Doppiaggio, sottotitoli e fenomeni di code-switching e code

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Doppiaggio, sottotitoli e fenomeni di code-switching e code
P. Diadori, Doppiaggio, sottotitoli e fenomeni di code-switching e code-mixing: la traduzione dei
testi mistilingui, in Italica, Vol. 80, No. 4, 2003, pp.531-541
Abstract: Le strategie di traduzione adottate nel doppiaggio e nei sottotitoli dei film sono uno dei
settori di studio dei Translation Studies. L'articolo prende in esame il caso in cui l'originale
presenti il fenomeno della mescolanza e dello slittamento di codici, rilevando il diverso
trattamento del testo plurilingue, a seconda che si tratti di una traduzione per il doppiaggio o per i
sottotitoli.
Doppiaggio, sottotitoli
e fenomeni di code-switching e code-mixing: la
traduzione dei testi mistilingui.
Pierangela Diadori
Università per Stranieri di Siena
Nel suo studio sulla traduzione in sottotitoli Gottlieb (1992) si riferisce ad un'operazione molto
diffusa fuori dall'Italia, in quei Paesi dove è consuetudine per il pubblico avere accesso ai film in
lingua originale con sottotitoli nella propria lingua. In questi paesi le persone sviluppano una
particolare abitudine a leggere le parole che compaiono in basso sullo schermo e a metterle
contemporaneamente in relazione con i messaggi sonori provenienti dalle battute in lingua originale
pronunciate dagli attori (se hanno una parziale conoscenza della lingua), con i suoni paraverbali
trasmessi dagli attori (intonazione, ritmo, pause, tono e timbro della voce), con i suoni significativi
del contesto e con i messaggi visivi della scena e delle azioni. Nello stesso capitolo citato sopra,
Gottlieb (1992: 166-168, citato da Taylor, 1998: 221) riporta una lista di dieci casi possibili che
possono verificarsi nel tradurre dal dialogo della sceneggiatura al testo per i sottotitoli:
1. espansione (expansion): aggiunta di spiegazioni;
2. parafrasi (paraphrase): cambiamento di qualche elemento della frase, necessario nel
passaggio dalla lingua di partenza alla lingua obiettivo;
3. trasposizione (transfer): traduzione letterale;
4. imitazione (imitation): riproduzione di alcuni tratti della lingua di partenza
5. trascrizione (transcription): tentativo di riprodurre suoni che sono insoliti per entrambe le
lingue, come le voci di animali;
6. slittamento (dislocation): uso di mezzi linguistici diversi per mantenere lo stesso effetto;
7. restrizione (condensation): riassunto del testo originale, senza perdite di significato;
8. riduzione (decimation): eliminazione di una parte del testo originale contenente significati
non essenziali;
9. cancellazione (deletion): eliminazione totale di una parte di testo con perdita di significati;
10. rinuncia (resignation): soluzione che non soddisfa le esigenze linguistiche o semantiche del
testo di partenza.
Anche tradurre una sceneggiatura per la versione doppiata del film implica un adattamento
linguistico e culturale che si realizza attraverso una serie di strategie, molte delle quali rispecchiano
quanto abbiamo già osservato per la realizzazione dei sottotitoli. Sapino (2000: 200-213) cita quelle
più importanti:
1. spostamento: si usano espressioni più colorite di quelle originali, allo scopo di caratterizzare
meglio il personaggio, talvolta con variazioni semantiche che variano l'intensità del testo di
partenza
2. aggiunta: inserimento di parti di testo assenti nell'originale, specialmente quando il
personaggio è fuori campo, cioè nei momenti in cui sono meno presenti le esigenze di
sincronizzazione labiale
3. chiarificazione: si spiegano espressioni che, rimandando a contesti e situazioni della nazione
da cui proviene il film, possono causare difficoltà di comprensione
4. cancellazione: si eliminano parole e espressioni che rimandano alla cultura di origine del
film, se si teme che queste possano risultare estranee allo spettatore.
Queste strategie si applicano ai casi in cui l'originale sonoro presenti dei modelli di lingua standard.
