Ecco, il Figlio ci è stato dato!

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Ecco, il Figlio ci è stato dato!
BOLLETTINO DELL’UNITÀ PASTORALE DI CASSANO D’ADDA - anno LIV - Dicembre 2016
Dicembre 2016
Ecco, il Figlio
ci è stato dato!
Tempo di natale
Messaggio del
Vescovo
Sinodo dei
Giovani
Don Simone
Il Portavoce Sommario
4 Buone feste... di che?
5 Natale dei perdonati, luce
del mondo
6 Nel nome della Misericordia
10
15
7 Il Sinodo dei Giovani
8 Don Simone Duchi
10 Misericordia et Misera
12 L’Oratorio non è... è per gli
adulti luogo di servizio
13 Loro sapevano
18
IL PORTAVOCE
PERIODICO DELL’ UNITÀ
PASTORALE DI CASSANO D’ADDA
Anno LIV - Dicembre 2016
saranno gradite offerte per la realizzazione
IL PORTAVOCE
Aut. Tribunale di Bergamo n° 18/79
del 5/4/1985
Direttore Responsabile: Vincenzo Rini.
REDAZIONE
Lidia Brambati, Roberto Colombo,
Piera De Maestri, Marco Galbusera,
Maurizio Mandelli.
CENTRO di AIUTO
alla VITA
Via Vittorio Veneto, 75
20062 Cassano d’Adda (MI)
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Emilio Mandelli, Sara Balestro,
Filippo Rossi, Silvia Aranci,
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RIBOLI LUCIANO
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Claudio Cortivo
Mac Claude grafica e foto
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STAMPA
Pozzoli spa - Inzago
21
14 Dio ha messo in noi il seme
della Misericordia e ci ha
dato un cuore tenero
15 Accogliere, aggregare e
innovare
CONTATTI
16 Foto varie
PARROCCHIA DI SAN PIETRO APOSTOLO
17 I nostri presepi
Via I Corte, 1
Parroco: don Silvio Aboletti
tel. 0363 361735
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PARROCCHIA DI MARIA IMMACOLATA
E SAN ZENO
Via V. Veneto, 25
Parroco: Mons. Giansante Fusar Imperatore
tel. 0363 64234
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Oratorio San G. Bosco
Via V. Veneto, 75
don Simone Duchi
tel. 0363 61124
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Mons. Piergiuseppe Coita
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PARROCCHIA DI CRISTO RISORTO
Via Cristo Risorto, 20
Parroco: don Antonio Moro
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PARROCCHIA DELL’ANNUNCIAZIONE
Via Gioberti, 30
Parroco: don Paolo Ardemagni
[email protected]
tel. 0363 560606
mobile 328 9644140
18 Insegnerò a chiamarti Padre
Nostro a ogni bimbo che
diventa uomo
19 Quando la troppa premura
diventa dannosa
20 Ristrutturazione e
ampliamento dell’Oratorio
san Domenico Savio
21 Festa del Ringraziamento a
Cascine s. Pietro
22 Pellegrinaggi di Cristo
Risorto
23 Tutto è bene ciò che finisce
bene...
24 Sei mesi in Finlandia, Natale
compreso
26 “...e il vetro fa entrare la
luce”
28 Nuova Agorà
29 Anagrafe
TEMPO DI NATALE
IL NOSTRO VESCOVO
di don Simone
“Natale dei perdonati, luce del mondo”
Messaggio del Vescovo per il Natale 2016
C
ari Cassanesi,
è un piacere prender la parola, tanto più se da ospite
ultimo venuto, in giorni
non di festa, ma d’attesa della festa:
se davvero sarà grande, gustarne il
desiderio permette infatti d’intuire
perché e come aspettiamo quel che
per la nostra gioia si prepara. Anche
quest’anno, ancora una volta: fendendo infatti la stagionale cortina di
bisogni indotti che il consumismo
deve imbastire per farci spendere
qualcosa a Natale, il cristiano sperimenta l’ottima opportunità, per grazia e vocazione, d’uno sguardo realistico sul mondo, nonché sulla nostra
esperienza di discepoli, e quindi di
testimoni (ricordate? sale della terra,
luce del mondo..) se ancora vogliamo
meritare tali impegnativi doni.
Al presente c’è di tutto: lo spettacolo
della storia, che sia tragedia, epopea
o farsa, ben c’immette in quell’Avvento che configura in ogni secolo
una dimensione feconda e scomoda
dell’intera vita cristiana, la quale già
conosce la promessa, già spera nella
salvezza del mondo, ma ancora proprio non ne vede il compimento. Debitamente ispirati, gli antichi profeti
ci ripetono che Dio sarà con l’uomo,
e certo viene l’Emmanuele, senza
però sciogliere il tempo dell’attesa: il
Natale stesso attesta che la promessa
è compiuta, ma al contempo, trattandosi appunto d’una nascita, d’un
inizio, che il compimento è promesso. Albeggia: il Signore s’è definitivamente impegnato per noi, per ogni
uomo, con tutto se stesso, fino a non
star più in piedi per l’opera grande
10
4
B
Buone feste... di che?
compiuta, come appunto un neonato
e un crocifisso.
Nascita del vero Dio, nascita dell’uomo vero, il Natale si rivela una festa
di luce pasquale: vegliato dalla pietà
della Madre, Gesù vien deposto ora
nella mangiatoia, allora nel sepolcro,
avvolto da fasce gloriose nella notte
del vagito come della morte. Tanto
che in quella notte celebriamo il suo
Sacrificio, l’Eucarestia, proclamiamo
la sua resurrezione nell’attesa (senti senti) della sua venuta. In ambo
i casi non solo il mondo, ma anche
il cielo offre spettacolo: stupefatti i
pastori, gli angeli invitano alla pace,
quella che ancora non regna dov’è
nato, morto e risorto il loro Signore.
Ai suoi undici traditori anzitutto egli
la donerà, e non come la dà il mondo,
perché la portino da apostoli a tutte
le genti annunciando il Vangelo. Non
per occupare bene il tempo in attesa
dell’ultimo giorno, ma perché gli uomini imparino ad attenderlo: viene.
Stanti così le cose, siamo in coscienza chiamati ad una sanissima
riflessione natalizia che prediliga
il realismo al languore, per non far
della fede una smanceria o, peggio,
cadere in facili abboccamenti, quegli
inganni cioè ove ingenuità domanda:
“che male c’è?” Mentre ognuno farà
per se stesso la propria parte, porto all’occhio il più melenso e solo
all’apparenza innocente di questi ultimi: quali sono le “buone feste” che
ci auguriamo?
Già rispondere “il Natale” è problematico, sospettosamente autoritario
e confessionalista: chiedere ai bambini ed ai ragazzi delle scuole afflitte dal politically correct (che è una
patologia del rispetto). Povere stelle,
scordatevi carole e presepe, dalla
nuova porta della libertà d’espressione passa al massimo qualche renna e
un po’ di neve finta.
E poi, “il Natale” di chi? Perché c’è
“il Natale” da festeggiare, un resistente numero in rosso nel calendario laico? Quanto ce ne importa davvero che nasca quel tale? Cosa cambia nella nostra vita? Va bene, ammettiamo contro ogni miglior prova
pubblicitaria che non è l’Avvento del
pupazzotto barbuto largo dispensator
di doni e tenace modaiolo del marketing: tra le sue maschere ridanciane,
sapete, c’è il buon san Nicola, sankt
Nikolaus, per imbarbarimento santa
Claus. Nient’altro?
Più che il patrimonio culturale (sarebbe già tanto!), buoni cristiani e
cittadini, non perdiamo il tesoro di
grazia: i pensieri più dolci, teneri,
caldi, i regali e le cene più gustose
fanno altrimenti da ornamento ad
un’indifferenza tanto più triste quanto più agghindata per dimenticare il
vuoto che copre. Ricordate: tolto il
Bambin Gesù, il presepe del mondo
non ha senso.
Provvidenza vuole ch’egli venga, non
richiesto e senza posto, nelle tenebre
come luce, nel peccato come perdono, nella morte come vita. E di questo noi tutti siamo testimoni.
Buon Natale
uon Natale a tutti gli
uomini e le donne
che vivono in questa
nostra bella terra, e
che desiderano una luce che
rischiari il proprio cammino.
La luce: le giornate che si accorciano ne aumentano la nostalgia, le feste moltiplicano
fiaccole e luminarie, ma spesso
resiste la nebbia, ci assale il
buio, che ci rattrista nel profondo. Eventi dolorosi e tempi
di crisi ripropongono il mistero
della notte, deserto del mondo
e dell’anima, con le sue non facili domande.
Immersi in questa fragilissima
realtà, ascoltiamo ancora la
buona notizia: la luce splende
nelle tenebre (Gv 1,4), un Bambino è nato per noi (Is 9,5), nasce nel
tempo il Figlio di Dio, Gesù, l’unico
Salvatore del mondo. Questo il cuore
della fede cristiana, di sempre... di
cui cerchiamo testimoni attuali, credibili, luminosi.
Ne voglio ricordare uno, anzi una:
una donna, violentata e distrutta dai
suoi uomini. E giudicata, sbattuta in
piazza, per essere eliminata, come
uno straccio da buttare. Era la fine.
Invece, quella donna fu rivestita di
luce, dalla luce della misericordia e
del perdono. Dopo il drammatico incontro-scontro di Gesù con i farisei, i
giusti che volevano lapidarla: Chi di
voi è senza peccato, scagli per primo la
pietra contro di lei. Subito dopo averli veduti andarsene in silenzio, uno
dietro l’altro, rimasta sola con Lui, si
era sentita dire: Neanch’io ti condanno, va’ e d’ora in poi non peccare più
(Gv 8,1-9). E non le sfuggi che Gesù
disse: Io sono la luce del mondo (Gv
8,12). Lo disse e lo fece, in lei, nuova
creatura.
Come lei, tutti noi possiamo sconfiggere il buio, rivestirci di luce, ed
essere un barlume di speranza per
gli altri. Se ci riconosciamo peccatori
perdonati, cuori di pietra sciolti dalla
tenerezza di Dio, pecorelle smarrite
e ritrovate, rimesse al posto d’onore,
al centro del presepio. Perché anche
solo per te, per me, è nato il Figlio
di Dio. Gesù è venuto a manifestare
quanto Dio si incarna nelle più sconquassate vicende umane, mai per benedire il peccato, sempre per rialzare
chi è caduto. Con un piccolo gesto e
poche autorevoli parole, Colui che è
nato a Betlemme da Maria, apre uno
spiraglio nelle coscienze indurite e
rimette ciascuno in cammino verso la
sua vera dignità.
Il giubileo della Misericordia è appena terminato, e la sua scia di luce ancora si vede. Abbiamo riempito nella
Chiesa i serbatoi della divina
misericordia, da spartire con
tutti: i violenti da disarmare, gli
smarriti da ritrovare, gli afflitti
da consolare. Abbiamo rimesso in moto la “dinamo” dell’amore, che funziona solo così: se
questa luce non viene donata,
le batterie si esauriscono e la
luce si spegne. Se invece si
diffonde, si moltiplica, cresce
all’infinito.
Per questo, nel discorso della
montagna, Gesù dice a quanti
lo ascoltano con cuore aperto:
Voi siete la luce del mondo (Mt
5,14). Ciò che ha detto di sé,
vale anche per noi, sue membra. Vale anche per l’adultera
perdonata, che se ne va con
gli occhi lucidi, trasparente
della grazia ricevuta. Così il Sommo
Bene vince ogni male, lo disinnesca
da dentro, riconducendo l’uomo alla
casa del Padre.
Ciò che è iniziato nella grotta si va
compiendo nella storia, perché è sorta la luce che mai si spegne, neppure
nella morte. È la luce della Chiesa,
corpo di Cristo e popolo di Dio in
cammino, luce riflessa, umile e capillare, che risplende in mille comunità, in milioni di case, in miliardi di
cuori. È la luce di uomini e donne
che rispondono sì alla benevolenza di
Dio, che si sanno amati e che diffondono amore, con i gesti concreti della
prossimità e della condivisione. È la
luce di una speranza che può sempre
risorgere, quando nasce un bambino,
quando si stringe un’amicizia, quando si osa il perdono, quando si cerca
la pace.
