IO NON CI CASCO PIU!
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IO NON CI s CASCO PIU! ew N MEnsILE DI EDUcaZIonE FInanZIaRIa DI paoLo MaRTInI & co. I 6 noVEMBRE 2009 Dedica 10 minuti a leggere queste poche righe... è più importante di quanto pensi! scudo FiscALe: queLLo che gLi ALTRi non dicono Tutti parlano di scudo fiscale. La verità è che tutti hanno chiaro che, molto probabilmente, sta giungendo a termine un’era. Quella del segreto bancario, dei paradisi fiscali, dei prestanome e di chi fa il furbo. La fine di un’epoca in cui molti si ricordano le code di auto verso la Svizzera con le persone che andavano a controllare il loro gruzzoletto (in molti casi cospicuo) oltre confine. Siamo parlando degli anni ottanta, sembra passato un secolo. I segnali, a livello nazionale e internazionale, sono inequivocabili. Iniziando dal G20 che già in aprile dello scorso anno cercava un accordo per porre un freno ai paradisi fiscali, dai nomi di clienti che una nota banca svizzera ha divulgato al governo americano, da tutti gli accordi relativi allo scambio di informazioni sui contribuenti (anche incrociate) tra i diversi Paesi. Per proseguire con tutti i controlli di quest’estate su auto e case di lusso e potremmo continuare ancora per molto. E lo fanno a ragion veduta. È molto probabile, infatti, che questa sia l’ultima opportunità offerta a coloro che desiderano rimpatriare o regolarizzare i loro capitali all’estero. Passato questo treno, le sanzioni saranno ancora più dure e non ci sarà più spazio (giustamente) per chi non rispetta le regole. Per avere un’idea basta sapere che se qualcuno verrà “pizzicato”, ad esempio, con un 1 milione di in un paese della Black List (es: la Svizzera) dovrà pagare sanzioni per circa 1,5 milioni. Rimpatriando, invece, si verrebbe a pagare un totale di 50.000 euro. 1 /4 Io non cI casco pIù! News Riassumendo, lo scudo fiscale è oggi un’opportunità da non perdere in quanto: • potrebbe essere, come abbiamo visto, l’ultima spiaggia • il segreto bancario è sempre meno tutelato. E meno lo sarà. È una battaglia mondiale, non di un singolo stato e tutte le roccaforti stanno capitolando • le sanzioni saranno sempre più forti, i controlli più serrati • non ci saranno conseguenze per chi aderirà (patto di non intervento) come dimostrato anche dai precedenti scudi fiscali • i costi per detenere capitali all’estero sono in molti casi decisamente più elevati di quelli italiani e la possibilità di monitoraggio degli investimenti più limitata (per ovvi motivi) • è decaduta la convinzione che le banche estere avessero, per definizione, maggiore stabilità e capacità • è un modo per portare liquidità nel sistema Italia e quindi finanziarsi novembre 2009 Una volta aderito allo scudo fiscale occorre però pensare alla cosa più importante e cioè quali investimenti fare o, in altri termini, a quali offerte aderire. Su questo punto occorre prestare molta attenzione. Quello che sta accadendo (e che accadrà) è che verranno proposte varie alternative dagli operatori per far recuperare al cliente l’imposta del 5%. Siccome la matematica non è un’opinione, questi soldi da qualche parte devono essere recuperati. Quindi, statene certi, vedremo diffondersi prodotti strutturati, polizze assicurative con costi molto elevati e altre diavolerie di ingegneria finanziaria che in molti casi vincoleranno i risparmiatori per molto tempo oppure li caricheranno di costi di uscita nel caso in cui, malauguratamente, dovessero cambiare idea prima della scadenza. I clienti devono stare molto attenti e cercare di capire: • quale prodotto stanno acquistando. Fare molta attenzione se si tratta di un prodotto strutturato o di certe polizze assicurative che potrebbero avere tempi lunghi di uscita e costi elevati • qual è quindi il costo totale che si sostiene • cosa succede se si esce dopo 2 o 3 anni. Qual è il prezzo che si paga • è il momento di riappropriarsi del proprio denaro con una maggiore facilità di accesso e di rifare gli assets dei portafogli. • che il denaro derivante dallo scudo potrà anche servirgli in Italia per estinguere finanziamenti, mutui, ecc. Nella scelta di un intermediario per lo scudo fiscale occorre verificare quindi 2 /4 6 Io non ci casco più! News novembre 2009 Anche in questo caso si tratta spesso di prodotti strutturati di varia natura. Normalmente obbligazioni in cui guarda caso il cliente dà 100 però viene investito 95…intanto su N anni il costo viene recuperato. Forse, ma a quale prezzo! Come il 2008 insegna, l’avvertenza