Lʼultima bugia di Marino: ho fatto il ʼ68 (...a 13 anni)

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Lʼultima bugia di Marino: ho fatto il ʼ68 (...a 13 anni)
CON IL PDL
ANNO LXI N.120
Lʼultima bugia di Marino:
ho fatto il ʼ68 (...a 13 anni)
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Almirante fu maestro
di democrazia
e pacificazione,
le sue idee
sono vive e attuali
Maurizio Gasparri
1979, congresso di Napoli
del Msi-Dn. Giorgio Almirante, leader della destra
italiana, lanciò una grande
offensiva di democrazia e
di partecipazione, quella
della nuova Repubblica.
La battaglia presidenzialista per lʼelezione popolare
a suffragio universale del
Capo dello Stato fu per la
destra italiana una scelta
convinta e prioritaria. Fu
oggetto dʼintense campagne politiche e proprio nel
congresso di Napoli trovò
la sua sintesi con una proposta organica di riforma
dello Stato. Il tema si era
affacciato anche ai tempi
della Costituente e Calamandrei e altri avrebbero
probabilmente voluto una
scelta più coraggiosa
quando si scrissero le
nuove regole della Repubblica italiana. Ma il nodo
non è stato sciolto ancora
oggi. Parto da questa riflessione per attualizzare
lʼeredità di Giorgio Almirante nel giorno in cui ricordiamo i 25 anni dalla
sua scomparsa.
A quanti lo hanno troppo
sbrigativamente giudicato
un nostalgico proponiamo
una diversa lettura. Giorgio Almirante fu maestro di
democrazia e di pacificazione. Incontrando nei
giorni scorsi i fratelli Mattei, mi è tornata alla mente
quella drammatica giornata dellʼaprile 1973,
quando da giovane militante del Fronte della gioventù andai ai funerali di
Stefano e Virgilio bruciati
da Potere operai nel rogo
di Primavalle. Sulla scalinata della Chiesa di
Piazza Salerno, Giorgio Almirante disse: “chiediamo
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d’Italia
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giovedì 23/5/2013
Appello del Papa:
ai cattolici cinesi sia consentito
di pregare liberamente
DEʼBELLIS PAG.3
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Alfano avverte: non accetteremo
che i violenti paralizzino
lʼopera della Tav
LA CARIA PAG.3
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giustizia, non vendetta”. Almirante invitò costantemente alla pacificazione tra
gli italiani. E lo fece durante
gli anni di piombo, in un
tempo ancora non sufficientemente lontano dagli odi e
dai rancori della guerra civile.
Lo voglio ricordare oggi che
di pacificazione si torna a
parlare in altri contesti, di
grande polemica e di scontro politico, ma certamente
diversi dai tempi cruenti
degli anni di piombo durante i quali parlare della
pacificazione era un atto di
grande coraggio.
Ma Giorgio Almirante fu innovatore anche sul fronte
delle istituzioni. Altro che
nemico della democrazia!
Con il presidenzialismo voleva un coinvolgimento più
ampio dei cittadini nelle
scelte fondamentali della
vita dello Stato e della democrazia governante. Oggi
quella svolta non si è ancora realizzata. Ma il fronte
presidenzialista si allarga e
si estende.
Anche quelli più ostili a questo principio ne diventano di
fatto fautori quando suppliscono con le consultazioni
via internet a quel bisogno
di democrazia diretta di cui
la destra si è fatta sempre
interprete in questo lungo
dopoguerra. E quel congresso di Napoli del ʼ79
elevò quella della nuova
Repubblica presidenzialista
a scelta prioritaria e identitaria della destra italiana.
Ancora qualcuno allʼepoca
diceva che dietro quella
proposta ci fosse unʼistanza
autoritaria.
Non era così allora e tantomeno lo è oggi. Almirante,
quindi, è stato non solo un
leader coraggioso, un infaticabile esponente politico
che peregrinò incessantemente per tutta lʼItalia,
dando sostanza fisica alla
rappresentanza delle idee.
Fu anche un fautore di
scelte di avanguardia e di
rafforzamento della democrazia repubblicana. Ponendo questioni che ancora
oggi sono al centro del dibattito politico. Ed è per
questo che ho voluto citarlo
e ricordarlo nella relazione
che accompagna la proposta di legge di modifica costituzionale che ho
presentato in apertura di
questa diciassettesima legislatura al Senato, affinché
la Costituzione venga modi-
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Istat: crollano lavoro, consumi
e risparmi. La crisi stringe
nella morsa le famiglie italiane
REDAZIONE PAG.4
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ficata e preveda finalmente
lʼelezione diretta a suffragio
universale del Presidente
della Repubblica. Rendiamo
omaggio a 25 anni dalla
scomparsa a colui che ci ha
insegnato la pacificazione e
la democrazia.
A quanti non se ne fossero
resi ancora conto in ambienti politici diversi dal nostro, chiediamo di fare
unʼonesta riflessione e di
unire al nostro omaggio
anche il loro. Per qualcuno
forse sarà un atto tardivo.
Ma per le scelte di buonsenso non è mai troppo
tardi. Noi che lo abbiamo
conosciuto e che da lui
molto abbiamo imparato, lo
ricordiamo con commozione, consapevoli che
cercò sempre di portare gli
ideali e i valori della destra
in ambiti più vasti.
Fu fautore della costituente
della destra nazionale, della
costituente di destra, cercando in epoche ben più difficili di quelle che viviamo
oggi di non farsi mai isolare
in un ghetto identitario.
Cercò di condividere i valori
della destra. Ed è quello
che ciascuno di noi dovrà
continuare a fare nellʼItalia
del nuovo millennio.
Processo a metà per Penati. Prescritta la concussione.