È Natale di Gesù, dunque, se è anche
Natale della Chiesa, popolo di perdonati. E sarà anche Natale dell’Umanità, tormentata e agitata, ma cullata
dal Padre che sempre le prepara un
domani, vigilia di eternità.
In questa luce, il mio augurio più caldo, fraterno e gioioso a tutti.
Cremona, 17 novembre 2016
+ Antonio, vescovo
5
GIUBILEO
LA NOSTRA CHIESA
il Portavoce Dicembre 2016
Il sinodo dei Giovani
L
Nel nome della misericordia
A
l termine dell’anno giubilare alcune realtà cassanesi, AC, CL e MASCI,
in collaborazione con le
parrocchie di Cassano, hanno proposto tre eventi di incontro e celebrazione.
E’ stata Madre Teresa di Calcutta
ad animare le riflessioni della comunità cassanese in occasione del
primo appuntamento di “Nel nome
della Misericordia”. La testimonianza proposta da padre Bernardo
Cervellera missionario del PIME e
direttore di Asianews, che ha più
volte personalmente incontrato la
Santa, approfondendone successivamente la conoscenza – attraverso scritti e persone - in occasione
della postulazione della causa di
canonizzazione.
“Il nostro tempo segnato dalla
“globalizzazione dell’indifferenza”
può imparare molto da questa suora dimessa e piccolina, ma piena
di energia e soprattutto di pronta
attenzione alle situazioni che noi
faremmo scivolare volentieri alla
periferia della nostra vita. - ha pre-
6
cisato padre Cervellera - Non vi è
situazione che Madre Teresa non
abbia accolto e aiutato: moribondi, affamati, bambini abbandonati, ragazze madri, lebbrosi, poveri,
malati di Aids, alcolizzati, persone
ricche di una vita senza senso. Con
lei anche la povertà è stata ridefinita: non solo il censo e il denaro,
ma anche il vuoto, il non amore di
una vita nell’egoismo è una povertà
che suscitava la sua compassione.
Il biblista don Maurizio Compiani
ha guidato il secondo appuntamento sul soggetto delle Beatitudini.
“Ci troviamo davanti al discorso
più importante del Vangelo di Matteo – ha premesso don Maurizio,
che ha affrontato in chiave etimologica ed apologetica il brano delle
Beatitudini -, il primo discorso, il
più lungo, introdotto nel modo più
solenne. In tutte le altre occasioni
Gesù si rivolge direttamente o unicamente ai discepoli: qui la sua
parola coinvolge tutti senza distinzioni.” “Gesù si riallaccia a Isaia e
agisce dove trova spazio - ha proseguito – se Dio arriva e prende
possesso del tuo cuore il legame
diventa importante e inscindibile,
quando Dio arriva nella nostra vita
si aprono tutte le porte, che vanno
percorse fino all’ultima: seguire
Dio significa percorrere le stesse
orme che ha percorso Gesù”. “Le
beatitudini sono una bussola poetica – ha efficacemente concluso
don Maurizio – l’invito è di essere perfetti e misericordiosi come il
Padre”.
Ancora madre Teresa è stata l’oggetto del terzo incontro tenuto da
Renato farina, noto giornalista e
scrittore che si è lungamente occupato della santa a partire dai
lontani anni 80 fino alla canonizzazione della suora albanese. Farina
ha portato diverse testimonianze
derivate principalmente da sue interviste fatte nel corso degli anni,
oltre alla consueta iconografia della Santa, ha ricordato un detto di
Madre Teresa che ben rappresenta
il suo sentire verso i poveri: “ non
c’è carità senza sacrificio, non è
vera carità se non ti costa niente.”
a sollecitudine della Chiesa di
Cremona verso le nuove generazioni è una costante del suo
generoso impegno nel tempo,
come attestano – tra l’altro – i tanti Oratori presenti e attivi nelle parrocchie
della diocesi, e le Linee progettuali su
Pastorale giovanile e Oratorio pubblicate nel 2009. Negli ultimi decenni si
sono moltiplicati gli inviti ad un ulteriore rilancio dell’evangelizzazione e della formazione dei giovani: ricordiamo
come Papa Benedetto XVI richiamava
l’urgenza della questione educativa e
come i Vescovi italiani hanno recepito
tale messaggio con gli attuali orientamenti pastorali Educare alla vita buona
del Vangelo. La nostra diocesi, in particolare, ha concretamente avviato un
processo di rinnovamento degli itinerari di iniziazione cristiana, con la decisa
guida del mio carissimo predecessore
Mons. Dante Lafranconi, “cantiere” cui
daremo certamente ulteriore seguito e
sviluppo. Anche la pastorale scolastica
è stata rilanciata con segni di effettiva
attenzione alla crescita integrale dei
ragazzi. Ora, come espresso in diversi
miei interventi dei mesi scorsi, è tempo
di un più attento e generoso ascolto del
mondo giovanile, per cogliere attraverso di essi i segni dei tempi che annunciano quel futuro buono che Dio ci prepara. Come ha scritto Papa Francesco,
“i giovani ci chiamano a risvegliare e
accrescere la speranza, perché portano in sé le nuove tendenze dell’umanità e ci aprono al futuro, in modo che
non rimaniamo ancorati alla nostalgia
di strutture e abitudini che non sono
più portatrici di vita nel mondo attuale” (Evangelii Gaudium 108). Ritengo
si possa affermare senza esagerazioni
che nei giovani possiamo scorgere il
Cristo che ci viene incontro, il Signore
dell’Avvento, l’Uomo nuovo sempre in
gestazione. Ascoltarli davvero ci insegnerà ad ascoltare maggiormente la Parola che si incarna, sempre. L’Evangelii
Gaudium guarda ai giovani come indispensabili protagonisti del complessivo
e profondo rinnovamento cui la Chiesa
tutta è chiamata. “Anche se non sempre è facile accostare i giovani, si sono
fatti progressi in due ambiti: la consapevolezza che tutta la comunità li evangelizza e li educa, e l’urgenza che essi
abbiano un maggiore protagonismo”
EG 106). “La pastorale giovanile, così
come eravamo abituati a svilupparla,
ha sofferto l’urto dei cambiamenti sociali. I giovani, nelle strutture abituali,
spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, necessità, problematiche e
ferite. A noi adulti costa ascoltarli con
pazienza, comprendere le loro inquietudini o le loro richieste, e imparare a
parlare con loro nel linguaggio che essi
comprendono” (EG 105). Ma, a noi
adulti, questo sforzo è oggi necessario
e urgente, per non tramontare frettolosamente con le nostre nostalgie e con
quei giudizi aspri e sommari che spesso
troncano ogni possibile dialogo coi ragazzi. Mentre prendeva corpo, con l’aiuto del Consiglio Pastorale Diocesano,
della Federazione Oratori Cremonesi e
di tante diverse espressioni della nostra
comunità ecclesiale, l’idea del Sinodo
dei Giovani, è stato annunciato dalla
Santa Sede che la XV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, prevista per l’ottobre 2018, avrà per tema “I
giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Abbiamo accolto con grande
gioia questa provvidenziale coincidenza, e ne abbiamo condiviso le motivazioni con il Santo Padre Francesco nel
breve incontro che ho avuto con Lui il
12 ottobre scorso. Egli ci ha incoraggiato ad un ampio ascolto dei giovani, di
tutti i giovani, per ricevere da essi una
salutare scossa alla nostra vita e all’evangelizzazione.
Per questo, confortato anche dai frequenti incontri con gli stessi giovani che, affamati di Dio e di senso, sto
imparando a conoscere ed amare nelle
nostre comunità,
INDICO UFFICIALMENTE IL
SINODO DEI GIOVANI DELLA
CHIESA CREMONESE
Il coordinamento del Sinodo dei Giovani viene affidato ad un’apposita Segreteria, espressione dell’area “Giovani” della Curia vescovile. Il Consiglio
Pastorale Diocesano seguirà correntemente gli sviluppi del Sinodo, in modo
da promuoverne il dinamismo rispetto
alla pastorale integrata, nei vari livelli
e ambiti della vita diocesana. Raccomando che l’iniziativa del Sinodo dei
giovani venga accolta da tutti come occasione di confronto, crescita nella fede
ed ascolto fruttuoso di quanto lo Spirito suggerisce alla Chiesa cremonese:
sono certo di poter contare innanzitutto
sull’adesione intelligente e cordiale di
tutti i nostri preti, da sempre formati
all’attenzione ai giovani, ma anche di
tante famiglie ed educatori della diocesi. Lo sguardo festoso e orante di Tutti
i Santi, uomini e donne delle Beatitudini, giovani in eterno per la comunione col mistero santo di Dio, ci attira
ed incoraggia. Alla loro intercessione,
specialmente di quanti hanno speso la
vita nel servizio ai ragazzi, affidiamo il
percorso che intraprendiamo. Maria, la
ragazza di Nazareth che col suo Sì ci ha
donato il Salvatore, ci ottenga la grazia
di una docile e feconda obbedienza allo
Spirito di Dio. La preghiera corale delle
nostre comunità, specie delle contemplative, degli anziani e dei sofferenti, ci
darà forza e fiducia. Dio ci benedica.
Cremona, 1 novembre 2016, Solennità
di Tutti i Santi
7
INTERVISTE
di Maurizio Mandelli
INTERVISTE
il Portavoce Dicembre 2016
Don Simone Duchi
L
’11 di settembre presso l’oratorio s. Giovanni Bosco è avvenuto un molto informale cambio
di consegne tra don Gianluca e
don Simone con un pranzo aperto a tutti. Alla fine di questo momento conviviale abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il nuovo vicario per sapere
qualcosa in più su di lui.
Chi è Simone Duchi, da dove viene, com’è la sua famiglia, dove
abitava?
Sono nato a Cremona il 29 luglio 1987,
mio papà, Lorenzo, è dentista e mia
mamma, Mara, fisioterapista (anche se
ha smesso di lavorare da quando sono
nato). Rita, mia sorella, è del ’91. Abbiamo sempre vissuto a Cremona, prima nella parrocchia di san Francesco,
poi a sant’Ilario. Conseguita la maturità presso il liceo linguistico europeo
“Beata Vergine” sono entrato in Seminario e dopo averne seguito il percorso
formativo sono stato ordinato sacerdote
nel 2013.
Dopo l’ordinazione, veramente
molto recente, quali sono state le
esperienze pastorali?
Anzitutto come vicario nella parrocchia
di Antegnate, nostra diocesi ma provincia di Bergamo, ora a Cassano. Per curiosa ironia, quindi, non ho ancora prestato servizio in provincia di Cremona.
In effetti la coincidenza fa sorridere.
Cassano non è proprio una coincidenza
ma, tra l’altro, proprio come nella sua
storia, una base strategica. Dopo l’ordinazione infatti sono stato incaricato di
perfezionare gli studi presso la Facoltà
Teologica di Milano per diventare professore di teologia. Conseguita la licen-
8
za specialistica in sistematica (un tempo si diceva “dogmatica”), sto ora ultimando il dottorato nella stessa disciplina. Impegnativo ma appassionante. Nel
frattempo insegno anche all’Istituto di
Scienze Religiose di Crema.
Un Istituto che non conosco, di
cosa si tratta?
L’ISSR, in sigla, è una scuola recentemente equiparata ad una facoltà
universitaria che prepara i futuri insegnanti di religione. Sono professore di
teologia fondamentale: in breve, quella
porzione del sapere della fede che ne
argomenta la credibilità.
In futuro passerà a insegnare in
Seminario?
È molto probabile che una volta terminati gli studi che sto conducendo mi
venga chiesto d’insegnare per il Seminario di Cremona, il quale condivide la
formazione teologica con le diocesi di
Lodi, Crema e Vigevano. Una cosa alla
volta: l’agenda è già pienissima!
Quali sono gli ambiti pastorali in
cui ha operato, vista la sua giovanissima età, prima di Antegnate?
Nel 2012 sono stato diacono a Dosimo
e Quistro, dove ho lavorato con don
Claudio Rubagotti: è stato un anno
splendido, del quale ancora lo ringrazio. In precedenza come seminarista
ho prestato servizio nelle parrocchie di
Vescovato, san Sebastiano in città e, per
due anni, a Pieve s. Giacomo.
Qualche settore di attività particolare, che so ACR, Società Sportive, Scout?
