Dossier sostegno pubblico ricerca e innovazione
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Dossier sostegno pubblico ricerca e innovazione
Il sostegno pubblico all’innovazione e alla ricerca scientifica e tecnologica Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Indice PREMESSA .................................................................................................. 3 1 IL SISTEMA DEL SOSTEGNO ALLA R&S E INNOVAZIONE IN ITALIA ......... 5 1.1L’evoluzione del quadro normativo nazionale di riferimento................ 10 1.2 Gli ambiti di intervento delle politiche regionali ................................. 17 1.3 La dimensione del sostegno pubblico alle imprese italiane ................. 26 2 L’INNOVAZIONE IN ITALIA.................................................................... 32 2.1 Lo scenario: i traguardi di Lisbona e la sfida per l’Italia ..................... 32 2.1.1Le caratteristiche e le criticità del sistema produttivo italiano ................. 39 2.2 Il quadro dell’innovazione nelle regioni italiane ................................. 42 3.L’INNOVAZIONE COME CATALIZZATORE DI SVILUPPO LOCALE: POLITICHE E STRUMENTI PER IL SOSTEGNO DELLA COMPETITIVITÀ....... 51 3.2 Il trasferimento tecnologico come fattore chiave per lo sviluppo ....... 53 3.2.1 Gli incubatori.................................................................................. 53 3.2.2 I Parchi Scientifici e Tecnologici......................................................... 55 3.2.3 I Distretti Tecnologici...................................................................... 60 BIBLIOGRAFIA ......................................................................................... 77 2 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Premessa Parlare di ricerca, sviluppo e innovazione significa addentrarsi in un contesto molto ampio ed articolato, animato da una costellazione di soggetti pubblici e privati con ruoli e compiti molto diversi e, purtroppo, solo in parte coordinati e complementari. Il tema dell’innovazione oggi è ampiamente discusso e dibattuto in campo istituzionale e politico, accademico e imprenditoriale. L’Unione Europea ha, infatti, fissato per il 2010 l’ambizioso obiettivo di diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. Ciò anche attraverso il raggiungimento di una spesa in Ricerca e Sviluppo pari al 3% del PIL nazionale. Questo significa che uno sforzo importante è richiesto tanto al settore pubblico, quanto al settore privato; sforzo che, però, sarebbe in grado non solo di raggiungere l’obiettivo comunitario ma anche di riportare equilibrio all’interno del proprio contesto nazionale. Come e quanto si debba intervenire, con quali strumenti e in quali direzioni è questione estremamente articolata, soprattutto se si considera la multidimensionalità che l’Unione Europea ha voluto dare al concetto di innovazione. Il presente lavoro, sviluppato all’interno del progetto PARI (Pubblica Amministrazione e Rapporti con le Imprese) intende fornire un contributo al dibattito in corso su cosa la pubblica amministrazione, in particolare locale, possa e debba fare per sostenere l’innovazione nel proprio contesto di riferimento, in particolare l'innovazione diretta ad innalzare la competitività delle proprie imprese. Il presente lavoro disegna, nel primo capitolo, il sistema nazionale di sostegno all’innovazione delle imprese, sia a livello centrale sia a livello regionale, ricostruendone anche l’evoluzione legislativa e la dimensione che, fino ad oggi, ha avuto in termini di impegno finanziario. Nel secondo capitolo è tracciata la situazione italiana rispetto agli obiettivi di Lisbona e Barcellona, attraverso un confronto con gli altri Paesi europei ed un’analisi delle peculiarità del contesto produttivo italiano, a livello complessivo e nelle diverse regioni. 3 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Nel terzo capitolo si prendono in considerazione i principali strumenti di facilitazione della creazione di conoscenze e del trasferimento tecnologico che possono essere catalizzatori di sviluppo territoriale, individuandone le principali caratteristiche, opportunità e criticità. Infine, si espongono le conclusioni del lavoro. Il passaggio ad un assetto diverso delle competenze regionali nel segno di un crescente federalismo ha avviato, senza dubbio, una fase nuova della politica dell’innovazione, caratterizzata per i governi regionali dalla transizione ad una situazione in cui le competenze sono importanti e le risorse disponibili sono aumentate significativamente e ancora dovranno aumentare. Sostenere l’innovazione del proprio contesto economico produttivo non significa solamente (anche se ciò non è poco) offrire al sistema delle imprese un set coerente di incentivi ed agevolazioni che permetta loro di investire maggiormente per sviluppare o acquistare innovazione; significa, anche e soprattutto, dotare il proprio territorio di quegli strumenti e quelle infrastrutture che permettono di creare conoscenza e di trasformarla in competitività, attraverso l’azione di tutti i soggetti attivi nell’ambito dell’innovazione: dalle istituzioni agli enti di ricerca pubblici e privati, dalle università al sistema imprenditoriale. Questo attraverso l’attivazione di azioni organiche e programmate in base alle specificità del contesto territoriale in cui si opera, leggendo, dunque, le esigenze del proprio tessuto economico e produttivo e traducendole in adeguate politiche di sostegno, anche infrastrutturale. 4 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio 1 Il sistema del sostegno alla R&S e innovazione in Italia In un contesto in cui la competizione nazionale e internazionale si fa sempre più agguerrita a causa della globalizzazione dei mercati, si diffonde l’interesse per strategie economiche nazionali e regionali rivolte a migliorare la competitività e per il ruolo che dovrebbero svolgere scienza e tecnologia. Le attività di ricerca e l’innovazione tecnologica sono, infatti, uno dei principali driver della competitività delle nazioni e un elemento portante per la crescita delle imprese e del tessuto economico e sociale in generale. Anche nelle strategie dell’Unione Europea per il prossimo decennio, infatti, la capacità innovativa è considerata una delle priorità strategiche per lo sviluppo ed il benessere dei Paesi membri. Per innovazione tecnologica possiamo intendere “un miglioramento delle funzionalità di prodotto o riduzione del costo di prodotto rispetto allo stato dell’arte, ottenuti attraverso l’applicazione di conoscenze e competenze relative alle caratteristiche materiali del processo produttivo o del prodotto1”. In altre parole, le attività di innovazione tecnologica consistono in tutti quegli interventi volti a sviluppare nuovi prodotti, servizi e/o processi aziendali attraverso l’utilizzo o lo sviluppo di una nuova tecnologia; l’innovazione può, dunque, essere di processo o di prodotto e può assumere forme diverse: può riguardare la creazione di nuovi prodotti e/o processi, un’innovazione di tipo radicale che presenta caratteristiche di rottura rispetto ai prodotti, ai processi o ai servizi esistenti, originando nuovi settori; può trattarsi della combinazione intelligente di conoscenze esistenti, un’innovazione di tipo incrementale in cui si ha il miglioramento di un processo, prodotto o servizio rispetto agli standard dominanti, aggiungendo alcuni elementi innovativi. In questo secondo gruppo rientrano, ad esempio, i cambiamenti organizzativi e d’immagine o il miglioramento nella distribuzione. L’innovazione ha il suo centro nel settore della ricerca, in particolare quella tecnologica; 1 in tale contesto, la R&S costituisce un’attività organizzata e Verganti, Calderini, Garrone, Calmieri “L’impresa dell’innovazione”, Il sole24ore, 2003. 5 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio formalizzata dalle imprese, finalizzata all’introduzione di innovazioni2. Per chiarezza espositiva, si ritiene opportuno definire brevemente le attività di R&S. Con il termine R&S si indicano le attività mediante le quali le imprese studiano e sperimentano la realizzabilità tecnica di nuovi prodotti (ricerca) e traducono le conoscenze derivanti da tale attività in una forma standardizzata e organizzata che ne permetta la realizzazione industriale (sviluppo) a basso costo e qualità costante3. Ai fini dell’applicazione dell’art. 92 del Trattato UE4, le attività di R&S si suddividono in tre grandi categorie: ricerca fondamentale; ricerca industriale; attività di sviluppo pre-competitiva. Per ricerca fondamentale la Commissione Europea intende un’attività che mira all’ampliamento delle conoscenze scientifiche e tecniche non connesse ad obiettivi industriali o commerciali. Per ricerca industriale la Commissione Europea si riferisce alla ricerca pianificata o a indagini critiche miranti ad acquisire nuove conoscenze, in modo che tali conoscenze possano essere utili per mettere a punto nuovi prodotti, processi produttivi o servizi ovvero migliorare quelli esistenti. Per attività di sviluppo pre-competitiva, infine, la Commissione fa riferimento alla concretizzazione dei risultati di ricerca industriale in un piano, un progetto o un disegno per prodotti, processi produttivi o servizi nuovi, modificati o migliorati, siano essi destinati alla vendita o all’utilizzazione, compresa la creazione di un primo prototipo. Tale attività può, inoltre, comprendere la formulazione teorica e la progettazione di altri prodotti, processi produttivi o servizi nonché progetti di dimostrazione iniziale o progetti pilota. Essa non comprende le modifiche periodiche apportate a prodotti, linee di produzione, processi di fabbricazione, 2 Empiricamente, in base alla definizione del Frascati manual dell’OCSE (Organization for Economic Cooperation and Development) la Ricerca e Sviluppo comprende il “lavoro creativo condotto su base sistematica per l’aumento del patrimonio di conoscenze scientifiche e tecniche e per l’utilizzo di questo patri monio di conoscenze nella realizzazione di nuove applicazioni”. 3 Elisa Salvador, Prime valutazioni qualitative sulle politiche per la R&S in alcune regioni italiane, CerisCnr, Working Paper N.8/2001. 4 Tale distinzione è sancita nell’articolo 92 del Trattato di Roma, sul quale si basa tutta la normativa che regolamenta le agevolazioni alle imprese. L’art.92 stabilisce il principio secondo cui gli aiuti di Stato sono incompatibili con il mercato comune tranne nei casi in cui siano destinati a favorire lo sviluppo di talune attività o di talune regioni o aree economiche, purchè anche in tali casi non falsino o minaccino di falsare la concorrenza. 6 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio servizi esistenti ed altre operazioni in corso, anche nel caso in cui apportino miglioramenti. La R&S e l’introduzione di innovazioni, hanno assunto un’importanza strategica, così come il ruolo del sostegno pubblico alle imprese che vogliono aumentare la propria competitività nel contesto di una crescente globalizzazione, soprattutto in un paese come l’Italia, in cui l’ossatura del sistema economico produttivo è fatto di imprese di dimensioni piccole e medie. Questa consapevolezza si è concretizzata nel ridisegno dei meccanismi pubblici di aiuto, anche se il quadro degli incentivi pubblici alla R&S rimane caratterizzato, ancora, da una complessità generale, determinata dalla moltiplicazione delle fonti, degli strumenti e delle procedure di intervento. In analogia a tutti i paesi industrialmente avanzati, l’Italia presenta una gamma di strumenti attivati a seguito di politiche pubbliche volte a favorire l’innovazione e le iniziative e i soggetti impegnati in attività di ricerca e sviluppo. Ricerca scientifica e applicata, sviluppo, commercializzazione e diffusione di innovazioni sono attività profondamente interconesse e, pertanto, risulta difficile individuare politiche destinate ad una singola attività, a prescindere dal processo in cui essa si inserisce. In generale, le politiche di sostegno alla ricerca e all’innovazione possono essere attuate su tre dimensioni: politiche di progetto o politiche mission; politiche di diffusione e trasferimento tecnologico; politiche infrastrutturali. Le politiche di progetto, o mission, consistono nel sostegno finanziario alla ricerca, svolta sia da istituzioni di ricerca sia da imprese, nelle tecnologie all’avanguardia. I principali obiettivi di queste politiche sono rivolti a concentrare le risorse finanziarie pubbliche sulla ricerca fondamentale e sullo sviluppo pre-competitivo. Alcune ricerche hanno, tuttavia, dimostrato che i risultati ottenuti dalle varie iniziative finanziate dai governi occidentali dagli anni ’60 non sono stati entusiasmanti; più promettente ed interessante appare un secondo e più recente approccio, benché di non facile perseguimento, di sostegno alle tecnologie generiche mediante una 7 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio collaborazione tra le imprese e tra queste ed il mondo della ricerca pubblica. Bisogna notare, comunque, che tali politiche stanno progressivamente abbandonando i confini nazionali per assumere una dimensione internazionale. Ne è un esempio il programma Eureka in Europa5. Le politiche di diffusione e trasferimento tecnologico, invece, da principio incentrate su incentivi per l’acquisto di nuovi macchinari e attrezzature che incorporano innovazione, sono oggi volte a favorire il trasferimento delle conoscenze dai luoghi dove è svolta la ricerca alle imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni. Tuttavia, queste politiche hanno una reale utilità solamente nel caso in cui sia colmato il gap di competenze tecnologiche tipico delle imprese minori, che impedisce loro di recepire le innovazioni prodotte all’esterno. Per questo motivo, gli obiettivi più recenti di queste politiche riguardano l’incentivazione alla ricerca interna alle imprese, alla collaborazione fra imprese e fra queste e le università, la creazione di imprese basate sulle nuove tecnologie. Le politiche infrastrutturali, rappresentano l’ossatura di un sistema innovativo nazionale o locale. Nel nuovo concetto di Technological Infrastructure Policy (TIP) rientrano iniziative raggruppabili sostanzialmente in strutture miste di ricerca, strutture di trasferimento tecnologico, iniziative di clustering e networking. In tale ottica, nei paesi più avanzati si assiste alla creazione di un’ampia struttura di servizi tecnologici e finanziari che coinvolge, in generale, tre tipologie di attori: i produttori di innovazione (università e centri di ricerca), le organizzazioni economiche collettive (camere di commercio e associazioni di industriali) e le istituzioni autonome, appositamente create per occuparsi del trasferimento tecnologico (agenzie, centri di informazione, incubatori). Una recente linea di sostegno riguarda i distretti tecnologici. Se, infatti, è vero che le PMI introducono esplicite attività di R&S solo in misura marginale, è anche vero, invece, che le PMI 5 EUREKA è una iniziativa internazionale di promozione e sostegno della ricerca scientifica ed industriale varata nel 1985. Il principale obiettivo di EUREKA è accrescere la produttività e la competitività dell'economia e dell'industria europea promovendo la nascita di progetti di R&S. La partecipazione ad un progetto EUREKA consente l'accesso a finanziamenti pubblici erogati dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Eureka rappresenta una strumento unico per la partecipazione ad una rete di ricerca internazionale specificamente orientata al mercato. Inoltre la sua impostazione innovativa, basata sul principio bottom-up, offre ai partecipanti la possibilità di indirizzare i progetti nella direzione delle proprie esigenze con motivazioni di carattere commerciale e tecnologico. Alla fine di giugno 2001, dopo la Conferenza Ministeriale di Hannover, il portafoglio di progetti EUREKA in corso ha raggiunto 704 progetti, per un costo totale stimato in circa 12.3 miliardi di Euro. Tali progetti coinvolgono nell'insieme circa 3000 partecipanti di cui oltre 2000 imprese industriali e circa 1000 piccole e medie imprese. I progetti conclusi sono invece saliti a 1037 con un costo totale di circa 13,5 miliardi di Euro. 8 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio collocate in distretti industriali stanno introducendo intensamente innovazioni di processo e di prodotto. La formazione di network fra i soggetti pubblici e privati è considerata, dunque, la principale via per stimolare l’innovazione nelle PMI e estendere la diffusione dei risultati della R&S, attraverso l’istituzione di centri innovativi, il coinvolgimento di grandi imprese, l’offerta di servizi reali, la promozione di incubatori e business angel per favorire la creazione e lo sviluppo di nuove imprese innovative. Le politiche attuate a livello italiano derivano da un sistema di competenze ripartite tra diverse funzioni e responsabilità della Pubblica Amministrazione. Il quadro è complicato dal concorso di due fenomeni tendenzialmente convergenti. Da una parte, nel tempo si sono succedute modifiche nella legislazione che sono andate, di volta in volta, a sommarsi alla normativa vigente, creando una sorta di stratificazione poco organica; dall’altra, sempre di più gli interventi in favore della ricerca e dell’innovazione sono stati introdotti in forma meno esplicita e dedicata del passato. Infine, è necessario considerare il processo volto a trasferire competenze e risorse dal centro alla periferia, processo nell’ambito del quale tematiche quali innovazione e trasferimento tecnologico, non dipendenti da fondi nazionali, sono diventate materia di intervento degli enti locali. All’interno delle misure di sostegno diretto o indiretto alla ricerca scientifica e all’innovazione, assume un ruolo centrale il sistema degli aiuti e degli incentivi alle imprese. L’attuale sistema dei sostegni nazionali alle attività di R&S è il frutto di un lungo percorso evolutivo completatosi nel 2001. Tale processo di revisione, che ha semplificato il quadro precedente, ha condotto all’inserimento organico dei provvedimenti d’incentivazione in seno alle linee guida del Piano Nazionale della Ricerca (PNR), affiancando coerentemente la ricerca scientifica di base a quella industriale e a quella applicata. Alle linee guida del PNR si adeguano non solo gli incentivi gestiti centralmente, ma anche le misure cofinanziate dai Fondi strutturali per le aree svantaggiate del Paese e, per ragioni di coerenza, le agevolazioni di fonte regionale. Oggi lo schema comprende due principali meccanismi di aiuto, il Fondo per l’Innovazione Tecnologica (FIT) e il Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca (FAR), cui si aggiungono altri fondi speciali, ovvero il Fondo per gli Investimenti in Ricerca di Base (FIRB), il Fondo Integrativo Speciale Ricerca (FISR) e il Fondo Speciale Integrativo per la Ricerca di Interesse Strategico (FSSRIS). 9 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio All’interno di questo schema, la revisione delle modalità di gestione dei fondi di più immediato interesse per le imprese, il FAR e il FIT, ha condotto a una più precisa definizione delle rispettive sfere di competenza. Il sostegno oggi accordato dal FAR del MIUR riguarda “le attività di ricerca industriale, eventualmente estese a non preponderanti attività di sviluppo pre-competitivo, purchè necessarie alla validazione dei risultati della fase precedente”. L’ambito di intervento del FIT, che fa capo al Ministero delle Attività Produttive, si colloca a valle nel ciclo della R&S e attiene alle “attività di prevalente sviluppo pre-competitivo”. I fondi speciali svolgono, infine, un’attività complementare di incentivazione alla ricerca fondamentale a medio e lungo termine. Nel quadro attuale, le Regioni, anche a statuto speciale, non dispongono di potere legislativo in materia di ricerca scientifica vera e propria, ossia di ricerca fondamentale6, la cui competenza è rimasta in capo allo Stato, mentre la delega legislativa ha riguardato la politica industriale e tecnologica, nell’ambito della quale gli organi regionali sono più volte intervenuti per sostenere programmi e progetti di ricerca industriale, di innovazione e trasferimento tecnologico. Il quadro degli incentivi e delle misure regionali risulta però articolato e contempla una vasta gamma di interventi che in alcuni casi prevedono una serie di azioni tra loro coordinate e assumono il carattere di ”piano” per il sostegno della ricerca e dell’innovazione o prevedono la definizione di programmi articolati a carattere pluriennale. 