è di riportare i soldi a casa sfruttando l’occasione (che probabilmente non si ripeterà), investire in prodotti semplici con intermediari di valore che hanno dimostrato nei fatti di meritare la vostra fiducia e non ingessano i clienti con formule complesse e costose. Valutare bene la scelta senza avere fretta e magari vagliare diverse alternative. Questo ed altri consigli sono disponibili sul sito di educazione finanziaria www.iononcicascopiu.it e sul blog http://iononcicascopiu.wordpress.com/. bene qual è la sua offerta commerciale in termini di prodotti e servizi. Questo è un indicatore di serietà importante. Infine un’ultima considerazione su alcuni possibili atteggiamenti oltre frontiera (quando ci si reca all’estero per fare lo scudo). Anche lì infatti la fantasia non manca e dopo tutto quello che è successo in termini di scarsa trasparenza e performance in molti casi modeste si sta provando a salvare il salvabile. Quindi sarà facile sentirsi dire che si può fare lo scudo fiscale anche lasciando tutto così com’è, senza quindi cambiare praticamente nulla grazie all’utilizzo di vari strumenti di ingegneria finanziaria. Sul prossimo numero di dicembre… hedge in cinque mosse. [email protected] www.iononcicascopiu.it Le informazioni contenute in questa pubblicazione sono state ricavate da fonti ritenute affidabili, ma l’accuratezza e l’esattezza delle stesse non può essere in nessun modo garantita; si declina pertanto ogni responsabilità su fatti e opinioni espresse. La presente pubblicazione viene a Voi fornita per meri fini di informazione ed illustrazione e non è da considerarsi materiale promozionale, non costituendo peraltro la stessa in alcun modo una proposta di conclusione di contratto o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. La presente pubblicazione è destinata all’uso informativo ed alla consultazione ma non si propone di sostituire il giudizio personale dei soggetti a cui si rivolge. L’assunzione di decisioni individuali o di investimento non devono essere basate sulle opinioni e le informazioni contenute nel presente documento. 3 /4 6 Io non cI casco pIù! News novembre 2009 IO CI PROVO! IN EDICOLA DAL 2 NOVEMBRE A SOLI 3,90 EURO* Dopo il successo del 2008 “IO NON CI CASCO PIU!” con oltre 45.000 copie vendute Corriere della Sera e Azimut presentano IO CI PROVO! di Matteo Motterlini, Paolo Martini e Alberto Fedel LA NUOVA GUIDA PER COGLIERE LE OPPORTUNITÀ DEI MERCATI FINANZIARI DIFENDENDOSI DAGLI IMPREVISTI E DALLE PROPRIE ILLUSIONI 4 /4 www.iononcicascopiu.it [email protected] 02/8898.5704 6 IO NON CI s CASCO PIU! ew N MENSILE DI EDUCAZIONE FINANZIARIA DI PAOLO MARTINI & CO. I 7 DICEMBRE 2009 Dedica 10 minuti a leggere queste poche righe... è più importante di quanto pensi! GESTIONE ATTIVA: HEDGE IN CINQUE MOSSE Ma come stanno veramente le cose? gestionale offerta al gestore che ha la possibilità di far vedere il suo valore, insieme agli aspetti economici (legati ai risultati) che da sempre premiano i più capaci a fare performance per i clienti. Gli hedge, così come i recenti fondi che sfruttano la normativa Ucits III, consentono un ampio utilizzo di diverse tecniche gestionali che offrono anche maggiori possibilità di decorrelazione dai mercati (quindi riuscire a fare performance indipendentemente dall’andamento dei mercati). Proprio questa libertà è stata però anche la causa principale dei loro problemi. Con una soglia di accesso fissata per legge a 500 mila euro questi prodotti si sono diffusi tra i clienti private e istituzionali e hanno visto numeri in forte crescita fino a fine 2007 sia in termini di numero e tipologia sia come asset in gestione. Nel mondo i gestori più capaci sono da sempre attratti da questi prodotti che si sono infatti rivelati una fucina di talenti. I motivi sono la grande libertà Infatti lo strumento è molto efficiente e di valore se ben gestito, ma può al contrario rivelarsi un boomerang se mal gestito o addirittura utilizzato per frodare i clienti (Madoff insegna). Il problema, tanto per cambiare, non è quindi nello strumento ma in chi lo gestisce. Il 2008 è stato l’anno della grande crisi. In questo contesto difficile hanno sofferto anche e soprattutto i fondi hedge. Molte recenti analisi evidenziano però ora un’inversione di tendenza. 1 /4 IO NON CI CASCO PIÙ! News Un’industria che cresce molto velocemente attira purtroppo anche personaggi improvvisati. E adesso chi ha un fondo hedge cosa deve fare? Ecco un breve elenco di punti da tenere in debita considerazione: 1. 