Trattandosi d’una collaborazione del
fine settimana, come ogni seminarista m’occupavo principalmente del
catechismo, a Pieve dell’ACR, poi in
particolare d’accompagnamento degli
adulti nei nuovi cammini di iniziazione
cristiana.
E come vicario ad Antegnate?
Ad Antegnate non ci sono gruppi ecclesiali definiti come l’AC, CL, gli Scout, il
Cammino neocatecumenale, però è un
paese dove l’oratorio costituisce ancora
un buon punto di riferimento per le famiglie ed i ragazzi.
Nessuna esperienza particolare
quindi.
A maggior ragione sono molto grato per
le occasioni in cui ho potuto conoscere
queste realtà, perché da tutte ho imparato e sto imparando qualcosa di buono,
una sottolineatura, un accento particolare della vita cristiana. Tecnicamente,
un carisma. Al tempo stesso non ho mai
fatto parte di nessuno di questi gruppi proprio per avere una disponibilità
equivalente per tutti.
Programma di lavoro per Cassano? So che abita in Oratorio e
che a tutti gli effetti è vicario del
s. Giovanni Bosco.
Sono vicario dell’Oratorio nel senso più
generale e comprensivo del termine,
dal catechismo agli Scout, dal gruppo
famiglia alla Pierino Ghezzi, dai ministranti ai giovani. Mi preparo ad accompagnare con prontezza e preparazione i
cambiamenti che verranno pensati per
Cassano nei prossimi anni.
Ho avuto modo, pur non essendo
un suo parrocchiano, di partecipare alle “sue” Messe e personalmente sono rimasto molto colpito
dalla particolare attenzione e
cura prestata all’aspetto liturgico
della celebrazione. È uno stile
personale o una più generale riscoperta?
La Messa è la celebrazione liturgica per
eccellenza: non dovrebbero far meraviglia la cura e la concentrazione prestatavi, quanto piuttosto la loro carenza.
Mi fa indubbiamente piacere che si
noti l’affetto, il coinvolgimento esistenziale, la preghiera che impegna ogni
cristiano nel momento in cui si trova
a render grazie al Signore, a celebrare
insieme ai suoi fratelli, come Chiesa,
quel sacramento di misericordia che è
l’Eucarestia.
So che lei è un fan di Guerre Stellari
Tra le altre cose
Tra le altre ovviamente, e ugualmente fan lo è chi la sta intervi-
stando. L’ultimo film della saga
“Il risveglio della forza” rappresenta chiaramente la ricerca
di qualcuno, Luke, che possa
sistemare le cose in un mondo
che sta andando sempre peggio.
Secondo lei in questo mondo che
sta andando abbastanza male c’è
bisogno di cercare qualcuno che
sistemi le cose?
A parte le opinioni che si possono avere
sulla riuscita dell’ultimo film di Guerre
Stellari, ritengo occorra anzitutto prender coscienza che noi siamo cercati,
non siamo noi a cercare qualcuno. È
Dio stesso, uscendo dalla metafora
della domanda, che viene incontro a
noi, uomo tra gli uomini. Sta alla porta
della storia d’ognuno e bussa. Proprio
la coscienza cristiana sembra purtroppo sempre più anestetizzata, sì da non
rendersi conto del fatto che il Signore
ci è accanto ogni giorno e sprona a condividere quella sapienza, quel Vangelo,
quel dono di vita che ripone nelle nostre mani per il bene nostro e del prossimo. Mia intenzione è dunque ricerca-
re, aiutare, condividere se possibile la
coscienza di ciascuno perché si desti
dinnanzi alla rivelazione di Dio che è il
Cristo Gesù, nostro salvatore, trovando
in lui il modo d’esser davvero se stessa,
responsabile, attiva, capace, competente, testimoniale. La ricerca di una fede
adulta e critica è indispensabile oggi.
Quindi se ho ben capito non c’è
bisogno di andare a cercare qualcosa o qualcuno lontano
No, il Regno di Dio è in mezzo a noi: ci
aiutiamo a vederne i segni?
Il Regno di Dio è in mezzo a noi
ma comunque, tornando al titolo di Guerre Stellari, dovremmo
affermare che “Il risveglio della
fede” è una cosa che va perseguito e cercato ogni giorno.
Il risveglio della fede coincide con il
nostro risveglio in quanto uomini e cristiani degni di questo nome: chi crede
non è un uomo che rinuncia a qualcosa
di sé vivendo di precetti ma è veramente uomo perché trova la propria libertà
e dignità, la giustizia della vita nella
forza che riceve e nella confidenza che
ripone in Dio.
Un messaggio che vuole lasciare
ai nostri lettori.
Lo stesso messaggio che ho condiviso
con i giovani incontrati in queste prime
settimane: non ho la presunzione di conoscere quello che interessa alla gente, ho tuttavia il desiderio di mettermi
al servizio di questi interessi, di questi
desideri perché, e di questo sono pienamente convinto, il Signore è capace
di portare la nostra vita a quella gioia,
a quella serenità, a quella sapienza che
oggi il mondo, così confuso prima che
ingiusto o violento, sa forse sì desiderare ma non sa onorare nella sua pienezza
e nobiltà.
9
VITA DELLA CHIESA
VITA DELLA CHIESA
della dignità della persona.
L’aborto ha evidentemente come effetto
primario l’uccisione di un innocente,
ma ha un effetto ugualmente devastante sulla comunità nel quale si compie: la vita della madre è segnata per
sempre, il rapporto di coppia e la vita
coniugale, già in atto o in prospettiva
di realizzazione, ne viene sconvolta,
tutto l’ambiente di vita, dei partenti e
degli amici, ne subisce un contraccolpo. Dunque, insieme al bambino non
nato, è la famiglia, comunità base della Chiesa e della società, la ‘vittima’
dell’aborto, ed è anche per tutelare
questo immenso valore che viene comminata la scomunica.
Misericordia et misera
Invito alla lettura
T
ra le disposizioni contenute
nella Lettera apostolica pubblicata da Papa Francesco lo
scorso 21 novembre quella di
maggior effetto è certamente stata l’estensione perpetua a tutti i confessori
della possibilità di assolvere il peccato
di aborto e, contemporaneamente, di
rimettere la scomunica latæ sententiæ ad esso legata.
Il provvedimento era già stato preso
all’inizio del Giubileo straordinario
della Misericordia, un anno fa, per favorire il ricorso più ampio possibile di
tutti i fedeli al sacramento della confessione e favorire così quella generale
purificazione dalle colpe del popolo
cristiano, che è il senso ultimo di ogni
Anno santo. Ora questa concessione
viene estesa ad ogni sacerdote confessore in modo stabile. Il cambiamento è
molto importante: vediamo dunque di
capirne meglio la portata.
1) Fino ad un anno fa il peccato di
aborto non veniva assolto?
Ovviamente sì, veniva assolto. Non c’è
colpa per quanto grave, che non possa
esser perdonata, quando colui che la
confessa è sinceramente pentito, pronto a correggersi e disposto a compiere
una vera penitenza.
Comportava però un particolare iter a
motivo della serietà della colpa. Per
semplificare, poniamo il caso di colui o
colei che si presenta al confessionale e
si riconosce colpevole di aver compiuto un aborto. Precisiamo che il peccato
coinvolge a pieno titolo sia la donna
che lo ha compiuto, sia i familiari che
l’hanno incitata ad esso, sia
il personale medico che ha
cooperato direttamente alla
sua realizzazione, sia, non
da ultimo, i politici che lo
promuovono.
A questo punto, sino ad oggi
il confessore aveva il compito di spiegare che per esser
assolti dal peccato d’aborto
e dalla scomunica annessa
ci si doveva rivolgere a sacerdoti dotati di tale facoltà,
10
ad esempio il vescovo diocesano, il
suo vicario generale, il canonico penitenziere della Cattedrale. Il ricorso ad
uno di questi poteva essere fatto dal
penitente in persona o dal confessore,
naturalmente fatto salvo il segreto circa
l’identità del penitente in questione.
Questo procedimento non significava in alcun modo che si volesse porre
ostacoli al perdono: come insegna il
Catechismo, la Chiesa non intende restringere il campo della misericordia,
bensì porre in evidenza la gravità del
crimine commesso, ovvero l’omicidio,
la soppressione di un innocente.
2) Perché era stata posta la necessità di ricorrere a sacerdoti appositamente incaricati? Forse perché
la scomunica rende più grave il
peccato?
Il delitto dell’aborto è un peccato mortale e nulla può rendere un peccato
mortale più grave di quanto già sia.
Compito della Chiesa è amare i suoi
membri peccatori lenendone le colpe,
non certo “aggravandole”. Il senso di
una censura ecclesiastica, come la scomunica, è al contrario quello di rendere più evidente la gravità di un peccato
in modo da mettere in guardia coloro
che non lo valutano adeguatamente per
ciò che è. Infatti “l’aborto va oltre la responsabilità delle singole persone e il
danno loro arrecato, assumendo una
dimensione fortemente sociale: è una
ferita gravissima inferta alla società e
alla sua cultura da quanti dovrebbero
esserne i costruttori e i difensori” (san
Giovanni Paolo II, enciclica Evangelium vitæ, n. 59).
L’aborto è un peccato particolarmente
grave perché colpisce un essere umano
innocente, togliendogli la vita, è anche
un atto di ingiustizia e prevaricazione,
poiché qualunque azione contro un innocente indifeso è immeritata. Ora, è
evidente che l’ingiustizia e la prevaricazione sono fattori fortemente destabilizzanti per la struttura della comunità umana; ed è altrettanto evidente
che nessun crimine ha per vittima un
soggetto più innocente e indifeso di un
bambino nel grembo della madre.
Il pericolo inoltre che gli uomini sottovalutino la gravità di un peccato è
tanto più grande nella misura in cui
sono numerosi e autorevoli coloro che
minimizzano tale gravità. Ora, nel
caso dell’aborto è lo Stato stesso, cioè
la massima fonte di autorevolezza sociale, che ha dichiarato l’aborto addirittura legittimo, mascherandolo sotto la falsante e
ipocrita formula “interruzione volontaria di gravidanza”.
Dunque è evidente che una
tale azione pubblica di contrapposizione all’amore di
Dio deve essere sanzionata
nel modo più forte possibile
dall’Autorità della Chiesa,
che infatti ha comminato la
pena ecclesiastica più grave,
a tutela della verità divina e
3) Quali potrebbero essere gli effetti
di questo cambiamento normativo?
di Emilio Mandelli
Dopo le disposizioni contenute in Misericordia et Misera non viene modificata la legge canonica e quindi la
scomunica legata all’aborto resta, ma
non è più necessario ricorrere ad un
confessore ‘speciale’ e qualunque sacerdote può assolverlo. Indubbiamente questa nuova prassi potrà facilitare
la celebrazione del sacramento della
Penitenza di coloro che si convertono
dopo questo orribile peccato. Ciò che
il nuovo corso sicuramente non vuole né suggerisce, se non ai malevoli,
è che anche per la Chiesa l’omicidio
che ogni aborto comporta sia diventato
meno grave.
La Redazione
IL NOSTRO ORATORIO
“L’ORATORIO NON E’… E’ PER GLI ADULTI LUOGO DI SERVIZIO”
Da più parti sentiamo ripetere che il volontariato è in
crisi, i giovani non lo sentono più. Tutte le Associazioni sono in cerca di giovani leve, per poter far fronte alle
richieste sempre più pressanti.
Anche l’Oratorio ne risente e chi vuole impegnarsi con
continuità è raro. I recenti appelli per il servizio al bar
ne sono la prova tangibile.
Allora che si può fare? Innanzitutto non stancarsi di
chiedere e porre il problema all’attenzione di tutta la
Comunità Parrocchiale. Anche altri gruppi non sono
esenti, i catechisti e via via gli altri gruppi ecclesiali
presenti in Parrocchia.
Seconda ipotesi: far leva sulla responsabilità delle
giovani famiglie. Hanno ricevuto tanto come singoli
dall’Oratorio; ora è venuto il momento di dare, e dare
con sistematicità. Cerchiamo di non tacitare la co-
scienza del dovere semplicemente con un aiuto economico, che pure non deve essere rifiutato.
Se un Oratorio non funziona, tutta la Parrocchia ne risente, o dovrebbe risentirne. Dobbiamo cercare di infondere non solo contenuti o nozioni di catechismo, ma
uno stile di servizio e di interesse verso “l’altro”.
