IO NON CI CASCO PIU!

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IO NON CI CASCO PIU!
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CASCO PIU! ew
N
MEnsILE DI EDUcaZIonE FInanZIaRIa
DI paoLo MaRTInI & co.
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noVEMBRE 2009
Dedica 10 minuti a leggere queste poche righe... è più importante di quanto pensi!
scudo FiscALe:
queLLo che gLi ALTRi non dicono
Tutti parlano
di scudo fiscale.
La verità è che tutti hanno chiaro che,
molto probabilmente, sta giungendo
a termine un’era. Quella del segreto
bancario, dei paradisi fiscali, dei
prestanome e di chi
fa il furbo. La fine
di un’epoca in cui
molti si ricordano le
code di auto verso
la Svizzera con le
persone che andavano
a controllare il loro
gruzzoletto (in molti casi cospicuo)
oltre confine. Siamo parlando degli
anni ottanta, sembra passato un
secolo. I segnali, a livello nazionale
e internazionale, sono inequivocabili.
Iniziando dal G20 che già in aprile
dello scorso anno cercava un accordo
per porre un freno ai paradisi fiscali,
dai nomi di clienti che una nota banca
svizzera ha divulgato al governo
americano, da tutti gli accordi relativi
allo scambio di informazioni sui
contribuenti (anche incrociate) tra i
diversi Paesi.
Per proseguire con tutti i controlli di
quest’estate su auto e case di lusso
e potremmo continuare ancora per
molto.
E lo fanno a ragion
veduta. È molto
probabile,
infatti, che
questa sia
l’ultima opportunità offerta
a coloro che desiderano
rimpatriare o regolarizzare i
loro capitali all’estero. Passato
questo treno, le sanzioni saranno
ancora più dure e non ci sarà
più spazio (giustamente) per
chi non rispetta le regole. Per
avere un’idea basta sapere che
se qualcuno verrà “pizzicato”,
ad esempio, con un 1 milione
di  in un paese della Black
List (es: la Svizzera) dovrà
pagare sanzioni per circa 1,5
milioni. Rimpatriando, invece,
si verrebbe a pagare un totale di
50.000 euro.
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Io non cI casco pIù! News
Riassumendo, lo scudo fiscale è oggi
un’opportunità da non perdere in
quanto:
• potrebbe essere, come abbiamo visto,
l’ultima spiaggia
• il segreto bancario è sempre meno
tutelato. E meno lo sarà. È una
battaglia mondiale, non di un singolo
stato e tutte le roccaforti stanno
capitolando
• le sanzioni saranno sempre più forti,
i controlli più serrati
• non ci saranno conseguenze per chi
aderirà (patto di non intervento)
come dimostrato anche dai
precedenti scudi fiscali
• i costi per detenere capitali
all’estero sono in molti casi
decisamente più elevati di
quelli italiani e la possibilità di
monitoraggio degli investimenti più
limitata (per ovvi motivi)
• è decaduta la convinzione che
le banche estere avessero, per
definizione, maggiore stabilità e
capacità
• è un modo per portare liquidità nel
sistema Italia e quindi finanziarsi
novembre 2009
Una volta aderito allo scudo fiscale
occorre però pensare alla cosa più
importante e cioè quali investimenti
fare o, in altri termini, a quali offerte
aderire. Su questo punto occorre
prestare molta attenzione. Quello
che sta accadendo (e che accadrà)
è che verranno proposte varie
alternative dagli operatori
per far recuperare al
cliente l’imposta del 5%.
Siccome la matematica
non è un’opinione, questi
soldi da qualche parte devono
essere recuperati. Quindi, statene
certi, vedremo diffondersi prodotti
strutturati, polizze assicurative con
costi molto elevati e altre diavolerie
di ingegneria finanziaria che in molti
casi vincoleranno i risparmiatori per
molto tempo oppure li caricheranno
di costi di uscita nel caso in cui,
malauguratamente, dovessero
cambiare idea prima della scadenza.
I clienti devono stare molto attenti e
cercare di capire:
• quale prodotto stanno acquistando.
Fare molta attenzione se si tratta
di un prodotto strutturato o di certe
polizze assicurative che potrebbero
avere tempi lunghi di uscita e costi
elevati
• qual è quindi il costo totale che si
sostiene
• cosa succede se si esce dopo 2 o 3
anni. Qual è il prezzo che si paga
• è il momento di riappropriarsi
del proprio denaro con una
maggiore facilità di accesso e di
rifare gli assets dei portafogli.
• che il denaro derivante dallo scudo
potrà anche servirgli in Italia per
estinguere finanziamenti, mutui, ecc.