2. 3. La crisi del 2008 ha contribuito a far sparire dal mercato tanti gestori che non erano all’altezza in termini di capacità e di strumenti. Si è fatta una “pulizia profonda”. Un setaccio che è servito per distinguere le persone serie e capaci da quelle invece improvvisate. Purtroppo il 2008 ha colpito tutti, bravi e meno bravi. E così anche i gestori capaci sono stati trascinati nel vortice di quanto successo, anche perché non era più possibile svolgere al meglio il proprio lavoro. Per vedere però la qualità di chi gestisce i fondi hedge basta vedere come stanno andando nel 2009 e come andavano prima. I mesi critici dove fare la differenza anche per un bravissimo gestore era quasi impossibile, sono stati settembre e ottobre 2008. Tolti questi periodi, analizzate come si è comportato il gestore e quanto ha recuperato. Chi è rimasto ha più opportunità per svolgere al meglio il proprio lavoro grazie alle maggiori DICEMBRE 2009 possibilità che offre il mercato. Diminuendo il numero degli attori il mercato è per certi aspetti più efficiente. 4. Bisogna che il gestore operi in un’azienda di dimensioni adeguate che investe in attività di risk management e gestori capaci. Soprattutto i clienti devono poter riavere indietro i propri soldi in qualsiasi momento. La liquidabilità del fondo hedge, così come di ogni strumento, deve essere alla base di ogni scelta. 5. Un elemento di valutazione importante anche per questa tipologia di fondi è analizzare se i gestori investono i loro soldi nei fondi da loro gestiti. Questo è un aspetto in più da tenere in considerazione perché allinea maggiormente gli interessi dei gestori con quello dei clienti. In generale quindi i fondi hedge sono uno strumento efficiente che non è affatto finito ma anzi. Si tratta solo di valutare attentamente il gestore e la società (dedicando alla scelta il tempo che merita). In un portafoglio ben diversificato, l’asset class hedge (o uno o più fondi a gestione attiva 2 /4 7 IO NON CI CASCO PIÙ! News DICEMBRE 2009 che usano le strategie hedge) è assolutamente efficiente e fornisce valore e performance ai clienti con un livello di rischio adeguato. Chi infatti è riuscito a non farsi prendere dal panico nel corso del 2008 e si è fidato del suo gestore (se bravo e capace) ha già infatti recuperato quasi tutti i suoi investimenti. Ulteriore dimostrazione che lo strumento è efficace. I fondi hedge giocheranno sempre di più un ruolo di protagonisti sani negli investimenti dei risparmiatori in grado di contribuire alle performance in modo efficace. Basta non fare di tutta l’erba un fascio e non seguire la voce del gregge che spesso porta a commettere errori. Ulteriori approfondimenti sono disponibili sul sito di educazione finanziaria www.iononcicascopiu.it e sul blog http://iononcicascopiu.wordpress.com/. Sul prossimo numero di gennaio… COME SCEGLIERE IL CONSULENTE DI FIDUCIA . [email protected] www.iononcicascopiu.it Le informazioni contenute in questa pubblicazione sono state ricavate da fonti ritenute affidabili, ma l’accuratezza e l’esattezza delle stesse non può essere in nessun modo garantita; si declina pertanto ogni responsabilità su fatti e opinioni espresse. La presente pubblicazione viene a Voi fornita per meri fini di informazione ed illustrazione e non è da considerarsi materiale promozionale, non costituendo peraltro la stessa in alcun modo una proposta di conclusione di contratto o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. La presente pubblicazione è destinata all’uso informativo ed alla consultazione ma non si propone di sostituire il giudizio personale dei soggetti a cui si rivolge. L’assunzione di decisioni individuali o di investimento non devono essere basate sulle opinioni e le informazioni contenute nel presente documento. 3 /4 7 IO NON CI CASCO PIÙ! News 7 DICEMBRE 2009 PER NATALE REGALA UNA ROSA Corriere della Sera e Azimut presentano IO CI PROVO! di Matteo Motterlini, Paolo Martini e Alberto Fedel LA NUOVA GUIDA PER COGLIERE LE OPPORTUNITÀ DEI MERCATI FINANZIARI DIFENDENDOSI DAGLI IMPREVISTI E DALLE PROPRIE ILLUSIONI OLTRE 40.000 COPIE VENDUTE NELLE PRIME SETTIMANE * Oltre al prezzo del quotidiano. A SOLI 3,90 EURO* IN EDICOLA 4 /4 IO NON CI s CASCO PIU! ew N MEnsILE DI EDUcaZIonE FInanZIaRIa DI paoLo MaRTInI & co. I 8 GEnnaIo 2010 Dedica 10 minuti a leggere queste poche righe... è più importante di quanto pensi! COME SCEGLIERE IL CONSULENTE DI FIDUCIA (PARTE PRIMA) Risparmiatori: si sta come d’autunno (e peraltro nelle altre stagioni) sugli armadi le bambine. rovinosamente sul pavimento. Allora, anche senza aver fatto l’università o qualche master di finanza, del tutto naturalmente comincerebbe a valutare innanzitutto le mie competenze, per così dire, tecniche (valuterebbe il rischio, o per lo meno una componente del rischio): “avrà mio padre la forza fisica di reggere il mio peso per giunta aumentato dall’accelerazione prodotta dalla forza di gravità?”