L'ex uomo di punta del Pd non si presenta in aula
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Gloria Sabatini
Niente sbarre per Filippo Penati,
il fidato braccio destro di Pier
Luigi Bersani, accusato di concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti per il
presunto giro di tangenti delle
aree industriali del milanese ai
tempi in cui era sindaco di Sesto
San Giovanni. Ieri il tribunale collegiale di Monza, infatti, ha
emesso la sentenza di prescrizione per l'assenza dell'imputato,
che non si è fatto vedere in aula
alla seconda udienza del processo. Nonostante avesse annunciato nei giorni scorsi che
avrebbe seguito le udienze e si
sarebbe difeso nel processo.
Così i giudici si sono visti "costretti" a prescrivere le imputazioni più vecchie, cioè le
presunte tangenti incassate per
il recupero di Sesto San Giovanni, dove Penati è stato sindaco dal 1994 al 2001. Il
processo continua invece per i
reati di corruzione finanziamento
illecito ai partiti relativi alla Milano-Serravalle e a Milano-Metropoli. La prescrizione è estesa
ad Antonino Princiotta, ex segretario della provincia di Milano.
L'uomo di punta del Pd ora dovrà
rispondere "solo" delle accuse di
corruzione di incaricato di pubblico servizio in relazione alla gestione della società Milano
Serravalle, acquisita dalla provincia di Milano allʼepoca della presidenza Penati, e di altre
contestazioni di corruzione e violazione della legge sul finanziamento ai partiti. Piccolo teatrino in
aula, al momento della pronuncia
dell'avvenuta prescrizione: il giudice ha sospeso l'udienza in attesa che l'avvocato difensore lo
contattasse per avere conferma
sulle intenzioni di presentarsi in
aula e opporsi alla prescrizione.
Rientrato in aula, il legale imbarazzato ha dichiarato: «Penati
non ha intenzione di venire, non
posso dire altro sulla sua volontà». «Dobbiamo interpretarlo
come una non rinuncia alla prescrizione?», ha incalzato il giudice. «Non ho mandato per dire
qualcosa su questo», ha risposto
l'avvocato Calori. Così il collegio,
dopo una breve Camera di consiglio, non ha potuto far altro che
dichiarare la prescrizione. La
questione si era trasformata in
una sorta di telenovela, dopo le
dichiarazioni dello stesso ex sindaco di Sesto, che, ancora prima
del rinvio a giudizio, aveva dichiarato pubblicamente di voler
dimostrare con il processo la propria estraneità a tutte le accuse.
Così ieri, a metà mattina, è arrivata la nota di Penati: «Come annunciato, già nei prossimi giorni,
farò ricorso in Cassazione per annullare la sentenza di prescrizione voluta dai Pm per i fatti di
13 anni fa». Ma sarebbe stato
sufficiente presentarsi in aula.
«Che senso ha fare un ricorso in
Cassazione?», è il pensiero che
circola nelle stanze della Procura,
«bastava che si presentasse in
udienza». Di certo quella di ieri
mattina è stata una giornata difficile per il difensore dell'esponente
del Pd, che infatti per evitare le telecamere dei cronisti si dilegua da
un'uscita laterale del tribunale.
Il 9 luglio il processo a Schettino
Gasparri: la strada del presidenzialismo
per il naufragio della Concordia al Giglio è tracciata, è il momento delle scelte
Redazione
Il processo a Francesco Schettino, per il naufragio della Costa Concordia davanti all'isola del Giglio, inizierà il 9 luglio a Grosseto. Lo
ha deciso il giudice Pietro Molino che ha rinviato a giudizio l'ex comandante della nave per tutti i reati contestati, respingendo le richieste della difesa di proscioglimento per il solo reato di
abbandono e di nuove perizie. «La piattaforma fornita dalla pubblica accusa contiene (più che) sufficienti indizi di colpevolezza per
giustificare il rinvio a giudizio dell'imputato», scrive il magistrato
nella sua ordinanza. «Credo che l'esito di questa udienza preliminare abbia confermato in toto il nostro impianto accusatorio – ha
commentato con i giornalisti il procuratore Francesco Verusio, rappresentante dell'accusa – Sono soddisfatto perché l'ufficio ha fatto
un buon lavoro», e «ora andremo al dibattimento dove non credo
che emergeranno cose diverse da quanto da noi già accertato».
Secondo il procuratore, il gup «ha confermato la qualificazione giuridica dei reati di Schettino: c'erano molte parti civili che hanno chiesto di accusarlo di omicidio volontario sotto il profilo del dolo
eventuale, ma il gup ha mantenuto la nostra accusa di omicidio colposo». Sempre il procuratore capo di Grosseto ha ribadito che
«Schettino è il principale responsabile», quanto «ai patteggiamenti
presentati per gli altri imputati, valuterà il gup». «Abbiamo il massimo rispetto per la decisione del gup – ha detto l'avvocato Francesco Pepe, difensore di Schettino – che ha ritenuto che non fosse
questa la sede per esaminare tutte le questioni che avevamo posto,
bensì la fase dibattimentale».
Franco Bianchini
«I punti fissati ddal vertice di Palazzo
Chigi sono importanti. È il momento di
scelte coraggiose. Puntiamo a modifiche costituzionali che comprendano il
presidenzialismo, la fine del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero
dei parlamentari. Un nuovo modello di
Stato, quindi, sul quale basare poi una
legge elettorale che punti al rafforzamento del bipolarismo. Siamo convinti che sulla Repubblica presidenziale si possa trovare ampia convergenza e dare una svolta
democratica importante al nostro paese». Lo dichiara il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri in una nota. «Il presidenzialismo – aggiunge – è infatti un'esigenza avvertita da diverso tempo
trasversalmente in tutti i settori della politica. L'importante è non
avere sul grande tema delle riforme un approccio minimalista che
mortifichi il dibattito alla sola modifica della legge elettorale. Ritocchi e clausole sono anche possibili, ma la vera svolta è una nuova
legge che si basi su una nuova forma di Stato. La strada del presidenzialismo è ormai stracciata e va percorsa fino in fondo». E
l'Imu? «Bisogna eliminarla così come va evitato l'aumento dell'Iva.