Nella scelta di un intermediario per lo
scudo fiscale occorre verificare quindi
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Io non ci casco più! News
novembre 2009
Anche in questo caso si tratta spesso
di prodotti strutturati di varia natura.
Normalmente obbligazioni in cui
guarda caso il cliente dà 100 però
viene investito 95…intanto su N anni
il costo viene recuperato.
Forse, ma a quale prezzo! Come
il 2008 insegna, l’avvertenza è di
riportare i soldi a casa sfruttando
l’occasione (che probabilmente non
si ripeterà), investire in prodotti
semplici con intermediari di valore che
hanno dimostrato nei fatti di meritare
la vostra fiducia e non ingessano
i clienti con formule complesse e
costose. Valutare bene la scelta senza
avere fretta e magari vagliare diverse
alternative.
Questo ed altri consigli sono disponibili
sul sito di educazione finanziaria
www.iononcicascopiu.it e sul blog
http://iononcicascopiu.wordpress.com/.
bene qual è la sua offerta commerciale
in termini di prodotti e servizi. Questo
è un indicatore di serietà importante.
Infine un’ultima considerazione su
alcuni possibili atteggiamenti oltre
frontiera (quando ci si reca all’estero
per fare lo scudo). Anche lì infatti la
fantasia non manca e dopo tutto quello
che è successo in termini di scarsa
trasparenza e performance in molti
casi modeste si sta provando a salvare
il salvabile.
Quindi sarà facile sentirsi
dire che si può fare
lo scudo fiscale anche
lasciando tutto così
com’è, senza quindi
cambiare praticamente
nulla grazie all’utilizzo
di vari strumenti di
ingegneria finanziaria.
Sul prossimo numero di dicembre…
hedge
in cinque mosse.
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www.iononcicascopiu.it
Le informazioni contenute in questa pubblicazione sono state ricavate da fonti ritenute affidabili, ma l’accuratezza e l’esattezza delle stesse non può essere
in nessun modo garantita; si declina pertanto ogni responsabilità su fatti e opinioni espresse. La presente pubblicazione viene a Voi fornita per meri fini di
informazione ed illustrazione e non è da considerarsi materiale promozionale, non costituendo peraltro la stessa in alcun modo una proposta di conclusione
di contratto o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. La presente pubblicazione è destinata all’uso informativo ed alla
consultazione ma non si propone di sostituire il giudizio personale dei soggetti a cui si rivolge. L’assunzione di decisioni individuali o di investimento non devono
essere basate sulle opinioni e le informazioni contenute nel presente documento.
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novembre 2009
IO CI PROVO!
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“IO NON CI CASCO PIU!”
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Corriere della Sera e Azimut presentano
IO CI PROVO!
di Matteo Motterlini, Paolo Martini e Alberto Fedel
LA NUOVA GUIDA PER COGLIERE LE OPPORTUNITÀ DEI
MERCATI FINANZIARI DIFENDENDOSI DAGLI IMPREVISTI E
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MENSILE DI EDUCAZIONE FINANZIARIA
DI PAOLO MARTINI & CO.
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DICEMBRE 2009
Dedica 10 minuti a leggere queste poche righe... è più importante di quanto pensi!
GESTIONE ATTIVA: HEDGE
IN CINQUE MOSSE
Ma come stanno veramente
le cose?
gestionale offerta al gestore che ha la
possibilità di far vedere il suo valore,
insieme agli aspetti economici (legati
ai risultati) che da sempre premiano
i più capaci a fare performance per i
clienti. Gli hedge, così come i recenti
fondi che sfruttano la normativa Ucits
III, consentono un ampio utilizzo
di diverse tecniche gestionali che
offrono anche maggiori possibilità
di decorrelazione dai mercati
(quindi riuscire a fare performance
indipendentemente
dall’andamento dei mercati).
Proprio questa libertà è stata
però anche la causa principale
dei loro problemi.
Con una soglia di accesso fissata per
legge a 500 mila euro questi prodotti
si sono diffusi tra i clienti private e
istituzionali e hanno visto numeri in
forte crescita fino a fine 2007 sia in
termini di numero e tipologia sia come
asset in gestione.
Nel mondo i gestori più capaci sono da
sempre attratti da questi prodotti che
si sono infatti rivelati una fucina di
talenti. I motivi sono la grande libertà
Infatti lo strumento è molto
efficiente e di valore se ben
gestito, ma può al contrario
rivelarsi un boomerang se mal
gestito o addirittura utilizzato
per frodare i clienti (Madoff
insegna). Il problema, tanto
per cambiare, non è quindi
nello strumento ma in chi lo
gestisce.
Il 2008 è stato l’anno della
grande crisi. In questo contesto
difficile hanno sofferto anche e
soprattutto i fondi hedge. Molte
recenti analisi evidenziano però
ora un’inversione di tendenza.
