Dossier sostegno pubblico ricerca e innovazione

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Dossier sostegno pubblico ricerca e innovazione
Il sostegno pubblico all’innovazione e alla
ricerca scientifica e tecnologica
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Indice
PREMESSA .................................................................................................. 3
1 IL SISTEMA DEL SOSTEGNO ALLA R&S E INNOVAZIONE IN ITALIA ......... 5
1.1L’evoluzione del quadro normativo nazionale di riferimento................ 10
1.2 Gli ambiti di intervento delle politiche regionali ................................. 17
1.3 La dimensione del sostegno pubblico alle imprese italiane ................. 26
2 L’INNOVAZIONE IN ITALIA.................................................................... 32
2.1 Lo scenario: i traguardi di Lisbona e la sfida per l’Italia ..................... 32
2.1.1Le caratteristiche e le criticità del sistema produttivo italiano ................. 39
2.2 Il quadro dell’innovazione nelle regioni italiane ................................. 42
3.L’INNOVAZIONE COME CATALIZZATORE DI SVILUPPO LOCALE:
POLITICHE E STRUMENTI PER IL SOSTEGNO DELLA COMPETITIVITÀ....... 51
3.2 Il trasferimento tecnologico come fattore chiave per lo sviluppo ....... 53
3.2.1 Gli incubatori.................................................................................. 53
3.2.2 I Parchi Scientifici e Tecnologici......................................................... 55
3.2.3 I Distretti Tecnologici...................................................................... 60
BIBLIOGRAFIA ......................................................................................... 77
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INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Premessa
Parlare di ricerca, sviluppo e innovazione significa addentrarsi in un contesto molto
ampio ed articolato, animato da una costellazione di soggetti pubblici e privati con
ruoli e compiti molto diversi e, purtroppo, solo in parte coordinati e complementari.
Il tema dell’innovazione oggi è ampiamente discusso e dibattuto in campo
istituzionale e politico, accademico e imprenditoriale. L’Unione Europea ha, infatti,
fissato per il 2010 l’ambizioso obiettivo di diventare l'economia basata sulla
conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una
crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore
coesione sociale. Ciò anche attraverso il raggiungimento di una spesa in Ricerca e
Sviluppo pari al 3% del PIL nazionale. Questo significa che uno sforzo importante è
richiesto tanto al settore pubblico, quanto al settore privato; sforzo che, però,
sarebbe in grado non solo di raggiungere l’obiettivo comunitario ma anche di
riportare equilibrio all’interno del proprio contesto nazionale.
Come e quanto si debba intervenire, con quali strumenti e in quali direzioni è
questione
estremamente
articolata,
soprattutto
se
si
considera
la
multidimensionalità che l’Unione Europea ha voluto dare al concetto di innovazione.
Il
presente
lavoro,
sviluppato
all’interno
del
progetto
PARI
(Pubblica
Amministrazione e Rapporti con le Imprese) intende fornire un contributo al
dibattito in corso su cosa la pubblica amministrazione, in particolare locale, possa e
debba fare per sostenere l’innovazione nel proprio contesto di riferimento, in
particolare l'innovazione diretta ad innalzare la competitività delle proprie imprese.
Il presente lavoro disegna, nel primo capitolo, il sistema nazionale di sostegno
all’innovazione delle imprese, sia a livello centrale sia a livello regionale,
ricostruendone anche l’evoluzione legislativa e la dimensione che, fino ad oggi, ha
avuto in termini di impegno finanziario.
Nel secondo capitolo è tracciata la situazione italiana rispetto agli obiettivi di
Lisbona e Barcellona, attraverso un confronto con gli altri Paesi europei ed
un’analisi delle peculiarità del contesto produttivo italiano, a livello complessivo e
nelle diverse regioni.
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INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Nel terzo capitolo si prendono in considerazione i principali strumenti di facilitazione
della creazione di conoscenze e del trasferimento tecnologico che possono essere
catalizzatori di sviluppo territoriale, individuandone le principali caratteristiche,
opportunità e criticità.
Infine, si espongono le conclusioni del lavoro.
Il passaggio ad un assetto diverso delle competenze regionali nel segno di un
crescente federalismo ha avviato, senza dubbio, una fase nuova della politica
dell’innovazione, caratterizzata per i governi regionali dalla transizione ad una
situazione in cui le competenze sono importanti e le risorse disponibili sono
aumentate significativamente e ancora dovranno aumentare.
Sostenere l’innovazione del proprio contesto economico produttivo non significa
solamente (anche se ciò non è poco) offrire al sistema delle imprese un set
coerente di incentivi ed agevolazioni che permetta loro di investire maggiormente
per sviluppare o acquistare innovazione; significa, anche e soprattutto, dotare il
proprio territorio di quegli strumenti e quelle infrastrutture che permettono di
creare conoscenza e di trasformarla in competitività, attraverso l’azione di tutti i
soggetti attivi nell’ambito dell’innovazione: dalle istituzioni agli enti di ricerca
pubblici e privati, dalle università al sistema imprenditoriale. Questo attraverso
l’attivazione di azioni organiche e programmate in base alle specificità del contesto
territoriale in cui si opera, leggendo, dunque, le esigenze del proprio tessuto
economico e produttivo e traducendole in adeguate politiche di sostegno, anche
infrastrutturale.
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INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
1 Il sistema del sostegno alla R&S e innovazione in Italia
In un contesto in cui la competizione nazionale e internazionale si fa sempre più
agguerrita a causa della globalizzazione dei mercati, si diffonde l’interesse per
strategie economiche nazionali e regionali rivolte a migliorare la competitività e per
il ruolo che dovrebbero svolgere scienza e tecnologia. Le attività di ricerca e
l’innovazione tecnologica sono, infatti, uno dei principali driver della competitività
delle nazioni e un elemento portante per la crescita delle imprese e del tessuto
economico e sociale in generale. Anche nelle strategie dell’Unione Europea per il
prossimo decennio, infatti, la capacità innovativa è considerata una delle priorità
strategiche per lo sviluppo ed il benessere dei Paesi membri.
Per
innovazione
tecnologica
possiamo
intendere
“un
miglioramento
delle
funzionalità di prodotto o riduzione del costo di prodotto rispetto allo stato dell’arte,
ottenuti attraverso l’applicazione di conoscenze e competenze relative alle
caratteristiche materiali del processo produttivo o del prodotto1”. In altre parole, le
attività di innovazione tecnologica consistono in tutti quegli interventi volti a
sviluppare nuovi prodotti, servizi e/o processi aziendali attraverso l’utilizzo o lo
sviluppo di una nuova tecnologia; l’innovazione può, dunque, essere di processo o
di prodotto e può assumere forme diverse:
ƒ
può riguardare la creazione di nuovi prodotti e/o processi, un’innovazione di
tipo radicale che presenta caratteristiche di rottura rispetto ai prodotti, ai
processi o ai servizi esistenti, originando nuovi settori;
ƒ
può
trattarsi
della
combinazione
intelligente
di
conoscenze
esistenti,
un’innovazione di tipo incrementale in cui si ha il miglioramento di un processo,
prodotto o servizio rispetto agli standard dominanti, aggiungendo alcuni
elementi innovativi. In questo secondo gruppo rientrano, ad esempio, i
cambiamenti organizzativi e d’immagine o il miglioramento nella distribuzione.
L’innovazione ha il suo centro nel settore della ricerca, in particolare quella
tecnologica;
1
in
tale
contesto,
la
R&S
costituisce
un’attività
organizzata e
Verganti, Calderini, Garrone, Calmieri “L’impresa dell’innovazione”, Il sole24ore, 2003.
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Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
formalizzata dalle imprese, finalizzata all’introduzione di innovazioni2. Per chiarezza
espositiva, si ritiene opportuno definire brevemente le attività di R&S. Con il
termine R&S si indicano le attività mediante le quali le imprese studiano e
sperimentano la realizzabilità tecnica di nuovi prodotti (ricerca) e traducono le
conoscenze derivanti da tale attività in una forma standardizzata e organizzata che
ne permetta la realizzazione industriale (sviluppo) a basso costo e qualità
costante3. Ai fini dell’applicazione dell’art. 92 del Trattato UE4, le attività di R&S si
suddividono in tre grandi categorie:
ƒ
ricerca fondamentale;
ƒ
ricerca industriale;
ƒ
attività di sviluppo pre-competitiva.
Per ricerca fondamentale la Commissione Europea intende un’attività che mira
all’ampliamento delle conoscenze scientifiche e tecniche non connesse ad obiettivi
industriali o commerciali. Per ricerca industriale la Commissione Europea si riferisce
alla ricerca pianificata o a indagini critiche miranti ad acquisire nuove conoscenze,
in modo che tali conoscenze possano essere utili per mettere a punto nuovi
prodotti, processi produttivi o servizi ovvero migliorare quelli esistenti. Per attività
di
sviluppo
pre-competitiva,
infine,
la
Commissione
fa
riferimento
alla
concretizzazione dei risultati di ricerca industriale in un piano, un progetto o un
disegno per prodotti, processi produttivi o servizi nuovi, modificati o migliorati,
siano essi destinati alla vendita o all’utilizzazione, compresa la creazione di un
primo prototipo. Tale attività può, inoltre, comprendere la formulazione teorica e la
progettazione di altri prodotti, processi produttivi o servizi nonché progetti di
dimostrazione iniziale o progetti pilota. Essa non comprende le modifiche
periodiche apportate a prodotti, linee di produzione, processi di fabbricazione,
2
Empiricamente, in base alla definizione del Frascati manual dell’OCSE (Organization for Economic Cooperation and Development) la Ricerca e Sviluppo comprende il “lavoro creativo condotto su base
sistematica per l’aumento del patrimonio di conoscenze scientifiche e tecniche e per l’utilizzo di questo
patri monio di conoscenze nella realizzazione di nuove applicazioni”.
3 Elisa Salvador, Prime valutazioni qualitative sulle politiche per la R&S in alcune regioni italiane, CerisCnr, Working Paper N.8/2001.
4
Tale distinzione è sancita nell’articolo 92 del Trattato di Roma, sul quale si basa tutta la normativa che
regolamenta le agevolazioni alle imprese. L’art.92 stabilisce il principio secondo cui gli aiuti di Stato sono
incompatibili con il mercato comune tranne nei casi in cui siano destinati a favorire lo sviluppo di talune
attività o di talune regioni o aree economiche, purchè anche in tali casi non falsino o minaccino di falsare
la concorrenza.
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Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
servizi esistenti ed altre operazioni in corso, anche nel caso in cui apportino
miglioramenti.
La R&S e l’introduzione di innovazioni, hanno assunto un’importanza strategica,
così come il ruolo del sostegno pubblico alle imprese che vogliono aumentare la
propria competitività nel contesto di una crescente globalizzazione, soprattutto in
un paese come l’Italia, in cui l’ossatura del sistema economico produttivo è fatto di
imprese di dimensioni piccole e medie. Questa consapevolezza si è concretizzata
nel ridisegno dei meccanismi pubblici di aiuto, anche se il quadro degli incentivi
pubblici alla R&S rimane caratterizzato, ancora, da una complessità generale,
determinata dalla moltiplicazione delle fonti, degli strumenti e delle procedure di
intervento.
In analogia a tutti i paesi industrialmente avanzati, l’Italia presenta una gamma di
strumenti attivati a seguito di politiche pubbliche volte a favorire l’innovazione e le
iniziative e i soggetti impegnati in attività di ricerca e sviluppo.
Ricerca scientifica e applicata, sviluppo, commercializzazione e diffusione di
innovazioni sono attività profondamente interconesse e, pertanto, risulta difficile
individuare politiche destinate ad una singola attività, a prescindere dal processo in
cui essa si inserisce. In generale, le politiche di sostegno alla ricerca e
all’innovazione possono essere attuate su tre dimensioni:
ƒ
politiche di progetto o politiche mission;
ƒ
politiche di diffusione e trasferimento tecnologico;
ƒ
politiche infrastrutturali.
Le politiche di progetto, o mission, consistono nel sostegno finanziario alla ricerca,
svolta sia da istituzioni di ricerca sia da imprese, nelle tecnologie all’avanguardia. I
principali obiettivi di queste politiche sono rivolti a concentrare le risorse finanziarie
pubbliche sulla ricerca fondamentale e sullo sviluppo pre-competitivo. Alcune
ricerche hanno, tuttavia, dimostrato che i risultati ottenuti dalle varie iniziative
finanziate dai governi occidentali dagli anni ’60 non sono stati entusiasmanti; più
promettente ed interessante appare un secondo e più recente approccio, benché di
non facile perseguimento, di sostegno alle tecnologie generiche mediante una
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INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
collaborazione tra le imprese e tra queste ed il mondo della ricerca pubblica.
Bisogna
notare,
comunque,
che
tali
politiche
stanno
progressivamente
abbandonando i confini nazionali per assumere una dimensione internazionale. Ne
è un esempio il programma Eureka in Europa5.
Le politiche di diffusione e trasferimento tecnologico, invece, da principio incentrate
su incentivi per l’acquisto di nuovi macchinari e attrezzature che incorporano
innovazione, sono oggi volte a favorire il trasferimento delle conoscenze dai luoghi
dove è svolta la ricerca alle imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni.
Tuttavia, queste politiche hanno una reale utilità solamente nel caso in cui sia
colmato il gap di competenze tecnologiche tipico delle imprese minori, che
impedisce loro di recepire le innovazioni prodotte all’esterno. Per questo motivo, gli
obiettivi più recenti di queste politiche riguardano l’incentivazione alla ricerca
interna alle imprese, alla collaborazione fra imprese e fra queste e le università, la
creazione di imprese basate sulle nuove tecnologie.
Le politiche infrastrutturali, rappresentano l’ossatura di un sistema innovativo nazionale o locale. Nel nuovo concetto di Technological Infrastructure Policy (TIP)
rientrano iniziative raggruppabili sostanzialmente in strutture miste di ricerca,
strutture di trasferimento tecnologico, iniziative di clustering e networking. In tale
ottica, nei paesi più avanzati si assiste alla creazione di un’ampia struttura di
servizi tecnologici e finanziari che coinvolge, in generale, tre tipologie di attori: i
produttori di innovazione (università e centri di ricerca), le organizzazioni
economiche collettive (camere di commercio e associazioni di industriali) e le
istituzioni autonome, appositamente create per occuparsi del trasferimento
tecnologico (agenzie, centri di informazione, incubatori). Una recente linea di
sostegno riguarda i distretti tecnologici. Se, infatti, è vero che le PMI introducono
esplicite attività di R&S solo in misura marginale, è anche vero, invece, che le PMI
5
EUREKA è una iniziativa internazionale di promozione e sostegno della ricerca scientifica ed industriale
varata nel 1985.
Il principale obiettivo di EUREKA è accrescere la produttività e la competitività dell'economia e
dell'industria europea promovendo la nascita di progetti di R&S. La partecipazione ad un progetto
EUREKA consente l'accesso a finanziamenti pubblici erogati dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e
della Ricerca. Eureka rappresenta una strumento unico per la partecipazione ad una rete di ricerca
internazionale specificamente orientata al mercato. Inoltre la sua impostazione innovativa, basata sul
principio bottom-up, offre ai partecipanti la possibilità di indirizzare i progetti nella direzione delle proprie
esigenze con motivazioni di carattere commerciale e tecnologico. Alla fine di giugno 2001, dopo la
Conferenza Ministeriale di Hannover, il portafoglio di progetti EUREKA in corso ha raggiunto 704 progetti,
per un costo totale stimato in circa 12.3 miliardi di Euro. Tali progetti coinvolgono nell'insieme circa 3000
partecipanti di cui oltre 2000 imprese industriali e circa 1000 piccole e medie imprese. I progetti conclusi
sono invece saliti a 1037 con un costo totale di circa 13,5 miliardi di Euro.
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Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
collocate in distretti industriali stanno introducendo intensamente innovazioni di
processo e di prodotto. La formazione di network fra i soggetti pubblici e privati è
considerata, dunque, la principale via per stimolare l’innovazione nelle PMI e
estendere la diffusione dei risultati della R&S, attraverso l’istituzione di centri
innovativi, il coinvolgimento di grandi imprese, l’offerta di servizi reali, la
promozione di incubatori e business angel per favorire la creazione e lo sviluppo di
nuove imprese innovative.
Le politiche attuate a livello italiano derivano da un sistema di competenze ripartite
tra diverse funzioni e responsabilità della Pubblica Amministrazione. Il quadro è
complicato dal concorso di due fenomeni tendenzialmente convergenti. Da una
parte, nel tempo si sono succedute modifiche nella legislazione che sono andate, di
volta in volta, a sommarsi alla normativa vigente, creando una sorta di
stratificazione poco organica; dall’altra, sempre di più gli interventi in favore della
ricerca e dell’innovazione sono stati introdotti in forma meno esplicita e dedicata
del passato. Infine, è necessario considerare il processo volto a trasferire
competenze e risorse dal centro alla periferia, processo nell’ambito del quale
tematiche quali innovazione e trasferimento tecnologico, non dipendenti da fondi
nazionali, sono diventate materia di intervento degli enti locali.
All’interno delle misure di sostegno diretto o indiretto alla ricerca scientifica e
all’innovazione, assume un ruolo centrale il sistema degli aiuti e degli incentivi alle
imprese. L’attuale sistema dei sostegni nazionali alle attività di R&S è il frutto di un
lungo percorso evolutivo completatosi nel 2001. Tale processo di revisione, che ha
semplificato il quadro precedente, ha condotto all’inserimento organico dei
provvedimenti d’incentivazione in seno alle linee guida del Piano Nazionale della
Ricerca (PNR), affiancando coerentemente la ricerca scientifica di base a quella
industriale e a quella applicata. Alle linee guida del PNR si adeguano non solo gli
incentivi gestiti centralmente, ma anche le misure cofinanziate dai Fondi strutturali
per le aree svantaggiate del Paese e, per ragioni di coerenza, le agevolazioni di
fonte regionale. Oggi lo schema comprende due principali meccanismi di aiuto, il
Fondo per l’Innovazione Tecnologica (FIT) e il Fondo per le Agevolazioni alla
Ricerca (FAR), cui si aggiungono altri fondi speciali, ovvero il Fondo per gli
Investimenti in Ricerca di Base (FIRB), il Fondo Integrativo Speciale Ricerca (FISR)
e il Fondo Speciale Integrativo per la Ricerca di Interesse Strategico (FSSRIS).
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All’interno di questo schema, la revisione delle modalità di gestione dei fondi di più
immediato interesse per le imprese, il FAR e il FIT, ha condotto a una più precisa
definizione delle rispettive sfere di competenza. Il sostegno oggi accordato dal FAR
del MIUR riguarda “le attività di ricerca industriale, eventualmente estese a non
preponderanti
attività
di
sviluppo
pre-competitivo,
purchè
necessarie
alla
validazione dei risultati della fase precedente”. L’ambito di intervento del FIT, che
fa capo al Ministero delle Attività Produttive, si colloca a valle nel ciclo della R&S e
attiene alle “attività di prevalente sviluppo pre-competitivo”. I fondi speciali
svolgono,
infine,
un’attività
complementare
di
incentivazione
alla
ricerca
fondamentale a medio e lungo termine.
Nel quadro attuale, le Regioni, anche a statuto speciale, non dispongono di potere
legislativo in materia di ricerca scientifica vera e propria, ossia di ricerca
fondamentale6, la cui competenza è rimasta in capo allo Stato, mentre la delega
legislativa ha riguardato la politica industriale e tecnologica, nell’ambito della quale
gli organi regionali sono più volte intervenuti per sostenere programmi e progetti di
ricerca industriale, di innovazione e trasferimento tecnologico. Il quadro degli
incentivi e delle misure regionali risulta però articolato e contempla una vasta
gamma di interventi che in alcuni casi prevedono una serie di azioni tra loro
coordinate e assumono il carattere di ”piano” per il sostegno della ricerca e
dell’innovazione o prevedono la definizione di programmi articolati a carattere
pluriennale.
1.1L’evoluzione del quadro normativo nazionale di riferimento
Lo Stato può assumere un ruolo nelle attività di R&S sostanzialmente su tre livelli:
ƒ
può erogare fondi;
ƒ
può produrre direttamente attività di R&S;
ƒ
può, infine, coordinare gli sforzi dei soggetti privati e/o promuovere forme di
collaborazione tra le imprese o tra le imprese e le strutture pubbliche di ricerca.
6
D. lgs 112/118 "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti
locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59".