. Immaginate che io prenda la mia ultimogenita di sette anni – Rebecca –, la piazzi sopra un armadio e le dica: “Buttati, che il papà ti prende”. Me la immagino: da un lato sarebbe attirata dal piacere del volo, del gioco, della risata irrefrenabile al momento dell’atterraggio – per uscire di metafora: dal rendimento atteso dall’investimento – ma dall’altro, prudentemente, valuterebbe il rischio di farsi male schiantandosi A questo punto frugherebbe del tutto spontaneamente nel mio curriculum alla ricerca di rassicurazioni: “quali prove di forza fisica ha dato mio padre? Riesce a prendere in braccio mio fratello Tommaso e mia sorella Benedetta, più anziani e quindi più pesanti? Parrebbe di sì.” Poi passerebbe ad un supplemento di analisi, alle case-history, alle referenze: “una volta ricordo ha sollevato un divano, porta le borse alla mamma 1 /4 Io non cI casco pIù! News gennaio 2010 Proviamo a spiegarci meglio. quando vanno al supermercato… insomma: sembrerebbe un padre affidabile, sufficientemente forzuto… va bene: valutate le statistiche, le performance storiche, il gestore mi sembra capace”. Si butterebbe? No, non ancora. Perché le verrebbero altri dubbi (valuterebbe un’altra componente del rischio che si sta assumendo). Guardandomi bene negli occhi sicuramente si domanderebbe: “e se poi al papà venisse la voglia irresistibile di farmi uno scherzetto e mi facesse cadere? No…è mio papà, mi vuole bene, mi dice sempre che sono la ragione della sua vita. Ma sarà davvero sincero? So che non è bello dirlo – e so anche che i padri e le loro associazioni fanno i codici deontologici e che ci sono le autorità vigilanti e tutte queste cose esattamente come per i consulenti – ma in fine dei conti io mi posso fidare di mio padre…come persona?” Come clienti abbiamo dei rapporti con fornitori di servizi cui deleghiamo totalmente il processo di soluzione del nostro problema. Pensate a un medico – ma anche ad un meccanico o ad un idraulico – : gli portiamo dei sintomi – o un’auto rotta o una perdita d’acqua – e deleghiamo loro totalmente l’incombenza di fornirci la soluzione. In questi casi – naturalmente a patto che il prezzo sia accettabile – da un lato nella scelta del fornitore ci riferiremmo unicamente alla sua reputazione, al suo “curriculum”, e cioè ci domanderemmo solo se abbiano le competenze tecniche per fornirci la soluzione, e dall’altro non riterremmo affatto necessario capire qualcosa di medicina – o di meccanica o di idraulica. Sarebbero solo affari loro: se mi risolvono il problema, bene, e se no cambio fornitore. Il rapporto e le ansie e i dubbi e i rischi del risparmiatore nei confronti del proprio consulente sono molto simili. È una fiducia – per sua natura – a due dimensioni, come per la bambina in cima all’armadio: tecnica e personale. E qui sta tutto il problema. Per il risparmiatore ma, se può consolare, anche per il consulente competente e onesto che ogni giorno lavora per conquistarsi la fiducia di potenziali clienti per definizione molto ma molto diffidenti, specie ultimamente. Ma ci sono altri casi – e quello della scelta del consulente finanziario appartiene a questa categoria – in cui il problema è un po’ più complesso: quelli in cui la soluzione del problema non è totalmente delegata al fornitore ma nasce dall’interazione – dal dialogo, dal rapporto, dalla reciproca e profonda e continua comprensione – tra cliente e fornitore. Pensate alla psicoterapia o, appunto, alla consulenza finanziaria e patrimoniale. In questi casi improvvisamente non ci 2 /4 8 Io non ci casco più! News basta più sapere che il consulente sa fare il suo mestiere ma è necessario anche essere sicuri che non si approfitterebbe di noi, che non ci fregherebbe, nemmeno se ne avesse l’opportunità e un vantaggio. Sono quei casi in cui è indispensabile fidarsi certamente della competenza tecnica ma anche della persona in quanto… persona. Insomma: esattamente come Rebecca sull’armadio dobbiamo poterci fidare e delle sue capacità e della sua volontà di perseguire il nostro interesse. In questi casi, allora, da un lato nella