Lʼultima bugia di Marino: ho fatto il ʼ68 (...a 13 anni)
Transcript
Lʼultima bugia di Marino: ho fatto il ʼ68 (...a 13 anni)
CON IL PDL ANNO LXI N.120 Lʼultima bugia di Marino: ho fatto il ʼ68 (...a 13 anni) Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Almirante fu maestro di democrazia e pacificazione, le sue idee sono vive e attuali Maurizio Gasparri 1979, congresso di Napoli del Msi-Dn. Giorgio Almirante, leader della destra italiana, lanciò una grande offensiva di democrazia e di partecipazione, quella della nuova Repubblica. La battaglia presidenzialista per lʼelezione popolare a suffragio universale del Capo dello Stato fu per la destra italiana una scelta convinta e prioritaria. Fu oggetto dʼintense campagne politiche e proprio nel congresso di Napoli trovò la sua sintesi con una proposta organica di riforma dello Stato. Il tema si era affacciato anche ai tempi della Costituente e Calamandrei e altri avrebbero probabilmente voluto una scelta più coraggiosa quando si scrissero le nuove regole della Repubblica italiana. Ma il nodo non è stato sciolto ancora oggi. Parto da questa riflessione per attualizzare lʼeredità di Giorgio Almirante nel giorno in cui ricordiamo i 25 anni dalla sua scomparsa. A quanti lo hanno troppo sbrigativamente giudicato un nostalgico proponiamo una diversa lettura. Giorgio Almirante fu maestro di democrazia e di pacificazione. Incontrando nei giorni scorsi i fratelli Mattei, mi è tornata alla mente quella drammatica giornata dellʼaprile 1973, quando da giovane militante del Fronte della gioventù andai ai funerali di Stefano e Virgilio bruciati da Potere operai nel rogo di Primavalle. Sulla scalinata della Chiesa di Piazza Salerno, Giorgio Almirante disse: “chiediamo WWW.SECOLODITALIA.IT d’Italia ➼ giovedì 23/5/2013 Appello del Papa: ai cattolici cinesi sia consentito di pregare liberamente DEʼBELLIS PAG.3 ➼ ➼ Alfano avverte: non accetteremo che i violenti paralizzino lʼopera della Tav LA CARIA PAG.3 ➼ giustizia, non vendetta”. Almirante invitò costantemente alla pacificazione tra gli italiani. E lo fece durante gli anni di piombo, in un tempo ancora non sufficientemente lontano dagli odi e dai rancori della guerra civile. Lo voglio ricordare oggi che di pacificazione si torna a parlare in altri contesti, di grande polemica e di scontro politico, ma certamente diversi dai tempi cruenti degli anni di piombo durante i quali parlare della pacificazione era un atto di grande coraggio. Ma Giorgio Almirante fu innovatore anche sul fronte delle istituzioni. Altro che nemico della democrazia! Con il presidenzialismo voleva un coinvolgimento più ampio dei cittadini nelle scelte fondamentali della vita dello Stato e della democrazia governante. Oggi quella svolta non si è ancora realizzata. Ma il fronte presidenzialista si allarga e si estende. Anche quelli più ostili a questo principio ne diventano di fatto fautori quando suppliscono con le consultazioni via internet a quel bisogno di democrazia diretta di cui la destra si è fatta sempre interprete in questo lungo dopoguerra. E quel congresso di Napoli del ʼ79 elevò quella della nuova Repubblica presidenzialista a scelta prioritaria e identitaria della destra italiana. Ancora qualcuno allʼepoca diceva che dietro quella proposta ci fosse unʼistanza autoritaria. Non era così allora e tantomeno lo è oggi. Almirante, quindi, è stato non solo un leader coraggioso, un infaticabile esponente politico che peregrinò incessantemente per tutta lʼItalia, dando sostanza fisica alla rappresentanza delle idee. Fu anche un fautore di scelte di avanguardia e di rafforzamento della democrazia repubblicana. Ponendo questioni che ancora oggi sono al centro del dibattito politico. Ed è per questo che ho voluto citarlo e ricordarlo nella relazione che accompagna la proposta di legge di modifica costituzionale che ho presentato in apertura di questa diciassettesima legislatura al Senato, affinché la Costituzione venga modi- ➼ Istat: crollano lavoro, consumi e risparmi. La crisi stringe nella morsa le famiglie italiane REDAZIONE PAG.4 ➼ ficata e preveda finalmente lʼelezione diretta a suffragio universale del Presidente della Repubblica. Rendiamo omaggio a 25 anni dalla scomparsa a colui che ci ha insegnato la pacificazione e la democrazia. A quanti non se ne fossero resi ancora conto in ambienti politici diversi dal nostro, chiediamo di fare unʼonesta riflessione e di unire al nostro omaggio anche il loro. Per qualcuno forse sarà un atto tardivo. Ma per le scelte di buonsenso non è mai troppo tardi. Noi che lo abbiamo conosciuto e che da lui molto abbiamo imparato, lo ricordiamo con commozione, consapevoli che cercò sempre di portare gli ideali e i valori della destra in ambiti più vasti. Fu fautore della costituente della destra nazionale, della costituente di destra, cercando in epoche ben più difficili di quelle che viviamo oggi di non farsi mai isolare in un ghetto identitario. Cercò di condividere i valori della destra. Ed è quello che ciascuno di noi dovrà continuare a fare nellʼItalia del nuovo millennio. Processo a metà per Penati. Prescritta la concussione. L'ex uomo di punta del Pd non si presenta in aula 2 Gloria Sabatini Niente sbarre per Filippo Penati, il fidato braccio destro di