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L’analisi del contesto italiano, in generale, evidenzia una divisione tra i diversi tipi
di schemi statali attuati fra il dopoguerra ed oggi. Per molto tempo il sistema
dell’educazione e della ricerca sono stati gestiti separatamente senza grande
attenzione al loro aggiornamento e modernizzazione e sono rimasti fortemente
centralizzati. Come è mostrato dalla ricerca “Road map for Italy” realizzata dal
MIUR e Confindustria7, le direttrici tecnologiche e i processi di apprendimento sono
stati forzatamente separati e la politica mission, principalmente attuata attraverso
il CNR ha principalmente beneficiato i sistemi di ricerca universitari e, in parte, le
grandi imprese; anche i più importanti schemi per l’innovazione promulgati in
seguito, come la legge 46/82, hanno penalizzato le PMI.
L’evoluzione degli interventi a favore delle attività di R&S ha registrato delle
importanti novità a partire dagli anni ’60, quando si è assunta consapevolezza del
ruolo rivestito dall’innovazione tecnologica e dalla ricerca applicata per la
competitività del sistema industriale italiano. Seguendo la tendenza internazionale
ad un maggior coinvolgimento del Governo centrale nel sostegno alla ricerca, la
Presidenza del Consiglio dei Ministri ha assunto la funzione di centro di
coordinamento e di stimolo degli interventi pubblici destinati alle attività di ricerca
aziendale ed universitaria, costituendo il primo riferimento istituzionale per i
soggetti operanti nel campo della ricerca scientifica in Italia.
Alla fine degli anni ’60 si è affermata la necessità di elaborare una serie di strumenti indispensabili per realizzare il suddetto orientamento di politica pubblica e, di
conseguenza, con la legge 1089 del 1968 è stato istituito il Fondo speciale Ricerca
Applicata (Fra), con lo scopo di accelerare il progresso e lo sviluppo del sistema
industriale del Paese e l’adozione delle tecnologie e delle tecniche più avanzate. Gli
interventi finanziati dal Fra, sotto forma di partecipazioni al capitale, crediti
agevolativi e cofinanziamento, avevano come destinatari società di ricerca
costituite da enti pubblici economici, da imprese industriali o loro consorzi.
Nel tempo, si è fatta strada l’idea di proporre per lo Stato un ruolo più forte nel
sostegno alla ricerca, anche nel settore privato. Questo orientamento è stato
tradotto nella legge 46 del 1982, “Interventi per i settori dell’economia di rilevanza
7
Annunziato P., Montanino A. (a cura di)(1999), Road Map for Italy, Indagine sui fabbisogni tecnologici
delle PMI, Ricerca del Centro Studi Confindustria e MIUR, Roma, Sip.
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nazionale”, che ha rifinanziato il Fra nei settori tradizionali ed ha introdotto alcune
importanti novità nella politica industriale italiana, come, ad esempio, l’estensione
dei soggetti in grado di accedere ai benefici del Fondo8 e l’attenzione all’esigenza di
formazione del personale scientifico specializzato nelle attività di ricerca industriale.
L’innovazione più significativa introdotta dalla legge 46/1982 è stata, tuttavia,
l’introduzione del Programma Nazionale di Ricerca, che doveva permettere di
effettuare una pianificazione delle attività nazionali di ricerca in ottica strategica.
La necessità di un coordinamento istituzionale delle attività di R&S ha, inoltre,
portato alla costituzione del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e
Tecnologica.
Successivamente, con la legge 317/91 si è cercato di fornire un supporto
importante alla diffusione e al trasferimento di innovazione alle PMI9. La
formulazione di questa legge era molto innovativa, sia per gli strumenti finanziari
(incentivi fiscali) sia per l’adozione di procedure burocratiche rapide. Tuttavia, la
sua applicazione ed i risultati ottenuti sono stati considerevolmente inferiori alle
8
I soggetti ammessi a beneficiare degli interventi del Fra aui sensi della Legge n.46/1982, diventano
infatti:
a) imprese industriali;
b) consorzi tra le imprese industriali;
c) enti pubblici economici che svolgono attività produttiva;
d) società di ricerca costituite con i mezzi del fondo tra i soggetti delle lettere a), b), c) ed e), nonché tra
le società finanziarie di controllo e di gestione di imprese industriali;
e) centri di ricerca industriale con personalità giuridica autonoma, promossi dai soggetti di cui alle lettere
a), b) e c), nonché dalle società finanziarie di controllo e di gestione di imprese industriali;
f) consorzi tra imprese industriali ed enti pubblici;
g) istituti ed enti pubblici di ricerca a carattere regionale (1/a);
g-bis) imprese artigiane, di cui alla legge 8 agosto 1985, n. 443 (1/b).
9
La legge ha la finalità di promuovere lo sviluppo, l'innovazione e la competitività delle piccole imprese,
costituite anche in forma cooperativa, con particolare riguardo:
a) alla diffusione e allo sviluppo delle nuove tecnologie;
b) allo sviluppo e all'attività di consorzi e di società consortili tra piccole imprese nonché‚ dei consorzi,
delle società consortili e delle cooperative di garanzia collettiva fidi, costituiti da piccole imprese
industriali, artigiane,commerciali e di servizi;
c) alla diffusione di nuove strutture e strumenti finanziari per l'innovazione e lo sviluppo delle piccole
imprese;
d) alla creazione, allo sviluppo e all'ammodernamento delle piccole imprese localizzate nelle aree colpite
da crisi di settori industriali nell'ambito di specifiche azioni di risanamento e sviluppo decise in sede
comunitaria;
e) agli investimenti delle piccole imprese innovative.
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aspettative, a causa di una cronica mancanza di fondi e l’assenza da parte dello
Stato di qualsiasi valutazione preventiva rispetto ai finanziamenti; la legge,
pertanto, nella sua applicazione si è trasformata in uno strumento per incoraggiare
gli investimenti.
Nella seconda metà dello scorso decennio sono state adottate nuove misure per
raggiungere specifici obiettivi. In alcuni casi si è trattato di una copia dalla
precedente legge 317/91, ma limitatamente alle aree depresse, mentre la 317/91
ha avuto validità per tutte le PMI italiane.
L’impianto normativo che regola le misure di sostegno all’innovazione e alla ricerca
è rimasto, negli ultimi anni, sostanzialmente immutato. Sono, invece, mutate
significativamente le caratteristiche degli accessi alle agevolazioni, anche in
relazione a una crescente semplificazione amministrativa. Sono stati, infatti,
registrati un più rapido accoglimento delle domande, una riduzione progressiva
della dimensione dei progetti agevolati e una crescita degli accessi delle piccole
imprese.
In seguito alla delega legislativa concessa dal Parlamento al Governo nell’ambito
della legge 59/1997, è stata attuata una riforma relativa al sostegno alla ricerca di
interesse industriale, che ha avuto luogo in due distinte fasi temporali. Inizialmente
sono state introdotte delle procedure armonizzate nella gestione degli strumenti
legislativi vigenti (leggi 46/1982 e 346/1988 per la parte di gestione del MIUR o il
Fra), e di quelli di nuova istituzione (la parte di competenza MIUR, in applicazione
della delibera Cipe per l’attuazione della legge 488/1992), per mezzo di più decreti
ministeriali pubblicati tra novembre 1997 e febbraio 1998. Le linee guida
dell’intervento,
sono
state
finalizzate
alla
definizione
di
tempistiche
certe,
all’obbligo di cofinanziamento da parte dei soggetti beneficiari e allo spostamento
dell’attenzione verso l’esecuzione degli interventi.
Successivamente, si è provveduto all’introduzione sperimentale di nuove modalità
di cooperazione pubblico-privato nell’ambito del riordino della strumentazione in
favore dell’occupazione10, nel cui ambito sono state attivate opportunità, come il
sostegno all’assunzione e alla mobilità di giovani ricercatori per le PMI. Infine, la
10
Legge 24 giugno 1997, n. 196 "Norme in materia di promozione dell'occupazione."
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Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
parte sperimentale dell’iniziativa di riordino ha riguardato il contributo per
commesse di ricerca11. Per quanto concerne la programmazione sottoposta a
negoziazione, l’intervento più significativo attivato nella prima fase di avvio della
riforma, è derivato dalla delibera Cipe del marzo 1997 che formalizzava il varo di
una trentina di “cluster” tra diversi soggetti operanti nelle aree di pertinenza della
legge 488/1992, con l'obiettivo di sostenere “i piani di potenziamento di reti di
ricerca”. Il risultato di questa prima fase della riforma, conclusa entro l’estate
1998, può essere così riassunta:
ƒ
attivazione di procedure automatiche per le imprese che svolgono ricerca ed
innovazione in forma non strutturata, provvedimento ulteriormente rafforzato
dalla legge 140/1997;
ƒ
“rivisitazione” delle modalità valutative con una standardizzazione procedurale
e con l’accelerazione dei tempi di istruttoria, ottenuta anche tramite una nuova
serie di soggetti finanziari coinvolti nel processo di sostegno;
ƒ
ripensamento
sulle
modalità
di
programmazione
negoziale,
per
mezzo
dell’esperienza maturata attraverso i Programmi Nazionali di Ricerca (PNR), la
legge 46/1982 e la legge 488/1992.
La seconda fase della riforma ha dato una visione unitaria al disegno di riordino e
sperimentazione, per mezzo della definizione di un provvedimento quadro, il D.
Lgs. 297/1999, riassuntivo e integrativo delle precedenti esperienze. Nel 1999,
infatti, la politiche per l’innovazione italiane per tutti i settori sono state
completamente riviste e la totalità delle leggi è stata razionalizzata. Il decreto
suddetto ha delimitato più chiaramente le tre strategie, automatica, valutativa e
negoziale, anche alla luce della disciplina nazionale degli aiuti (D.Lgs 123/1998), ha
individuato nel Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca (FAR) lo strumento finanziario
soggetto ad una gestione unitaria (a valere sulle due leggi di finanziamento
46/1982 e 488/1992) e ha identificato soggetti beneficiari e strumenti. La legge
1329/65 (acquisto di macchinari), 317/91 (innovazione delle PMI), 598/94
(tecnologie innovative e protezione ambientale) e 140/97 (R&S pre-competitiva)
sono state delegate alle Regioni, mentre le restanti leggi sono state distinte in base
11
Legge 27 dicembre 1997, n. 449 "Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica”.
14
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
alla prevalenza industriale o pre-competitiva della R&S. Sono stati, inoltre,
introdotti o riformulati tre fondi:
ƒ
il Fondo Unico Regionale, in cui confluiscono le risorse statali relative alle leggi
delegate alle Regioni;
ƒ
il Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca, regolato dal decreto legislativo 297/99
e gestito dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, che finanzia la R&S
industriale;
ƒ
il Fondo per l’Innovazione Tecnologica, gestito dal Ministero per le Attività
Produttive, che sostiene i programmi relativi ad attività di sviluppo precompetitivo, ancora governata dalla legge 46/82.
Tale quadro è mutato ulteriormente in seguito all’introduzione del Decreto
Ministeriale 08/08/2000, n. 593, recante “Modalità procedurali per la concessione
delle agevolazioni previste dal D. Lgs. n. 297/99”. Con questo provvedimento è
stato reso operativo, a decorrere dal 17 febbraio 2001, il riordino e la
razionalizzazione del sistema di agevolazione alla ricerca industriale gestito dal
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sino a quella data regolato
da una miriade di norme e regolamenti susseguitesi in un arco temporale di oltre
30 anni. Ci si riferisce, in particolare, alla legge 46/82, alla legge 488/92, alla legge
346/88, alla legge 196/97, alla legge 449/97. Il decreto 593/2000 riunisce in un
unico testo regolamentare il sistema di agevolazioni alle imprese che investono in
R&S, ed elimina dall’ordinamento le precedenti normative in materia. Il sostegno
ministeriale riguarda le attività di ricerca industriale, eventualmente estese alle
attività di sviluppo pre-competitivo necessarie alla validazione dei risultati della
fase precedente. Con ciò è stato anche chiarito l’ambito di intervento del MIUR
rispetto a quanto di competenza del Ministero dell’Industria (oggi Ministero delle
Attività Produttive) il quale si concentra sulle attività di prevalente sviluppo precompetitivo.
Gli interventi ricompresi nel decreto sono regolati secondo le tipologie valutativa,
negoziale e automatica e gravano sul Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca (FAR).
Con la legge finanziaria 2000 sono stati considerati ammissibili agli interventi a
valere sul FAR anche quelli proposti dagli enti di ricerca a carattere regionale e dai
parchi scientifici e tecnologici istituiti con legge regionale. Una novità significativa è
15
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
data dall’opportunità, fino ad ora preclusa, concessa ai soggetti industriali e alle
strutture del mondo pubblico della ricerca (Università ed Enti pubblici di ricerca) di
presentare progetti in modo congiunto. Il decreto 593/2000 consente, quindi,
all’impresa e all’Università o Ente di portare avanti in modo congiunto un singolo
progetto.
Accanto ai finanziamenti agevolati, l’altra forma di intervento pubblico per favorire
l’attività di innovazione è rappresentata dagli incentivi fiscali. Come detto in
precedenza, il primo provvedimento emanato a tale riguardo è stata la Legge n.
317/1991, che ha previsto un credito d’imposta alle PMI ubicate su tutto il territorio
nazionale per spese relative a fabbricati, macchinari e immobilizzazioni immateriali.
Con la Legge n. 140/97 è stato introdotto un bonus fiscale per le spese di R&S
sostenute dalle imprese industriali. La successiva Legge n. 388/2000, all’art. 108,
ha previsto la concessione di crediti d’imposta per le imprese che svolgono attività
industriale
su
tutto
il
territorio
nazionale,
in
misura
massima
del
75%
dell’incremento delle spese di R&S sostenute a decorrere dall’inizio del 2001,
rispetto alla media delle analoghe spese sostenute nei tre esercizi precedenti.
L’ultimo provvedimento in ordine temporale è rappresentato dal Decreto Legge n.
269 del 30 settembre 200312. Una parte di tale Decreto è composta da disposizioni
volte a promuovere l’attività di ricerca e sviluppo. In particolare sono previsti
quattro tipi di interventi:
ƒ
detassazione di alcune tipologie di spese specificamente individuate (la
cosiddetta Tecno-Tremonti);
ƒ
previsione di aiuti finanziari agli investimenti in ricerca e innovazione;
ƒ
disposizione di incentivi per il rientro dei ricercatori residenti all’estero;
ƒ
creazione di un Istituto Italiano di Tecnologia, con lo scopo di promuovere lo
sviluppo tecnologico e l’alta formazione tecnologica, favorendo la crescita del
sistema produttivo nazionale.
12
Il Decreto è stato convertito nella Legge n. 326 del 24 novembre 2003, collegato alla Legge
Finanziaria del 2004.
16
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
1.2 Gli ambiti di intervento delle politiche regionali
Il sostegno alla ricerca, all’innovazione e alla tecnologia presenta, nel nostro Paese,
un quadro articolato e complesso che si differenzia al variare del settore e dei
soggetti di riferimento. Contemporaneamente, le politiche di R&S e innovazione
hanno assunto una “nuova” dimensione territoriale, derivante dal trasferimento di
poteri attraverso il D.Lgs 31 marzo 1998, n. 11213. Questo Decreto ha, infatti,
offerto anche alle Regioni a statuto ordinario la possibilità di strutturare il proprio
intervento anche in materia di politica industriale e tecnologica, eccetto la ricerca
scientifica in senso stretto, ossia la ricerca fondamentale, che rimane di pertinenza
dello Stato. L’ambito di competenza regionale nel settore della R&S riguarda,
quindi, i compiti e le funzioni concernenti la promozione di programmi e progetti di
ricerca industriale e attività di sviluppo pre-competitivo.
Tali poteri si sommano, nelle regioni oggetto dell’intervento sussidiato europeo, a
quelli derivanti dalla programmazione di impiego del cofinanziamento comunitario,
in molti casi direttamente indirizzato a sostenere azioni ed infrastrutture legate alla
ricerca applicata.
Secondo le informazioni ministeriali, gli aiuti regionali hanno rappresentato una
rilevante percentuale del circa 10% del totale delle risorse disponibili nella seconda
metà degli anni ’90. Questo intervento non è stato scevro dalle stesse
caratteristiche negative di quello nazionale, ossia la proliferazione di misure spesso
non specializzate, con sovrapposizione sugli interventi nazionali, e mancanza
selezioni territoriali all’interno delle regioni. Contemporaneamente, l’intervento
regionale ha rivelato una marcata preponderanza di misure per lo sviluppo
produttivo e orientate alla razionalizzazione, attraverso l’uso predominante di
procedure valutative e attraverso un piccolo uso di quelle automatiche o negoziali.
Comunque, questa situazione non ha impedito ad alcune amministrazioni regionali
di proporre progressivamente una serie di leggi e, allo stesso tempo, di maturare
competenze e capacità professionali per incoraggiare lo sviluppo locale. Soprattutto
nelle regioni del nord oggi è possibile osservare un set coerente di misure.
13
Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo Stato alle regioni e agli ente i locali, in
attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n.59.
17
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Sin dagli anni ’80 le Regioni italiane hanno affiancato il governo nazionale
nell’attuazione
delle
politiche
generalmente
definite
“per
l’innovazione”,
focalizzandosi soprattutto sulle politiche per la diffusione e il trasferimento
tecnologico e in misura minore sulle politiche infrastrutturali.
Le iniziative più tradizionali, attuate negli anni ’80, sono state basate sul sostegno
all’acquisto
di
nuovi
macchinari
e
nuove
attrezzature
che
incorporavano
innovazione. Negli anni ’90, accanto a questo, si è cominciato a favorire in maniera
sempre più importante il trasferimento di conoscenza. Altri obiettivi più recenti
delle politiche regionali sono: il sostegno alla ricerca industriale; la cooperazione
tra le imprese e tra le imprese e le università o i centri di ricerca statali; la
creazione di spin-off ad alta tecnologia.
Le Regioni italiane tendono a raggiungere, fondamentalmente, quattro obiettivi:
ƒ
sostenere la competitività;
ƒ
promuovere infrastrutture e servizi;
ƒ
sostenere
specifiche
aree
territoriali,
distretti
industriali
e
aree
di
re-
industrializzazione;
ƒ
promuovere e sostenere la ricerca.
Tutte le Amministrazioni, ad eccezione di Abruzzo, Calabria e Umbria, hanno
definito attraverso una specifica legge regionale i rispettivi ambiti
e modalità di
intervento nel campo della ricerca e dell’innovazione a sostegno delle imprese
operanti nel proprio territorio, in alcuni casi modificando la legislazione vigente, in
molti altri introducendo norme completamente nuove.
La maggior parte delle leggi sono state attivate o rimodulate a partire dagli anni
’90. Costituiscono un’eccezione gli interventi promossi da Lombardia, Piemonte,
Lazio, che hanno dato impulso a politiche di sostegno all’innovazione già a partire
dalla metà degli anni ’80 in un diverso quadro normativo che rimane ancora valido.
Caratteristica di quegli anni era lo specifico approccio all’innovazione, magari
indirizzata verso imprese artigiane, piccole imprese o consorzi ad hoc, inteso come
modalità surrettizia per disciplinare una vera e propria politica industriale altrimenti
negata dalla legislazione nazionale. E’ anche interessante notare come il D.Lgs 31
marzo 1998, n.112, precedente al riordino degli interventi nazionali sulle stesse
18
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
materie,
avvenuto
nel
periodo
1999-2001,
abbia
stimolato
le
Regioni
a
riorganizzare i propri interventi nel settore della R&S, in molti casi attraverso un
assorbimento in due fasi: una prima legge di recepimento delle competenze
trasferite, una seconda per l’effettivo esercizio di tali potestà. Infatti, a valle
dell’introduzione di tale decreto ben 12 Regioni (includendo anche la Provincia
autonoma di Trento) hanno riorganizzato o definito la propria normativa di settore.
In genere, le norme che regolano il sostegno alle attività di R&S e innovazione sono
incluse in leggi regionali che disciplinano la materia più ampia dei regimi regionali
di aiuto alle imprese. Solo in quattro casi (Basilicata, Campania, Emilia Romagna e
Valle D’Aosta) le leggi sono finalizzate alla definizione di norme che regolano
esclusivamente le attività di R&S.