Ma le cose si complicano quando nell'originale siano presenti delle varietà di lingua non standard
(le varietà regionali di italiano, per esempio, o i diversi accenti dell'inglese, i gerghi, i registri o le
varietà colloquiali che rimandano a particolari caratterizzazioni di personaggi o a particolari strati
sociali). Si pensi alle sperimentazioni attuate nel doppiaggio degli accenti italoamericani (talvolta
resi con un italiano regionale napoletano o siciliano), dell'inglese dei negri d'america (un tempo
assimilato alla Mammy di "Via col vento", tutta dedita alla sua "padroncina", oggi manipolato a
livello di ritmo o timbro di voce dei doppiatori, come mostra doppiaggio di Eddy Murphy).
1. Fenomeni di code-switching.
Un ulteriore caso di difficoltà emerge quando l'originale sonoro presenta dei fenomeni di codeswitching, cioè uno slittamento di codice, un passaggio da una lingua all'altra, come avviene spesso
nelle interazioni fra persone (o in ambienti) bilingui. In passato i personaggi stranieri dei film si
appiattivano generalmente sulla lingua dello spettatore, a scapito della verosimiglianza della storia
(si pensi a "Roma città aperta" e ad altri film del dopoguerra, in cui i soldati tedeschi, tranne
sporadici casi in cui parlavano in tedesco fra loro, generalmente recitavano con un improbabile
italiano standard). Oggi al contrario il cinema rispecchia sempre di più la realtà plurilingue di molti
ambienti caratterizzati dal contatto fra persone di lingue e culture diverse. Come si comporta qui la
traduzione per i sottotitoli e il doppiaggio?
1.1. Code-switching e doppiaggio.
Una tecnica diffusa (quando si tratta di casi sporadici di code-switching o di slittamenti verso lingue
poco note agli spettatori), consiste nella cancellazione del divario linguistico fra le parti del discorso
e nell'appiattimento sulla lingua in cui avviene la traduzione. In "Tutto su mia madre" (di Pedro
Almodovar), per esempio, l'alternanza fra spagnolo (di Madrid) e catalano (di Barcellona)
indicavano nell'originale il continuo tornare indietro al passato della protagonista principale
(Manuela), nella Barcellona degli anni Ottanta, rispetto a Madrid, città in cui si è rifugiata per
fuggire dal suo tragico presente. La traduzione però si appiattisce sull'italiano standard, perdendo le
connotazioni legate alle due lingue, come vediamo in una frase in catalano pronunciata dal
travestito Agrado, e tradotta in italiano nel doppiaggio e nei sottotitoli:
Agrado (al farmacista): Oye, que bona nit!
(sonoro italiano: Ciao! Buonanotte!)
(sottotitoli italiani: Ciao!)1
Prendiamo un altro esempio: Nel film "La vita è bella" di Roberto Benigni, tutti ricorderanno la
scena finale in cui un carro armato americano attraversa il campo di concentramento e fa restare a
bocca aperta Giosuè, il bambino protagonista della storia. Il soldato si affaccia dall'oblò e lo saluta,
come è verosimile, in inglese:
Soldato: Hi boy! You are alone? What's your name?
Bambino: (fa cenno di no con la testa, per dire che non capisce)
Soldato: You don't understand, do you? I'll give you a lift, come on up here! Here you go!
1
E' da notare, in questo caso, che il linguaggio "brillante" di Agrado, ricco di coloriture espressive e gergali, viene
accentuato nel doppiaggio italiano da una voce femminile particolarmente roca, diversa dal timbro dell'attore del film
originale, forse per indicare la "transessualità" del personaggio che diviene così più riconoscibile per il pubblico
italiano.
In Giappone questo film non solo è stato sottotitolato, ma ne sono state fatte addirittura due versioni
doppiate in giapponese: una per la televisione e una per il videonoleggio. Proprio questa scena
mostra delle soluzioni traduttive diverse.
Nel film doppiato per l'home-video si è scelto di mantenere la versione sonora in inglese e di
sottotitolarla in giapponese:
Soldato: originale in inglese
(sottotitoli giapponesi: Ciao bimbo, sei da solo? Come ti chiami?)
Bambino: (cenno della testa)
Soldato: originale in inglese
(sottotitoli giapponesi: Non capisci l'inglese? Ti diamo un passaggio!)
Nel film per la televisione, invece, anche il soldato parla in giapponese, e questo crea la necessità di
trasformare il senso delle sue frasi in relazione al cenno di diniego del bambino. Ecco come suona
in italiano il dialogo giapponese di questa scena:
Soldato (doppiato in giapponese): Ciao bimbo, sei da solo? La famiglia?