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IO NON CI CASCO PIÙ! News
Un’industria che cresce molto
velocemente attira purtroppo anche
personaggi improvvisati.
E adesso chi ha un fondo hedge cosa
deve fare?
Ecco un breve elenco di punti da
tenere in debita considerazione:
1.
2.
3.
La crisi del 2008 ha contribuito
a far sparire dal mercato
tanti gestori che non erano
all’altezza in termini di capacità
e di strumenti. Si è fatta una
“pulizia profonda”.
Un setaccio che è servito
per distinguere le
persone serie e
capaci da quelle invece
improvvisate.
Purtroppo il 2008 ha colpito tutti,
bravi e meno bravi. E così anche i
gestori capaci sono stati trascinati
nel vortice di quanto successo,
anche perché non era più possibile
svolgere al meglio il proprio lavoro.
Per vedere però la qualità di chi
gestisce i fondi hedge basta vedere
come stanno andando nel 2009 e
come andavano prima. I mesi critici
dove fare la differenza anche per
un bravissimo gestore era quasi
impossibile, sono stati settembre e
ottobre 2008.
Tolti questi periodi, analizzate come
si è comportato il gestore e quanto
ha recuperato.
Chi è rimasto ha più opportunità
per svolgere al meglio il proprio
lavoro grazie alle maggiori
DICEMBRE 2009
possibilità che offre il mercato.
Diminuendo il numero degli attori
il mercato è per certi aspetti più
efficiente.
4.
Bisogna che il gestore operi in
un’azienda di dimensioni adeguate
che investe in attività di risk
management e gestori capaci.
Soprattutto i clienti devono
poter riavere indietro i
propri soldi in qualsiasi
momento.
La liquidabilità del
fondo hedge, così come
di ogni strumento, deve
essere alla base di ogni
scelta.
5.
Un elemento di valutazione
importante anche per questa
tipologia di fondi è analizzare se
i gestori investono i loro soldi
nei fondi da loro gestiti. Questo
è un aspetto in più da tenere in
considerazione perché allinea
maggiormente gli interessi dei
gestori con quello dei clienti.
In generale quindi i fondi hedge sono
uno strumento efficiente che non è
affatto finito ma anzi.
Si tratta solo di valutare attentamente
il gestore e la società (dedicando alla
scelta il tempo che merita).
In un portafoglio
ben diversificato,
l’asset class
hedge (o uno
o più fondi a
gestione attiva
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IO NON CI CASCO PIÙ! News
DICEMBRE 2009
che usano le strategie hedge) è
assolutamente efficiente e fornisce
valore e performance ai clienti con un
livello di rischio adeguato. Chi infatti
è riuscito a non farsi prendere dal
panico nel corso del 2008 e si è fidato
del suo gestore (se bravo e capace)
ha già infatti recuperato quasi tutti
i suoi investimenti. Ulteriore
dimostrazione che lo strumento è
efficace.
I fondi hedge giocheranno
sempre di più un ruolo
di protagonisti sani negli investimenti
dei risparmiatori in grado di
contribuire alle performance in modo
efficace. Basta non fare di tutta l’erba
un fascio e non seguire la voce del
gregge che spesso porta a commettere
errori.
Ulteriori approfondimenti sono disponibili
sul sito di educazione finanziaria
www.iononcicascopiu.it e sul blog
http://iononcicascopiu.wordpress.com/.
Sul prossimo numero di gennaio…
COME SCEGLIERE
IL CONSULENTE DI FIDUCIA .
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DICEMBRE 2009
PER NATALE
REGALA UNA ROSA
Corriere della Sera e Azimut presentano
IO CI PROVO!
di Matteo Motterlini, Paolo Martini e Alberto Fedel
LA NUOVA GUIDA PER COGLIERE
LE OPPORTUNITÀ DEI MERCATI
FINANZIARI DIFENDENDOSI
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GEnnaIo 2010
Dedica 10 minuti a leggere queste poche righe... è più importante di quanto pensi!
COME SCEGLIERE
IL CONSULENTE DI FIDUCIA
(PARTE PRIMA)
Risparmiatori: si sta come
d’autunno (e peraltro nelle
altre stagioni) sugli armadi
le bambine.
rovinosamente sul pavimento.
Allora, anche senza aver fatto
l’università o qualche master di
finanza, del tutto naturalmente
comincerebbe a valutare innanzitutto
le mie competenze, per così dire,
tecniche (valuterebbe il rischio, o per
lo meno una componente del rischio):
“avrà mio padre la forza fisica
di reggere il mio peso per giunta
aumentato dall’accelerazione prodotta
dalla forza di gravità?”.
