con scetticismo, ha entusiasmato molti altri. Un piccolo, ma crescente, gruppo di ricercatori è convinto si tratti del più accurato modello di realtà finora raggiunto dalla scienza. In un Universo in cui le menti individuali sono in effetti porzioni indivisibili di un ologramma e tutto è infinitamente interconnesso, i cosiddetti "stati alterati di coscienza" potrebbero semplicemente essere il passaggio ad un livello olografico più elevato. Se la mente è effettivamente parte di un continuum, di un labirinto collegato non solo ad ogni altra mente esistente o esistita, ma anche ad ogni atomo, organismo o zona nella vastità dello spazio, ed al tempo stesso, il fatto che essa sia capace di fare delle incursioni in questo labirinto e di farci sperimentare delle esperienze extracorporee, non sembra più così strano. Coscienza e visualizzazione Il paradigma olografico presenta implicazioni anche nelle cosiddette scienze pure, come la biologia. Keith Floyd, uno psicologo del Virginia Intermont College, ha sottolineato il fatto che se la concretezza della realtà non è altro che una illusione olografica, non potremmo più affermare che la mente crea la coscienza (cogito ergo sum). Al contrario, sarebbe la coscienza a creare l'illusoria sensazione di un cervello, di un corpo e di qualunque altro oggetto ci circondi che noi interpretiamo come "fisico". Una tale rivoluzione nel nostro modo di studiare le strutture biologiche spinge i ricercatori ad affermare che anche la medicina e tutto ciò che sappiamo del processo di guarigione verrebbero trasformati dal paradigma olografico. Infatti, se l'apparente struttura fisica del corpo non è altro che una proiezione olografica della coscienza, risulta chiaro che ognuno di noi è molto più responsabile della propria salute di quanto riconoscano le attuali conoscenze nel campo della medicina. Quelle che noi ora consideriamo guarigioni miracolose potrebbero in realtà essere dovute ad un mutamento dello stato di coscienza che provochi dei cambiamenti nell'ologramma corporeo. Allo stesso modo, potrebbe darsi che alcune controverse tecniche di guarigione alternative come la "visualizzazione" risultino così efficaci perché nel dominio olografico del pensiero le immagini sono in fondo reali quanto la "realtà". Il mondo è una tela bianca Perfino le visioni ed altre esperienze di realtà non ordinaria possono venire 134 facilmente spiegate se accettiamo l'ipotesi di un universo olografico. Nel suo libro "Gifts of Unknown Things", il biologo Lyall Watson descrive il suo incontro con una sciamana indonesiana che, eseguendo una danza rituale, era capace di far svanire istantaneamente un intero boschetto di alberi. Watson riferisce che mentre lui ed un altro attonito osservatore continuavano a guardare, la donna fece velocemente riapparire e scomparire gli alberi diverse volte. Sebbene le conoscenze scientifiche attuali non ci permettano di spiegarle, esperienze come queste diventano più plausibili qualora si ammetta la natura olografica della realtà. In un universo olografico non vi sono limiti all'entità dei cambiamenti che possiamo apportare alla sostanza della realtà, perché ciò che percepiamo come realtà è soltanto una tela in attesa che noi vi si dipinga sopra qualunque immagine vogliamo. Tutto diviene possibile, dal piegare cucchiai col potere della mente, ai fantasmagorici eventi vissuti da Carlos Castaneda durante i suoi incontri con Don Juan, lo sciamano Yaqui. Nulla di più, né meno, miracoloso della capacità che abbiamo di plasmare la realtà a nostro piacimento durante i sogni. E le nostre convinzioni fondamentali dovranno essere riviste alla luce della teoria olografica della realtà. Per lasciarvi un po' di fiato, vi riporto in terra, con un mio pensiero sulle classi sociali umane, che da lunghi millenni rimangono comunque le medesime, nonostante le evoluzioni….., dalla clava alle astronavi, pare che il nostro DNA non cambi molto sotto questo profilo. La bramosia del potere ci rende dimentichi della nostra realtà mortale e conseguentemente cambiano leggermente i pensieri, ma i risultati sono anche peggiori! LE CLASSI SOCIALI DELLA NOSTRA UMANITÀ Oggigiorno le classi umane del pianeta sono aberranti e grottesche. Alla loro base genti povere, sovente ignoranti e meschine, alle quali tutto è negato...., muoiono di fame e di stenti, senza medicine e bastonate dai loro simili leggermente più potenti: bambini condizionati ad essere ribelli e guerrieri convinti a compiere i crimini di distruzione e genocidio più efferati, con macete e mitra fra le loro minute membra! Stupri rapine in molti villaggi.... Fame e miseria, disperazione, unite all’AIDS ed altre terribili malattie. Donne incinte sventrate col macete ed i loro bimbi uccisi prima ancora di nascere. In alcune rivolte tribali con sterminio di massa, ho sentito e visto documentari relativi ad uccisioni crudeli, al taglio dei seni delle donne perché non possano più allattare, con piccoli bimbi e neonati...., alcune madri erano obbligate a gettare nella pentola d'acqua bollente i loro figli e farli cuocere con banane dolci....., ed essere obbligate a mangiarli! Perché queste realtà scomode non vengono documentate nei media? Si sconvolgerebbero forse i popoli, che consumerebbero di meno svegliandosi dall’incanto di una realtà inesistente? Si turberebbe l'opinione pubblica, che deve essere mantenuta controllata ed orientata solo verso certi standard 135 di vita! E le grandi potenze cosa fanno? Se le località rendono denaro, preziosi, petrolio ed altri beni oltre al potere, intervengono e depredano a loro volta, intervenendo e giustificando l'intervento militare con scuse comprovanti giustizia, libertà e pace e rispetto umano...... Se tutto ciò non fosse alla base del bussiness, le genti sarebbero lasciate a loro stesse, a morire di fame come i molti poveracci diseredati, continuano a subire da centinaia di anni da aguzzini ignobili! Non preoccupiamocene però...., il sebatoio di poveri serve moltissimo: anche così ridotti, sono fonti di possibili guadagni in mille differenti modalità, anche per tutti quegli enti pseudo inutili che raccolgono per loro stessi beni che per la stragrande maggioranza finiscono per un 80% nelle loro tasche, un 10% per organizzare tali rapine ed un 10% dadistribuire ai criminali che governano i poveri ed ai poveri......., forse lo 0,5% da filmare e far vedere ai media mentre lo distribuiscono, ovviamente! Altro meraviglioso bussiness è dato dall'uso illegale, criminale e schifoso dei bimbi "schiavi". Obbligati a prostituirsi a gentaglia con gravi patologie mentali chiamati pedofili, alla fine di centinaia di prestazioni, vengono fatti sparire , smembrati da medici criminali che ne espiantano gli organi per venderli a circa 5000 US Dollars a corpo, per poi essere rivenduti a decine di volte di più a coloro che , benestanti e bisognosi, ne facciano domanda! Molti bimbi vanno direttamente al macello senza passare per i pedofli: sono i più fortunati! Molte brave persone, generose e bisognose di affetto, vorrebbero adottarli dai paesi più ricchi, ma.... Tutto, chissà perché, diventa burocratico, faraginoso ...., impossibile! Perché? Le scuse dei burocrati sono infinite: "potrebbero finire nelle mani sbagliate..... Non essere a loro agio presso questi o quelli". Anni per capirlo ed intanto i bimbi rimangono in "collegi lagher" nei migliori dei casi abusati e pronti all'uscita per essere dei perfetti criminali! Mi viene il nodo alla gola e da piangere pensando al terremoto di Haiti: conosco quelle terre, , conosco Santo Domingo: un puttanaio a cielo aperto e.... sulla tremenda povertà degli Haitiani tutto il mondo colto ne era informato: solo i pecoroni del popolo basso, non sa neppure se l'isola di Espagnola si trovi sulla Luna od al Polo Sud. La loro estrema povertà è dovuta a coloro che sadisticamente ed indegnamente e con crimine ha governato quella parte dell'isola per decenni.... Tutte le Nazioni hanno sempre saputo a Proposito. Abitando a Miami, ho avuto a che fare più volte con dipendenti di Haiti: erano validi lavoratori, umili ed attendibili, per cui li si assumevano con tranquillità. A Santo Domingo invece, la corruzzione è ai massimi livelli, ma perlomeno la gente può tentare di vivere, vi è il turismo..., non è certamente l'ideale di società, comunque riescono a sopravvivere ....., in aree dei Caraibi tra le più belle, con l'albero del pane, papaie, frutti tropicali, spiagge bianche con alberi di cocco e mare pescosissimo! Ad Haiti, ormai la mentalità di molti è decisamente criminale e si uccide con grande facilità. Il terremoto ha fatto crollare costruzioni in cemento armato, mattoni: praticamente la maggiorparte di quelle costruzioni erano popolate dai corrotti e dai loro schiavi! I poveracci, abitano ed abitavano in catapecchie costruite malamente con tronchi e fango, col tetto in foglie di cocco: non morirebbero certamente in caso di crollo. Sono al contrario, più nei pericoli in caso di cicloni e tsunami, come già accaduto, ma in pochi se ne sono preoccupati. Quasi grottesco: tutti che partono da 136 ogni parte del globo per portare soccorso con associazioni di ogni colore e.... da Santo Domingo, nemici naturali di Haiti, si lascia che il tempo passi, quando loro sono ubicati nell'altra metà dell'isola a quattro passi dal "bisogno". Hanno pale meccaniche di ogni tipo e mezzi notevoli di compagnie americane.... Ed il colmo è che gli aiuti arrivano proprio a quei ricchi che hanno tragicamente dissanguato il popolo di Haiti! E gli altri delle catapecchie? Assaltano i supermercati e si fanno ammazzare per rubare un DVD o del riso! "Uccidiamoli tutti gli sciacalli!" Diamo aiuto ai ricchi: come al solito! Pensate che il “Vaticano SPA” ha dato tre milioni di euro! Insomma, se dessero tutti i milioni raccolti, direttamente ai cittadini, abolissero il governo corrotto, cercando di non metterne un altro del medesimio tipo, ma comandato da altri figli di coperativa di mignottone del medesimo pensiero filosofico, si potrebbe dire che quel terremoto potrebbe essere stata una vendetta degli Dei, un colpo di spugna sul quale ricostruire con più onestà! Sapete come penso vada a finire? Come la "bolla finanziaria, che ha rovinato mezzo mondo"... , tutto ricomincerà come prima, forse peggio: tipico degli umani assetati di potere e distruzione nel confronto degli altri! Cambia apparentemente la musica, ma gli orchestrali sono sempre gli stessi! Ed in Corea del Nord… Fanno esperimenti dichiarati su umani disabili o down, comunemente: la vivisezione e la sperimentazione preferiscono farla direttamente sugli umani…., a volte anche quelli sani. I cani ed i gatti, per loro, è meglio mangiarseli. Vedi [email protected] LA CLASSE MEDIOBORGHESE E L'ALTABORGHESIA Pur variando i molteplici Paesi del globo, i comuni denominatori della classe medioborghese potrebbe identificarsi con la seguente descrizione. La maggioranza di tale classe, posizionatesi con fatiche talvolta notevoli in una posizione di benessere che varia continuamente da "buono a precario", hanno perlomeno una casa o qualche alloggio da affittare, la terra lasciata dai nonni o dai padri.... Qualche soldo da cercare di mantenere, la macchina ed il motorino, o comunque un mezzo di trasporto, da lavoro. Vorrebbero imitare le classi ricche con i loro oggetti firmati e sovente si salassano pur di dimostrare ai loro simili di "essere arrivati". Molti di loro, come ogni altro logicamente, soffre di vertiginose forme di invidia per qualsiasi cosa il vicino possa concludere positivamente e desidererebbe potesse scomparire improvvisamente da questo pianeta per bruciare nell’inferno, pur di non vedersi superare! Tali meschinità li portano a contrasti continuicon differenti appartenenze politiche, di squadre sportive ed altre idiozie che li vede sovente falsamente cordiali e critici fra loro all'eccesso. Vorrebbero che i figli facessero gli sport più assurdi..., tutti! .....,le arti più impensate e pretenderebbero persino di mandare a scuola di canto il figlio stonato! La loro macchina sovente è quella che dalla normalità, si riempie di accessori assurdi ed illogici, pneumatici mostruosi, terribili che probabilmente ne 137 limitano la gia limitata potenza: ma loro sono felici così! Si dividono ulteriormente in spendaccioni ed in avari: i primi sono sempre alla rincorsa di conti da pagare, sequestri, ammonizioni, multe e quant'altro...., le abitazioni variano e dipendono dalla capacità di fuga dai creditori: comperano sempre nuovi mezzi, che con inevitabile senso di enorme "sfiga" devono restituire ai venditori o cercare di svendere al primo malcapitato per pochi soldi: basta pagare quella scadenza o quell'altra! Sovente sono "poveri che vivono da ricchi" e qualche soddisfazione se la tolgono comunque...., il problema è che ai figli lascieranno troppo poco o qualche debito insoluto da pagare: fortunatamente i loro figli sceglieranno per contrappasso fra le varie strade offerte dalla medio borghesia: continuare come i padri od evitare i medesimi errori e tentare vie commerciali più serie e sicure. I figli degli avari, sono i più meschinetti: a loro volta diventeranno sempre più parsimoniosi, al punto tale che il tutto diventa una vera e propria malattia! La paura di rimanere senza soldi li riduce a delle larve paurose ed impietrite nei loro conti: vivono in un loro mondo di paure e paranoie, che li vedono depressi, anche perché, il piacere di un acquisto desideratissimo, sarebbe così tragicamente pieno di "sofferrenza per l'aver speso", che guardano le vetrine con gli "occhi della povera fiammiferaia dei primi del 900" privandosi di tutto; quasi come le suore ed i preti di un tempo, che si frustavano e si mettevano il cilicio per ovviare ai desideri della carne! Calcolatori e critici su tutto e su tutti sino alla nausea, dove i loro vanti sono del tipo:" pensa che con due soldi ho comperato questo maglione di terza mano da un barbone sotto il ponte della fogna! Pieni di proprietà che non godono, sono "dei mezzi ricchi che vivono da poveri"! In mezzo sta la virtù di coloro i quali si accontentano di quello che il buon Dio regala giorno per giorno, cercando di migliorare soprattutto culturalmente: viaggiano, acquistano con occulatezza oggetti che permettano loro di vivere meglio ed avere tempi logici da dedicare a loro stessi ed alla loro famiglia. Chiaramente fra queste tipologie, se ne interpolano svariate e variopinte sfumature di altre, perché l'umanità è creata da miriadi di sfaccettature sul medesimo diamante! Crescendo man mano nella piramide delle classi, ecco gli altoborghesi: soventissimo sono politici, religiosi, gente con pochi scrupoli, che hanno investito nell'arrivismo e gli è andata bene! Molti di loro hanno tale posizione perché sono passati su molti cadaveri, dove l'amicizia è un sentimento che non è a loro permesso! Arrivano a qualsiasi costo, prostituendosi, scavalcando e sgomitando, usando le leggi e leggine a loro favore, modificando il tutto corrompendo a destra ed a manca senza alcun richiamo di una coscienza quasi inesistente! Rispettati da tutti e temuti, occupano posti molto in vista e si radunano nelle località frequentate da chi loro permette affari vantaggiosi: la classe ricca e dominante! La loro è quasi una casta: non potente come quella dei veri ricchi, ma sono gia dei perfetti delinquenti! Fra di loro si trucidano, complottano, tradiscono quasi bene come i ricchi veri! Molti di loro sono piccoli banchieri pronti a vendere anche la loro famiglia ai beduini del deserto pur di guadagnare e salire più in alto! Le loro promesse sono come neve al sole e vengono mantenute solo "se"...., scaricano sempre le loro responsabilità sugli altri e si sentono sempre apposto come i loro abiti costosi. Molto spesso sono "teste di legno" di potenti importanti ed in tale rischio, ricattando, guadagnano di più! 138 Rari ma pur sempre esistenti fra loro, persone che aiutate da una fortuna speciale, li vedono in tale postazione come "persone normali" anche di buon cuore: donano, sono mecenati delle scienze, amano le arti che si possono permettere pienamente. Sovente si schierano dalla parte dei giusti più poveri: sono degli Zorro stupendi! Rarissimi quanto i corvi bianchi però! Mentre la loro Rolls li attende con guidatore, non si fanno mancare i piaceri della vita e le belle fanciulle, o meglio moltissime di loro, sarebbero pronte a follie per tali personaggi: i ricchi intendo, dove sarebbero prontissime a concedersi anche se il loro aspetto fosse orribile ed il loro alito fosse velenoso come le esalazioni delle fogne di Calcutta!: Il potere ed il denaro rende tutto dorato, profumato, e la corruzione corre silenziosa e coinvolge tutti come in una nebbia rosa che ti avvolge in una dimensione ultraterrena! L'arte della menzogna e del meretricio è figlia stretta di ogni tipo di potere temporale, in ogni casta e classe! Non chiedete a loro cosa ne pensino dei bimbi che muoiono di fame mentre loro banchettano a champagne, caviale aragoste e gamberi..... , li vedreste con i lucciconi agli occhi e vi racconterebbero di quanto loro e le loro varie società off shore abbiano fatto e stiano facendo per loro, mentre in effetti il carico di doni per loro, sono carichi tossici da interrare per risparmiarne le ingenti cifre di smaltimento e...., forse qualche sacco di riso quasi scaduto lo consegnano veramente! Gli Dei crearono una specie di "Paradiso terrestre", poi gli uomini cominciarono la loro conquista del pianeta e con tale conquista, iniziò la devastazione del pianeta stesso, in modo sempre più organizzato. Si crearono le classi sociali e le caste intoccabili..... LE CASTE DEGLI INTOCCABILI "RICCHI" Come per la borghesia, anche per gli "intoccabili" vi sono caste che si spalleggiano in un sistema di tipo piramidale: le potenze religiose, coloro che hanno le leggi fra le loro mani, coloro i quali hanno enormi quantità di denaro e quindi di potere effettivo, i politici leader dei loro paesi essendo sempre presente la contrapposione del male e del bene, anche fra loro vi sono "i buoni ed i cattivi". I religiosi hanno trovato il sistema di arricchirsi con le loro multinazionali e vari tipologie di società per azioni....., sono quotati in borsa e si comportano come qualsiasi potente della Terra. Tutti sanno predicare magnificamente e sul razzolare vi sono ormai più che chiaramente, vari smisurati dubbi.... La prova che per la stragrande maggioranza siano degli ipocriti o meglio, "dei sepolcri imbiancati, bianchi fuori e putridi dentro" è la povertà esasperata della stragrande maggioranza del pianeta. Di qualsiasi religione si tratti, visto e considerato, che tutte in sintesi predicano più o meno le medesime verità inconfutabili, del rispetto della vita e dell'amore universale, se tali leggi e regole fossero applicate dai loro seguaci e da loro medesimi, tali povertà, dopo millenni, non esisterebbero più! Caso strano proprio loro, i religiosi di alto grado, sono pieni di ori, ricchezze e potere, temuti dai politici e da tutti gli altri, che per ingraziarseli rinunciano anche in parte ai loro poteri: "non si sa mai esistesse 139 davvero l'aldilà!" "Nell'aldiquà", viaggiano comodi anche in portantina, anelloni non mancano in vestiti preziosi... sono serviti, riveriti, intervistati e sempre al centro dell'attenzione di tutti : non soffrono mai di crisi e di problemi per il domani....., le loro abitazioni sono regge sfarzose, hanno tutto di personale dal macello all'esercito. Essendo i Padri spirituali di tutti ed ognuno di loro ovviamente sconfessa il potere delle altre religioni e dei loro concorrenti, entrano perfettamente nel caleidoscopio del potere temporale: praticamente li trovi ovunque presenti e senza dubbio sono i più ricchi fra i ricchi! Anche i poverissimi donano loro l'obolo per "Chi" essi rappresentano e nessuno si sognerebbe mai di contrariarli. Gesù, per averlo fatto, è stato inchiodato sulla croce e fatto soffrire in modo vile e sacrilego, contro ogni forma di pseudo civiltà.... Proprio lui che predicava l'amore "quello vero", dove il ricco avrebbe dovuto donare al povero! Tanti sono i Profeti, gli Dei, Dio, le Buddità, chiamatele come meglio vi pare,che hanno saggiamente indicato ai loro popoli la strada per la vera vita sul pianeta! ...... Hanno quasi tutti fatto una pessima fine. Quetzalcoatl è sovuto scappare perché era in arrivo "Scudo Fumante".... Mitra e molti altri non se la sono cavata su questo pianeta di delinquenti! Allora direte: " ma i buoni dove sono?" Ci sono, esistono, sono in mezzo a tutto questo sfacelo! Man mano che si va avanti con la nostra pseudociviltà, sempre più si avvicinano i tempi dell'apocalisse od evento meglio comprrensibile col termine tradotto di “rivelazione”, delle verità: se non si dovesse cambiare ordine di marcia, si finirebbe come nelle precedenti altre presunte civiltà": distrutte alla radice e.... si riparte dall'inizio! Intanto gli Dei non hanno fretta: i tempi intergalattici ed infradimensionali sono relativi, per cui mentre per noi passano millenni, per Loro sono pochi attimi ed in più, siamo utili come "Titani"….(vedi libro del medesimo autorre) Ed ora parliamo dei ricchi, quelli per i quali l'oro conta meno del potere, coloro i quali schiaccerebbero in un laminatoio anche la loro madre, pur di spremere energia, come d'altronde stanno facendo con la Natura! Sordidi individui, rispettati e temuti da tutti, dalla coscienza nera come la pece in una notte senza luna. Decidono le sorti di quasi tutto il genere umano, che ne è praticamente schiavo. Col pane ed il divertimento, dividendo i popoli e comandandoli, dando loro piccole soddisfazioni e piccole ricchezze, ricattandoli costantemente col potere, fanno credere all'esistenza di una democrazia che non esiste...., è solo sulla carta delle loro Costituzioni! Sofismi pazzeschi, intrighi di corte da romanzo dell'orrore e gli idioti del populino, li applaudono, li votano pur di "non pensare" .... È sufficiente avere un lavoro sicuro e "...tutto ciò che fosse fuori dal loro cortile non interessa!". Praticamente ognuno ha ciò che si merità: poveracci coloro che soffrono nel subire le ingiustizie, coscienti del perché senza riuscire a comunicarlo od impossibilitati a reagire, in quanto la maggiorparte "parla un'altra lingua!". Ai potenti tutti si inchinano: forze dell'ordine, giudici, mafie varie e... le mafie del mondo perché continuano ad esistere? Semplice la risposta: il fatto che i potenti non le distruggano in un baleno, significa che "servono" proprio a loro stessi per fare rispettare meglio i loro affari "incostituzionali!". In cambio non li pagano, ma li appoggiano lasciandoli agire nei vari campi della malavita: droga, prostituzione, abusi di ogni genere...... Ogni tanto ne fanno "beccare qualcuno" che possa essere di 140 monito anche agli altri e non dare fastidio a chi permette loro di esistere....., le forze dell'ordine fanno la loro bella figura e tutto riparte come prima. E le Chiese... loro sono decisamente delle multinazionali ultrapotenti, sfuggono ad ogni effettivo controllo e predicano sempre di più e meglio ciò che dovrebbero fare. S'immischiano dichiaratamente con le politiche sia di una parte che dell'altra degli schieramenti, tenendo tutto sotto il più totale controllo, anche e soprattutto non ufficialmente. Col loro potere temporale bancario mondiale sarebbero in grado di cancellare in un battibaleno ogni miseria! Potete leggerre il libro "Vaticano SPA" per avere documentazioni di illeciti infiniti di Vescovi, Cardinali e quant'altro, con i loro possedimenti privati milionari e le loro vite private negli affari più corposi del globo con intrighi macchiavellici e supportati da correnti politiche per supportare ora questo ora quell'interesse! L'Opus Dei, ricordata pienamente come potenza in contrasto con la Massoneria, i Templari, il Sacro Graal, i Vangeli Apocrifi, tutti capitoli da me brevemente citati in riassunti tratti da Wikipedia con i vari titoli, uniti alle vite degli scienziati più importanti tra i quali brilla sempre più il grande Tesla..... Le caverne degli antichi, da me citate più volte nel libro :"Il mistero di ciò che accadde prima di Adamo nel pianeta blù" ..... La sacra inquisizione, i lagher sia nazisti che comunisti, per rendere coscienza ai lettori di come non contino le politiche quando alla base vi sia oppressione e violenza: cambiano i nomi, ma gli effetti devastanti sono i medesimi: continuiamo a ripetere come dei copioni scialbi e tragici sempre i medesimi errori crudeli ed apparentemente insensati, tutto in nome dell'evoluzione e......, del nostro programma di "Titani"! Ritornando alle nostre classi sociali, si potrà sempre notare, che coloro dalla parte dei laici, che veramente contano, non appaiono mai in pubblico o nel glamour : solo i burattini appaiono: quelli che tirano le fila "mai!"...., stanno al riparo ben nascosti e nessuno dubiterebbe mai di loro, considerati con immenso rispetto da "quelli che contano". Nei politici "appunto", vediamo reimpasti di ogni genere pur di rimanere solidamente aggrappati alla loro fruttuosa poltrona. Appaiono come paladini e forti rappresentanti dei cittadini che dovrebbero rappresentare...., nella realtà del "sottobanco", sono "quasi tutti collusi con i peggiori traffici dell'universo umano! Sono onnipresenti ovunque vi sia da corrompere e rubare, spartire, spolpare, sterminando anche avversari, pur di prender loro il bottino impossessandosi così anche del loro potere. Inventano sempre nuove opportunità "per il bene delle nazioni: dalle capitali europee ad esempio. Dove si rubava gia a dismisura nella vecchia Europa, vi sono oggi i potenti di Bruxelles, dove si ruba ancora di più e con meno controlli: è sufficiente spartire “bene e con opportunità” e sono talmente avidi da farsi anche pagare dalla comunità prestigiose vacanze per le loro voraci famiglie.... Ed i poveri vecchietti e pensionati, i lavoratori senza lavoro: quelli possono andare, dicendolo volgarmente, " a farsi fottere". Accettano ogni forma di immigrato purchè si possa ricordare di votare chi li sostiene ed aumentare il bailame nel quale meglio possono colpire scaricandosi le colpe! A nessuno interessa minimamente, se siano criminali che delinqueranno ovviamente, e non bisognosi e volenterosi ad entrare nel Paese, mentre magari il poveraccio veramente in necessità, lo rimandano all'inferno dal quale era fuggito oppure inizierà la filiera degli 141 sfruttamenti sotto pessimi impresari pronti a spennarli come capponi! Per le ragazze non vi è problema alcuno: le braccia aperte della prostituzione le accoglierà nei loro puttanai! In ogni società i buoni devono lottare con sempre più problemi e sempre meno "stato presente". I discorsi alle inaugurazioni non mancano mai così come gli sprechi: importante è spartirsi il "boccone" e, per il nostro Paese ad esempio, non si torna sui vecchi passi a controllare "coloro i quali sprecarono valanghe di denaro pubblico" Striscia la notizia con le sue indagine "vere", ne scopre a bizzeffe, ma nessuno di quei criminali è mai messo alla gogna, anzi: continua a mangiare “ con migliorato appetito e ... tutti si coprono di omertà coprendosi a vicenda, legiferando “leggine scudo” e facendo sempre a "scarica barile", ed alla fine potrebbero rischiare di essere fatti anche "santi subito". Tanti pesi e tante misure... quello che un giudice di una città condanna, quello di un'altra città del medesimo stato assolve: è tutta una baraonda con tempi tecnici vergognosi !Le "conoscienze" sono inutilizzabili una volta entrati nel gorgo di questa "catena di Sant'Antonio", dove il povero Santo, non c'entra per niente! Non voglio annoiarvi oltremodo con tutte queste righe a proposito delle classi sociali ed i loro "piccoli disguidi": Sarebbe sufficiente faceste un viaggio in India, dove sono ben palpabili e in miglior evidenza, oppure, accendete la televisione od internet e, basta un barlume di intelligenza per capire come vadano queste realtà umane..... e comunque " ubi maior, minor cessat o meglio: saepe sub dulci melle venena latent! "… un po’ di latino non guasta, in tal modo meno si possa comprendere e meglio è!. In un’ultima analisi, la sopravvivenza degli esseri buoni è una continua avventura, dove comunque la vittoria viene assegnata ai malvagi. In contrapposizione, anche i potenti, quando hanno raggiunto tutto, si accorgono di non aver ottenuto ciò che avrebbero pensato e rimangono anche loro sconfitti, senza amore e con una bara, che comunque è anche per loro inevitabile! A conforto di quello che ho scritto non basato su illusioni, dove ogni riferimento all'universo olografico sono puramente casuali, aggiungo un piccolo sunto di cosa sia stato il potere religioso in quegli anni bui…., il povero Gesù, non ha nulla a che vedere con tali misfatti, nonostante siano stati compiuti da criminali orribili in suo nome: se esistesse l'inferno, sarebbe tempestato di tali criminali! Non solamente la religione cattolica si è macchiata di tali crimini: ogni religione ha le sue numerose vittime…., quelle vittime non certamente volute dai Grandi Iniziati che esse malamente, con inganni e sotterfugi macchiavellici ed oltremodo esclusivamente per interessi personali rappresentano. LA "SANTA" INQUISIZIONE Per oltre 500 anni la Chiesa cattolica ha imposto la propria supremazia spirituale con la violenza, eliminando fisicamente ogni oppositore dalle zone sotto la sua influenza politica. 142 In tempi recenti, qualcuno prova ad operare una sorta di "revisionismo storico" per tentare di negare il crudele sterminio di milioni di persone. Tuttavia, poichè tali crimini non erano dovuti a "deviazioni" occasionali, ma rappresentavano pienamente l'ortodossia cattolica, col pieno consenso dei vari papi coinvolti e di tutti gli ordini ecclesiastici, oggi disponiamo di molti documenti ufficiali, paradossalmente prodotti dalle stesse autorità ecclesiastiche cattoliche, che forniscono le dettagliatissime prove storiche delle stragi compiute in nome di Dio. L'arroganza della chiesa cattolica era talmente sconfinata da non far comprendere, all'epoca, che tali documenti, un giorno, potevano essere visti non come "atto di fede", (come essi definivano gli omicidi degli "eretici") bensì come spietata repressione delle opinioni altrui. Riportiamo alcuni passi salienti per coloro che trovassero difficile leggere i caratteri tipografici cinquecenteschi: "E poi che arrivorno Sue Altezze, venne la processione delli prigionieri penitenti, con il clero e la croce coperta di tela nera, e con la bandiera del santo Officio, tutti ordinatamente... Arrivati tutti al Palco, si affrettarono e subito predicò il maestro fra' Melchior Cano, il vescovo che fu di Canaria, dell'Ordine di santo Domenico, e fece una predica molto dotta, prudente e solenne, come in tal tempo e luogo si ricercava. Finita la predica, l'Arcivescovo di Siviglia andò dove stavano Sue Altezze, e li fece giurare sopra una croce e un messale, sopra che posero sue regali mani in questo modo. Perché, per decreti apostolici e sacri canoni è ordinato che li Re giurino di favorire la santa fede cattolica e religione cristiana, pertanto conforme a questo, vostre Altezze giurano per Dio, per santa Maria, per li santi Evangeli e per il legno della croce, dove han posto sue reali mani, che daranno tutto il favore necessario al santo Officio dell'Inquisizione e ai suoi ministri contro gli heretici e apostati e contra tutti quelli che li favoriranno e difenderanno e contra qual si vogliano persone che dirette o indirette impediranno le cose di questo santo Officio e che costringeranno tutti i suoi sudditi ad obbedire..... Sue altezze risposero: così giuramo, e l'Arcivescovi li disse: e per questo nostro Signore prosperi per molti anni le Real persone e stati di vostre altezze. ...et allhora cominciarono a leggere le sentenze dei condannati [Segue la lista dei nomi, per ognuno dei quali si specifica:] "... abbrusciato in persona per lutherano, con confiscation de' beni" dimentica che l'Inquisizione fu uno strumento del potere secolare tanto che fu la Chiesa stessa a prenderne le distanze, provocando tensioni con la monarchia". Di tutto questo non si fa cenno in un film in cui sono messi sullo stesso piano l'Inquisizione, la violenza della Rivoluzione francese e la crudeltà dell'assolutismo. E che dire invece dell'accusa di far uso dello strumento della tortura, su cui insiste il regista? Negri è ancora più netto: "L'Inquisizione anche in pieno Medioevo non 143 prevedeva la tortura se non in casi gravissimi e comunque la confessione poteva essere accettata solo dopo una confermazione pienamente consapevole dell'inquisito". L'autore di "Amadeus" quindi non pare essersi documentato a sufficienza neppure sulla prassi del sistema inquisitorio, arrivando a delineare una propria quanto fantasiosa Inquisizione. Che però può avere una spiegazione: "Probabilmente continua Negri - l'immagine di un'Inquisizione-Gestapo è il frutto della reminiscenza dolorosa di un regista che ha vissuto sulla sua pelle gli interrogatori e le violenze del regime comunista, anche perché, come ha più volte sottolineato lo storico Leo Moulin, l'Inquisizione spagnola rimaneva un sistema altamente garantista". Celebre il caso della madre di Keplero: denunciata per stregoneria, anziana, condotta nella stanza dei supplizi nella speranza di indurla a confessare solo con la vista degli strumenti, cadde in ginocchio e dichiarò: "Fate di me quello che volete, io sono innocente. Niente di quello che dichiarerò sotto tortura è vero". Fu assolta. Era la regola, non l'eccezione. STRUMENTI DI TORTURA L'errore più grave del film - annota ancora Negri - è quello di aver voluto ambientare un film anticlericale in un momento storico - la seconda metà del Settecento - che era di segno totalmente opposto alla Chiesa, un'epoca di forte reazione anticattolica di matrice massonica che portò nel 1773 allo scioglimento dell'ordine dei Gesuiti da parte di Clemente XIV. Anche Marco Meschini, storico dell'Università Cattolica di Milano, ritrova molte inesattezze storiche nella pellicola, dall'accusa anacronistica di giudaismo e che "va retrodatata di almeno tre secoli", alla "rappresentazione grossolana di un'Inquisizione che utilizza metodi da Gestapo per cui addirittura la tortura della corda figurava come un dogma della Chiesa: ridicolo". Inoltre nel film "gli interrogatori del Sant'Uffizio sembrano avere un'unica finalità, quella di far emergere attraverso la tortura il falso. E invece accadeva il contrario: ciò che si ricercava era il vero". Forman nel film non fa sconti alla Chiesa, anzi: la Chiesa che, nota Meschini, "nel film non esiste, ci sono solo inquisitori" è fatta di sola crudeltà e volontà di potere e sottomissione della persona. È un regime non diverso da quello nazista e comunista anche se, riconosce il regista, "gli strumenti di tortura si sono fatti nel Novecento più sottili". Come ha scritto il maggior studioso laico italiano dell'argomento, Adriano Prosperi, presentando "Una storia della giustizia" dell'insospettabile Paolo Prodi, l'Inquisizione fu "non un episodio di aberrazione di cui la Chiesa debba chiedere perdono, ma il primo, fondamentale pilastro della moderna giustizia, quella creata per perseguire d'ufficio i crimini". 144 INQUISIZIONE SPAGNOLA L'Inquisizione spagnola è nota per i suoi crimini efferati e per la particolare crudeltà e severità che venivano applicate nei suoi tribunali. In questo saggio John Edwards (ricercatore di cultura spagnola alla Oxford University e autore di numerosi saggi fra cui "The Spain of the Catholic Monarchs" e "The Jews in Christian Europe") ripercorre la parabola storica dell'Inquisizione in Spagna dai suoi inzi fino alla sua abolizione, con un primo capitolo dedicato alla situazione prima dell'istituzione del tribunale e l'ultimo dedicato alle considerazioni che si sono formulate su di essa, nonché ai tentativi che alcuni papi cattolici fecero per redimere alcune delle colpe passate della Chiesa Cattolica di Roma. Naturalmente non analizzerò tutti i capitoli, anche perché altrimenti vi toglierei il gusto di leggervi questo breve (appena 138 pagine) saggio, corredato da una ricca bibliografia in appendice e supportato da una serie di riproduzioni di stampe e/o dipinti dell'epoca che illustrano quanto l'autore ci racconta con maestria. Un ottimo primo inizio per chi è curioso di scoprire la realtà effettiva di questa tanto discussa istituzione ecclesiastica. Nel primo capitolo si viene a scoprire, per esempio, che il termine "eresia" fu coniato in ambito cristiano, poiché nelle sacre scritture ebraiche questa parola non esisteva. "Eresia" deriva da una parola greca che significa "scelta" o "ciò che è stato scelto", alle origini il termine era usato per riferirsi all'partenenza ad una particolare scuola filosofica e ai suoi principi. Nella Bibbia la parola "hairetikòs" compare solamente una volta, nel Nuovo Testamento, a significare "fazioso", "settario" e anche "separatista". Questo è solo un accenno in quanto l'autore approfondisce l'uso originario di questa parola nel corso dei secoli, con relative citazioni dagli "Atti degli Apostoli" per esempio. Nei primi decenni dell'XI secolo (verso il 1020) si svilupparono una serie di "sette" considerate eretiche dall'ortodossia cattolica: nella Francia settentrionale, ad esempio, erano attivi i manichei accusati di avere credenze simili a quelle di Mani - un nobile persiano del III secolo a.C. che aveva mescolato una serie di elementi tratti da diverse religioni quali buddhismo, giudaismo, zoroastrismo e cristianesimo. Secondo Mani esistevano due creatori rivali: Dio che aveva creato e governava il mondo divino e spirituale e, all'opposto, Satana che, invece, aveva creato e governava la terra materiale e i suoi abitanti. Inoltre le teorie di Mani comprendevano anche il concetto di reincarnazione in base alla quale veniva giudicato peccaminosa l'intera vita materiale e, in particolare, la riproduzione sessuale. Già, quindi, nell'XI secolo la repressione ad opera delle autorità religiose cattoliche era attiva: nel 1022 si ha il primo rogo per eresia nella storia d'occidente, a Orléans, in Francia. Nelle pagine successive vengono elencate altre forme di sette "eretiche", quali quella di Enrico di Le Mans, di Pietro di Bruys, di Pietro Valeds (fondatore della Chiesa dei Valdesi) trattato approfonditamente nel capitolo successivo nel quale figurano anche i catari - nati anch'essi in Francia meridionale e in Italia settentrionale -. Qui veniamo anche a sapere che, in questi primordi, i principali agenti di repressione utilizzati dalle autorità cattoliche erano i monaci, in 145 particolare i cistercensi i quali, per affermare l'egemonia dell'ortodossia, redissero i cosiddetti "capitula" tramite i quali, appunto, determinavano una netta separazione fra Chiesa ed Eresia. La prima inquisizione ufficiale si ha nel 1229 creata dal papa Gregorio IX. Inizialmente, però, la violenza dell'attività inquisitoria causò una serie di proteste da parte della popolazione e qui l'autore fornisce anche alcuni sconcertati esempi di cronaca. Nel giro di pochi anni molti dei sovrai europei aderirono alle misure adottate da Gregorio IX per sconfiggere l'eresia, soprattutto in Spagna. La popolazione spagnola era costituita in buona parte da ebrei (nel saggio viene riproposta la vicenda del complicato avvicendamento di regni nella penisola iberica) nonsotante essi non codessero di buona fama, pur venendo apprezzati come ottimi lavoratori e fautori di ricchezza e prosperità. Con il passare dei secoli, però, il sentimento antiebraico diffuso fra la popolazione divenne sempre più forte - a causa anche di una serie di calamità quali la peste bubbonica che afflisse la Spagna nel 1351 e il continuo avvicendarsi di conquistatori stranieri -, tanto che nel XIV secolo l'arcivescovo della diocesi di Siviglia riuscì a fomentare una vera e propria ondata di violenza contro gli ebrei ma anche contro i "conversos", ovvero quegli ebrei che si erano convertati o, più spesso, erano stati costretti a faro, al cristianesimo. Negli anni '70 del 1400 il contesto politico spagnolo diventa fondamentale per la diffusione dei tribunali dell'Inquisizione: sul trono di Spagna,infatti, nel 1474 sale Isabella di Castiglia la quale, sposando Ferdinando, portò all'unificazione dei principali regni spagnoli, quello di Castiglia e quello d'Aragona. Quattro anni più tardi, nel 1478, papa Sisto IV concede ai sovrani spagnoli il potere di nominare due o tre inquisitori per il tribunale di Siviglia. Da questo momento in poi l'Inquisizione spagnola si rende autonoma dalla curia romana e strettamente connessa agli interessi politici della Spagna. Il primo, temutissimo inquisitore viene nominato nel 1482: è il frate Tomàs de Torquemada. In questi anni terribili molti conversos fuggirono dalla Spagna. Il terrore dell'Inquisizione spagnola si concentrava, perciò, principalmente sui conversos che venivano sospettati di essere rimasti fedeli alle loro pratiche israelite; fra il 1481 e il 1488 settecento giudaizzanti furono consegnati alle autorità secolari e arsi sul rogo, in persona o in effige (ovvero veniva arso sul rogo un fantoccio che simboleggiava l'eretico fuggito o non ritracciabile), mentre "circa cinquemila furono 'riconciliati' con la Chiesa. Il 6 febbraio 1481, a Siviglia, si tiene il primo autodafé cioè un "atto di fede", una dimostrazione di penitenza e di avvenuta conversione che consisteva nel far sfilare gli imputati (che spesso erano ricchi commercianti ebrei della città, uomini facoltosi e rispettati) nella piazza della città, facendo indossare loro delle grandissime mitre - parodia dell'autorità episcopale - e dei "sambenitos" abiti gialli su cui era rappresentati i loro peccati e che venivano poi appesi nelle chiese delle loro parrocchie d'orogine come segno d'infamia per loro stessi e le loro famiglie. Gli autodafé erano quindi brutali cerimonie nelle quali gli imputati venivano umiliati e castigati pubblicamente. Il grande Goya ce ne dà dimostrazione lampante in un paio di dipinti memorabili che testimoniano la prostrazione e la vergogna dei condannati nonché, indirettamente, la crudeltà degli inquisitori. 146 In questi primi decenni, però, anche le manifestazioni di protesta nei confronti della violenza esercitata dai tribunali dell'Inquisizione, non erano cessate; addirittura negli anni '80 del 1400 un gruppo di otto uomini riuscì ad assassinare,ad Avila, l'inquisitore Pedro Arbués de Epila il quale - comicamente, direi ... - fu poi considerato il primo martire della nuova Inquisizione spagnola. Col passare del tempo le tecniche inquisitorie si erano molto perfezionate e, nonstante la varietà di inquisitori e tribunali, si erano diffuse delle procedure simili ovunque: 1. gli inquisitori ricercavano l'eresia attraverso testimonianze - molto apprezzati erano in particolare coloro che, oltre ad accusare se stessi, fornivano nomi di altri eretici -, le quali venivano compilate prima che il processo vero e proprio avesse luogo. 2. una volta individuato il colpevole, questo veniva imprigionato, in isolamento ed interrogato in segreto; spesso venivano utilizzate le torture per estorcere una confessione (i metodi principali erano tre: la "garrucha" ovvero "una carrucola fissata al soffito, alla quale il prigioniero veniva sospeso con grossi pesi attaccati ai piedi"; la "toca" che consisteva nel "legare l'accusato su un cavalletto, tenendogli la bocca aperta con la forza, e versandovi continuamente acqua attraverso un tela di lino; il "potro" nel quale "il prigioniero era legato a un cavalletto con delle funi che venivano strette su ordine degli inquisitori".); un confronto fra i testimoni e l'accusato non avveniva mai. 3. il testimone aveva la possibilità di riferirsi ad un avvocato difensore -d'ufficio si direbbe oggi- il quale, però, in realtà non potendo riferire né i nomi dei testimoni, né i luoghi né le date, non poteva aiutare granché l'accusato. Le condanne non erano sempre al rogo, molto spesso gli eretici erano condannati alla prigione, condanna che, però, raramente veniva completamente scontata a causa di una carenza cronica di prigioni; la prassi - anche per i conversos solamente sospettati e non condannati d'eresia - preveda la confisca di tutti i beni economici. Il saggio, quindi, affronta tutta la storia del tribunale dell'Inquisizione in Spagna, compresi i cosiddetti "editti di fede", più volte promulgati dai sovrani, che davano la possibilità agli ebrei presenti sul territorio di convertirsi oppure di emigrare (da qui, per esempio, la famosa "diaspora sefardita", da Sefarad, ossia Spagna in ebraico); o ancora la reazione dei tribunali secolari - a metà del 1500 - di fronte alla nascita delle religioni protestanti (prima fra tutte la religione luterana); per proseguire con le persecuzioni anche nei confronti dei "moriscos" - dei musulmani - nel 1600 più che contro ciò che molti pensano essere stati gli obiettivi principali dei tribunali spagnoli: stregoneria, magia sortilegio; e così di seguito con una ricca serie di esempi convincenti e incredibili - che comprendono anche le diramazioni che l'Inquisizione spagnola ebbe in Italia, in Portogallo e Goa, in America Latina, nei Paesi Bassi e in Inghilterra - fino alla definitiva soppressione del tribunale nel 1834 ad opera della regina Maria Cristina, vedova di Ferdinando VII. Come già detto, nell'ultimo capitolo, intitolato "L'inquisizione oggi tra realtà e mito" vengono delineate le principali opinioni in proposito, nonché i più recenti mea culpa di papi e sovrani. Un piccolo saggio molto curioso che con linee semplici delinea una vicenda complessa e intricata, fitta di intrighi politici e di delicati equilibri internazionali. 147 Come detto all'inizio, la bibliografia sterminata fornisce la possibilità, per chi volesse, di approndire nei suoi vari aspetti questa triste e cruenta pagina della storia europea. Continuando in questo senso, desidero aggiungere quanto segue, per meglio focalizzare il grave problema di quanto accadde….. LE RADICI DELL'ORRORE A sei anni dal simposio internazionale sull'inquisizione, svoltosi in vaticano nel 1998, esce un imponente volume di quasi 800 pagine che raccoglie gli atti, e che conferma la cinica spietatezza di quel sistema di dominio e annientamento. Un metodo e una ideologia che continuano a seminare dolore e morte L'IMPERO DEL MALE Martedì 15 giugno scorso nella Sala Stampa della Santa Sede i cardinali Georges Cottier e Roger Etchegaray, assieme al bibliotecario ed archivista di S. Romana Chiesa Jean-Louis Tauran, hanno presentato gli atti del simposio internazionale sull'Inquisizione che si tenne in Vaticano dal 29 al 31 ottobre del 1998. Questi atti sono stati presentati e illustrati anche dal curatore dell'opera professor Agostino Borromeo, sotto la forma di un volume imponente di ben 788 pagine dal titolo L'Inquisizione - Atti del Simposio Internazionale edito nella collana "Studi e Testi" dalla Biblioteca Apostolica Vaticana nel 2003. IL Simposio era stato voluto da papa Wojtyla perché, in occasione del Giubileo del 2000, intendeva chiedere perdono "per le forme di antitestimonianza e di scandalo" praticate nell'arco della storia dai figli della Chiesa (cosa che fece il 12 marzo 2000 nella "Giornata del perdono"). Ma prima di chiedere perdono, era necessario avere una conoscenza esatta dei fatti. La Commissione teologico-storica del comitato giubilare aveva quindi invitato una cinquantina di professori specializzati nel campo, storici che abbiano dismesso i panni del giudice e si siano proposti solo di comprendere il passato. Mercoledì 16 giugno scorso quasi tutti i giornali hanno riportato la notizia della presentazione del volume, accompagnata da tabelline e commenti che riassumevano più o meno acriticamente le parole del professor Borromeo e dei cardinali che avevano presentato il libro: il numero degli eretici mandati al rogo dalla Santa Inquisizione non giungeva nemmeno a 100: erano stati solamente 99, e veniva così ristabilita la verità storica che finalmente sfatava la leggenda nera sull'Inquisizione, creata ad arte dalla propaganda anticattolica, come sottolineava esultante il principe dei giornali cattolici L'Avvenire: "tanto appassionante quanto ricco di scoperte si 148 rivela l'imponente volume nel negare la "leggenda nera". Il card. Georges Cottier (Pro-teologo della Casa Pontificia) ha ribadito, infatti, che "una domanda di perdono che la Chiesa deve fare a riguardo dei propri errori del passato, non può riguardare che fatti veri e obiettivamente riconosciuti. Non si chiede perdono per alcune immagini diffuse all'opinione pubblica, che hanno più del mito che della realtà". Ma una domanda nasceva spontanea: come mai erano trascorsi oltre sei anni per la pubblicazione degli atti del simposio? E come mai il comitato organizzatore si è premurato di assicurare che le cause stavano solo in motivi di salute di alcuni studiosi...? Occorreva leggere questo librone. I 60 euro sono stati ben spesi perché il risultato è stato effettivamente ricco di scoperte... ma non nel senso sbandierato dall'Avvenire o lasciato immaginare da gran parte della stampa (e dai numerosissimi siti cattolici di mezzo mondo) nei giorni successivi alla presentazione. Innanzitutto la struttura di questo imponente volume. Dei 50 partecipanti al simposio, solo 30 hanno lasciato testi scritti, in italiano, inglese, spagnolo e francese (e note in portoghese e latino). Ognuno dei partecipanti aveva ricevuto un tema da trattare (origini, strutture territoriali, procedure, inquisizione romana e le scienze, l'inquisizione e le streghe etc.): molti testi sono ossequiosi nei confronti della Chiesa cattolica, testi blandi, ambigui... ma ci sono anche testi durissimi, con molte scoperte o fatti poco noti. Papa Wojtyla e il comitato organizzatore del Simposio sapevano fin dall'inizio ch'era praticamente impossibile mettere nero su bianco una cifra esatta del numero delle vittime. L'Inquisizione cercò di far sparire quanti più archivi poté dei processi e delle sentenze. Non solo. Occorre tener presente che nel corso dei 600 anni di funzionamento di questo apparato repressivo, responsabile dei più grandi crimini collettivi della storia dell'umanità, spesso accadeva che il popolo terrorizzato ed esasperato assaltava i tribunali dell'Inquisizione distruggendo gli archivi che contenevano non solo la lista dei condannati, ma anche quella dei sospettati. Napoleone, poi, quando conquistò l'Italia, portò con sé tutti gli archivi dell'Inquisizione che purtroppo non furono ben conservati e solo una piccola parte è ancora intatti a Parigi. Nella capitale francese i pezzi erano 7900 circa, di cui 4148 volumi di processi e 472 di sentenze fino al 1771; nella seconda metà dell'800 in concomitanza con situazioni politiche "pericolose" (Garibaldi, porta Pia) i funzionari della Congregazione del Santo Uffizio operarono distruzioni nella documentazione processuale degli anni 1772-1810 che non era stata portata a Parigi e in quella prodotta in seguito. Dopo l'abolizione dell'Inquisizione in Spagna, il popolo bruciò quasi tutti gli archivi con i dati dei processi e delle condanne. Il governo illuminista del viceré Domenico Caracciolo fece bruciare tutti gli archivi di Palermo per mettere una pietra sopra quella storia di orrori e per tutelare le migliaia di persone segnalate, esattamente come accadde in tutte le terre portoghesi, come ad esempio il viceré del Portogallo conte di Sarzedas, a Goa, la capitale delle Indie. 149 Per avere un'idea delle proporzioni di quella macchina infernale, occorre ricordare che solo all'Inquisizione di Palermo lavoravano 25.000 persone! In un altro capitolo del librone risulta che le sentenze capitali eseguite a Roma dal 1500 al 1730 furono "solo" 128. Ma questi dati sono stati ottenuti da 11 dei 39 registri originari, quindi con una semplice proporzione è lecito pensare che le esecuzioni furono come minimo 453. Ma questi sono dettagli, le vittime innocenti dell'Inquisizione furono almeno 500.000, senza contare i 100-150 mila presunti catari, uomini, donne e bambini, scannati vivi in poche ore a Béziers il 22 luglio 1209. Questa faccenda dei numeri è comunque fuorviante: l'orrore vero consisteva nel fatto che tutti, nessuno escluso, poteva essere sospettato, imprigionato, perdere tutte le proprietà ed essere arso vivo in quanto l'Inquisizione non giudicava dei crimini, ma le idee. Bastava un gesto, una parola, un litigio con un parente o un vicino di casa, il volersi liberare di qualcuno scomodo per essere denunziati o per denunziare. Alcuni quotidiani hanno pubblicato la stessa tabellina che, nel librone, fa parte dell'articolo di Gustav Henningsen scritto in spagnolo. Alcuni nell'alto della tabellina hanno scritto correttamente "Caccia alle streghe", mentre sotto "le vittime dell'Inquisizione nel Seicento". S'immagini ora un qualunque lettore: prima riga, in Irlanda l'Inquisizione ha bruciato vivi solo due eretici; seconda riga, in Portogallo solo 7... ma allora è proprio vero che questa leggenda nera dell'Inquisizione è stata tutta un'invenzione! Da notare la finezza: la tabellina inizia con Irlanda e Portogallo, di cui non si conoscono i dati, mentre poteva cominciare con quelli della Polonia (10.000 creature accusate di stregoneria, bruciate vive, su una popolazione di 3.400.000... solo nel Seicento!). Senti come cambia la musica di morte? Altri quotidiani hanno compiuto veri e propri "capolavori" d'involontario depistaggio pubblicando la stessa tabellina ma intitolandola "Le esecuzioni in Europa" (esecuzioni generiche, quindi totali, mentre la tabellina in questione si riferiva solo ai condannati di stregoneria e solo al Seicento!). Occorre ricordare che la Riforma di Lutero in pratica aveva rigettato tutto del cattolicesimo, tranne la caccia alle streghe. Comunque tutta la stampa (sia cartacea che sul web) ha riassunto i dati forniti direttamente dal curatore dell'opera Agostino Borromeo, secondo i quali le condanne al rogo comminate dai tribunali ecclesiastici sono state - in Italia, Spagna e Portogallo - 99. È lecito pensare che i quotidiani abbiano fatto esattamente quello che il papa e il comitato organizzatore del Simposio si erano prefissi sei anni fa: hanno abboccato all'amo pubblicando dati che nulla hanno a che vedere con le proporzioni apocalittiche di quello ch'è accaduto in mezzo mondo per quasi 600 anni. E non è nemmeno vero che in questi atti ci sia una volontà sfacciata di negare la "leggenda nera": è l'insieme della vicenda ch'è subdolo, ma tanto la gente non leggerà mai l'imponente volume, mentre quello che scrivono i giornali sì. Non è tuttavia da escludere quell'effetto boomerang tanto temuto dai vescovi e cardinali più prudenti, che per sei anni si sono opposti alla pubblicazione degli atti del 150 Simposio: sapevano che rimestando nello sterco del demonio poteva sprigionarsi qualche zaffata. E infatti in questo librone si possono cogliere parecchie "noterelle", come la storia dell'Inquisizione spagnola e portoghese in centro-sud America e nelle Indie. Il pretesto che innescava le denunzie e i processi erano nella grande maggioranza dei casi le proprietà. Per appropriarsi dei beni della gente, la Chiesa, il Comune, la Città e lo Stato hanno accusato di eresia via via catari, valdesi, apostati, convertiti, apostolici, ebrei, ebrei neri, ebrei bianchi, musulmani, protestanti, marrani, nestoriani, induisti, blasfemi, sodomiti, streghe, illuse, illudenti, bigami, superstiziosi, anabattisti, criptogiudei, criptomusulmani, pagani, illuminati, scismatici, peccatori di magia, sortilegi, divinazione, abuso di sacramenti, disprezzo delle Chiavi, studiosi, medici, alchimisti, atei, oppositori politici, filosofi, matematici, scienziati... e li mandavano al rogo, perché l'eretico non può possedere beni, che invece sono della Chiesa la quale non lo spoglia ma si riprende ciò che è suo... anche in presenza di figli cattolici; per questo l'Inquisizione fu una macchina che macinò un'enorme massa di capitali finanziari e l'immanitas tormentorum spingeva gli accusati innocenti ad autoaccusarsi per sfuggire alla sofferenza: il risultato era che non vi si difendeva la pietas religiosa, ma se ne faceva pretesto per impadronirsi dei beni altrui. Vale la pena riportare una sola frase del Manuale degli inquisitori di Nicolau Eymerich (il "vangelo" dell'Inquisizione per secoli): "Bisogna ricordare che lo scopo principale del processo e della condanna a morte non è salvare l'anima del reo, ma... terrorizzare il popolo". In genere la ripartizione dei beni depredati era 1/3 agli inquisitori, 1/3 alla Chiesa e un terzo al comune, alla città o allo stato. A Viterbo e a Roma, sedi papali, 1/3 al comune e 2/3 agli inquisitori. Oltre allo scopo primario (minimizzare la quantità dei bruciati vivi) il Simposio aveva altri due intenti. Quello di parlare di numerose inquisizioni, di fenomeni differenziati, diversi d'epoca in epoca e di stato in stato e di far risaltare che la più umana fu - guarda caso - quella romana; e quello di addossare agli stati (soprattutto quello spagnolo e portoghese) la responsabilità di aver esagerato con la tortura e i roghi. L'ossequioso Adriano Garuti scrive, infatti, che la stessa carcerazione in S. Ufficio è forse stata soffusa da un alone eccessivamente tetro... non mancavano però normative o prassi che ne attenuavano il rigore: non si carceravano facilmente le donne, specie se nobili... e la capacità del soggetto ad essere sottoposto alla tortura era vagliata e confermata da un medico... L'inquisitore si faceva assicurare da un medico se l'eretico era forte e se si poteva divertire a sazietà. Significative sono alcune pagine di Henningsen quando racconta che quasi la metà dei 200 processi di stregoneria li portarono a compimento due inquisitori tedeschi: Jacob Sprenger (1436-1495) e Heinrich Institoris (1432-1492). La loro fanatica persecuzione delle streghe nel sud della Germania si scontrò con l'opposizione delle autorità civili ed ecclesiastiche. 151 Allora i due inquisitori si lamentarono col papa Innocenzo VIII che il 5 dicembre 1484 emanò la bolla "Summis desiderantes affectibus" con cui dette ai due l'appoggio di cui avevano bisogno, elencando dettagliatamente quello che combinavano le streghe: "uccidono il bambino nel ventre della madre, così come i feti delle mandrie e dei greggi, tolgono la fertilità ai campi, mandano a male l'uva delle vigne e la frutta degli alberi; stregano gli uomini, donne, animali da tiro, mandrie, greggi ed altri animali domestici; fanno soffrire, soffocare e morire le vigne, piantagioni di frutta, prati, pascoli, biada, grano e altri cereali; inoltre perseguitano e torturano uomini e donne attraverso spaventose e terribili sofferenze e dolorose malattie interne ed esterne; e impediscono a quegli uomini di procreare, e alle donne di concepire...". All'inizio del sec. XVI gli inquisitori di Germania, Francia e Italia intrapresero una violenta campagna di persecuzione verso la setta delle streghe con la completa approvazione del Vaticano grazie alle circolari papali emesse da Alessandro VI, Giulio II, Leone X e Adriano IV. Nel 1501 papa Alessandro VI scrive all'inquisitore della Lombardia Angelo da Verona raccomandandogli di procedere più duramente contro le tante streghe della zona che rovinano le persone, gli animali ed i raccolti. Il senato di Venezia protestò verso l'Inquisizione che aveva bruciato vive 70 streghe in Valcamonica e di sospettare che altre 5.000 facessero parte della setta satanica... ma papa Leone X nel 1521 scrisse una bolla violenta nella quale autorizzava gli inquisitori a scomunicare le autorità civili che dovessero opporsi ai roghi delle streghe condannate dal Santo Ufficio. In soli 10 anni vennero bruciate vive 3.000 "streghe". Nella stampa populista si continua ad incontrare una cifra di nove milioni di vite sacrificate durante la persecuzione delle streghe di quell'epoca. Oggi si stima che il numero di processi di stregoneria in quell'epoca è di 100.000 in totale e circa una metà, 50.000 persone, finirono al rogo. Delle 1300 vittime in Portogallo, Spagna e Italia, meno di cento roghi possono essere attribuiti all'Inquisizione dei suddetti paesi. Il resto si deve ai tribunali civili e vescovili degli stessi paesi. Come se quei tribunali civili e vescovili non fossero emanazione diretta del potere della Chiesa che tutto permeava in quei secoli bui. Con questa operazione del Simposio, papa e cardinali hanno provato a mischiare le carte, a introdurre distinguo, a confondere, a scaricare responsabilità che sono state e resteranno sempre di coloro che crearono e mantennero vivo quel sistema di sterminio: la Chiesa cattolica, i suoi vertici. Nel 1600 l'inquisitore don Alonso de Salazar Frías girò in lungo e in largo per tutto il Paese Basco spagnolo portando un Editto di Grazia alla setta delle streghe. 2000 persone si presentarono davanti all'Inquisizione chiedendo che fosse loro concessa l'amnistia promessa alle streghe. Le suddette 2000 streghe denunziarono altre 5000. Quel clima apocalittico era stato alimentato dalle bolle papali. Soprattutto la bolla di Innocenzo VIII, più di nessun altro, legalizzò la persecuzione delle streghe. Scrive Adriano Prosperi: A partire dal 1559 e per volontà di Paolo IV, in maniera sistematica e capillare, tutti i cristiani che si recarono a fare la confessione dei loro 152 peccati furono interrogati su eventuali loro reati o semplici conoscenze di reati di eresia o lettura di libri proibiti; e se qualcosa emergeva, vennero rinviati al tribunale dell'inquisizione. Se la violenza della tortura e del patibolo spezzava i corpi, la violenza morale esercitata attraverso la subordinazione della confessione all'inquisizione spezzò le coscienze: e lo fece su tutta la popolazione in età di confessione. Due anni prima lo stesso Paolo IV aveva investito tutta la travolgente irruenza del suo carattere nella trasformazione di un tribunale (della Santissima Inquisizione) spesso interlocutorio e prudente, incline a interrogarsi su se stesso, frenato e intralciato da altri centri di potere, in un'arma affilata di repressione e annientamento conferendogli (il 29 aprile 1557) per mezzo della minuta "Pro votantibus" licenza e facoltà di emettere voti e sentenze che comportassero tortura, mutilazioni e spargimento di sangue, fino alla morte inclusa, senza per questo incorrere in censura o in irregolarità. Il 28 ottobre dispensò tutti i cardinali e inquisitori del Santo Ufficio dall'irregolarità in cui incorrevano infliggendo tortura reiterata. Lo stesso papa, il 5 novembre dell'anno prima, aveva reso solenne e consacrato il rogo che sarebbe avvenuto la domenica successiva concedendo l'indulgenza plenaria a tutti i fedeli che avrebbero assistito allo spettacolo. L'uso della tortura nell'Inquisizione fu introdotto da papa Innocenzo IV il 15 maggio 1252, con la bolla Ad extirpanda, mentre Innocenzo III, con la bolla del 25 marzo 1199 Vergentis in senium, aveva modificato il reato d'eresia da religioso a crimine contro lo stato, coinvolgendo così accanto alla Chiesa tutti gli stati. Le rare volte che ci fu un tentativo di evangelizzazione senza violenza, venne puntualmente stroncato dal papato. Charles Amiel nel suo intervento L'inquisizione di Goa (capitale delle Indie portoghesi) racconta l'esperienza missionaria di due famosi gesuiti italiani, Matteo Ricci in Cina e Roberto De Nobili a Goa, nel 1605. De Nobili si stabilisce a Madurai nel paese tamil ove esercita il suo apostolato per 40 anni, adottando lo stile di vita degli eremiti brahmanici. Pratica l'ascesi e la maniera di vita di questi eremiti, opta per i loro costumi, si orna la fronte di ceneri simboliche, porta il cordone rituale e apprende il sanscrito, il tamil e il telegu. Entrambi furono prigionieri dell'accomodatio, il metodo di evangelizzazione che cercò di adattare la pratica cristiana agli usi e costumi degli autoctoni. Una missione gesuita francese creata da Luigi XIV prolunga e rivivifica nel Carnate nella prima metà del sec. XVIII l'operato di Roberto De Nobili. Ma la bolla Omnium sollicitudinum di Benedetto XIV nel 1774 scaccia definitivamente i rischiosi accomodamenti che avevano alimentato la querelle dei riti... e si tornò al metodo tradizionale della tabula rasa: l'induismo era percepito come un'accozzaglia di superstizioni e di culti demoniaci che non meritavano nemmeno il nome di religione. Ventisette anni prima che a Goa sbarcasse Roberto De Nobili, il 25 novembre 1578 l'inquisitore del tribunale di Goa, Bartolomé de Fonseca, scrive: "Mi hanno consegnato un tribunale pacifico, senza processi, prigioni con pochi prigionieri (una 153 sola nuova cristiana, che si rifiutava di confessarsi, che non cedette in nulla e morì in quello stato); nel paese segretamente infiltrata questa gentaccia di nuovi cristiani, tranquilli e a riposo. Io ho reso il tribunale piegato sotto il peso dei processi, le prigioni sono riempite al massimo di prigionieri: ce ne sono stati di più in questo solo anno che nei tredici anni in cui lavoravano congiuntamente un arcivescovo e due inquisitori. Il paese è pieno di fuoco e di cenere dei cadaveri degli eretici e degli apostati, ed io vengo considerato più come uno sposo di sangue che come uno sposo di pace, odiato da tutti quelli che tengono nascosti i loro interessi con questa gentaccia, e sono numerosi." In effetti, aggiunge il relatore dell'articolo Charles Amiel, i roghi dal 1578 al 1579 sono i più micidiali del XVI secolo per gli ebrei: 43 alla volta. Soprattutto per gli ebrei non c'era scampo: si convertivano dappertutto ma, con la conversione, conservavano almeno le proprietà. Ed erano queste a cui davano la caccia papi e re. E allora bastava solo mettere in marcia la macchina infernale delle delazioni, arresti, incarcerazioni, processi, torture, moniti, giudizi, roghi... Ma c'era qualcosa di peggio dei roghi, i forni, l'orrore apocalittico dell'inquisizione: los "quemaderos" di Siviglia. Erano così tanti gli eretici condannati al rogo, che furono costretti a inventarsi qualcosa di speciale che consumasse meno legna dei tradizionali autodafé: costruirono uno accanto all'altro quattro enormi forni circolari sopra una piattaforma di pietra ognuno dei quali poteva contenere fino a quaranta "dannati". Accendevano un po' di legna sotto la piattaforma, buttavano dentro le povere creature e le cuocevano a fuoco lento: occorrevano dalle 20 alle 30 ore per crepare. Funzionarono ininterrottamente per oltre tre secoli. 300 anni. Vennero chiusi da Napoleone Bonaparte nel 1808. Questo è riuscito a fare la Santa Inquisizione, sublime spettacolo di perfezione sociale (come scrive Adriano Prosperi citando un numero di La Civiltà Cattolica del 1853). L'operazione di minimizzare l'operato dell'Inquisizione ha toccato, naturalmente, anche il conflitto fede-ragione, fede-scienza: tra 1559 e 1707 il numero delle opere scientifiche proibite dall'Inquisizione di Spagna per questa regione superò la somma di quelle proibite per ogni altra e lo stesso è quasi certamente vero per l'Indice romano, per il quale uno studio quantitativo non esiste ancora. Vale la pena ricordare che il cardinale Bellarmino - il carnefice di Giordano Bruno e Galileo Galilei - non venne fatto santo all'epoca dei fatti, nel '600, bensì pochi anni fa, nel 1930: ovverosia, nel 1930 la Santa Sede avallò tutto l'operato di Urbano VIII e dello spietato inquisitore Bellarmino! L'Inquisizione depredava anime, coscienze, proprietà. Giustificava i genocidi. Il 90% degli indios del centro-sud America venne sterminato con il permesso e la giustificazione degli inquisitori. I conquistadores spagnoli e portoghesi depredavano le terre in nome del Bene, di Cristo. Oggi, come allora, gli Stati Uniti continuano a depredare in nome del bene, in nome di Dio, torturando i prigionieri per il solo piacere di torturare, dopo aver ammazzato le loro famiglie, bombardato le loro città, depredato le loro terre, le loro proprietà, i loro prodotti. 154 Questo è il metodo e l'insegnamento che l'Inquisizione ha lasciato in eredità al mondo cristiano, a questo feroce e spietato Primo Mondo che detiene il potere economico, politico e militare. L'embrione del capitalismo era lì, nel fine e nel metodo dell'Inquisizione: appropriarsi di tutto, terre, proprietà, boschi, mari, col pretesto di diffondere la civiltà, usando qualsiasi metodo, spietati e indifferenti verso qualsiasi altra cultura, altra religione, provocando insanabili disastri umani e ambientali. Lo stato della Germania, senza perdere tempo a indire simposi sul numero esatto degli ebrei massacrati nei campi di concentramento, ha eretto al centro di Berlino un importante museo sulla storia e gli orrori del nazismo, come monito al mondo intero e alle future generazioni tedesche. La Santa Sede mistifica e minimizza il ruolo devastante dell'Inquisizione, invece di stigmatizzare la portata culturale e politica di quell'infernale sistema. La leggenda nera dell'Inquisizione spagnola non incanta il vescovo Negri: "Vecchie balle sepolte dagli studi seri" Altro che oscurantismo. La Chiesa è un postribolo di unti prelati, sadici porporati, cardinali affamati di denaro. Il regista ceco Milos Forman, 75 anni, un curriculum cinematografico di tutto rispetto, da "Qualcuno volò sul nido del cuculo" fino al recente "Man on the Moon", non ha mezze misure e paragona l'Inquisizione spagnola ai regimi comunista e nazista. Forman sa di cosa parla: orfano a dieci anni perché i genitori erano stati deportati e uccisi nei campi di concentramento nazisti, accusato di sabotaggio dal regime comunista in Cecoslovacchia dove rischiò il carcere, riparò poi negli Stati Uniti dove ha girato la maggior parte dei suoi film. Ultimo dei quali, "L'ultimo inquisitore", la storia di vent'anni di Spagna tra il 1792 e l'arrivo degli inglesi di Wellington. Una storia oscura fatta di potere, violenza e ingiustizia raccontata attraverso il punto di vista e le opere di Francisco José Goya che si vede sottratta dalla temibile Inquisizione spagnola la propria musa ispiratrice, una ragazza bellissima torturata e segregata nelle carceri ecclesiastiche con l'accusa infamante di essere giudea. Sottoposta alla tortura della corda, seviziata, costretta a confessare e a espiare una colpa non commessa per quindici lunghi anni. La ricostruzione storica del film con cui Forman manda a processo la Chiesa non pare però delle più attendibili. Monsignor Luigi Negri, vescovo di San MarinoMontefeltro ed esperto di storia della Chiesa, vede nell'Inquisizione rappresentata da Forman "una pura fantasia sia nell'immagine sia nella prassi". Innanzitutto "perché dopo la metà del Settecento l'Inquisizione in Spagna non appare più attiva, il che falsa già la cornice storica dentro cui il film è ambientato. Inoltre, il regista si OLOCAUSTO Il termine "Olocausto" si riferisce al periodo dal 30 Gennaio 1933, quando Hitler divenne Cancelliere della Germania, all'8 Maggio 1945, la fine della guerra in Europa, in questo periodo furono milioni le persone soppresse dalla follia razziale nei 155 confronti non solo degli ebrei . Pur essendo impossibile accertare l'esatto numero di vittime ebree, le statistiche indicano che il totale fu di oltre 5.860.000 persone. La maggior parte delle autorità generalmente accettano la cifra approssimativa di sei milioni a cui si devono sommare 5 milioni circa di civili non ebrei uccisi. In tutto quindi, ma la cifra precisa ha ben poca importanza, oltre 10 milioni di persone furono uccise dall'odio nazionalsocialista. Tra i gruppi assassinati e perseguitati dai nazisti e dai loro collaboratori, vi erano: zingari, serbi, membri dell'intellighentia polacca, oppositori della resistenza di tutte le nazionalità, tedeschi oppositori del nazismo, omosessuali, testimoni di Geova, delinquenti abituali, o persone definite "anti sociali", come, ad esempio, mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti. La maggior parte delle persone soppresse passarono per i campi di sterminio, che erano campi di concentramento con attrezzature speciali progettate per uccidere in forma sistematica. Storicamente il partito nazista prese la decisone di dare avvio alla cosiddetta "soluzione Finale" (Endl"sung), in realtà molti ebrei erano già morti a causa delle misure discriminatorie adottate contro di loro durante i primi anni del Terzo Reich, ma lo sterminio sistematico e scientifico degli ebrei non ebbe inizio fino all'invasione, da parte della Germania, dell'Unione Sovietica nel Giugno 1941. Per i nazisti ebreo era: chiunque, con tre o due nonni ebrei, appartenesse alla Comunità Ebraica al 15 Settembre 1935, o vi si fosse iscritto successivamente; chiunque fosse sposato con un ebreo o un'ebrea al 15 settembre 1935 o successivamente a questa data; chiunque discendesse da un matrimonio o da una relazione extraconiugale con un ebreo al o dopo il 15 settembre 1935. Vi erano poi coloro che non venivano classificati come ebrei, ma che avevano una parte di sangue ebreo e venivano classificati come Mischlinge (ibridi). I Mischlinge venivano ufficialmente esclusi dal Partito Nazista e da tutte le organizzazioni del Partito (per esempio SA, SS, etc.). Benché venissero arruolati nell'esercito tedesco, non potevano conseguire il grado di ufficiali. Era inoltre proibito loro di far parte dell'Amministrazione Pubblica e svolgere determinate professioni (alcuni Mischlinge erano, in ogni caso, esonerati in determinate circostanze). Gli ufficiali nazisti presero in considerazione la possibilità di sterilizzare i Mischlinge, ma ciò non fu sempre attuato. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i Mischlinge di primo grado rinchiusi nei campi di concentramento, furono tradotti nei campi di sterminio. Ma il Terzo Reich considerava nemici non solo gli ebrei, ma anche, zingari, oppositori politici, oppositori del nazismo, Testimoni di Geova, criminali abituali, e "anti-sociali" In sostanza ogni individuo che poteva essere considerato una minaccia per il nazismo correva il rischio di essere perseguitato, ma gli ebrei erano l'unico gruppo destinato ad un totale e sistematico annientamento. Per sottrarsi alla sentenza di morte imposta dai Nazisti, gli ebrei potevano solamente abbandonare l'Europa occupata dai tedeschi. Secondo il piano Nazista, ogni singolo ebreo doveva essere ucciso. Nel caso di altri "criminali" o nemici del Terzo Reich, le loro famiglie non venivano coinvolte. Di conseguenza, se una persona veniva eliminata o inviata in un campo di concentramento, non necessariamente tutti i membri della sua famiglia subivano la stessa sorte. Gli ebrei, al contrario, venivano perseguitati in virtù della loro origine familiare indelebile. La 156 spiegazione dell'odio implacabile dei nazisti contro gli ebrei nasceva dalla loro distorta visione del mondo che considerava la storia come una lotta razziale. Essi consideravano gli ebrei una razza che aveva lo scopo di dominare il mondo e, quindi, rappresentava un ostacolo per il dominio ariano. Secondo la loro opinione, la storia consisteva, quindi in uno scontro che sarebbe culminato con il trionfo della razza ariana, quella superiore: di conseguenza, essi consideravano un loro preciso obbligo morale eliminare gli ebrei, dai quali si sentivano minacciati. Inoltre, ai loro occhi, l'origine razziale degli ebrei li identificava come i delinquenti abituali, irrimediabilmente corrotti e considerati inferiori, la cui riabilitazione era ritenuta impossibile. Non ci sono dubbi che ci furono altri fattori che contribuirono all'odio nazista contro gli ebrei e alla creazione di un'immagine distorta del popolo ebraico. Uno di questi fattori era la centenaria tradizione dell'antisemitismo cristiano, che propagandava uno stereotipo negativo degli ebrei ritenuti gli "assassini di Cristo", inviati del diavolo e praticanti di arti magiche. Altri fattori furono l'antisemitismo politico e razziale della seconda metà del XIX secolo e la prima parte del XX secolo, che considerava gli ebrei come una minaccia per la stabilità sociale ed economica. La combinazione di questi fattori scatenò la persecuzione, certamente nota a tutti i tedeschi e lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti che fu in qualche modo celato dagli stessi esecutori. Come solitamente, i buoni non possono mancare nelle nostre umane realtà di contrapposizioni…, certo è, che devono soffrire grandi pene per sopravvivere a tali disastri morali e materiali. Realtà pessime al di fuori dell'armonia dell'area neutra fra il male ed il bene. “Male sacro e necessario affinchè il bene esista! LA MOLTITUDINE DEI BUONI Basta saper vedere e non sperare che per bontà si debbano incontrare dei Santi, ed ecco un sottobosco di persone laboriose e di buona volontà in ogni classe sociale. Il loro scopo di vita è la vita medesima col rispetto di ogni creatura. Sovente sono in compagnia di animali, che con i loro partner, si "sentono felici e realizzati". Hanno moglie e figli, la fidanzata, si divertono con umiltà e sono sovente ottimisti. Soffrono quando vedono soffrire e fanno le carità ai bisognosi. Si commuovono quando una bella melodia li invade. Immersi nella Natura la rispettano.... Raramente mangiano carne, anzi la detestano, e crescono i loro figli con attenzione, giusta severità e tanto amore! Non sono arrivisti e se fossero religiosi, applicherebbero alla lettera i loro Vangeli. Insomma, il buono lo si percepisce a distanza, dallo sguardo, da come si muove! Sovente è un idealista, sportivo, artista, avventuroso, virtuoso, ma umile. Tutti i grandi sono umili.... Sa dare emozioni! Molti dei buoni, possono anche apparire goffi e timidi e tutti hanno in comune l'armonia con ciò che li circonda. Perché il male possa continuamente trionfare, è sufficiente che i buoni rinuncino a combattere, che i buoni coltivino amori che non diano più sogni né emozioni....., che 157 non riescano a valutare il fatto che l'attuale civiltà è solo finzione, mentre nella realtà si “faccia branco” tutti insieme solamente per reciproci interessi! Quando i buoni sapranno stimolare la fantasia, ascoltando l'arte dentro di loro, ed ogni abbraccio d'amore possa generare il loro buon seme, con armonia ..., la vittoria per tali buoni è certa! Non è difficile sconfiggere il male: basta volerlo e non averne paura. A forza di mettere piccole ma importanti gocce d'acqua nel vaso della saggezza e della umile pazienza, il vaso si riempie di acqua buona, che fertilizza la terra soleggiata. La scienza è come la bontà: si propaga a fatica ed a macchia di leopardo...., sembra non progredirre mai, ma, ad un tratto esplode rigogliosa e vincitrice sul profondo baratro dell’aridità degli spiriti del male trascorso! Bisogna sempre tener presente che un uomo non è mai quello che crede di essere e tu stesso, non sai mai quello che sei veramente, se non ci credi profondamente e non ti sai vedere con gli occhi dell'amore! Ognuno di noi sarebbe deluso dalle aspettative di ciò che pensa di essere e se potessimo vederci quali noi siamo, ne saremmo profondamente delusi: purtroppo siamo molto differenti da ciò che pensiamo di essere, al punto che, se potessimo incontrare un alto essere a noi simile, penso ci sarebbe antipatico e persino lo odieremmo! La tolleranza è la base dell'armonia, realtà sempre a cavallo fra le contrapposizioni tra il male ed il bene; lo ynn e lo yang fanno parte del DNA del Creato "tutto"! Nella storia dei grandi scienziati, come in quella dei Grandi Iniziati, come abbiamo letto in quella "punta di iceberg" da me trascritta da ciò che è risaputo e comunque sempre parziale e non completa, notiamo nella severa complessità dell'evoluzione umana, del suo peregrinare fra tortuosità e gravi malanni. Si paga il sapere con fatiche disumane, con crudeltà ed atroci sofferenze sino all'estremo atto della morte. Dalla "santa inquisizione" a tutte le sofisticazioni maligne delle religioni, alle tragiche realtà dei regimi nazisti, comunisti, del potere fine a sé stesso, è evidente come con le loro estreme ipocrisie, falsità e sicurezza nei loro falsi ideali portatori di grandi dolori per tutta l'umanità! E tutto si sta ancora evolvendo e continuando: i lagher ed i genocidi non sono ancora finiti: cambiano solo le località ed i nomi: le sostanze atroci rimangono sia per gli umani che per la natura tutta. Il percorso dell'umanità al traguardo della spiritualità, dell'essere tutti Vegani, uniti nella pace e nell'amore di ciò che ci circonda al fine di superare malattie, pazzie, cercando di unirci ai "fratelli del Cosmo" buoni. Non sono frasi fantascientifiche... potrebbe essere tutto a portata di mano solo se lo volessimo davvero e ci credessimo con amore! Avremmo tutto a disposizione: energia pulita, scienza pronta, ricercatori sapienti, tecnici, medici, poeti ed artisti di ogni meravigliosa e più variegata gamma di vera bellezza. Questi sono i veri valori, non i soldi ed il potere dei pochi basati su disavventure grottesche e criminali di tutti gli altri! Guardare gli occhi puri di un bimbo affamato e dargli da mangiare ed un rifugio d’amore e..., così per un vecchio , un giovane bisognoso, un cagnone abbandonato che non lo sarebbe più, mentre i delfini e tutti gli altri animali gioiosi facessero parte della nostra famiglia, con le terre e gli oceani ed i venti non più violentati dagli inquinamenti..... Questa sarebbe la visione dell'inizio di una vera vita sul pianeta. Per ora, "gli Dei stanno a guardare" anche perché, se siamo qui, è per tentare una metamorfosi che passa attraverso 158 crudeltà atroci…Non stiamo certamente vivendo una vacanza premio su di un bel pianeta azzurro nell’estasi di cori angelici, ricchi premi e cotillon!. E GLI EXTRATERRESTRI? Ormai non ci si chiede più se esistano o no: sono solo "le teste d'uovo delle realtà ufficializzate", che ne attendono ancora le prove e mi fanno pena. Alcuni di loro sono convinti che le loro compagne non li tradiscano, in quanto mancano le prove.... Meglio così, nel loro limbo vivono tranquilli ed i loro sogni sono sereni e senza corna, e saranno entusiasti di fare l'amore con le loro metà ogni decennio, ...ma "alla grande" però! Cosa fanno i nostri amici evolutissimi degli altri pianeti? Oltre a farsi concorrenza fra loro lanciandosi ogni tanto qualche raggio demolitore, controllano costantemente che tutto quaggiù stia andando bene soprattutto non solo per la nostra evoluzione, ma personalmente penso anche per loro convenienza. Continueranno a rivelarsi solo ai capi di stato, dando loro dati tecnici in cambio di che? Con la loro potenza sarebbero in grado di sottometterci in un baleno ed allora? Perchè mai dovrebbero trattare con degli imbecilli come noi? Eppure pare proprio che sia così! Non interferiscono per via dei trattati che avrebbero siglato fra "Loro", e siccome ci hanno creati a "loro immagine e somiglianza" all'insaputa di altri, a turno, cospirano e trattano anche con i nostri potenti infiltrandosi ovunque, per meglio condizionare il tutto. Mi auguro di cuore, che "i Giardinieri dell'Universo", non ci lascino "in braghe di tela" nel bel mezzo di una futura glaciazione o peggio di un futuro deserto infuocato ed arido! Capaci di ogni scienza per noi inimmaginabile, potrebbero suggerirci come sconfiggere il cancro e tutte le altre malattie! Forse non lo fanno perché hanno timore di fare perdere potere alle multinazionali farmaceutiche? Il marcio del pianeta è così marcio, che ci vorrebbero proprio loro ad aiutarci. Potrebbero mandarci un nuovo Messia, ma meno buono, che si imponesse con i criminali, magari mutandogli con un raggio il DNA e li facesse rinsavire iniziandoli alla luce! Avremmo proprio necessità di un Buon Pastore, che alla fine però, non ci facesse sgozzare come si usa sulla Terra per il suo gregge, magari a Pasqua, che dovrebbe significare “rinascita nella pace”! Forse dovremo fare tutto da soli e se non ci dovessimo riuscire, la falce della dannazione taglierà le nostre teste pazze! Così come abbiamo fatto col povero Gesù, tratteremmo sicuramente il prossimo. Solo un iniziato dotato di muscoli tecnologici potrebbe riuscirci e senza colpo ferire. Se non lo facessero, significherebbe che noi dobbiamo continuare così, perché così noi facciamo comodo (vedi il libro" Kronos ed i Titani" e Simbiosi Cosmica, del medesimo autore). Messaggi alieni ormai tempestano il pianeta, il guaio è, che per interpretarli bisognerebbe essere iniziati, scienziati e quant'altro! Forse Gesù avrebbe con semplicità spiegato, che ritornando sul pianeta, vedendo che i suoi insegnamenti assolutamente incompresi, si erano solo trasformati in multinazionali completamente antitetiche ai suoi pensieri...., forse deluso dalle sue logiche aspettative, non verrebbe 159 più di persona, e forse gli suggerirebbero di usare quella forza distruttiva e guerriera che a Lui non piacerebbe e... di finire come è già finito una volta, penso non ne abbia giustamente più intenzione! Il colmo è che sarebbero i medesimi personaggi, sempre presenti in tutte le ere umanoidi, a rifare il sacrilego e crudele omicidio per poi rigenerare una nuova religione sulla quale fruttificare guadagni! I buoni potrebbero solo versare lacrime amare senza poter fare nulla...., proprio come allora! Corsi e ricorsi storici sino alla nausea: i soliti Titani ottusi che mai apprendono dal passato, dalle distruzioni di interi popoli ignoranti e subdoli! Personalmente prego "gli Dei " buoni, che possano sempre esserci vicini, di aiutare i deboli e gli infermi, coloro che vivono di stenti dimenticati dalle nostre società dedite solo al glamour ed alle vanità, prego Loro di aiutarci a seguire le parole sacre di Gesù e degli altri Grandi Iniziati. Condanno lo sfarzo così eclatante degli sprechi esagerati di alcune città arabe, mentre i loro popoli muoiono di stenti nonostante il dono del petrolio che “giustamente è solo per i pochi dalle maniglie d’oro in casa! Le basi degli extraterrestri sono omnipresenti e alcune tipologie e razze di “Dei”,ci sfrecciano davanti con dei dischi e sfere di ogni tipo. I nostri "comandanti" cercano di imitare in minuscolo aerei e astronavi, sentendosi in tal modo molto importanti per la "difesa" o meglio, l’offesa che meglio possono infliggere agli avversari del globo, e cercando di prepararsi a sconfiggere i concorrenti delle altre nazioni, che a loro volta, quelle importanti, ripagano con la medesima moneta: è da ridere, una comica che se vista da una dimensione aliena di buontemponi simpatici, farebbe proprio divertire. “So che tu sai che io so che faccio finta di non sapere ma so e l’importante è che gli scemi non capiscano”... l'importante è il non sovvertire l'ordine del potere, per il resto va bene anche così! Tutte le religioni più importanti si stanno allineando a dire che "la vita intelligente negli spazi infiniti esiste" e che il loro Dio diceva di venire dal Cielo per il bene degli uomini.... Le famose "pecorelle smarrite"..... Logicamente ognuna tende alla propria parrocchia, a colui che hanno decretato essere il loro Dio, mentre nella più squallida realtà, era il comandante di una flottiglia galattica appartenente a questa od a quella realtà aliena. Quante ipocrisie e piccolezze in realtà così importanti e grandi! Terroristi kamikaze ai quali viene promesso in cambio del loro sacrificio, belle fanciulle nell'aldilà, con fiumi di latte e miele, trionfi presso gli altissimi..... , che comunque chissà perché, non si fanno mai esplodere nei veri centri di potere criminale e colpevole ed ammazzano solamente poveracci inermi, rischiando anche che al risveglio nell’aldilà, vengano presi a calcioni nelle chiappe per la loro demenza!...Ve ne sono per tutti i gusti e colori, tutte fondate su verità cambiate, modificate al fine di generare la loro multinazionale, perché oggi vi è una specie di globalizzazione del potere, anche religioso, dove ovviamente il denaro è il vero Dio venerato ed accolto con grandi riti e benedizioni! Vorrei portarvi ancora indietro nella storia recente, e parlarvi dei Templari e delle loro scoperte. 