1.1L’evoluzione del quadro normativo nazionale di riferimento Lo Stato può assumere un ruolo nelle attività di R&S sostanzialmente su tre livelli: può erogare fondi; può produrre direttamente attività di R&S; può, infine, coordinare gli sforzi dei soggetti privati e/o promuovere forme di collaborazione tra le imprese o tra le imprese e le strutture pubbliche di ricerca. 6 D. lgs 112/118 "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59". 10 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio L’analisi del contesto italiano, in generale, evidenzia una divisione tra i diversi tipi di schemi statali attuati fra il dopoguerra ed oggi. Per molto tempo il sistema dell’educazione e della ricerca sono stati gestiti separatamente senza grande attenzione al loro aggiornamento e modernizzazione e sono rimasti fortemente centralizzati. Come è mostrato dalla ricerca “Road map for Italy” realizzata dal MIUR e Confindustria7, le direttrici tecnologiche e i processi di apprendimento sono stati forzatamente separati e la politica mission, principalmente attuata attraverso il CNR ha principalmente beneficiato i sistemi di ricerca universitari e, in parte, le grandi imprese; anche i più importanti schemi per l’innovazione promulgati in seguito, come la legge 46/82, hanno penalizzato le PMI. L’evoluzione degli interventi a favore delle attività di R&S ha registrato delle importanti novità a partire dagli anni ’60, quando si è assunta consapevolezza del ruolo rivestito dall’innovazione tecnologica e dalla ricerca applicata per la competitività del sistema industriale italiano. Seguendo la tendenza internazionale ad un maggior coinvolgimento del Governo centrale nel sostegno alla ricerca, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha assunto la funzione di centro di coordinamento e di stimolo degli interventi pubblici destinati alle attività di ricerca aziendale ed universitaria, costituendo il primo riferimento istituzionale per i soggetti operanti nel campo della ricerca scientifica in Italia. Alla fine degli anni ’60 si è affermata la necessità di elaborare una serie di strumenti indispensabili per realizzare il suddetto orientamento di politica pubblica e, di conseguenza, con la legge 1089 del 1968 è stato istituito il Fondo speciale Ricerca Applicata (Fra), con lo scopo di accelerare il progresso e lo sviluppo del sistema industriale del Paese e l’adozione delle tecnologie e delle tecniche più avanzate. Gli interventi finanziati dal Fra, sotto forma di partecipazioni al capitale, crediti agevolativi e cofinanziamento, avevano come destinatari società di ricerca costituite da enti pubblici economici, da imprese industriali o loro consorzi. Nel tempo, si è fatta strada l’idea di proporre per lo Stato un ruolo più forte nel sostegno alla ricerca, anche nel settore privato. Questo orientamento è stato tradotto nella legge 46 del 1982, “Interventi per i settori dell’economia di rilevanza 7 Annunziato P., Montanino A. (a cura di)(1999), Road Map for Italy, Indagine sui fabbisogni tecnologici delle PMI, Ricerca del Centro Studi Confindustria e MIUR, Roma, Sip. 11 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio nazionale”, che ha rifinanziato il Fra nei settori tradizionali ed ha introdotto alcune importanti novità nella politica industriale italiana, come, ad esempio, l’estensione dei soggetti in grado di accedere ai benefici del Fondo8 e l’attenzione all’esigenza di formazione del personale scientifico specializzato nelle attività di ricerca industriale. L’innovazione più significativa introdotta dalla legge 46/1982 è stata, tuttavia, l’introduzione del Programma Nazionale di Ricerca, che doveva permettere di effettuare una pianificazione delle attività nazionali di ricerca in ottica strategica. La necessità di un coordinamento istituzionale delle attività di R&S ha, inoltre, portato alla costituzione del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica. Successivamente, con la legge 317/91 si è cercato di fornire un supporto importante alla diffusione e al trasferimento di innovazione alle PMI9. La formulazione di questa legge era molto innovativa, sia per gli strumenti finanziari (incentivi fiscali) sia per l’adozione di procedure burocratiche rapide. Tuttavia, la sua applicazione ed i risultati ottenuti sono stati considerevolmente inferiori alle 8 I soggetti ammessi a beneficiare degli interventi del Fra aui sensi della Legge n.46/1982, diventano infatti: a) imprese industriali; b) consorzi tra le imprese industriali; c) enti pubblici economici che svolgono attività produttiva; d) società di ricerca costituite con i mezzi del fondo tra i soggetti delle lettere a), b), c) ed e), nonché tra le società finanziarie di controllo e di gestione di imprese industriali; e) centri di ricerca industriale con personalità giuridica autonoma, promossi dai soggetti di cui alle lettere a), b) e c), nonché dalle società finanziarie di controllo e di gestione di imprese industriali; f) consorzi tra imprese industriali ed enti pubblici; g) istituti ed enti pubblici di ricerca a carattere regionale (1/a); g-bis) imprese artigiane, di cui alla legge 8 agosto 1985, n. 443 (1/b). 9 La legge ha la finalità di promuovere lo sviluppo, l'innovazione e la competitività delle piccole imprese, costituite anche in forma cooperativa, con particolare riguardo: a) alla diffusione e allo sviluppo delle nuove tecnologie; b) allo sviluppo e all'attività di consorzi e di società consortili tra piccole imprese nonché‚ dei consorzi, delle società consortili e delle cooperative di garanzia collettiva fidi, costituiti da piccole imprese industriali, artigiane,commerciali e di servizi; c) alla diffusione di nuove strutture e strumenti finanziari per l'innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese; d) alla creazione, allo sviluppo e all'ammodernamento delle piccole imprese localizzate nelle aree colpite da crisi di settori industriali nell'ambito di specifiche azioni di risanamento e sviluppo decise in sede comunitaria; e) agli investimenti delle piccole imprese innovative. 12 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio aspettative, a causa di una cronica mancanza di fondi e l’assenza da parte dello Stato di qualsiasi valutazione preventiva rispetto ai finanziamenti; la legge, pertanto, nella sua applicazione si è trasformata in uno strumento per incoraggiare gli investimenti. Nella seconda metà dello scorso decennio sono state adottate nuove misure per raggiungere specifici obiettivi. In alcuni casi si è trattato di una copia dalla precedente legge 317/91, ma limitatamente alle aree depresse, mentre la 317/91 ha avuto validità per tutte le PMI italiane. L’impianto normativo che regola le misure di sostegno all’innovazione e alla ricerca è rimasto, negli ultimi anni, sostanzialmente immutato. Sono, invece, mutate significativamente le caratteristiche degli accessi alle agevolazioni, anche in relazione a una crescente semplificazione amministrativa. Sono stati, infatti, registrati un più rapido accoglimento delle domande, una riduzione progressiva della dimensione dei progetti agevolati e una crescita degli accessi delle piccole imprese. In seguito alla delega legislativa concessa dal Parlamento al Governo nell’ambito della legge 59/1997, è stata attuata una riforma relativa al sostegno alla ricerca di interesse industriale, che ha avuto luogo in due distinte fasi temporali. Inizialmente sono state introdotte delle procedure armonizzate nella gestione degli strumenti legislativi vigenti (leggi 46/1982 e 346/1988 per la parte di gestione del MIUR o il Fra), e di quelli di nuova istituzione (la parte di competenza MIUR, in applicazione della delibera Cipe per l’attuazione della legge 488/1992), per mezzo di più decreti ministeriali pubblicati tra novembre 1997 e febbraio 1998. Le linee guida dell’intervento, sono state finalizzate alla definizione di tempistiche certe, all’obbligo di cofinanziamento da parte dei soggetti beneficiari e allo spostamento dell’attenzione verso l’esecuzione degli interventi. Successivamente, si è provveduto all’introduzione sperimentale di nuove modalità di cooperazione pubblico-privato nell’ambito del riordino della strumentazione in favore dell’occupazione10, nel cui ambito sono state attivate opportunità, come il sostegno all’assunzione e alla mobilità di giovani ricercatori per le PMI. Infine, la 10 Legge 24 giugno 1997, n. 196 "Norme in materia di promozione dell'occupazione." 13 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio parte sperimentale dell’iniziativa di riordino ha riguardato il contributo per commesse di ricerca11. Per quanto concerne la programmazione sottoposta a negoziazione, l’intervento più significativo attivato nella prima fase di avvio della riforma, è derivato dalla delibera Cipe del marzo 1997 che formalizzava il varo di una trentina di “cluster” tra diversi soggetti operanti nelle aree di pertinenza della legge 488/1992, con l'obiettivo di sostenere “i piani di potenziamento di reti di ricerca”. Il risultato di questa prima fase della riforma, conclusa entro l’estate 1998, può essere così riassunta: attivazione di procedure automatiche per le imprese che svolgono ricerca ed innovazione in forma non strutturata, provvedimento ulteriormente rafforzato dalla legge 140/1997; “rivisitazione” delle modalità valutative con una standardizzazione procedurale e con l’accelerazione dei tempi di istruttoria, ottenuta anche tramite una nuova serie di soggetti finanziari coinvolti nel processo di sostegno; ripensamento sulle modalità di programmazione negoziale, per mezzo dell’esperienza maturata attraverso i Programmi Nazionali di Ricerca (PNR), la legge 46/1982 e la legge 488/1992. La seconda fase della riforma ha dato una visione unitaria al disegno di riordino e sperimentazione, per mezzo della definizione di un provvedimento quadro, il D. Lgs. 297/1999, riassuntivo e integrativo delle precedenti esperienze. Nel 1999, infatti, la politiche per l’innovazione italiane per tutti i settori sono state completamente riviste e la totalità delle leggi è stata razionalizzata. Il decreto suddetto ha delimitato più chiaramente le tre strategie, automatica, valutativa e negoziale, anche alla luce della disciplina nazionale degli aiuti (D.Lgs 123/1998), ha individuato nel Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca (FAR) lo strumento finanziario soggetto ad una gestione unitaria (a valere sulle due leggi di finanziamento 46/1982 e 488/1992) e ha identificato soggetti beneficiari e strumenti. La legge 1329/65 (acquisto di macchinari), 317/91 (innovazione delle PMI), 598/94 (tecnologie innovative e protezione ambientale) e 140/97 (R&S pre-competitiva) sono state delegate alle Regioni, mentre le restanti leggi sono state distinte in base 11 Legge 27 dicembre 1997, n. 449 "Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica”. 14 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio alla prevalenza industriale o pre-competitiva della R&S. Sono stati, inoltre, introdotti o riformulati tre fondi: il Fondo Unico Regionale, in cui confluiscono le risorse statali relative alle leggi delegate alle Regioni; il Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca, regolato dal decreto legislativo 297/99 e gestito dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, che finanzia la R&S industriale; il Fondo per l’Innovazione Tecnologica, gestito dal Ministero per le Attività Produttive, che sostiene i programmi relativi ad attività di sviluppo precompetitivo, ancora governata dalla legge 46/82. Tale quadro è mutato ulteriormente in seguito all’introduzione del Decreto Ministeriale 08/08/2000, n. 593, recante “Modalità procedurali per la concessione delle agevolazioni previste dal D. Lgs. n. 297/99”. Con questo provvedimento è stato reso operativo, a decorrere dal 17 febbraio 2001, il riordino e la razionalizzazione del sistema di agevolazione alla ricerca industriale gestito dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sino a quella data regolato da una miriade di norme e regolamenti susseguitesi in un arco temporale di oltre 30 anni. Ci si riferisce, in particolare, alla legge 46/82, alla legge 488/92, alla legge 346/88, alla legge 196/97, alla legge 449/97. Il decreto 593/2000 riunisce in un unico testo regolamentare il sistema di agevolazioni alle imprese che investono in R&S, ed elimina dall’ordinamento le precedenti normative in materia. Il sostegno ministeriale riguarda le attività di ricerca industriale, eventualmente estese alle attività di sviluppo pre-competitivo necessarie alla validazione dei risultati della fase precedente. Con ciò è stato anche chiarito l’ambito di intervento del MIUR rispetto a quanto di competenza del Ministero dell’Industria (oggi Ministero delle Attività Produttive) il quale si concentra sulle attività di prevalente sviluppo precompetitivo. Gli interventi ricompresi nel decreto sono regolati secondo le tipologie valutativa, negoziale e automatica e gravano sul Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca (FAR). Con la legge finanziaria 2000 sono stati considerati ammissibili agli interventi a valere sul FAR anche quelli proposti dagli enti di ricerca a carattere regionale e dai parchi scientifici e tecnologici istituiti con legge regionale. Una novità significativa è 15 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio data dall’opportunità, fino ad ora preclusa, concessa ai soggetti industriali e alle strutture del mondo pubblico della ricerca (Università ed Enti pubblici di ricerca) di presentare progetti in modo congiunto. Il decreto 593/2000 consente, quindi, all’impresa e all’Università o Ente di portare avanti in modo congiunto un singolo progetto. Accanto ai finanziamenti agevolati, l’altra forma di intervento pubblico per favorire l’attività di innovazione è rappresentata dagli incentivi fiscali. Come detto in precedenza, il primo provvedimento emanato a tale riguardo è stata la Legge n. 317/1991, che ha previsto un credito d’imposta alle PMI ubicate su tutto il territorio nazionale per spese relative a fabbricati, macchinari e immobilizzazioni immateriali. Con la Legge n. 140/97 è stato introdotto un bonus fiscale per le spese di R&S sostenute dalle imprese industriali. La successiva Legge n. 388/2000, all’art. 108, ha previsto la concessione di crediti d’imposta per le imprese che svolgono attività industriale su tutto il territorio nazionale, in misura massima del 75% dell’incremento delle spese di R&S sostenute a decorrere dall’inizio del 2001, rispetto alla media delle analoghe spese sostenute nei tre esercizi precedenti. L’ultimo provvedimento in ordine temporale è rappresentato dal Decreto Legge n. 269 del 30 settembre 200312. Una parte di tale Decreto è composta da disposizioni volte a promuovere l’attività di ricerca e sviluppo. In particolare sono previsti quattro tipi di interventi: detassazione di alcune tipologie di spese specificamente individuate (la cosiddetta Tecno-Tremonti); previsione di aiuti finanziari agli investimenti in ricerca e innovazione; disposizione di incentivi per il rientro dei ricercatori residenti all’estero; creazione di un Istituto Italiano di Tecnologia, con lo scopo di promuovere lo sviluppo tecnologico e l’alta formazione tecnologica, favorendo la crescita del sistema produttivo nazionale. 12 Il Decreto è stato convertito nella Legge n. 326 del 24 novembre 2003, collegato alla Legge Finanziaria del 2004. 16 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio 1.2 Gli ambiti di intervento delle politiche regionali Il sostegno alla ricerca, all’innovazione e alla tecnologia presenta, nel nostro Paese, un quadro articolato e complesso che si differenzia al variare del settore e dei soggetti di riferimento. Contemporaneamente, le politiche di R&S e innovazione hanno assunto una “nuova” dimensione territoriale, derivante dal trasferimento di poteri attraverso il D.Lgs 31 marzo 1998, n. 11213. Questo Decreto ha, infatti, offerto anche alle Regioni a statuto ordinario la possibilità di strutturare il proprio intervento anche in materia di politica industriale e tecnologica, eccetto la ricerca scientifica in senso stretto, ossia la ricerca fondamentale, che rimane di pertinenza dello Stato. L’ambito di competenza regionale nel settore della R&S riguarda, quindi, i compiti e le funzioni concernenti la promozione di programmi e progetti di ricerca industriale e attività di sviluppo pre-competitivo. Tali poteri si sommano, nelle regioni oggetto dell’intervento sussidiato europeo, a quelli derivanti dalla programmazione di impiego del cofinanziamento comunitario, in molti casi direttamente indirizzato a sostenere azioni ed infrastrutture legate alla ricerca applicata. Secondo le informazioni ministeriali, gli aiuti regionali hanno rappresentato una rilevante percentuale del circa 10% del totale delle risorse disponibili nella seconda metà degli anni ’90. Questo intervento non è stato scevro dalle stesse caratteristiche negative di quello nazionale, ossia la proliferazione di misure spesso non specializzate, con sovrapposizione sugli interventi nazionali, e mancanza selezioni territoriali all’interno delle regioni. Contemporaneamente, l’intervento regionale ha rivelato una marcata preponderanza di misure per lo sviluppo produttivo e orientate alla razionalizzazione, attraverso l’uso predominante di procedure valutative e attraverso un piccolo uso di quelle automatiche o negoziali. Comunque, questa situazione non ha impedito ad alcune amministrazioni regionali di proporre progressivamente una serie di leggi e, allo stesso tempo, di maturare competenze e capacità professionali per incoraggiare lo sviluppo locale. Soprattutto nelle regioni del nord oggi è possibile osservare un set coerente di misure. 13 Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo Stato alle regioni e agli ente i locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n.59. 