Pier Luigi Bersani, accusato di concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti per il presunto giro di tangenti delle aree industriali del milanese ai tempi in cui era sindaco di Sesto San Giovanni. Ieri il tribunale collegiale di Monza, infatti, ha emesso la sentenza di prescrizione per l'assenza dell'imputato, che non si è fatto vedere in aula alla seconda udienza del processo. Nonostante avesse annunciato nei giorni scorsi che avrebbe seguito le udienze e si sarebbe difeso nel processo. Così i giudici si sono visti "costretti" a prescrivere le imputazioni più vecchie, cioè le presunte tangenti incassate per il recupero di Sesto San Giovanni, dove Penati è stato sindaco dal 1994 al 2001. Il processo continua invece per i reati di corruzione finanziamento illecito ai partiti relativi alla Milano-Serravalle e a Milano-Metropoli. La prescrizione è estesa ad Antonino Princiotta, ex segretario della provincia di Milano. L'uomo di punta del Pd ora dovrà rispondere "solo" delle accuse di corruzione di incaricato di pubblico servizio in relazione alla gestione della società Milano Serravalle, acquisita dalla provincia di Milano allʼepoca della presidenza Penati, e di altre contestazioni di corruzione e violazione della legge sul finanziamento ai partiti. Piccolo teatrino in aula, al momento della pronuncia dell'avvenuta prescrizione: il giudice ha sospeso l'udienza in attesa che l'avvocato difensore lo contattasse per avere conferma sulle intenzioni di presentarsi in aula e opporsi alla prescrizione. Rientrato in aula, il legale imbarazzato ha dichiarato: «Penati non ha intenzione di venire, non posso dire altro sulla sua volontà». «Dobbiamo interpretarlo come una non rinuncia alla prescrizione?», ha incalzato il giudice. «Non ho mandato per dire qualcosa su questo», ha risposto l'avvocato Calori. Così il collegio, dopo una breve Camera di consiglio, non ha potuto far altro che dichiarare la prescrizione. La questione si era trasformata in una sorta di telenovela, dopo le dichiarazioni dello stesso ex sindaco di Sesto, che, ancora prima del rinvio a giudizio, aveva dichiarato pubblicamente di voler dimostrare con il processo la propria estraneità a tutte le accuse. Così ieri, a metà mattina, è arrivata la nota di Penati: «Come annunciato, già nei prossimi giorni, farò ricorso in Cassazione per annullare la sentenza di prescrizione voluta dai Pm per i fatti di 13 anni fa». Ma sarebbe stato sufficiente presentarsi in aula. «Che senso ha fare un ricorso in Cassazione?», è il pensiero che circola nelle stanze della Procura, «bastava che si presentasse in udienza». Di certo quella di ieri mattina è stata una giornata difficile per il difensore dell'esponente del Pd, che infatti per evitare le telecamere dei cronisti si dilegua da un'uscita laterale del tribunale. Il 9 luglio il processo a Schettino Gasparri: la strada del presidenzialismo per il naufragio della Concordia al Giglio è tracciata, è il momento delle scelte Redazione Il processo a Francesco Schettino, per il naufragio della Costa Concordia davanti all'isola del Giglio, inizierà il 9 luglio a Grosseto. Lo ha deciso il giudice Pietro Molino che ha rinviato a giudizio l'ex comandante della nave per tutti i reati contestati, respingendo le richieste della difesa di proscioglimento per il solo reato di abbandono e di nuove perizie. «La piattaforma fornita dalla pubblica accusa contiene (più che) sufficienti indizi di colpevolezza per giustificare il rinvio a giudizio dell'imputato», scrive il magistrato nella sua ordinanza. «Credo che l'esito di questa udienza preliminare abbia confermato in toto il nostro impianto accusatorio – ha commentato con i giornalisti il procuratore Francesco Verusio, rappresentante dell'accusa – Sono soddisfatto perché l'ufficio ha fatto un buon lavoro», e «ora andremo al dibattimento dove non credo che emergeranno cose diverse da quanto da noi già accertato». Secondo il procuratore, il gup «ha confermato la qualificazione giuridica dei reati di Schettino: c'erano molte parti civili che hanno chiesto di accusarlo di omicidio volontario sotto il profilo del dolo eventuale, ma il gup ha mantenuto la nostra accusa di omicidio colposo». Sempre il procuratore capo di Grosseto ha ribadito che «Schettino è il principale responsabile», quanto «ai patteggiamenti presentati per gli altri imputati, valuterà il gup». «Abbiamo il massimo rispetto per la decisione del gup – ha detto l'avvocato Francesco Pepe, difensore di Schettino – che ha ritenuto che non fosse questa la sede per esaminare tutte le questioni che avevamo posto, bensì la fase dibattimentale». Franco Bianchini «I punti fissati ddal vertice di Palazzo Chigi sono importanti. È il momento di scelte coraggiose. Puntiamo a modifiche costituzionali che comprendano il presidenzialismo, la fine del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero dei parlamentari. Un nuovo modello di Stato, quindi, sul quale basare poi una legge elettorale che punti al rafforzamento del bipolarismo. Siamo convinti che sulla Repubblica presidenziale si possa trovare ampia convergenza e dare una svolta democratica importante al nostro paese». Lo dichiara il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri in una nota. «Il