Se riuscissimo a creare un ambiente di vera famiglia,
avremo raggiunto un obiettivo tale che potrà solo sfociare nella dinamica del servizio disinteressato e fraterno.
Allora coraggio cari amici, rimbocchiamoci le maniche, “bando alle ciance” -ne facciamo troppe anche
tramite i cellulari- e all’opera!
Riscattiamo le parole dovere e servizio e il gioco sarà
fatto.
Le parrocchie di Cassano d’Adda organizzano un
CORSO DI PREPARAZIONE AL MATRIMONIO CRISTIANO
di nove incontri che si terranno all’oratorio don Bosco,
via Vittorio Veneto, 75 nei giorni di lunedì e giovedì
dalle ore 21.00 alle 22.30
Il corso inizierà lunedì 9 gennaio e si concluderà lunedì 6 febbraio 2017
Le iscrizioni si raccolgono dal parroco di San Zeno
in via Vittorio Veneto, 25 (tel. 0363 64234)
Un altro corso verrà organizzato nel maggio prossimo.
11
BARICENTRO
di Maurizio Mandelli
il Portavoce Dicembre 2016
O
12
infinito della guerra civile siriana,
abbiamo visto nascere e crescere
l’aberrazione del califfato con la
sua scia di sangue, di deportazioni, di esecuzioni di massa, di distruzione di siti archeologici fino
alla rassegnazione della morte a
casa nostra, a domicilio. Sotto due
specie diverse: quella eclatante
(ma solo in dipendenza della frequenza) degli attacchi terroristici
sul nostro suolo europeo e il rosario
silenzioso quotidiano della conta dei
morti nel Mare Nostrum. Le statistiche
dicono che negli ultimi tre anni si sono
contati almeno 12 mila morti in mare
nel tentativo di raggiungere le nostre
coste, raramente grandi numeri, ma
continue gocce quotidiane, 20, 30 rare
volte 100 o 200. E tutto avviene sotto
la luce del sole, del nostro bel sole di
Sicilia, senza che nessuno faccia una
mossa per fermare questo mercato di
schiavi e di morte. Perché come altro
si può definire questo infinito flusso
di migranti, rifugiati politici o disperati economici, se non un criminale
commercio di essere umani? Ancora
peggiore della tratta degli africani del
XVIII secolo, perché allora bisognava
consegnare la merce sana o almeno
salva per guadagnare, oggi basta caricarli su una bagnarola destinata a far
poca strada, tanto il biglietto si paga
all’imbarco. E ora come allora a guadagnarci sono i trafficanti islamici per
i quali la schiavitù è lecita e legale. E
il mercato degli schiavi continua una
volta arrivato da questa parte del mare,
sotto la più sbiadita ed economica definizione di manovalanza a basso costo,
creando sconvolgimenti sociali e culturali che le nostre società non avevano
visto da molti secoli. Senza nemmeno
sfiorare l’abisso di oscurità, che viene
solo sussurrato, dei minori in viaggio
LA NOSTRA CHIESA
Dio ha messo in noi il seme della
Misericordia e ci ha dato un cuore tenero
Loro sapevano
gni volta che si torna a parlare della causa di beatificazione di Pio XII, riecheggia
come un mantra infinito l’accusa di aver saputo dei campi di sterminio e non aver fatto nulla per denunciare o addirittura impedire l’efferato e
disumano disegno nazista. Su questa
diatriba generazioni di studiosi, ma
soprattutto polemisti, delle due parti
hanno versato fiumi di inchiostro e di
inchieste. Di cui ho letto poco perché,
siccome sono una persona semplice
che tende alle soluzioni semplici, mi
sono sempre accontentato della testimonianza del rabbino capo di Roma ai
tempi del conflitto, Israel Zolli: dopo la
guerra si convertì al cattolicesimo e si
fece battezzare con il nome di Eugenio
Pio.
Ma se questa gravissima accusa viene
ancora mossa al pontefice che in un
momento di paralisi mondiale e con
pochissimi mezzi di comunicazione
non avrebbe alzato la voce o non sarebbe intervenuto (come non è dato
sapere) per fermare lo sterminio, cosa
diranno le future generazioni di Mister
Obama, di Frau Merkel, di Monsieur
Hollande, di Gospodin Putin ed Erdogan Bey, insomma di tutta questa generazione politica che manifesta sostanziale indifferenza di fronte ad un orrore
senza fine e senza confini?
Rispetto alla seconda guerra mondiale,
viviamo nel mondo della comunicazione istantanea, dove addirittura i carnefici postano su Internet i video delle
loro mostruose atrocità. E il silenzio un
po’ obbligato dei nostri padri durante la
guerra, si è trasformato nella nostra silenziosa e ottusa assuefazione all’orrore
quotidiano. Abbiamo cominciato 1015 anni fa con i video delle esecuzioni
degli occidentali catturati in Iraq, abbiamo passato sotto silenzio il disastro
di Marco Galbusera
U
solitario che spariscono sulle rotte
balcaniche o di fronte ai muri. Sapete
quale commercio vanno ad alimentare,
non c’è bisogno di dirlo.
Io non posso e non voglio credere che
non esista un’alternativa seria, umana
e gestibile a questa tratta degli schiavi
e che l’occidente intero, che si è dimostrato tanto svelto a schierare cacciabombardieri e consiglieri militari nelle
“primavere” libiche e siriane, dimostri
una totale incapacità ad affrontare la
situazione. Salvo lasciare Grecia e Italia a raccogliere i disperati che riescono a passare il mare o i cadaveri ributtati dallo stesso mare. È nostro dovere
inescusabile di uomini e di cristiani
esercitare le opere di misericordia che
abbiamo appena celebrato nell’anno
santo ed è sacrosanto accogliere e sostenere lo straniero bisognoso e nessuno lo è più di chi fugge la guerra e
la morte. Ma nessun precetto divino o
umano insegna ad ignorare o peggio
ad accettare le cause di tanta miseria
e tanta morte. Altrimenti facciamo un
salto indietro ai tempi delle guerre di
Luigi XIV, quando i generali non si
curavano delle perdite in battaglia, era
compito dei cappellani contarli e seppellirli.
Loro sapevano, tutti, e non hanno detto e fatto nulla, o peggio hanno chiuso
frontiere ed eretto muri. Anche a Ventimiglia, anche a Calais. Che non sono
in Ungheria.
na Veglia missionaria all’insegna della famigliarità,
della semplicità, della intensa e genuina partecipazione quella svoltasi la sera di giovedì 20 ottobre presso la Parrocchia
cassanese dell’Annunciazione. “Siete
in tanti provenienti dalle parrocchie
cittadine e da quelle della parte nord
della Diocesi – ha ironicamente evidenziato all’inizio della celebrazione
Mons. Napolioni, per la prima volta
nella comunità dell’Annunciazione – Avete voluto essere presenti in
preghiera anche dopo una giornata
di lavoro e di impegni: siete già in
questo senso testimoni missionari,
una “Chiesa in uscita” “. Suggestivo
il percorso di riflessioni che ha guidato la serata, snodandosi attraverso
brani della esortazione apostolica
“Evangelii Gaudium”, il Vangelo di
Luca, gesti simbolici (come il passaggio attraverso una “porta santa”),
canti e la diretta testimonianza della
missione attiva “Mancano poche settimane alla conclusione del Giubileo
della Misericordia – ha esordito il Vescovo Antonio nell’omelia – ne sentiamo parlare da un anno ed è quasi
diventato una sorta di ritornello, forse
qualcosa del quale siamo un po’ stufi... Se è davvero così possiamo fare a
meno di ricevere Misericordia”. “La
Parola di Dio però non può diventare
vuota – ha proseguito – Anzi quando
noi ci svuotiamo Egli ci riempie e ricarica sempre d’amore, di bontà. Il
brano di Luca che abbiamo ascoltato
è una sorta di enciclopedia dell’amore
Gesù ci dice di fare del bene a tutti,
anche a quelli che ci odiano e la forza
dell’amore cristiano è proprio questa.
Dio ha messo in noi il seme della Misericordia, ci ha fatto un cuore tenero.” “Comunità evangelizzatrice è un
bellissimo nome della parrocchia, - è
stata l’esortazione finale – ma dobbiamo diventare evangelizzatori per
come ci amiamo, ci perdoniamo, per
come agiamo: il mondo si deve accorgere di questo, vanno superate tutte
le nostre incomprensioni e le nostre
divisioni”. “Entrati attraverso la porta
del Giubileo – ha concluso – dobbiamo diventare una porta in uscita, varcare i confini del nostro Cuore. Che il
Signore ci prenda per mano e ci renda
più missionari di come eravamo questa sera”. Di grande impatto emotivo
è stata la testimonianza di suor Vania
Mapelli dell’Ordine delle Poverelle di
Assisi che ha regalato alla comunità il
ricordo di sei consorelle - Suor Floral-
ba, suor Clarangela, suor Danielangela, suor Annelvira, suor Dinarosa,
suor Vitarosa – morte in Congo, terra
di missione, a causa del virus dell’ebola e per le quali è in corso la causa
di beatificazione. Storie di “amore che
brucia come un fuoco e che non si può
trattenere – come ha ricordato suor
Vania – testimonianze di coraggio e di
umiltà che ci devono essere di aiuto
per vivere e divenire segni di Misericordia per chiunque abbia bisogno
di un piccolo segno”. La veglia è stata
infine l’occasione per un festeggiatissimo ritorno in comunità del parroco
don Paolo Ardemagni, “risorto dopo
un periodo di malattia e tornato tra
noi” come ha simpaticamente evidenziato Mons. Napolioni.
13
ASSOCIAZIONI
di Marina Coppo
ASSOCIAZIONI
il Portavoce Dicembre 2016
Accogliere, aggregare e innovare
P
er rigenerare sono le tre do che i politici facciano la loro parte dell’essere aclisti, favorire l’inconazioni su cui le Acli saran- varando una politica europea comu- tro delle persone, le più diverse, per
no chiamate a lavorare per i ne sull’asilo, che superino gli accordi superare le naturali diffidenze che
prossimi anni.
di Dublino che scaricano il problema spesso sono all’origine delle paure.
Accogliere richiama immediatamen- dell’accoglienza dei profughi sui pae- Perseguiamo questo scopo attraverso
te all’attualissimo e dibattuto tema si di primo approdo, Italia e Grecia in il nostro radicamento sul territorio, la
dell’immigrazione. L’alternativa non particolare.
tutela e la costruzione di legami tra
è tra accogliere e non accogliere, ma Tornando al nostro Circolo Acli cas- persone e tra soggetti della comunità.
tra prendere la questione con serietà sanese il verbo Accogliere rafforza lo Svolgiamo quindi attività di coesione
oppure venirne travolti
sociale e percorsi per
perché, la storia ci infacilitare l’integrazione
segna, che le migraziodella popolazione. Da
ni sono sempre esistite
qualche anno abbiamo
e non si possono fermaavviato un gruppo che
re. Inoltre oggi il fenolavora specificatamenmeno migratorio appate su questa dinamica,
re amplificato e reso
si chiama Ponti di coinevitabile dalle crisi
tone e organizza corsi
umanitarie in corso, dai
e laboratori di cucito
cambiamenti climatici,
creativo che hanno una
dalla scarsità di candidimensione
sostandati a svolgere lavori
zialmente femminile,
sottopagati nei Paesi
ma senza escludere
più ricchi malgrado la
nessuno. Abbiamo recrisi socio-economica,
alizzato anche iniziatidal deficit demograve pubbliche come lo
fico che oppone, a un Un momento della Scuola d’italiano che si tiene presso i locali del Centro Swap Party, la Festa
Nord che non cresce e Civico messi a disposizione dall’Amministrazione Comunale
del baratto in luoghi
che nei prossimi dieci
pubblici coinvolgendo
anni vedrà un sensibile
la popolazione. Questa
calo della forza lavoattività ha consentito di
ro, un Sud abitato da
promuovere un più ricpopolazioni giovani e
co scambio tra persone
senza occupazione. Il
di provenienza diversa,
fenomeno migratorio a
grazie al trait-d’union
cui stiamo assistendo
di attività di per sé inè e resterà, ancora per
terculturali in quanto
qualche decennio, il
trasversali a età, origini
tratto distintivo del nogeografiche e culturali.
stro tempo e quindi un
Nel 2015 abbiamo attivato anche un percorso
tema da affrontare con
di animazione interresponsabilità.
culturale con la ScuoPer noi Aclisti un dopla di Cassano e con il
pio impegno: a livello
locale con l’azione diretta nel terri- storico impegno con la Scuola d’Ita- coinvolgimento di diverse comunità
torio, in rete con altre organizzazioni, liano per stranieri a cui si aggiunge straniere che vivono la nostra città.
per offrire “opportunità” di acco- l’adesione piena e attiva al percorso Innovare è una diversa chiave di
glienza diffusa in piccoli gruppi di d’accoglienza profughi attuato dalla approccio che sta attraversando traprofughi. E poi a livelli “superiori” si Consiglio Pastorale Parrocchiale che sversalmente tutte le nostre azioni,
agisce un’azione di pressione politica ha visto l’arrivo di una famiglia del dalle modalità di erogazione ai cittaperché si adottino strategie e norme Mali. Dopo un primo corso estivo at- dini dei servizi fiscali e di Patronato,
che promuovano forme di accoglien- tivato al loro arrivo, ora la coppia ma- alla necessità di mettere in campo
za diffusa senza generare squilibri e liana frequenta i nostri corsi ordinari una nuova capacità di accogliere, di
allarmi sociali nei territori. E speran- di alfabetizzazione. Aggregare è parte orientare nei cambiamenti normativi
14
Swap Party Festa del Baratto, una delle proposte del
gruppo Ponti di Cotone
e di riferimento che i cittadini devono affrontare per vedere soddisfatte le loro necessità. La
sfida dell’innovazione dei servizi porta alla necessità di una sempre maggiore integrazione tra
questi e il territorio, i servizi vanno trasformati
in un’importante risorsa di coinvolgimento dei
cittadini nelle attività associative del territorio.