Tab. 1 – Contesto delle iniziative regionali a sostegno della R&S ed innovazione14
Leggi per promozione
Leggi per sostegno
Leggi specifiche
innovazione imprese
PMI/artigiani
promozione R&S
Basilicata
X
Campania
X
Emilia Romagna
X
Friuli Venezia Giulia
x
Lazio
X
Liguria
X
Lombardia
x
Marche
x
Molise
X
PA Bolzano
X
PA Trento
X
Piemonte
x
Puglia
X
Sardegna
X
Sicilia
X
Toscana
X
Valle d’Aosta
x
Veneto
x
Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Bolzano hanno
introdotto incentivi per le attività di ricerca fondamentale, assumendo in questo
modo
anche
implicitamente
14
le
competenze
l’inscindibilità
proprie
del
tema
dello
stato
centrale,
ricerca-innovazione
in
riconoscendo
componenti
Fonte: Le politiche industriale nelle regioni italiane, Rapporto Met 2003-2004, Meridiana, 2004.
19
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
rigidamente separate. Mentre in soli 3 casi (Piemonte, Sicilia e Toscana) gli
interventi sono limitati esclusivamente alla promozione dello sviluppo precompetitivo.
Tabella 2 – Ambito di intervento delle Leggi regionali a sostegno della R&S e innovazione15
Ricerca fondamentale
Ricerca industriale
Sviluppo pre-
x
x
X
x
X
competitivo
Basilicata
Campania
Emilia Romagna
Friuli Venezia Giulia
x
x
Lazio
x
X
Liguria
X
x
Lombardia
x
X
Marche
X
x
Molise
x
X
PA Bolzano
x
x
PA Trento
X
x
x
X
Piemonte
X
Puglia
x
Sardegna
X
X
x
Sicilia
X
Toscana
X
Valle d’Aosta
X
x
Veneto
x
x
Accanto alle leggi regionali appena analizzate, in tutte le regioni, con l’eccezione di
Marche
e
Provincia
Autonoma
di
Trento,
sono
state
attivate
misure
di
finanziamento per le attività di R&S e innovazione attraverso l’utilizzo dei Fondi
Strutturali. La tabella 3 mostra un riepilogo delle leggi regionali e delle misure dei
POR e dei DOCUP a sostegno della R&S ed innovazione nelle regioni italiane.
15
Fonte: Le politiche industriale nelle regioni italiane, Rapporto Met 2003-2004, Meridiana, 2004.
20
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Tabella 3 - Leggi regionali e misure dei POR e dei DOCUP a sostegno della R&S ed innovazione nelle regioni italiane
POR ABRUZZO
Abruzzo
Misura 2.1 Ammodernamento, consolidamento ed ampliamento del tessuto produttivo
Misura 2.3 Ricerca e sviluppo, innovazione e trasferimento tecnologico
Legge Regionale n.4 del 2-01-2003 “Disciplina delle attività di ricerca, sviluppo tecnologico ed innovazione”
POR BASILICATA
Basilicata
Misura 3.1.D.4 Miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e sviluppo tecnologico
Misura 3.2 Sistema regionale per la ricerca e innovazione
Misura 4.7 Strumenti di finanza innovativa
POR CALABRIA
Calabria
Misura 3.16 Sistema regionale per la ricerca e innovazione
Misura 3.9 Sviluppo della competitività delle imprese pubbliche e private con priorità alle PMI
Misura 4.1 Crescita e competitività delle imprese industriali, artigiane, del commercio e dei servizi
Legge Regionale n.5 del 28-03-2002
PianO REGIONALE SULL’INNOVAZIONE
POR CAMPANIA
Misura 3.13 Miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico
Campania
Misura 3.16 Promozione della ricerca e del trasferimento tecnologico nei settori connessi alla crescita e allo sviluppo sostenibile del sistema Campania
Misura 3.17 Sostegno ai programmi di ricerca, di innovazione e di trasferimento
Misura 3.9 Sviluppo della competitività delle imprese pubbliche e private con priorità alle PMI
Misura 4.2 Sostegno allo sviluppo produttivo del tessuto imprenditoriale regionale
Misura 6.3 Sostegno allo sviluppo della società dell’informazione del tessuto produttivo
Legge regionale n.14 del 14-05-2002 Promozione del sistema regionale delle attività di ricerca industriale, innovazione e trasferimento tecnologico
Programma regionale per la ricerca industriale, l’innovazione e il trasferimento tecnologico
EmiliaRomagna
Programma triennale per le attività produttive
DOCUP EMILIA ROMAGNA
Misura 1.2 Innovazione e qualificazione imprenditoriale della piccola impresa
Misura 1.5 Sostegno allo start-up delle imprese innovative
Misura 1.6 Sviluppo di progetti di innovazione e ricerca
21
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Legge regionale n.12 del 22-04-2002 Disciplina organica dell’artigianato
Legge regionale n.11 del 30-04-2003 Disciplina generale in materia di innovazione
Friuli Venezia
Giulia
DOCUP FRIULI VENEZIA GIULIA
Misura 1.3 Competitività e attrattività delle infrastrutture per lo sviluppo delle attività produttive
Misura 2.1 Aiuti agli investimenti delle imprese
Misura 2.2 Servizi finanziari per il rafforzamento del capitale sociale
Misura 2.5 Sostegno allo start-up di nuova imprenditorialità
Legge Regionale 2/85 modificata dall’art. 20 della L.R. 10/01: Interventi nel capitale di rischio delle PMI
Legge Regge 23/86, modificata dall’art. 19 della L.R. 10/01: Contributi a fondo perduto
Legge 598/94
DOCUP LAZIO
Asse 2 – Reti materiali e immateriali - misura 2.4
sottomisura 2..4.2 - società dell’informazione e dell’innovazione “progetto "business lab"
sottomisura 2.5.2: ricerca e trasferimento tecnologico nei poli d’eccellenza
Asse 4 - Miglioramento della competitività delle imprese:
Lazio
sottomisura 4.1.1: servizi reali alle PMI
sottomisura 4.1.2: aiuti per gli investimenti delle imprese artigiane e delle piccole imprese
sottomisura 4.1.3: aiuti per gli investimenti delle imprese giovanili e femminili;
sottomisura 4.1.4: aiuti per gli investimenti delle PMI
sottomisura 4.1.5: sostegno agli investimenti delle PMI attraverso il fondo unico regionale
sottomisura 4.1.6: fondo di garanzia.
sottomisura 4.2.1: fondo di pre-investimento
sottomisura 4.2.2: fondo per l'innovazione
sottomisura 4.2.3: fondo di capitale di rischio per i processi di innovazione
DOCUP LIGURIA
Liguria
Misura 1.3 - Servizi di ingegneria finanziaria
Misura 1.4 – Sostegno all'innovazione
Misura 3.7 - Animazione economica e tecnologica
Legge Regionale 7/93: Interventi per l'innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese
Legge Regionale 35/96: Misure di intervento in materia di Ricerca, Innovazione, e Trasferimento tecnologico
Lombardia
Legge Regionale 140/97: Misure fiscali a sostegno dell'innovazione nelle imprese industriali. art. 13 del decreto-legge n. 79/1997, convertito dalla legge n.
140/1997
DOCUP LOMBARDIA
22
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Misura 1.1 - Incentivi agli investimenti delle imprese
Misura 1.2 - Sostegno alla domanda di servizi qualificati all'impresa
Misura 1.4 - Interventi di ingegneria finanziaria
Misura 1.5 - Sostegno alla creazione di nuove imprese
POR LOMBARDIA OB.3
Misura D.4 - Miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e sviluppo tecnologico
Legge regionale 28 ottobre 2003, n. 20: Testo unico delle norme in materia industriale, artigiana e dei servizi alla produzione
DOCUP MARCHE
Marche
Misura 1.1 - Aiuti agli investimenti produttivi ed ambientali delle PMI industriali e artigiane
Misura 1.2 - Servizi di ingegneria finanziaria
Misura 1.3 - Incentivi per il miglioramento della qualità ed il rafforzamento della competitività delle PMI
Misura 1.4 - Infrastrutture per il sistema produttivo
Legge regionale n.27 del 14-4-2000 Riordino della disciplina in materia di industria
POR MOLISE
Molise
Misura 3.1.2 - Ricerca e sviluppo
Misura 4.1 - Aiuti alle PMI industriali
Misura 4.4 - Sostegno "de minimis" ai servizi reali alle imprese
Legge regionale 56/86: Promozione delle innovazioni tecnologiche nelle piccole imprese - Interventi per la qualità aziendale nel sistema delle imprese minori
Legge regionale 24/97: Interventi per lo sviluppo dei sistemi di imprese nei distretti industriali del Piemonte
Piemonte
DOCUP PIEMONTE
Misura 2.4 - Valorizzazione della ricerca scientifica al fine di promuovere il trasferimento tecnologico e sviluppo della società dell'informazione
Misura 2.6 - Incentivi alle PMI per progetti di ricerca e per investimenti a finalità ambientale
POR PUGLIA
Misura 3.1.2 – Miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e sviluppo tecnologico
Puglia
Misura 3.1.3 – Ricerca e sviluppo tecnologico
Misura 4.1 – Aiuti al sistema industriale
Misura 4.1.9 – Interventi per la capitalizzazione ed il consolidamento finanziario del sistema delle PMI, dell’artigianato, del turismo e del commercio
POR SARDEGNA
Sardegna
Misura 3.13 – Ricerca e sviluppo tecnologico nelle imprese e territorio
Misura 4.1 - Rafforzamento competitivo del tessuto imprenditoriale locale
Misura 4.3 - Sostegno alla nascita e allo sviluppo di nuove imprese
Sicilia
POR SICILIA
23
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Misura 3.13 - Formazione per la ricerca
Misura 3.14 - Promozione e sostegno al sistema regionale per la ricerca e l’innovazione
Misura 3.15 - Reti per lo sviluppo della ricerca scientifica
Misura 4.04 - Servizi innovativi di rete e strumenti di sviluppo territoriale
Legge regionale n.1 del 26 gennaio 2004 recante Promozione dell'amministrazione elettronica e della società dell'informazione e della conoscenza nel
sistema regionale. Disciplina della "Rete telematica regionale toscana"
Toscana
DOCUP TOSCANA
Misura 1.3 - Ingegneria finanziaria
Misura 1.7 - Trasferimento dell'innovazione alle PMI
Misura 1.8 - Aiuti alla ricerca industriale e pre-competitiva
Legge 13 febbraio 1997, n. 4 cap. 4: Agevolazioni per attività di ricerca e sviluppo
Bolzano Alto
Adige
Legge provinciale 13 dicembre 1999, n. 6: Interventi della Provincia autonoma di Trento per il sostegno dell’economia e della nuova imprenditorialità
DOCUP PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO
Misura 3.2 - Aiuti per attività di ricerca a favore delle PMI
Misura 3.3 - Creazione di incubatori di impresa
DOCUP UMBRIA
Misura 1.2 - Promozione del territorio, marketing d'area
Umbria
Misura 1.4 - Sviluppo della società dell’informazione
Misura 2.1 - Sostegno allo sviluppo dei sistemi produttivi locali
Misura 2.2 - Servizi alle imprese, innovazione, animazione economica
Misura 2.3 - Servizi finanziari alle imprese
Legge regionale 31 marzo 2003, n. 6: Interventi regionali per lo sviluppo delle imprese industriali e artigiane.
Valle d’Aosta
Legge regionale 7 dicembre 1993, n. 84 e successive modificazioni ed integrazioni: Interventi regionali in favore della ricerca e dello sviluppo
DOCUP VALLE D'AOSTA
Misura 2 - Sviluppo e consolidamento della "cultura d'impresa"
Legge regionale 28 gennaio 1997, n. 3: Interventi regionali a favore della qualità e dell'innovazione
Legge regionale 20 gennaio 2000, n. 1: Interventi per la promozione di nuove imprese e di innovazione dell’imprenditoria femminile
Legge regionale 1 febbraio 2001, n. 3: Interventi regionali di sostegno a reti e servizi telematici per le imprese artigiane
Veneto
DOCUP VENETO
Misura 1.3 - Aiuti alla capitalizzazione dei consorzi fidi
Misura 1.5 - Servizi alle imprese
Misura 1.7 - Contributi alla ricerca e l'innovazione
24
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Misura 2.3 - Attività di ricerca e trasferimento tecnologico
Misura 2.5. b: Sviluppo della società dell’informazione
25
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
1.3 La dimensione del sostegno pubblico alle imprese italiane
Una misura del sostegno statale alle imprese italiane per le attività di R&S è fornito
dalla Relazione sugli incentivi 2004, il settimo rapporto annuale sulle norme di
incentivazione alle attività economiche e produttive predisposto dal Ministero delle
Attività Produttive d’intesa con i Ministeri dell’Economia e delle Finanze e
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Nella quantificazione degli incentivi erogati alle imprese occorre tener conto che:
ƒ
sono diversi i livelli di governo (lo Stato, le Regioni, l’Unione Europea), che
intervengono in materia di incentivi alle imprese;
ƒ
si sono ampliate le competenze delle Regioni ed è aumentata la quota di risorse
dirette delle Amministrazioni locali destinata alle imprese, non intermediata dal
bilancio dello Stato, che quindi non è più la fonte unica di informazioni riguardo
all’ammontare dei trasferimenti.
Sebbene la numerosità degli interventi, come sottolineato nei paragrafi precedenti,
sia un elemento di criticità dell’intero sistema degli aiuti pubblici, ciò è in parte
attenuato dalla concentrazione delle risorse su un numero sostanzialmente
contenuto di strumenti agevolativi: oltre il 70% delle agevolazioni concesse alle
imprese nel 2003 è riferito a dieci soli programmi agevolativi, che sono indirizzati
essenzialmente al sostegno delle aree depresse e agli investimenti in R&S. Questo è
un dato importante, che segnala come le politiche degli aiuti pubblici si siano
indirizzate sostanzialmente su due obiettivi fondamentali per il nostro Paese: il
recupero dei differenziali di sviluppo delle aree meno sviluppate, il sostegno alla
ricerca e sviluppo e all’innovazione. Tuttavia, gli strumenti di incentivazione sono
ancora numerosi e questo condiziona l’efficienza complessiva del sistema.
A livello comunitario, l’Italia fa parte del gruppo di Paesi che hanno orientato gli
aiuti in modo assolutamente prevalente verso obiettivi di carattere orizzontale
(ricerca e sviluppo, PMI, politiche regionali, ecc.), che sono ritenuti meno distorsivi
della concorrenza. Elevata è la quota di aiuti alle politiche regionali (48% circa),
tenuto conto dell’estensione delle aree svantaggiate nel nostro Paese; elevato
anche il livello di sostegno alle PMI (34%), mentre la percentuale degli aiuti alle
26
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
imprese destinati alla R&S è molto più ridotta (15%), anche se è cresciuta negli
ultimi anni.
Nella Relazione sugli interventi di sostegno alle attività produttive, ciascun
intervento
è
associato
ad
un
obiettivo
specifico,
individuato
attraverso
un’interpretazione del testo normativo e un’analisi delle variabili più importanti che
caratterizzano lo strumento agevolativo (soggetti beneficiari, area di intervento,
tipologia dell’agevolazione, investimenti/spese ammissibili)16.
Dall’analisi del Ministero emerge che la percentuale degli aiuti destinati alla ricerca
e sviluppo è il 15% degli aiuti pubblici totali, anche se questa percentuale nel
periodo 1999-2003 ha registrato un incremento continuo.
Nel quinquennio 1999-2003, circa l’80% delle risorse complessive del sistema degli
incentivi si concentra su due obiettivi di fondamentale importanza per lo sviluppo
economico del paese: l’ammontare più consistente delle somme impegnate è
destinato alla riduzione degli squilibri territoriali di sviluppo (53,5% delle risorse
complessivamente stanziate), e alla R&S17 (18,8% delle risorse stanziate). Il 6,6%
16
Gli obiettivi specifici individuati sono: sostegno agli investimenti; ricerca e sviluppo; riduzione degli
squilibri territoriali di sviluppo; razionalizzazione di settore; nuova imprenditorialità; equilibrio della
gestione finanziaria;tutela ambientale;inoltre, ci sono ulteriori 3 interventi di carattere straordinario, per
calamità naturali.
17
Le leggi di finanziamento considerate nell’obiettivo Ricerca e sviluppo sono le seguenti:
−
46/82 (artt. 14, 19) – Fondo innovazione tecnologica (FIT)
−
808/85 – Imprese aeronautiche
−
488/92 – Ricerca
−
132/94 (art. 14) – Industria navalmeccanica (enti)
−
140/97 – Incentivi automatici per la ricerca e l'innovazione
−
413/98 (art. 5) – Industria navalmeccanica
−
D.lgs. 297/99 (artt. 1, 12) – Fondo agevolazione alla ricerca (FAR)
−
522/99 (art. 3) – Industria navalmeccanica (imprese cantieristiche)
−
388/2000 (art. 103) – Credito d’imposta per commercio elettronico
−
388/2000 (art. 103) – Collegamento telematico nella filiera tessile,
−
abbigliamento, calzature
−
D.lgs. 164/2000 – Ricerca petrolifera
27
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
riguarda il sostegno agli investimenti; meno consistenti sono le risorse destinate
agli altri obiettivi.
Tabella 4 – Stanziamenti e impegni per obiettivo nel periodo 1999-2003 (€/milioni)18
Obiettivi
Stanziamenti
Impegni
1999-2003
%
1999-2003
%
Sostegno agli investimenti
2.371
6.7
2.695
6.6
Nuova imprenditorialità
1.810
5.1
2.195
5.4
22.209
62.8
21.875
53.5
Ricerca e sviluppo
5.882
16.6
7.663
18.8
Internazionalizzazione
1.337
3.8
3.000
7.3
Equilibrio della gestitone finanziaria
756
2.1
2.368
5.8
Tutela ambientale
333
0.9
310
0.8
Razionalizzazione di settore
472
1.3
486
1.2
Riduzione degli squilibri territoriali
di sviluppo
Calamità naturali
TOTALE
174
0.5
270
0.7
35.334
100.0
40.862
100.0
All’obiettivo R&S è destinato il 21,7% delle risorse 2003 (valore più alto di quello
del 2002, pari al 20,3%) e gli strumenti che presentano gli importi più elevati sono
la legge 808/85 (ricerca e sviluppo nel settore aeronautico), che ha una dotazione
di 606 milioni di euro, il FAR, con 350 milioni di euro ed il FIT con 202 milioni di
euro. Con riferimento agli impegni si osserva una generale riduzione rispetto al
2002, che però non riguarda il FAR, la legge 140/97 (incentivi automatici per la
ricerca e l’innovazione) ed il credito d’imposta per il commercio elettronico (legge
388/2000 - art. 103). In generale, comunque, sia stanziamenti sia impegni hanno
visto una crescita continua nel corso del suddetto quinquennio, così come risultano
in sensibile aumento le erogazioni, che sono consistenti soprattutto in relazione ai
tre interventi più importanti, la legge 808/85, il FAR e il FIT. Se facciamo
riferimento alla quota di copertura (ossia alla capacità delle risorse stanziate di
soddisfare le richieste di agevolazioni delle imprese) l’obiettivo R&S fa registrare
per il 2003 un valore pari al 40.8%.
Anche da un’analisi dei dati Ministeriali, si può capire come l’innovazione e gli
investimenti in R&S siano considerati fondamentali per la competitività del sistema
Fonte: Ministero delle Attività Produttive, Relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche
e produttive. Indagine sugli incentivi alla ricerca e sviluppo, 2004.
18
28
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
produttivo e per la crescita economica di lungo periodo e che debbano essere
incentivati con
adeguate politiche. Ciò è dimostrato dalla crescita costante negli
ultimi anni sia degli stanziamenti sia degli impegni e delle erogazioni alle imprese.
Le politiche degli aiuti pubblici costituiscono, dunque, uno degli strumenti per
raggiungere l’obiettivo fissato nel Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002.
Nell’UE gli aiuti per la R&S sono aumentati, nel periodo 1998-2002, di oltre il 36%,
in un quadro di riduzione complessiva degli aiuti alle imprese. La spesa in R&S nel
nostro
Paese
è
strutturalmente
inferiore
a
quella
di
altri
paesi
europei
industrializzati: 1,1% del PIL, contro il 2% della media europea, il 2,5% della
Germania, 2,2% della Francia, 1,9% del Regno Unito. Anche le politiche di sostegno
agli investimenti in R&S sono in Italia meno incisive e finanziariamente più
“leggere”, sebbene in sensibile aumento negli ultimi anni.