presidenzialismo – aggiunge – è infatti un'esigenza avvertita da diverso tempo trasversalmente in tutti i settori della politica. L'importante è non avere sul grande tema delle riforme un approccio minimalista che mortifichi il dibattito alla sola modifica della legge elettorale. Ritocchi e clausole sono anche possibili, ma la vera svolta è una nuova legge che si basi su una nuova forma di Stato. La strada del presidenzialismo è ormai stracciata e va percorsa fino in fondo». E l'Imu? «Bisogna eliminarla così come va evitato l'aumento dell'Iva. Le famiglie italiane non ce la fanno più. Non si capisce perché Epifani giochi all'esclusione. È poi paradossale che spinga per limitare la rimozione dell'Imu per le fasce medie, una fetta ampia anche di suoi elettori». Appello del Papa: ai cattolici cinesi sia consentito di pregare liberamente 3 Alfano avverte: non accetteremo che i violenti paralizzino l'opera della Tav Carlotta DeʼBellis Appello del Papa per i cattolici cinesi perché «possano vivere la quotidianità nel servizio al loro Paese e ai loro concittadini in modo coerente con la fede che professano». Alla Madonna il Santo Padre chiede «di sostenere l'impegno di quanti in Cina continuano a pregare e sperare perché non temano di parlare di Gesù al mondo». Il Papa ha ricordato che il 24 maggio è il giorno dedicato alla Madonna di Sheshan a Shangai e ha invitato «i cattolici di tutto il mondo a unirsi in preghiera con fratelli e sorelle che sono in Cina per implorare da Dio la grazia di annunciare con umiltà e con gioia Cristo morto e risorto, di essere fedeli alla sua Chiesa e al Successore di Pietro». Ha quindi pregato con le parole che i cinesi rivolgono alla Madonna del santuario di Sheshan. "Fare il bene" è un principio che unisce tutta l'umanità – ha detto ancora il Papa nella messa a Santa Marta, criticando l'atteggiamento di chi pensa che chi non è cattolico non possa fare il bene – al di là della diversità di ideologie e religioni, e crea quella cultura dell'incontro che è alla base della pace. Questo alzare "muri" verso chi non crede – ha spiegato Papa Bergoglio – può portare persino alle "guerre" e «ad uccidere in nome di Dio». Le letture dal Vangelo parlano dei discepoli di Gesù che impediscono a una persona esterna al loro gruppo di fare il bene. «Si lamentano» – ha commentato il Papa – perché dicono: «Se non è dei nostri, non può fare il bene. Se non è del nostro partito, non può fare il bene. I discepoli erano un po' intolleranti», chiusi nell'idea di possedere la verità, nella convinzione che «tutti quelli che non hanno la verità non possono fare il bene». «Questo era sbagliato» e Gesù «allarga l'orizzonte»: «La radice di questa possibilità di fare il bene, che tutti abbiamo, è nella creazione». Il comandamento di fare il bene e non il male – ha detto il Papa – vale per tutti gli uomini, e ha rifiutato le obiezioni di quanti dicono: “Ma, padre, questo non è cattolico! Non può fare il bene!". Sì, può farlo. Deve farlo. Non può: deve! Perché ha questo comandamento dentro. “Ma, padre, questo non è cristiano, non può farlo!". Sì, può farlo. Deve farlo. Invece - ha aggiunto - questa chiusura di non pensare che si possa fare il bene fuori, tutti, è un muro che ci porta alla guerra e anche a quello che alcuni hanno pensato nella storia: uccidere in nome di Dio. Noi possiamo uccidere in nome di Dio. E quello, semplicemente, è una bestemmia». Redazione Un tris d'assi, Patti Smith, Kings of Convenience e Tricky: tre grandi concerti a favore di Città della Scienza uniranno musica e cultura grazie a “Neapolis Festival” e “Giffoni Experience”. Distrutta da un incendio doloso lo scorso 4 marzo, la Città della Scienza tornerà sotto i riflettori grazie all'unione di due dei festival più seguiti dai ragazzi, con le star della musica internazionale che si esibiranno all'Arenile di Bagnoli. Sarà Patti Smith and Her Band ad aprire la serie di eventi, il 12 giugno, con una sorta di “preview”. La “sacerdotessa del rock”, da sempre impegnata a favore della cultura, ha firmato brani come “People Have The Power”, “Gloria” (cover del brano dei Them), “Dancing Barefoot” e “Because The Night” (scritta insieme a Bruce Springsteen), vere e proprie pietre miliari della musica. Il 25 luglio - in data unica nazionale - salirà sul palco Tricky, il camaleontico artista di Bristol (che con i Massive Attack ha creato il genere “triphop”) è capace di ipnotizzare le platee internazionali con un sound che rappresenta il trait d'union tra la cultura “dub”, quella “hip hop” e “post punk”, in cui l'anima nera dell'artista si fonde con il melting pot culturale tipico delle grandi capitali internazionali. Il 26 luglio, invece, è la volta dei Kings of Convenience. È attesissimo il ritorno in Italia del duo norvegese formato da Erlend ye e Eirik Glambek Be, ce- lebre per aver incantato il pubblico di tutto il mondo e raggiunto le vette delle classifiche con le melodie dei singoli “Misread” e “I'd Rather Dance with You”, estratti dal celebre album “Riot on an Empty Street”. “Neapolis” torna così a Napoli, ma prosegue la sua collaborazione con “Giffoni Experience”. Le due manifestazioni ripartono insieme proprio per Città della Scienza, polo di eccellenza scientifico e culturale, Patti Smith e il grande rock si mobilitano per la rinascita della Città della Scienza Antonio La Caria La reazione dello Stato alle violenze in Val di Susa «sarà sempre più dura e decisa, perché non accettiamo che una decisione assunta con il pieno rispetto delle leggi dello Stato venga paralizzata dall'azione di violenti che compiono gesti criminali». Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, rispondendo al question time, durante il quale ha sottolineato che nell'ultimo mese c'è stata «un'escalation delle violenze con minacce via web a giornalisti e lavoratori». Il ministro ha sottolineato «l'onerosità» dell'impegno per garantire la sicurezza nei cantieri. Ogni giorno, ha ricordato, è presente un contingente di 220 unità delle forze dell'ordine più 215 militari. «Terremo alta – ha assicurato Alfano – la guardia monitorando in particolare le frange più estremiste dell'eversione anarco-insurrezionalista e dell'antagonismo sociale che fanno della protesta No-Tav un'occasione di proscenio». A breve «formalizzeremo in Consiglio dei ministri un'iniziativa legislativa per accelerare la ratifica del trattato italo-francese sull'Alta velocità, con l'auspicio che il confronto parlamentare possa far abbassare i toni della polemica». luogo di attrazione di migliaia di giovani studenti e non, provenienti da tutto il Paese. Le due date di luglio, infatti, si terranno a Napoli proprio durante le giornate di svolgimento del Giffoni Film Festival, in programma dal 19 al 28 luglio, aprendo una “finestra virtuale” tra i due festival. Istat: crollano lavoro, consumi e risparmi. La crisi stringe nella morsa le famiglie italiane 4 Redazione Il rapporto annuale dell'Istat presentato ieri a Roma lascia poco spazio all'ottimismo. L'indagine dell'istituto statistico fornisce una panoramica sulla crisi che stringe nella sua morsa lavoro, potere d'acquisto, consumi e risparmi, e tra percentuali e aggiornamenti numerici, quantifica impietosamente il disagio patito da famiglie e imprese, elevando all'ennesima potenza il valore dei record negativi raggiunti dal nostro Paese. Stando al dettagliato report redatto dall'istituto di statistica sul 2012, dunque, l'Italia vanta il primato negativo in ambito europeo di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano. Si tratta dei cosiddetti “Neet”, arrivati a 2 milioni 250.000 nel 2012, pari al 23,9%, vale a dire circa uno su quattro. Inoltre, sfogliando gli allarmanti dati dell'inchiesta, si apprende che sono quasi 15 milioni a fine 2012 gli individui in condizione di deprivazione o disagio economico, circa il 25% della popolazione (40% al Sud). L'Istat sottolinea quindi che in grave disagio sono 8,6 milioni di persone, con un'incidenza che risulta raddoppiata rispetto al 2010 Una carrellata di dati disarmanti che nel cahier de doleances presentato ieri sentenzia pesantemente anche sul crollo del potere d'acquisto delle famiglie italiane, che nel 2012 ha registrato una caduta «di intensità eccezionale» (4,8%), specificando ulteriormente che al calo del reddito disponibile (2,2%) è corrisposta una flessione del 4,3% delle quantità di beni e servizi acquistati, la caduta più forte da inizio anni '90. Famiglie duramente messe alla prova da una crisi senza fine e che, denuncia l'indagine, tra il 2011 e il 2012, hanno dovuto ridurre la qualità o la quantità degli alimentari acquistati, facendo levitare le per- centuali dei nuclei disagiati dal 53,6% al 62,3%, fino al picco raggiunto nel Mezzogiorno, dove si arriva a superare il 70%. Si tratta, si legge nel rapporto Istat, soprattutto di famiglie che diminuiscono la quantità (34,9% nel Nord e 44,1% nel Mezzogiorno), ma una percentuale non trascurabile, e in deciso aumento, è anche quella di chi, oltre a diminuire la quantità, riduce anche la qualità dei prodotti acquistati. Flessione in negativo che non implica certo una possibilità di risparmio: tutt'altro. Così dal bollettino annuale in oggetto si estrapola un altro record negativo, e leggiamo che nel 2012 la propensione al risparmio delle famiglie italiane si è attestata su livelli sensibilmente inferiori rispetto a quella delle famiglie tedesche e francesi, avvicinandosi a quella del Regno Unito, tradizionalmente la più bassa d'Europa: per cui lo scorso anno la propensione è scesa all'8,2%, registrando quindi 0,5 punti percentuali in meno del 2011 e 4 punti percentuali in meno rispetto al 2008. Del resto risparmiare sarebbe successivo al guadagnare e invece l'Istat ci ricorda che tra il 2008 e il 2012 i disoccupati sono aumentati di oltre un milione di unità, da 1,69 a 2,74 milioni, e che è cresciuta soprattutto la disoccupazione di lunga durata, ovvero le persone in cerca di lavoro da almeno 12 mesi (+675.000 unità), che ormai rappresentano il 53% del totale (44,4% la media Ue). Redazione Interventi per ridurre la tassazione sul lavoro, taglio dei costi della burocrazia per le imprese, togliere l'Imu sui capannoni, rivedere la riforma del lavoro introducendo più flessibilità ma soprattutto insistere per una politica europea che punti di più alla crescita economica: dovrebbero essere questi alcuni dei temi che il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, affronterà nella sua relazione oggi all'assemblea di