Camera, Commissioni riunite, 4 novembre 2003, Risoluzioni sulla

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Camera, Commissioni riunite, 4 novembre 2003, Risoluzioni sulla
La III e XIII Commissione,
premesso che:
la pesca rappresenta nel bacino del Mar Adriatico e per le comunità italiane
che vi si affacciano un'importante economia diretta oltre che un consistente
indotto formato dal sistema commerciale, dai cantieri e dal turismo;
lo sfruttamento delle risorse trova un equilibrio nell'attuale gestione dell'intero
bacino ove la flotta spalma la sua attività in maniera uniforme sia nelle zone
costiere che nelle zone d'alto mare;
il Governo della Repubblica di Croazia sarebbe intenzionato ad applicare, a
suo esclusivo vantaggio, alcuni principi di diritto internazionale del mare
introdotti dalla «Convenzione sul diritto del mare» approvata a Montego Bay
nel dicembre del 1982, in materia di «zona economica esclusiva» (Z.E.E.);
gli stati costieri del Mediterraneo hanno fissato principi di collaborazione
basati sullo spirito del «buon vicinato», nell'ambito degli accordi stipulati a
Barcellona nel 1976, in seno al Consiglio Generale della Pesca nel
Mediterraneo (C.G.P.M.), organismo della FAO, composto da tutti i Paesi
rivieraschi del Mediterraneo, che ha la competenza esclusiva in materia di
sviluppo, conservazione, gestione razionale e valorizzazione delle risorse
marine viventi;
i principi della collaborazione sono stati formalizzati nell'articolo 123 della
citata «Convenzione sul diritto del mare» dove si raccomanda che gli Stati
costieri in mari chiusi o semi-chiusi cooperino tra loro nell'esercizio dei loro
diritti, coordinandosi tra l'altro, per un migliore sfruttamento delle risorse
ittiche e per la protezione e a preservazione dell'ambiente marino;
nessun Paese del Mediterraneo ha finora preso provvedimenti in materia di
istituzione di zone economiche esclusive all'interno di questo bacino;
a causa della conformazione geo-morfologica della costa dalmata, per la
presenza di numerosi isolotti, e dei criteri di individuazione della «linea di
base» da cui partire per individuare la ZEE, la Croazia si troverebbe ad
esercitare diritti di pesca esclusivi su circa i 3/5 del Mare Adriatico,
penalizzando fortemente la flotta da pesca italiana che opera in alto mare,
mettendo a rischio numerosi posti di lavoro e l'indotto stesso del settore
nell'Adriatico;
molte specie ittiche si riproducono nelle basse e sabbiose coste italiane per
poi accrescere in quelle profonde balcaniche a dimostrazione di un inscindibile
legame ed anello, anche biologico, tra le due realtà e che quindi vi sarebbero
anche incalcolablli danni ambientali saltando gli equilibri gestionali perché da
un lato si darà la caccia alle forme mature (Croazia) e dall'altra, per motivi di
sopravvivenza, (Italia) si cattureranno le fattrici e le forme giovanili;
attualmente negli specchi acquei adriatici interessati dall'eventuale istituzione
della zona economica esclusiva opera quasi esclusivamente la flotta da pesca
alturiera italiana;
la creazione di una ZEE da parte di uno Stato rivierasco del Mediterraneo e più
ancora dell'Adriatico determinerebbe gravi ripercussioni politiche e
commerciali tra gli stati interessati;
le politiche comunitarie, con iniziative varie, tendono sempre più ad avviare
progetti transfrontalieri volti ad unire, e non a dividere, le realtà economiche,
gestionali e sociali degli Stati;
la Croazia ambirebbe ad entrare prossimamente a far parte dell'Unione
europea e che l'eventuale decisione di istituire la ZEE rallenterebbe senza
dubbio questo processo, influenzando negativamente anche il progetto di
collaborazione Scientifica a supporto della Pesca Responsabile nel Mare
Adriatico (ADRIAMED);
impegnano il Governo:
a scongiurare la limitazione delle aree di pesca che avrebbe come
conseguenza lo sconvolgimento dei piani gestionali del settore, previsti dai
Piani Triennali e dal Piano di Orientamento Pluriennale, in un'area
fondamentale per la produzione ittica nazionale;
ad attuare una politica della pesca che tenga conto della riproduzione e
dell'accrescimento delle risorse ittiche nell'intero bacino Adriatico;
a perseguire nel semestre di presidenza europeo la preparazione di una
efficiente politica della pesca nel Mediterraneo, per un più razionale
sfruttamento delle risorse e una corretta competizione tra gli Stati rivieraschi
di questo bacino;
ad adoperarsi in tutte le sedi affinché venga evitata la creazione, da parte
della Croazia, di una zona economica esclusiva nel Mare Adriatico.
(7-00317)«Scaltritti, Zama».