17 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Sin dagli anni ’80 le Regioni italiane hanno affiancato il governo nazionale nell’attuazione delle politiche generalmente definite “per l’innovazione”, focalizzandosi soprattutto sulle politiche per la diffusione e il trasferimento tecnologico e in misura minore sulle politiche infrastrutturali. Le iniziative più tradizionali, attuate negli anni ’80, sono state basate sul sostegno all’acquisto di nuovi macchinari e nuove attrezzature che incorporavano innovazione. Negli anni ’90, accanto a questo, si è cominciato a favorire in maniera sempre più importante il trasferimento di conoscenza. Altri obiettivi più recenti delle politiche regionali sono: il sostegno alla ricerca industriale; la cooperazione tra le imprese e tra le imprese e le università o i centri di ricerca statali; la creazione di spin-off ad alta tecnologia. Le Regioni italiane tendono a raggiungere, fondamentalmente, quattro obiettivi: sostenere la competitività; promuovere infrastrutture e servizi; sostenere specifiche aree territoriali, distretti industriali e aree di re- industrializzazione; promuovere e sostenere la ricerca. Tutte le Amministrazioni, ad eccezione di Abruzzo, Calabria e Umbria, hanno definito attraverso una specifica legge regionale i rispettivi ambiti e modalità di intervento nel campo della ricerca e dell’innovazione a sostegno delle imprese operanti nel proprio territorio, in alcuni casi modificando la legislazione vigente, in molti altri introducendo norme completamente nuove. La maggior parte delle leggi sono state attivate o rimodulate a partire dagli anni ’90. Costituiscono un’eccezione gli interventi promossi da Lombardia, Piemonte, Lazio, che hanno dato impulso a politiche di sostegno all’innovazione già a partire dalla metà degli anni ’80 in un diverso quadro normativo che rimane ancora valido. Caratteristica di quegli anni era lo specifico approccio all’innovazione, magari indirizzata verso imprese artigiane, piccole imprese o consorzi ad hoc, inteso come modalità surrettizia per disciplinare una vera e propria politica industriale altrimenti negata dalla legislazione nazionale. E’ anche interessante notare come il D.Lgs 31 marzo 1998, n.112, precedente al riordino degli interventi nazionali sulle stesse 18 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio materie, avvenuto nel periodo 1999-2001, abbia stimolato le Regioni a riorganizzare i propri interventi nel settore della R&S, in molti casi attraverso un assorbimento in due fasi: una prima legge di recepimento delle competenze trasferite, una seconda per l’effettivo esercizio di tali potestà. Infatti, a valle dell’introduzione di tale decreto ben 12 Regioni (includendo anche la Provincia autonoma di Trento) hanno riorganizzato o definito la propria normativa di settore. In genere, le norme che regolano il sostegno alle attività di R&S e innovazione sono incluse in leggi regionali che disciplinano la materia più ampia dei regimi regionali di aiuto alle imprese. Solo in quattro casi (Basilicata, Campania, Emilia Romagna e Valle D’Aosta) le leggi sono finalizzate alla definizione di norme che regolano esclusivamente le attività di R&S. Tab. 1 – Contesto delle iniziative regionali a sostegno della R&S ed innovazione14 Leggi per promozione Leggi per sostegno Leggi specifiche innovazione imprese PMI/artigiani promozione R&S Basilicata X Campania X Emilia Romagna X Friuli Venezia Giulia x Lazio X Liguria X Lombardia x Marche x Molise X PA Bolzano X PA Trento X Piemonte x Puglia X Sardegna X Sicilia X Toscana X Valle d’Aosta x Veneto x Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Bolzano hanno introdotto incentivi per le attività di ricerca fondamentale, assumendo in questo modo anche implicitamente 14 le competenze l’inscindibilità proprie del tema dello stato centrale, ricerca-innovazione in riconoscendo componenti Fonte: Le politiche industriale nelle regioni italiane, Rapporto Met 2003-2004, Meridiana, 2004. 19 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio rigidamente separate. Mentre in soli 3 casi (Piemonte, Sicilia e Toscana) gli interventi sono limitati esclusivamente alla promozione dello sviluppo precompetitivo. Tabella 2 – Ambito di intervento delle Leggi regionali a sostegno della R&S e innovazione15 Ricerca fondamentale Ricerca industriale Sviluppo pre- x x X x X competitivo Basilicata Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia x x Lazio x X Liguria X x Lombardia x X Marche X x Molise x X PA Bolzano x x PA Trento X x x X Piemonte X Puglia x Sardegna X X x Sicilia X Toscana X Valle d’Aosta X x Veneto x x Accanto alle leggi regionali appena analizzate, in tutte le regioni, con l’eccezione di Marche e Provincia Autonoma di Trento, sono state attivate misure di finanziamento per le attività di R&S e innovazione attraverso l’utilizzo dei Fondi Strutturali. La tabella 3 mostra un riepilogo delle leggi regionali e delle misure dei POR e dei DOCUP a sostegno della R&S ed innovazione nelle regioni italiane. 15 Fonte: Le politiche industriale nelle regioni italiane, Rapporto Met 2003-2004, Meridiana, 2004. 20 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Tabella 3 - Leggi regionali e misure dei POR e dei DOCUP a sostegno della R&S ed innovazione nelle regioni italiane POR ABRUZZO Abruzzo Misura 2.1 Ammodernamento, consolidamento ed ampliamento del tessuto produttivo Misura 2.3 Ricerca e sviluppo, innovazione e trasferimento tecnologico Legge Regionale n.4 del 2-01-2003 “Disciplina delle attività di ricerca, sviluppo tecnologico ed innovazione” POR BASILICATA Basilicata Misura 3.1.D.4 Miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e sviluppo tecnologico Misura 3.2 Sistema regionale per la ricerca e innovazione Misura 4.7 Strumenti di finanza innovativa POR CALABRIA Calabria Misura 3.16 Sistema regionale per la ricerca e innovazione Misura 3.9 Sviluppo della competitività delle imprese pubbliche e private con priorità alle PMI Misura 4.1 Crescita e competitività delle imprese industriali, artigiane, del commercio e dei servizi Legge Regionale n.5 del 28-03-2002 PianO REGIONALE SULL’INNOVAZIONE POR CAMPANIA Misura 3.13 Miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico Campania Misura 3.16 Promozione della ricerca e del trasferimento tecnologico nei settori connessi alla crescita e allo sviluppo sostenibile del sistema Campania Misura 3.17 Sostegno ai programmi di ricerca, di innovazione e di trasferimento Misura 3.9 Sviluppo della competitività delle imprese pubbliche e private con priorità alle PMI Misura 4.2 Sostegno allo sviluppo produttivo del tessuto imprenditoriale regionale Misura 6.3 Sostegno allo sviluppo della società dell’informazione del tessuto produttivo Legge regionale n.14 del 14-05-2002 Promozione del sistema regionale delle attività di ricerca industriale, innovazione e trasferimento tecnologico Programma regionale per la ricerca industriale, l’innovazione e il trasferimento tecnologico EmiliaRomagna Programma triennale per le attività produttive DOCUP EMILIA ROMAGNA Misura 1.2 Innovazione e qualificazione imprenditoriale della piccola impresa Misura 1.5 Sostegno allo start-up delle imprese innovative Misura 1.6 Sviluppo di progetti di innovazione e ricerca 21 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Legge regionale n.12 del 22-04-2002 Disciplina organica dell’artigianato Legge regionale n.11 del 30-04-2003 Disciplina generale in materia di innovazione Friuli Venezia Giulia DOCUP FRIULI VENEZIA GIULIA Misura 1.3 Competitività e attrattività delle infrastrutture per lo sviluppo delle attività produttive Misura 2.1 Aiuti agli investimenti delle imprese Misura 2.2 Servizi finanziari per il rafforzamento del capitale sociale Misura 2.5 Sostegno allo start-up di nuova imprenditorialità Legge Regionale 2/85 modificata dall’art. 20 della L.R. 10/01: Interventi nel capitale di rischio delle PMI Legge Regge 23/86, modificata dall’art. 19 della L.R. 10/01: Contributi a fondo perduto Legge 598/94 DOCUP LAZIO Asse 2 – Reti materiali e immateriali - misura 2.4 sottomisura 2..4.2 - società dell’informazione e dell’innovazione “progetto "business lab" sottomisura 2.5.2: ricerca e trasferimento tecnologico nei poli d’eccellenza Asse 4 - Miglioramento della competitività delle imprese: Lazio sottomisura 4.1.1: servizi reali alle PMI sottomisura 4.1.2: aiuti per gli investimenti delle imprese artigiane e delle piccole imprese sottomisura 4.1.3: aiuti per gli investimenti delle imprese giovanili e femminili; sottomisura 4.1.4: aiuti per gli investimenti delle PMI sottomisura 4.1.5: sostegno agli investimenti delle PMI attraverso il fondo unico regionale sottomisura 4.1.6: fondo di garanzia. sottomisura 4.2.1: fondo di pre-investimento sottomisura 4.2.2: fondo per l'innovazione sottomisura 4.2.3: fondo di capitale di rischio per i processi di innovazione DOCUP LIGURIA Liguria Misura 1.3 - Servizi di ingegneria finanziaria Misura 1.4 – Sostegno all'innovazione Misura 3.7 - Animazione economica e tecnologica Legge Regionale 7/93: Interventi per l'innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese Legge Regionale 35/96: Misure di intervento in materia di Ricerca, Innovazione, e Trasferimento tecnologico Lombardia Legge Regionale 140/97: Misure fiscali a sostegno dell'innovazione nelle imprese industriali. art. 13 del decreto-legge n. 79/1997, convertito dalla legge n. 140/1997 DOCUP LOMBARDIA 22 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Misura 1.1 - Incentivi agli investimenti delle imprese Misura 1.2 - Sostegno alla domanda di servizi qualificati all'impresa Misura 1.4 - Interventi di ingegneria finanziaria Misura 1.5 - Sostegno alla creazione di nuove imprese POR LOMBARDIA OB.3 Misura D.4 - Miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e sviluppo tecnologico Legge regionale 28 ottobre 2003, n. 20: Testo unico delle norme in materia industriale, artigiana e dei servizi alla produzione DOCUP MARCHE Marche Misura 1.1 - Aiuti agli investimenti produttivi ed ambientali delle PMI industriali e artigiane Misura 1.2 - Servizi di ingegneria finanziaria Misura 1.3 - Incentivi per il miglioramento della qualità ed il rafforzamento della competitività delle PMI Misura 1.4 - Infrastrutture per il sistema produttivo Legge regionale n.27 del 14-4-2000 Riordino della disciplina in materia di industria POR MOLISE Molise Misura 3.1.2 - Ricerca e sviluppo Misura 4.1 - Aiuti alle PMI industriali Misura 4.4 - Sostegno "de minimis" ai servizi reali alle imprese Legge regionale 56/86: Promozione delle innovazioni tecnologiche nelle piccole imprese - Interventi per la qualità aziendale nel sistema delle imprese minori Legge regionale 24/97: Interventi per lo sviluppo dei sistemi di imprese nei distretti industriali del Piemonte Piemonte DOCUP PIEMONTE Misura 2.4 - Valorizzazione della ricerca scientifica al fine di promuovere il trasferimento tecnologico e sviluppo della società dell'informazione Misura 2.6 - Incentivi alle PMI per progetti di ricerca e per investimenti a finalità ambientale POR PUGLIA Misura 3.1.2 – Miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e sviluppo tecnologico Puglia Misura 3.1.3 – Ricerca e sviluppo tecnologico Misura 4.1 – Aiuti al sistema industriale Misura 4.1.9 – Interventi per la capitalizzazione ed il consolidamento finanziario del sistema delle PMI, dell’artigianato, del turismo e del commercio POR SARDEGNA Sardegna Misura 3.13 – Ricerca e sviluppo tecnologico nelle imprese e territorio Misura 4.1 - Rafforzamento competitivo del tessuto imprenditoriale locale Misura 4.3 - Sostegno alla nascita e allo sviluppo di nuove imprese Sicilia POR SICILIA 23 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Misura 3.13 - Formazione per la ricerca Misura 3.14 - Promozione e sostegno al sistema regionale per la ricerca e l’innovazione Misura 3.15 - Reti per lo sviluppo della ricerca scientifica Misura 4.04 - Servizi innovativi di rete e strumenti di sviluppo territoriale Legge regionale n.1 del 26 gennaio 2004 recante Promozione dell'amministrazione elettronica e della società dell'informazione e della conoscenza nel sistema regionale. Disciplina della "Rete telematica regionale toscana" Toscana DOCUP TOSCANA Misura 1.3 - Ingegneria finanziaria Misura 1.7 - Trasferimento dell'innovazione alle PMI Misura 1.8 - Aiuti alla ricerca industriale e pre-competitiva Legge 13 febbraio 1997, n. 4 cap. 4: Agevolazioni per attività di ricerca e sviluppo Bolzano Alto Adige Legge provinciale 13 dicembre 1999, n. 6: Interventi della Provincia autonoma di Trento per il sostegno dell’economia e della nuova imprenditorialità DOCUP PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO Misura 3.2 - Aiuti per attività di ricerca a favore delle PMI Misura 3.3 - Creazione di incubatori di impresa DOCUP UMBRIA Misura 1.2 - Promozione del territorio, marketing d'area Umbria Misura 1.4 - Sviluppo della società dell’informazione Misura 2.1 - Sostegno allo sviluppo dei sistemi produttivi locali Misura 2.2 - Servizi alle imprese, innovazione, animazione economica Misura 2.3 - Servizi finanziari alle imprese Legge regionale 31 marzo 2003, n. 6: Interventi regionali per lo sviluppo delle imprese industriali e artigiane. Valle d’Aosta Legge regionale 7 dicembre 1993, n. 84 e successive modificazioni ed integrazioni: Interventi regionali in favore della ricerca e dello sviluppo DOCUP VALLE D'AOSTA Misura 2 - Sviluppo e consolidamento della "cultura d'impresa" Legge regionale 28 gennaio 1997, n. 3: Interventi regionali a favore della qualità e dell'innovazione Legge regionale 20 gennaio 2000, n. 1: Interventi per la promozione di nuove imprese e di innovazione dell’imprenditoria femminile Legge regionale 1 febbraio 2001, n. 3: Interventi regionali di sostegno a reti e servizi telematici per le imprese artigiane Veneto DOCUP VENETO Misura 1.3 - Aiuti alla capitalizzazione dei consorzi fidi Misura 1.5 - Servizi alle imprese Misura 1.7 - Contributi alla ricerca e l'innovazione 24 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Misura 2.3 - Attività di ricerca e trasferimento tecnologico Misura 2.5. b: Sviluppo della società dell’informazione 25 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio 1.3 La dimensione del sostegno pubblico alle imprese italiane Una misura del sostegno statale alle imprese italiane per le attività di R&S è fornito dalla Relazione sugli incentivi 2004, il settimo rapporto annuale sulle norme di incentivazione alle attività economiche e produttive predisposto dal Ministero delle Attività Produttive d’intesa con i Ministeri dell’Economia e delle Finanze e dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Nella quantificazione degli incentivi erogati alle imprese occorre tener conto che: sono diversi i livelli di governo (lo Stato, le Regioni, l’Unione Europea), che intervengono in materia di incentivi alle imprese; si sono ampliate le competenze delle Regioni ed è aumentata la quota di risorse dirette delle Amministrazioni locali destinata alle imprese, non intermediata dal bilancio dello Stato, che quindi non è più la fonte unica di informazioni riguardo all’ammontare dei trasferimenti. Sebbene la numerosità degli interventi, come sottolineato nei paragrafi precedenti, sia un elemento di criticità dell’intero sistema degli aiuti pubblici, ciò è in parte attenuato dalla concentrazione delle risorse su un numero sostanzialmente contenuto di strumenti agevolativi: oltre il 70% delle agevolazioni concesse alle imprese nel 2003 è riferito a dieci soli programmi agevolativi, che sono indirizzati essenzialmente al sostegno delle aree depresse e agli investimenti in R&S. Questo è un dato importante, che segnala come le politiche degli aiuti pubblici si siano indirizzate sostanzialmente su due obiettivi fondamentali per il nostro Paese: il recupero dei differenziali di sviluppo delle aree meno sviluppate, il sostegno alla ricerca e sviluppo e all’innovazione. Tuttavia, gli strumenti di incentivazione sono ancora numerosi e questo condiziona l’efficienza complessiva del sistema. A livello comunitario, l’Italia fa parte del gruppo di Paesi che hanno orientato gli aiuti in modo assolutamente prevalente verso obiettivi di carattere orizzontale (ricerca e sviluppo, PMI, politiche regionali, ecc.), che sono ritenuti meno distorsivi della concorrenza. Elevata è la quota di aiuti alle politiche regionali (48% circa), tenuto conto dell’estensione delle aree svantaggiate nel nostro Paese; elevato anche il livello di sostegno alle PMI (34%), mentre la percentuale degli aiuti alle 26 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio imprese destinati alla R&S è molto più ridotta (15%), anche se è cresciuta negli ultimi anni. Nella Relazione sugli interventi di sostegno alle attività produttive, ciascun intervento è associato ad un obiettivo specifico, individuato attraverso un’interpretazione del testo normativo e un’analisi delle variabili più importanti che caratterizzano lo strumento agevolativo (soggetti beneficiari, area di intervento, tipologia dell’agevolazione, investimenti/spese ammissibili)16. Dall’analisi del Ministero emerge che la percentuale degli aiuti destinati alla ricerca e sviluppo è il 15% degli aiuti pubblici totali, anche se questa percentuale nel periodo 1999-2003 ha registrato un incremento continuo. Nel quinquennio 1999-2003, circa l’80% delle risorse complessive del sistema degli incentivi si concentra su due obiettivi di fondamentale importanza per lo sviluppo economico del paese: l’ammontare più consistente delle somme impegnate è destinato alla riduzione degli squilibri territoriali di sviluppo (53,5% delle risorse complessivamente stanziate), e alla R&S17 (18,8% delle risorse stanziate). Il 6,6% 16 Gli obiettivi specifici individuati sono: sostegno agli investimenti; ricerca e sviluppo; riduzione degli squilibri territoriali di sviluppo; razionalizzazione di settore; nuova imprenditorialità; equilibrio della gestione finanziaria;tutela ambientale;inoltre, ci sono ulteriori 3 interventi di carattere straordinario, per calamità naturali. 17 Le leggi di finanziamento considerate nell’obiettivo Ricerca e sviluppo sono le seguenti: − 46/82 (artt. 14, 19) – Fondo innovazione tecnologica (FIT) − 808/85 – Imprese aeronautiche − 488/92 – Ricerca − 132/94 (art. 14) – Industria navalmeccanica (enti) − 140/97 – Incentivi automatici per la ricerca e l'innovazione − 413/98 (art. 5) – Industria navalmeccanica − D.lgs. 297/99 (artt. 1, 12) – Fondo agevolazione alla ricerca (FAR) − 522/99 (art. 3) – Industria navalmeccanica (imprese cantieristiche) − 388/2000 (art. 103) – Credito d’imposta per commercio elettronico − 388/2000 (art. 103) – Collegamento telematico nella filiera tessile, − abbigliamento, calzature − D.lgs. 164/2000 – Ricerca petrolifera 27 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio riguarda il sostegno agli investimenti; meno consistenti sono le risorse destinate agli altri obiettivi. Tabella 4 – Stanziamenti e impegni per obiettivo nel periodo 1999-2003 (€/milioni)18 Obiettivi Stanziamenti Impegni 1999-2003 % 1999-2003 % Sostegno agli investimenti 2.371 6.7 2.695 6.6 Nuova imprenditorialità 1.810 5.1 2.195 5.4 22.209 62.8 21.875 53.5 Ricerca e sviluppo 5.882 16.6 7.663 18.8 Internazionalizzazione 1.337 3.8 3.000 7.3 Equilibrio della gestitone finanziaria 756 2.1 2.368 5.8 Tutela ambientale 333 0.9 310 0.8 Razionalizzazione di settore 472 1.3 486 1.2 Riduzione degli squilibri territoriali di sviluppo Calamità naturali TOTALE 174 0.5 270 0.7 35.334 100.0 40.862 100.0 All’obiettivo R&S è destinato il 21,7% delle risorse 2003 (valore più alto di quello del 2002, pari al 20,3%) e gli strumenti che presentano gli importi più elevati sono la legge 808/85 (ricerca e sviluppo nel settore aeronautico), che ha una dotazione di 606 milioni di euro, il FAR, con 350 milioni di euro ed il FIT con 202 milioni di euro. Con riferimento agli impegni si osserva una generale riduzione rispetto al 2002, che però non riguarda il FAR, la legge 140/97 (incentivi automatici per la ricerca e l’innovazione) ed il credito d’imposta per il commercio elettronico (legge 388/2000 - art. 103). In generale, comunque, sia stanziamenti sia impegni hanno visto una crescita continua nel corso del suddetto quinquennio, così come risultano in sensibile aumento le erogazioni, che sono consistenti soprattutto in relazione ai tre interventi più importanti, la legge 808/85, il FAR e il FIT. Se facciamo riferimento alla quota di copertura (ossia alla capacità delle risorse stanziate di soddisfare le richieste di agevolazioni delle imprese) l’obiettivo R&S fa registrare per il 2003 un valore pari al 40.8%. Anche da un’analisi dei dati Ministeriali, si può capire come l’innovazione e gli investimenti in R&S siano considerati fondamentali per la competitività del sistema Fonte: Ministero delle Attività Produttive, Relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive. Indagine sugli incentivi alla ricerca e sviluppo, 2004. 