Ildegarda di Bingen e il secolo d`oro del Medioevo

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Ildegarda di Bingen e il secolo d`oro del Medioevo
Donna
• D o n na •
Redazione
Via T. Bruciata, 17 – 64100 Teramo
Giulia Paola Di Nicola
Silvia Toma
Anna Vaccarili
Maria Michela Nicolais
Stefania Fuscagni
Maria Laura Di Loreto
Angela Rossi
Cristina Demezzi
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Ildegarda di Bingen
e il secolo d’oro del Medioevo
Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese
Se c’è una suora che sconfessa il retro pensiero/pregiudizio sulle suore
ignoranti e servili è proprio Ildegarda di Bingen, la monaca benedettina
nata a Bermersheim vor der Höhe nel 1098 (un anno prima che i crociati
conquistassero Gerusalemme) e morta a Bingen am Rhein, nel 1179).
Attorno a questa monaca si è sviluppata negli ultimi decenni una
letteratura robusta, talvolta critica, diretta a rileggere le sue opere e
valorizzare una figura troppo a lungo e a torto considerata “minore”.
Anche se Ildegarda è stata venerata da sempre nella Chiesa cattolica e
beatificata già nel 1324, si è dovuto aspettare Benedetto XVI perché il
10 Maggio 2012 il culto venisse esteso alla Chiesa universale iscrivendola nel catalogo dei santi. Ora la Chiesa è in festa – e con essa molte
donne – perché Ildegarda è stata proclamata dottore della Chiesa lo
scorso 7 ottobre 2012.
È stata una persona davvero privilegiata dalla nascita da nobili genitori
che le hanno dato la possibilità – rara a quei tempi - di studiare teologia,
musica, scienze e medicina. Privilegiata anche per le ripetute esperienze
mistiche sin dalla tenera età: le visioni l’hanno accompagnata lungo tutta
la sua esistenza, facendola in qualche modo “passeggiare” senza difficoltà
tra terra e cielo. Imparò così a seguire le ispirazioni di Sophia, la sapienza
divina femminile, e di conseguenza a elaborare una descrizione dell’universo, del mondo e dell’uomo pervasa da armonia e bellezza.
Questa monaca, ultima di dieci fratelli, che si definiva «una piuma
abbandonata al vento della fiducia di Dio», è stata scrittrice, musicista,
cosmologa, artista, drammaturga, guaritrice, linguista, naturalista, filosofa, poetessa, consigliera politica, profetessa e compositrice.
Era esperta di scienze naturali e per certi versi profetica rispetto alla
contemporanea sensibilità ecologica: esaltava le piante, i frutti, le erbe e
seppe tradurre tale amore in lode a Dio e in un piccolo trattato di botanica.
Chiamava Viriditas l’energia vitale nel rapporto tra l’essere umano – con le sue riflessioni e le sue emozioni – e la natura, studiata anche
come alleata anche per guarire dalle malattie.
Che dire della sua musica? Viene considerata la prima donna musicista della storia cristiana, non solo perché ha scritto versi e melodie
eseguite dalle monache di Bingen e di altri monasteri benedettini, ma
soprattutto perché la sua musica riesce ancora oggi ad attrarre, studiata
dagli esperti e ripresa e divulgata dall’industria discografica. La musica
era il suo modo di esprimere amore per Dio attraverso il canto, cogliendo il filo d’oro che lega la realtà in armonia (Symphonia harmoniae
celestium revelationum).
Nella sua originalità, Ildegarda fu anche autrice di una delle prime
lingue artificiali: la Lingua ignota, usata a fini mistici, una specie di
traslitterazione in latino, e in tedesco medioevale. L’esperanto ha qui
i suoi esordi.
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prospettiva
•persona•
Do n n a
“Sophia” le dava discernimento e coraggio, sicché la sua spiritualità si armonizzava con il ruolo
di efficiente fondatrice di conventi
e organizzatrice della vita comunitaria. La salute era fragile, ma
era attivissima e intraprese numerosi e non agevoli viaggi in visita
ai monasteri che chiedevano il suo
intervento. Predicava persino nelle piazze (Treviri, Metz…).
