In Messico sulle tracce di Zapata

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In Messico sulle tracce di Zapata
5
novembre2003
REPORTAGE
In Messico
sulle tracce di Zapata
Fra mito e realtà: appunti di viaggio di un giovane del Q.4
n Saverio Condorelli
Con il biglietto trovato con una
sola settimana d’anticipo e il passaporto pronto solo il giorno prima della partenza comincia il
viaggio di tre settimane verso il
Messico in compagnia del mio
amico Michele.
La prima tappa è la capitale, Città
del Messico, che con i suoi oltre
20 milioni di abitanti vanta almeno due primati: quello di città più
popolosa del mondo e quello di
città più inquinata. Un’idea delle
dimensioni di questa megalopoli
può essere data dal fatto che la
sua strada principale, il viale
Insurgentes, che l’attraversa in
tutta la sua lunghezza misura circa 60 Km. È piuttosto difficile descrivere Città del Messico, date le
sue dimensioni non se ne può
parlare in modo univoco, i suoi
quartieri sono piuttosto molte città in una e questa, nel suo insieme, è un gigantesco specchio
dell’intera nazione. Tutte le contraddizioni in cui vive questo paese emergono ogni volta che si
esce dalla metropolitana. Ci si
può trovare in un quartiere tranquillissimo degno di una qualche
cittadina mitteleuropea oppure in
un incasinatissimo mercato di un
quartiere popolare; si possono vedere un grosso numero di persone in giacca e cravatta correre al
lavoro in un grattacielo della zona
dirigenziale, oppure una folla immensa andare verso la famosissima Cattedrale della Santa Vergine della Guadalupe in una sorta di
rito collettivo.
Anche in termini di offerta culturale sono numerose le attrattive
della città, e naturalmente anche
qui non mancano motivi di meraviglia. Nel Palazzo Presidenziale,
come in molti altri edifici di interesse storico ora sedi di varie istituzioni, si possono trovare i meravigliosi murales di Diego Rivera
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rappresentanti le varie epoche
storiche del paese e fortemente
connotati politicamente, data
l’aperta militanza comunista
dell’autore. Pur se in un paese
che ha il suo moderno mito fondante in una rivoluzione sociale, è
sempre un motivo di curiosa sorpresa scoprire in luoghi istituzionali un grande numero di falci e
martello o vedere tra i personaggi
raffigurati la moglie stessa di Rivera, Frida Kahlo, a sua volta
grande pittrice e militante politica, mentre legge ad un gruppo di
bambini pagine del Manifesto del
Partito Comunista di Marx ed
Engels. Naturalmente dopo la visita a queste opere, tappa obbligata diventa il museo-casa della
stessa Frida e, per restare nei dintorni di questa, un salto alla
casa-museo di Leon Trockji, amico dei due artisti ed ucciso dai sicari di Stalin proprio nel suo esilio
messicano. Forte motivo di attrattiva culturale cittadina è rappresentato anche da quelle che sono
le vestigia del suo antico passato,
discretamente conservate in uno
scavo all’aperto che si trova proprio nel Zocalo, la piazza principale della città e ricordo di Tenochtitlàn, l’antica Città del Messico.
Per avere maggiori informazioni
sul passato pre-colombiano del
paese è indispensabile però una
visita al museo di antropologia,
ricco di reperti archeologici provenienti da tutto il Messico e di
dettagliate spiegazioni a riguardo. È possibile in questo modo
conoscere dettagli non solo sulle
popolazioni indigene che abitavano il paese prima dell’arrivo degli
spagnoli, ma anche di quelle che
sono riuscite a scampare al massacro compiuto da questi e che
tuttora mantengono in vita la loro
cultura e le loro tradizioni.
A circa un’ora dalla città è possibile effettuare la visita allo splendido sito archeologico di Teotihuacàn, ed è stata questa la prima
tappa del nostro affascinante
viaggio nel viaggio rappresentato
dai siti di interesse storico. Le
principali attrazioni del sito sono
le piramidi del sole e della luna
dalla cui cima si può godere di
una vista magnifica.
Chi come me vede nel Messico
una miriade di suggestioni politiche ed ideali, passate e presenti,
potrà senza dubbio capire il significato che avuto la successiva tappa del viaggio: Cuernavaca nello
stato di Morelos (il Messico è una
repubblica federale tipo quella
statunitense). Questo è lo stato di
Emiliano Zapata, una delle figure
chiave della rivoluzione messicana, il leader dei rivoluzionari nel
sud del paese che, portato a termine quello che riteneva essere il
suo compito, rifiutò qualunque
posto di potere e che ritornò in
armi quando sentì che lo spirito
della sua rivoluzione era stato tradito, finendo ucciso per decisione
dello stesso presidente messicano. I motti della rivoluzione e di
Zapata, dal famoso “terra e libertà” a “la terra è di chi la lavora”
sono rimasti purtroppo in larga
parte lettera morta e pur sprecandosi i riferimenti e gli omaggi ai
rivoluzionari, i 70 anni di governo
del Partito Rivoluzionario Istituzionale non hanno contribuito ad
un reale cambiamento del paese.
L’impressione che si ha visitandolo è di una grossa discrasia tra
la retorica celebrativa del governo e la realtà.
Lo stato di Morelos pur prendendo il proprio nome da un altro
eroe nazionale, quello dell’indipendenza, offre dunque la possibilità di un vero e proprio
zapa-tour come l’abbiamo ironicamente ribattezzato. Dal luogo di
nascita a quello di morte passando attraverso il quartier generale
della rivoluzione del sud, tutti i
luoghi chiave della vita di Zapata
sono ripercorribili. Pur alloggiando a Cuernavaca, la città
dell’eterna primavera per il suo
clima sempre mite, la Ruta de Zapata è facilmente percorribile a
patto di avere una buona dose di
pazienza, dato che questi luoghi
sono per lo più in piccoli paesi di
montagna raggiungibili solo attraverso i mitici “colectivos”,
mezzi privati (solitamente anche
un po’ malandati) che vanno dalle
dimensioni di un piccolo bus a
quelle di un furgoncino e che effettuano percorsi urbani ed extraurbani a prezzi molto ridotti. La
velocità di questi mezzi unita alle
condizioni della strada dà l’idea
del tempo che ci si può impiegare, anche se per la verità quando
come nel nostro caso l’assillo della velocità non c’era è anche piacevole gustarsi con calma il panorama o poter conversare con la
gente del posto.
(1°.continua)
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