Immaginate che io prenda la mia
ultimogenita di sette anni – Rebecca –,
la piazzi sopra un armadio e le dica:
“Buttati, che il papà ti prende”.
Me la immagino: da un
lato sarebbe attirata dal
piacere del volo, del gioco,
della risata
irrefrenabile
al momento
dell’atterraggio
– per uscire di
metafora: dal
rendimento atteso
dall’investimento
– ma dall’altro,
prudentemente,
valuterebbe il
rischio di farsi
male schiantandosi
A questo punto frugherebbe del tutto
spontaneamente nel mio curriculum
alla ricerca di rassicurazioni:
“quali prove di forza fisica ha dato
mio padre? Riesce a prendere in
braccio mio fratello Tommaso e mia
sorella Benedetta, più anziani e quindi
più pesanti? Parrebbe di sì.”
Poi passerebbe ad un supplemento
di analisi, alle case-history, alle
referenze:
“una volta ricordo ha sollevato un
divano, porta le borse alla mamma
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Io non cI casco pIù! News
gennaio 2010
Proviamo a spiegarci meglio.
quando vanno al
supermercato…
insomma: sembrerebbe
un padre affidabile,
sufficientemente
forzuto… va bene:
valutate le statistiche, le performance
storiche, il gestore mi sembra capace”.
Si butterebbe? No, non ancora. Perché
le verrebbero altri dubbi (valuterebbe
un’altra componente del rischio che si
sta assumendo).
Guardandomi bene negli occhi
sicuramente si domanderebbe:
“e se poi al papà venisse la voglia
irresistibile di farmi uno scherzetto e
mi facesse cadere? No…è mio papà, mi
vuole bene, mi dice sempre che sono la
ragione della sua vita. Ma sarà davvero
sincero? So che non è bello dirlo – e so
anche che i padri e le loro associazioni
fanno i codici deontologici e che ci sono
le autorità vigilanti e tutte queste cose
esattamente come per i consulenti – ma
in fine dei conti io mi posso fidare di
mio padre…come persona?”
Come clienti abbiamo dei rapporti con
fornitori di servizi cui deleghiamo
totalmente il processo di soluzione del
nostro problema. Pensate a un medico
– ma anche ad un meccanico o ad
un idraulico – : gli portiamo
dei sintomi – o un’auto
rotta o una perdita
d’acqua – e deleghiamo
loro totalmente
l’incombenza di fornirci la
soluzione.
In questi casi – naturalmente a patto
che il prezzo sia accettabile – da un lato
nella scelta del fornitore ci riferiremmo
unicamente alla sua reputazione, al suo
“curriculum”, e cioè ci domanderemmo
solo se abbiano le competenze tecniche
per fornirci la soluzione, e dall’altro non
riterremmo affatto necessario capire
qualcosa di medicina – o di meccanica o
di idraulica. Sarebbero solo affari loro:
se mi risolvono il problema, bene, e se
no cambio fornitore.
Il rapporto e le ansie e i dubbi e i rischi
del risparmiatore nei confronti del
proprio consulente sono molto simili.
È una fiducia – per sua natura – a due
dimensioni, come per la bambina in
cima all’armadio: tecnica e personale.
E qui sta tutto il problema.
Per il risparmiatore ma, se può
consolare, anche per il consulente
competente e onesto che ogni giorno
lavora per conquistarsi la fiducia di
potenziali clienti per definizione molto
ma molto diffidenti, specie ultimamente.
Ma ci sono altri casi – e quello della
scelta del consulente finanziario
appartiene a questa categoria – in cui il
problema è un po’ più complesso: quelli
in cui la soluzione del problema non
è totalmente delegata al fornitore ma
nasce dall’interazione – dal dialogo, dal
rapporto, dalla reciproca e profonda e
continua comprensione – tra cliente e
fornitore. Pensate alla psicoterapia o,
appunto, alla consulenza finanziaria e
patrimoniale.
In questi casi improvvisamente non ci
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Io non ci casco più! News
basta più sapere che il consulente sa
fare il suo mestiere ma è necessario
anche essere sicuri che non si
approfitterebbe di noi, che non ci
fregherebbe, nemmeno se ne avesse
l’opportunità e un vantaggio.
Sono quei casi in cui è indispensabile
fidarsi certamente della competenza
tecnica ma anche della persona in
quanto… persona.
Insomma: esattamente come Rebecca
sull’armadio dobbiamo poterci fidare e
delle sue capacità e della sua volontà di
perseguire il nostro interesse.
In questi casi, allora, da un lato
nella scelta del fornitore non ci
basta più solo una solida reputazione
professionale – e cioè la reputazione
si trasforma in una condizione
naturalmente necessaria ma non
più sufficiente – e dall’altro diventa
indispensabile comprendere qualcosa
– per capire e per farsi capire – della
materia di cui si sta trattando.