160 I CAVALIERI TEMPLARI Quello dei "Pauperes commilitones Christi templique Salomonis" (Poveri Compagni d'armi di Cristo e del Tempio di Salomone), meglio noti come Cavalieri templari o semplicemente Templari, fu uno dei primi e più noti ordini religiosi cavallereschi cristiani e medievali. L'origine di quest'ordine risale agli anni 1118-1120, successivi alla prima crociata (1096), quando la maggior parte dei cavalieri era tornata in Europa e le esigue milizie cristiane rimaste erano arroccate nei pochi centri abitati. Le strade della Terrasanta erano quindi infestate da predoni e Ugo di Payns, originario dell'omonima cittadina francese della Champagne, insieme al suo compagno d'armi Goffredo di Saint-Omer e ad alcuni altri cavalieri, fondarono il nucleo originario dei templari, dandosi il compito di assicurare l'incolumità dei numerosi pellegrini europei che visitavano Gerusalemme dopo la sua conquista. L'ordine venne ufficializzato il 29 marzo 1139 dalla bolla Omne Datum Optimum di Innocenzo II e definitivamente dissolto tra il 1312 e il 1314 dopo un drammatico processo. Accanto alla croce rossa in campo bianco, fra i simboli dei templari c'era il beauceant. Ricostruzione di una commenda templare, quella di Coulommiers nella regione dell'Île-de-France I templari nascono come ordine monastico-militare; la loro struttura trae ispirazione dall'ordine cistercense e trae sostegno dalla figura più rappresentativa che proprio in quegli anni di fondazione caratterizzava la cultura europea, il predicatore e teologo Bernardo di Chiaravalle (poi santo). Oltre i tre classici voti degli ordini monastici povertà, obbedienza e castità - adottarono la regola benedettina e cistercense. Bernardo, che quasi subito divenne loro convinto sostenitore, nel suo De laude novae militiae indica ai cavalieri le attività da svolgere in tempo di pace e di guerra, l'alimentazione da seguire, l'abbigliamento da indossare nelle varie circostanze per ciascuna categoria di fratelli. I cavalieri ad esempio adottarono la veste bianca dei cistercensi sormontata da una croce rossa. Venivano reclutati soprattutto tra i giovani della nobiltà, desiderosi di impegnarsi nella difesa della cristianità in Medio Oriente. L'ordine militare così formato aveva una gerarchia assai rigida. I suoi membri, come in ogni ordine monastico, facevano voto di castità, obbedienza e povertà, lasciando all'ordine tutte le loro proprietà ed eredità. La presenza dei templari sul territorio era assicurata dalle diverse sedi templari: le Precettorie, le Mansioni e le case fortezza o capitanerie (queste ultime due meno importanti delle precettorie), largamente autonome dal punto di vista gestionale. Nelle grandi capitali (Parigi, Londra, Roma e altre) vi erano, invece, le Case e ognuna di esse aveva il controllo di una delle sette grandi province dall'Inghilterra alle coste dalmate in cui i templari avevano diviso la loro organizzazione monastica. Al massimo del loro fulgore arrivarono presumibilmente ad avere centinaia di sedi distribuite capillarmente in tutta Europa e Medio Oriente, il che indica la loro 161 notevole influenza economica e politica nel periodo delle Crociate. La crescita dell'Ordine fu ulteriormente accentuata dal favore del papa Innocenzo II, che aveva concesso all'Ordine la totale indipendenza dal potere temporale, compreso l'esonero dal pagamento di tasse e gabelle, oltre al privilegio di rendere conto solo al pontefice in persona e di esigere le decime. Vi erano quattro divisioni di confratelli nei templari: * cavalieri, equipaggiati come cavalleria pesante * sergenti equipaggiati come cavalleria leggera, provenienti da classi sociali più umili dei cavalieri * fattori, che amministravano le proprietà dell'Ordine * cappellani, che erano ordinati sacerdoti e curavano le esigenze spirituali dell'Ordine. Qualunque cavaliere, in ogni caso, al momento della sua investitura faceva voto di castità, obbedienza e povertà. Ciascun cavaliere aveva sempre due o tre sergenti che lo accompagnavano in battaglia e un gruppo di sei o sette scudieri per assisterlo sia in tempo di pace che di guerra. Alcuni confratelli si occupavano esclusivamente di attività bancarie, in quanto l'Ordine trattava frequentemente le merci preziose dei partecipanti alle Crociate. La maggioranza dei Cavalieri templari si dedicava tuttavia alle manovre militari. I templari usavano le loro ricchezze per costruire numerose fortificazioni in tutta la Terra Santa ed erano probabilmente le unità da combattimento meglio addestrate e disciplinate del loro tempo. Alcuni li considerano precursori dei moderni corpi speciali o unità d'élite. Il maggiore influsso dei templari non fu comunque di tipo militare, quanto piuttosto di tipo culturale ed economico, sotto il profilo della diffusione di strumenti economico-finanziari, con la distribuzione del reddito attraverso la creazione di posti di lavoro: con le abbazie ed i loro terreni agricoli, con la costruzione delle cattedrali, l'ordine portò lavoro, reddito e sviluppo in molte parti d'Europa, attraverso una estesa rete di succursali. Storia " Nello stesso anno (1118), alcuni nobili cavalieri, pieni di devozione per Dio, religiosi e timorati di Dio, rimettendosi nelle mani del signore patriarca per servire Cristo, professarono di voler vivere perpetuamente secondo le consuetudini delle regole dei canonici, osservando la castità e l'obbedienza e rifiutando ogni proprietà. Tra loro i primi e i principali furono questi due uomini venerabili, Ugo di Payens e Goffredo di Saint-Omer... " (Guglielmo di Tiro, Historia rerum in partibus transmarinis gestarum) In queste righe, scritte alla fine del XII secolo, Guglielmo di Tiro narra i primi anni dei pauperes milites Christi. La sua Historia, però, compilata successivamente alla fondazione della Nova Militia e durante il regno di Amalrico I di Gerusalemme (1162-1174), come quella di Giacomo di Vitry, vescovo di San Giovanni d'Acri 162 (Historia orientalis seu Hierosolymitani scritta nel XIII secolo) non conobbe gli anni in cui i primi cristiani giunsero in Outremer per la riconquista della Terrasanta e non vide la nascita di quegli Ordini che tanti onori meritarono sul campo. La mancanza di documenti dell'epoca rende impossibile l'esatta ricostruzione dei primi anni dell'Ordine del Tempio, così come il numero esatto dei cavalieri che vi aderirono, e dunque è solo possibile impostare la ricerca attraverso ipotesi e supposizioni, basate sui diversi documenti successivi. La tradizione parla di nove cavalieri (Nove uomini aderirono a questo patto santo e servirono per nove anni in abiti laici che i credenti avevano dato loro in elemosina.) ma tale numero avrebbe un significato soprattutto allegorico. Uno dei pochi documenti coevi all'epoca di fondazione fu il testo della regola dei templari, conosciuto come regola primitiva, approvato nel 1128 con il Concilio di Troyes e volgarizzato in antico-francese fra il 1139 e il 1148. Un testo che, seppur diffuso dagli stessi templari, poco aiuta ad identificare con esattezza i momenti della fondazione. Il terzo articolo di questa regola si riferisce al 1119 come anno di nascita dell'Ordine: " ...pertanto, in letizia e fratellanza, su richiesta del maestro Ugo de Payns, dal quale fu fondata, per grazia dello Spirito Santo, la nostra congregazione, convenimmo a Troyes da diverse province al di là delle montagne, nel giorno di S. Ilario, nell'anno 1128 dall'incarnazione di Cristo, essendo trascorsi nove anni dalla fondazione del suddetto Ordine. " (Regola dei Templari) Baldovino II cede la sede del Tempio di Salomone a Hugues de Payns e Gaudefroy de Saint-Homer. Miniatura da Histoire d'Outre-Mer di Guglielmo di Tiro, XIII secolo Alcuni studiosi, comunque, propendono per la data del 1118. Sarebbe stato in quell'anno che il re Baldovino II di Gerusalemme avrebbe dato, secondo Giacomo di Vitry nel suo Historia orientalis seu Hierosolymitana, ai "poveri cavalieri di Cristo" alcuni locali del palazzo reale, situato in prossimità del Tempio di Salomone, dal quale l'ordine prese il nome. Gli anni più probabili vanno dunque dal 1118 al 1120. La scarsa disponibilità di documenti non esime gli studiosi dal tracciare, comunque, una storia della sua fondazione, stando a testimonianze e scritti successivi, e alle motivazioni che spinsero alcuni cavalieri ad abbandonare gli agi di corte e ad abbracciare la povertà. Alla fine del 1099 - dopo che all'appello di Papa Urbano II nel concilio di Clermont, al grido "Deus lo volt", i cristiani riconquistarono la Terra Santa in mano agli infedeli - si presentò il problema di come difendere i luoghi santi e quei pellegrini che ivi giungevano da tutta Europa. Nacquero così i diversi Ordini religiosi. Il primo Ordine fu quello dell' Ordine dei canonici del Santo Sepolcro, fondato nel 1099 da Goffredo di Buglione. Successivamente vennero a costituirsi quello di San Giovanni dell'Ospedale, di Santa Maria di Gerusalemme o dei Teutonici e quello del Tempio. 163 L'Ordine, in ogni caso, assunse reale importanza solo a partire dal 1126, con l'ingresso del conte Ugo di Champagne, quando iniziarono a pervenire donazioni e lasciti. LA CUPOLA DELLA ROCCIA Il primo sigillo del nuovo Ordine rappresentava da una parte la Cupola della Roccia e dall'altra due cavalieri su un cavallo. Nel 1120, dinanzi al patriarca di Gerusalemme Guermondo di Picquigny, pronunciarono i voti monastici, castità, povertà e obbedienza, a cui ne aggiunsero un quarto, "inusuale" per quei tempi e benedetto dalla Chiesa: la lotta armata senza quartiere agli infedeli. La loro costituzione fu sancita nel Concilio di Troyes nel 1128 e sostenuta da Bernardo di Chiaravalle con la sua De laude novae militiae. La crescita dell'Ordine Da allora, per oltre due secoli, i Cavalieri templari, grazie anche ai concili loro favorevoli (Concilio Pisano, 1135 e Lateranense II, 1139), acquisirono - attraverso lasciti, donazioni e altre forme di liberalità laiche ed ecclesiastiche - terre, castelli, casali in quantità tali da farli diventare l'Ordine più potente, dunque "invidiato" e temuto, dell'epoca. Essi avviarono con meticolosità e professionalità la loro organizzazione nell'intero Occidente, trasformandolo in un gran magazzino per l'approvvigionamento dell'Oltremare, costituendo in tutti gli stati d'Europa loro insediamenti agricoli, economici e politici. L'Ordine approdò anche nel Regno di Sicilia e vi si diffuse in epoca normanna, successivamente al 1139, anno in cui fu raggiunta la pace tra Ruggero II d'Altavilla (fedele alla causa di Anacleto II) ed Innocenzo II. La Puglia fu la regione italiana che prima fra le altre accolse le domus gerosolimitane rosso-crociate grazie all'importanza strategica e commerciale dei suoi porti e delle sue città. Tutto il Meridione d'Italia venne compreso inizialmente nella provincia templare d'Apulia e, solo in epoca sveva, indicato quale provincia d'Apulia e Sicilia. Tra le prime fondazioni dell'ordine, oltre quella di Trani, va ricordata la casa di Molfetta (documentata nel 1148), Minervino Murge (documentata con un atto di proprietà, infatti, qui un gruppo di templari acquistò dei terreni coltivabili), Barletta (1169), Matera (1170), Brindisi (1169) con possedimenti nel leccese, Bari, Andria, Foggia (nel periodo di transizione normanno-svevo), Troia (anteriore al 1190), Salpi (documentata nel 1196) e Monopoli (documentata nel 1292). Tra le sedi più importanti, va menzionata la Casa templare di Barletta, che ricoprì il ruolo di Casa Provinciale sino al processo del 1312. Essi si affermarono in combattimento come nella conduzione e nell'organizzazione agricola. Le aziende agrarie del Tempio si chiamavano casali, grange, masserie. I casali della Puglia talora ricordavano le fattorie fortificate d'Outremer. I templari davano da lavorare le loro terre a concessionari (conductores); ma, dove il personale 164 delle commende rurali era più numeroso, essi coltivavano direttamente il suolo. In tal caso, secondo il modello cistercense, si ricorreva al lavoro dei campi ai membri più umili dell'Ordine, quando non addirittura alla manodopera servile, rappresentata dai contadini Saraceni del regno di Sicilia o di Siria. L'allevamento del bestiame da carne, da latte, da lana e da lavoro costituiva una voce primaria nel bilancio del Tempio: le fertili campagne della Puglia offrivano ricchi pascoli alle mandrie di buoi e bufali di proprietà dei templari, mentre in Toscana le loro greggi di pecore praticavano la transumanza; allevamenti di suini nei boschi del Tempio erano infine segnalati in Piemonte, come in Sicilia. Le colture più diffuse erano quelle dei cereali, della vite, dei legumi. Generalmente in Italia la produzione agricola dell'Ordine serviva al consumo interno, le eccedenze erano destinate alla vendita e parte del ricavato veniva versato al tesoro centrale sotto forma di responsiones; ma è soprattutto dai porti della Puglia che nella seconda metà del Duecento salpavano navi cariche di cereali e legumi, per andare a rifornire le case dei templari in Siria, rese sempre più dipendenti dalle occidentali sotto l'aspetto alimentare a causa della progressiva perdita di territori e aree coltivabili a vantaggio dei Saraceni. Dopo la catastrofe del 1291 divenne Cipro la destinazione delle vettovaglie pugliesi. Oltre che in Palestina, l'Ordine combatté successivamente anche nella Reconquista di Spagna e Portogallo, guadagnandosi estesi possedimenti e numerosi castelli lungo le frontiere tra le terre cattoliche e quelle musulmane. Arrivarono ad ereditare, insieme con gli altri Ordini militari, il Regno d'Aragona, che però rifiutarono dopo lunghe trattative. Il nome con cui sono popolari allude al loro storico quartier generale nella Cupola della Roccia (Qubbat al-Sakhra'), un santuario islamico in cima al Monte Moriah a Gerusalemme, che essi ribattezzarono Templum Domini (Tempio del Signore). La sommità è sacra ad ebrei e cristiani come Monte del Tempio così come ai musulmani, che usano il nome di Monte Majid (o al-?aram al-Šarif). I templari credevano erroneamente che la Cupola della Roccia costituisse i resti del biblico Tempio di Gerusalemme. Il Templum Domini con la sua pianta centrale divenne il modello per molte chiese edificate successivamente in Europa, come la Temple Church a Londra, ed era rappresentato in molti sigilli templari. I templari erano identificabili per la loro sopravveste bianca, a cui in seguito si aggiunse una distinta croce rossa ricamata sulla spalla, che assunse infine grandi dimensioni sul torace o sulla schiena, come si vede in molte rappresentazioni dei cavalieri crociati. Attività bancarie I templari entrarono nelle attività bancarie quasi per caso. Quando dei nuovi membri si univano all'ordine, generalmente donavano ad esso ingenti somme di denaro o proprietà, poiché tutti dovevano prendere il voto di povertà. Grazie anche ai vari privilegi papali, la potenza finanziaria dei Cavalieri fu assicurata dall'inizio. Poiché i templari mantenevano denaro contante in tutte le loro case e templi, fu nel 1135 che l'ordine cominciò a prestare soldi ai pellegrini spagnoli che desideravano viaggiare fino alla Terra Santa. 165 Il coinvolgimento dei Cavalieri nelle attività bancarie crebbe nel tempo verso una nuova base per il finanziamento, dato che fornivano anche servizi di intermediazione bancaria. Sotto l'aspetto economico-finanziario, i templari rivestirono un ruolo così importante da arrivare a "prestare" agli stati occidentali ingenti somme di denaro e gestire perfino "le casse" di stati come la Francia. Un'indicazione dei loro potenti legami politici è che il coinvolgimento dei templari nell'usura non portò a particolari controversie all'interno dell'ordine e nella Chiesa in generale. Il problema dell'interesse fu generalmente eluso grazie ai complicati tassi di cambio delle valute e grazie ad un accordo con cui i templari detenevano i diritti della produzione sulle proprietà ipotecate. Le connessioni politiche dei templari e la consapevolezza della natura eminentemente cittadina e commerciale delle comunità d'oltremare portarono l'Ordine a raggiungere una posizione significativa di potenza, sia in Europa che in Terrasanta. Il loro successo attrasse la preoccupazione di molti altri Ordini, come pure della nobiltà e delle nascenti grandi monarchie europee, le quali a quel tempo cercavano di monopolizzare il controllo del denaro e delle banche, dopo un lungo periodo nel quale la società civile, specialmente la Chiesa ed i suoi ordini, aveva dominato le attività finanziarie. Le tenute dei templari erano estese sia in Europa che nel Medio Oriente e tra queste vi fu, per un certo periodo, l'intera isola di Cipro. La caduta e la soppressione dell'Ordine L'Ordine dopo la definitiva perdita di Acri e degli Stati Latini in Terra Santa nel 1291 si avviava al tramonto: la ragione fondamentale per la quale era nato, due secoli prima, era ormai venuta meno. Il suo scioglimento, tuttavia, non fu mosso per via ordinaria dalla Santa Chiesa, ma attraverso una serie di accuse infamanti esposte dal re di Francia Filippo IV il Bello, desideroso di azzerare i propri debiti e impossessarsi del patrimonio templare, riducendo nel contempo il potere della Chiesa. Il rogo sul quale arsero vivi l'ultimo Maestro Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay, acceso su di una isoletta sulla Senna a Parigi, davanti alla Cattedrale di Notre Dame, il 18 marzo 1314 Il 14 settembre 1307 il re inviò messaggi sigillati a tutti i balivi, siniscalchi e soldati del Regno ordinando l'arresto dei templari e la confisca dei loro beni, che vennero eseguite il venerdì 13 ottobre 1307. La mossa riuscì in quanto viene astutamente avviata in contemporanea contro tutte le sedi templari di Francia; i cavalieri, convocati con la scusa di accertamenti fiscali, vennero arrestati. Le accuse che investirono il Tempio erano infamanti: sodomia, eresia, idolatria. Vennero in particolare accusati di adorare una misteriosa divinità pagana, il Bafometto O Banfometto, che in lingua occitana significa Maometto. Nelle carceri del re gli arrestati furono torturati finché non iniziarono ad ammettere l'eresia. Il 22 novembre 1307 il papa Clemente V, di fronte alle confessioni, con la bolla Pastoralis præminentiæ ordinò a sua volta l'arresto dei templari in tutta la cristianità. Il 12 agosto 1308 con la bolla Faciens misericordam furono definite le accuse portate contro il Tempio. Il re fece avviare dal 1308 sino al 1312, grazie anche alla debolezza 166 di papa Clemente V, diversi processi tesi a dimostrare le colpe dei cavalieri rossocrociati di Parigi, Brindisi, Penne, Chieti e Cipro. Nel generale clima di condanna ci fu l'eccezione rappresentata da Rinaldo da Concorezzo, arcivescovo di Ravenna e responsabile del processo per l'Italia settentrionale: egli assolse i cavalieri e condannò l'uso della tortura per estorcere confessioni (concilio provinciale di Ravenna, 1311). L'Ordine fu ufficialmente soppresso con la bolla Vox in excelso del 3 aprile 1312 ed i suoi beni trasferiti ai Cavalieri Ospitalieri il 2 maggio seguente (bolla Ad providam). Jacques de Molay, l'ultimo gran maestro dell'Ordine, il quale in un primo momento aveva confermato le accuse, le ritrattò spinto da un'ultima fiammata di orgoglio e dignità, venendo arso sul rogo assieme a Geoffrey de Charnay il 18 marzo 1314 davanti alla cattedrale di Parigi, sull'isola della Senna detta dei giudei. Filippo il Bello, distrusse il sistema bancario dei templari, e, benché una bolla papale avesse trasferito tutti gli averi dei Tempari agli Ospitalieri, riuscì ad addurre a sè parte del tesoro. Questi eventi e le originali operazioni bancarie dei templari sui beni depositati, che furono improvvisamente mobilitati, costituirono due dei molti passaggi verso un sistema di stampo militare per riprendere il controllo delle finanze europee, rimuovendo questo potere dalle mani della Chiesa. Visto il destino dei templari, gli Ospitalieri di San Giovanni furono ugualmente convinti a cessare le proprie operazioni bancarie. Molti sovrani e nobili inizialmente sostennero i cavalieri e dissolsero l'Ordine nei loro reami solo quando fu loro comandato da papa Clemente V. Roberto I, re degli Scoti, era già stato scomunicato per altri motivi e quindi non era disposto a prestare attenzione ai comandi papali; di conseguenza, molti membri dell'Ordine fuggirono in Scozia ed in Portogallo, dove il nome dell'Ordine fu cambiato in "Ordine di Cristo" e si ritiene abbia contribuito alle prime scoperte navali portoghesi. Il principe Enrico il Navigatore (1394 - 1460) guidò tale ordine per vent'anni, fino alla propria morte. In Spagna, dove il re a sua volta si opponeva all'incorporazione del patrimonio templare da parte dell'Ordine degli Ospitalieri, l'Ordine di Montesa subentrò a quello dei templari. Persecuzione e perdono: l'accusa di eresia I templari furono accusati di "connivenza col nemico", in quanto spesso strinsero rapporti di buon vicinato, se non di amicizia, con signori musulmani. Con alcuni di loro, come Usama b. Munqidh, arrivarono a veri e propri favori, come quello di concedergli di pregare nella Cupola della Roccia, benché già trasformata in chiesa. È tuttora aperto il dibattito sulla fondatezza delle accuse di eresia formulate agli appartenenti dell'Ordine. I templari furono accusati di rinnegare Cristo, di sputare sulla Croce, di praticare la sodomia e di adorare un idolo barbuto, il Baphomet o Bafometto. Il maestro Jacques de Molay, che aveva ceduto inizialmente di fronte alla marea di accuse, si riebbe e rigettò le sue parziali ammissioni. Ma era tardi, il rogo accolse il maestro e i suoi dignitari e l'Ordine fu sciolto. Studi recenti accreditano sempre più la teoria secondo la quale la vera causa della fine dei templari fu dettata dalla volontà di impossessarsi del loro patrimonio, tesi peraltro già sostenuta da Dante Alighieri nel canto xx del Purgatorio, e si concretizzò 167 attraverso una cospirazione indotta dal Re di Francia Filippo IV il Bello. Infatti, mentre il Re si trovava quasi in bancarotta, e il popolo francese era esasperato per la grave crisi economica, accentuata dalla svalutazione della moneta ad opera del Re medesimo, l'Ordine risultava proprietario di terre, castelli, fortezze ed abbazie: un tesoro immenso. Fu probabilmente il sovrano che, dopo aver tentato inutilmente di entrare a farne parte, incaricò i propri consiglieri (capeggiati dall'astuto Guglielmo di Nogaret) di formulare delle precise accuse contro l'Ordine e di richiedere l'intervento del papato, da poco trasferitosi in Francia. Quando la Chiesa si rese conto dell'errore nella condanna e di essere stata manipolata, fu troppo tardi. La studiosa italiana Barbara Frale ha rinvenuto agli inizi degli anni duemila negli Archivi vaticani un documento, noto come pergamena di Chinon, che dimostra come papa Clemente V intendesse perdonare i templari nel 1314 assolvendo il loro maestro e gli altri capi dell'ordine dall'accusa di eresia, e limitarsi a sospendere l'ordine piuttosto che sopprimerlo. Il documento appartiene alla prima fase del processo, nella quale il pontefice ancora sperava di poter salvare l'ordine, seppure a costo di assoggettarlo ad una profonda riforma. L'inchiesta di Chinon, in ogni caso, ribadisce le pratiche indecenti e gli sputi sulla croce effettuate come rito d'iniziazione all'ingresso di un novizio nell'Ordine, pratiche di ancora dubbia origine e motivazione. Ordini moderni e rivendicazioni di discendenza. Alla tradizione dei cavalieri templari si rifanno oggi numerosi e variegati gruppi e associazioni, talora rivendicando una qualche forma di derivazione diretta dall'ordine. Si tratta di un fenomeno moderno che va sotto il nome di templarismo o neotemplarismo, sorto a partire dal XVIII secolo in Francia, in coincidenza con la diffusione dell'Illuminismo. Le moderne associazioni neotemplari sono laiche, e pur richiamandosi spesso ai valori religiosi cristiani e caritativi, non hanno alcun tipo di riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa cattolica. Altri gruppi neotemplari sono invece caratterizzati da uno stampo massonico e, specie nel mondo anglosassone, da un'aperta ostilità nei confronti della Chiesa cattolica. Occorre anche tenere presente che papa Clemente V con la bolla Vox in excelso, emessa durante il Concilio di Vienne del 1312, con la quale sopprimeva l'Ordine del Tempio, ha espressamente proibito qualsiasi forma di ricostituzione dello stesso, sotto pena di automatica scomunica, in modo perenne e irrevocabile. Altra caratteristica che accomuna molti dei gruppi neotemplari è poi un'alta conflittualità l'uno rispetto all'altro, dato che molti di essi rivendicano di essere gli unici "autentici" eredi degli antichi templari, a scapito degli altri. A tutt'oggi non esiste tuttavia alcuna prova storicamente accertata della sopravvivenza dell'Ordine Templare dopo il 1314, né del resto appare possibile tracciare, dopo quasi sette secoli dall'abolizione di tale ordine religioso da parte del papa, una qualche forma di discendenza storicamente valida. Molti gruppi neotemplari sostengono la tradizione che l'ordine sarebbe sopravvissuto nascostamente anche dopo la morte dell'ultimo Maestro, Jacques de Molay, il quale 168 prima di affrontare il rogo avrebbe affidato la propria carica al cavaliere Jean-Marc Larménius (o de l'Armenie). Quest'ultimo avrebbe redatto una "Charta (la cosiddetta Charta di Larménius), che successivamente sarebbe stata via via firmata dai Maestri segreti succeduti nel tempo. La maggioranza degli storici tuttavia nutre forti dubbi sull'autenticità del documento, o la definisce apertamente un falso. L'idea di una nascosta continuazione dell'ordine dei templari si è diffusa anche nella massoneria, in particolare in Francia e in Germania, e in alcuni casi riti massonici (come il Rito scozzese antico ed accettato e il Rito Scozzese Rettificato) adottano riferimenti templari. Alcuni ritengono che i templari siano all'origine sia dei riti che di vari rami cavallereschi della massoneria ma, malgrado alcuni storici abbiano tentato di disegnare una successione tra i due fenomeni storici, un collegamento di questo tipo non è mai stato provato; taluni studiosi che si sono occupati del problema, come Michele Moramarco, sono tassativi nel rigettare la "leggenda templare". Leggende La rapida successione dell'ultimo diretto re della dinastia dei Capetingi di Francia tra il 1314 e il 1328, i tre figli di Filippo il Bello, ha portato molti a credere che la dinastia fosse maledetta, da cui il nome di "re maledetti" (rois maudits). Infatti Jacques de Molay, ultimo gran maestro dell'Ordine, mentre giaceva sulla pira, avrebbe maledetto il re Filippo e addirittura il Papa. Clemente in effetti morì un mese dopo di dissenteria e Filippo il Bello fu stroncato nel dicembre successivo dalle conseguenze di una caduta da cavallo. I commentatori dell'epoca, compiaciuti da un simile sviluppo della vicenda, riportavano spesso questa storia nelle loro cronache. Poiché, inoltre, sempre al momento della morte sul rogo, Jacques de Molay avrebbe dannato la casa di Francia "fino alla tredicesima generazione", in tempi più recenti si è diffusa la leggenda secondo cui l'esecuzione di Luigi XVI durante la Rivoluzione francese - che pose fine in qualche modo alla monarchia assoluta in Francia - sarebbe stata il coronamento della vendetta dei templari (alcuni storici sensazionalisti dell'epoca riportarono la notizia che il boia Charles-Henri Sanson, prima di calare la ghigliottina sulla testa del sovrano, gli avrebbe mormorato: "Io sono un Templare, e sono qui per portare a compimento la vendetta di Jacques de Molay"). In realtà i Cavalieri templari in seguito alla loro scomparsa cessarono ben presto di fare notizia: già alla fine del XIV secolo ci si era dimenticati di loro e della loro triste fine. Solo molti secoli dopo, durante l'Illuminismo, il tema dei templari tornò in auge e la fama degli antichi cavalieri fu sommersa da leggende riguardanti segreti e misteri che si vogliono tramandati da prescelti fin dai tempi antichi. Forse i più noti sono quelli riguardanti il Santo Graal, l'Arca dell'Alleanza e i segreti delle costruzioni. Alcune fonti dicono che il Santo Graal sarebbe stato ritrovato dall'ordine e portato in Scozia nel corso della caduta dell'ordine nel 1307, e che ciò che ne rimane sarebbe sepolto sotto la Cappella di Rosslyn. Altre voci sostengono che l'ordine avrebbe ritrovato anche l'Arca dell'Alleanza, lo scrigno che conteneva gli oggetti sacri dell'antico Israele, compresa l'asta di Aronne e le tavole di pietra scolpite da Dio con i dieci comandamenti. Questi miti sono connessi con la lunga occupazione, da parte dell'ordine, del Monte 169 del Tempio a Gerusalemme come loro quartier generale. Alcune fonti sostengono che avrebbero scoperto i segreti dei maestri costruttori che avevano costruito il tempio originale e il secondo tempio, nascosti lì assieme alla conoscenza che l'Arca sarebbe stata spostata in Etiopia prima della distruzione del primo tempio. Viene fatta allusione a questo in rappresentazioni nella Cattedrale di Chartres (considerata con le cattedrali di Amiens e Reims come uno degli esempi migliori di gotico), sulla cui costruzione ha avuto grande influenza Bernardo di Chiaravalle, che fu egualmente influente nella formazione dell'ordine. Ulteriori collegamenti sia sulla ricerca da parte dell'ordine dell'Arca che della relativa scoperta degli antichi segreti del costruire sono suggeriti dall'esistenza della chiesa monolitica di San Giorgio (Bet Giorgis) a Lalibela in Etiopia, tuttora esistente, la cui la costruzione è erroneamente attribuita ai templari. Vi è allo stesso modo una chiesa sotterranea che risale allo stesso periodo ad Aubeterre in Francia. Si stanno poi sviluppando speculazioni sulla possibilità che i Cavalieri templari avessero intrapreso viaggi in America prima di Colombo. Alcuni ricercatori e appassionati di esoterismo hanno sostenuto che l'ordine sarebbe stato depositario di conoscenze segrete. Secondo costoro, nei 200 anni della loro storia i monaci-militari si sarebbero rivelati anche un'organizzazione sapienziale esoterica e occultistica, custode di conoscenze iniziatiche. Inoltre, in quest'ottica, i templari sono stati collegati ad altri argomenti leggendari o fortemente controversi come Rosacroce, Priorato di Sion, Rex Deus, Catari, Ermetismo, Gnosi, Esseni e, infine, a reliquie o supposti insegnamenti perduti di Gesù tra cui la Sacra Sindone o il "testamento di Giuda". Alcuni ipotizzano che i Cavalieri del Tempio avrebbero avuto legami, oltre che con la tradizione esoterica di ispirazione cristiana ed ebraica, anche con organizzazioni mistico-esoteriche ispirate all'Islamismo. La grande quantità di testi non rigorosi su questo tipo di teorie ha portato Umberto Eco ad affermare che "l'unico modo per riconoscere se un libro sui Templari è serio è controllare se finisce col 1314, data in cui il loro Gran Maestro viene bruciato sul rogo." Forse l'unico mistero di cui si debba fare approfondimento è come un ordine di guerrieri esperti con un esercito senza precedenti si sia lasciato distruggere senza abbozzare la più timida reazione, benché le avvisaglie di cospirazioni nei loro confronti da parte di Filippo il Bello ci fossero e fossero note. Con ogni probabilità, non si ribellarono perché il papa aveva tolto loro il suo appoggio ed essi, essendo un ordine cristiano e il simbolo della lotta per la fede, non vollero opporsi alla decisione di Clemente V, di cui rispettavano e riconoscevano l'autorità papale. I templari nei media La suggestione per i Cavalieri templari e i misteri che sono stati a loro collegati (come il Graal) è un elemento centrale della trama di varie opere di fantasia, dai romanzi ai film, dai fumetti alle serie televisive. Celebri esempi ne sono il romanzo di Umberto Eco Il pendolo di Foucault (1988) e il film Indiana Jones e l'ultima crociata di Steven Spielberg (1989). Una serie italiana a fumetti che ha esplorato a lungo i luoghi legati ai templari e i miti connessi è Martin Mystère, il detective dell'impossibile ideato da Alfredo Castelli nel 170 1982. Anche le serie di videogiochi Broken Sword (dal 1996)e il più recente Assassin's Creed ne parlano, così come la serie Knights of the Temple. Di recente l'interesse per il mito templare si è ulteriormente diffuso grazie alla sua riproposizione nel romanzo di Dan Brown intitolato Il codice da Vinci (The Da Vinci Code, 2003), trasposto in un film omonimo nel 2006, nel film Il mistero dei templari (National Treasure, 2004) e nella mini serie televisiva La maledizione dei Templari (2005). Una delle poche, prime opere di fantasia interamente dedicata a quest'ordine è I figli della valle (Die Söhne des Thales, 1806) di Zacharias Werner, uno dei principali tragediografi del primo romanticismo tedesco e autore di numerosi drammi fatalistici. I sei atti di questo lunghissimo dramma sono imperniati sulla fine dell'ordine dei Templari, alla vigilia della partenza dell'ultimo maestro dell'ordine per la Francia dove troverà la morte. Al centro dell'opera spicca la figura carismatica di Jacques de Molay, con la sua rettitudine morale condotta fino all'estremo sacrificio. Il dramma suggerisce altresì un legame dei Cavalieri con i massoni (nella descrizione dettagliatissima, sebbene un po' fantasiosa, del cerimoniale di ammissione dei nuovi adepti che, per quanto basato sui documenti dell'epoca, presenta numerosi riferimenti a riti esoterici, soprattutto alla figura di Baffomet ed è per di più ambientato in una cripta sotterranea); allude anche ad una possibile sopravvivenza dell'ordine dopo la sua soppressione: alcuni testi fondamentali per l'ordine vengono infatti trafugati in segreto dal Gran Maestro e dai suoi sei sapienti e portati in Francia. Viene inoltre introdotta la figura di Robert d'Heredon, nobile scozzese espulso dall'ordine, che sarà presente all'esecuzione di Molay e porterà con sè i preziosi testi nella sua Madrepatria, dove secondo alcune leggende sarebbero ancora custoditi. Gran maestri dell'Ordine del Tempio : Jacques de Molay in una litografia ottocentesca di Chevauchet 1. Hugues de Payns (1118-24 maggio 1136) 2. Robert de Craon (1136-13 gennaio 1147) 3. Everard des Barres (1147-1151) 4. Bernard de Tremelay (1151-1153) 5. André de Montbard (1153-17 gennaio 1156) 6. Bertrand de Blanchefort (1156-1169) 7. Philippe de Milly (1169-3 aprile 1171) 8. Eudes de Saint-Amand (1171-18 ottobre 1179) 9. Arnau de Torroja (1179-30 settembre 1184) 10. Gérard de Ridefort (1184-1 ottobre 1189) 11. Robert de Sablé (1189-13 gennaio 1193) 12. Gilbert Hérail (1193-20 dicembre 1200) 13. Philippe de Plaissis (1201-12 novembre 1209) 14. Guillaume de Chartres (1209-26 agosto 1218) 15. Pierre de Montaigu (1218-1232) 16. Armand de Périgord (1232-1244) 171 17. Richard de Bures (1244-1247) (?) 18. Guillaume de Sonnac (1247-3 luglio 1250) 19. Renaud de Vichiers (1250-19 gennaio 1252) 20. Thomas Béraud (1252-25 marzo 1273) 21. Guillaume de Beaujeu (1273-18 maggio 1291) 22. Thibaud Gaudin (1291-16 aprile 1292) 23. Jacques de Molay (1292-18 marzo 1314) Luoghi templari Pianta della Cupola della Roccia (con alcune linee di costruzione), una possibile sorgente di ispirazione per le chiese templari Elenco di alcuni luoghi in cui è storicamente accertata la presenza di sedi templari. (Per un elenco di alcuni dei luoghi che sono stati associati ai Cavalieri templari nella tradizione, nelle leggende o nelle opere di fantasia, ma di cui non vi è una presenza storicamente accertata, vedi Leggende sui Templari.) Medio Oriente * Monte del Tempio, Cupola della Roccia e Muro occidentale a Gerusalemme * San Giovanni d'Acri (Akko), Israele * Chastel Blanc, Siria * Safed, Israele Italia Regno Unito * Cappella di Rosslyn, Scozia * Temple Church, Middle Temple e Inner Temple, Londra, Inghilterra * Temple Dinsley, Hertfordshire, Inghilterra * Hertford, Hertfordshire, Inghilterra * Royston Cave, Royston, Hertfordshire, Inghilterra * Cressing Temple, Essex, Inghilterra * Templecombe, Somerset, Inghilterra * Temple Balsall, Warwickshire * Isola di Lundy, Devon, Inghilterra * Westerdale, North Yorkshire, Inghilterra * Great Wilbraham Preceptory, Cambridgeshire * Abbazia di Bisham, Berkshire * St. Mary's, Sompting, West Sussex, Inghilterra Portogallo * Convento di Cristo, Castello di Tomar e Chiesa di Santa Maria do Olival a Tomar * Castello di Almourol, Idanha, Monsanto, Pombal e Zêzere * Castello di Soure, Coimbra Spagna * Sistema di irrigazione in Aragona * Iglesia Veracruz, Segovia Altri 172 * Castello di Kolossi, Cipro * Tempelhof a Berlino, Germania Altri ordini monastico/cavallereschi La novità assoluta rappresentata dai Templari fu quella che, per la prima volta, due dei tre grandi ordini su cui si reggeva la società medievale (Oratores, Bellatores e Laboratores) venivano riuniti insieme. Il principio su cui si basava questo ardito accostamento fu ideato da Bernardo di Chiaravalle, che attribuendo ai Templari il compito di proteggere i pellegrini che andavano verso i luoghi santi, non attribuiva la qualifica di omicidio alla morte dei sacrileghi assalitori, ma quella di malicidio. Su questa falsariga nacquero altri ordini (o si trasformarono ordini preesistenti): * Cavalieri dell'Ordine dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme o Cavalieri Ospitalieri (ordine preesistente) * Ordine di Santa Maria Teutonica o dei Cavalieri Teutonici * Ordine dei Cavalieri di Livonia o Cavalieri Portaspada, poi confluito nell'Ordine Teutonico * Ordine Militare e Ospedaliero di San Lazzaro di Gerusalemme o Cavalieri di San Lazzaro Successivamente allo scioglimento dei Templari nacquero altri ordini, specialmente nella penisola iberica i cui regnanti erano fortemente legati ai templari per il loro importante contributo alla reconquista, o furono utilizzati ordini preesistenti in cui far confluire i Templari dopo lo scioglimento dell'ordine: * Ordine di Calatrava * Ordine di Avis * Ordine di Santiago * Ordine di Montesa * Ordine di Cristo * Ordine di Alcantara Note 1. ^ Solo l'Ordine dei Canonici del Santo Sepolcro era sorto prima, nel 1100. 2. ^ dal francese "sergents" a sua volta dal latino "servientes", letteralmente "servi": da Helen Nicholson, Knight Templars, Oxford, Osprey, 2004. 3. ^ Giacomo di Vitry, Historia orientalis seu Hierosolymitani; citazione tratta da M.Bauer, Il mistero dei templari, Newton & Compton 2005, p. 13 4. ^ M. Bauer, op. cit., p. 18 5. ^ Testo della bolla papale Vox in Excelso del 1312 6. ^ Barbara Frale. Il Papato e il processo ai Templari. L'inedita assoluzione di Chinon alla luce della diplomatica pontificia, Viella, 2003 7. ^ La Pergamena di Chinon, assoluzione di papa Clemente V ai capi dell'ordine templare. Chinon, diocesi di Tours, 1308 agosto 17-20 8. ^ L'Osservatore Romano in data 21 agosto 2008 pubblica un articolo della stessa Barbara Frale nel quale si sostiene che "le carte originali del processo ai Templari rinvenute nell'Archivio Segreto Vaticano dimostrano l'infondatezza delle accuse di eresia" 173 http://www.segnideitempi.com/modules.php?name=News&file=article&sid=9548 9. ^ Come più volte l'Osservatore Romano ha precisato, la Santa Sede riconosce ufficialmente e tutela solamente il Sovrano Militare Ordine di Malta e l'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Nel 2005 il cardinale vicario Camillo Ruini ha invitato le chiese della diocesi di Roma a non ospitare le cerimonie dei cosiddetti gruppi neotemplari, dichiarando esplicitamente che la Chiesa riconosce solo il "Sovrano militare ordine di Malta e l'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. (*Andrea Tornielli, "Riti, cavalieri e scomuniche: è la guerra dei Templari italiani" articolo da Il Giornale del 1 luglio 2005.) ^ Ecco cosa dice un passo finale della bolla: ...Anche in altri casi, pur senza colpa dei frati, la chiesa romana qualche volta ha soppresso ordini di importanza assai maggiore per motivi senza paragone più modesti di quelli accennati, pertanto con amarezza e dolore, non con sentenza definitiva, ma con provvedimento apostolico, noi, con l'approvazione del santo concilio, sopprimiamo l'ordine dei Templari, la sua regola, il suo abito e il suo nome, con decreto assoluto, perenne, proibendolo per sempre, e vietando severamente che qualcuno, in seguito, entri in esso, ne assuma La scoperta più entusiasmante, per chi legge i Vangeli Apocrifi, ossia "segreti", "tenuti nascosti", che la Chiesa ha escluso dal suo canone è che l'immagine di Gesù, da essi trasmessa, non trasfigurata dal mito e dalle sovrastrutture dogmatiche, è proprio quella che più sazia oggi la nostra sete di giustizia, di pace e di amore. Gesù non è negli apocrifi la vittima espiatoria delle nostre colpe ancestrali, né il Figlio di Dio, che vuole essere adorato, ma l'uomo che si è proposto come esempio per insegnarci a vivere con serenità, con la coscienza tranquilla che non si lascia corrompere e contaminare dal male. I più antichi apocrifi erano i Vangeli appartenenti a comunità giudaiche, sparse fin dagli albori del cristianesimo in Palestina e in Siria. La voce di questi primi cristiani è stata soffocata. Dei loro Vangeli non rimane che qualche citazione, talora distorta e malevolmente interpretata, negli scritti posteriori dei Padri della Chiesa. Ricercare pazientemente quei frammenti, riordinarli, penetrare il loro profondo significato, è stata per me un'esperienza affascinante. Per gli Ebioniti (dall'ebraico "ebionim", "gli umili", "i poveri"), Gesù era un uomo giusto che, ispirato da Jahve come gli antichi profeti biblici, aveva tuonato contro i ricchi, i potenti, i profittatori. La presenza tra i suoi discepoli di almeno tre zeloti faceva credere che egli si fosse investito di una missione rivoluzionaria, che era andata fallita, ma aveva fatto di lui un simbolo sacro. I Nazareni (da nazir "il separato") riconoscevano in Gesù un modello di purezza e di rigore morale, che li teneva separati, non contaminati, dalla corruzione della società. Per darne segno, essi seguivano un'usanza che si fa' risalire a Mosè: un voto perenne o temporaneo di castità e semplicità di costumi, tenendo per tutto il periodo del voto i capelli intonsi. Il loro nome corrisponde all'epiteto dato a Gesù stesso "il Nazareno", che non deriva, come comunemente si crede da Nazareth, inesistente a quei tempi, ma denuncia invece, anche da parte di Gesù, l'osservanza di un simile voto. Altrettanto casti, poveri e vegetariani, erano i Nicolaiti, secondo la tradizione fondati 174 da un diacono dei primi apostoli, di nome Nicola, e più tardi gli Encratiti, che, rinunciando anche al vino, commemoravano il ricordo di Gesù cenando con pane e acqua. Questo comportamento di umiltà, povertà e frugalità dilagherà nel IV secolo a intere masse di fedeli, con i Manichei, poi nel Medioevo con i Catari ("i puri"), più tardi con i Poveri di Lione, fondati da Pietro Valdo e gli Spirituali, eredi di S. Francesco, come protesta popolare contro la corruzione della società e contro la stessa Chiesa che si era lasciata coinvolgere, rifiutando la sua autorità e la sua concezione di Gesù, Signore, Re dei Re, assiso trionfalmente in trono, per ripresentarlo umile tra gli umili, povero tra i poveri. Intanto, già fin dal II secolo, nel colto ambiente di Alessandria d'Egitto, erano cominciati a diffondersi i Vangeli gnostici, di ispirazione neoplatonica, che interpretavano la predicazione di Gesù su fondamenti razionali. Dagli gnostici Gesù era visto come simbolo della verità che illumina alla conoscenza (questo è il significato del vocabolo greco gnosis) del bene e del male, per cui è possibile all'uomo di seguire la via della rettitudine per intima convinzione. Lo gnosticismo imponeva un severo distacco dalle occasioni di peccato, ma anche una carità fraterna, rivolta ad aiutare gli altri, comunicando loro la gnosi appresa. Il bacio, tra gli gnostici, non era soltanto un segno di affetto, ma il mezzo con cui chi amava fecondava e generava un altro fratello. Un filo conduttore lega queste varie correnti eretiche del cristianesimo: l'umanità di Gesù con tutte le passioni più nobili dell'uomo: lo sdegno per l'intolleranza, la prepotenza, la cupidigia di denaro, la pietà per i poveri ed i sofferenti, la capacità di commuoversi e di piangere, il coraggio di rintuzzare il bigottismo farisaico, e di sferzare i mercanti del Tempio, di affrontare a viso aperto i potenti. Un uomo, la cui tragica fine - e l'apocrifo che riporta un immaginario scambio di lettere fra Pilato e l'imperatore Tiberio vuol essere una testimonianza dell'ipocrisia del potere politico, che elimina un personaggio molesto e poi ne compiange la morte ne ha fatto un martire e un modello ideale per tutti coloro che lottano per la libertà e la dignità umana. Forti movimenti religiosi, soprattutto protestanti, ai nostri giorni, tornano ad accentuare questo aspetto di Gesù. "Gesù ha predicato contro ogni ingiustizia, privilegio e oppressione. Il vero cristiano deve essere rivoluzionario", dicono i combattenti per la libertà dell'America centrale. "Se Gesù è stato crocifisso in qualità di sobillatore - scrive il luterano J. Moltmann, - come non dovremmo noi oggi attuare questa sua funzione nella critica della nostra società?" È questo il vero Gesù? Si, è anche questo. Nella molteplicità di interpretazioni che permette la vicenda di Gesù (Figlio di Dio, Redentore, vittima espiatoria, predicatore, profeta, modello di virtù, combattente per la libertà) sta' il segreto del suo eterno fascino. Nemmeno Gesù si sottrae al destino di ogni essere vivente: ognuno conta per gli altri nella misura in cui gli altri riescono ad attribuirgli una personalità che corrisponda a ciò che essi si aspettano da lui. 175 E oggi, in questa società sconvolta dal male, sempre sull'orlo di una catastrofe anche le previsioni apocalittiche di una non lontana distruzione del mondo intero, attribuite a Gesù da certi apocrifi, sono di sconvolgente attualità. Non per intervento dell'ira divina, come Gesù pensava, ma certo a causa della follia degli uomini stessi potrebbe essere prossima la fine del mondo. Riusciranno almeno i superstiti - se ve ne saranno - a fare tesoro degli ammonimenti del Gesù degli apocrifi, per costruire finalmente un nuovo mondo, basato su principi di amore, di fratellanza, di giustizia? -Estratti da alcuni Vangeli Apocrifi Codice Arundel 404 [estratto] Vangelo di Filippo [estratto] Vangelo di Maria [estratto] Vangelo di Pietro [completo] Vangelo di Tommaso [completo] Note ai vangeli gnostici di Tomaso, Maria e Filippo [David Donnini] Sebbene alcuni estratti qui riportati siano brevi, sono tuttavia sufficienti per intuire in quale ampia misura il contenuto dei vangeli gnostici della "collezione" di Nag Hammadi sia contrastante con quello della "scuola paolina". Anzi, possiamo senz'altro affermare che spesso si percepisce una vena intenzionalmente polemica nei confronti della teologia neo-cristiana dei seguaci di Paolo. Non possiamo negarlo nel momento in cui ci troviamo di fronte ad affermazioni del tipo: "Coloro che dicono che ... si sbagliano". Questa intonazione provocatoria l'avevamo già incontrata nei vangeli cosiddetti giudeo-cristiani, o piuttosto nelle severe critiche che i padri della chiesa hanno rivolto contro quei testi, dichiarando che i nazareni e gli ebioniti "...rifiutano l'apostolo Paolo...", "...chiamano apostata l'apostolo Paolo...", dichiarandolo uomo menzognero. Si ricordi che spesso Paolo, nelle sue lettere, insiste nel difendersi dalle accuse di menzogna e afferma con energia di "non mentire", confermando l'esistenza di una aspra polemica contro le sue idee. Senz'altro ci viene in mente l'immagine dell'"uomo di menzogna" contro cui si scagliano spesso le scritture qumraniane. Tutto questo è molto illuminante sulla via del nostro tentativo di sbrogliare la complicata matassa delle origini della letteratura evangelica e del loro legame con la letteratura essena del Mar Morto. Evidentemente, nei primissimi secoli, prima che la riforma costantiniana accettasse il cristianesimo a pieno diritto fra le religioni principali dell'impero e la chiesa diventasse organo di potere dell'impero stesso (cioè prima che iniziasse l'epoca lunga e tragica delle persecuzioni contro gli "eretici"), il cristianesimo era una vasta costellazione di "scuole" in contrasto l'una con l'altra e, fra queste, quella paolina non poteva dirsi né l'unica né la più accettata. La scuola giudeo-cristiana, ovverosia quella dei discepoli ebrei di Gesù, i quali non avevano alcuna intenzione di abbandonare la fede mosaica e interpretavano le profezie messianiche nel modo più tradizionale, era stata ripresa successivamente da diverse correnti gnostiche che conservavano una aperta ostilità nei confronti della 176 teologia revisionista, e addirittura scissionista, di cui Paolo, che aveva finto una opportunistica conversione, fu l'iniziatore. Uno dei principali elementi polemici che notiamo subito negli scritti gnostici riguarda il tema della resurrezione. Su esso non ci può essere dubbio alcuno: il vangelo di Filippo si esprime in termini estremamente chiari, dicendo che la resurrezione intesa come la intende la teologia cristiana che tutti conosciamo, ovverosia come ritorno alla vita biologica della carne morta, è uno "sbaglio". Essa deve essere piuttosto interpretata come una immagine simbolica, che rappresenta l'accesso ad una condizione di "vita eterna", di "gnosi", di "illuminazione", di consapevolezza spirituale che libera l'uomo dai legami dei sensi e della carne, ovverosia dai limiti in cui la sua vita materiale sembra essere irrimediabilmente imprigionata. Sono decisive, in tal senso, certe affermazioni, come quella che se "uno non consegue la resurrezione finché è vivo...", ecc... Altro elemento di forte contrasto è quello che riguarda il ruolo di Maria Maddalena. Nel vangelo detto "di Maria" abbiamo visto la testimonianza di una aspra contesa fra Pietro e Maria, e l'intervento di Gesù che tradisce una spiccata inclinazione per quest'ultima. Lo stesso identico fatto è testimoniato anche dall'ultimo verso del vangelo copto di Tomaso, mentre il vangelo di Filippo si spinge molto più in là affermando, per ben tre volte, che Maria Maddalena è "la consorte" di Cristo. Ora non possiamo fare a meno di rammentare alcune importanti tradizioni medievali, severamente combattute dalla chiesa soprattutto nella Francia meridionale, in cui si credeva che Maria Maddalena fosse proprio la moglie dell'aspirante Messia dei giudei e che, attraverso un figlio da lei concepito con l'illustre marito, avesse avuto un seguito la stirpe del sangue reale di Davide (il Sang Raal dei provenzali di lingua d'Oc, che noi storpiamo nella forma San Graal). È una delle questioni più censurate della storia medievale, dietro la quale si sono giocati anche importanti equilibri nella lotta per l'egemonia politica sull'occidente cristiano. Il Santo Graal, che noi siamo soliti rappresentare simbolicamente come una coppa in cui sarebbe stato raccolto il sangue del figlio di Davide, sarebbe in realtà la dinastia davidica (il Sangue Reale appunto) a cui qualcuno si sarebbe fregiato di appartenere, motivando così la sua ambizione a regnare sul Sacro Romano Impero. I versi 101 del vangelo di Tomaso e 17 del vangelo di Filippo trattano di una questione relativa allo Spirito Santo come Madre (Ruah = entità femminile in ebraico) e al concetto di Padre e Madre (con evidente riferimento al comandamento biblico "Onora tuo Padre e tua Madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà"). Ciò ha implicazioni profonde che svelano quanto sia stato reinterpretato il concetto trinitario dalla teologia neo-cristiana. Ovviamente, se leggiamo con attenzione il comandamento biblico, possiamo subito notare che il Padre e la Madre di cui si parla non sembrano essere i genitori carnali che ciascuno di noi ha. Non ha senso infatti l'idea che uno debba vivere a lungo solo qualora onori i genitori carnali. Diciamo invece che il Padre e la Madre a cui ci si riferisce nel significato originario del comandamento biblico sono figure che, attraverso una simbologia nuziale che è 177 ripresa più volte in altri versi da noi non citati dei vangeli di Tomaso e di Filippo, rappresentano i principi creativi che hanno posto in essere il mondo e che hanno stabilito le sue leggi. In pratica il Padre e la Madre sono le prime due figure del concetto originario di trinità, avente una connotazione fortemente sessuale, ed essendo il Figlio la terza figura, cioè tutto ciò che dai principi creativi è stato generato e, in particolare, l'umanità. Il verso 101 del vangelo di Tomaso confuta l'interpretazione neo-cristiana del comandamento biblico, affermando in modo chiarissimo che la madre contingente ha dato al figlio solo una spoglia mortale, mentre il principio essenziale della vita proviene a lui dalla vera Madre che è, appunto, la figura trinitaria che il neo-cristianesimo sostituisce con l'immagine desessualizzata dello Spirito Santo, eliminando così, tra le figure del Padre e del Figlio, l'unica che possa inserirsi logicamente. Il verso 17 del vangelo di Filippo si domanda come possa essere stata ingravidata Maria dallo Spirito Santo, cioè dal principio femminile della trinità, al quale, e solo al quale, è attribuita la qualità di una verginità intrinseca. Addirittura il verso si spinge a polemizzare apertamente con l'idea che Gesù non avesse una padre carnale, idea che appare nelle natività presenti nei vangeli canonici. L'ultimo punto che noteremo è quello espresso nel verso 47 del vangelo di Filippo. In cui si afferma chiaramente che il titolo Nazareno non ha relazione alcuna con una eventuale origine di Gesù dalla città di Nazareth, bensì ha un significato religioso che sembrerebbe legato al termine "verità". A questo proposito vorrei citare un messaggio che ho ricevuto il 10 Maggio del 1998 dal professor Daniel Gershenson della Università di Tel Aviv, nel corso delle nostre discussioni sulle origini della letteratura evangelica: "I think I have discovered the etymology of Nazoraios, and of the name for the Christians in Hebrew and Arabic. In the Aramaic translation of Isaiah 44:13, Jonathan ben Uzziel translated the Hebrew word "maqtsuot" with the Aramaic "Nazora" ... However the root NZR occurs in the Aramaic translation of Isaiah 26:2, "a righteous people keeping faith" where the word "emunim" (=faith) is from the root of "emeth" (=truth), so it is clear why that late Philip could say it means "truthful"." Ancora una volta troviamo che la tradizione più fedele alle origini giudeo-cristiane contesta un altro presupposto dell'insegnamento neo-cristiano: l'idea che Nazareno significhi di Nazareth. Mi pare logico ora portarvi con la fantasia nel magico Tibet e nella sua infinita spiritualità…… 178 TIBET Tra templi arroccati su cime inaccessibili, tra monaci contemplativi e sorridenti, tra le più alte catene del mondo, il Tibet è il paese del mistero per eccellenza. Sarà la sua secolare solitudine, sarà il mistero della sua fede, della sua filosofia e delle sue leggende che hanno dato a questo paese, dove tutti vorrebbero avventurarsi, il titolo di "magico". Ovunque si vada, e specialmente tra i templi e le statue di Buddha, si capisce come un tempo qualcosa di profondamente misterioso accadde in queste zone; in un certo senso le misteriose strutture architettoniche fanno da padrone in questo spaccato di enigmaticità. Possiamo iniziare tranquillamente con il mistero della religione di questa zona del mondo. Sebbene il Buddhsimo nacque in India cinquecento anni prima della nascita di Cristo è in Tibet che si sviluppa ed ebbe la sua massima espansione grazie alla nascita di scuole religiose e all'aiuto economico dei primi governanti locali, anche loro coinvolti profondamente nella fede. Al di là del mistero che coinvolge gli Dei di questa religione ,che ha portato a vedere Buddha e gli altri angeli e demoni come extraterrestri discesi da altri pianeti, c'è poca chiarezza per quanto riguarda le numerose tecniche connesse con questo antico culto. Cosa ispirò i primi maestri indiani e quindi i loro allievi tibetani per sviluppare tecniche tanto soprannaturali e per lo più ignote agli occidentali? Si è ipotizzato un probabile arrivo di genti di Mu in quelle terre, genti pronte ad istruire i Tibetani; Trattasi sicuramente di teorie molto particolari, confermate da numerose e coloratissime leggende locali, che tuttavia non possono essere date per scontate, vista ancora la profonda enigmaticità della storia tibetana e la sovrapposizione di leggende con reali fatti storici. Il segreto del buddismo risiede essenzialmente nella sua arte e nei suoi precetti liturgici così complicati ed estesi da far apparire la letteratura e l'arte occidentale sia di stampo religioso che culturale ben poca cosa. Essenzialmente, se parliamo di arte buddhista ci riferiamo inizialmente alla scuola del Ghandara, sorta in Afghanistan e che, soggetta all'influenza dell'arte greco-romana, vista l'instaurazione di antichi regni di cultura indo-greca, fissò i canoni basi per la rappresentazione del Buddha. Inizialmente, secondo ricerche archeologiche, l'immagine del Buddha era aniconica e a rappresentare la divinità vi erano elementi quali la ruota sacra del Buddhismo, elementi solari e così via. Con il tempo la figura, attraverso la statuaria e gli affreschi parietali, si è trasformata in quella di un uomo seduto nella posizione del loto, in atteggiamento di meditazione e di contemplazione. Sebbene la figura rappresentata differisca da zona a zona, generalmente essa è quasi sempre fissata in canoni precisi, sebbene inizialmente nelle aree vicino all'Afghanistan le statue avessero dei volti meno mongolizzati rispetto alle rappresentazioni cinesi, buddhiste e del sud est asiatico. È chiaro che se parlarliamo di Buddhismo ci riferiamo a concetti cosmici molto particolari; infatti le statue sono quasi sempre posizionate, secondo alcuni, su assi che possono ricordare costellazioni così come i templi in cui sono poste. Ci accorgiamo il più delle volte che il Buddha è sovente rappresentato con lunghe orecchie: perché 179 questa caratteristica? Curioso che anche nell'isola di Pasqua si parli di gente dalle orecchie lunghe (basti vedere i moai) e interessanti sono anche alcune statue di Angkor. Perchè non pensare che in Tibet così come nell'Isola di Pasqua si siano insediati gruppi di uomini dalle lunghe orecchie? È possibile, e vediamo come nel Buddha i richiami a questa antica etnia siano tutti presenti nella statuaria ricorrente. Il più delle volte il Buddha è rappresentato con l'ulna, una sorta di diadema sulla fronte che vorrebbe essere un richiamo al terzo occhio e alla capacità di chiaroveggenza; sappiamo inoltre che nel Tibet, tra specifici iniziati, si è soliti ricevere l'apertura del terzo occhio, e sappiamo che questo occhio, un tempo posseduto da tutti gli uomini, fu chiuso dagli Dei che ancora si aggiravano nel Tibet! Il Buddhismo è forse connesso al continente perduto di Mu? Il Buddha non sarebbe altro che uno dei tanti illuminati che avrebbero ripresto l'antico culto. Tutto è possibile ed ecco spiegati i numerosi riferimenti cosmici nel pantheon buddhistico, dalla credenza dell'esistenza di numerosi ed infiniti mondi, alla creazione di elitè culturali segrete, dedite all'esoterismo, quali i Mikkyo ad esempio; alla compilazione di testi segreti che ci parlano di antichi riti quali i Tantra, alla figura di Siddharta Guatama, così misteriosa che farebbe pensare a un depositario di antichi segreti o iniziato da specifici esseri cosmici. Che dire poi dell'uso in tempi remoti dei Vajra: fulmini che usavano gli dei per scacciare i demoni? Vuole essere forse un riferimento ad antiche tecnologie avute in dote da esseri superiori o da antiche civiltà? Come spiegare poi il ricorrente modo di rappresentare i buddha giganti? Ciò vuole forse alludere a quella antica razza di giganti di Mu che si aggiravano nel Tibet millenni or sono? Il famoso Lobsang Gampo ci racconta dell'aggirarsi nel Tibet di un antica stirpe di uomini alti e con gli occhi chiari, facenti parti della casta dei nobili: un altro elemento che ci conferma la presenza di civiltà aliene ed avanzate nell'antico Tibet? Il Buddha forse fu solo un intermediario di un antico ed elaborato sapere spirituale dettato e custodito da antiche etnie che vivevano nel Tibet e poi scomparse. Nel corso del nostro viaggio in Tibet capiremo come tutti i misteri di questa terra siano in qualche modo connessi a tempi molto antichi, in cui razze aliene si diedero da fare per costruire la cultura che ancora oggi dimora in queste lande isolate. La statuaria buddhistica e gli affreschi parietali ci mostrano spesso il Buddha attorniato da misteriosi simboli cosmici e il suo corrente essere associato al loto. Come spieghiamo questi misteriosi simboli e cosa dire del loto?Si dicono che Badsambambawa, noto maestro yoga che portò in Tibet questa religione, sia nato in un loto. Può essere il loto il ricordo sbiadito di un veicolo cosmico su quale giunse il famoso maestro? Si dice che questo uomo fu un santo, e perché non pensare che una creatura così perfetta possa essere, al pari delle altre religioni, un essere di un altro mondo che istruì gli uomini? Le sue complicate tecniche riportate nel Bardo Thol, ovvero il libro tibetano dei morti, ci fanno pensare ad esso come un uomo di una razza evoluta proveniente da altri pianeti. Forse potrebbe essere stato anche uno dei tanti "eroi" creati in laboratorio per opera dell'elitè di Mu dimorante in queste zone. Forse è solo 180 fantascienza ma stando a precisi richiami cosmici ed elementi culturali, questa religione forse fu profondamente influenzata da esseri di altri mondi. Non sappiamo in che modo, un passato mitico deve aver costellato il Tibet e forse furono protagonisti esseri non umani come anche la antica religione Bon ci lascerebbe credere. Il nostro viaggio prosegue con l'esplorazione di un misterioso luogo chiamato Agharti. Osannato e cercato a lungo, questo luogo enigmatico continua a far parlare di sè da migliaia di anni; sfortunatamente, nessuno ha mai capito se si tratta di un luogo reale, di una leggenda oppure di un piano dimensionale diverso, abitato da iniziati. Tantissime leggende contribuiscono a infittire il mistero di Agharti. Si dice ad esempio che sia la porta di accesso verso un mondo di gallerie abitato ancora da presunti superstiti di Mu, si dice che dentro vi dimorino demoni, entità non umane e altre specie viventi. Forse si tratta solo di un'invenzione oppure solo favole tibetane. Non lo possiamo dire anche perché finora non è stata provata la veridicità della presenza di un luogo simile. Molti hanno pensato ad esso come a uno stato di beatitudine, che si raggiunge in seguito ad enormi sacrifici e prove durissime. Forse un giorno lontano sapremo con sicurezza di cosa si possa trattare. Molto misteriosa è la città di Lasha, la capitale del Tibet. Per diversi anni è stata chiusa agli stranieri e vi potevano accedere soltanto Tibetani. Quali segreti nascondeva Lasha per essere chiusa agli stranieri? Molto probabilmente succedevano o accadevano cose meravigliose che non potevano essere svelate al mondo occidentale, che sicuramente non avrebbe capito. Un altro regno mitico affine ad Agharti sarebbe Shangri-La, racchiuso tra le montagne dell'Himalaya. Stando ad alcune leggende si tratterebbe di un regno di perfezione abitato da iniziati sganciatisi dalle convenzioni del mondo moderno. Come nel caso di Agharti non si hanno prove dell'esistenza di questo mondo e si pensa che possa essere soltanto un concetto spirituale o uno stadio di perfezione raggiunto con uno specifico addestramento. Dove esiste quindi veramente Shangri-La? Nel nostro io oppure si tratta effettivamente di un regno parallelo veramente esistente? Passando alla presenza di ipotetici extraterrestri nel passato, vediamo che il Tibet è ricchissimo di riferimenti a queste creature. Se potessimo compilare una casistica dei paesi più visitati da extraterrestri nel passato il Tibet sarebbe sicuramente al primo posto. Libri, leggende e riferimenti religiosi ci fanno pensare alla presenza di antichi extraterrestri scambiati per dèi, che sarebbero potuti diventare addirittura capi e fondatori di religioni. La testimonianza ci viene dal testi tibetani, in particolare dal Kanjnr, che per pagine e pagine ci racconta di dèi di fuoco arrivare su luci abbaglianti o conchiglie volanti arrivare su nubi dense attorniate da luci misteriose. La mole di questi testi sarebbe impressionante visto che si tratterebbe di 1083 opere e solo il Tanjur consisterebbe di 225 libri. Non si parla soltanto dell'arrivo di esseri misteriosi ma anche dell'instaurazione, come abbiamo detto pocanzi, di veri e propri imperi sanciti da alleanze che potremmo definire cosmiche. Due leggende molto speciali chiarirebbero quanto stiamo dicendo. La prima narra di 181 un ragazzo dal capo deformato che sposò la figlia di un dio dimorante nelle regioni celesti, scendendo di tanto in tanto sulla Terra sotto forma d'anatra splendente. A che cosa vuole alludere la storia? Alla presenza di extraterrestri nell'universo che a un certo punto si unirono con gli umani creando importanti dinastie? È possibile, e il Tibet con i suoi misteri ci richiama a tempi immemorabili in cui potenti monarchie spaziali si installavano sul territorio. Il noto autore Walter Raymond Drake, nell'esplorare le tracce che richiamavano a una presenza di antichi extraterrestri nelle terre asiatiche, ci racconta di una favola tibetana che richiama a realtà sconosciute e a potenti imperi di cui oggi non si sa più nulla. Vediamo come si esprime Drake a riguardo: "Una colorita fiaba tibetana descrive Sudarsoma, la città di trentatrè dei, che sorgeva nello spazio, circondata da sette cerchia di mura d'oro...una meraviglia architettonica scintillante d'oro, argento, berillio e cristallo, dove le divinità avrebbero posseduto il potere della materializzazione, traendo dagli alberi tutto quanto desideravano... Dopo aver conquistato il mondo intero, il re Mandhotar sarebbe stato spinto dalla brama di potere a sottomettere anche il cielo, ma la sua sfrenata ambizione lo avrebbe condotto a perdere tutto, anche la vita. Ora, mentre Mandhotar si trovava nello spazio, la città di trentatrè dèi sarebbe stata attaccata dagli Asura, i quali , dopo una dura battaglia combattuta con armi incredibili, vennero sconfitti e ricacciati nello spazio." Il Tibet delle origini poi ci racconta chiaramente di monarchi potenti dotati tuttavia di caratteristiche che li fanno apparire come dei viaggiatori giunti sulla Terra in chissà quale modo, pronti a conquistare il potere locale vista la loro superiorità, non solo tecnologica ma anche biologica. Si racconta infatti del primo monarca conosciuto con il misterioso nome di Shipuye, di cui si ignora l'origine. Si parla dei "sette troni divini"e delle "due alte creature" (Peter Kolosimo, in Non è terrestre ci fa notare un parallelismo con leggende vietnamite, greche, giapponesi ,egizie ed indiane che ci accennano a periodi ancestrali in cui ci furono monarchie divine) seguite poi dai "quattro potenti", dai "sei regnanti saggi" e dagli "otto monarchi del mondo" per giungere poi al primo monarca tibetano, di cui è registrata la vita e le opere, conosciuto come Nami Sontson, che durante il VII sec. creò un forte impero in Oriente. Chi erano, escludendo quindi l'ultimo monarca dotato di caratteristiche totalmente umane, i misteriosi esseri che diedero vita a questi favolosi imperi? A che epoca risalirebbero questi mitici regni? Perchè si è persa ogni traccia di questi imperi e dei loro governanti? Si tratta solo di opere di fantasia oppure gli antichi testi tibetani ci raccontano la verità? Le tracce della presenza di esseri più evoluti o di civiltà potenti non finisce qua. Infatti nello stato del Yunnan, esattamente tra i fondali del lago Tungfling, sono stati ritrovate piramidi enigmatiche di cui non si conosce l'origine, e che fa sospettare ci sia lo zampino di ipotetici abitanti di Mu. È possibile che il luogo fu visitato da esseri di altri mondi visto il ritrovamento di strani geroglifici su un isola del lago citato. Questi geroglifici rappresenterebbero esseri a bordo di navicelle, reggenti strane trombe. I geroglifici risalirebbero a 45.000 anni fa. È forse la cronaca di antichi 182 sbarchi di alieni? È possibile e possiamo pensare che i geroglifici possano anche rappresentare gli abitanti di Mu che giungono in Tibet con astronavi.. Chi era il popolo che giunse in quest'angolo del mondo millenni or sono? Secondo il prof. Chi-Pen-Lao, furono antichi astronauti. Giunsero sulla Terra. Ciò sarebbe comprovato dal ritrovamento sulle montagne Nimu di un antica popolazioni di uomini alti 130 cm. Stando a lui ed altri studiosi questi piccoli uomini sarebbero i diretti discendenti di antichi visitatori cosmici, rappresentati nelle caverne e sulle montagne che numerose circondano queste zone. Nelle montagne di Bayan Kara Ula sono stati ritrovate misteriose tombe contenenti esseri dagli enormi crani e affiancati da dischi circoncentrici. Non si sa di chi fossero quegli scheletri, ma ricordandoci del caso della lamaseria di Thuerin in Mongolia è probabile che si trattasse di esseri di altri mondi. I dischi contenevano geroglifici che riportavano una verità sconcertante. Vediamo cosa ci dicono: "Da un pianeta lontano 12.000 anni luce giunsero un giorno delle astronavi. Atterrarono in Tibet con gran fragore, dieci volte, sino al sorgere del Sole. Gli uomini, le donne ed i bambini (terrestri) si rifugiarono nelle caverne. Questi viaggiatori vennero chiamati Dropa o Kham. Infine gli Umani compresero, dai segni e dal comportamento, che i visitatori venuti dal cielo avevano intenti pacifici e i Dropa poterono avvicinarli". È possibile quindi che uomini di altri mondi abbiano visitato il Tibet di molti millenni or sono. Le tracce sono molto chiare a tal riguardo. Forse il Tibet è stato solo uno dei tanti paesi che subirono l'influenza di antichi visitatori cosmici. La presenza di qualche potente civiltà di origine ovviamente non umana ci viene anche da Lobsang Rampa, famoso lama tibetano autore di libri sui segreti del Tibet. Durante la sua vecchiaia avrebbe scoperto una misteriosa grotta con magnifici oggetti di una civiltà superiore e molto antica. Vediamo cosa ci dice in proposito: "...ero con altri tre Lama e stavamo esplorando alcune catene montuose tra le più remote, allo scopo di scoprire la causa di un forte boato udito qualche settimana prima. Perlustrando le vette circostanti, individuammo una grande crepa molto profonda che immetteva in una caverna degli antichi. Penetrammo tutti e quattro nella crepa e dopo alcuni metri notammo che una debole luce argentea, mai vista prima, illuminava un'ampia ed enorme sala, come se la montagna fosse vuota. Mentre avanzavamo constatammo con grande stupore che la luce argentea illuminava anche degli apparecchi e altri meccanismi strani. Alcuni di questi si trovavano dentro dei contenitori di vetro, mentre altri si potevano toccare. Così cominciammo tutti a ispezionare questi strani macchinari e l'immensa sala, attraversando porte che si aprivano e si chiudevano automaticamente, mentre le apparecchiature sembravano illuminarsi o entrare in azione al nostro passaggio. In una di queste macchine si trovava uno schermo (molto simile ad un odierno televisore), dove il gruppo poteva rivedere, registrati, alcuni episodi di vita della civiltà perduta degli 'antichi'. Questo è quello che vedemmo e sentimmo. Una civiltà evoluta, esistita migliaia e migliaia di anni fa, che poteva volare nel cielo e costruiva apparecchi che imprimevano pensieri nella mente di altre persone. Possedevano armi atomiche e infatti una di queste 183 esplose e distrusse quasi tutto il mondo. Alcuni continenti sprofondarono sotto le acque ed altri ne emersero". È chiaro che il lama venne a conoscenza di qualcosa decisamente enigmatico, ma come si deve considerato tale ritrovamento? Reale? Si tratta forse di veicoli degli antichi abitanti di Mu che si sistemarono in Tibet? Il riferimento alla civiltà degli antichi e all'avanzata tecnologia ci fanno davvero credere che qualcosa del genere possa essere successo. L'autore tibetano, raccontando la sua biografia, ci fa credere che il Tibet in passato possa essere stato una fiorente colonia di un antico impero antidiluviano. Infatti egli cita la presenza nel Tibet di uomini alti più di due metri e dagli occhi chiari; il padre era solito raccontargli di un'antica età dell'oro dove gli dèi camminavano con gli esseri umani e dove questi ultimi possedevano il terzo occhio, che erano solito sfruttare per visualizzare il vero carattere delle persone. Gli uomini di due metri e dagli occhi chiari, e il mito dell'età dell'oro, ci portano da un lato a credere che ci fu una qualche civiltà antidiluviana (Mu?) e da un altro lato che i suoi discendenti si aggirino ancora per il Tibet. Gli abitanti di Mu erano spesso descritti come alti e dai capelli chiari e quindi se ammettessimo una loro emigrazione in Tibet è possibile che i loro discendenti siano presenti ancora nel paese delle nevi. Cosa possiamo dire del terzo occhio? La leggenda allude chiaramente a un tempo mitico in cui tutti gli uomini lo possedevano e sappiamo che nelle lamaserie, esistono degli iniziati, come Lobsang Rampa, che ricevono l'apertura del terzo occhio. Forse i gruppi di monaci promulgano un tipo di religione il cui scopo era quello di tornare all'antico culto? Sappiamo che le statue del Buddha sono soventi essere rappresentate con questo terzo occhio. Forse il Buddhismo non è che il proseguimento di un'antica religione esistita durante il regno dei signori di Mu in Tibet. Tutto può essere, e potremmo anche ipotizzare che le lamaserie furono portate a un livello tecnologico tale da consentire ad alcuni di loro i viaggi interstellari, come alcune leggende tibetane ci farebbero credere. Forse ebbero modo di imbattersi in esseri cosmici il cui contatto fu mantenuto utilizzando apposite tecniche telepatiche, che a questo punto possono essere tanto originarie di un'antica civiltà situate in queste zone quanto acquisite in seguito al contatto con esseri di altri mondi. Abbiamo tracciato essenzialmente e in breve i misteri del Tibet e siamo venuti a conoscenza che civiltà aliene e presunte civiltà antidiluviane possano essersi installate lì. Purtroppo la complicatezza, la confusione e la lontananza nel tempo di certe tracce spaziali non ci chiariscono le idee di cosa realmente sia successo nel Tibet. In un giorno non lontano forse saremo in grado di capire tutti i segreti di questa regione ed avere un quadro chiaro di come fosse la realtà all'epoca. E studiando il Tibet, potremo anche far luce su tutti i segreti che avvolgono il passato della Terra Dopo il Tibet misterioso e spirituale, la terrificante realtàcomunista. Il problema grave del comunismo nel mondo: ha oppresso e sta opprimendo ingiustamente milioni di persone, negando loro dignità e libertà, anche in Tibet! Anche in tale partito, che avrebbe dovuto mettere al centro del benessere l’uomo, ha alterato ogni vera filosofia per il solito potere dei pochi sui tanti…. Cambiano i parametri, ma gli 184 umani sono comunque i soliti idioti guidati da aguzzini “dal cuore di pietra”!. LE QUATTRO TAPPE DELL'OLOCAUSTO: EMIGRAZIONE LE GHETTIZZAZIONE, MASSACRI CON UNITÀ MOBILI, CAMPI DI STERMINIO. 1- "SOLUZIONE EMIGRAZIONE" (1933-1941) Inizialmente, vale a dire sino allo scoppio della guerra, apparentemente l'obiettivo principale del nazismo e di Hitler consistette nel rendere il Reich judenfrei vale a dire "libero dagli ebrei". Il sistema prescelto per "ripulire" la Germania dagli ebrei fu, in questa prima fase, costringerli ad emigrare. Rendendo loro intollerabili le condizioni di vita attraverso una legislazione sempre più oppressiva, si cercava di spingerli verso un esodo definitivo all'estero. Il bilancio di questa fase che va sostanzialmente dal 1933 al 1939, non fu tuttavia coronato da successo. Dei 520.000 ebrei tedeschi che vivevano in Germania nel 1933, ne rimanevano 350.000 nel 1938. Ma in quello stesso anno con l'annessione dell'Austria i nazisti si trovarono a dover "gestire" anche i 190.000 ebrei austriaci. Riuscire a far emigrare altri 540.000 ebrei apparve era impossibile. Ad ogni espansione della Germania nazista il numero degli ebrei cresceva e le nazioni estere non furono in grado o non vollero assorbire l'ondata di emigrazione ebraica proveniente dal Reich. La soluzione "emigrazione" alla vigilia della guerra appariva sostanzialmente fallita. Nacque allora l'idea di ampliare il concetto stesso di deportazione trasferendo forzatamente in un luogo distante gli ebrei tedeschi. Il luogo venne individuato nell'isola di Madagascar. All'epoca il Madagascar era una colonia francese e per rendere possibile il piano, occorreva sottoscrivere un accordo diplomatico. Nonostante i numerosi colloqui non si raggiunse alcun risultato positivo. Con la sconfitta della Francia questa ipotesi tornò in auge. La resistenza della Gran Bretagna tuttavia impediva la realizzazione del progetto. In più nel 1940 la situazione era drammaticamente mutata: non si trattava più di far emigrare 520.000 ebrei tedeschi, occorreva sbarazzarsi anche degli ebrei polacchi che assommavano a 2.000.000 di persone. Nel febbraio 1941 Hitler discusse il problema con il consigliere del lavoro Ley. Dal diario personale di Gerhard Engel (un ufficiale che prestava servizio presso il quartier generale del Führer) sappiamo che Hitler aveva ancora in mente l'idea dell'emigrazione forzata anche se questa andava presentando sempre maggiori difficoltà a causa della guerra. Hitler ammise che all'inizio aveva affrontato il problema pensando soltanto agli ebrei che vivevano nel Reich. Ora l'obiettivo era diventato più ambizioso: l'influenza ebraica doveva essere eliminata da tutti i territori sotto il controllo dell'Asse. Hitler a questo punto sostenne che occorreva riprendere in mano la questione del Madagascar con i francesi. Martin Bormann chiese come si sarebbe potuto trasportare 185 così tanti ebrei in un luogo così distante vista la presenza della flotta inglese. Hitler ribatté che occorreva studiare la questione e si dichiarò disposto a usare l'intera flotta se necessario ma non voleva esporre i marinai tedeschi ai siluri inglesi. Ora però "pensava a ogni cosa, da un punto di vista diverso, e non certo con maggiore simpatia" [verso gli ebrei]. Hitler pensava cioé ad altre possibili soluzioni. 2 - GHETTIZZAZIONE AD ORIENTE In piena guerra il problema si aggravò ulteriormente. L'invasione del Belgio, dell'Olanda, della Francia, della Danimarca e Norvegia fece aumentare ulteriormente il numero degli ebrei caduti nelle mani del nazismo. L'obiettivo prioritario, rendere judenfrei la Germania si allargò a dismisura: si trattava ora di rendere judenfrei l'intera Europa. La soluzione non poteva più essere quella di far emigrare gli ebrei all'estero. Si fece così strada un'altra soluzione: deportare gli ebrei europei all'Est concentrandoli nei territori polacchi occupati. In questa operazione di concentramento dovevano essere coinvolti ovviamente anche gli ebrei polacchi. Creare in Polonia dei grandi ghetti apparve la soluzione più appropriata. Tuttavia sin dall'inizio ci si scontrava con un altro pilastro dell'ideologia nazista: lo "spazio vitale" che la Germania doveva guadagnarsi ad Est. I territori conquistati dovevano infatti essere destinati ai tedeschi che avrebbero dovuto insediarvisi. Il concentramento nei ghetti della Polonia non poteva dunque rappresentare la "soluzione finale" del problema ebraico ma una "soluzione transitoria" in attesa della fine della guerra dopo la quale si sarebbe dovuta trovare una soluzione alternativa. 3 -STERMINIO IN UNIONE SOVIETICA Mentre si affermava la soluzione della "ghettizzazione" la Germania stava preparando i piani di invasione dell'Unione Sovietica. In prospettiva l'invasione dei grandi territori dell'Ucraina, della Bielorussia e della Russia europea aggravava il "problema ebraico". Infatti il numero degli ebrei che vivevano in Unione Sovietica ammontava a svariati milioni. La soluzione adottata in Polonia non sembrava praticabile. Si fece strada un'ipotesi alternativa: eliminare fisicamente gli ebrei dell'Unione Sovietica con nuclei di sterminio mobili appositamente creati. Nel marzo 1941 Hitler affermò che "l'intellighenzia giudeo-bolscevica in Unione sovietica doveva essere eliminata" ma questo era un compito difficile che non poteva essere affidato all'esercito. In una direttiva dell'esercito del 13 marzo 1941 si informavano i comandanti militari che Hitler aveva incaricato Himmler di certi compiti speciali nelle zone operative dell'esercito. Himmler avrebbe agito di autorità propria e sotto la sua personale responsabilità. Di fatto questi compiti consistevano nel massacro degli ebrei sovietici ad opera dei cosiddetti "Einsatzgruppen". Il 22 giugno 1941 la Germania invadeva l'Unione Sovietica. Nei territori che con estrema velocità le armate tedesche stavano occupando vivevano 4.000.000 di ebrei. All'avanzare delle truppe tedesche, alle loro spalle, gli Einsatzgruppen iniziarono un sistematico massacro che - secondo le valutazioni degli storici - provocò oltre 186 1.500.000 morti. 