Bambino: (cenno della testa)
Soldato (doppiato in giapponese): Ho capito, sei rimasto da solo. Ti diamo un passaggio,
vieni, sali. Aspetta ti aiuto, dammi una mano, ecco.
Complessivamente tra le due versioni doppiate in giapponese de "La vita è bella", quella per l'home
video è più accurata e fedele all'originale, mentre quella per la televisione (destinata a un pubblico
più distratto ma forse anche meno aperto culturalmente ad altre lingue e culture) è più orientata
linguisticamente e culturalmente verso il Giappone, come dimostra anche questo caso di codeswitching appiattito sulla lingua dei telespettatori.
L'altra scena famosa di code-switching di "La vita è bella", in cui Benigni traduce a modo suo gli
ordini del soldato tedesco ai nuovi arrivati nella camerata del lager, è stata mantenuta in tedesco
come nell'originale, mentre Benigni li traduce oralmente in giapponese. Nella versione del film
doppiata in tedesco, invece, si è dovuti ricorrere a un artificio, lasciando la voce italiana di Benigni
(che invece nel resto del film viene doppiato) e sottotitolando la scena in tedesco: solo così lo
spettatore avrebbe potuto cogliere la comicità della discrepanza fra gli ordini originali e la
traduzione fatta dal protagonista del film.
1.1. Code-switching e sottotitoli.
Una soluzione originale per risolvere il problema di rendere comprensibile il testo ai telespettatori e
di mantenere le connotazioni legate a lingue diverse dall'originale, si trova nei sottotitoli italiani per
nonudenti utilizzati nel DVD del film "Un tè con Mussolini" di Franco Zeffirelli. Il film è di per sé
un esempio eccellente di multilinguismo nel cinema, visto che narra le vicende di un ricco
fiorentino anglofilo, della sua anziana segretaria inglese, e della comunità dei cosiddetti
"anglobeceri" (gli inglesi stabilmente insediati a Firenze prima della seconda guerra mondiale),
sconvolta da una ricca americana di passaggio. In alcuni casi di code-switching, in cui la versione
italiana presenta delle battute in inglese, i sottotitoli traducono in italiano queste frasi, ma
aggiungono la postilla "in inglese" che può così dare allo spettatore non udente una indicazione in
più sul testo audio originale, pur senza osare una trascrizione del sonoro tout court.
SIGNOR GARNIERI ( alla segretaria):
Dear Sir.
(SOTTOTITOLI)
(in inglese) Caro signore.
(SOTTOTITOLI):
Luca :
(SOTTOTITOLI)
(in inglese) Sinceramente vostro.
Signor Garnieri (alla segretaria):
2. Fenomeni di code-mixing.
Yours Sincerely.
Good morning.
(in inglese) Buongiorno.
Diversamente dal code-switching, in cui l'interazione "slitta" da una lingua all'altra con una o più
frasi, il code-mixing consiste in una mescolanza di codici, caratterizzata dall'inserimento nel
discorso di parole o gruppi di parole in una lingua diversa.
2.2.Code-mixing e doppiaggio.
La ricerca di Sapino sul doppiaggio in italiano del film "Portrait of a lady" (1996)2 osserva un caso
di code-switching e code-mixing (inglese/francese) che nell'originale era inserito per connotare un
ambiente alto-borghese in cui la conoscenza del francese costituiva un elemento di distinzione e di
prestigio, così come in "Un tè con Mussolini" l'uso di parole e frasi in inglese rappresentava un
tratto distintivo dell'alta società fiorentina negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale3. La
soluzione degli ad attori-traduttori italiani di "Ritratto di signora" nell'adattamento dei brani
bilingui è quella dell'italianizzazione dei termini francesi, soluzione che l'autrice giudica
"sicuramente discutibile" (Sapino, 2000: 206)4.
La strategia usata in "Un tè con Mussolini" è diversa: qui si sceglie di fornire due versioni speculari:
un italiano frammisto di parole e frasi in inglese, nella versione italiana (più verosimile), un inglese
frammisto di parole e espressioni italiane nella versione inglese5, poco verosimile, ma efficace nel
suo insieme, in quanto portatrice di esotismi che rendo, per un pubblico inglese, l'impasto peculiare
di quella lingua "mescidata" che doveva essere l'anglo-fiorentino di certi ambienti della Firenze
borghese degli anni Trenta:
A
SONORO INGLESE
1.Signor Guarnieri: Caro signor Keegan, most respected and
famoso mercante di Manchester…
2. Miss Wallace: Dear Sir.
3. G.: I am in grande gratitudine for the massive and importante
bundle of silk which will bring lacrime alegre to the eyes of
molte bellissime signore Florentine.