scelta del fornitore non ci basta più solo una solida reputazione professionale – e cioè la reputazione si trasforma in una condizione naturalmente necessaria ma non più sufficiente – e dall’altro diventa indispensabile comprendere qualcosa – per capire e per farsi capire – della materia di cui si sta trattando. Conoscere qualcosa della materia per poter giudicare se il mio consulente mi sta turlupinando o meno ma anche per dargli le coordinate giuste per fornirmi la soluzione migliore. In questo senso, quindi, parlare di educazione finanziaria del risparmiatore non è una mania o una moda passeggera ma la condizione necessaria per produrre la sua soddisfazione e consentire alle aziende gennaio 2010 e ai professionisti seri di svolgere bene il loro lavoro. Tornando al tema della fiducia, nel momento in cui decidiamo di investire il nostro denaro con l’aiuto di un consulente finanziario, esercitiamo pertanto un atto di fiducia, come detto, doppio: sulla capacità e sulla volontà, sulla competenza e sulla persona. Ebbene, le conseguenze pratiche di questa duplice dimensione della fiducia sono importanti: mentre per dare il primo tipo di fiducia è normalmente sufficiente il curriculum dell’interlocutore o al limite un’unica esperienza – una volta che Rebecca si buttasse constaterebbe immediatamente la capacità di suo padre di reggerne il peso – , per il secondo tipo il discorso è assai più complicato: ha bisogno di tempo e di continue riconferme. Non basta prendere Rebecca una sola volta per convincerla che il papà non farà il furbo ma molte e molte volte. Tutti i giorni. E quindi, di chi fidarsi? Nel libro “Io ci provo” e nel blog http://iononcicascopiu.wordpress. com/ ci sono alcuni consigli che riassumiamo qui: •Non ti fidare di chi, fin dai primi momenti, mette al centro se stesso e la sua asserita professionalità, senza dimostrare interesse a capire chi sei (quelli che parlano, parlano, parlano…) • Non ti fidare di chi, fin dai primi momenti, ti racconta dei successi dei suoi prodotti e degli stratosferici guadagni fatti fare ai suoi clienti senza parlarti degli insuccessi 3 /4 8 Io non cI casco pIù! News gennaio 2010 • Non ti fidare, fin dai primi momenti, di chi ti parla utilizzando termini tecnici senza preoccuparsi se capisci o no che cosa dice • Non ti fidare, fin dal primo momento, di chi non abbia con te una prospettiva di lungo periodo (il perché l’abbiamo già detto) • Non ti fidare di chi fa promesse che palesemente non potrà mantenere, perché indipendenti dalle leve che gestisce (per esempio garantirti un guadagno certo nel prossimo anno, come abbiamo già detto) • Competenza, certo!, ma anche umiltà, passione e curiosità nello svolgere il proprio lavoro • Considerazione per le tue ansie e preoccupazioni, oltre che per i risultati concreti • Interesse per te, la tua famiglia, il tuo lavoro, oltre che per i tuoi soldi • Una esperienza solida e pluriennale • L’interesse ad avere con te momenti di contatto molto frequenti, indipendentemente dall’andamento delle borse o dalle ultime novità di prodotto (nella buona e nella cattiva sorte, potremmo dire). Fidati solo di chi dimostra (fin dai primi momenti): • Integrità e condotta esemplare (coerenza estrema tra promesse e fatti, fra parole e comportamenti) Sul prossimo numero di febbraio… COME SCEGLIERE IL CONSULENTE DI FIDUCIA. (PARTE SECONDA) [email protected] www.iononcicascopiu.it Le informazioni contenute in questa pubblicazione sono state ricavate da fonti ritenute affidabili, ma l’accuratezza e l’esattezza delle stesse non può essere in nessun modo garantita; si declina pertanto ogni responsabilità su fatti e opinioni espresse. La presente pubblicazione viene a Voi fornita per meri fini di informazione ed illustrazione e non è da considerarsi materiale promozionale, non costituendo peraltro la stessa in alcun modo una proposta di conclusione di contratto o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. La presente pubblicazione è destinata all’uso informativo ed alla consultazione ma non si propone di sostituire il giudizio personale dei soggetti a cui si rivolge. L’assunzione di decisioni individuali o di investimento non devono essere basate sulle opinioni e le informazioni contenute nel presente documento. 