4 - «SOLUZIONE FINALE» La soluzione di sterminare sul posto gli ebrei rappresentò un "salto di qualità" nel progetto di eliminare il giudaismo europeo. Per la prima volta si teorizzava e applicava nel concreto un piano di eliminazione fisica. Tuttavia il sistema di sterminare gli ebrei laddove vivevano non poteva essere adottato al di fuori dell'Unione Sovietica. Lo sterminio degli ebrei occidentali non poteva essere attuato con mezzi così brutali ed evidenti. Non si potevano assassinare in massa gli ebrei olandesi, francesi, greci alla luce del sole. Le fucilazioni compiute ad Oriente erano inimmaginabili ad Occidente. Occorreva studiare un altro metodo. Ed è di fronte a questi problemi che si fece strada la "soluzione finale". Vi erano state diverse esperienze di sterminio negli anni precedenti che concorsero ad ideare la soluzione finale: il programma di eutanasia aveva formato un nucleo di specialisti che aveva ideato le uccisioni con i gas; la deportazione in Polonia degli ebrei del Reich aveva fornito degli "insegnamenti" sulle tecniche di deportazione; il concentramento in ghetti aveva messo in grado le possibilità della macchina dello sterminio. Con un bagaglio di esperienza così ampio si fece definitivamente strada la soluzione finale cioe' l'annientamento fisico degli ebrei in campi di concentramento predisposti a Oriente. La teorizzazione di questa soluzione finale venne affidata ad Himmler e ad Heydrich. Lo spartiacque storico venne marcato dalla cosiddetta Conferenza del Wannsee, una riunione nella quale si iniziarono a coordinare tutti gli enti interessati al buon esito della soluzione finale. All'inizio del 1942 la "soluzione finale del problema ebraico" era stata varata. Il termine olocausto, che nell'antica liturgia ebraica designa il sacrificio levitico, è stato adottato dagli storici per indicare il massacro di sei milioni di ebrei compiuto dal regime nazista durante la seconda guerra mondiale. Dopo la politica di boicottaggio e di discriminazione antisemita avviata in Germania fin dal 1933 (vedi leggi di Norimbrega 1935) e I'istituzione dei primi campi di concentramento (Oranienburg, Buchenwald e Dachau), i nazisti presero a pretesto I'assassinio di Ernst von Rath, un segretario dell'ambasciata tedesca a Parigi, per bruciare 267 sinagoghe e arrestare 20.000 persone nella tristemente famosa Kristallnacht ("notte dei cristalli" tra il 9 e il 10 novembre 1938. Gli ebrei tedeschi furono costretti a pagare una somma di 400.000.000 di dollari per risarcire i danni subiti dalle loro stesse proprietà. Iniziata la seconda guerra mondiale (settembre 1939), tre milioni di ebrei polacchi dovettero subire un Blitzpogrom di violenze e di stragi. Con il decreto sui ghetti di Reinhard Heydrich, aiutante di Heinrich Himmler, furono gradualmente separati dal resto della popolazione e, nei due anni successivi, morirono in 700.000 per stenti e fame; i nazisti progettarono anche di deportare tutti gli ebrei nella riserva di Nisko (regione di Lublino) o in Madagascar. Quando nel giugno 1941 la Germania attaccò I'URSS, contro gli ebrei russi furono 187 impiegate quattro Einsatzgruppen ("squadre d'urto") speciali, che si macchiarono di orribili atrocità, culminate nell'eccidio del burrone di Babi Yar (Kiev), dove il 29-30 settembre 1941 furono mitragliati 33.771 ebrei. Su insistenza di Hitler, Heydrich presiedette (gennaio 1942) la conferenza di Wannsee sulla "definitiva soluzione della questione ebraica". Nei tre anni successivi gli ebrei reclusi ad Auschwitz e negli altri campi di concentramento furono sterminati, fra I'altro, col gas cianidrico o col monossido di carbonio, con le iniezioni al fenolo, con i lanciafiamme e le bombe a mano. Nel corso della guerra, dal Nord Africa alla Bielorussia, non meno di 60.000 ebrei combatterono da partigiani contro i nazisti. Epiche le sollevazioni dei ghetti a Cracovia, Bialystok, Vilna, Kaunas, Minsk, Slutsk e soprattutto a Varsavia (aprile-maggio 1943). Reclusi ebrei distrussero Sobibor e Treblinka, così come guidarono la rivolta in altri 15 campi di concentramento. A guerra finita, erano stati uccisi due terzi degli ebrei europei, più di quanti erano stati eliminati durante i Pogrom nei diciotto secoli precedenti. Dai Nazisti ai comunisti: cambiano i nomi, ma la sostanza è la stessa! MILIONI DI MORTI DOVUTI AL COMUNISMO Accanto a Lenin, Trockij e altri, fu uno dei principali artefici del primo Stato socialista del mondo, l'Unione Sovietica. Sotto il suo governo l'URSS venne trasformata da Paese prevalentemente agricolo in un Paese industrializzato, nonostante le numerose carestie che provocarono milioni di morti. Isolata politicamente dal resto del mondo agli inizi della ascesa al potere di Stalin, alla sua morte l'Unione Sovietica era una delle due superpotenze mondiali, dotata di armi nucleari e leader dell'alleanza dei paesi socialisti dell'Europa orientale. Stalin fu anche un teorico del marxismo; la versione del marxismo-leninismo realizzatasi in via di fatto nei trent'anni del suo governo è nota come stalinismo con caratteristiche in parte marcatamente divergenti rispetto alla formulazione leninista del marxismo. Nonostante i gravi errori di condotta politica e di strategia militare nella fase iniziale della guerra contro la Germania, seppe riorganizzare il paese e l'esercito fino a ottenere (pur a costo di spaventose perdite militari civili) la vittoria totale nella Grande Guerra Patriottica. Ha rivestito il ruolo principale nella distruzione del Nazismo e nella sconfitta e la morte di Hitler; le sue truppe conquistarono Berlino, costringendo il Führer al suicidio, dopo aver liberato l'Europa Orientale dall'occupazione tedesca. È responsabile di avere ordinato la deportazione ed avere causato la morte di milioni di persone. In Ucraina vi è un giorno dell'anno, il 25 novembre, dedicato al genocidio ucraino che causò molti milioni di morti durante la grande carestia degli anni Trenta (oltre 14 milioni secondo il presidente della Repubblica ucraino), nota col nome di Holodomor o Golodomor , causata da Stalin e dai suoi collaboratori più stretti. 188 IL LIBRO NERO DEL COMUNISMO Il libro nero del comunismo (Le Livre noir du communisme: Crimes, terreur, répression, 1998, a cura dello storico del comunismo Stéphane Courtois) è una raccolta di saggi sugli stati comunisti e su crimini e abusi compiuti dai regimi di tali stati. I saggi sono scritti da diversi accademici e ricercatori del CNRS francese. Soprattutto in Francia, ma anche in Italia, il libro non ha mancato di essere impugnato nella contesa fra le forze politiche; in genere, le destre hanno salutato la sua pubblicazione come operazione di verità, mentre le sinistre hanno criticato il progetto editoriale e culturale dell'opera, vista come un attacco all'eurocomunismo o alla sinistra in generale, pretestuosamente associata all'azione dei regimi totalitari di matrice comunista. Nella maggior parte dei casi, l'enfasi del libro è più sulla completezza dei dati che sulla loro analisi nel contesto; fra le sezioni a cui viene accreditato un maggior valore di ricerca storica si deve citare quella sull'Unione Sovietica, scritta da Nicolas Werth. Alcuni commentatori hanno criticato l'impostazione del testo da diversi punti di vista, in alcuni casi negando al Libro nero (eventualmente con l'eccezione del saggio di Werth) qualunque valore scientifico e storiografico (vedi la sezione Aspetti controversi). Altri invece lo hanno accolto in modo favorevole, come ad esempio Norberto Bobbio, secondo il quale "L'utilità e la novità dell'opera è aver individuato il nesso indissolubile tra comunismo e terrore dovunque". Il libro si propone innanzitutto come raccolta di dati sui crimini compiuti dai regimi comunisti nel mondo. Diverse fonti ostili alla pubblicazione hanno trovato discutibile l'uso del termine crimine in storiografia; tuttavia, nell'uso che se ne fa nel Libro nero, si può intenderlo come equivalente a espressioni più specifiche come crimini contro l'umanità o violazioni dei diritti umani (esecuzioni senza processo, rapimenti, tortura ecc.). L'enfasi del testo è spesso sul resoconto di tali crimini in termini numerici (in genere ricavati dal lavoro di altri autori) per arrivare a un "totale" stimato di 100 milioni di "vittime del comunismo". Nel 1973 è stato pubblicato un volume molto simile al Libro nero del comunismo per intenti e forma: si tratta de Il costo umano del comunismo di Robert Conquest, Richard L. Walker, Hosmer e James O. Eastland (edizioni Il Borghese). Tale libro prende in considerazione l'Unione Sovietica, la Cina e il Vietnam (esclude i regimi in Cambogia e in Corea del Nord, che hanno provocato vittime dopo il 1973) e stima il totale dei morti in circa 100 milioni, affermando che il comunismo è peggiore del nazismo per questa ed altre ragioni. Gli episodi considerati sono gli stessi del Libro nero, ma per alcuni le cifre variano sensibilmente in difetto o in eccesso: per esempio sono attribuiti solo due milioni di morti alla carestia cinese del 1959, in quanto la prima diffusione delle stime più ingenti si ebbe solo nel 1978, ma sono sovrastimate le vittime della collettivizzazione cinese degli anni '50 (i dati per la Cina provengono da Human cost of communism in China di Richard L. Walker). I crimini del comunismo 189 Questa e l'ultima parte sono scritte direttamente da Courtois ed espongono le sue conclusioni, sezione più controversa del libro. Fornisce un riepilogo del numero di morti: URSS venti milioni, Cina sessantacinque milioni, Vietnam un milione, Corea del Nord due milioni, Cambogia due milioni, Europa dell'est un milione, America latina centocinquantamila, Africa un milione e settecentomila, Afghanistan un milione e cinquecentomila, movimento comunista internazionale e partiti comunisti non al potere diecimila. Per un totale di poco inferiore ai novantacinque milioni di morti. Successivamente indica le principali fasi della repressione che in Unione Sovietica sono: fucilazione di decine di migliaia di persone imprigionate senza essere state sottoposte a giudizio e massacro di centinaia di migliaia di operai e di contadini insorti fra il 1918 e il 1922; deportazione ed eliminazione dei cosacchi del Don nel 1920; carestia russa del 1921-1923, che ha provocato la morte di 5 milioni di persone; assassinio di decine di migliaia di persone nei campi di concentramento fra il 1918 e il 1930; deportazione di 2 milioni di kulaki (o presunti tali) nel 1930-1932; sterminio di 6 milioni di ucraini nel 1932-1933 per carestia indotta e non soccorsa (Holodomor); eliminazione di quasi 690 mila persone durante la grandi purghe del 1937-1938; deportazione di centinaia di migliaia di polacchi, ucraini, baltici, moldavi, bessarabi, tedeschi, tatari, ceceni e ingusci negli anni fra il 1939 e il 1945. Violenze, repressioni, terrori nell'Unione Sovietica Gran parte di questo capitolo, scritto da Werth, analizza i crimini che vengono imputati alla dittatura di Stalin, è anche dettagliatamente descritto il periodo precedente, la rivoluzione e la guerra civile; mentre, al periodo successivo, (19531991) è dedicato un solo paragrafo poiché la repressione perde il suo carattere sanguinario. Questi sono i principali fatti di sangue indicati da Werth: operazioni anti partigiane dopo la seconda guerra mondiale poche decine di migliaia vittime, carestia dopo la seconda guerra mondiale mezzo milione di vittime, morti nei campi durante la seconda guerra mondiale mezzo milione, morti durante le deportazioni nel corso della seconda guerra mondiale poche centinaia di migliaia, morti fra i prigionieri e i deportati polacchi poche centinaia di migliaia, giustiziati durante le purghe settecentomila, morti nei campi fra il 1930 e il 1940 quattrocentomila, carestia del 1932/3 sei milioni, repressione degli anni venti alcune decine di migliaia, carestia del 1921/2 cinque milioni, morti nei primi anni alcune decine di migliaia. Da notare che il Werth non da una stima totale delle vittime ma fornisce varie stime a volte in contrasto fra loro per i vari episodi di violenza. Aspetti controversi Le sezioni di Courtois che aprono e chiudono il testo (I crimini del comunismo e Perché?) sono la parte più controversa del Libro nero. Le critiche che vengono mosse a Courtois sono di vario genere. Per esempio, Courtois sarebbe stato poco scientifico nel chiarire gli obiettivi della ricerca (significato del termine "crimine" e metodo di conteggio delle "vittime"); fazioso (per esempio nel formulare giudizi generali sui regimi comunisti come strutture basate sul "crimine di massa"); o mal documentato (alcuni considerano le cifre riportate dal Libro nero esagerate). Altro elemento che non ha mancato di suscitare ampie polemiche è il paragone che Courtois propone fra 190 nazismo e comunismo, apparentemente sostenendo che il nazismo sarebbe "meno grave" del comunismo in quanto ha causato "meno vittime" ("solo" 25 milioni). L'autore risponde che "il paragone tiene conto delle strutture di potere che si rivelano identiche nel totalitarismo tipico del XX secolo". Due degli undici autori del libro, Nicolas Werth e Jean-Louis Margolin, si sono dissociati da una parte dell'introduzione del curatore, pur continuando a sostenere il resto del libro, ma dieci anni dopo si sono nuovamente associati a Courtois. Una delle critiche principali riguarda l'aspetto fondamentale del conteggio delle vittime, o l'idea stessa di poter fare storiografia "contando i cadaveri". 30 milioni di vittime conteggiate da Courtois sono dovute alla carestia cinese del 1959 che, secondo J. Arch Getty, per quanto causata dalla politica del regime, non sembra ragionevole paragonare alle vittime dei campi di concentramento nazisti. Inoltre una parte dei decessi che il libro attribuisce al comunismo riguarda episodi di guerra (seconda guerra mondiale), così come una parte dei 25 milioni attribuiti ad Hitler. Noam Chomsky ha osservato che, se si applicasse il metodo di Courtois alla storia dell'India dal 1947 in poi, attribuendo l'alta mortalità alla mancanza di adeguate scelte politiche, si dovrebbe concludere che anche la democrazia in India è stata responsabile di cento milioni di morti. Essendo dunque le colpe, le responsabilità e l'intenzione di sterminio molto variabili ed eterogenee nelle molteplici realtà descritte nel libro, appare inadeguata e insensata l'attribuzione di valore storico basata sul mero riassunto quantitativo. Per contro, Norberto Bobbio ritiene che "La ragione di questa contabilità è farla finita una volta per sempre di distinguere, rispetto alla vastità del crimine, il comunismo dal nazismo". Altre critiche al Libro nero riguardano non solo l'introduzione, ma l'impostazione generale dell'opera. In particolare, il libro viene accusato di essere evidentemente motivato da fini propagandistici e non storiografici. In effetti, mentre l'articolo di Werth attinge a fonti primarie precedentemente inaccessibili, gli altri capitoli del Libro nero sembrano di spessore scientifico inferiore, e sarebbero stati inclusi sostanzialmente all'unico scopo di poter fornire al lettore un dato complessivo più impressionante. Inoltre, l'intero libro si fonda su un uso estremamente ampio del termine "comunismo", che prescinde da qualsiasi distinzione fra l'ideologia comunista e la politica dei governi degli stati comunisti. Per esempio, la stragrande maggioranza dei morti attribuiti dal Libro nero all'Unione Sovietica avvennero, secondo il libro stesso, durante la dittatura di Stalin, al quale si dovrebbero quindi ascrivere anche responsabilità personali. L'idea stessa di considerare la storia dell'Unione Sovietica dal 1917 al 1991 come se si trattasse di un periodo politicamente omogeneo ("comunista") rappresenta per alcuni autori una semplificazione che si spiega solo come tentativo di screditare pretestuosamente il socialismo in generale. A questa critica, Courtois risponde che "Il fatto che ci siano state diverse applicazioni del comunismo leninista non cambia affatto la forte identità comune: l'ideologia e la dottrina marxista, il modello di organizzazione bolscevico definito da Lenin sin dal 1902 nella sua opera "Che fare?" e il sostegno 191 incondizionato all'Urss o alla Cina della maggior parte dei partiti comunisti e dei gruppi maoisti". Nello stesso senso vanno le critiche di chi osserva che il libro tratta la storia di nazioni estremamente diverse fra loro (e in cui il comunismo fu applicato in modi altrettanto vari) da una prospettiva unica e, quindi, in modo semplicistico e fortemente riduttivo. Ancora, il libro è stato criticato da alcuni per la scarsa contestualizzazione dei dati. Si è fatto notare, tra l'altro, che un Libro nero del capitalismo, un Libro nero del cristianesimo o un Libro nero del fascismo in cui si raccogliessero tutte le vittime di crimini avvenuti correlabili a queste "ideologie" non raggiungerebbe probabilmente totali meno raccapriccianti di quelli mostrati nel Libro nero del comunismo (lo stesso ragionamento si potrebbe certamente applicare a numerose altre ideologie e religioni). In effetti, diversi "Libri neri" furono poi pubblicati per altre ideologie (vedi la sezione Fortuna del titolo) Fortuna del titolo Il libro ha avuto un forte impatto editoriale dal punto di vista dell'immagine. Di seguito sono stati pubblicati altri "libri neri" che ne riprendono formato, grafica e titolo, come ad esempio Il libro nero del comunismo europeo (ISBN 88-04-51795-6), Il libro nero del capitalismo (ISBN 88-438-0224-0), già citato, Il libro nero del cristianesimo (ISBN 88-87554-09-9), Il libro nero dell'Italia di Berlusconi (ISBN 88541-0508-2), Il libro nero di Cuba (ISBN 88-8335-610-1), Il libro nero della Cina (ISBN 88-8335-556-3), Il libro nero della guerra in Iraq (ISBN 88-541-0504-X), Il libro nero degli Stati Uniti (ISBN 88-8112-454-8). Un altro titolo che con un titolo simile (ma che tratta lo stesso argomento) è Il libro rosso dei martiri cinesi, di G. Fazzini, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2007(ISBN 88-215-5811-5), Un tentativo di risposta di segno opposto è stato Il libro rosso del socialismo (ISBN 88-8022-040-3), pubblicato in Italia nel 1998, che tuttavia ha ottenuto molta meno attenzione del Libro nero del comunismo. Altri libri di risposta al libro nero del comunismo sono. FONTI E VALIDITÀ STORICA DEI DATI Il Libro nero porta a sostegno delle proprie tesi numerosi riferimenti bibliografici. Inoltre, i dati riportati dal libro sono coerenti con quelli di molte altre pubblicazioni. Per quanto riguarda il numero delle vittime degli episodi trattati nel testo, alcune fonti contengono cifre superiori, altre cifre inferiori ma dello stesso ordine di grandezza (si consideri che lo stesso Libro nero riporta, in alcuni casi, degli intervalli e non cifre esatte). Di seguito sono elencate alcune fonti che confermano parzialmente o totalmente i dati del Libro nero (per quanto concerne le cifre, i tipi di crimini o i fatti più controversi come il cannibalismo), ordinate per data della prima edizione originale (spesso in inglese) e in grassetto se citate esplicitamente nel testo del libro. 192 2004 - Anne Applebaum, Gulag. Storia dei campi di concentramento sovietici, ed. Mondadori 2006 - Piero Melograni, Le bugie della storia, ed. Mondadori Cina 1951 - Carlo Suigo, Nella terra di Mao Tse-Tung, ed. l'Alveare 1953 - Candido Rachelli, Il delinquente asiatico "666", ed. Scuola tipografica francescana 1959 - Paul K. T. Sih, Alternativa per la Cina, ed. Missioni Consolata I crimini contro l'umanità del comunismo mondiale. 100 milioni di morti dal 1918 ad oggi 27 marzo 2006. Ha detto lo storico francese Stephane Courtois, curatore (insieme ad altri 10 storici) del fondamentale volume “Il libro nero del comunismo', uscito a Parigi nel 1997, che è stato tradotto in 25 lingue (in Italia è apparso nel 1998 da Mondadori, pp. 770) e di un secondo più analitico e fondamentale testo 'Il libro nero del comunismo europeo' (insieme ad altri 15 storici), uscito sempre a Parigi nel 2002 ed edito in Italia in questi giorni, marzo 2006, sempre da Mondadori (pp.494, con un capitolo di Philippe Baillet dedicato a 'Togliatti e la difficile eredità del comunismo italiano', pp.427444): “Il terrore nazista ha impressionato per tre motivi. Innanzi tutto perché ha toccato direttamente gli europei. In secondo luogo perché, in seguito alla sconfitta del nazismo e al processo di Norimberga ai suoi dirigenti, i suoi crimini sono stati ufficialmente designati e stigmatizzati come tali. Infine, la rivelazione del genocidio degli ebrei ha sconvolto le coscienze per il suo carattere apparentemente irrazionale, la sua dimensione razzista e la radicalità del crimine. Non è nostra intenzione istituire in questa sede chissà quale macabra aritmetica comparativa, né tenere una contabilità rigorosa dell'orrore o stabilire una gerarchia della crudeltà. Ma i fatti parlano chiaro e mostrano che i crimini commessi dai regimi comunisti riguardano circa 100 milioni di persone, contro i circa 25 milioni di vittime del nazismo. Questa semplice constatazione deve quantomeno indurre a riflettere sulla somiglianza fra il regime che a partire dal 1945 venne considerato il più criminale del secolo e un sistema comunista che ha conservato fino al 1991 piena legittimità internazionale, e che a tutt'oggi è al potere in alcuni paesi e continua ad avere sostenitori in tutto il mondo. E anche se molti partiti comunisti hanno tardivamente riconosciuto i crimini dello 193 stalinismo, nella maggior parte dei casi non hanno abbandonato i principi di Lenin e non si interrogano troppo sul loro coinvolgimento nel fenomeno del Terrore. I metodi adoperati da Lenin e sistematizzati da Stalin e dai loro seguaci non soltanto ricordano quelli nazisti, ma molto spesso ne sono il precorrimento.” (da 'Il libro nero del comunismo', 1998, p.15). Ancora oggi vi sono Stati comunisti in Cina, Corea del Nord, Cuba, Vietnam, dove continuano persecuzione, incarceramenti, repressioni, crudeltà, morte. Ancora oggi vi sono negazionisti e complici, che tacciono nei confronti dei crimini contro l'umanità commessi dal comunismo e non hanno pagato nemmeno il piccolo debito dell'autocritica e della memoria. Specialmente in Italia, dove continuano ad avere un possente potere politico, economico, ideologico, culturale, persone, gruppi, partiti, che hanno osannato Lenin, Stalin, Togliatti, l'URSS, la Cina. Vi erano province, città, specialmente delle cosiddette regioni'rosse', ma anche di varie altre parti d'Italia, che si vantavano del loro fanatico, delirante stalinismo-togliattismo (es. Reggio Emilia, Bologna), che davano consensi plebiscitari al Partito Comunista Italiano, nelle quali non si sono avute, per quel che se ne sa, forti iniziative e azioni di memoria, di umana autocritica da parte dei responsabili e dei loro eredi. Anche per questo motivo, oltre la sotterranea, forte permanenza di fascisti e postfascisti, la egemonia di tantissimi cattolici, storici complici e simpatizzanti di fascismi, di posizioni conservatrici e reazionarie, di corrotti e di clientelari, promotori quotidiani di dogmatismi, di sottili fanatismi, di superstizione, di falsità storica, la diffusa presenza di trasformisti, di traditori, di corrotti di ogni risma, a sinistra, al centro, a destra, il peso di tantissimi egoisti indifferenti, neutrali, chiusi nel loro piccolo mondo sostanzialmente amorale, opportunisti, che si credono furbi, ma che pagano il tutto con una vita interiore vuota di passioni e di responsabilità, e che diventano pertanto i più segreti responsabili delle tragedie della storia, incombe sul nostro caro, amaro paese un'aria culturale, civile, ideologica, spirituale pestifera e intossicante, a volte insopportabile, insostenibile. COME NON CITARE LE VITTIME DELL'ISLAM Non molto tempo fa, mentre varie associazioni cattoliche marciavano alla PerugiaAssisi contro la politica degli Stati Uniti, naturalmente rappresentati come guerrafondai e violenti (come ha segnalato polemicamente l'Osservatore Romano), circa 200 vittime per lo piú cristiani, sono stati provocati in Nigeria da musulmani inferociti che manifestavano anch'essi contro l'intervento americano e hanno finito con l'organizzare la solita caccia all'uomo (al cristiano). Ma nessuno, eccetto il Papa, ha protestato o marciato per quelle vittime dell'Islam. Anzi, é proibito anche solo 194 parlare di "vittime dell'Islam". Le nostre associazioni cattoliche inorridiscono solo se a impugnare le armi sono gli americani (sebbene lo facciano per autodifesa, dopo aver subito delle stragi e cercando di evitare in ogni modo vittime civili). Del resto le vittime della violenza islamica in Nigeria nell'ultimo mese sono state almeno 500, e l'anno scorso circa 2000, ma nessuno si é accorto delle parole drammatiche pronunciate al Sinodo dei vescovi dall'arcivescovo di Abuja. Avendo denunciato l'odio religioso che grava sui cristiani, i marciatori cattolici non lo hanno degnato della minima attenzione. Anche intellettuali o politici fanno articoli, interviste e marce solo per difendere certi regimi e certi despoti dalla presunta "aggressione" dell'Occidente. In queste ore, un missionario italiano, Giuseppe Pierantoni, é stato rapito nelle Filippine dai guerriglieri islamici, i quali ogni anno fanno centinaia di rapimenti e di morti nei villaggi cristiani, ma contro di loro nessuno protesta. L'Occidente invece é sempre colpevole. Anche se si difende soltanto. Nemmeno le persecuzioni dei cristiani del Libano hanno suscitato proteste nelle piazze: anzi, la Siria é stata promossa all'Onu. Dal mondo cattolico delle marce, delle riviste e delle interviste, vorrei sentir pronunciare - almeno una volta, con la stessa energia con cui si scagliano contro l'Occidente - una denuncia dei regimi o delle organizzazioni islamiche che perseguitano o massacrano i cristiani. Perché no? Perché mai? Il problema non é lo schierarsi contro l'intervento militare. Personalmente ritengo sia l'unica strada praticabile e non sono state prospettate alternative, ma capisco l'apprensione per la possibile escalation del conflitto. Posso comprendere - con una certa nausea - anche l'ipocrisia delle anime belle. Quello che é inspiegabile e inaccettabile e stomachevole é la deliberata, cinica indifferenza alla sorte tragica di milioni di cristiani vittime delle persecuzioni, l'ostinato silenzio e in certi casi addirittura il solidarizzare con i loro carnefici. Eppure si tratta di un fenomeno di dimensioni immense e terribili. Nel volume "Their blood cries out", Paul Marshall cita almeno 60 Paesi interessati. Nel Rapporto sulla libertá religiosa nel mondo realizzato dall'"Aiuto alla Chiesa che soffre", si calcolano 250 milioni di cristiani che vivono sotto la spada di Damocle della persecuzione. E ogni anno i cristiani uccisi, sono circa 160mila. Una cifra impressionante, che si aggiunge ai 604 missionari uccisi nel decennio 1990-2000. Con casi di vero e proprio genocidio, come quello perpetrato a Timor Est o quello ancora in corso in Sudan dove , secondo il New York Times - 2 milioni di uomi, donne e bambini sono stati sterminati dagli "islamici del regime", nell'indifferenza del mondo. Innanzitutto il mondo cattolico europeo. Un macello per il quale certo non si puó accampare la scusa dell'Occidente oppressivo e sfruttatore visto che i cristiani perseguitati e massacrati vivono di solito ai livelli piú miseri della societá e i missionari sono fra i pochi a portare aiuto vero ai poveri e ai sofferenti. Come si spiega - nonostante la testimonianza del Papa - l'indifferenza di gran parte del mondo cattolico a questo immenso martirio, che fa del cristianesimo oggi la religione piú perseguitata del 195 pianeta? Perché nel mondo cattolico si é completamente dimenticata non solo la memoria dei martiri - che da sempre la Chiesa custodisce - ma perfino la preghiera per i cristiani perseguitati, preferendole invece - in molti casi certe ambigue preghiere per la pace organizzate solo quando sono gli americani a prendere le armi? Paolo VI, negli ultimi mesi del suo pontificato, lanció un grido profetico contro "l'autodemolizione della Chiesa", riferendosi ai tanti che operano per "abbattere la Chiesa dal di dentro". Lo spettacolo che offre una parte del mondo cattolico in queste settimane si puó definire in effetti una terribile autodemolizione. Giovanni Paolo II vive in fondo lo stesso dramma che giá visse Paolo VI. del resto lo stesso papa Wojtyla, é stato colpito a morte da un terrorista islamico ed é stupefacente la censura che vige su questo particolare che nessuno piú ricorda: Alí Agca era, guarda caso, un musulmano (con la stessa spensieratezzza si sorvola sull'attentato che era stato organizzato ai danni del Papa nelle Filippine da estremisti islamici e che - secondo una recente rivelazione di Clinton - fu sventato dagli americani): Mai il Papa é apparso cosí solo come nel rito che volle, durante il Giubileo dell'anno scorso, per ricordare al Colosseo i martiri cristiani. Per contro stupisce lo zelo con il quale certi cattolici difendono (solo) gli indifendibili regimi islamici o tacciono sul problema Islam, riuscendo a non parlarne neanche in riferimento alla tragedia dell'11 settembre. Un caso incredibile per tutti. Giulio Andreotti dirige un mensile internazionale ecclesiastico. Sull'ultimo numero compare l'editoriale del senatore sulle stragi dell'11 settembre a New York e Washington. Credo sia uno dei rarissimi commenti (se si eccettuano quelli della stampa islamica piú fanatica e pochi altri), che é riuscito a non fare alcun riferimento all'Islam. Neanche di sfuggita. Si parla di generico "terrorismo", ma - a leggere Andreotti frutto di un complotto oscuro e tuttora indecifrato a sfondo - "neocapitalista". A un certo punto il senatore accenna a uno sceicco, ma senza farne il nome e definendolo "anomalo", cioé uno che non ha nulla a che fare con gli sceicchi (peccato che solo per restare al Pakistan, l'83% dei pakistani stia con Osama e con i talebani). Ovviamente l'omissione di ogni riferimento all'Islam, da parte di un cosí navigato uomo politico, non puó essere casuale: é autocensura. Cosa non si fa per compiacere gli "amici arabi". Non a caso é stato Andreotti a sollecitare l'approvazione da parte del governo italiano del concordato con i musulmani (idea almeno intempestiva nei giorni in cui si parla di Milano come capitale europea dell'organizzazione di Bin Laden). Ma in fondo si potrebbe anche capire questo adoperarsi per quel concordato, se almeno una volta Andreotti avesse chiesto agli amici arabi un minimo di reciprocitá, la possibilitá per i cristiani di laggiú quantomeno di non essere perseguitati. Ma non abbiamo mai letto una cosa simile. Meglio non alzare la voce per i diritti di quegli infelici, gli amici carnefici potrebbero offendersi. 196 DONNE VITTIME DELL'ISLAM Le migliori religioni, sono comunque gestite da umani ed anche l'Islam ha realtà tragiche ed anacronistiche, al fine di convogliarre masse indottrinate a compiere gravi azioni contro il Corano che dicono di osservare. Da una scala macroscopica, ad una scala più comune, tutto allontana da una civiultà, che dovrebbe essere basata sull'amore di tutti gli uomini, in quanto, nonostante le nostre differenti provenienze, per ora conviviamo sul medesimo pianeta, che sta diventando sempre più piccolo ed ingestibile nell'eventualità non corressimo tutti insieme con grande volontà, ad una modifica di tutti i nostri comportamenti feudali. Donne uccise dai propri familiari perché innamorate di infedeli e sempre più schiave di un credo religioso. In questi giorni è arrivata agli onori della cronaca la triste vicenda della povera Sanaa Dafani, 18enne marocchina uccisa dal padre, in provincia di Pordenone, perché aveva un fidanzato italiano. Un caso simile a quello di Hina Saleem, altra ragazza vittima della Shaaria e del padre che non voleva una figlia "occidentalizzata". Storie di giovani donne che vorrebbero integrarsi nei Paesi in cui vivono e non vedono niente di male nelle relazioni amorose con esseri umani di culture e religioni diverse. In questo forse rientrano anche vicende in qualche modo con un percorso opposto (dal mondo libero al fondamentalismo islamico), ma che creano sempre problemi all'"altra metà del cielo", come è successo a Tulkarem, città governata dall'Autorità Palestinese, dove una cittadina statunitense è stata salvata da parte di dieci ex soldati israeliani dalle grinfie di suo marito. La donna che aveva sposato un giovane palestinese conosciuto negli Stati Uniti e dal quale aveva avuto un bambino, era tenuta prigioniera dal marito, da oltre tre anni, segregata insieme alla prima moglie di lui, minacciata e, pare, anche picchiata. L'uomo, infatti, le diceva che se avesse provato ad uscire, non avrebbe più rivisto suo figlio e che sarebbe stata arrestata dallo Shin Bet, il servizio di sicurezza israeliano. I genitori della giovane donna avevano contattato numerose volte l'Autorità palestinese nel tentativo di liberare la figlia, ma non avendo ricevuto nessuna risposta, si sono rivolti ad un israelo-americano che aveva prestato servizio in un'unità da combattimento dell'esercito di Gerusalemme. L'uomo ha coinvolto alcuni suoi vecchi compagni ed insieme hanno pianificato per settimane l'operazione di salvataggio, raccogliendo notizie sulle abitudini della famiglia e portando a compimento la liberazione della donna e del figlio di 3 anni che sono stati subito trasferiti al consolato americano a Gerusalemme, dal quale poi sono partiti per tornare nell'Ohio. Giora, uno degli uomini che ha preso parte all'operazione, ha raccontato alla radio israeliana che l'esercito era all'oscuro della vicenda, mentre la sede diplomatica americana veniva informata della missione passo dopo passo e che l'operazione è stata pianificata grazie all'esperienza acquisita durante il servizio militare, secondo tecniche che non mettevano in pericolo la vita. La famiglia ha promesso un premio in denaro per la liberazione della figlia e del nipotino, ma Giora assicura che non lo hanno fatto per soldi e che rifiuteranno l'offerta. 197 Ce n'è per tutti: ogni religione dice cose buone e vere: sono i ministri del potere ed i “fedeli”, che girano sempre la frittata a loro vantaggio cercando di coprire gravi colpe. SRI LANKA La festa buddista di Vesak in Sri Lanka, mentre continua la guerra di Melani Manel Perera Due giorni di festa nazionale sotto l'alto patrocinio della Stato. Per il presidente Rajapaksa il buddismo “prepara la strada per il nuovo Sri Lanka”. Critiche alle celebrazioni da leader cristiani e fedeli buddisti: “Dimenticano i rifugiati e le vittime della guerra”. L'Onu afferma che, nel fine settimana, 100 bambini sono rimasti uccisi nella no fire zone. Colombo (AsiaNews) - Lo Sri Lanka si ferma per celebrare Vesak, la principale festa del buddismo, ma la guerra prosegue ed il numero delle vittime aumenta. L'8 e il 9 maggio sono rimasti chiusi i negozi di liquori, le sale da gioco, i mattatoi e le rivendite di carne per osservare il precetto del digiuno ed onorare così il giorno in cui viene celebrata la nascita, il risveglio e il trapasso del Buddha Gôtama. Per volere del presidente Mahinda Rajapaksa, Vesak si svolge sotto l'altro patrocinio dello Stato ed è festa nazionale. Nell'aprire i due giorni di celebrazioni il capo del governo di Colombo ha affermato che “la dottrina di Buddha indica il giusto cammino della vita” e “prepara la strada per il nuovo Sri Lanka”. Tutte le principali città del sud dell'isola hanno celebrato i due giorni di festa e, per la prima volta dopo 30 anni, ci sono stati festeggiamenti anche nella penisola di Jaffna e a Kilinochchi, nell'estremo settentrione dello Sri Lanka, sino a pochi mesi fa sotto il controllo delle Tigri tamil. Anglicani, cattolici, ma anche buddisti criticano l'enfasi data al governo alle celebrazioni. Fonti di AsiaNews, che preferiscono mantenere l'anonimato, affermano che “la situazione del nord del Paese e dei civili innocenti in quella regione rendono impossibile celebrare la sacra festa del Vesak secondo il suo vero significato”. Per essi il messaggio di pace universale del buddismo non può essere celebrato “dimenticando i rifugiati e le vittime della guerra”. Non mancano critiche anche ai monaci buddisti, accusati di “tradire i veri insegnamenti della religione” e di “contribuire, insieme ai politici, alla scomparsa degli insegnamenti di Buddha dalla società”. 198 Sono arrivate dalla no fire zone notizie di morti e violenze. Gordon Weiss, portavoce dell'Onu a Colombo, ha affermato che nel solo fine settimana oltre 100 bambini sono rimaste vittime degli scontri tra l'esercito e i ribelli del Ltte. “L'uccisione su larga scala di civili - ha detto Weiss - dimostra che lo scenario da bagno di sangue è divenuto una realtà Come non potrei aggiungere dati riguardanti la Massoneria, visto che sono sempre stato attratto da quest'ordine iniziatico. Molte sono le realtà meravigliose che ho trovato in seno all'ordine massonico e mi dispiace che la dualità del bene e del male colpisca inevitabilmente anche questo importante sodalizio. Nel mezzo di ogni realtà sta la virtù ed in tal posto vi è la mia persona, che vuole stare al di fuori dal glamour e dalle vanità. Molti sono i fratelli, che posso con dignità e tranquillità d'animo valutare più che positivamente. Nel mio girovagare di un quarantennio per il pianeta, ho visto in tale ordine moltissime persone degne di ogni pregio, ricche di spessore culturale ed umano, pronti a darsi per l'umano progresso….. Purtroppo anche quelle non degne si possono infiltrare e come tumori maligni in un corpo sano, portare il discredito e la corruzione. Tutto ciò che è positivo negli umani deve essere vissuto con ardore, ricerca della verità ed amore per tutta la natura, difendendo i deboli dalle ingiustizie, combattendo contro il male dell'uomo e mai farne parte, nemmeno al fine di ottenere grandi tesori. I veri tesori sono quelli che ci permetteranno di inserirci in stati di vibrazioni superiori…., quelli che ci permetteranno di “cambiare la nostra dimensionalità evolutiva. LE ORIGINI DEL TEMPIO LE PROFONDE RADICI DI UN ORDINE E’ ormai qualche anno che siamo spettatori di un maldestro tentativo di modificare quelli che sono gli aspetti storici fondamentali del periodo medievale. Qualcuno ha chiamato l’età medievale “l’epoca buia“ della storia umana, un susseguirsi di secoli che “hanno trascinato l’essere umano verso la più profonda bestialità”! Ci sarà anche un pizzico di verità nella voce “epoca buia”, ma i valori, la fede, il coraggio, la determinazione, l’orgoglio e la dignità, si manifestarono in tutta la propria grandezza, con la nascita “dell’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone”. Mai nella storia del genere umano si era visto, e mai si vedrà, una tale omogenea mescolanza tra fede e coraggio. Uomini che, per amore di Cristo, hanno dedicato tutta la propria esistenza, fino anche al supplizio, al servizio di una Chiesa cattolica 199 romana, che ha saputo sfruttarne il grande potere acquisito, per liberarsene quando gli interessi non collimavano più (Filippo IV e Clemente V). Bisogna comunque ricordare che la storia e, soprattutto, le origini del Tempio, non sono così semplici ed ovvie come ci vogliono far credere. Il mistero sulla nascita di questo gruppo di monaci – guerrieri è talmente profondo ed intrigato, da riuscire a togliere il sonno agli studiosi. Non si tratta, ovviamente, del film “Il mistero dei Templari” o del libro “Il Codice da Vinci”, anche se qualche piccola verità è sempre possibile rinvenirla. No, il mistero dei templari non verrà mai svelato nemmeno dalla Pergamena di Chinon e dai nove manoscritti distribuiti in giro per il mondo. Le origini del Tempio possono esser fatte risalire, con un notevole supporto storico, al I secolo a.C., anche se le radici dell’ordine cavalleresco templare affondano nella storia dell’Antico Egitto, il primo popolo storicamente monoteista. E’ da un faraone egiziano, e dalla sua stessa famiglia, che ha origine ogni cosa; ed è da quel momento che dovremmo partire con la mente e lo studio per capire il mistero dei templari. liografia: I MISTERI, CAVALIERI TEMPLARI, VERITÀ SCOMODE, AKENATON CRISTIANESIMO O GIUDAISMO ! (Dove si trovano le nostre radici?) Gesù “padre” del Cristianesimo? 200 Non c’è cosa più falsa che un fedele possa dire in merito alla propria religione. Si tratterebbe di una grande inesattezza, provocata da oltre due millenni di falsa informazione creata ad hoc da quella enorme istituzione chiamata chiesa cattolica. L’opera di depistaggio effettuata a partire dalla scomparsa di Gesù, la dobbiamo essenzialmente ad alcuni personaggi che non conobbero mai quello che erano soliti definire come “il proprio Maestro”. Persone che sapevano di Gesù solo per interposta persona, per quello che si narrava di lui, per sentito dire. Molti furono i diffamatori, molti coloro che amarono veramente Gesù il Cristo, ma altrettanti coloro che usarono tale figura storico – religiosa per propri fini, spesso persino poco chiari. Uno dei più grandi studiosi delle origini del Cristianesimo, Robert Eisenman, ha scritto una delle pagine più importanti della vera storia della vita del nostro Messia, partendo dal raccontare, su solide basi storiche, dalla famiglia stessa di Gesù. Un modo apparentemente senza un particolare senso, per portare luce sulla reale vita di Gesù; eppure, in maniera semplice e facilmente comprensibile, Eisenman, ci racconta quale importanza abbiano avuto i fratelli del Messia nella nascita del Cristianesimo. In particolare Giacomo il buono, fratello minore di Gesù, e primo sostenitore di quel riformismo giudaico che caratterizzò i pochi anni di predicazione del nostro Signore. Tra Giacomo e Saulo di Tarso non corse mai buon sangue. Questo perché il redento “di Damasco” (non certo la città siriana), dopo un inizio secondo le indicazioni del primo vescovo di Gerusalemme, si dissociò completamente dagli insegnamenti di Giacomo e del defunto e risorto Gesù. Giacomo il Buono fu prima di tutto apostolo, poi capo della vera Chiesa voluta da Gesù, secondo quelli che erano stati i veri insegnamenti del Messia, e non secondo le fantastiche elucubrazioni di Saulo di Tarso e, successivamente, anche dello stesso Pietro, e dei vari personaggi, che nei primi secoli del nuovo corso storico, vissero a Roma, la città che rese famoso uno dei fondatori del Cristianesimo, l’Imperatore Costantino. Gesù, per come ci è stato fatto conoscere, sembra quasi non essere un giudeo. E la responsabilità della sua crocifissione, per troppo tempo è stata fatta cadere sulle spalle del popolo ebreo, senza voler guardare nella giusta direzione: l’impero romano. Quanti e quali genocidi sono stati compiuti in nome di una presunta colpevolezza ebraica! Gli ebrei non sono certo esenti da colpe, ma la crocifissione di Cristo è opera del popolo romano. E la stessa figura di Giuda, per 2000 anni lasciata a marcire nel fango dell’ipocrisia, ha un ben altro valore nella vita di Gesù e non nella sua morte. Chissà cosa penserebbe Gesù stesso se tornasse sulla terra e potesse vedere che ne è stato dei suoi insegnamenti? Chissà quale reazione avrebbe nel vedere cosa è stato creato in suo nome? Bibliografia: R.Eisenman: “Giacomo il fratello di Gesù” Vangeli Apocrifi – Einaudi R. Eisenman: “I misteri di Qumran” 201 E. Pagels: “Vangeli Gnostici” E. Pagels: “Il Vangelo di Tommaso” Il Vangelo di Giuda – National Geografic MOSE’ E LE ORIGINI DEL GIUDAISMO Nella storia della religione ebraica, e nella sua nascita il personaggio biblico di Mosè rappresenta una figura a dir poco essenziale. La Torah, il libro contenente le cosiddette Sacre Scritture del popolo ebraico, riportano essenzialmente la legge mosaica, la sua dottrina, le sue regole e i suoi precetti. Si tratta dei primi cinque libri dell’Antico Testamento, denominati anche Pentateuco e scritti sulla base di una diretta ispirazione divina. A questo punto sorge già il primo dubbio: se l’Antico Testamento o la Torah, se vogliamo, sono stati “dettati” direttamente da Dio, perché sono presenti in maniera così numerosa, errori di tipo storico, geografico, genealogico ed altro ancora? Forse Dio era distratto o chi scriveva aveva qualche problemino nel comprendere ciò che gli veniva detto? Oppure Dio non è così onnisciente come lo crediamo noi, poveri e comuni mortali? Ognuno è libero di dare la sua libera interpretazione ad un dato di fatto: che questi testi, come altri, inclusi i testi del Nuovo Testamento, riportano svariati errori storicamente dimostrabili. La storia di Mosè è splendida. La Bibbia ci racconta in maniera piuttosto esaustiva la sua mirabile avventura, dalla salvezza dalle acque del Nilo da parte di una principessa egizia, fino all’esodo dallo stesso Egitto, con il suo popolo, gli ebrei, verso la terra promessa, la Giudea. Anche in questo caso, sebbene la storia raccontata sia particolarmente affascinante e straordinaria per la portata storica, esistono delle note stonate, capaci di mettere in discussione quanto raccontato dalla Bibbia. Innanzi tutto Mosè non è un nome ebraico. La forma attiva ebraica di tale nome è “Mosheh” che al massimo può significare “colui che trae fuori” e non come riferito da due millenni “colui che è stato tratto dall’acqua”. Per dargli il significato che gli attribuisce la Bibbia, il nome sarebbe dovuto essere “Moshui”. E’ particolarmente strano poi, che la principessa egiziana che trasse il neonato dalle acque del Nilo, fosse una profonda conoscitrice dell’etimologia ebraica, dando un nome dal significato che è giunto errato fino ai nostri giorni (Mosè – “colui che è stato tratto dall’acqua”). Nella realtà Mosè, o meglio, Mose è un nome egizio, che significa “figlio”. Tale nome, tale termine è rintracciabile con notevole frequenza nei nomi egizi composti, come, per fare un esempio, Amon – Mose, dal significato “Amon ha dato un figlio”. 202 Ancora, si trova Ahmoses, Tutmoses, Ramose (Ramesse). Un’evidente anomalia della consuetudine storica, è che il Mosè ebraico nasce da genitori umili, viene adottato dalla casa reale del faraone, per tornare poi ad essere umile e povero come all’inizio, con il popolo ebraico. Di solito, con eccezioni difficilmente rintracciabili, la storia racconta vicende radicalmente opposte. A quanto pare, ed è opinione comune a numerosi storici dell’epoca, che quanto raccontato nella Bibbia non sia altro che una copertura, un tentativo di nascondere la vera discendenza di Mosè dalla dinastia faraonica egizia. Mose risulterebbe quindi un egizio di alto rango e che la sua gente adottiva avrebbe trasformato in un ebreo. Un’altra questione essenziale nello studio dei testi biblici e del giudaismo, è la circoncisione: ritenuta per secoli (in verità fino ai giorni nostri!) pratica ebraica, è, nella realtà di origine indubbiamente egizia, come ci dice lo stesso Erodoto, nel primo dei suoi libri “Storie”. L’esame di numerose mummie ha confermato l’esattezza dell’asserzione di Erodoto. I cananei del periodo biblico, invece, venivano definiti “incirconcisi”, come molte delle popolazioni semitiche, mentre tra i maschi egiziani, di qualsiasi casta sociale, la pratica della circoncisione era un atto che rientrava nella norma. Freud, nel suo testo “L’uomo Mosè e la religione monoteistica” afferma: “Se Mosè diede agli ebrei non solo una nuova religione, ma anche il precetto della circoncisione, egli non era ebreo, ma egizio, e la religione mosaica fu probabilmente una religione egizia…”. Quello che però la storia ci racconta è che gli egizi erano un popolo con un grande pantheon divino, e non certo monoteistico. Amon divenne il re degli dei, raggiungendo il massimo fulgore quando venne associato a Ra, dio del sole, con il nome di Amon – Ra. Tutto questo sembrerebbe proprio annullare quanto affermato da Freud e confermato da numerosi storici, esperti in materia. Mosè quindi non era egizio, e non aveva portato il monoteismo tra gli ebrei? La storia vera però ci dice che ci fu, nella storia dell’antico Egitto, un venticinquennio in cui apparve un individuo, che portò avanti, con grande determinazione, la venerazione di un solo Dio, creatore di tutte le cose:erano i tempi di Akenaton e dei re di Amarna. TROVATA UNA MUMMIA EXTRATERRESTRE NEL 1945? Questa è la storia di una registrazione video, che fa parte di un presunto “Project ISIS” dell’ex KGB. La scoperta fu quella di una tomba in Egitto, nella piana delle piramidi di Giza, nel lontano 1945, che conteneva il corpo di un presunto 203 extraterrestre (il visitatore Osiris). L’evidenza sarebbe stata mostrata in un documentario, andato in onda nel 1999, e che dimostrerebbe che questo corpo risalirebbe al 10.500 Avanti Cristo. L’età è stata stabilita, oltre che col C14, anche con l’allineamento delle stelle all’epoca. I russi hanno dovuto ricreare attraverso il computer l’esatta posizione delle stelle, durante la costruzione delle piramidi. Essi hanno mostrato questa animazione e hanno mostrato che l’allineamento delle stelle, con le tre piramidi di Giza risaliva proprio a quella data. Il video mostra il ritrovamento della mummia “aliena”, lunga circa due metri e la sua testa è stata ricostruita al computer. I russi hanno così scoperto che era identica a quella dei famigerati “Grigi”. (IMG:http://www.fantascienza.net/leonardo/le/conoterra_alieno.jpg) IL PROGETTO "ISIS" Il “Project ISIS” è un presunto progetto, inserito in un segreto dossier sovietico, le cui conclusioni porterebbero a credere che l’Egitto sia stato fondato dagli extraterrestri. Nella mitologia egiziana, il primo faraone fu Osiride, ucciso e poi resuscitato dalla morte dalla moglie, Isis. Da ciò si porterebbe a credere che non solo Osiride fu un personaggio reale ma che fu, effettivamente, un extraterrestre che avrebbe portato l’umanità alla civiltà. Dopo la sua morte fu mummificato e sepolto in una località segreta. Poi sarebbe stata scoperta e da lì nacque il “Project ISIS”. Quando i sovietici scoprirono e aprirono la tomba, molti di loro morirono per cause ignote. I pochi rimasti non solo avrebbero recuperato il corpo di un “extraterrestre” mummificato, ma avrebbero prelevato numerosi dispositivi tecnologici deposti a fianco al presunto “essere spaziale”. Questo avvenimento portò alcuni membri degli appartenenti al progetto a formare un gruppo simile a un culto, dedito ad adorare l’extraterrestre come Dio e di conseguenza il presunto “visitatore delle stelle” cercò di aiutarli a ripristinare il controllo del genere umano. Un progetto di ricerca, condotto dal KGB, a metà degli anni che partono dal 1950 e finiscono al 1960, denominato “Progetto Isis” avrebbe avuto al suo interno, come responsabile, nientedimeno che Nikita Krusciov. Il cuore dei risultati di questo progetto sarebbe stato, come anticipato sopra, la scoperta di un sarcofago egiziano, che conteneva la mummia di un umanoide alieno, arrivato in Egitto nel 10.500 avanti Cristo. Questa strana storia sulla grande piramide di Giza, si può leggere in una edizione del magazine egiziano “Rose El-Yussuf”. Secondo questo articolo, apparso nel 1988, l’egittologo francese Louis Caparat avrebbe scoperto una stanza segreta nella grande piramide di Cheope (il vero nome del faraone era Khufu). In questa grande sala, secondo l’articolo, sarebbe stata trovata una scatola, con all’interno un extraterrestre. A prima vista l’umanoide sembrava essere in uno “stato sospeso” o in uno stato di morte apparente. Caparat afferma anche di aver trovato un papiro, nel quale si affermerebbe una riunione avuta 204 tra il faraone Khufu e l’extraterrestre, nel quale quest’ultimo afferma che un giorno o l’altro sarebbero ritornati sulla Terra gli extraterrestre della sua stessa specie. Inoltre l’umanoide spaziale avrebbe consigliato a Khufu di far costruire un monumento a forma di piramide, ivi incluso il sarcofago, utile in caso di trapasso dell’extraterrestre. Caparat avrebbe poi contattato un suo amico collega spagnolo, il biologo Francisco de Braga, di venire subito in Egitto e di prendere un campione di sangue, tessuto e cellule per analizzare il DNA del presunto extraterrestre. Una volta sceso al Cairo, de Braga fu arrestato dalle autorità egiziane e rimpatriato in Spagna con un aereo. Infine, sempre secondo l’articolo del giornale egiziano, il corpo del presunto extraterrestre sarebbe custodito in un laboratorio, sotto stretto controllo dell’Intelligence militare egiziana. http://www.nibiru2012.it/archeologia/trova...e-nel-1945.html Nel filmato del KGB si è visto mentre scoperchiavano il sarcofago del visitatore. Una volta aperto e dispersi i vapori, è apparsa una mummia, avente il cranio NON umano. Dalla ricostruzione tramite pc, è stato appurato che si trattava di un Grigio, alto 2 metri (strano, di solito i grigi non superano il metro e mezzo). Il KGB aveva trovato anche un'altra camera. La camera della conoscenza. Si narra che in questa camera ci fosse il loro sapere, e che (forse) una volta aperta, avrebbe potuto portare all'estinzione dell'umanità. Quindi si decise di non aprirla e di abbandonare il progetto. Le camere vennero richiuse e i segni degli scavi cancellati. Le persone che parteciparono al progetto impazzirono o morirono, sicuramente era un piano nascosto del kgb per evitare la fuga di notizie Ancora su Akhenaton “All’inizio del Novecento Akhenaton non è più soltanto una figura della storia egizia; egli è divenuto, per via del suo rapporto con la religione, un personaggio che si vuole collegare alla tradizione occidentale. L’apice di questa ‘cooptazione’ del faraone verrà raggiunto da Sigmund Freud. Nel suo ultimo saggio, L’uomo Mosè e la religione monoteista, l’inventore della psicanalisi corona la propria riflessione sulla religione e più specificamente sul monoteismo e le sue conseguenze. Prima di essre riunite sotto un unico titolo, le diverse parti dell’Uomo Mosè… apparvero sulla rivista ‘Imago’ tra il 1937 e il 1938. […] Mosè viene descritto come un egizio che avrebbe trasmesso agli ebrei la religione di Akhenaton, il culto di Aton, il dio unico. Una religione che per Freud fu storicamente il primo tentativo di ‘rigoroso monoteismo’ e che allo stesso tempo rese possibile la nascita dell’‘intolleranza religiosa’, altrimenti estranea, secondo lo psichiatra, al mondo antico. Come fonte di questo ‘monoteismo egizio’ viene indicata una ‘corrente’ assai antica, interna alla ‘scuola sacerdotale del Sole di On (Eliopoli)’, 205 sostenitrice della fede in un dio unico. Freud ipotizza che Mosè fosse un parente di Akhenaton e un convinto sostenitore della nuova religione e che, dopo la morte del faraone, ambisse a fondare un nuovo regno cui far adorare il dio intransigente che l’Egitto disdegnava. Egli avrebbe acquisito autorità sugli Ebrei schiavi in Egitto, insegnato loro la nuova fede e condotto l’esodo dal paese (tra il 1358 e il 1350 a.C., prima del regno di Horemheb, secondo Freud). Questo strato, il nucleo più antico di quella che sarebbe divenuta la religione ebraica, sarebbe stato dimenticato dopo le vicissitudini sinaitiche che videro da un lato la morte di Mosè….e dall’altro l’incontro con altri semiti adoratori di Jahvè, dio dei vulcani. Le due religioni (quella di Aton e quella di Jahvè) si fusero dopo che un ‘secondo Mosè, la cui memoria si confuse col primo, divenne capo del popolo ebreo’. Un racconto bizzarro si converrà, ma in grado di dar corpo all’ipotesi che il monoteismo ebraico derivasse dall’episodio monoteista egizio.”. Questa lunga citazione è tratta dal notevole saggio del Prof. Youri Volokhine, Università di Ginevra, titolato: Atonismo e monoteismo: alcune tappe di un moderno dibattito e inserito nel catalogo, curatissimo e interessante assai (Silvana Editoriale, a cura di F. Tiradritti con M. Vandenbeusch e J.L. Chappaz), della mostra AKHENATON – Faraone del Sole. “Con la successiva monografia su Akhenaton (1995) Hornung realizza senza dubbio una delle migliori sintesi della religione dell’età amarniana. Riguardo i tratti monoteisti del culto di Aton, Hornung individua tre aspetti: - l’esclusività (affermazione del ‘dio unico [cui] non esiste alternativa’) ‘ancor più radicale di quella del Deutero-Isaia 44,6’, segno di una rigidità che, secondo Hornung, è stata superata solo da alcune correnti dell’Islam; - la persecuzione delle antiche divinità, primo tentativo precristiano di annientare il mondo pletorico degli dei; - un culto destinato al solo Aton.” Con questa sintesi, citando Erik Hornung, dopo aver esaminato le pubblicazioni di autorità come Jan Assmann, il Prof. Volokhine si avvia a chiudere il suo saggio che tante domande e riflessioni apre a fronte di un tema troppo complesso e su cui non si possono formulare ipotesi definitive. Visito la mostra accompagnato da Antonella Galeandro, un giovane e recente acquisto della Fondazione Bricherasio che si occupa di comunicazione, assunta dopo uno stage opportuno. Al solito, la facilità di fruizione della mostra da parte di ogni tipologia di visitatore è al centro delle attenzioni degli allestitori, costume raro e prezioso nel nostro Paese. I 226 reperti che la compongono sono mostrati, illustrati e valorizzati per il valore unico che rappresentano: sono quasi tutti pezzi prestati da prestigiosi musei non italiani, pezzi dunque che non rivedremo facilmente. Il Prof. Francesco Tiradritti, archeologo ed egittologo toscano di fama (scava oggi a Luxor su vestigia egizie dell’VIII e VII secolo, riva sinistra del Nilo), che ha ideato e curato l’esposizione, mi spiega che l’allestimento di Ginevra, precedente questo torinese, è stato in verità un ripiego logistico, in quanto la mostra avrebbe dovuto 206 esordire proprio nella nostra Città. Non sto a raccontare in dettaglio le vicende di Akhenaton, anche perché le mie competenze archeologiche hanno radici profonde in altre aree: però, una rapidissima sintesi ho da fornirla a chi mi segue, se non altro per invogliare chi ha sete di approfondimento a visitare questa interessantissima, e unica, esposizione. Akhenaton è secondogenito di Amenofi III (1387/1350 a.C.), diventa faraone nel 1350 a.C., dopo la morte del fratello, col nome di Amenofi IV. Intorno al IV anno del suo regno compare accanto a lui la figura, enorme, di Nefertiti. L’anno successivo vede la decisione di fondare, in quello che oggi è il sito di Tell elAmarna (a circa metà strada tra Luxor e Il Cairo), la nuova città di Akhet-Aton (L’orizzonte dell’Aton); in quegli anni cambia nome in Akhenaton e fonda il nuovo culto per l’Aton, il disco solare, che diventa la rappresentazione del dio-falco RaHorathky. La città si trasforma in una sorta di laboratorio di ricerca su nuove frontiere artistiche, architettoniche (l’invenzione della talatat, un blocchetto di pietra calcarea che ha le funzioni di un mattone, delle dimensioni di cm.52×26x22 e del peso di una quarantina di kg: sarà l’unità di costruzione dei nuovi edifici a cielo aperto, concepiti per accogliere direttamente i raggi del dio) e religiose. L’apogeo del regno di Akhenaton si pone intorno all’anno XII del regno che termina con la morte, a pochi mesi di distanza, dei due regnanti nel 1333 a.C., XVII anno di regno. Da citare come notevolissimo il ritrovamento, intorno al 1886/7, di quelle che vengono definite le Lettere di Tell el-Amarna: circa 380 tavolette di argilla redatte in carattere cuneiforme, che testimoniano una fitta corrispondenza con i lontani regni dei Mitanni e dei Babilonesi. Si sono formulate infinite congetture sull’influenza di Nefertiti; sulla figura della concubina (forse di stirpe Mitanna) Kiya, a cui qualcuno fa risalire la maternità di Tutakhamon; sulla misteriosa persona, forse donna, che successe a Akhenaton; su come e quanto il culto di Aton sopravvisse al suo creatore… L’archeologia è una scienza che ricerca prove e testimonianze: le speculazioni intellettuali, le ricostruzioni e le ricerche degli storici costituiscono altre discipline. CACCIATI DALL'EDEN Miliardi di anni orsono, in un punto imprecisato del nulla primordiale, si innescò quel processo evolutivo che condusse fino a noi. Ma la Terra nasconde da sempre tanti misteri quante sono le galassie che gravitano nell'Universo. Molti di essi, sfidano la mente umana lanciando segnali della loro tacita presenza... Altri posano indisturbati nell'infinito invisibile che ci circonda e condizionano la nostra esistenza con forze inconcepibili e immanenti. Quando ci sarà concessa la consapevolezza delle nostre origini? Fin dalle sue lontane origini, l'uomo non si accontentò di vivere, ma sentì il bisogno 207 di tornare a far parte dell'infinito progetto dal quale era convinto di essere stato strappato. Ma perché tanta certezza? In tutte le culture che si sono susseguite sul pianeta, esiste l'idea di una patria lontana, di un Paradiso Terrestre, in cui l'uomo era tutto e il tutto fluiva in lui. Non c'era nulla da desiderare, eppure voleva di più e osò avvicinarsi alla verità, alla conoscenza, al frutto proibito. Fu allora che Dio punì la sete di ambizione dell'uomo e lo condannò ad una vita di stenti e di fatica, su un mondo selvaggio e ignoto, coltivando dentro di sé il bisogno di facoltà che reputava sacre, ma che un tempo sapeva governare. Che cos'è l'uomo? Che cosa nasconde il 95% del suo cervello, le cui funzioni sono ancora occulte? Al giorno d'oggi siamo riusciti a tracciare la mappa del patrimonio genetico, nota come genoma umano. Tuttavia, più si procede nella conoscenza e più si affaccia la possibilità che l'essere umano sia molto più di quanto sembri. La magia, le facoltà extrasensoriali, le esperienze fuori dal corpo(OBE) non sono fantasia. Si dice che chi manifesti queste facoltà sia maggiormente dotato rispetto a tutti noi "normali". Ma siamo sicuri che siano qualità paranormali? Quando l'uomo viveva con gli dei, era in grado di fare tutto, perché era gli dei. Ma allora che cosa può essere accaduto, in un punto imprecisato del tempo, che ha fatto cadere l'uomo sulla Terra, poco più di un animale, costretto a inventarsi un modo di sopravvivere su un pianeta selvaggio e ostile? A mio parere, l'emergere delle cosiddette facoltà paranormali non è che un indizio delle prove che un tempo l'uomo fu "manipolato". E' più facile credere che pochi siano superiori a noi oppure che quei pochi siano più vicini di noi alla vera umanità? Umano e divino sono da sempre strettamente legati. E' possibile che "qualcuno", punendoci per la nostra superbia, abbia deciso di dividere l'umanità dalla spiritualità? Da sempre l'uomo è andato alla ricerca di qualcosa di tanto vicino ma perduto. E' forse questa la vera rivelazione di uno spirito divino latente in noi? In tutti i miti dell'antichità, non esiste l'idea di un premio; tema costante è il castigo. Se siamo uomini deve essere allora considerato un castigo? Secondo il Cristianesimo la vita difficile è un mezzo per raggiungere la pienezza nella trasfigurazione finale, quando l'uomo vedrà Dio e sarà di nuovo in Lui. E' mia convinzione che l'uomo sia davvero il microcosmo o per lo meno lo era. I miti non sono altro che realtà scientifiche raccontate nei secoli per la gente semplice, sotto forma di storie. Questa che ho appena descritto non è che una possibile chiave di rilettura della storia umana, vista attraverso l'occhio mitico, nel tentativo di togliere quel velo di Maya che ancora ci avvolge e ci condanna ad una esistenza da cacciati dall'Eden. Ciò che stupisce dell’uomo antico, ma che ancora langue dentro ognuno di noi, è la straordinaria capacità di vivere in simbiosi con il cosmo, conoscendo appieno i propri sensi e sapendoli controllare e indirizzare verso ed entro l’infinito. 208 Di queste straordinarie capacità, l’uomo comune non sa più come usufruire, abituato a riversare nella tecnologia le funzioni naturali dei propri sensi e obliando al meglio la propria dimensione spirituale. All’origine della sapienza e della cultura di ogni etnia umana, vi è un elemento che viene ancor prima degli elementi alchemici o fondamentali, acqua, terra, aria, fuoco, spazio… …è il suono. Dice Giovanni nel prologo al Vangelo omonimo: “in principio c’era colui che è ‘ la parola ’. Egli era con Dio; Egli era Dio. Egli era al principio con Dio. Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa…” Dice la Genesi: “Dio disse…..e fu.” Alla base della più antica filosofia greca vi era la corrispondenza: pensiero-parolarealtà. Ma la filosofia greca ha attinto dall’Egitto. E infatti la genesi egiziana di Menfi recita: “Ptah, il grande, è il cuore(cervello) e la lingua(parola) dell’Enneade degli dei, lui creò gli dei, nacque nel cuore e nacque sulla lingua qualcosa nella forma di Atum. Ora, Atum è il creatore, ma si capisce che lui stesso è stato creato, grazie al cuore(sede del pensiero secondo gli Egizi) e alla voce (lingua). Anche gli Egizi hanno attinto la filosofia dal Vicino Oriente e così via fino ad arrivare là dove è attestata la più antica filosofia: l’India. Brahma è il Tutto, è Dio, anima universale. Alla base della Genesi indù vi è, inutile dirlo, il suono. IL SUONO SILENZIOSO DELLA SPIRITUALITÀ Chiunque abbia conoscenza delle dottrine spirituali indiane, avrà sentito parlare del Mantra. E’ una disciplina meditativa che permette, pronunziando sommessamente determinate sillabe sanscrite sacre, di mandare, per dirlo con termini profani, in “risonanza” la mente che è la più acerrima nemica dell’Atman, l’Io, l’anima individuale che si deve realizzare per tornare a far parte del Tutto. La mente tende ad allontanare l’individuo dall’infinito, dandogli l’illusione di essere autosufficiente e spingendolo all’egotismo. Soltanto riuscendo ad annichilire e controllare la mente, l’Atman risale alla percezione più alta e di nuovo si avverte l’appartenenza ad un Tutto che è Spirito divino. Lo stesso concetto altamente spirituale, seppur metaforizzato in termini più materiali, è ripreso dal Cristo. “Così come il corpo e le membra sono una cosa sola, così Io e il Padre mio siamo la stessa cosa”. E’ il concetto di micro e macrocosmo, l’uno “dentro all’altro” e viceversa. Attraverso il mantra, la cui sillaba più potente è il famoso “Om” o “Aum”, i maestri Buddisti più potenti riescono addirittura a scoprire le cause di un malore fisico e, intervenendo a livello energetico, riescono a curare malattie a volte in stadio avanzato o terminale.7 209 LA VIBRAZIONE CHE DOMINA IL COSMO Ora, la parola è suono e il suono è vibrazione; il pensiero genera energia e l’energia è vibrazione; la luce è vibrazione… Secondo antiche leggende indiane, con i suoni è possibile materializzare degli oggetti e addirittura esisterebbero delle città invisibili(Dio disse…e fu…/di tutte le cose visibili e invisibili…). Il famoso detto “Apriti sesamo” è dovuto al fatto che alcuni sacerdoti del vicino Oriente, anticamente, erano in grado con determinati canti e preghiere di far aprire magicamente le spighe di sesamo. Il comandamento “non pronunciare il nome di Dio invano”, deriva dal fatto che per gli ebrei alcuni nomi sono impronunciabili, a causa del loro potere e della loro appartenenza a esseri spiritualmente superiori e vicini a Dio. Sempre in India, a proposito dei Vimana (letteralmente “uccelli artificiali abitati”) si narra che su alcuni di essi fosse incisa la sillaba sacra dell’Om e mediante determinati canti e preghiere i sacerdoti sapessero comandarli. E I CERCHI NEL GRANO? Il potere del suono, dell’energia e della vibrazione entra in gioco anche quando si parla dei famosissimi Cerchi nel Grano o “Crop Circles”. Sembra che a causarli siano delle particolari onde elettromagnetiche che, di provenienza incerta, entrano in simbiosi con il campo gravitazionale terrestre. Anche un simbolo o una forma producono vibrazioni. Il corpo umano emette onde magnetiche che sono persino in grado di impregnarsi in edifici ad alta frequentazione come i luoghi sacri. Ma, di nuovo il meccanismo retroattivo, gli stessi luoghi sacri (è scientificamente dimostrato) venivano scelti perché fonti di particolari energie dette positive, mentre venivano demonizzati i luoghi ad alta intensità di onde negative. Secondo teorie recenti, i simboli riprodotti nei Cerchi nel Grano sarebbero opera di intelligenze che vogliono aiutare l’uomo ad elevarsi spiritualmente. Un nativo americano comprende benissimo tali meccanismi, poiché anche in America era largamente diffusa tra i nativi la venerazione del Grande Spirito e della Madre Terra. L’animismo è da noi occidentali visto come un qualcosa di ridicolo e primitivo, ma a mio parere andrebbe rivisto il concetto di primitivo. Di sicuro non è sinonimo di rozzo, ma, all’opposto, è una grande consapevolezza spirituale che lega l’uomo al creato. Non a caso la concettualità artistica più antica è la più complessa, perché l’uomo antico, come detto in apertura, era in uno stato spirituale e fisico in perfetta sintonia con le vibrazioni cosmiche, cose che noi, avvolti dalle radiazioni dei telefonini, abbiamo perduto, ma forse non irrimediabilmente. I primi disegni di un bimbo, non sono rappresentazioni della semplice realtà visiva. In essi sono racchiusi gli stati d’animo e le proiezioni sensibili di sé. Col tempo, di 210 nuovo, la mente categorizza secondo determinati schemi e preclude ogni libero sfogo della nostra interiorità spirituale. Quello che l’uomo ha scordato, nel corso della sua tanto incerta storia, è proprio il fatto di essere uomo, un dio caduto che sogna le stelle, ma non si accorge di brillare di luce divina. UNA MOLTITUDINE DI DÈI Scorrendo quanto contenuto nei miti di tutto il mondo, appare lampante il fatto che, a parte la schiera di divinità di volta in volta indicate, almeno due sono le figure, in senso lato, veramente importanti da considerare: un dio “creatore” e un dio “civilizzatore”. Spesso, queste due personalità trovano riscontro in un unico soggetto, che, quindi, assurge alla duplice funzione della creazione e della civilizzazione degli esseri umani. Infatti, le due figure, pare di capire, interagiscono tra loro e, avendo prerogative diverse, generalmente non si ostacolano. E’ quindi del tutto normale, addirittura sensato, che, col passare del tempo, il mito abbia accorpato i due soggetti divini, anche per realistiche ragioni da ricondurre alla pratica del culto stesso. Questo succede, evidentemente, nelle religioni monoteistiche: il cristianesimo, l’ebraismo, l’islamismo e il zoroastrismo su tutte. Sul monoteismo si potrebbe scrivere a non finire. Chiaramente, in questa sede, non è nostra intenzione farlo. Forniremo, di seguito, alcune basilari informazioni, giusto per fornire al lettore curioso quanto necessario per capirci qualcosa. Il concetto di un’unica divinità è praticamente assente nei popoli non letterati. Il primo esempio di monoteismo nella storia del mondo antico risale al XIV secolo a.C. e prende forma in Egitto con il dio Amon Ra, che diventa Aton, associato al Sole (nella celebre riforma religiosa intrapresa dal faraone Amenhotep IV della XVIII dinastia)1. Si diffonde, circa seicento anni dopo, anche in Asia Minore, con l’ebraismo e il zoroastrismo. In età più tarda incontriamo il cristianesimo e l’islamismo. Pur tuttavia, in tutte queste forme di religione, al dio onnipotente è sempre contrapposta una figura che simboleggia il male. Numerosi sono, inoltre, gli esseri soprannaturali, da considerarsi divinità minori e derivate, cioè che traggono i loro poteri divini dall’essere supremo: tra questi, riconosciamo, senz’altro, gli angeli, i cherubini e i santi. Altre volte, e qui cominciamo ad occuparci del politeismo, oltre al “creatore” e al “civilizzatore”, compaiono molteplici e curiosi personaggi che, pur facendo parte dell’entourage divino, non hanno la medesima importanza. 211 La loro peculiarità è insita nell’essere specialisti, ognuno, in determinate branche del sapere. Ecco che incontriamo una moltitudine di divinità che occupa i pensieri e le preghiere dei popoli che ci hanno preceduto: i Sumeri, gli Egizi, i Maya e via di questo passo. Emerge che l’uomo del passato, che qualcuno ancor oggi considera “primitivo”, aveva ben focalizzato, nella sua mente, le prerogative che ciascuna divinità assommava, tanto da poter individuare con precisione il dio da venerare all’occorrenza. Così facendo, al tempo stesso, il nostro antenato andava a realizzare un vero e proprio pantheon, dotato di una struttura gerarchica ben delineata, all’interno del quale ciascuna divinità sapeva cosa fare. Dovremo forse dire, considerando il ruolo dei protagonisti (dèi da una parte e uomini dall’altra), ribaltando la visione d’insieme e facendo leva sulle origini del mito (l’ipotetica prima ‘manifestazione’ di questi esseri superiori), che le stesse divinità, volenti o nolenti, avevano inculcato, nell’immaginario umano, una serie di elementi determinanti alla formazione dell’idolatria. Non è nostra intenzione snocciolare, ora, un arido e noioso elenco di queste divinità, ma è pur vero che di qualcuno dobbiamo far menzione, giusto per poter sviscerare l’argomento nel modo meno lacunoso possibile. Lo faremo coerentemente, affrontando il tema per alcune zone geografiche che riteniamo eloquenti. Non tratteremo, qui, la mitologia definita “classica”, propria dei Greci e dei Romani, poiché chiaro ricettacolo di leggende appartenenti ad altri popoli2. Alcune informazioni aggiuntive, come sempre, se ce ne fosse davvero bisogno, saranno fornite nelle note a piè di pagina. Non disperate… IL FANGO DI MANITÙ Senza entrare veramente nel merito (la mitologia, sviluppatasi attorno alle varie tribù indiane del Nord America, meriterebbe da sola, ben altro spazio), dobbiamo necessariamente limitarci all’essenziale. Ecco, allora, che andiamo ad individuare la figura del trickster, uno spirito che rappresentava sia il bene che il male: aveva sembianze umane ma anche animali e incarnava, contemporaneamente, il bene e il male. A lui si doveva il merito della creazione dell’universo. Strano personaggio, questo trickster, che assumeva, di volta in volta, sembianze diverse, a seconda della tribù e del mito di cui è protagonista: lepre, coniglio, corvo, coyote, ragno e visone sono gli animali più rappresentati3. Questo dio impersonale, che gli indiani delle zone del Canada, come i Delaware, chiamano Manitù, stando ai racconti, svolgeva la sua funzione di creatore tuffandosi 212 in fondo al mare per raccogliere del fango che poi trasformava in terra. A parte la creazione (vi sembra poco…) questa divinità non faceva altro e preferiva delegare ai suoi simili la gestione di cose più terrene. Quindi, incontriamo in queste leggende una schiera ben nutrita di dèi, spesso associati alle stelle più luminose. Il vento, il temporale e, in particolar modo il tuono, erano le manifestazioni della natura che sovente sintetizzavano le peculiarità del divino. I racconti dei Sioux ci parlano, direi in maniera assai generica, di un certo Wakan’tanka, ossia il Grande Mistero, colui che donò tutto ciò di cui l’uomo poteva aver bisogno nella sua vita terrena. IL SIGNORE DELLO SPECCHIO FUMANTE Gli Olmechi adoravano dèi con le sembianze di giaguaro, ma di loro torneremo fra breve a parlare. I Maya riconoscevano il dio Hunabku4, creatore del cielo e della terra e padre di tutti gli déi; suo figlio Itzamnà5, dio del fuoco e dei vulcani, era il creatore del genere umano ma anche inventore delle scienze e della scrittura, mentre Kinich Ahau era il dio del Sole6. Per i Toltechi e, in seguito anche per gli Aztechi, era Tezcatlipoca (Signore dello specchio fumante o ardente7) ad aver originato tutto sulla terra e, in un contesto prettamente bellicoso che da sempre ha contraddistinto questa gente, non poteva assolutamente mancare una figura da identificare con la guerra: ecco, allora, Huitzilopochtli8, che esigeva dai suoi adepti i ben noti sacrifici umani. Entrambe queste divinità, si noti bene, non erano altro che due dei quattro figli cosmici9 degli onnipotenti Ometeotl e Omecihuatl, da intendere qui come la perenne dualità, maschile e femminile ma anche il bene e il male. Qualcuno si è persino divertito a contare, una per una, tutte le divinità degli Aztechi, arrivando a tredici per le principali e circa duecento per quelle minori. Il fatto che a ciascuna fosse dedicato un giorno dell’anno e una festività non vi ricorda qualcosa? Tra questa moltitudine, notevole importanza rivestiva Tlaloc, associato alla pioggia, nonché la sorella e sposa Chalchiuitlicue, rappresentante dell’acqua10; ciascuno, infatti, riuscì a governare una delle cinque epoche che secondo la leggenda si susseguirono sul nostro pianeta. Stando ai racconti, Teotihuacan11 fu costruita nella cosiddetta età del Quinto Sole, spiritualmente considerata l’era del movimento, la stessa alla quale apparteniamo e che dovrebbe terminare, secondo il calendario dei Maya, nel 201212. In questa carismatica località gli dèi si erano riuniti per creare il Quinto Sole, dopo che i precedenti, ognuno associato a divinità diverse, erano bruscamente terminati a 213 causa di varie catastrofi naturali. Infatti, il Quarto Sole non era più visibile e la terra era avvolta dall’oscurità; nonostante ciò, a Teotihuacan una fiamma divina continuava ad ardere. Occorreva far riapparire il Sole e le divinità dovevano decidere chi fra loro si sarebbe sacrificato nella fiamma divina in nome di una nuova era, diventando così la personificazione del Sole e della Luna. Il dio Nanauatzin fu il primo a buttarsi nel fuoco, seguito dal dio Tecuciztecatl. Quest’ultimo aveva inizialmente esitato ed infine, seguendo l’esempio dell’altro, trovò la forza ma si fermò sul bordo della fiamma. Quando le due divinità furono arse, in cielo riapparvero il Sole e la Luna che rimasero immobili finché un altro dio si premunì di scagliare in alto una freccia in direzione dell’astro splendente. IL SOLE SORGE DAL TITICACA I primi abitanti del Perù, ancora prima degli Inca, adoravano Viracocha13, dio dell’universo, creatore del mondo e del cielo. Era lui ad aver fatto sorgere il sole dalle acque del lago Titicaca14; poi, a Tiahuanaco, antica e leggendaria dimora dei giganti, aveva plasmato la terra e dato vita sia agli animali che agli uomini. Le leggende locali narrano che Tiahuanaco fu edificata in una sola notte, dopo il Diluvio, dagli dèi o dai giganti. E’ impressionante constatare che gli indiani Apaches, ancora oggi, sono in grado di descrivere Tiauhanaco senza averla mai vista. Lo rivela l’etnologo L.Taylor-Hansen che, in visita ad una tribù stanziata in Arizona, racconta di come gli indigeni conoscano la località perché un tempo era il centro del loro leggendario impero; sono addirittura in grado di descrivere la statua del “bianco barbuto”, quella per intenderci di Viracocha15. Il dio bianco fece qualcosa di analogo anche a Machu Picchu16, stavolta con la preziosa collaborazione dei fratelli Ayar. Si narra, infatti, che un giorno giunsero gli dèi guidati da Viracocha, che inviò questi fratelli con le rispettive mogli su quel cucuzzolo. Dopo che uno di loro fu rinchiuso dagli altri in una grotta che fungeva da prigione e averlo pure trasformato in pietra (non siamo comunque in grado di spiegare la ragione di un siffatto trattamento), tre dei quattro germani si affacciarono alle tre finestre e cominciarono il grandioso progetto. Uno di questi era destinato ad essere ricordato come l’iniziatore della civiltà, millenni prima degli Incas17. Per la gente costiera, Viracocha era degnamente rappresentato dal figlio, Pachacamac, letteralmente “animatore del mondo” o “padre della terra. In seguito verrà ricordato anche come il dio dei terremoti. Altre divinità minori, al suo seguito, Inti (il Sole), Illapa (signore del lampo e della 214 tempesta) e Mama Kilya (la Luna, sorella e sposa di Illapa). Tralasciamo, volutamente, tutti gli altri. SULLE RIVE DEL TIGRI E DELL’EUFRATE Da sempre la Mesopotamia è considerata la culla della civiltà e partendo da questo presupposto, fino a prova contraria, è proprio qui che possiamo attingere le migliori informazioni riguardo ai miti. Sono migliaia le tavolette cuneiformi, risalenti al III millennio a.C. rinvenute durante gli scavi archeologici e quasi tutte narrano delle gesta delle divinità sumere, da far risalire ad un passato veramente remoto. An era il dio del cielo e Nammu la dea dell’acqua e della creazione. Dalla loro unione era nato Enki, da associare, inevitabilmente, all’acqua; considerato un dio molto saggio, verrà invocato continuamente dai terrestri. Questo Enki ebbe la brillante idea di creare l’essere umano, al fine di impiegarlo nel lavoro al posto degli altri dèi minori18. Tutte le divinità qui in trattazione, scorrendo le pagine dei miti, erano state create da An ed erano chiamate Annunaki. Da quel che sembra, An lasciava campo libero, nella gestione delle cose terrene, agli altri dèi, soprattutto ai figli Enki, Enlil (posto a capo degli dèi) e Inanna (associata al cielo e alla terra, era la dea della guerra ma anche del parto e dell’attrazione erotica; generalmente, veniva rappresentata come divinità astrale di Venere). Al di là della famiglia “reale”, innumerevoli erano gli altri dèi dell’élite sumerica19: è giusto fare un cenno almeno al marito di Inanna, Dumuzi, divinità della steppa20. Ogni divinità, poi, aveva un santuario in una determinata città della Mesopotamia: ad esempio Enlil a Nippur, Enki a Eridu e Inanna a Uruk. I Babilonesi21, dal canto loro, ereditarono buona parte della cerchia di divinità dai Sumeri, a volte modificandone solamente il nome22. An, di conseguenza, si trasformava in Anu mentre Enki, ad esempio, diventava Ea. Stessa sorte per Enlil (Ellil), Inanna (Ishtar) e tutti gli altri. Tra questi, emergeva, in ogni modo, con prepotenza, un nuovo dio, tale Marduk, figlio di Ea (Enki), che diventerà la maggior divinità ai tempi del regno di Hammurabi. Marduk era sovente associato al Sole (Shamash) e, per alcune sue prerogative, ricordava da vicino il Ninurta sumerico. Con l’avvento degli Assiri, che presero a prestito molti dèi babilonesi, il panorama divino si ingarbugliava non poco: è chiaro che la tradizione originale, quella sumera, era, a questo punto, largamente rimaneggiata. Tra le divinità rimaneva Marduk, anche se ora si venerava col nome di Assar: Pur cambiando nome, era sempre lui l’artefice principale della creazione. Emblematico il caso degli Ittiti: ogni volta che estendevano i domini su altri popoli, 215 pur continuando a venerare i propri dèi23, assorbivano anche quelli locali, tanto da arrivare a migliaia di divinità. Anche i Fenici attinsero dalla mitologia dei Sumeri e quindi dei Babilonesi. Il loro dio Baal non era altro che una reminiscenza di El e di Marduk24. Qui, capite bene, occorre fermarci. NELLA TERRA DEI FARAONI L’antico Egitto si distingue, in questo intricato ed intrigante resoconto della creazione narrata dai miti, perché annoverava ben quattro versioni dell’accaduto! Qui tratteremo, per sommi capi, solamente la più completa e conosciuta di queste, sviluppatasi nel centro di Eliopoli25. Il protagonista era Amon o Atum, che in seguito verrà associato a Ra, dio del Sole. La divinità, con il corpo di un uomo e la testa di un falco, emergeva dalle acque primordiali di Nun, un vuoto senza alcuna forma. Conscio dei suoi limiti, per la complicata opera della creazione, decise di far nascere dal suo seme altre divinità: i fratelli Shu (dio dell’aria) e Tefnut (dea dell’acqua). I rapporti incestuosi dei due portarono alla luce Geb, dio della Terra, e Nut, dea del Cielo. L’unione tra Geb e Nut si dimostrò proficua poiché furono quattro i figli della coppia: due maschi (Osiride e Set) e due femmine (Iside e Nefti). Le nove divinità qui citate, nel loro insieme, rappresentavano la “Grande Enneade di Eliopoli”, ovvero la personificazione della bellezza, della magia e del potere. Come in altre parti del mondo, anche le divinità egizie passavano il tempo litigando tra loro. Set era geloso di Osiride e tra i due iniziava una lotta di potere senza quartiere, con Iside, moglie di Osiride, vera protagonista di questo racconto. Fu lei, infatti, a venire in soccorso al marito, prima ucciso e poi smembrato dal fratello cattivo: con l’aiuto di Anubi, il dio imbalsamatore che fungeva da guida delle anime dei defunti (rappresentato con la classica testa dello sciacallo), riuscì a riunire i frammenti del fratello/consorte. Sarà il figlio Horus, dio del Cielo raffigurato dalla figura del falco, a vendicare Osiride e, dopo alterne vicende, l’avrà vinta, quando Amon Ra, e con lui il pantheon al completo degli dèi, deciderà per la legittimità dell’erede di Osiride sulle terre del Basso Egitto mentre a Set verrà assegnato l’Alto Egitto. In conseguenza dell’irrevocabile decisione presa in seduta plenaria, Osiride diverrà dio dei Morti mentre Set, cacciato nel deserto, dio del Tuono e delle Tempeste. Da allora, i faraoni delle diverse dinastie si crogiolarono di essere la personificazione terrena di Horus con la presunzione, alla morte, di trasformarsi in Osiride. Il noto rito dell’apertura della bocca, che i sacerdoti egizi eseguivano sulle mummie dei sovrani, serviva, appunto, a mutarli nella divinità dei morti. 