20160617 - Ordine dei Medici di Ferrara

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20160617 - Ordine dei Medici di Ferrara
17 giugno 2016
Il Resto del Carlino
Moglie seviziata e reclusa. Medico finisce a processo
UN AMORE sbocciato in chat, il matrimonio e la promessa di un futuro radioso. Una favola
per una trentenne di origine tunisina, che nel giro di qualche settimana si sarebbe
trasformata nel peggiore degli incubi. Un tunnel fatto di botte, controllo ossessivo e
sevizie. Un contesto di violenza familiare, al culmine del quale la donna avrebbe avuto
addirittura un aborto. Un abisso dal quale la trentenne (parte civile con l‟avvocato
Marinella Ricucci), è riuscita ad uscire, denunciando il suo presunto aguzzino, oggi a
processo con accuse pesantissime. L‟uomo, un medico di origine araba residente nel
Ferrarese, molto più anziano di lei, è accusato di lesioni aggravate e maltrattamenti.
Secondo le accuse della moglie, cristallizzate nell‟impianto accusatorio della procura,
l‟uomo avrebbe costretto la donna ai lavori domestici più duri, le avrebbe impedito di
imparare l‟italiano e di avere relazioni sociali, oltre ad imporre la sua presenza ogni volta
che chiamava i suoi familiari in Tunisia. Se avesse infranto le „regole‟, sempre secondo le
denunce, sarebbe stata punita saltando la cena, o passando la notte in giardino. L‟accusa
parla poi anche di sigarette spente sulle braccia e percosse. Tutte ricostruzioni smentite
con decisione dal marito. IERI MATTINA, davanti al giudice Alessandra Testoni e al
pubblico ministero Giuseppe Tittaferrante, è toccato all‟imputato fornire la sua versione dei
fatti. L‟uomo ha ricostruito nei dettagli la vicenda, rispondendo alle domande incalzanti di
parte civile e procura. «Ci eravamo conosciuti in una chat di incontri matrimoniali e poco
dopo ci siamo spostati – ha spiegato in aula –. Mia moglie è arrivata definitivamente in
Italia nell‟ottobre del 2012. Poteva uscire da sola quando voleva. Almeno due o tre volte
alla settimana frequentavamo anche alcuni amici. Era libera e non era assolutamente
controllata. Era un gioiello per me». Il professionista ha poi smentito categoricamente di
aver mai usato violenza sulla consorte. Anzi, in almeno un‟occasione sarebbe stata lei a
dare in escandescenza. «Voleva andare a trovare la madre di un suo familiare – ha
ricordato – e io le avevo detto di aspettare. Quando il lavoro me lo avrebbe concesso,
l‟avrei accompagnata io. A quel punto si è infuriata ed ha iniziato a distruggermi la casa.
Allora l‟ho spinta dietro una porta e ho chiuso a chiave, chiamando poi i carabinieri».
LA TESTIMONIANZA vira poi sull‟episodio dell‟aborto. La donna era rimasta incinta «e io
– ha chiarito l‟imputato – ne ero molto felice». L‟uomo ha fissato una serie di controlli
periodici con un ginecologo suo collega. Nell‟ultimo degli accertamenti, il medico avrebbe
appurato che il feto era morto. Su questo frangente le versioni sono molto discordanti.
Secondo la donna, il marito l‟avrebbe colpita ripetutamente alla pancia durante la
gravidanza. Lui giura invece di non averla mai sfiorata e che si sia trattato si
«un‟interruzione spontanea di gravidanza». Secondo la difesa poi, molte delle lesioni che
presentava la donna, sarebbero state autoinflitte. Il caso tornerà in aula il 7 dicembre.
L'ausl: «I minuti di assistenza per posto letto tra i più bassi d'Italia»
«SE SI CONTINUASSE a lavorare come nei decenni passati, l‟assistenza ospedaliera non
sarebbe sostenibile sotto alcun aspetto». L‟azienda Usl risponde alle critiche avanzate dal
segretario provinciale della Fials, Mirella Boschetti, sulla mancanza di confronto sul piano
di integrazione delle unità operative di Medicina e Cardiologia (l‟area Medica) all‟ospedale
di Cento. «I cambiamenti e le innovazioni organizzative in atto sono il frutto di anni di
formazione, sperimentazione e lavoro soprattutto del personale infermieristico, che come
tale andrebbe rispettato e che consente di mantenere vivo e moderno un ospedale –
dicono dall‟azienda –. Allo stato attuale, i minuti di assistenza per posto letto garantiti ai
degenti dell‟area medica del „Santissima Annunziata‟ sono fra i più alti rispetto a reparti
analoghi del territorio nazionale, oltre che regionale». L‟Ausl dà garanzie anche sugli oltre
180 minuti di assistenza complessiva per posti letto di cui 134 minuti di assistenza
infermieristica e 52 minuti di operatori sociosanitari: «Le azioni finora intraprese –
prosegue la nota – debbono essere considerate in un contesto in evoluzione. Entro l‟anno
occorrerà portare a termine il percorso di riconversione dell‟assistenza per garantire
l‟appropriatezza di erogazione ed il trasferimento della casistica trattata verso setting più
appropriati (day hospital o ambulatoriali). Con l‟approvazione del programma, alla
Conferenza territoriale sociale e sanitaria, verrà definito il ruolo dell‟ospedale conforme agli
standard normativi a garanzia della sicurezza e qualità per i pazienti».