18 28 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio produttivo e per la crescita economica di lungo periodo e che debbano essere incentivati con adeguate politiche. Ciò è dimostrato dalla crescita costante negli ultimi anni sia degli stanziamenti sia degli impegni e delle erogazioni alle imprese. Le politiche degli aiuti pubblici costituiscono, dunque, uno degli strumenti per raggiungere l’obiettivo fissato nel Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002. Nell’UE gli aiuti per la R&S sono aumentati, nel periodo 1998-2002, di oltre il 36%, in un quadro di riduzione complessiva degli aiuti alle imprese. La spesa in R&S nel nostro Paese è strutturalmente inferiore a quella di altri paesi europei industrializzati: 1,1% del PIL, contro il 2% della media europea, il 2,5% della Germania, 2,2% della Francia, 1,9% del Regno Unito. Anche le politiche di sostegno agli investimenti in R&S sono in Italia meno incisive e finanziariamente più “leggere”, sebbene in sensibile aumento negli ultimi anni. Tabella 5 – Stanziamenti per obiettivo nel periodo 1999-2003 (€/milioni)19 Obiettivi 1999 2000 2001 2002 2003 Sostegno agli investimenti 534 391 523 518 405 Nuova imprenditorialità 183 165 183 1.084 195 Riduzione degli squilibri 3.946 5.567 4.497 4.123 4.076 Ricerca e sviluppo 627 1.103 1.062 1.590 1.500 Internazionalizzazione 120 190 341 331 355 Equilibrio della gestitone 425 5 10 37 279 - 40 124 94 75 165 148 91 29 39 36 36 88 14 - 6.036 7.645 6.919 7.820 6.924 territoriali di sviluppo finanziaria Tutela ambientale Razionalizzazione di settore Calamità naturali TOTALE Tabella 6 – Impegni per obiettivo nel periodo 1999-2003 (€/milioni)20 Obiettivi 1999 2000 2001 2002 2003 Sostegno agli investimenti 728 496 522 374 575 Nuova imprenditorialità 322 470 672 260 471 Riduzione degli squilibri 3.663 1.818 6.647 5.331 4.416 territoriali di sviluppo Ricerca e sviluppo 1.308 732 1.031 751 505 Internazionalizzazione 417 678 649 751 505 Equilibrio della gestitone 144 462 593 559 610 19 Fonte: Ministero delle Attività Produttive, Relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive. Indagine sugli incentivi alla ricerca e sviluppo, 2004. 20 Ibidem. 29 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio finanziaria Tutela ambientale Razionalizzazione di settore Calamità naturali TOTALE 35 61 58 61 95 170 68 111 126 11 2 71 137 60 - 6.789 4.856 10.420 10.052 8.745 Tabella 7 – Erogazioni per obiettivo nel periodo 1999-2003(€/milioni)21 Obiettivi 1999 2000 2001 2002 2003 Sostegno agli investimenti 530 586 389 423 295 Nuova imprenditorialità 212 259 450 431 251 Riduzione degli squilibri 1.114 1.518 2.616 3.642 2.843 Ricerca e sviluppo 945 900 1.243 1.250 1.869 Internazionalizzazione 118 190 260 232 258 34 20 34 62 27 territoriali di sviluppo Equilibrio della gestitone finanziaria Tutela ambientale Razionalizzazione di settore Calamità naturali TOTALE 55 44 49 155 66 359 284 227 692 124 4 10 10 14 15 3.371 3.811 5.278 6.901 5.748 L’analisi effettuata nel Rapporto Met 2003-2004 sulle politiche industriali nelle regioni italiane ci aiuta ad avere una misura della ripartizione delle risorse destinate agli interventi di aiuto alle imprese si ripartiscano fra le regioni italiane. I dati riguardano l’articolazione regionale delle erogazioni che il Rapporto classifica nella categoria “Innovazione e ricerca” e che fa riferimento alle seguenti norme: L.46/1982 FIT, D. Lgs 297/1999, L.488/1992 Ricerca e L.10/1191. 21 Ibidem. 30 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Tabella 8 - Innovazione e ricerca. Erogazioni totali per Regione (€/milioni) 22 Regioni 1999 2000 2001 2002 2003 Piemonte 51.09 64.55 57.08 67.86 140.30 Valle d’Aosta Lombardia 0.09 - 0.61 3.47 26.06 143.42 138.25 189.38 152.23 202.00 Trentino Alto Adige 1.13 3.04 3.50 1.38 1.02 Veneto 41.87 43.36 55.78 55.82 99.01 Friuli Venezia Giulia 10.41 13.48 7.35 22.70 21.39 Liguria 11.48 18.55 15.36 16.51 22.01 Emilia Romagna 59.84 67.18 95.18 61.34 110.28 Toscana 18.98 26.81 33.97 27.16 72.54 Umbria 5.56 4.68 6.88 8.46 7.53 Marche 8.65 10.96 15.88 10.75 14.86 Lazio 36.68 42.83 34.87 52.72 31.18 Abruzzo 0.87 6.28 9.83 6.75 8.68 Molise 2.90 4.37 0.40 0.44 0.73 10.80 21.37 32.83 20.43 37.62 Puglia 2.48 21.68 6.08 22.33 10.19 Basilicata 0.77 2.16 - 4.43 1.17 Calabria 2.09 0.72 2.36 2.31 0.61 Sicilia 0.33 10.06 10.13 15.52 2.52 Campania Sardegna Italia 0.04 2.99 0.18 0.37 4.14 409.49 503.32 577.63 552.98 813.58 L’analisi mette in evidenza, in generale, una scarsa propensione verso la ricerca e l’innovazione nel Mezzogiorno, dove le erogazioni totali nei cinque anni raggiungono appena il 10% del totale nazionale. Di contro, si registra una buona operatività degli strumenti previsti dalle norme in Lombardia, che nei cinque anni eroga 825 Meuro, il 28% del totale nazionale e in Emilia Romagna, Piemonte e Veneto che nel quinquennio erogano il 37% dei fondi totali, pari a 107 Meuro. 22 Fonte: Rapporto MET 2003-2004. Le politiche industriale nelle regioni italiane, Meridiana, 2004. 31 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio 2 L’innovazione in Italia 2.1 Lo scenario: i traguardi di Lisbona e la sfida per l’Italia Nel marzo 2000, al Consiglio Europeo di Lisbona, i capi di Stato e di governo hanno fissato per l'Unione l'obiettivo di diventare entro il 2010 "l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale". Due anni dopo, il Consiglio Europeo di Barcellona, che ha passato in rassegna i progressi realizzati per conseguire l'obiettivo fissato a Lisbona, ha stabilito che gli investimenti dell'UE per le attività di R&S devono aumentare fino a raggiungere il 3% del PIL entro il 2010, rispetto all'1,9% del 2000. I capi di Stato e di governo hanno inoltre raccomandato l'aumento del livello di finanziamento da parte delle imprese, che dovrebbe passare dall'attuale 56% a due terzi degli investimenti complessivi per la R&S, percentuale già raggiunta dagli Stati Uniti e da alcuni Paesi europei. Questo duplice obiettivo è ambizioso. Tuttavia, oggi, vari Paesi europei sono vicini a tali valori o li hanno superati. Negli indirizzi di massima per le politiche economiche del 2002 la Commissione ha riconosciuto l'importanza di tale obiettivo e ha raccomandato agli Stati membri di migliorare gli incentivi per le imprese che investono in attività di R&S, mantenendo al contempo valide politiche fiscali. Gli obiettivi riguardanti gli investimenti in R&S fissati a Barcellona sono il risultato di una constatazione: il rafforzamento dei nostri sistemi di R&S e di innovazione è un elemento essenziale per conseguire l'obiettivo strategico di Lisbona, obiettivo oggi a rischio visto il consistente e sempre maggiore divario esistente tra UE e USA in materia di investimenti in R&S. Tale divario ha superato i 120 miliardi di euro nel 2000, l'80% dei quali è dovuto ad un tasso d'investimenti inferiore delle imprese europee. Le attività di R&S diventano un elemento trainante di un'economia basata sulle conoscenze competitiva e dinamica se l'economia è in grado di trasformare tali conoscenze in innovazioni tecnologiche. Molte imprese, pur riconoscendo l’importanza che rivestono gli investimenti in attività di R&S, non si assumono il rischio connesso ad un impegno significativo di risorse in attività di R&S, poiché 32 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio non hanno la capacità di sostenere investimenti il cui ritorno è in larga parte aleatorio; ciò è maggiormente vero per le imprese di dimensioni piccole e medie. Per raggiungere gli obiettivi di investimento in R&S che l'Europa ha fissato occorrono condizioni generali più interessanti. Tra le più importanti ricordiamo: una sufficiente disponibilità di risorse umane altamente qualificate; una solida base di ricerca pubblica; una cultura imprenditoriale dinamica; sistemi adeguati di tutela dei diritti di proprietà intellettuale; un ambiente concorrenziale in cui vigono regolamentazioni e norme in materia di concorrenza favorevoli alla ricerca e all'innovazione; il sostegno dei mercati finanziari; la stabilità macroeconomica e condizioni fiscali favorevoli. C'è anche la possibilità di utilizzare in modo più efficace e mirato gli incentivi finanziari pubblici a favore delle attività private di R&S e di innovazione tecnologica nell'ambito delle norme sugli aiuti di Stato e del Patto di stabilità e crescita. Ciò significa che le iniziative che incoraggiano il sostegno del settore pubblico al settore della R&S devono provenire, in larga parte, da una ristrutturazione della spesa pubblica. A questo proposito, le amministrazioni pubbliche dispongono di vari strumenti finanziari, in particolare le misure di sostegno diretto, gli incentivi fiscali, i meccanismi di garanzia e il sostegno pubblico per il capitale di rischio. Tutti questi strumenti dovranno essere utilizzati in combinazione, in quanto nessuno di loro, da solo, può garantire tutti gli incentivi possibili. Il raggiungimento della soglia del 3% del PIL per la spesa di R&S è un obiettivo per l'Unione Europea nel suo complesso. La Commissione stessa, è consapevole che non si può pretendere che tutti gli Stati membri raggiungano questo traguardo singolarmente entro il 2010, ma tutti devono contribuire, coordinandosi per creare quel dinamismo necessario a far aumentare gli investimenti in R&S in tutta l'Unione. Le risorse e le politiche necessarie vanno ben oltre gli investimenti pubblici: in realtà, nel settore degli investimenti di R&S oltre l’80% del divario con gli Stati Uniti riguarda il settore delle imprese. Per questo motivo il Consiglio Europeo di Barcellona ha invitato il settore privato ad incrementare il livello di finanziamento, che dovrebbe passare dall'attuale 56% a due terzi degli investimenti complessivi di R&S. La sfida principale per favorire maggiori investimenti privati in R&S è dunque quella di renderli più interessanti per le 33 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio imprese che operano nell’Area Europea della Ricerca. Questo attraverso un'applicazione coerente di varie politiche che rafforzino un circolo virtuoso, nel quale i maggiori investimenti nelle conoscenze e nelle tecnologie si trasformino in nuovi prodotti e servizi, con il conseguente aumento della concorrenza, della crescita e dell'occupazione. L’Unione complessivamente è ancora lontana da tale meta (la spesa è di poco inferiore al 2% del PIL) ma tra gli Stati membri vi sono rilevanti differenze tra quelli che hanno addirittura già superato il traguardo (Svezia e Finlandia) e quelli in forte ritardo, tra i quali l’Italia, con un tasso dell’1,1% del PIL. Tabella 9 – Spesa totale per R&S in percentuale del PIL23 Paese % Paese % UE (25 Paesi) 1.93 Ungheria 0.95 UE (15 Paesi) 1.99 Olanda 1.89 Area Euro 1.92 Austria 1.93 Belgio 2.17 Polonia 0.59 Repubblica Ceca 1.22 Portogallo 0.85 Slovenia 1.57 Danimarca 2.4 Germania 2.51 Slovacchia 0.58 Estonia 0.54 Finlandia 3.49 Grecia 0.64 Svezia 4.27 Spagna 0.95 Regno Unito 1.84 Francia 2.2 Bulgaria 0.47 Irlanda 1.17 Romania 0.39 Italia 1.11 Turchia 0.44 Cipro 0.27 Islanda 3.09 Lettonia 0.44 Norvegia 0.83 Lituania 0.47 Giappone 3.07 Lussemburgo 1.71 Stati Uniti 2.59 La Commissione Europea (Direttorato Generale per la Ricerca) ha predisposto lo European Innovation Scoreboard (EIS) o Quadro di valutazione dell’innovazione in Europa, quale strumento di verifica annuale della strategia del Consiglio europeo di Lisbona del marzo 200024. Esso fornisce gli indicatori necessari a tracciare il 23 Fonte: Eurostat, OECD. 24 Il Quadro di valutazione dell’innovazione in Europa si basa su dati della “European Community Innovation Survey (CIS)”; tale ricerca (CIS) è divenuta obbligatoria dal settembre 2004. 34 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio progresso dell'Unione Europea in questo campo25, evidenziando i punti di forza e di debolezza degli Stati membri in materia di innovazione a livello aggregato. La Commissione Europea ha proposto un concetto di innovazione multidimensionale secondo la quale se è vero che l’innovazione ha il suo centro nel settore della ricerca, è anche vero che nel concreto è prodotta da complesse interazioni tra i singoli, le organizzazioni e il loro ambiente operativo. Per questo motivo, sono molteplici le componenti che agiscono sul grado di innovazione di un Paese, quali la situazione macroeconomica, la concorrenza, lo sviluppo industriale, ma anche fattori più spiccatamente sociali quali il livello di imprenditorialità e l’istruzione, specialmente quella di terzo livello (laurea e specializzazione). L’European Innovation Scoreboard fornisce un indice sintetico compreso tra 0 e 1: il Summary Innovation Index (SII), basato su un numero di indicatori che varia a seconda del Paese da 12 a 20 indicatori26, copre i 25 Stati membri dell’UE, gli USA, il Giappone, l’Islanda, la Norvegia, la Svizzera, la Bulgaria, la Romania e la Turchia. Nelle posizioni leader del Summary Innovation Index (SII) predominano le economie del nord Europa, cioè la Finlandia e la Svezia (grafico 1). Al contrario gli Stati membri meridionali quali Grecia, Portogallo e Spagna mostrano valori bassi in termini di innovazione ma recuperano terreno nei confronti del resto d'Europa. Lo stesso vale per i Paesi recentemente entrati nell’UE, visto che Lettonia, Cipro, Slovacchia, Ungheria e Slovenia si trovano in posizione avanzata rispetto ad alcuni degli attuali 15 dell'UE. Il Summary Innovation Index dell’Italia è pari a 0.31 ed è rimasto invariato rispetto al valore del 2003. Per quanto riguarda i singoli indicatori che confluiscono nell’indice sintetico, l’Italia ha una posizione di rilievo negli 25 Nello European Innovation Scoreboard, l’innovazione è definita come “il rinnovamento e l’ampliamento della gamma di prodotti e di servizi e dei relativi mercati; nuovi metodi di produzione, fornitura e distribuzione; l’introduzione di modifiche nel management, nell’organizzazione del lavoro, nelle condizioni di lavoro e nelle competenze professionali”. 26 Gli indicatori che confluiscono nel calcolo del Summary Innovation Index sono: Laureati in discipline tecnico-scientifiche; Poloazione con istruzione post-secondaria, Partecipazione alla formazione permanente; Occupazione nel settore manifatturiero ad alta e medio-alta tecnologia; Occupazione nel settore dei servizi ed alta e medio-alta tecnologia; Spesa pubblica in R&S (% PIL), Spesa provata in R&S (% PIL); Brevetti ad alta tecnologia depositati all’UEB; Brevetti depositati all’USPTO; Brevetti concessi dall’USPTO; Imprese manufatturiere innovative; Spesa per l’innovazione nel settore manifatturiero; Capitale di rischio nelle imprese ad alta tecnologia; Vendite di prodotti “nuovi per l’impresa ma non nuovi al mercato”; Grado di diffusione di internet; Numero delle aziende che hanno un sito web; Numero di persone che hanno un sito web; Numero di associazioni che hann un sito web; Natalità netta delle imprese; Popolazione residente in comuni con anagrafe informatizzata. 35 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio occupati delle industrie manifatturiere high-tech e mediamente high-tech (7,42%), 7° valore nell’EU a 25 e nella vendita di prodotti innovativi per il mercato, il che conferma la creatività delle industrie italiane (9.5% in percentuale sul fatturato dell’industria, pari al terzo posto in Europa – contro una media europea del 5.9%). Inoltre, aumentano i laureati in discipline tecnico-scientifiche (+1.4% dal 2001) e la percentuale della popolazione con istruzione superiore (+1.2% dal 2001), mentre è bassa la percentuale di adulti coinvolti in programmi di educazione permanente (4.7% contro una media europea del 9.7%). La percentuale di PMI innovative è sostanzialmente nella media europea (31 contro il 32,1% europeo), ma le imprese italiane preferiscono innovare al loro interno, piuttosto che collaborare con partner esterni. Grafico 1 – Summary Innovation Index 2004 1,00 0,90 0,80 0,70 0,60 0,50 0,40 0,30 0,20 0,10 JP SE S FI H U C K E D D K IS E B U L FR IE N O 15 EU AT N I E E IT S S T P E LU Z G B LT C T U H M L E SK Y LV C L O P R TR 0,00 Il grafico 2 rappresenta la posizione degli Stati membri, nella nuova Europa allargata, insieme a quella di Bulgaria, Romania, Turchia, Islanda, Norvegia, Svizzera, USA e Giappone, relativamente a un indice sintetico dell’innovazione (sull’asse delle ordinate) – che integra i risultati in materia di ricerca e sviluppo, diplomati in materie scientifiche, brevetti, capitale di rischio, ecc. – e la tendenza riscontrabile negli Stati membri raffrontando i dati più recenti con quelli del periodo 1999-2001 (sull’asse delle ascisse). 36 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Esaminando i trend di crescita in relazione all’indice sintetico, (grafico 2), si nota che Grecia, Portogallo e Spagna stanno crescendo rapidamente. La Svezia e la Finlandia continuano a migliorare, seppure con trend di innovazione sotto la media. Islanda e Danimarca stanno avanzando con valori sopra la media sia in termini di performance attuale che di trend. Infine Francia, Paesi Bassi, Germania e Irlanda sono in fase di rallentamento. I leader nei principali settori Irlanda, Francia, Regno Unito sono leader in “nuovi laureati in discipline tecnico scientifiche”; Finlandia, Svezia e Francia in R&S degli enti pubblici; Svezia, Finlandia e Danimarca in R&S delle imprese private; Finlandia, Paesi Bassi e Svezia in brevetti UEB di alta tecnologia; Svezia, Danimarca e Paesi Bassi in utilizzo/accesso domestico di Internet; Estonia, Lettonia e Ungheria in spesa per ICT. Grafico 2 - Correlazione tra Summary Innovation Index e indicatori di tendenza per il 2004 In base alla situazione tracciata, l’Italia combina risultati globali inferiori alla media ed una tendenza delle performance debole e, occupando il quadrante in basso a sinistra, sembra incapace di migliorare la propria posizione ma, anzi, perde ulteriore terreno rispetto ai suoi concorrenti. Sempre con riferimento alla capacità di innovazione, la Fondazione Rosselli effettua ogni anno un’analisi comparativa del potenziale di innovazione dei principali Paesi industrializzati. Tale potenziale è valutato attraverso un insieme (30) di indicatori 37 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio che afferiscono a 7 aree, che descrivono i processi di generazione, adozione e diffusione di innovazioni ed individuano i principali fattori che li condizionano. Si tratta di indicatori relativi alla generazione di conoscenze tecnico-scientifiche e al loro trasferimento in applicazioni, alla diffusione dell’utilizzo di ICT, allo stock di capitale umano, alle fonti di finanziamento della R&S, alle caratteristiche e funzionalità del contesto economico, istituzionale e infrastrutturale di un Paese. Il valore complessivo dell’indicatore del “potenziale di innovazione di sistema” per l’Italia è pari a 2,43 e la colloca, insieme e a Russia, Grecia, Portogallo e Spagna, fra le nazioni meno innovative. Già nell’edizione del 2003 si era avuto modo di vedere come il distacco relativo nei confronti della Spagna, che precedeva in graduatoria, si fosse ampliato, mentre i margini rispetto al Portogallo, immediato inseguitore, si fossero pericolosamente ridotti. Risulta, dunque, preoccupante ma non inaspettato il sorpasso subito quest’anno dal Portogallo. Tabella 10 – Indice di innovazione, anni 2002-2003-200427 Paese Indice 2004 Paese Indice 2003 Paese USA 7,29 USA 7,68 Svezia Finlandia 7,23 Finlandia 7,68 Finlandia Svezia 6,83 Svezia 7,21 USA Danimarca 6,65 Danimarca 6,58 Danimarca Giappone 5,64 Canada 5,79 Austria Olanda 5,63 Austria 5,77 Olanda Canada 5,41 UK 5,77 Germania Norvegia 5,38 Olanda 5,75 UK UK 5,24 Germania 5,69 Belgio Belgio 5,20 Norvegia 5,62 Canada Germania 5,06 Belgio 5,61 Irlanda Austria 5,00 Francia 5,37 Norvegia Francia 4,87 Giappone 5,24 Giappone Irlanda 4,84 Irlanda 5,23 Francia Spagna 3,95 Spagna 3,87 Spagna Portogallo 3,01 Italia 2,97 Italia Italia 2,43 Portogallo 2,94 Portogallo Grecia 2,13 Grecia 2,89 Grecia Russia 1,42 Russia 2,12 Russia Indice 2002 6,77 6,76 6,67 5,77 5,64 5,63 5,39 5,34 4,93 4,87 4,73 4,72 4,52 4,42 3,65 3,52 2,87 2,41 0,37 Proprio a causa della progressiva perdita di competitività del nostro Paese, il tema del legame tra ricerca pubblica, innovazione industriale, competitività e sviluppo 27 Fonte: Fondazione Rosselli in collaborazione con Corriere della Sera, Rapporto Innovazione di sistema 2004. Analisi comparata del potenziale innovativo dei principali paesi industrializzati, 2004. 