Confindustria. All'assemblea pubblica, che sarà preceduta come da tradizione da un'assemblea privata degli imprenditori, debutterà il presidente del Consiglio, Enrico Letta. Il premier, secondo quanto si apprende, dovrebbe portare un breve saluto mentre un intervento, come di consueto, è previsto da parte del ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. Squinzi nei giorni scorsi ha insistito sulla necessità che l'Europa «apra agli investimenti e alla crescita» perché questo è l'unico modo per affrontare il problema della disoccupazione, a partire da quella giovanile. Secondo il presidente degli industriali l'Ue dovrebbe abbandonare le politiche rigore così stringenti sui parametri di bilancio e fare investimenti per la crescita perché «di solo consolidamento si può anche morire». È probabile che un passaggio della relazione sia dedicato anche al dialogo con i sindacati con i quali è in corso un confronto sulla rappresentanza e la democrazia nei luoghi di lavoro che potrebbe portare a breve a un accordo. In particolare gli imprenditori hanno chiesto in questi mesi interventi per l'alleggerimento del carico fiscale sul lavoro. Diverse saranno le richieste al Governo che sarà presente con esponenti di primo piano. Oltre al premier Letta sono previsti il vice presidente e ministro dell'Interno, Angelino Alfano, il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni e quello del Lavoro, Enrico Giovannini. Sono attesi anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. L'obiettivo degli industriali è far ripartire al più presto l'economia, a cominciare dal manifatturiero chiedendo responsabilità alle forze politiche perché far cadere il Governo sarebbe «un disastro». Confindustria, all'assemblea Squinzi chiederà sgravi fiscali e riforma del mercato del lavoro Alla scoperta del Dna: il museo Explora incontra gli studenti, il ricavato sarà devoluto a Telethon Guglielmo Federici Dove si trova il Dna? Come è fatto? Ne esistono due uguali? Chi l'ha scoperto e perché questa scoperta è stata così importante? Gli alunni della scuola primaria potranno scoprire tutto questo il 23 ottobre al museo dei bambini Explora. Due ricercatori Telethon, Elena Ambrosini e Marco Tartaglia, e gli operatori didattici di Explora guideranno i ragazzi alla scoperta del metodo scientifico attraverso il laboratorio “Il mondo del Dna”. L'iniziativa nasce dal progetto “Educare e Bnl per Telethon” che porta i ricercatori Telethon a incontrare la scuola. Il ricavato delle attività rivolte agli alunni dagli 8 ai 12 anni verrà devoluto da Explora a Telethon. Per Elena Ambrosini che lavora presso l'Istituto Superiore di Sanità, dove studia i meccanismi molecolari alla base di malattie neurologiche rare: «Avere come obiettivo la lotta a una malattia genetica rara è estremamente stimolante e gratificante». Significa, sottolinea «lavorare con la consapevolezza che il tempo che passiamo davanti a un microscopio o a un bancone da laboratorio e ogni risultato che riusciamo ad ottenere può essere determinante per il raggiungimento della cura di un bambino malato». Essere ricercatore «significa avere la consapevolezza di dover contribuire in maniera significativa al progresso della conoscenza e porre quest'ultima a servizio della societa» rileva Marco Tartaglia. Hollande ai minimi storici: è allarme tra la sinistra francese Antonio Pannullo Adesso è allarme per il socialista François Hollande e il suo primo ministro, Jean-Marc Ayrault: il presidente francese continua a scendere nei sondaggi anche dopo la conferenza stampa fiume per l'inizio del secondo anno di presidenza, la settimana scorsa, e il moltiplicarsi di messaggi positivi ai francesi. Hollande, secondo l'inchiesta LH2 per il settimanale Le Nouvel Observateur, batte un nuovo record negativo da quando è diventato presidente, perdendo ancora un punto di po- polarità, come il suo premier. Il capo dello Stato, che ne aveva persi ben 4 in aprile ed era sceso al 32% di opinioni positive, scende ancora al 31%, mentre Ayrault passa dal 31% al 30%. L'istituto di sondaggi fa notare però che la conferenza stampa di Hollande ha avuto un impatto positivo, poiché - prima di quell'appuntamento all'Eliseo trasmesso in diretta tv - la quota dei francesi fiduciosi nell'operato del presidente era scesa addirittura al 29%. Ma i guai per la sinistra transalpina non sono finiti: la deputata socialista delle Bou- ches-du-Rhone (regione di Marsiglia, nel sud della Francia), Sylvie Andrieux, è stata condannata dal tribunale a tre anni di carcere (due con la condizionale) per appropriazione di fondi pubblici. Per la deputata socialista, anche 100.000 euro di ammenda e cinque anni di ineleggibilità. Al processo, la Andrieuxm, 51 anni, parlamentare dal 1997, era comparsa con una ventina di coimputati, con l'accusa di aver utilizzato negli anni 2000, a scopi di clientelismo elettorale, oltre 700.000 euro di sovvenzioni della regione, della quale è stata vicepresidente dal 1998 al 2009. Dopo lo scandalo Guerini, altro socialista della regione processati per corruzione, il caso della Andrieux era da tempo uno dei più spinosi per il partito della gauche, che l'ha sospesa alla vigilia delle legislative del 2012. La sospensione non le ha impedito di ottenere