4. W.: Thank you for the consignment to fabric, it is up to
your usual standard.
5. G.:
Please accept, signore, my most humble compliments
and sincerissimi good wishes.
6. W.: Your Sincerely .
7. G.:
Ah, Miss Wallace, that’s all for today.
B
SONORO ITALIANO
1. Signor Guarnieri: Caro signor Keegan, most respected and
famoso mercante di Manchester.
2.Miss Wallace: Dear Sir.
3. G.:
I am in grande gratitudine for the massive and
importante expedition di seta e di lana fine which will bring
lacrime alegre agli occhi di molte beautiful signore Florentine.
4. W.: I vostri tessuti sono sempre di grande qualità.
5. G.:
Vi prego di accettare, Sir, i miei più sincerissimi
compliments and sincerissimi good wishes.
6. W.: Yours Sincerely.
7. G.:
Brava Miss Wallace, è tutto per today.
L'inserimento di parole e frasi in italiano e qualche volta anche in vernacolo fiorentino (Ma il che la
dice?) è un espediente che emerge anche altrove nel testo inglese, ma non sempre si riflette nella
versione italiana, attenta a giustificare l'uso di vocaboli inglesi per ragioni non solo di connotazione
ambientale ma piuttosto funzionali al contesto comunicativo, come abbiamo visto nella lettera
dettata da Guarnirei (mezza in italiano e mezza in inglese) alla segretaria, per aiutarla
nell'elaborazione della versione inglese destinata a un corrispondente in Inghilterra, o nel brano
seguente, in cui il bambino saluta il padre in inglese per mostrargli i suoi progressi:
A
SONORO INGLESE
27. G.: Ma il che la dice? Can you imagine that my wife
accepts a bastard? (to himself) Now I have my wife…
28. W.: Signor Guarnieri, there are not illegitimate children in
2
B
SONORO ITALIANO
27. G.: Ah, ah! Ma avete proprio voglia di scherzare oggi! Ma
ve lo immaginate mia moglie che si prende un bastardo in casa,
mia moglie?
Il film, diretto da Jane Campion, costituisce la trasposizione filmica del romanzo omonimo di Henry Miller (1908).
Così si spiega anche il desiderio di Guarnirei di dare al figlio, seppur illegittimo, un'educazione da perfetto gentleman.
4
Il direttore del doppiaggio di "Ritratto di signora" ha giustificato la riduzione dei termini francesi nei dialoghi italiani
con lo scopo di "ristabilire fra le due lingue una proporzione equivalente a quella riscontrabile nel romanzo": questo fa
capire l'accuratezza di un'operazione che deve tener conto, in questo caso, non solo della sceneggiatura del film, ma
anche delle versioni in inglese e in italiano del romanzo da cui è ispirato.
5
Nelle nostre trascrizioni le parole in lingua diversa dalla lingua del doppiaggio sono inserite in corsivo.
3
this world, only illegitimate parents.
29. G.: Parole, parloni! (To himself) Ma povera scema! Ti
Immagini!
30/32. W.: (To Luca) Say good morning to your father.
33. Luca: Good morning.
34. G.: Che è impazzita? Ma come si permette? O Dio bono!
You bring the child here. The wife can arrive any moment. (To
Luca) Tu sta’ bono, tu sta’ bono lì eh! Miss Wallace, in England
such behaviour is perhaps possible but in Italy, believe me, this is
the end of the world, the end of the world
28. W.: Signor Guarnieri, cercate di capire che non esistono
bambini bastardi. Illegittimo è che li ha messi al mondo.
29. G.: Eh, parole, paroloni!
30. W.: Vieni!
31. G.: (sottovoce) Ma povera scema! Ma te lo immagini…
32. W.: (a Luca) Vieni, su, avanti, saluta tuo padre.
33. Luca: Good morning.
34. G.: Ma sei impazzita? Ma come vi permettete? O Dio bono,
portare il ragazzino qui con mia moglie che può arrivare da un
momento all’altro? Madonna… (a Luca) Tu sta’ bono eh, sta’
bono lì eh! Miss Wallace, in Inghilterra, in Inghilterra saranno
possibili cose del genere ma qui in Italia credetemi, è la fine del
mondo, la fine del mondo!