38 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio socio-economico sta ricevendo una crescente attenzione in ambito politico, imprenditoriale e accademico. Tra gli investimenti in ricerca e innovazione di un’economia e la sua capacità di accrescere il livello di benessere nel tempo intercorre un legame molto stretto. Alla luce dei dati suddetti, non meraviglia che nostro Paese arretri sempre più nelle classifiche internazionali della competitività e abbia significativamente ridotto il suo ritmo di sviluppo negli ultimi due decenni. L’Italia spende in R&S, come detto, una cifra pari ad appena l’1,1% del suo PIL, uno dei valori più bassi tra le economie avanzate. È basso sia l’investimento pubblico che quello privato, anche a causa della ridotta dimensione delle imprese che caratterizza la nostra struttura produttiva. 2.1.1Le caratteristiche e le criticità del sistema produttivo italiano La piccola dimensione delle imprese è una specificità molto marcata del nostro settore produttivo, come mostrato dalla tabella 1. In Italia le microimprese e le PMI costituiscono oltre il 95% del totale delle imprese; questa situazione comporta delle difficoltà particolari nell’introduzione di innovazioni nelle imprese. Le PMI, infatti, incontrano numerosi ostacoli nello svolgimento della loro attività di innovazione nonché nello sfruttamento dei vantaggi derivanti da questa attività. La dimensione medio-piccola, infatti, condiziona gli investimenti in R&S che, per loro natura, richiedono somme ingenti e hanno carattere pluriennale. L’Italia, dunque, strutturalmente, presenta queste caratteristiche in maniera molto accentuata. 39 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Tabella 11 – La dimensione delle imprese italiane28 Imprese in Italia Microimprese PMI Medio Grandi (da 1 a 9 addetti) (da 100 a 199 addetti) (200 o più addetti) Totale N/O 937.852 63.068 1.595 1.038.515 N/E 698.228 51.815 913 750.956 Centro 702.424 51.815 586 737.696 Sud 659.560 34.686 299 681.675 Isole 304.356 21.816 111 312.574 3.338.420 8.107 3.505 3.521.416 Totale Italia % imprese nel territorio Microimprese PMI Medio Grandi (da 1 a 9 addetti) (da 100 a 199 addetti) (200 o più addetti) Totale N/O 93.8% 6.1% 0.15% 29.5% N/E 93.0% 6.9% 0.12% 21.3% Centro 95.2% 4.7% 0.08% 20.9% Sud 96.8% 3.2% 0.04% 19.4% Isole 97.4% 2.6% 0.04% 8.9% Totale Italia 94.8% 5.1% 0.10% 100.0% Bisogna sottolineare, comunque, che per le PMI dal 2001 si è registrato un considerevole aumento dei progetti di ricerca presentati sia a livello europeo che nazionale. Anzi, a partire dal 1995 si riscontra un trend di crescita della spesa per R&S delle imprese, così come è calcolata dall’OCSE, dalla Commissione Europea e dall’ISTAT, superiore a quello dei principali paesi industriali. L’aumento delle attività di R&S è confermato anche dall’incremento nel numero di progetti di ricerca presentati dalla imprese italiane sia a livello europeo sia nazionale e questo fenomeno riguarda in misura sempre maggiore anche le PMI. I dati del programma Craft, dedicato alle PMI nel VI Programma Quadro della Ricerca Europea, mostrano l’Italia prima come paese per progetti coordinati. Un ulteriore segnale della crescente attività di R&S delle PMI è il grande interesse manifestato per la misura dell’art. 14 del DM 598/2000 diretta all’assunzione di nuovi ricercatori. Dato ancora più significativo è l’aumento dei progetti presentati dalle PMI a valere sui fondi nazionali e regionali di supporto alla ricerca ed innovazione, facendo registrare un aumento dell’ordine di grandezza di 4/5 volte rispetto al passato. Tuttavia, questa tendenza positiva rischia di essere compromessa dall’attuale chiusura del Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca e del Fondo per l’Innovazione Tecnologica per mancanza di risorse. 28 Fonte: CNEL, Innovazione, società della conoscenza e sviluppo. Osservazioni e proposte, 2004. 40 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Grafico 3 – Principali ostacoli all’introduzione di innovazioni nelle imprese Dall’analisi dell’Istat sull’innovazione delle imprese29, risulta che fra i principali ostacoli che gravano sulle imprese italiane, e in particolare sulle PMI, nello svolgere attività di innovazione, i più importanti sembrano essere proprio di natura economica. Sono, infatti, considerati ostacoli molto importanti dalle imprese industriali: i costi di innovazione troppo elevati (18,1% delle imprese), la mancanza di finanziamenti (15,9% ) e i rischi economici eccessivi (11,5%)30. Tale sensibilità delle imprese industriali italiane verso le difficoltà di finanziamento delle attività innovative era già stata riscontrata nelle precedenti rilevazioni sull’innovazione tecnologica. Le altre tipologie di ostacoli che rilevano le imprese innovatrici sono: la mancanza di personale qualificato e l’insufficiente flessibilità 29 ISTAT, Statistiche sull’innovazione delle imprese, Informazione n.12, 2004 30 Ibidem. 41 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio delle normative e degli standard tecnici vigenti, indicate come molto importanti rispettivamente dall’11,3% e dall’8,3% delle imprese innovatrici. Le imprese non innovatrici confermano l’estrema rilevanza dei fattori economici nel rallentare o nell’impedire lo sviluppo di progetti innovativi. Altri fattori di ostacolo considerati molto importanti dalle imprese non innovatrici sono risultati: la mancanza di personale qualificato (11,7% delle imprese) e lo scarso interesse della clientela per nuovi prodotti o servizi (9,6% delle imprese). Infine, innovatori e non innovatori si trovano concordi nel ritenere di poca importanza i problemi dell’accesso a informazioni sulle tecnologie e sui mercati di sbocco e quelli determinati dalle rigidità organizzative interne alle imprese. 2.2 Il quadro dell’innovazione nelle regioni italiane Le regioni italiane hanno ancora molta strada da fare per diventare dei motori d’innovazione, così come auspicato dalla Comunità Europea. L’European Innovation Scoreboard 2003, presenta i risultati di uno studio sulle prestazioni di 173 regioni di 13 Stati membri nel campo dell’innovazione31. Con l’eccezione di Lazio, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna, che hanno attivato meccanismi di innovazione in alcuni settori, le prime regioni in questo campo sono tutte nel Nord Europa: in Svezia, Finlandia, Germania e Olanda. L’Osservatorio Filas ha pubblicato i risultati del Secondo Quadro Regionale di Valutazione dell’Innovazione – Innovation Scoreboard Regione Lazio 2004, che offre un interessante quadro dello stato dell’innovazione e della competitività dei diversi territori regionali nel nostro Paese. Lo studio dell’Osservatorio Filas giunge a risultati analoghi a quelli appena esposti. Il Lazio è la prima regione italiana in quanto a creazione e produzione di innovazione e capacità di adeguarsi ai mutamenti dell’economia. Le altre regioni già menzionate (Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna ) riportano i valori più alti dell’indice sintetico di innovazione e si contendono, di volta in volta, il podio degli indicatori analizzati. 31 Tra gli indicatori considerati per il confronto tra regioni ci sono, ad esempio, la popolazione con un grado d’istruzione universitario, la formazione permanente, i tassi d’impiego nel settore manifatturiero o nei servizi altamente tecnologici, la spesa per ricerca, le richieste di brevetti, i brevetti ottenuti, il numero di imprese altamente innovative e le spese in ricerca e sviluppo. 42 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Nelle ultime posizioni si trovano, invece, Puglia, Calabria e Molise. Grafico 4 – Quadro Regionale di Valutazione dell’Innovazione 2004 0,70 0,60 0,50 0,40 0,30 0,20 0,10 Si ci lia Sa rd eg na Pu gl ia ba si lic at a C al ab ria e am pa ni a M ol is C La zi o Ab ru zz o m br ia M ar ch e U Ve ne to Fr i u Em li VG ilia R om ag na To sc an a Li gu ria Lo m ba rd ia Tr en tin o AA Va lle Pi em on te d' Ao st a 0,00 Alcune riflessioni sulle attività di ricerca svolte dalle imprese italiane nei diversi contesti regionali possono essere fornite dalla “Mappa delle competenze scientificotecnologiche” realizzata da Confindustria32. La “mappa delle competenze scientifico-tecnologiche”: è una prima analisi delle imprese italiane che svolgono attività di ricerca e innovazione33. Sulla base dei progetti di ricerca finanziati a livello nazionale e internazionale tra il 1998 e il 2002 è stata proposta una panoramica delle imprese, dei settori, nonché delle tecnologie utilizzate nei progetti di ricerca delle aziende stesse, per esaminare la distribuzione delle competenze sul territorio, dei cluster tecnologici e delle potenzialità di collaborazione nazionale e internazionale tra imprese. La scelta di analizzare i progetti anziché le imprese trova ragione nel fatto che il numero dei progetti offre un’idea più esaustiva 32 Confindustria in collaborazione con Miur e Cilea, Mappa delle competenze scientifico-tecnologiche, 2003. 33 L’analisi ha utilizzato la tassonomia di settori e tecnologie proposta dal Matimop, l’ente pubblico israeliano che promuove le attività di ricerca e innovazione delle imprese. Il Matimop ha realizzato una banca dati di tutte le imprese israeliane che svolgono ricerca, classificate appunto secondo i settori di riferimento e le tecnologie impiegate nei progetti. 43 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio dell’intensità e della complessità delle attività di ricerca, distribuite sul territorio. I progetti sono stati quindi classificati in base alle tecnologie impiegate. I progetti analizzati sono stati 5.170, in un arco temporale che ha coperto gli anni 1998-2002, per un totale di 3.592 imprese destinatarie di finanziamenti, di cui 433 grandi imprese e 2.524 PMI (per 635 di esse la dimensione non è disponibile). Tra le tecnologie impiegate, quelle che hanno trovato applicazione nel maggior numero di progetti sono state la meccanica e il software, dove netta è la prevalenza delle PMI. Le regioni che hanno presentato il maggior numero di progetti sono, nell’ordine, Lombardia, Piemonte, Lazio, Toscana, Veneto, Emilia Romagna e Campania. In tutte prevale sempre la presenza di PMI sulle grandi imprese. Grafico 5 - Numero di progetti per tecnologia 1200 1000 800 600 400 Nessun dato Voice, imaging processing Ultrasonic Thermodynamical Software Radiation Piezoelectric Photonic, imaging Optical Multi-discipline Miscellaneous Mechanical Magnetic Electrooptical Electronic Electrical Computer technology Biotechnological 0 Chemical 200 Per quel che riguarda gli strumenti di finanziamento maggiormente impiegati sul territorio, il dato varia da regione a regione: in Lombardia, per esempio, sia le PMI sia le grandi imprese hanno preferito il ricorso al V programma quadro, seguito per entrambe dall’art. 4 della 46 (spese per ricerche di carattere applicativo). 44 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Dal dato sulla correlazione tra numero di progetti e strumenti utilizzati, emerge che le PMI hanno fatto ricorso soprattutto allo strumento che agevola l’assunzione di personale qualificato di ricerca e al V programma quadro, seguiti dalle agevolazioni per spese in ricerca di carattere applicativo e per progetti di ricerca. Le grandi imprese, invece, hanno utilizzato, nell’ordine, soprattutto il V programma quadro e le agevolazioni per spese in ricerca di carattere applicativo e per progetti di ricerca. L’analisi della concentrazione territoriale di alcune particolari tecnologie evidenzia il primato della Lombardia in quanto alla concentrazione di attività di ricerca. Su tre tecnologie campione considerate (biotecnologie, elettronica e software), tra le regioni con maggiore attività di ricerca, oltre alla Lombardia, emergono l’Emilia Romagna, la Toscana e la Campania nelle biotecnologie; il Piemonte e la Campania nell’elettronica; la Campania, a pari merito con la Lombardia, nel software. Grafico 6 – Numero di progetti per regione 1200 1000 800 600 400 GI Veneto Valle d'Aosta Umbria Trentino A.A. Toscana Sicilia Sardegna Puglia Piemonte Molise Marche Lombardia Liguria Lazio Friuli Venezia Giulia Campania Calabria Basilicata Abruzzo 0 Emilia Romagna 200 PMI In generale, le differenze sono attribuibili, in parte, ai divari che strutturalmente esistono all’interno del nostro tessuto economico-produttivo che da sempre vede una maggiore caratterizzazione industriale nelle regioni del Centro-Nord rispetto al Centro-Sud. E’ però importante sottolineare che proprio le regioni che fanno 45 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio registrare un dinamismo più elevato nel campo dell’innovazione sono quelle in cui sono attive e operative esperienze di facilitatori dell’innovazione (parchi scientifici e tecnologici, distretti tecnologici) e un’azione complessiva delle istituzioni a sostegno dei processi di innovazione e della competitività del territorio. Ciò perché probabilmente le amministrazioni hanno ricevuto stimolo dal tessuto produttivo ed il tessuto produttivo ha ricevuto un sostegno importante ed efficace. Laddove, invece, soprattutto nel Mezzogiorno, il tessuto economico è in larga parte poco industrializzato ed è attivo in musura minore, tale circolo virtuoso ha avuto delle difficoltà maggiori ad innescarsi. In generale, nel nostro Paese sono presenti centri di eccellenza riconosciuti a livello internazionale ma, al momento, soprattutto nelle regioni più arretrate, sembrano rappresentare soltanto la punta di un iceberg costituito da un tessuto imprenditoriale e da enti di ricerca pubblica che solo adesso stanno muovendo i primi passi verso un potenziamento serio del networking e l’investimento in cultura scientifica, tecnologia e, dunque, competitività. Dalla lettura dei dati europei, emerge, comunque, un ritardo delle regioni italiane in quanto ad attività di ricerca e innovazione; ciò nonostante, l’economia italiana riesce a mantenere un’elevata competitività sui mercati internazionali, tenedo il passo di Paesi che a ricerca e innovazione dedicano risorse molto più consistenti. Ciò, probabilmente, è in parte attribuibile all’elevato utilizzo che l’Italia fa dei risultati della ricerca svolta in altri Paesi, come testimoniato dal deficit che la Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia34 fa registrare negli ultimi anni. Nel 2003 il saldo globale della BPT è risultato negativo per un importo di circa 608 milioni di euro (tab.12); l’Italia nell’ultimo decennio ha svolto un ruolo di “importatore netto” di tecnologia nel senso che gli avanzti registrati nei servizi di ricerca e sviluppo e nei servizi con contenuto tecnologico sono stati costantemente superati dai disavanzi nel commercio in tecnologia, nelle transazioni in marchi di fabbrica e disegni. 34 La Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia (BPT) registra i flussi di incassi e pagamenti riguardanti le transazioni con l’estero di tecnologia non incorporata in beni fisici (disembodied technology), nella forma di diritti di proprietà industriale e intellettuale, come brevetti, licenze, marchi di fabbrica, know how e assistenza tecnica. 46 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Tabella 12- Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia 200335 Incassi Pagamenti Totali Commercio in tecnologia 290.667 824.881 -534.214 Transazioni in marchi di fabbrica, disegni 192.904 510.510 -317.606 1.392.630 1.093.198 299.441 820.881 468.934 351.947 etc. Servizi con contenuto tecnologico Ricerca e sviluppo finanziata da/all’estero Altri regolamenti per tecnologia 2..697.082 2.897.514 -200.432 Totale 2.754.162 3.362.402 -608.240 Dall’analisi della Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia effettuata dall’Osservatorio, emerge per l’Italia un saldo negativo che negli anni non accenna a diminuire, specialmente per quanto riguarda il commercio in tecnologia e le transazioni in marchi di fabbrica e disegni: si tratta, secondo l’Osservatorio Filas, di un vero e proprio indice di dipendenza tecnologica dall’estero. La ricerca dell’Osservatorio ha voluto approfondire il legame tra innovazione e tecnologia prodotta all’interno, innovazione e tecnologia importata da altri Paesi e livello tecnologico che tali indicatori hanno permesso di raggiungere nei vari settori dell’economia. Sono stati, dunque, costruiti degli indici regionali rispetto: innovazione e tecnologia interna, costruito attraverso i dati del Secondo Quadro di Valutazione dell’Innovazione realizzato nel 2004 dall’Osservatorio Filas, precedentemente analizzato; innovazione e tecnologia importata da altri Paesi, costruito rapportando i saldi regionali della Bilancia Tecnologica dei Pagamenti con il livello di innovazione e tecnologia interno; innovazione e produttività interna, costruti identificando il livello tecnologico con la produttività raggiunta all’interno di tutti i settori produttivi36, identificata nel valore aggiunto per addetto. 35 Fonte: Ufficio Italiano Cambi. 36 I settori produttivi considerati sulla base della contabilità regionale ISTAT sono: Agricoltura, silvicoltura e pesca; Costruzioni; Industria in senso stretto; Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, 47 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio I tre indicatori ricavati (innovazione interna, innovazione importata, produttività settoriale) sono stati rappresentati graficamente, a livello regionale, attraverso un grafico a bolle: sull’asse delle ascisse si ha l’indice di innovazione interna ricavato dall’Innovation Scoreboard Regione Lazio 2004; su quello delle ordinate l’indice relativo al saldo della Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia; infine, l’ampiezza delle bolle rispecchia il livello di produttività. In generale, più la “bolla” si trova nella parte in alto a destra del grafico, più la regione in questione è innovativa al suo interno e meno, da questo punto di vista, dipende dall’estero: è il caso di Toscana, Lazio e Piemonte. La Toscana presenta un livello di innovazione interna nella media ma risulta essere la regione più autonoma dall’estero; per il Lazio si ha, viceversa, la situazione opposta, essendo la regione migliore dal punto di vista dell’innovazione interna; il Piemonte, infine, mostra un buon mix di entrambi gli aspetti. Dal punto di vista della produttività, delle tre regioni considerate, il Lazio ha la migliore performance, mentre la Toscana si attesta su livelli di poco inferiori alla media generale. Di contro, tra le regioni nella zona sud-ovest del grafico, cioè quelle meno innovative, sia dal punto di vista interno sia rispetto alle importazioni nette dall’estero, si trovano Abruzzo, Puglia e Calabria. Dall’analisi, in generale, emerge un evidente ritardo del Mezzogiorno rispetto al Centro ed al Nord: il Sud è l’area maggiormente dipendente dall’estero in quanto a tecnologia e presenta i livelli di innovazione interna più bassi; a fronte di tale situazione, anche la produttività settoriale è bassa rispetto a quella delle altre ripartizioni territoriali. A livello regionale le migliori performance si registrano per Lazio (innovazione interna più alta), Piemonte (saldo positivo della Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia) e Lombardia (produttività settoriale media elevata); in coda si trovano invece Campania, Calabria e Puglia, che presentano valori tra i più bassi in assoluto per tutti e tre gli indicatori considerati. trasporti e telecomunicazioni; Altre attività di servizi; Intermediazione monetaria e finanziaria, attività immobiliari ed imprenditoriali. 