un quarto mandato parlamentare, battendo di misura al ballottaggio l'avversario del Fronte nazionale. Giovanni Trotta Insomma, pare che il presidente siriano Bashar al Assad qualche volta abbia ragione: circa 800 cittadini europei combattono attualmente in Siria a fianco dei ribelli contro il regime. Lo scrive Le Figaro, citando stime di un diplomatico dell'Unione europea, confermate da un dirigente dell'opposizione siriana. Tra i combattenti, di cui alcuni hanno raggiunto le fila del gruppo jihadista "Jabhat al Nusra", ci sarebbero un centinaio di francesi, altrettanti britannici, 50-70 belgi, numerosi tedeschi per lo più di origine turca, irlandesi, kosovari e danesi. Minacciati dai combattimenti, una quarantina di loro ha cominciato a fuggire in Turchia. Ma il loro eventuale rientro in Europa, dopo un addestramento estremista, preoccupa i servizi antiterrorismo. L'ultima stima di combattenti europei in Siria, fornita un mese fa dal coordinatore dell'antiterrorismo Ue, Gilles de Ker- chove, parlava di 500 persone. E sempre a questo proposito, è polemica in Turchia per la pubblicazione su internet della fotografia di un ribelle siriano che indossa una uniforme dell'esercito turco, che ha fatto scattare una immediata interpellanza al governo del principale partito di opposizione, il Chp. Il deputato socialdemocratico Sezgin Tanrikulu ha accusato il governo del premier Recep Tayyip Erdogan, apertamente schierato al fianco dei ribelli sunniti anti-Assad, di avere fornito le uniformi usate dell'esercito turco. Fonti del ministero della difesa citate da Hurriyet hanno ovviamente smentito la consegna di uniformi turche ai ribelli. Secondo le fonti i servizi siriani potrebbero avere diffuso una foto truccata per "provocazione", oppure potrebbero averlo fatto gli stessi ribelli per evidenziare l'appoggio che ricevono dalla Turchia. L'opposizione turca è contraria alla politica di sostegno ai ribelli e di rottura con Assad di Erdogan che, accusa, coinvolge il Paese nella guerra civile siriana. Intanto nuovi scontri, per il quarto giorno consecutivo, sono scoppiati a Tripoli, in Libano, tra i sostenitori del presidente siriano Assad e quelli dei ribelli. Lo riferisce la stampa locale. Il bilancio é di almeno un morto e diversi feriti. Si tratta, spiegano fonti della sicurezza locale, dei combattimenti più duri nella città dall'inizio dell'offensiva delle forze governative siriane, appoggiate dai combattenti Hezbollah, a Qusayr, nella regione siriana di Homs. È ufficiale: 800 mercenari europei combattono coi ribelli siriani 5 Usa, accordo tra i partiti sulla riforma dell'immigrazione. Soddisfazione di Obama Redazione La riforma dell'immigrazione sbarca al Senato americano. Con un voto bipartisan il progetto di legge viene approvato dalla commissione Giustizia: un via libera che apre la strada alla discussione in aula del provvedimento che offre la possibilità a 11 milioni di immigrati clandestini di ottenere, seguendo un preciso percorso, la cittadinanza statunitense. Il presi- dente Barack Obama plaude all'approvazione e si augura che il Senato avvii alla prima occasione possibile il confronto, confronto che Obama spera si traduca in ulteriori miglioramenti. Il progetto di legge è stato approvato dalla commissione Giustizia con 13 voti a favore e 5 contrari. Il via libera è arrivato dopo che la commissione ha accettato di inserire nel testo un allentamento delle restrizioni per le società hitech americane, che puntano a poter assumere senza troppi ostacoli lavoratori qualificati da Paesi come India e Cina. Il progetto, contenuto in quasi 900 pagine, non include la possibilità per le coppie dello stesso sesso di sponsorizzare il partner straniero per ottenere la possibilità di restare negli Stati Uniti. L'emendamento, presentato dal presidente della commissione Patrick Leahy, è stato infatti ritirato poco prima del voto, dopo che in molti avevano sollevato dubbi sulla possibilità che a causa del provvedimento la riforma potesse essere bocciata in Congresso. «Resto impegnato a mettere fine alla discriminazione», ha detto Leahly prima di ritirare l'emendamento in questione. «Nessuno all'interno della commissione ha ottenuto tutto quello che voleva, neanche io. Ma alla fine quello che dobbiamo agli americani è il miglior risultato possibile», ha commentato Obama, sottolineando che il progetto di legge è in grado di «riparare l'ormai rotto sistema dell'immigrazione». Il Senato potrebbe avviare la discussione già all'inizio del prossimo mese. Basiglio, la giunta di centrodestra inaugura la Città dello Sport: pronte nuove iniziative 6 Redazione Primi passi per la nuova Città dello Sport di Basiglio (Milano): nel centro polisportivo Vione è stato inaugurato il nuovo campo da calcetto, realizzato dal Comune nellʼambito della riqualificazione degli impianti sportivi. Il centro verrà ufficialmente aperto al pubblico con la terza edizione del “Memorial Giorgio Schettini”, torneo di calcio a cinque dedicato alla memoria del ragazzo ventottenne morto nellʼottobre del 2010 in seguito a un tragico incidente stradale. Per due settimane, fino alla finale dellʼ8 giugno, i giovani sportivi basigliesi si affronteranno sul nuovo campo da calcetto, realizzato contestualmente al