216 Horus, assieme a Thot, Anubi e Maat, faceva parte di quella che era definita la “Piccola Enneade”. LE QUATTRO FACCE DI UN DIO Le tradizioni riferite all’India sono contenute, per lo più, nei cosiddetti ‘Veda’ (letteralmente “quanto viene udito”), un insieme di quattro volumi che contengono le gesta di una razza divina facente capo agli dèi Brahma (il creatore), Vishnu (dio della conservazione) e Shiva (dio della distruzione) nonché dalla dea Devi. Occorre, già da subito, fare una precisazione: Vishnu e Shiva, pur essendo ancor oggi venerati da schiere opposte di credenti, rappresentavano, in ogni modo, aspetti diversi comunque riconducibili ad un’unica suprema divinità. Dal suo canto, la dea Devi29 incarnava il lato femminile dell’essenza divina e, grazie alla sua energia e a quella maschile, aveva permesso la nascita dell’universo. Brahma, il creatore, aveva acquisito la saggezza, quella espressamente contenuta nei testi vedici, prima di ogni altro e l’aveva poi trasmessa oralmente, ancor prima che questa venisse trascritta. Vishnu, che aveva la facoltà di incarnarsi in esseri ogni volta più evoluti30, poteva contare sul figlio Ganesh per comunicare con il genere umano ma anche sul fido messaggero Narada. Da lì, la solita schiera di divinità: Agni era quella del fuoco, Indra rappresentava il cielo e la pioggia mentre Ganga era la dea del fiume Gange e figlia dell’Himalaya31. Associato al vento era il dio Vayu, al Sole il dio Surya. Non poteva mancare un dio della guerra: ecco, allora, Kartikeya. La mitologia correlata alla creazione è stata inserita nel Rig Veda, uno dei testi più antichi al mondo32. Qui si narra del seme di Vishnu che galleggiava nell’Oceano della Creazione. Ogni seme si trasformò, poi, in uovo dorato e Vishnu vi entrò in qualità di Purusha (“persona cosmica”). Così facendo, il dio riuscì a trasformare questa inerte materia in terra, acqua, fuoco, aria ed etere. Con successive trasformazioni, ma sarebbe meglio dire incarnazioni, diede vita a tutto il resto33. Molti dei personaggi mitologici dell’India si ritrovano, con minime variazioni, anche nello Sri Lanka e in Tibet. Il brahmanesimo fu la principale religione praticata in India, almeno fino all’avvento del buddhismo, nel V secolo avanti Cristo. Quest’ultimo credo, sviluppatosi in Asia, India, Birmania, Tibet, Cina e Giappone, conta oggi più di cento milioni di adepti. Torneremo, comunque, ad occuparci dell’incredibile contenuto dei libri sacri indiani e lo faremo nel tentativo di descrivere i mezzi volanti di cui facevano largo uso gli dèi. 217 IL PARADISO DEI GUERRIERI I miti norvegesi, che hanno molte similitudini con la saga germanica dei Nibelunghi, narrano di Odino36, capo degli dèi. Attorno a lui, nel paradiso di Asgard, una vasta schiera di divinità: Tyr (dio della guerra), Thor (dio del tuono), Freyr (dio dei frutti della terra), Heimdall (custode di Bifrost) e Balder (il prediletto, figlio di Odino e della moglie Frigga). Odino viveva nel Walhalla38, un meraviglioso palazzo munito di 540 porte, dimora degli dèi caduti in battaglia, qui trasportati dalle Valchirie. Tra i malvagi una particolare menzione per Loki, dio del fuoco. La saga ruota attorno al Ragnarok, il giorno del giudizio, che quando arriverà, distruggerà tutto, in cielo e in terra. Molte divinità periranno in questa resa dei conti ma, infine, quattro giovani dèi, fra cui due figli di Thor, riusciranno a vedere l’alba di un giorno nuovo e accompagneranno Lif e Lifthrasir, gli unici umani sopravvissuti, nel difficile compito di ricominciare tutto daccapo. L’UOVO PRIMORDIALE DI PANKU In Cina, perlomeno nella porzione a sud-ovest di questa nazione, si tramanda la figura del gigante Panku che dormiva all’interno di un grande uovo. Quando si svegliò e ruppe l’involucro, ne uscì il necessario per la formazione del cielo e della terra. Pare che il buon Panku trascorse la maggior parte della sua esistenza a tenere separati i due elementi e quando morì, ogni parte del suo corpo si trasformò, contribuendo alla creazione di qualcosa di specifico: ad esempio la carne fece il terreno da coltivare, il sudore divenne la pioggia, i capelli formarono le stelle. E l’uomo? Beh, si dice che furono le sue pulci a dar vita ai nostri antenati… La figura del civilizzatore, nei ricordi ancestrali dei cinesi, è rappresentata dall’essere immortale Huang Ti, “l’imperatore giallo”, che inventò la bussola e la moneta. Col trascorrere del tempo, si sentì anche la necessità di compilare un elenco dei sovrani divini: alla fine della conta, dodici furono gli imperatori celesti, undici quelli terrestri e venticinque i sovrani40. Non possiamo esimerci dal ricordare anche l’immagine del Drago, nella lingua locale Loong, che a differenza di quel che accadeva in tutto il mondo antico, aveva qui un aspetto altamente positivo, portatore di allegria e fortuna: non per niente era assimilato a Phuc, il dio della felicità. D’altronde i monaci Shaolin, sugli avambracci, avevano due tatuaggi, quello del drago e della tigre, rispettivamente la forza dello spirito e della forza fisica, energie opposte ma complementari. Ancora oggi, durante le festività, assistiamo alla cosiddetta “danza del drago”, 218 eseguita dagli adepti delle scuole di Kung Fu, che racchiude in sé un compendio di quelle tradizioni che, altrimenti, si sarebbero perse per sempre. UN GROVIGLIO DI ALTRI MITI Avrete già inteso che, di questo passo, si potrebbe disquisire ancora parecchio. Non è il caso. E’ un groviglio pazzesco! Chi volesse approfondire l’argomento, per quel che riguarda miti e leggende che in questa sede non hanno trovato spazio, può senz’altro munirsi di uno dei tanti volumi in circolazione, a volte enciclopedici, in grado di soddisfare ogni curiosità. Qui si è voluto introdurre la tematica, cercando di fornire le informazioni ritenute indispensabili per la comprensione dello scritto. Già di per sé questo scritto, pur con tutte le lacune possibili, è quello che ha impegnato maggiormente l'autore: se siate arrivati a leggere queste righe, sarà stato un bell’ostacolo anche per voi. NOTE: 1 La divinità legata al Sole, in Egitto, aveva diverse personificazioni: a parte quella riportata nel testo, sono da ricordare Khepri o Atum. Interessanti anche le connessioni con Ammone, dio venerato a Tebe, allora capitale egizia, duemila anni prima di Cristo. Il maestoso tempio di Karnak è a lui dedicato. Col tempo, assunse il nome di Ammone-Ra e il disco solare prese a rappresentarlo. 2 In proposito, forniremo solo brevi sprazzi quando tratteremo gli argomenti dei successivi capitoli. 3 Nelle pianure del nord America è vivo anche il ricordo di una donna "bisonte”, come vedremo in seguito. 4 Nel libro sacro dei Quiché, il “Popol Vuh”, che narra gli antichi miti di quella parte di popolazione di stirpe maya assestata sulle alture del Guatemala, il creatore di ogni cosa è identificato come Gucumatz. Il suo aiutante è tale Hurakan, dio del tuono, della tempesta e della fertilità. Questa documentazione è giunta fino a noi grazie alla trascrizione che ne fece un prelato europeo dopo la conquista. 5 Letteralmente “iguana” o “lucertola”. Altri propongono, per questa divinità, l’appellativo “Il padrone dell’aurora”. 6 Kinich Ahau, rappresentazione astrale di Itzamnà, aveva una sposa, la dea della Luna chiamata Ixchel, con la quale era in perenne contrasto per via dei tradimenti della donna. 7 Così chiamato perché guardava il mondo attraverso uno specchio magico di 219 ossidiana e, così facendo, esplorava il cuore degli uomini ma anche l’oscurità cosmica, grazie agli occhi onnipotenti del suo nagual, il gran giaguaro Tepeyollotli. Numerose le attività che venivano riconosciute a questo dio: oltre all’effigie di creatore, era considerato la massima autorità infernale, associata al freddo e all’inverno, ma anche alla giustizia. Inoltre, sebbene generoso, appariva al contempo disumano e crudele. Una sorta di Yahvé, come avremo modo di vedere in seguito. 8 Il nome di questo dio nasce dall’unione delle parole “colibrì” e “sinistra”, perché è solitamente raffigurato con le penne di questo uccello sul piede sinistro. E’ il figlio della dea Coatlicue (“colei dalla gonna di serpente”), una della massime autorità da associare alla sacralità della terra. 9 Uno per ogni latitudine, contraddistinti dai colori rosso, blu, bianco e nero, rispettivamente assegnati a Xipe Totec (fertilità), Huitzlilopochtli (guerra), Quetzacoatl (saggezza) e Tezcatlipoca (giustizia). E’ bene sapere, comunque, che quest’ultimo termine compare, indifferentemente, per ognuna di queste divinità. 10 L’acqua qui è da intendersi riferita alle fonti, ai laghi ed ai fiumi, a ben vedere tutte le risorse idriche della terra. Questa dea è ricordata anche come protettrice dei matrimoni. 11 Il nome di questa città, le cui rovine si trovano a circa sessanta chilometri da Città del Messico, significa, nella lingua nauhatl degli Aztechi, “La dimora degli dei” o “La città dove nascono gli dei”. 12 Il calendario di questo popolo è molto preciso. Infatti, a parte la puntuale corrispondenza con l’attuale nostro computo dei giorni, contiene due date, quella d’inizio (11 agosto 3114 a.C.) e quella di fine (24 dicembre 2012 d.C.) del periodo denominato Quinto Sole, complessivamente 5127 anni. Il tema di più epoche, di cui alcune già trascorse, non è comunque prerogativa dei Maya: allo stesso modo la pensavano gli Aztechi e similmente anche gli Indù. 13 Questo dio è ricordato anche con altri nomi, poco noti: Huaracocha, Kon Tiki, Thunupa, Taapa, Tupaca e Illa. 14 Questo mito si interseca, necessariamente, con quello della donna-pesce Orejona, di cui abbiamo già fatto rapido cenno in apertura. 15 In quella circostanza, l’etnologo mostrò loro alcune fotografie di dipinti egizi ed in una di queste riconobbero senza indugio la divinità a cui era dedicata la danza rituale che stavano facendo, “Il Signore della Fiamma e della Luce” che conoscevano per Ammon-Ra. Inoltre, un vecchio saggio, osservando le fotografie di Machu Picchu, iniziò a descrivere la città così come veniva tramandato il ricordo di quel luogo da generazione a generazione, pur non avendolo mai visto. 16 Il nome della nota città peruviana, in origine, era Tampu-Tocco, segnatamente “Paradiso delle tre finestre”. Ma era anche conosciuta come “Luogo di Riposo delle Tre Finestre” o “Porto delle tre Finestre”. 17 Inevitabile il raffronto con i personaggi biblici Cam, Sem e Jafet. Per quel che riguarda i fratelli Ayar, uno di loro era identificato nel mitico Marco Capac, fondatore di Cuzco. La leggenda narra che il dio Viracocha avesse dato a Manco un bastone d’oro e questo solo in quel luogo riuscì ad essere conficcato nel terreno. Era il segno 220 evidente che lì doveva sorgere una città sacra. 18 A questo dio va il merito, stando ai testi rinvenuti, di aver avuto per primo l’idea di creare l’uomo utilizzando, come base di partenza, l’ibrido primitivo che viveva, all’epoca, sulla terra. Chiaramente, per fare ciò, si avvalse del sostanziale operato di altri dèi che, a quanto sembra, erano, per così dire, “specializzati”. Ci troviamo di fronte, secondo il parere di alcuni studiosi che hanno inteso leggere anche tra le righe delle tavolette cuneiformi, ad un esperimento di manipolazione genetica in piena regola. Con una sorta di riversamento del Dna divino nel nostro antenato, l’Adamo, al fine di impiegarlo nei lavori quotidiani ed evitare questa fatica agli dèi. Ma il progetto, pare di capire, non deve essere riuscito alla perfezione perché, ad un certo punto, l’uomo si ribellò a chi l’aveva creato (sintomatico l’episodio del Giardino dell’Eden e le successive vicende che hanno interessato la specie dei giganti). Chi vuole saperne di più, può leggersi i libri di Zecharia Sitchin, che narrano, per filo e per segno, queste vicende. 19 Forniamo un breve elenco, certo non esaustivo: Uttu o Shamash (Sole), Nannar o Sin (Luna), Baba di Lagash e Ninhursaga di Kish (dee madri), Nisaba (dea degli scribi), Nanshe (dea dei pesci e della magia), Ninisina (dea della guarigione), Ninurta (dio dell’agricoltura e della pioggia), Lahar (dea del bestiame) e Ashnan (dea dei cereali). Gli ultimi due pare siano stati creati, rispettivamente, da Enki e Enlil. 20 I sovrani sumeri, con l’anno nuovo, erano soliti celebrare un solenne rituale per favorire la fertilità ed il rinnovamento della vita umana, animale e vegetale. La coppia nuziale per antonomasia, cioè gli dèi Dumuzi e Inanna, era la protagonista di questa rievocazione. Grazie alle iscrizioni impresse su alcuni cilindri di terracotta, oggi conservati al museo parigino del Louvre, nonché agli studi di S.N. Kramer sull’argomento, siamo anche in grado di ricostruire, sommariamente, la fastosa cerimonia “rigenerante” organizzata dai regnanti sumeri, che si sostituivano alla coppia divina e, all’interno del palazzo reale, in una stanza appositamente destinata, si accoppiavano nuovamente in vece delle divinità. La rinnovata unione degli dèi aveva anche una forte valenza come sacra ritualità riferita alla prostituzione. Da quel che si sa, l’arte del meretricio ha avuto origine proprio qui, cioè in tutto il bacino del Vicino Oriente, dove veniva largamente praticata. 21 E gli Assiri, a seguire. 22 L’appellativo di ciascuna divinità veniva, infatti, espresso dai Babilonesi in lingua semitica. 23 Gli stessi adorati, prima di loro, dagli Urriti. C’era Arinna, dea del Sole e, soprattutto, una divinità “senza nome”, associata alle condizioni atmosferiche, che, di volta in volta, assumeva un appellativo diverso col tempo che mutava. 24 Se prestiamo fede alle parole dell’erudito Philo (Filone) di Biblo, vissuto nel I secolo a.C. che asseriva di aver tradotto, dal fenicio al greco, una fantomatica Storia Fenicia (questa raccolta, se mai esistita, è andata comunque irrimediabilmente perduta nel XI secolo a.C. Chi cita questa fonte dovrebbe sapere che c’è il fondato sospetto che sia stata redatta di sana pianta da uno studioso tedesco) di Sanchoniathon di Berico, i Fenici avrebbero avuto inizialmente una religione a sfondo monoteista, 221 dove Baal era l’unica divinità; in seguito, quando venne introdotto il politeismo, Baal sarebbe rimasto, secondo questa incerta versione, la principale divinità del neonato pantheon. 25 Giusto un cenno alle altre. A Menfi, capitale dell’antico Egitto, il dio venerato era Fta o Ptah, “padre e madre di tutti gli dèi”, considerato anche protettore degli artigiani. Amon, in questo caso, era appena un gradino sotto Ptah. Nella città di Ermopoli, invece, il culto era tutto dedicato a Thoth, dio lunare ma anche della saggezza e della scrittura (e per questo, chiaramente, protettore degli scribi), che veniva rappresentato con la testa di ibis e associato all’animale sacro del babbuino. Per ciò che concerne il mito della creazione, ad Ermopoli si credeva fosse merito del dio Nefertem, protettore della vegetazione. Infine, ci resta da dire qualcosa circa il centro di Esna: qui la figura principale era quella del dio Knufi o Cnum, dalla testa di montone. La divinità aveva creato il genere umano plasmando argilla sulla sua ruota da vasaio. Sulle pareti del tempio di Esna è incisa questa versione della creazione, con riferimento anche ad una dea di nome Neith, venerata nella città di Sais. 26 Queste divinità, secondo la leggenda, sarebbero nate in cinque giorni differenti e consecutivi, ma al di fuori del calendario di 360 giorni, per impedire una loro soverchiante superiorità nei confronti del padre Amon. Tale profezia, fra l’altro, è presente anche nella mitologia classica, ove troviamo, infatti, i figli che Crono ebbe da Rea, cioè i grandi dèi che andarono, poi, a formare l’Olimpo. 27 Fra l’altro, Iside era considerata la dea dell’universo e regina dei cieli, al pari con la Vergine Maria del Cristianesimo: non per niente era rappresentata allo stesso modo, seduta, con in braccio un bambino che allattava. 28 La figlia di Amon, così chiamata quando veniva associata alla giustizia, era anche denominata Tefnut, dea dell’acqua. 29 Questa divinità è adorata anche con altri nomi: Kali (la terribile), Radha (la misericordiosa, amante di Krishna) e Bhumi (la madre Terra). 30 Tra gli altri, che forse avete sentito nominare qualche volta, ci sono anche il re Rama, il mandriano Krishna e il maestro Buddha. 31 A seguire altri personaggi minori, venerati in particolari località. Un accenno va fatto, anche, alla dea Lakshmi, che aveva il compito di accudire il grande Vishnu. 32 Si può, infatti, farlo risalire al 2000 a.C. 33 Un’altra versione dl mito narra in maniera più specifica di come Brahma, nato dall’ombelico di Vishnu, creò anche i pianeti, le stelle e, soprattutto, i semidei, ad ognuno dei quali venne assegnato uno specifico compito. 34 Un culto che prendeva spunto dal vedismo, una religione ancora più antica. In sostanza, il brahmamismo era un vedismo rivisto e corretto, che cercava di avere carattere monoteistico, tanto che Brahma, nella bolgia di divinità, diventava comunque il dio supremo. 35 Grazie all’illuminazione del profeta Buddha che, pur convinto da Brahma (apparsogli in visione) a mettere le sue qualità al servizio dell’umanità, predicava, comunque, una concezione di vita ascetica assai dissimile dagli insegnamenti dell’altra religione. Infatti, oggi, il buddhismo rifiuta sostanzialmente il 222 brahamanesimo. 36 Questa divinità aveva perso un occhio per la bramosia di conoscenza: infatti, la leggenda racconta di come Odino lasciò cadere l’occhio, il prezzo da pagare per scrutare nel futuro, all’interno della fontana magica di Mimir. 37 L’arcobaleno che, secondo la tradizione, fungeva da tratto d’unione tra la Terra ed Asgard. 38 La sede degli dèi fu costruita dai giganti, con i quali, poi, Wotam (altro appellativo di Odino), che aveva commissionato loro i lavori, entrò in conflitto per via del compenso che, pur se precedentemente pattuito, intese non onorare. 39 Anche qui, come in altre parti del mondo, esistono infatti numerose versioni del mito della creazione. 40 Tra le figure notevoli, che meritano almeno una citazione, il dio della medicina Shennong, quello dei venti Feng Bo e la divinità associata al tuono, Leigong. c L’uomo, nel corso della sua storia, ha sempre scrutato i cieli, nell’attesa di segni più o meno divini. Nel corso dei secoli vari fenomeni celesti come la caduta di stelle, le comete, i passaggi di scie meteoritiche, le eclissi, hanno sempre fatto parte di un connubio uomo-cielo, atto a leggere, in tali segni, imminenti catastrofi o benevoli auspici. Immagine. il famoso astronauta di Kiev, unica statua europea che mostri strani tratti "spaziali". Col passare del tempo la passione dell’uomo è aumentata ma è cambiato il fine di tale osservazione. L’uomo, con l’ausilio di sempre più potenti telescopi, e in tempi moderni di sonde spaziali, ha cercato non più segni premonitori, ma le origini dell’universo che ci circonda, l’esistenza dei vari pianeti e la presenza di nuove forme di vita. Perché tanta trepida ricerca su eventuali forme di vita, presenti nell’universo? Una delle fenomenologie che hanno contraddistinto la fine di questo secolo è sicuramente l’ufologia. Nata ufficialmente nel 1947 con l’avvistamento di Kenneth Arnold, si è rapidamente sviluppata creando un filone di pensieri e discussioni che , a loro volta, hanno dato vita ad una proficua industria di business, tramite libri, riviste, film, documentari e quanto altro serve allo scopo. Contemporaneamente a questo filone, prettamente economico, è nato, di fianco, un altro filone, il quale ha contribuito a rinvigorire non poco la questione economica: la problematica ufologia, con i suoi segreti patti di connivenza fra nazioni ed alieni, impronte aliene nel nostro passato, nella nostra genetica e molto altro ancora. Autori come Sitchin e Von Daniken hanno espresso, con risultati e metodi più o meno ortodossi ed accettabili, le loro teorie riguardanti un intervento alieno sulla nostra genesi e storia. Naturalmente qualche lettore potrebbe obiettare che il fenomeno ufologico è abbastanza recente, per poterlo trasportare indietro nel tempo, ma, ad una attenta rilettura di alcune testimonianze antiche, potremmo pensare che la questione ufologia, ben lungi dall’essere un fenomeno dei nostri tempi, sia bensì presente sin dai tempi più remoti della presenza dell’uomo su questo pianeta. Tali testimonianze 223 possono essere state interpretate dai vari osservatori, in vario modo, a seconda del periodo storico o del contesto urbano e religioso in cui essi vivevano (apparizione di Dio per i profeti ebraici, segni religiosi per gli egizi, origini demoniache nel tardo medioevo e così via), ma il concetto di base rimane sempre lo stesso: in vari periodi della storia l’uomo si è trovato innanzi a testimonianze misteriose di qualcosa di sconosciuto. Abbiamo già scoperto, nei capitoli precedenti, le fantastiche asserzioni in alcuni testi indù di eccezionali velivoli aerei, guerre atomiche e quanto altro potrebbe essere spiegato con un intervento alieno ( a detta di alcuni autori), ma se ciò non basta ecco altre curiose testimonianze. Presenze di elementi di fenomenologie aliene potrebbero essere riscontrate nella Bibbia, in vari passi, e soprattutto nel Libro di Ezechiele, dove il profeta, Ezechiele per l’appunto, assiste ad una visione celeste, identificabile per alcuni come la descrizione dell’arrivo di un disco volante: “ il cinque del quarto mese dell’anno trentesimo (N.d.A.:all’incirca il VII secolo a.C.) , mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Che bar, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine….io guardavo ed ecco un uragano avanzare da settentrione, una grande nube ed un turbinio di fuoco, che splendeva tutti intorno, e in mezzo un balenare di elettro incandescente…al centro vi erano quattro esseri viventi che avevano sembianze umane…con quattro facce e quattro ali…le loro gambe erano diritte e con zoccoli simili ai piedi di vitello…quanto alle loro fattezze ognuno aveva fattezze d’uomo, poi fattezze di leone a destra, di toro a sinistra, e ognuno di loro fattezze d’aquila…le loro ali erano spiegate verso l’alto e si vedevano come carboni ardenti…gli esseri andavano e venivano come un baleno…ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro…le ruote avevano l’aspetto e la struttura come di topazio e la loro struttura era come di una ruota in un’altra ruota..potevano muoversi in quattro direzioni, senza voltarsi nel muoversi…la loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutti e quattro erano pieni di occhi tutti intorno..quando si muovevano gli esseri viventi anche le ruote si muovevano e quando si alzavano anche le ruote si alzavano…al di sopra delle teste viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, e quando si muovevano sentivo il rombo delle ali simile al tuono di Dio. Sopra il firmamento vi era come un trono e una figura dalle sembianze umane, circondato da uno splendore…tale mi apparve la Gloria del Signore e caddi prostrato innanzi a lui…” Un tecnico tedesco ,Josef Blumrich, scrisse un libro su tale argomento partendo dalla considerazione di smantellare la teoria dell’origine aliena di tale visione, ma, per sua stessa ammissione, cambiò idea nel continuo della sua opera. Blumrich, tecnico e disegnatore missilistico, notò molte assomiglianze fra le descrizioni di Ezechiele ed alcuni riferimenti puramente tecnici, che sarebbero stati sensatissimi se al concetto, per esempio, di “ruote dentro altre ruote” fosse stato abbinato il funzionamento di un elicottero, che avrebbe permesso al principale velivolo a razzo di librarsi sulla terra. Le stessi fasi di decollo e atterraggio sarebbero individuabili nei cambiamenti di colore del mezzo stesso dovuti all'effetto della velocità del vento e della velocità di 224 evoluzione del mezzo stesso. Lo stesso Ezechiele avrebbe descritto il carrello di atterraggio con una terminologia a lui più usuale, appartenendo ad una società pastorale, identificandolo come piede di vitello, mentre altre parti dell’astronave avrebbero avuto forma di leone , toro ed aquila nelle sue descrizioni. Potrebbero sembrare descrizioni stravaganti, ma , l’autore vuole ripeterlo, vanno considerate in simbiosi con le conoscenze culturali ed i periodi storici in cui vissero gli osservatori. Continuando a leggere la Bibbia, ci troviamo dinanzi ad un altro resoconto curioso, riguardante la morte d’ Elia, un altro profeta. Elia viene avvertito per tempo della sua “morte” e gli viene ingiunto dal Signore Dio, di recarsi a Beth-El (“la casa del Signore”), dove sarebbe non morto sulla terra, ma bensì assurto al cielo. Infatti, alcuni suoi conoscenti, saputo il fatto, chiedono spiegazioni ad un allievo di Elia su tale notizia e se fosse veritiera, ed egli, senza scomporsi minimamente, risponde che “oggi il Signore porterà Elia in cielo”. Sarebbe tutto tranquillamente identificabile con la tesi teologica che vuole la morte come un semplice passaggio dalla vita corporale fisica ad un’ascesa in cielo spirituale della sola anima, se il modo con cui Elia ascese al cielo non somigliasse troppo, in alcuni versi, alla visione di Ezechiele: “Apparve un carro di fuoco, e cavalli di fuoco, ed Elia salì al cielo portato da un turbine di vento..” Gli stessi Angeli ( chiamati nell’Antico Testamento Malachim) che apparvero ad Abramo e gli preannunciarono la distruzione di Sodoma e Gomorra, arrivarono dal cielo, apparendo improvvisamente. Ma quanto erano incorporei (come vuole la tradizione religiosa che li vede sotto una luce prettamente spirituale) e quanto umani? Di certo Abramo, e poi Lot che li ospitò a Sodoma, offrirono loro di fermarsi a rifocillarsi di cibo e a riposarsi, dormendo e lavandosi i piedi, facendo intendere che si trattasse di qualcosa di più di due esseri puramente spirituali. Abramo li esorta a : “Non passate sopra il vostro servo senza fermarvi” La parola sopra implica che , piuttosto di essere di matrice spirituale e capaci di apparizioni improvvise (tipo fantasmi), questi due esseri fossero reali e capaci di muoversi fisicamente nel cielo! Anche Lot riconobbe questi angeli da lontano e li invitò a rifocillarsi: ma come poté distinguerli da lontano, rispetto alle altre persone? E come poté il popolo di Sodoma venire a sapere del loro arrivo a casa di Lot, differenziandolo, quindi, dall’arrivo di persone qualunque? E che armi usarono contro la gente che tentò di entrare nella casa di Lot , allo scopo di vederli, tanto da rendere, chiunque osasse di entrare, cieco? Ancora più curioso è il riferimento ad un’antica razza, i Nefilim, presenti nel libro della Genesi, che paiono letteralmente discendere dal cielo e dare vita a una nuova progenie. Questo passo, fra i più sconcertanti per gli stessi teologi e studiosi delle Sacre Scritture, così recita: “..I figli degli dei, videro le figlie dell’uomo e le trovarono belle, e presero per mogli 225 quelle che piacquero loro più di ogni altra..I Nefilim erano sulla terra,in quei giorni e anche dopo, quando i figli degli dei erano insieme alle figlie di Adamo, e concepivano figli con esse..Essi erano i potenti dell’eternità..il popolo del nome..” Sembrerebbe curioso che, in un testo a carattere prettamente monoteistico, si faccia riferimento, in queste righe, alla presenza di più dèi (“i figli degli dèi”, e non come dovrebbe essere “i figli di Dio”). Chi erano dunque questi dèi? E chi erano i loro figli? Potremmo associare i Nefilim a queste antichi dèi e i loro figli ad antichi esperimenti di biogenetica? La parola Nefilim, tradotta in sumerico ( e ricordiamo che la Bibbia ha sicuramente in sé influenze sumeriche, data l’assoluta analogia fra i vari racconti con miti sumeri), significa “coloro che sono stati gettati sulla terra”! L’ipotesi che questi versi biblici menzionati ( e ve ne sono molti altri) si riferiscano a visite aliene sul nostro pianeta (se non addirittura alla creazione umana),dà modo di pensare che la fenomenologia ufologia fosse osservabile anche nei tempi remoti. E, di fatto, così parrebbe, se prendiamo in esame questi altri casi, scelti fra i tanti per apparire i più eclatanti. Uno dei più famosi e presunti avvistamenti di UFO è descritto in un papiro egiziano, catalogato nel Museo Egizio del Vaticano, dal nome di papiro Tulli ( dal nome dello studioso che lo tradusse). E’ un estratto degli annali di Thutmosi III, un faraone egizio della XVIII dinastia. Tale descrizione è data dal cronista con molto distacco ma anche con grande capacità descrittiva realistica. Eccone alcuni brani: “ Nell’anno 22, nel terzo mese dell’inverno,nella sesta ora del giorno, gli scribi della Casa della Vita notarono che un circolo di fuoco stava arrivando dal cielo: il suo corpo era lungo una pertica e largo una pertica; essi si distesero a bocconi e andarono dal Faraone a riferire. Il Faraone stava meditando su quanto accadeva, su quelle cose che erano diventati più frequenti di prima nel cielo, scintillavano più licenti del sole e brillavano ai limiti dei quattro sostegni del cielo…i soldati del faraone stettero ad osservare con lui sino a sera, quando salirono più in cielo, verso il sud..il Faraone fece bruciare incenso per ristabilire la pace nel paese e ordinò che quanto accaduto fosse scritto negli annali della Casa della Vita, poiché fosse sempre ricordato……” La stessa ammissione, in questi annali, che il Faraone stesse meditando su questi fatti divenuti più numerosi, fa pensare che già in altri tempi fossero note tali apparizioni, e che in quel periodo vi fù un incremento sostanziale. La capacità di questi “circoli di fuoco” di spostarsi nelle varie direzioni può far crollare la tesi che si trattassero di comete o sciami meteoritici. Cosa erano allora? Bisogna chiarire che il professor Tulli (ora defunto) poté solo trascrivere questo documento, in un suo viaggio a Il Cairo, dall’originale, in possesso di un antiquario di nome Tano. Tale trascrizione sarebbe assolutamente veritiera in quanto vergata anche dall’allora direttore del Museo Egizio del Cairo, Etienne Drioton ( stiamo parlando del 1934). Una scena che potrebbe essere spiegata con l’apparizione di tre oggetti discoidali, 226 rotondi, in fila indiana e con svastiche riportate all’interno, posizionato sopra un’imbarcazione e i suoi passeggeri, sarebbe riportato nel Libro dei Morti. Immagine: una sezione del papiro Tulli. Nel 329 a.C. Alessandro Magno e il suo esercito, mentre attraversava il fiume Jaxartes, verso l’India, assistettero a quella che definirono, vista la loro indole militaresca, un’ incursione di “ grandi scudi d’argento scintillante”, mentre Aristotele, di indole più mite, li aveva definiti come “dischi celesti”, riferendosi ai dischi lanciati dagli atleti. Plinio, nel suo volume Storia Naturale (100 a.C.), scrisse: “ durante il consolato di Lucio Valerio e di Gaio Valerio, uno scudo ardente, che emanava scintille, attraversò il cielo, da est e da ovest.” Lo scrittore romano Julius Obssquens, nella sua opera Il Libro dei Prodigi, descrive il passaggio di oggetti celesti, avvenuto il 2 agosto 216 a.C., durante la battaglia di Canne, dove l’esercito romano fu sconfitto da Annibale. “ …nel cielo furono visti oggetti rotondi a forma di nave. Questo durò tutta la notte e a bordo di tali oggetti si videro uomini vestiti di bianco, come sacerdoti intorno ad un’ara…durante il terzo consolato di Mario furono realmente viste dagli abitanti di Todi e Amena armi celesti che si scontravano in cielo, dall’alba al tramonto e provenivano da Occidente. Fu visto lo stesso cielo ardere e, assolutamente straordinario, le nuvole afferrate da una maggior violenza di fuoco” Alla vigilia della battaglia che lo avrebbe visto trionfare sul pagano Messenzio, Costantino il Grande vide una “ croce di luce, sovrapposta al disco solare”.Cambierà il corso della storia, questa visione, e darà sviluppo all’affermazione del Cristianesimo. Potrebbe essere stato un UFO? Lo stesso Attila, terribile re degli Unni , nel 452 d.C., interruppe la sua marcia verso Roma quando in visione vide Papa Leone I avvolto da tuoni e lampi.. 227 Dalla cronaca anglosassone dell’anno 793 d.C.: “ In quest’anno, terribili portenti apparvero sulla Northumbria, che spaventarono terribilmente i suoi abitanti: erano questi lampi eccezionali e draghi di fuoco, che volavano per aria” Nel 780 d.C., Rachis, duca longobardo, vide discendere dal cielo un globo luminoso che si fermò sulla cima di un alto abete. Gli Hawaiani descrivono gli oggetti volanti che hanno continuato a vedere per secoli col nome di akuatele, ossia spiriti volanti. E potremmo continuare con molti altri esempi se, giustamente, al lettore ,che ci segue in questa disanima, non sorgesse, spontanea, una domanda: come collegare questi presunti resoconti di avvistamento UFO agli argomenti trattati precedentemente? In effetti, sembra di essere usciti fuori tema, dal nostro discorso iniziale che cercava di fondere i vari miti e misteri del mondo antico in un unico, fantastico, scenario nuovo della nostra storia. Così sarebbe se….. IL CANTICO DI ATON Gli Egizi credono in un universo in continua evoluzione nel quale hanno gioco 2 forze contrapposte: bene e male, forze che devono ricomporsi in un tutto unico per far ritrovare all’universo l’armonia. Essi credono in un dio trascendente, lontano, esattamente come il nostro, che, ad un certo punto, decide di fare se stesso immanente e crea l’universo. Il dio trascendente non e’ mai nominato, e’ “COLUI DI CUI NON SI CONOSCE IL NOME”. La non conoscenza del vero nome delle divinita’ e’ una caratteristica che lega molte religioni del passato. Conoscere infatti l’identita’ del dio sarebbe come carpire i suoi segreti; nelle tradizioni nordiche, per esempio, la divinita’ principale, Odino ha moltissimi appellativi che servono, appunto a celare la sua inafferrabile identita’. Lo stesso tema lo ritroviamo tra gli Ebrei, del resto quando Dio incontra Mose’ per comunicargli l’impresa che dovra’ compiere gli rivela il suo nome in modo da farsi sentire piu’ vicino al suo popolo. In realta’ la credenza che la conoscenza del nome di una divinita’ sia associata all’acquisto di ogni suo potere e’ strettamente legata al potere delle parole.Del resto gia’ nelle sacre scritture troviamo “in principio ra il Verbo” cioe’ parola e vibrazione. E’ proprio quest’ultima che nasconderebbe eccezionali potenzialita’ se ben usata, come dimostrerebbero l’ Ohm e il Kiai delle tradizioni orientali .Torniamo all’Egitto, l’uomo abbandonato da uesta divinita’ troppo “lontana” si sente solo e cosi’ cerca divinita’ piu’ vicine a lui, il fiume,il monte, il coccodrillo diverranno, cosi’ alcuni dei loro dei.Con la XVIII ° dinastia qualcosa inizia a cambiare , 228 avviene come un colpo di stato, il dio AMMON diventa Aton il disco solare, adorato come dio unico. Questa trasformazione radicale avviene sotto il faraone tenta di distruggere il culto politeista, invisandosi, cosi’, sia i sacerdoti che il popolo. Il faraone Achenaton trasferisce la capitale da Tebe ad Amarna. Il popolo non apprezza questa mossa, e da inizia una vera e propria satira politica contro il faraone che poi sara’ vittima di un complotto e assassinato. Dopo di lui diviene faraone il re-bambino Tutankamon, coaudiuvato durante il regno dai sacerdoti, e quando il faraone raggiunse la maggiore eta’ egli stesso viene ucciso. Intanto tutte le tracce del regno di Akenaton sono cancellate e lo stesso volto e nome del faraone rovinati dagli scalpelli. Si arriva cosi’ a Ramesse II, con lui vengono distrutti gli ultimi residui dei templi solari costruiti da Akenaton., il culto del dio unico sta per essere cancellato ma e’ proprio a questo punto che compare per la prima volta la figura di Mose. Tre sacerdoti tentano di opporsi a Ramesse e al suo gioco, MOSE ARON, MRIAM ,vecchi sacerdoti del culto monoteista . Il faraone pero’ e’ troppo forte, Mose’ sa che il culto del dio TRASCENDENTE non sara’ piu’ celebrato e cosi’, celandosi dietro il pretesto della schiavitu’ ebraica, porta fuori dall’egitto insieme a quel popolo quello stesso dio che Ramesse aveva cancellato. " Fantasia o impressioni di una realtà ? " L'arte è risaputo attinge per manifestarsi da forme creative definibili come: la realtà ( ciò che ci circonda e che fa parte del nostro quotidiano vivere ), gli stati d'animo ( la tristezza, la gioia,lo stupore ecc ecc ), la fantasia dell'artista ( l'immaginazione, la trasfigurazione di qualcosa di conosciuto e esaltato da particolari ). Questo meccanismo non si deve essere scostato molto in epoche remote del nostro passato. I nostri avi rappresentavano quindi le loro opere ispirandosi ad una di queste fonti. Quello che incuriosisce nella Filosofia paleo S.e.t.i., ma in generale anche in colui che si appassiona di misteri e civiltà antiche, è il fatto che gli artisti del passato rappresentassero delle figure antropomorfe particolareggiate di elementi che destano curiosità in chi li osserva al giorno di oggi con le recenti conoscenze scientifiche. Di pari passo abbiamo poi degli indizi antropologici che, assieme alle rappresentazioni di megaliti con fattezze antropomorfe, a iconografie di esseri per metà umani e per l'altra definibili come un " incrocio di razze ", finendo poi per ritrovare collegamenti trasversali con resoconti mitologici e con credenze legate da un filo sottile in tutto il mondo. Quali sono questi particolari vi chiederete, e perchè gli si attribuisce una valenza di " Prova " ? I particolari, seppur vi siano spiegazioni semplificate e che ad essi attribuiscono un valore trasfigurato dell'uomo così come ci è dato conoscerlo, o di idealizzazioni legate a culti idrolatri vanno visti nel loro contesto storico-culturale ed in ogni caso molto più ampio del semplice accademico. Ai più è dato conoscere, visto il grande parlare che se ne è fatto di megaliti quali le statue dei Moai sull'isola di Pasqua, che sono appunto figure antropomorfe con fattezze curiose ( ma di questo ne avremo modo di argomentare negli articoli a venire 229 dove si afronteranno nei dettagli i casi più conosciuti e legati alle varie prove o " indizi" N.d.a. ) oppure delle Statuette Dogu, proseguendo ancora volendo con il culto dei " Eyes idols ", qui la dissertazione è mirata a fare comprendere il " nocciuolo ", ovvero, che ancora non ci si è spiegati a cosa si siano ispirati e come, i vari artisti del passato! Perchè ad esempio da semplici figure semplici ( quelle per intenderci che facciamo da bambini e che vedono la stilizzazione di un uomo senza alcun dettaglio antropomorfico )[allego immagine da inserire nell'articolo*questa parte non và citata] si è arrivati a disegnare e scolpire figure complesse....Il desiderio a questo punto è di puntualizzare che in ogni parte del mondo l'evoluzione artistica ha avuto come un clichè, indipendente da ogni influenza ( così ci insegnano gli ambienti accademici...), quindi dalla rappresentazione di animali, divinità rappresentate con maschere, si è arrivati a dettagli ben più che adducibili a parti di fantasia, a rappresentazioni meramente legate al solo culto religioso, purchè questo sia vero, lo è solo in parte e, "a mio parere soggettivo" , tendenti a rappresentare sotto forma di megaliti di statuette etc etc una realtà che i nostri avi avevano modo di osservare..una realtà forse esogena. Nota: Nella Filosofia Paleo S.e.t.i. si fa riferimento, nell'uso del termine " Antropologia ", a quella parte di questa scienza che studia l' uomo ,il folklore, la cultura, abbracciando laddove necessario studi quali l'Antropologia Fisica, Antropologia Classica, Antropologia Paleoantropica. Antropologia Culturale....ecc. ecc. L'articolo e quanto espresso, citato ad esempio, vuole essere, nel suo vero intento, modo di spunto, approfondimento e curiosità. Come sempre l'invito è quello di condividere e dibatterne i contenuti, farne comparazioni, permettere a tutti di avere i mezzi per dirimere ogni domanda ad esso collegato, avvalendosi dell'aiuto di persone competenti e di ricercatori indipendenti. L'appuntamento per il prossimo articolo sarà con le " Prove Mitologiche ", un breve escursus nei testi, nei racconti e nelle loro incoerenze e nelle affermazioni di esperienze e fatti vissuti ed osservati...a rileggerci allora presto. LO SCIAMANISMO E’ nei popoli c.d. “primitivi” che riscontriamo normalmente rituali più vicini all’unione con il mondo che li circonda, un mondo fatto da elementi sia reali (le piante, gli animali, i fiumi, le nuvole etc) sia irreali, di solito un mondo di spiriti. E’ bene subito precisare che il termine “primitivo” risale alla corrente evoluzionistica per distinguere quella parte dell’umanità che non ha partecipato all’evoluzione 230 culturale che ha portato alla civiltà moderna. Naturalmente oggi il termine è convenzionale e potremmo dire, per grandi linee e senza addentrarci in ulteriori questioni,che “le civiltà primitive non sono inferiori ma solo qualitativamente differenti dalla civiltà moderna” (Brelich). Qualsiasi breve excursus fra questi popoli rivela la presenza all’interno del gruppo di uno o più uomini addetti alla religiosità ed in particolare alla guarigione, divinazione e rapporto con gli spiriti. Gli Andamanesi ad es., che vivono nelle isole Andaman nel golfo di Bengala, chiamano lau esseri non-umani identificabili con spiriti della natura o dei morti e gli oku-giumu “colui che parla di sogni” ovvero quegli uomini che a seguito di qualche accadimento reale o immaginario (malattia grave che li ha portati ad uno stato di incoscienza o un presunto incontro con gli “spiriti”) stabiliscono rapporti permanenti coi lau e acquisiscono conoscenza sulle proprietà magiche delle cose divenendo così veggenti e intermediari nella cura delle malattie e nel dominio delle forze della natura. Presso i Murghin, popolazione dell’Australia settentrionale, ogni caso di malattia o morte è attribuito all’opera di stregoni “neri” cui si contrappongono stregoni “bianchi” e solo gli uomini anziani realizzano il massimo contatto con il mondo sacro. I Wintu sono un popolo della California centro-settentrionale rimasti al livello economico della caccia e della raccolta ed hanno una figura sciamanica (una volta selezionata con estenuanti rituali) che opera diagnosi, presagi e guarigioni grazie alla trance e all’aiuto degli spiriti. La stessa figura la ritroviamo presso i Mundurucù dell’Amazzonia centrale come presso gli Ao-Naga della pianura dell’Assam in India. La lista sarebbe lunga. In poche parole si può sintetizzare che presso i popoli “primitivi” la figura di spicco e di contatto con il divino è lo sciamano. Mircea Eliade definisce lo sciamanismo “una delle tecniche primordiali dell’estasi ed è, ad un tempo, mistica, magia e “religione” nel senso più lato del termine.“ e, come vedremo a breve, ha una sua nascita geografica e delle caratteristiche proprie che lo distinguono dallo stregone. Lo sciamanismo è, per eccellenza, un fenomeno religioso siberiano e centro-asiatico perché in queste regioni si è sviluppato nella forma più completa; il termine deriva dalla parola tunghusa shaman (qualcuno che sa). COME SI DIVENTA SCIAMANO Le vie di reclutamento sciamanico sono la trasmissione ereditaria e la vocazione spontanea che si manifesta principalmente con crisi isteriche, sogni, convulsioni, incontro fortuito con qualche sorgente di “potenza”. In ambedue i modi di selezione uno sciamano viene ritenuto tale solo dopo aver ricevuto l’iniziazione preceduta da un’istruzione d’ordine estatico (sogni, trance etc) e un’istruzione d’ordine 231 tradizionale (nomi e funzione degli spiriti, linguaggio segreto, tecniche sciamaniche etc) impartite dagli spiriti o dai vecchi maestri sciamani. Il fattore isterico ha portato alcuni studiosi a ritenere che lo sciamanismo sarebbe un fenomeno inizialmente solo artico dovuto all’influenza dell’ambiente sulla labilità nervosa degli abitanti delle regioni polari. Ma un epilettico non può realizzare la trance a volontà. La tesi che assimila lo sciamanismo ad una malattia mentale è stata poi generalizzata ma è importante rilevare che l’esperienza sciamanica è comunque inusuale e anormale e lo sciamano sperimenta il sacro con una particolare intensità e realizza l’esperienza di essere “posseduto” dalla forma religiosa che lo ha scelto. Proprio le esperienze patogene sono già di per sé una iniziazione dal classico percorso passione, morte e resurrezione che appunto corrisponde a sofferenze quali torture iniziatiche (passione), isolamento psichico (morte) nel caso di malattie, smembramento del corpo, ascensione al Cielo e dialogo con gli dèi o spiriti, discesa agli inferi e colloqui con gli spiriti e le anime degli sciamani morti, ed infine rivelazioni nel caso di esperienze estatiche. Fra le varie conoscenze che il futuro sciamano deve acquisire c’è il linguaggio segreto e la lingua degli animali; spesse volte le due cose coesistono nel senso che il linguaggio segreto è la lingua degli animali. L’apprendimento avviene attraverso un maestro o direttamente attraverso gli spiriti o, in maniera più particolare, mangiando carne di serpe. Apprendere il linguaggio degli animali significa poter comunicare con l’aldilà, circolare nelle tre zone cosmiche inferno, terra e cielo e ripristinare la situazione paradisiaca (il tempo del sogno che per gli Egizi era lo zep tepi o primo tempo) di quando l’uomo era immortale e parlava con loro e con le divinità. Spesso, ma non sempre, il periodo di apprendimento è coronato da una serie di cerimonie di iniziazione o meglio di riconoscimento poiché l’iniziazione è avvenuta già. Ne riportiamo solo alcune. Presso i Manciù si operavano nove aperture nel ghiaccio ed il candidato doveva entrare nella prima e uscire dalla seconda , dalla seconda alla terza e così via fino alla nona nuotando sotto il ghiaccio. Tale prova è simile ad altre yogico-tantriche in uso nel Tibet e servono a dare prova del “calore psichico” che lo sciamano può produrre. Interessante è anche l’iniziazione nella quale il candidato, a dorso nudo, viene purificato con il sangue di un becco che talvolta viene sacrificato sopra la sua testa; in alcuni luoghi egli deve perfino bere il sangue e ciò ricorda il rito principale dei misteri di Mithra, il taurobolio. Spesso l’iniziazione rappresenta l’ascesa al cielo espressa simbolicamente con l’ascesa rituale di un albero o di un arcobaleno ideale e di corde o semplicemente volando. I riti c.d d’ascensione danno allo sciamano la facoltà di volare e di divenire invisibile. 232 Passiamo ora a vedere due simbolismi importanti, quello del costume e quello del tamburo. Il costume rappresenta un qualcosa di diverso dallo spazio profano ed una volta indossato permette di trascendere la realtà e di stare a contatto con il mondo degli spiriti. Ne esistono di varie fogge, più o meno ornati e bizzarri, in gran parte tendenti a fornire un corpo magico in forma di animale, principalmente renna, orso o uccello. Il costume che forse è ritenuto il più vicino alla cultura sciamanica siberiana è quello altaico, fatto di pelle di renna o di becco. Una serie di fazzoletti o nastri cuciti al cappuccio rappresentano delle serpi la cui coda è forcuta; vi fanno parte anche oggetti metallici fra i quali un piccolo arco con frecce per spaventare gli spiriti. Dietro al cappuccio vi sono pelli animali e due tondi di rame. Il collare è ornato da una frangia di piuma di gufi neri e di gufi bianchi. Talora il costume assume il simbolismo dello scheletro per rappresentare la morte e la rinascita dello sciamano; la forma più complessa la si trova presso gli Yakuti che usano un costume a forma di scheletro di uccello, in ferro. Del costume molto raramente fa parte la maschera anche se ne esistono rari esempi in asia meridionale. In genere gli etnologi concordano nel ritenere che il complesso maschere-culto degli antenati-società segrete iniziatiche appartenga al ciclo culturale del matriarcato, le società segrete avendo effettivamente costituito una reazione contro il dominio della donna. Passiamo ora all’altro simbolismo, quello del tamburo. Il tamburo ha un ruolo di primo piano nelle cerimonie sciamaniche ed ha generalmente forma ovale ed è fatto di pelle di renna, pescecane o cavallo, è ricco di segni simbolici; in molti sogni iniziatici dei futuri sciamani viene fatto un viaggio mistico al Centro del Mondo dove c’è l’Albero Cosmico ed il Signore Universale ed è proprio da uno dei rami di questo albero, lasciato cadere dal Signore, che lo sciamano trae la cassa per il suo tamburo. Quando non avviene ciò sono gli spiriti stessi a guidare verso l’albero da cui ricavare il tamburo. Si passa poi ad animare il legno e la pelle che raccontano ciascuno la propria storia, si trascendono così il tempo e lo spazio. Il tamburo viene chiamato il cavallo dello sciamano in quanto all’inizio della seduta serve, percuotendolo, a chiamare gli spiriti e racchiuderli dentro ad esso per iniziare il viaggio estatico. SCIAMANISMO E COSMOLOGIA L’Universo viene ripartito in tre piani, Cielo, Terra e Inferi collegati da un asse centrale che passa per un foro; il microcosmo ripete il macrocosmo, infatti il pilastro centrale è caratteristico delle abitazioni primitive ma il pilastro, l’albero, il monte del mondo è anche stato familiare alle civiltà più evolute. Una precisazione importante è 233 che mentre questi simboli servono a tutti per comunicare fra cielo e terra per gli sciamani si tratta di una vera e propria ascensione concreta e personale. Un’immagine del Centro del Mondo è quella della Montagna Cosmica comune a molte mitologie più spesso integrata dal simbolismo dell’Albero del Mondo con cui, come abbiamo già visto, lo sciamano costruirà il tamburo, Albero che è il collegamento fra i tre mondi e ha sette rami. Sette è un numero sacro. Quando nei riti di iniziazione lo sciamano sale sull’albero o sul palo vi sono intagliati sette o nove scalini rappresentanti altrettanti livelli celesti; come sette o nove sono i figli del dio celeste e sette sono i figli dello spirito della terra; gli idoli hanno sette facce presso gli Yuraki. Lo sciamano poi ha sette campanelli attaccati al vestito che rappresentano le voci delle sette figlie celesti. Presso i Samoiedi Yuraki il futuro sciamano resta disteso sette giorni e sette notti in uno stato d’incoscienza mentre gli spiriti lo fanno a pezzi e procedono all’iniziazione. Gli sciamani ostiachi e lapponi mangiano dei funghi con sette macchie per entrare in trance. Il “calore magico” Gli sciamani possono incarnare lo spirito del fuoco emettendo fiamme dalla bocca, dal naso e da tutto il corpo; la signoria sul fuoco implica anche la resistenza al freddo; abbiamo già visto come una delle prove iniziatiche sia quella di immergersi nell’acqua e passare attraverso fessure fatte nel ghiaccio. E’ questo calore mistico che denota lo stato superumano raggiunto con lo stato estatico. Si può facilmente avanzare l’ipotesi che l’uso di droghe sia un aiuto per il conseguimento di tali prove; il fumo di certe erbe e l’intossicazione danno lo stordimento proprio della transe ma molti etnologi ritengono che l’uso delle droghe denoti una tecnica secondaria ed inferiore nel raggiungimento dell’estasi. Il volo magico Due sono gli elementi che hanno portato alla caratterizzazione del volo magico, la raffigurazione mitica dell’anima sotto forma di uccello e la concezione degli animali quali psicopompi. Lo staccarsi dal corpo indica nel contempo estasi, autonomia e immortalità dell’anima. La mitologia ed i riti del volo magico si ricollegano al già detto bisogno dell’uomo di ricollegarsi con un mondo magico primordiale , di ripristinare quella condizione umana del primo tempo o tempo del sogno. L’idea dell’anima-uccello si ritrova in varie civiltà antiche; basti ricordare l’Egitto dove nel Libro dei morti il defunto ha le sembianze di un falco, o la Mesopotamia dove i morti sono raffigurati in forma di uccelli. Il ponte 234 Un altro elemento presente nella tradizione sciamanica è il ponte il cui transito rappresenta il passaggio ad altro livello e si ricollega ancora una volta con l’antico mito del mondo primordiale; nell’èra paradisiaca un ponte collegava la terra al cielo e tale ponte era percorso normalmente perché non esisteva la morte; una volta interrotto il legame ecco che il passaggio è consentito solo ai morti o a coloro che riescono ad ottenere stati estatici ma con grande difficoltà e non senza aver superato numerosi ostacoli. E’ importante sottolineare che molti rituali, non solo sciamanici, costruiscono simbolicamente un ponte o una scala per collegarsi al cielo come comuni sono le difficoltà per percorrere il tragitto; scrittori e mistici sia islamici che cristiani fanno riferimento a un ponte sottile come un capello, o un ponte fatto di spade o coltelli, o nascosto sotto l’acqua o comunque protetto da animali ferocissimi e orribili. Superare il ponte significa superare la prova iniziatica ed avere quindi il potere di ripristinare il collegamento fra terra e cielo. La scala Altro elemento importante è la scala quale mezzo per salire o scendere, a seconda che si debbano raggiungere le vette celesti o le profondità degli inferi. Anche questo elemento si ritrova presso gran parte dei popoli. Gli Egiziani, sempre nel Libro dei morti, usano il termine asken pet (asken=gradino) per significare che la scala messa a disposizione da Ra per salire in cielo è una scala reale. Nei misteri mithraici troviamo una scala a sette gradini, Giacobbe sogna una scala la cui cima raggiunge il cielo e per la quale gli angeli del Signore salgono e scendono (Genesi), Maometto vede una scala che collega Gerusalemme al Cielo con angeli a destra e a sinistra attraverso la quale passano solo i giusti per raggiungere Dio, Dante vede nel cielo di Saturno una scala d’oro che sale vertiginosamente fino all’ultima sfera celeste e sulla quale salgono le anime dei beati (Paradiso, XXI-XXII), nella tradizione alchemica l’iniziazione è rappresentata da una scala a sette gradini. Tutto, strumenti (il tamburo, campanelli etc) oggetti simbolici (la scala, il ponte etc) e tecniche psicofisiche ( sopportazione di stati e situazioni estreme) hanno come fine il raggiungimento di stati alterati di coscienza. A quali mondi si ricollegano gli sciamani e cosa vedono nei loro viaggi ? In alcune pitture rupestri vengono rappresentati esseri parte bestia e parte uomo (gli sciamani stessi?) o esseri che, se non vogliamo accettare che abbiano visitato il nostro pianeta,sono o frutto di fervida fantasia o il resoconto di viaggi ultradimensionali. Tutto ciò potrebbe riallacciarsi a forme rituali sciamaniche antichissime o, come vogliono alcuni, alla rappresentazione di figure viste durante stati alterati di coscienza cerimoniali. Facciamo un breve viaggio nell’arte rupestre del Paleolitico superiore ( da 40.000 a 12.000 anni fa). A Fumane, a nord-ovest di Verona, sono state rinvenute figure rupestri fra le quali una metà umana e metà animale, alta circa diciotto centimetri, con testa di bovino munito di corna, torso e braccia umane e gambe dritte. Qualcosa di simile si trova a Chauvet, in Francia, dove c’è la figura di un uomo-bisonte, come a Hohlenstein235 Stadel in Germania, dove questa volta c’è un uomo-leone, o nel nord della Spagna dove troviamo nella grotta de El Castillo di nuovo un uomo-bisonte. A TROIS FRÈRES, IN FRANCIA, TROVIAMO UNA FIGURA CON OCCHI DI GUFO, NASO A FORMA DI BECCO, ORECCHIE DI LUPO, CORNA DI CERVO, CODA DI CAVALLO, ZANNE DI LEONE MA GAMBE, PIEDI E BUSTO UMANI. A CETO, IN PROVINCIA DI BRESCIA, NELLA RISERVA REGIONALE DI CETOCIMBERGO-PASPARDO CI SONO QUESTE INCISIONI RUPESTRI DEL PERIODO NEOLITICO ENTRO IL QUALE SI SVILUPPÒ LA CIVILTÀ DEI CAMUNI. QUESTE SONO LE PITTURE RUPESTRI DELL'ALTOPIANO DEL TASSILI, SAHARA MERIDIONALE, IN AFRICA. 6000 A.C. 236 E NON CI SI PUÒ CERTO APPELLARE AD UNA INCAPACITÀ ESPRESSIVA SE SOLO SI VEDONO LE RAPPRESENTAZIONI SEGUENTI, SEMPRE A TASSILI ! E ANCORA ECCO COSA TROVIAMO NELLE CAVERNE DI KIMBERLEY (AUSTRALIA) 5000 A.C. … E SEMPRE NELL’AUSTRALIA, 5000 A.C. Un capitolo a parte per il raggiungimento degli stati alterati di coscienza va dedicato alle sostanze psicoattive. Le esperienze allucinogene costituiscono, scrive Hancock, l’esperienza religiosa chiave. In Amazzonia l’ayahuasca, nelle foreste pluviali africane l’iboga, fra gli Atzechi e i Maya i funghi, le ninfee psicoattive e semi di convolvolo, negli USA il peyote, sono tutte piante dal potere allucinogeno usate fin dall’antichità. Mezzi alternativi sono costituiti da bombardamenti sensoriali, privazione del sonno, 237 disidratazione, iperventilazione, attività fisica portata all’estreme conseguenze, stati mentali mistici o meditativi. Studiosi di neuropsicologia, al fine di giungere a risultati più rapidi, hanno utilizzato e sperimentato principi attivi estratti dalle piante già dette, come la mescalina estratta dal cactus del peyote, la psilocibina tratta da alcuni funghi e l’LSD, un allucinogeno di sintesi ottenuto dal fungo ergot. E’ possibile che alcune piante o altri metodi aprano un canale di comunicazione col soprannaturale dal quale ricevere informazioni e che le entità soprannaturali possano influenzare le vicende terrene ? La scienza lo esclude anche se non mancano esempi di “illuminazioni” ottenute grazie a sostanze psicoattive. Francis Crick, co-scopritore della struttura del dna, quando lavorava al Cavendish Laboratory a Cambridge negli anni ’50 faceva uso frequente di lsd come strumento per pensare e potenziare le proprie facoltà mentali. Lui stesso aveva ammesso in privato con alcuni colleghi, cosa che fu riportata l’8 agosto 2004 sul Mail on Sunday londinese, che era sotto l’effetto dell’lsd quando nel ‘53 aveva intuito la forma a doppia elica. Sempre Crick nel 1981 scrisse che il dna non poteva essere sulla terra per caso ma che una civiltà aliena aveva inviato quaggiù i semi della vita in forma di semplici batteri per sopravvivere ad un cataclisma preservando almeno il dna nella formula più essenziale. La cosa non ci stupisce se anche l’astrofisico Fred Hoyle si faceva promotore della teoria della panspermia immaginando che le spore della vita fossero trasportate dalle comete. Gli scienziati come novelli sciamani? E’ possibile che ciò che è stato per secoli il bagaglio di conoscenze e di esperienze tramandato dallo sciamanismo sia ciò al quale oggi la fisica quantistica si sta avvicinando tentando di darne una spiegazione scientifica ? Visione remota, poteri taumaturgici, viaggi nei mondi superni ed inferiori con tutti gli altri fenomeni propri dello sciamanismo possono davvero rimandarci ai concetti di non località, multiverso, dimensioni extra e Campo di Punto Zero ? MASSONERIA LA SQUADRA E IL COMPASSO, SIMBOLO MASSONICO La massoneria è un ordine iniziatico che ha per scopo il "perfezionamento dell'individuo". Tale definizione viene spesso modificata sostituendo "uomo" (o talvolta "umanità") alla parola "individuo", portando così la finalità della massoneria a una dimensione sociale e collettiva in genere, anziché puramente individuale. I membri della massoneria (i massoni) sono chiamati anche frammassoni, forma italianizzata del francese franc-maçon (in inglese freemason), ovvero "libero muratore". Il nome deriva dalla pretesa discendenza della massoneria dall'associazione di operai e muratori che si rifà alla leggenda di Hiram, architetto del Tempio di Salomone. Nella sua veste operativa, la massoneria sarebbe nata come associazione di mutuo appoggio e perfezionamento morale tra artigiani muratori, mentre in seguito adottò l'attuale veste speculativa, trasformandosi in una 238 confraternita di tipo iniziatico caratterizzata dal segreto rituale, con un'organizzazione a livello mondiale. I suoi affiliati condividono gli stessi ideali di natura sia morale che metafisica e la comune credenza in un essere supremo, chiamato "Grande Architetto dell'Universo". STORIA, ORIGINI DELLA MASSONERIA È difficile ricostruire, in termini storicamente incontrovertibili, la nascita della massoneria come fenomeno concretamente documentabile e per questo alcuni studiosi sono arrivati a concludere che le sue vere origini si perdono nella storia…..Akenaton e molto prima ancora , nella notte dei tempi, fu “portata agli umani dalle stelle”. Le difficoltà nello stabilire una datazione precisa sulla nascita del fenomeno massonico sono in buona misura una conseguenza della segretezza che – specialmente nelle epoche passate – avvolgeva "l'Ordine": a sua volta, il fatto che la massoneria abbia spesso fornito un rifugio per i non ortodossi ed i loro simpatizzanti durante un'epoca in cui certe attività potevano portare alla morte può essere all'origine delle tradizioni degli incontri segreti e le strette di mano. Inoltre, le origini di tale fenomeno sono per natura leggendarie o mitiche e, nella sua intima concezione, l'iniziazione muratorìa non differisce dalle iniziazioni delle età più antiche, con le quali ha in comune il fatto che ne siano state ipotizzate le ascendenze più disparate e remote. Perciò accanto alla storia reale della massoneria, cioè quella ricostruibile attraverso gli usuali strumenti della ricerca storica, ne sussiste o acquista rilevanza un'altra, anch'essa storia ma in senso molto peculiare, o più propriamente metastoria, che prescinde dal dato documentario perché si colloca in un orizzonte diverso, nel quale i nomi, le date e gli avvenimenti s'inseriscono nella dimensione sacrale del simbolo e acquistano un altro significato rispetto a quello profano. Le due "storie" non si escludono reciprocamente, ma anzi confluiscono entrambe in una nozione di tradizione leggibile e decifrabile secondo due ottiche diverse, governate da scritture e da cifre non omogenee. Le radici della massoneria vengono fatte risalire tradizionalmente – da parte dei suoi membri – alla costruzione del Tempio di Salomone (il Tempio Interiore o Tempio Eterico) ed alla leggenda di Hiram Abif. Secondo la Bibbia (2 libro delle Cronache, 2Cr 2,12-13), Hiram era un fonditore, "figlio di una vedova della tribù di Neftali", "dotato di abilità, d'intelligenza e di perizia nell'eseguire qualsiasi lavoro in bronzo", e sapeva "eseguire qualunque intaglio e creare qualunque opera d'arte". Egli venne inviato dal re di Tiro a Salomone per aiutarlo nella costruzione del tempio. Hiram costruì due colonne di bronzo da collocare davanti al vestibolo: "innalzò la colonna di destra cui diede il nome Joakim e innalzò quella di sinistra che chiamò Boaz", costruì il "mare di bronzo" con le dodici basi in forma di altrettanti buoi, dieci conche di bronzo su altrettante basi quadrangolari, i vasi per la cenere, le palette e le coppe. Nella leggenda massonica, il geniale artigiano diviene invece l'architetto del tempio, 239 preposto alla direzione di tutti i lavori e di tutti gli operai. Il racconto ha una sua chiave d'interpretazione mistica e rinvia ai concetti di perfezione, meta della ricerca mistica, e di "Grande Opera" (l'opera del Grande Architetto costruttore del mondo), attraverso la cui comprensione avviene l'ingresso del sacro nel profano. La massoneria simbolica (o dei primi tre gradi) si fonda su questa visione mistica e perciò avrebbe esclusivamente a che fare con un cammino spirituale. Alla massoneria sono state inoltre attribuite diverse origini suggestive e mai dimostrate, come quella di essere una discendenza diretta dei Poveri cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone in Gerusalemme (più noti come cavalieri templari) oppure un ramo delle antiche scuole del segreto, o dei Collegia fabrorum romani, o una conseguenza istituzionale delle corporazioni medievali di muratori, per il tramite di maestranze bizantine o italiche (tra queste, i cosiddetti Magistri cumacini) operanti nell'Alto Medioevo. In questo contesto si colloca anche il fenomeno dell'accettazione, ossia dell'ammissione nella corporazione di elementi estranei all'arte della costruzione, soprattutto sacerdoti e scrivani, ma anche medici, in quanto utili alla comunità degli associati per l'espletamento di indispensabili funzioni; dall'ammissione di massoni "accettati" potrebbe essere derivato l'ingresso nel simbolismo muratorio di tematiche non direttamente legate al mestiere, ma appartenenti alla cultura ermetico-alchemica e cabalistica dilagata nell'Europa occidentale tra il XV secolo e il XVII secolo. All'inizio del XVIII secolo, almeno nel sud dell'Inghilterra, all'interno delle logge gli elementi accettati (massoni speculativi o "di teoria") prevalevano ormai largamente su quelli operativi, assecondando una tendenziale crisi generale dell'ordinamento corporativo, poiché le originarie ragion d'essere delle confraternite di mestiere (compresa quella dei liberi muratori) venivano gradualmente meno. Ha una qualche diffusione, specialmente tra i massoni che praticano il Rito di York, la tesi secondo cui la massoneria sarebbe esistita sin dal tempo di Re Athelstan di Inghilterra, nel X secolo, il quale si sarebbe convertito al Cristianesimo a York ed avrebbe pubblicato la prima Lettera alle Logge Massoniche del posto; una teoria priva di sostegni storici (la dinastia era cristiana già da secoli). Qualche critico e membro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (la principale confessione religiosa del mormonismo) nota somiglianze tra le sacre Dotazioni eseguite nei templi dei Santi degli Ultimi Giorni (chiesa appartenente al mormonismo) ed alcuni rituali massonici e basa questa somiglianza sul fatto che i rituali massonici discenderebbero direttamente dai rituali dati da Dio al Tempio di Salomone e pertanto conterrebbero ancora molte delle verità originali. Una fonte storica assistita da maggior documentazione (ma comunque storicamente non comprovata) asserisce l'antichità della massoneria basandosi sul Regius Manuscript o Poema Regius (detto anche Halliwell Manuscript, dal nome di chi lo scoprì nel 1840), databile al 1390, che fa riferimento a molte frasi e concetti simili a quelli che si ritrovano nella massoneria. Tale manoscritto consta di 794 versi in rima baciata e in inglese medioevale. Secondo tale narrazione leggendaria, la massoneria è 240 geometria, arte o scienza d'eccellenza applicata alla muratorìa; primo maestro ne fu Euclide e patria d'origine l'Egitto, da cui giunse in Inghilterra al tempo del re Atelstano, che le diede le prime costituzioni. Un documento manoscritto risalente al 1535, noto come Carta di Colonia, testimonierebbe per la prima volta "l'accettazione" nelle gilde massoniche di membri che non partecipavano materialmente alla costruzione di edifici e di opere architettoniche. Nel documento venivano considerati "muratori accettati" i medici, che si occupavano della salute degli operai, il cappellano e tutti i notabili del luogo in cui doveva sorgere l'edificio che possedevano le qualità fisiche e morali richieste dagli statuti della corporazione e che avrebbero avuto la capacità di introdurre nella muratoria le nuove teorie scientifiche e filosofiche che avrebbero permesso la crescita di tutti i componenti della loggia. Questo documento proverebbe l'esistenza, già da uno o due secoli, di una o più società segrete clandestine operanti negli Stati europei. L'originale era custodito negli archivi della madre-loggia d'Amsterdam, che conservava anche l'atto della sua propria costituzione, in data del 1519. Tuttavia diversi studiosi ritengono che si trattasse di un apocrifo. La maggior parte degli storici non massoni sostiene che la massoneria sia nata soltanto nel tardo XVII secolo e che non abbia alcun collegamento con organizzazioni più antiche; avendo essenzialmente fini speculativi, la massoneria non è, secondo questi storici, una conseguenza diretta delle corporazioni medievali dei muratori, i quali, tra l'altro, vivevano tutti vicino al loro posto di lavoro e quindi non avevano bisogno di segni segreti per riconoscersi tra loro. Il quartier generale della Gran Loggia Unita d'Inghilterra La fondazione della Gran Loggia di Londra, successivamente denominata Gran Loggia d'Inghilterra, segnò formalmente o convenzionalmente l'atto di trapasso dall'antica massoneria di mestiere o operativa a quella moderna o speculativa. Il 24 giugno 1717 quattro logge londinesi, The Goose and Gridiron, The Crown, The Apple Tree e The Rummer and Grapes, così chiamate dai locali presso i quali ciascuna si riuniva, decisero di darsi una nuova organizzazione centralizzata, cui dettero il nome di Gran Loggia di Londra, ed elessero come capo, con il titolo di gran maestro, il gentiluomo Anthony Sayer. Nelle quattro logge fondatrici della neocostituita Gran Loggia era netta la prevalenza di speculativi, estranei all'arte della costruzione: gentiluomini, borghesi, intellettuali, tra i quali un ruolo preminente rivestivano il pastore anglicano Jean-Théophile Désaguliers (1683-1744), membro della Royal Society, brillante volgarizzatore delle teorie newtoniane e letterato ben introdotto nell'alta società londinese, e il pastore presbiteriano James Anderson (1684-1739); a quest'ultimo si devono le Costituzioni adottate il 14 gennaio 1723. Le costituzioni di Anderson Significativo è il Titolo I, concernente "Dio e la religione": 241 « Un Massone è tenuto, per la sua condizione a obbedire alla legge morale; e se egli intende rettamente l'Arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso. Ma sebbene nei tempi antichi i Muratori fossero obbligati in ogni Paese a essere della religione di tale Paese o Nazione, quale essa fosse, oggi si reputa più conveniente obbligarli soltanto a quella Religione nella quale tutti gli uomini convengono, lasciando a essi le loro particolari opinioni; ossia, essere uomini buoni e leali o uomini di onore e di onestà, quali che siano le denominazioni o confessioni che servono a distinguerli; per cui la Massoneria diviene il Centro di Unione e il mezzo per annodare una sincera amicizia tra persone che sarebbero rimaste in perpetuo estranee. » In un Paese come l'Inghilterra, per quasi due secoli sconvolto da rivolgimenti politici, sociali e dinastici all'insegna delle divisioni religiose, l'autodefinizione della massoneria quale "centro d'unione" tra gli uomini, sulla sola base delle loro qualità morali e di una religiosità non precisamente qualificata, costituiva un netto salto in avanti, semi-utopistico e rivoluzionario. Di notevole rilievo anche il Titolo II, che tratta "Del magistrato civile supremo e subordinato": « Un Muratore è un pacifico suddito dei Poteri Civili, ovunque egli risieda o lavori e non deve essere mai coinvolto in complotti e cospirazioni contro la pace e il benessere della Nazione, né condursi indebitamente verso i Magistrati inferiori; poiché la Muratorìa è stata sempre danneggiata da guerre, massacri e disordini, così gli antichi Re e Principi sono stati assai disposti a incoraggiare gli uomini dell'Arte, a causa della loro tranquillità e lealtà; per cui essi praticamente risposero ai cavilli dei loro avversari e promossero l'onore della loro fraternità, che sempre fiorì nei tempi di pace. Cosicché se un Fratello divenisse un ribelle contro lo Stato, egli non deve essere favoreggiato nella sua ribellione ma piuttosto compianto come uomo infelice; e, se non convinto di altro delitto, sebbene la leale Fratellanza possa e debba sconfessare la sua ribellione e non dare ombra o base per la gelosia politica del governo in essere, egli non può venire espulso dalla Loggia e il suo vincolo rimane irrevocabile. » Con tali parole si sanciva il principio dell'apoliticità dell'Ordine nel suo complesso e delle singole logge, che devono vivere nel rispetto delle leggi e delle autorità dello Stato. Al singolo massone è consentito di nutrire convincimenti politici e di tradurli in azione, ma soltanto a titolo personale e sempre che non coinvolga in alcun modo la massoneria, la quale, peraltro, è tenuta a sconfessarne l'operato quando egli si atteggi a ribelle contro i poteri costituiti, pur senza arrivare ad espellerlo dalla fratellanza. Altri principi fondamentali sono dettati dal Titolo III, "Delle Logge": « Le persone ammesse come membri di una Loggia devono essere uomini buoni e sinceri, nati liberi e di età matura e discreta, non schiavi, non donne, non uomini 242 immorali o scandalosi, ma di buona reputazione » e dal Titolo IV, "Dei Maestri, Sorveglianti, Compagni e Apprendisti": « Tutte le preferenze fra i Muratori sono fondate soltanto sul valore reale e sul merito personale: che così i committenti siano serviti bene, che i Fratelli non debbano vergognarsi né che l'Arte Reale venga disprezzata: perciò nessun Maestro o Sorvegliante sia scelto per anzianità ma per il suo merito. » Scisma inglese del 1753 e sua ricomposizione [modifica] In un periodo compreso tra il 1730 e il 1738, la Gran Loggia inglese, onde impedire la partecipazione ai lavori di loggia a chi non fosse stato debitamente iniziato ed affiliato, compie diverse innovazioni in alcuni importanti elementi rituali. Tali innovazioni determinarono una scissione ad opera dei cosiddetti "Antichi" (Antients), massoni tradizionalisti. Il 5 febbraio 1752, nove logge dissidenti, prevalentemente costituite da massoni irlandesi, dettero vita ad un'altra Gran Loggia, che dal 5 dicembre 1753 prese la denominazione di Gran Loggia dei Liberi e Accettati Muratori secondo le Antiche Istituzioni, da cui il nome di Antients o Ancients, mentre la Gran Loggia del 1717 venne dai dissidenti spregiativamente chiamata dei cosiddetti "Moderni" (Moderns). Le tensioni fra i due gruppi erano talvolta molto forti. Benjamin Franklin, un "moderno" e un deista, non venne riconosciuto al momento della sua morte come un membro della sua loggia, che nel frattempo era diventata "antica" e giunse persino a rifiutargli il funerale massonico. Lo scisma fu sanato solo il 27 dicembre 1813, quando si pervenne alla fusione delle Grandi Logge dei Moderns e degli Ancients e alla nascita di un'unica Gran Loggia, sotto la denominazione completa di Gran Loggia Unita degli Antichi Liberi Muratori d'Inghilterra. La riunificazione fu possibile grazie a un compromesso accuratamente formulato che sancì la non-cristianità della massoneria inglese, riportò i modi di riconoscimento alle forme precedenti al 1753, mantenne l'esistenza di soli tre gradi nella massoneria "propria", ma con voluta ambiguità permise ai "moderni" di pensare al grado detto Antient Royal Arch come ad un grado superiore facoltativo, mentre gli "antichi" potevano vederlo come il compimento del terzo grado. Tutto ciò venne condensato nelle nuove Costituzioni della Gran Loggia Unita d'Inghilterra, che furono approvate nel 1815. Poiché durante lo scisma entrambe le correnti ebbero filiazioni in tutto il mondo, e poiché molte di queste logge esistono tuttora, c'è un notevole grado di variabilità nei rituali oggi in uso, anche tra giurisdizioni riconosciute dalla Gran Loggia Unita. La maggior parte delle logge conducono i loro lavori in osservanza di un singolo rito scelto in precedenza, come per esempio il Rito di York, molto diffuso negli Stati Uniti o il Rito Canadese (che è, in un certo senso, una commistione fra riti usati da "Antichi" e "Moderni"). Diffusione oltre i confini inglesi 243 La lotta tra Ancients e Moderns non impedì una costante diffusione della massoneria in Europa e negli Stati Uniti, secondo le linee di espansione dell'impero britannico, dei suoi commerci marittimi e delle colonizzazioni. Di questa propagazione, concretizzatasi nella fondazione di logge successivamente regolarizzate mediante la concessione di "patenti" dall'una o dall'altra Gran Loggia inglese – oppure dalle Grandi Logge di Scozia e di Irlanda – strumento molto efficace furono le logge militari, costituite all'interno delle unità dell'esercito britannico e frequentemente trasferite da una parte all'altra dell'impero. Lo sviluppo della nuova massoneria fuori delle Isole britanniche fu rapidissimo. Nel 1728 furono fondate una loggia a Madrid ed una a Gibilterra; nel 1731 la Gran Loggia di Londra nominò un gran maestro provinciale per la Russia, e sempre nel 1731 una loggia inglese fu fondata a Firenze. Nel 1733 a Boston nacque la prima Gran Loggia provinciale statunitense, mentre nel 1734 i liberi muratori olandesi elessero un gran maestro per le Province Unite. Nel 1735 sorsero logge a Lisbona, Roma, Milano, Verona, Padova, Vicenza, Venezia, Napoli, Stoccolma. Nel 1736 fu fondata la loggia di Genova, e nel 1737 nacque una loggia ad Amburgo. Scisma franco-inglese del 1877 Il secondo grande scisma nella storia della massoneria, dopo quello inglese del 1752, avvenne negli anni successivi al 1877, quando il Grande Oriente di Francia abolì ogni restrizione all'ammissione di atei. Nonostante la discussione sull'ateismo sia verosimilmente il maggior fattore della frattura con il Grande Oriente di Francia, gli inglesi menzionano anche il riconoscimento da parte dei francesi della massoneria femminile e delle co-massonerie, come anche la tendenza dei massoni francesi a discutere volentieri di religione e politica nella loggia. Anche se i francesi scoraggiano queste discussioni non le bandiscono altrettanto drasticamente quanto gli inglesi. Lo scisma tra i due rami è stato occasionalmente superato, specialmente durante la prima guerra mondiale, quando massoni statunitensi richiesero di poter visitare logge francesi Per quanto riguarda i requisiti religiosi, la più antica costituzione massonica (quella di Anderson, 1723) dice solo che un massone "non dovrà mai essere uno stupido ateo né un libertino senza religione" se "comprende l'Arte correttamente". La sola religione richiesta era "quella religione in cui tutti gli Uomini concorrono, tenendo per sé le loro particolari Convinzioni". I massoni non si trovano d'accordo nel definire "stupido" o "senza religione" degli aggettivi necessari o accidentali per "ateo" e "libertino". È possibile che l'ambiguità sia intenzionale. Nel 1815, l'appena riunificata Gran Loggia Unita d'Inghilterra (UGLE) cambiò le Costituzioni di Anderson in senso più ortodosso: «qualunque sia la religione o il modo di praticarla, nessuno sarà escluso dall'Ordine, purché creda nel glorioso Architetto del cielo e della terra, e pratichi i sacri doveri della moralità». Gli inglesi mettono in pratica questo articolo col richiedere al candidato la fede in un Essere Supremo e nella sua volontà rivelata; nonostante ciò possa ancora essere interpretato in modo non-deista, ciò rese più difficile per credenti non ortodossi l'ingresso nella massoneria. Nel 1849, il Grande Oriente di Francia seguì l'esempio inglese adottando il "requisito 244 dell'Essere Supremo", ma nei paesi latini si registrava già una pressione crescente per ammettere apertamente gli atei. Ci fu un tentativo di compromesso nel 1875 (Congresso dei Supremi consigli federali, al convento di Losanna) con l'uso dell'espressione "Principio Creatore" (che suonava meno deista che non "Essere Supremo") ma alla fine ciò non era abbastanza per il Grande Oriente di Francia, e nel 1877 essi tornarono ad abolire il requisito di religiosità per l'ingresso, adottando l'originale documento di Anderson del 1723 quale Costituzione ufficiale. Venne inoltre creato un rituale modificato che non faceva alcun riferimento diretto al GADU (sebbene, come simbolo, rimanesse probabilmente ancora in uso). Questo nuovo rito non rimpiazzava i vecchi, ma era proposto come alternativa (le giurisdizioni europee in generale non tendono a ridursi all'uso di un solo rito, come la maggioranza delle giurisdizioni nordamericane, ma offrono un assortimento di riti tra cui le logge possano scegliere). Massoneria di Prince Hall Tomba di Prince Hall nel cimitero di Copp's Hill, a Boston Nel 1775, un afroamericano di nome Prince Hall fu iniziato in una loggia militare di costituzione irlandese assieme a quattordici altri afroamericani, tutti liberi dalla schiavitù fin dalla nascita. Quando la loggia militare lasciò l'area, agli afroamericani fu concessa l'autorità di incontrarsi come loggia, eseguire processioni nel giorno di San Giovanni e celebrare funerali massonici, ma non quella di conferire gradi o fare altro lavoro massonico. Questi chiesero, e ottennero, un Warrant for Charter dalla Gran Loggia d'Inghilterra nel 1784 e formarono una Loggia Africana numero 459. Benché venga rilevata dai registri come tutte le altre Gran Logge statunitensi dopo la fusione della Gran Loggia "Premier" e la Gran Loggia "Ancient" nel 1813, quando essi formarono la Gran Loggia Unita d'Inghilterra la loggia si ridenominò come la loggia africana numero 1 (da non confondere con le varie Gran Logge africane) e si separò dalla massoneria riconosciuta dall'UGLE. Questo portò alla tradizione di separare le giurisdizioni prevalentemente afroamericane in Nord America, note collettivamente come Massoneria di Prince Hall. Razzismo e segregazione diffusi in Nord America resero impossibile per gli afroamericani unirsi a molte cosiddette logge "principali", e molte Gran Logge in Nord America rifiutarono di riconoscere come legittime la Loggia Prince Hall e i massoni di Prince Hall nelle proprie giurisdizioni. Attualmente, la Massoneria di Prince Hall è riconosciuta da alcune Gran Logge a loro volta riconosciute dall'UGLE, e non da altre, e sembra poter raggiungere la piena agnizione. La pretesa autorità internazionale della massoneria inglese Istituzione quasi ufficiale, dotata di grande prestigio e fortemente selettiva nella scelta dei propri membri, la massoneria inglese è divenuta una componente stabile della società britannica e della sua classe dirigente, atteggiandosi a potenza 245 massonica "madre del mondo" e depositaria della tradizione. La massoneria inglese afferma esplicitamente a partire dal XIX secolo di avere tra i suoi protettori la monarchia del Regno Unito, alla quale riporta anche con i legami di parentela fra i suoi vertici e i Windsor. L'idea di una massoneria inglese come "madre del mondo", per quanto diffusa sia in ambienti massonici che storici, è quantomeno controversa. Con lo scisma inglese del XVIII secolo fra Antichi e Moderni, infatti, la Gran Loggia di Londra smise di fatto di esistere. L'obbedienza che fu fondata nel 1815 era un'obbedienza diversa, sia dal punto di vista filologico che dal punto di vista rituale. Nacque allora, assieme alla odierna Gran Loggia Unita d'Inghilterra, il Gran Capitolo dell'Arco Reale; spesso confuso con i riti è in realtà una sorta di grado complementare, propedeutico al grado di Maestro Libero Muratore. La nascita dell'Arco Reale e la sua particolare collocazione nell'alveo del rituale Inglese (detto comunemente Emulation Ritual), rappresenta la soluzione di compromesso fra le Grandi Logge degli Antichi e dei Moderni, che con tale modifica fondarono un' obbedienza diversa e terza rispetto alla Gran Loggia di Londra o Loggia Madre del Mondo. La massoneria inglese, peraltro, non ha alcun tipo di autorità reale sulle altre giurisdizioni massoniche, la cui regolarità, ancorché non riconosciuta dalla Gran Loggia Unita d'Inghilterra, può essere peraltro legittima nel giudizio di altre Grandi Logge. Ad esempio, il Grande Oriente d'Italia è regolare (rispetta tutti i requisiti richiesti) e riconosciuta da quasi tutte le Grandi Logge e Grandi Orienti del mondo, ma non da quella inglese che, tra gli attuali Ordini massonici italiani, riconosce, fin dalla sua fondazione, la Gran Loggia Regolare d'Italia. Il riconoscimento da parte della Gran Loggia Unita d'Inghilterra, storicamente, è sempre stato molto ambìto peraltro dalle altre massonerie e, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, sono avvenuti interventi ufficiali di scomunica o di disconoscimento, quale strumento di una politica estera sempre più attiva. Il 4 settembre 1929, la Gran Loggia Unita d'Inghilterra ritenne venuto il momento di approvare e pubblicare una dichiarazione unilaterale dei principi fondamentali, ai quali d'allora in avanti avrebbe informato e subordinato il riconoscimento di altre Grandi Logge. LA MASSONERIA OGGI Nell'Europa continentale e in Sud America il numero di massoni è generalmente in ascesa; al contrario, in alcuni distretti degli Stati Uniti, della Gran Bretagna ed altre giurisdizioni britanniche sta perdendo membri più velocemente di quanto riesca ad attrarre nuovi iniziati. Negli Stati Uniti l'età media dei membri è intorno ai 45 anni. Molte Gran Logge negli Stati Uniti hanno provato una varietà di misure, spesso controverse, per ovviare al calo di nuovi membri, incluse cerimonie dei tre gradi della durata di un solo giorno per vasti gruppi di candidati (in opposizione alle 246 assegnazioni individuali dei gradi che richiedono mesi o anni per essere completate), pubblicità