48 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Grafico 7 – Innovazione interna, innovazione importata e produttività nelle regioni italiane 49 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Sebbene il divario tra le regioni italiane e quelle europee sia ampio, come più volte rimarcato dalla Commissione Europea e confermato dagli studi citati, confortanti segnali di ripresa provengono da tutti gli attori coinvolti nella crescita del Paese: le imprese, gli enti pubblici di ricerca e gli organi decisionali. La maggiore integrazione in atto tra imprese, enti pubblici di ricerca ed organi decisionali andrà ulteriormente stimolata ed ampliata ed è, senza ombra di dubbio, il fattore su cui puntare per far nascere e sostenere centri di eccellenza all’avanguardia a livello internazionale e per portare le regioni italiane attualmente più arretrate a livelli di innovazione in linea con quelli medi europei. Il ruolo attivo nella partita dell’innovazione sarà giocato dal Governo, sia centrale sia periferico, per quanto riguarda, prima di tutto, il raggiungimento entro il 2010 dell’obiettivo del 3% del PIL destinato alla ricerca, come concordato a livello europeo con il Consiglio di Barcellona, e successivamente per la gestione ottimale delle risorse a disposizione, che dovranno essere indirizzate per valorizzare le best practice in atto nel nostro territorio e per ridurre le distanze esistenti tra le regioni per innovazione, ricerca e produttività. 50 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio 3.L’innovazione come catalizzatore di sviluppo locale: politiche e strumenti per il sostegno della competitività 3.1 La dimensione locale dell’innovazione e il ruolo delle Regioni Con il procedere dell’integrazione comunitaria, mentre la rilevanza delle entità nazionali si riduce, anche per effetto delle spinte federaliste in atto, le politiche e le dimensioni regionali acquistano sempre maggiore peso, tanto che la competizione all’interno della nuova Europa avverrà sempre più tra regioni. In questo scenario, la cui significatività è amplificata dalla assegnazione alle Regioni di crescenti competenze in materia di politica industriale – in applicazione del decreto legislativo n. 112 del 31 marzo 1998, noto come “Decreto Bassanini”, e della modifica del Titolo V della Costituzione – assumono un rilievo determinante il concetto e la strategia del sistema innovativo regionale. Il sistema innovativo regionale comprende: i modelli di interazioni tra imprese grandi e piccole, università e centri di ricerca e istituzioni pubbliche; le loro competenze; gli incentivi che alimentano i processi innovativi; le caratteristiche specifiche del contesto economico di riferimento. Tradizionalmente, le politiche per l’innovazione hanno puntato sulla diffusione dell’innovazione tramite: il finanziamento dell’attività di R&S delle imprese e/o dei centri di ricerca pubblici, con progetti di ambito europeo, nazionale o regionale l’acquisto di nuovi macchinari, il rafforzamento della produzione dell’innovazione stessa. La forte variabilità dell’andamento dei sistemi economici mondiali, ormai condizionata da fattori economici globali, pone, dunque, la necessità di rilanciare la competitività attraverso nuovi modelli di produttività, in cui gli attori sociali, istituzioni, imprese università, in una sorta di circolo virtuoso, costituiscano 51 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio momenti diversi di un’unica catena, ridisegnando, laddove possibile, i singoli ruoli. La spesa in R&S (1% del PIL) è bloccata da quindici anni e rappresenta, quindi, un dato strutturale del nostro Paese. In questo quadro due sono le soluzioni suggerite dagli addetti ai lavori: da una parte indirizzare gli investimenti pubblici in ricerca per rafforzare o in certi casi incentivare le sinergie con la rete delle Università, con il mondo finanziario, con gli enti locali; dall’altra parte anche il settore privato dovrebbe dare maggiore impulso alle attività di R&S, investendo maggiormente in ricerca ma anche facendo maggiormente uso delle innovazioni tecnologiche, prodotte nei centri di ricerca. La ricerca, in ogni caso, non può avere un carattere autoreferenziale; ad essa deve seguire l’innovazione. Il collegamento di questi due anelli è il trasferimento tecnologico. Il rapporto fra ricerca e industria è fondamentale per lo sviluppo del nostro sistema Paese: sono necessari schemi organizzativi che consentano un efficace funzionamento di quella complessa catena del valore che dalla ricerca porta all’innovazione, allo sviluppo di nuovi processi produttivi e alla creazione di beni e servizi. E’ necessario, quindi che le relazioni tra operatori della finanza, della ricerca e dell’impresa si compongano in un modello di co-evoluzione, dove la ricerca usa il profitto per creare conoscenza e il mercato usa la conoscenza per creare profitto. Le nuove politiche per lo sviluppo locale devono tenere conto dell’evoluzione in atto nel concetto stesso di innovazione, che sottolinea come la sua diffusione avvenga solo tra chi è in grado di comprendere le informazioni ottenute e farle proprie in base alle conoscenze accumulate in precedenza, e come la conoscenza che si diffonde tra gli operatori non è generica, ma è specifica del contesto di cui si tratta, sia esso una regione, un settore, un’impresa, una particolare fase produttiva. Questa diversa impostazione del concetto di innovazione ha una forte implicazione sulle politiche per lo sviluppo poiché la sua diffusione non necessariamente avviene in modo spontaneo, ma può essere favorita da un’“interfaccia” di tipo pubblico. 52 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio 3.2 Il trasferimento tecnologico come fattore chiave per lo sviluppo Il trasferimento tecnologico permette di superare il gap tra ricerca e industria. Tale gap, che ha forme molto diverse (attitudini mentali, differenze di linguaggio, discrepanze nelle motivazioni, ecc.) richiede un’alta capacità di adattamento. Queste differenze devono essere chiaramente considerate se si mira ad un processo che abbia successo. Negli ultimi decenni sono apparsi vari approcci mirati a facilitare i processi di trasferimento tecnologico. In presenza di forte spirito imprenditoriale (ed è il caso degli USA) non sempre questi sforzi sono giustificati. Tuttavia, quando lo spirito imprenditoriale è debole (ed è il caso, in generale, dell’UE), sono necessari sforzi straordinari per promuovere la creazione di nuove iniziative. La soluzione è cercare il difficile equilibrio tra le due situazioni. Ciò significa che il sostegno all’innovazione delle imprese e del tessuto economico produttivo deve necessariamente passare per gli incentivi che sono in grado di stimolare e sostenere gli operatori nell’effettuare investimenti necessari ad innovare, ma deve altresì passare per la creazione e potenziamento di quelle infrastrutture che sono in grado di creare il circolo virtuoso tra tutti gli attori chiave del sistema dell’innovazione, che possano essere considerati, dunque, dei facilitatori del trasferimento tecnologico e del successo di imprese e progetti innovativi. Le forme più comuni di facilitatori sono: Incubatori; Parchi Scientifici e Tecnologici; Distretti Tecnologici. 3.2.1 Gli incubatori Nel processo di rinnovamento del sistema produttivo la creazione di nuove imprese, soprattutto ad alta tecnologia, costituisce uno degli elementi strategici in 53 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio quanto esse rappresentano un vero e proprio motore dei processi di cambiamento, soprattutto quando sono uno spin-off accademico37. In Italia il deficit nella nascita di nuove iniziative imprenditoriali ha costituito uno dei principali vincoli all’avvio di nuove onde tecnologiche in grado di creare ulteriore ricchezza ed occupazione. Tra le cause di questo fenomeno vi è la distanza, più volte sottolineata, tra il mondo della ricerca ed il sistema delle imprese, senza contare la carenza di servizi per l’innovazione e la pressoché assenza di un mercato di capitali destinato allo start-up. Per queste circostanze, laddove i mercati non sono in grado di creare autonomamente le condizioni necessarie per la nascita di nuove realtà aziendali e la crescita imprenditoriale, può servire l’intervento pubblico attraverso la creazione di incubatori ad hoc che fungano da elementi catalizzatori in grado di attrarre e sviluppare le risorse e le competenze e capaci di avviare un circolo che favorisca lo sviluppo di opportunità tecnologiche e attività imprenditoriali. L’incubatore è costituito da un insieme articolato di facilities fisiche e servizi in grado di attivare, sostenere e promuovere sul mercato nuove iniziative imprenditoriali. Il ruolo dell’incubatore deve essere temporaneo nel ciclo di vita dell’impresa ed è maggiormente complesso nel caso di idee imprenditoriali nate nel contesto universitario o della ricerca, che richiedono servizi quali: la fornitura di spazi attrezzati (uffici e laboratori), servizi tecnici generici e di consulenza. I fattori che possono influire sull’efficacia dell’incubatore sono numerosi e includono tanto elementi esogeni (l’ambiente, la cultura) quanto endogeni (organizzazione e team dell’incubatore). Tuttavia si possono rintracciare almeno tre elementi che contribuiscono al successo degli incubatori: 37 Gli Spin off accademici, diffusi ora con grande successo anche in Italia sono organismi di diritto privato originati dalle università – dalle quali mutuano docenti, ricercatori, strutture – nati per favorire il contatto tra le strutture di ricerca degli atenei, il mondo produttivo e le istituzioni del territorio, ma anche per completare la missione formativa delle università. Gli spin off mirano inoltre a promuovere lo sviluppo dell'imprenditorialità nella comunità accademica e nei giovani laureati, favorendo la nascita di business originati da attività di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, processi e servizi realizzati presso le proprie strutture, assumendo infine una funzione di indirizzo e garanzia delle attività imprenditoriali generate al suo interno. 54 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio una forte specializzazione tecnologica, che consenta lo sviluppo e l’accumulo di esperienza e know how tra gli addetti dell’incubatore e di sinergie tra le imprese che si sviluppano al suo interno; la capacità di costruire una rete internazionale con le entità interessate all’attività dell’incubatore (istituzioni, comunità scientifiche, sistema imprenditoriale, mondo finanziario); un’attività di scouting e selezione delle nuove opportunità tecnologiche. 3.2.2 I Parchi Scientifici e Tecnologici I Parchi Scientifici e Tecnologici (PST) hanno ormai una lunga esperienza nei paesi industrializzati e sono diventati uno degli strumenti più utilizzati all’interno delle politiche locali per favorire l’innovazione e lo sviluppo tecnologico. Pur essendoci varie tipologie di PST, in essi è di solito prevista la presenza di strutture pubbliche specializzate nella produzione di ricerca fondamentale e applicata (università e centri pubblici di ricerca), che si attivano come interfaccia tra l’offerta di tecnologia e la domanda proveniente dalle imprese localizzate nel PST o esterne ad esso. Con la partecipazione di soggetti che perseguono interessi collettivi, tanto pubblici quanto privati, come i governi locali o le associazioni di categoria, i PST cercano di sviluppare al massimo le sinergie tra tutti gli operatori del sistema innovativo locale – università, imprese e istituzioni – per favorire la produzione di conoscenza e la sua diffusione nel contesto locale, creando delle esternalità tecnologiche38. Un Parco Scientifico e Tecnologico in grado di attivare significativi, efficienti ed efficaci processi di innovazione sul territorio ha le seguenti caratteristiche: produce conoscenza, ossia svolge attività di ricerca tramite ricercatori e laboratori, propri o delle università, dei centri di ricerca pubblici e privati e delle imprese locali con cui i PST interagiscono; in questo modo il PST contribuisce 38 Si hanno delle esternalità tecnologiche quando un’innovazione effettuata da una certa impresa aumenta le performance di un’altra impresa senza che quest’ultima abbia dovuto pagare per tale miglioramento. In presenza di esternalità tecnologiche, la creazione di tecnologia da parte di un’impresa non dipende soltanto da quello che fa la singola impresa, ma anche da quello che fanno le altre (in termini di apprendimento e R&S). In sostanza, grazie alle esternalità tecnologiche le imprese acquisiscono conoscenza senza pagarla: il processo trae spunto dalle normali relazioni commerciali e produttive esistenti tra le imprese. 55 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio direttamente alla creazione della conoscenza di cui potranno appropriarsi le imprese interne ed esterne al PST; diffonde conoscenza e l’innovazione prodotta nelle università, nei centri di ricerca pubblici e privati e nelle imprese interne e in quelle esterne; in questo modo il PST rappresenta una sorta di interfaccia tecnologica che facilita l’accesso delle imprese locali alla conoscenza; rivitalizza il territorio in termini di attitudine all’innovazione, cioè svolge un’attività di “animazione tecnologica” tramite relazioni (meglio se tecnologiche) con gli operatori economici locali, siano essi privati, sia rappresentanti di interessi collettivi (associazioni industriali, enti pubblici, enti privati); crea economie esterne di tipo tecnologico tra le imprese insediate; attrae imprese high-tech, e cioè imprese ad alta vocazione innovativa (meglio se imprese ad alto contenuto di conoscenza); in questo modo, concentra le conoscenze specialistiche in un territorio ristretto, favorendo la nascita di distretti tecnologici; fa nascere nuove imprese high-tech, svolgendo una funzione di incubatore e favorendo, in questo modo lo sviluppo locale, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo; produce servizi innovativi, per autofinanziarsi; persegue l’efficienza economica, attraverso un elevato tasso di utilizzo delle aree immobiliari dedicate all’insediamento delle imprese, come del resto dei macchinari acquistati per attrezzare i laboratori delle imprese stesse. Una considerazione che però è necessario fare è che numerose esperienze sia di PST sia dei centri servizi tecnologici (dunque, anche gli incubatori) sono state caratterizzate da insuccesso. Ciò perché le decisioni degli amministratori locali sono state spesso influenzate maggiormente dalla disponibilità di fondi comunitari piuttosto che da un’accurata analisi della situazione locale e delle reali necessità delle imprese39. E’ dunque mancata una precisa programmazione degli interventi infrastrutturali basati sulla lettura delle caratteristiche del tessuto economicoproduttivo locale; in seguito è mancato anche un monitoraggio sistematico degli 39 Rolfo S., Calabrese G., Traditional smes and innovation: the role of the industrial policy in italy, Entrepreneurship & regional development, Vol. 15, n. 3, 2001. 56 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio interventi finanziati che ha portato alla circostanza per cui, a fianco di alcune esperienze di successo, localizzate peraltro in aree con una forte tradizione industriale locale e la presenza di distretti produttivi (Piemonte e Lombardia) oppure con un importante sostegno regionale (Emilia Romagna), pienamente operative ed in grado di auto-finanziarsi, si sono registrate numerose esperienze in cui si è avuto un dispendio considerevole di risorse pubbliche senza il raggiungimento della piena operatività dei centri stessi. Il seguente box illustra le principali caratteristiche e risultati del sistema dei PST realizzato in Piemonte, considerata oggi una esperienza di successo. Un esempio di successo: il sistema dei PST in Piemonte Da oltre un decennio la Regione Piemonte concorre alla programmazione ed alla gestione dei fondi comunitari, cioè a quelle misure che vengono predisposte concordemente da Commissione Europea, Stato e Regione per contribuire alle politiche di sviluppo economico e sociale delle aree regionali. In questi anni sono state mobilitate cospicue risorse pubbliche che hanno contribuito alla trasformazione del tessuto produttivo piemontese e all’adeguamento delle strutture sul territorio per portare il Piemonte al passo con l’Europa. Il sistema dei parchi scientifici e tecnologici, realizzato in Piemonte con diverse esperienze di fondi DOCUP regionali, è stato concepito come strategia e strumento finalizzato al rilancio economico del territorio, coerentemente con le politiche nazionali e dell’Unione Europea. Con la creazione dei parchi si è inteso mettere a disposizione del mondo imprenditoriale strutture produttive pronte a entrare in funzione, con un fitto tessuto di servizi per le aziende, infrastrutture tecnologiche e know how di eccellenza, nonché favorire la cooperazione fra aziende attraverso la condivisione di informazioni, esperienze, obiettivi e risultati, anche attingendo da network internazionali. L’importanza dei parchi scientifici e tecnologici come strumento di politica industriale è inconfutabile: a fronte di grandi investimenti sono state create strutture capaci di incidere sullo sviluppo tecnologico del territorio e con un potenziale di sviluppo enorme, riconosciuto anche dalla Commissione Europea in un documento sulle best practice dei DOCUP regionali italiani. All’inizio degli anni ’90 in Piemonte sono stati progettati i primi parchi scientifici e tecnologici. Grazie a Finpiemonte (Istituto finanziario regionale piemontese) e con il sostegno finanziario dei fondi strutturali dell’Unione Europea per le aree a declino industriale, i parchi sono stati realizzati nell’arco di circa un decennio. Ogni parco è caratterizzato da una propria storia: alcuni sono nati su iniziativa delle istituzioni politiche locali, altri dal ruolo propulsivo svolto da un’impresa locale (come nel caso del Bioindustry) non necessariamente high-tech. Anche le motivazioni per la scelta della localizzazione dei parchi sono diverse da caso a caso: talvolta trovano radici nella presenza di infrastrutture logistiche, di aree industriali dismesse, di imprese leader locali, di un contesto urbano caratterizzato da alta domanda o offerta di tecnologia. I PARCHI Tecnoparco del Lago Maggiore www.tecnoparco.it Per il settore della florovivaistica e quello delle tecnologie per l’industria elettromeccanica: una struttura che connette la rete delle imprese piccole e medie con le conoscenze scientifiche e tecnologiche più avanzate. 57 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Bioindustry Park del Canadese www.bioindustrypark.it Per il settore chimico farmaceutico e delle biotecnologie: le imprese trovano una collocazione ottimale e una risposta alle loro esigenze di efficienza, qualità e immagine. Environment Park envipark.com Per l’ambiente: primo parco in Europa interamente dedicato a coniugare le tecnologie della comunicazione a quelle ambientali. Cetad – Centro Eccellenza Tecnologie Anziani e Disabili www.cetad.org Per il settore degli ausili tecnologici e dei servizi innovativi in favore di persone con bisogni speciali: anziani e disabili. Pst Valle Scrivia www.pst.it Per tecnologie e telecomunicazioni: una struttura di eccellenza a sostegno della competitività delle imprese attraverso la promozione dell’innovazione. Virtual Reality and Multimedia Park www.vrmmp.org Per la multimedialità: un parco che promuove e sviluppa tecnologie legate al campo multimediale e virtuale. Gli investimenti effettuati per la realizzazione dei parchi EnviPark 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 - - 4.493.175 18.902.323 24.118.537 2.921.586 34.606.612 40.800.095 Bioindustry - - 15.906.872 20.451.693 25.616.262 33.363.116 37.184.897 38.889.205 Tecnoparco 13.573.281 20.246.504 21.193.820 24.720.776 26.040.392 n.d. 43.400.00 *- - - 8.314.956 14.822.313 20.554.985 29.541.334 -- 13.573.281 20.246.504 45.415.648 72.389.748 90.597.504 - 144.728.843 -- Lago Maggiore PST Valle Scrivia Totale RISULTATI* Numero imprese ospitate 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 EnviPark - - 4 20 35 52 57 50 Bioindustry - - 2 6 9 15 20 35 Tecnoparco 9 13 2 20 19 21 22 35 - - 21 - 10 17 21 50 9 13 - 46 73 105 120 170 Lago Maggiore PST Valle Scrivia Totale I risultati, al 2001, sono disponibili per i seguenti parchi: EnviPark, Bioindustry, Tecnoparco, PST Valle Scrivia. Fonte: Ferrero V., Lanzetti R., Ressico A., Vitali G., StrumentIres 8 “Sistema innovativo e parchi scientifici e tecnologici”, Istituto di ricerche economico-sociali del Piemonte, 2003. 