Le famiglie italiane non ce la fanno più. Non si capisce perché Epifani giochi all'esclusione. È poi paradossale che spinga per limitare
la rimozione dell'Imu per le fasce medie, una fetta ampia anche di
suoi elettori».
Appello del Papa: ai cattolici cinesi
sia consentito di pregare liberamente
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Alfano avverte:
non accetteremo che
i violenti paralizzino
l'opera della Tav
Carlotta DeʼBellis
Appello del Papa per i cattolici cinesi
perché «possano vivere la quotidianità nel servizio al loro Paese e ai
loro concittadini in modo coerente
con la fede che professano». Alla
Madonna il Santo Padre chiede «di
sostenere l'impegno di quanti in Cina
continuano a pregare e sperare perché non temano di parlare di Gesù al
mondo». Il Papa ha ricordato che il
24 maggio è il giorno dedicato alla
Madonna di Sheshan a Shangai e ha
invitato «i cattolici di tutto il mondo a
unirsi in preghiera con fratelli e sorelle che sono in Cina per implorare
da Dio la grazia di annunciare con
umiltà e con gioia Cristo morto e risorto, di essere fedeli alla sua Chiesa
e al Successore di Pietro». Ha quindi
pregato con le parole che i cinesi rivolgono alla Madonna del santuario
di Sheshan. "Fare il bene" è un principio che unisce tutta l'umanità – ha
detto ancora il Papa nella messa a
Santa Marta, criticando l'atteggiamento di chi pensa che chi non è cattolico non possa fare il bene – al di là
della diversità di ideologie e religioni,
e crea quella cultura dell'incontro che
è alla base della pace. Questo alzare
"muri" verso chi non crede – ha spiegato Papa Bergoglio – può portare
persino alle "guerre" e «ad uccidere
in nome di Dio». Le letture dal Vangelo parlano dei discepoli di Gesù
che impediscono a una persona
esterna al loro gruppo di fare il bene.
«Si lamentano» – ha commentato il
Papa – perché dicono: «Se non è dei
nostri, non può fare il bene. Se non è
del nostro partito, non può fare il
bene. I discepoli erano un po' intolleranti», chiusi nell'idea di possedere
la verità, nella convinzione che «tutti
quelli che non hanno la verità non
possono fare il bene». «Questo era
sbagliato» e Gesù «allarga l'orizzonte»: «La radice di questa possibilità di fare il bene, che tutti abbiamo,
è nella creazione». Il comandamento
di fare il bene e non il male – ha detto
il Papa – vale per tutti gli uomini, e ha
rifiutato le obiezioni di quanti dicono:
“Ma, padre, questo non è cattolico!
Non può fare il bene!". Sì, può farlo.
Deve farlo. Non può: deve! Perché
ha questo comandamento dentro.
“Ma, padre, questo non è cristiano,
non può farlo!". Sì, può farlo. Deve
farlo. Invece - ha aggiunto - questa
chiusura di non pensare che si possa
fare il bene fuori, tutti, è un muro che
ci porta alla guerra e anche a quello
che alcuni hanno pensato nella storia: uccidere in nome di Dio. Noi possiamo uccidere in nome di Dio. E
quello, semplicemente, è una bestemmia».
Redazione
Un tris d'assi, Patti Smith, Kings
of Convenience e Tricky: tre
grandi concerti a favore di Città
della Scienza uniranno musica e
cultura grazie a “Neapolis Festival” e “Giffoni Experience”. Distrutta da un incendio doloso lo
scorso 4 marzo, la Città della
Scienza tornerà sotto i riflettori
grazie all'unione di due dei festival più seguiti dai ragazzi, con le
star della musica internazionale
che si esibiranno all'Arenile di
Bagnoli. Sarà Patti Smith and
Her Band ad aprire la serie di
eventi, il 12 giugno, con una
sorta di “preview”. La “sacerdotessa del rock”, da sempre impegnata a favore della cultura, ha
firmato brani come “People Have
The Power”, “Gloria” (cover del
brano dei Them), “Dancing Barefoot” e “Because The Night”
(scritta insieme a Bruce Springsteen), vere e proprie pietre miliari della musica. Il 25 luglio - in
data unica nazionale - salirà sul
palco Tricky, il camaleontico artista di Bristol (che con i Massive
Attack ha creato il genere “triphop”) è capace di ipnotizzare le
platee internazionali con un
sound che rappresenta il trait
d'union tra la cultura “dub”,
quella “hip hop” e “post punk”, in
cui l'anima nera dell'artista si
fonde con il melting pot culturale
tipico delle grandi capitali internazionali. Il 26 luglio, invece, è la
volta dei Kings of Convenience.