Tabella 5 – Stanziamenti per obiettivo nel periodo 1999-2003 (€/milioni)19
Obiettivi
1999
2000
2001
2002
2003
Sostegno agli investimenti
534
391
523
518
405
Nuova imprenditorialità
183
165
183
1.084
195
Riduzione degli squilibri
3.946
5.567
4.497
4.123
4.076
Ricerca e sviluppo
627
1.103
1.062
1.590
1.500
Internazionalizzazione
120
190
341
331
355
Equilibrio della gestitone
425
5
10
37
279
-
40
124
94
75
165
148
91
29
39
36
36
88
14
-
6.036
7.645
6.919
7.820
6.924
territoriali di sviluppo
finanziaria
Tutela ambientale
Razionalizzazione di settore
Calamità naturali
TOTALE
Tabella 6 – Impegni per obiettivo nel periodo 1999-2003 (€/milioni)20
Obiettivi
1999
2000
2001
2002
2003
Sostegno agli investimenti
728
496
522
374
575
Nuova imprenditorialità
322
470
672
260
471
Riduzione degli squilibri
3.663
1.818
6.647
5.331
4.416
territoriali di sviluppo
Ricerca e sviluppo
1.308
732
1.031
751
505
Internazionalizzazione
417
678
649
751
505
Equilibrio della gestitone
144
462
593
559
610
19
Fonte: Ministero delle Attività Produttive, Relazione sugli interventi di sostegno alle attività
economiche e produttive. Indagine sugli incentivi alla ricerca e sviluppo, 2004.
20
Ibidem.
29
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
finanziaria
Tutela ambientale
Razionalizzazione di settore
Calamità naturali
TOTALE
35
61
58
61
95
170
68
111
126
11
2
71
137
60
-
6.789
4.856
10.420
10.052
8.745
Tabella 7 – Erogazioni per obiettivo nel periodo 1999-2003(€/milioni)21
Obiettivi
1999
2000
2001
2002
2003
Sostegno agli investimenti
530
586
389
423
295
Nuova imprenditorialità
212
259
450
431
251
Riduzione degli squilibri
1.114
1.518
2.616
3.642
2.843
Ricerca e sviluppo
945
900
1.243
1.250
1.869
Internazionalizzazione
118
190
260
232
258
34
20
34
62
27
territoriali di sviluppo
Equilibrio della gestitone
finanziaria
Tutela ambientale
Razionalizzazione di settore
Calamità naturali
TOTALE
55
44
49
155
66
359
284
227
692
124
4
10
10
14
15
3.371
3.811
5.278
6.901
5.748
L’analisi effettuata nel Rapporto Met 2003-2004 sulle politiche industriali nelle
regioni italiane ci aiuta ad avere una misura della ripartizione delle risorse
destinate agli interventi di aiuto alle imprese si ripartiscano fra le regioni italiane.
I dati riguardano l’articolazione regionale delle erogazioni che il Rapporto classifica
nella categoria “Innovazione e ricerca” e che fa riferimento alle seguenti norme:
L.46/1982 FIT, D. Lgs 297/1999, L.488/1992 Ricerca e L.10/1191.
21
Ibidem.
30
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Tabella 8 - Innovazione e ricerca. Erogazioni totali per Regione (€/milioni)
22
Regioni
1999
2000
2001
2002
2003
Piemonte
51.09
64.55
57.08
67.86
140.30
Valle d’Aosta
Lombardia
0.09
-
0.61
3.47
26.06
143.42
138.25
189.38
152.23
202.00
Trentino Alto Adige
1.13
3.04
3.50
1.38
1.02
Veneto
41.87
43.36
55.78
55.82
99.01
Friuli Venezia Giulia
10.41
13.48
7.35
22.70
21.39
Liguria
11.48
18.55
15.36
16.51
22.01
Emilia Romagna
59.84
67.18
95.18
61.34
110.28
Toscana
18.98
26.81
33.97
27.16
72.54
Umbria
5.56
4.68
6.88
8.46
7.53
Marche
8.65
10.96
15.88
10.75
14.86
Lazio
36.68
42.83
34.87
52.72
31.18
Abruzzo
0.87
6.28
9.83
6.75
8.68
Molise
2.90
4.37
0.40
0.44
0.73
10.80
21.37
32.83
20.43
37.62
Puglia
2.48
21.68
6.08
22.33
10.19
Basilicata
0.77
2.16
-
4.43
1.17
Calabria
2.09
0.72
2.36
2.31
0.61
Sicilia
0.33
10.06
10.13
15.52
2.52
Campania
Sardegna
Italia
0.04
2.99
0.18
0.37
4.14
409.49
503.32
577.63
552.98
813.58
L’analisi mette in evidenza, in generale, una scarsa propensione verso la ricerca e
l’innovazione
nel
Mezzogiorno,
dove
le
erogazioni
totali
nei
cinque
anni
raggiungono appena il 10% del totale nazionale. Di contro, si registra una buona
operatività degli strumenti previsti dalle norme in Lombardia, che nei cinque anni
eroga 825 Meuro, il 28% del totale nazionale e in Emilia Romagna, Piemonte e
Veneto che nel quinquennio erogano il 37% dei fondi totali, pari a 107 Meuro.
22
Fonte: Rapporto MET 2003-2004. Le politiche industriale nelle regioni italiane, Meridiana, 2004.
31
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
2 L’innovazione in Italia
2.1 Lo scenario: i traguardi di Lisbona e la sfida per l’Italia
Nel marzo 2000, al Consiglio Europeo di Lisbona, i capi di Stato e di governo hanno
fissato per l'Unione l'obiettivo di diventare entro il 2010 "l'economia basata sulla
conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una
crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore
coesione sociale". Due anni dopo, il Consiglio Europeo di Barcellona, che ha passato
in rassegna i progressi realizzati per conseguire l'obiettivo fissato a Lisbona, ha
stabilito che gli investimenti dell'UE per le attività di R&S devono aumentare fino a
raggiungere il 3% del PIL entro il 2010, rispetto all'1,9% del 2000. I capi di Stato e
di governo hanno inoltre raccomandato l'aumento del livello di finanziamento da
parte delle imprese, che dovrebbe passare dall'attuale 56% a due terzi degli
investimenti complessivi per la R&S, percentuale già raggiunta dagli Stati Uniti e da
alcuni Paesi europei.
Questo duplice obiettivo è ambizioso. Tuttavia, oggi, vari Paesi europei sono vicini
a tali valori o li hanno superati. Negli indirizzi di massima per le politiche
economiche del 2002 la Commissione ha riconosciuto l'importanza di tale obiettivo
e ha raccomandato agli Stati membri di migliorare gli incentivi per le imprese che
investono in attività di R&S, mantenendo al contempo valide politiche fiscali. Gli
obiettivi riguardanti gli investimenti in R&S fissati a Barcellona sono il risultato di
una constatazione: il rafforzamento dei nostri sistemi di R&S e di innovazione è un
elemento essenziale per conseguire l'obiettivo strategico di Lisbona, obiettivo oggi
a rischio visto il consistente e sempre maggiore divario esistente tra UE e USA in
materia di investimenti in R&S. Tale divario ha superato i 120 miliardi di euro nel
2000, l'80% dei quali è dovuto ad un tasso d'investimenti inferiore delle imprese
europee. Le attività di R&S diventano un elemento trainante di un'economia basata
sulle conoscenze competitiva e dinamica se l'economia è in grado di trasformare
tali conoscenze in innovazioni tecnologiche. Molte imprese, pur riconoscendo
l’importanza che rivestono gli investimenti in attività di R&S, non si assumono il
rischio connesso ad un impegno significativo di risorse in attività di R&S, poiché
32
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
non hanno la capacità di sostenere investimenti il cui ritorno è in larga parte
aleatorio; ciò è maggiormente vero per le imprese di dimensioni piccole e medie.
Per raggiungere gli obiettivi di investimento in R&S che l'Europa ha fissato
occorrono condizioni generali più interessanti. Tra le più importanti ricordiamo: una
sufficiente disponibilità di risorse umane altamente qualificate; una solida base di
ricerca pubblica; una cultura imprenditoriale dinamica; sistemi adeguati di tutela
dei diritti di proprietà intellettuale; un ambiente concorrenziale in cui vigono
regolamentazioni e norme in materia di concorrenza favorevoli alla ricerca e
all'innovazione; il sostegno dei mercati finanziari; la stabilità macroeconomica e
condizioni fiscali favorevoli.
C'è anche la possibilità di utilizzare in modo più efficace e mirato gli incentivi
finanziari pubblici a favore delle attività private di R&S e di innovazione tecnologica
nell'ambito delle norme sugli aiuti di Stato e del Patto di stabilità e crescita. Ciò
significa che le iniziative che incoraggiano il sostegno del settore pubblico al settore
della R&S devono provenire, in larga parte, da una ristrutturazione della spesa
pubblica. A questo proposito, le amministrazioni pubbliche dispongono di vari
strumenti finanziari, in particolare le misure di sostegno diretto, gli incentivi fiscali,
i meccanismi di garanzia e il sostegno pubblico per il capitale di rischio. Tutti questi
strumenti dovranno essere utilizzati in combinazione, in quanto nessuno di loro, da
solo, può garantire tutti gli incentivi possibili.
Il raggiungimento della soglia del 3% del PIL per la spesa di R&S è un obiettivo per
l'Unione Europea nel suo complesso. La Commissione stessa, è consapevole che
non si può pretendere che tutti gli Stati membri raggiungano questo traguardo
singolarmente entro il 2010, ma tutti devono contribuire, coordinandosi per creare
quel dinamismo necessario a far aumentare gli investimenti in R&S in tutta
l'Unione. Le risorse e le politiche necessarie vanno ben oltre gli investimenti
pubblici: in realtà, nel settore degli investimenti di R&S oltre l’80% del divario con
gli Stati Uniti riguarda il settore delle imprese. Per questo motivo il Consiglio
Europeo di Barcellona ha invitato il settore privato ad incrementare il livello di
finanziamento,
che
dovrebbe
passare
dall'attuale
56%
a
due
terzi
degli
investimenti complessivi di R&S. La sfida principale per favorire maggiori
investimenti privati in R&S è dunque quella di renderli più interessanti per le
33
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
imprese
che
operano
nell’Area
Europea
della
Ricerca.
Questo
attraverso
un'applicazione coerente di varie politiche che rafforzino un circolo virtuoso, nel
quale i maggiori investimenti nelle conoscenze e nelle tecnologie si trasformino in
nuovi prodotti e servizi, con il conseguente aumento della concorrenza, della
crescita e dell'occupazione.
L’Unione complessivamente è ancora lontana da tale meta (la spesa è di poco
inferiore al 2% del PIL) ma tra gli Stati membri vi sono rilevanti differenze tra
quelli che hanno addirittura già superato il traguardo (Svezia e Finlandia) e quelli in
forte ritardo, tra i quali l’Italia, con un tasso dell’1,1% del PIL.
Tabella 9 – Spesa totale per R&S in percentuale del PIL23
Paese
%
Paese
%
UE (25 Paesi)
1.93
Ungheria
0.95
UE (15 Paesi)
1.99
Olanda
1.89
Area Euro
1.92
Austria
1.93
Belgio
2.17
Polonia
0.59
Repubblica Ceca
1.22
Portogallo
0.85
Slovenia
1.57
Danimarca
2.4
Germania
2.51
Slovacchia
0.58
Estonia
0.54
Finlandia
3.49
Grecia
0.64
Svezia
4.27
Spagna
0.95
Regno Unito
1.84
Francia
2.2
Bulgaria
0.47
Irlanda
1.17
Romania
0.39
Italia
1.11
Turchia
0.44
Cipro
0.27
Islanda
3.09
Lettonia
0.44
Norvegia
0.83
Lituania
0.47
Giappone
3.07
Lussemburgo
1.71
Stati Uniti
2.59
La Commissione Europea (Direttorato Generale per la Ricerca) ha predisposto lo
European Innovation Scoreboard (EIS) o Quadro di valutazione dell’innovazione in
Europa, quale strumento di verifica annuale della strategia del Consiglio europeo di
Lisbona del marzo 200024. Esso fornisce gli indicatori necessari a tracciare il
23
Fonte: Eurostat, OECD.
24
Il Quadro di valutazione dell’innovazione in Europa si basa su dati della “European Community
Innovation Survey (CIS)”; tale ricerca (CIS) è divenuta obbligatoria dal settembre 2004.
34
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
progresso dell'Unione Europea in questo campo25, evidenziando i punti di forza e di
debolezza degli Stati membri in materia di innovazione a livello aggregato.
La
Commissione
Europea
ha
proposto
un
concetto
di
innovazione
multidimensionale secondo la quale se è vero che l’innovazione ha il suo centro nel
settore della ricerca, è anche vero che nel concreto è prodotta da complesse
interazioni tra i singoli, le organizzazioni e il loro ambiente operativo. Per questo
motivo, sono molteplici le componenti che agiscono sul grado di innovazione di un
Paese, quali la situazione macroeconomica, la concorrenza, lo sviluppo industriale,
ma anche fattori più spiccatamente sociali quali il livello di imprenditorialità e
l’istruzione, specialmente quella di terzo livello (laurea e specializzazione).
L’European Innovation Scoreboard fornisce un indice sintetico compreso tra 0 e 1:
il Summary Innovation Index (SII), basato su un numero di indicatori che varia a
seconda del Paese da 12 a 20 indicatori26, copre i 25 Stati membri dell’UE, gli USA,
il Giappone, l’Islanda, la Norvegia, la Svizzera, la Bulgaria, la Romania e la Turchia.
Nelle posizioni leader del Summary Innovation Index (SII) predominano le
economie del nord Europa, cioè la Finlandia e la Svezia (grafico 1). Al contrario gli
Stati membri meridionali quali Grecia, Portogallo e Spagna mostrano valori bassi in
termini di innovazione ma recuperano terreno nei confronti del resto d'Europa. Lo
stesso vale per i Paesi recentemente entrati nell’UE, visto che Lettonia, Cipro,
Slovacchia, Ungheria e Slovenia si trovano in posizione avanzata rispetto ad alcuni
degli attuali 15 dell'UE. Il Summary Innovation Index dell’Italia è pari a 0.31 ed è
rimasto invariato rispetto al valore del 2003. Per quanto riguarda i singoli indicatori
che confluiscono nell’indice sintetico, l’Italia ha una posizione di rilievo negli
25
Nello European Innovation Scoreboard, l’innovazione è definita come “il rinnovamento e l’ampliamento
della gamma di prodotti e di servizi e dei relativi mercati; nuovi metodi di produzione, fornitura e
distribuzione; l’introduzione di modifiche nel management, nell’organizzazione del lavoro, nelle
condizioni di lavoro e nelle competenze professionali”.
26
Gli indicatori che confluiscono nel calcolo del Summary Innovation Index sono: Laureati in discipline
tecnico-scientifiche; Poloazione con istruzione post-secondaria, Partecipazione alla formazione
permanente; Occupazione nel settore manifatturiero ad alta e medio-alta tecnologia; Occupazione nel
settore dei servizi ed alta e medio-alta tecnologia; Spesa pubblica in R&S (% PIL), Spesa provata in R&S
(% PIL); Brevetti ad alta tecnologia depositati all’UEB; Brevetti depositati all’USPTO; Brevetti concessi
dall’USPTO; Imprese manufatturiere innovative; Spesa per l’innovazione nel settore manifatturiero;
Capitale di rischio nelle imprese ad alta tecnologia; Vendite di prodotti “nuovi per l’impresa ma non nuovi
al mercato”; Grado di diffusione di internet; Numero delle aziende che hanno un sito web; Numero di
persone che hanno un sito web; Numero di associazioni che hann un sito web; Natalità netta delle
imprese; Popolazione residente in comuni con anagrafe informatizzata.
35
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
occupati delle industrie manifatturiere high-tech e mediamente high-tech (7,42%),
7° valore nell’EU a 25 e nella vendita di prodotti innovativi per il mercato, il che
conferma la creatività delle industrie italiane (9.5% in percentuale sul fatturato
dell’industria, pari al terzo posto in Europa – contro una media europea del 5.9%).
Inoltre, aumentano i laureati in discipline tecnico-scientifiche (+1.4% dal 2001) e
la percentuale della popolazione con istruzione superiore (+1.2% dal 2001),
mentre è bassa la percentuale di adulti coinvolti in programmi di educazione
permanente (4.7% contro una media europea del 9.7%). La percentuale di PMI
innovative è sostanzialmente nella media europea (31 contro il 32,1% europeo),
ma le imprese italiane preferiscono innovare al loro interno, piuttosto che
collaborare con partner esterni.
Grafico 1 – Summary Innovation Index 2004
1,00
0,90
0,80
0,70
0,60
0,50
0,40
0,30
0,20
0,10
JP
SE
S
FI
H
U
C
K
E
D
D
K
IS
E
B
U
L
FR
IE
N
O
15
EU
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N
I
E
E
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S
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B
LT
C
T
U
H
M
L
E
SK
Y
LV
C
L
O
P
R
TR
0,00
Il grafico 2 rappresenta la posizione degli Stati membri, nella nuova Europa
allargata, insieme a quella di Bulgaria, Romania, Turchia, Islanda, Norvegia,
Svizzera, USA e Giappone, relativamente a un indice sintetico dell’innovazione
(sull’asse delle ordinate) – che integra i risultati in materia di ricerca e sviluppo,
diplomati in materie scientifiche, brevetti, capitale di rischio, ecc. – e la tendenza
riscontrabile negli Stati membri raffrontando i dati più recenti con quelli del periodo
1999-2001 (sull’asse delle ascisse).
36
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Esaminando i trend di crescita in relazione all’indice sintetico, (grafico 2), si nota
che Grecia, Portogallo e Spagna stanno crescendo rapidamente. La Svezia e la
Finlandia continuano a migliorare, seppure con trend di innovazione sotto la media.
Islanda e Danimarca stanno avanzando con valori sopra la media sia in termini di
performance attuale che di trend. Infine Francia, Paesi Bassi, Germania e Irlanda
sono in fase di rallentamento. I leader nei principali settori Irlanda, Francia, Regno
Unito sono leader in “nuovi laureati in discipline tecnico scientifiche”; Finlandia,
Svezia e Francia in R&S degli enti pubblici; Svezia, Finlandia e Danimarca in R&S
delle imprese private; Finlandia, Paesi Bassi e Svezia in brevetti UEB di alta
tecnologia; Svezia, Danimarca e Paesi Bassi in utilizzo/accesso domestico di
Internet; Estonia, Lettonia e Ungheria in spesa per ICT.
Grafico 2 - Correlazione tra Summary Innovation Index e indicatori di tendenza per il 2004
In base alla situazione tracciata, l’Italia combina risultati globali inferiori alla media
ed una tendenza delle performance debole e, occupando il quadrante in basso a
sinistra, sembra incapace di migliorare la propria posizione ma, anzi, perde
ulteriore terreno rispetto ai suoi concorrenti.
Sempre con riferimento alla capacità di innovazione, la Fondazione Rosselli effettua
ogni anno un’analisi comparativa del potenziale di innovazione dei principali Paesi
industrializzati. Tale potenziale è valutato attraverso un insieme (30) di indicatori
37
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
che afferiscono a 7 aree, che descrivono i processi di generazione, adozione e
diffusione di innovazioni ed individuano i principali fattori che li condizionano. Si
tratta di indicatori relativi alla generazione di conoscenze tecnico-scientifiche e al
loro trasferimento in applicazioni, alla diffusione dell’utilizzo di ICT, allo stock di
capitale umano, alle fonti di finanziamento della R&S, alle caratteristiche e
funzionalità del contesto economico, istituzionale e infrastrutturale di un Paese. Il
valore complessivo dell’indicatore del “potenziale di innovazione di sistema” per
l’Italia è pari a 2,43 e la colloca, insieme e a Russia, Grecia, Portogallo e Spagna,
fra le nazioni meno innovative. Già nell’edizione del 2003 si era avuto modo di
vedere come il distacco relativo nei confronti della Spagna, che precedeva in
graduatoria, si fosse ampliato, mentre i margini rispetto al Portogallo, immediato
inseguitore, si fossero pericolosamente ridotti. Risulta, dunque, preoccupante ma
non inaspettato il sorpasso subito quest’anno dal Portogallo.