58 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Numero addetti 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 - - 26 124 220 406 420 448 EnviPark Bioindustry - - 35 58 130 180 200 205 Tecnoparco 60 74 90 120 120 130 138 180 - - - - 102 165 203 210 60 74 151 302 572 881 961 1.043 Lago Maggiore PST Valle Scrivia Totale Numero di laboratori Interni Di imprese Totale % lab/imprese % lab.di insediate impese insediate/tot. EnviPark 4 8 12 21% 67% Bioindustry 2 5 7 37% 71% Tecnoparco Lago 2 4 6 27% 67% 5 4 9 21% 44% Maggiore PST Valle Scrivia Numero di impese incubate EnviPark Bioindustry Tecnoparco Lago PST Valle Scrivia Maggiore TOTALE Rapporto imprese 13 11 5 5 22.8 57.8 22.7 17.2 Bioindustry Tecnoparco Lago PST Valle Scrivia incubate su imprese ospitate (%) Investimenti effettuati e fondi disponibili EnviPark Maggiore Investimenti effetuati 34.602.612 37.184.897 43.400.000 29.541.334 Fatturato dei parchi 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 EnviPark - - 206.583 464.811 826.331 1.497.725 3.408.615 2002 448 Bioindustry - - 206.583 826.331 1.239.497 1.291.142 2.582.285 3.460.261 Tecnoparco 566.193 887.934 966.282 1.322.633 1.773.161 1.446.652 1.790.139 - - 4.061 30.634 68.074 206.583 859.589 1.154.878 - Lago Maggiore PST Valle Scrivia 59 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio 3.2.3 I Distretti Tecnologici Il tema dei distretti tecnologici (DT) è attualmente al centro di un intenso dibattito a livello internazionale per consapevolezza che lo sviluppo dell’economia basata sulla conoscenza dipende in maniera cruciale anche dalla qualità e dall’intensità del radicamento territoriale delle attività ad elevato contenuto scientifico e tecnologico. La dimensione territoriale delle attività di ricerca scientifica e sviluppo tecnologico è, infatti, assolutamente rilevante, come dimostrato da numerosi esempi, i più famosi dei quali sono probabilmente la Silicon Valley e Bangalore. Investire risorse in scienza e tecnologia in aree caratterizzate dalla presenza di centri di ricerca pubblici, imprese high-tech private grandi e piccole, governi locali e associazioni di categoria dinamici, ecc., determina ritorni economici e ricadute di varia natura sensibilmente superiori rispetto ad investimenti in aree meno dotate in termini di consistenza delle competenze e di intensità delle relazioni tra i soggetti già operanti. Da qui l’emergere del fenomeno dei distretti tecnologici (DT), ovvero aree geograficamente ben definite, solitamente di scala sub-regionale, particolarmente ricche di attività in campo scientifico-tecnologico, sovente (ma non sempre), con una ben definita vocazione scientifico-industriale, nell’ambito della quale è possibile individuare le eccellenze e le specificità in termini di attività di ricerca scientifica e tecnologica e le filiere industriali nelle quali i risultati della ricerca siano utilizzabili40. Il concetto di DT, peraltro, non è un’invenzione recente: Learning region, associational economy, milieu innovateur, Silicon Valley, cluster, socio-technical alignment, ecc. sono solo alcuni dei termini utilizzati per descrivere fenomeni di fatto anche molto diversi tra loro, ancorché accomunati dall’importanza attribuita alla dimensione territoriale dell’innovazione. In Italia, a giugno 2004, sono stati approvati dal MIUR sette distretti tecnologici (Tab. 13) e sono numerose altre aree attive in questa direzione, a prescindere dalla firma di specifici protocolli. 40 Andrea Piccaluga, I Distretti tecnologici in Italia: esperienze in corso e prospettive future, 2003. 60 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Tabella 13 – I distretti tecnologici riconosciuti dal MIUR, 200441 I Distretti Tecnologici riconosciuti dal MIUR TORINO WIRELESS VENETO NANOTECH www.torinowireless.it www.venetonanotech.it DISTRETTO SUI MATERIALI POLIMERICI DELLA CAMPANIA A NAPOLI DISTRETTO DELLA MICROELETTRONICA A CATANIA DISTRETTO HI-MEC PER LA MECCANICA AVANZATA IN EMILIA ROMAGNA DISTRETTO SULLE BIOSCIENZE A MILANO DISTRETTO TECNOLOGICO AEROSPAZIALE DI CASTEL ROMANO www.etnavalley.com www.hi-mech.it Le Linee Guida per la Politica scientifica e tecnologica del Governo, infatti, hanno posto tra gli obiettivi prioritari la promozione della capacità d'innovazione nelle imprese attraverso la creazione d'aggregazioni sistemiche a livello territoriale. Ciò al fine di favorire una maggiore competitività delle aree produttive esistenti ad alta intensità di export, rivitalizzandole e rilanciandole, attraverso la ricerca e lo sviluppo di tecnologie chiave abilitanti le innovazioni di prodotto, di processo e organizzative. A tale scopo, le Linee Guida individuano, tra gli strumenti d'attuazione, lo sviluppo di azioni concertate da tradursi in specifici accordi di programma mirati a realizzare sinergie nei programmi e complementarietà negli interventi finanziari. In tale ambito, il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca attribuisce particolare priorità a interventi finalizzati alla realizzazione di distretti di alta tecnologia, attraverso protocolli d'intesa e accordi di programma che prevedono la partecipazione congiunta di Regioni, Enti locali, finanza innovativa, mondo delle imprese, mondo scientifico. Le prime iniziative in tema di distretti tecnologici che sono state avviate dal MIUR su proposte provenienti dalle Regioni interessate si caratterizzano per la presenza contemporanea dei seguenti fattori di seguito descritti: 41 Varaldo R. e Piccaluga A., “L’innovazione nei distretti industriali e l’emergere di nuovi distretti tecnologici”, paper presentato al Convegno Finanza e distretti, Milano, 26-27 maggio 2003. 61 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio La presenza di un progetto strutturato sostenuto: da opportuni studi ed analisi di base sulla missione del distretto; dalla comprensione degli scenari di sviluppo, da una mappatura degli attori; dall'identificazione dei canali di finanziamento; da una previsione dei meccanismi di gestione dei diritti di proprietà intellettuale. La coerenza del progetto con le "Linee Guida del Governo per la Ricerca 2003/2006" con le quali sono stati identificati i settori strategici di intervento per il sistema paese, e nell'ambito di questi l'identificazione di una specifica filiera produttiva in cui il distretto dovrà operare. La partecipazione di aziende leader del settore con un forte radicamento nella struttura industriale della regione. La presenza di attori pubblici che hanno raggiunto posizioni di eccellenza nel settore specifico. L'esistenza di una struttura di "governance" tale da garantire la piena partecipazione delle forze produttive, scientifiche, tecnologiche e sociali nella promozione e nella gestione delle azioni del Distretto. L'apporto di competenze e di finanziamenti pubblici e privati e il previsto intervento di attori significativi del sistema finanziario a livello regionale (Fondazioni bancarie, Fondazioni private, strutture di "venture capital", dedicati in prevalenza a fornire "seed capital" e finanziamenti "early stage" ad aziende nascenti sul territorio ed aventi focalizzazione nella filiera del distretto. La definizione di una entità giuridica responsabile del coordinamento delle iniziative. La previsione a medio-lungo termine dell'autosostenibilità del distretto. Seguendo questo orientamento, il Cipe, Comitato interministeriale programmazione economica, ha approvato a dicembre 2004, su proposta del MIUR la destinazione programmatica di 140 milioni di euro per il finanziamento di distretti tecnologici nelle regioni del Mezzogiorno. Ciò al fine di potenziare anche nelle regioni del Mezzogiorno la strategia già avviata, che ha visto fino ad oggi la costituzione di 11 distretti tecnologici localizzati soprattutto nelle regioni del Centro-nord. Tra le principali caratteristiche dei DT figurano la presenza di centri di ricerca pubblici, di imprese high-tech grandi e piccole, nazionali o estere, l’elevato tasso di 62 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio natalità e di crescita delle imprese, la presenza di risorse umane qualificate e di uno spiccato spirito imprenditoriale nel campo delle tecnologie avanzate, e la disponibilità di strumenti finanziari adatti ad iniziative ad alto contenuto di innovazione. In alcuni distretti tecnologici si assiste alla compresenza di soggetti produttori e utilizzatori della conoscenza scientifica e tecnologica sviluppata; in altri esistono eccellenze nel campo della ricerca, ma la filiera produttiva si sviluppa altrove. Nella definizione dell’intervento pubblico, è necessario differenziare politiche per DT esistenti, emergenti e potenziali. Per i primi, gli interventi pubblici potrebbero rafforzare le basi del DT ed eventualmente sostenere processi di specializzazione (si veda ad esempio Torino Wireless); per i secondi, gli interventi di policy potrebbero generare discontinuità partendo dalle aree di eccellenza scientifica e tecnologica già esistenti, e per i terzi potrebbero selezionare con rigore e sostenere aree scientifico-tecnologiche che evidenziano potenzialità di crescita future I DT italiani presentano alcune potenzialità, che vengono di seguito descritte. In Italia si registra una significativa presenza di risorse umane qualificate a costi competitivi. Se è vero che esiste, almeno nel breve termine, il rischio di formare “troppi” laureati in materie scientifico-tecnologiche che potrebbero non trovare sbocchi occupazionali, è anche vero che ciò potrebbe rivelarsi una importante opportunità in futuro. Le esperienze dei distretti esteri di Bangalore e dell’Irlanda mostrano infatti che la disponibilità di manodopera specializzata in campo scientifico-tecnologico, accompagnata dall’assenza di una base industriale consolidata, ha reso possibile un’eccedenza di risorse umane qualificate che ha attratto la localizzazione di imprese multinazionali. Nel nostro Paese esistono, inoltre, centri di ricerca pubblici di elevato valore e di livello internazionale, che però hanno una localizzazione a macchia di leopardo sul territorio nazionale. Accanto a questi esistono, inoltre, alcuni centri di ricerca industriale di grandi dimensioni che stanno assumendo una configurazione a network, per valorizzare le competenze sparse sul territorio, pur mantenendo il coordinamento con la loro sede centrale. Tuttavia, sono necessarie, per fare un salto di qualità, azioni di sostegno e promozione dei distretti che vanno ben oltre la creazione di uffici di trasferimento 63 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio tecnologico nelle Università, l’attivazione di corsi di formazione per i manager del trasferimento tecnologico e programmi specifici per le imprese spin-off, azioni di marketing territoriale, ecc. Queste, in realtà, sono ormai condizioni di partenza necessarie, che non fanno più la differenza nella competizione tra territori. Sarà indispensabile, affinché i distretti tecnologici siano davvero propulsori di sviluppo e competitività, creare le condizioni per: un aumento rilevante del numero e della qualità di laureati in materie scientifico-tecnologiche in un certo territorio; l’individuazione di mercati di sbocco extra regionali per i prodotti e i servizi high-tech locali; l’impegno nel determinare processi di rientro dall’estero, verso i loro luoghi di origine, di “cervelli” che si sono formati e hanno successivamente lavorato nelle aree più avanzate a livello mondiale; un rilevante aumento dei finanziamenti a centri di ricerca giudicati eccellenti sulla base di esercizi di valutazione fondati su criteri standard in ambito internazionale; la presenza di accademici con approccio imprenditoriale ed un adeguato sostegno alle loro azioni; un maggior impegno in attività di marketing territoriale e di comunicazione, anche verso l’estero. E’, infine, essenziale considerare che lo sviluppo di un distretto tecnologico richiede delle accurate riflessioni sui seguenti elementi: la necessità di una “massa critica degli interventi”, nel senso che è necessario reperire ingenti risorse economiche attraverso la combinazione di interventi del governo centrale e dei diversi attori su scala regionale e locale; la necessità di una selezione, a livello locale, di specifiche filiere scientifiche e/o industriali, al fine di specializzare e consolidare il distretto; prevedere forme adeguate di governance dei distretti, per garantire coordinamento ed indirizzo a sistemi innovativi che, a causa del dinamismo e dell’eterogeneità dei soggetti che li compongono, sono difficilmente governabili. 64 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Il box seguente illustra le caratteristiche principali, gli attori rilevanti e i risultati di del distretto tecnologico di Catania. Un esempio: Etnavalley, il distretto tecnologico di Catania www.etnavalley.com Sintesi delle caratteristiche del distretto Vocazione tecnologica Micro e nano-sistemi Provincia Catania Regione Sicilia Regione Sicilia Università di catania, Palermo e Messina Attori principali Amministrazioni provinciali di Catania, Palermo e Messina STMicroelectronics Novembre 2003: Firma protocollo preliminare Data del riconoscimento ufficiale d’intesa per la creazione del distretto sui micro e nano sistemi Le origini del distretto Le origini del DT di Catania sono strettamente legate alla storia della ST. Già negli anni ’60 la ST, che allora si chiamava S.G.S. Microelettronica, collaborava con i Dipartimenti di Fisica e di Chimica dell’Università di Catania, ma la svolta vera fu l’insediamento nell’area catanese nel 1997 di uno stabilimento della ST (a seguito della fusione tra l’italiana S.G.S. con la francese Thomson Semiconducteurs avvenuta nel 1987). Da allora si è sviluppata una vasta are.a industriale, comunemente denominata Etna Valley, densa di imprese operanti prevalentemente nel comparto high-tech. Impresa dominante dell’area è ancora ST che si calcola abbia indotto la nascita di già più di mille microimprese. Oggi ST è un produttore globale indipendente di semiconduttori, leader nelle soluzioni a semiconduttore per una vasta gamma di applicazioni microelettroniche. Oltre alla presenza della ST, l’area catanese ospita, o è sul punto di ospitare, anche altri colossi come la multinazionale Olin, la Omnitel, la Nokia, l’IBM, Telespazio, Openline e la Computer Science Corporation 65 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Accanto ai grandi colossi, infine, esistono alcune realtà locali consolidate o in via di consolidamento, nate e cresciute nel fertile humus del distretto: alcuni esempi sono la Antech (telecomunicazioni satellitari), la SIFI (prodotti farmaceutici aftalmici), la Elmec (meccanica di precisione), Teleservice (telecomunicazioni e networking), MediaOnLine (software per internet), Video Bank (internet service provider), Tnet (internet provider e servizi informatici), AID (robot e sistemi automatizzati per l’agricoltura), la SAT (frame per semiconduttori), ecc. I fattori di successo e gli attori rilevanti Il successo di Catania può essere spiegato grazie alla presenza di alcuni elementi: la possibilità di trovare giovani preparati a costi inferiori rispetto ad aree avanzate come gli Usa, la possibilità per gli studenti catanesi di fare ricerca e formazione dentro le aziende o presso le grandi agenzie nazionali presenti sul territorio e lo sfruttamento da parte delle amministrazioni locali degli strumenti forniti a livello europeo, governativo e regionale per stimolare l’attrattività della forza lavoro locale. Queste sono alcune delle ragioni per le quali per il DT Catania si è ormai consolidato il termine di Etna Valley. Con la Silicon Valley, infatti, ci sono almeno due similitudini importanti: la presenza di un grande polo universitario (Stanford University in California e l’università locale di Catania) e la presenza di un’azienda leader che ha fatto da traino per le altre (la Hewlett Packard per la Silicon Valley e la ST per l’Etna Valley). Tra le altre analogie, una che solo in apparenza può sembrare banale riguarda le condizioni geografiche e climatiche: come sostenuto da molti, infatti, in una società post industriale i DT devono il loro successo alla capacità di attrarre forza lavoro estremamente qualificata, ma anche molto sofisticata ed esigente per la qualità della vita che ama vivere in posti e in climi belli. Per lo sviluppo dell’area, infine, determinante è stato il contributo della PA e dell’Università locale. La prima attraverso una serie di iniziative per l’incentivazione degli investimenti e per la creazione di posti di lavoro (sospensione dei contributi sociali per i primi sei anni, appartenenza di Catania alle aree Obiettivo 1, contributi per nuovi impianti, rinnovi, ampliamenti, per la realizzazione di centri di ricerca, per progetti di R&S nell’area e per progetti di formazione, ecc.). Quanto all’università, determinante è stato il suo ruolo e la sua collaborazione con la ST (già nel 1987 la ST e l’Università di Catania crearono il più grande laboratorio di Ricerca e Sviluppo nell’alta tecnologia nel Meridione, nonché uno dei principali d’Europa; nel 1990 l’Università di Catania, il Consorzio Catania Ricerche e la ST crearono SuperLab, Laboratorio Superfici e Interfasi). 66 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Tale partnership ha avuto sicuramente un effetto catalizzante per i numerosi sviluppi di successo conseguiti nei laboratori della ST. Gli attori principali nello sviluppo della Etna Valley, un passaggio importante è stato rappresentato dalla firma, nel novembre del 2003, di un protocollo preliminare d’intesa per la promozione di un distretto high-tech sui micro e nano sistemi in Sicilia. I firmatari del protocollo sono stati: il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la Regione Sicilia, i tre atenei di Catania, Palermo e Messina, le amministrazioni provinciali e comunali delle tre città interessate, la STMicroelectronics. I numeri del distretto Secondo quanto risulta dal Dossier Etna Valley elaborato dal Dipartimento di Comunicazione Interattiva e Nuove Tecnologie di Informazione dell’I.S.S.R.F, alla fine del 2001 l’area catanese comprendeva circa sessanta aziende high-tech situate nel raggio di pochi chilometri, con un totale di addetti pari a quasi 5 mila unità. Il quadro occupazionale del comprensorio catanese, inoltre, risulta profondamente diverso dal resto della Sicilia: nella provincia di Catania il 27% circa della forza lavoro viene assorbito dall’industria, di cui quasi il 10% viene impiegato nei settori della "new economy", mentre nel resto dell’isola l’industria fornisce impiego ad appena il 19% dell’offerta disponibile e le nuove tecnologie, seppur in fase di crescita, sono ben lontane dai risultati ottenuti dalla realtà economica catanese. Numero Imprese High-Tech della 1.402 Totale addetti High-Tech della provincia 7.916 provincia (Fonte Istat, 1996) (Fonte Istat, 1996) Numero Imprese del DT (Fonti locali, 54 www.etnavalleyblog.it) Numero addetti del DT (Fonti locali, 5.000 www.etnavalleyblog.it) 67 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Conclusioni Da quanto emerge dal presente lavoro, il passaggio ad un assetto diverso delle competenze regionali nel segno di un crescente federalismo ha avviato senza dubbio una fase nuova della politica dell’innovazione. E’ una fase caratterizzata per i governi regionali dalla transizione da una situazione prevalente di scarsezza di risorse e di competenze incerte ad una in cui le competenze sono importanti e le risorse disponibili aumentare. sono L’obiettivo aumentate del 3% del significativamente PIL rappresenta e ancora una sfida dovranno ma anche un’opportunità per potenziare e rilanciare il nostro sistema economico-produttivo e colmare i gap competitività tra i nostri diversi contesti regionali. La parola chiave per vincere la sfida è innovazione, intesa nel senso multidimensionale che la comunità Europea ha voluto dare al concetto. Innovazione che, dunque, dipende dalla situazione macroeconomia, dalla concorrenza, dallo sviluppo industriale, dal livello dell’imprenditorialità di un Paese, dall’istruzione ecc. Ma in primo luogo l’innovazione, deve riguardare il nostro sistema di imprese, piccole e medie imprese, che oggi fronteggiano una concorrenza globalizzata. Il sostegno pubblico, dunque, risulta fondamentale nel buon esito della competizione. Tale sostegno si deve sostanziare sicuramente in uno schema di interventi di incentivazione organizzato e coerente, per quanto possibile chiaro e semplificato rispetto all’articolazione che ad oggi i diversi schemi comunitari, nazionali e locali, gli hanno impresso, che sia in grado di permettere alle imprese di innovare e fare ricerca. Probabilmente sarà necessario in futuro ripensare il sistema degli incentivi, ancora largamente articolato e complesso, al fine di garantire una piena e completa accessibilità al sostegno pubblico da parte delle imprese. Un sistema di incentivi è, infatti, tanto più efficace quanto è agevolmente conoscibile e comprensibile e quanto più permette all’impresa di pianificare i propri investimenti in relazione al suo ciclo di vita. Ma ciò non basta. E’ necessario arrivare ad un concetto di governance dell’innovazione in cui tutti gli attori economici, locali e sociali giocano il loro ruolo all’interno di un circolo virtuoso che produce sviluppo e competitività. 