È attesissimo il ritorno in Italia del
duo norvegese formato da Erlend ye e Eirik Glambek Be, ce-
lebre per aver incantato il pubblico di tutto il mondo e raggiunto
le vette delle classifiche con le
melodie dei singoli “Misread” e
“I'd Rather Dance with You”,
estratti dal celebre album “Riot
on an Empty Street”. “Neapolis”
torna così a Napoli, ma prosegue
la sua collaborazione con “Giffoni
Experience”. Le due manifestazioni ripartono insieme proprio
per Città della Scienza, polo di
eccellenza scientifico e culturale,
Patti Smith e il grande rock si mobilitano
per la rinascita della Città della Scienza
Antonio La Caria
La reazione dello Stato alle
violenze in Val di Susa «sarà
sempre più dura e decisa,
perché non accettiamo che
una decisione assunta con il
pieno rispetto delle leggi dello
Stato venga paralizzata dall'azione di violenti che compiono gesti criminali». Lo ha
detto il ministro dell'Interno,
Angelino Alfano, rispondendo
al question time, durante il
quale ha sottolineato che nell'ultimo mese c'è stata
«un'escalation delle violenze
con minacce via web a giornalisti e lavoratori». Il ministro
ha sottolineato «l'onerosità»
dell'impegno per garantire la
sicurezza nei cantieri. Ogni
giorno, ha ricordato, è presente un contingente di 220
unità delle forze dell'ordine
più 215 militari. «Terremo alta
– ha assicurato Alfano – la
guardia monitorando in particolare le frange più estremiste
dell'eversione
anarco-insurrezionalista
e
dell'antagonismo sociale che
fanno della protesta No-Tav
un'occasione di proscenio». A
breve «formalizzeremo in
Consiglio dei ministri un'iniziativa legislativa per accelerare la ratifica del trattato
italo-francese sull'Alta velocità, con l'auspicio che il confronto parlamentare possa far
abbassare i toni della polemica».
luogo di attrazione di migliaia di
giovani studenti e non, provenienti da tutto il Paese. Le due
date di luglio, infatti, si terranno
a Napoli proprio durante le giornate di svolgimento del Giffoni
Film Festival, in programma dal
19 al 28 luglio, aprendo una “finestra virtuale” tra i due festival.
Istat: crollano lavoro, consumi e risparmi.
La crisi stringe nella morsa le famiglie italiane
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Redazione
Il rapporto annuale dell'Istat presentato ieri a Roma lascia poco spazio
all'ottimismo. L'indagine dell'istituto
statistico fornisce una panoramica
sulla crisi che stringe nella sua morsa
lavoro, potere d'acquisto, consumi e
risparmi, e tra percentuali e aggiornamenti numerici, quantifica impietosamente il disagio patito da famiglie e
imprese, elevando all'ennesima potenza il valore dei record negativi raggiunti dal nostro Paese. Stando al
dettagliato report redatto dall'istituto
di statistica sul 2012, dunque, l'Italia
vanta il primato negativo in ambito
europeo di giovani tra i 15 e i 29 anni
che non lavorano né studiano. Si
tratta dei cosiddetti “Neet”, arrivati a
2 milioni 250.000 nel 2012, pari al
23,9%, vale a dire circa uno su quattro. Inoltre, sfogliando gli allarmanti
dati dell'inchiesta, si apprende che
sono quasi 15 milioni a fine 2012 gli
individui in condizione di deprivazione o disagio economico, circa il
25% della popolazione (40% al Sud).
L'Istat sottolinea quindi che in grave
disagio sono 8,6 milioni di persone,
con un'incidenza che risulta raddoppiata rispetto al 2010 Una carrellata
di dati disarmanti che nel cahier de
doleances presentato ieri sentenzia
pesantemente anche sul crollo del
potere d'acquisto delle famiglie italiane, che nel 2012 ha registrato una
caduta «di intensità eccezionale» (4,8%), specificando ulteriormente
che al calo del reddito disponibile (2,2%) è corrisposta una flessione del
4,3% delle quantità di beni e servizi
acquistati, la caduta più forte da inizio anni '90. Famiglie duramente
messe alla prova da una crisi senza
fine e che, denuncia l'indagine, tra il
2011 e il 2012, hanno dovuto ridurre
la qualità o la quantità degli alimentari acquistati, facendo levitare le per-
centuali dei nuclei disagiati dal 53,6%
al 62,3%, fino al picco raggiunto nel
Mezzogiorno, dove si arriva a superare il 70%. Si tratta, si legge nel rapporto Istat, soprattutto di famiglie che
diminuiscono la quantità (34,9% nel
Nord e 44,1% nel Mezzogiorno), ma
una percentuale non trascurabile, e
in deciso aumento, è anche quella di
chi, oltre a diminuire la quantità, riduce anche la qualità dei prodotti acquistati. Flessione in negativo che
non implica certo una possibilità di risparmio: tutt'altro. Così dal bollettino
annuale in oggetto si estrapola un
altro record negativo, e leggiamo che
nel 2012 la propensione al risparmio
delle famiglie italiane si è attestata su
livelli sensibilmente inferiori rispetto a
quella delle famiglie tedesche e francesi, avvicinandosi a quella del
Regno Unito, tradizionalmente la più
bassa d'Europa: per cui lo scorso
anno la propensione è scesa
all'8,2%, registrando quindi 0,5 punti
percentuali in meno del 2011 e 4
punti percentuali in meno rispetto al
2008. Del resto risparmiare sarebbe
successivo al guadagnare e invece
l'Istat ci ricorda che tra il 2008 e il
2012 i disoccupati sono aumentati di
oltre un milione di unità, da 1,69 a
2,74 milioni, e che è cresciuta soprattutto la disoccupazione di lunga
durata, ovvero le persone in cerca di
lavoro da almeno 12 mesi (+675.000
unità), che ormai rappresentano il
53% del totale (44,4% la media Ue).