La Nuova Ferrara
Condannato per doping ex medico Spal
Era stato squalificato per sei anni, con una sentenza del Tribunale nazionale antidoping
del Coni (a conferma della sospensione della Federazione medico sportiva) definita storica
per la medicina sportiva, perchè sanciva per la prima volta - epoca 2011- che la pratica di
ossigeno-ozono terapia era pratica dopante: il medico ferrarese Alberto Lugli, ex
responsabile sanitario di Spal Calcio e Carife Volley, nonchè di Federpattinaggio, ieri
mattina ha dovuto fare i conti anche col tribunale penale di Ferrara, dove il giudice
Deborah Landolfi lo ha condannato - appunto per pratiche illecite di doping - a 3 mesi di
reclusione e 2500 euro di multa. Un processo penale giunto a conclusione di una vicenda
che lo aveva visto al centro della disputa disciplinare (davanti a Fmsi, procura antidoping e
tribunale nazionale antidoping) che sentenziò per la prima volta il comportamento di un
medico sportivo per aver somministrato flebo e proposto trasfusioni di sangue a un
tesserato alla Fidal (in realtà un giornalista impegnato in un' inchiesta sul doping ematico),
con un trattamento di ossigeno-ozono terapia. E così l' ossigeno-ozono terapia dal 2011,
secondo la sentenza contro Luglio (squalificato fino al 24 marzo del 2017), è diventata un
metodo proibito e quindi doping. Ieri mattina il processo che si è concluso ha visto il
difensore, l‟avvocato Gisella Rossi, tentare di convincere il giudice - come del resto lo
stesso Lugli ha ribadito alla Nuova Ferrara che lo ha interpellato ieri - che le pratiche
ritenute dopanti non lo sono affatto, poichè all‟estero e da altri tribunali sportivi non
vengono considerate tali. Lo stesso legale ha ribadito che secondo il Tribunale superiore
sportivo quella della ossigeno-ozono terapia non era pratica dopante, ma anche questo
nuovo pronunciamento - pur acquisito agli atti del processo a Ferrara - non ha cambiato
l‟interpretazione giuridica contro il dottor Lugli che ha portato alla sua condanna. Inflitta
sulla base della legge 376/2000, diventata pietra miliare della lotta antidoping in Italia. E
non tragga in inganno la pena lieve (3 mesi, mentre la pm onoraria in aula, Filomena
Copeta aveva chiesto 1 anno e 3000 euro di multa), poichè l‟affermazione del reato, dal
punto di vista giuridico, viene valutata come un dato di fatto importantissimo. Che la difesa
dell‟avvocato Rossi comunque contesta in modo fermo, deciso e assoluto: «E‟ ovvio che
questo è solo il primo grado- sottolinea il legale - non è finita qui e la pena è stata sospesa
(non solo per i 3 mesi bensì anche per l‟interdizione e la confisca dell‟apparecchiature per
le terapie). E‟ nostra intenzione appellare poichè sono convinta della innocenza di Lugli al
di là della interpretazione se le pratiche siano o no doping». Il legale si sofferma sul fatto
che il “reato” è avvenuto in una circostanza anomala: un tesserato Fidal che in realtà era
un giornalista del mensile “Cycling Pro” si rivolse a Lugli per essere aiutato nella pratica
sportiva e pubblicò un articolo in cui parlava dei trattamenti subiti dal medico sportivo.
Secondo il legale non vi sarebbe reato in quanto il doping è legato alla alterazione di un
evento agonistico e qui non vi è traccia di questo; inoltre in nessun colloquio con lo
sportivo-giornalista, Lugli parlò mai di pratiche dopanti per migliorare le sue prestazioni.
Secondo il legale si è fatto «un processo alle intenzioni»: ora si vedrà cosa ne penseranno
i giudici di appello.
Si sposa via Skype in Tunisia, ed è l’inferno
Si erano conosciuti su siti arabi specializzati in matrimoni, via Skype: lui quasi 60enne,
siriano,medico-dentista della provincia, lei, ragazza tunisina di 32 anni. Si erano
conosciuti, fidanzati e sposati in poco più di 10 giorni, in Tunisia, dove lui volò da Ferrara.