Benché abbia lasciato un’opera enciclopedica per i suoi tempi,
Ildegarda è famosa soprattutto
per le lettere cariche di consigli
di ordine spirituale. Divenne famosa in tutta Europa per questa
sua dote di preziosa consigliera
che veniva interpellata da papa,
imperatori, personalità di spicco
(documentati i suoi contatti con
Federico Barbarossa, Filippo d’Alsazia, san Bernardo, Eugenio III).
Resisteva alle difficoltà e all’ostilità dei suoi contemporanei,
forte della fiducia in Dio e della protezione dell’arcivescovo
di Magonza e dell’imperatore
Federico Barbarossa. Ciò non le
impediva di assumere una posizione decisamente contraria
all’imperatore quando questi entrò in contrasto col papa legittimo
Alessandro III e fece eleggere due
successivi antipapi. Non dovette
essere facile per lei essere quel che
era e del resto non furono pochi,
anche vescovi, che si domandavano perché si immischiasse in problemi come la riforma della Chiesa
e la moralità del clero e discutesse
con maestri di teologia. La sua
non era una vita da monaca, ma
Ildegarda tirava dritta per la sua
strada, umile e fiera al contempo.
Non c’è che da restare stupiti
di fronte a questa monaca che in
un contesto culturale androcentrico, in cui le donne erano generalmente escluse dalla istruzione,
dalla vita pubblica ed ecclesiale e
la quasi totalità viveva per maritarsi e fare figli ha condotto una
vita controcorrente e scavalcato il
suo secolo. Non ha forse meritato
il tributo che oggi la Chiesa si appresta a darle?
prospettiva
•persona•
Siamo liete, proprio come
donne, per il fatto che è stato giudicato maturo il tempo di portare
a visibilità e valorizzare una delle
grandi madri della fede e della
Chiesa, che va ad impreziosire
la teoria di donne che la cultura
recente sta rivalutando. È un’opera di ricostruzione che stanno
portando avanti i centri di ricerca storica, teologica, sociologica
delle donne e che nella Chiesa è
venuta in evidenza soprattutto
con Giovanni Paolo II. Non dimentichiamo quando il 19 ottobre 1997 ha proclamato S. Teresa
di Gesù Bambino “Dottore della
Chiesa”, terza “eccezione” femminile dopo Caterina da Siena e
Teresa d’Avila. Nella XII Giornata
Mondiale della Gioventù a Parigi
(1997), lo stesso papa volle centrare l’attenzione sulla piccola Teresa,
additandola come esempio a tutti
giovani del mondo. Nel 1985 poi
sollecitò l’Università Lateranense
a fare un convegno su Adrienne
von Speyer, amica e ispiratrice del
più famoso teologo Hans Urs von
Balthasar (che ha riconosciuto
esplicitamente a lei il merito delle ispirazioni innovative della sua
teologia1). C’è stato poi il decreto
di Giovanni Paolo II del 1.10.1999
che ha proclamato Edith Stein copatrona d’Europa assieme a Santa
Brigida di Svezia e Santa Caterina
da Siena.
Ora è il trionfo di Ildegarda
che troneggia in un secolo superficialmente considerato buio,
retrogrado, oppressivo. Onorarla
significa anche raccogliere una
spiritualità il cui fascino è legato
ad una visione olistica, che lega
strettamente salute del corpo e
salvezza dell’anima. Ildegarda voleva infrangere il tetto di cristallo
che separa il mondo dall’al di là
da quello terreno e oltrepassare le
barriere artificiali che separano e
inquinano i rapporti. Coerente
con l’“incarnazione” della tradizione cristiana lungo la storia, non
perdeva occasione per evidenziare
il nesso tra conoscenze, spiritualità, natura, sensibilità, oltrepassando i fossati e facendo trasparire
quella trama luminosa che riconduce tutto ad armonia e bellezza.
Nota
1 Cfr. sito del Pontificio Consiglio per
i laici: www.laici.org. Gli atti del Simposio
sono stati pubblicati in AA.VV., La missione ecclesiale di Adrienne von Speyer, Jaka
Book, Milano 1986. Per quel che riguarda
la confessione di H. U. von Balthasar, si
veda il suo libro Il nostro compito, Jaka
Book, Milano 1991.
José Ortega, Dois segadores (1965)
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