Conoscere qualcosa della materia per
poter giudicare se il mio consulente mi
sta turlupinando o meno ma anche
per dargli le coordinate
giuste per fornirmi la
soluzione migliore.
In questo senso,
quindi, parlare di
educazione finanziaria del
risparmiatore non è una mania o una
moda passeggera ma la condizione
necessaria per produrre la sua
soddisfazione e consentire alle aziende
gennaio 2010
e ai professionisti seri di svolgere bene
il loro lavoro.
Tornando al tema della fiducia, nel
momento in cui decidiamo di investire
il nostro denaro con l’aiuto di un
consulente finanziario, esercitiamo
pertanto un atto di fiducia, come detto,
doppio: sulla capacità e sulla volontà,
sulla competenza e sulla persona.
Ebbene, le conseguenze pratiche
di questa duplice dimensione della
fiducia sono importanti: mentre
per dare il primo tipo di fiducia è
normalmente sufficiente il curriculum
dell’interlocutore o al limite un’unica
esperienza – una volta che Rebecca si
buttasse constaterebbe immediatamente
la capacità di suo padre di reggerne il
peso – , per il secondo tipo il discorso
è assai più complicato: ha bisogno di
tempo e di continue riconferme.
Non basta prendere Rebecca una sola
volta per convincerla che il papà non
farà il furbo ma molte e molte volte.
Tutti i giorni. E quindi, di chi fidarsi?
Nel libro “Io ci provo” e nel blog
http://iononcicascopiu.wordpress.
com/ ci sono alcuni consigli che
riassumiamo qui:
•Non ti fidare di chi, fin dai primi
momenti, mette al centro se stesso
e la sua asserita professionalità,
senza dimostrare interesse a capire
chi sei (quelli che parlano, parlano,
parlano…)
• Non ti fidare di chi, fin dai primi
momenti, ti racconta dei successi
dei suoi prodotti e degli stratosferici
guadagni fatti fare ai suoi clienti
senza parlarti degli insuccessi
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Io non cI casco pIù! News
gennaio 2010
• Non ti fidare, fin dai primi momenti,
di chi ti parla utilizzando termini
tecnici senza preoccuparsi se capisci
o no che cosa dice
• Non ti fidare, fin dal primo
momento, di chi non abbia con te
una prospettiva di lungo periodo (il
perché l’abbiamo già detto)
• Non ti fidare di chi fa promesse che
palesemente non potrà mantenere,
perché indipendenti dalle leve che
gestisce (per esempio garantirti un
guadagno certo nel prossimo anno,
come abbiamo già detto)
• Competenza, certo!, ma anche umiltà,
passione e curiosità nello svolgere il
proprio lavoro
• Considerazione per le tue ansie
e preoccupazioni, oltre che per i
risultati concreti
• Interesse per te, la tua famiglia, il
tuo lavoro, oltre che per i tuoi soldi
• Una esperienza solida e pluriennale
• L’interesse ad avere con te momenti
di contatto molto frequenti,
indipendentemente dall’andamento
delle borse o dalle ultime novità di
prodotto (nella buona e nella cattiva
sorte, potremmo dire).
Fidati solo di chi dimostra (fin dai
primi momenti):
• Integrità e condotta esemplare
(coerenza estrema tra promesse e
fatti, fra parole e comportamenti)
Sul prossimo numero di febbraio…
COME SCEGLIERE
IL CONSULENTE DI FIDUCIA.
(PARTE SECONDA)
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FEBBRaIo 2010
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COME SCEGLIERE
IL CONSULENTE DI FIDUCIA
(PARTE SECONDA)
Come abbiamo visto
nella precedente
newsletter, la fiducia è
un “gioco” difficile che
ha bisogno di tempo per
essere prodotta.
dimostrare interesse a capire chi
sei (quelli che parlano, parlano,
parlano…)
• ti racconta dei successi
dei suoi prodotti e
degli stratosferici
guadagni fatti fare
ai suoi clienti senza
parlarti degli insuccessi
Inoltre è più facile
capire – fin dalle
prime battute di un
rapporto – di chi è
meglio non fidarsi che
comprendere a chi dare
il tempo di conquistare la
nostra fiducia.
• ti parla utilizzando termini tecnici
senza preoccuparsi se capisci
• usa parole stantie – la versione
audio di una qualunque brochure
o sito – chiaramente mandate a
memoria senza sapere che cosa
stia dicendo (per fare la prova,
interrompilo e poi goditi il suo
sguardo perso nel vuoto…)
Partiamo da qui, da quelli di cui non
fidarsi fin dal principio.