sui cartelloni ed addirittura reclutamento attivo di nuovi candidati da parte dei membri (in opposizione alla tradizione di considerare solo coloro i quali richiedono l'associazione da sé). Alcuni massoni obiettano che le tradizioni ed i principi della massoneria siano di fatto rese meno severe da queste innovazioni, osservando che la Fratellanza è sopravvissuta a secoli di cambiamenti sociali senza cambiare se stessa; altri citano un bisogno della massoneria di modernizzarsi e rendersi più adatta alle nuove generazioni. La massoneria statunitense si confronta anche con un problema di immagine, poiché alcuni la percepiscono come razzista. Ciò è dovuto in parte al fatto che solo tre Gran Logge negli Stati Confederati d'America durante l'epoca della guerra di secessione americana oggi riconoscono le loro controparti della massoneria Prince Hall, la massoneria di colore statunitense (mentre tutte le Gran Logge degli stati settentrionali, inclusi Alaska ed Hawaii, riconoscono la Massoneria Prince Hall. LA MASSONERIA IN ITALIA Il panorama massonico italiano è piuttosto frammentato. L'istituzione con il maggiore numero di aderenti è il Grande Oriente d'Italia (cosiddetto "di Palazzo Giustiniani", dalla sua sede storica), che accetta solo uomini. Poi abbiamo la Gran Loggia d'Italia (detta anche di Piazza del Gesù, dalla sua sede storica, o meglio di Palazzo Vitelleschi dalla sua sede attuale), che è un'obbedienza mista, in quanto accetta donne e uomini. Segue la solo maschile Gran Loggia Regolare d'Italia, riconosciuta dalla Gran Loggia d'Inghilterra. La Federazione italiana dell'Ordine Massonico Misto "Le Droit Humain" è la costola italiana del "Droit Humain", la più antica delle Obbedienze miste, nata in Francia, mentre la Gran Loggia Federale d'Italia costituisce una federazione tra Logge, formula innovativa sul panorama nazionale ma diffusamente applicata all'Estero. Da menzionare tra le obbedienze miste anche il Supremo Consiglio d'Italia e San Marino, e tra quelle solo femminili la Gran Loggia Massonica Femminile d'Italia. Vi sono poi decine e decine di altre obbedienze numericamente minori, spesso derivanti da scissioni delle maggiori. Tra i personaggi italiani degni di nota che ebbero ruoli importanti nella massoneria, tra gli altri, Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Zanardelli, Ernesto Nathan, Ettore Ferrari e Paolo Ungari. Origini La prima loggia fu fondata a Firenze nel 1731. Intorno al nucleo iniziale, costituito da inglesi, si aggiunsero gradualmente numerosi nobili ed intellettuali fiorentini. Su questa loggia si esercitarono gli effetti persecutori della bolla pontificia In eminenti, pubblicata il 28 aprile 1738, che inaugurava una lunga serie di scomuniche e di condanne. Della prima Loggia in Italia, detta degli "Inglesi", fecero parte gli italiani 247 Antonio Cocchi e Tommaso Crudeli; quest'ultimo fu per questo incarcerato, torturato dal Sant'Uffizio di Firenze, morì per i postumi del carcere a Poppi nel 1745 e per questo è considerato il primo martire della massoneria universale. Sempre nel granducato di Toscana, a Livorno, nacquero addirittura quattro logge: due negli anni 1763 e 1765 (ottennero una patente di fondazione dalla Gran Loggia d'Inghilterra degli Antients) ed altre due nel 1771 (con patente rilasciata dalla Gran Loggia d'Inghilterra dei Moderns). Il fenomeno massonico arrivò poi a Roma, con alterne vicende: nel 1735 alcuni gentiluomini inglesi diedero vita ad una loggia giacobita, rimasta attiva fino al 1737, quando si dovette sciogliere per ordine del governo pontificio. Ma, rispettivamente nel 1776 e nel 1787, vi vennero fondate due logge, entrambe di rito scozzese. Il 27 maggio 1789 il conte di Cagliostro tentò di organizzare una loggia basata sul proprio "sistema egiziano", ma venne arrestato e processato dal Sant'Uffizio che, nell'aprile 1791, lo condannò a morte come "eretico formale, mago e libero muratore", pena commutata poi nel carcere perpetuo. Nel 1749 a Chambery (Savoia, parte integrante del Regno di Sardegna) fu fondata una loggia sulla base di una patente di gran maestro provinciale per la Savoia ed il Piemonte rilasciata dalla Gran Loggia di Londra nel 1739 al marchese François Noyel de Bellegarde; nel 1752, la stessa loggia assunse il nome di Gran Loggia Madre, con facoltà di creare altre logge in tutti i territori del regno di Sardegna e, di fatto, nel 1765 ne vennero create tre, tra cui una a Torino. Quest'ultima assunse una tale importanza da far ottenere nel 1773 il conferimento al conte di Bernezzo del titolo di gran maestro provinciale per il Piemonte, con la conseguente completa autonomia dalla Gran Loggia Madre di Chambery. In Piemonte una loggia era presente anche a Novi Ligure. Nel 1746 fu fondata una loggia a Venezia, alla quale sono da ricollegare le figure di Giacomo Casanova, di Carlo Goldoni e di Francesco Griselini, che rimase in attività fino al 1755, quando l'intervento degli Inquisitori di Stato portò all'arresto del Casanova e ne determinò la chiusura. Ma una nuova loggia sorse nel 1772, con patente della Gran Loggia d'Inghilterra, per iniziativa del segretario del Senato, Pietro Gratarol, e rimase attiva fino al 1777, mentre nasceva un'altra loggia a Venezia, una a Vicenza ed un'altra a Padova. Nel 1756 fu fondata una loggia a Milano, subito scoperta dalle autorità austriache; il fatto determinò un editto (6 maggio 1757) con il quale il governatore, Francesco duca di Modena, vietava le riunioni massoniche in tutto il territorio dello Stato Lombardo. Ma la loggia continuò ad esistere e nel 1783 aderì alla Gran Loggia di Vienna. L'anno successivo il conte Wilczeck, ministro plenipotenziario imperiale a Milano, assunse la carica di gran maestro provinciale per la Lombardia austriaca. Nel 1776 sorse una loggia anche a Cremona. In Liguria tra il 1745 e il 1749 risultano una loggia a Bordighera e almeno due a Genova, da collegare alla presenza delle truppe francesi in difesa della Repubblica. Verso la fine del secolo nacquero altre due logge nel capoluogo, una (1780) aderente al Regime Scozzese Rettificato e un'altra (1782) che ottenne una patente dalla Gran 248 Loggia d'Inghilterra con il titolo di Old British and Ligurian Lodge. La prima loggia di Napoli, formata da alti ufficiali e nobili, fu fondata nel 1749 su iniziativa di un mercante di seta francese, che successivamente costituì un'altra loggia di più modesta fisionomia sociale. Dopo la pubblicazione, avvenuta il 28 maggio 1751, della Bolla Providas Romanorum Pontificum emanata da papa Benedetto XIV per ribadire la condanna pontificia del 1738, Carlo VII di Borbone (che divenne poi il re Carlo III di Spagna) promulgò un editto (10 luglio 1751) che proibiva la Libera Muratorìa nel Regno di Napoli, tuttavia il provvedimento non stroncò la Massoneria: una risorta loggia locale ottenne una patente dalla Gran Loggia Nazionale di Olanda (10 marzo 1764) che la promuoveva al rango di Gran Loggia Provinciale per il Regno di Napoli, mentre una seconda loggia, con patente della Gran Loggia d'Inghilterra (Moderns), il 7 marzo 1769 fu parimenti investita del rango di Gran Loggia Provinciale. Raimondo di Sangro, VII principe di Sansevero (1710-1771) divenne massone nel 1744 e gran maestro di tutte le logge napoletane fino al 1751. Fondazione del Grande Oriente e scissione di Piazza del Gesù Una serie di iniziative, assunte quasi contemporaneamente dai governanti dei vari Stati italiani, inaugurò un nuovo periodo di repressioni del fenomeno massonico. Nel Regno di Sardegna, il 10 giugno 1814 Vittorio Emanuele I emanò un editto con il quale ribadì "la proibizione delle congreghe ed adunanze segrete, qualunque ne sia la denominazione loro, e massime quelle de' così detti Liberi Muratori già proibita col R.E. delli 20 maggio 1794". Analogo decreto del 26 agosto 1814 emanato nel Lombardo Veneto vietò "gli ordini segreti, le adunanze, corporazioni e fratellanze segrete, come sarebbero le Logge de' così detti Franchi Muratori ed altre consimili società", mentre papa Pio VII il 15 agosto 1814 emanava un editto che, rifacendosi alle encicliche di papa Clemente XII e di papa Benedetto XIV, proibiva le "aggregazioni delli suddetti Liberi Muratori, e altre consimili" e a Napoli, Ferdinando IV di Borbone l'8 agosto 1816 vietava "le associazioni segrete che costituiscono qualsivoglia specie di setta, qualunque sia la loro denominazione l'oggetto ed il numero dei loro componenti". Tuttavia, i massoni italiani resistettero ed anzi andarono sempre più a rafforzare ed organizzare la propria attività, fino a riemergere in modo significativo nella seconda metà dell'Ottocento. L'8 ottobre 1859, a Torino, sette confratelli costituirono una nuova loggia, chiamata "Ausonia dall'antico nome poetico dell'Italia". Da questo seme, il 20 dicembre 1859, sempre a Torino, nacque un'organizzazione che esplicitamente aspirava a diventare una Gran Loggia nazionale ed assunse la denominazione di Grande Oriente Italiano. Costantino Nigra fu nominato gran maestro del Grande Oriente torinese il 3 ottobre 1861. Tale intento si concretizzò con la I assemblea costituente del Grande Oriente Italiano, che si tenne a Torino dal 26 dicembre 1861 al 1º gennaio 1862 sotto la presidenza di Felice Govean, facente funzioni di gran maestro, e con la presenza dei rappresentanti di ventotto logge. In quella occasione, Giuseppe Garibaldi fu salutato come "primo libero muratore italiano", ricevendo il 33° grado del Rito scozzese: successivamente (nel 1881) si aggiunse la suprema carica di Gran Hyerophante del Rito di Memphis e Misraim ed il Grande Oriente di Palermo gli conferì tutti i gradi 249 scozzesi dal 4° al 33° (a condurre il rito fu un altro massone - Francesco Crispi accompagnato da altri cinque Ad assumerne la carica di gran maestro, il 1º marzo 1862, venne chiamato Filippo Cordova, eminente figura di giurista e di statista; la III assemblea costituente, convocata a Firenze dal 21 al 24 maggio 1864, elesse gran maestro Giuseppe Garibaldi; la sua carica durò pochissimo a seguito di disaccordi con gli altri membri. Diede le dimissioni dalla carica, e rimase gran maestro onorario a vita. A Garibaldi succedette nuovamente Filippo Cordova e poi Lodovico Frapolli e Giuseppe Mazzini, durante il cui governo, nel 1870, la Gran Loggia spostò la propria sede da Firenze a Roma. Nel 1884 fu pubblicata l'enciclica Humanum Genus di papa Leone XIII, che segnò probabilmente il momento più alto di scontro tra la Chiesa cattolica e la massoneria. Il documento pontificio, oltre ad addebitare alla massoneria "atroci vendette [...] su chi sia creduto reo di aver tradito il segreto e disubbidito al comando, e ciò con tanta audacia e destrezza, che spesso il sicario sfugge alle ricerche ed ai colpi della giustizia", sosteneva che l'obiettivo dei massoni era quello di "distruggere da cima a fondo tutta la disciplina religiosa e sociale che è nata dalle istituzioni cristiane, e sostituirla con una nuova, modellata sulle loro idee, e i cui princìpi fondamentali e le leggi sono attinte dal naturalismo". In questo clima, venne eletto gran maestro Adriano Lemmi il 17 gennaio 1885, il quale si impegnò particolarmente nel chiamare a raccolta figure rappresentative del mondo politico e culturale, tra cui Giovanni Bovio, Giosuè Carducci, Agostino Bertani, Giuseppe Zanardelli. Il 6 giugno 1889 in Campo de' Fiori a Roma avveniva l'inaugurazione del monumento a Giordano Bruno, opera dello scultore e futuro gran maestro Ettore Ferrari. L'oratore ufficiale fu il filosofo Giovanni Bovio; nel 1895 divenne gran Maestro Ernesto Nathan, poi sindaco di Roma. Adriano Lemmi, alla fine dell'Ottocento riteneva che la scomparsa de potere temporale dei papi fosse il "più memorabile avvenimento della storia del mondo". Il 21 aprile 1901 il Grande Oriente inaugurò la sua nuova sede di Palazzo Giustiniani, mentre iniziava un fermento scissionistico che portò, il 21 marzo 1910, alla fondazione di una Gran Loggia, che ebbe come gran maestro Saverio Fera, sotto la denominazione di Serenissima Gran Loggia d'Italia, che dall'indirizzo della sua sede divenne nota anche come Gran Loggia di Piazza del Gesù. Repressione fascista All'inizio del XX secolo avvengono ulteriori attacchi alla massoneria provenienti dai versanti più disparati e tra loro contrapposti. Pubblicato nel 1917, il canone 2335 del codice di diritto canonico prevedeva la scomunica per i massoni. Nel novembre 1922, il IV congresso moscovita dell'Internazionale Comunista proclamava l'incompatibilità tra militanza nei partiti comunisti e appartenenza alla massoneria. Nella seduta del 13 febbraio 1923 presieduta da Benito Mussolini, il Gran Consiglio del fascismo dichiarava l'incompatibilità tra militanza fascista ed appartenenza alla massoneria. La Gran Loggia di Piazza del Gesù tentò di ammorbidire gli effetti della deliberazione del Gran Consiglio fascista con una dichiarazione rilasciata alla stampa, per affermare che i massoni aderenti "obbediscono devotamente alla gerarchia fascista, 250 superiore a tutte le contingenze e quindi possono continuare a servire la Patria e l'organizzazione fascista, fedeli e disciplinati al supremo duce Benito Mussolini e al suo governo" e rendendo obbligatoria una dichiarazione di fedeltà al fascismo da parte dei propri affiliati. Tuttavia, il 19 maggio 1925 la Camera dei Deputati approvò con 289 voti favorevoli e solo 4 contrari il progetto di legge sulla disciplina delle associazioni, presentato da Mussolini e mirante soprattutto allo scioglimento della massoneria. Difatti Mussolini riteneva che la moderna democrazia di origine illuminista non fosse altro che una subdola dittatura massonica. Già prima del suo scioglimento, il Grande Oriente d'Italia era in rapporti di amicizia con la Gran Loggia di Francia e a Parigi nel 1913 era stata fondata da italiani la Loggia Italia numero 450; il 28 maggio 1930 gli esuli fondarono una nuova loggia, l'Italia Nuova numero 609, dalla quale provenne un notevole contributo alla causa repubblicana nella guerra civile spagnola, cui parteciparono nove membri della loggia, tra i quali Randolfo Pacciardi e Francesco Fausto Nitti. Il 12 gennaio 1930, Eugenio Chiesa fu eletto gran maestro aggiunto del Grande Oriente d'Italia in esilio, nel quale si riconobbero le logge italiane costituite all'estero (Egitto, Tunisia, Argentina ecc.) e già all'obbedienza del Grande Oriente. Dopo la caduta del fascismo Il 10 luglio 1944, il Comitato della Grande Maestranza formato da Umberto Cipollone, Guido Laj e Gaetano Varcasia emanò la circolare numero 1 ai "Carissimi Fratelli Venerabili, Fratelli tutti d'Italia", in cui il comitato si considerava erede diretto di Domizio Torrigiani ed Ettore Ferrari e alla vigilia del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 il Grande Oriente così si espresse: « Noi non possiamo né vogliamo fare altro che ricordare ai Fratelli la necessità di tener fede ai principi che avemmo in retaggio da Mazzini, senza nulla imporre: nel tempio del libero pensiero non sono ammesse coercizioni. Giudichino i fratelli, riandando la storia d'Italia, particolarmente quella degli ultimi venti anni, quale delle forme istituzionali sia meglio adatta a conservare in piedi precisamente quel tempio della Libera Massoneria di cui noi siamo gli operai e da tale esame traggano ispirazione. » Dopo la caduta del fascismo la massoneria italiana risorse sia sotto i vessilli del Grande Oriente di Palazzo Giustiniani sia nella versione di Piazza del Gesù, ad iniziativa di Raoul Palermi. Il 19 marzo 1949 il Grande Oriente d'Italia approvò il testo di una costituzione dell'Ordine. Cardine del nuovo ordinamento era la netta separazione dei Riti dall'Ordine, secondo la riforma già impostata nel 1922 da Torrigiani ma non condotta in porto per gli eventi che si succedettero. In conseguenza di ciò, non vi sarebbero più state logge dell'uno o dell'altro rito, ma ognuna avrebbe lavorato solo secondo i rituali tre gradi universali di apprendista, compagno e maestro; solamente raggiunta quest'ultima dignità i confratelli, volendo, avrebbero potuto accedere ai Riti quali 251 scuole di perfezionamento. La costituzione, che recepisce i landmark e quindi collega fortemente il Grande Oriente alla tradizione universale massonica, fu depositata dinanzi all'autorità civile. Il 13 settembre 1972 "l'aspirazione del popolo massonico italiano alla universalità" (Lino Salvini) fu realizzata con il riconoscimento della regolarità del Grande Oriente d'Italia da parte della Gran Loggia Unita d'Inghilterra (riconoscimento che nel 1993 passerà alla Gran Loggia Regolare d'Italia); fu proprio il gran maestro Salvini ad annunciare lo storico evento ai suoi confratelli. Sulla scia di tale avvenimento si rinnovarono da più parti i tentativi di fusione con la Gran Loggia di Piazza del Gesù, ma invano; l'ostacolo principale fu rappresentato dal fatto che quest'ultima fin dal 1956 avesse accettato il principio dell'iniziazione femminile, dando vita e riconoscendo logge costituite da donne. Successivamente, il 18 settembre 1973 avvenne una fusione tra il Grande Oriente e circa 200 logge già appartenenti a Piazza del Gesù, ma il generale Giovanni Ghinazzi, Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia, la sconfessò, proseguendo per la sua strada. Lo scandalo della P2 La P2 è stata una Loggia storica del Grande Oriente d'Italia, che è balzata alla cronaca per il programma politico posto in essere dal proprio Maestro Venerabile Licio Gelli negli anni Settanta. Lo scandalo della P2 ha determinato un notevole appannamento dell'immagine della massoneria in Italia, costituendo un danno per tutto il variegato movimento massonico italiano e non solo per il Grande Oriente d'Italia, di cui la P2 era parte. Il 31 ottobre 1981, sette mesi dopo il rinvenimento delle liste della P2, la corte centrale del Grande Oriente d'Italia, presieduta dal nuovo gran maestro Armando Corona, per evitare ulteriori scandali, espulse Licio Gelli dal consesso massonico, anche se la P2 aveva sospeso ufficialmente la propria attività all'interno dello stesso Grande Oriente d'Italia già nel 1976, e da allora non agiva più all'interno del consesso massonico ufficiale. Il 18 novembre 1984 fu promulgata la nuova costituzione dell'Ordine, in cui si afferma che il Grande Oriente d'Italia rappresenta la sola fonte legittima di autorità massonica nel territorio italiano e nei confronti delle Comunioni massoniche estere. Si stabilisce che il GOI, nei rapporti giuridici con la società civile, si colloca tra le associazioni non riconosciute. Vengono inoltre introdotte importanti novità in ordine alla trasparenza interna dell'organizzazione. Tuttavia il Grande Oriente d'Italia rimase profondamente segnato dalla paternità della P2. Nel 1993, all'indomani di una ulteriore inchiesta giudiziaria, la cosiddetta inchiesta Cordova (dal nome del Pubblico Ministero di Palmi Agostino Cordova, titolare dell'indagine), l'allora Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Giuliano De Bernardo preferì prendere con forza le distanze dall'Obbedienza che presiedeva, fondando la Gran Loggia Regolare d'Italia, che immediatamente ottenne il riconoscimento della Gran Loggia Unita d'Inghilterra, che da allora manterrà senza soluzione di continuità. Questo determinò, almeno secondo le regole della massoneria inglese, l'irregolarità del Grande Oriente d'Italia. 252 Caratteristiche fondamentali, finalità e principi Pur non essendo facile individuare esattamente e riassumere in pochi concetti le finalità massoniche condivise da tutte le logge, si possono elencare con sufficiente approssimazione le seguenti: edificare il Tempio: questa è una affermazione correntemente utilizzata per identificare la crescita interiore del proprio spirito che tende, senza mai potervi giungere, al perfezionamento dello spirito attraverso processi catartici di riflessione, meditazione e approfondimento dei concetti etici e morali universali; divulgare il pensiero positivo finalizzando tale attività al miglioramento dello stato di condivisione dei principi morali, etici e di fratellanza, ponendo avanti al proprio io quello dell'intera umanità, al fine di poter essere valore aggiunto nella crescita spirituale; espandere i principi di fratellanza attraverso l'insegnamento iniziatico. La massoneria persegue i principi di amore fraterno, soccorso e verità e nei suoi rituali vengono impartite lezioni di morale. I seguenti sono i principi fondamentali condivisi da tutta l'organizzazione: riconoscimento di un ente creatore denominato Grande Architetto dell'Universo; nessun limite alla ricerca della verità; la fratellanza è aperta a tutti gli uomini di ogni nazione, razza e credenza; lotta contro l'ignoranza in ogni sua forma. La massoneria non è una religione e lascia liberi i suoi affiliati di seguire la religione che desiderano; proclama la libertà dell'uomo, proscrive ogni discussione politica dalle sue riunioni coltivando solo la dedizione alla patria e la fratellanza universale. I membri che seguono i rituali vengono suddivisi per gradi. C'è una grande varietà nel privilegiare i vari aspetti della massoneria nel mondo; nell'Europa continentale è privilegiato l'aspetto filosofico, mentre in Gran Bretagna, Nord America e nei paesi anglofoni viene privilegiato quello sociale (club e servizi). Anche se la massoneria vieta ai propri affiliati di discutere di politica e religione, i suoi membri hanno avuto la tendenza di appoggiare cause politiche legate alla laicità dello stato, alla libertà e tolleranza; a queste sono spesso associate dall'opinione pubblica la separazione tra Chiesa e Stato, la creazione di scuole pubbliche secolari e alcune rivoluzioni democratiche come la rivoluzione americana e la rivoluzione francese e su scala più larga in altri paesi come Messico, Brasile e più volte in Italia. Molte organizzazioni o movimenti con vari scopi religiosi e politici sono state ispirate dalla massoneria, e a volte sono confuse con essa, come la protestante Loyal Orange Association e nel XIX secolo la carboneria, che perseguiva il liberalismo e l'unità d'Italia. Molte altre associazioni puramente fraterne sono state a loro volta ispirate dalla massoneria in maniera variabile. Landmark [modifica] Il concetto di landmark (letteralmente "caposaldo"), strettamente connesso con quello di regolarità, fu introdotto nel lessico muratorio dalle costituzioni di Anderson del 1723 che prescrivevano il rispetto degli antichi landmark dell'Ordine, ma senza indicarli in alcun modo. In realtà non esiste un'identità di vedute sulla loro 253 identificazione ed apparvero, molto dopo Anderson, molte liste di landmark proposti da vari autori. I landmark sarebbero gli antichi e immutabili precetti della massoneria, i termini di riferimento in base ai quali è valutata la regolarità di logge e Gran Logge. Tuttavia, poiché ciascuna Gran Loggia è autogovernata e non esiste un'unica autorità sull'arte della massoneria; perfino questi principi in teoria inviolabili possono avere differenti interpretazioni, portando a controversie ed incongruenze nei riconoscimenti. Alcuni esempi di landmark comuni includono: il credo in un Essere Supremo da parte di tutti i membri. Molte Gran Logge (o Grandi Orienti) accolgono anche gli atei nel loro consesso; ad esempio ciò avviene nella cosiddetta massoneria francese, ma ciò implica la "non regolarità", in senso massonico, di tali Gran Logge. Il divieto di iniziazione per le donne. Anche su questo elemento esistono importanti deroghe per quanto riguarda la massoneria francese. I metodi di riconoscimento devono essere mantenuti inviolati. Questi consistono in gesti nascosti compiuti in genere con le mani, chiamati "segni", modi caratteristici di stringere la mano (chiamati "toccamenti"), emblemi e speciali termini di identificazione, più spesso basati su parole della lingua ebraica tratte dall'Antico Testamento; varianti originate nel tempo nei segni di riconoscimento spesso identificano il massone come proveniente da una specifica giurisdizione. La leggenda del terzo grado, contemplante la costruzione del Tempio di Salomone, è parte integrante della massoneria. Il governo delle logge in una determinata località geografica spetta a una Gran Loggia, in particolare del gran maestro. Un gran maestro governa in maniera autocratica, benché eletto democraticamente; egli ha la facoltà di presenziare a qualunque adunanza nella propria giurisdizione in qualunque momento e può condurre la loggia a propria discrezione. Ciascuna loggia è governata da un maestro, detto Venerabile, il quale è assistito da due altri ufficiali, detti Primo e Secondo Sorvegliante; un Primo e un Secondo Diacono assistono il Venerabile ed i suoi Sorveglianti passando messaggi e guidando i candidati nella loggia. Ciascuna loggia, quando operativa, deve essere "coperta", ovvero con la porta custodita cosicché non entrino o presenzino alle riunioni persone che non siano massoni. Un Copritore o guardia esterna è posto fuori della porta della loggia "armato con spada tratta al fine di tenere lontano tutti gli intrusi e profani dalla massoneria", e può aprire e chiudere a seconda del bisogno per accogliere ritardatari e candidati. Adesione Requisiti per l'appartenenza Alla base della massoneria è posto il principio della massima tolleranza, sia nella loggia che nella vita profana. Il modo in cui è disciplinata nei particolari l'accettazione dei candidati dipende dal particolare ramo o giurisdizione della massoneria con cui si ha a che fare. La massoneria accetta membri da tutte le religioni. I deisti vengono tradizionalmente 254 accettati. Nelle logge derivate dal Grande Oriente di Francia ed in certi altri gruppi di logge, vengono accettati anche gli atei e gli agnostici, senza una particolare abilitazione. La maggior parte degli altri rami, nel rispetto dei landmark, richiede in genere la credenza in una qualsiasi forma di Essere Supremo, anche se si ha un elevato grado di non-dogmatismo, cosicché il termine "Essere Supremo" è spesso utilizzato con accezione molto aperta, che comprende il Deismo e spesso sconfina anche nella visione naturalistica della "Dea/Natura" nella tradizione di Spinoza e Goethe (egli stesso era un massone), e nella visione del Basilare o il tutt'uno cosmico, come si riscontra in alcune religioni orientali o nell'idealismo occidentale (o nella moderna cosmologia). In qualche altra giurisdizione (principalmente quelle anglofone), la massoneria non è così tollerante del naturalismo come lo è stata nel XVIII secolo, e dall'inizio del XIX secolo sono stati aggiunti, principalmente nel Nord America, specifici requisiti religiosi con più toni teistici e ortodossi, come la credenza nell'immortalità dell'anima. La massoneria predominante in Scandinavia accetta soltanto cristiani. In generale, per diventare un massone, occorrono i seguenti requisiti: essere un uomo, per potersi affiliare alla maggior parte delle giurisdizioni massoniche, o una donna, per affiliarsi ad una giurisdizione con logge femminili, a meno di non affiliarsi ad una giurisdizione co-massonica che non pone requisiti sul sesso; credere in un Essere supremo o in un "Principio creativo", a meno di non affiliarsi ad una giurisdizione con specifici requisiti religiosi; avere un'età minima di 18–25 anni, a seconda dalla giurisdizione; essere sano di mente e di sana costituzione e di buona moralità; essere "libero e di buoni costumi". Tradizionalmente l'affiliazione è stata limitata ai soli uomini ed in alcune giurisdizioni l'inclusione delle donne è ancora motivo di controversia. La "libertà di nascita" non appare nelle logge moderne e non esiste nessuna indicazione che deve essere rispettata, ma è un retaggio storico. La "sana costituzione" è attualmente concepita come l'essere in grado di prendere parte ai rituali della loggia, ed oggigiorno la maggior parte delle logge sono abbastanza flessibili nell'accettare candidati disabili. Le donne nella massoneria La posizione delle donne all'interno della massoneria è complessa. Per i landmark, solo gli uomini possono diventare massoni. Si dice che la prima donna ad essere ammessa nella Massoneria fu Elizabeth Aldworth (nata St. Leger) la quale avrebbe assistito alle funzioni di un incontro di una loggia che si teneva a casa di suo padre, primo Visconte Doneraile, un abitante della Contea di Cork, Irlanda. Nella prima parte del XVIII secolo era uso comune che le logge si riunissero regolarmente in case private; questa loggia era debitamente autorizzata come numero 150 nel registro della Grande Loggia d'Irlanda. Elizabeth avrebbe rimosso un mattone e avrebbe visto la cerimonia dalla stanza adiacente; dopo essere stata scoperta, la situazione di Elizabeth fu discussa dalla loggia e fu deciso di 255 iniziarla alla massoneria. Altre fonti narrano come lei fosse una delle firmatarie dell'Irish Book of Constitutions del 1744 e di come spesso frequentasse, con la sua regalia massonica, intrattenimenti patrocinati dalla massoneria a beneficio dei poveri e degli indigenti; è inoltre riportato che quando morì le fu accordato l'onore di una sepoltura massonica. La co-massoneria internazionale cominciò in Francia nel 1882 con l'iniziazione di Maria Deraismes nella loggia Libre Penseurs (letteralmente "loggia dei liberi pensatori"), una loggia di uomini sotto la Gramde Loge Symbolique de France. Con l'attivista Georges Martin, nel 1893 Maria Deraismes sovrintese l'iniziazione di sedici donne nella prima loggia nel mondo ad avere sia uomini che donne come membri, creando Le Droit Humain. In Inghilterra, in Francia ed in molti altri paesi, le donne generalmente entrano in logge co-massoniche, come quelle sotto la giurisdizione internazionale Le Droit Humain, che ammette sia uomini che donne, oppure entrano in logge che ammettono solo donne, costituite sotto la giurisdizione locale. In America settentrionale è più comune per le donne non diventare massoni per sé, ma aggregandosi ad un corpo associato con proprie, separate tradizioni, come l'Order of the Eastern Star, in Italia "Stelle d'Oriente", che ammette solamente donne parenti di massoni. In Olanda esiste una fratellanza per donne completamente separata, benché alleata, l'Order of Weavers ("Ordine delle Tessitrici"), la quale usa simboli tratti dalla tessitura piuttosto che dalla massoneria artigiana. La Grande Loge Symbolique de France e altre giurisdizioni che alla corrente massonica di questo fanno riferimento concedono pieno riconoscimento alle donne in massoneria che sono qui perfettamente equiparate agli uomini. L'UGLE e altre giurisdizioni non riconoscono formalmente alcuna entità che accolga donne, sebbene in molti paesi si percepisca e si accetti in modo informale come queste istituzioni comassoniche siano parte della libera muratoria in un senso più ampio. L'UGLE, per esempio, ha riconosciuto fin dal 1998 due giurisdizioni femminili locali come regolari nella pratica, eccezion fatta per il loro includere donne, ed ha indicato che, benché non formalmente riconosciuti, questi corpi possono essere considerati parte della massoneria. Così, la posizione delle donne nella massoneria sta rapidamente evolvendo nel mondo di lingua inglese. In molti casi il Nord America sta seguendo la tendenza inglese in fatto di donne. I massoni si definiscono tra di loro "fratelli". Le donne (che si definiscono "sorelle") non sono ammesse nelle officine del Grande Oriente d'Italia, così come in quelle della Gran Loggia Regolare d'Italia, ma nei capitoli di un ordine parallelo paramassonico chiamato Ordine delle Stelle d'Oriente e ufficialmente riconosciuto dal Grande Oriente d'Italia, nel quale però sono ammesse solo donne legate da vincoli di parentela con gli appartenenti al Grande Oriente d'Italia. Sono ammesse invece in altre Comunioni, come la Gran Loggia d'Italia (obbedienza mista, che appartiene al ramo "francese") e nelle Logge miste della Gran Loggia Federale d'Italia; entrambe le Istituzioni riconoscono alle Sorelle pari dignità iniziatica ed eguali possibilità elettive all'interno delle logge e dell'obbedienza. 256 Iniziazione Lo scopo dichiarato dell'iniziazione muratorìa è il perfezionamento spirituale dell'aspirante massone. Consiste nell'ammissione del candidato in un luogo chiamato Tempio (per evidenziarne il carattere sacro, con un riferimento al Tempio di Gerusalemme) edificato "alla Gloria del Grande Architetto dell'Universo". In questo luogo si compiono i momenti più significativi e rituali del perfezionamento morale del singolo e si concretizza anche l'estensione di tale processo all'intera società. Infatti, tra i peculiari caratteri dell'iniziazione muratorìa c'è la sua dimensione collettiva: l'iniziazione è conferita al candidato da una collettività di iniziati e dà inizio a un percorso conoscitivo di natura esoterica che prevede periodici momenti di confronto e di lavoro comune nella loggia. Ciò avviene secondo un piano scandito da un preciso rituale e da un apparato di simboli. Rituali e simboli La massoneria ha scelto come simbolo floreale l'acacia, pianticella vigorosa e gentile, che non appassisce mai durante il corso delle stagioni eppure si rinnova sempre. Il simbolo della squadra e del compasso nei giardini del George Washington Masonic National Memorial I massoni si rifanno prevalentemente al simbolismo architettonico dei muratori operativi medievali che lavoravano effettivamente la pietra. Uno dei loro simboli principali è squadra e compasso, strumenti della categoria, disposti a formare un quadrilatero. La squadra è talora detta rappresentare la materia, ed il compasso lo spirito o la mente. Ancora, la squadra può esser detta rappresentare il mondo del concreto, o la misura della realtà oggettiva, mentre il compasso rappresenta l'astrazione, o giudizio soggettivo, e così via (essendo la massoneria non dogmatica, non v'è interpretazione data come legge per alcuno di questi simboli). Il compasso può essere sottoposto, sovrapposto o intrecciato alla squadra, a significare l'interdipendenza fra i due. Nello spazio fra i due, è talora posto un simbolo di significato metafisico. Talvolta, questo è una stella risplendente o un altro simbolo di Luce, a rappresentare la verità o la conoscenza. In alternativa, c'è spesso una lettera G. La squadra e il compasso sono mostrati a tutte le riunioni massoniche, assieme al Libro della Legge Sacra, aperto. Negli ordini appartenenti al ramo "inglese", questo è usualmente la Bibbia, ma può essere qualunque libro o scrittura ispirati, a cui i membri di una particolare loggia o giurisdizione sentono di riferirsi, la Bibbia, il Corano o altre opere. In molte logge di tipo francese sono usate le costituzioni massoniche. In alcuni casi, è stato usato un libro bianco, nel caso in cui la composizione religiosa di una loggia fosse troppo varia da consentire una scelta facile. In aggiunta al suo ruolo di simbolo di sapienza scritta, ispirazione, e talora come volontà rivelata della Divinità, il Libro Sacro è ciò da cui gli obblighi massonici traggono ispirazione. Molto del simbolismo massonico è di natura matematica, e specialmente geometrico, il che è probabilmente una ragione per cui la massoneria ha attratto così tanti razionalisti quali Voltaire, Fichte, Goethe, George Washington, Benjamin Franklin, Mark Twain ed altri. Nessuna specifica teoria metafisica è sostenuta dalla 257 massoneria, tuttavia sembrano esserci influssi provenienti dai pitagorici, dal neoplatonismo e dal primo razionalismo moderno. Nell'ambito dei temi architettonico e geometrico della massoneria, l'Essere Supremo (o Dio, o Principio Creativo) è a volte indicato nel rituale massonico come il Gran Geometra o il Grande Architetto dell'Universo. I massoni utilizzano una varietà di etichette per questo concetto al fine di evitare l'impressione di riferirsi al dio o al concetto di divinità specifici di qualche religione. Tra gli elementi caratteristici, indicativi dell'esoterismo massonico, vi sono i segni di riconoscimento e la Mason Word, o parola di riconoscimento del libero muratore, dalla quale derivano le odierne parole "sacre" e "di passo". Mozart fu un massone, iniziato a Vienna il 14 dicembre 1784 alla Loggia Zur Wohltatigkeit, e nella sua opera Il Flauto Magico fa ampio uso di simbolismo massonico. Più espressamente compose una serie di undici brani (freimaurermusik) dedicati ai simbolismi ed ai rituali massonici ad essi collegati, uno dei quali, con il testo modificato, è diventato l'inno nazionale austriaco. Lo scrittore britannico Rudyard Kipling, massone, fece largo uso di simboli e miti massonici nella suo romanzo L'uomo che volle essere Re, da cui è stato tratto il film L'uomo che volle farsi re. Due avventurieri sono presi a rappresentare Alessandro Magno per via dei loro emblemi massonici. Linguaggio I massoni utilizzano il termine "profano" per indicare colui che non appartiene alla fratellanza massonica. È quindi un "profano" qualsiasi uomo (o donna per le logge non regolari che le ammettono) non massone, che non ha quindi ricevuto "la Luce" mediante l'iniziazione rituale. Un'espressione spesso usata nelle logge massoniche è "essere quadrato", che significa essere un massone che ha raggiunto un particolare livello di consapevolezza nell'arte libero muratoria. Il profano che si presenta in loggia per essere iniziato si trova infatti nella condizione di "pietra grezza": con il lavoro massonico di affinamento delle proprie qualità morali ed intellettuali tende a raggiungere, quadrandosi appunto, lo stato di "pietra cubica", divenendo così persona affidabile, di riferimento e sostegno per gli altri fratelli. Questa espressione è peraltro passata nell'uso comune. Ogni pietra cubica costituisce un mattone che edifica il Tempio morale ed ideale della libera muratoria; il contributo individuale di ciascun fratello è necessario per il conseguimento di un obiettivo superiore e trascendente. Altra frase in uso tra fratelli liberi muratori è "incontrarsi sulla livella", espressione che fa riferimento alla più complessa simbologia inerente allo strumento utilizzato comunemente nell'arte muratoria e che sta a significare che in loggia ci si ritrova senza tener conto delle differenze sociali, economiche, religiose o culturali. La pratica della massoneria è chiamata fra i propri membri come "l'Arte". Ulteriore espressione caratteristica dei massoni è quella adoperata per il brindisi proprio delle agapi rituali (tornate di loggia particolari dove si dà luogo alla cosiddetta "masticazione", ovvero ad un banchetto le cui portate hanno un significato simbolico e devono essere consumate secondo precise regole) che origina dalla 258 tradizione delle logge militari anglosassoni e che richiama le operazioni di carica di un cannone. La formula si conclude con il grido unanime dei fratelli di: "fuoco!". Fra i molteplici significati dell'espressione "essere coperto" vi è quello di "appartenere" all'Ordine. Nel gergo della massoneria si dice di un fratello essere "in sonno" o "dormiente" quando questi non partecipa volontariamente per un protratto periodo di tempo alle tornate rituali. Per motivi di opportunità o per particolari esigenze della vita sociale profana un massone può infatti decidere spontaneamente di autosospendersi dai lavori rituali e dalla vita dell'ordine. Le assenze dai lavori di loggia devono essere normalmente giustificate. Struttura organizzativa Giurisdizioni Esistono numerose giurisdizioni di governo della massoneria, ciascuna delle quali sovrana e indipendente dalle altre e di solito definita su base nazionale. Non esiste dunque un'autorità centrale massonica, sebbene ciascuna giurisdizione abbia un elenco delle altre giurisdizioni formalmente riconosciute. Se il riconoscimento formale è reciproco, le due giurisdizioni sono dette "in amicizia", e questo permette ai rispettivi membri di accedere alle Tornate delle rispettive Logge. In linea di massima, per essere riconosciuti da una giurisdizione è necessario per lo meno osservare i criteri riguardo alla regolarità, vale a dire condividere gli antichi simboli di riferimento della massoneria, le caratteristiche essenziali che accomunano i massoni, indipendentemente dalla cultura di appartenenza. Tuttavia, data la natura decentralizzata e non dogmatica della massoneria, non esiste una lista di simboli universalmente accettata, e persino giurisdizioni tra loro in amicizia possono avere idee completamente differenti riguardo alla natura dei simboli. Molte giurisdizioni non hanno alcuna posizione ufficiale sulla questione. Anche se spesso si definisce grossolanamente la massoneria come suddivisa in due rami, uno "inglese" ed uno "francese", non è possibile fare una distinzione netta tra le varie giurisdizioni. Per esempio, può accadere che la giurisdizione A riconosca la B, che a sua volta riconosce la C, mentre quest'ultima potrebbe non riconoscere la A. Inoltre, il territorio geografico di una giurisdizione può sovrapporsi a quello di un'altra, comportando conseguenze nelle loro reciproche relazioni per semplici questioni territoriali. Altre volte una giurisdizione può sorvolare sulle irregolarità di un'altra soltanto per il desiderio di mantenere buoni rapporti. Ancora, una giurisdizione può essere formalmente legata ad una tradizione, e contemporaneamente mantenere rapporti informali con un'altra. Per questi motivi etichette come massoneria "inglese" o "francese" possono essere interpretate solo come indicazione generica e non come chiari segni di distinzione. La massima autorità a capo di una giurisdizione massonica è di solito chiamata Gran Loggia o, a volte, Grande Oriente, e corrisponde normalmente ad una singola nazione, sebbene il territorio possa essere più ampio o più ristretto (in Nord America ogni Stato o provincia ha una propria Gran Loggia). La più antica giurisdizione nel ramo inglese della massoneria moderna è la Gran 259 Loggia d'Inghilterra (Grand Lodge of England, GLE), fondata nel 1717 e denominata poi Gran Loggia Unita d'Inghilterra (United Grand Lodge of England, UGLE), dopo la fusione con un'altra Grande Loggia inglese (Antients) nel 1813. Attualmente è la più vasta giurisdizione in Inghilterra ed il quartier generale si trova alla Freemasons Hall, a Londra in Great Queen Street. La giurisdizione più antica del ramo "francese" è il Grande Oriente di Francia, fondata nel 1728. Un tempo questi due rami si riconoscevano reciprocamente, ma molte giurisdizioni interruppero i rapporti ufficiali con la loggia francese, dopo che questa, nel 1877 incominciò ad ammettere gli atei incondizionatamente. In molti paesi neolatini ed in Belgio predomina una massoneria di stile francese, mentre tutti gli altri tendono a seguire la guida inglese. Molte giurisdizioni permettono agli adepti di visitare le logge nelle giurisdizioni riconosciute senza condizioni, lasciando che sia la loggia straniera a confermare l'amicizia tra le due Logge. La UGLE invita i suoi membri a verificare presso di loro se le giurisdizioni sono in amicizia, prima di fare una visita in altre logge; negli Stati Uniti, ad esempio, è sconsigliabile. I Riti, gli organismi dipendenti [modifica] A fianco della massoneria esistono vari organismi con essa concordi ed a vario titolo da essa dipendenti. In primo luogo si hanno i "Riti", ad esempio il Rito Simbolico Italiano, il Rito Scozzese Antico ed Accettato, il Rito di York, il Rito di Memphis, il Rito di Misraim Memphis ed altri. Questi organismi consentono ai maestri massoni un ulteriore sviluppo iniziatico, in genere attraverso gradi successivi al terzo, secondo percorsi differenti. La parola "Rito" deriva dal fatto che questi organismi, in genere, storicamente prevedevano rituali diversi anche per i primi tre gradi, che da essi dipendevano; per questo motivo, per evitare malintesi, in massoneria la parola "rito", benché sinonimo di "rituale", viene raramente impiegata in questa accezione. È abbastanza comune che vari Riti afferiscano ad un'unica comunione massonica, alla quale delegano l'autorità sui primi tre gradi, mediante protocolli d'intesa; questo è ciò che avviene ad esempio nel Grande Oriente d'Italia. I Riti ad esso collegati (che sono numerosi) possono attingere i loro adepti solo fra i maestri del Grande Oriente d'Italia, al quale spetta l'autorità e la direzione delle Logge simboliche, cioè le logge che svolgono i loro lavori nei gradi di Apprendista, Compagno e Maestro. I rituali seguiti in tali logge simboliche sono in genere unificati, indipendentemente dal Rito dal quale hanno eventualmente avuto origine in antico, ma in alcuni casi può anche avvenire che alcune, benché sotto l'autorità del Grande Oriente, seguano rituali particolari, legati ad un Rito specifico, come ad esempio il Rituale Emulation, di derivazione anglosassone, collegato con gli ulteriori sviluppi dell'Arco Reale e del Marchio. Esistono invece comunioni che ammettono un solo Rito: è il caso ad esempio della Gran Loggia d'Italia, nella quale si pratica solo il Rito Scozzese Antico ed Accettato. Nel caso della Gran Loggia d'Italia (ma non necessariamente in casi analoghi) il Gran Maestro, cioè la massima autorità della Gran Loggia, ha contemporaneamente la carica di Sovrano Gran Commendatore, ovvero è anche la massima autorità del Rito 260 Scozzese. Oltre ai Riti esistono altri organismi strettamente legati alla Massoneria, in quanto ammettono solo massoni o parenti degli stessi. Tra questi, l'Antico Ordine Arabo dei Nobili del Mistico Velo (Shriners), l'Ordine mistico dei profeti velati del regno incantato (Grotta), gli Alti Cedri del Libano ed altri, che tendono a diffondere l'insegnamento della massoneria, per il miglioramento dei propri membri e dell'intera società, oppure perseguono uno scopo filantropico, come alcune logge dell'America settentrionale. Le varie giurisdizioni hanno un modo diverso di rapportarsi con tali entità. Alcune le riconoscono formalmente, altre non le considerano propriamente massoniche. Non tutti gli organismi sono ritenuti come affiliati alla massoneria, ma vengono giudicati come associazioni che pongono agli aderenti il requisito di appartenenza alla massoneria; alcune di esse possono richiedere ulteriori requisiti religiosi rispetto alla vera e propria massoneria (o "l'arte della massoneria"), in quanto l'insegnamento massonico viene visto in una prospettiva particolare. Esistono anche altre organizzazioni giovanili (prevalentemente in Nord America, ma con ramificazioni in Europa e anche in Italia) associate alla massoneria stessa, ma non sono necessariamente massoniche in quanto a contenuti e ritualità; ne fanno parte l'Ordine di DeMolay (per ragazzi tra i 12 ed i 21 anni, aperto a tutti), le Figlie del Lavoro (per ragazze tra i 10 ed i 20 anni figlie di massoni) e l'Ordine internazionale dell'arcobaleno per ragazze (per ragazze tra gli 11 ed i 20 anni e che ha il patrocinio massonico, anch'esso rivolto alle figlie di massoni). Logge Gran Loggia della Pennsylvania, Filadelfia. Una visita guidata permette di visitare molte sale, tutte riccamente decorate. Un interno della Gran Loggia della Pennsylvania Contrariamente alla credenza diffusa, i massoni si incontrano come una loggia e non in una loggia, analogamente alla distinzione fatta dai cristiani che si incontrano come una chiesa, con l'effettivo edificio, considerato non più che un punto di ritrovo. Secondo la leggenda massonica, le logge operative (le logge medievali degli attuali scalpellini) costruirono un edificio accanto al luogo di lavoro, ove i massoni potevano incontrarsi per ricevere istruzioni e socializzare. Normalmente, l'incontro avveniva nel lato sud dell'edificio (in Europa, in questo punto le mura sono riscaldate dal sole durante il giorno), e per questo motivo la riunione tra i soci della loggia è ancora oggi chiamato "il Sud". Le prime logge speculative (i cui affiliati non erano scalpellini o tagliapietre) si riunivano in taverne o in luoghi pubblici adatti, mentre un guardiano (tyler, custode della loggia massonica, oggi in italiano Copritore) vegliava sulla porta per impedire l'ingresso ai curiosi o ai malintenzionati. Il luogo ove la loggia si riunisce abitualmente in modo rituale, è detto "Tempio", mentre "Centro" o "casa massonica" è l'edificio ove uno o più Templi si trovano e che comprende anche altri ambienti. 261 Logge specializzate All'interno di molte giurisdizioni massoniche esistono alcune logge tipicamente specialistiche, come quelle che assolvono compiti di ricerca ed istruzione (R&I), costituite secondo criteri particolari. Tali tipi di logge collaborano con organizzazioni mondiali alla ricerca massonica, alla scoperta e all'interpretazione di documenti storici e alla comprensione dei simboli massonici non ancora segnalati, ed al mantenimento e sviluppo degli stessi rituali massonici. Aderiscono a queste logge gli adepti interessati provenienti da logge comunemente costituite, ma possono anche essere gruppi aventi gli stessi interessi e formazione culturale, come le logge dei "vecchi ragazzi" (old boys) provenienti da scuole, università, reparti militari o imprese. Inoltre, molte giurisdizioni massoniche nominano conferenzieri incaricati di effettuare ricerche, sviluppare e rilasciare conferenze nelle logge allo scopo di istruire i membri e buona parte delle Grandi Logge e molti centri massonici regionali e templi hanno una biblioteca, che è usata per ricerche. Una raccolta notevole è la collezione presso la biblioteca dell'Università di Poznan in Polonia; oltre 80 000 libri sono custoditi fra la biblioteca principale ed il Chateau de Ciazen, a circa 80 km di distanza. A quanto risulta, furono raccolti durante la seconda guerra mondiale quando le SS di Heinrich Himmler confiscarono i libri delle biblioteche massoniche in Germania e nelle altre nazioni occupate, per immagazzinarli in questo archivio in Polonia. Il 5 marzo 2001, l'Università di Sheffield in Inghilterra stabilì il Centre for Research into Freemasonry quale parte dell'Humanities Research Institute, che "intraprende e promuove una ricerca scientifica oggettiva dell'impatto storico, sociale e culturale della massoneria, principalmente in Gran Bretagna". Il centro è guidato dallo storico Andrew Prescott, proveniente dalla British Library e assegnato per tre anni all'Università di Sheffield per stabilirvi il nuovo centro. Gerarchia [modifica] Ci sono tre gradi nella massoneria: Apprendista Ammesso Compagno di Mestiere Maestro Muratore L'individuo lavora attraverso ciascun grado partecipando ad un rituale, essenzialmente una morality play medievale, in cui ciascuno impersona un ruolo, assieme ai membri della loggia cui si aggrega. L'ambientazione è biblica – la costruzione del Tempio di Salomone a Gerusalemme – sebbene le storie stesse non siano direttamente tratte dalla Bibbia, e non siano pensate come necessariamente ebraiche o cristiane. Niente di soprannaturale avviene in queste storie. Il Tempio può essere scelto a rappresentare sia il "tempio" interiore del singolo essere umano, che della comunità umana, o dell'intero universo. Nel periodo in cui uno lavora attraverso i gradi, studia parimenti le lezioni e le interpreta per se stesso. Esistono tanti modi per interpretare i rituali quanti sono i massoni, e nessun massone può comandare ad un altro massone come debba interpretare alcunché. Nessuna verità particolare è condivisa, ma una struttura 262 comune, parlando simbolicamente ad archetipi umani universali, fornisce a ciascun massone un mezzo per giungere alle proprie risposte alle domande importanti della vita. Ai massoni che lavorano attraverso i gradi è spesso richiesto di preparare documenti su argomenti filosofici correlati, e sostenere conferenze. Struttura amministrativa in Italia A livello strettamente amministrativo la massoneria in Italia ha un organigramma che può differire in parte in base alle diverse obbedienze. La struttura è organizzata in logge; ogni loggia è composta da un numero variabile di persone, solitamente il numero minimo è 7, ed è retta dal Maestro Venerabile, che la presiede; questi è eletto tra i fratelli della loggia che abbiano raggiunto almeno il 3° grado iniziatico (maestro massone). Una o più logge formano un Oriente, uno o più Orienti formano una provincia massonica, che solitamente, ma non necessariamente, coincide con la provincia amministrativa. Tutte le logge formano una obbedienza. A presiedere l'obbedienza è il Gran Maestro, che viene eletto tradizionalmente dai maestri venerabili di tutte le logge, anche se ogni obbedienza può avere regole di elezione sue proprie: ad es. nel Grande Oriente d'Italia l'elettorato compete a tutti i maestri massoni, mentre nella Gran Loggia d'Italia oltre ai maestri venerabili votano anche i presidenti delle camere del Rito scozzese. Esistono poi, con modalità diverse da un'obbedienza all'altra, altri delegati su base provinciale e regionale, ed altri funzionari che fanno da collegamento tra le logge e il Gran Maestro. In questo senso, la massoneria non si differenzia da altre associazioni. Aspetti problematici Una frase in inglese e il suo corrispondente utilizzando il cifrario pigpen Riferendosi all'attività massonica si parla di "segretezza" in luogo della più corretta indicazione di riservatezza, poiché in realtà il "segreto" è limitato al dovere insito nella cultura massonica di non rivelare all'esterno ciò che viene svolto nel tempio dalle logge riunite ritualmente. La massoneria è spesso definita una società segreta ed è erroneamente considerata da molti il vero prototipo di questo tipo di società. Molti massoni sostengono che sarebbe meglio descriverla come una "società con segreti". Il livello di segretezza varia decisamente da zona a zona. Nelle nazioni anglofone la maggior parte dei massoni rende pubblica la propria affiliazione con la società segreta, gli edifici massonici sono chiaramente segnati e gli orari delle riunioni sono generalmente di dominio pubblico. In altre nazioni, dove la massoneria è stata soppressa dal governo, la segretezza può essere molto più praticata. Perfino nel mondo anglofono i dettagli precisi dei rituali non vengono resi pubblici, e i massoni hanno un sistema segreto di "metodi di riconoscimento", come la stretta di mano segreta massonica, tramite la quale i massoni possono riconoscersi tra loro "nel buio come nella luce"; tuttavia, i massoni riconoscono che questi segreti sono stati ampiamente resi disponibili tramite letteratura sia massonica che antimassonica, da secoli. Molte sono le giustificazioni addotte dai massoni in ordine alla riservatezza che caratterizza la sua vita interna dell'organizzazione. La principale di esse è che la 263 massoneria è un ordine iniziatico cui si accede passando attraverso diversi livelli di indagine e conoscenza delle questioni etiche e filosofiche, ossia si procede tramite iniziazioni, le quali permettono il riconoscimento del livello spirituale raggiunto; conoscere in anticipo gli eventi pregiudicherebbe l'efficacia di questo sistema. È spesso definita dai suoi membri "un particolare sistema di moralità mascherato dall'allegoria e raffigurato attraverso simboli". Così Giacomo Casanova sui misteri della massoneria: « Il mistero della massoneria, di fatto, è per sua natura inviolabile. Il massone lo conosce solo per intuizione, non per averlo appreso, in quanto lo scopre a forza di frequentare la loggia, di osservare, di ragionare e dedurre. Quando lo ha appreso, si guarda bene dal far parte della sua scoperta a chicchessia, fosse pure il suo miglior amico massone, perché se costui non è stato capace di penetrare da solo il segreto, non sarà nemmeno capace di profittarne se lo apprenderà da altri. Il segreto rimarrà dunque sempre tale. Ciò che avviene nella loggia deve rimaner segreto, ma chi è così indiscreto e poco scrupoloso da rivelarlo non rivela l'essenziale. Del resto, come potrebbe farlo se non lo conosce? Se poi lo conoscesse, non lo rivelerebbe. » RAPPORTI CON LE CHIESE La Chiesa cattolica ha sempre criticato la concezione mistica propria della massoneria, dichiarandola incompatibile con la propria dottrina, anche perché la massoneria, in Italia e in altri paesi, si è storicamente associata a personalità e movimenti anticlericali. Appartenenza alla massoneria ed appartenenza alla Chiesa cattolica sono per quest'ultima inconciliabili, e più volte questa inconciliabilità è stata espressa solennemente dal magistero della Chiesa. I documenti principali che lo attestano sono la lettera apostolica In eminenti di papa Clemente XII del 1738, l'enciclica Humanum Genus di papa Leone XIII del 1884 e la Dichiarazione sulla massoneria della Congregazione per la Dottrina della Fede approvata da papa Giovanni Paolo II nel 1983. La lettera apostolica di Clemente XII contiene la dichiarazione di scomunica per il cattolico che appartenga a qualunque titolo ad una associazione massonica: « [...] decretiamo doversi condannare e proibire, come con la presente Nostra Costituzione, da valere in perpetuo, condanniamo e proibiamo le predette Società, Unioni, Riunioni, Adunanze, Aggregazioni o Conventicole dei Liberi Muratori o Massoni, o con qualunque altro nome chiamate. Pertanto, severamente, ed in virtù di santa obbedienza, comandiamo a tutti ed ai singoli fedeli di qualunque stato, grado, condizione, ordine, dignità o preminenza, sia Laici, sia Chierici, tanto Secolari quanto Regolari, ancorché degni di speciale ed individuale menzione e citazione, che nessuno ardisca o presuma sotto qualunque pretesto o apparenza di istituire, 264 propagare o favorire le predette Società dei Liberi Muratori o Massoni o altrimenti denominate; di ospitarle o nasconderle nelle proprie case o altrove; di iscriversi ed aggregarsi ad esse; di procurare loro mezzi, facoltà o possibilità di convocarsi in qualche luogo; di somministrare loro qualche cosa od anche di prestare in qualunque modo consiglio, aiuto o favore, palesemente o in segreto, direttamente o indirettamente, in proprio o per altri, nonché di esortare, indurre, provocare o persuadere altri ad iscriversi o ad intervenire a simili Società, Unioni, Riunioni, Adunanze, Aggregazioni o Conventicole, sotto pena di scomunica per tutti i contravventori, come sopra, da incorrersi ipso facto, e senza alcuna dichiarazione, dalla quale nessuno possa essere assolto, se non in punto di morte, da altri all'infuori del Romano Pontefice pro tempore» » (In eminenti apostolatus specula) Tale scomunica non è mai stata revocata da nessun Papa. In linea con questa lettera apostolica, i successivi documenti ufficiali della Chiesa hanno ribadito che chi appartiene alla massoneria non può ricevere i sacramenti. Anche se nel Codice di diritto canonico promulgato il 25 gennaio 1983 non vi è riferimento alla massoneria, in un documento emesso il 26 novembre 1983 la Congregazione per la Dottrina della Fede (guidata in quel momento da Joseph Ratzinger), con una dichiarazione sulle associazioni massoniche, ribadiva che i cattolici non possono entrare nella massoneria: « Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l'iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione. » Non è necessario che la loggia, associazione o qualunque altra denominazione di tipo massonico a cui si appartiene sia apertamente contro la Chiesa per incorrere nella scomunica, è sufficiente che abbia le caratteristiche dell'associazionismo di tipo massonico. Segue un elenco dei principali documenti del magistero ecclesiastico in cui si diffida il cattolico ad aderire alla massoneria; a proposito di scomunica o disapprovazione o interdetto, questi riguardano soltanto il cattolico che entra e opera nell'ambito della massoneria. 1738, bolla In eminenti apostulatus 1751, bolla Providas di papa Benedetto XIV 1884, enciclica Humanum Genus di papa Leone XIII 1917, papa Benedetto XV include nel Codex Juris Canonici i canoni n. 684 e n. 2335 1983. Nel nuovo clima generato dal Concilio Vaticano II, Giovanni Paolo II promulga il nuovo Codice di Diritto Canonico, proposto venticinque anni prima da Giovanni XXIII, nel quale non appare più la parola Massoneria e dove il canone n.1374 recita: "Chi da il nome ad una associazione che complotta contro la Chiesa sia 265 punito con una giusta pena; chi poi tale associazione promuove o dirige sia punito con l'interdetto" Una dichiarazione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede che, in coincidenza con la promulgazione di tale Codice e con approvazione specifica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, ribadisce la condanna e la diffida relativa all'appartenenza, venendo così a costituire interpretatio autentica del canone 1374; altro documento ufficioso dello stesso dicastero vaticano si riconosce inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria. Queste riflessioni, a un anno dalla dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 23 febbraio 1985, su L'Osservatore Romano forniscono la motivazione della condanna e della diffida del 1983. La Conferenza Episcopale Tedesca, a conclusione di colloqui svolti, dal 1974 al 1980, fra una commissione di dialogo di tale Conferenza, a ciò incaricata dalla Santa Sede, e qualificati esponenti delle Grandi Logge Unite di Germania (massoneria regolare). Il documento conclude per l'incompatibilità fra la professione di fede cattolica e l'appartenenza alla massoneria. Alcuni intellettuali cattolici mettono in risalto i punti di convergenza tra i principi massonici e quei cattolici (ad esempio, l'universalismo, l'eguaglianza universale, i diritti umani, e anche una attenzione, forse più presente nella massoneria del passato, alla unicità e sovranità di Dio quale unico creatore e giudice. Alcune delle chiese protestanti scoraggiano a loro volta i propri fedeli dall'entrare nella massoneria; sebbene da parte del Cristianesimo protestante vi siano state condanne, nel complesso non esistono tensioni. Da parte delle istituzioni massoniche invece non vi è alcuna preclusione rispetto alla religione professata dai suoi aderenti, nessuno viene considerato escluso dalla massoneria qualsiasi fede abbracci al momento di entrare a farvi parte, o durante il suo percorso massonico; questo è sancito anche dalle costituzioni di Anderson. Critiche La critica più diffusa verso la massoneria si focalizza sul carattere segreto ed occulto che essa intende avere circa i propri "misteri", che unito al forte senso di misticismo e al rigido impianto gerarchico la assimila a molte sette religiose. Durante i lavori di loggia sono precluse le discussioni riguardanti la politica e la religione; ad essi può essere accennato solo da un punto di vista storico e/o filosofico per contestualizzare un determinato evento o argomento, o semplicemente come possibile riferimento per un eventuale approfondimento. Altre critiche sono state mosse alla massoneria a partire dall'individuazione di alcuni elementi e simboli massonici, inseriti tavolta in maniera velata in fumetti (come ad esempio Topolino di Walt Disney), film o videogiochi, difficile comunque dimostrare se questi siano dei veri e propri riferimenti massonici, dal momento che la simbologia usata dalla massoneria, è spesso presa da altre simbologie, e spesso si tratta di oggetti di uso comune. Inoltre, la massoneria è stata a lungo un bersaglio prediletto per i teorici delle cospirazioni, che la vedono come un potere occulto e malevolo, talvolta associato al 266 giudaismo o al satanismo ed in genere volto al "dominio del mondo" o già in grado di controllare o influenzare segretamente la politica mondiale. Una critica mossa ai complottisti è che gli stessi confondono la correlazione statistica, vale a dire l'affiliazione di taluni personaggi alla massoneria, con la causa degli eventi storici. I massoni sono spesso accusati di costituire una potente lobby, teatro di scambio di favori e raccomandazioni tra persone potenti allo scopo di favorire in ogni modo i propri membri, arrivando in taluni casi a costituire una rete parallela, clandestina o comunque occulta rispetto ai poteri dello stato, talvolta – secondo alcuni critici – con il coinvolgimento in operazioni illegali. I sostenitori di questa teoria considerano una loggia massonica una società di mutuo soccorso, nella quale persone consapevoli di scopi comuni (anche il semplice arricchimento, ad esempio) e mezzi per raggiungerli si aiutano l'un l'altra nell'ambito delle proprie rispettive disponibilità; tutto ciò nascosto da un paravento di riti ed idealismo illuministico. Secondo queste teorie, il coordinamento è appositamente affidato a gerarchie di persone che fanno da collegamento tra la domanda e l'offerta di servigi, in modo tale che chi detiene un potere può scambiare favori con un altro potente, tramite la loggia, nella reciprocità di un'adesione consapevole ad un determinato scopo. Esistono diverse logge e diversi gruppi di logge, ed anche tra esse avvengono gli scambi di favori tramite i capi, restando gli usufruitori e gli applicatori dei vari favori reciprocamente sconosciuti. In Italia alla fine degli anni settanta e nei primi anni ottanta la P2 ("Propaganda Due"), una loggia coperta del Grande Oriente d'Italia, il cui maestro venerabile era Licio Gelli, fu al centro di uno dei più grossi scandali della storia della Repubblica, con indagini che condussero alla scoperta di una lista di mille nomi (tra cui esponenti politici, militari ed istituzionali di primo piano come Silvio Berlusconi, tessera 1816) e il "piano di rinascita democratica", una sorta di ruolino di marcia per la penetrazione di esponenti della loggia nei settori chiave dello Stato. Il nome della P2 ricorre più volte nelle cronache nel corso della storia italiana, dato che suoi esponenti sono stati coinvolti in vari episodi non completamente spiegati della storia della Repubblica (dal Golpe Borghese all'operazione Gladio). Le indagini collegarono inoltre alcuni membri della loggia anche all'imponente scandalo finanziario internazionale della bancarotta del Banco Ambrosiano del banchiere Roberto Calvi e all'assassinio suo (inizialmente ritenuto un suicidio) e di Michele Sindona, entrambi appartenenti alla P2. Come risultato, fu emanata nel 1982 la legge Spadolini che sciolse la loggia e rese illegale il funzionamento di associazioni segrete. Licio Gelli, in seguito alla vicenda, era stato espulso dal Grande Oriente d'Italia nel 1981. In Gran Bretagna nel 1990 una parte minoritaria del partito laburista al governo tentò invano di far passare una legge che richiedeva a tutti i pubblici ufficiali che fossero massoni di dichiararlo apertamente. Repressioni Negli stati totalitari la massoneria è quasi sempre bandita. Nella Germania nazista i massoni venivano inviati nei campi di concentramento e tutte le logge massoniche furono chiuse e spesso distrutte. I massoni tedeschi adottarono il "nontiscordardime" come modo segreto di riconoscimento e come sostituto per il troppo noto e 267 riconoscibile simbolo della squadra e del compasso. Così anche per quanto riguarda i regimi totalitari comunisti, con l'eccezione di Cuba dove la massoneria è sempre stata ammessa. In Italia, la massoneria è stata dichiarata fuorilegge nel 1925, durante il fascismo. Negli ultimi anni l'Italia, caso unico tra i paesi democratici, è stata ripetutamente condannata dalla Corte di giustizia europea per violazione dei diritti umani poiché alcune leggi dello stato e di alcune regioni risultavano discriminatorie nei confronti dei massoni. Sul punto è da rilevare che pronunzie del Consiglio Superiore della Magistratura degli anni novanta del secolo scorso ritennero censurabile finanche la remota affiliazione di un Magistrato all'istituzione. Aspetti giuridici La massoneria trova la sua legittimazione in primo luogo nell'articolo 18 della Costituzione della Repubblica Italiana, che riconosce e tutela la libertà d'associazione, e prevede che i cittadini abbiano il diritto di associarsi, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalle leggi; se il fine è lecito, ne consegue la liceità dell'associazione. Il medesimo articolo, al comma secondo, vieta le associazioni segrete; quali associazioni siano da intendersi segrete è stabilito dalla legge numero 17 del 25 gennaio 1982 sulle associazioni segrete, la cosiddetta legge Spadolini-Anselmi. In base a tale legge, segreta non è l'associazione che mantenga la riservatezza sugli iscritti, ovvero custodisca segreti iniziatici, bensì quella che, anche all'interno di associazioni palesi, occultando la propria esistenza, ovvero tenendo segrete finalità ed attività sociali, tenendo sconosciuti i soci, anche in parte e reciprocamente, svolga attività diretta ad interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di pubbliche amministrazioni, di enti pubblici ovvero di servizi pubblici essenziali d'interesse nazionale. Quindi, la fattispecie criminale è precisa e rappresenta condotte differenti dall'autentico lavoro massonico. Influenza in altre associazioni Alcuni valori della massoneria sono condivisi da altre associazioni internazionali; in alcuni casi risultano anche legami personali. Tuttavia nessuna di queste associazioni appartiene alla massoneria. Lo scautismo internazionale, che non è un gruppo massonico, fu fondato da Robert Baden-Powell che, secondo varie ricerche, non fu mai massone, pure esistendo varie logge a lui intitolate. Tuttavia, alcuni fra i fondatori di associazioni scout nazionali probabilmente ritennero di poter mettere in pratica molti degli ideali massonici attraverso lo scautismo, come nel caso del massone Daniel Carter Beard, fondatore di un'organizzazione giovanile (i Figli di Daniel Boone) che nel 1910 si fuse con i Boy Scouts of America. Anche Sir Francis Vane e James Spensley, fra i pionieri dello scautismo in Italia, furono massoni. Tra i fondatori del Rotary International vi era un massone, così come nel Lions Club e nel Kiwanis International.[senza fonte] L'Avis è stata fondata in Italia da un massone, come anche la Croce Rossa Internazionale, fondata dal massone Jean Henri Dunant Ulteriori riflessioni… La storia è stata scritta dai vincitori e si dicono racconti che hanno fatto comodo ai 268 regnanti antichi ed ancora oggi si ripetono tali ingiustizie, nascondendo o non dando voce a verità scomode, che cambierebbero il percorso dell'umanità in meglio! Un gruppo di ricercatori “M M M, ripete ciò che in molti sappiamo e tentiamo di divulgare per il bene della coscienza umana. Scrissi il libro:” Il mistero di ciò che accadde prima di Adamo nel pianeta blù” negli anni 90 e lo pubblicai verso la fine di quegli anni…. Solo il tempo per merito delle maturate coscienze, pùò dare fiato alle verità tenute nascoste dalle nostre paure e debolezze del passato. La ricostruzione ufficiale della storia antica dell'umanità appare sempre più insoddisfacente alla luce di numerose prove archeologiche. Quanto si dovrà attendere per una revisione radicale delle tesi ortodosse? Mi pare più che ovvio, che dopo il tema della Massoneria, possa essere le piramidi ad interessare! I mass media hanno battezzato 'Egittomania' il proliferare nelle librerie di pubblicazioni dedicate ai misteri dell'Antico Egitto. I detentori dell'ortodossia dormono sonni tranquilli, poiché sono convinti che certe teorie "fantasiose e strampalate" incontrano i favori del pubblico grazie all'atmosfera mistica che pervade la fine del millennio. In realtà il lettore è poco informato sulla pretesa solidità scientifica delle teorie tradizionali, le quali non forniscono spiegazioni convincenti sui metodi utilizzati per la costruzione dei grandi templi di Giza, visto che gli Egizi della IV Dinastia (attorno al 2600 a.C.), a cui si attribuisce la paternità della più grande e sofisticata opera in pietra della storia, non lasciarono alcuna testimonianza scritta in proposito. Due problemi tecnici sono cruciali: il sollevamento di enormi massi e il taglio e levigatura delle pietre. EGITTOLOGIA UFFICIALE E FONTI CLASSICHE Esaminiamo le conclusioni tratte da due autori "ortodossi" completamente in antitesi: l'egittologo Georges Goyon nel libro Il segreto delle grandi piramidi, il fisico Kurt Mendelssohn in L'enigma delle piramidi. A parere del primo è sufficiente mettere in opera, piano su piano, strati (corsi) orizzontali digradanti di muratura a partire dalla base prestabilita, mentre il secondo ritiene necessaria la costruzione preliminare di un nucleo a gradoni (con i contrafforti inclinati verso l'interno come la piramide di Zoser a Saqqara), su cui ancorare il riempimento successivo che definisce la forma della piramide. Questo è l'unico modo, dice Mendelssohn, basandosi sull'osservazione della piramide crollata di Meidum, che permetta ai costruttori di apporre sulla sommità un segnale da traguardare per dare la corretta pendenza agli spigoli. In caso contrario l'angolo di inclinazione dovrebbe essere calcolato alla base con la precisione della frazione di 269 grado per essere sicuri di posizionare correttamente il vertice Questo, comunque, non doveva essere un problema per gli artefici della Grande Piramide, la cui base è formata da 4 lati uguali a meno dello 0,1% di tolleranza, 4 angoli retti con uno scarto di pochi secondi di grado, ed è orientata verso il nord geografico con l'errore di 3' di grado. Mendelssohn riconosce che le grandi piramidi non potevano essere soltanto le tombe dei faraoni, ma ammette che gli egizi del III millennio a.C., pur essendo architetti formidabili, erano pessimi matematici; infatti il famoso rapporto di 2 tra il perimetro della base e l'altezza sarebbe un risultato fortuito. Ritiene, inoltre, che una manodopera volontaria di circa 70.000 persone (composta di operai specializzati permanenti e contadini stagionali) fosse impiegata nella costruzione di diverse piramidi contemporaneamente. Però, non indica alcuna soluzione ai problemi tecnici del cantiere, limitandosi ad immaginare l'utilizzo di rulli e piani inclinati per il trasporto dei blocchi e di leve per il loro sollevamento. A tale proposito, Goyon ha invece le idee chiare. Egli rifiuta decisamente alcune soluzioni proposte da altri colleghi nel passato, che prevedevano l'uso in serie di macchinari come argani di sollevamento, con pulegge e montacarichi di legno, o il fantomatico "elevatore oscillante", sia perché non si ha traccia di carrucole o ruote tra i reperti archeologici, sia perché tali metodi sarebbero troppo lenti. È da scartare anche l'utilizzo in grande scala dei rulli di legno (se privi di cerchiature metalliche) per fare rotolare i massi, inefficienti su terreno sabbioso, per di più in un paese povero di legname resistente adatto allo scopo. Al contrario, sostiene che sia stato sufficiente tirare i blocchi su tregge di legno, delle slitte molto familiari agli egizi del Medio Regno, lungo rampe ascendenti poco ripide (circa 3° di inclinazione, 5% di pendenza) e ricoperte di argilla bagnata per renderle scivolose. Ma la famosa rampa non può essere perpendicolare al monumento, altrimenti, a costruzione ultimata (a 147 m di altezza), occuperebbe una lunghezza di 3 km sulla piana di Giza e un volume triplo della piramide stessa. Diventerebbe quindi un'opera gigantesca, ancora più onerosa, da realizzare anch'essa tramite giganteschi blocchi di pietra, non certo con materiale di riporto. Per cui, a prima vista, appare convincente l'idea di Goyon di costruire una rampa avvolgente , cioè un rilevato di mattoni che si sviluppa a spirale per 3 km, appoggiandosi sulle pareti già costruite. Si ha così il vantaggio di costruire la rampa una sola volta (nell'altro modo bisogna rifare la spianata della rampa ad ogni corso); ma lo svantaggio di impedire la vista dell'allineamento degli spigoli. A questo punto occorre ricordare che la maggior parte dei circa 2.300.000 blocchi di calcare e arenaria che costituiscono la Grande Piramide di Giza ha, mediamente, un volume di 1 m cubo (equivalente a quasi 3 tonnellate di peso), ma, sorprendentemente, con l'altezza della costruzione le dimensioni aumentano a 10-15 t (NOTA 1), e la Camera del Re, collocata a 45 m di altezza è realizzata con megaliti da 50-70 t. Dunque, Goyon prova a giustificare la sua teoria con il calcolo. In figura 8 è schematizzata una rampa inclinata di un angolo , con la forza peso P 270 del blocco scomposta nelle sue componenti tangenziale e perpendicolare. La forza T necessaria ad applicare il movimento è data dalla componente del peso lungo il piano inclinato più la forza di attrito (proporzionale alla forza che schiaccia la slitta sulla superficie), che, per la bassa pendenza ( = 3° 30'), risulta predominante. è il coefficiente di attrito posto pari a 0,25 , persino ottimistico considerato che si tratta di legno che striscia su argilla (notare che, per l'attrito radente di ruota di locomotiva su rotaia ferroviaria, si assume = 0,3): T= P sen + P cos = 0,06 P + 0,25 P = 0,31 P Si stima, poi, la forza che ogni addetto al traino può presumibilmente esercitare, in modo continuo per un lungo periodo di tempo, tra i 10 e i 15 kg . Per un blocco di 40 t risulta un tiro di 12 t, che, ripartito su operai dalla forza media di 12 kg ciascuno, fa circa 1000 persone. Ma il brillante Goyon si accorge che sono obiettivamente troppi (per problemi di manovra e di sovraccarico della rampa) e preferisce accettare un coefficiente minimo di attrito o addirittura sopprimerlo (testualmente, pag.81), riducendo così la forza a solo 2,5 t, la manodopera a 200 uomini. Seguendo il suo ragionamento, se il piano fosse orizzontale, basterebbe dare una spintarella al blocco per vederlo levitare su questa magica rampa scivolosa. In questo modo, anche il trasporto dei blocchi più "piccoli" da 3 t risulta molto più agevole: 20 uomini invece di 80. Ecco come la scienza moderna interpreta uno sconcertante enigma della civiltà umana (sottotitolo dell'opera). Ma non basta. Goyon deve tenere basso il numero degli addetti ad ogni squadra di traino perché altrimenti essi non potrebbero girare attorno alle curve a gomito della rampa, che, con una larghezza di 17 m, forniscono uno spazio utile di manovra in diagonale di circa 15-20 m. Inoltre, la rampa sarebbe costruita con mattoni crudi, cioè argilla impastata con paglia ed essiccata al sole, rinforzati con traverse di legno atte a conferire al rilevato resistenza a trazione, secondo una tecnica costruttiva (già nota ai Sumeri) documentata nel Nuovo Regno durante la XIX dinastia, 1000 anni dopo l'epoca delle piramidi. Perciò i 1500-1800 uomini necessari a trasportare un blocco da 70 t, non solo non possono girare ad angolo retto (divisi in 15 file, devono comunque sviluppare le funi per 100 m in linea retta, poiché non vi sono carrucole), ma producono un ulteriore sovraccarico distribuito, superiore a 100 t, estremamente gravoso per una struttura, la cui sicurezza andrebbe calcolata con le formule prescritte in ingegneria geotecnica per la cosiddetta 'terra armata'. Infatti il continuo bagnamento della superficie provocherebbe infiltrazioni nel corpo dell'opera ed i mattoni assumerebbero la consistenza plastica dell'argilla umida. Tutto ciò appare ancor più improbabile alla luce del ritmo fenomenale di costruzione tramandatoci dalle fonti classiche. Lo storico greco del V secolo a.C. Erodoto, nelle sue Storie, riferisce che il faraone Cheope costrinse 100.000 dei suoi sudditi a lavorare come schiavi alla costruzione della sua tomba, durante il periodo di 3 mesi all'anno di inondazione del Nilo. Il lavoro durò 30 anni (di cui 20 per la messa in opera dei blocchi) e venne svolto con sistemi di armature in forma di gradinate, utilizzando macchine formate da travi corte. Gli egittologi considerano queste affermazioni, che sono l'unico collegamento storico tra la IV dinastia e la Grande 271 Piramide, come verità assolute, quando in realtà, sono delle dubbie voci riferite oralmente da sacerdoti vissuti 2000 anni dopo. Ad esempio, Goyon è soddisfatto poiché la sua ricostruzione confermerebbe la storia di Erodoto, a patto di considerare le slitte come le famose 'macchine'. Secondo lui è accettabile che, lavorando ininterrottamente ogni giorno per 20 anni, 12 ore al giorno, si riescano a porre in opera i circa 2.300.000 m cubi di pietra al ritmo di 355 m cubi al giorno, vale a dire mediamente 1 traino ogni 2 minuti; mentre non è accettabile che lavorassero solo durante la pausa estiva con la velocità quadrupla di 2 blocchi/min. Secondo i suoi calcoli sarebbe sufficiente una manodopera di 20.000 uomini, di cui, solo tra quelli impiegati al lavoro sulla piramide, circa 5000 addetti a cavare le pietre, 2000 impiegati nel traino (non realistico, come si è visto), 700 muratori per la posa in opera. Anche nel caso più favorevole dobbiamo immaginare la rampa che resiste per tutta la vita a centinaia di sollecitazioni giornaliere di carichi mobili trascinati con una organizzazione infallibile. E soprattutto fantasticare sull'abilità tecnica dei posatori delle pietre che in pochi minuti devono decidere la giusta collocazione in base al progetto, articolare alla perfezione le camere interne maneggiando blocchi di decine di tonnellate, il tutto con strumenti sconosciuti. In altri brani, i sacerdoti di Eliopoli raccontano ad Erodoto che il periodo predinastico egizio era durato quanto il tempo che impiega il sole a sorgere due volte dal posto in cui tramonta, il che interpretato alla luce del fenomeno della precessione degli equinozi, significa circa 40.000 anni (NOTA 2). E allora, quanto delle fonti classiche si può ritenere credibile? Viene accolto ciò che si conforma agli schemi mentali degli archeologi, mentre ciò che è estraneo viene considerato un'invenzione letteraria. Si pensi, ad esempio, alla storia di Atlantide descritta nel Timeo e nel Crizia di Platone. Il filosofo greco sostiene con precisione che una grande civiltà visse 9000 anni prima della sua epoca in un territorio grande come l'Asia Minore che si estendeva al di fuori del Mediterraneo, cioè nel vero Oceano attraverso cui si può raggiungere un altro continente. I ricercatori ortodossi, invece, insistono nel dire che egli aveva compiuto un errore decuplo nelle dimensioni e nella datazione, e aveva scherzato sulla collocazione. In realtà la sua Atlantide era l'Isola di Thera nel Mar Egeo, distrutta da un'eruzione vulcanica verso il 1500 a.C., come è stato ribadito ultimamente da un documentario televisivo e dal recente libro Atlantide il continente ritrovato. Questa evidente forzatura è chiaramente sponsorizzata dalla comunità archeologica ufficiale per la sua comodità. Ma il problema fondamentale è che, per convenienza, si evita di esaminare obiettivamente certi anacronismi tecnologici, scartandoli come anomalie della teoria dominante. Ciò è esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare uno scienziato quando trova delle prove che mettono in dubbio un ipotesi precedente. È credibile che una civiltà dell'età del rame abbia accumulato 21 milioni di tonnellate di pietre in circa 1 secolo, di cui 12 milioni solo a Giza, realizzando qualcosa che si discostava completamente da quanto mai realizzato sia prima che dopo? Gli egittologi ribattono che solo durante la IV dinastia lo stato centralizzato egizio permise lo sfruttamento di una forza lavoro obbediente così enorme, e vedono nelle costruzioni della III dinastia 272 il progresso tecnico che si è concluso con la perfezione di Giza. In realtà la questione non è il numero degli addetti, ma la loro dotazione tecnologica. Per quanto riguarda l'evoluzione lampo dell'ingegneria egizia, si esaminino le candide osservazioni di Mendelsshon, nel seguito. Verso il 2700 a.C. il faraone Zoser (III dinastia) fa costruire a Saqqara la prima piramide a gradoni, realizzata con pietre piccole e maneggevoli. Poi si rileva il crollo della piramide di Meidum, in cui il riempimento esterno, male ancorato, slittò sul nucleo interno. Attorno al 2650 a.C. a Dahshur, con Snefru (il padre di Cheope, IV dinastia) si progettano piramidi molto più grandi: quella a doppia inclinazione (52° in basso, 43° in alto, 3,6 milioni di tonnellate di massa, 102 m di altezza) e la piramide rossa (con le facce a 43° più stabili, M= 4×10^6 t, h= 101 m). Queste ultime sono realizzate con blocchi più grandi che nel passato e mal squadrati. Ciò comporta l'insorgenza, nella massa della costruzione, di sensibili tensioni laterali che vanno compensate inclinando verso l'interno gli strati di muratura, e tenendo bassa l'inclinazione delle pareti. Per correggere tali difetti, la generazione successiva, dopo il 2550 a.C., decide di intraprendere le opere utilizzando massi molto più grandi e perfettamente squadrati, in questo modo, grazie alla perfetta aderenza dei corsi (giuntati con la tolleranza di 0,2 mm), si sviluppano prevalentemente tensioni verticali, e si può dunque ritornare alla pendenza maggiore di 52° gradi con la più massiva piramide di Cheope (M= 6,2×10^6 t, h= 147 