rifacimento del campo da tennis e calcetto coperto, dotato di nuova copertura e illuminazione, di quello da pallacanestro, nonché alla riqualificazione degli spogliatoi. Un intervento che verrà completato nei prossimi mesi con la realizzazione di un campo da beach volley al posto di quello da bocce, ormai in disuso, e con il quale lʼAmministrazione di centrodestra ha posto le basi per la realizzazione della Città dello Sport. Il centro è infatti solo il primo passo di un disegno più ampio, che troverà attuazione a Basiglio nei prossimi anni grazie alle opere e ai benefici prodotti dal Piano di governo del territorio (Pgt), che porterà 40 milioni di euro al Comune sotto forma di oneri e servizi. Non solo. La riqualificazione del campo, «che siamo onorati di inaugurare con un torneo dedicato a Giorgio Schettini, il cui ricordo è stato mantenuto vivo dai genitori e dagli amici con questa bella iniziativa» – ha spiegato il sindaco Marco Flavio Cirillo – rappresenta anche un impegno mantenuto con i giovani di Basiglio. «Giusto un anno fa, proprio in occasione della seconda edizione del Memorial Giorgio Schettini, avevo fatto mia la richiesta dei ragazzi basigliesi di realizzare dei nuovi campi da calcetto – spiega il primo cittadino – Adesso i frutti di quellʼimpegno sono visibili e a disposizione di tutti gli appassionati». «l'incuria urbana genera le migliori condizioni di decadimento e disagio sociale: le scuole oggetto di furti sono circondate da evidente degrado, spesso nei dintorni si trovano siringhe e rifiuti di ogni tipo, mentre gli arredi urbani vengono continuamente imbrattati e vandalizzati. Senza che chi governa Perugia tuteli come necessario lʼambiente e l'igiene che circonda i luoghi dʼistruzione. Invitiamo pertanto lʼAmministrazione a destinare maggiori attenzione e risorse alle scuole, alla pulizia e sicurezza dei loro dintorni. Servirebbero almeno le stesse attenzioni e risorse che il Comune di Perugia riserva ai suoi dirigenti, o ad altre scuole della città dove vengono destinate ingenti risorse; l'educazione, la sicurezza e la cultura devono invece essere garantiti a tutti i nostri figli, senza distinzione tra scuole di serie A e altre di serie B. Questi atti vandalici – concludono i tre esponenti del Pdl – devono essere fermati con decisione, ripristinando condizioni di contesto decorose e garantendo agli studenti un accesso e una permanenza scolastica sicuri. L'assessore competente ed il sindaco diano risposte sollecite e risolutive al grido di allarme di genitori ed allievi». Furti nelle scuole di Perugia, è polemica: il Pd dorme mentre aumenta il fenomeno Redazione Nei giorni scorsi si è assistito ad un grave stillicidio di furti ed atti vandalici che ha interessato molte scuole di Perugia, medie ed elementari. In poco tempo sono state prese ripetutamente di mira da parte di vandali e balordi la scuola media “Pascoli" di via Cortonese (quattro volte), la scuola elementare “Lambruschini" di Ferro di Cavallo e la scuola di San Martino in Campo. Simili episodi sono particolarmente gravi perché colpiscono luoghi di formazione destinati a bambini ed adolescenti. I furti, inoltre, sʼinseriscono nel clima di profonda insicurezza che ormai da anni attanaglia Perugia. A questo clima e a questi episodi – sostengono i consiglieri comunali del Pdl Rocco Valentino e Leonardo Varasano – concorre anche lʼAmministrazione comunale di centrosinistra laddove Piano faunistico venatorio: alla Sicilia costa 330mila euro, alle altre regioni cinque volte meno Redazione «Come sempre la Sicilia primeggia sul Piano nazionale per fatti certamente non edificanti. Si è appreso infatti che il piano faunistico venatorio regionale, in questi giorni allʼesame congiunto delle commissioni parlamentari Territorio e ambiente e Attività produttive e redatto dallʼuniversità di Palermo, è costato alle casse regionali 330.000 euro a fronte di un costo ordinario sostenuto da tutte le altre regioni dʼItalia nella media tra 40 e 60 mila euro». A dichiararlo è Salvino Caputo, vicepresidente della commissione Attività produttive e parlamentare del Pdl, al termine della riunione che si è svolta alla vigilia dellʼaudizione delle commissioni parlamentari congiunte per lʼespressione del parere sul Piano faunistico venatorio regionale. «A prescindere dal contesto del piano che presenta gravissime violazioni – ha proseguito Caputo – in termini di calcolo della superficie agro-silvopastorale, sulle percentuali destinate alla produzione della fauna selvatica, dellʼindice di densità venatoria e per quanto riguarda la caccia nelle aree protette, risalta in maniera grave la sproporzione tra il costo sostenuto dalle altre regioni rispetto a quello pagato per analogo studio dalla Regione Sicilia. Il piano infatti è stato redatto su incarico del governo Lombardo allʼuniversità di Palermo. Ho chiesto al presidente della Regione, Rosario Crocetta, di intervenire in aula e di verificare la proporzione del costo rispetto a quello pagato dalle altre regioni e per verificare quali siano le motivazioni di tale esborso che non ha pari nelle altre regioni. In ogni caso – ha concluso Salvino Caputo – si tratta di un piano che presenta errori molti gravi e che merita di essere totalmente rivisto». In