Redazione
Interventi per ridurre la tassazione
sul lavoro, taglio dei costi della burocrazia per le imprese, togliere
l'Imu sui capannoni, rivedere la riforma del lavoro introducendo più
flessibilità ma soprattutto insistere
per una politica europea che punti
di più alla crescita economica: dovrebbero essere questi alcuni dei
temi che il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, affronterà
nella sua relazione oggi all'assemblea di Confindustria. All'assemblea pubblica, che sarà preceduta
come da tradizione da un'assemblea privata degli imprenditori, debutterà il presidente del Consiglio,
Enrico Letta. Il premier, secondo
quanto si apprende, dovrebbe portare un breve saluto mentre un intervento, come di consueto, è
previsto da parte del ministro dello
Sviluppo economico, Flavio Zanonato. Squinzi nei giorni scorsi ha insistito sulla necessità che l'Europa
«apra agli investimenti e alla crescita» perché questo è l'unico
modo per affrontare il problema
della disoccupazione, a partire da
quella giovanile. Secondo il presidente degli industriali l'Ue dovrebbe abbandonare le politiche
rigore così stringenti sui parametri
di bilancio e fare investimenti per la
crescita perché «di solo consolidamento si può anche morire». È probabile che un passaggio della
relazione sia dedicato anche al dialogo con i sindacati con i quali è in
corso un confronto sulla rappresentanza e la democrazia nei luoghi di lavoro che potrebbe portare a
breve a un accordo. In particolare
gli imprenditori hanno chiesto in
questi mesi interventi per l'alleggerimento del carico fiscale sul lavoro.
Diverse saranno le richieste al Governo che sarà presente con esponenti di primo piano. Oltre al
premier Letta sono previsti il vice
presidente e ministro dell'Interno,
Angelino Alfano, il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni e
quello del Lavoro, Enrico Giovannini. Sono attesi anche la presidente della Camera, Laura Boldrini,
il Governatore della Banca d'Italia,
Ignazio Visco, i segretari generali di
Cgil, Cisl, Uil e Ugl. L'obiettivo degli
industriali è far ripartire al più presto l'economia, a cominciare dal
manifatturiero chiedendo responsabilità alle forze politiche perché
far cadere il Governo sarebbe «un
disastro».
Confindustria, all'assemblea Squinzi chiederà
sgravi fiscali e riforma del mercato del lavoro
Alla scoperta
del Dna: il museo
Explora incontra gli
studenti, il ricavato
sarà devoluto
a Telethon
Guglielmo Federici
Dove si trova il Dna? Come è
fatto? Ne esistono due
uguali? Chi l'ha scoperto e
perché questa scoperta è
stata così importante? Gli
alunni della scuola primaria
potranno scoprire tutto questo
il 23 ottobre al museo dei
bambini Explora. Due ricercatori Telethon, Elena Ambrosini
e Marco Tartaglia, e gli operatori didattici di Explora guideranno i ragazzi alla scoperta
del metodo scientifico attraverso il laboratorio “Il mondo
del Dna”. L'iniziativa nasce
dal progetto “Educare e Bnl
per Telethon” che porta i ricercatori Telethon a incontrare la scuola. Il ricavato
delle attività rivolte agli alunni
dagli 8 ai 12 anni verrà devoluto da Explora a Telethon.
Per Elena Ambrosini che lavora presso l'Istituto Superiore di Sanità, dove studia i
meccanismi molecolari alla
base di malattie neurologiche
rare: «Avere come obiettivo la
lotta a una malattia genetica
rara è estremamente stimolante e gratificante». Significa, sottolinea «lavorare con
la consapevolezza che il
tempo che passiamo davanti
a un microscopio o a un bancone da laboratorio e ogni risultato che riusciamo ad
ottenere può essere determinante per il raggiungimento
della cura di un bambino malato». Essere ricercatore «significa
avere
la
consapevolezza di dover contribuire in maniera significativa al progresso della
conoscenza e porre quest'ultima a servizio della societa»
rileva Marco Tartaglia.
Hollande ai minimi storici:
è allarme tra la sinistra francese
Antonio Pannullo
Adesso è allarme per il socialista François Hollande e il suo
primo ministro, Jean-Marc Ayrault: il presidente francese continua a scendere nei sondaggi
anche dopo la conferenza
stampa fiume per l'inizio del secondo anno di presidenza, la
settimana scorsa, e il moltiplicarsi di messaggi positivi ai francesi.
Hollande,
secondo
l'inchiesta LH2 per il settimanale
Le Nouvel Observateur, batte un
nuovo record negativo da
quando è diventato presidente,
perdendo ancora un punto di po-
polarità, come il suo premier. Il
capo dello Stato, che ne aveva
persi ben 4 in aprile ed era
sceso al 32% di opinioni positive, scende ancora al 31%,
mentre Ayrault passa dal 31% al
30%. L'istituto di sondaggi fa notare però che la conferenza
stampa di Hollande ha avuto un
impatto positivo, poiché - prima
di quell'appuntamento all'Eliseo
trasmesso in diretta tv - la quota
dei francesi fiduciosi nell'operato
del presidente era scesa addirittura al 29%. Ma i guai per la sinistra transalpina non sono finiti:
la deputata socialista delle Bou-
ches-du-Rhone (regione di Marsiglia, nel sud della Francia),
Sylvie Andrieux, è stata condannata dal tribunale a tre anni di
carcere (due con la condizionale) per appropriazione di fondi
pubblici. Per la deputata socialista, anche 100.000 euro di ammenda e cinque anni di
ineleggibilità. Al processo, la Andrieuxm, 51 anni, parlamentare
dal 1997, era comparsa con una
ventina di coimputati, con l'accusa di aver utilizzato negli anni
2000, a scopi di clientelismo
elettorale, oltre 700.000 euro di
sovvenzioni della regione, della
quale è stata vicepresidente dal
1998 al 2009. Dopo lo scandalo
Guerini, altro socialista della regione processati per corruzione,
il caso della Andrieux era da
tempo uno dei più spinosi per il
partito della gauche, che l'ha sospesa alla vigilia delle legislative
del 2012. La sospensione non le
ha impedito di ottenere un
quarto mandato parlamentare,
battendo di misura al ballottaggio l'avversario del Fronte nazionale.