m) che, comunque, mantiene ancora una raffinata inclinazione interna . Presumendo che la scienza delle costruzioni egizia avesse esclusivamente una base empirica, senza alcuna teoria matematica per calcolare le pressioni, bisogna chiedersi come fecero a dimensionare correttamente i particolari delle camere interne al terzo tentativo. Il soffitto a incorbellamento (già presente a Dahshur) della Grande Galleria e il tetto della Camera del Re (NOTA 3), sono gravati da un peso mai sperimentato fino ad allora. E i particolari costruttivi degli interni denotano una capacità di spostare blocchi di decine di tonnellate in spazi ristrettissimi, con piccola manodopera. Sotto il successore Chefren ci si accorge che il lavoro è ancora migliore se si costruisce la base della seconda piramide di Giza (M= 5,3×10^6 t, h= 140 m) con monoliti di granito da un centinaio di tonnellate l'uno. Ma, contestualmente, gli strumenti tecnici utilizzati dagli egizi rimanevano gli stessi oggetti di legno e rame usati fin dalla I Dinastia (3100 a.C.), in palese contrasto con la facilità di esecuzione dei monumenti megalitici della IV dinastia. Studiando dei modellini di legno ritrovati nelle tombe del Nuovo Regno, Osvaldo Falesiedi ha tentato recentemente di risolvere questo problema, realizzando delle macchine per il sollevamento basate sul principio modificato della "culla", accolte entusiasticamente dal Museo Egizio di Torino. Ciò getterebbe una nuova luce sul racconto di Erodoto, ma, il modellino proposto per il posizionamento dei blocchi nella camera del Re, non è stato testato in vera grandezza, è molto inefficiente (il peso si solleva di 20 cm ogni doppia oscillazione) e, soprattutto, non viene spiegato 273 dove andrebbe montata tale armatura durante la costruzione della piramide (si pensi che i gradini sono larghi poche decine di centimetri). Con la piramide di Micerino, piccola (M= 0,6×10^6 t, h= 65 m) ma perfettamente realizzata in blocchi di granito rosa, si conclude l'epoca delle meraviglie. Una delle sue camere interne, scavate direttamente nel sottosuolo, è sormontata da un tetto a spiovente formato da enormi lastroni, quasi schiacciati contro la soprastante parete rocciosa. Quindi devono essere stati sollevati dal basso, in uno spazio ampio appena (4×2,5) m. Le successive V e VI dinastia, fino al 2300 a.C., costruiscono i loro monumenti funebri ad Abusir e Saqqara, con pessimi risultati. Ufficialmente, questi cumuli di macerie testimonierebbero l'improvviso collasso della capacità organizzativa e costruttiva egizia. UNA TECNOLOGIA INSPIEGABILE Come spiegare, poi, i risultati sofisticati ottenuti nella lavorazione delle pietre? Gli scalpelli primitivi di rame sono forse sufficienti a incidere e scavare una roccia sedimentaria come il calcare, con un lavoro paziente. Mentre non sono stati ritrovati strumenti adatti per la squadratura geometrica di grandi blocchi. Bisognerebbe usare una sega abbastanza lunga e rigida (magari di bronzo, purtroppo non disponibile nell'Antico Regno) ed un abrasivo come la sabbia di quarzo, per ottenere un risultato simile a quello che si ottiene, ad esempio oggi, nel taglio del marmo (usando una sega a filo liscia e smeriglio). Eppure gli antichi egizi lavoravano con grande facilità il granito e la diorite, rocce ignee tra le più dure esistenti in natura, formate da una miscela di diversi minerali tra cui quarzo. È certamente possibile spezzare la roccia forzando una fessura naturale con un cuneo di legno che si dilata impregnandosi d'acqua. Ma qui si parla di tagli millimetrici. La diorite non si può lavorare nemmeno con il ferro; ciò nonostante è stata finemente modellata nella splendida statua di Chefren, presumibilmente con uno strumento più duro. In petrografia, la disciplina che classifica le caratteristiche fisiche delle rocce, i parametri che misurano la segabilità e la logorabilità per attrito attestano che, mediamente, l'arenaria è 2 volte più dura del calcare compatto; granito, basalto e diorite, sono 4 volte più duri. La tecnologia odierna per tagliare in modo efficiente blocchi di granito usa come abrasivo la polvere di diamante o di carborundo (carburo di silicio, un minerale sintetico simile al diamante). Vanno ricordati alcuni elementi sulla scala di durezza relativa dei minerali, che va da 1 a 10: 2= gesso, 7= quarzo, 8= smeriglio, 9= carborundo, 10= diamante. Quindi, non è dato sapere come sia stato lavorato quello che viene considerato il sarcofago di Cheope. Questo parallelepipedo di granito, intagliato esternamente alla perfezione, è stato scavato all'interno in un modo che ha sconcertato l'egittologo del 274 XIX secolo Flinders Petrie: devono aver usato un cilindro perforatore rotante, sul quale andrebbe esercitata una pressione enorme, superiore a 1 t. Come evidenziato da Colin Wilson in Da Atlantide alla Sfinge, Christopher Dunn ha dimostrato, con strumenti moderni, che diverse superfici in granito lavorate nell'antichità sono lisce al 1/50 di millimetro, e che gli strumenti utilizzati nella perforazione erano più efficienti di quelli odierni. Analizzando la spirale del taglio su alcune "carote" (cilindri prodotti dalla trivellazione) di granito rinvenute a Giza, si può calcolare la velocità di penetrazione del trapano rotante nella roccia: 2,5 mm a giro, contro i 2/1000 di mm a giro scavati da un trapano moderno, che funziona a 900 giri/minuto. Ciò non può essere ottenuto, ovviamente, con un cilindro di rame azionato a mano e sabbia di quarzo, come vorrebbero gli egittologi ufficiali. Dunn suggerisce una tecnologia basata sulle vibrazioni ad alta frequenza (una specie di martello pneumatico che vibra alla frequenza degli ultrasuoni), compatibile con l'indagine microscopica condotta su un foro praticato nel granito: il trapano aveva tagliato più velocemente il quarzo, rispetto al feldspato (minerale più tenero). Ovviamente, una simile tecnologia non è raggiungibile con i mezzi di 4500 anni fa. Una vasta produzione di vasellame in diorite, basalto e quarzo rinvenuta a Saqqara e a Naqada, risalente ad epoca predinastica (4000 a.C.), è ancora più inconcepibile. Diverse coppelle sono incise con iscrizioni nettissime spesse 0,16 mm (prodotte perciò con punte resistentissime da 0,12 mm). Vasi, anfore e altri oggetti comuni sono arrotondati e modellati con simmetria in un modo che si può ottenere solo con la lavorazione al tornio, presentano una superficie perfettamente levigata, quasi lucida. Una lente di cristallo è talmente perfetta da sembrare molata meccanicamente. Alcuni recipienti hanno un elegante collo allungato e sottilissimo, e sono internamente cavi: questo significa che la roccia è stata scavata da fuori, attraverso un'apertura che non permette nemmeno il passaggio di un dito, un'operazione che anche oggi è semplicemente impossibile. Un passo avanti significativo sarebbe quello di riconsiderare, almeno, le conoscenze metallurgiche normalmente attribuite agli Egizi, contraddette da alcuni oggetti di bronzo e da una lamina di ferro ritrovati in un condotto della Grande Piramide. Questi, rinvenuti nel XIX secolo, furono "smarriti", e saltarono fuori dai sotterranei di un museo nel 1993. Secondo tradizioni antichissime, i costruttori delle piramidi avevano lasciato strumenti di ferro e armi che non arrugginivano, e vetro che si piegava senza rompersi, e strane formule magiche. ANOMALIE E ANALOGIE TRA EGITTO E SUD AMERICA Tipicamente, chi cerca delle risposte ad anomalie del genere è un ricercatore indipendente, dalla attitudine mentale aperta. Professionisti in discipline diverse dall'archeologia si rivolgono direttamente al vasto pubblico, con i loro saggi divulgativi, poiché l'egittologia accademica li allontana dal riconoscimento 275 scientifico, disprezzandoli come ciarlatani, ignoranti dei fondamenti di storia e archeologia. In realtà si sta accumulando una mole di prove scientifiche che minano profondamente le idee preconcette sulla storia dell'Antico Egitto e, indirettamente, della civiltà umana in generale. Il semplice fatto che nessuno, per un secolo, abbia messo in discussione ciò che si insegna sui libri di storia, al riguardo dell'età delle piramidi, non implica che sia la verità definitiva. Anzi, è arrivato il momento di introdurre una nuova ipotesi di lavoro per lo scenario preistorico, che riesca a risolvere una serie "enigmi". Negli anni '90 un'équipe di studiosi guidata dall'egittologo John West ha tentato di mettere in dubbio il dogma ufficiale. Il geologo Robert Schoch notò un'evidenza sperimentale che è sempre stata sotto gli occhi di tutti: il corpo della Sfinge e l'adiacente Tempio della valle di Chefren sono stati erosi dalla pioggia. La famosa statua metà uomo metà leone fu scolpita approfondendo una cava nell'altopiano di Giza, che è una stratificazione sedimentaria di diversi calcari. Tutti gli edifici in pietra della civiltà egizia presentano i consueti segni dell'erosione eolica: la sabbia portata dal vento incide più profondamente le rocce più tenere, in modo uniforme. Il risultato è uno schema orizzontale: ad esempio un fronte di roccia stratificato diventa una successione di sporgenze (roccia compatta) e incavi (roccia tenera). I fianchi e le pareti della fossa della Sfinge sono gli unici monumenti egizi che presentano anche un modello di erosione verticale, con forme arrotondate e profondamente incise (fino a 2 m), tipico dell'azione continua di intense precipitazioni che si rovesciano a cascata giù per i fianchi. Naturalmente gli egittologi "seri", dopo la prima reazione irrazionale volta a negare l'evidenza, si sono sforzati di trovare spiegazioni alternative poco convincenti: la causa sarebbe l'inondazione periodica del Nilo (ma il plateau di Giza non è rialzato?) o le infiltrazioni di umidità all'interfaccia sabbia-calcare. Le osservazioni di West destano scalpore perché degli ultimi 4500 anni la Sfinge ne ha trascorsi 3000 sepolta sotto la sabbia, quindi protetta dagli agenti atmosferici usuali in un clima desertico. Invece per trovare delle piogge di intensità tale da giustificare il forte degrado del corpo, bisogna risalire al periodo pluviale che caratterizzò il Nord Africa tra il 7000 a.C. e l'11000 a.C., al termine dell'ultima glaciazione. Inoltre il Tempio funerario della valle, attribuito a Chefren, è stato realizzato con i blocchi estratti dalla fossa della Sfinge, riconoscibili dalla stratigrafia e dall'erosione tipica. Questi ultimi sono monoliti calcarei ancora più grandi di quelli utilizzati per le piramidi: alcuni raggiungono il volume di 100 m cubi ed un peso di 260 t. Blocchi come quelli, alti più di 3 m, sono stati squadrati nella fossa e poi sollevati in verticale, prima di essere messi in opera. Ciò è veramente inconcepibile se si pensa che oggi al mondo esistono solo 3 o 4 gru capaci di sollevare un carico superiore alle 200 t (per paragone si pensi alle gru che manovrano i container nel porto di Genova, che sopportano un carico massimo nominale di 60 t). Come fa notare Graham Hancock in Impronte degli Dei, l'architettura megalitica del Tempio somiglia in molti punti alla tipica composizione "a puzzle" che si osserva 276 nelle mura di Machu Picchu e Sacsahuamàn in Perù (qui si trovano blocchi da 300 t). Anche quel poco che rimane del rivestimento delle grandi piramidi, spesso riutilizzato nel medioevo come materiale da costruzione, evidenzia la tecnica raffinata di incastrare blocchi poligonali con giunture a spigolo irregolari. Purtroppo non potremo mai sapere se anche il rivestimento di calcare bianco della Grande Piramide, oggi quasi del tutto assente, fosse solcato dai segni della pioggia. Il complesso Seconda piramide-Sfinge-Tempio della Sfinge-Tempio della valle, intimamente interconnesso, è attribuito in blocco al faraone Chefren e datato attorno al 2500 a.C., esclusivamente in base a indizi contestuali. Il Tempio a Valle era pieno di statue del faraone quando fu dissepolto, mentre sulle pareti delle colonne non è inciso alcun geroglifico. Il volto della Sfinge dovrebbe essere il ritratto del figlio di Cheope, ed invece non assomiglia assolutamente a quello della sua famosa statua, anzi denota, addirittura, tratti somatici razziali differenti. Si afferma che la testa della Sfinge (ben conservata), sia stata scolpita per prima, ricavata in uno strato di calcare molto più resistente rispetto a quello immediatamente sottostante che forma il corpo (pesantemente degradato). Quest' ultimo sarebbe così friabile che soltanto 3 secoli dopo la costruzione furono necessarie le integrazioni di mattoni delle zampe anteriori. In realtà, come risulta chiaro a chiunque osservi la Sfinge di lato, la testa è sproporzionatamente piccola rispetto al corpo: essa è un elemento estraneo riscolpito molto più tardi, probabilmente quando la testa originaria (di leone?) era ormai irriconoscibile a causa dell'erosione. Inoltre Thomas Dobecki, geofisico collaboratore di West, tramite l'analisi geosismica, ha evidenziato che l'alterazione superficiale del calcare penetra nel corpo per 0,9 m nella parte posteriore, 2,4 m in quella anteriore, dimostrando che furono scolpite a millenni di distanza una dall'altra. La geologia ci conferma qualcosa di cui, stranamente, erano convinti egittologi come Gaston Maspero, Auguste Mariette, Flinders Petrie, all'inizio del secolo, e cioè che la Sfinge era già antica al tempo di Chefren, che ne fu il restauratore. Ciò è documentato dalla Stele della Sfinge, eretta da Tutmosi IV faraone della XVIII dinastia, ed erroneamente interpretata. Egli, dopo aver liberato la mitica statua dalle sabbie, riconobbe al suo antico predecessore lo stesso ruolo, apponendo il cartiglio di Chefren. Nel Tempio della valle, si distingue chiaramente lo stacco tra i monoliti giganteschi e la struttura di rivestimento in granito a dimensione più "umana". Incomprensibilmente, anche nel Tempio Mortuario di Micerino si alternano blocchi di calcare da 200 t e inserzioni di mattoni in fango e gesso. Un altro monumento megalitico controverso è l'Osireion di Abido. Esempio unico di struttura a Dolmen, con enormi ed anonimi parallelepipedi di granito fino a 200 t, circondato da un muro di cinta in arenaria spesso 6 m, si trovava profondamente sepolto sotto i sedimenti quando fu scoperto nel 1914. Nonostante fosse subito chiaro che si trattava di un tempio antichissimo, in seguito esso venne considerato il cenotafio del faraone Seti I della XIX dinastia, che costruì il suo tempio nelle vicinanze. Ciò in base a frammenti sparsi che riportano iscrizioni del 1300 a.C.. Eppure il pavimento dell'Osireion si trova 15 m al di sotto di quello del tempio suddetto, i suoi pilastri sono immersi nella 277 falda freatica. In verità l'intera necropoli di Giza è oggetto di un clamoroso equivoco. Tenendo presente la consuetudine storica dei faraoni di appropriarsi dei monumenti sacri dei predecessori, la prospettiva si capovolge completamente. Le pareti interne delle grandi piramidi sono del tutto prive di iscrizioni, bassorilievi, formule rituali, così come le camere non ospitarono mai la mummia di alcun faraone (solo nella piramide di Micerino fu trovata una sepoltura di epoca più tarda). Questo fatto viene spiegato, nel caso di Cheope, chiamando in causa fantomatici predatori che avrebbero trafugato tutto il tesoro sepolcrale passando attraverso un'apertura di 90 cm. Pure l'architettura scarna dei monumenti citati sembra estranea allo stile ornamentale tipico dell'Antico Egitto. I corsi inferiori della Seconda Piramide e alcuni Templi Funerari sono riconducibili alla medesima tecnica e concezione costruttiva megalitica, su cui si legge la stratificazione e l'inserzione di elementi architettonici molto meno giganti. Una fotografia scattata dal vertice della Piramide di Chefren evidenzia che i corsi inferiori, con blocchi colossali di granito, formano uno spigolo perfettamente allineato, mentre quelli superiori, con blocchi più modesti, sono posizionati con maggiore approssimazione. Ora le piramidi di Meidum e Dashur ci appaiono non come il prototipo di quelle grandi, ma come il tentativo di imitare un modello perfetto già esistente. L'unico riferimento scritto all'interno della Grande Piramide fu scoperto nel 1837 dal colonnello Howard Vyse in una delle camere di scarico. Si trattava dei cosiddetti marchi di cava, dei graffiti che riportano il cartiglio di Cheope (ripresi durante la recente trasmissione Misteri dedicata all'argomento). È insostenibile pensare che l'artefice della più grande tomba della storia abbia lasciato la propria firma soltanto in un angolo sperduto, con dei segni pitturati che possono essere stati aggiunti in qualsiasi epoca, forse dallo stesso Vyse. Infatti i geroglifici erano disegnati rovesciati o con errori di grammatica, segno evidente di contraffazione. Tutte le prove archeologiche che rimandano alla IV dinastia sono intrusive: stele, bassorilievi con geroglifici, vasellame e statue furono sempre trovati all'esterno delle piramidi, nei numerosi complessi funerari (mastabe) attigui ai colossi di pietra, costruiti con tecniche più semplici e compatibili con i mezzi limitati di 4500 anni fa. Questo vale anche per le tre cosiddette piramidi minori (o sussidiarie) di fianco alla Grande, dedicate, si dice, ai familiari del sovrano. Al contrario, una stele ricoperta di geroglifici risalenti alla XXI dinastia (I millennio a.C.) conferma tutti i sospetti. La Stele dell'Inventario, trovata da Mariette nel 1850, è una copia posteriore di un originale eretto da Cheope per commemorare i suoi restauri al Tempio di Iside: egli sostiene che molto tempo prima del suo regno, esisteva già la Casa della Sfinge accanto alla Casa di Iside, Padrona della Piramide (presumibilmente la Grande), e che fece costruire la propria piramide e quella della figlia Henutsen, ai piedi di quella di Iside. Quindi un documento storico autentico afferma che la tomba di Cheope è una delle 3 modeste piramidi minori: un fatto troppo scandaloso per gli egittologi che lo scartano come un'opera di narrativa 278 inventata, poiché troppo recente. Ciò è ovviamente un pretesto ingiustificato; si ricordi che le storie di Erodoto, che narrano fatti accaduti 2000 anni prima, sono oro colato. Non avendo un metodo affidabile di radio-datazione delle pietre, in mancanza di documenti storici che confermino ciò che gli archeologi hanno deciso essere la verità, ci si limita ad attribuire l'età agli insediamenti antichi dai resti umani organici, che si possono datare in base al tempo di decadimento del carbonio radioattivo (C14). Secondo Zahi Hawass, direttore del Museo Archeologico del Cairo, l'attribuzione in base al contesto è conclusiva. Ma il fatto di aver trovato le sepolture di migliaia di operai nella necropoli di Giza non implica che fossero i costruttori delle piramidi, esattamente come gli abitanti di Roma dell'Alto Medioevo non progettarono il Colosseo. Il fatto che le loro colonne vertebrali fossero deformate dallo sforzo di spostare grandi pesi non significa che portassero i blocchi da 50 t sulla testa. Il professor David Bowen del Dipartimento di scienze della terra dell'Università del Galles ha elaborato un metodo di datazione basato sull'isotopo radioattivo Cloro-36, che può fornire una stima del tempo trascorso da quando una roccia fu esposta per la prima volta all'atmosfera. Dei test preliminari, eseguiti sulle "pietre azzurre" di Stonehenge nel '94, fornirono un'età superiore ai 14.000 anni, contro i 4000 normalmente accettati. In attesa di un esame simile sulle pietre di Giza, per avere una stima approssimata dell'età del sito, ci si può affidare all'archeoastronomia, applicata con successo proprio nel campo dell'Ingegneria megalitica europea. CONFERME DALL'ARCHEOASTRONOMIA Questa giovane branca dell'archeologia si cura di identificare gli allineamenti astronomici dei monumenti antichi, ricostruendo la configurazione della volta celeste come doveva apparire all'epoca della loro costruzione. Come spiega l'ingegnere ed egittologo Robert Bauval in Il Mistero di Orione, la posizione relativa e la massa delle 3 grandi piramidi di Giza rispecchiano fedelmente la configurazione e la magnitudine delle 3 stelle della cintura di Orione. La simmetria perfetta nella proiezione ideale tra la volta celeste e la superficie terrestre si ottiene in una data attorno al 10450 a.C., in coincidenza con la minima altezza sull'orizzonte raggiunta da Orione nel suo moto precessionale. Quindi l'inizio del ciclo di Orione coinciderebbe con il cosiddetto Primo Tempo (Tep Zepi) della tradizione egizia, nell'era astrologica del Leone. Infatti la Sfinge (il leone) è un indicatore equinoziale puntato precisamente a Est, costruito per fissare l'epoca in cui il sole, all'equinozio di primavera, sorgeva in quella costellazione (tra l'8700 a.C. e il 10800 a.C.). L'intima connessione tra l'astronomia e la concezione religiosa degli egizi viene confermata dai 4 condotti obliqui che partono dalle camere della Grande Piramide, erroneamente definiti "di aerazione". Quelli meridionali puntano, rispettivamente, sulla costellazione di Orione (Osiride) e sulla stella Sirio (Iside, Sothis), però, all'altezza a 279 cui attraversavano il meridiano di Giza nel 2450 a.C., a indicare, secondo Bauval, che il progetto di Giza fu intrapreso nel XI millennio a.C. e ultimato dai faraoni. Di diverso parere è il professor A.N. dos Santos, docente di fisica nucleare in Brasile. Le sue argomentazioni si basano sul funzionamento dell'antico calendario sotiaco egizio, in cui l'anno solare è di 365 giorni. Il ritardo accumulato (circa 1 giorno ogni 4 anni) non viene recuperato, e va di pari passo con lo spostamento della stella Sirio, per cui, dopo un Ciclo Sotiaco di 1507 anni(NOTA 5) il calendario ritorna al punto di partenza e si celebra l'Anno Sotiaco. Risultano anni sotiaci il 10410 a.C. (in ottimo accordo con Bauval), e soprattutto l'11917 a.C., in cui ebbe inizio il calendario, secondo i calcoli di dos Santos. Ciò sarebbe confermato dall'allineamento astronomico della Grande Piramide con Vega, la stella polare di 14000 anni fa, e dal ritardo di 3-4 giorni accumulato nelle date dei solstizi tra il 12000 a.C. e l'anno zero . Anche diversi siti archeologici del nuovo continente andrebbero retrodatati. In Bolivia, a 3800 m di altitudine, tra le gigantesche rovine di Tiahuanaco, si trovano i resti di un porto anticamente situato sulle rive del lago Titicaca (moli con blocchi fino a 440 t), e una grande piramide a gradoni semidistrutta (originariamente 210 m di base per 15 m di altezza, perfettamente orientata a Nord). Oggi, stranamente, la città si trova 30 metri più in alto dell'attuale linea di costa, e la sua costruzione viene fissata attorno al 500 d.C., ad opera della civiltà Inca, una cultura priva persino della ruota. Ancora una volta la datazione in base al contesto degli insediamenti non dimostra nulla e contraddice la logica, secondo cui un rivolgimento geologico di tali proporzioni non può essere avvenuto in breve tempo, addirittura nell'era cristiana. Invece la datazione archeoastronomica del professor Arthur Posnansky, basata sull'obliquità dell'eclittica (NOTA 6), sposterebbe l'innalzamento delle mastodontiche pietre indietro al 15000 a.C.. Ciò concorda con diversi frammenti di vasellame e con i fregi visibili sulla celebre Porta del Sole, che raffigurano teste di elefanti, toxodonti e altri mammiferi estintisi in Sud America tra il 12000 a.C. e il 10000 a.C.. Queste osservazioni, note fin dagli anni '30, riprese dallo scrittore Peter Kolosimo negli anni '70, sono respinte perché contraddicono il modello di popolamento delle Americhe, i canoni di sviluppo dell'uomo nella preistoria, e confermano i sospetti di una grande catastrofe climatica e geologica che coincise con la fine dell'ultimo periodo glaciale, il cui ricordo è impresso nel mito del Diluvio Universale, comune a tutti i popoli della Terra. CIVILTA' DEL PERIODO GLACIALE Lontano dai consueti preconcetti sulla preistoria dell'uomo, il buon senso suggerisce che popolazioni come gli Egizi dinastici e gli Incas si stabilirono nei pressi delle vestigia di una civiltà precedente, scientificamente e tecnologicamente avanzata, a cui loro davano un significato magico-religioso. Sia le tradizioni orali riferite dagli indigeni peruviani ai cronisti spagnoli del XVI 280 secolo che le fonti storiche egizie definiscono i giganti di pietra come l'opera degli Dei civilizzatori, della perduta Età dell'oro: un ricordo trasfigurato del passato, tramandato oralmente di generazione in generazione. Di nuovo si incontra il tipico filtro delle informazioni storiche: la Pietra di Palermo (V dinastia, 2500 a.C.), il Papiro di Torino e l'Elenco dei Re di Abido, scolpito da Seti I (XIX dinastia, 1300 a.C.), la storia d'Egitto redatta da Manetone, sacerdote di Eliopoli (III a.C.), gli scritti degli storici greci Erodoto (V a.C.) e Diodoro Siculo (I a.C.) sono tutti considerati fonti attendibili della storia egizia dinastica, mentre vengono ignorati quando parlano della lunghissima era predinastica, il Primo Tempo, durata 30.000 o 40.000 anni. Gli archeologi del XX secolo segnano un netto confine tra l'invenzione della scrittura, con Menes (primo faraone della storia), e le vicende precedenti, considerate pura mitologia. Presentano la cronologia delle dinastie storiche con una precisione ingannevole, quando invece essa si basa solo sul conteggio probabile delle generazioni (si pensi che il celebre Champollion negli anni '30 fissava l'inizio della I dinastia al 5867 a.C., oggi stimato al 3100 a.C.). Viene dato per certo che l'Egitto predinastico fosse popolato esclusivamente da popolazioni neolitiche. Invece, prove archeologiche incontestabili, finora opportunamente ignorate, dimostrano il contrario. È logico che la cultura dell'Antico Regno sia comparsa improvvisamente, con la sofisticata mitologia astronomico-religiosa, la complessa grammatica geroglifica già pienamente formate? Come è possibile che gli Indiani nordamericani Micmac usassero una scrittura geroglifica formata da decine di simboli appartenenti alla scrittura corsiva (ieratica) egizia? Il professor Barry Fell, in America BC, del 1976, ha dimostrato che gran parte degli ideogrammi coincidono sia nel disegno che nel significato. Si ha la sensazione che manchino diversi capitoli della storia antica. Alcune prove del passato dimenticato si trovano in siti archeologici noti e, come si è visto, erroneamente datati. Ma la maggior parte delle testimonianze devono ancora essere scoperte, perché nessuno guarda nei posti giusti. Alcuni egittologi affermano che le sabbie del Sahara nascondono ancora la maggior parte della storia egizia; secondo J.West bisognerebbe cercare lungo le rive del Nilo antico. Alla fine dell'800 era inconcepibile immaginare una civiltà precedente a quella egizia, eppure, seguendo le indicazioni dell'Antico Testamento e sfidando la pubblica derisione dei colleghi, un gruppo di archeologi scavò in Mesopotamia e trovò i resti di Sumer, un'altra civiltà improvvisa e rivoluzionaria che, nel IV millennio a.C., era già socialmente e scientificamente evoluta, con un bagaglio di conoscenze astronomiche superato solo nel XIX secolo (NOTA 7). Questo dovrebbe insegnarci a esaminare le tradizioni e la mitologia delle antiche culture sotto una prospettiva diversa. Se qualcuno sospetta che una civiltà preistorica sia vissuta durante l'ultima glaciazione, ci si aspetta di trovare numerosi insediamenti sommersi dall'aumentato livello degli oceani, il che è puntualmente avvenuto. Nel 1968, l'archeologo Manson Valentine rilevò accuratamente un muro di 600 m, formato da grandi massi poligonali che si trovano a 7 m di profondità, al largo di Bimini nelle Isole Bahamas. L'esame del C14 su delle mangrovie fossilizzate, lo farebbe risalire al 9-10000 a.C. Sui bassi fondali circostanti furono spesso osservate forme geometriche e piramidali da parte di 281 diversi aviatori. Nei pressi delle Isole Canarie esiste una piramide a gradoni. Chilometriche strade rettilinee partono dalle coste dello Yucatàn e della Florida per perdersi nell'Atlantico. Analogamente diversi allineamenti di menhir, sulle coste dell'Europa occidentale, continuano in mare, mentre sul fondo del lago di Loch Ness è stato fotografato un cromleck (cerchio di pietre). Le segnalazioni di porti sommersi nell'Oceano Indiano e Pacifico, in particolare tra l'Indonesia e l'Oceania non si contano. Proprio nel 1997 un'équipe di oceanografi giapponesi, coordinata dal professor Kimura, ha scoperto le rovine di un'antica civiltà, nelle acque dell'arcipelago Ryu Kyu, nel Mar del Cina (tra il Giappone e Taiwan): una telecamera subacquea ha ripreso palazzi, scalinate e piramidi. Un altro problema è l'esplorazione di luoghi resi inaccessibili dalle mutate condizioni climatiche o da vincoli politici. Una recente spedizione archeologica ha scoperto nella Siberia meridionale, un gruppo di piramidi a gradoni. In alcune fotografie scattate nel 1975 da satelliti meteorologici che sorvolavano l'area di Pantiacolla, in Perù, si distingue un gruppo di grandi piramidi nascoste dalla vegetazione. Nella pianura di Qin Chuan e nella valle di Qin Lin, nella provincia Shensi, della Cina centrale, in un'area di 2000 km quadrati si trovano un centinaio di enormi piramidi in terra, alcune simili a quelle di Teotihuacan. Come quelle centroamericane, sotto alla copertura di terreno, potrebbero nascondere monumenti in pietra. Furono osservate per la prima volta negli anni '40, ma ancora oggi nessuno le ha studiate. Nel 1993 l'ingegnere Rudolf Gantenbrink scoprì una nuova camera segreta all'interno della Grande Piramide, raggiungibile attraverso il condotto Sud della Camera della Regina; contemporaneamente, le indagini sismiche della squadra di J.West mostrarono una vasta camera scavata al di sotto della Sfinge. Da allora, nessuna altra ricerca ufficiale è stata intrapresa, mentre West è stato allontanato da Giza. L'archeologia è una scienza empirica ancora apertissima a nuove scoperte. Forse sarebbe l'ora di adeguare la teoria alle evidenze sperimentali, anche se ciò significa ammettere un secolo di ingenuità e danneggiare il prestigio di certe autorità intoccabili del campo. Perché solo in un passato remoto gli uomini si divertivano a spostare, senza sforzo apparente, blocchi di centinaia di tonnellate? Si ricordi il Menhir Brise in Bretagna, di età indefinibile, che, quando era integro, misurava 23 m di altezza e pesava più di 300 t; oppure le fondamenta del Tempio di Giove a Baalbek, in Libano, con un blocco da 900 t. Perché conoscenze astronomiche sofisticate, di gran lunga esuberanti rispetto alle necessità dell'agricoltura, spuntano in culture dalle scarse realizzazioni tecniche? Normalmente sono le civiltà marinare ad affinare l'astronomia per gli scopi dell'orientamento e della navigazione. Né i Sumeri, né i Maya navigavano, eppure questi ultimi (900 a.C -1000 d.C.), privi di strumenti adatti, elaborarono un calendario formidabile che stimava la durata dell'anno solare in 365,2420 giorni (il risultato più preciso di tutti i tempi dopo quello ottenuto dalla scienza europea), calcolava il 282 periodo delle fasi lunari al secondo ed era tarato sui cicli astronomici di Venere per mantenersi preciso nei millenni. Il sistema numerico vigesimale e il calendario maya erano, peraltro, un'eredità degli Olmechi, una popolazione apparentemente non autoctona (NOTA 8), insediatasi nel Messico sud-orientale dal 1500-1200 a.C.. Civiltà raffinate come quella egizia, sumera e olmeca, sorte all'improvviso per poi declinare lentamente, hanno i caratteri di un retaggio del passato e non di un progresso coerente. Esse sono le sopravvivenze di un'evoluzione culturale iniziata millenni prima, che si arrestò ad un certo punto della storia. EREDITA' DEL PASSATO Questa civiltà dimenticata, ha lasciato, su tutto il pianeta, le sue impronte materiali (piramidi, architettura megalitica) e culturali (miti, simboli religiosi comuni); per cui sarebbe riduttivo identificarla con l'isola platonica di Atlantide. Essa ci ha anche lasciato in eredità una cartografia dettagliata della terra: si tratta di mappe nautiche che furono disegnate da cartografi medievali copiando dei documenti, forse originariamente conservati nella Biblioteca di Alessandria. Tali carte raggiungono un livello di precisione inspiegabile, riportando la longitudine corretta (NOTA 9) di località distanti fra loro migliaia di chilometri, rilevando la presenza di terre ancora sconosciute all'epoca della loro compilazione. In alcune mappe si osservano calotte glaciali sul Nord Europa, il Sahara occupato da una verde pianura ricca di fiumi e laghi, un lembo di terra al posto dello stretto di Berings: caratteri morfologici compatibili con il clima dell'era glaciale tra il 15000 a.C. e il 10000 a.C.. Ma la più celebre è la carta di Piri Reis, che riporta, tra l'altro, la topografia della penisola antartica libera dai ghiacci (come dimostrò uno studio dell'Aeronautica statunitense nel 1960, commissionato dal professor Charles Hapgood, autore di Mappe degli antichi Re dei mari) e faceva parte di un planisfero ottenuto attraverso una proiezione centrata nei pressi del Cairo, che denota l'utilizzo di trigonometria sferica. Recentemente, nella necropoli di Giza e ad Abido, sono state disseppellite delle imbarcazioni che si pensa siano servite a scopi rituali, traghettando il corpo del faraone lungo la corrente del Nilo. Diversamente, esperti in archeologia nautica, come Thor Heyerdahl e Cheryl Haldane, hanno mostrato che le loro prue alte e affusolate sono ideali per affrontare la navigazione in mare aperto e che il loro disegno, del tutto simile a quello delle barche di giunco del Lago Titicaca, rivela un alto livello di esperienza in questo campo. Il puzzle della nostra preistoria è senz'altro incompleto, ma molti pezzi vanno al loro posto, fornendoci un quadro nettamente più logico e coerente di quello ufficialmente consacrato. Si è visto che numerose datazioni convergono in un periodo compreso tra il 12000 a.C. e il 10000 a.C., un'epoca che ha visto improvvise estinzioni di massa tra i mammiferi (si ricordino i mammuth siberiani congelati) e l'inversione dei poli 283 magnetici terrestri. Subito dopo, attorno al 9500 a.C., iniziano i primi esperimenti di agricoltura, contemporaneamente e agli antipodi della Terra: nei pressi del Lago Titicaca, sugli altopiani etiopici, e su quelli thailandesi. La rivoluzione agricola è il primo passo verso la formazione della civiltà. Non sembra più così remota l'eventualità che una catastrofe planetaria abbia troncato lo sviluppo di una precedente civiltà umana. Inoltre questa nuova prospettiva non toglie dignità alle pur civilissime culture storiche le quali tentavano di perpetuare un sapere e una forma di civilizzazione sofisticata, con mezzi insufficienti. Allora che cosa impedisce alla comunità scientifica di prendere in considerazione tale ipotesi? Probabilmente si tratta di un pregiudizio consolidato dalla nostra civiltà industriale, che si considera l'apice dell'evoluzione intellettuale dell'uomo, vista come un cammino lineare e ininterrotto. Questa visione rassicurante, residuo del positivismo ottocentesco, postula che gli strumenti della scienza moderna detengano il primato nel livello di comprensione dell'universo. Invece, con il progredire della nostra tecnologia, le informazioni provenienti da un remotissimo passato acquistano nuovi significati. I Testi delle Piramidi, cioè i geroglifici che ricoprono le pareti della camera funeraria della piramide di Unas (V dinastia), sono la trascrizione di antichissime tradizioni predinastiche. Secondo G.Hancock, essi sembrano il tentativo di esprimere complesse immagini tecniche e scientifiche in un idioma del tutto inappropriato. Nell'800, i primi traduttori del Mahabarata e del Ramayana (poemi epici che trascrissero antichissime tradizioni orali dell'India) ebbero difficoltà a comprendere le descrizioni dettagliate dei mezzi volanti (Vimana) e dei diversi effetti prodotti dalle armi degli dei: grandi esplosioni che sterminano istantaneamente uomini e animali, paralisi, ustioni, contaminazione del cibo, colonne di fuoco che si alzano nel cielo, pioggia di zolfo (tipico della Bibbia). Queste narrazioni verranno considerate delle fantasiose coincidenze da chiunque non sappia che la città di Mohenjo Daro, nella valle dell'Indo, fu distrutta da un'ondata di calore inspiegabile, incompatibile sia con un normale incendio che con fenomeni naturali conosciuti. Analisi condotte dal CNR di Roma, negli anni '70, per conto di David Davenport, esperto di letteratura sanscrita, hanno dimostrato che vasellame e pietre furono sottoposte ad una temperatura superiore a 1500 °C, sufficiente a vetrificare le mura della città. La potenza di elaborazione raggiunta dall'informatica ha permesso di trovare nuove risposte ad antichi interrogativi. Maurice Cotterel, ingegnere e programmatore, grazie ad una sofisticata simulazione al computer, ha riprodotto l'andamento dei campi magnetici del Sole. Oltre a confermare l'origine elettromagnetica del fenomeno delle macchie solari, egli ha scoperto diversi cicli regolari nella radiazione in arrivo sulla Terra (tra cui un ciclo di 28 giorni e un grande ciclo di 1.366.040 giorni), ipotizzando di aver trovato la causa della inversione periodica dei poli geomagnetici. Le sue deduzioni portano a riconsiderare l'origine autentica dell'astrologia, il ricordo degenerato di ciò che gli antichi sapevano sull'influenza dei campi elettromagnetici sulla biologia terrestre: ogni periodo mensile (segno zodiacale) è caratterizzato 284 dall'irraggiamento di vento solare con prevalenza di ioni positivi (segni di fuoco e aria) oppure ioni negativi (segni di terra e acqua). Inoltre egli ha evidenziato la connessione tra il ciclo delle macchie solari e il calendario maya che, attraverso un macchinoso sistema numerico, giungeva a calcolare il cosiddetto Lungo Computo di 1.366.560 giorni. Va ricordata l'ossessione maniacale che le civiltà precolombiane messicane avevano per lo scorrere del tempo, e la loro concezione della storia dell'umanità, ciclicamente distrutta da catastrofi naturali. Considerazioni simili valgono anche per altre discipline che, probabilmente, sono l'eredità di una scienza dimenticata, basata su un rapporto più diretto tra i sensi e le energie dell'ambiente. La medicina tradizionale cinese (come l'agopuntura), il FengShui (l'arte di collocare le abitazioni in armonia con l'ambiente), la rabdomanzia sono esempi di conoscenze antiche, contaminate nei millenni da rituali esoterici. Secondo C.Wilson una possibile chiave di lettura per interpretare i misteri del passato sta proprio nel rapporto magico-spirituale sviluppato dai nostri antenati con l'ambiente. Indagini recenti evidenziano la natura duale del cervello umano. Wilson ritiene che, da quando fu introdotta la scrittura, gli uomini vivano un'esistenza alienata, governata a livello cosciente dall'emisfero cerebrale sinistro (facoltà analitiche e razionali), e a livello subcosciente dall'emisfero destro (facoltà artistiche e intuitive). Al contrario l'uomo della preistoria, coltivando le capacità della memoria e un approccio intuitivo alla realtà, godeva di un'armonica fusione dei due emisferi, ideale per lo sviluppo delle capacità extra-sensoriali della mente, come telepatia, telecinesi, visione lontana e l'inconscio collettivo (quello che induce uno sciamano nella sua tribù attraverso riti magici). Nonostante la pesante disinformazione su questi argomenti, bisogna essere consapevoli che i fenomeni ESP, negati categoricamente dalla scienza ufficiale per la mancanza di una spiegazione teorica, sono stati indagati con successo dall'apparato militare e dai servizi di intelligence, molto più interessati ai risultati pratici. FONDATI SOSPETTI L'idea di Wilson è suggestiva e risponde a un quesito fondamentale che è l'unica obiezione giustificata mossa ai sostenitori delle nuove teorie: perché sono stati trovati soltanto i prodotti finiti della tecnologia dimenticata (es: le pietre levigate) e mai gli strumenti (es: le seghe e i trapani)? Il panorama è in realtà molto più complesso. Diversi strumenti del passato non sono stati riconosciuti al momento della scoperta e altri reperti vengono fatti sparire o considerati falsi. Bastano due esempi eclatanti. Le pile di Baghdad. Si tratta di vasi di terracotta vecchi di 2000 anni, contenenti un cilindro di rame e un tondino di ferro immersi nell'asfalto. Erano classificati come oggetti di culto fino a che non li notò Wilhelm Konig, negli anni '30. Inserendo una soluzione elettrolitica (solfato di rame) il congegno produsse corrente elettrica. Il geode di Coso. Nell'omonima località della California, negli anni '60, venne alla 285 luce una sfera incrostata di conchiglie fossili. Una radiografia mise in evidenza l'interno, formato da una sottile anima di metallo, circondata da una sezione circolare di materiale ceramico durissimo (tale da consumare la sega al diamante utilizzata per il taglio), con un cappuccio esagonale. Un esempio incredibile di tecnologia sconosciuta di 500.000 anni fa. La cosiddetta paleoastronautica annovera decine di queste sconvolgenti anomalie della preistoria. Quindi, anche se le prove esistono, basta semplicemente ignorarle o screditare chi le propone. A questo punto, è necessario chiedersi se il ritardo di 150 anni della teoria rispetto alle prove oggettive sia fisiologico oppure patologico. Si tratta certamente di uno sgradevole meccanismo di filtro scientifico, messo in luce recentemente dal ricercatore Michael Cremo. Nel suo fondamentale trattato Archeologia proibita, egli dimostra l'infondatezza della linea evolutiva dell'Homo Sapiens, i cui fossili sono stati trovati, con certezza, in ere geologiche fino a 50 milioni di anni fa. Eppure le evidenze sperimentali che lo provano sono state occultate o screditate per più di un secolo, mentre autorità anonime hanno il potere di decidere quali ricerche vanno pubblicate sulle riviste scientifiche in modo che solo le teorie "gradite" guadagnino notorietà. La ricerca di M.Cremo ci svela solo la punta dell'iceberg: si può solo indovinare quanti reperti siano stati completamente soppressi. E tutto ciò è semplicemente dovuto a un circolo vizioso avviato dai vertici del sapere accademico? Forse, invece, si può parlare esplicitamente di un piano preordinato di inganno ai danni dell'opinione pubblica. Ma a quale scopo? È noto che oggi l'economia e la politica mondiali sono in mano a pochi gruppi di potere (la lobby militare e finanziaria, le multinazionali, le case petrolchimiche) che, nel loro interesse, influenzano e dirigono l'operato dei governi, controllando le informazioni che possono raggiungere il pubblico. I vertici del potere politico ed economico, legati a doppio filo agli organismi militari e scientifici, sono responsabili di manipolazione delle notizie attraverso i mass media, di soppressione di tecnologie innovative che, per esempio, renderebbero il petrolio obsoleto. Il loro obiettivo è mantenere indefinitamente un ordine sociale ed economico vantaggioso per loro. La ricerca scientifica va, forzatamente, nella direzione indicata dai finanziatori. Non è una coincidenza che fondazioni private americane abbiano influenzato seriamente le ricerche sull'evoluzione dell'uomo all'inizio del '900, sponsorizzando selettivamente le teorie neo-darwiniane. Non è plausibile che le conoscenze dei nostri predecessori aprano la porta verso un certo tipo di verità "scomode" a cui la struttura sociale mondiale non è pronta? Potrebbe trattarsi di tecnologie rivoluzionarie, il cui impiego comprometterebbe l'establishment economico mondiale. Al solito, le tradizioni locali forniscono utili indizi. Gli antenati degli indigeni boliviani tramandavano la tradizione secondo cui gli edifici di Tiahuanaco furono realizzati in brevissimo tempo, sollevando e trasportando le pietre in aria al suono di una tromba. Nel '400, lo storico egiziano Ahmed Al-Maqrizi riferiva che agli operai delle piramidi bastava appoggiare un foglio coperto di scrittura magica sopra un blocco di pietra per vederlo percorrere una 286 distanza di 26 km. La tentazione di pensare a congegni anti-gravità è forte. Nel 1996 ricercatori dell'università di Tampere in Finlandia hanno dichiarato di aver ottenuto accidentalmente un effetto di perdita reale di peso di oggetti, mentre studiavano il comportamento di un super-conduttore. La notizia, apparsa sul Sunday Telegraph britannico, non sembra aver ricevuto molta attenzione, il che si inquadra perfettamente nel sistema di sabotaggio delle energie alternative, che ha colpito, ad esempio, la fusione fredda di Martin Fleischmann o il motore a idrogeno. Informazioni ugualmente destabilizzanti sarebbero la scoperta di fenomeni naturali ancora poco conosciuti, capaci di mettere periodicamente in pericolo la vita sulla Terra (NOTA 10), o la conferma dell'esistenza di intelligenze extraterrestri (NOTA 11). Tra i reperti proibiti, M.Cremo annovera diversi oggetti artificiali, fossili e impronte di uomo rinvenuti in strati del periodo Carbonifero, ed altri del PreCambriano, fino a 2,8 miliardi di anni fa. Questi manufatti metterebbero in crisi le teorie sull'origine casuale e sullo sviluppo della vita sulla Terra (NOTA 12). Notizie del genere non raggiungono il pubblico, mentre un'élite di studiosi conduce delle ricerche riservate per conto di strutture segrete. Antiche costruzioni rese irriconoscibili dalla vegetazione sono state spesso ritrovate grazie a rilevamenti satellitari. È plausibile che una struttura così maestosa e visibile come la Grande Piramide Bianca di Xian in Cina (un colosso di 300 m di altezza) sia sfuggita accidentalmente ai sensori? Soltanto oggi, a 50 anni dalla scoperta, la sua esistenza è stata resa nota. Forse la rivoluzione archeologica può essere il primo passo verso la rivelazione di una vera e propria realtà nascosta. NOTA 1: Su questo argomento un documentario sull'Antico Egitto, trasmesso da Quark, è molto più ottimista: sarebbero sufficienti 6 uomini per trasportare un blocco di 6 t su per una rampa del 10% di pendenza. Ciò equivale a dire che ciascun uomo possa tirare in salita, per diversi chilometri, una automobile familiare con le ruote frenate che strisciano. NOTA 2: Infatti, a causa dell'oscillazione dell'asse terrestre (che descrive un cono nel cielo ogni 26000 anni), ogni 2160 anni circa, il sole sorge, all'equinozio di primavera, in una costellazione diversa. Quando il sole sorge nella costellazione in cui tramontava, ha attraversato metà della fascia zodiacale, cioè sono passati 13000 anni. Quindi, all'epoca di Erodoto si sarebbe compiuto un ciclo precessionale e mezzo, equivalente a 39000 anni. NOTA 3: In questa occasione gli architetti introducono per la prima volta l'espediente delle camere di scarico: 7 vani posizionati al di sopra del soffitto, con la funzione di alleggerire la flessione sulla struttura. Come calcolarono la giusta dimensione al primo progetto? NOTA 4: L'astronomo C.A. Newham, negli anni '60, ha confermato che il cerchio di pietre di Stonehenge costituisce un sofisticato calendario solare, che funziona come una meridiana. Coloro che realizzarono i numerosi allineamenti, cerchi ed ellissi di pietre che si trovano in Inghilterra e in Bretagna avevano solide nozioni di geometria e conoscevano il , 3000 anni prima di Euclide e Pitagora. 287 NOTA 5: Il capodanno egizio cade all'alba del giorno in cui Sirio sorge immediatamente prima del sole. L'intervallo tra due successive levate eliache di Sirio è esattamente 365,25 giorni, perciò lo spostamento graduale (0,25 giorni/anno) del punto in cui sorge la stella scandisce, come un orologio, lo sfasamento del calendario rispetto alle stagioni. Questo spiega la venerazione degli Egizi per Sirio. Approssimativamente, la rotazione si completa in 365/0,25= 1460 anni. In realtà l'esatta frazione di anno persa è 0,2422, per cui il vero ciclo di rotazione è 365/0,2422= 1507 anni. NOTA 6: Oltre ad oscillare, causando la precessione, l'asse di rotazione terrestre si inclina diversamente rispetto al piano dell'orbita. L'angolo formato dal piano dell'eclittica (piano orbitale) con il piano dell'equatore celeste (prolungamento dell'equatore terrestre, solidale con l'asse) è detto obliquità dell'eclittica, e varia, regolarmente, tra 21°55' e 24°20' in un periodo di circa 41000 anni. Oggi l'obliquità è 23°27'. I calcoli di Posnansky, controllati da diversi astronomi, dimostrano che i monumenti di Tiahuanaco furono innalzati quando essa era 23°8'48", circa 17000 anni fa NOTA 7: Come ha recentemente riscoperto Zecharia Sitchin, esperto di civiltà orientali, i Sumeri possedevano una complicata astronomia sferica (che implica la conoscenza della sfericità della terra), distinguevano dettagliatamente le stelle fisse dai pianeti e dagli altri fenomeni celesti, come meteore e comete, avevano precise tavole delle effemeridi e prevedevano regolarmente le eclissi. Inoltre possedevano una sorprendente cosmologia che descrive l'origine del sistema solare, di cui conoscevano tutti i pianeti del fino a Plutone, e definirono il Grande Anno di 25920 anni (una stima eccezionale del ciclo di precessione). Tutto ciò dovrebbe essere il risultato di secoli di osservazione del cielo con adeguati strumenti. Alcuni studiosi affermano che il calendario sumero iniziasse attorno all'11600 a.C. NOTA 8: Nelle loro rappresentazioni artistiche, tra cui le famose teste in basalto, si distinguono nettamente sia tratti somatici negroidi che di caucasici barbuti (gli amerindi sono glabri). Su ceramiche e steli gli studiosi di cinese antico Han Ping Chen e Mike Xu hanno scoperto diverse figure identiche a ideogrammi cinesi del 1200 a.C. Gli Olmechi possedevano già un alto livello tecnico nella realizzazione di sofisticate opere idrauliche e di piramidi. NOTA 9: Prima del XVIII secolo, non esistevano cronometri abbastanza precisi per calcolare con esattezza la longitudine durante la navigazione e il rilevo topografico delle coste. NOTA 10: Per esempio l'inversione dei poli magnetici. Durante tale fenomeno, gli esseri viventi sarebbero indifesi dalle radiazioni cosmiche ad alta energia, normalmente schermate dal campo. Si pensi che non è ancora stata formulata una teoria scientifica chiara che spieghi l'esistenza stessa del campo magnetico terrestre. NOTA 11: Il fenomeno UFO è troppo vasto e complesso per poterlo affrontare in una nota. Essendo di stretta competenza delle autorità militari, per le evidenti implicazioni sulla sicurezza nazionale, è da sempre oggetto di insabbiamento e disinformazione. Basti sapere che la casistica di avvistamento di oggetti volanti non 288 identificati, non è peculiarità degli ultimi 50 anni, ma è documentata nel medioevo, in età romana, e, forse, in diversi brani della Bibbia. NOTA 12: Oggi gli scienziati non hanno idea di come i composti organici del cosiddetto "brodo primordiale" si siano organizzati "spontaneamente" nel formare la prima cellula, trasgredendo il III Principio della Termodinamica. Alcuni, inoltre, ritengono che mutazioni casuali del patrimonio genetico non possano essere le sole responsabili nell'evoluzione della vita terrestre, sfidando la visione meccanicistica dominante. Con un tuffo nel passato remoto della nostra storia: bagliori di verità che danno luce alla ragione Ogni disciplina scientifica possiede una struttura tipicamente conservatrice, e tende a respingere le idee che contraddicano dei principi o delle leggi convenzionalmente accettati. Basta rivedere la storia stessa della scienza, che molto spesso è stata scritta da personaggi che, a causa delle loro tesi rivoluzionarie, sono stati violentemente attaccati dalla "comunità scientifica ufficiale", che vedeva messo in pericolo il loro prestigio o il loro schema di pensiero. Le idee che apparivano eretiche nel passato sono diventate i concetti base della scienza di oggi. Una nuova teoria entra in voga quando finalmente ci si rende conto che fornisce la spiegazione più semplice e coerente ai dati scientifici disponibili, pronta ad essere rimpiazzata in futuro, con il progredire delle conoscenze. Figure come Galileo Galilei, Charles Darwin, NinolaTesla, Albert Einstein, hanno soprattutto, il merito di avere abbattuto i pregiudizi culturali del loro tempo. Essi furono rivoluzionari, non tanto perché erano dei geni, ma perché erano delle menti indipendenti: hanno interpretato il mondo che li circondava nel modo più obiettivo, introducendo dei concetti inaccettabili per gli studiosi loro contemporanei . L'archeologia, più di ogni altra, sembra soffrire del cosiddetto filtro scientifico, messo in atto dal pensiero ortodosso, che impedisce di fatto la divulgazione o addirittura la discussione di scoperte che non si allineano con i dogmi consuetamente accettati come veri. Proprio questa materia fortemente empirica ha dimenticato il metodo scientifico, il quale impone che, quando un ipotesi di lavoro viene contraddetta anche da un solo esperimento, essa debba essere abbandonata in favore di un'altra che soddisfi i dati a disposizione. Ebbene, nell'ultimo secolo e mezzo gli archeologi hanno collezionato in tutto il mondo una serie di "anomalie", che si scontrano con la ricostruzione ufficiale della nostra preistoria e storia antica. Molte di queste sono contraddizioni culturali o anacronismi tecnologici che sono sempre stati sotto gli occhi di tutti da molto tempo, altre, sono scoperte scientifiche recenti, altre ancora sono veri e propri reperti occultati o dimenticati, ritrovati grazie al lavoro di ricercatori nell'ultimo decennio. Il quadro che offrono rappresenta una mole di "esperimenti" che confutano l'ipotesi di lavoro precedentemente accettata, che vuole la preistoria dell'umanità popolata esclusivamente dai nostri antenati selvaggi e primitivi. Nel secolo scorso sembrava inconcepibile l'esistenza di una civiltà anteriore a quella egizia, prima che le città dei Sumeri venissero alla luce, proprio nei luoghi indicati dall'Antico Testamento. Fino agli anni '50 si credeva che i manufatti megalitici 289 (europei e britannici) fossero il prodotto di una società primitiva, prima che l'archeoastronomia rivelasse le conoscenze astronomiche e matematiche insite in quei monumenti. Oggi grazie ad un approccio interdisciplinare all'archeologia siamo sulla strada per una ulteriore rivoluzione scientifica che in futuro cambierà anche la consapevolezza della nostra civiltà industriale, convinta di rappresentare l'apice della evoluzione intellettuale umana, in un cammino progressivo iniziato appena 100.000 anni fa. Ognuna delle anomalie, presa singolarmente, non costituisce una prova definitiva sufficiente per riscrivere i libri di storia. Se invece mettiamo assieme tutti i pezzi del puzzle, otteniamo una visione d'insieme sorprendentemente coerente che reclama una nuova e suggestiva ipotesi: · l'evoluzione dell'uomo non è stata progressiva e lineare come si crede, e nella preistoria sono esistite civiltà scientificamente e tecnologicamente avanzate. Tutti conoscono il mito di Atlantide, che risale a poco più 2000 anni fa, quando Platone ne parlò per la prima volta. La ricerca della civiltà perduta ha coinvolto negli ultimi secoli diversi studiosi, ma oggi nessun archeologo "serio" può permettersi di nominarla senza essere deriso dalla comunità scientifica mondiale, a causa di un pregiudizio culturale consolidatosi all'inizio del '900, anche grazie dell'approccio mistico esoterico di alcuni personaggi. Dagli anni '60, una nuova generazione di ricercatori, composta da geologi, paleoantropologi, astronomi, sta cercando di fornire nuove spiegazioni ai numerosi misteri dell'archeologia che (come sarà chiaro nel seguito) non sono più da considerarsi tali in questa nuova prospettiva. Ma la cosiddetta archeologia ufficiale, nonostante le solide prove fornite, considera le loro conclusioni materia per la narrativa fantastica, relegandole al di fuori dell'ambito accademico, negando loro la possibilità di divulgazione, poiché sfidano, non solo la ricostruzione normalmente accettata della storia della civiltà, ma anche il modello di evoluzione dell'uomo, le teorie geofisiche sulle trasformazioni della crosta terrestre. Per questo le loro ricerche sono note al pubblico interessato solo attraverso le pubblicazioni commerciali, spesso distribuite assieme ad altri lavori che hanno ben poco di scientifico . Lo stesso problema si presenta nel campo complesso dell'ufologia, in cui la scienza ufficiale non sa distinguere gli studiosi che indagano con metodo scientifico da certi personaggi mistici che vedono negli extraterrestri i profeti di una nuova religione galattica. I fenomeni UFO costituiscono una realtà sperimentale rilevabile da filmati e fotografie, rapporti militari, tracciati radar, interazioni con il suolo e con le persone, relegata al di fuori della legittimità scientifica da necessità di sicurezza nazionale. Il problema, in questo caso, si fa più complicato, poiché il controllo sulle informazioni viene esercitato dall'apparato militare. La seguente relazione vorrebbe essere un resoconto sistematico di tutte le argomentazioni che contraddicono la visione accettata della nostra preistoria. L'obiettivo che mi propongo è quello di rielaborare le scoperte divulgate negli ultimi decenni, su libri e riviste specializzate, da ricercatori non ortodossi, in un riassunto organico velocemente consultabile, che possa servire come base per una corretta 290 informazione. Cercherò di ricorrere il meno possibile a spiegazioni extraterrestri, in modo che anche i detentori del sapere ufficiale non abbiano alcun motivo di "scandalo" nel prendere in considerazione un'idea nuova, che risolve certi problemi persistenti e apparentemente insolubili. Questo potrebbe essere un punto di partenza per un cammino graduale di revisione delle nostre certezze scientifiche. Dopo un rapido riferimento alla teoria ufficiale (cap.II), presenterò un elenco di reperti e documenti archeologici inaccettabili nell'ottica tradizionale (cap.III), le indagini sui siti archeologici più misteriosi (cap. ), quindi un excursus sulle controverse conoscenze anomale delle grandi civiltà del passato (cap. ). Se sopravvivete a questa lunga esposizione potremo analizzare le prove geologiche che suffragano la nuova teoria (cap. ). Con questo bagaglio di dati a disposizione si possono analizzare sotto una nuova luce i miti e le leggende della letteratura mondiale che, per troppo tempo considerati parto della fantasia popolare primitiva, conservano il ricordo trasfigurato di avvenimenti reali e di conoscenze dimenticate (cap. ). Infine si potrà tentare di ricostruire una verosimile nuova versione della storia dell'umanità (cap. ). CONTRADDIZIONI E SOSPETTI Cerchiamo di riassumere la storia dell'umanità, così come la troviamo scritta sui libri di testo scolastici. Alcuni milioni di anni fa un ramo della famiglia dei primati, l'Australopitecus, intraprende il cammino dell'evoluzione verso una forma di intelligenza e coscienza superiori. Le tappe di questo percorso sono testimoniate dall'anatomia sempre più umana e dal volume del cranio sempre maggiore degli scheletri degli ominidi rinvenuti: > 2¸1,5 milioni di anni fa: Homo Habilis, capacità cranica di 750 cm cubi circa > 1.500.000¸ 700.000 anni fa: Homo Erectus, capacità cranica di 1200 cm cubi circa > 300.000 ¸ 30.000 anni fa: Homo Sapiens: Homo Sapiens Neanderthalensis, capacità cranica di 1500 cm cubi circa, rimpiazzato dall'Homo Sapiens Sapiens attuale (nella forma originaria di uomo di CroMagnon), capacità cranica di 1200 ¸ 1800 cm cubi circa. Durante i 2 milioni di anni che formano l'età Paleolitica, gli ominidi sopravvivono di caccia, pesca e raccolta, affinano il linguaggio, l'industria degli utensili in pietra e in legno, imparano ad usare il fuoco. Poi, improvvisamente, in un periodo compreso tra 9000 a.C. e il 4000 a.C. (convenzionalmente suddiviso in età Mesolitica e Neolitica), l'uomo impara a modificare l'ambiente a suo vantaggio, e il progresso culturale si impenna: si sviluppano agricoltura e allevamento, dal VI millennio a.C. inizia la lavorazione del rame e del bronzo, viene inventata la ruota, infine con la nascita della scrittura si assiste all'alba della storia: 291 nel IV millennio a.C. fioriscono, contemporaneamente, la civiltà egizia e quella sumera, seguite da quella della valle dell'Indo e quella cinese, quindi, attorno al 1500 a.C. sempre indipendentemente le une dalle altre, quelle centro e sud americane. Secondo il parere di alcuni evoluzionisti, l'esplosione culturale degli antenati dell'uomo è un evento straordinario. La crescita intellettuale degli ominidi è rapidissima: la velocità di accrescimento delle dimensioni del cervello (che raddoppiano in circa 1 milione di anni) supera i normali ritmi di selezione naturale, consoni alla teoria darwiniana, specialmente perché non esiste un fattore ambientale che spinga un animale a sviluppare le facoltà di ragionamento, di espressione artistica, e di astrazione. La linea evolutiva umana è estremamente confusa e mancante di alcuni anelli di congiunzione: il capostipite, l'Australopitecus, non ha una struttura ossea adatta alla stazione eretta, l'Homo Abilis (di piccola statura e scimmiesco) e l'Homo Erectus (più alto ed umano) sono praticamente contemporanei e non possono quindi stare sulla stessa linea genealogica. L'anatomia dell'uomo moderno si distacca decisamente dagli immediati progenitori . Stupisce particolarmente il fatto che l'uomo di Neanderthal, un ramo estinto della famiglia degli ominidi che risulta contemporaneo a quello di Cro-Magnon e non antenato, avesse una capacità cranica che rientra nella media odierna (sebbene l'intelligenza non sia proporzionale al volume del cervello). Inoltre non si spiegano le distinzioni somatiche tra le varie razze dell'Homo Sapiens che, originario dell'Africa, dovrebbe essere migrato negli altri continenti negli ultimi 30.000 anni, addirittura gli amerindi e gli aborigeni australiani non si sarebbero stanziati prima di 15.000 anni fa. La scoperta dell'agricoltura, una rivoluzione fondamentale nello sviluppo umano, avvenne quasi contemporaneamente e indipendentemente agli antipodi del pianeta. I primi esperimenti agricoli testimoniati dalla botanica risalgono al 9.500 a.C. circa, e si trovano nei pressi del Lago Titicaca sulle Ande Boliviane, sugli altopiani tailandesi, e sugli altopiani etiopici. Inoltre un precoce inizio interrotto sembra essersi verificato tra il 13.000 e il 10.000 a.C. in Medio Oriente . Le prime civiltà che sorgono sulla terra attorno al 4000 a.C., inaspettatamente, non presentano tracce di evoluzione. I Sumeri compaiono improvvisamente con una società molto complessa e specializzata, con conoscenze di astronomia comparabili con quelle del XIX secolo. La religione e la scienza egizia sono fin dall'inizio pienamente sviluppate, addirittura l'architettura denota una regressione nei secoli. Ancor prima del periodo d'oro delle civiltà orientali, dal 5000 a.C., una cultura sconosciuta esperta in geometria e astronomia, erige in tutta Europa un'infinità di megaliti. La civiltà Maya, dei primi secoli d.C., manifesta uno sconcertante divario tra le conoscenze scientifiche e le realizzazioni tecniche: elaborarono il miglior calendario della storia (dopo il nostro) senza essere capaci di utilizzare la ruota. Gli Incas, il cui impero prosperò fino al 1500, erano capaci di costruire le mura delle loro fortezze con blocchi monolitici che raggiungono il peso di 300 tonnellate. Il quadro che abbiamo davanti è poco coerente, il buon senso suggerisce che ci siamo persi per strada dei pezzi, che forse devono ancora affiorare da sottoterra. Oppure 292 quei pezzi sono già nei musei, ma non sono stati correttamente interpretati. REPERTI PROIBITI: GLI O.O.P.A.R.T. Con il nome di O.O.P.A.R.T. (Out Of Place Artifacts, cioè manufatti/reperti fuori posto) vengono indicate tutte quelle tracce di presenza umana che sono stati rinvenuti in strati geologici in cui non dovrebbero esistere, oppure quegli utensili di livello tecnologico incompatibile con le conoscenze della civiltà in questione. Anche se ciò non è riportato sui libri di storia, questi reperti sono molti e contraddicono palesemente la visione tradizionale della preistoria, con grande dispiacere per i pensatori ortodossi. L'abitudine a considerare questi ritrovamenti delle anomalie (chiamando in causa, ad esempio errori di datazione, fenomeni naturali, malafede dei ricercatori coinvolti), solo perché non rispecchiano gli schemi di pensiero accettati, ha permesso che questa mole di dati venisse accantonata e dimenticata, formando un vero e proprio capitolo di Archeologia Proibita. Con questo titolo, il ricercatore Michael Cremo ha pubblicato nel 1995 un volume enorme che cataloga tutti i pezzi dimenticati delle origini dell'uomo. Recuperando anche la letteratura scientifica della seconda metà dell'800 Cremo ha scoperto una vera e propria soppressione di prove che dimostrano che l'Homo Sapiens anatomicamente moderno esiste da decine di milioni di anni. Prove che per documentazione e numero e superano i pezzi sparsi e incongruenti che formano la linea evolutiva accettata. In seguito alla pubblicazione de L'origine delle specie di Charles Darwin, nel 1859, l'entusiasmo ha spinto i suoi fautori a rintracciare in fretta il percorso evolutivo della nostra specie a partire da un antenato ominide plausibile. Già nel secolo scorso, gli evoluzionisti erano certi che il genere Homo si fosse sviluppato solo recentemente, negli ultimi 2 milioni di anni. Per cui essi adattarono i reperti alle loro idee preconcette, anziché costruire la teoria sui fatti. Ogni ritrovamento che metteva in dubbio la cronologia dogmatica veniva sottoposto ad ogni genere di critica, mentre la minoranza delle scoperte gradite era accolta e propagandata con entusiamo. Ciò avvenne nel 1894 (il famoso uomo di Giava, battezzato Homo Erectus) e all'inizio del secolo con gli ominidi cinesi. I neo-darwinisti, dopo aver deciso quali reperti fossero da considerare autentici, hanno disposto sulla stessa linea dei frammenti fossili disordinati, spesso rinvenuti in condizioni dubbie, spesso appartenti a specie diverse (l'Homo Abilis è una pura invenzione antropologica, non esiste come specie a sé). Una generazione influente di studiosi ha alterato clamorosamente la reale antichità dell'essere umano, ricorrendo persino al falso (il caso dell'Uomo di Piltdown). I concetti ortodossi sono radicati a tal punto che oggi la morfologia stessa dei fossili di ominide viene usata per datare un sito archeologico: anatomia moderna significa recente, anatomia scimmiesca significa antico. In questo modo non vi è alcuna possibilità di esplorare ipotesi alternative. 293 Essere coscienti del fatto che la ricostruzione dell'antichità è soggetta a pesanti pregiudizi, ci aiuta ad affrontare, nel seguito, altri numerosi reperti dalle implicazioni ben più sconvolgenti, molti dei quali erano noti anche prima del contributo di M.Cremo, ma rimanevano oggetto di studio soltanto per gli scrittori di paleoastronautica . Impronte fossili umane sono rimaste impresse su formazioni rocciose antichissime, numerosi manufatti sono stati rinvenuti in strati geologici "impossibili", anteriori all'era dei dinosauri, oltre 300 milioni di anni fa. Ci sono scheletri di razze umane sconosciute, e strumenti tecnologici dalla fattura moderna. Su tutto questo è calato il più assoluto silenzio, a causa del cosiddetto filtro culturale, o forse per insabbiamento intenzionale. Vediamo una rassegna dei reperti più importanti . 1) SCHELETRI DI HOMO SAPIENS 1. Scheletro completo di Homo Sapiens moderno a Olduval George, in Tanzania, fossilizzato in strato di 1-2 milioni di anni, rinvenuto dal Dott. Hans Reck nel 1913. 2. Omero e femore di uomo attuale, in Kenia, datati rispettivamente 4 e 2 milioni di anni (1965, 1972, documentazione ufficiale). 3. Femore anatomicamente moderno trovato sull'Isola di Giava nel 1894. Venne erroneamente associato ad un teschio di ominide primitivo a formare un fantomatico miscuglio che prese il nome di Homo Erectus, caposaldo ormai incontestabile della nostra linea evolutiva. 4. Ossa di Homo Sapiens rinvenute a Brescia dal geologo Giuseppe Regazzoni in strato del Pliocene (3-4 milioni di anni) (1860). 5. Cranio di ominide dalle caratteristiche controverse, scoperto dall'antropologo Richard Leakey in Kenia (1972). Presentava una capacità cranica inaspettatamente alta, con una forma facciale primitiva, e la stima dell'età oscillava tra 2,6 e 1,8 milioni di anni. Nonostante la sua classificazione come Homo Habilis, questo ominide non può appartenere alla linea evolutiva originata dall'Australopitecus (Fonte: Origins, di Leakey e Lewin). 6. Prove di trapanazione del cranio, praticata nell'era neolitica, a scopo magico o terapeutico (praticata anche oggi da diverse tribù africane che si trovano allo stadio neolitico). Il più antico è un cranio di uomo cinquantenne ritrovato in Alsazia da una missione archeologica nel 1997, datato al 5000 a.C. con il metodo C14. Il soggetto riportava le tracce di diversi interventi chirurgici, a cui sopravvisse, come dimostra la rigenerazione dell'osso cranico. 7. Scheletro umano venuto alla luce casualmente, in una miniera italiana (probabilmente decine di milioni di anni). 8. Scheletro completo di Homo Sapiens, scoperto in un bacino carbonifero risalente ad almeno 300 milioni di anni, presso Macoupin, in Illinois. (Fonte: The Geologist, 294 1862). 2) SCHELETRI DI UMANOIDI SCONOSCIUTI 1. Crani umanoidi anomali ritrovati in Perù dall'archeologo Henry Shapiro alcuni con la calotta allungata a pera (forse spiegabili con la deformazione rituale indotta dall'infanzia), altri con una doppia calotta cranica inspiegabile (conservati al Museo Archeologico Nazionale di Lima). 2. Mummia egiziana di bambino (1,30 m) nella tomba di Tutankhamen, conservata inizialmente dallo scopritore Howard Carter, sembra in realtà un adulto pienamente sviluppato macrocefalo (1922, documentazione ufficiale). 3. Razza sconosciuta di umanoidi di bassa statura (1,30 m circa), i DROPA, in grotte al confine Cina-Tibet, rinvenuti insieme a misteriosi dischi di pietra , datazione 10.000 a.C. (anni '40). 4. Essere umanoide mummificato di 35 cm, 350 g, trovato da cercatori d'oro in una camera scavata nel granito, sul Pedro Mountain, nel Wyoming, nel 1932. La struttura ossea (rivelata da una radiografia eseguita da H.Shapiro), secondo antropologi dell'università di Harvard, era quella di un essere adulto o anziano . 5. Scheletro umano di 2,38 m, ritrovato in mare a 250 km a nord di Santiago del Cile, insieme ad ossa di animali preistorici e vasellame (1970) . 6. Ossa umane di grandezza straordinaria, con denti pesanti 430 grammi, a punta S.Elena in Perù. 3) IMPRONTE FOSSILI UMANE 1. Impronte di piede di diversi esemplari di Homo Sapiens su ceneri vulcaniche fossili, a Laetoli in Tanzania, risalenti a 3,6 milioni di anni fa. Scoperte nel 1979 da Mary Leakey, furono erroneamente attribuite all'Australopitecus . 2. Orma di scarpa, completa di tacco, impressa su roccia con incrostazioni di trilobiti del periodo Cambriano (oltre 500 milioni di anni) ad Antelope Spring in Utah. Scoperta e conservata da William J.Meister nel 1968. 3. Impronta parziale di sandalo, con distinguibili le linee di cucitura del filo e il consumo del tallone, fossilizzata su una roccia del Triassico (250-200 milioni di anni) nel Sisher Canyon, in Nevada. Trovata dal geologo John T.Reid nel 1922, conservata al Museo Americano di Storia Naturale di New York. 4. Impronta umana osservata in una roccia del Giurassico (150 milioni di anni fa) accanto a quella di un dinosauro, nella Repubblica del Turkmenistan. (Fonte: Notizie da Mosca, 1983). 5. Orme di piedi dall'aspetto umano, con 5 dita, arco e tallone, lasciate su terreni 295 sabbiosi del periodo Carbonifero (320 milioni di anni, oggi roccia arenaria) in Kentucky, Pennsylvania e Missouri. Studiate dal professor W.G.Burroughs di una facoltà di geologia del Kentucky, nel 1938. 6. Impronta di scarpa su arenaria nel deserto di Gobi, decine di milioni di anni (Fonte: P.Kolosimo). 7. Altre impronte di scarpe su roccia, dalla datazione controversa, rinvenute a Caprie (Val di Susa, Italia), in Bolivia (museo di Cochabamba), sulle Ande peruviane, a Punauia (Tahiti). 4) REPERTI ANACRONISTICI 1. Conchiglia con volto umano scolpito proveniente da una formazione di roccia rossa Pliocenica (oltre 2 milioni di anni), trovata da Henry Stopes in Inghilterra (Fonte Geological Society inglese, 1881). Lavorazioni artistiche simili non dovrebbero comparire fino a 100.000 anni fa in Africa, fino a 30-40 mila anni fa in Europa. 2. Rudimentali utensili di pietra lavorati dall'uomo, eoliti, ed utensili di pietra più avanzati, paleoliti e neoliti, ritrovati in tutta Europa (Inghilterra, Francia, Belgio, Portogallo) risalenti alle ere del Miocene (5-25 milioni di anni), dell'Oligocene (2538 milioni) e dell'Eocene (38-55 milioni). Documentati accuratamente all'inizio del '900 in convegni internazionali di archeologia preistorica, vennero accantonati come prodotti di pressioni geologiche, poiché non dovrebbero esistere fino a 2-4 milioni di anni fa. 3. Oggetti di vario livello tecnologico nelle Americhe, risalenti al Pleistocene (fino a 2 milioni di anni), tra cui gli utensili di pietra di oltre 200.000 anni, trovati da L.Leakey a Calico, in California negli anni '50. Non dovrebbero esistere tracce di esseri umani nelle Americhe prima di 30-15 mila anni fa. 4. Punte di freccia e bolas vecchie di oltre 3 milioni di anni in Argentina (1912). Strumenti di pietra sofisticati, caratteristici solo dell'industria dell'Homo Sapiens, scoperti in una formazione glaciale a Sheguiandah, sui Grandi Laghi, in Canada, vecchi di almeno 70.000 anni (Fonte: Dott.Lee, Museo Nazionale del Canada, anni '60). Altri strumenti ritrovati dal geologo Virginia Steen-McIntyre, a Hueyatlaco, in Messico datati 300.000 anni mediante i radioisotopi dell'uranio (Fonte: Geological Survey USA, anni '70). . 5. Utensili avanzati di pietra (tra cui mortaio e pestello) rinvenuti da una miniera d'oro, in profondi cunicoli che penetravano depositi del Terziario (33-55 milioni di anni), sotto Table Mountain, Tuolumne County, in California. 6. Statuetta di terracotta in un pozzo a 100 m di profondità presso Nampa, nell'Idaho, in una colata di lava solidificatasi almeno 2 milioni di anni fa. Statuette di argilla ritrovate in uno scavo nei pressi di Acambaro nel Messico, nel 1945, raffiguranti rinoceronti, cammelli, cavalli (tutti animali scomparsi dalle Americhe da più di 15000 296 anni), e perfino dinosauri dell'era Mesozoica. 7. Blocco di agata trovato nei pressi di Artigas, in Uruguay, risalente a 130 milioni di anni fa, che ha rilevato, nella sua cavità interna, scritte in rilievo racchiuse in un disegno a forma di cuore, estremamente realistico (Studiato da ricercatori americani, Fonte: El Pais, 1997). 8. Vaso metallico fuoriuscito da una roccia precambriana, di 600 milioni di anni, a Dorchester, in Massachusetts. 9. Tubo metallico ritrovato presso Saint-Jean de Livet in uno strato di gesso antico 65 milioni di anni. Palla di gesso scoperta in uno strato di lignite dell'Eocene (45-55 milioni di anni), a Laon. Entrambi in Francia. 10. Pietra scolpita in forme geometriche a diamanti con facce umane, rinvenuta in una miniera di carbone a 40 m di profondità, (Fonte: Daily News, 1987). Cubetto di ferro con scanalatura incisa e spigoli arrotondati (come fosse lavorato a macchina), presso Vöcklabruck, in Austria, trovato in strati di carbone (Fonte: C.Berlitz). Catena d'oro lavorata incastonata in un pezzo di carbone (Fonte: The Morrisonville Time e Geological Survey, Illinois, 1891). In tutti i casi la datazione geologica fornisce un'età di circa 300 milioni di anni e i reperti sono irreperibili, perché mai accolti in musei, ma lasciati nelle mani degli scopritori. 11. Muro di cemento, liscio e smussato, incontrato in miniera a più di 3 km di profondità, a Heavener, in Oklahoma (Fonte: testimonianza di un minatore, 1928). Blocco di marmo con forme regolari in rilievo, trovato in una miniera vicino a Philadelphia, Pennsylvania a circa 20 m di profondità (Fonte: American Journal of Science, 1831). Pavimento di pietre a mosaico dissotterrato durante uno scavo archeologico a Blue Lick Springs, nel Kentucky, 1 metro al di sotto dei resti di un mastodonte, un mammifero preistorico (Fonte: C.Berlitz). 12. Chiodo di ferro incluso nel quarzo, in California. Chiodo di ferro in una roccia, da una miniera peruviana, al tempo della conquista spagnola. Filettatura di una vite metallica ossidata impressa sul feldspato proveniente dalla Abbey Mine di Treasure City, nel Nevada (Fonti: P. Kolosimo e C.Berlitz). 13. Cranio di antico bisonte selvaggio e cranio umano di 40000 anni fa, che presentano un foro circolare netto, che, per l'assenza di incrinature radiali, può essere stato provocato solo da un proiettile rotondo. Il primo si trova nel Museo Paleontologico di Mosca, il secondo, scoperto in una caverna dello Zambia, è conservato al Museo di Storia Naturale di Londra. (Fonte: P. Kolosimo). 14. Sfere metalliche di limonite (di durezza anomala), lavorate con scanalature parallele lungo l'equatore, rinvenute in un deposito di minerale Pre-Cambriano, stimato antico di 2,8 miliardi di anni. (Conservate al Museo di Kerksdorp, in Sud Africa). 15. Modellino di aereo in oro, proveniente da una tomba in Colombia, del I secolo d.C., completo dei particolari della cabina, sede del motore, coda e alettoni flangiati. Un professore di aerodinamica, ignaro della sua provenienza, dichiarò che la struttura alare a delta denotava capacità di portanza supersoniche. 16. Oggetto metallico non identificato (somigliante ad una bobina di trasformatore), 297 incluso in un sasso di 15 milioni di anni, trovato da uno studente di geologia di Mosca (Fonte: Istituto Scientifico Salyut). I seguenti sono reperti molto più celebri, ampiamente citati in diverse pubblicazioni che trattano i misteri dell'archeologia. GEODE DI COSO. Gèode (roccia con cavità interna tappezzata di cristalli) trovato nel 1961 presso i monti Coso in California in cui era incastrato un oggetto costituito da una barretta metallica di 2mm di diametro, circondata da un collare di ceramica con un "cappuccio" esagonale ed una estremità di rame (simile ad una candela d'automobile) TESCHI DI CRISTALLO. PIETRE DI ICA. Si tratta di migliaia di ciottoli, affiorati in una località del Perù nel 1961, con figure incise, che descrivono, con un disegno stilizzato ma estremamente dettagliato, diverse scene delle attività scientifica di una popolazione sconosciuta. Le incisioni si possono catalogare in vari gruppi tematici: entomologia, geografia, astronomia, medicina Tra le più sconcertanti si osservano personaggi che scrutano il cielo con un cannocchiale, che utilizzano lenti di ingrandimento, interventi chirurgici come tagli cesarei o trapianti di organi (nel dettaglio del disegno si distinguono fegato, reni, cuore, emisferi cerebrali, i pazienti intubati), animali somiglianti a creature preistoriche (come toxodonti o rettili giganti). Le pietre furono prontamente bollate come falsi opera dei contadini peruviani . In realtà lo strato di ossido depositato sui sassi, anche sulla parte incisa, dimostra che i disegni sono molto più antichi, secondo lo scopritore, il dottor Javier Cabrera, risalenti ad almeno 65 milioni di anni fa. Infatti l'analisi petrografica colloca le pietre (dal peso specifico anomalo) nell'età mesozoica (230-65 milioni di anni). MECCANISMO DI ANTIKITERA. MAPPE DEGLI ANTICHI RE DEI MARI. Con questo nome sono diventate celebri alcune carte geografiche di epoca medievale, descritte nell'omonimo libro (1966) del professor Charles Hapgood (sostenitore di una originale teoria geologica descritta nel cap. ). Queste carte nautiche e mappamondi, a differenza di tutte quelle realizzate prima del XVIII secolo, presentano delle caratteristiche di precisione inspiegabili, riportando la longitudine 298 corretta di località distanti fra loro migliaia di kilometri, rilevando la presenza di terre ancora sconosciute all'epoca della loro compilazione. L'unica spiegazione plausibile è che si tratti di copie di originali antichissimi prodotti da una civiltà avanzata grazie all'utilizzo della trigonometria sferica. MAPPE DEGLI ANTICHI RE DEI MARI. Con questo nome sono diventate celebri alcune carte geografiche di epoca medievale, descritte nell'omonimo libro (1966) del professor Charles Hapgood (sostenitore di una originale teoria geologica descritta nel cap. ). Queste carte nautiche e mappamondi, a differenza di tutte quelle realizzate prima del XVIII secolo, presentano delle caratteristiche di precisione inspiegabili, riportando la longitudine corretta di località distanti fra loro migliaia di kilometri, rilevando la presenza di terre ancora sconosciute all'epoca della loro compilazione. L'unica spiegazione plausibile è che si tratti di copie di originali antichissimi prodotti da una civiltà avanzata grazie all'utilizzo della trigonometria sferica. CARTA DI PIRI REIS. Disegnata da un ammiraglio turco nel 1513, a partire da mappe sorgente più antiche, fu rinvenuta nell'antico Palazzo Imperiale di Costantinopoli nel 1929. Oltre a rappresentare i continenti africano e sud-americano nell'esatta longitudine relativa, e le Isole Falkland (scoperte solo nel 1592), la carta delinea la corretta topografia subglaciale della penisola antartica, cioè il reale profilo della linea di costa sepolta sotto centinaia di metri di ghiaccio (l'Antartide è stato scoperto nel 1818). Ciò venne confermato dall'Aeronautica statunitense nel 1960, dal confronto con il profilo rilevato sulla superficie (mediante il metodo sismico a riflessione) dalla spedizione Antartica del 1949. Quindi, qualcuno ha intrapreso la mappatura dell'Antartide libero dai ghiacci in un'epoca compresa tra il 15.000 e il 4000 a.C., ultimo periodo di disgelo a quella latitudine, secondo i dati geofisici (oppure in ere geologiche ancora precedenti). Infatti, il contorno della costa sud-americana e l'idrografia continentale disegnata sono coerenti con il paesaggio che doveva presentarsi più di 15.000 anni fa. Inoltre viene riportata un'isola di grandi dimensioni, oggi inesistente sulla posizione della dorsale medio atlantica, mentre le Azzorre sono molto più estese di oggi, forse per il livello del mare in epoca glaciale. Lo studio dei portolani evidenzia che essa faceva parte di un planisfero ottenuto attraverso una proiezione azimutale equidistante, centrata nei pressi del Cairo. 