La III e XIII Commissione,
premesso che:
le autorità della Croazia si accingono a proclamare una «zona ecologicoittica», che si estenderebbe dalla costa croata fino alla linea mediana
dell'Adriatico e riserverebbe alla Croazia il controllo della pesca in tale area;
tale iniziativa avrebbe pesanti ripercussioni sull'esercizio delle attività di pesca
da parte dei pescatori italiani e aprirebbe un serio contenzioso politicodiplomatico con la Slovenia, con conseguenze negative nei rapporti bilaterali
tra Croazia da un lato e Italia e Slovenia dall'altro;
nel corso della XIII legislatura il Governo italiano, nella «sua Relazione
semestrale al Parlamento sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo
comunitario (1o gennaio - 30 giugno 1997)», ha fatto proprio un progetto di
accordo internazionale per la pesca in Adriatico e le Commissioni Agricoltura e
Politiche Comunitarie della Camera dei Deputati, nell'esame della relazione,
hanno approvato una risoluzione che impegnava il Governo a promuovere e
sostenere tale iniziativa;
è necessario un approccio multilaterale ai problemi inerenti regole e modalità
di gestione della pesca adriatica;
impegnano il Governo:
ad assumere un'iniziativa che coinvolga Unione europea e Paesi adriatici
nell'individuazione di processi e strumenti di cooperazione idonei allo sviluppo
di un partenariato efficace nella gestione delle attività economiche e sociali
legate alla pesca e nella salvaguardia degli equilibri dell'ecosistema marino,
ristabilendo in tale modo un clima di dialogo e di proficua cooperazione tra i
Paesi rivieraschi e favorendo il processo di avvicinamento degli Stati balcanici
all'Unione europea;
a cogliere l'opportunità fornita dalla imminente «Conferenza ministeriale per
lo sviluppo sostenibile della pesca nel Mediterraneo» per aprire un confronto
su questi temi con tutte le parti in causa, con il contributo determinante delle
organizzazioni sopranazionali competenti, quali Consiglio d'Europa e FAO.
(7-00319)
«Crucianelli, Landi di Chiavenna, Pacini, Giovanni Bianchi, Mantovani,
Bulgarelli, Calzolaio».
La III e XIII Commissione,
premesso che:
il mare Adriatico rappresenta una area sensibile sia dal punto di vista
economico per l'attività di pesca che li si esercitano, sia dal punto di vista
delle relazioni internazionali con i paesi rivieraschi;
nel passato non sono stati infrequenti conflitti e tensioni fra i nostri pescatori
e le autorità croate, con sequestri di pescherecci anche nel periodo più
recente;
le aree di riproduzione e sfruttamento delle zone ittiche sono condivise, e
richiedono una gestione armonizzata e comune tra i paesi che si affacciano
sull'Adriatico;
il processo di integrazione e di ulteriore allargamento dell'Unione europea
prevede un percorso che interesserà l'intera area dei balcani ed in maniera
particolare la Croazia;
tale prospettiva rappresenta un importante obbiettivo della nostra politica
estera ed un contributo essenziale alla stabilizzazione dell'area coinvolta in un
lungo e drammatico conflitto;
la Croazia, con decisione unilaterale, intenderebbe individuare nelle acque
internazionali una zona economica di pesca e di tutela ambientale in Adriatico,
ossia con diritto esclusivo di pesca che allargherebbe la giurisdizione croata
nelle acque finora internazionali;
la convenzione del diritto del mare di Montego Bay, del 10 dicembre 1982
recependo gli indirizzi derivanti dalla Corte Internazionale di giustizia e dalla
prassi pattizia degli stati, ha tra l'altro, introdotto il principio per cui la
delimitazione di zone economiche di pesca deve farsi per mezzo di accordo, in
modo da raggiungere una soluzione equa;
in merito alla istituzione di tale zona non esiste alcun precedente in nessun
paese del bacino mediterraneo, trattandosi di un mare chiuso;
qualora la Croazia desse unilateralmente seguito alla istituzione di detta zona,
le aree di pesca delle nostre flotte adriatiche si ridurrebbero drasticamente,
provocando la crisi di migliaia di imprese, concentrando lo sforzo di pesca
unicamente sulla fascia occidentale dell'Adriatico e pregiudicando così una
gestione razionale delle risorse accentuandone il sovrasfruttamento;
tutto ciò sta creando viva preoccupazione tra i nostri pescatori che vedono
minacciata la propria attività, compromessa dallo spostamento nelle acque
internazionali di tale zona economica esclusiva
impegna il Governo:
ad assumere nei confronti delle autorità Croate un iniziativa politica e
diplomatica, nell'ambito delle relazioni bilaterali tra Italia e Croazia, affinché le
scelte che quel paese si accingerebbe ad intraprendere non confliggano con
l'attività delle nostre imprese;
ad impegnare l'Unione europea, in considerazione delle competenze esclusive
che quest'ultima esercita sulla gestione delle risorse ittiche, ad istituire un
tavolo di condivisione delle politiche nel mare Adriatico fra tutti i paese
rivieraschi, tenuto conto che le politiche di valorizzazione e tutela delle risorse
ittiche e marine hanno bisogno di una politica comune.
(7-00330)
«Franci, Sereni, Rava, Borrelli, Preda».