rivoluzione americana

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RIVOLUZIONE AMERICANA
La guerra di indipendenza americana, chiamata anche rivoluzione americana (in inglese:
American War of Independence,American Revolutionary War o American Revolution), fu il
conflitto che, tra il 1775 e il 1783, oppose le tredici colonie
nordamericane, diventate successivamente gli Stati Uniti
d'America, alla loro madrepatria, il Regno di Gran Bretagna.
Nella grande guerra dei Sette anni (1756-63) che aveva opposto
la Gran Bretagna alla Francia, i coloni inglesi avevano
attivamente sostenuto la loro madrepatria. L’esito del conflitto,
conclusosi con la totale vittoria dei Britannici, determinò
l'espulsione della Francia dai suoi possedimenti sul continente nordamericano e in India. I coloni,
che godevano di proprie assemblee rappresentative (pur sottoposte al controllo della corona), di
notevoli libertà e di una classe dirigente di prim’ordine, sopportavano sempre meno il loro status
di sudditi e aspiravano a una condizione di parità con i cittadini inglesi e ad avere una propria
rappresentanza nel Parlamento di Londra.
Il governo inglese, che si sentiva rafforzato dalla recente vittoria sulla Francia, intese invece
ribadire il vincolo coloniale. Tra il 1763 e il 1765 vennero inasprite le tasse nelle colonie e fu resa
permanente la presenza di un esercito di 10 mila uomini. Una legge sul bollo (Stamp act),
introdotta nel 1765, venne sentita come una vera prevaricazione. L’aspirazione generale dei
coloni americani non era dunque l’indipendenza nazionale, ma la piena partecipazione alla
cittadinanza inglese. Il governo inglese, però, non fece alcuna concessione e scelse una politica di
forza.
L’inizio della rivoluzione nazionale
La risposta dei coloni fu a sua volta improntata all’intransigenza. Ebbero inizio manifestazioni di
piazza, venne messo in atto il boicottaggio delle merci inglesi, si costituirono organizzazioni
illegali che si denominarono Figli della libertà.
Alla violenza si giunse quando il 5 marzo 1770 i soldati inglesi uccisero cinque persone a Boston.
Nel 1773 fu imposta una nuova legge sul tè che ledeva gli interessi di commercianti e
consumatori (Tea act), e sempre a Boston un
gruppo di coloni radicali travestiti da Pellirosse
diede l’assalto a tre navi inglesi gettandone a
mare il carico. Una vera e propria svolta fu
determinata da quelle che gli Americani
giudicarono
«leggi
intollerabili»
ovvero
i
Coercitive acts, con i quali il Parlamento inglese
aboliva le libertà locali e accentrava tutto il potere nelle mani delle autorità politiche e militari
inglesi.
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La reazione dei coloni fu la convocazione a Filadelfia nel settembre 1774 del Primo Congresso
continentale, formato da 56 delegati, che proclamò nulli i Coercitive acts, impose il boicottaggio
generalizzato contro le merci inglesi e formulò una dichiarazione dei diritti dei coloni.
Dopo che nell’aprile 1775 le truppe inglesi si furono scontrate a Lexington, nel Massachusetts,
con gruppi ribelli, il 10 maggio il Congresso continentale organizzò la resistenza.
A questo punto la rivoluzione nel 1773 si trasformò in ribellione armata. ll comando dell’esercito
americano fu affidato a un ricco coltivatore della Virginia, con esperienze militari, George
Washington.
Il 17 giugno 1775 le truppe americane e inglesi si scontrarono nella battaglia di Bunker Hill
(persa dai coloni), e in dicembre il re Giorgio III fece proclamare ribelli gli Americani.
La ribellione era ormai divenuta rivoluzione e guerra di liberazione nazionale. Un immenso
successo e consenso ottenne un pamphlet dell’immigrato inglese Tom Paine, intitolato Senso
comune, nel quale si denunciava la monarchia inglese come tirannica, si glorificava l’ideale
repubblicano e si chiamavano gli Americani a lottare per la loro indipendenza.
La rescissione formale dei rapporti con l’Inghilterra avvenne nel 1776.
In aprile il Congresso continentale invitò ciascuna delle ex colonie a costituire propri governi;
successivamente, il 4 luglio 1776, esso approvò la Dichiarazione di indipendenza redatta dal
virginiano
Thomas
Jefferson,
John
Adams
e
Benjamin Franklin che venne firmato dai delegati
delle Tredici colonie: New Hampshire, Massachusetts,
Rhode Island, Connecticut, New York, New Jersey,
Pennsylvania, Delaware, Maryland, Virginia, Carolina
del Nord, Carolina del Sud e Georgia in cui veniva
solennemente giustificata la rottura definitiva con la
Gran Bretagna, si sanciva la forma repubblicana del Nuovo Paese col nome di Stati Uniti
d’America e si affermava che ogni individuo aveva per natura il diritto alla libertà e alla felicità, si
proclamava il principio che i governi dovevano poggiare sul consenso dei governati e, secondo
una concezione liberale e borghese della politica e dei rapporti sociali, si cancellava la nobiltà di
sangue. Per festeggiare la nascita degli Stati Uniti d’America fu suonata la Liberty Bell.
La rivoluzione americana sollevò grande entusiasmo in Europa e numerosi volontari vennero ad
arruolarsi nelle file dell’esercito americano, come il nobile
francese Marie-Joseph marchese di La Fayette e il patriota
polacco Tadeusz Kosciuszko. Dopo gravi difficoltà dovute
alla superiore efficienza delle truppe inglesi, l’esercito
americano ottenne una vittoria importante a Saratoga
Springs nell’ottobre 1777 sconfiggendo un notevole
numero di truppe britanniche, indiani e mercenari tedeschi
del generale J. Burgoyne che si arrese alle milizie coloniali di Horatio Gates.
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Le condizioni della vittoria finale furono però create dall’intervento nel conflitto a fianco degli
Americani della Francia nel febbraio 1778, della Spagna
nel 1779 e dell’Olanda nel 1780. Determinante fu in
particolare l’aiuto dei Francesi, desiderosi di vendicarsi
della sconfitta subita nel 1763.
La guerra si concluse di fatto nell’ottobre 1781, in
seguito alla grande vittoria conseguita dalle truppe
franco-americane a Yorktown, in Virginia, dove il
generale inglese Charles Cornwallis fu costretto alla resa.
La pace, favorita nell’aprile 1782 da un voto del
Parlamento britannico contrario al proseguimento della
guerra, venne firmata (a Parigi con le ex colonie e a
Versailles con gli Stati europei intervenuti) il 3 settembre
1783. In base a essa la Gran Bretagna riconobbe l’indipendenza delle ex colonie costituitesi negli
Stati Uniti d’America.
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