299 TECNOLOGIA EGIZIA DISCHI DROPA. Probabilmente questo elenco è soltanto la punta dell'iceberg, di tutto ciò che può essere stato scoperto e occultato negli ultimi 2 secoli: ritrovamenti mai riferiti alle autorità competenti per incredulità ed andati perduti. Abbiamo comunque un'idea della mole di dati a disposizione, che la stragrande maggioranza degli "addetti ai lavori" ignora completamente. È necessaria una precisazione sui metodi di datazione: metodo stratigrafico, metodo paleomagnetico, metodo con isotopi radioattivi (es: Argo-Potassio). Limiti ed errori del C14 per effetti della radioattività ambientale. Alcuni degli OOPART più sconcertanti purtroppo non sono più reperibili (come lo scheletro nel carbone dell'Illinois) ma la maggior parte è stata scoperti in posizioni stratigrafiche ineccepibili e le eventuali datazioni ai radioisotopi forniscono età talmente remote che gli errori dovuti alla precisione del metodo non sono significativi. La prassi seguita dai decani della scienza è consolidata: pubblicizzare i reperti che si inquadrano nel paradigma corrente e trascurare gli altri, poiché si riesce sempre a trovare una spiegazione alternativa. Se si tratta di ritrovamenti vicino alla superficie, allora il terreno può essere stato rimaneggiato e la datazione deve essere falsata (dimenticandosi che la maggior parte dei reperti tradizionali sono affiorati in superficie). Se sono stati rinvenuti in profondità, sono senz'altro una sepoltura recente, magari gli scopritori sono personaggi incompetenti, o addirittura è una frode. E quando la documentazione e i rilievi scientifici sono ineccepibili, allora basta fare finta di niente e chiudere tutto in un cassetto. È incredibile che le deduzioni dell'archeologia siano in ritardo di 150 anni rispetto alle evidenze sperimentali, e ciò è dovuto, non solo a ristrettezza mentale, ma anche a vera e propria malafede (come vedremo nel caso dell'Antico Egitto). I fatti sperimentali presentati confutano il modello di diffusione dell'Homo Sapiens a partire dall'Africa, anzi alcuni dei reperti più antichi si trovano nel nuovo continente. Si deduce che i fossili noti nella letteratura scientifica appartengano a vari ominidi che non discesero l'uno dall'altro in un percorso evolutivo coerente, ma convissero in diverse epoche con l'uomo anatomicamente moderno. La presenza della nostra specie già 30-40 milioni di anni fa su tutti i continenti spiega le nette differenze dei tipi razziali, ma riapre il problema dell'origine dell'uomo. I rapporti riguardanti esseri intelligenti, presumibilmente umani, fino a 600 milioni di anni fa (epoca in cui dovevano esistere solo forme di vita acquatiche) compromettono seriamente i concetti universalmente accettati sulla nascita e l'evoluzione della vita sulla Terra, confermando i dubbi espressi da diversi scienziati del campo. La visione meccanicistica dominante prevede che la vita abbia avuto origine da processi casuali che formarono dei composti organici negli oceani di 4 miliardi di anni fa, per poi evolversi attraverso la selezione naturale, tramite mutazioni del patrimonio genetico. Però non si ha idea di come le sostanze del brodo primordiale si siano organizzate "spontaneamente" nel formare la prima cellula, trasgredendo il III Principio della 300 Termodinamica. È stato calcolato che anche il più semplice batterio, per formare accidentalmente il proprio patrimonio di enzimi, impiegherebbe più di 40 miliardi di anni. Inoltre il periodo di tempo che ci separa dalla comparsa dei primi organismi unicellulari (amebe) è insufficiente per produrre la complessità di tutte le forme di vita, semplicemente attraverso mutazioni genetiche aleatorie. Quale intelligenza era presente sulla Terra 2,8 miliardi di anni fa, lasciando le sue tracce nelle sfere lavorate del Sudafirca? Questa nuova prospettiva ci permette di valutare con maggiore attenzione le strutture artificiali che sono state fotografate su Marte dalla missione Viking del 1976. Nell'emisfero settentrionale, nella pianura di Cydonia, sono visibili alcune enormi piramidi e un viso umano, modellato su un rilievo di circa 1 km quadrato. La NASA, che ha cercato di tenere nascoste queste informazioni, oggi conferma che il "pianeta rosso", molto più antico della Terra, era in passato ricco d'acqua ed ebbe un clima e una morfologia adatte ad ospitare la vita. SITI ARCHEOLOGICI MISTERIOSI In questo capitolo vengono esaminate le scoperte più rivoluzionarie che ci obbligano a retrodatare alcuni complessi monumentali ben noti, e a prendere in considerazione nuovi siti sorprendenti in cui sono venuti alla luce rovine di civiltà ignote (su cui cala sempre il più assoluto silenzio). 1) INGEGNERIA EGIZIA Nell'Antico Egitto troviamo dei monumenti che, per imponenza e difficoltà di realizzazione, sono completamente incompatibili con i mezzi tecnici allora a disposizione. Si tratta delle grandi piramidi della piana di Giza, la Sfinge, il Tempio della Valle di Chefren, l'Osireion. Non vi è modo di spiegare come una popolazione dell'età del bronzo abbia potuto realizzare la Grande Piramide di Giza, una costruzione che sfida le capacità ingegneristiche moderne. Il manoscritto di Prajnâpârâmita-Suna Un giorno d'estate del 1795 Daniel McGinnis, allora adolescente, stava girovagando su Oak Island, in Nuova Scozia quando incontrò una curiosa depressione circolare sul terreno. Sopra questa depressione c'era un albero i cui rami erano stati tagliati in modo tale che sembrava fossero stati usati come carrucola. Avendo sentito storie di pirati nella zona, decise di ritornare a casa per cercare degli amici e ritornare più tardi per fare indagini sulla buca. Per parecchi giorni McGinnis, con gli amici John Smith e Anthony Vaughan, lavorò sulla buca. Ciò che trovarono li sorprese. Due piedi sotto la superficie essi incontrarono uno strato di pietre da lastrico che coprivano la buca. 10 piedi (~3 metri) più in basso si imbatterono in uno strato di tronchi di quercia distesi lungo la buca. Ancora a 20 piedi e a 30 piedi essi trovarono la stessa cosa, uno strato di tronchi. Non essendo in grado di continuare da soli da questo punto, 301 tornarono a casa, ma con il progetto di tornare a cercare ancora. Ci vollero 8 anni ai 3 scopritori, ma essi ritornarono. Insieme alla Onslow Company (posseduta da Simeon Lynds, un ricco uomo d'affari del continente), creata a scopo della ricerca, essi riniziarono a scavare. Tornarono velocemente alla profondità di 30 piedi (~9 metri) che avevano raggiunto 8 anni prima. Continuarono a scavare fino a 90 piedi (~27 metri), trovando uno strato di tronchi di quercia a intervalli di 10 piedi. Oltre alle assi, a 40 piedi fu trovato uno strato di carbone, a 50 piedi uno strato di stucco, e a 60 (~18 metri) piedi uno strato di fibre di cocco. A 90 piedi fu trovato uno dei più sconcertanti indizi - una pietra iscritta con una grafìa misteriosa. La traduzione del professore di Halifax fu:"Forty Feet below two million pounds are buried" (quaranta piedi più giù sono sepolti due milioni di sterline). Questa traduzione ha molto significato. Risulta essere un semplice codice di sostituzione dove ogni simbolo corrisponde ad un'unica lettera dell'alfabeto La traduzione per l'iscrizione data funziona e sembra molto difficile che si tratti di una semplice coincidenza. Nel modo in cui la vedo, ci sono due possibilità. Prima possibilità: L'iscrizione registrata dal professore fu un imbroglio usato per incoraggiare ulteriori investimenti nella ricerca. Questa è certamente una possibilità e potrebbe essere smentita dalla riscoperta della pietra originale o possibilmente dalla scoperta di una nuova pietra. Se questa iscrizione è un inganno, la F intersecata nella parola Forty è certamente un tocco molto minuzioso. Seconda possibilità: Il professore fece una registrazione accurata della pietra originale. Se questo è vero, abbiamo molti frammenti di informazioni sui costruttori: dal momento che nelle misurazioni sono usati i piedi possiamo sapere chi li averebbe e chi non li avrebbe potuti usare; la traduzione è in inglese - a meno che i costruttori non fossero molto astuti (certamente essi avevano questa caratteristica), essi venivano probabilmente da una nazione che parlava inglese; la pietra fu trovata a 90 piedi il che significa che il tesoro avrebbe dovuto essere a 130 piedi (~40 metri) (Nota: nel 1866 la fossa del tesoro era già crollata di 15 piedi, ma la camera di cemento tra i 150 e i 160 piedi non era ancora stata trivellata. Lo stucco sopra la camera iniziò a 130 piedi.) Dopo aver sollevato lo strato di quercia a 90 piedi e continuando, l'acqua iniziò ad infiltrarsi nella buca. Il giorno dopo la buca si era riempita d'acqua fino al livello di 33 piedi (~10 metri). Il pompaggio non funzionò, così l'anno seguente fu scavata una nuova buca parallela all'originale fino a 100 piedi. Da là fu scavato un tunnel fino alla fossa del tesoro. Entrò di nuovo l'acqua e la ricerca venne abbandonata per 45 anni. Il tranello Da ciò che risulta, venne messo in moto un tranello ingegnoso. La Onslow Company aveva inavvertitamente aperto una strada di 500 piedi che era stata scavata dalla buca fino al vicino Smith's Cove dai disegnatori della fossa. Essa veniva riempita dal mare tanto velocemente quanto essa veniva svuotata con le pompe. Comunque la scoperta è solo una piccola parte dell'intricato piano ordito dagli sconosciuti progettisti per tenere la gente lontano dal nascondiglio. 302 Nel 1849 fu fondata la nuova compagnia per cercare di estrarre il tesoro, la Truro Company, e la ricerca ricominciò. Essi scavarono velocemente fino a 86 piedi solo per essere inondati dall'acqua. Decisi a scoprire che cosa vi era sepolto prima di tentare di estrarlo, la Truro si mise a trivellare estraendo campioni di terreno. Il carotaggio produsse alcuni risultati incoraggianti. Primi indizi del tesoro A 98 piedi (~30 metri) la trivella passò attraverso una piattaforma di abete rosso. Poi incontrò 4 pollici (~10 cm) di quercia e quindi 22 pollici (~56 cm) di ciò che fu definito "metallo in pezzi"; Poi 8 pollici (~20 cm) di quercia, altri 22 pollici di metallo, 4 pollici di quercia ed un'altra piattaforma di abete rosso. La conclusione fu che avevano trivellato attraverso due barili o casse pieni di monete. Estraendo la trivella, trovarono schegge di quercia e pezzi di ciò che sembrava guscio di noce di cocco. Un resoconto della trivellazione menziona anche che furono portati alla luce anche tre piccoli anelli d'oro, come di una catena. Sfortunatamente nessuno sa dove siano finiti. Mentre si cercava con i campioni estratti dalla buca, uno degli operai vide il caposquadra, John Pitblado, che esaminava attentamente un oggetto e che poi se lo infilò in tasca. Quando gli furono chieste spiegazioni, Pitblado si rifiutò di rivelare ciò che aveva trovato, dicendo che che avrebbe mostrato l'oggetto solo a tutti gli investitori alla prossima riunione. Ma egli non comparì più. Invece egli passò molti anni cercando di comprare la parte est di Oak Island. Non sorprendentemente, i proprietari si rifiutarono di vendere. Nessuno sembra aver scoperto esattamente ciò che Pitblado recuperò dalla trivella quel giorno del 1849, ma sicuramente questa cosa dovette averlo convinto che sotto l'isola giaceva il tesoro. È interessante il fatto che il terreno sotto la piattaforma più bassa di abete rosso non era compatto, il che indica che la fossa può essere persino più profonda. Un successivo gruppo di cercatori avrebbe trovato quanto era più profonda. La Truro Company tornò nel 1850 con il progetto di scavare un'altra buca parallela e poi di creare un tunnel fino alla fossa del tesoro. Proprio come prima, appena fecero il tunnel, l'acqua iniziò ad entrare. Furono portate pompe per cercare di averla vinta sull'acqua ma fu impossibile tenerla lontano. Durante il pompaggio qualcuno notò che allo Smith's Cove durante la bassa marea c'era dell'acqua che USCIVA dalla spiaggia. Questo ritrovamento portò ad una scoperta stupefacente - la spiaggia era artificiale. La spiaggia artificiale Si è scoperto che i progettisti della fossa crearono un sistema di drenaggio, distribuito lungo i 145 piedi (~44 m) di lunghezza della spiaggia, che assomigliava alle dita di una mano. Ogni dito era un canale scavato nell'argilla sotto la spiaggia ed era rivestito di rocce. I canali furono poi riempiti con rocce della spiaggia, coperti con molti pollici di erba per anguille (? eel grass), e poi coperti da molti più pollici di fibra di cocco. L'effetto di questo sistema di filtraggio era che i canali rimanevano sgombri da fango e sabbia mentre l'acqua era comunque in grado di passare attraverso di essi. Le 303 dita si incontravano in un punto all'interno dove immettevano l'acqua di mare in un canale inclinato che probabilmente si collegava alla fossa del tesoro 500 piedi (~152 m) più avanti. Ricerche successive mostrarono che questo canale sotterraneo era largo 4 piedi (~1.2 m), alto 2 piedi e mezzo (~76 cm), rivestito di pietre, e incontrava la fossa del tesoro ad una profondità tra 95 e 110 piedi, riempiendola ad una velocità di 600 galloni (~2270 litri) al minuto. Per la Truro Company, la risposta era ora semplice - bastava bloccare il flusso d'acqua dalla spiaggia e disseppellire il tesoro. Il loro primo tentativo fu quello di costruire una diga proprio davanti alla spiaggia dello Smith's Cove, eliminare l'acqua, e quindi smantellare i canali. Sfortunatamente scoppiò una tempesta che distrusse la diga prima che fosse finita. Una nota interessante: furono trovati i resti di una diga più vecchia mentre si costruiva quella nuova. Il piano seguente fu quello di scavare una fossa a 100 piedi circa nell'interno, con la speranza di intercettare il canale d'acqua sotterraneo e a quel punto tapparlo. Fallì anche questo progetto. E questo fu l'ultimo tentativo della Truro company di rivelare i segreti di Oak Island. Il crollo della fossa Il tentativo successivo di assicurarsi il tesoro fu fatto nel 1861 dall'Oak Island Association. Prima essi sgombrarono la fossa del tesoro fino a 88 piedi. Un totale di 63 uomini e di 33 cavalli lavorarono a turno per far funzionare il meccanismo di scarico. Poi fecero una nuova buca a est della fossa sperando di intercettare il canale dal mare. Il nuovo condotto fu scavato fino a 120 piedi (~36 m) senza incontrare il canale e venne quindi abbandonato. Fu scavato un secondo condotto, questa volta ad ovest, fino a 118 piedi. Poi si tentò di fare un tunnel fino alla fossa del tesoro. Ancora una volta l'acqua iniziò ad entrare in questa buca così come nella fossa del tesoro. Si tentò di prosciugarla e sembrò funzionare. E poi... CRASH! Il fondo crollò. L'acqua entrò nei condotti e il fondo della fossa del tesoro cadde più giù di oltre 15 piedi. Tutto ciò che si trovava nella fossa del tesoro era caduto giù nella buca. Le grandi domande erano dove, perché e quanto lontano? Negli anni seguenti diverse compagnie cercarono di risolvere il mistero senza successo. Vennero scavati nuovi condotti, si cercò di riempire il canale sulla spiaggia, fu costruita una nuova diga (che fu distrutta da una tempesta), e si trivellò per ottenere altri campioni. Tutto ciò ebbe poco successo. La caverna Nel 1893 un uomo di nome Fred Blair insieme ad un gruppo chiamato The Oak Island Treasure Company iniziò la ricerca. Il loro primo compito era quello di studiare la "Cave-in Pit". Scoperta nel 1878 a circa 350 piedi ad est della fossa del tesoro, la cave-in pit sembra essere stato un pozzo scavato dai progettisti della fossa del tesoro forse come pozzo di ventilazione per la costruzione del tunnel di allagamento. Apparentemente intersecava o passava vicino al tunnel di allagamento. Mentre veniva aperto dalla Treasure Company questo iniziò ad allagarsi a una 304 profondità di 55 piedi e fu abbandonato. Durante gli anni successivi la Oak Island Treasure Company avrebbe scavato altri pozzi, pompato altra acqua, e tuttavia non sarebbe approdata a nulla. Nel 1897 decisero di liberare la fossa del tesoro fino a 111 piedi dove effettivamente videro l'entrata del tunnel di allagamento temporaneamente tappato con delle rocce. Comunque, l'acqua si scavò nuovamente una via e riempì la fossa. Quindi la Treasure Company decise che avrebbero tentato di bloccare il flusso d'acqua dallo Smith's Cove facendo esplodere il tunnel di allagamento. Non funzionò. L'acqua allagò la fossa del tesoro rapidamente come non mai. Allo stesso tempo una nuova serie di campioni di terreno furono estratti con la trivella dalla fossa stessa. I risultati furono stupefacenti. La stanza di cemento A 126 piedi (~38 m) fu urtato del legno e poi del ferro. Questo materiale è probabilmente parte del materiale che cadde durante il crollo della fossa. In altre trivellazioni il legno fu incontrato a 122 piedi e il ferro fu completamente mancato; ciò significa che il materiale può giacere in modo casuale a causa della caduta. Tra 130 e 151 piedi (~39/46 m) ed anche tra 160 e 171 piedi (~48/52 m) fu trovata dell'argilla blu, che era costituita da argilla, sabbia e acqua. Quest'argilla può essere usata per formare un sigillo a prova d'acqua e probabilmente si tratta dello stesso "stucco" che fu trovato alla profondità di 50 piedi nella fossa. Il più importante ritrovamento si ebbe nello spazio tra gli strati di stucco. Fu scoperta una stanza di cemento. La stanza era alta 7 piedi (~210 cm) con pareti spesse 7 pollici (~18 cm). Dentro alla stanza la trivella prima urtò del legno, poi un vuoto alto parecchi pollici e l'ignoto. Poi fu raggiunto uno strato di metallo soffice, poi quasi 3 piedi di pezzi di metallo, e poi altro metallo soffice. Quando la trivella fu riportata in superficie, a tutto il mistero si aggiunse un altro sviluppo inprevisto. Attaccato alla punta c'era un piccolo pezzo di pergamena con le lettere "vi"; "ui"; o "wi". Di cosa faccia parte la pergamena è tuttora un quesito. Più convinta che mai che c'era un grande tesoro sotto l'isola, la Treasure Company iniziò a scavare altri pozzi sperando di arrivare alla stanza di cemento. Ciò risultò in un fallimento a causa dell'allagamento. Un 2° Tunnel di allagamento Nel maggio del 1899 fu fatta ancora un'altra allarmante scoperta. C'era un secondo tunnel di allagamento! Questo si trovava nel South Shore Cove. I progettisti erano stati più ingegnosi e avevano fatto più lavoro di quanto si pensava in precedenza. Sebbene questa scoperta rafforzò l'idea che certamente vi era seppellito qualcosa di valore, effettivamente non portò nessuno più vicino al ritrovamento del tesoro. Blair e la Oak Island Treasure Company continuarono a scavare nuovi pozzi e a trivellare per estrarre altri campioni, ma non ci furono progressi e non si ottenne nessuna nuova informazione. Tra il 1900 e il 1936 furono fatti molti tentativi per ottenere il tesoro. Fallirono tutti. 305 IL FRAMMENTO DI PIETRA Nel 1936 Gilbert Hadden, insieme a Fred Blair, iniziò una nuova ricerca sull'isola. Hadden sgombrò alcuni dei pozzi precedenti vicino alla fossa e pianificò di fare delle trivellazioni di esplorazione l'estate seguente. Comunque, egli fece due scoperte lontano dalla fossa. La prima fu un frammento di pietra che riportava iscrizioni simili a quelle trovate sulla pietra iscritta scoperta a 90 piedi di profondità nella fossa del tesoro. La seconda scoperta furono parecchie vecchie travi allo Smith's Cove. Queste grosse travi sembrano essere state fatte dai progettisti originali, per il fatto che erano tenute insieme da perni di legno invece che di metallo. Come vedremo più avanti queste travi erano solo una piccola parte di una costruzione molto più larga. Il mistero si infittisce La prima metà del ventesimo secolo vide molti altri tentativi di recuperare il tesoro, inclusa una spedizione di Franklin Roosevelt. Quasi tutte si concentrarono sul problema scavando nelle immediate vicinanze della fossa del tesoro. Tutti i gruppi fallirono, probabilmente perché a quel tempo il luogo originale della fossa del tesoro era diventato confuso e perché la maggior parte del terreno sotto la parte est di Oak Island era un alveare di tunnel pieni d'acqua. Il cacciatore seguente fu Erwin Hamilton. Iniziò la sua ricerca nel 1938 aprendo i pozzi precedenti e facendo alcune trivellazioni di esplorazione. Nel 1939 durante le trivellazioni furono fatte altre due scoperte. La prima fu il ritrovamento di rocce e ghiaia a 190 piedi (~58 m). Secondo Hamilton esse erano estranee e quindi piazzate là da qualcuno. La seconda scoperta arrivò dopo aver aperto un pozzo precedente fino a 176 piedi (~54 m). A questo punto fu incontrato e attraversato uno strato di calcare. La trivellazione portò in superficie schegge di quercia. Apparentemente c'era del legno SOTTO il calcare naturale. Nel 1955 George Greene, che rappresentava un gruppo di petrolieri del Texas, giunse sull'isola. Egli progettò di localizzare il tesoro trivellando. Fece quattro buchi nell'area che si riteneva la fossa del tesoro. Incontrò del calcare a 140 piedi, poi la trivella passò attraverso 40 piedi di spazio vuoto prima di urtare un fondo di roccia a 180 piedi. questo largo spazio vuoto rappresentava una nuova scoperta. Greene pompò 100.000 galloni d'acqua (~380.000 litri) nella caverna, ma l'acqua uscì velocemente ed egli non scoprì mai dove andò. La tragedia colpisce Nel 1959 Bob Restall e la sua famiglia cominciarono il loro attacco all'isola, che infine si dimostrò tragico. La sua unica scoperta fu fatta sulla spiaggia dello Smith's Cove mentre tentava di fermare il sistema di drenaggio. Egli trovò una roccia con scritto "1704" su di essa. Sebbene gli altri ritenessero che fosse uno scherzo lasciato da una precedente squadra di ricercatori, Restall credeva che risalisse al tempo della costruzione originale. Nel 1965 si verificò la tragedia. Mentre scavava un pozzo Bob perse i sensi e cadde 306 nell'acqua sul fondo. Suo figlio, Bobbie, cercò di recuperarlo, cosa che fecero anche due degli operai. Tutti e quattro furono apparentemente sopraffatti da qualche sorta di gas, forse il monossido di carbonio di un generatore, persero i sensi ed annegarono. Macchine pesanti Bob Dunfield fu la persona seguente che prese l'isola. Nel 1965 egli provò a risolvere il problema con macchinari pesanti - bulldozer e gru. Tentò di bloccare il flusso d'acqua proveniente dallo Smith's Cove, e può darsi che ce l'abbia fatta. Poi sul lato sud dell'isola fu scavata una fossa con la speranza di intercettare l'altro tunnel d'acqua e bloccarlo. Il tunnel di allagamento non fu trovato, fu trovato invece un pozzo sconosciuto ri-riempito, forse scavato dai progettisti della fossa. Apparentemente il pozzo scendeva per 45 piedi e si fermava, il suo scopo resta sconosciuto. Le altre scoperte di Dunfield sono basate sulla trivellazione. Si determinò che a 140 piedi (~43 m) c'era uno strato di calcare spesso 2 piedi e poi un vuoto di quaranta piedi (circa dodici metri). Sul fondo dello spazio vuoto c'era un fondo di roccia. Questa informazione coincideva con una trivellazione fatta nel 1955. Sembrava esserci una larga caverna sotterranea naturale, cosa apparentemente comune con il calcare in tutte le parti del mondo. SCOPERTE RECENTI Daniel Blankenship, l'attuale ricercatore, iniziò la sua ricerca nel 1965. Nel 1966 egli scavò ulteriormente il pozzo originale trovato da Bob Dunfield nel 1965. Risultò che il pozzo andava più giù di 45 piedi. Blankenship trovò un chiodo lavorato a mano e una rondella a 60 piedi. A 90 piedi incontrò uno strato di rocce in acqua stagnante. Egli ritenne che questa era una parte del tunnel sud dell'acqua ma non poté esplorare ulteriormente perché non si riuscì ad evitare che il pozzo crollasse. Nel 1967 fu ritrovato un paio di forbici di ferro lavorate a mano sepolte sotto i condotti allo Smith's Cove. Si determinò che le forbici erano spagnole-americane, probabilmente fatte in Messico, ed erano vecchie di oltre 300 anni. Fu anche trovata una pietra a forma di cuore. Lo Smith's Cove rivelò alcuni altri segreti nel 1970 alla Triton Alliance, un gruppo formato da Blankenship per continuare la ricerca. Mentre la Triton stava costruendo una nuova barriera, si scoprirono i resti di ciò che sembrava essere la diga dei costruttori originali. I ritrovamenti includevano molti tronchi spessi 2 piedi e lunghi fino a 65 piedi (~20 m). Erano marcati ogni quattro piedi con numeri romani incisi su di essi e alcuni contenevano perni o chiodi. La radiodatazione col radiocarbonio del legno li fece risalire a 250 anni fa. Anche la parte ovest dell'isola ha rivelato molti oggetti. Sulla spiaggia più a ovest vennero rinvenute due strutture in legno, insieme a chiodi fatti a mano e fascette di metallo. Nove piedi sotto la spiaggia fu dissotterrato un paio di scarpe di pelle. 307 La Triton Alliance comissionò uno studio geologico completo sull'isola da parte del Golder Associates di Toronto, una eminente ditta di ingegneria geologica. Passarono un'estate intera a testare il suolo e ad estrarre campioni di terreno dal profondo sottosuolo. La loro relazione, che si rumoreggia sia costata oltre 100.000 dollari, conteneva un'analisi dettagliata della struttura geologica dell'isola, completa di mappe a sezione trasversale delle caratteristiche del sottosuolo. Il contenuto della relazione Golder non è mai stato reso pubblico, ma i risultati hanno incoraggiato il gruppo Triton a continuare i loro scavi. Borehole 10-X Le seguenti maggiori scoperte avvennero nel 1976 quando la Triton scavò ciò che è conosciuto come Borehole 10-X, un tubo di acciaio di 237 piedi (~72 m) affondato a 180 piedi a nord-est della fossa del tesoro. Durante lo scavo furono trovate a 230 piedi molte cavità apparentemente artificiali. Una telecamera calata in una cavità della roccia a 230 piedi riportò alcune immagini stupefacenti. Subito si poteva vedere una mano amputata che galleggiava nell'acqua. Più tardi si potevano scorgere tre casse (del tipo di quelle del tesoro, presumo) e vari strumenti. Infine fu scoperto un corpo umano. Dopo aver visto le immagini, fu presa la decisione di mandare giù dei sommozzatori per dare un'occhiata. Furono fatti molti tentativi ma la forte corrente e la scarsa visibilità resero impossibile vedere qualcosa. Prima che la caverna potesse essere completamente esplorata dai sommozzatori, Borehole 10-X crollò verso l'interno, schiacciando il metallo, rinchiudendo e quasi uccidendo Blankenship, che si arrampicò fuori dalla buca pochi secondi prima che implodesse. Oggi Oggi la Triton sta chiedendo al governo canadese un prestito di 12 milioni di dollari per continuare i suoi scavi. Si sta costruendo un largo pozzo fatto di cemento armato di 70 piedi di diametro e profondo 180 piedi. Forse finalmente si schiuderà il segreto bicentenario di Oak Island. Sfortunatamente ora l'isola è chiusa al pubblico... ma se tutto va bene le escursioni saranno presto di nuovo disponibili. Qui troverai il riepilogo di alcune delle informazioni vitali sul mistero di Oak Island. Forse queste informazioni ti aiuteranno a controllare le tue teorie. I risultati delle trivellazioni Qui sotto troverai informazioni su alcune delle più importanti trivellazioni che sono state fatte sull'isola. Triton - 1967-1969 • Stabilito che lo strato di rocce era a 162 +/- 10 piedi • Tra 172 e 224 piedi trovate porcellane, germogli di quercia, cemento, legno, e metallo • Trovati tunnel che vennero tagliati attraverso la roccia - sotto 40 piedi di roccia • Trovati 40 piedi di roccia, alcuni pollici di legno, strato di argilla blu, pollici di legno e 6-7 pollici di vuoto 308 • Radiodatazione al carbonio del legno - 1575 +/- 80 anni • Depressione da 172 a 222 piedi (sotto il condotto di Hadden) - 30 piedi di diametro riempito con strati di argilla blu con piccole pietre spaziate a 18 pollici l'una dall'altra!!! • 186 piedi: metallo e portato in superficie un pezzo di ottone (molte impurità) • 212 piedi: trovato materiale simile a mattone - era stato cotto • trovato cemento - lavorato dall'uomo • 210 piedi: urtato del metallo duro Borehole X-10 • 140 piedi: trovata una cavità di 4 piedi • 160 piedi: trovata una cavità di 4 piedi • Fondo di roccia a 180 piedi • 210 piedi: trovata una cavità di 2 piedi • 230-237 piedi: una cavità • Manciate di metallo trovate a 165 piedi - acciaio a basso contenuto di carbonio prima del 1800 • Abete rosso trovato a 155 piedi • 155 piedi: otto pezzi di catena di acciaio - acciaio svedese fatto prima del 1790 • Legno a 180 piedi • Metallo in parecchi posti sopra e sotto il fondo di roccia 660 piedi a nord-nordest della fossa del tesoro - 1973 • 110 piedi: un pezzo di filo lungo due pollici - datato dal 1500 al 1800 • Una lamina di metallo solido Vi sono ulteriori progetti di scavo Manufatti trovati Qui di seguito troverai una lista dei manufatti ritrovati, o presumibilmente ritrovati, sull'isola. Molti dei manufatti sono andati perduti e se ne conosce l'esistenza solo grazie ai documenti lasciati dai precedenti cercatori o scrittori. - Moneta di rame, fischietto (bosun's whistle), un bullone a occhio con anello di metallo incastonato in una roccia allo Smith's Cove - 1795-1802 - Pietra inscritta - Anelli d'oro - 1849 - Resti della vecchia diga - Legno e l'estremità di un barilotto estratta quando la fossa crollò - Argilla blu - Pergamena - Palma di un'ancora di antica fattura - 1931 - scomparsa da allora - Deposito con migliaia di fiaschi di porcellana rotti - Roccia con scritto "1704" - Chiodo, rondella - Forbici, cuore di pietra - Diga originale - tronchi spessi 2 piedi e lunghi fino a 65 piedi con numeri romani marcati su di essi 309 - Chiodi e fascette di metallo - Scarpe di pelle - 3 rocce trivellate e cumuli di cenere analizzati scoprendo che si trattava di ossa bruciate!!! Dov'è Oak Island nel mondo? Oak Island è un'isola di 140 acri vicina alla costa ad est della Nuova Scozia (Canada), situata nella baia di Mahone. Cronologia 1795 - Daniel McGinnis trova la fossa del tesoro. McGinnis, John Smith e Anthony Vaughan scavano per 30 piedi e temporaneamente desistono. 1803 - La Onslow Company insieme ai 3 scopritori originali inizia gli scavi. Essi arrivano a 90 piedi ma vengono inondati dall'acqua. 1804 - La Onslow Company scava un pozzo parallelo profondo 110 piedi ma anche questo si allaga quando tentano di scavare un tunnel verso la fossa del tesoro. 1849 - La Truro Company inizia a scavare. Essi trivellano attraverso 2 barili riempiti di "metallo soffice". Recuperate anche 3 maglie di catena d'oro. 1850 -Scoperti il condotto d'acqua sotterraneo e la spiaggia artificiale allo Smith's Cove. 1861 - Prima vita pretesa da Oak Island. Un uomo venne ustionato a morte da un boiler esploso. 1861 - Il fondo cadde letteralmente e così gli oggetti che si trovavano a 100 piedi caddero molto più giù nella buca a causa dell'indebolimento del pozzo dovuto ai molti tunnel che lo attraversavano. 1893 - Fred Blair e la Oak Island Treasure Company iniziano le loro ricerche. Studiato il Cave-in pit. 1897 - Scoperta una formazione triangolare di rocce. 1897 - Incontrata una stanza di cemento e trovata una pergamena durante la perforazione. 1897 - Seconda vita persa quando Maynard Kaiser precipitò mortalmente mentre veniva estratto dal pozzo. 1899 - Scoperto il 2° tunnel di allagamento, il tunnel della costa sud. 1936 - Trovata la 2° pietra iscritta e altre prove dell'esistenza della diga originale. 1965 - In un solo giorno Oak Island ha preteso altre quattro vite: Bob e Bobbie Restall, Karl Al fine di rilassarci e tornare nel reale “mondo fantastico”, parliamo roa del Mercurio, nelle vere radici “apparenti” della nostra civiltà. Fra gli antichi documenti scritti riguardanti aeroplani, forse i più completi sono quelli del Mahabharata che, sebbene considerato scritto nella sua forma attuale nel 1500 avanti Cristo, fu evidentemente copiato e ricopiato fin dalla più remota antichità. Il poema parla delle gesta degli dei e degli antichi popoli dell'India, ma contiene anche una tale ricchezza di particolari scientifici che, quando fu tradotto per la prima volta 310 nel diciannovesimo secolo, i traduttori non riuscirono ad afferrare il senso dei riferimenti ad aeroplani e razzi a propulsione, perché i meccanismi descritti migliaia di anni prima sarebbero riapparsi, nei tempi moderni, soltanto centocinquant'anni dopo. Molti dei versi del Mahabharata, dedicati a macchine volanti chiamate vimanas, contengono particolareggiate informazioni sui principi per costruirle, che avevano creato una grande confusione d'idee nei traduttori. In un altro testo indiano antico, il Samarangana Sutradhara, sono discussi estesamente i vantaggi e gli svantaggi di diversi tipi di aeroplani, con le loro relative capacità di ascesa, discesa e velocità di crociera; e, oltre a una descrizione della fonte di energia, il mercurio, il testo contiene raccomandazioni riguardanti i tipi di legno e di metalli leggeri e assorbenti calore, adatti per la costruzione di aeroplani. Vi sono anche dettagli informativi su come fotografare piani del nemico, sui metodi per determinare i suoi sistemi di approccio, sui mezzi per rendere incoscienti i suoi piloti, e, infine, per distruggere i vimanas nemici. In un altro antico classico indiano, il Ramayana, esistono curiose descrizioni di viaggi in aeroplano, migliaia d'anni fa. I particolari delle vedute sopra Ceylon e sopra parti della costa indiana sono scritti con tanta naturalezza e sono così simili a quelli che si vedono oggi, i frangenti sulle spiagge, la curva della terra, i pendii delle colline, l'aspetto delle città e delle foreste, da convincere quasi il lettore del fatto che qualche viaggiatore aereo dei tempi antichi abbia visto davvero la terra dal cielo, invece d'immaginarla. In un'epitome contemporanea del Ramayana, la Mahavira Charita, l'eroe buono Rama, al suo ritorno da Lanka, dove ha appena salvato sua moglie Sita, riceve in dono un vimana speciale, descritto così: "Senza ostacoli al movimento, in grado di mantenere la velocità desiderata, perfetto nei controlli, sempre obbediente alla volontà (di chi lo guida) fornito di salottini con finestre e di ottimi sedili...", un caso in cui un classico antico si presenta come un annunzio pubblicitario moderno per l'Air India. Nello stesso testo troviamo un dialogo particolarmente sbalorditivo, se teniamo presente che precede di parecchie migliaia d'anni la realtà dei viaggi spaziali, e anche la constatazione di come appaiono le cose nello spazio. Rama: "Sembra che il movimento di questo eccellentissimo veicolo sia cambiato ". Vishishara: " Ora questo veicolo sta allontanandosi dalle vicinanze del centro del mondo ". Sita: " Come mai questo circolo di stelle appare... perfino di giorno? " Rama: " Regina! È davvero un circolo di stelle, ma a causa dell'enorme distanza noi non possiamo scorgerlo durante il giorno, perché i nostri occhi sono offuscati dalla luce del sole. Ma ora, con l'ascesa del veicolo, questo non ha più ragion d'essere... (e così noi possiamo vedere le stelle) ". Queste descrizioni potrebbero essere memorie di un'antichissima civiltà tecnicamente progredita, oppure soltanto fantasie paragonabili a quelle di certi attuali scrittori di fantascienza dotati di una grande immaginazione: in, ogni caso, alcuni di questi resoconti sembrano stranamente contemporanei, escluso il materiale usato come fonte di energia per l'aeroplano (che però potrebbe essere un errore d'interpretazione del testo originale): "Nell'interno bisogna mettere il motore a mercurio, e sotto di esso il 311 suo apparecchio di riscaldamento in ferro. Per mezzo dell'energia potenziale del mercurio, che mette in moto il turbine d'aria propellente, un uomo seduto nell'interno può viaggiare a grandi distanze nel cielo... perché i contenitori di mercurio devono essere costruiti dentro la struttura interna. Quando questi vengono scaldati da un fuoco controllato, il vimana sviluppa, attraverso il mercurio, una potenza di tuono... Se questa macchina di ferro con giunti opportunamente saldati è riempita di mercurio e il fuoco è incanalato nella parte superiore, sviluppa un'energia con un ruggito da leone... e d'un tratto diventa come una perla nel cielo". Una tavola maya del Codice Troano: in essa vi è raffigurato un essere (dall'aspetto poco umano) che sta azionando una presunta "macchina per volare". Per lo studioso francese Robert Charroux il dispositivo contenente la X è interpretabile come "motore", mentre più in alto c'è un apparato simile agli ugelli di un razzo. L'essere è intento ad accendere o a scaldare la "macchina" con una specie di fiaccola, mentre con l'altra mano regge un dispositivo sconosciuto. Si noti la sorprendente analogia tra questa raffigurazione maya e la descrizione dei vimanas negli antichi testi sacri indiani. Il tumulo funerario di Sce Huang-ti (o Ts'in Sce Huang-ti), l'« imperatore giallo », alto 48 metri all'epoca della scoperta da parte della spedizione Segalen, è a cinque piani e misura 350 metri di lato, con un volume di 1.960.000 metri cubi, il che lo rende, per imponenza, il quarto monumento del mondo, dopo la piramide messicana di Cholula e quelle egizie di Cheope e di Chefren. «Le serissime cronache dello storico Sseu-ma Ts'ien (135-85 a.C.), citato abbondantemente e molto apprezzato dai sinologi », scrive Patrick Ferryn, « ci hanno lasciato informazioni più che curiose a proposito di questo monumento». Eccone un estratto. « Sce Huang-ti riuniva nelle sue mani tutto l'impero. I lavoratori che furono mandati alla costruzione del sepolcro erano in numero di oltre 700 mila. Si scavò il suolo fino all'acqua, vi si colò del bronzo e vi si portò il sarcofago. Palazzi, edifici per tutte le amministrazioni, utensili meravigliosi, gioielli ed oggetti rari furono trasportati e sepolti. Degli artigiani ricevettero l'ordine di fabbricare balestre e frecce automatiche: se qualcuno avesse voluto fare un buco ed introdursi nella tomba, gli avrebbero tirato subito addosso. Un vero palazzo sotterraneo si ergeva là dove ruscelli di mercurio disegnavano fiumi eterni: delle macchine li facevano colare e li trasmettevano gli uni agli altri. In alto c'erano tutti i segni del cielo, in basso tutte le disposizioni geografiche. Si fabbricarono con grasso di foca torce che si calcolava dovessero durare parecchio tempo. [...]. Venne poi posta sul tumulo della vegetazione, in modo da farlo assomigliare ad una montagna ». [...] Tombe a parte, sono stati rinvenuti nel deserto di Gobi alcuni oggetti che testimoniano l'esistenza di un'antica civiltà. Ci limiteremo a citare, tra questi, perfette carte celesti di 20 mila anni fa e dipinti rappresentanti in modo inequivocabile indiani dell'America meridionale, portati alla luce dall'archeologo britannico Aurel Stein con alcuni vasi di argilla contenenti mercurio. Al mercurio abbiamo accennato varie volte nel corso di questo capitolo. Ma a che 312 cosa potrebbe essere servito quello di Gobi? Lo scrittore Jacques Bergier non esclude che da tale metallo qualcuno sia potuto partire per produrre energia nucleare ed affaccia l'ipotesi che l'antichissima cultura di Gobi sia stata distrutta da una di quelle tremende guerre combattute con veicoli aerei ed esplosivi d'inaudita potenza di cui parlano i testi sacri indù. Non vogliamo correre con la fantasia, ma dobbiamo notare che nel deserto s'incontrano, come osservano anche gli studiosi sovietici, vaste regioni di terra vetrificata alla lettera. Il pittore Nicolas Roerich, che esplorò queste regioni dal 1920 al 1925, narra di aver visto un'aeronave metallica levarsi da una valle. E questo ben prima che si cominciasse a parlare di UFO. « Partita da Darjeeling, in India », scrivono Jacques Bergier e Paul Chwat, « la sua spedizione attraversò l'Himalaya, l'altipiano tibetano e la catena montana di Kun-Lu, per poi inoltrarsi nel Gobi. Nella carovana un pony portava un cofano contenente una misteriosa pietra "la cui radiazione è più forte di quella del radium, ma di un'altra frequenza" (?). Si sarebbe trattato di un frammento caduto dal cielo, conservato, secondo Andrew Tomas, in un tempio di Shambhala». Brano tratto da "Misteri Antichi" di Michael Baigent (1998): Gli alchimisti si dedicavano alla loro arte con grande impegno. Molte delle tecniche e degli apparecchi di laboratorio ancora oggi in uso derivano certamente da loro. Le attrezzature specialistiche di cui si servivano sono circa ottanta, fra cui fornaci di vario tipo, piatti e crogioli di ceramica, fiale e beute di vetro, lime, spatule, pinze, martelli, bagni di acqua e di sabbia, filtri di cotone e di lino, imbuti, pestelli e mortai, alambicchi, e una quantità di altri strumenti e recipienti, la maggior parte dei quali vengono usati ancora oggi. Scaldare gli oggetti era una delle pratiche più in uso e due erano i metodi utilizzati: uno, più dolce, consisteva nell'immergere l'oggetto in sterco di cavallo o bagni d'acqua; l'altro, più violento, prevedeva l'uso di una fornace la cui temperatura veniva continuamente alzata da assistenti sudati che maneggiavano grandi mantici di pelle o soffiavano attraverso tubi. La temperatura raggiunta era così alta che i solidi si riducevano in polvere o si vaporizzavano. Gli alchimisti inventarono anche la distillazione, che determinò la nascita di un'intensa attività per la produzione di profumi; per l'acqua di rose, per esempio, molto apprezzata nel mondo islamico del Medioevo, si scaldavano dolcemente i petali fino a ottenere un distillato di oli aromatici. E, come logica conseguenza, gli alchimisti del XII secolo scoprirono che, distillando il vino, si otteneva una specie di medicina che favoriva la convivialità: l'alcol. Di solito, lo stesso prodotto veniva scaldato, distillato e ridistillato centinaia di volte, per mesi o per anni, con il solo scopo di raggiungere un obiettivo piuttosto vago: produrre, cioè, la quintessenza di ogni cosa, la rossa pietra filosofale. Gli alchimisti credevano che la polvere ottenuta da questa pietra avesse il potere di trasformare i metalli vili in oro. L'alchimista arabo Geber descrisse un processo in cui, perché avvenissero i cambiamenti desiderati, bisognava passare attraverso settecento fasi progressive di distillazione. I chimici moderni non hanno mai tentato di ripetere questi lunghissimi 313 processi, e dunque non sappiamo se siano efficaci o no. Ma, come vedremo più avanti, potrebbero esserlo. Anche se non esisteva unanimità sul processo da seguire per ottenere la pietra filosofale, la maggior parte dei testi descrive sette passaggi, cominciando dal mercurio o da una miscela di mercurio e zolfo. Ogni passaggio durava molto a lungo, da sette mesi a un anno, e per tutto il tempo la temperatura della fornace doveva essere mantenuta costante. John Dastin, un monaco alchimista del XIV secolo, scrisse che il mercurio, una volta trasformato nel rosso elisir, doveva essere scaldato a fuoco lento per cento giorni. Nel caso il liquido fosse evaporato, bisognava ricominciare da capo tutto il procedimento. Anche il periodo astrologico aveva la sua importanza. Si dice che l'alchimista Nicholas Flamel ottenne per la prima volta la "pietra" lunedì 17 gennaio 1432, verso mezzogiorno; poi, da circa "duecento grammi di mercurio", ricavò la stessa quantità di argento. Di nuovo, servendosi della "pietra rossa" il 20 aprile dello stesso anno, alle cinque di sera, trasformò in oro un'uguale quantità di mercurio (Flamel, His Exposition of the Hyeroglyphical Figures, pag.13) . Qualunque sia l'interpretazione che vogliamo darne, quando Flamel morì nel 1517, lui e sua moglie avevano fatto costruire quattordici ospedali, tre cappelle e sette chiese a Parigi, e avevano finanziato altre opere a Boulogne. Quando cominciò a svilupparsi, nel XVII secolo, la scienza sperimentale ripudiò le sue radici alchemiche. Uno dei primi scienziati, Robert Boyle, più tardi noto per la "legge di Boyle", fu un fermo sostenitore dei nuovi metodi sperimentali e commentò con disprezzo che «gli scritti e le fornaci» degli alchimisti «non erano solo fonte di luce, ma anche di fumo».E, evidentemente seccato dalla difficoltà e dalla complessità delle opere alchemiche che aveva tanto faticato a capire, aggiunse sarcasticamente che se i loro autori avessero desiderato veramente mantenere segreta la loro arte, «avrebbero potuto, con meno discredito per loro stessi, e meno problemi per i loro lettori, nasconderla meglio evitando del tutto di scrivere libri, anziché scriverne di così brutti». Eppure, negli ultimi vent'anni, è stato dimostrato che l'alchimia continuò ad affascinare Boyle a tal punto che non smise mai di fare esperimenti di trarismutazione in segreto. Per nascondere questo suo interesse, cominciò a scrivere i risultati degli esperimenti usando un codice segreto molto complicato che si basava sulle lettere dell'alfabeto latino, greco ed ebraico. I testi in codice, centinaia di pagine, vennero scoperti nel 1992. Ora la domanda è: a chi nascondeva questi testi? E perché? La loro esistenza dà comunque la misura della serietà con cui Boyle prendeva l'alchimia. Ormai possiamo dimostrare che il famoso scienziato non solo credeva nel potere di una polvere di trasformare una sostanza in un'altra, ma era anche convinto che gli adepti, saggi iniziati alle arti alchemiche, conoscessero bene il segreto per produrla e usarla. Fece grandi sforzi per entrare in contatto con loro e per avere accesso ai loro segreti, ma non sappiamo se riuscì nel tentativo; certo, fece dichiarazioni piuttosto curiose sull'argomento. In un dialogo mai pubblicato, oggi conservato alla Royal Society di Londra, Boyle afferma di credere che gli adepti possedevano la "polvere 314 rossa" derivante dalla pietra filosofale, e che sapevano usarla non solo per fare medicine e tramutare i metalli vili in oro e argento, ma anche per mettersi in contatto con gli spiriti. Lo scienziato scoprì anche un tipo di mercurio per uso alchemico che definì "fine", ma di cui non rivelò mai l'origine e produsse, o ebbe in dono, una polvere alchemica che chiamava "terra rossa". Alla sua morte, avvenuta nel 1691, lasciò una parte di questa "terra rossa" al suo amico John Locke, filosofo e membro della Royal Society, che successivamente la diede a un altro amico, Isaac Newton, presidente della Royal Society dal 1703. Dunque la "terra rossa" venne in possesso del fior fiore dell'establishment scientifico dell'epoca. Newton, vero e proprio monumento nella storia della scienza, condivideva con Boyle il grande interesse per l'alchimia, e i due si incontrarono segretamente con vari alchimisti, anche se poi ne deridevano il lavoro in pubblico. L'interesse di Newton per l'alchimia rimase nascosto per molti anni. Quando morì, nel 1727, molte delle sue carte furono bruciate, e molte altre vennero dichiarate «non adatte alla pubblicazione» e conservate dalla sua famiglia. Il suo grande interesse per le arti alchemiche non divenne noto finché queste carte non furono messe all'asta a Londra nel 1936, quando gli studiosi scoprirono non solo il ruolo dominante che l'alchimia aveva avuto nella sua vita, ma anche che il grande scienziato credeva fermamente che «gli antichi conoscevano tutti i segreti contemporaneamente». La dottoressa Betty Dobbs, che studiò queste carte, concluse che «si poteva affermare con certezza che Newton credeva così fermamente nei princìpi fondamentali dell'alchimia, che non arrivò mai a negarne la validità generale...». Si può dubitare che Flamel e Dastin fossero davvero riusciti a creare la pietra filosofale e a trasformare i metalli in oro. Certo, è una cosa accaduta molto tempo fa ed è probabile che i resoconti che ne vennero fatti in seguito contenessero qualche esagerazione. Ma, considerando il rigore scientifico con cui Boyle e Newton conducevano i loro esperimenti, e visto che hanno lasciato una serie di scritti sull'argomento, è lecito domandarsi che cosa occupasse tanto del loro tempo. Che conclusioni dobbiamo trarre dal fatto che si siano dedicati così a lungo al trattamento del mercurio, sperando di riuscire a produrre una sostanza rossa, pietra o elisir che fosse? Nel loro caso, il processo alchemico non può essere stato solo simbolico, perché i due scienziati erano perfettamente consapevoli della differenza; e comunque, se fosse stato solo simbolico, Boyle non avrebbe avuto alcun bisogno di usare un codice e Newton non avrebbe tenuto segrete le sue carte. Forse gli alchimisti avevano scoperto tecniche che la scienza ortodossa non aveva ancora sviluppato, ma di cui Boyle e Newton erano venuti a conoscenza. È davvero possibile che la distillazione ripetuta o il riscaldamento di un oggetto per un periodo di tempo prolungato produca tali cambiamenti in un elemento o in un composto, da poterlo letteralmente trasformare in un prodotto dai poteri straordinari? E la scienza moderna è mai riuscita a dimostrare l'esistenza di una cosa simile? La risposta, per quanto timidamente possa venir data, è sì. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica e l'indebolimento del suo rigido potere centralizzato, le organizzazioni criminali russe hanno assunto un controllo sempre 315 maggiore del paese, cercando anche di stabilire un contatto con organizzazioni straniere. Dal 1991 in poi ci sono stati incontri ad alto livello con i padrini della mafia, della camorra e della 'ndrangheta. I legami che la criminalità russa ha stabilito con quella italiana hanno reso più facile il. riciclaggio di denaro sporco e il traffico di droga e di materiali nucleari illegali, "facili da reperire sul mercato grazie al caos amministrativo e alla carenza di fondi determinatasi nell'industria nucleare e nelle forze armate sovietiche". Fondi che, al contrario, certo non mancavano ai regimi interessati all'acquisto di quei materiali. Alla fine del 1993 comparve sulla scena un nuovo elemento piuttosto preoccupante. I gruppi criminali russi cominciarono a immettere sul mercato una sostanza fino a quel momento sconosciuta in Occidente e nota semplicemente come "mercurio rosso". Si diceva che fosse un prodotto segreto dell'industria nucleare sovietica. Il 23 dicembre 1993 cinque cittadini moldavi cercarono di far entrare in Romania una certa quantità di uranio puro insieme a una sostanza che chiamavano, appunto, mercurio rosso, e che era destinata al mercato nero nucleare (The Times, 24 dicembre 1993, pag.9). Gli scienziati occidentali, preoccupati della cosa, cercarono di scoprire se la sostanza esisteva veramente e di stabilire che cosa fosse. Ma nel 1994, il ministero dell'Energia degli Stati Uniti e l'Agenzia internazionale per l'energia atomica dichiararono che il mercurio rosso era un'"invenzione", un'altra frode perpetrata dalla mafia russa ai danni di probabili acquirenti di materiale nucleare illecito. Ma alcuni fisici nucleari occidentali avevano buone ragioni per pensarla altrimenti, e sospettarono che le accuse di frode fossero state motivate dal desiderio di nascondere una verità scomoda. Nel giugno del 1994, in un articolo apparso sulla International Defense Review, il fisico nucleare Frank Barnaby riportò la conversazione che aveva avuto con un fisico russo la cui identità rimase anonima. Secondo lo scienziato, il mercurio rosso era un componente fondamentale di un nuovo tipo di testata nucleare russa; la sostanza si era dimostrata un catalizzatore molto efficace nella detonazione, tanto che era ormai possibile produrre bombe nucleari molto più piccole e molto più leggere di quelle occidentali. Il dottor Barnaby spiegò che grazie a questo mercurio rosso si potevano produrre testate nucleari di un peso compreso fra i due e i tre chili, che potevano venire facilmente collocate nel centro di una città e poi fatte esplodere. Il suo maggior timore era che questa pericolosissima sostanza potesse cadere nelle mani di qualche terrorista. Tra l'altro, era stato informato che Israele, l'Iran, l'Iraq, la Libia e il Pakistan ne erano già entrati in possesso per vie illegali e intendevano dare inizio alla produzione delle armi. È noto che alcuni di questi paesi appoggiano gruppi terroristici di vario tipo, e potrebbero fornir loro sia la sostanza grezza, sia il prodotto finito. Il metodo di produzione del mercurio rosso ha evidenti somiglianze con i processi alchemici. Se un alchimista lavorasse all'interno di un complesso militare russo, e avesse accesso alle attrezzature moderne, certamente riuscirebbe a inventare qualcosa di simile a questa sostanza. In base alle notizie fornite dallo scienziato russo, la sostanza viene prodotta in questo modo: Il sesquiòssido di antimonio e l'ossido di mercurio vengono riscaldati insieme a una 316 temperatura di 500 gradi centigradi e alla pressione di un'atmosfera di ossigeno. Il riscaldamento deve continuare a una temperatura costante per due giorni. Il prodotto finale è una sostanza chiamata ossido di mercurio e antimonio. Questo processo non è stato riportato sulla stampa ufficiale fino al 1968. L'ossido così ottenuto viene sciolto in mercurio puro; ossido e mercurio devono essere presenti nella stessa quantità. La miscela viene poi sigillata in un contenitore e messa in un reattore nucleare, dove viene irradiata per circa venti giorni a una temperatura di 500 gradi. Fatto questo, il mercurio in eccesso viene eliminato e quello che rimane è una sostanza "rosso ciliegia" della consistenza del miele liquido. Capsule contenenti questo liquido vengono poi messe nelle bombe nucleari." È strano che il processo di produzione descritto preveda l'uso del mercurio e tempi di reazione così lunghi. Ed è anche strano che, insieme al mercurio, venga usato l'antimonio. L'alchimista del XII secolo Artefio parla di una speciale tintura contenente antimonio e mercurio sublimato che avrebbe dovuto avere effetti spettacolari (The secret book of Artephius, pag.6). Gli scienziati ammisero solo nel 1968 che si poteva realizzare un composto chiamato ossido di mercurio e antimonio; il mercurio rosso, invece, non è stato ancora accettato. La domanda che ci poniamo è quante sostanze considerate impossibili si possano invece realizzare grazie alla chimica e alla tecnologia moderna, e avendo a disposizione molto tempo. Forse, oltre alla pazienza, gli esperimenti degli antichi alchimisti possono insegnarci molto". Brano tratto dal Samarangana Sutradhara in sanscrito: "La struttura del Vimana deve essere costruita solida e durevole, come un grande uccello volante di materiale leggero. All'interno si deve mettere il motore a mercurio con sotto il suo apparato di riscaldamento in ferro. Per mezzo della potenza latente nel mercurio che mette in movimento il turbine di comando, un uomo seduto all'interno viaggia per una grande distanza nel cielo. I movimenti dei Vimana sono tali che esso può ascendere verticalmente, discendere verticalmente, muoversi inclinato avanti e indietro. Con l'aiuto delle macchine gli esseri umani possono volare nell'aria e gli esseri celesti possono discendere sulla terra." Le scoperte del mondo sommerso ci fanno rivivere esperienze che ci lasciano senza fiato: la storia che abbiamo studiato riguarda una percentuale infima della “nostra vera storia” YONAGUNI IL MONDO SOMMERSO (tratto da ) Nel 1997 317 l'équipe di oceanografi diretta dal professor Masaki Kimura, geologo dell'Università Ryukyu di Okinawa, ha scoperto i resti di un'antica civiltà nelle acque dell'isola Yonaguni. Posti al largo del Mar della Cina, nello stretto che collega il Giappone a Formosa e sommersi a 25 metri sotto il livello del mare, rappresentano per gli scopritori la testimonianza di una civiltà vissuta oltre 10.000 anni fa. Le costruzioni, di enormi dimensioni, hanno suscitato eccitazione e sgomento nella comunità archeologica internazionale. Le caratteristiche architettoniche di quella che può essere considerata una colossale struttura, di grandezza paragonabile a quella della piramide di Cheope, sono accostabili alle costruzioni mesopotamiche chiamate Ziggurat, piramidi a gradoni, tipiche dell'area medioorientale. Non possono quindi essere associate a niente che abbia a che fare con le culture nipponica e cinese a noi note. In precedenza nessuno aveva fatto caso alla presenza di queste costruzioni ed il professar Kimura è stato il primo ad aver capito che la struttura non era opera della natura, bensì dell'uomo. Inoltre, nella stessa zona, ritrovamenti di altre costruzioni si sono aggiunti alla scoperta principale, a conferma che, sommerso a poche decine di metri sotto la superficie marina, un intero complesso architettonico era in attesa di essere scoperto e fornire una nuova chiave di lettura alla storia della civiltà orientale e mondiale. Al sito sottomarino si sono interessati anche il geologo Robert Schoch e l'egittologo John Antony West, sostenitori dell'esistenza di Atlantide e consulenti per gli approfonditi studi di Robert Bauval e Graham Hancock, che hanno considerato la struttura opera della natura. Ma Kimura ha replicato a queste affermazioni. "Se i gradoni fossero il risultato dell'erosione causata dalle correnti marine ha dichiarato Kimura lo stesso fenomeno sarebbe leggibile anche sulle rocce circostanti. La scoperta di ciò che sembra essere una strada che cinge l'intero complesso, conferma che è solo opera dell'uomo". Dopo che le immagini del luogo sono state divulgate, Schoch e West hanno dovuto ammettere il loro errore. UNA PIRAMIDE DI 10.000 ANNI FA Una certa agitazione regna fra gli studiosi giapponesi, in quanto le analisi e gli studi sembrano confermare che il complesso sottomarino di Ryukyu ha strette relazioni con 318 le rovine precolombiane ed egiziane. Forse si trattava di un sito religioso e cerimoniale che non ha corrispondenze con nessun'altra architettura sacra dell'estremo Oriente e che si lega invece a siti archeologici presenti in altre parti del mondo. In particolare, l'intero complesso sottomarino come progetto architettonico è sorprendentemente simile alla città Inca di Pachacamac in Perù. Il professar Kimura si dichiara convinto che il tutto è opera di un popolo molto intelligente "con un alto grado di conoscenza tecnologica e di cui finora non avevamo nessuna traccia". Anche l'età stimata del complesso lascia perplessi; Teruaku Ishi, docente di geologia all'Università di Tokio, sostiene che la Piramide sommersa potrebbe risalire almeno all'ottomila a.C.. Altri studiosi la retrodatano addirittura al 12.000 a.C.; come dire, più antica delle piramidi d'Egitto. La corrispondenza architettonica tra le strutture sommerse di Okinawa e i templi egiziani, mesopotamici e mesoamericani pone sul tavolo le argomentazioni che gli studiosi di paleoastronautica hanno sino ad oggi avanzato e che molti archeologi solo ora iniziano a prendere in considerazione: vale a dire la presenza di una civiltà planetaria molto evoluta, antecedente il diluvio, Atlantide o la leggendaria Mu, (oppure ciò che i giapponesi chiamano la mitica Onogorojima) della cui cultura prediluviana si trovano tracce nei monumenti megalitici sparsi un po' ovunque nel mondo. Il fatto che la Piramide di Ryukyu sia posta sotto il livello delle acque è un indizio consistente del fatto che la civiltà che la eresse scomparve con il diluvio. Ingegneria antidiluviana Una civiltà che in un lontano passato dovette esercitare una grossa influenza su tutto il globo terracqueo. Non sono altrimenti spiegabili le notevoli analogie tra le costruzioni peruviane e boliviane e quelle giapponesi. Non è noto a molti infatti che anche in Giappone sono state ritrovate piramidi a facce levigate. Il 19 ottobre 1996 una spedizione archeologica ha scoperto nel nord del Giappone, nell'isola di Honsu, in località Hang sul monte Kasagi, una piccola piramide monolitica e simmetrica, versione in miniatura della piramide di Cheope. Formata da un unico blocco granitico, misura 4,70 metri di base per 2,20 di altezza e rappresenta un elemento architettonico del tutto sconosciuto in Giappone; sino ad oggi almeno. La piccola piramide giapponese non è la sola struttura apparentemente inconsistente con la classica architettura del Sol Levante. Molti dei lettori conosceranno le costruzioni peruviane della città di Cuzco con il suo Curichanca, il recinto d'oro, e la vicina Sacsayhuaman ancora caratterizzata da lunghe file murarie. L'ingegneria inca era contraddistinta dalla capacità di saper assemblare blocchi monolitici e giganteschi con una tecnica ad incastro che non ha corrispettivi validi in epoca moderna. Queste costruzioni hanno vinto la sfida del tempo, superando anche forti eventi sismici, pur essendo costruite senza alcun cementificante. Il segno di una tecnica superiore ancora oggi enigmatica. Il sistema ad incastro non è solo 319 prerogativa del centrosud America. Le piramidi e i templi egiziani, la piattaforma del tempio di Baalbek in Libano, le fondamenta del tempio di Gerusalemme, oggi visitabili dalla parte cristiana della città sacra presentano la stesse caratteristiche, da molti ricercatori addebitabili ad una cultura antecedente il diluvio, in un periodo compreso tra il 10.000 e il 15.000 a.C.. Peculiarità incredibilmente presenti nelle mura di cinta del palazzo imperiale di Tokio, anch'esse formate da blocchi monolitici perfettamente incastrati l'uno nell'altro, come per le costruzioni inca e caratterizzate dalla medesima tecnica ingegneristica. Tra i resti del palazzo è stata inoltre trovata una piccola porta, versione in scala ridotta della Porta del Sole di Tiahuanaco in Bolivia, e come quest'ultima sovrastata da un idolo il cui originale è stato distrutto dai bulldozer durante gli scavi. È una statua, per stile, assimilabile agli idoli a tutto tondo peruviani. Il sistema con cui è assemblata la porta, caratterizzato da tre blocchi monolitici, sembra collegarla ai Dolmen europei e soprattutto ai Triliti che formano l'intero complesso di Stonehenge. I MENHIR DI NABEYAMA Se, infatti, le recenti scoperte archeologiche hanno rivelato incredibili corrispondenze con monumenti americani, medioorientali ed egiziani, colpisce il fatto che anche l'architettura bretone e celtica, trovi i suoi corrispettivi in Giappone. Nella foresta di Nabeyama sono stati rinvenuti, sempre nel 1996, due Menhir affiancati, elementi del tutto sconosciuti alla cultura giapponese. Si è appurato che i megaliti dell'antica cultura neolitica europea e bretone in particolare avevano lo scopo di segnalare, come un vero calendario, i principali eventi astronomici, dalle eclissi ai solstizi, e su questi le popolazioni scandivano il loro ritmo di vita. Gli studiosi di paleoastronautica sapranno che il tempio megalitico bretone di Stonehenge ha un'origine ancora oscura e la sua data di costruzione viene continuamente anticipata. Anche in Egitto è stata scoperta, proprio quest'anno, una struttura simile, risalente al 7000 a.C., formata da monoliti di 3,6 metri di diametro e oltre 2 metri d'altezza disposti in circolo e perfettamente allineata nordsud, estovest e con il solstizio d'estate. Il fatto che queste costruzioni siano presenti in luoghi così distanti e in tre continenti differenti, Asia, Europa ed Africa, riconduce alle stesse ipotesi formulate per le costruzioni piramidali nipponiche. Una cultura sviluppata ha agito da impronta a livello planetario in un lontano passato, per poi sparire improvvisamente. LA RADICE COMUNE Se queste costruzioni si trovassero in Perù o in Bretagna, nessuno avrebbe dubbi sulla 320 loro origine. Che significato dare a queste perfette corrispondenze? La risposta deve per forza di cose considerare che America, Asia ed Europa furono in un lontano passato legate da una cultura estremamente evoluta. La presenza in terra giapponese di questo tipo di architettura conferma che Atlantide deve essere realmente esistita e che essa estese il suo dominio anche in Estremo Oriente o quanto meno influenzò con la sua conoscenza le popolazioni vicine. È un dato di fatto che sta emergendo con forza grazie alle nuove scoperte, molto più di quanto ancora gli archeologi siano pronti ad ammettere. Come si spiegherebbe altrimenti l'esistenza in Giappone di elementi estranei alla cultura estremo orientale, ma perfettamente inseribili in contesti culturali così lontani quali quelli precolombiani, medioorientali ed europei? Se il Giappone nella sua storia conosciuta mai venne a contatto con queste popolazioni, dove va cercata la radice comune? Probabilmente in una realtà cancellata dalle acque devastatrici di una catastrofe di 10.000 anni fa, che solo ora sta restituendoci un'antica memoria storica sepolta nel buio dei secoli. La Lemuria Che il Giappone facesse parte, migliaia di anni fa, di un antico impero scomparso, era già stato ipotizzato nel 1968 da W. Raymond Drake nel suo libro Spacemen in the Ancient East, in cui il Sol Levante viene inserito all'interno dei continente di Lemuria. Drake scrive che i primi coloni del Giappone erano uomini di razza bianca, custodi della conoscenza lemuriana. La bandiera del Sole nascente, simbolo dei Giappone, rappresenterebbe ancora il sacro simbolo di Lemuria. "Come gli lndù, i Cinesi e gli Egiziani, i Giapponesi hanno avuto ben dodici dinastie di imperatori divini afferma Drake che hanno regnato per 18.000 anni, suggerendo una dominazione di origine cosmica. Gli etnologi concordano sul fatto che i primi antenati dei Giapponesi erano uomini bianchi che soggiogarono gli autoctoni Ainu, oggi quasi dei tutto scomparsi, iniziando così la stirpe Yamato. Analisi linguistiche suggeriscono che la lingua giapponese ha affinità con il babilonese". Ciò conferma che non sono i soli monumenti a fornire le tracce di una radice culturale comune di epoca antidiluviana tra le popolazioni dell'antichità. Non possono mancare le pietre di Ica: ritorniamo nel mondo fantastico, che fantastico non è. ALTRI MISTERI DEL MONDO - PIETRE DI ICA Una scoperta sensazionale, che potrebbe comportare la necessità di riscrivere la storia dell'uomo sul pianeta Terra. Si tratta di una vera e propria "glittoteca" (biblioteca di pietre incise) che traccia una storia di una umanità vissuta 65 milioni di anni fa. Ica è una località del Perù, sul fiume omonimo, non lontano dai famosi Altipiani di Nazca, sui quali sono state rinvenute le piste figurate che secondo alcuni potevano 321 essere utilizzate dagli extraterrestri, e da Machu Picchu. Un nuovo grande mistero, dunque: una storia delle origini dell'uomo finora assolutamente sconosciuta. LE PIETRE DI ICA Per un certo gusto neopositivista, si è soliti pensare che più la civiltà degli umani vada avanti, più, di conseguenza, la tecnologia migliori e progredisca. In questa ottica, il passato viene sempre visto come un'epoca di arretratezza ed “ignoranza”. Alla fine dell'Ottocento, in alcuni paesi Europei, ammalarsi di polmonite voleva dire la morte certa; oggi, fortunatamente, non è più così. Quarant'anni fa, i primi computer a valvole occupavano intere stanze ed avevano una capacità di calcolo assai limitata; oggi, un computer portatile non pesa più di un paio di chili, sta comodamente in una borsa e ci permette, tramite Internet, di metterci in comunicazione con il mondo intero. Gli esempi potrebbero continuare all'infinito, ma confermerebbero sempre la stessa cosa: il passato è buio ed antiquato, il presente ed il futuro luminosi e caratterizzati da una più alta qualità tecnologica. Ma forse le cose non stanno così: forse, nel passato del nostro pianeta, c'è stata una civiltà in possesso di tecnologie nettamente superiori a quelle in nostro possesso. Incredibile? Forse no, a giudicare da quelle che potrebbero essere le prove … Il deserto di Ocucaje, in Perù, è un territorio arido e sabbioso posto ai piedi della catena delle Ande, vicino all'altopiano di Nazca, celebre per i suoi disegni, e non lontano da Paracas, località nota per il suo “candelabro di sabbia”. Il deserto ha una grande rilevanza archeologica, in quanto, all'inizio del 1900, furono scoperte vastissime necropoli delle culture Nasca e Paracas (datate fra il 400 a.C. e il 400 d.C.), contenenti centinaia di mummie e migliaia di oggetti in oro, elementi del corredo funerario dei sepolti. La valle, infatti, insieme a quelle di Pisco e Nazca, faceva parte dell'impero Chincha, impero precedente a quello Inca. In questa zona, nel 1961, furono compiuti, mediante l'utilizzo di numerose ruspe, dei lavori di scavo per la costruzione di una cisterna per la raccolta di acqua per l'irrigazione. Qualche tempo dopo, sempre nella stessa zona, il fiume Ica, nelle vicinanze del quale si trova un villaggio con lo stesso nome, ingrossò e finì per inondare le zone circostanti; erodendo i versanti delle colline delle Haciendes, di Ocucaje e di Callago, l'esondazione portò alla luce una grande quantità di pietre di dimensioni assai varie, da piccoli ciottoli a massi di oltre due quintali, che mostravano incisioni molto interessanti. Nel mese di maggio di cinque anni dopo, un contadino della zona, Felix Llosa Romero, donò una di queste pietre ad un suo amico d'infanzia, il dottor Javier Cabrera Darquea, medico chirurgo all'ospedale di Ica, docente di biologia e di antropologia all'Università di Ica, archeologo per hobby, uomo di grande cultura e di notevole apertura mentale, perché questi la usasse come fermacarte. 322 Il dottor Cabrera, ovviamente, non riteneva “una pietra”, seppur dal caratteristico colore scuro e dalla forma incredibilmente tondeggiante (troppo tondeggiante persino per un ciottolo di fiume), un regalo da considerare troppo prezioso. Tuttavia, alcune caratteristiche di questa lo fecero ricredere sull'importanza del suo regalo. Innanzitutto, Cabrera rimase impressionato dal peso del ciottolo di fiume, eccessivo e spropositato rispetto alle piccole dimensioni della pietra; inoltre, quando osservò la pietra con maggior attenzione, notò su di essa una strana incisione, raffigurante un “pesce sconosciuto”, per usare le stesse parole di Cabrera. Incuriosito da quello strano disegno, Cabrera condusse alcune ricerche e, con evidente stupore, scoprì che il pesce rappresentato su quella pietra era un agnathus, una specie estinta da varie migliaia di anni. Sorpreso dalla sua scoperta, Cabrera chiese al suo amico Romero la provenienza del suo dono: quella pietra, insieme a molte altre, erano vendute per pochi soldi dai contadini di Ocucaje. I contadini di Ocucaje, infatti, erano soliti arrotondare i guadagni derivanti dalla lavorazione della terra dedicandosi ad un'attività clandestina, ma molto più redditizia: il saccheggio delle tombe, che, come detto prima, in quella zona abbondano per numero e ricchezza. In quechua, l'antica lingua del luogo, si indica con il termine huaca ogni oggetto sacro: siccome i doni lasciati a corredo dei defunti sono considerati sacri, viene chiamato huaquero chi li ruba. Quando gli haqueros, visitando quelle antiche tombe, trovarono inaspettatamente centinaia di pietre con disegni totalmente diversi da quelli delle ceramiche e di qualsiasi altro reperto Nasca o Paracas, pensarono, evidentemente, che si trattasse di sassi privi di valore archeologico e cominciarono a venderli nei loro mercatini ai turisti. Ma torniamo a Cabrera. Spinto da un irrefrenabile spirito indagatore e da una enorme curiosità per l'oscura origine di quelle pietre, Cabrera venne a sapere che anche il Museo Regionale di Ica ne possedeva alcuni esemplari, i quali, però, non erano esposti in quanto ritenuti dei falsi ad opera degli huaqueros, i contadini del deserto Ocucaje. Rifiutata, da parte del direttore del museo Adolfo Bermúdez, l'ipotesi di verificarne l'autenticità, Cabrera decise di muoversi per conto proprio e studiare da solo le pietre. Cabrera cominciò, allora, a raccogliere quante più pietre possibile, acquistandole sul mercato e ricercandole personalmente nella zona di Ica, a studiarle e catalogarle. Alla fine, riuscì a mettere insieme una collezione lapidea di circa 15.000 pietre, che decise di esporre a proprie spese presso la Casa della Cultura di Ica, alla cui direzione era stato chiamato da poco. Prima di procedere e di affrontare la “storia della storia delle pietre”, vediamo di dare loro un'occhiata più ravvicinata. Dal punto di vista scientifico, le pietre sono fatte di andesite di matrice granitica, una roccia di fiume semi-cristallina formatasi nel corso del Mesozoico (circa 250 milioni di anni fa, dunque) dalla disintegrazione del massiccio andino. Le loro dimensioni sono diverse: le più piccole non sono più grandi di una decina di centimetri, le più grandi arrivano circa ad un metro di larghezza; sono di colore grigio, a causa dell'ossidazione naturale, avvenuta circa 12.000 anni fa, e con una durezza calcolata 323 in 4.5 punti sulla scala Mohs. Lo strato di ossido è presente su tutta la superficie della pietra, anche all'interno dei solchi: questo ci fa supporre, abbastanza logicamente, che i solchi siano stati praticati in un periodo antecedente al momento in cui è iniziato il processo di ossidazione. Insomma, se la datazione geologica è esatta, si può concludere che i solchi hanno almeno 12.000 anni. Conclusione, inutile dirlo, sconvolgente: infatti, le prime popolazioni (primitive) si stanziarono in America tra i 10.000 ed i 20.000 anni fa e risulta difficile immaginare che una di queste abbia avuto la conoscenza tecnologica per incidere un materiale come l'andesite, la cui durezza relativa è molto vicina a quella del diamante. A supportare l'inesattezza di questa ipotesi, poi, concorre un altro fattore, probabilmente quello fondamentale e, contemporaneamente, il più sconvolgente: i temi dei disegni. Sulle pietre, infatti, sono presenti raffigurazioni di dinosauri, animali estinti, operazioni chirurgiche, strumenti e tecnologie di recente o recentissima messa a punto e molti altre conoscenze che, certamente, non potevano essere in possesso di civiltà così antiche. Utilizzando la classificazione di Cabrera, le incisioni sono suddivisibili nelle seguenti categorie: animali preistorici astronomia ed astronautica antichi continenti cataclismi planetari medicina razze presenti sul pianeta flora e fauna esodo di uomini sulla Terra strumenti musicali Vediamo di analizzarne brevemente alcune. Per quello che riguarda la prima categoria, va detto, innanzitutto, che molte pietre appaiono molto simili, differenziandosi soltanto per piccoli particolari: alla luce di questo, Cabrera ipotizzò (e lo studio diretto lo confermò) che determinate pietre dai disegni simili potessero appartenere ad una stessa serie. Per esempio, in una serie composta da ben 205 pezzi, Cabrera trovò descritto il ciclo riproduttivo e lo sviluppo dell'Agnato (un pesce paleozoico sprovvisto di mascelle, estinto da 400 milioni di anni); un'altra serie rappresenta il ciclo evolutivo dello Stegosauro, un'altra del Triceratopo (che provano che questi animali si riproducevano come gli anfibi), un'altra ancora, formata da 48 pietre, rappresenta l'evoluzione del Megachirottero, una sorta di antenato gigante del pipistrello, che le pietre dimostrano essere stato oviparo e non viviparo, come da molto tempo si pensa. Ancora, troviamo molte raffigurazioni di dinosauri del periodo Mesozoico, come per esempio il Tyrannosaurus Rex. Altre pietre raffigurano uomini (dalla testa spropositata rispetto al corpo) a cavallo di quelli che sembrano dinosauri (per esempio, su una pietra si possono osservare due uomini che cavalcano uno Pterodattilo mentre, con un cannocchiale, osservano uno Stegosauro); altre ancora in atteggiamenti simili a quelli che, oggi, noi potremmo tenere con i nostri animali domestici. 324 Queste raffigurazioni fanno pensare che, in passato, ci sia stato un periodo in cui uomini e dinosauri siano vissuti insieme e contemporaneamente. Tale ipotesi, oltre che dalle pietre di Ica, come appena visto, è stata “confermata” dal ritrovamento, presso Acambaro, nella Sierra Madre, in Messico, dove sono state rinvenute strane statuette che raffigurano uomini, in abiti di foggia orientale e provvisti di varie armi, in compagnia di animali preistorici. Nel 1945 Waldemar Julsrud, commerciante tedesco, durante un giro a cavallo nel suo ranch trovò una figurina di ceramica rossastra di questo tipo. Con l'aiuto del suo collaboratore indigeno, Julsrud riuscì a metterne insieme ben 33.000. Queste statuette raffiguravano dinosauri, brontosauri, serpenti, cammelli, con personaggi con volti, statura e vestiario ogni volta differenti tra loro; rappresentavano figure femminili che giocano con coccodrilli e stegosauri, in atteggiamenti che si assumono nei confronti degli animali domestici. Nel 1972 queste statuette furono esaminate nei laboratori americani e datate al 2500 a.C. Circa cinquemila anni fa, però, non esistevano i dinosauri e, cosa assai più misteriosa, nessuno sapeva che fossero esistiti. A confermare la convivenza di umani e dinosauri anche impronte umane fossilizzate insieme a quelle dei dinosauri, molti esempi delle quali si trovano nel libro di Michael Cremo e Richard Thompson intitolato Archeologia proibita: la storia segreta della razza umana. A Carson City, nel Kentuky sono state ritrovate impronte di piedi e di calzature in uno strato antico di 110 milioni di anni. A Laetoli in Tanzania, le tracce fossili umane sono mescolate a quelle dei dinosauri. A Macoupin nell'Illinois orme umane fossilizzate si trovano in uno strato del Carbonifero e risalenti quindi a 300 milioni di anni fa. Nel Canyon Havasupai si trovano le pitture murali di un T-Rex, nel Big Sandy River quelle di uno Stegosauro. Nel Turkmenistan una impronta umana è accanto a quella di un animale preistorico. Dalla posizione delle impronte sembra che l'uomo stesse cacciando l'animale. Nel letto del fiume Paluxy, in Texas, paleontologi dell'Università della California hanno considerato autentiche le tracce di impronte di dinosauri e di piedi umani. Altre impronte umane fossili in Messico, Arizona, Texas, Illinois, New Messico, Kentucky e altri stati in rocce vecchie di 250 milioni di anni. Carl Baugh, della Pennsylvania State University, in Texas rinvenne, in uno strato di roccia databile 140 milioni di anni fa, le impronte dei piedi di un uomo accanto a quelle di un dinosauro. L'incredibile scoperta fu presto bollata come un clamoroso falso; ma nel 1984, a seguito di ulteriori scavi nella stessa zona condotti dall'archeologo Hilton Hinderliter, gli scettici furono costretti a ricredersi in virtù del ritrovamento delle impronte di due sauri e di un umano in uno stesso strato geologico risalente come minimo a 65 milioni di anni fa. Nella stessa Ocucaje, dal Dottor Jimenez del Oso sono stati scoperti scheletri umani vicino a quelli di dinosauri. Volendo fare un'ipotesi razionale, si potrebbe ipotizzare che la rappresentazione di uomini in compagnia di dinosauri sia frutto di una jungiana fantasia archetipica: gli antichi incisori hanno immaginato l'esistenza di esseri enormi e giganteschi e, per 325 esorcizzarli e per “imbonirli”, li hanno rappresentati in loro compagnia, come a voler comunicare la disponibilità a convivere. Oppure, si può ipotizzare che già 12.000 anni fa siano esistiti uomini che, rinvenuti casualmente e studiati fossili di dinosauri, abbiano cercato di ricostruire l'aspetto di quegli antichi mastodonti. Insomma, si può ipotizzare che siano esistiti dei “paleo-paleontologi” i quali abbiano rappresentato, sulle pietre, le loro ricostruzioni, ipotizzando, loro, che uomini e dinosauri, in passato, siano vissuti insieme. A questo proposito, riportiamo un brano di una leggenda degli indiani Zuni (nativi del Nuovo Messico) che sembra descrivere, con terminologia semplice e mirata, il processo di fossilizzazione: «[...] vivevano sulla terra mostri enormi [...]. Poi gli abitanti del cielo dicono a questi animali: “Vi trasformeremo in pietra, così non potrete più fare male agli uomini e recherete loro conoscenza e giovamento.” Dopo che ciò fu detto la crosta terrestre si indurì e gli animali diventarono di pietra [...].» Si è osservato che molte specie di dinosauri rappresentati sulle pietre non erano presenti nella zona del ritrovamento, dunque le pietre sono sicuramente un falso successivo, e che la qualità delle incisioni e delle rappresentazioni migliora nelle pietre scoperte in tempi più recenti. Una risposta ad ogni obiezione. Neanche oggi, noi, possiamo sapere come fossero gli stadi evolutivi degli animali studiati da Darwin, eppure, utilizzando criteri biologici ed evoluzionistici, questa ricostruzione è stata possibile ed ora abbiamo immagini abbastanza precise. Considerando, poi, il clamore suscitato dalla “faccenda” è ovvio che molti falsari si siano impegnati a realizzare pietre che, per essere appetibili dai turisti di quelle zone, dovevano anche essere “belle” da vedere … Per quello che riguarda la seconda categoria, cioè astronomia ed astronautica, alcune pietre di Ica rappresentano alcuni uomini intenti a scrutare il cielo notturno per mezzo di telescopi. Come si sa, il telescopio fu inventato dai navigatori olandesi e perfezionato da Galileo Galilei nel XVII secolo. Sempre su queste pietre, è possibile osservare, in altro a sinistra, uno strano oggetto sferico seguito da quella che sembra una “scia”: secondo Cabrera è possibile che si tratti della raffigurazione stilizzata di una cometa. In questa stessa incisione sono rappresentati anche i pianeti di Giove e Venere e un'eclissi di Sole. Altre pietre rappresentano 13 diverse costellazioni, incluse le Pleiadi. Un'altra pietra, ancora, rappresenta un calendario astronomico di 13 mesi, probabilmente basato sui cicli lunari. Su altre pietre, ancora, possiamo osservare le figure tracciate sulla piana di Nazca, come detto, non troppo lontana da Ica: su questo torneremo tra poco. Oltre al “volo su Pterodattilo”, che abbiamo visto prima, altro mezzo di locomozione aerea rappresentato sulle pietre è una sorta di uccello meccanico, a bordo del quale sono riconoscibili uomini che osservano o cacciano dinosauri o mentre scrutano il cielo, solcato da corpi celesti. 