Giovanni Trotta
Insomma, pare che il presidente siriano Bashar al Assad qualche volta
abbia ragione: circa 800 cittadini europei combattono attualmente in
Siria a fianco dei ribelli contro il regime. Lo scrive Le Figaro, citando
stime di un diplomatico dell'Unione
europea, confermate da un dirigente
dell'opposizione siriana. Tra i combattenti, di cui alcuni hanno raggiunto le fila del gruppo jihadista
"Jabhat al Nusra", ci sarebbero un
centinaio di francesi, altrettanti britannici, 50-70 belgi, numerosi tedeschi per lo più di origine turca,
irlandesi, kosovari e danesi. Minacciati dai combattimenti, una quarantina di loro ha cominciato a fuggire
in Turchia. Ma il loro eventuale rientro in Europa, dopo un addestramento estremista, preoccupa i
servizi antiterrorismo. L'ultima stima
di combattenti europei in Siria, fornita un mese fa dal coordinatore
dell'antiterrorismo Ue, Gilles de Ker-
chove, parlava di 500 persone. E
sempre a questo proposito, è polemica in Turchia per la pubblicazione
su internet della fotografia di un ribelle siriano che indossa una uniforme dell'esercito turco, che ha
fatto scattare una immediata interpellanza al governo del principale
partito di opposizione, il Chp. Il deputato socialdemocratico Sezgin
Tanrikulu ha accusato il governo del
premier Recep Tayyip Erdogan,
apertamente schierato al fianco dei
ribelli sunniti anti-Assad, di avere
fornito le uniformi usate dell'esercito
turco. Fonti del ministero della difesa citate da Hurriyet hanno ovviamente smentito la consegna di
uniformi turche ai ribelli. Secondo le
fonti i servizi siriani potrebbero
avere diffuso una foto truccata per
"provocazione", oppure potrebbero
averlo fatto gli stessi ribelli per evidenziare l'appoggio che ricevono
dalla Turchia. L'opposizione turca è
contraria alla politica di sostegno ai
ribelli e di rottura con Assad di Erdogan che, accusa, coinvolge il Paese
nella guerra civile siriana. Intanto
nuovi scontri, per il quarto giorno
consecutivo, sono scoppiati a Tripoli,
in Libano, tra i sostenitori del presidente siriano Assad e quelli dei ribelli. Lo riferisce la stampa locale. Il
bilancio é di almeno un morto e diversi feriti. Si tratta, spiegano fonti
della sicurezza locale, dei combattimenti più duri nella città dall'inizio
dell'offensiva delle forze governative
siriane, appoggiate dai combattenti
Hezbollah, a Qusayr, nella regione
siriana di Homs.
È ufficiale: 800 mercenari europei
combattono coi ribelli siriani
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Usa, accordo tra i partiti
sulla riforma
dell'immigrazione.
Soddisfazione di Obama
Redazione
La riforma dell'immigrazione
sbarca al Senato americano. Con
un voto bipartisan il progetto di
legge viene approvato dalla commissione Giustizia: un via libera
che apre la strada alla discussione
in aula del provvedimento che
offre la possibilità a 11 milioni di immigrati clandestini di ottenere, seguendo un preciso percorso, la
cittadinanza statunitense. Il presi-
dente Barack Obama plaude all'approvazione e si augura che il
Senato avvii alla prima occasione
possibile il confronto, confronto che
Obama spera si traduca in ulteriori
miglioramenti. Il progetto di legge è
stato approvato dalla commissione
Giustizia con 13 voti a favore e 5
contrari. Il via libera è arrivato dopo
che la commissione ha accettato di
inserire nel testo un allentamento
delle restrizioni per le società hitech americane, che puntano a
poter assumere senza troppi ostacoli lavoratori qualificati da Paesi
come India e Cina. Il progetto, contenuto in quasi 900 pagine, non include la possibilità per le coppie
dello stesso sesso di sponsorizzare il partner straniero per ottenere la possibilità di restare negli
Stati Uniti. L'emendamento, presentato dal presidente della commissione Patrick Leahy, è stato
infatti ritirato poco prima del voto,
dopo che in molti avevano sollevato dubbi sulla possibilità che a
causa del provvedimento la riforma
potesse essere bocciata in Congresso. «Resto impegnato a mettere fine alla discriminazione», ha
detto Leahly prima di ritirare
l'emendamento in questione.
«Nessuno all'interno della commissione ha ottenuto tutto quello che
voleva, neanche io. Ma alla fine
quello che dobbiamo agli americani
è il miglior risultato possibile», ha
commentato Obama, sottolineando
che il progetto di legge è in grado di
«riparare l'ormai rotto sistema dell'immigrazione». Il Senato potrebbe
avviare la discussione già all'inizio
del prossimo mese.