Tabella 10 – Indice di innovazione, anni 2002-2003-200427
Paese Indice 2004 Paese Indice 2003
Paese
USA
7,29
USA
7,68
Svezia
Finlandia
7,23
Finlandia
7,68
Finlandia
Svezia
6,83
Svezia
7,21
USA
Danimarca
6,65
Danimarca
6,58
Danimarca
Giappone
5,64
Canada
5,79
Austria
Olanda
5,63
Austria
5,77
Olanda
Canada
5,41
UK
5,77
Germania
Norvegia
5,38
Olanda
5,75
UK
UK
5,24
Germania
5,69
Belgio
Belgio
5,20
Norvegia
5,62
Canada
Germania
5,06
Belgio
5,61
Irlanda
Austria
5,00
Francia
5,37
Norvegia
Francia
4,87
Giappone
5,24
Giappone
Irlanda
4,84
Irlanda
5,23
Francia
Spagna
3,95
Spagna
3,87
Spagna
Portogallo
3,01
Italia
2,97
Italia
Italia
2,43
Portogallo
2,94
Portogallo
Grecia
2,13
Grecia
2,89
Grecia
Russia
1,42
Russia
2,12
Russia
Indice 2002
6,77
6,76
6,67
5,77
5,64
5,63
5,39
5,34
4,93
4,87
4,73
4,72
4,52
4,42
3,65
3,52
2,87
2,41
0,37
Proprio a causa della progressiva perdita di competitività del nostro Paese, il tema
del legame tra ricerca pubblica, innovazione industriale, competitività e sviluppo
27
Fonte: Fondazione Rosselli in collaborazione con Corriere della Sera, Rapporto Innovazione di sistema
2004. Analisi comparata del potenziale innovativo dei principali paesi industrializzati, 2004.
38
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
socio-economico sta ricevendo una crescente attenzione in ambito politico,
imprenditoriale e accademico. Tra gli investimenti in ricerca e innovazione di
un’economia e la sua capacità di accrescere il livello di benessere nel tempo
intercorre un legame molto stretto. Alla luce dei dati suddetti, non meraviglia che
nostro Paese arretri sempre più nelle classifiche internazionali della competitività e
abbia significativamente ridotto il suo ritmo di sviluppo negli ultimi due decenni.
L’Italia spende in R&S, come detto, una cifra pari ad appena l’1,1% del suo PIL,
uno dei valori più bassi tra le economie avanzate. È basso sia l’investimento
pubblico che quello privato, anche a causa della ridotta dimensione delle imprese
che caratterizza la nostra struttura produttiva.
2.1.1Le caratteristiche e le criticità del sistema produttivo
italiano
La piccola dimensione delle imprese è una specificità molto marcata del nostro
settore produttivo, come mostrato dalla tabella 1.
In Italia le microimprese e le PMI costituiscono oltre il 95% del totale delle
imprese; questa situazione comporta delle difficoltà particolari nell’introduzione di
innovazioni nelle imprese. Le PMI, infatti, incontrano numerosi ostacoli nello
svolgimento della loro attività di innovazione nonché nello sfruttamento dei
vantaggi derivanti da questa attività. La dimensione medio-piccola, infatti,
condiziona gli investimenti in R&S che, per loro natura, richiedono somme ingenti e
hanno carattere pluriennale.
L’Italia, dunque, strutturalmente, presenta queste caratteristiche in maniera molto
accentuata.
39
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Tabella 11 – La dimensione delle imprese italiane28
Imprese in Italia
Microimprese
PMI
Medio Grandi
(da 1 a 9 addetti)
(da 100 a 199 addetti)
(200 o più addetti)
Totale
N/O
937.852
63.068
1.595
1.038.515
N/E
698.228
51.815
913
750.956
Centro
702.424
51.815
586
737.696
Sud
659.560
34.686
299
681.675
Isole
304.356
21.816
111
312.574
3.338.420
8.107
3.505
3.521.416
Totale Italia
% imprese nel territorio
Microimprese
PMI
Medio Grandi
(da 1 a 9 addetti)
(da 100 a 199 addetti)
(200 o più addetti)
Totale
N/O
93.8%
6.1%
0.15%
29.5%
N/E
93.0%
6.9%
0.12%
21.3%
Centro
95.2%
4.7%
0.08%
20.9%
Sud
96.8%
3.2%
0.04%
19.4%
Isole
97.4%
2.6%
0.04%
8.9%
Totale Italia
94.8%
5.1%
0.10%
100.0%
Bisogna sottolineare, comunque, che per le PMI dal 2001 si è registrato un
considerevole aumento dei progetti di ricerca presentati sia a livello europeo che
nazionale. Anzi, a partire dal 1995 si riscontra un trend di crescita della spesa per
R&S delle imprese, così come è calcolata dall’OCSE, dalla Commissione Europea e
dall’ISTAT, superiore a quello dei principali paesi industriali. L’aumento delle
attività di R&S è confermato anche dall’incremento nel numero di progetti di ricerca
presentati dalla imprese italiane sia a livello europeo sia nazionale e questo
fenomeno riguarda in misura sempre maggiore anche le PMI. I dati del programma
Craft, dedicato alle PMI nel VI Programma Quadro della Ricerca Europea, mostrano
l’Italia prima come paese per progetti coordinati. Un ulteriore segnale della
crescente attività di R&S delle PMI è il grande interesse manifestato per la misura
dell’art. 14 del DM 598/2000 diretta all’assunzione di nuovi ricercatori. Dato ancora
più significativo è l’aumento dei progetti presentati dalle PMI a valere sui fondi
nazionali e regionali di supporto alla ricerca ed innovazione, facendo registrare un
aumento dell’ordine di grandezza di 4/5 volte rispetto al passato.
Tuttavia, questa tendenza positiva rischia di essere compromessa dall’attuale
chiusura del Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca e del Fondo per l’Innovazione
Tecnologica per mancanza di risorse.
28
Fonte: CNEL, Innovazione, società della conoscenza e sviluppo. Osservazioni e proposte, 2004.
40
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Grafico 3 – Principali ostacoli all’introduzione di innovazioni nelle imprese
Dall’analisi dell’Istat sull’innovazione delle imprese29, risulta che fra i principali
ostacoli che gravano sulle imprese italiane, e in particolare sulle PMI, nello svolgere
attività di innovazione, i più importanti sembrano essere proprio di natura
economica. Sono, infatti, considerati ostacoli molto importanti dalle imprese
industriali: i costi di innovazione troppo elevati (18,1% delle imprese), la mancanza
di finanziamenti (15,9% ) e i rischi economici eccessivi (11,5%)30.
Tale sensibilità delle imprese industriali italiane verso le difficoltà di finanziamento
delle attività innovative era già stata riscontrata nelle precedenti rilevazioni
sull’innovazione tecnologica. Le altre tipologie di ostacoli che rilevano le imprese
innovatrici sono: la mancanza di personale qualificato e l’insufficiente flessibilità
29
ISTAT, Statistiche sull’innovazione delle imprese, Informazione n.12, 2004
30
Ibidem.
41
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
delle normative e degli standard tecnici vigenti, indicate come molto importanti
rispettivamente dall’11,3% e dall’8,3% delle imprese innovatrici. Le imprese non
innovatrici confermano l’estrema rilevanza dei fattori economici nel rallentare o
nell’impedire lo sviluppo di progetti innovativi. Altri fattori di ostacolo considerati
molto importanti dalle imprese non innovatrici sono risultati: la mancanza di
personale qualificato (11,7% delle imprese) e lo scarso interesse della clientela per
nuovi prodotti o servizi (9,6% delle imprese). Infine, innovatori e non innovatori si
trovano concordi nel ritenere di poca importanza i problemi dell’accesso a
informazioni sulle tecnologie e sui mercati di sbocco e quelli determinati dalle
rigidità organizzative interne alle imprese.
2.2 Il quadro dell’innovazione nelle regioni italiane
Le regioni italiane hanno ancora molta strada da fare per diventare dei motori
d’innovazione, così come auspicato dalla Comunità Europea. L’European Innovation
Scoreboard 2003, presenta i risultati di uno studio sulle prestazioni di 173 regioni
di 13 Stati membri nel campo dell’innovazione31. Con l’eccezione di Lazio,
Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna, che hanno attivato
meccanismi di innovazione in alcuni settori, le prime regioni in questo campo sono
tutte nel Nord Europa: in Svezia, Finlandia, Germania e Olanda.
L’Osservatorio Filas ha pubblicato i risultati del Secondo Quadro Regionale di
Valutazione dell’Innovazione – Innovation Scoreboard Regione Lazio 2004, che
offre un interessante quadro dello stato dell’innovazione e della competitività dei
diversi territori regionali nel nostro Paese. Lo studio dell’Osservatorio Filas giunge
a risultati analoghi a quelli appena esposti.
Il Lazio è la prima regione italiana in quanto a creazione e produzione di
innovazione e capacità di adeguarsi ai mutamenti dell’economia. Le altre regioni già
menzionate (Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna )
riportano i valori più alti dell’indice sintetico di innovazione e si contendono, di
volta in volta, il podio degli indicatori analizzati.
31
Tra gli indicatori considerati per il confronto tra regioni ci sono, ad esempio, la popolazione con un
grado d’istruzione universitario, la formazione permanente, i tassi d’impiego nel settore manifatturiero o
nei servizi altamente tecnologici, la spesa per ricerca, le richieste di brevetti, i brevetti ottenuti, il
numero di imprese altamente innovative e le spese in ricerca e sviluppo.
42
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Nelle ultime posizioni si trovano, invece, Puglia, Calabria e Molise.
Grafico 4 – Quadro Regionale di Valutazione dell’Innovazione 2004
0,70
0,60
0,50
0,40
0,30
0,20
0,10
Si
ci
lia
Sa
rd
eg
na
Pu
gl
ia
ba
si
lic
at
a
C
al
ab
ria
e
am
pa
ni
a
M
ol
is
C
La
zi
o
Ab
ru
zz
o
m
br
ia
M
ar
ch
e
U
Ve
ne
to
Fr
i
u
Em
li
VG
ilia
R
om
ag
na
To
sc
an
a
Li
gu
ria
Lo
m
ba
rd
ia
Tr
en
tin
o
AA
Va
lle
Pi
em
on
te
d'
Ao
st
a
0,00
Alcune riflessioni sulle attività di ricerca svolte dalle imprese italiane nei diversi
contesti regionali possono essere fornite dalla “Mappa delle competenze scientificotecnologiche”
realizzata
da
Confindustria32.
La
“mappa
delle
competenze
scientifico-tecnologiche”: è una prima analisi delle imprese italiane che svolgono
attività di ricerca e innovazione33. Sulla base dei progetti di ricerca finanziati a
livello nazionale e internazionale tra il 1998 e il 2002 è stata proposta una
panoramica delle imprese, dei settori, nonché delle tecnologie utilizzate nei progetti
di ricerca delle aziende stesse, per esaminare la distribuzione delle competenze sul
territorio, dei cluster tecnologici e delle potenzialità di collaborazione nazionale e
internazionale tra imprese. La scelta di analizzare i progetti anziché le imprese
trova ragione nel fatto che il numero dei progetti offre un’idea più esaustiva
32
Confindustria in collaborazione con Miur e Cilea, Mappa delle competenze scientifico-tecnologiche,
2003.
33
L’analisi ha utilizzato la tassonomia di settori e tecnologie proposta dal Matimop, l’ente pubblico
israeliano che promuove le attività di ricerca e innovazione delle imprese. Il Matimop ha realizzato una
banca dati di tutte le imprese israeliane che svolgono ricerca, classificate appunto secondo i settori di
riferimento e le tecnologie impiegate nei progetti.
43
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
dell’intensità e della complessità delle attività di ricerca, distribuite sul territorio. I
progetti sono stati quindi classificati in base alle tecnologie impiegate.
I progetti analizzati sono stati 5.170, in un arco temporale che ha coperto gli anni
1998-2002, per un totale di 3.592 imprese destinatarie di finanziamenti, di cui 433
grandi imprese e 2.524 PMI (per 635 di esse la dimensione non è disponibile).
Tra le tecnologie impiegate, quelle che hanno trovato applicazione nel maggior
numero di progetti sono state la meccanica e il software, dove netta è
la
prevalenza delle PMI. Le regioni che hanno presentato il maggior numero di
progetti sono, nell’ordine, Lombardia, Piemonte, Lazio, Toscana, Veneto, Emilia
Romagna e Campania. In tutte prevale sempre la presenza di PMI sulle grandi
imprese.
Grafico 5 - Numero di progetti per tecnologia
1200
1000
800
600
400
Nessun dato
Voice, imaging processing
Ultrasonic
Thermodynamical
Software
Radiation
Piezoelectric
Photonic, imaging
Optical
Multi-discipline
Miscellaneous
Mechanical
Magnetic
Electrooptical
Electronic
Electrical
Computer technology
Biotechnological
0
Chemical
200
Per quel che riguarda gli strumenti di finanziamento maggiormente impiegati sul
territorio, il dato varia da regione a regione: in Lombardia, per esempio, sia le PMI
sia le grandi imprese hanno preferito il ricorso al V programma quadro, seguito per
entrambe dall’art. 4 della 46 (spese per ricerche di carattere applicativo).
44
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Dal dato sulla correlazione tra numero di progetti e strumenti utilizzati, emerge che
le PMI hanno fatto ricorso soprattutto allo strumento che agevola l’assunzione di
personale qualificato di ricerca e al V programma quadro, seguiti dalle agevolazioni
per spese in ricerca di carattere applicativo e per progetti di ricerca. Le grandi
imprese, invece, hanno utilizzato, nell’ordine, soprattutto il V programma quadro e
le agevolazioni per spese in ricerca di carattere applicativo e per progetti di ricerca.
L’analisi della concentrazione territoriale di alcune particolari tecnologie evidenzia il
primato della Lombardia in quanto alla concentrazione di attività di ricerca. Su tre
tecnologie campione considerate (biotecnologie, elettronica e software), tra le
regioni con maggiore attività di ricerca, oltre alla Lombardia, emergono l’Emilia
Romagna, la Toscana e la Campania nelle biotecnologie; il Piemonte e la Campania
nell’elettronica; la Campania, a pari merito con la Lombardia, nel software.
Grafico 6 – Numero di progetti per regione
1200
1000
800
600
400
GI
Veneto
Valle d'Aosta
Umbria
Trentino A.A.
Toscana
Sicilia
Sardegna
Puglia
Piemonte
Molise
Marche
Lombardia
Liguria
Lazio
Friuli Venezia Giulia
Campania
Calabria
Basilicata
Abruzzo
0
Emilia Romagna
200
PMI
In generale, le differenze sono attribuibili, in parte, ai divari che strutturalmente
esistono all’interno del nostro tessuto economico-produttivo che da sempre vede
una maggiore caratterizzazione industriale nelle regioni del Centro-Nord rispetto al
Centro-Sud. E’ però importante sottolineare che proprio le regioni che fanno
45
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
registrare un dinamismo più elevato nel campo dell’innovazione sono quelle in cui
sono attive e operative esperienze di facilitatori dell’innovazione (parchi scientifici e
tecnologici, distretti tecnologici) e un’azione complessiva delle istituzioni a sostegno
dei processi di innovazione e della competitività del territorio. Ciò perché
probabilmente le amministrazioni hanno ricevuto stimolo dal tessuto produttivo ed
il tessuto produttivo ha ricevuto un sostegno importante ed efficace. Laddove,
invece, soprattutto nel Mezzogiorno, il tessuto economico è in larga parte poco
industrializzato ed è attivo in musura minore, tale circolo virtuoso ha avuto delle
difficoltà maggiori ad innescarsi.
In generale, nel nostro Paese sono presenti centri di eccellenza riconosciuti a livello
internazionale ma, al momento, soprattutto nelle regioni più arretrate, sembrano
rappresentare
soltanto
la
punta
di
un
iceberg
costituito
da
un
tessuto
imprenditoriale e da enti di ricerca pubblica che solo adesso stanno muovendo i
primi passi verso un potenziamento serio del networking e l’investimento in cultura
scientifica, tecnologia e, dunque, competitività.
Dalla lettura dei dati europei, emerge, comunque, un ritardo delle regioni italiane in
quanto ad attività di ricerca e innovazione; ciò nonostante, l’economia italiana
riesce a mantenere un’elevata competitività sui mercati internazionali, tenedo il
passo di Paesi che a ricerca e innovazione dedicano risorse molto più consistenti.
Ciò, probabilmente, è in parte attribuibile all’elevato utilizzo che l’Italia fa dei
risultati della ricerca svolta in altri Paesi, come testimoniato dal deficit che la
Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia34 fa registrare negli ultimi anni. Nel 2003 il
saldo globale della BPT è risultato negativo per un importo di circa 608 milioni di
euro (tab.12); l’Italia nell’ultimo decennio ha svolto un ruolo di “importatore netto”
di tecnologia nel senso che gli avanzti registrati nei servizi di ricerca e sviluppo e
nei servizi con contenuto tecnologico sono stati costantemente superati dai
disavanzi nel commercio in tecnologia, nelle transazioni in marchi di fabbrica e
disegni.
34
La Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia (BPT) registra i flussi di incassi e pagamenti riguardanti le
transazioni con l’estero di tecnologia non incorporata in beni fisici (disembodied technology), nella forma
di diritti di proprietà industriale e intellettuale, come brevetti, licenze, marchi di fabbrica, know how e
assistenza tecnica.
46
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Tabella 12- Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia 200335
Incassi
Pagamenti
Totali
Commercio in tecnologia
290.667
824.881
-534.214
Transazioni in marchi di fabbrica, disegni
192.904
510.510
-317.606
1.392.630
1.093.198
299.441
820.881
468.934
351.947
etc.
Servizi con contenuto tecnologico
Ricerca e sviluppo finanziata da/all’estero
Altri regolamenti per tecnologia
2..697.082
2.897.514
-200.432
Totale
2.754.162
3.362.402
-608.240
Dall’analisi
della
Bilancia
dei
Pagamenti
della
Tecnologia
effettuata
dall’Osservatorio, emerge per l’Italia un saldo negativo che negli anni non accenna
a diminuire, specialmente per quanto riguarda il commercio in tecnologia e le
transazioni in marchi di fabbrica e disegni: si tratta, secondo l’Osservatorio Filas, di
un vero e proprio indice di dipendenza tecnologica dall’estero.
La ricerca dell’Osservatorio ha voluto approfondire il legame tra innovazione e
tecnologia prodotta all’interno, innovazione e tecnologia importata da altri Paesi e
livello tecnologico che tali indicatori hanno permesso di raggiungere nei vari settori
dell’economia.
Sono stati, dunque, costruiti degli indici regionali rispetto:
ƒ
innovazione e tecnologia interna, costruito attraverso i dati del Secondo Quadro
di Valutazione dell’Innovazione realizzato nel 2004 dall’Osservatorio Filas,
precedentemente analizzato;
ƒ
innovazione e tecnologia importata da altri Paesi, costruito rapportando i saldi
regionali della Bilancia Tecnologica dei Pagamenti con il livello di innovazione e
tecnologia interno;
ƒ
innovazione e produttività interna, costruti identificando il livello tecnologico
con la produttività raggiunta all’interno di tutti i settori produttivi36, identificata
nel valore aggiunto per addetto.
35
Fonte: Ufficio Italiano Cambi.
36
I settori produttivi considerati sulla base della contabilità regionale ISTAT sono: Agricoltura,
silvicoltura e pesca; Costruzioni; Industria in senso stretto; Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti,
47
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
I tre indicatori ricavati (innovazione interna, innovazione importata, produttività
settoriale) sono stati rappresentati graficamente, a livello regionale, attraverso un
grafico a bolle: sull’asse delle ascisse si ha l’indice di innovazione interna ricavato
dall’Innovation Scoreboard Regione Lazio 2004; su quello delle ordinate l’indice
relativo al saldo della Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia; infine, l’ampiezza
delle bolle rispecchia il livello di produttività. In generale, più la “bolla” si trova
nella parte in alto a destra del grafico, più la regione in questione è innovativa al
suo interno e meno, da questo punto di vista, dipende dall’estero: è il caso di
Toscana, Lazio e Piemonte. La Toscana presenta un livello di innovazione interna
nella media ma risulta essere la regione più autonoma dall’estero; per il Lazio si
ha, viceversa, la situazione opposta, essendo la regione migliore dal punto di vista
dell’innovazione interna; il Piemonte, infine, mostra un buon mix di entrambi gli
aspetti. Dal punto di vista della produttività, delle tre regioni considerate, il Lazio
ha la migliore performance, mentre la Toscana si attesta su livelli di poco inferiori
alla media generale. Di contro, tra le regioni nella zona sud-ovest del grafico, cioè
quelle meno innovative, sia dal punto di vista interno sia rispetto alle importazioni
nette dall’estero, si trovano Abruzzo, Puglia e Calabria.