La caratterizzazione del personaggio, che nella versione inglese è affidata all'inserimento di parole e
frasi italiane e alla pronuncia italiana dell'attore, nella versione italiana risulta piuttosto, in
quest'ultimo scambio di battute, dall'uso di espressioni del vernacolo fiorentino, purtroppo non
perfettamente riuscite in bocca ad un attore romano (O Dio bono… Madonna… Tu sta' bono eh, sta'
bono lì eh).
L'inserimento di parole straniere nel discorso può essere un artificio utilizzato anche
(indipendentemente dal sonoro originale) per dare una "patina" esotica alla versione doppiata. E'
questa la scelta, per esempio, del doppiaggio di "La vita è bella" in giapponese per il videonoleggio,
in cui "Buongiorno principessa" viene reso con "Buongiorno ohimesama" (mentre la versione per la
TV viene tradotta anche la parola "buongiorno", ormai nota anche in Giappone).
In altri casi il code-mixing presente nella versione originale dà il via a percorsi brillanti e creativi
nell'opera del traduttore-doppiatore, come vediamo nel film "Goodmorning Vietnam", centrato
sull'inglese misto di forestierismi dei dj delle radio americane per i soldati in Vietnam. Un caso fra i
tanti: "I'm stationed in Putain" (che allude, con il francesismo, al sesso mercenario frequente fra le
truppe americane di stanza a Hanoi) diventa "Sono dislocato a Fikatang" (in cui il gergale "fica"
viene esotizzato con il suffisso –tang, mantenendo così un alone di code-mixing paragonabile a
quello dell'originale).
2.2.Code-mixing e sottotitoli.
Nel caso di un sonoro che presenta fenomeni di code-mixing, i sottotitoli tendono di solito
all'appiattimento verso la lingua del pubblico. In "Un tè con Mussolini", per esempio, si cambiano
le componenti della frase in inglese, riproponendone il significato in italiano: la parafrasi, in questo
caso, appiattisce il testo togliendo la connotazione originale conferita dalla mescolanza di codici
(che nella versione italiana sonora tradisce l'ammirazione del protagonista per la cultura inglese):
3. (SONORO ITALIANO)I am in grande gratitudine for the massive and importante expedition di seta e di lana fine
which will bring lacrime alegre agli occhi di molte beautiful signore Florentine.
3. (SOTTOTITOLI ITALIANI) Le sono molto grato per l’importante spedizione di seta e di lana fine. Queste stoffe
faranno piangere di felicità molte belle signore fiorentine.
5. (SONORO ITALIANO )Vi prego di accettare, Sir, i miei più sincerissimi compliments and sincerissimi good wishes.
5 (SOTTOTITOLI ITALIANI) Vi prego di accettare i miei più sinceri complimenti.
6 (SONORO ITALIANO) E' tutto per today.
6 (SOTTOTITOLI ITALIANI ) E’ tutto per oggi.
Anche la traduzione dei sottotitoli inglesi opta per una soluzione appiattita sull'inglese, fornendo
quindi una parafrasi dell'originale di cui perde totalmente la connotazione legata all'alternanza delle
due lingue6:
6
Paolo Guarnirei, in questo caso, si dimostra tale ammiratore della cultura e della lingua inglese da inserire parole inglesi in italiano: la versione
sonora in inglese inverte come abbiamo visto le due componenti
1. (SONORO INGLESE) Caro signor Keegan, most respected and famoso mercante di Manchester…
1. (SOTTOTITOLI INGLESI) Dear Mr Keegan, most respected and famous merchant in Manchester.
5. (SONORO INGLESE) Please accept, signore, my most humble compliments and sincerissimi good wishes.
5. (SOTTOTITOLI INGLESI) I beg of you to accept my sincerest compliments and very good wishes.
34 (SONORO INGLESE) Che è impazzita? Ma come si permette? O Dio bono! You bring the child here. The wife can
arrive any moment. (To Luca) Tu sta’ bono, tu sta’ bono lì eh!
34 (SOTTOTITOLI INGLESI) Have you gone mad? How dare you? You brought the boy here! My wife could walk in!
(To Luca) You stay there.
In un caso viene omessa un'intera frase in italiano pronunciata dall'attore e la prima parte della
battuta (anche questa in italiano) viene riassunta in una sola parola:
29. (SONORO INGLESE) Parole, parloni! (To himself) Ma povera scema! Ti Immagini!
