Handling with Care, tra natura, arte e cura

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Handling with Care, tra natura, arte e cura
Handling with Care, tra natura, arte e cura
Il percorso è iniziato con un’ampia partecipazione e molta soddisfazione
di Emanuela Fellin
Che i luoghi siano la fonte della traduzione in paesaggio, la base dell’apertura verso il significato
simbolico del mondo, è un fatto. Se quei luoghi sono dati all’arte e combinano arte e natura, come
accade in Arte Sella, ciò appare in una delle sue manifestazioni più evidenti. Se poi il tutto è connesso
alla cura, se ne può ricavare percorsi di consapevolezza e emancipazione nei modi di prendersi cura di
se stessi e degli altri. Handling with Care è un progetto avviato in Arte Sella, concepito e voluto insieme
alla Provincia autonoma di Trento, Assessorato alle Infrastrutture e Ambiente, che vede coinvolti un
significativo numero di professionisti della cura e dell’educazione, provenienti da più parti d’Italia. Lo
scopo è riflettere, aggiornarsi e formarsi sulla relazione di cura e di apprendimento e sui modi più
adeguati di viverla e gestirla.
Al centro del percorso c’è l’interesse per il modo in cui l’arte e la natura diventano esperienze
emancipative e avviene la traduzione in significato. Col percorso si intende approfondire quello che
accade nel registro di una drammatizzazione che si esprime nell’accoppiamento strutturale tra mente e
natura; che impone al pensiero di cogliersi nella sua dimensione di macchina linguistica e mitopoietica,
che a sua volta produce una sorta di surrealtà a partire da esperienze concrete e storicamente situate.
In quel processo appare evidente come sia l’immaginazione il mediatore tra mondo interno e mondo
esterno nella creazione dell’esperienza e del costrutto che chiamiamo paesaggio e nei costrutti
relazionali che ci permettono di sentire l’altro e di occuparcene. La traduzione dei luoghi in paesaggio
mette in immagine la realtà grazie a un’attività simbolica, per cui nella contingenza di una situazione
emerge, nello stesso momento, la realtà naturale e la sua traduzione in artefatto: ed ecco il paesaggio.
Il visibile e l’invisibile vanno a comporrebun’immagine che, narrata mediante il linguaggio, diventa
paesaggio. Stimolata dal luogo, l’immaginazione diventa una macchina in grado di mettere in moto una
lettura e una traduzione generative, che danno vita all’esperienza di fruizione degli spazi della nostra
vita, che noi stessi narriamo come paesaggi. Il paesaggio è, perciò, inscindibile dal linguaggio; è e
diviene nel linguaggio; è linguaggio. Alla stessa maniera la cura e l’educazione sono una
conversazione infinita; l’infinito tentativo di mettere in pratica un’etica della prassi che consenta ad
ognuno di farsi carico dell’altro mentre ne riceve un’opportunità di autoelevazione. Il percorso
proseguirà verso la messa a punto di progetti applicativi in cui ogni partecipante cercherà la via per
“maneggiare con cura” la relazione con l’altro mentre allo stesso tempo coglie le opportunità per
riconoscere se stesso.