Dall’analisi, in generale, emerge un evidente ritardo del Mezzogiorno rispetto al
Centro ed al Nord: il Sud è l’area maggiormente dipendente dall’estero in quanto a
tecnologia e presenta i livelli di innovazione interna più bassi; a fronte di tale
situazione, anche la produttività settoriale è bassa rispetto a quella delle altre
ripartizioni territoriali. A livello regionale le migliori performance si registrano per
Lazio (innovazione interna più alta), Piemonte (saldo positivo della Bilancia dei
Pagamenti della Tecnologia) e Lombardia (produttività settoriale media elevata); in
coda si trovano invece Campania, Calabria e Puglia, che presentano valori tra i più
bassi in assoluto per tutti e tre gli indicatori considerati.
trasporti e telecomunicazioni; Altre attività di servizi; Intermediazione monetaria e finanziaria, attività
immobiliari ed imprenditoriali.
48
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Grafico 7 – Innovazione interna, innovazione importata e produttività nelle regioni italiane
49
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Sebbene il divario tra le regioni italiane e quelle europee sia ampio, come più volte
rimarcato dalla Commissione Europea e confermato dagli studi citati, confortanti
segnali di ripresa provengono da tutti gli attori coinvolti nella crescita del Paese: le
imprese, gli enti pubblici di ricerca e gli organi decisionali. La maggiore
integrazione in atto tra imprese, enti pubblici di ricerca ed organi decisionali andrà
ulteriormente stimolata ed ampliata ed è, senza ombra di dubbio, il fattore su cui
puntare per far nascere e sostenere centri di eccellenza all’avanguardia a livello
internazionale e per portare le regioni italiane attualmente più arretrate a livelli di
innovazione in linea con quelli medi europei.
Il ruolo attivo nella partita dell’innovazione sarà giocato dal Governo, sia centrale
sia periferico, per quanto riguarda, prima di tutto, il raggiungimento entro il 2010
dell’obiettivo del 3% del PIL destinato alla ricerca, come concordato a livello
europeo con il Consiglio di Barcellona, e successivamente per la gestione ottimale
delle risorse a disposizione, che dovranno essere indirizzate per valorizzare le best
practice in atto nel nostro territorio e per ridurre le distanze esistenti tra le regioni
per innovazione, ricerca e produttività.
50
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
3.L’innovazione come catalizzatore di sviluppo locale:
politiche e strumenti per il sostegno della competitività
3.1 La dimensione locale dell’innovazione e il ruolo delle Regioni
Con il procedere dell’integrazione comunitaria, mentre la rilevanza delle entità
nazionali si riduce, anche per effetto delle spinte federaliste in atto, le politiche e le
dimensioni regionali acquistano sempre maggiore peso, tanto che la competizione
all’interno della nuova Europa avverrà sempre più tra regioni. In questo scenario,
la cui significatività è amplificata dalla assegnazione alle Regioni di crescenti
competenze in materia di politica industriale – in applicazione del decreto
legislativo n. 112 del 31 marzo 1998, noto come “Decreto Bassanini”, e della
modifica del Titolo V della Costituzione – assumono un rilievo determinante il
concetto e la strategia del sistema innovativo regionale. Il sistema innovativo
regionale comprende:
ƒ
i modelli di
interazioni tra imprese grandi e piccole, università e centri di
ricerca e istituzioni pubbliche;
ƒ
le loro competenze;
ƒ
gli incentivi che alimentano i processi innovativi;
ƒ
le caratteristiche specifiche del contesto economico di riferimento.
Tradizionalmente, le politiche per l’innovazione hanno puntato sulla diffusione
dell’innovazione tramite: il finanziamento dell’attività di R&S delle imprese e/o dei
centri di ricerca pubblici, con progetti di ambito europeo, nazionale o regionale
l’acquisto di nuovi macchinari,
il rafforzamento della produzione dell’innovazione
stessa.
La
forte
variabilità
dell’andamento
dei
sistemi
economici
mondiali,
ormai
condizionata da fattori economici globali, pone, dunque, la necessità di rilanciare la
competitività attraverso nuovi modelli di produttività, in cui gli attori sociali,
istituzioni, imprese università, in una sorta di circolo virtuoso, costituiscano
51
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
momenti diversi di un’unica catena, ridisegnando, laddove possibile, i singoli ruoli.
La spesa in R&S (1% del PIL) è bloccata da quindici anni e rappresenta, quindi, un
dato strutturale del nostro Paese. In questo quadro due sono le soluzioni suggerite
dagli addetti ai lavori: da una parte indirizzare gli investimenti pubblici in ricerca
per rafforzare o in certi casi incentivare le sinergie con la rete delle Università, con
il mondo finanziario, con gli enti locali; dall’altra parte anche il settore privato
dovrebbe dare maggiore impulso alle attività di R&S, investendo maggiormente in
ricerca ma anche facendo maggiormente uso delle innovazioni tecnologiche,
prodotte nei centri di ricerca.
La ricerca, in ogni caso, non può avere un carattere autoreferenziale; ad essa deve
seguire l’innovazione. Il collegamento di questi due anelli è il trasferimento
tecnologico. Il rapporto fra ricerca e industria è fondamentale per lo sviluppo del
nostro sistema Paese: sono necessari schemi organizzativi che consentano un
efficace funzionamento di quella complessa catena del valore che dalla ricerca
porta all’innovazione, allo sviluppo di nuovi processi produttivi e alla creazione di
beni e servizi. E’ necessario, quindi che le relazioni tra operatori della finanza, della
ricerca e dell’impresa si compongano in un modello di co-evoluzione, dove la
ricerca usa il profitto per creare conoscenza e il mercato usa la conoscenza per
creare profitto.
Le nuove politiche per lo sviluppo locale devono tenere conto dell’evoluzione in atto
nel concetto stesso di innovazione, che sottolinea come la sua diffusione avvenga
solo tra chi è in grado di comprendere le informazioni ottenute e farle proprie in
base alle conoscenze accumulate in precedenza, e come la conoscenza che si
diffonde tra gli operatori non è generica, ma è specifica del contesto di cui si tratta,
sia esso una regione, un settore, un’impresa, una particolare fase produttiva.
Questa diversa impostazione del concetto di innovazione ha una forte implicazione
sulle politiche per lo sviluppo poiché la sua diffusione non necessariamente avviene
in modo spontaneo, ma può essere favorita da un’“interfaccia” di tipo pubblico.
52
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
3.2 Il trasferimento tecnologico come fattore chiave per lo
sviluppo
Il trasferimento tecnologico permette di superare il gap tra ricerca e industria. Tale
gap, che ha forme molto diverse (attitudini mentali, differenze di linguaggio,
discrepanze nelle motivazioni, ecc.) richiede un’alta capacità di adattamento.
Queste differenze devono essere chiaramente considerate se si mira ad un
processo che abbia successo.
Negli ultimi decenni sono apparsi vari approcci mirati a facilitare i processi di
trasferimento tecnologico. In presenza di forte spirito imprenditoriale (ed è il caso
degli USA) non sempre questi sforzi sono giustificati. Tuttavia, quando lo spirito
imprenditoriale è debole (ed è il caso, in generale, dell’UE), sono necessari sforzi
straordinari per promuovere la creazione di nuove iniziative. La soluzione è cercare
il difficile equilibrio tra le due situazioni. Ciò significa che il sostegno all’innovazione
delle imprese e del tessuto economico produttivo deve necessariamente passare
per gli incentivi che sono in grado di stimolare e sostenere gli operatori
nell’effettuare investimenti necessari ad innovare, ma deve altresì passare per la
creazione e potenziamento di quelle infrastrutture che sono in grado di creare il
circolo virtuoso tra tutti gli attori chiave del sistema dell’innovazione, che possano
essere considerati, dunque, dei facilitatori del trasferimento tecnologico e del
successo di imprese e progetti innovativi.
Le forme più comuni di facilitatori sono:
ƒ
Incubatori;
ƒ
Parchi Scientifici e Tecnologici;
ƒ
Distretti Tecnologici.
3.2.1 Gli incubatori
Nel processo di rinnovamento del sistema produttivo la creazione di nuove
imprese, soprattutto ad alta tecnologia, costituisce uno degli elementi strategici in
53
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
quanto esse rappresentano un vero e proprio motore dei processi di cambiamento,
soprattutto quando sono uno spin-off accademico37.
In Italia il deficit nella nascita di nuove iniziative imprenditoriali ha costituito uno
dei principali vincoli all’avvio di nuove onde tecnologiche in grado di creare ulteriore
ricchezza ed occupazione. Tra le cause di questo fenomeno vi è la distanza, più
volte sottolineata, tra il mondo della ricerca ed il sistema delle imprese, senza
contare la carenza di servizi per l’innovazione e la pressoché assenza di un mercato
di capitali destinato allo start-up. Per queste circostanze, laddove i mercati non
sono in grado di creare autonomamente le condizioni necessarie per la nascita di
nuove realtà aziendali e la crescita imprenditoriale, può servire l’intervento
pubblico attraverso la creazione di incubatori ad hoc che fungano da elementi
catalizzatori in grado di attrarre e sviluppare le risorse e le competenze e capaci di
avviare un circolo che favorisca lo sviluppo di opportunità tecnologiche e attività
imprenditoriali.
L’incubatore è costituito da un insieme articolato di facilities fisiche e servizi in
grado
di
attivare,
sostenere
e
promuovere
sul
mercato
nuove
iniziative
imprenditoriali.
Il ruolo dell’incubatore deve essere temporaneo nel ciclo di vita dell’impresa ed è
maggiormente complesso nel caso di idee imprenditoriali nate nel contesto
universitario o della ricerca, che richiedono servizi quali: la fornitura di spazi
attrezzati (uffici e laboratori), servizi tecnici generici e di consulenza. I fattori che
possono influire sull’efficacia dell’incubatore sono numerosi e includono tanto
elementi esogeni (l’ambiente, la cultura) quanto endogeni (organizzazione e team
dell’incubatore).
Tuttavia
si
possono
rintracciare
almeno
tre
elementi
che
contribuiscono al successo degli incubatori:
37
Gli Spin off accademici, diffusi ora con grande successo anche in Italia sono organismi di diritto privato
originati dalle università – dalle quali mutuano docenti, ricercatori, strutture – nati per favorire il
contatto tra le strutture di ricerca degli atenei, il mondo produttivo e le istituzioni del territorio, ma
anche per completare la missione formativa delle università. Gli spin off mirano inoltre a promuovere lo
sviluppo dell'imprenditorialità nella comunità accademica e nei giovani laureati, favorendo la nascita di
business originati da attività di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, processi e servizi realizzati presso le
proprie strutture, assumendo infine una funzione di indirizzo e garanzia delle attività imprenditoriali
generate al suo interno.
54
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
ƒ
una forte specializzazione tecnologica, che consenta lo sviluppo e l’accumulo di
esperienza e know how tra gli addetti dell’incubatore e di sinergie tra le imprese
che si sviluppano al suo interno;
ƒ
la capacità di costruire una rete internazionale con le entità interessate
all’attività
dell’incubatore
(istituzioni,
comunità
scientifiche,
sistema
imprenditoriale, mondo finanziario);
ƒ
un’attività di scouting e selezione delle nuove opportunità tecnologiche.
3.2.2 I Parchi Scientifici e Tecnologici
I Parchi Scientifici e Tecnologici (PST) hanno ormai una lunga esperienza nei paesi
industrializzati e sono diventati uno degli strumenti più utilizzati all’interno delle
politiche locali per favorire l’innovazione e lo sviluppo tecnologico. Pur essendoci
varie tipologie di PST, in essi è di solito prevista la presenza di strutture pubbliche
specializzate nella produzione di ricerca fondamentale e applicata (università e
centri pubblici di ricerca), che si attivano come interfaccia tra l’offerta di tecnologia
e la domanda proveniente dalle imprese localizzate nel PST o esterne ad esso. Con
la partecipazione di soggetti che perseguono interessi collettivi, tanto pubblici
quanto privati, come i governi locali o le associazioni di categoria, i PST cercano di
sviluppare al massimo le sinergie tra tutti gli operatori del sistema innovativo locale
– università, imprese e istituzioni – per favorire la produzione di conoscenza e la
sua diffusione nel contesto locale, creando delle esternalità tecnologiche38. Un
Parco Scientifico e Tecnologico in grado di attivare significativi, efficienti ed efficaci
processi di innovazione sul territorio ha le seguenti caratteristiche:
ƒ
produce conoscenza, ossia svolge attività di ricerca tramite ricercatori e
laboratori, propri o delle università, dei centri di ricerca pubblici e privati e delle
imprese locali con cui i PST interagiscono; in questo modo il PST contribuisce
38
Si hanno delle esternalità tecnologiche quando un’innovazione effettuata da una certa impresa
aumenta le performance di un’altra impresa senza che quest’ultima abbia dovuto pagare per tale
miglioramento. In presenza di esternalità tecnologiche, la creazione di tecnologia da parte di un’impresa
non dipende soltanto da quello che fa la singola impresa, ma anche da quello che fanno le altre (in
termini di apprendimento e R&S). In sostanza, grazie alle esternalità tecnologiche le imprese
acquisiscono conoscenza senza pagarla: il processo trae spunto dalle normali relazioni commerciali e
produttive esistenti tra le imprese.
55
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
direttamente alla creazione della conoscenza di cui potranno appropriarsi le
imprese interne ed esterne al PST;
ƒ
diffonde conoscenza e l’innovazione prodotta nelle università, nei centri di
ricerca pubblici e privati e nelle imprese interne e in quelle esterne; in questo
modo il PST rappresenta una sorta di interfaccia tecnologica che facilita
l’accesso delle imprese locali alla conoscenza;
ƒ
rivitalizza il territorio in termini di attitudine all’innovazione, cioè svolge
un’attività
di
“animazione
tecnologica”
tramite
relazioni
(meglio
se
tecnologiche) con gli operatori economici locali, siano essi privati, sia
rappresentanti di interessi collettivi (associazioni industriali, enti pubblici, enti
privati);
ƒ
crea economie esterne di tipo tecnologico tra le imprese insediate;
ƒ
attrae imprese high-tech, e cioè imprese ad alta vocazione innovativa (meglio
se imprese ad alto contenuto di conoscenza); in questo modo,
concentra le
conoscenze specialistiche in un territorio ristretto, favorendo la nascita di
distretti tecnologici;
ƒ
fa nascere nuove imprese high-tech, svolgendo una funzione di incubatore e
favorendo, in questo modo lo sviluppo locale, sia dal punto di vista quantitativo
che qualitativo;
ƒ
produce servizi innovativi, per autofinanziarsi;
ƒ
persegue l’efficienza economica, attraverso un elevato tasso di utilizzo delle
aree immobiliari dedicate all’insediamento delle imprese, come del resto dei
macchinari acquistati per attrezzare i laboratori delle imprese stesse.
Una considerazione che però è necessario fare è che numerose esperienze sia di
PST sia dei centri servizi tecnologici (dunque, anche gli incubatori) sono state
caratterizzate da insuccesso. Ciò perché le decisioni degli amministratori locali sono
state spesso influenzate maggiormente dalla disponibilità di fondi comunitari
piuttosto che da un’accurata analisi della situazione locale e delle reali necessità
delle imprese39. E’ dunque mancata una precisa programmazione degli interventi
infrastrutturali basati sulla lettura delle caratteristiche del tessuto economicoproduttivo locale; in seguito è mancato anche un monitoraggio sistematico degli
39
Rolfo S., Calabrese G., Traditional smes and innovation: the role of the industrial policy in italy,
Entrepreneurship & regional development, Vol. 15, n. 3, 2001.
56
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
interventi finanziati che ha portato alla circostanza per cui, a fianco di alcune
esperienze di successo, localizzate peraltro in aree con una forte tradizione
industriale locale e la presenza di distretti produttivi (Piemonte e Lombardia)
oppure con un importante sostegno regionale (Emilia Romagna), pienamente
operative ed in grado di auto-finanziarsi, si sono registrate numerose esperienze in
cui
si
è
avuto
un
dispendio
considerevole
di
risorse
pubbliche
senza
il
raggiungimento della piena operatività dei centri stessi. Il seguente box illustra le
principali caratteristiche e risultati del sistema dei PST realizzato in Piemonte,
considerata oggi una esperienza di successo.
Un esempio di successo: il sistema dei PST in Piemonte
Da oltre un decennio la Regione Piemonte concorre alla programmazione ed alla gestione dei fondi
comunitari, cioè a quelle misure che vengono predisposte concordemente da Commissione Europea,
Stato e Regione per contribuire alle politiche di sviluppo economico e sociale delle aree regionali. In
questi anni sono state mobilitate cospicue risorse pubbliche che hanno contribuito alla trasformazione
del tessuto produttivo piemontese e all’adeguamento delle strutture sul territorio per portare il
Piemonte al passo con l’Europa. Il sistema dei parchi scientifici e tecnologici, realizzato in Piemonte
con diverse esperienze di fondi DOCUP regionali, è stato concepito come strategia e strumento
finalizzato al rilancio economico del territorio, coerentemente con le politiche nazionali e dell’Unione
Europea. Con la creazione dei parchi si è inteso mettere a disposizione del mondo imprenditoriale
strutture produttive pronte a entrare in funzione, con un fitto tessuto di servizi per le aziende,
infrastrutture tecnologiche e know how di eccellenza, nonché favorire la cooperazione fra aziende
attraverso la condivisione di informazioni, esperienze, obiettivi e risultati, anche attingendo da
network internazionali. L’importanza dei parchi scientifici e tecnologici come strumento di politica
industriale è inconfutabile: a fronte di grandi investimenti sono state create strutture capaci di
incidere sullo sviluppo tecnologico del territorio e con un potenziale di sviluppo enorme, riconosciuto
anche dalla Commissione Europea in un documento sulle best practice dei DOCUP regionali italiani.
All’inizio degli anni ’90 in Piemonte sono stati progettati i primi parchi scientifici e tecnologici. Grazie a
Finpiemonte (Istituto finanziario regionale piemontese) e con il sostegno finanziario dei fondi
strutturali dell’Unione Europea per le aree a declino industriale, i parchi sono stati realizzati nell’arco
di circa un decennio. Ogni parco è caratterizzato da una propria storia: alcuni sono nati su iniziativa
delle istituzioni politiche locali, altri dal ruolo propulsivo svolto da un’impresa locale (come nel caso del
Bioindustry) non necessariamente high-tech. Anche le motivazioni per la scelta della localizzazione dei
parchi sono diverse da caso a caso: talvolta trovano radici nella presenza di infrastrutture logistiche,
di aree industriali dismesse, di imprese leader locali, di un contesto urbano caratterizzato da alta
domanda o offerta di tecnologia.
I PARCHI
Tecnoparco del Lago Maggiore www.tecnoparco.it
Per il settore della florovivaistica e quello delle tecnologie per l’industria elettromeccanica: una
struttura che connette la rete delle imprese piccole e medie con le conoscenze scientifiche e
tecnologiche più avanzate.
57
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Bioindustry Park del Canadese www.bioindustrypark.it
Per il settore chimico farmaceutico e delle biotecnologie: le imprese trovano una collocazione ottimale
e una risposta alle loro esigenze di efficienza, qualità e immagine.
Environment Park envipark.com
Per l’ambiente: primo parco in Europa interamente dedicato a coniugare le tecnologie della
comunicazione a quelle ambientali.
Cetad – Centro Eccellenza Tecnologie Anziani e Disabili www.cetad.org
Per il settore degli ausili tecnologici e dei servizi innovativi in favore di persone con bisogni speciali:
anziani e disabili.
Pst Valle Scrivia www.pst.it
Per tecnologie e telecomunicazioni: una struttura di eccellenza a sostegno della competitività delle
imprese attraverso la promozione dell’innovazione.
Virtual Reality and Multimedia Park www.vrmmp.org
Per la multimedialità: un parco che promuove e sviluppa tecnologie legate al campo multimediale e
virtuale.
Gli investimenti effettuati per la realizzazione dei parchi
EnviPark
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
-
-
4.493.175
18.902.323
24.118.537
2.921.586
34.606.612
40.800.095
Bioindustry
-
-
15.906.872
20.451.693
25.616.262
33.363.116
37.184.897
38.889.205
Tecnoparco
13.573.281
20.246.504
21.193.820
24.720.776
26.040.392
n.d.