29. (SOTTOTITOLI INGLESI) Words!
In un altro caso l'originale inglese aveva inserito una battuta in vernacolo fiorentino (Ma il che la
dice?= What are you saying?) che non solo scompare nei sottotitoli, ma viene anche tradotta molto
liberamente (You feel like playing games today!), con una espressione più vicina alle traduzioni
italiane usate nella versione doppiata e sottotitolata (Avete proprio voglia di scherzare / Avete
voglia di scherzare):
27. (SONORO INGLESE) Ma il che la dice? Can you imagine that my wife accepts a bastard? (to himself) Now I have my wife…
27. (SOTTOTITOLI INGLESI) You feel like playing games today! My wife would never accept a bastard in the house!
3. Conclusioni.
Plurilinguismo e sottotitoli.
Nei sottotitoli di brani plurilingui si può trovare:
a. traduzione e indicazione della lingua originale. Nella sequenza di "Un tè con
Mussolini" presa in esame, per esempio, i sottotitoli italiani e inglesi si differenziano
soprattutto per il trattamento riservato alle parti bilingui (italiano-inglese) del sonoro
che solo nella versione italiana mantengono un riferimento al fenomeno inserendo
fra parentesi la glossa "in inglese" (forse perché si tratta in realtà di trascrizioni per
non udenti).
b. traduzione: Generalmente però il sottotitolo si appiattisce sulla lingua dello
spettatore e, se non indispensabili, arriva perfino a cancellare le parti in una lingua
diversa da quella del film (lo abbiamo visto nell'esempio di catalano del film "Tutto
su mia madre" o nei sottotitoli inglesi di "Un tè con Mussolini"). Del resto è questa
una delle strategie tipiche della traduzione di servizio, orientata verso i destinatari
più che rispettosa per l'originale, che si combina qui con la necessità di ridurre se
necessario e rendere leggibile il testo in contemporanea allo svolgimento delle
sequenze.
Plurilinguismo e doppiaggio.
Nel doppiaggio di brani plurilingui si possono usare queste strategie:
a. si può mantenere l'effetto-macchia dell'originale lasciando le stesse parole in L2 , purché si
tratti di una lingua diversa da quella in cui avviene il doppiaggio (lasciare il discorso del
soldato tedesco in "La vita è bella" tradotto in tedesco significa rinunciare all'espediente del
contatto fra lingue diverse)
b. si può usare la strategia precedente e abbinare la traduzione in sottotitoli delle parti in L2
(soldato americano che parla inglese nella versione home-video di "La vita è bella",)
c.
si può mantenere il plurilinguismo dell'originale, cambiando però le parti del discorso in L2
(traduzione italiana di Benigni in camerata ne "La vita è bella" diventa, nel film doppiato in
tedesco, l'elemento che riporta nel film il fenomeno di code-switching), o perfino creando
dei neologismi più comprensibili al pubblico (Putain /Fikatang)
d. si possono dare delle connotazioni di bilinguismo o plurilinguismo al discorso
(corrispondenti alle intenzioni della sceneggiatura originale) mediante espedienti diversi
ancora. Per esempio e con l'inserimento di parole straniere nel dialogo, anche se non
presenti nell'originale: come l'intercalare "Buongiorno" ne "La vita è bella" in giapponese o
le espressioni fiorentine nella versione inglese di "Un tè con Mussolini") o attraverso una
pronuncia straniera dei personaggi, come vediamo in "Un tè con Mussolini", dove il dialogo
recitato in inglese è caratterizzato dalla pronuncia italiana (mista a frasi e parole italiane)
dell'anglofilo Paolo Guarnirei, e quello in italiano è caratterizzato specularmente dalla
pronuncia inglese della signorina Wallace doppiata in italiano.
Tradurre è sempre una sfida.
Tradurre per i sottotitoli e il doppiaggio dei film è una sfida ancora più appassionante per i reticoli
di codici che entrano in gioco.
Se a tutto questo aggiungiamo la difficoltà di rendere un originale caratterizzato dal contatto fra più
lingue (con fenomeni di code-switching o code-mixing) in una versione doppiata o sottotitolata per
un pubblico di lingua e cultura diversa, possiamo solo guardare con estremo rispetto alle soluzioni
(talvolta poco rischiose, talvolta assolutamente brillanti) adottate via via da chi di questo mestiere
ha fatto una forma di arte a latere di quella cosiddetta "cinematografica".
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