Ci stiamo aprendo all’utilizzo delle nuove modalità di comunicazione coi nostri associati e
coi cittadini, all’imparare a sapersi relazionare con modelli e realtà differenti da quelli
tradizionali delle Acli
(privato sociale, realtà del territorio..) per
costruire insieme proposte innovative per il
rispondere ai bisogni
locali, così abbiamo
aperto a collaborazioni
con altre associazioni
di volontariato sociale,
con il Forum delle associazioni sociali, col
progetto di cittadinanza
generattiva, con l’introduzione dell’opportunità di svolgere Servizio
Civile presso i nostri
servizi.
Le Acli sono un luogo
dove coltivare futuro.
INFO E CONTATTI:
via Veneto, 75 - Tel. 0363 361382
[email protected] - FB Acli Cassano d’Adda
Per approfondimenti su temi attuali www.aclimilano.com
15
LE NOSTRE PARROCCHIE
no
San Ze
La consegna del comandamento
dell’Amore al gruppo “La Luce”
nella celebrazione di domenica 23
ottobre 2016
I NOSTRI PRESEPI
zione
Annuncia
Il gruppo “Betlemme”
ha ricevuto l’impegno
ad approfondire la
conoscenza della
nostra fede nella
Messa del 9 ottobre
2016
Il 16 ottobre i
ragazzi del gruppo
“Gioia” hanno
ricevuto l’impegno a
imparare a pregare
nella comunità con
la consegna del
Padre Nostro
. Pietro
Cascine S
Cristo
Risort
o
Il gruppo degli sposi dai 25 ai 60 anni che hanno ricordato
le loro nozze nella messa di domenica 9 ottobre
CIRCONDATI DI GIOIA - Festa del Ciao a Cristo Risorto
La gita promossa dall’A.C. il 18 settembre 2016 ha
avuto come meta il Sacro Monte di Varese
o
Don Bosc
16
17
LA NOSTRA SCUOLA
di Sara Balestro
di Vincenzo Bertolone
il Portavoce Dicembre 2016
Quando la troppa
premura diventa
dannosa
“Insegnerò a chiamarti Padre Nostro
a ogni bimbo che diventa uomo”
“E il grande giorno, il
2 settembre, arrivò. […]
Quando suonò la fine
della giornata di scuola,
Cècile aveva: insegnato
ai bambini la canzone
“il coniglietto è scappato
nel giardino, cercatemi,
cercatemi, cucù, cucù,
sono nascosto quaggiù”;
inutilmente cercato di
capire chi si fermava in
mensa e chi al doposcuola;
iniziato i suoi allievi alla
respirazione addominale,
mano sulla pancia, prima
dentro tutta l’aria per
gonfiare il pancino e poi fuori
tutta l’aria per sgonfiare il
pancione; memorizzato tutti i
nomi; proposto ai bambini di
disegnare la propria famiglia
(…); sviluppato un enorme mal
di testa e perso la voce.”
(Marie-Aude Marail, Cècile. Il futuro
è per tutti,Giunti 2011)
I
primi giorni di settembre sono
passati così, forse non proprio
nello stesso modo, anche nella
scuola dell’Infanzia e nel Nido
S. Antonio; non con gli stessi gesti,
ma con lo stesso senso di meraviglia
Scuola Dell’Infanzia
Parrocchiale Paritaria
e Nido S. Antonio
“Insegnerò a chiamarti Padre Nostro
a ogni bimbo che diventa uomo”
Piazza S. Antonio, 4
20062 - CASSANO D’ADDA
Tel. e Fax 0363-61235
e-mail:[email protected]
18
e di entusiasmo. Nei primi giorni di
scuola ci sono i desideri dei bambini
che arrivano in un luogo nuovo o già
conosciuto da fare sempre più proprio, in cui scoprire e riscoprire cose
belle da fare insieme, in cui rendersi capaci di fare da soli, in cui fare
proprio il principio dell’amicizia. Nei
primi giorni di scuola c’è l’impegno
delle insegnanti e delle educatrici
che si mettono nuovamente in gioco
con la voglia di mantenersi attente e
premurose nei confronti di bambini
splendidi e unici che formano, non
una somma di individui, ma un incontro di tante diverse persone con
tante differenti domande. Nei primi
giorni di scuola ci sono i genitori che
affidano ciò che hanno di più caro a
mani di cui imparare ad aver fiducia.
Scrivere e raccontare di questi primi giorni non è facile, è un esercizio
complesso ma è anche l’obiettivo
che le insegnanti quest’anno si sono
poste con una programmazione che
parla di racconti, di narrazioni in cui
il bambino possa scoprire il
bello di ascoltare ed essere
ascoltato mentre racconta
di sé. La scuola vuole raccontare storie semplici fatte
di gesti concreti. Storie che
raccontano di vicinanza ad
Anna che insieme alla sua
famiglia vuole mantenere
vivo il ricordo di Luca realizzando un progetto di educazione motoria e stradale
per i bambini della Scuola
S. Antonio. I bambini potranno percorrere con bici, tricicli e
monopattini una splendida pista ciclabile, concretizzata anche grazie al
contributo di un mecenate.
Storie di una scuola che vuole crescere vicino ai bambini di un’altra scuola
che in questo momento sta sperimentando il doversi rialzarsi dopo un forte scossone. Con l’arrivo del Natale i
genitori raccoglieranno dei fondi per
aiutare le scuole dell’infanzia di Tolentino in provincia di Macerata che
solo da pochi giorni hanno ripreso le
lezioni: la stalla del presepe allestito
nella cappella della nostra scuola ha
un muro diroccato che va ricostruito
con il contributo di tutte le famiglie
che facendo un’offerta ricevono un
simbolico sassolino per restaurare il
muro. Sabato 14 gennaio 2017 Scuola dell’Infanzia e il Nido aprono le
porte a tutti coloro che vogliono conoscere e visitare la scuola dalle 10.30
alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.00;
sarà possibile pre-iscriversi.
EDUCAZIONE
«Lo studio non è lavoro ma la
forma più gloriosa di gioco»
S
e avessero letto qualche libro di Luciano De Crescenzo, i genitori che in Italia – e
non solo – hanno dichiarato
Guerra alla scuola, forse sarebbero
rinsaviti alzando bandiera bianca.
Da qualche tempo un numero crescente di padri e madri protesta
contro i compiti a casa assegnati ai
figli dagli insegnanti. Un tema affrontato con una veemenza degna di
una questione di Stato: una pratica
data per scontata (lo studio fra le
mura domestiche) oggi è un problema, tant’è vero che il ministro dell’istruzione è intervenuto per placare
gli animi.
È il segno di un mondo rovesciato,
imbarbarito. Di un atteggiamento
che autorizza i figli a esserlo per
decenni a casa di genitori e nonni
e mai cittadini consci delle regole,
dei doveri, del senso dello Stato, del
rispetto del prossimo e delle Istituzioni. Il fenomeno è preoccupante
perché non è solo italiano, ma diffuso: dopo un’analoga mobilitazione
che aveva avuto luogo in Francia nel
2012, in Spagna è stato addirittura
indetto per il prossimo novembre,
dalla più grande associazione dei
genitori degli alunni delle scuole
statali, il boicottaggio ufficiale dei
compiti a casa.
Insomma, alunni e genitori schierati
contro gli insegnanti. La cosa grave,
comunque, è data dal comportamento degli adulti: i figli non si sognerebbero mai di mettere in discussione quanto chiesto dalla scuola, se
non fossero spalleggiati da mamma
e papà, sempre più calati nei panni
di sindacalisti. Genitori-elicottero,
che ronzano continuamente sulla
testa dei loro fanciulli imponendo
una presenza fisica e psicologica
esagerata, contribuendo in misura
determinante allo smarrimento della tensione verso orizzonti e scopi
essenziali della vita che una volta
erano naturali.
È la prova della fragilità della collaborazione scuola-famiglia, ma è
pure la prova della tendenza a concepire l’apprendimento come gioco
o intrattenimento, da cui sono del
tutto esclusi lo studio e l’impegno.
Certo, nessuno dubita che gli eccessi vadano evitati e che gli insegnanti
debbano individuare soluzioni idonee a ripartire sempre in maniera
apprezzabile il carico di studio casalingo, ma sostenere la necessità
dell’eliminazione del lavoro scolastico casalingo significa soltanto
impoverire la qualità dell’offerta
formativa: se è vero che la lezione
è la fase centrale della didattica, è
altrettanto innegabile che serve un
tempo di assimilazione (tramiti gli
“esercizi” a casa) senza il quale ciò
che si è fatto in classe non si assimila. Inoltre, i compiti in casa sono
anche finalizzati ad abituare i giovani all’autonomia organizzativa.
Auguriamoci che i genitori siano
ben altro: guida del cammino dei
figli verso la maturazione, il sano
protagonismo, il coraggio dei propri
talenti, la fiducia in se stessi, altro
che bullismo! Non resta, pertanto,
che concludere con papa Francesco: «É ora che i padri e le madri
ritornino dal loro esilio – perché si
sono autoesiliati dall’educazione
dei figli – e riassumano pienamente il loro ruolo educativo. E questo
soltanto lo può fare l’amore, la tenerezza e la pazienza».
19
LE NOSTRE PARROCCHIE
di don Silvio
LE NOSTRE PARROCCHIE
il Portavoce Dicembre 2016
Ristrutturazione e ampliamento
dell’Oratorio san Domenico Savio
Pratica edilizia:
Permesso di costruzione 2016 / 007 / PDC
Inizio lavori:
Ottobre 2016
Progettista e direttore lavori:
Architetto Lorenzo Cortesi
via A. Manzoni 10/A - 24040 Castel Rozzone (Bg)
FESTA DEL RINGRAZIAMENTO A CASCINE S. PIETRO
Calcolatore cementi armati e sicurezza: Ing. Andrea Midali
via Crescenzi 65/A - 24123 Bergamo
Impresa esecutrice dei lavori:
S
ono dati che spiccano dal tabellone esposto al pubblico
nel cortile dell’Oratorio e che
manifestano chiaramente l’inizio della realizzazione del “grande
sogno” cullato nei cuori di tante persone di buona volontà fin dal lontano
novembre 2009. Penso che oggi più
che mai gli Oratori necessitano di
essere rilanciati anche per diventare
sempre più “ponti tra la Chiesa e la
strada”. Lo ricordava il santo Papa
Giovanni Paolo II parlando nel 2001
ai giovani di Roma: “Condividendo
la vita dei vostri coetanei nei luoghi dello studio, del divertimento,
dello sport e della cultura, cercate
di recare loro l’annuncio liberante del Vangelo. Rilanciate gli Oratori, adeguandoli alle esigenze dei
tempi, come ponti tra la Chiesa
e la strada, con particolare attenzione per chi è emarginato e
attraversa momenti di disagio,
o è caduto nelle maglie della devianza e della delinquenza”…
La sfida oggi è pertanto quella di far
diventare l’Oratorio spazio di accoglienza e di dialogo, un vero ponte
tra l’istituzionale e l’informale, tra la
20
Impresa Edile Rozzoni S.R.L.
via onte Pora 8 - 24040 Castel Rozzone (Bg)
ricerca emotiva di Dio e la proposta
di un incontro concreto con Lui, tra
la realtà locale e le sfide planetarie,
tra il virtuale ed il reale, tra il tempo
della spensieratezza e quello dell’assunzione di responsabilità.