• usa troppo spesso espressioni
del tipo “sicuramente”, “glielo
garantisco”, “onestamente” perché
– evidentemente – non è per nulla
sicuro, non garantisce alcunché e,
quanto all’onestà, normalmente
chi è onesto non sente il bisogno
Non ti fidare di chi, fin dai primi
momenti:
• mette al centro se stesso e la sua
asserita professionalità, senza
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Io non cI casco pIù! News
di comunicarlo a voce alta a tutti
immediatamente.
Ma soprattutto:
febbraio 2010
del successo. L’ottica di lungo
periodo legata a un preciso obiettivo
reale va bene, ma deve essere
chiaramente definito prima e non
dopo o durante)
• Non ti fidare di chi
non abbia con te
una prospettiva di
lungo periodo (il
perché l’abbiamo
già detto)
• palesemente, non ha interesse a
spiegarti le cose in modo che tu le
capisca. Di chi quindi ti preferisce
ignorante
• Non ti fidare di
chi fa promesse che palesemente
non potrà mantenere, perché
indipendenti dalle leve che gestisce
(per esempio garantirti, un
guadagno certo nel prossimo anno,
come abbiamo già detto)
• non ti ascolta o, se lo fa, utilizza
uno dei metodi che adesso vedremo.
Da chi stare alla larga.
E tra i consulenti?
Meglio non dare fiducia a chi:
• si lamenta sempre del proprio
lavoro e della propria azienda
(perché se non ha passione
per quello che fa, difficilmente
sopporterà la fatica di imparare
continuamente e perché se lavora
per una società di cui sparla, non è
senz’altro un tipo affidabile)
• quando va bene è merito suo e
quando va male si giustifica dicendo
che “i mercati non ci hanno dato
una mano e comunque l’ottica deve
essere sempre di lungo periodo”
(attenzione, il punto non è che
mente necessariamente quando
si giustifica così, ma che mente
quando si attribuisce tutti i meriti
• non si fa mai trovare e se si fa vivo
è solo per proporti l’ultima “geniale”
novità
• lavora in un’azienda che ha dei
budget predefiniti su specifici
prodotti o servizi
Una delle condizioni, fra le altre,
per potersi fidare di un consulente
finanziario è che, come abbiamo visto,
dimostri un reale interesse per noi, i
nostri desideri, i nostri progetti (non
perché necessariamente ci debba
amare ma perché, razionalmente, ha
compreso che il suo bene dipende dal
nostro bene). Chiaramente nessuno
verrà a dirci che è completamente
disinteressato alla nostra persona, o
che ci frequenta perché gli tocca, anzi!
Una delle
spie principali
per riuscire a
comprendere quanto
genuino sia tale interesse risiede
nel modo in cui, quando parliamo
noi, il consulente ci ascolta.
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Fai attenzione, allora,
a come ti ascolta (e
questo sia con i nuovi
incontri che con il tuo
consulente abituale).
L’ascolto infatti non
è quasi mai un atto
spontaneo, automatico:
non corrisponde a
“sentire”. Sentire è un
atto fisico spontaneo,
mentre ascoltare è un
atto volontario.
E se il consulente ha veramente la
volontà di ascoltarci NON dovrebbe farlo:
• con indifferenza: è presente
fisicamente ma evidentemente ci
ignora (“Ma io lo stavo ascoltando!”
è la risposta tipica di chi confonde il
sentire con l’ascoltare)
• in attesa: si concentra su cosa dire
e attende con impazienza di parlare,
tanto che spesso ci interrompe
• presuntuosamente: presume di aver
capito immediatamente il senso del
discorso che stiamo facendo (“non
vada oltre, ho già capito tutto…”)
• selettivamente: ascolta del discorso
solo ciò che vuole sentire, per
esempio quello che gli serve per
proporci un nuovo prodotto.
• in modo autoreferenziale: non è in
grado di mettersi nei nostri panni,
tende sempre a ricollegarsi alla
propria esperienza per parlare di sé
e dei suoi prodotti senza lasciarci
esprimere completamente
febbraio 2010
• superficialmente: i messaggi
vengono distorti, in quanto filtrati e
interpretati attraverso i suoi schemi
mentali e i suoi pregiudizi
• ritualmente: apparentemente
è attento ma, in realtà non c’è
alcun interesse (Hm, hm….Sì, sì
….capisco”)
• prestando attenzione solo ai fatti:
è effettivamente teso all’ascolto ma
solo dei fatti enunciati e non anche
a cogliere il nostro stato d’animo,
gli atteggiamenti e quindi la sfera
da cui trae origine il vero significato
di quanto detto (“Sarà anche
vero, ma non mi sembra il caso di
drammatizzare”…)
A chi accordare fiducia.