4 /4 IO NON CI s CASCO PIU! ew N MEnsILE DI EDUcaZIonE FInanZIaRIa DI paoLo MaRTInI & co. I 9 FEBBRaIo 2010 Dedica 10 minuti a leggere queste poche righe... è più importante di quanto pensi! COME SCEGLIERE IL CONSULENTE DI FIDUCIA (PARTE SECONDA) Come abbiamo visto nella precedente newsletter, la fiducia è un “gioco” difficile che ha bisogno di tempo per essere prodotta. dimostrare interesse a capire chi sei (quelli che parlano, parlano, parlano…) • ti racconta dei successi dei suoi prodotti e degli stratosferici guadagni fatti fare ai suoi clienti senza parlarti degli insuccessi Inoltre è più facile capire – fin dalle prime battute di un rapporto – di chi è meglio non fidarsi che comprendere a chi dare il tempo di conquistare la nostra fiducia. • ti parla utilizzando termini tecnici senza preoccuparsi se capisci • usa parole stantie – la versione audio di una qualunque brochure o sito – chiaramente mandate a memoria senza sapere che cosa stia dicendo (per fare la prova, interrompilo e poi goditi il suo sguardo perso nel vuoto…) Partiamo da qui, da quelli di cui non fidarsi fin dal principio. • usa troppo spesso espressioni del tipo “sicuramente”, “glielo garantisco”, “onestamente” perché – evidentemente – non è per nulla sicuro, non garantisce alcunché e, quanto all’onestà, normalmente chi è onesto non sente il bisogno Non ti fidare di chi, fin dai primi momenti: • mette al centro se stesso e la sua asserita professionalità, senza 1 /4 Io non cI casco pIù! News di comunicarlo a voce alta a tutti immediatamente. Ma soprattutto: febbraio 2010 del successo. L’ottica di lungo periodo legata a un preciso obiettivo reale va bene, ma deve essere chiaramente definito prima e non dopo o durante) • Non ti fidare di chi non abbia con te una prospettiva di lungo periodo (il perché l’abbiamo già detto) • palesemente, non ha interesse a spiegarti le cose in modo che tu le capisca. Di chi quindi ti preferisce ignorante • Non ti fidare di chi fa promesse che palesemente non potrà mantenere, perché indipendenti dalle leve che gestisce (per esempio garantirti, un guadagno certo nel prossimo anno, come abbiamo già detto) • non ti ascolta o, se lo fa, utilizza uno dei metodi che adesso vedremo. Da chi stare alla larga. E tra i consulenti? Meglio non dare fiducia a chi: • si lamenta sempre del proprio lavoro e della propria azienda (perché se non ha passione per quello che fa, difficilmente sopporterà la fatica di imparare continuamente e perché se lavora per una società di cui sparla, non è senz’altro un tipo affidabile) • quando va bene è merito suo e quando va male si giustifica dicendo che “i mercati non ci hanno dato una mano e comunque l’ottica deve essere sempre di lungo periodo” (attenzione, il punto non è che mente necessariamente quando si giustifica così, ma che mente quando si attribuisce tutti i meriti • non si fa mai trovare e se si fa vivo è solo per proporti l’ultima “geniale” novità • lavora in un’azienda che ha dei budget predefiniti su specifici prodotti o servizi Una delle condizioni, fra le altre, per potersi fidare di un consulente finanziario è che, come abbiamo visto, dimostri un reale interesse per noi, i nostri desideri, i nostri progetti (non perché necessariamente ci debba amare ma perché, razionalmente, ha compreso che il suo bene dipende dal nostro bene). Chiaramente nessuno verrà a dirci che è completamente disinteressato alla nostra persona, o che ci frequenta perché gli tocca, anzi! Una delle spie principali per riuscire a comprendere quanto genuino sia tale interesse risiede nel modo in cui, quando parliamo noi, il consulente ci ascolta. 2 /4 9 Io non cI casco pIù! News Fai attenzione, allora, a come ti ascolta (e questo sia con i nuovi incontri che con il tuo consulente abituale). L’ascolto infatti non è quasi mai un atto spontaneo, automatico: non corrisponde a “sentire”. Sentire è un atto fisico spontaneo, mentre ascoltare è un atto volontario. E se il consulente ha veramente la volontà di ascoltarci NON dovrebbe farlo: • con indifferenza: è presente fisicamente ma evidentemente ci ignora (“Ma io lo stavo ascoltando!” è la risposta tipica di chi confonde il sentire con l’ascoltare) • in attesa: si concentra su cosa dire e attende con impazienza di parlare, tanto che spesso ci interrompe • presuntuosamente: presume di aver capito immediatamente il senso del discorso che stiamo facendo (“non vada oltre, ho già capito tutto…”) • selettivamente: ascolta del discorso solo ciò che vuole sentire, per esempio quello che gli serve per proporci un nuovo prodotto. • in modo autoreferenziale: non è in grado di mettersi nei nostri panni, tende sempre a ricollegarsi alla propria esperienza per parlare di sé e dei suoi prodotti senza lasciarci esprimere completamente febbraio 2010 • superficialmente: i messaggi vengono distorti, in quanto filtrati e interpretati attraverso i suoi schemi mentali e i suoi pregiudizi • ritualmente: apparentemente è attento ma, in realtà non c’è alcun interesse (Hm, hm….Sì, sì ….capisco”) • prestando attenzione solo ai fatti: è effettivamente teso all’ascolto ma solo dei fatti enunciati e non anche a cogliere il nostro stato d’animo, gli atteggiamenti e quindi la sfera da cui trae origine il vero significato di quanto detto (“Sarà anche vero, ma non mi sembra il caso di drammatizzare”…) A chi accordare fiducia. Ma allora a chi concedere di guadagnarsi nel tempo la nostra fi ducia e, se l’ha già fatto, di chi continuare a fi darsi? Be’…innanzitutto fi diamoci di chi NON corrisponde alla tipologia tratteggiata prima (chi non fa promesse a vanvera, chi ha una prospettiva di lungo periodo, chi si assume le responsabilità degli insuccessi, oltre che dei successi, eccetera) e di chi ci ascolta veramente, è cioè diversamente dai modi appena descritti. 3 /4 9 Io non ci casco più! News febbraio 2010 Ma, inoltre, fidati solo di chi dimostra (fin dai primi momenti): •l’interesse ad avere con te momenti di contatto molto frequenti, indipendentemente dall’andamento delle Borse o dalle ultime novità di prodotto (nella buona e nella cattiva sorte, potremmo dire) •integrità e condotta esemplare (coerenza estrema tra promesse e fatti, fra parole e comportamenti) •competenza ma anche umiltà, passione e curiosità nello svolgere il proprio lavoro Di chi ci prova, insomma – veramente, costantemente, duramente ma anche serenamente – a fare il suo lavoro bene, cioè producendo valore per i suoi clienti, nel tempo, negli anni, nei decenni, indipendentemente dagli alti e bassi delle singole giornate. •considerazione per le tue ansie e preoccupazioni, oltre che per i risultati concreti •interesse per te, la tua famiglia, il tuo lavoro, oltre che per i tuoi soldi •una esperienza solida e pluriennale Sul prossimo numero di marzo… UN MIX PER ORSO E TORO. [email protected] www.iononcicascopiu.it Le informazioni contenute in questa pubblicazione sono state ricavate da fonti ritenute affidabili, ma l’accuratezza e l’esattezza delle stesse non può essere in nessun modo garantita; si declina pertanto ogni responsabilità su fatti e opinioni espresse. La presente pubblicazione viene a Voi fornita per meri fini di informazione ed illustrazione e non è da considerarsi materiale promozionale, non costituendo peraltro la stessa in alcun modo una proposta di conclusione di contratto o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. La presente pubblicazione è destinata all’uso informativo ed alla consultazione ma non si propone di sostituire il giudizio personale dei soggetti a cui si rivolge. L’assunzione di decisioni individuali o di investimento non devono essere basate sulle opinioni e le informazioni contenute nel presente documento. 4 /4 9 IO NON CI s CASCO PIU! ew N MEnsILE DI EDUcaZIonE FInanZIaRIa DI paoLo MaRTInI & co. I 10 MaRZo 2010 Dedica 10 minuti a leggere queste poche righe... è più importante di quanto pensi! UN MIX PER ORSO E TORO. Prevedere come andranno i mercati è impossibile. Meglio quindi costruire un portafoglio adatto a tutte le stagioni e basato su obiettivi e tempo a disposizione. ottimismo ma non mancano affatto quelle orientate al pessimismo che tracciano scenari cupi soprattutto a partire da aprile quando arriveranno i primi dati sulle trimestrali. Quello che succederà è che qualcuno avrà ragione e qualcun altro ovviamente torto, come quando uno scommette sul nero o sul rosso. Qualcuno sicuramente vince e spesso è considerato un fenomeno soprattutto se questa voce è fuori dal coro (se in 9 scommettono sul nero e uno sul rosso…). Il problema è che siamo quasi nel campo della statistica, se pur supportata da profondi ragionamenti economico/scientifici. Come per ogni ragionamento matematico, occorre vedere quante volte questo fenomeno La lettura dei giornali in questo periodo conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, di quanto le previsioni sul futuro dei mercati siano opinioni (se pur autorevoli) dove vale di tutto e il contrario di tutto. Sono numerose le testimonianze di 1 /4 Io non cI casco pIù! News si verifica con costanza nel tempo. Detto in altri termini quante volte il guru di turno ci azzecca (esce quindi il rosso un’altra volta). Purtroppo (o per fortuna dipende dai punti di vista) la storia insegna che questo non accade quasi mai e, nonostante ci siano sul