In tale contesto culturale odierno, lo
sforzo della nostra Comunità Parrocchiale, di donare a se stessa e al futuro
giovanile della nostra Parrocchia una
struttura adatta ai tempi moderni, è
certamente lodevole e da promuovere
da parte di tutti; in quanto, il beneficio di ciò che si sta facendo, andrà
certamente oltre i nostri confini.
Infatti, l’Oratorio come tale, da 450
anni a questa parte, lo pensava anche san Giovanni Bosco, ha sempre
custodito come sua preoccupazione
primaria l’educazione alla fede delle
giovani generazioni. Questo è un appassionato invito a tutti di camminare
insieme, andando coraggiosamente al
di là di tante divergenze motivate o
meno, per ritrovare insieme le fonti
anche nei linguaggi differenti, per interpretare e discernere le condizioni
attuali del nostro impegno educativo.
Proseguirlo con passione e speranza.
Senza cedere a sfiducia e rassegna-
zione. Consapevoli che il Vangelo è
il più grande dono di cui dispongono
i cristiani e costituisce il fondamento
da cui sgorga tutta l’azione educativa
in Oratorio. Nella bellezza del Vangelo vissuto, condiviso, testimoniato
nella semplice vita oratoriana, avremo modo di aiutarci reciprocamente
a rinnovare il nostro impegno comunitario nell’affrontare la sfida educativa del nostro tempo. Imparando
insieme a prendere per mano i nostri
ragazzi e sostenerli nella conquista
armoniosa tra fede e vita. L’evento
della ristrutturazione del nostro Oratorio, la divina Provvidenza l’ha concessa oggi, come “parola profetica”
alla nostra Comunità, in risposta alle
tante fatiche pazientemente sopportare a partire dall’inverno 2009…
Ora spetta a ciascun parrocchiano di
buona volontà, buttare dietro le spalle
tutto ciò che ci impedisce di guardare insieme verso un futuro migliore,
consapevoli che “per grazia”, ancor
più che “per meriti”, il “meglio”, di
cui parla anche un buon filosofo cristiano Pierre Teilhard de Chardin,
“arriverà per tutti presto”.
D
omenica 13 novembre
abbiamo celebrato solennemente in Parrocchia la 66a Festa Nazionale del
Ringraziamento. Il tema che
quest’anno i Vescovi ci hanno
proposto è stato: «Tu fai crescere
l’erba per il bestiame e le piante che
l’uomo coltiva per trarre cibo dalla
terra» (Sal 104,14).
Nell’anno che l’Assemblea dell’ONU ha voluto dedicare ai legumi,
i Vescovi incaricati della pastorale
sociale e del mondo del lavoro, nel
Messaggio per la Giornata, hanno
allargato lo sguardo ad un ampio
orizzonte che “sta ispirando opere
concrete nella diversificazione dei
modelli di produzione e consumo
del cibo, come la ri-valorizzazione
dei mercati locali, l’inclusione di
soggetti socialmente deboli o svantaggiati nell’agricoltura sociale, le
iniziative per la legalità e il recupero
all’attività agricola dei terreni confi-
scati alle varie mafie, l’impegno per
la trasparenza dell’informazione ai
consumatori”.
L’obiettivo indicato dai vescovi, attraverso “un impegno formativo ed
educativo”, è stato quello di “una
sana nutrizione che recupera la sobrietà delle tradizioni alimentari,
apre spazi di diversificazione a favore delle produzioni tipiche e locali,
risponde alle domande della società
civile sulla sostenibilità ambientale,
sociale ed economica, del ciclo dei
prodotti, con particolare riguardo al
cambiamento climatico.”
Anche noi di Cascine s. Pietro, nella consueta semplicità, abbiamo
voluto dare un segno di solidarietà
e partecipazione a tale obiettivo sociale, pastorale ed ecclesiale, che i
nostri Vescovi, per tale felice ricorrenza, caldamente ci hanno invitano
ad intraprendere.
Come si notano anche dalle fotografie, che raffigurano il momento
Benedizionale dei mezzi agricoli,
spiccano segni di macchinari per i
lavori di ristrutturazione e ampliamento del nostro Oratorio, pertanto non essendo la struttura agibile,
per un tempo, è stato proposto, per
quest’anno di non occupare il cortile
dell’Oratorio, ma di parcheggiare le
macchine agricole attorno alla chiesa (e per le più piccole anche sul
sagrato…) in modo da poter svolgere ugualmente il rito Benedizionale
dei mezzi di lavoro e trasporto per la
campagna. Tutto si è svolto con entusiasmo: gli agricoltori hanno animato la liturgia con il servizio della
proclamazione della Parola e con
l’offrire alcuni cesti in natura durante l’Offertorio e la partecipazione di tutta l’Assemblea sul sagrato
della chiesa per la tradizionale Benedizione dei mezzi agricoli. Siamo
certi che il Signore ha Benedetto
oltre ai mezzi soprattutto le persone
di buona volontà che, nei semplici
gesti di fede, in tale singolare giornata hanno dato Gloria a Dio.
21
LE NOSTRE PARROCCHIE
il Portavoce Dicembre 2016
Pellegrinaggi di Cristo Risorto
Pellegrinaggio a Lourdes
(19-21 settembre)
E
ssendoci stata altre volte ho
accolto volentieri l’opportunità di tornare a Lourdes
per rispondere al mio desiderio di
ripetere questa esperienza di fede.
Fede che ti spinge a “chiedere la
grazia” per me e per gli altri, ma
sempre ripetendo “sia fatta la tua
volontà”. Le emozioni che ho provato non sono spiegabili, credo che
solo chi si trova in quel Santuario
può percepirle in prima persona.
Quello che so è che il mio cuore e
la mia anima sono state invase da
pace e tranquillità. La stessa tranquillità che ho visto sul viso di tante persone sofferenti (anche vistosamente)
che vengono accompagnate su barelle e sedie a rotelle; quel viso così sereno mi ha trasmesso una grande forza.
Una forza che mi spinge a consigliare a tutti di provare questa esperienza con una grande apertura del cuore.
P.A.
D
omenica 30 ottobre in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia,
voluto dal Papa, noi bambini del
catechismo siamo andati in pellegrinaggio al Santuario di Caravaggio con Don Antonio, i nostri genitori e i catechisti, per un momento
di ritiro e ricevere il Giubileo. Ci
siamo trovati alle 14,30 in Oratorio
e tutti insieme siamo partiti per Caravaggio.
Quando siamo arrivati ci siamo radunati davanti alla croce di Gesù
per una riflessione. Don Antonio ci
ha spiegato molte cose: per ricevere
il Giubileo bisogna confessarsi, visitare un cimitero, andare a Messa
e passare per la Porta Santa. Ma il
Don Antonio ci ha detto che al Santuario di Caravaggio non serve passare per una porta precisa perché
tutto il Santuario si può considerare
una porta Santa.
Ricevere il Giubileo della Misericordia vuol dire avere il perdono
dei peccati e ricevere l’amore di
Gesù
Dopo ci siamo recati in chiesa per
assistere alla Santa Messa e per fare
la Comunione. Terminata la messa
siamo andati a pregare davanti alla
statua della Madonna nel punto in
cui era apparsa alla bambina, poi
siamo scesi nella grotta per bagnarci con l’acqua Santa.
Mi hanno colpito molto tutte le persone presenti in silenzio, che pregavano.
Anche io e miei amici abbiamo pregato e preso l’acqua benedetta.
Il Giubileo della Misericordia non
è stato solo per noi ma anche per i
defunti. Io l’ho fatto per i miei nonni e per tutti.
Michele Leoni
di don Paolo
LE NOSTRE PARROCCHIE
TUTTO È BENE CIÒ CHE FINISCE BENE…
Quando un problema di
salute diventa un cammino
pieno di insegnamenti... e
riesce addirittura a farti
dimagrire.
N
on avrei mai immaginato
che il non sentire dolore
potesse diventare un problema molto pericoloso.
Erano anni, ormai, che avevo bisogno
di prendere ogni giorno antidolorifici
ed antinfiammatori, per coprire una
serie di acciacchi diversi ed alternati. Ormai l’abitudine al sostegno chimico andava di pari passo con il quasi costante senso di spossatezza…
ma nessun segnale chiaro mi aveva
mai fatto pensare che il problema era
a centrocampo… A volte qualche fatica digestiva, causata per lo più da
un’alimentazione pasticciata, ma chi
poteva pensare che la catena dei pro-
blemi partisse dall’intestino?
Questo è stato il problema ed il pericolo: anche quando gironzolavo dentro il pronto soccorso sentivo fastidio
solo se mi pigiavano forte il “pancino”, ma per il resto non mi sembrava
di essere malato…
Così, quasi senza rendermene conto,
mi sono ritrovato a fare una specie di
tour dell’ospedale: i primi sette giorni in cardiologia ( il reparto di chirurgia era sovraffollato) mi hanno fatto
fare un digiuno totale per sfiammare l’infezione molto estesa, poi l’intervento con trasferimento al terzo
piano ed un passaggio in terapia intensiva (tanto per non farsi mancare
niente) e finalmente ho raggiunto il
reparto giusto all’ottavo piano. Venti giorni tranquilli, senza mai dolori,
incontrando tanti infermieri e medici
bravi e simpatici… quasi mi dispiaceva tornare a casa. Devo ringraziare molte persone per le cure, per la
partecipazione e, soprattutto per la
preghiera e l’affetto. Ho solo dovuto
metterci parecchia pazienza ed accettare di cambiare dieta e ritmo di
vita: ma quando lo devi fare, conviene farlo con serenità, e visto quello
che ho rischiato (e che i medici mi
hanno spiegato bene solo un po’ alla
volta, compresa l’asportazione di una
spanna abbondante di intestino, ma
tanto ne abbiamo circa 7 metri…)
non mi è costato affatto.
Adesso spero di non ingrassare troppo alla svelta, ma soprattutto di non
disperdere e dimenticare le molte
cose che quest’esperienza mi ha insegnato. Certo non auguro a nessuno
di fare la stessa cosa, ma in questi
casi mi sento di dire che aveva ragione chi diceva che Dio scrive dritto
sulle nostre righe storte ed anche i
momenti più faticosi ti fanno crescere molto. Anche quando ti riducono
il giro vita, cosa che per altro non
guasta proprio.
La parrocchia dell’ Annunciazione in Cassano d’Adda
vi invita al viaggio in
POLONIA
Dal 21 al 27 MAGGIO 2017
Inizieremo il percorso di visite in Austria a Villach e GRAZ.
Passando per Bratislava raggiungeremo CRACOVIA.
Visiteremo le miniere di WIELICZKA e il santuario della
Divina Misericordia di LAGIEWNIKI e quello di KALWARIA.
Onoreremo la città natale di S. Giovanni Paolo II, WADOWICE
e il ricordo dell’Olocausto ad AUSCHWITZ E BIRKENAU.
L’ultima giornata polacca la dedicheremo a Maria
a CHESTOCHOWA. Nel rientro vedremo prima BRNO e
poi l’elegante LINZ e concluderemo ad INNSBRUCK.
Quota di partecipazione euro 970
(supplemento per camera singola 190 euro)
Per ulteriori informazioni e per iscriversi versando la caparra
di 500 euro (entro il 31 gennaio) rivolgersi a don Paolo
(328 9644140)
22
23
TESTIMONIANZE
I
Sei mesi in Finlandia,
Natale compreso
l Paese in cui ho avuto l’opportunità di vivere per sei mesi è la
Finlandia. Quando dicevo che
sarei partita svelando la destinazione, molte persone mi guardavano
con facce allibite e gli interrogativi
erano: “Come mai scappi al Nord?”,
“Ma lo sai che la lingua è impossibile?”… insomma alcuni mi hanno presa per pazza. Forse nella mia scelta
un po’ di pazzia c’è stata, ma una decisione più azzeccata non potevo farla.