Basiglio, la giunta di centrodestra inaugura
la Città dello Sport: pronte nuove iniziative
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Redazione
Primi passi per la nuova Città
dello Sport di Basiglio (Milano):
nel centro polisportivo Vione è
stato inaugurato il nuovo campo
da calcetto, realizzato dal Comune nellʼambito della riqualificazione degli impianti sportivi. Il
centro verrà ufficialmente aperto
al pubblico con la terza edizione
del “Memorial Giorgio Schettini”,
torneo di calcio a cinque dedicato
alla memoria del ragazzo ventottenne morto nellʼottobre del 2010
in seguito a un tragico incidente
stradale. Per due settimane, fino
alla finale dellʼ8 giugno, i giovani
sportivi basigliesi si affronteranno
sul nuovo campo da calcetto,
realizzato contestualmente al rifacimento del campo da tennis e
calcetto coperto, dotato di nuova
copertura e illuminazione, di
quello da pallacanestro, nonché
alla riqualificazione degli spogliatoi. Un intervento che verrà completato nei prossimi mesi con la
realizzazione di un campo da
beach volley al posto di quello da
bocce, ormai in disuso, e con il
quale lʼAmministrazione di centrodestra ha posto le basi per la
realizzazione della Città dello
Sport. Il centro è infatti solo il
primo passo di un disegno più
ampio, che troverà attuazione a
Basiglio nei prossimi anni grazie
alle opere e ai benefici prodotti
dal Piano di governo del territorio
(Pgt), che porterà 40 milioni di
euro al Comune sotto forma di
oneri e servizi. Non solo. La riqualificazione del campo, «che
siamo onorati di inaugurare con
un torneo dedicato a Giorgio
Schettini, il cui ricordo è stato
mantenuto vivo dai genitori e
dagli amici con questa bella iniziativa» – ha spiegato il sindaco
Marco Flavio Cirillo – rappresenta anche un impegno mantenuto con i giovani di Basiglio.
«Giusto un anno fa, proprio in occasione della seconda edizione
del Memorial Giorgio Schettini,
avevo fatto mia la richiesta dei ragazzi basigliesi di realizzare dei
nuovi campi da calcetto – spiega
il primo cittadino – Adesso i frutti
di quellʼimpegno sono visibili e a
disposizione di tutti gli appassionati».
«l'incuria urbana genera le migliori condizioni di decadimento e
disagio sociale: le scuole oggetto
di furti sono circondate da evidente degrado, spesso nei dintorni si trovano siringhe e rifiuti di
ogni tipo, mentre gli arredi urbani
vengono continuamente imbrattati e vandalizzati. Senza che chi
governa Perugia tuteli come necessario lʼambiente e l'igiene che
circonda i luoghi dʼistruzione. Invitiamo pertanto lʼAmministrazione a destinare maggiori
attenzione e risorse alle scuole,
alla pulizia e sicurezza dei loro
dintorni. Servirebbero almeno le
stesse attenzioni e risorse che il
Comune di Perugia riserva ai
suoi dirigenti, o ad altre scuole
della città dove vengono destinate ingenti risorse; l'educazione,
la sicurezza e la cultura devono
invece essere garantiti a tutti i nostri figli, senza distinzione tra
scuole di serie A e altre di serie B.
Questi atti vandalici – concludono
i tre esponenti del Pdl – devono
essere fermati con decisione, ripristinando condizioni di contesto
decorose e garantendo agli studenti un accesso e una permanenza
scolastica
sicuri.
L'assessore competente ed il sindaco diano risposte sollecite e risolutive al grido di allarme di
genitori ed allievi».
Furti nelle scuole di Perugia, è polemica:
il Pd dorme mentre aumenta il fenomeno
Redazione
Nei giorni scorsi si è assistito ad
un grave stillicidio di furti ed atti
vandalici che ha interessato
molte scuole di Perugia, medie
ed elementari. In poco tempo
sono state prese ripetutamente di
mira da parte di vandali e balordi
la scuola media “Pascoli" di via
Cortonese (quattro volte), la
scuola elementare “Lambruschini" di Ferro di Cavallo e la
scuola di San Martino in Campo.
Simili episodi sono particolarmente gravi perché colpiscono
luoghi di formazione destinati a
bambini ed adolescenti. I furti,
inoltre, sʼinseriscono nel clima di
profonda insicurezza che ormai
da anni attanaglia Perugia. A
questo clima e a questi episodi –
sostengono i consiglieri comunali
del Pdl Rocco Valentino e Leonardo Varasano – concorre
anche lʼAmministrazione comunale di centrosinistra laddove
Piano faunistico
venatorio: alla Sicilia
costa 330mila euro,
alle altre regioni
cinque volte meno
Redazione
«Come sempre la Sicilia primeggia sul Piano nazionale per fatti
certamente non edificanti. Si è
appreso infatti che il piano faunistico venatorio regionale, in questi giorni allʼesame congiunto
delle commissioni parlamentari
Territorio e ambiente e Attività
produttive e redatto dallʼuniversità di Palermo, è costato alle
casse regionali 330.000 euro a
fronte di un costo ordinario sostenuto da tutte le altre regioni
dʼItalia nella media tra 40 e 60
mila euro». A dichiararlo è Salvino Caputo, vicepresidente della
commissione Attività produttive e
parlamentare del Pdl, al termine
della riunione che si è svolta alla
vigilia dellʼaudizione delle commissioni parlamentari congiunte
per lʼespressione del parere sul
Piano faunistico venatorio regionale. «A prescindere dal contesto
del piano che presenta gravissime violazioni – ha proseguito
Caputo – in termini di calcolo
della superficie agro-silvopastorale, sulle percentuali destinate alla produzione della fauna
selvatica, dellʼindice di densità
venatoria e per quanto riguarda
la caccia nelle aree protette, risalta in maniera grave la sproporzione tra il costo sostenuto
dalle altre regioni rispetto a quello
pagato per analogo studio dalla
Regione Sicilia. Il piano infatti è
stato redatto su incarico del governo Lombardo allʼuniversità di
Palermo. Ho chiesto al presidente della Regione, Rosario
Crocetta, di intervenire in aula e
di verificare la proporzione del
costo rispetto a quello pagato
dalle altre regioni e per verificare
quali siano le motivazioni di tale
esborso che non ha pari nelle
altre regioni. In ogni caso – ha
concluso Salvino Caputo – si
tratta di un piano che presenta
errori molti gravi e che merita di
essere totalmente rivisto».