Ma il matrimonio non ha avuto lunga durata: si sposano nel luglio 2012 ma solo da ottobre
fino a maggio 2013, vivono insieme e per lei, il matrimonio diventa inferno con violenze
fisiche e psicologiche diventate ora un processo che ieri ha concentrato le attenzioni del
giudice Alessandra Testoni, del pm Giuseppe Tittaferrante (sua l‟indagine fin dal primo
momento) e dei legali Marilena Ricucci per la ragazza (parte civile) e Massimiliano Sitta
per la difesa del medico dentista accusato di maltrattamenti con l‟aggravante della
crudeltà. Perchè? Secondo le accuse e le denunce di lei i maltrattamenti si sono
concretizzati in quei pochi mesi di convivenza nella apoteosi della gelosia con lesioni, un
procurato aborto, privazioni: la donna non poteva mai uscire di casa da sola, non poteva
imparare l‟italiano. Secondo l‟accusa venne utilizzata e mortificata: lui la faceva dormire
fuori al freddo in giardino, e non poteva rientrare in casa se non gli baciava i piedi. E
ancora, costretta a lavori pesanti in giardino nonostante fosse incinta, le faceva pulire casa
un modo ossessivo o la teneva con sè nello studio come assistente alla poltrona pur non
avendo, lei, nessun titolo. Queste le accuse. Contro cui, ieri mattina, in una udienza fiume,
il medico si è difeso sostenendo che era stata lei a voler a tutti i costi sposarsi per
scappare dalla Tunisia e che una volta giunti in Italia lui si accorse che la moglie aveva
problemi psicologici, era una autolesionista e da qui la spiegazioni dei segni sul suo corpo,
che lui sostiene essere stata lei procurarseli per metterlo nei guai per ricattarlo. «Non
aveva niente quando è arrivata qui, io le ho dato di tutto», spiegava il medico. Il 7
dicembre si chiude il processo sulla vicenda che lui per tutti sintetizzava così al giudice:
«L‟avevo sposata e scelta per il suo aspetto fisico, ci tenevo alla sua silhouette, era un mio
gioiello da mostrare a tutti». Oggi la donna vive separata da lui a Bologna. Lui dopo la
separazione si è risposato, con un altra ragazza 30enne.
La vicenda fu portata alla luce da un giornalista
del mensile “Cycling Pro” che si rivolse al dottore
Il processo che si è concluso ieri non è altro che la conseguenza penale della vicenda
disciplinare (squalifica e multa contro Lugli) del marzo 2011: «Non si tratta di una
conclusione ma solo di una tappa di questa vicenda» precisa il dottor Lugli sul processo,
raggiunto al telefono fuori Ferrara e già informato dal suo legale dell‟esito del processo.
«Mi sono sentito con il mio avvocato e ora leggeremo le motivazioni». La vicenda
processuale, stando alla sentenza, ha sancito però che le pratiche somministrate sono da
ritenere dopanti. «Posso ribadire che abbiamo prodotto prove inconfutabili oggettive e
soggettive, con sentenze estere che l‟ossigeno terapia non è da ritenere un trattamento
dopante: questo lo ribadiremo ancora».
«L’assistenza ospedaliera rispetta gli standard»
CENTO L‟Azienda Usl di Ferrara, dopo la nota del sindacato Fials che denunciava alcune
problematiche relativamente al funzio namento dell‟area medica dell‟ospedale interviene
per precisare il proprio punto di vista sull‟argomento. «I cambiamenti e le innovazioni
organizzative in atto sono il frutto di anni di formazione, sperimentazione e lavoro
soprattutto del personale infermieristico, che come tale andrebbe rispettato e che
consente di mantenere vivo e moderno un ospedale. Se, infatti, si continuasse a lavorare
come nei decenni passati - recita la nota - l'assistenza ospedaliera non sarebbe
sostenibile sotto alcun aspetto. Allo stato attuale, i minuti di assistenza per posto letto
garantiti ai degenti dell'area medica dell‟ospedale, sono fra i più alti rispetto a reparti
analoghi del territorio regionale e nazionale. Ad oggi sono garantiti gli oltre 180 minuti di
assistenza per posti letto di cui 134 minuti di assistenza infermieristica e 52 minuti di Oss.
Le azioni finora intraprese debbono essere considerate all'interno di un contesto in
evoluzione. Secondo quanto previsto dalle norme regionali e nazionali dovranno essere
perseguite le azioni relative al completamento del riordino della rete ospedaliera. Entro
l'anno occorrerà portare a termine il percorso di riconversione dell'assistenza volto a
garantire l'appropriatezza di erogazione e il trasferimento della casistica trattata in regime
ordinario, verso day-hospital o ambulatoriali. Attraverso l'approvazione del programma,
che dovrà essere presentato alla conferenza territoriale sociale e sanitaria, verrà definito il
ruolo dell'ospedale conforme agli standard normativi a garanzia di sicurezza e qualità per i
pazienti».