68 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio In tal senso è necessario programmare e pianificare politiche a livello territoriale capaci di sostenere il tessuto economico e produttivo a 360°, con un set di interventi e misure coerenti che dotino i territori, specialmente quelli più arretrati, delle infrastrutture necessarie a creare conoscenza e soprattutto a trasferire conoscenza e tradurla in vantaggio competitivo. A tal fine, è importante sviluppare capacità di lettura delle esigenze del proprio contesto produttivo e una conseguente capacità progettuale. Un primo passo da compiere, all’interno dei territori regionali, è quello di attivare la sperimentazione della metodologia del Foresight, processo sistematico e partecipativo per la costruzione di visioni del futuro a medio e lungo termine, destinato ad orientare le decisioni del presente e ad attivare i mezzi e le risorse necessarie per il raggiungimento degli obiettivi. Ciò significa esplorare i possibili futuri di un sistema, nella consapevolezza che esistono varie alternative e che il futuro dipende anche dalle azioni che si pongono in essere nel presente, con un metodo partecipativo che coinvolga tutti i soggetti (stakeholders) che in qualche misura lo determinano. Il sostegno dell’innovazione, nella direzione più adeguata in ogni contesto territoriale, non può, prescindere da una conseguente precisa programmazione a medio e lungo termine di misure ed interventi, di pianificazione di mezzi e risorse e di attori da coinvolgere. La chiave di volta è la sinergia che deve essere instaurata fra istituzioni, imprese, università, centri di ricerca, capitale privato per innescare e sostenere quei processi che possono dare una nuova direzione allo sviluppo economico e locale più generale. Una strada già intrapresa da alcune Regioni, che oggi comincia a portare i primi significativi risultati. Il box seguente illustra il sistema di sostegno della R&S e innovazione attuato dalla Regione Emilia-Romagna, evidenziandone i risultati salienti42. 42 Fonte: Regione Emilia-Romagna – Aster, I risultati del primo Programma di attuazione Regionale per la Ricerca Industriale, l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico, Bologna 16 Dicembre 2004. 69 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Il primo Programma di attuazione Regionale per la Ricerca Industrilae, l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico (PRRIITT) della Regione Emilia-Romana La Regione Emilia-Romagna ha, negli ultimi anni, indirizzato la propria politica per la ricerca verso lo sviluppo e il consolidamento di un’ economia regionale della conoscenza e dell'innovazione, fondata su imprese, università, enti di ricerca, centri per il trasferimento tecnologico che operano per l'innovazione e interagiscono per scambiare e sviluppare nuove conoscenze: si tratta del processo di realizzazione della Rete Regionale per la Ricerca Industriale, l'Innovazione ed il Trasferimento Tecnologico. A partire dal 2001, il percorso iniziato con la firma del protocollo di intenti tra la Regione EmiliaRomagna, le Università pubbliche regionali e gli enti di ricerca, è stato caratterizzato da imponenti sforzi per creare le condizioni affinchè la rete potesse avviarsi e consolidarsi in modo efficace. La definizione della LR 7/02 ha determinato il quadro legislativo di riferimento per la realizzazione della Rete, che è stata concretamente disegnata, nel 2003, attraverso il Programma Regionale per la Ricerca Industriale, l'Innovazione e il Trasferimento Tecnologico (PRRIITT), la cui articolazione contiene un insieme complesso di misure che mirano ad uno sviluppo coerente del tessuto economico regionale, ponendo al centro del sistema l'economia della conoscenza. Il PRRIITT (Programma Regionale per la Ricerca Industriale, l'Innovazione e il Trasferimento Tecnologico) è lo strumento principale individuato dalla legge per l'attuazione delle azioni da realizzare per raggiungere i due seguenti obiettivi principali: contribuire al consolidamento della comunità regionale della conoscenza e dell'innovazione tra industria, sistema ricerca e mondo delle professioni; favorire lo sviluppo della rete tra i soggetti del sistema regionale della ricerca e dell'innovazione (Università, Centri di Ricerca, Imprese, Centri di TT). Nel corso del 2004 si è attuata la politica delineata dal PRRIITT e della Rete regionale, attraverso: la pubblicazione di due bandi per "Ricerca Industriale e Sviluppo Precompetitivo" (Misura 3.1 Azione A). Il primo bando ha visto 365 domande presentate e 182 approvate. I progetti di Ricerca, iniziati nell'estate 2004, sono dunque in pieno svolgimento e alcuni di essi termineranno a fine 2005. Il secondo bando, scaduto a fine settembre 2004, ha visto 868 domande presentate; la presentazione di 22 proposte nell'ambito del bando per "Laboratori di Ricerca" (Misura 3.1 Azione B), con l'ammissione a finanziamento di concesso di 3,2 Milioni di Euro; per PMI 12 progetti per un contributo 70 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio la pubblicazione Azione di un bando per "Nuove imprese B), nell'ambito del quale sono state presentate 39 innovative" proposte. (Misura 3.2 La procedura di valutazione ha portato al cofinanziamento di 26 imprese, di cui 16 ancora da costituire, per un contributo complessivo di 1 Milione di Euro. Anche rispetto a questa azione, particolarmente significativo è il collegamento con il sistema ricerca presente nel territorio regionale: 23 progetti si basano su competenze e conoscenze acquisite nella realizzazione di attività di ricerca svolte in università o enti di ricerca e 4 imprese si basano sullo sfruttamento di brevetti depositati. Altro aspetto rilevante è il coinvolgimento di investitori istituzionali o strutture di ricerca nel capitale sociale: 3 imprese finanziate vedono già la presenza di tali soggetti, 10 hanno accordi per un futuro coinvolgimento; la pubblicazione di un bando per "Laboratori per la Ricerca Industriale ed il Trasferimento Tecnologico" proposte. un (Misura La valutazione 3.4 ha Azione portato A), che ha all'approvazione visto di 24 la presentazione Laboratori che di 32 prevedono impegno complessivo di circa 11 00 anni uomo/ricercatore di cui più di 600 per giovani ricercatori; la presentazione di 28 proposte nell'ambito del bando per "Centri per l'Innovazione" (Misura 3.4 Azione B), alcuni di nuova costituzione: 20 i progetti ammessi a contributo regionale. E' importante inoltre sottolineare che alcuni dei contenuti del PRRIITT sono stati inseriti nel protocollo di intesa Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca (MIUR) - Regione Emilia-Romagna per la realizzazione del distretto per la Meccanica Avanzata (HI MECH) lanciato dal MIUR nel territorio regionale, con il quale, dunque, la politica regionale si integra efficacemente. Va anche ricordato che altre azioni si inseriscono nel quadro della politica regionale della ricerca, andando a costituire un articolato sistema di strumenti di sostegno alla Ricerca e all'Innovazione. Innanzi tutto, il quadro degli interventi del Piano Telematico della Regione Emilia-Romagna 2002-2005, che mira a trasformare l'Emilia-Romagna in un territorio digitale concentrando gli investimenti nella costruzione di una rete pubblica moderna ed efficiente che, in ogni area della regione, permetta sia la distribuzione di servizi innovativi ed interattivi da parte delle pubbliche amministrazioni, sia lo sviluppo di altri servizi di telecomunicazioni alle imprese e ai cittadini, nonché nella crescita dell'industria del settore. In particolare, la Misura 1.1 "Programma per la ricerca su prodotti e servizi innovativi" favorisce la collaborazione ricerca-impresa nel settore specifico, sostenendo progetti in che coinvolgano gruppi di ricercatori, imprese ed altri enti pubblici e privati: 42 i progetti presentati in risposta alla richiesta di manifestazione di interesse; 10 le proposte ammesse a finanziamento nei settori ICT. Infine, il Programma Regionale di Azioni Innovative EmiliaRomagna (PRAI) 2002-2003 "Salute, scienze della vita ed innovazione tecnologica regionale", che mira al rafforzamento del sistema innovativo regionale, incentivando i legami tra l'attività innovativa delle imprese e il sistema di offerta di servizi per la salute. L'approccio del Programma è quello di rafforzare la rete di collaborazione tra sistema ricerca-imprese, ma anche tra queste e le strutture sanitarie, che costituiscono una domanda pubblica qualificata di ricerca, anche in grado di fornire opportunità di sperimentazione applicativa dei risultati. E' in tale contesto che la Regione Emilia-Romagna ha attuato una serie di azioni attraverso la pubblicazione di specifici bandi rivolti a raggruppamenti di PMI che prevedano la collaborazione strutturata con strutture sanitarie e di ricerca: pubblicazione di un bando per progetti di "Ricerca applicata e trasferimento tecnologico nel settore della salute" (Azione 1.2), nell'ambito del quale sono state presentate 13 proposte delle quali 12 sono risultate coerenti con le finalità dell'azione; 71 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio pubblicazione di un bando per progetti di "Sviluppo di servizi sanitari innovativi" riguardanti l'applicazione delle tecnologie dell'informazione in campo medico-sanitario e di nuove applicazioni telematiche atte a migliorare la gamma dei servizi medico-sanitari a distanza. Sono state presentate 22 proposte, delle quali 19 ammesse a finanziamento. Il contesto regionale è quindi ricco di strumenti che rendono la politica per la ricerca un quadro strategico operativo con un impatto diffuso e rilevante nel sistema produttivo regionale, che si integra in modo efficace con l'insieme dei programmi a sostegno della Rricerca e dell'Innovazione nazionali e comunitari, con particolare riferimento al VI Programma Quadro di RST dell'Unione Europea. L'azione della Regione si fonda, quindi, su un principio di integrazione con altre politiche ma con un forte impatto territoriale, valorizzando il dialogo tra i diversi soggetti presenti sul territorio in un'ottica di consolidamento di una economia fondata sull'innovazione e sulla conoscenza. Gli investimenti della Regione 130 milioni di euro di risorse impegnate Progetti di ricerca delle imprese (PRRIITT) 65,3 milioni Progetti di laboratori industriali di PMI (PRRNTT) 3 Spin off 2 milioni Laboratori di ricerca e Centri per l'innovazione milioni 17,7 milioni Laboratori di ricerca ICT (Piano Telematico) 8 Programma di azioni innovative salute e scienze della vita 5,2 milioni Parchi per l'innovazione 5,3 milioni Laboratori e Centri in Obiettivo 2 7,8 milioni Fondo Venture capitai per start up innovative milioni 18 milioni Consorzi innovazione in aree Obiettivo 2 3,2 milioni Parchi per l'innovazione in aree Obiettivo 2,3 milioni 72 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Misura 3.1 A Progetti di ricerca industriale e sviluppo precompetitivo: i risultati I numeri del primo bando Progetti valutati 360 Progetti ammessi al finanziamento 182 Valore dei progetti 77 milioni di Euro Contributo regionale 30,3 milioni di Euro Progetti presentati al seconodo bando 869 Le piccolissime imprese che hanno beneficiato del bando per fare ricerca Le imprese 52 Il valore degli investimenti 18,7 milioni di Euro Il contributo regionale 8 milioni di Euro Occupazione, ricerca e innovazione 153 progetti (84%) prevedono l’assunzione di nuovo personale di ricerca, per un totale di circa 300 nuove unità +4% l’incremento stimato di addetti in R&S 159 progetti (89%) prevedono di attivare collaborazioni continuative di ricerca con università ed enti di riceca, per un totale di 234 contratti 155 progetti (63%) prevedono di attivare contratti con laboratori accreditati dal MIUR 120 progetti (66%) prevedono di concludersi con la registrazione di brevetti + 11% incremento stimato spesa regionale in R&S Misura 3.1 B Laboratori di ricerca industriale: i risultati I numeri del primo bando Progetti presentati 22 Laboratori sostenuti 12 PMI coinvolte 35 Valore dei progetti 6,6 milioni di Euro Contributo regionale 3 milioni di Euro 73 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Misura 3.2 B sostegno finanzairio all’avvio diinziative imprenditoriali: i risultati I numeri del primo bando Progetti presentati 39 Imprese finanziate 26 Investimento su cui è stato concesso il finanziamento 1,77 milioni di Euro Contributo regionale 1 milione di Euro I risultati per le imprese 4 imprese finanziate si basano sullo sfruttamento di un brevetto depositato a seguito di attività di ricerca 4 imprese finanzaite si basano sul risultato della ricerca non brevettato 23 imprese finanzaite si basano su conoscenze e competenze acquisite nella realizzaizione di attività di ricerca svolte presso università o enti di ricerca 3 imprese finanzaite vedono la presenza di investitori istituzionali o università all’interno del capitale sociale 1° imprese finanziate hanno accordi documentati per la presenza di investitori istituzionali all’interno del capitale sociale Per effettuare una precisa programmazione a medio e lungo termine che riesca a instaurare una efficace sinergia tra tutti gli attori chiave del sistema dell’innovazione, la pubblica amministrazione deve essere preparata a svolgere il ruolo di propulsore, in un contesto in cui assumono grande importanza le competenze. Anche in questo è necessario un profondo rinnovamento che metta i decisori, soprattutto locali, nelle migliori condizioni per operare. E’ questo, oggi, un segnale che proviene anche dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca; il Ministero, infatti, oggi promuove una rilevazione della domanda di servizi formativi delle Amministrazioni pubbliche, al fine di avviare un’azione pilota diretta alla formazione del personale dipendente della Pubblica Amministrazione che opera nella programmazione, progettazione, attuazione e valutazione di interventi nel settore della Ricerca Scientifica, dello Sviluppo Tecnologico e dell’Alta Formazione a sostegno delle regioni Ob. 1. 74 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Caratteristiche dell’azione Pilota del MIUR Destinatari: Amministrazioni centrali; Amministrazioni regionali localizzate in aree Obiettivo 1; Università Statali e non Statali localizzate in aree Obiettivo 1; Enti pubblici di ricerca, in riferimento ai fabbisogni del personale operante in strutture localizzate in aree Ob. 1; Enti locali delle aree Obiettivo 1 ( per il tramite delle Regioni di appartenenza); Camere di Commercio.I.A.A. localizzate in aree Obiettivo L’azione Pilota è tesa a porre in essere un’azione di sistema diretta ad innescare un processo di apprendimento del personale del sistema pubblico operante nel settore della R&STI e Alta Formazione, attraverso la proposizione di un modello formativo fortemente strutturato, in grado di: garantire omogeneità dell’offerta formativa definita sulla base dei fabbisogni comuni delle Amministrazioni pubbliche che operano a sostegno delle Regioni Obiettivo 1, pur nel rispetto delle specificità territoriali locali e delle peculiarità che contraddistinguono il ruolo agito dalle singole tipologie di destinatari della formazione; valorizzare il contributo offerto dai soggetti destinatari per l’identificazione dei fabbisogni formativi; favorire, anche attraverso la leva formativa, il raccordo e l’integrazione tra le amministrazioni che intervengono, a livello centrale e locale, nella definizione e attuazione di programmi e interventi di R&STI e Alta Formazione; innescare un processo di diffusione e condivisione di modalità procedurali e organizzative tra gli attori del sistema istituzionale impegnati nelle politiche di R&STI e Alta Formazione. Ambiti di intervento Programmazione: al fine di trasferire ai destinatari conoscenze e abilità tecniche utili per migliorare la funzione di definizione delle linee programmatiche in materia di R&STI e Alta Formazione propria delle amministrazioni centrali e regionali; Progettazione, al fine di rafforzare: o la capacità progettuale delle amministrazioni titolari di programmi operativi o, più in generale, di programmi di intervento in materia di R&STI e Alta Formazione finanziati da risorse nazionali, regionali e comunitarie, intesa come abilità nella definizione di interventi coerenti con le strategie e indirizzi definiti a livello regionale; 75 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio o La capacità progettuale delle organizzazioni pubbliche (enti pubblici di ricerca, università, enti locali, Camere di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura, di seguito indicate come Camere di Commercio I.A.A.) mirate alla ideazione e presentazione di progetti in risposta ad avvisi pubblici, in coerenza con le proprie linee di sviluppo strategico. Gestione al fine di introdurre elementi migliorativi nell’attuazione di: o programmi di R&STI e Alta Formazione gestiti da amministrazioni centrali e regionali; o progetti di R&STI a titolarità di amministrazioni pubbliche operanti nelle Regioni Ob. 1 (enti pubblici di ricerca, università, enti locali, Camere di Commercio.I.A.A.). Monitoraggio, valutazione e trasferimento dei risultati, al fine di trasferire competenze e strumenti finalizzati a: o al monitoraggio finanziario, fisico e procedurale di programmi e progetti di R&STI e Alta Formazione; o al monitoraggio dei programmi di R&STI e Alta Formazione gestiti dalle amministrazioni centrali e regionali, preliminare all’attività di riprogrammazione degli interventi; o alle tecniche di valutazione ex ante, in itinere, ex post di programmi e/o progetti in ambito R&STI e Alta Formazione, in particolare con riferimento alla realizzazione, al risultato e all’impatto dei programmi e/o dei progetti stessi; o al trasferimento e alla diffusione dei risultati conseguiti nell’attuazione di programmi e progetti di R&STI e Alta Formazione. 76 INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio Bibliografia Ammassari F., Marzorati L., “Gli aiuti regionali alle imprese”, a cura dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Temi e Problemi n. 7, 1998 Annunziato, P., Montanino, A., Road map for Italy. 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