326 Passiamo dalle stelle alla nostra Terra e vediamo di analizzare alcune pietre le immagini delle quali rientrano nella terza categoria, quella degli antichi continenti. Secondo la teoria della Tettonica a zolle o a placche, illustrata da Hapgood, i continenti poggiano su zattere di materiale galleggiante su un mare di magma; i movimenti di questi continenti, oltre a determinare, ovviamente, il loro spostamento (la famosa teoria della “deriva dei continenti”, elaborata da Wegener), sono causa di terremoti, eruzioni vulcaniche e della formazione ed innalzamento di catene montuose, aperture di mari, di laghi e quant'altro. Secondo questa teoria, anticamente la posizione dei nostri continenti non era uguale a quella che questi hanno attualmente. Per esempio, il Sud America era unito all'Africa occidentale, come la forma delle coste del Brasile, perfettamente “incastrabile” con quella del Golfo di Guinea, dimostra. Ora, una carta degli antichi continenti terrestri è presente su una delle pietre di Ica. L'incisione rappresenterebbe la disposizione degli antichi continenti di Atlantide, Mu, Lemuria e del continente americano. I geologi, servendosi dell'aiuto del computer, hanno confermato che la forma dei continenti e delle terre emerse raffigurate nelle pietre riproducono con precisione la Terra come doveva apparire 13 milioni di anni fa. Le pietre di Ica non sono gli unici documenti che attestano l'esistenza di “continenti perduti”. Nello Yucatan, in Messico, per esempio, William Niven trovò un petroglifo che riportava inspiegabili masse di terra nell'Oceano Atlantico e nell'Oceano Pacifico; ancora, il ricercatore James Churchward ritrovò, in Tibet, una tavoletta raffigurante “due continenti sconosciuti”. Ma torniamo ad Ica. Questa precisione nel tracciare quella che possiamo tranquillamente definire “la prima carta geografica della storia dell'uomo” ha fatto supporre che coloro che la realizzarono, evidentemente, potevano vantare un punto di vista privilegiato dal quale rilevare l'esatta posizione dei continenti: insomma, tanta precisione fa supporre che i realizzatori dell'incisione fossero in grado di viaggiare nello spazio. Questa ipotesi troverebbe conferma nelle figure presenti su altre pietre: su queste, sono raffigurate navi volanti, sospese in aria. Alcuni hanno ipotizzato che la loro capacità di volare (sempre se di questo si tratta) sia dovuta ad un campo elettromagnetico o ad un propulsore antigravitazionale. La fantasia, in questi casi, scavalca la scienza. Comunque sia, dando per buona questa ipotesi, troverebbe conferma l'ipotesi di Cabrera secondo cui Nazca altro non sarebbe che un antico porto spaziale per navi volanti. Secondo Cabrera, i tracciati andini sarebbero stati ricoperti, in passato, da un materiale sconosciuto, superconduttore e resistente alle alte temperature, che permetteva alle navi spaziali di atterrare in caduta libera senza alcun danno. Conferma di queste teorie venne nel maggio del 1975, quando il geologo Klaus Dikudt dell'Università di Lima disse di avere rintracciato, lungo le linee, “frammenti di un materiale scuro, traslucido, infrangibile, leggero ma estremamente duro, tanto da rigare il quarzo. Il materiale analizzato aveva reagito in modo anomalo a tutti gli esami, ed era rimasto intatto perfino sottoposto ad una temperatura di 4000 gradi. Non si trattava di frammenti di meteoriti. La 327 composizione e la provenienza di questo materiale resta ignota …”. La conferma della reale funzione di Nazca, per un circolo vizioso, confermerebbe la possibilità, per gli antichi geografi di Ica, di volare oltre i limiti dell'atmosfera e spiegherebbe, così, l'esattezza dei contorni degli antichi continenti terrestri tracciati sulle pietre. L'incredibile precisione delle carte è anche confermata da un “addetto ai lavori”. Alcune pietre sono tuttora esposte al Museo Nazionale dell'Aviazione Peruviana, a Lima, il cui ex direttore, il colonnello Omar Chioino, fece riportare su carta da esperti cartografi dell'aviazione i motivi incisi sulle sessanta pietre del museo. Alcuni disegni erano incredibilmente simili alle figure incise nel deserto di Nazca. “Solo chi è pratico di procedimenti di rilevamento topografico può comprendere che tipo di modello sia necessario per riportare in misure gigantesche un disegno originale in piccola scala, con assoluto rispetto delle proporzioni. I primi devono aver posseduto strumenti e sussidi di cui non sappiamo nulla […]. Inoltre escludo la possibilità di una contraffazione […]: il dottor Cabrera è stato sotto la sorveglianza del Servizio d'Informazione negli anni settanta e per un lungo periodo di tempo. Non è emerso nulla che lo potesse incastrare. La sua serietà è oggi al di sopra di ogni sospetto.” Per parlare delle incisioni raffiguranti “cataclismi planetari”, ossia la quarta categoria di Cabrera, dobbiamo fare nuovamente riferimento alla cosiddetta “pietra degli astronomi”, che abbiamo analizzato poco fa. In essa si possono notare, come già evidenziato prima, due persone intente ad osservare il cielo per mezzo di un telescopio: un oggetto volante sale verso il cielo mentre tre comete precipitano verso la Terra; le stelle sono ritratte con un insolito brillio, mentre un'immensa nuvola striata, che simboleggia la pioggia, segue la coda di una grossa cometa. I continenti appaiono semi sommersi mentre una stella precipita su quello che appare come un continente, oppure una grande isola. Per alcuni studiosi, questa incisione raffigurerebbe il grande cataclisma che fa da fil rouge a tutti i miti dei popoli della Terra (dall'Antico Testamento ai racconti mitologici dell'antica Mesopotamia, giusto per fare un paio di esempi) e che interessò la Terra migliaia di anni fa. Le prove concrete del suo verificarsi si troverebbero nello strato d'iridio presente nel suolo in notevole quantità, presenza che denota un incremento spiegabile unicamente con la caduta di meteoriti e non semplicemente con un incremento di attività vulcanica. La fascia del minerale è spessa ben cinquanta centimetri, il che fa ipotizzare che un grosso asteroide, o uno sciame di asteroidi, o la coda di una cometa, abbiano incrociato la traiettoria della terra. Altri indizi di un eventuale cataclisma ci arrivano dalla pietra raffigurante gli antichi continenti della Terra, che abbiamo analizzato poco fa. Sul perimetro esterno si possono notare gruppi di piramidi, i vertici delle quali sono rivolti verso i continenti, e, tutt'intorno, una larga striscia di linee ondulate che sembra indicare un accumulo di vapore nell'atmosfera. Sapendo che le piramidi erano il simbolo di sistemi che servivano per captare, conservare e distribuire energia (come vedremo di seguito), è evidente che l'uso incongruo di tali sistemi doveva aver provocato una situazione di squilibrio. Il pianeta, ricevendo calore dal sole e non potendolo dissipare a causa di 328 quell'enorme strato di vapore, era diventato un sistema termico chiuso. Giunto al punto di massimo accumulo, il vapore si deve essere convertito in acqua, precipitando sulla terra sotto forma di una pioggia interminabile, un vero diluvio, con conseguenze spaventose. Nello stesso tempo, l'eccesso di energia calorifica poteva avere intaccato anche lo scudo di Van Allen, l'involucro magnetico che circonda la terra e che la protegge dalle particelle ionizzate emesse dal sole. Quest'insieme di fattori doveva aver provocato un aumento di intensità nel campo gravitazionale della terra, con la conseguente cattura di corpi celesti che, penetrando attraverso le falle aperte nelle fasce di Van Allen, colpirono la terra con effetti catastrofici. Cataclismi di questo tipo (è stato confermato da geologi ed astronomi) sono una cosa avvenuta con buona certezza, nel passato del nostro pianeta. Riportiamo un fatto curioso. Tanto per non lasciare intatta nessuna via di indagine, si decise di far eseguire ad una sensitiva in stato di trance un esame psicoscopico su una pietra incisa, di cui ella non conosceva né la provenienza né la storia. Questo il risultato: "Vedo due individui. Un occhio vigile che guarda; un pungolo nella mano dell'altro. Com'è veloce il disegno! Quasi nemmeno pensato ed è già finito. è l'occhio di chi guarda, però, che sta guidando. La pietra mi dice: pazienza e osservazione. La vedo in mezzo ad altre. Non a caso i disegni sono ripetuti in tutta una serie. La soluzione è nella serie: non c'è il tre senza il due, non c'è il quattro senza il tre. Io vado dentro la terra … vado a segnare. Io segno, tu mi guardi. Tu con gli occhi mi dici quello che devo segnare e io segno quello che tu dici, perché tu sei che sai. Io non so. Io eseguo con la mano quello che tu mi dici con gli occhi, perché tu sai. Tu sai la vita: tu sai il prima e il dopo; tu sai dirmi come sarà, tu sai dirmi quello che è stato. Io solo segno. Altri ancora segnano: altri già prima hanno segnato”. Improvvisamente la sensitiva comincia ad agitarsi e a respirare affannosamente. “Acqua … vedo acqua. Acqua che bagna e liscia … acqua che lava … lava anche il ricordo! Lava tutto. Quanta acqua! Quanta acqua al passaggio di chi è stato! Basta! Non posso più tenere questa pietra! Non la voglio più! Toglietemela! … Ah, la mia testa! Che strano … la mia testa è una pietra nera come quella che avevo in mano …". Come detto all'inizio, molte delle pietre di Ica rappresentano anche operazioni chirurgiche. E le operazioni erano veramente di qualunque genere: trasfusioni, agopuntura con funzione anestetica, parti cesarei, rimozione di tumori, operazioni a cuore aperto (ricordiamo che siamo in anni antecedenti alle prime operazioni di Christian Barnard), a polmoni e reni, addirittura al cervello. Altre figure mostrano come i pazienti, prima di essere operati, fossero intubati e collegati a macchinari di alimentazione cardiaca; altre ancora mostrano strumenti chirurgici di estrema precisione; in altre ancora i corpi sono stati raffigurati in trasparenza, in modo che possano essere visibili gli organi interni, a testimonianza dell'avanzata conoscenza e a sottolineare che la struttura fisica degli individui era uguale alla nostra. Si tratta di raffigurazioni tali, è pleonastico dirlo, da far supporre un'estrema conoscenza medica 329 da parte degli autori delle incisioni. Per far capire come questa conoscenza fosse stupefacente, faremo soltanto un paio di esempi. Come detto, molte incisioni rappresentano operazioni di trapianti d'organo. Una costante di ogni rappresentazione è la presenza, nella scena di una donna incinta: in ogni scena, la donna è collegata, tramite una sorta di cannula inserita nell'arteria radiale, sia al cuore rimosso dal donatore, sia al paziente ricevente. è evidente che la donna sta trasfondendo il proprio sangue sia al donatore che al ricevente. Riflettendo su questo punto Cabrera ipotizzò che nel sangue delle donne in gravidanza vi fosse una sostanza (un ormone, un enzima) capace di bloccare o limitare il problema principale dei trapianti, cioè il rigetto. Nel 1980 due medici, Ronald Finn e Charles St. Hill di Liverpool, condussero una serie di esperimenti legati alle intuizioni di Cabrera. Operarono trapianti di fegato, di reni e di cuore in animali trasfusi con plasma prelevato da femmine gravide e notarono un sensibile regresso dei fenomeni legati al rigetto. I due dottori non riuscirono ad identificare la sostanza che bloccava il rigetto, ma ipotizzarono che si trattasse di un ormone immuno-depressorio, cioè un ormone diverso dal progesterone (un ormone femminile fondamentale durante la gestazione e la gravidanza) conosciuto ed utilizzato già dal 1934 e non sempre rivelatosi efficace per prevenire l'aborto, che altro non è che un rigetto. Questo processo, come detto, ci è noto soltanto dal 1980; gli autori delle incisioni, invece, lo conoscevano già. Altro esempio: su una delle pietre è rappresentato, in tutte le sue fasi, un trapianto di cervello. Per noi si tratta di un'operazione impossibile da eseguirsi: al nostro livello di tecnologia, siamo in grado di mantenere le funzioni vitali cerebrali, ma non di unire il cervello trapiantato al bulbo rachideo, al midollo spinale, ai numerosi nervi presenti. Gli autori delle incisioni, però, pare fossero in grado di farlo. La conclusione di Cabrera fu che gli autori di quelle pietre avevano raggiunto una vasta e profonda conoscenza della scienza medica. Le cinquanta pagine del V capitolo del suo libro sono dedicate alla spiegazione di come venivano eseguite operazioni chirurgiche molto complesse, soprattutto quelle di trapianto di vari organi. Quanto alle terapie mediche, unendo le conoscenze desunte dalle incisioni con quelle acquisite dalla moderna medicina occidentale, Cabrera ha proposto un nuovo ordinamento molecolare che ha descritto in una tesi dal titolo Teoria Biomicrofisica di Immunologia del Cancro, a cui ha collaborato il suo assistente, il dottor Luíz Cáhua Acuña. Per quello che riguarda la “flora e fauna”, su alcune pietre si possono osservare, oltre ai dinosauri, molte specie animali comparse molti anni dopo i grandi sauri e non tutti appartenenti alla fauna delle Americhe, quali struzzi, canguri, pinguini, cammelli e altri. Tra gli “altri”, vi è la rappresentazione di cammelli e lama con zampe di cinque dita. Esaminando le incisioni, Cabrera si ricordò che un archeologo peruviano, Julio C. Tello, aveva pubblicato uno studio sui queros (stoffe con figure intessute) di stile Tiahuanaco in cui erano rappresentati lama con cinque dita, come nei lama preistorici e a differenza di quelli attuali, che hanno zoccoli bipartiti. Alcuni studiosi avevano giudicato quei disegni come il prodotto della fantasia di artisti pre-colombiani che avevano voluto umanizzare i lama. Ma, a distanza di pochi anni, lo stesso Julio Tello 330 aveva scoperto scheletri di lama con cinque dita. Questo ritrovamento, che avrebbe dovuto interessare archeologi e paleontologi, passò del tutto inosservato, così come era stata ignorata la scoperta di antropologi indiani, comunicata alla Accademia delle Scienze dell'U.R.S.S. nel 1973, di fossili umani estratti da rocce mesozoiche (fra i 230 e i 63 milioni di anni fa). Cabrera ebbe questa notizia dal dottor A. Zoubov, antropologo russo e membro dell'Accademia delle Scienze, in occasione di una sua visita per una serie di conferenze nei paesi latino americani. Parlando, invece, delle razze della Terra, su alcune pietre si possono distinguere esseri all'apparenza simili agli uomini, ma dotati di coda. Secondo un importante ricercatore, Charroux, che incontreremo anche in seguito, si tratterebbe di una civiltà a metà fra uomini e sauri. Un'ipotesi che trova conferma in molti racconti mitologici antichi, i quali narrano e riportano di “uomini simili a lucertole”. Viste più da vicino “le pietre dello scandalo”, torniamo ora a tracciarne per sommi capi la storia. In effetti, parlando delle pietre di Ica, si è soliti far cominciare la loro “storia” dallo studio condotto da Cabrera. Le cose, però, non stanno proprio così. Le pietre e le incisioni su di esse, infatti, erano conosciute dagli abitanti della zona dell'Ocucaje fin dal '500, come ci testimonia il cronista indio Juan de Santa Cruz Pachacuti Llamqui: nella sua opera, Juan descrive le piedras manco, ossia “pietre di potere” con estrema precisione, scrivendo anche come, durante il regno del re inca Pachacutec, in base ad un'antica tradizione, esse facessero parte del corredo funerario dei nobili. Un altro riferimento compare anche nel Noticias Historiales, opera dello spagnolo Pedro Simon conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi e risalente al 1626. In tempi più vicini ma sempre antecedenti a Cabrera, poi, furono Pablo e Carlos Soldi ad interessarsi alle pietre ed ai loro misteriosi disegni. Proprietari di grandi haciendas vicine a Ocucaje, incuriositi dai disegni, che giudicarono opera di fantasia di artisti sconosciuti, cominciarono a raccogliere quante più pietre possibile, tanto che nel giro di pochi anni collezionarono migliaia di pezzi. Altri seguirono il loro esempio e, tutti convinti di trovarsi di fronte a qualcosa di eccezionale, chiesero alle autorità di avviare delle indagini per scoprire il luogo del ritrovamento, luogo che gli huaqueros mantenevano ben segreto, e di iniziare uno studio scientifico delle pietre. Ma inspiegabilmente, fin dall'inizio, ci fu un atteggiamento ostile da parte degli organi competenti, che poi diede origine a due opposti gruppi in lotta accanita: quello dei sostenitori dell'autenticità delle pietre, e quello degli oppositori. Dopo i Soldi, venne Cabrera. Mentre il dottore organizzava la propria collezione presso la Casa della Cultura di Ica, Cabrera lesse un articolo di Santiago Agurto Calvo, rettore del Politecnico di Lima, e Alejandro Pezzia, archeologo peruviano, comparso sul supplemento scientifico del quotidiano di Lima El Commercio: nell'articolo, i due studiosi affermavano di aver trovato, nell'agosto di quell'anno, pietre simili a quelle di Cabrera in tombe databili ad un periodo antecedente a quello della civiltà Inca, tombe nelle quali le pietre erano probabilmente utilizzate come portafortuna o come rappresentazioni di divinità, come già indicato da Juan de Santa Cruz Pachacuti Llamqui nella sua cronaca. 331 La scoperta di Calvo e Pezzia fu ripetuta dallo stesso Calvo a Max Uhle Hugel, una zona archeologica protetta. Lì, in una tomba risalente al I secolo a.C., Calvo raccolse oltre cento pietre e le fece analizzare dall'Istituto di Mineralogia del Politecnico del Perù, ottenendo il primo risultato di un certo rilievo: le pietre, in base allo stato di ossidazione che ricopriva la superficie, erano databili ad almeno 12.000 anni prima. Una ulteriore conferma giunse dal vecchio collega di Calvo, Pezzia, il quale rinvenne, in un'altra tomba pre-incaica, una pietra incisa simile alle Pietre di Ica. L'articolo pubblicato da Calvo e Pezzia attirò presso Ica numerosi scienziati ed eminenti studiosi. Molti di loro, anche senza aver esaminato le pietre, sentenziarono che si trattava sicuramente di falsificazioni, e neanche troppo ben elaborate, preparate dallo stesso Cabrera. Il sostenitore principale di questa linea fu Roger Ravinez, archeologo e membro dell'Istituto Nazionale di Cultura del Perù, il quale ammise che solo le due pietre estratte dalle tombe da Calvo e Pezzia erano autentiche, mentre le altre, in tutto simili, erano soltanto falsi. Che non tutte e settantamila (tante si stima siano state vendute, fino al 1980, dai contadini di Ocucaje) siano certamente autentiche, è cosa sicuramente plausibile: dopo il clamore destato dal caso, il valore commerciale delle pietre era cresciuto vertiginosamente, dunque la loro vendita, per i contadini, era ottima fonte di ricchezza. Tra i più importanti “falsificatori” (in spagnolo campesinos, abili incisori pronti a vendere finti reperti archeologici per raggranellare qualche soldo con i turisti) di Ica, stando a quanto da loro stesso affermato, ci sono due contadini, Basilio Uchuya e Irma Gutierrez, che, in un'intervista rilasciata a A. Rossel Castro per una rivista archeologica peruviana nel 1977, si dichiararono autori delle incisioni. I soggetti, dichiaravano i due, arrivavano dalle fonti più varie (fumetti, illustrazioni, libri scolastici e giornali); a lavoro finito, bastava mettere le pietre nel pollaio e le galline provvedevano a depositarci sopra una patina d'antico. Un'ipotesi plausibile, ma impossibile per vari motivi. Tanto per cominciare, come detto prima, le pietre erano conosciute fin dal '500; in secondo luogo, per realizzare settantamila incisioni, i due contadini avrebbero dovuto lavorare giorno e notte per almeno trent'anni, ad un ritmo di una pietra al giorno! Se si considera poi la durezza relativa delle pietre, vicina a quella del diamante, il loro presunto lavoro di incisori va incontro ad una difficoltà maggiore. Considerando, ancora, le analisi geologiche ed il fatto che i due contadini erano praticamente analfabeti e, di fatto, sprovvisti di conoscenze scientifiche anche elementari (fondamentali per la realizzazione della maggior parte delle incisioni e certo non rinvenibili solamente dalle fonti da loro citate), le affermazioni di Uchuya e Gutierrez sono definitivamente smentite. Non tutti, naturalmente, sostenevano la falsità delle pietre. Robert Charroux, per esempio, nel 1977 condusse un'indagine all'insaputa di Cabrera, andando a intervistare i due contadini presunti autori delle incisioni. Dopo essersi convinto che questi mentivano, nel suo libro L'Enigme des Andes, confermò l'eccezionalità della scoperta di Cabrera: “Accettando l'autenticità delle pietre la storia del mondo 332 dovrebbe essere riscritta da capo, ma gli uomini di scienza non accetteranno mai di fare una simile rivoluzione”. Dalla parte di Cabrera, anche il ricercatore francese Francis Mazière, famoso per il pionieristico lavoro svolto sulla cultura polinesiana dell'isola di Pasqua: dopo un accurato lavoro di reperimento e studio, nel 1974 Mazière ha definito le pietre come “l'enigma archeologico più sconcertante del sud-America”, escludendo la possibilità di falsificazioni. Incurante della campagna denigratoria che gli veniva mossa da ogni parte, Cabrera trasformò il proprio studio medico in museo e continuò lo studio e la classificazione delle pietre. Come avevano fatto Calvo e Pezzia prima di lui, anche Cabrera richiese a due enti competenti, la Compagnia di Ingegneria Mineraria Mauricio Hochshild e l'Istituto di Mineralogia e Petrografia dell'Università di Bonn, analisi sui suoi reperti; le analisi dell'Università di Bonn furono condotte dal dottor Eric Wolf, il quale fornì un risultato identico a quello della Compagnia di Ingegneria Mineraria Mauricio Hochshild e a quello di Calvo e Pezzia: le incisioni sulle pietre risalivano a 12.000 anni fa. Va detto, per inciso, che, recentemente, il ricercatore spagnolo, Vicente Paris, ha ottenuto una pietra dal professor Cabrera facendola analizzare a Barcellona da José Antonio Lamich del gruppo di ricerca Hipergea. Le analisi purtroppo hanno dato esito negativo, rilevando segni di carta abrasiva e lavorazione recente. Cabrera ha ammesso che parte della sua collezione viene dal campesino Basilio Uchuya, uno dei principali falsificatori delle pietre, dunque è possibile che la pietra analizzata da Paris sia un falso. Confortato da questo risultato, Cabrera continuò lo studio delle sue pietre. Analizzandole, abbiamo già visto quali furono le sue incredibili scoperte. Non abbiamo ancora parlato, però, della teoria di Cabrera circa gli uomini rappresentati nelle pietre, probabili autori delle incisioni. Per introdurre queste teoria, e per completare l'analisi degli studi di Cabrera, dovremo osservare ancora una volta le pietre da vicino. Studiando sistematicamente un gruppo di circa 500 pietre, Cabrera si accorse che certi segni (spirali, triangoli, rombi, reticoli, foglie, frecce, linee) si ripetevano in posizioni diverse, a seconda delle diverse situazioni. Ne dedusse che si doveva trattare di una qualche forma di crittografia. Alla fine, con una buona dose di intuizione e di fortuna, riuscì a interpretare il significato di un buon numero di segni e arrivò a decodificare quella specie di linguaggio simbolico: la foglia era il simbolo della vita e indicava la trasformazione dell'energia solare in energia elettronica; le linee parallele erano il simbolo della vita vegetale, di un'energia organica e biologica di grado inferiore; le quadrettature oblique e le losanghe indicavano la vita animale; le linee verticali e orizzontali, la vita umana; le piramidi, complessi energetici di assorbimento, accumulo e distribuzione di energia. L'elemento di questo oscuro linguaggio fu individuato da Cabrera nella foglia. In molte pietre, gli individui impegnati in attività importanti portavano dei copricapo apparentemente formati da piume (ma un più attento esame rivelò trattarsi di foglie), 333 mentre altri individui, nelle stesse scene, ne erano sprovvisti, quasi a suggerire la presenza di vari tipi con caratteristiche diverse. Cabrera contò più di cento posizioni in cui la foglia era collocata all'interno delle composizioni, evidentemente per suggerire differenti interpretazioni a seconda di come era accostata ai vari elementi. Cabrera si chiese se la costante presenza di foglie non indicasse una funzione particolare. In molte incisioni, i raggi di sole si insinuavano fra le foglie dei copricapo dei personaggi importanti e terminavano alla base delle loro teste, proprio nella zona della ghiandola pineale, o epifisi, presente alla base del cervello, in prossimità della nuca. Oggi sappiamo che l'epifisi è responsabile della produzione della melatonina, un ormone legato al sistema delle endorfine, che presiede ai ritmi del sonno e della veglia, e quindi all'alternanza energetica senza la quale un organismo non può reggere. Benché si trovi all'interno della scatola cranica, riceve la luce del sole attraverso un circuito nervoso che trasmette la luce dalla retina fino alla ghiandola. Più di venti anni fa, quando l'epifisi veniva ancora definita inutile, Javier Cabrera rilasciò queste dichiarazioni alla rivista argentina El Insolito: "Si sa che le foglie si sviluppano per mezzo della fotosintesi e perché la fotosintesi avvenga è necessaria la luce del sole, fonte primaria di energia. Allo stesso modo la ghiandola pineale cattura l'energia solare cosmica e la trasforma in un altro tipo sconosciuto di energia, che io chiamo energia conoscitiva. Le foglie che compaiono sulle teste di alcuni individui sono una rappresentazione simbolica di un mezzo che permetteva loro di stimolare il cervello, per sviluppare le loro funzioni conoscitive, così come di convertire l'energia solare e cosmica in un tipo di energia conoscitiva. Sfruttando l'attività della loro ghiandola pineale, quegli esseri erano in grado di trasformare il corpo organico in corpo puramente energetico. Mi chiedo se la nostra umanità sarebbe in grado di gestire una simile fonte di energia. Guardando a quanto accade oggi con il nucleare, direi di no." Un altro dettaglio a conferma del ruolo che l'epifisi doveva avere nel fornire non solo energia conoscitiva ma anche organica appare nelle medesime incisioni con gli individui trafitti dai raggi di sole. Le teste, disegnate di profilo, hanno una bocca piccolissima, chiusa dietro da una specie di graffa, chiara allusione al fatto che quegli esseri non si alimentavano per via orale. Stupefatto dall'enorme sapere di quegli strani esseri, come testimoniato dalla varietà di conoscenze rappresentate sulle pietre, Cabrera decise di chiamare quegli antichi esseri “Antenati Superiori” e definì la loro civiltà “Glittolitica”. E riguardo il loro aspetto inconsueto (corpi piccoli e tondi da bimbi e teste grandi con profili adunchi da vecchi): "Per quanto riguarda le figure umane rappresentate nelle incisioni, anche se è probabile che non vi sia una estrema fedeltà ai modelli, dato che si tratta di disegni simbolici, penso tuttavia che per certi aspetti non fossero diversi da come appaiono. è evidente la sproporzione fra la testa, il corpo e gli arti. La testa è voluminosa, e ancor più il ventre; gli arti superiori sono lunghi, le mani hanno dita sottili e il pollice non è 334 in posizione opposta. Gli arti inferiori sono robusti e corti. Dato che la finalità dell'umanità glittolitica era l'aumento delle qualità intellettive per incrementare e conservare le conoscenze acquisite, la conformazioni fisica degli individui dovette adattarsi al costante esercizio delle funzioni conoscitive. Pertanto il cervello doveva avere dimensioni notevoli; le braccia potevano non essere robuste e le mani, non dovendo assolvere a funzioni meccaniche, non avevano bisogno di un pollice in posizione opposta. Le gambe corte e forti e il ventre pesante, spostato in basso, bilanciavano il peso della testa, sproporzionatamente grossa." I vari individui appartenenti a un diverso livello evolutivo, che Cabrera identificò in cinque tipi differenti, sono riconoscibili da certi segni caratteristici che rivelano le loro diverse capacità e attitudini. Ma da dove arrivavano le conoscenze di questa antica civiltà? Per rispondere a questa domanda, che si ricollega ai cinque gruppi evolutivi di cui appena più sopra, osserviamo ancora le pietre. In una incisione appare, in forma simbolica, il processo di trasmissione di codici di conoscenza fra esseri di diversa struttura ed evoluzione. Su un lato della pietra, si può osservare il disegno di un individuo dal copricapo di foglie (perciò un essere superiore), mentre, sull'altro lato, si nota un essere dall'aspetto quasi animalesco. Una delle foglie che coronano la testa dell'essere superiore si allunga fino a inserirsi nella testa dell'altro individuo: ricordando che la foglia è il simbolo della carica energetica e dell'evoluzione intellettiva, è evidente, in questa incisione, l'allusione alla possibilità di trasmettere informazioni da soggetto a soggetto. Le incisioni suggerirebbero, insomma, che l'evoluzione umana non sarebbe stata un processo naturale e spontaneo, ma sarebbe stata programmata e diretta da individui appartenenti a una civiltà più avanzata su soggetti biologicamente e intellettualmente inferiori. Secondo Cabrera, gli autori delle incisioni sarebbero stati proprio gli individui che, una volta ricevuti i codici di conoscenza, furono in grado di tramandare quanto era stato loro trasmesso. Visti tutti questi fatti, cerchiamo di tirare le somme di quanto detto finora. Secondo Cabrera, in base a quanto riportato dalle pietre, almeno 12.000 anni fa (ma forse anche 65 milioni di anni fa) sulla Terra sarebbe esistita una razza, la razza Glittolitica, in possesso di conoscenze scientifiche al di là di ogni nostra immaginazione. L'origine di questa razza rimane, naturalmente, avvolta nell'oscurità. Per Cabrera potrebbe trattarsi di una razza di origine extraterrestre, insediatasi in Perù ed entrata in contatto con i primi ominidi, i quali sarebbero stati oggetto di esperimenti per un'evoluzione guidata del genere umano. Questa teoria conferma quella espressa nel volume Perù, incidents of travel and explorations in the lands of Incas, pubblicato a New York nel 1887. L'autore, Ephraim George Squier, un archeologo nord americano, dopo aver studiato minuziosamente le civiltà dell'antico Perù, si era convinto che nella storia peruviana erano esistite due distinte epoche culturali: una situata in un tempo molto lontano, detentrice di una conoscenza scientifica molto avanzata, e l'altra, quella degli Incas, di un livello culturale molto 335 più basso. Squier pensava che fra queste due culture doveva essere intercorso un tempo difficile da precisare, ma enorme. Era anche convinto che le gigantesche costruzioni sparse nel territorio peruviano erano la testimonianza di una tecnologia avanzatissima, patrimonio di una umanità sconosciuta. Trovandosi nelle vicinanze di un'immane catastrofe planetaria (forse quella che ha causato l'estinzione dei dinosauri, causata da un evento naturale o da un uso sbagliato della propria tecnologia), questa civiltà, consapevole della propria fine, avrebbe affidato a delle pietre la memoria della propria esistenza, della propria cultura e della propria sapienza ed un monito a non commettere gli stessi errori. Scomparsi i glittolitici (estintisi o, più probabilmente, ripartiti verso il proprio mondo di origine, che Cabrera individua nelle Pleiadi, [coincidenza: in Perù, il giorno di San Giovanni si festeggia l'Inti Raimi, il dio Sole: ricordando il momento in cui la Terra si trovava perfettamente allineata con il Sole e le Pleiadi]), la Terra sarebbe ripiombata nella preistoria, facendo diventare ciò che era realtà un mito, un racconto di fantascienza, un'assurda fantasticheria. E siamo alla conclusione della storia. Anche perché il suo più importante personaggio, il dottor Cabrera, è scomparso di recente e, con lui, è venuto scemando anche l'interesse per le pietre di Ica. Quale sia la verità, probabilmente non lo sapremo mai. Però, osservando quelle pietre, non si può non pensare che il passato, a volte, potrebbe dover ancora venire. LE PIETRE INCISE DAGLI DEI L'astronauta di Palenque. Il tesoro del dottor Cabrera: rocce aliene del Mesozoico. Visitatori dalle Plejadi. I falsi reperti di Basilio Uchuya. Il disco genetico. Quando gli "dei" scesero in Canada: la lastra extraterrestre di Leonardo Romano. Palenque, Messico, ai giorni nostri. Decine di curiosi visitano il Tempio delle Iscrizioni Maya, datato 692 d.C. e scoperto nel 1949 dall'archeologo Albert Ruz Lhuillier. All'interno di questa gigantesca piramide i turisti osservano, in un gigantesco sarcofago di pietra, sigillato da una pesantissima lastra rettangolare finemente istoriata, le spoglie mortali del sovrano Pacal. Ai più smaliziati non sfugge una stranezza: il disegno riprodotto sulla pietra tombale, vecchio più di un millennio, sembra rappresentare con incredibile precisione uno dei nostri moderni razzi in volo. La sagoma dell'ordigno è perfettamente aerodinamica, con tanto di piedini di atterraggio e getto propulsivo alla base. Al suo interno si vede il re Pacal, posizionato come un moderno astronauta, mentre aziona con le mani e con i piedi delle leve, e guarda dentro uno speciale oculare. Dunque, più di mille anni fa un sovrano maya aveva viaggiato a bordo di un'astronave spaziale? Oppure la pietra di Palenque ricorda, in maniera un po' confusa e mitizzata, il passaggio di visitatori alieni sulla Terra? O ancora, come sostengono gli scettici, la raffigurazione ha semplicemente un 336 significato simbolico del tutto terreno? A questi interrogativi non è mai stata data una risposta definitiva anche perché, inspiegabilmente, l'archeologia ufficiale sembra continuare ad ignorare di proposito l'enigma delle pietre che raffigurano gli dei. ANCORA SUI PETROGLIFI DI ICA Nella minuscola città di Ica, in Perù, viveva un insolito personaggio, il medico Javier Cabrera Darquea; quest'ultimo custodisce religiosamente, nel suo museo personale, oltre 20.000 pietre di andesite di diverse forme e proporzioni, alcune piccole e piatte e color grigio-ocra e altre pesanti sino a 200 chili. Tutte hanno una curiosissima caratteristica, sono interamente coperte da elaboratissimi disegni preistorici che raffigurano tecnologie perdute o sconosciute! "Ho incontrato Cabrera nel 1991 - ha dichiarato il giornalista americano Brad Steiger - e ho esaminato le pietre trovate a Ica. Sopra di esse gli uomini preistorici avevano disegnato degli indigeni che volavano su uno pterodattilo ed osservavano con un cannocchiale uno stegosauro, il che mi stupiva non poco, visto che ufficialmente i dinosauri si sono estinti molto prima della comparsa dell'uomo sulla Terra. E c'erano anche figure di animali bizzarri, sconosciuti, e rappresentazioni dettagliate di chirurgia moderna, come un'operazione a cuore aperto la cui conoscenza non era possibile nell'antichità; in una pietra era poi descritta nientemeno che la deriva dei continenti ... Nessun uomo preistorico poteva essere al corrente di simili informazioni sia del passato che del futuro. Nelle pietre più grandi c'era tutta la mitologia e l'astronomia, basata su un calendario di tredici mesi, di un popolo vissuto 230 milioni di anni fa, nell'era Mesozoica. Questa antica popolazione discendeva da una razza extraterrestre che aveva visitato la Terra 400 milioni di anni fa. Tutto questo si ricava dallo studio delle pietre ...". Per avere conferma di queste incredibili asserzioni, Cabrera ha sottoposto alcuni reperti al geologo americano Ryan Drum, che ha dichiarato: "Ho studiato le rocce a 30 e 60 ingrandimenti con uno microscopio elettronico e non ho trovato, nelle incisioni, tracce di manipolazioni. Se le pietre sono genuine , allora hanno un incredibile valore; se sono uno scherzo, per il loro numero, la mole e l'accuratezza dei dettagli dovremmo studiare antropologicamente il loro autore ...". E Joseph Blumrich, un ex-esperto della NASA convinto che in passato la Terra sia stata visitata da alieni, ha commentato: "Sono rimasto profondamente impressionato da ciò che ho visto. E sono molto felice di avere trovato un'evidenza così diretta di ciò in cui credo. Non ho alcun di dubbio sull'autenticità di queste pietre". "In molte di queste pietre - ribadisce Steiger - si vedono i progenitori dell'homo sapiens, esseri prima anfibi, poi rettili ed infine mammiferi, comunque anteriore alle scimmie. Cabrera è convinto che questi esseri siano stati manipolati geneticamente da una razza proveniente dalle Plejadi, che aveva una base esplorativa su Venere. Questi alieni seguivano un ben preciso piano scientifico. Sfortunatamente le loro creature vennero annientate dallo stesso cataclisma che ha sepolto sotto tonnellate di roccia le pietre di Ica". "Ho raccolto 337 20.000 pietre - ha dichiarato Cabrera - ma ne esistono molte di più, almeno 50.000. É necessario che si crei una commissione di studio e che il governo peruviano istituisca un sistema di vigilanza permanente per proteggere questa ricchezza nazionale". LINEE DI NAZCA, PIETRE DI ICA Il giacimento delle pietre di Ica si trova a Sallas ed è stato messo a nudo da un terremoto. "Molte altre pietre - conferma lo studioso Yves Naud - arrivano da una zona ad una trentina di chilometri a sudovest di Ica, accanto il fiume omonimo, verso Ocucaje. Le pietre vengono perlopiù trafugate da tombe dagli indios, che le vendono a Cabrera o ai turisti. A Ocucaje non c'è famiglia contadina che non ne conservi almeno una. E sebbene gli scettici continuino a parlare di un falso, è certo che i graffiti sono noti almeno dal XVII secolo, come testimoniano i documenti dell'epoca. Se le pietre non hanno attirato l'attenzione degli archeologi, è perché la zona è estremamente ricca di reperti molto più preziosi ed interessanti, dai vasi Paracas alle selci lavorate. Un'eredità preistorica troppo abbondante ha reso i peruviani indifferenti alle pietre di Ica". Cabrera è convinto che i disegni di Ica siano collegati alle Linee di Nazca. Sia sulle rocce di Ocucaje che nella pampa andina comparirebbero difatti i medesimi disegni. A detta di Cabrera, i tracciati andini sarebbero stati ricoperti, in passato, da un materiale sconosciuto, superconduttore e resistente alle alte temperature, che permetteva alle navi spaziali dei Plejadiani di atterrare in caduta libera senza alcun danno. Conferma a queste opinabili teorie venne nel maggio del 1975, quando il geologo Klaus Dikudt dell'Università di Lima disse di avere rintracciato, lungo le linee, " frammenti di un materiale scuro, traslucido, infrangibile, leggero ma estremamente duro, tanto da rigare il quarzo. Il materiale analizzato aveva reagito in modo anomalo a tutti gli esami, ed era rimasto intatto perfino sottoposto ad una temperatura di 4000 gradi. Non si trattava di frammenti di meteoriti. La composizione e la provenienza di questo materiale resta ignota ... LA PLACCA METALLICA DI EDMONTON Il mistero delle pietre incise dagli "dei", o quanto meno dai loro discendenti, resta irrisolto. Sia la simbologia presente sulle pietre di Ica, vere o false che siano, sia i complessi glifi maya che circondano la lastra tombale di Palenque, solo parzialmente decifrati, sembrano ricordarci un passato remoto in cui la Terra, forse, era meta di visite da altrove. Indubbiamente è molto facile e comodo negare questa interpretazione, come frutto di un'accesa fantasia, ma negare non significa spiegare. Per questo motivo, dunque, gli enigmi di Ica e Palenque non sono mai stato risolti. Storie di pretese comunicazioni scritte o disegnate lasciate da qualcuno che, nella 338 notte dei tempi, ha cercato di fornire una testimonianza scientifica agli uomini del futuro ricorrono ripetutamente nelle cronache documentate di questa umanità e non appartengono soltanto ad un remoto passato attorno al quale è possibile speculare senza alcun freno. Il 4 novembre 1967 Leonardo Romano, un nostro connazionale che si trovava a Edmonton, in Canada, vide dalla finestra di casa sua un globo luminoso atterrare sul campo antistante. Accanto ad una porzione di terreno erboso vistosamente bruciata, Romano trovò una minuscola lastra metallica lunga 17 centimetri e spessa solo un millimetro, coperta finemente da una serie di lettere non appartenenti ad alcun alfabeto terrestre conosciuto. Questo reperto, che qualche migliaio di anni fa sarebbe stato considerato un dono degli dei e per questo sarebbe stato ricopiato all'infinito, come le pietre di Ica, è stato ignorato, ancora una volta, dalla scienza ufficiale. E pertanto ancora una volta il mistero, forzatamente, permane ALL'INIZIO DEI TEMPI, QUAL'ERA IL SEGRETO DELLE NOSTRE VITE? Civiltà Extraterrestri o Continenti inabissati in età antidiluviane Le rovine delle sue poderose costruzioni megalitiche sorgono, in un contesto suggestivo di straordinaria maestosità, nei pressi del lago Titicaca, le cui acque purissime, limpide come cristallo, riflettono le più alte cime, perennemente innevate, della Cordigliera andina, come l'Illimani, il Mururata, l'Huayana Potosi e la lunga catena del Condoriri fino al gruppo dell'Ancohuma. Uno dei più noti cronisti della conquista, lo spagnolo Gracilaso de la Vega, ci ha lasciato memoria di un'etimologia suggestiva che vorrebbe il termine Tiahuanaco composto da tia, parola quechua che indica l'imperativo del verbo "sedere", e da huanaco, o guanaco, termine col quale viene indicato un veloce camelide selvatico delle vette andine. Tiahuanaco significherebbe, quindi, qualcosa come: "siedi guanaco!" espressione con la quale l'imperatore Inca Mayta Capac avrebbe apostrofato un corriere giunto da Cuzco con un messaggio, per sottolinearne la straordinaria rapidità. Le rovine di Tiahuanaco - che si estendono su di una superfice di quattrocentocinquantamila metri quadrati - si articolano in tre gruppi, oggi noti come coi nomi indi di Acapana, Kalasasaya e Tunca-puncu ("le dieci porte"). A Kalasasaya si trova il monumento più famoso di Tiahuanaco, la porta del sole, ricavata da un unico blocco di andesite, il cui lato orientale è coperto da un bassorilievo raffigurante il dio Sole ed è evocativo di ermetici significati cosmici, la cui interpretazione per noi sarà, probabilmente, per sempre oscura. Le rovine di questa antichissima civiltà preincaica suggeriscono molti interrogativi sulla sua misteriosa origine e quale genesi abbiano avuto le straordinarie civiltà che animarono il Sud America in età precolombiana è a tutt'oggi questione controversa. Accanto alle teorie più o meno scientificamente supportate da riscontri concreti, non 339 sono mancate le ipotesi più "ardite", quando non manifestamente fantasiose, come visite di civiltà extraterrestri o continenti inabissati in età antidiluviane. LUOGHI NEI QUALI SEMBRA INTUIRSI LA PRESENZA DI UN PERENNE ED INSONDABILE MISTERO Effettivamente, però, rimangono numerosi gli interrogativi a tutt'oggi insoluti: come si spiegano ad esempio certe concordanze nei miti e nei culti diffusi di qua e di là degli oceani, certi innegabili parallelismi davvero sorprendenti, ad esempio con la civiltà egizia, con l'astronomia come elemento comune che permea le tradizioni religiose delle civiltà diffusesi nei due diversi continenti? Può davvero ritenersi sufficiente la spiegazione che l'intelletto umano giungerebbe invariabilmente alle stesse raffigurazioni del mondo e dell'universo, anche nel caso di popoli fondamentalmente diversi, e totalmente isolati fra loro, oppure occorre prendere seriamente in considerazione l'ipotesi che fra genti diverse e distanti si sia stabilita una qualche forma di contatto, o verificatasi qualche sorta di ancestrale comune esperienza, magari non ancora disvelate con i metodi della scienza classica? I tentativi di spiegazione hanno anche seguito le più bizzarre vie dell'ardimento e dell'avventura: negli anni cinquanta il norvegese ThorHeyerdahl, sull'ormai quasi leggendaria "Kon-Tiki", zattera costruita col papiro,attraversò l'Oceano Pacificocon l'intento di dimostrare che elementi della civiltà Tiahuanaco si erano spinti dal Perú fino all'isola di Pasqua e ad altre isole della Polinesia, indicando, come prova, una supposta somiglianza tra le sculture di pietra di Tiahuanaco e i busti giganteschi dell'isola sperduta nel Pacifico. Comunque sia, pare innegabile che esistano luoghi della Terra i quali - magari lontanissimi fra loro - appaiono come residue testimonianze di un comune passato, di un'unica storia: da Tiahuanaco in Bolivia, a Giza, "la porta dell'aldilà" per gli Egizi, da Machu Picchu, la città sacra degli Inca, a Angkor Wat in Cambogia, dalla piramide a nove gradini di Quetzalcoatl-Kukulkan, dadicata al dio serpente piumato del Messico, a Stonehenge in inghilterra. Siti nei quali inquietanti vestigia di civiltà scomparse, scampate all'oblio d'un tempo antichissimo, paiono miracolosamente capaci di indurre con misteriose suggestioni alla contemplazione del firmamento e alle riflessioni sul cosmo. Luoghi nei quali sembra intuirsi la presenza di un perenne ed insondabile mistero, che però, forse, non è rappresentato da astronavi aliene e altre amenità, tanto possibili quanto improbabili, bensì da un ardito tentativo di confronto, dell'uomo agli inizi della sua storia, coi grandi misteri della vita, della coscienza e della morte. Molti luoghi misteriosi dell'antichità, coi loro paradossi archeologici, non sarebbero altro, allora, se non i multiformi simboli di un unico grande mistero escatologico, il residuo materiale d'un anelito religioso comune all'umanità, all'alba della storia. 340 Tiahuanaco, la cui civiltà ha sicuramente avuto una vasta diffusione non solo sull'altopiano ma anche fra le primissime popolazioni della fascia costiera, può allora sicuramente essere interpretato come uno dei più antichi, grandiosi e suggestivi centri religiosi situati in America latina. Castello di corallo in Florida: incredibile ma vero cosa abbia potuto fare “un piccolo uomo di grande cervello”:! CORAL CASTLE è una misteriosa struttura megalitica che si trova a Homestead, in Florida. La struttura è costituita da numerose pietre alcune delle quali pesano diverse tonnellate. In italiano la struttura è chiamata "castello di corallo", ma il termine è fuorviante, in quanto il materiale costruttivo non è corallo, bensì un tipo di roccia locale chiamata coral. La struttura è considerata misteriosa principalmente perché quanto è stata assemblata da un unico uomo, l'eccentrico lettone EDWARD LEEDSKALNIN per di più magro e mingherlino e senza alcun aiuto esterno. Una storia d'amore può spingere un uomo ad edificare un intero castello da solo? Come può l'uomo esile che vedete nella foto essere riuscito ad edificare un tale castello fatto di una roccia pesantissima da solo e senza l'ausilio di mezzi pesanti? Un uomo alto 1 metro e 39 cm, per amore, ha lavorato ogni notte per vent'anni per costruire un castello con blocchi di "coral" di peso non inferiore alle 5 tonnellate e non superiore alle 40 tonnellate; le ha innalzate, spostate, girate ... Come avrà fatto quest'uomo cosi minuto a costruire questo castello cosi "pesante" da solo? Solo con l'aiuto di carrucole e tripode di legno alto una decina di metri, una serie di oggetti per il magnetismo e una strana scatola in cima al tripode ...? Leedskalnin ha mantenuto il segreto sulle tecniche usate e ciò ha condotto alla formulazione di numerose ipotesi sui metodi da lui usati. Due le ipotesi principali: 1- il metodo del "magnetismo" (affermava di aver scoperto il metodo che avevano usato gli egiziani per costruire le piramidi e di avere applicato questa conoscenza nella costruzione di Coral Castle): secondo alcuni scienziati (tra i quali Nicola Tesla) amici di Edward Leedskalnin, che avevano studiato con lui, il nucleo della Terra respinge le cariche negative. Alimentando così di carica negativa pietre o qualsiasi altro oggetto si sarebbe potuto spostare l'oggetto, stabilire il tempo e la lunghezza dello spostamento di tale oggetto. Questa tesi non viene riconosciuta come errata e non è stato ancora possibile dimostrare che lo sia. 2- l'impiego di un sistema antigravitazionale per muovere gli oggetti, secondo alcuni basato su "onde sonore armoniche": la "levitazione sonica" (l'uso di onde sonore per muovere le cose). è stato dimostrato in tempi recenti che è possibile muovere piccole rocce grazie ad influssi sonori e i vicini di Edward Leedskalnin hanno rivelato che quando lavorava di notte, oltre ai suoni di cantiere di sentiva anche un altro suono, 341 sordo, cupo: un suono a frequenza bassissima. Alcuni ragazzini che hanno assistito ai lavori hanno dichiarato che sarebbero stati usati palloni a idrogeno per sollevare i blocchi. In realtà esistono fotografie che mostrano Leedskalnin utilizzare tecniche alquanto comuni, quali carrucole e paranchi, ma si pensa che le strutture visibili nelle immagini non avrebbero supportato il peso dei blocchi più grandi. Comunque sia, l'aura di mistero che avvolge Coral Caste ha contribuito a renderlo una meta turistica, per visitare la quale Leedskalnin faceva pagare un biglietto di ingresso. LA STRUTTURA Coral castle non è un vero e proprio edificio, ma piuttosto un "giardino romantico" circondato da un recinto di pietra ed una piccola costruzione. Molte strutture presenti all'interno sono particolarmente affascinanti: ci sono meridiane per il calcolo del tempo, un obelisco con un foro perfettamente allineato verso la stella polare, un tavolo di roccia a forma di cuore con un fiore piantato in centro (voleva che il tavolo avesse fiori tutto l'anno), una poltrona in pietra dal peso di una tonnellata, una "fontana della luna" che rappresenta le fasi lunari. Il castello di corallo è stato costruito sulla stessa griglia immaginaria sulla quale sono state costruite le piramidi egiziane, anch'esse allineate con gli equinozi. La porta di ingresso è costituita da un monolite del peso di 9 tonnellate, "imperniata" al centro (esattamente sul baricentro del masso di pietra) con un perfetto bilanciamento tale per cui era sufficiente spingere con un dito il masso per muoverlo: si diceva che "si sarebbe aperto anche solo con la forza di un bambino" ... Ebbene, nel 1986 la porta si bloccò ed un gruppo di ingegneri fu incaricato di ripararla. Dopo avere sollevato il blocco si scoprì così che Leedskalnin aveva utilizzato il cuscinetto di un vecchio autocarro come perno, e che il blocco della porta era stato causato dalla ruggine su questo componente. Dopo i lavori di ristrutturazione, è necessaria molta più forza per aprirla: non si è riusciti a ritrovare quella "scorrevolezza" che c'era una volta ... CRONISTORIA Edward Leedskalnin nacque a Riga in Lettonia il 10 agosto 1887. Secondo la biografia di Joe Bullard, Waiting for Agnes, all'età di 26 anni venne abbandonato da Agnes, la fidanzata sedicenne, il giorno prima delle nozze. In seguito alla profonda delusione cominciò a maturare l'idea di costruire un castello per fare 342 colpo sull'amata. Iniziò così a viaggiare per l'Europa, il Canada e gli Stati Uniti in cerca di un luogo dove stabilirsi. Dopo essere stato colpito dalla tubercolosi fu costretto a trasferirsi un una località dal clima mite, e giunse così in Florida nel 1918. Iniziò quindi la costruzione del suo castello nelle vicinanze di Florida City, dove aveva acquistato 10 acri di terreno. Nel 1936 l'espansione edilizia portò alla costruzione di nuovi lotti edilizi nelle vicinanze della sua proprietà e Leedskalnin, essendo una persona molto riservata, decise di trasferirsi in un luogo più isolato. Passò così i successivi 10 anni a trasferire ciascuna pietra da Florida City alla località dove attualmente sorge Coral Castle, ad una distanza di circa 16 km. In questa operazione fu aiutato da un amico che aveva un vecchio camion. Edward in seguito aveva deciso di svelare il segreto che gli aveva permesso di costruire da solo Coral Castle a degli amici fidati. Nel 1950 mandò una lettera ai suoi amici con scritto: a dicembre del 1951 venite da me che vi svelerò il segreto di come ho fatto a costruire il castello, ma poco tempo prima di poterlo fare morì. Nel dicembre 1951 Leedskalnin ebbe un forte dolore allo stomaco; incise su una roccia la frase "Vado in ospedale, torno presto" e prese la corriera per la città (non aveva un'automobile, conduceva una vita molto semplice e si spostava in bicicletta). Ma non tornò: morì dopo tre giorni in ospedale, il 7 dicembre, per un tumore maligno allo stomaco, portando nella tomba con se i misteri legati all'elettromagnetismo e il suo segreto (se un segreto c'era ...). Il castello fu ereditato da un nipote che nel 1953, poco prima della morte, lo donò ad una famiglia dell'Illinois. CURIOSITÀ Billy Idol scrisse ed incise il brano "Sweet Sixteen" e girò il video a Coral Castle. Il brano è ispirato alla ragazza amata da Leedskalnin, Agnes Scuff, (a cui egli aveva dato l'appellativo "Sweet Sixteen") che si ritiene essere il movente principale della costruzione della struttura. Secondo Bullard (l'autore della biografia di Leedskalnin, "Waiting for Agnes"), molti anni dopo la costruzione di Coral Castle alcuni turisti Lettoni ne sentirono il racconto e contattarono Agnes per riferirle che Leedskalnin sperava ancora che lei capisse il suo amore. Avendo sentito la storia, Agnes rispose: "non ho voluto sposarlo quando ero sedicenne, e non voglio sposarlo ora". La beffa più grande per il povero Edward Leedskalnin è stata quando, alcuni studiosi sono riusciti a rintracciare la "Sweet Sixteen", la sedicenne promessa sposa del tempo, trasferitasi in Olanda e ormai alla veneranda età di 88 anni. Dopo averle a lungo parlato della meravigliosa opera che Edward aveva fatto per lei e del suo amore ed averla invitata a visitare la meravigliosa costruzione lei rispose: "No grazie, non mi interessa", lasciando così un enorme buco nero nel cuore di chi da solo è riuscito 343 ad edificare una così grande opera architettonica. Chissà se un giorno riusciremo a scoprire come abbia fatto questo minuto uomo a creare una cosa cosi immensa ... IL MISTERO DI CORALCASTLE La Storia che stiamo per raccontarvi è una Storia d'Amore. Una storia che sembra una favola, tanto è intrisa di magia. Ma tutto è incredibilmente vero. è la storia di un uomo che ha aspettato tutta la vita la ragazza di cui si era innamorato. Lui aveva 26 anni, veniva dalla Lettonia e si chiamava Edward Leedskalnin. Lei si chiamava Agnes Skuvst e aveva solo 16 anni. Lui era sicuro che lei avrebbe accettato di sposarlo. Perché per Lei, aveva deciso di costruire qualcosa di speciale. Qualcosa che non potesse dimenticare. Per Agnes Ed aveva deciso di costruire, da solo e con le sue stesse mani, un intero castello. Con questa idea in testa Ed era partito dalla Lettonia alla ricerca del posto giusto, del luogo ideale per il suo sogno d'amore. Girò Europa, Canada e Stati Uniti ma solo quando giunse in Florida capì che aveva trovato il luogo adatto. Come fa a capirlo? Perché in Florida scopre un particolare tipo di pietra locale. Una pietra bellissima ed estremamente pesante. Da queste parti la chiamano Coral Stone, la pietra di Corallo: Ed farà allora per Agnes un Castello di pietra solido e pesantissimo che avrà un nome leggero: Coral Castle, appunto. A poco meno di 50 km da Miami, proseguendo verso sud per l'Autostrada 1 in Florida, si può giungere a Homestead, una piccola cittadina nel cuore dello stato. In questo paese si trova uno dei più bizzarri ed incredibili edifici costruiti dall'uomo: il Coral Castle. Di primo acchito la struttura in sé non rivela nulla di incredibile; alcuni in essa vedono importanti reperti storici provenienti da ere ormai dimenticate e costruiti da antiche popolazioni per antichi culti, altri invece vedono una specie di bizzarra costruzione postmoderna "sfogo" di qualche eccentrico architetto. Entrambe le considerazioni invece risultano errate. La struttura ha visto la luce nei primi anni del novecento e l'artefice dell'edificio è un unico minuto grande genio; il suo nome è Edward Leedskalnin. Egli, con la sola forza delle sue braccia e con l'ausilio di pochi rudimentali attrezzi come carrucole, corde, martelli e scalpelli ha estratto e scolpito più di 1.100 tonnellate di roccia corallina. Ancora nessuno tra scienziati ed ingegneri che hanno studiato e tuttora studiano il Coral Castle è riuscito a dare una spiegazione fisica sul metodo di costruzione usato da Leedskalnin; l'unica affermazione sul metodo di costruzione proviene dal costruttore stesso il quale affermò: "Ho scoperto i segreti delle piramidi. Ho trovato come gli egizi e gli antichi costruttori in Perù, Yucatan e Asia, unicamente con attrezzi primitivi, trasportarono ed eressero blocchi di pietra pesanti parecchie tonnellate". 344 Una delle sculture più importanti e degne di nota è lo stesso portale di accesso alla struttura: il "Nine ton Gate". Esso è costituito da un unico blocco di pietra corallina largo 2 metri, alto 2 metri e 30 cm, profondo circa mezzo metro e dal peso approssimativo di appunto 9 tonnellate. Questo incredibile monolito dista dalle pareti del castello esattamente 6 mm da ambo i lati. Molti ingegneri e scienziati si sono recati sul luogo per cercare di capire come Ed abbia potuto trovare il baricentro esatto dell'enorme blocco di pietra. Esso è talmente ben equilibrato nel suo asse che anche un bimbo lo avrebbe potuto aprire con la semplice pressione del suo dito. Dico "avrebbe" perché oggi non è più cosi. Nel 1986 infatti, un gruppo di ingegneri e di scienziati rimossero il portale per compiere degli studi su di esso. Per rimuoverlo furono utilizzati 6 uomini ed una gru da 50 t. Una volta rimosso il portale fu scoperto che Ed centrò e bilanciò il pezzo di roccia da 9 t perforando perfettamente dall'alto al basso i 2,30 m di portale facendo passare attraverso di esso un'asta di ferro che poggiava su di un vecchio cuscinetto di un camion. In questo modo il portale poteva aprirsi ruotando sul proprio asse. Oggi solo un perforatore ad alta velocità laser-controllato potrebbe fare lo stesso lavoro. Il Portale, equipaggiato con i nuovi cuscinetti, con l'albero sostituito, nuova lubrificazione ed una rilegatura dei pezzi di pietra con un adesivo particolare, fu rimesso al suo posto il 23 luglio 1986. Il risultato fu un duro colpo per i ricercatori e per i gestori del castello: il monolito non era più perfettamente equilibrato e perse definitivamente la sua capacità di ruotare anche per ore con una semplice spinta. Giunti all'interno del castello si può notare, sulla destra, un'imponente torre quadrata provvista di scalini esterni che portano all'unico ingresso della torre posto quasi alla sommità di essa. All'interno della torre si può vedere l'abitazione vera e propria di Leedskalnin. Al centro della stanza è collocata una branda di cuoio e tutto attorno, per terra e appesi alle pareti, si possono trovare utensili da lavoro come martelli, scalpelli, corde ecc. … Questa enorme struttura è composta da circa 243 tonnellate di roccia intagliata in giganteschi blocchi di pietra corallina pesanti dalle 4 alle 9 tonnellate ciascuno. Solo il tetto della torre è costituito di una trentina di blocchi ognuno da una tonnellata. Lampade ad olio e pozzi d'acqua fresca fornivano tutto il necessario per vivere in questa straordinaria struttura. Scendendo dalla torre, tornando al cortile, si può notare un piccolo altare che poggia sulla parete a sud. Esso è costituito da due blocchi di pietra corallina e il suo significato è tuttora un mistero. Volgendo lo sguardo verso il vasto cortile si possono notare alcune sedie scolpite nella roccia. Ma una in particolare giunge immediatamente allo sguardo: si tratta di una enorme sedia a dondolo dal peso di una tonnellata. Ed scolpì la sedia su di un enorme blocco di pietra sotto il quale applicò due assi di roccia a cui diede una forma ricurva. Anche se l'intero risultato potrebbe sembrare decisamente scomodo, in realtà è incredibilmente equilibrato e riposante. 345 Accanto ad essa si possono trovare alcune sedie non a dondolo che assomigliano ad un salottino orientato al sole del mattino e a mezzogiorno. Ma queste strutture non sono le uniche ad avere un orientamento ed un significato celeste. Osservando meglio il castello infatti si possono notare molte sculture rappresentanti lune, soli e pianeti del sistema solare tutti orientati a precise fenomenologie planetarie. Inoltre, accanto alle mura del castello, si può ammirare un enorme monolito alto 7.5 metri e dal peso di 30 tonnellate. Quasi alla sommità dell'enorme blocco di pietra si trova un foro che lo trapassa da parte a parte e all'interno del suddetto foro si possono intravedere due aste di ferro che si incrociano perfettamente al centro di esso quasi a rappresentare un mirino. Questo "mirino" centra esattamente la stella polare. Questo rudimentale utensile astronomico chiamato appunto "Polaris Telescope" aiutò Ed a tracciare un diagramma raffigurante il percorso della Terra attorno al Sole e gli permise di costruire una meridiana molto precisa. Essa è perfettamente calibrata al solstizio d'inverno e al solstizio d'estate rispettivamente il 21 dicembre e il 21 giugno. Essa è stata costruita in modo da poter segnare l'ora compresa tra le 9 del mattino e le 16 ovvero l'arco di tempo in cui, a detta del costruttore, un uomo dovesse lavorare. La precisione della meridiana è stupefacente: la larghezza di un pollice umano rappresentava 5 minuti con uno scarto di errore massimo di 1 minuto. Ovviamente questo straordinario strumento è tarato in modo da segnare l'ora solare. Accanto alla meridiana si può osservare un fontana chiamata "Moon Fountain" proprio per la sua particolare composizione. Essa infatti è scolpita in tre pezzi di roccia corallina dei quali quello più a sinistra rappresenta il primo quarto di luna mentre quello a destra della fontana rappresenta l'ultimo quarto. La luna piena è rappresentata dalla fontana stessa dal peso approssimativo di 23 tonnellate. I quarti di luna invece ne pesano 18 ciascuno. Ed usò la fontana come stagno per i pesci in cui si potevano trovare, oltre ad essi, anche varie piante come i giacinti d'acqua, sicuro che i visitatori si sarebbero fermati ad osservarlo. La pietra corallina è una roccia molto porosa per cui Ed fu costretto a "rinforzare" la fontana con del cemento. Al centro della fontana Ed pose una stella a sei punte e alimentò il flusso d'acqua con una vecchia pompa situata dietro la fontana. Oggi la fontana è usata come pozzo dei desideri e il denaro raccolto in questo modo è devoluto in beneficenza. Sulla parete a nord poi sono raffigurati i pianeti di Saturno e di Marte. Quest'ultimo è costruito accanto ad una pianta di Palmetto che sta a significare la credenza da parte dell'autore all'esistenza di vita sul Pianeta Rosso. Molte altre sculture rappresentanti sistemi astronomici sono presenti all'interno del castello come ad esempio il cosiddetto "bagno degli uccelli" formato da tre cerchi concentrici rispettivamente di 3.15 metri, 1.5 metri e 46 centimetri di diametro. Essi 346 rappresentano le tre principali suddivisioni del nostro Sistema Solare individuando Mercurio, Venere, Terra e Marte nel cerchio più piccolo ed interno, Giove Saturno e Urano nel cerchio medio e Nettuno e Plutone nel cerchio più esterno. Rimanendo sempre nel versante nord del complesso, si può ammirare l'imponente obelisco in cui Ed scolpì le date più importanti della costruzione come la data di inizio dei lavori e la data dello spostamento dell'intero complesso da Florida City a Homestead e la propria data e luogo di nascita. In cima all'obelisco grande quanto il più imponente obelisco di Stonehenge, Ed scolpì un buco con la forma della stella della Lettonia suo paese natale. Questo obelisco alto più di 8 metri e dal peso di 30 tonnellate è piantato saldamente al suolo in un buco di quasi 2 metri di profondità. Il lato romantico di Ed è messo in evidenza dal tavolo chiamato "Feast of Love". Esso è un tavolo a forma di cuore dal peso di circa 2 tonnellate. Sempre pratico anche nel romanticismo Ed pensò che mantenere a lungo dei fiori al centro del tavolo fosse un'impresa ardua. Risolse il problema ponendo al centro del tavolo un vaso di Ixora. Questa pianta messa dalle sapienti mani di Leedskalnin restò al suo posto, viva e vegeta per oltre 50 anni. Un altro famoso tavolo di Ed, il "Florida State Table" lungo 6 metri e circondato da 10 sedie, fu scolpito nell'esatta forma e proporzioni dello Stato. Scolpito nell'angolo sud-orientale del tavolo c'e un bacino colmo d'acqua che rappresenta il lago Okeechobee. Esso poteva essere usato come boccia per le dita, bagno degli uccelli o boccia per il punch. Una curiosità: egli immaginò la sedia a capotavola essere per il governatore della Florida e lui e tutto il resto dei senatori si sarebbero seduti li attorno per decidere di alzare le tasse. Altra costruzione dedicata alla genialità di Leedskalnin. Questa volta però non si tratta di una scultura in pietra corallina bensì di una pentola a pressione. Ed, utilizzando una carcassa di una vecchia automobile, costruì una specie di barbecue che all'occorrenza, una volta inserito il cibo al suo interno, poteva essere chiusa ermeticamente fungendo da pentola a pressione. Ed la pose in una specie di camino in pietra corallina e ancor oggi a volte i bambini in gita scolastica vengono invitati ad arrostire hot dog nella sua pentola. Flotte di ingegneri edili e di scienziati vengono attratti ogni anno dal Coral Castle per cercare di capire in che modo sia stata costruita quest'opera apparentemente impossibile. Ad esempio a metà degli anni settanta un gruppo di ricercatori vollero provare ad imitare Leedskalnin. Scolpirono e scavarono un blocco di pietra corallina dal peso di 30 tonnellate equivalente al grande obelisco all'interno del castello. Per trasportare il blocco si servirono di un bulldozer: il mezzo non riuscì nemmeno a sollevarlo. Molte affascinanti teorie vennero formulate negli anni per cercare di dare una spiegazione quantomeno plausibile alla straordinaria opera del piccolo lettone. 347 Molti ricercatori o meglio "para"ricercatori ipotizzano che Ed abbia in qualche modo scoperto il funzionamento delle "World Grid" ovvero uno schema invisibile di linee energetiche circondanti la terra che concentrano grosse quantità di energia tellurica nei punti di intersezione. Quindi Ed avrebbe sfruttato l'energia dell'intersezione di queste linee per riuscire a spostare questi enormi blocchi di pietra. A questo proposito Ray Stoner, il ricercatore scrittore del libro "The Enigma of Coral Castle", afferma che Ed non spostò il castello per la minaccia dell'espansione di Florida City bensì perché un fatidico errore di calcolo intercettò il punto focale dell'intersezione delle linee a 16 km dal punto in cui si trovava realmente. Per questo motivo il castello fu mosso da Florida City a Homestead, proprio per fare in modo che le strutture del castello massimizzassero le energie telluriche dell'incrocio delle linee energetiche. Bruce Cathe, nel suo "The Energy Grid" uno dei più importanti libri del settore, afferma che: "... il sito "Coral Castle", è matematicamente relazionato alla griglia energetica terrestre, come lo sono le altre importanti strutture antiche. Leedskalnin non ha spostato il tutto per caso. Questa posizione geometrica era estremamente vicina a un punto che potrebbe essere ideale per lo sfruttamento del moto armonico gravitazionale. Il fatto che egli abbia avuto accesso alle conoscenze segrete è molto più evidente nella relazione del Coral Castle col sistema di griglie energetiche mondiale". Stoner, nel suo libro, fa presente che per costruire il Coral Castle erano necessarie alcune condizioni particolari come il fatto di trovarsi esattamente in un vortice energetico esso stesso allineato con determinati eventi astronomici sufficientemente precisi da stabilirne con esattezza le ricorrenze periodiche. Inoltre l'opera dovrebbe avere una forma precisa e addirittura il materiale con cui è costituito ha una sua rilevanza. Questi prerequisiti ricordano molto le formule teoriche e gli esperimenti compiuti sull'energia delle piramidi a metà degli anni settanta dove gli angoli di incidenza (varianti di 15.2 gradi) e i materiali con cui erano costituite (granito cristallino e calcare) ne determinavano il successo. Nel libro "Using Pyramid Power" lo scrittore James Wyckoff scrive: "Gli antichi egizi sapevano che la forma e l'angolo delle piramidi contenevano una mistica forza energetica". Molte tradizioni da ogni parte del globo menzionano fatti in cui venivano fatte levitare pietre molto grosse. Dalla Gran Bretagna ci giunge la tradizione in cui Merlino, in uno dei suoi viaggi in Irlanda, scoprì Stonehenge e decise di smontarlo pietra dopo pietra e trasportò ogni masso facendolo "fluttuare in aria" fino alla pianura di Salisbury. Gli isolani di Ponape nel Pacifico del Sud ricordano lo spostamento di un grosso monolito di basalto (la colonna di Nan Mandol) ad opera di due maghi che lo fecero fluttuare in aria. Ipotizzando che la testimonianza dei ragazzini che videro Leedskalnin in azione sia vera, ovvero che videro blocchi di pietra corallina "fluttuare in aria come aerostati", si potrebbe considerare il fatto che egli abbia veramente riscoperto le antiche tecniche di costruzione perse durante i secoli le quali sfrutterebbero le energie gravitazionali terrestri. 348 Nella seconda metà dell'ottocento John Worrel Keely, inventò una serie di macchine per sollevare in aria gli oggetti e disintegrare la pietra. Keely utilizzava il suono prodotto da strumenti musicali e propagato attraverso un filo metallico. Molti i testimoni dei suoi esperimenti: da Jules Verne a Thomas Edison, tanto da spingere i grandi finanzieri dell'epoca a costituire un'azienda, la Motor Keely, impegnando ben cinque milioni di dollari nell'impresa. Keely rifiutò però di rivelare la natura della forza "eterea" utilizzata e il conflitto con i finanziatori, lo spinse, in preda all'ira, a distruggere parte di quanto aveva scoperto e creato. Morì povero e dimenticato. Madame Blawatsky però gli riservò un intero capitolo del suo diario: sosteneva che al signor Keely era stato concesso il permesso di oltrepassare un limite, che aveva inconsciamente scoperto la terribile forza siderale atlantidea, chiamata Miscela o Mash Mak. Una forza talmente distruttiva che in possesso di un moderno Attila ridurrebbe l'Europa al suo caotico primitivo stato in pochi giorni e senza testimoni in vita. Molti monumenti antichi emettono vibrazioni a bassa frequenza: dagli obelischi di Karnak, alla Grande Piramide di Giza. I monoliti di Stonehenge amplificano i suoni prodotti durante le cerimonie e le rovine di Tihauanaco in Bolivia mostrano intagli nelle colonne simili a diapason. Chichen Itza è una città Maya in cui l'eco si riflette da un angolo all'altro senza che si riesca a capir come sia possibile, mentre il suono prodotto alla base della Piramide del Mago ad Uxmal, riproduce alla sua sommità una specie di cinguettio … Sarà solo un caso, ma i vicini di Ed affermavano proprio di sentire un suono continuo durante le notti in cui lavorava: come una vibrazione molto molto bassa … Testimoni oculari raccontano di aver conosciuto monaci tibetani in grado di sollevare e frantumare enormi blocchi di pietra, utilizzando il suono prodotto dai tamburi e dalle loro caratteristiche trombe lunghe tre metri. Parlano della leggendaria Levitazione Sonica. In tempi recenti è stato dimostrato che è possibile sollevare piccole pietre utilizzando vibrazioni sonore. Secondo i ricercatori non riconosciuti dalla scienza ufficiale, la forza di gravità attirerebbe le cariche positive e respingerebbe quelle negative, per una ragione ancora ignota. Gestendo la carica negativa della materia si potrebbe allora gestire la velocità, la direzione e la durata del "volo". A tal proposito Cathe asserisce che "in certe posizioni nel globo ci sono località dove le forze di gravità possono essere manipolate dalle applicazioni di certe armonie geometriche. Dove queste condizioni geometriche esistono, è evidentemente possibile per persone che hanno conoscenza nell'uso delle forze gravitazionali, costruire enormi edifici di materiale voluminoso. Stonehenge, le antiche piramidi, il tempio di Baalbek, e pure le piramidi in centro e sud America furono il risultato di una combinazione di conoscenze ed anomalie gravitazionali. Coral Castle, credo occupi una di queste posizioni". Nonostante la vasta quantità di studi e teorie formulate su questo complesso, nessuno è ancora riuscito a capire non solo i modi e i metodi di costruzione ma nemmeno il 349 significato stesso dell'opera. A che scopo costruire questa enorme struttura? Per quale motivo Leedskalnin "sacrificò" vent'anni della sua vita nella progettazione e realizzazione dell'edificio? A queste e ad altre innumerevoli domande ancor oggi molti studiosi e ricercatori stanno cercando di dare una risposta. Di certo un controverso e geniale scienziato che entrò in contatto con Ed era Nikola Tesla. Li accomuna l'avversione della Scienza ufficiale nell'interpretare i loro esperimenti e le lunghe notte solitarie passate dai due ricercatori a lavorare su esperimenti misteriosi e affascinanti in un America che non era la loro patria. Nato in Croazia, nel 1856, Nikola Tesla fu probabilmente uno dei più brillanti scienziati del Novecento. A lui si devono molte scoperte scientifiche, anche se non tutte gli vengono formalmente riconosciute: la corrente alternata, la prima stazione al mondo di energia idroelettrica, persino la radio. La sua vita è stata una serie incredibile di trionfi scientifici, seguiti da un'altrettanta serie di personali disastri commerciali. Le poche opere che seppe portare a termine ancora oggi lasciano sbalorditi, come l'illuminazione a fluorescenza o la sismologia. In una delle sue ultime lettere scrisse: "Provo continuamente un senso di profonda soddisfazione nell'apprendere che il mio sistema polifase viene usato in tutto il mondo per illuminare i momenti oscuri dell'esistenza, per migliorare la qualità della vita e per dare felicità alla gente in ogni angolo del mondo". Il 7 Gennaio del 1943 Tesla morì come aveva vissuto: solo, povero e destinato all'oblio: 'FBI infatti requisì tutto il suo lavoro e lo secretò, dichiarandolo "TOP SECRET". Oggi il Coral Castle attira turisti e curiosi da ogni parte del mondo rivelandosi come una delle opere architettoniche più straordinarie e misteriose del XX secolo. RITORNIAMO ORA ALLA NOSTRA ATTUALITÀ: La nostra posizione nella Galassia Ma dove si trova il nostro Sole, il nostro pianeta, cos’è quella striscia opalescente che solca i cieli molto più visibile durante le stagioni estive? Il nome Via Lattea risale ai tempi dell’antica Grecia, il termine galassia deriva da gala che in greco vuol dire latte e la striscia più ricca di stelle non è altro che il disco centrale, mentre le altre zone, più lontane, ne contengono molte di meno. Il fatto che si possa vedere tutta la Via Lattea in qualsiasi periodo dell’anno potrebbe portare a pensare che la Terra vi sia posta al centro, ma ciò non è così infatti la Via Lattea è più facilmente osservabile nella costellazione del Sagittario (direzione verso la quale si trova il centro della galassia) che in quella del Toro, e questo porta a ritenere la nostra posizione periferica rispetto al centro stesso, come è possibile vedere nel disegno. La forma è tra quella più ordinarie, si tratta di una spirale del tutto simile alla nostra gemella M31, Galassia di Andromeda, di circa 100 miliardi di stelle e con 350 un’estensione di 120mila anni luce. Le stelle che noi vediamo sono la minima parte di quelle che contiene l’intero disco sia perché alcune sono troppo distanti, sia perché alcune sono celate dalle nubi di gas poste tra noi e loro. La struttura presenta un nucleo centrale ricco di stelle vecchie e molto più denso rispetto alle braccia che lo circondano, nelle quali è possibile osservare stelle in formazione nelle nubi di gas situate lungo il piano del disco. L’intero disco, poi, è circondato da una sfera detta, alone, popolata da ammassi stellari globulari. Ma cosa ci sia al centro della Via Lattea è ancora un mistero. Dalle rilevazioni radio, si ottengono immagini di una forte sorgente X compresa in un orbita relativamente ristretta, minore del diametro dell’orbita di Saturno e dalle osservazioni di galassie esterne con sorgenti simili, si ritiene possa trattarsi di un Buco Nero, in quanto c’è troppa energia e troppa materia concentrate in troppo poco spazio, si parla di una massa di centinaia di volte quella del Sole. Il nostro Sole si trova ad una distanza dal centro galattico di circa 30000 anni luce, in uno dei bracci della spirale, noto come Braccio di Orione, in una posizione periferica. Questo significa che il Sole con tutti i pianeti orbita attorno al centro della galassia e all’incredibile velocità di oltre 200 km al secondo in un tempo di circa 225 milioni di anni!!! TUTTO DAL NULLA Tutto ciò che ora è possibile osservare e misurare proviene dal nulla, ed è nato grazie al Big Bang, un’esplosione nell’embrione dell’Universo primordiale, estremamente caldo e denso. Ma cosa c’era prima del Big Bang? Gli astronomi ancora non sono riusciti a capire cosa possa averla generata, non è una normale esplosione, non c’era un tempo né lo spazio che sono stati creati dall’esplosione stessa. In un tempo estremamente piccolo, si parla di frazioni di secondo, l’Universo raggiunse le dimensioni di un pompelmo con una velocità elevatissima detta inflazione e al suo interno si cominciarono a formare i primi quark e antiquark,e la temperatura era ancora più elevata di quella del sole e solo dopo un’ulteriore espansione la temperatura iniziò ad abbassarsi e fu proprio questo “raffreddamento” a permettere i processi chimici e di radiazione che hanno coinvolto le particelle elementari formatesi. Solo all’età di un decimillesimo di secondo dai quark iniziarono a nascere protoni e 351 neutroni e dai loro legami, gli atomi. In questo cosiddetto BRODO primordiale anche altre particelle, gli elettroni, si scontravano con le loro antiparticelle, i positroni. Poiché lo spazio era ristretto, questi urti erano frequenti e le particelle si distruggevano a vicenda (annichilazione) e lasciavano dietro di sé energia e altre particelle elementari, i neutrini. È spontaneo chiedersi a questo punto come possa essere nato l’Universo se le particelle pian piano si annientavano a vicenda; gli astronomi sostengono che la materia debba essere stata presente in quantità sensibilmente maggiore rispetto all’antimateria, in modo da permettere la formazione delle strutture stellari che vediamo oggi. Quando all’interno dell’Universo si raggiunse la “bassa” temperatura di 3300°C, iniziò la formazione dei primi atomi di Idrogeno ed Elio con gli elettroni che si legano ai nuclei. Successivamente alla formazione degli atomi, ci fu quindi il diradamento della nebbia cosmica che permise all’Universo di essere trasparente e in miliardi di anni gli atomi si sono addensati per la forza di gravità e ora, dopo circa 15 miliardi di anni (questa è la stima dell’età dell’Universo), tutto ciò che vediamo sono tante galassie raggruppate in ammassi e superammassi. Gli effetti del Big Bang si vedono tuttora nell’espansione dell’Universo e quindi nell’allontanamento delle galassie. Una prova che il Big Bang sia effettivamente avvenuto sta nella cosiddetta Radiazione Cosmica di Fondo scoperta nella seconda metà del XX secolo da parte di A. Penzias e R. Wilson e non è altro che l’eco del Big Bang che è giunta fino a noi nonostante sia molto più debole a causa della temperatura, scesa addirittura a –270°. LA FORMAZIONE DELLE GALASSIE Le galassie sono forse tra gli oggetti più affascinanti del cielo: enormi aggregati di stelle di ogni forma e struttura. Grazie ad E. Hubble che distinse la Galassia di Andromeda come un oggetto al di fuori della nostra galassia, la Via Lattea, gli astronomi e lo stesso Hubble iniziarono a catalogarle a seconda della loro forma, a spirale, ellittiche, irregolari e questo era anche un importante tassello per capire la storia delle galassie stesse e al contempo dell’Universo. Difatti la scoperta dei Quasar, nuclei lontanissimi, quindi altrettanto antichi, di galassie attive ha fatto comprendere agli astronomi che la struttura dell’Universo non poteva essere stata sempre la stessa. Grazie alla radiazione di fondo trovata da Wilson e Penzias ci si è resi conto che prima l’Universo era paragonabile all’immagine che possiamo avere del mare 352 guardandolo dall’alto, senza movimenti e piatto, ma stando su una barca ci si rende conto di quanto il mare sia messo in subbuglio dalle onde. Così anche l’Universo primordiale era attraversato da perturbazioni dovute all’incessante moto delle particelle calde che viaggiavano alla velocità della luce. La forza di gravità in questo caso ha giocato a favore delle perturbazioni facendo in modo che ogni piccola perturbazione potesse ingrandirsi raccogliendo altra materia in modo anche irregolare e tali disomogeneità sono presenti ancora oggi. Per spiegare la formazione delle galassie ci sono due teorie messe in discussione dagli astronomi. La prima è la cosiddetta teoria gerarchica della formazione delle galassie in cui oggetti più piccoli si legano a formare corpi di massa sempre maggiore. Tutto parte dalla pressione dell’Universo primordiale dovuta alla elevata temperatura. Questa pressione tende ad allontanare le strutture che la forza di gravità tiene insieme e per bloccare questo allontanamento c’è bisogno di una maggiore forza di attrazione che si traduce quindi in masse o dimensioni più grandi della perturbazione per vincere la pressione interna. Le strutture che per prime si formarono furono quella con una massa intorno al milione di volte quella del Sole e quindi i primi ammassi stellari. Le strutture di massa minore sono disgregate dalla pressione interna, quelle di massa maggiore sono, invece, più lente ad aggregarsi in un volume minore per far agire la forza di gravità. Infatti la galassie si formano per aggregati di strutture più piccole quali gli ammassi stellari. Le galassie stesse poi tendono a raggrupparsi tra loro a decine o centinaia nei superammassi di galassie in cui ammassi e galassie singole sono legate tra loro dalla forza di gravità e si estendono per anni luce. Secondo altri, invece, la formazione delle galassie sarebbe avvenuta “al contrario”, ovvero da strutture enormi si sarebbero ottenute le galassie e l’Universo come lo vediamo oggi. Alcuni credevano infatti che la teoria dell’evoluzione termica prevedesse prima la formazione dei superammassi, ma con una struttura piatta, e non sferica, dovuta alle forze di gravità e di espansione causata dal Big Bang. Questo foglio opaco era poi costretto a contrarsi e a ridursi i filamenti lunghi migliaia di anni luce che, sempre per l’espansione, iniziò a frammentarsi, dando vita agli ammassi di galassie dalla cui nube emersero le galassie che si arricchivano col passare dei millenni di stelle luminose. Con le osservazioni degli anni ’80, l’astronomo Dressler intuì che esisteva un legame tra la forma della galassia e lo spazio occupato da quest’ultima nell’Universo, la cosiddetta relazione morfologia-densità. Scoprì quindi che c’erano più galassie ellittiche negli ammassi mentre la galassie singole erano irregolari o a spirale. Alcune osservazioni furono a favore della teoria della formazione “al contrario”, come la presenza di filamenti che collegavano materialmente le galassie e la stessa relazione morfologia-densità. Grazie al telescopio Hubble si è capito che i realtà non è così in quanto si è riuscito a osservare galassie ellittiche a una distanza tale che corrisponde a circa 2 miliardi di anni dopo il Big Bang. Considerando che la luce impiega almeno un miliardo di anni 353 per poter essere osservata, allora queste galassie dovrebbero essersi formate un miliardo di anni dopo il Big Bang e questo non e possibile. Questo fa sì che la teoria della frammentazione possa essere scartata. Altre teorie molto interessanti ma altrettanto secondarie in quanto prive di prove che ne dimostrerebbero la validità, prevedono un Universo piatto poggiato su un guscio di una tartaruga, che poggia su un’altra tartaruga che a sua volta poggia su una tartaruga, così all’infinito: l’Universo poggiato su un’infinita colonna di tartarughe!!! Ma per quello che ne sappiamo, dato che i nostri strumenti raggiungono “limitate” distanze, oltre ci potrebbe essere qualsiasi cosa e perché no? Anche una colonna di tartarughe!!! Le galassie sono classificate anche per l’età delle stelle che le compongono, infatti gli astronomi riconoscono anche le diverse popolazioni stellari, ovvero classi di stelle che si sono formate nello stesso momento. Ci sono due classi, le stelle della classe I sono le più giovani e a questa classe appartengono anche quelle che si stanno formando, mentre quelle della classe II sono quelle nate anche circa un miliardo di anni dopo i Big Bang e che ora hanno quindi circa 14 miliardi di anni. Le stelle appartenenti a queste due classi differiscono tra loro per colore (le più vecchie sono maggiormente rosse) e per composizione chimica. Da questo è facilmente comprensibile che le stelle di generazione I, devono per forza essersi formate dal materiale che costituiva l’Universo primordiale ma i nuclei di tali stelle esaurivano presto il combustibile e “morendo”, talvolta con potenti esplosioni, rilasciavano i materiali più pesanti come ferro e ossigeno che vanno a formare i corpi più giovani come le nuove stelle e i pianeti. Questo avviene perché nelle galassie a spirale il gas che si contrae per formare nuove stelle conserva ancora un momento angolare e ciò permette la conservazione del gas stesso, anche fino a miliardi di anni dopo il Big Bang, invece dell’immediato collasso che sarebbe causato dalla forza di gravità. Le galassie a spirale sono fatte di stelle e di gas disposti in un disco che circonda un rigonfiamento centrale (bulge). Tali rigonfiamenti sono abbastanza simili a quelli che si trovano nelle galassie ellittiche, anche se in quest’ultime le loro dimensioni sono minori. Le galassie ellittiche e il bulge delle galassie a spirale sono stati oggetto, da molti anni, di osservazioni e studi teorici. Per decenni gli astronomi hanno ritenuto che la velocità di rotazione di questi sistemi di stelle abbia determinato la loro forma. Infatti le forme sferiche deriverebbero da piccole velocità di rotazione mentre quelle ellittiche da velocità maggiori. Si deve però aggiungere che ci sono anche altri fattori che determinano la forma delle galassie, ad esempio è possibile osservare galassie che sono letteralmente deformate dall’attrazione gravitazionale di altre galassie più grandi che talvolta possono addirittura arrivare ad “inghiottirle”, un vero e proprio 354 cannibalismo tra galassie, come nel caso delle galassie interagenti M51. Le galassie ellittiche, come abbiamo detto, sono quelle più vecchie e la loro forma varia da quasi sferica a lenticolari, allungate; mentre per quanto riguarda quelle a spirale ce ne sono alcune in cui le braccia partono direttamente dal nucleo centrale e lo “avvolgono” e sono dette ordinarie mentre in altre si osservano dei veri e propri ponti di stelle a cavallo del nucleo che collegano le braccia. Circa il 25% delle galassie, invece, non ha una forma definita poiché la loro massa è troppo piccola per poter sviluppare delle spirali e sono sempre accompagnate, o meglio accompagnano, galassie di massa maggiore, come le due Nubi di Magellano, galassie irregolari satelliti della nostra Via Lattea visibili dall’emisfero australe. La differenza tra le galassie è che quelle ellittiche sono formate da stelle della generazione I e i loro nuclei appaiono più rossicci mentre i nuclei delle galassie a spirale sono bluastri, prova di stelle giovani o ancora in formazione. LA NOSTRA POSIZIONE NELLA GALASSIA Ma dove si trova il nostro Sole, il nostro pianeta, cos’è quella striscia opalescente che solca i cieli molto più visibile durante le stagioni estive? Il nome Via Lattea risale ai tempi dell’antica Grecia, il termine galassia deriva da gala che in greco vuol dire latte e la striscia più ricca di stelle non è altro che il disco centrale, mentre le altre zone, più lontane, ne contengono molte di meno. Il fatto che si possa vedere tutta la Via Lattea in qualsiasi periodo dell’anno potrebbe portare a pensare che la Terra vi sia posta al centro, ma ciò non è così infatti la Via Lattea è più facilmente osservabile nella costellazione del Sagittario (direzione verso la quale si trova il centro della galassia) che in quella del Toro, e questo porta a ritenere la nostra posizione periferica rispetto al centro stesso, come è possibile vedere nel disegno. La forma è tra quella più ordinarie, si tratta di una spirale del tutto simile alla nostra gemella M31, Galassia di Andromeda, di circa 100 miliardi di stelle e con un’estensione di 120mila anni luce. Le stelle che noi vediamo sono la minima parte di quelle che contiene l’intero disco sia perché alcune sono troppo distanti, sia perché alcune sono celate dalle nubi di gas poste tra noi e loro. La struttura presenta un nucleo centrale ricco di stelle vecchie e molto più denso rispetto alle braccia che lo circondano, nelle quali è possibile osservare stelle in formazione nelle nubi di gas situate lungo il piano del disco. L’intero disco, poi, è circondato da una sfera detta, alone, popolata da ammassi stellari globulari. 355 Ma cosa ci sia al centro della Via Lattea è ancora un mistero. Dalle rilevazioni radio, si ottengono immagini di una forte sorgente X compresa in un orbita relativamente ristretta, minore del diametro dell’orbita di Saturno e dalle osservazioni di galassie esterne con sorgenti simili, si ritiene p