Ma allora a chi
concedere di
guadagnarsi nel
tempo la nostra
fi ducia e, se l’ha
già fatto, di
chi continuare a
fi darsi?
Be’…innanzitutto fi diamoci di
chi NON corrisponde alla tipologia
tratteggiata prima (chi non fa
promesse a vanvera, chi ha una
prospettiva di lungo periodo, chi
si assume le responsabilità degli
insuccessi, oltre che dei successi,
eccetera) e di chi ci ascolta
veramente, è cioè diversamente dai
modi appena descritti.
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Io non ci casco più! News
febbraio 2010
Ma, inoltre, fidati solo di chi dimostra
(fin dai primi momenti):
•l’interesse ad avere con te momenti
di contatto molto frequenti,
indipendentemente dall’andamento
delle Borse o dalle ultime novità di
prodotto (nella buona e nella cattiva
sorte, potremmo dire)
•integrità e condotta esemplare
(coerenza estrema tra promesse e
fatti, fra parole e comportamenti)
•competenza ma anche umiltà,
passione e curiosità nello svolgere il
proprio lavoro
Di chi ci prova, insomma – veramente,
costantemente, duramente ma anche
serenamente – a fare il suo lavoro
bene, cioè producendo valore per i
suoi clienti, nel tempo, negli anni, nei
decenni, indipendentemente dagli alti
e bassi delle singole giornate.
•considerazione per le tue ansie
e preoccupazioni, oltre che per i
risultati concreti
•interesse per te, la tua famiglia, il
tuo lavoro, oltre che per i tuoi soldi
•una esperienza solida e pluriennale
Sul prossimo numero di marzo…
UN MIX PER ORSO E TORO.
[email protected]
www.iononcicascopiu.it
Le informazioni contenute in questa pubblicazione sono state ricavate da fonti ritenute affidabili, ma l’accuratezza e l’esattezza delle stesse non può essere
in nessun modo garantita; si declina pertanto ogni responsabilità su fatti e opinioni espresse. La presente pubblicazione viene a Voi fornita per meri fini di
informazione ed illustrazione e non è da considerarsi materiale promozionale, non costituendo peraltro la stessa in alcun modo una proposta di conclusione
di contratto o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. La presente pubblicazione è destinata all’uso informativo ed alla
consultazione ma non si propone di sostituire il giudizio personale dei soggetti a cui si rivolge. L’assunzione di decisioni individuali o di investimento non devono
essere basate sulle opinioni e le informazioni contenute nel presente documento.
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IO NON CI
s
CASCO PIU! ew
N
MEnsILE DI EDUcaZIonE FInanZIaRIa
DI paoLo MaRTInI & co.
I
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MaRZo 2010
Dedica 10 minuti a leggere queste poche righe... è più importante di quanto pensi!
UN MIX PER ORSO
E TORO.
Prevedere come andranno
i mercati è impossibile.
Meglio quindi costruire un
portafoglio adatto a tutte le
stagioni e basato su obiettivi
e tempo a disposizione.
ottimismo ma non mancano affatto
quelle orientate al pessimismo che
tracciano scenari
cupi soprattutto
a partire da
aprile quando
arriveranno i
primi dati sulle
trimestrali.
Quello che succederà è che qualcuno
avrà ragione e qualcun altro
ovviamente torto, come quando uno
scommette sul nero o sul rosso.
Qualcuno sicuramente vince e spesso
è considerato un fenomeno soprattutto
se questa voce è fuori dal coro (se
in 9 scommettono sul nero e uno sul
rosso…). Il problema è che siamo
quasi nel campo della statistica, se pur
supportata da profondi ragionamenti
economico/scientifici. Come per ogni
ragionamento matematico, occorre
vedere quante volte questo fenomeno
La lettura dei
giornali in
questo periodo
conferma,
se mai ce
ne fosse
stato bisogno,
di quanto le
previsioni sul futuro
dei mercati siano opinioni
(se pur autorevoli) dove
vale di tutto e il contrario di tutto.
Sono numerose le testimonianze di
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Io non cI casco pIù! News
si verifica con costanza nel tempo.
Detto in altri termini quante volte il
guru di turno ci azzecca (esce quindi
il rosso un’altra volta). Purtroppo
(o per fortuna dipende dai punti di
vista) la storia insegna che questo
non accade quasi mai e, nonostante
ci siano sul mercato tante persone
capaci e autorevoli che cercano di dare
un’idea su dove andranno i mercati,
indovinare sempre (perché quasi di
questo si tratta) non è possibile. Certo
ci sono persone che ci riescono più
volte di altri ma sbagliare in questo
campo è umano più che mai.