43.400.00
*-
-
-
8.314.956
14.822.313
20.554.985
29.541.334
--
13.573.281
20.246.504
45.415.648
72.389.748
90.597.504
-
144.728.843
--
Lago
Maggiore
PST Valle
Scrivia
Totale
RISULTATI*
Numero imprese ospitate
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
EnviPark
-
-
4
20
35
52
57
50
Bioindustry
-
-
2
6
9
15
20
35
Tecnoparco
9
13
2
20
19
21
22
35
-
-
21
-
10
17
21
50
9
13
-
46
73
105
120
170
Lago
Maggiore
PST Valle
Scrivia
Totale
I risultati, al 2001, sono disponibili per i seguenti parchi: EnviPark, Bioindustry, Tecnoparco, PST Valle Scrivia.
Fonte: Ferrero V., Lanzetti R., Ressico A., Vitali G., StrumentIres 8 “Sistema innovativo e parchi scientifici e
tecnologici”, Istituto di ricerche economico-sociali del Piemonte, 2003.
58
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Numero addetti
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
-
-
26
124
220
406
420
448
EnviPark
Bioindustry
-
-
35
58
130
180
200
205
Tecnoparco
60
74
90
120
120
130
138
180
-
-
-
-
102
165
203
210
60
74
151
302
572
881
961
1.043
Lago
Maggiore
PST Valle
Scrivia
Totale
Numero di laboratori
Interni
Di imprese
Totale
% lab/imprese
% lab.di
insediate
impese
insediate/tot.
EnviPark
4
8
12
21%
67%
Bioindustry
2
5
7
37%
71%
Tecnoparco Lago
2
4
6
27%
67%
5
4
9
21%
44%
Maggiore
PST Valle Scrivia
Numero di impese incubate
EnviPark
Bioindustry
Tecnoparco Lago
PST Valle Scrivia
Maggiore
TOTALE
Rapporto imprese
13
11
5
5
22.8
57.8
22.7
17.2
Bioindustry
Tecnoparco Lago
PST Valle Scrivia
incubate su imprese
ospitate (%)
Investimenti effettuati e fondi disponibili
EnviPark
Maggiore
Investimenti effetuati
34.602.612
37.184.897
43.400.000
29.541.334
Fatturato dei parchi
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
EnviPark
-
-
206.583
464.811
826.331
1.497.725
3.408.615
2002
448
Bioindustry
-
-
206.583
826.331
1.239.497
1.291.142
2.582.285
3.460.261
Tecnoparco
566.193
887.934
966.282
1.322.633
1.773.161
1.446.652
1.790.139
-
-
4.061
30.634
68.074
206.583
859.589
1.154.878
-
Lago
Maggiore
PST Valle
Scrivia
59
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
3.2.3 I Distretti Tecnologici
Il tema dei distretti tecnologici (DT) è attualmente al centro di un intenso dibattito
a livello internazionale per consapevolezza che lo sviluppo dell’economia basata
sulla conoscenza dipende in maniera cruciale anche dalla qualità e dall’intensità del
radicamento territoriale delle attività ad elevato contenuto scientifico e tecnologico.
La dimensione territoriale delle attività di ricerca scientifica e sviluppo tecnologico
è, infatti, assolutamente rilevante, come dimostrato da numerosi esempi, i più
famosi dei quali sono probabilmente la Silicon Valley e Bangalore.
Investire risorse in scienza e tecnologia in aree caratterizzate dalla presenza di
centri di ricerca pubblici, imprese high-tech private grandi e piccole, governi locali e
associazioni di categoria dinamici, ecc., determina ritorni economici e ricadute di
varia natura sensibilmente superiori rispetto ad investimenti in aree meno dotate in
termini di consistenza delle competenze e di intensità delle relazioni tra i soggetti
già operanti. Da qui l’emergere del fenomeno dei distretti tecnologici (DT), ovvero
aree
geograficamente
ben
definite,
solitamente
di
scala
sub-regionale,
particolarmente ricche di attività in campo scientifico-tecnologico, sovente (ma non
sempre), con una ben definita vocazione scientifico-industriale, nell’ambito della
quale è possibile individuare le eccellenze e le specificità in termini di attività di
ricerca scientifica e tecnologica e le filiere industriali nelle quali i risultati della
ricerca siano utilizzabili40. Il concetto di DT, peraltro, non è un’invenzione recente:
Learning region, associational economy, milieu innovateur, Silicon Valley, cluster,
socio-technical alignment, ecc. sono solo alcuni dei termini utilizzati per descrivere
fenomeni di fatto anche molto diversi tra loro, ancorché accomunati dall’importanza
attribuita alla dimensione territoriale dell’innovazione.
In Italia, a giugno 2004, sono stati approvati dal MIUR sette distretti tecnologici
(Tab. 13) e sono numerose altre aree attive in questa direzione, a prescindere dalla
firma di specifici protocolli.
40
Andrea Piccaluga, I Distretti tecnologici in Italia: esperienze in corso e prospettive future, 2003.
60
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Tabella 13 – I distretti tecnologici riconosciuti dal MIUR, 200441
I Distretti Tecnologici riconosciuti dal MIUR
‰
TORINO WIRELESS
‰
VENETO NANOTECH
www.torinowireless.it
www.venetonanotech.it
‰
DISTRETTO SUI MATERIALI POLIMERICI DELLA CAMPANIA A NAPOLI
‰
DISTRETTO DELLA MICROELETTRONICA A CATANIA
‰
DISTRETTO HI-MEC PER LA MECCANICA AVANZATA IN EMILIA ROMAGNA
‰
DISTRETTO SULLE BIOSCIENZE A MILANO
‰
DISTRETTO TECNOLOGICO AEROSPAZIALE DI CASTEL ROMANO
www.etnavalley.com
www.hi-mech.it
Le Linee Guida per la Politica scientifica e tecnologica del Governo, infatti, hanno
posto tra gli obiettivi prioritari la promozione della capacità d'innovazione
nelle
imprese attraverso la creazione d'aggregazioni sistemiche a livello territoriale. Ciò
al fine di favorire una maggiore competitività delle aree produttive esistenti ad alta
intensità di export, rivitalizzandole e rilanciandole, attraverso la ricerca e lo
sviluppo di tecnologie chiave abilitanti le innovazioni di prodotto, di processo e
organizzative.
A tale scopo, le Linee Guida individuano, tra gli strumenti d'attuazione, lo sviluppo
di azioni concertate da tradursi in specifici accordi di programma
mirati a
realizzare sinergie nei programmi e complementarietà negli interventi finanziari.
In tale ambito, il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca attribuisce
particolare priorità a interventi finalizzati alla realizzazione di distretti di alta
tecnologia, attraverso protocolli d'intesa e accordi di programma che prevedono la
partecipazione congiunta di Regioni, Enti locali, finanza innovativa, mondo delle
imprese, mondo scientifico.
Le prime iniziative in tema di distretti tecnologici che sono state avviate dal MIUR
su proposte provenienti dalle Regioni interessate si caratterizzano per la presenza
contemporanea dei seguenti fattori di seguito descritti:
41
Varaldo R. e Piccaluga A., “L’innovazione nei distretti industriali e l’emergere di nuovi distretti
tecnologici”, paper presentato al Convegno Finanza e distretti, Milano, 26-27 maggio 2003.
61
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
ƒ
La presenza di un progetto strutturato sostenuto: da opportuni studi ed analisi
di base sulla missione del distretto; dalla comprensione degli scenari di
sviluppo, da una mappatura degli attori; dall'identificazione dei canali di
finanziamento; da una previsione dei meccanismi di gestione dei diritti di
proprietà intellettuale.
ƒ
La coerenza del progetto con le "Linee Guida del Governo per la Ricerca
2003/2006" con le quali sono stati identificati i settori strategici di intervento
per il sistema paese, e nell'ambito di questi l'identificazione di una specifica
filiera produttiva in cui il distretto dovrà operare.
ƒ
La partecipazione di aziende leader del settore con un forte radicamento nella
struttura industriale della regione.
ƒ
La presenza di attori pubblici che hanno raggiunto posizioni di eccellenza nel
settore specifico.
ƒ
L'esistenza di una struttura di "governance" tale da garantire la piena
partecipazione delle forze produttive, scientifiche, tecnologiche e sociali nella
promozione e nella gestione delle azioni del Distretto.
ƒ
L'apporto di competenze e di finanziamenti pubblici e privati e il previsto
intervento di attori significativi del sistema finanziario a livello regionale
(Fondazioni bancarie, Fondazioni private, strutture di "venture capital", dedicati
in prevalenza a fornire "seed capital" e finanziamenti "early stage" ad aziende
nascenti sul territorio ed aventi focalizzazione nella filiera del distretto.
ƒ
La definizione di una entità giuridica responsabile del coordinamento delle
iniziative.
ƒ
La previsione a medio-lungo termine dell'autosostenibilità del distretto.
Seguendo questo orientamento, il Cipe, Comitato interministeriale programmazione
economica, ha approvato a dicembre 2004, su proposta del MIUR la destinazione
programmatica di 140 milioni di euro per il finanziamento di distretti tecnologici
nelle regioni del Mezzogiorno.
Ciò al fine di potenziare anche nelle regioni del Mezzogiorno la strategia già
avviata, che ha visto fino ad oggi la costituzione di 11 distretti tecnologici localizzati
soprattutto nelle regioni del Centro-nord.
Tra le principali caratteristiche dei DT figurano la presenza di centri di ricerca
pubblici, di imprese high-tech grandi e piccole, nazionali o estere, l’elevato tasso di
62
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
natalità e di crescita delle imprese, la presenza di risorse umane qualificate e di
uno spiccato spirito imprenditoriale nel campo delle tecnologie avanzate, e la
disponibilità di strumenti finanziari adatti ad iniziative ad alto contenuto di
innovazione. In alcuni distretti tecnologici si assiste alla compresenza di soggetti
produttori e utilizzatori della conoscenza scientifica e tecnologica sviluppata; in altri
esistono eccellenze nel campo della ricerca, ma la filiera produttiva si sviluppa
altrove.
Nella definizione dell’intervento pubblico, è necessario differenziare politiche per DT
esistenti, emergenti e potenziali. Per i primi, gli interventi pubblici potrebbero
rafforzare le basi del DT ed eventualmente sostenere processi di specializzazione
(si veda ad esempio Torino Wireless); per i secondi, gli interventi di policy
potrebbero generare discontinuità partendo dalle aree di eccellenza scientifica e
tecnologica già esistenti, e per i terzi potrebbero selezionare con rigore e sostenere
aree scientifico-tecnologiche che evidenziano potenzialità di crescita future
I DT italiani presentano alcune potenzialità, che vengono di seguito descritte.
In Italia si registra una significativa presenza di risorse umane qualificate a costi
competitivi. Se è vero che esiste, almeno nel breve termine, il rischio di formare
“troppi” laureati in materie scientifico-tecnologiche che potrebbero non trovare
sbocchi occupazionali, è anche vero che ciò
potrebbe rivelarsi una importante
opportunità in futuro. Le esperienze dei distretti esteri di Bangalore e dell’Irlanda
mostrano infatti che la disponibilità di manodopera specializzata in campo
scientifico-tecnologico,
accompagnata
dall’assenza
di
una
base
industriale
consolidata, ha reso possibile un’eccedenza di risorse umane qualificate che ha
attratto la localizzazione di imprese multinazionali.
Nel nostro Paese esistono, inoltre, centri di ricerca pubblici di elevato valore e di
livello internazionale, che però hanno una localizzazione a macchia di leopardo sul
territorio nazionale. Accanto
a questi esistono, inoltre, alcuni centri di ricerca
industriale di grandi dimensioni che stanno assumendo una configurazione a
network, per valorizzare le competenze sparse sul territorio, pur mantenendo il
coordinamento con la loro sede centrale.
Tuttavia, sono necessarie, per fare un salto di qualità, azioni di sostegno e
promozione dei distretti che vanno ben oltre la creazione di uffici di trasferimento
63
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
tecnologico nelle Università, l’attivazione di corsi di formazione per i manager del
trasferimento tecnologico e programmi specifici per le imprese spin-off, azioni di
marketing territoriale, ecc. Queste, in realtà, sono ormai condizioni di partenza
necessarie, che non fanno più la differenza nella competizione tra territori. Sarà
indispensabile, affinché i distretti tecnologici siano davvero propulsori di sviluppo e
competitività, creare le condizioni per:
ƒ
un aumento rilevante del numero e della qualità di laureati in materie
scientifico-tecnologiche in un certo territorio;
ƒ
l’individuazione di mercati di sbocco extra regionali per i prodotti e i servizi
high-tech locali;
ƒ
l’impegno nel determinare processi di rientro dall’estero, verso i loro luoghi di
origine, di “cervelli” che si sono formati e hanno successivamente lavorato nelle
aree più avanzate a livello mondiale;
ƒ
un rilevante aumento dei finanziamenti a centri di ricerca giudicati eccellenti
sulla base di esercizi di valutazione fondati su criteri standard in ambito
internazionale;
ƒ
la presenza di accademici con approccio imprenditoriale ed un adeguato
sostegno alle loro azioni;
ƒ
un maggior impegno in attività di marketing territoriale e di comunicazione,
anche verso l’estero.
E’, infine, essenziale considerare che lo sviluppo di un distretto tecnologico richiede
delle accurate riflessioni sui seguenti elementi:
ƒ
la necessità di una “massa critica degli interventi”, nel senso che è necessario
reperire ingenti risorse economiche attraverso la combinazione di interventi del
governo centrale e dei diversi attori su scala regionale e locale;
ƒ
la necessità di una selezione, a livello locale, di specifiche filiere scientifiche e/o
industriali, al fine di specializzare e consolidare il distretto;
ƒ
prevedere
forme
adeguate
di
governance
dei
distretti,
per
garantire
coordinamento ed indirizzo a sistemi innovativi che, a causa del dinamismo e
dell’eterogeneità dei soggetti che li compongono, sono difficilmente governabili.
64
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Il box seguente illustra le caratteristiche principali, gli attori rilevanti e i risultati di
del distretto tecnologico di Catania.
Un esempio: Etnavalley, il distretto tecnologico di Catania
www.etnavalley.com
Sintesi delle caratteristiche del distretto
Vocazione tecnologica
Micro e nano-sistemi
Provincia
Catania
Regione
Sicilia
ƒ Regione Sicilia
ƒ Università di catania, Palermo e Messina
Attori principali
ƒ Amministrazioni provinciali di Catania, Palermo
e Messina
ƒ STMicroelectronics
Novembre 2003: Firma protocollo preliminare
Data del riconoscimento ufficiale
d’intesa per la creazione del distretto sui micro e
nano sistemi
Le origini del distretto
Le origini del DT di Catania sono strettamente legate alla storia della ST. Già negli anni ’60 la ST, che
allora si chiamava S.G.S. Microelettronica, collaborava con i Dipartimenti di Fisica e di Chimica
dell’Università di Catania, ma la svolta vera fu l’insediamento nell’area catanese nel 1997 di uno
stabilimento della ST (a seguito della fusione tra l’italiana S.G.S. con la francese Thomson
Semiconducteurs avvenuta nel 1987). Da allora si è sviluppata una vasta are.a industriale,
comunemente denominata Etna Valley, densa di imprese operanti prevalentemente nel comparto
high-tech. Impresa dominante dell’area è ancora ST che si calcola abbia indotto la nascita di già più di
mille microimprese.
Oggi ST è un produttore globale indipendente di semiconduttori, leader nelle soluzioni a
semiconduttore per una vasta gamma di applicazioni microelettroniche. Oltre alla presenza della ST,
l’area catanese ospita, o è sul punto di ospitare, anche altri colossi come la multinazionale Olin, la
Omnitel, la Nokia, l’IBM, Telespazio, Openline e la Computer Science Corporation
65
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Accanto ai grandi colossi, infine, esistono alcune realtà locali consolidate o in via di consolidamento,
nate e cresciute nel fertile humus del distretto: alcuni esempi sono la Antech (telecomunicazioni
satellitari), la SIFI (prodotti farmaceutici aftalmici), la Elmec (meccanica di precisione), Teleservice
(telecomunicazioni e networking), MediaOnLine (software per internet), Video Bank (internet service
provider), Tnet (internet provider e servizi informatici), AID (robot e sistemi automatizzati per
l’agricoltura), la SAT (frame per semiconduttori), ecc.
I fattori di successo e gli attori rilevanti
Il successo di Catania può essere spiegato grazie alla presenza di alcuni elementi: la possibilità di
trovare giovani preparati a costi inferiori rispetto ad aree avanzate come gli Usa, la possibilità per gli
studenti catanesi di fare ricerca e formazione dentro le aziende o presso le grandi agenzie nazionali
presenti sul territorio e lo sfruttamento da parte delle amministrazioni locali degli strumenti forniti a
livello europeo, governativo e regionale per stimolare l’attrattività della forza lavoro locale.
Queste sono alcune delle ragioni per le quali per il DT Catania si è ormai consolidato il termine di Etna
Valley. Con la Silicon Valley, infatti, ci sono almeno due similitudini importanti: la presenza di un
grande polo universitario (Stanford University in California e l’università locale di Catania) e la
presenza di un’azienda leader che ha fatto da traino per le altre (la Hewlett Packard per la Silicon
Valley e la ST per l’Etna Valley).
Tra le altre analogie, una che solo in apparenza può sembrare banale riguarda le condizioni
geografiche e climatiche: come sostenuto da molti, infatti, in una società post industriale i DT devono
il loro successo alla capacità di attrarre forza lavoro estremamente qualificata, ma anche molto
sofisticata ed esigente per la qualità della vita che ama vivere in posti e in climi belli. Per lo sviluppo
dell’area, infine, determinante è stato il contributo della PA e dell’Università locale. La prima
attraverso una serie di iniziative per l’incentivazione degli investimenti e per la creazione di posti di
lavoro (sospensione dei contributi sociali per i primi sei anni, appartenenza di Catania alle aree
Obiettivo 1, contributi per nuovi impianti, rinnovi, ampliamenti, per la realizzazione di centri di ricerca,
per progetti di R&S nell’area e per progetti di formazione, ecc.).
Quanto all’università, determinante è stato il suo ruolo e la sua collaborazione con la ST (già nel 1987
la ST e l’Università di Catania crearono il più grande laboratorio di Ricerca e Sviluppo nell’alta
tecnologia nel Meridione, nonché uno dei principali d’Europa; nel 1990 l’Università di Catania, il
Consorzio Catania Ricerche e la ST crearono SuperLab, Laboratorio Superfici e Interfasi).
66
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Tale partnership ha avuto sicuramente un effetto catalizzante per i numerosi sviluppi di successo
conseguiti nei laboratori della ST.
Gli attori principali nello sviluppo della Etna Valley, un passaggio importante è stato rappresentato
dalla firma, nel novembre del 2003, di un protocollo preliminare d’intesa per la promozione di un
distretto high-tech sui micro e nano sistemi in Sicilia. I firmatari del protocollo sono stati:
ƒ
il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca,
ƒ
la Regione Sicilia,
ƒ
i tre atenei di Catania, Palermo e Messina,
ƒ
le amministrazioni provinciali e comunali delle tre città interessate,
ƒ
la STMicroelectronics.
I numeri del distretto
Secondo quanto risulta dal Dossier Etna Valley elaborato dal Dipartimento di Comunicazione
Interattiva e Nuove Tecnologie di Informazione dell’I.S.S.R.F, alla fine del 2001 l’area catanese
comprendeva circa sessanta aziende high-tech situate nel raggio di pochi chilometri, con un totale di
addetti pari a quasi 5 mila unità. Il quadro occupazionale del comprensorio catanese, inoltre, risulta
profondamente diverso dal resto della Sicilia: nella provincia di Catania il 27% circa della forza lavoro
viene assorbito dall’industria, di cui quasi il 10% viene impiegato nei settori della "new economy",
mentre nel resto dell’isola l’industria fornisce impiego ad appena il 19% dell’offerta disponibile e le
nuove tecnologie, seppur in fase di crescita, sono ben lontane dai risultati ottenuti dalla realtà
economica catanese.