La Finlandia mi ha accolto verso la fine
dell’estate, quando ancora il sole accarezzava le foreste alle 10 di sera. Una
terra che già dall’aereo appariva magica e che mi ha subito rubato il cuore.
Un’infinità di laghi e foreste dove regna
la pace più totale.
Avevo scelto questo Paese proprio
perché mi intrigava la natura e di
conseguenza i suoi
panorami spettacolari.
Grazie alla mia
famiglia ospitante
ho avuto l’opportunità di visitare
moltissime località finlandesi, a
partire dalla Lapponia, uno dei
luoghi più affascinanti del mondo.
Quando i miei genitori ospitanti mi comunicarono che
avremmo trascorso il Natale a Saariselka, 250 chilometri oltre il Circolo
Polare Artico, rimasi senza parole:
non potevo ricevere una sorpresa migliore. Alla bellezza della Lapponia si
aggiungeva la magia del Natale. Partiti
da Helsinki, atterrammo all’aeroporto
più a nord della Finlandia, Ivalo, su
una pista totalmente ghiacciata. Era
il 22 dicembre e ricordo ancora quel
momento come uno dei più toccanti
della mia vita. Non penso di riuscire a rendere a parole la meraviglia di
quel posto. Ero talmente euforica che
non mi ricordo neanche di aver percepito la temperatura polare di -28
gradi. Passai tutto il tragitto verso il
cottage con il naso appiccicato al finestrino del taxi, tranne quando si
24
TESTIMONIANZE
il Portavoce Dicembre 2016
di Silvia Aranci
fermò per far transitare una renna. A
quel punto mi sembrò di essere veramente in un sogno, soprattutto quando
arrivammo al cottage: un’abitazione favolosa in legno immersa nella natura.
Seppure la Finlandia sia in Europa, e
quindi si possa pensare che le tradizioni siano simili alle nostre, non è stato
così per questa festa, vissuta in modi
completamente diversi rispetto all’Italia. A casa ho sempre vissuto il Natale
specialmente sotto il suo aspetto religioso, partecipando alla caratteristica
celebrazione della Messa di Mezzanotte. Invece in Finlandia non hanno particolari usanze religiose: il Natale viene festeggiato principalmente la sera
del 24 mentre il 25 dicembre è vissuto
come un qualsiasi giorno di vacanza.
Devo ammettere che ho provato un
po’ di nostalgia, ma sapevo che compiendo un’esperienza di questo genere
bisognasse essere aperti e cercare il
più possibile di interpretare la cultura
del Paese in cui ci si trova. Al mattino
del 24 dicembre andammo con la slitta
alla celebrazione della “proclamazione della Pace di Natale” che dà tradizionalmente inizio al Natale finnico.
Al rientro facemmo la “Joulu Sauna”
(sauna natalizia) al termine della quale
era pronta la “cena” (anche se erano le
4 del pomeriggio), infine si aprirono i
regali. Un momento veramente bello,
soprattutto perché anche in quella circostanza percepii l’atmosfera familiare
che contribuiva molto a farmi sentire
non come un’ospite, ma come parte integrante della famiglia.
L’aspetto più interessante di questa
esperienza fatta in un Paese straniero, come ho già accennato, è consistito
nell’ entrare in contatto con nuove persone, a partire appunto dalla famiglia
ospitante. Persone fantastiche con cui
ho stabilito un rapporto sincero: mi son
sentita accolta sin dall’inizio, quando
sono venuti a prendermi in aeroporto ad Helsinki. Giorno dopo giorno ci
siamo conosciuti sempre di più e in
modo reciproco. Oltre alla mamma e al
papà, avevo tre sorelle: la più piccola
di 14 anni, poi la seconda di 16 e la più
grande Eevi di 19; quest’ultima è stata fondamentale nella mia esperienza.
Ho trovato in lei, oltre che una sorella,
anche un’amica. Lei mi capiva meglio
perché era stata a sua volta per sei mesi
in Italia, tre anni
prima. Può sembrare strano, ma
non abbiamo mai
parlato in italiano: le nostre lunghe chiacchierate
erano in inglese e
ciò affinché tutti
capissero e soprattutto perché io non
volevo più parlare
nella mia lingua,
per concentrarmi
al meglio sull’inglese (che tutti
padroneggiano assai bene) e sul finlandese (impresa
ardua, ma ci ho provato). Con Eevi ho
condiviso momenti molto belli, creando un legame speciale.
Una parte importante della mia vita
trascorsa in Finlandia è stata, ovviamente, dedicata alla scuola. Ho scoperto che l’impostazione scolastica
è molto diversa da quella italiana. In
Italia frequento il Liceo Classico ma,
come si può immaginare, all’estero un
corrispondente di questo corso non
esiste. Durante il mio semestre ho frequentato la scuola che potesse essere
più simile possibile al Liceo, che in
Finlandia viene chiamata Ginnasio.
Le principali differenze che ho riscontrato nella vita scolastica riguardano i
rapporti tra studente e insegnante e la
scansione dell’anno scolastico. Questo
si divide in cinque periodi che durano
circa un mese e mezzo ciascuno e che
si concludono con una settimana di test
(koevikko). Le materie cambiano ad
ogni periodo e ogni studente è responsabile di crearsi il proprio programma,
scegliendo tra una vasta gamma di materie, di cui alcune obbligatorie. Per
questo motivo ho avuto l’impressione
che la scuola finlandese assomigli molto alla nostra università: non si è mai
stabili in una stessa aula e i compagni cambiano, così come i professori.
La mia esperienza scolastica è stata
molto positiva, in particolare per le relazioni umane che si sono create. Gli
insegnanti sono molto più vicini ai ragazzi di quanto abbia sperimentato nella scuola superiore italiana, ponendosi
spesso allo stesso livello (chiamandosi per nome e spesso anche con buffi
soprannomi); gli insegnanti
rappresentano figure con cui
confidarsi e sono molto disponibili a svolgere questo ruolo.
Ma ho anche particolarmente
notato l’indipendenza dei ragazzi: non c’è alcun tipo di rivalità e ognuno pensa a fare il
meglio per se stesso. Ho stretto
molte amicizie grazie al clima
che si vive nell’ambiente scolastico, anche se è stato un po’
complicato a causa della riservatezza tipica dei finlandesi.
Inizialmente pensavo che fossero freddi… quasi come il clima; invece poi ho scoperto che
bisognava solo dargli tempo e
che dietro le apparenze si nascondevano persone fantastiche. I legami che ho costruito
sono sinceri e profondi e posso
certamente affermare di aver trovato
dei veri amici.
Come dicevo, i finlandesi in generale appaiono come persone introverse,
ma così non è. Il loro valore più grande è il rispetto dell’altro, cosa che ho
apprezzato moltissimo. Sono educati
e sempre molto onesti. Mi basti ricordare un semplice fatto: a una amica
caddero 20 euro mentre stavamo scendendo dal pullman, la persona che le
stava a fianco li aveva raccolti ed era
scesa apposta dal bus per riconsegnarglieli; l’autista inoltre non aveva
chiuso le porte per ripartire, ma aveva atteso che quella persona risalisse.
Un altro aspetto fondamentale nella cultura finlandese è il silenzio, che non è
sinonimo di imbarazzo. Col passare del
tempo ho imparato ad apprezzare que-
sta indole, soprattutto perché in Italia
piuttosto che stare zitti si è disposti anche a parlare di banalità. Per i finlandesi sono meglio poche parole ma “vere”
piuttosto che lunghi inutili discorsi.
Sono queste le “piccole” cose che mi
hanno portato ad amare la Finlandia
ancora di più.
Partire significa essere anche ambasciatori: quando si parte non si scopre
solo un nuovo posto e tradizioni diverse, ma si esporta anche la cultura del
proprio Paese di origine. Mi son sentita
fiera di essere italiana, seppur con tutti
i pregiudizi che circolano sulla nostra
Italia. La domanda più comune era se
mangiassi sempre pasta o pizza, e solitamente la mia espressione bastava
come risposta, seguita da una lunga
elencazione di cibi che solo l’Italia può
vantare. La cucina è stata infatti un
modo per far conoscere le mie origini,
in un contesto in cui il cibarsi è considerato più una necessità fisiologica che
un elemento di cultura e di soddisfazione.
Sono veramente contenta per l’esperienza che ho vissuto da sola in Finlandia perché, affrontando alti e bassi
quotidiani, ho avuto modo di conoscere
me stessa, i miei punti di forza e i miei
limiti. Ogni giorno è una scoperta e non
bisogna mai stancarsi di scoprire e di
conoscere: la Finlandia e tutte le persone che ho incontrato durante questa
esperienza mi hanno dato molto e mi
hanno permesso di arricchire il mio
bagaglio umano.
25
27
ARTE E FEDE
di Filippo Rossi
il Portavoce Dicembre 2016
“… e il vetro fa entrare la luce”
M
i sono messo davanti
all’opera d’arte di Trento
Longaretti espressa nelle vetrate “le Opere di
Misericordia corporale” della chiesa
delle suore Orsoline di Villa D’Adda, soffermandomi sulla figurazione
“Alloggiare i pellegrini” e, conseguentemente, “Dare da mangiare
agli affamati”.
Avevo appena scorso il quotidiano
Avvenire del 4 ottobre e mi avevano
colpito alcuni titoli in caratteri cubitali:
- Migranti: 11.400 morti dal 2013
- Testo anti immigrati nella Carta
ungherese
Ma, proprio perché … “il vetro fa entrare la luce “, sul medesimo giornale ho letto anche il discorso di Papa
Francesco fatto presso la moschea
Heydar Aliyev di Baku: “Le Religioni siano Alba di Pace”.
Ne trascrivo qui una parte che ritengo significativa lezione per riprendere i titoli sopra riportati relativi agli
immigrati.
Dice il Papa: “La fraternità e la condivisione che desideriamo accrescere non saranno apprezzate da chi
vuole rimarcare divisioni, rinfocolare
tensioni e trarre guadagni da contrapposizioni e contrasti; sono però invocate e attese da chi desidera il bene
comune, e soprattutto gradite a Dio,
Compassionevole e Misericordioso,
che vuole i figli e le figlie dell’unica
famiglia umana tra loro più uniti e
sempre in dialogo. Un grande poeta
dell’Azerbaigian, Nizami Ganjavi, ha
scritto: “Se sei umano, mescolati agli umani, perché gli uomini
stanno bene tra di loro”.
Aprirsi agli altri non impoverisce,
ma arricchisce, perché aiuta a essere
più umani: a riconoscersi parte attiva
di un insieme più grande e a interpretare la vita come un dono per gli
altri; a vedere come traguardo non i
propri interessi, ma il bene dell’umanità … Proprio le religioni hanno un
grande compito: accompagnare gli
uomini in cerca del senso della vita,
aiutandoli a comprendere che le limitate capacità dell’essere umano e
i beni di questo mondo non devono
mai diventare degli assoluti … Le
religioni sono chiamate a farci capire
che il centro dell’uomo è fuori di sé,
che siamo protesi verso l’Alto infinito
e verso l’altro che ci è prossimo. Li è
chiamata a incamminarsi la vita, verso l’amore più elevato e insieme più
concreto: … “amore è quello che
mai non muta, amore è quello
che non ha fine” (Nizami)
A giorni si concluderà il Giubileo
Straordinario della Misericordia
(20/11/2016): Riporto qui il pensiero
colto nel libro “L’arte Sacra di Longaretti - Itinerario ideale del Giubileo”:
Giubileo, evento nuovo come nuova
è ogni alba, occasione di perdono, di
indulgenza, di grande speranza, di
piena remissione delle
pene per le colpe. Cadrà il muro di mattoni
e varcheremo la soglia
dello spirito per affidarci alla Misericordia di
Dio, Dio che perdona
e ricrea i cuori pentiti,
rinnovati nel proposito
di seguire le evangeliche vie del bene: “Ego
sum via veritas vita”.
(Silvana Milesi
Vetrata dell’opera
“Dare da mangiare agli
affamati”)
26
MESSICO
da Guadalupe alle zone Maya
dal 24 Aprile al 04 Maggio 2017
DOCUMENTI:
Passaporto individuale con validità residua di almeno 6 mesi oltre la durata del viaggio.