Il tema non è quindi come trovare
il mago di turno ma come costruirsi
un metodo che ci permetta di gestire
nel tempo i nostri risparmi
riuscendo a non farci
travolgere dall’emotività
che, come sappiamo,
genera spesso scelte
sbagliate.
Ad esempio,
è uscito già
tre volte
il nero,
adesso
sarà la
volta
del rosso.
Non è così
perché come
ci insegna la
nostra parte
razionale le
possibilità che
marzo 2010
esca un colore o l’altro a un nuovo
lancio sono esattamente le stesse.
Occorre essere preparati a gestire un
colore e l’altro, questa può essere la
corretta chiave di lettura dei mercati.
Fatta questa lunga ma doverosa
premessa, grazie al cielo, l’economia
(più dei mercati finanziari) ha una
sua logica e una sua razionalità tali
per cui alcune considerazioni
possono avere un senso
sempre però con
l’avvertenza
che il futuro è
incerto e che
nessuno sa
esattamente
come andranno
le cose.
Come investire quindi nel 2010?
Innanzitutto nella domanda c’è
già gran parte della risposta. Se
l’orizzonte temporale (così si chiama
in gergo) è solo relativo al 2010
e quindi i soldi potrebbero servire
subito o improvvisamente bisogna
stare lontano dai mercati azionari
anche se, così facendo, si possono
perdere delle opportunità importanti
(così dicono i più).
Anzi, con i tassi di interesse ai
minimi storici, quello che succederà
(allo stato attuale delle cose)
investendo in titoli di stato, sarà
probabilmente perdere dei soldi
considerati anche i costi. Sappiamo
poi che l’inflazione nel lungo
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Io non cI casco pIù! News
marzo 2010
termine può essere molto subdola e
ingannevole perché erode il
potere reale
ipotesi. Il mondo non è finito e ci
sono sempre milioni di persone che
creano e consumano e migliaia di
aziende che lavorano per soddisfare
dei bisogni.
dei propri risparmi anche se questo
è meno evidente rispetto al segno
meno possibile sui mercati azionari
ed obbligazionari. Riavere indietro il
proprio capitale (tale e quale) dopo
qualche anno vuol dire, a conti fatti,
aver perso un bel po’ di soldini.
L’altalena (come abbiamo visto
la scorsa settimana) è stata così
violenta che nessuno è riuscito a
prevedere in modo chiaro come
sarebbe andata. Gli utili sono il
motore delle borse e se è vero che
siamo ancora lontani dai massimi
pre crisi è
altrettanto
vero che non
è detto che
il futuro sia
uguale al
passato.
In ogni caso, resta l’alternativa
(sempre ragionando in un’ottica di
breve termine) delle obbligazioni che
sono andate molto bene nel corso
del 2009. Occorre però valutare
attentamente il contesto consapevoli
che le condizioni favorevoli che ci
sono state lo scorso anno con un
forte calo dei tassi difficilmente si
ripeteranno e anzi, forse, potrebbero
anche invertire la tendenza con le
conseguenti ripercussioni sui valori
delle obbligazioni. Quindi, anche
in questo caso, se l’orizzonte è di
brevissimo periodo occorre fare
attenzione. E i mercati azionari?
Dopo quello che è successo
negli ultimi 18 mesi è
complesso fare anche
solo delle
In ogni modo
l’investimento
in azioni (a parte
l’ultimo decennio
molto sfortunato) resta
per chi ha un orizzonte
temporale di lungo termine
(o destina una parte dei
sui risparmi al lungo
termine) un investimento
di valore. Ovviamente non
tutte le azioni e i prodotti
sono uguali.
Anche nel decennio
peggiore della storia dei
listini azionari c’è chi ha fatto
molto bene (con rendimenti sui 10
anni superiori al 100%) e chi ha
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Io non ci casco più! News
marzo 2010
fatto molto male (oltre il -90%).
La sfida in futuro sarà sempre più
quella di cercare sul mercato chi è
in grado, attraverso una gestione
attiva, di creare concreto valore per
i clienti, oltre a bravi consulenti
che aiutino a seguire un metodo.
Senza fare di tutta l’erba un fascio.
Questo è sempre sbagliato (ulteriori
approfondimenti sul sito
www.iononcicascopiu.it)
Sul prossimo numero di aprile…
LA NUOVA ERA DELLA
DIVERSIFICAZIONE.
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informazione ed illustrazione e non è da considerarsi materiale promozionale, non costituendo peraltro la stessa in alcun modo una proposta di conclusione
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consultazione ma non si propone di sostituire il giudizio personale dei soggetti a cui si rivolge. L’assunzione di decisioni individuali o di investimento non devono
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