estate le nuove produzioni a stelle e strisce: un menù spettacolare con tanto thriller e noir Priscilla Del Ninno Nel calderone di celluloide bollono diversi progetti. Le ricette più in voga al momento speziano copioni e scelte produttive con ingredienti noir e aromi da thriller, mescolando il tutto in salsa hollywoodiana, cercando di accattivare un pubblico dal palato sempre più esigente, e spesso costretto alla dieta cinematografica (quando non al digiuno) per colpa di una crisi che ha indotto i più a tagliare sul superfluo, a partire dall'entertainment. E allora, stando alle anticipazioni rivelate in questi giorni dal parterre festivaliero di Cannes, si apprende che cominceranno in giugno le riprese di Gunman, il primo film di genere che Sean Penn, tra gli attori più schivi ed esigenti di Hollywood, (star dal carattere difficile ma dall'indubbio talento istrionico), ha accettato di interpretare. Il film, prodotto da Joel Silver e Andrew Rona, ha al- meno due frecce sicure al proprio arco: è tratto da uno dei titoli di maggior richiamo del noir europeo, La position du tireur couche di Patrick Manchette, ed è diretto dall'ex operatore Pierre Morel. Il resto è top secret, ma gli addetti ai lavori e le indiscrezioni che circolano, garantiscono che gli elementi per la riuscita ci sono tutti. A stretto giro, poi, e sempre per rimanere in tema, cominceranno l'8 luglio a Toronto le riprese del nuovo film di David Cronenberg, che segna anche il suo ritorno alle predilette atmosfere da thriller noir. Si intitola Maps to the Stars e avrà per protagoniste Julianne Moore e Mia Wasikowska. Si tratta di una storia di una storia di fantasmi scritta da Bruce Wagner e in questo senso rappresenta anche una primizia per il regista canadese che fino ad oggi si è cimentato con mostri, assassini, pazzi furiosi, dottori e psicanalisti, ma mai con creature spettrali e fenomeni soprannaturali. Il menù dei progetti cinematografici è stilato: i piatti sono appetitosi, ma prima di mettersi a tavola bisognerà aspettare la prossima stagione. Cannes, divi a confronto. E sulla croisette “infinita” si incontrano gli universi paralleli di Michael Douglas e Toni Servillo Bianca Conte A latere del concorso, a Cannes si giocano come sempre molte partite spettacolari: quella di carattere imprenditoriale, che nel dietro le quinte del festival, tra una conferenza e un party, lancia nuove sfide sul mercato, incoraggiando autorialità emergenti e scommettendo sul sicuro di registi e divi accreditati. Quella culturale, che tra dissertazioni critiche e sguardi retrospettivi, sbircia nelle retrovie degli addetti ai lavori in cerca di nuove tendenze intellettuali e stimoli estetici da tradurre su grande schermo. La partita glamour, condotta a colpi di sfilate sulla walk of fame d'oltralpe, arbitrata da paparazzate immortalate al centro e nei dintorni della mitica croisette, di cocktail mondani e happening internazionali che animano e aggiornamento incessantemente l'immancabile copione gossip della kermesse. E, infine, la partita divistica che sulla scacchiera delle stelle alterna astri hollywoodiani, glorie francesi e talenti italiani, in un melting pot spettacolare che internazionalizza una rassegna, a giudicare dalle ultime edizioni, sempre più attenta alle mode cinematografiche che dogmaticamente ossequiosa dei codici cinefili. E allora, nei giorni scorsi, la scena se la sono equamente spartita Michael Douglas e Toni Servillo, due attori che più diversi non potrebbero essere, emanazioni istrioniche di due realtà divistiche simultanee quanto lontane, che nemmeno all'infinito potrebbero incontrarsi. Emblema del più ortodosso star system americano il primo, simbolo del più disorganico microcosmo spettacolare il secondo. Figlio dell'illustre genitore, Michael è cresciuto a pane e kolossal, assaporando ogni giorno ricette dal retrogusto squisitamente hollywoodiano, impartitegli dal mitico Kirk, indimenticabile interprete che, dal western al noir, da Spartacus a Sfida all'O.K. Corral, passando per L'asso nella manica e Parigi brucia?, ha firmato alcuni degli intramontabili capolavori di sempre. Una lezione che Michael ha sapientemente metabolizzato e rielaborato, pilotando per sé Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Mario Landolfi Ugo Lisi 7 una carriera che ha fin qui alternato entertainment e impegno, blockbusters e meno gettonati titoli d'autore, alimentando un curriculum in cui figurano titoli come Sindrome cinese e Un giorno di ordinaria follia, Il gioiello del Nilo e Un matrimonio impossibile. Al suo fianco, star per eccellenza, sulla croisette a Cannes ha sfilato l'antidivo Servillo, aedo di più esclusive produzioni autoriali nostrane, professionista blasonato che dal suo esordio ispira registi militanti sul fronte dell'impegno e della ricerca estetico-narrativa. Talento camaleontico, uomo schivo e riservato, di lui al pubblico e alla critica passa un'immagine filtrata da ogni vezzo istrionico e da ogni tentazione divistica. Insomma, più che due mondi a confronto, Cannes nei giorni scorsi ha celebrato due universi paralleli che arricchiscono il variegato firmamento cinematografico... Direttore Politico Marcello De Angelis Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250