mercato tante persone capaci e autorevoli che cercano di dare un’idea su dove andranno i mercati, indovinare sempre (perché quasi di questo si tratta) non è possibile. Certo ci sono persone che ci riescono più volte di altri ma sbagliare in questo campo è umano più che mai. Il tema non è quindi come trovare il mago di turno ma come costruirsi un metodo che ci permetta di gestire nel tempo i nostri risparmi riuscendo a non farci travolgere dall’emotività che, come sappiamo, genera spesso scelte sbagliate. Ad esempio, è uscito già tre volte il nero, adesso sarà la volta del rosso. Non è così perché come ci insegna la nostra parte razionale le possibilità che marzo 2010 esca un colore o l’altro a un nuovo lancio sono esattamente le stesse. Occorre essere preparati a gestire un colore e l’altro, questa può essere la corretta chiave di lettura dei mercati. Fatta questa lunga ma doverosa premessa, grazie al cielo, l’economia (più dei mercati finanziari) ha una sua logica e una sua razionalità tali per cui alcune considerazioni possono avere un senso sempre però con l’avvertenza che il futuro è incerto e che nessuno sa esattamente come andranno le cose. Come investire quindi nel 2010? Innanzitutto nella domanda c’è già gran parte della risposta. Se l’orizzonte temporale (così si chiama in gergo) è solo relativo al 2010 e quindi i soldi potrebbero servire subito o improvvisamente bisogna stare lontano dai mercati azionari anche se, così facendo, si possono perdere delle opportunità importanti (così dicono i più). Anzi, con i tassi di interesse ai minimi storici, quello che succederà (allo stato attuale delle cose) investendo in titoli di stato, sarà probabilmente perdere dei soldi considerati anche i costi. Sappiamo poi che l’inflazione nel lungo 2 /4 10 Io non cI casco pIù! News marzo 2010 termine può essere molto subdola e ingannevole perché erode il potere reale ipotesi. Il mondo non è finito e ci sono sempre milioni di persone che creano e consumano e migliaia di aziende che lavorano per soddisfare dei bisogni. dei propri risparmi anche se questo è meno evidente rispetto al segno meno possibile sui mercati azionari ed obbligazionari. Riavere indietro il proprio capitale (tale e quale) dopo qualche anno vuol dire, a conti fatti, aver perso un bel po’ di soldini. L’altalena (come abbiamo visto la scorsa settimana) è stata così violenta che nessuno è riuscito a prevedere in modo chiaro come sarebbe andata. Gli utili sono il motore delle borse e se è vero che siamo ancora lontani dai massimi pre crisi è altrettanto vero che non è detto che il futuro sia uguale al passato. In ogni caso, resta l’alternativa (sempre ragionando in un’ottica di breve termine) delle obbligazioni che sono andate molto bene nel corso del 2009. Occorre però valutare attentamente il contesto consapevoli che le condizioni favorevoli che ci sono state lo scorso anno con un forte calo dei tassi difficilmente si ripeteranno e anzi, forse, potrebbero anche invertire la tendenza con le conseguenti ripercussioni sui valori delle obbligazioni. Quindi, anche in questo caso, se l’orizzonte è di brevissimo periodo occorre fare attenzione. E i mercati azionari? Dopo quello che è successo negli ultimi 18 mesi è complesso fare anche solo delle In ogni modo l’investimento in azioni (a parte l’ultimo decennio molto sfortunato) resta per chi ha un orizzonte temporale di lungo termine (o destina una parte dei sui risparmi al lungo termine) un investimento di valore. Ovviamente non tutte le azioni e i prodotti sono uguali. Anche nel decennio peggiore della storia dei listini azionari c’è chi ha fatto molto bene (con rendimenti sui 10 anni superiori al 100%) e chi ha 3 /4 10 Io non ci casco più! News marzo 2010 fatto molto male (oltre il -90%). La sfida in futuro sarà sempre più quella di cercare sul mercato chi è in grado, attraverso una gestione attiva, di creare concreto valore per i clienti, oltre a bravi consulenti che aiutino a seguire un metodo. Senza fare di tutta l’erba un fascio. Questo è sempre sbagliato (ulteriori approfondimenti sul sito www.iononcicascopiu.it) Sul prossimo numero di aprile… LA NUOVA ERA DELLA DIVERSIFICAZIONE. [email protected] www.iononcicascopiu.it Le informazioni contenute in questa pubblicazione sono state ricavate da fonti ritenute affidabili, ma l’accuratezza e l’esattezza delle stesse non può essere in nessun modo garantita; si declina pertanto ogni responsabilità su fatti e opinioni espresse. 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