SCADENZA PRIMA OPZIONE ENTRO IL 30 DICEMBRE 2016
PRENOTAZIONE PRESSO ADDA VIAGGI CON ACCONTO A PERSONA DI EURO 650,00
SALDO ENTRO IL 24 MARZO 2017
27
MEDIA
di Lidia Brambati
il Portavoce Dicembre 2016
Nati alla grazia
“Un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo; un solo Dio e Padre.” (Ef. 4, 5-6)
ANAGRAFE
“Nuova Agorà”
Tante storie,
mail: [email protected]
Via V. Veneto, 29
per tutte
Tel. 0363 360442
le età, per
accompagnare
un Santo
Natale.
Battesimi 2 Ottobre 2016
Calaciura, Camilleri, Cataluccio,
Giménez-Bartlett, Manzini,
Recami, Stassi
Storie di Natale
Sellerio, 2016
Sette scrittori si misurano con la festività
più attesa. Sarà un Natale pieno di sorprese.
“Una grande conchiglia sonante è il simbolo
del Natale di Tridicino, pescatore di Vigàta,
nella storia di Andrea Camilleri, decisamente miticomediterranea, in contrasto con
lo spirito fiabesco e invernale. Anche i racconti che seguono parlano di Natali straordinari, e fuori dai migliori (o dai peggiori e più
comuni) sentimenti, immaginati da alcuni
tra i più originali scrittori del momento.
Quello di Giosuè Calaciura è forse un racconto morale sulla diversità e la sua conciliante poesia. Antonio Manzini, intreccia
una Vigilia beffarda ai danni di un poveraccio vittima dell’ingiustizia, di classe,
dell’amore. L’eroe natalizio di Fabio Stassi è
un detenuto in trasferimento verso un’isola.
In un laboratorio misterioso nel mare greco
si svolge l’avventura onirico virtuale inventata da Francesco Cataluccio.
Il pranzo di Natale nell’autogrill isolato nella
neve è comico assurdo e cinicamente ironico, specchio autentico dell’umanità come
è per Francesco Recami. Alicia GiménezBartlett rappresenta un Natale borderline,
claustrofobico, come può essere quello con
la sola compagnia casuale di una fanatica
religiosa.
Così Storie di Natale forma un campionario
molto vario delle versioni possibili del classico racconto: un Natale che persiste perché
non può che resistere nel desiderio di ognuno, ma si sfilaccia, si deforma, si modella
sulle vite d’oggi.”
28
SEGUICI SU
Baccalario, Gatti, Masini,
Milani, Nanetti, Piumini,
Puricelli Guerra, Sgardoli
Che notte è questa!
Einaudi, 2014
“Che notte, la notte di Natale! È carica
di attesa e di fermento, di aspettative, e
rende speciale tutto ciò che è quotidiano e
ordinario. In una notte così può succedere
di tutto: si può trovare la speranza in una
situazione buia, si può far luce su qualche
segreto lontano nel tempo, si può ritrovare
qualcuno o qualcosa che si temeva perso
per sempre, si può addirittura riuscire a
cambiare se stessi. Attraverso otto storie
accomunate dal tema del Natale, otto tra i
migliori autori italiani per ragazzi raccontano personaggi e situazioni molto diversi
tra loro, cogliendo aspetti differenti di
questa festa così amata in tutto il mondo.
Abnegazione, umiltà, nascita, famiglia,
altruismo, generosità, riconciliazione, ricordo sono solo alcune delle parole che
vengono in mente durante la lettura, e
ognuna richiama un tesoro di suggestioni,
come un regalo trovato sotto l’albero che
si lascia scartare.”
Battesimi 1 Novembre 2016
Eguez e Tromba
Il dono delle formiche al
Bambino Gesù e altri racconti
Paoline, 2015
“Cinque simpatici racconti, a cominciare da quello delle formichine che si
danno un gran da fare per offrire un
dono a Gesù Bambino. È poi ancora
una formica, Talanda, a insegnare
all’uccellino Timmi a mettere il seme
sotto terra e aspettare con pazienza la
stagione dei tanti chicchi. Entra quindi
in scena la piccola Sofia che, prima si
esercita in speciali e ripetuti inchini,
poi scopre coraggiosamente come ogni
persona può essere un dono speciale.
Infine saranno Lorenzo e Sebastiano a
imparare a far posto nel proprio cuore a
chi meno te lo aspetti…”
29
Nella pace del Signore
ANAGRAFE
“Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef. 5-14).
59. Maria Angela
Manzoni in Invernizzi
60. Giuseppe
Scarabaggio
62. Rachele Feliciani
ved. Colombo
63. Tranquillo Annoni
64. Vittorino Valtorta 65. Giuseppina Vismara
ved. Cornelli
ANAGRAFE
Parrocchia di San Zeno
Battesimi “Un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo; un solo Dio e Padre.” (Ef. 4, 5-6)
Battesimi 2 ottobre
14. Aurora Abatantuono di Manuel e Manicone Carmen n. il 24 Febbraio 2016
15. Giulia Ceccarelli di Fabio e Lonati Veronica
n. il 12 febbraio 2016
16. Andrea Federico Angelo Rivoltella di Alex e Farina Annamaria
n. il 25 aprile 2016
17. Aleandro Vorfi di Edmond e Klodiana
n. il 2 giugno 2010
Battesimi 1 novembre
18. Gabriele Cassinotti di Luca e D’Amico Valentina
n. il 25 luglio 2016
19. Allegra Lonati di Filippo e Olivieri Livia Adriana
n. il 30 gennaio 2016
20. Federico Panzani di Alessandro e Olivieri Eleonora
n. il 5 gennaio 2016
21. Emma Valtorta di Luca e Baronchelli Serena
n. il 10 giugno 2016
Matrimoni “Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef. 5-14)
17. Bardi Giorgio e Bucca Laura
18. Casiraghi Andrea e Viganò Laura
19. Del Mastro Baldovino e Piloni Simona
sposati il 17 settembre
sposati il 23 settembre
sposati il 30 settembre
Defunti
San Zeno
“Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Gv. 11,25)
66. Carmen Sabadini in
Tresoldi
73. Adele Anna Pirotta
68. Battista Mandelli
74. Andrea Gatti
69. Giulio Jarmarkier
70. Maria Comita
71. Luigia Bertocchi in
Carnevali
2 settembre 2016
3 settembre 2016
9 settembre 2016
20 settembre 2016
22 settembre 2016
25 settembre 2016
28 settembre 2016
9 ottobre 2016
11 ottobre 2016
14 ottobre 2016
15 ottobre 2016
16 ottobre 2016
19 ottobre 2016
25 ottobre 2016
27 ottobre 2016
2 novembre 2016
2 novembre 2016
15 novembre 2016
di anni 98
di anni 70
di anni 82
di anni 95
di anni 74
di anni 67
di anni 91
di anni 97
di anni 90
di anni 78
di anni 68
di anni 76
di anni 84
di anni 86
di anni 94
di anni 86
di anni 64
di anni 77
Battesimi “Non sono più io che vivo, vive in me Cristo” (Gal. 2, 20)
Castellini Nicolò di Luca e di Panigoni Monica
n. il 3 gennaio 2016
Persona Lorenzo di William e di Lomonaco Mariella
n. il 3 novembre 2015
Pjetri Noel di Elton e di Pjetri Lize
n. il 22 luglio 2013
Comaschi Mattia di Alberto e di D’Angelo Maria
n. 1 dicembre 2014
Falferi Andrea di Lorenzo e di Broggi Francesca
n. il 17 luglio 2015
Casazza Alessandro di Giuseppe e di Rivoltella Patrizia
n. 20 maggio 2016
Pirola Leon di Ramon e di Troiola Giorgia
n. 22 ottobre 2015
Matrimoni “Padre, fa’ che siano una cosa sola, come tu sei in me e io sono in te.” (Gv 17, 21)
Mercandelli Fabio e Piacentini Eleonora
Falferi Lorenzo e Broggi Francesca
Asole Gianluca e Ghidoni Laura
sposati il 4 giugno 2016
sposati il 17 luglio 2016
sposati il 27 agosto 2016
Defunti
“Non sia turbato il vostro cuore... nella casa del Padre mio ci son molti posti” (Gv. 14, 1-2)
Mapelli Pasqualina vedova Colombo Luigi
2 aprile 2016
Rossoni Rosa vedova Mapelli Franco
12 luglio 2016
Rota Antonio
23 luglio 2016
Russo Teodora (Dorina)
30 luglio 2016
Stucchi Rosa vedova Rossoni Piero
15 settembre 2016
Giuliani Maria
19 settembre 2016
Pisacane Luigi
1 novembre 2016
di anni 95
di anni 85
di anni 82
di anni 65
di anni 95
di anni 88
di anni 64
Parrocchia dell’Annunciazione
Battesimi “Ascolta, Israele. Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore.” (Mc 12, 30)
18 Settembre
13. Ciulla Diego di Sandro e Ferri Ilaria
n. 25 aprile 2016
19 Novembre
14. Sito Serena di Giuseppe e Serretiello Valentina
n. 16 gennaio 2016
26 Novembre
15. Cinque Giulia Maria di Roberto e Anca Natalina Zainea n. 24 maggio 2016
8 Dicembre
17. Pipia Camilla Caterina di Mario e Scotti Francesca Chiara n. 3 agosto 2016
10 Dicembre
18. Brambilla Emanuele di Luca e Vitellaro Maria Grazia n. 30 novembre 2016
76. Luigia Lodrini
ved. Pirovano
Cristo Risorto
72. Maria Lodrini
ved. Guaitani
67. Maria Radaelli
ved. Villa
59. Maria Angela Manzoni in Invernizzi
60. Giuseppe Scarabaggio
61. Carlo Facchinetti
62. Rachele Feliciani ved. Colombo
63. Tranquillo Annoni
64. Vittorino Valtorta
65. Giuseppina Vismara ved. Comelli
66. Carmen Sabadini in Tresoldi
67. Maria Radaelli ved. Villa
68. Battista Mandelli
69. Giulio Jarmarkier
70. Maria Comita
71. Luigia Bertocchi in Carnevali
72. Maria Lodrini ved. Guaitani
73. Adele Anna Pirotta
74. Andrea Gatti
75. Luigi Pisacane
76. Luigia Lodrini ved. Pirovano
Parrocchia di Cascine San Pietro
Matrimoni “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.” (Mt 18, 20
4. Beretta Mauro e Marta Elena
1 ottobre 2016
Defunti «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». (Lc 23, 42)
Corsini Gianfranco
Cascine s. Pietro
Bonomi Marcellina
09. Ferracioli Germano
10. Cafaro Donato
11. Colombo Giorgio
12. Rossi Maria ved. Cremonesi
Piazza Annunciata
15 settembre 2016
21 ottobre 2016
5 novembre 2016
21 novembre 2016
di anni 78
di anni 64
di anni 64
di anni 93
Orari s. Messe
Stucchi Rosa
ved. Rossoni
30
Giuliani Maria
Immacolata e s. Zeno
Annunciazione
Cristo Risorto
s. Pietro Apostolo
Feriale
7.00 - 9.00 - 17.00
9.00 - 18.00
9.00
17.00
Prefestiva
18.30
18.00
18.00
18.00
Festiva
7.30 - 9.00 - 10.00 - 11.15 - 18.00 9.00 - 10.30 - 18.00
8.30 - 10.30 - 18.00
8.00 - 10.00
31
La benedizione della mensa del giorno di Natale
Il capofamiglia, quando tutti sono attorno alla mensa inizia:
P Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
T Amen.
P Il Verbo si è fatto carne. Alleluia.
T È venuto ad abitare in mezzo a noi. Alleluia.
P Invochiamo il Padre che ha sempre cura dei suoi figli:
T Padre nostro...
P Preghiamo.
Breve silenzio. Poi il capofamiglia prosegue:
Benedetto sei tu, Dio nostro: hai tanto amato il mondo che hai dato il tuo
unico Figlio, Verbo fatto carne nel grembo di Maria Vergine. Ora concedici di
ringraziarti per questo pasto che ci riunisce nella gioia del Natale, e fa’ che la
tua luce splenda nei nostri cuori, per Cristo nostro Signore.
T Amen.