Numero
Imprese
High-Tech
della
1.402
Totale addetti High-Tech della provincia
7.916
provincia (Fonte Istat, 1996)
(Fonte Istat, 1996)
Numero Imprese del DT (Fonti locali,
54
www.etnavalleyblog.it)
Numero addetti del DT (Fonti locali,
5.000
www.etnavalleyblog.it)
67
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Conclusioni
Da quanto emerge dal presente lavoro, il passaggio ad un assetto diverso delle
competenze regionali nel segno di un
crescente federalismo ha avviato senza
dubbio una fase nuova della politica dell’innovazione. E’ una fase caratterizzata per
i governi regionali dalla transizione da una situazione prevalente di scarsezza di
risorse e di competenze incerte ad una in cui le competenze sono importanti e le
risorse
disponibili
aumentare.
sono
L’obiettivo
aumentate
del
3%
del
significativamente
PIL
rappresenta
e
ancora
una
sfida
dovranno
ma
anche
un’opportunità per potenziare e rilanciare il nostro sistema economico-produttivo e
colmare i gap competitività tra i nostri diversi contesti regionali.
La
parola
chiave
per
vincere
la
sfida
è
innovazione,
intesa
nel
senso
multidimensionale che la comunità Europea ha voluto dare al concetto. Innovazione
che, dunque, dipende dalla situazione macroeconomia, dalla concorrenza, dallo
sviluppo industriale, dal livello dell’imprenditorialità di un Paese, dall’istruzione ecc.
Ma in primo luogo l’innovazione, deve riguardare il nostro sistema di imprese,
piccole e medie imprese, che oggi fronteggiano una concorrenza globalizzata. Il
sostegno pubblico, dunque, risulta fondamentale nel buon esito della competizione.
Tale sostegno si deve sostanziare sicuramente in uno schema di interventi di
incentivazione organizzato e coerente, per quanto possibile chiaro e semplificato
rispetto all’articolazione che ad oggi i diversi schemi comunitari, nazionali e locali,
gli hanno impresso, che sia in grado di permettere alle imprese di innovare e fare
ricerca.
Probabilmente sarà necessario in futuro ripensare il sistema degli incentivi, ancora
largamente articolato e complesso, al fine di garantire una piena e completa
accessibilità al sostegno pubblico da parte delle imprese. Un sistema di incentivi è,
infatti, tanto più efficace quanto è agevolmente conoscibile e comprensibile e
quanto più permette all’impresa di pianificare i propri investimenti in relazione al
suo ciclo di vita. Ma ciò non basta.
E’ necessario arrivare ad un concetto di governance dell’innovazione in cui tutti gli
attori economici, locali e sociali giocano il loro ruolo all’interno di un circolo virtuoso
che produce sviluppo e competitività.
68
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
In tal senso è necessario programmare e pianificare politiche a livello territoriale
capaci di sostenere il tessuto economico e produttivo a 360°, con un set di
interventi e misure coerenti che dotino i territori, specialmente quelli più arretrati,
delle infrastrutture necessarie a creare conoscenza e soprattutto a trasferire
conoscenza e tradurla in vantaggio competitivo.
A tal fine, è importante sviluppare capacità di lettura delle esigenze del proprio
contesto produttivo e una conseguente capacità progettuale. Un primo passo da
compiere, all’interno dei territori regionali, è quello di attivare la sperimentazione
della metodologia del Foresight, processo sistematico e partecipativo per la
costruzione di visioni del futuro a medio e lungo termine, destinato ad orientare le
decisioni del presente e ad attivare i mezzi e le risorse necessarie per il
raggiungimento degli obiettivi. Ciò significa esplorare i possibili futuri di un sistema,
nella consapevolezza che esistono varie alternative e che il futuro dipende anche
dalle azioni che si pongono in essere nel presente, con un metodo partecipativo che
coinvolga tutti i soggetti (stakeholders) che in qualche misura lo determinano.
Il sostegno dell’innovazione, nella direzione più adeguata in ogni contesto
territoriale, non può, prescindere da una conseguente precisa programmazione a
medio e lungo termine di misure ed interventi, di pianificazione di mezzi e risorse e
di attori da coinvolgere. La chiave di volta è la sinergia che deve essere instaurata
fra istituzioni, imprese, università, centri di ricerca, capitale privato per innescare e
sostenere quei processi che possono dare una nuova direzione allo sviluppo
economico e locale più generale.
Una strada già intrapresa da alcune Regioni, che oggi comincia a portare i primi
significativi risultati. Il box seguente illustra il sistema di sostegno della R&S e
innovazione attuato dalla Regione Emilia-Romagna, evidenziandone i risultati
salienti42.
42
Fonte: Regione Emilia-Romagna – Aster, I risultati del primo Programma di attuazione Regionale per
la Ricerca Industriale, l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico, Bologna 16 Dicembre 2004.
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INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Il primo Programma di attuazione Regionale per la Ricerca Industrilae, l’Innovazione
e il Trasferimento Tecnologico (PRRIITT) della Regione Emilia-Romana
La Regione Emilia-Romagna ha, negli ultimi anni, indirizzato la propria politica per la ricerca verso lo
sviluppo e il consolidamento di un’ economia regionale della conoscenza e dell'innovazione, fondata su
imprese, università, enti di ricerca, centri per il trasferimento tecnologico che operano per
l'innovazione e interagiscono per scambiare e sviluppare nuove conoscenze: si tratta del processo di
realizzazione della Rete Regionale per la Ricerca Industriale, l'Innovazione ed il Trasferimento
Tecnologico.
A partire dal 2001, il percorso iniziato con la firma del protocollo di intenti tra la Regione EmiliaRomagna, le Università pubbliche regionali e gli enti di ricerca, è stato caratterizzato da imponenti
sforzi per creare le condizioni affinchè la rete potesse avviarsi e consolidarsi in modo efficace.
La definizione della LR 7/02 ha determinato il quadro legislativo di riferimento per la realizzazione
della Rete, che è stata concretamente disegnata, nel 2003, attraverso il Programma Regionale per
la Ricerca Industriale, l'Innovazione e il Trasferimento Tecnologico (PRRIITT), la cui
articolazione contiene un insieme complesso di misure che mirano ad uno sviluppo coerente del
tessuto economico regionale, ponendo al centro del sistema l'economia della conoscenza.
Il
PRRIITT
(Programma
Regionale
per
la
Ricerca
Industriale,
l'Innovazione
e
il
Trasferimento Tecnologico) è lo strumento principale individuato dalla legge per l'attuazione delle
azioni da realizzare per raggiungere i due seguenti obiettivi principali:
ƒ
contribuire al consolidamento della comunità regionale della conoscenza e dell'innovazione tra
industria, sistema ricerca e mondo delle professioni;
ƒ
favorire lo sviluppo della rete tra i soggetti del sistema regionale della ricerca e dell'innovazione
(Università, Centri di Ricerca, Imprese, Centri di TT).
Nel corso del 2004 si è attuata la politica delineata dal PRRIITT e della Rete regionale, attraverso:
ƒ
la pubblicazione di due bandi per "Ricerca Industriale e Sviluppo Precompetitivo" (Misura
3.1 Azione A). Il primo bando ha visto 365 domande presentate e 182 approvate. I progetti di
Ricerca,
iniziati
nell'estate
2004,
sono
dunque
in
pieno
svolgimento
e
alcuni
di
essi termineranno a fine 2005. Il secondo bando, scaduto a fine settembre 2004, ha visto 868
domande presentate;
ƒ
la presentazione di 22 proposte nell'ambito del bando per "Laboratori di Ricerca"
(Misura 3.1 Azione B), con l'ammissione a finanziamento di
concesso di 3,2 Milioni di Euro;
per PMI
12 progetti per un contributo
70
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
ƒ
la
pubblicazione
Azione
di
un
bando
per
"Nuove
imprese
B), nell'ambito del quale sono state presentate 39
innovative"
proposte.
(Misura
3.2
La procedura di
valutazione ha portato al cofinanziamento di 26 imprese, di cui 16 ancora da costituire, per un
contributo complessivo di 1 Milione di Euro. Anche rispetto a questa azione, particolarmente
significativo è il collegamento con il sistema ricerca presente nel territorio regionale: 23 progetti
si basano su competenze e conoscenze acquisite nella realizzazione di attività di ricerca
svolte
in università o enti di ricerca e
4 imprese si basano sullo sfruttamento di brevetti
depositati. Altro aspetto rilevante è il coinvolgimento di investitori istituzionali o strutture di
ricerca nel capitale sociale:
3 imprese finanziate vedono già la presenza di tali soggetti,
10 hanno accordi per un futuro coinvolgimento;
ƒ
la pubblicazione di un bando per "Laboratori per la Ricerca Industriale ed il Trasferimento
Tecnologico"
proposte.
un
(Misura
La valutazione
3.4
ha
Azione
portato
A),
che
ha
all'approvazione
visto
di
24
la
presentazione
Laboratori
che
di
32
prevedono
impegno complessivo di circa 11 00 anni uomo/ricercatore di cui più di 600 per giovani
ricercatori;
ƒ
la presentazione di 28 proposte nell'ambito del bando per "Centri per l'Innovazione" (Misura
3.4 Azione B), alcuni di nuova costituzione: 20 i progetti ammessi a contributo regionale.
E' importante inoltre sottolineare che alcuni dei contenuti del PRRIITT sono stati inseriti nel protocollo
di intesa Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca (MIUR) - Regione Emilia-Romagna per
la realizzazione del distretto per la Meccanica Avanzata (HI MECH) lanciato dal MIUR nel territorio
regionale, con il quale, dunque, la politica regionale si integra efficacemente.
Va anche ricordato che altre azioni si inseriscono nel quadro della politica regionale della ricerca,
andando a costituire un articolato sistema di strumenti di sostegno alla Ricerca e all'Innovazione.
Innanzi tutto, il quadro degli interventi del Piano Telematico della Regione Emilia-Romagna
2002-2005, che mira a trasformare l'Emilia-Romagna in un territorio digitale concentrando gli
investimenti nella costruzione di una rete pubblica moderna ed efficiente che, in ogni area della
regione, permetta sia la distribuzione di servizi innovativi ed interattivi da parte delle pubbliche
amministrazioni, sia lo sviluppo di altri servizi di telecomunicazioni alle imprese e ai cittadini, nonché
nella crescita dell'industria del settore. In particolare, la Misura 1.1 "Programma per la ricerca su
prodotti e servizi innovativi" favorisce la collaborazione ricerca-impresa nel settore specifico,
sostenendo progetti in che coinvolgano gruppi di ricercatori, imprese ed altri enti pubblici e privati: 42
i progetti presentati in risposta alla richiesta di manifestazione di interesse; 10 le proposte ammesse a
finanziamento nei settori ICT. Infine, il Programma Regionale di Azioni Innovative EmiliaRomagna (PRAI) 2002-2003 "Salute, scienze della vita ed innovazione tecnologica
regionale", che mira al rafforzamento del sistema innovativo regionale, incentivando i legami tra
l'attività innovativa delle imprese e il sistema di offerta di servizi per la salute. L'approccio del
Programma è quello di rafforzare la rete di collaborazione tra sistema ricerca-imprese, ma anche tra
queste e le strutture sanitarie, che costituiscono una domanda pubblica qualificata di ricerca, anche in
grado di fornire opportunità di sperimentazione applicativa dei risultati.
E' in tale contesto che la Regione Emilia-Romagna ha attuato una serie di azioni attraverso la
pubblicazione di specifici bandi rivolti a raggruppamenti di PMI che prevedano la collaborazione
strutturata con strutture sanitarie e di ricerca:
ƒ
pubblicazione di un bando per progetti di "Ricerca applicata e trasferimento tecnologico nel
settore della salute" (Azione 1.2), nell'ambito del quale sono state presentate 13 proposte delle
quali 12 sono risultate coerenti con le finalità dell'azione;
71
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
ƒ
pubblicazione
di
un
bando
per
progetti
di "Sviluppo di
servizi sanitari
innovativi"
riguardanti l'applicazione delle tecnologie dell'informazione in campo medico-sanitario e di nuove
applicazioni telematiche atte a migliorare la gamma dei servizi medico-sanitari a distanza.
Sono state presentate 22 proposte, delle quali 19 ammesse a finanziamento.
Il contesto regionale è quindi ricco di strumenti che rendono la politica per la ricerca un quadro
strategico operativo con un impatto diffuso e rilevante nel sistema produttivo regionale, che si integra
in modo efficace con l'insieme dei programmi a sostegno della Rricerca e dell'Innovazione nazionali e
comunitari, con particolare riferimento al VI Programma Quadro di RST dell'Unione Europea. L'azione
della Regione si fonda, quindi, su un principio di integrazione con altre politiche ma con un forte
impatto territoriale, valorizzando il dialogo tra i diversi soggetti presenti sul territorio in un'ottica di
consolidamento di una economia fondata sull'innovazione e sulla conoscenza.
Gli investimenti della Regione
130 milioni di euro di risorse impegnate
Progetti di ricerca delle imprese (PRRIITT)
65,3 milioni
Progetti di laboratori industriali di PMI (PRRNTT)
3
Spin off
2 milioni
Laboratori di ricerca e Centri per l'innovazione
milioni
17,7 milioni
Laboratori di ricerca ICT (Piano Telematico)
8
Programma di azioni innovative salute e scienze della vita
5,2 milioni
Parchi per l'innovazione
5,3 milioni
Laboratori e Centri in Obiettivo 2
7,8 milioni
Fondo Venture capitai per start up innovative
milioni
18 milioni
Consorzi innovazione in aree Obiettivo 2
3,2 milioni
Parchi per l'innovazione in aree Obiettivo
2,3 milioni
72
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Misura 3.1 A Progetti di ricerca industriale e sviluppo precompetitivo: i risultati
I numeri del primo bando
Progetti valutati
360
Progetti ammessi al finanziamento
182
Valore dei progetti
77 milioni di Euro
Contributo regionale
30,3 milioni di Euro
Progetti presentati al seconodo bando
869
Le piccolissime imprese che hanno beneficiato del bando per fare ricerca
Le imprese
52
Il valore degli investimenti
18,7 milioni di Euro
Il contributo regionale
8 milioni di Euro
Occupazione, ricerca e innovazione
153 progetti (84%) prevedono l’assunzione di nuovo personale di ricerca, per un totale di circa
300 nuove unità
+4% l’incremento stimato di addetti in R&S
159 progetti (89%) prevedono di attivare collaborazioni continuative di ricerca con università ed
enti di riceca, per un totale di 234 contratti
155 progetti (63%) prevedono di attivare contratti con laboratori accreditati dal MIUR
120 progetti (66%) prevedono di concludersi con la registrazione di brevetti
+ 11% incremento stimato spesa regionale in R&S
Misura 3.1 B Laboratori di ricerca industriale: i risultati
I numeri del primo bando
Progetti presentati
22
Laboratori sostenuti
12
PMI coinvolte
35
Valore dei progetti
6,6 milioni di Euro
Contributo regionale
3 milioni di Euro
73
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Misura 3.2 B sostegno finanzairio all’avvio diinziative imprenditoriali: i risultati
I numeri del primo bando
Progetti presentati
39
Imprese finanziate
26
Investimento su cui è stato concesso il finanziamento
1,77 milioni di Euro
Contributo regionale
1 milione di Euro
I risultati per le imprese
4 imprese finanziate si basano sullo sfruttamento di un brevetto depositato a seguito di attività di
ricerca
4 imprese finanzaite si basano sul risultato della ricerca non brevettato
23 imprese finanzaite si basano su conoscenze e competenze acquisite nella realizzaizione di
attività di ricerca svolte presso università o enti di ricerca
3 imprese finanzaite vedono la presenza di investitori istituzionali o università all’interno del
capitale sociale
1° imprese finanziate hanno accordi documentati per la presenza di investitori istituzionali
all’interno del capitale sociale
Per effettuare una precisa programmazione a medio e lungo termine che riesca a instaurare
una efficace sinergia tra tutti gli attori chiave del sistema dell’innovazione, la pubblica
amministrazione deve essere preparata a svolgere il ruolo di propulsore, in un contesto in cui
assumono grande importanza le competenze.
Anche in questo è necessario un profondo rinnovamento che metta i decisori, soprattutto
locali, nelle migliori condizioni per operare. E’ questo, oggi, un segnale che proviene anche dal
Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca; il Ministero, infatti, oggi promuove una
rilevazione della domanda di servizi formativi delle Amministrazioni pubbliche, al fine di
avviare un’azione pilota diretta alla formazione del personale dipendente della Pubblica
Amministrazione che opera nella programmazione, progettazione, attuazione e valutazione di
interventi nel settore della Ricerca Scientifica, dello Sviluppo Tecnologico e dell’Alta
Formazione a sostegno delle regioni Ob. 1.
74
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
Caratteristiche dell’azione Pilota del MIUR
Destinatari:
ƒ
Amministrazioni centrali;
ƒ
Amministrazioni regionali localizzate in aree Obiettivo 1;
ƒ
Università Statali e non Statali localizzate in aree Obiettivo 1;
ƒ
Enti pubblici di ricerca, in riferimento ai fabbisogni del personale operante in strutture
localizzate in aree Ob. 1;
ƒ
Enti locali delle aree Obiettivo 1 ( per il tramite delle Regioni di appartenenza);
ƒ
Camere di Commercio.I.A.A. localizzate in aree Obiettivo
L’azione Pilota è tesa a porre in essere un’azione di sistema diretta ad innescare un processo di
apprendimento del personale del sistema pubblico operante nel settore della R&STI e Alta
Formazione, attraverso la proposizione di un modello formativo fortemente strutturato, in grado di:
ƒ
garantire omogeneità dell’offerta formativa definita sulla base dei fabbisogni comuni delle
Amministrazioni pubbliche che operano a sostegno delle Regioni Obiettivo 1, pur nel rispetto
delle specificità territoriali locali e delle peculiarità che contraddistinguono il ruolo agito dalle
singole tipologie di destinatari della formazione;
ƒ
valorizzare il contributo offerto dai soggetti destinatari per l’identificazione dei fabbisogni
formativi;
ƒ
favorire, anche attraverso la leva formativa, il raccordo e l’integrazione tra le amministrazioni
che intervengono, a livello centrale e locale, nella definizione e attuazione di programmi e
interventi di R&STI e Alta Formazione;
ƒ
innescare un processo di diffusione e condivisione di modalità procedurali e organizzative tra
gli attori del sistema istituzionale impegnati nelle politiche di R&STI e Alta Formazione.
Ambiti di intervento
ƒ
Programmazione: al fine di trasferire ai destinatari conoscenze e abilità tecniche utili per
migliorare la funzione di definizione delle linee programmatiche in materia di R&STI e Alta
Formazione propria delle amministrazioni centrali e regionali;
ƒ
Progettazione, al fine di rafforzare:
o
la capacità progettuale delle amministrazioni titolari di programmi operativi o, più in
generale, di programmi di intervento in materia di R&STI e Alta Formazione
finanziati da risorse nazionali, regionali e comunitarie, intesa come abilità nella
definizione di interventi coerenti con le strategie e indirizzi definiti a livello
regionale;
75
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
o
La
capacità progettuale delle organizzazioni pubbliche (enti pubblici di ricerca,
università, enti locali, Camere di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura, di
seguito indicate come Camere di Commercio I.A.A.) mirate alla ideazione e
presentazione di progetti in risposta ad avvisi pubblici, in coerenza con le proprie
linee di sviluppo strategico.
ƒ
Gestione al fine di introdurre elementi migliorativi nell’attuazione di:
o
programmi di R&STI e Alta Formazione gestiti da amministrazioni centrali e
regionali;
o
progetti di R&STI a titolarità di amministrazioni pubbliche operanti nelle Regioni Ob.
1 (enti pubblici di ricerca, università, enti locali, Camere di Commercio.I.A.A.).
ƒ
Monitoraggio, valutazione e trasferimento dei risultati, al fine di trasferire competenze
e strumenti finalizzati a:
o
al monitoraggio finanziario, fisico e procedurale di programmi e progetti di R&STI e
Alta Formazione;
o
al
monitoraggio
dei
programmi
di
R&STI
e
Alta
Formazione
gestiti
dalle
amministrazioni centrali e regionali, preliminare all’attività di riprogrammazione
degli interventi;
o
alle tecniche di valutazione ex ante, in itinere, ex post di programmi e/o progetti in
ambito R&STI e Alta Formazione, in particolare con riferimento alla realizzazione, al
risultato e all’impatto dei programmi e/o dei progetti stessi;
o
al trasferimento e alla diffusione dei risultati conseguiti nell’attuazione di programmi
e progetti di R&STI e Alta Formazione.
76
INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
Politiche e strumenti per lo sviluppo delle imprese e del territorio
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