In estate le nuove produzioni a stelle e strisce:
un menù spettacolare con tanto thriller e noir
Priscilla Del Ninno
Nel calderone di celluloide bollono diversi
progetti. Le ricette più in voga al momento
speziano copioni e scelte produttive con
ingredienti noir e aromi da thriller, mescolando il tutto in salsa hollywoodiana, cercando di accattivare un pubblico dal
palato sempre più esigente, e spesso costretto alla dieta cinematografica (quando
non al digiuno) per colpa di una crisi che
ha indotto i più a tagliare sul superfluo, a
partire dall'entertainment. E allora, stando
alle anticipazioni rivelate in questi giorni
dal parterre festivaliero di Cannes, si apprende che cominceranno in giugno le riprese di Gunman, il primo film di genere
che Sean Penn, tra gli attori più schivi ed
esigenti di Hollywood, (star dal carattere
difficile ma dall'indubbio talento istrionico),
ha accettato di interpretare. Il film, prodotto da Joel Silver e Andrew Rona, ha al-
meno due frecce sicure al proprio arco: è
tratto da uno dei titoli di maggior richiamo
del noir europeo, La position du tireur couche di Patrick Manchette, ed è diretto dall'ex operatore Pierre Morel. Il resto è top
secret, ma gli addetti ai lavori e le indiscrezioni che circolano, garantiscono che
gli elementi per la riuscita ci sono tutti. A
stretto giro, poi, e sempre per rimanere in
tema, cominceranno l'8 luglio a Toronto le
riprese del nuovo film di David Cronenberg, che segna anche il suo ritorno alle
predilette atmosfere da thriller noir. Si intitola Maps to the Stars e avrà per protagoniste Julianne Moore e Mia Wasikowska.
Si tratta di una storia di una storia di fantasmi scritta da Bruce Wagner e in questo
senso rappresenta anche una primizia per
il regista canadese che fino ad oggi si è cimentato con mostri, assassini, pazzi furiosi, dottori e psicanalisti, ma mai con
creature spettrali e fenomeni soprannaturali. Il menù dei progetti cinematografici è
stilato: i piatti sono appetitosi, ma prima di
mettersi a tavola bisognerà aspettare la
prossima stagione.
Cannes, divi a confronto. E sulla croisette “infinita” si incontrano
gli universi paralleli di Michael Douglas e Toni Servillo
Bianca Conte
A latere del concorso, a Cannes si giocano come sempre molte partite spettacolari: quella di carattere
imprenditoriale, che nel dietro le
quinte del festival, tra una conferenza
e un party, lancia nuove sfide sul mercato, incoraggiando autorialità emergenti e scommettendo sul sicuro di
registi e divi accreditati. Quella culturale, che tra dissertazioni critiche e
sguardi retrospettivi, sbircia nelle retrovie degli addetti ai lavori in cerca di
nuove tendenze intellettuali e stimoli
estetici da tradurre su grande
schermo. La partita glamour, condotta
a colpi di sfilate sulla walk of fame d'oltralpe, arbitrata da paparazzate immortalate al centro e nei dintorni della
mitica croisette, di cocktail mondani e
happening internazionali che animano
e aggiornamento incessantemente
l'immancabile copione gossip della
kermesse. E, infine, la partita divistica
che sulla scacchiera delle stelle alterna astri hollywoodiani, glorie francesi e talenti italiani, in un melting pot
spettacolare che internazionalizza una
rassegna, a giudicare dalle ultime edizioni, sempre più attenta alle mode cinematografiche che dogmaticamente
ossequiosa dei codici cinefili. E allora,
nei giorni scorsi, la scena se la sono
equamente spartita Michael Douglas
e Toni Servillo, due attori che più diversi non potrebbero essere, emanazioni istrioniche di due realtà divistiche
simultanee quanto lontane, che nemmeno all'infinito potrebbero incontrarsi.
Emblema del più ortodosso star system americano il primo, simbolo del
più disorganico microcosmo spettacolare il secondo. Figlio dell'illustre genitore, Michael è cresciuto a pane e
kolossal, assaporando ogni giorno ricette dal retrogusto squisitamente hollywoodiano, impartitegli dal mitico Kirk,
indimenticabile interprete che, dal western al noir, da Spartacus a Sfida
all'O.K. Corral, passando per L'asso
nella manica e Parigi brucia?, ha firmato alcuni degli intramontabili capolavori di sempre. Una lezione che
Michael ha sapientemente metabolizzato e rielaborato, pilotando per sé
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
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d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Mario Landolfi
Ugo Lisi
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una carriera che ha fin qui alternato
entertainment e impegno, blockbusters e meno gettonati titoli d'autore,
alimentando un curriculum in cui figurano titoli come Sindrome cinese e Un
giorno di ordinaria follia, Il gioiello del
Nilo e Un matrimonio impossibile. Al
suo fianco, star per eccellenza, sulla
croisette a Cannes ha sfilato l'antidivo
Servillo, aedo di più esclusive produzioni autoriali nostrane, professionista
blasonato che dal suo esordio ispira
registi militanti sul fronte dell'impegno e
della ricerca estetico-narrativa. Talento
camaleontico, uomo schivo e riservato, di lui al pubblico e alla critica
passa un'immagine filtrata da ogni
vezzo istrionico e da ogni tentazione
divistica. Insomma, più che due mondi
a confronto, Cannes nei giorni scorsi
ha celebrato due universi paralleli che
arricchiscono il variegato firmamento
cinematografico...
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7 agosto 1990 n. 250