ATHENS 1600 è un gioco di socie

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ATHENS 1600 è un gioco di socie
ATHENS 1600
gioco di società
di Marco Martinelli e Ermanna Montanari
Avvertenza a chi legge!
ATHENS 1600 è un gioco di società sul SOGNO. E' un'interrogazione sull'invisibile, su come esso si
manifesta.
Avvertenza a chi si addentra!
Non è per tutti, no, non è per tutti questo far ponti e cavalcavia sugli argini dello Smisurato Vuoto,
umbrae umbricolae umbratili attraversano gli spazi e ci reclamano, non è da tutti ascoltarne il vocìo.
Avvertenza a chi sogna!
Di chi è il tuo sogno, chi ne possiede le chiavi, lo sai? Da chi sei sognato, guardaci bene, un pubblicitario,
un politico, una velina, una S.P.A., una trasmissione di onde nell'etere?
Avvertenza a chi si chiama fuori!
Non è possibile, no, non è possibile chiamarsi fuori, provaci se sei capace e neanche tu ti risponderai,
sciocco.
Avvertenza agli sciocchi!
Se non ci fossero, noi dovremmo esserlo.
Lo spirito del gioco
Il gioco prende spunto da un'antica commedia di William Shakespeare (d'ora in avanti
WS), Sogno di una notte di mezza estate, che ha appassionato generazioni di giocatori per il
turbinio di scambi sentimentali che la compongono e la decompongono. La commedia è
stata liberamente riscritta per ATHENS 1600 da Marco Martinelli (d'ora in avanti MM),
con il sottotitolo "riscrittura in giù". I pezzi utilizzati per il gioco, come vedremo, sono
pressoché quelli già presenti in WS, ma con allontanamenti, sbalzi di umore, ripetizioni,
cadute, che li rendono atti a scarnificare il nostro tempo. E' un gioco che punta al
divertimento, utilizzando registri comici, surreali e farseschi. Ma attenzione! La parola
"divertimento" va intesa nella sua profondità etimologica, come "allontanamento",
"distoglimento". In ATHENS 1600 ci si dis-toglie di mezzo, ci si perde. Se il giocatore
prova inquietanti sensi di smarrimento, non se ne preoccupi, anzi, si rallegri: è lo spirito del
gioco!
I giocatori
I giocatori sono gli attori, il drammaturgo-regista, gli spettatori. Che diavolo di partita è
questa, dove giocano sia chi fa che chi assiste? Tale è la natura di ATHENS 1600, già
presupposta in WS. Il giocatore-spettatore può rispecchiarsi all'eccesso nei pezzi posti sulla
pedana, fino a sentirsi uno di loro, fino a subire lo spaesamento perpetuo del desiderio, e a
quel punto è fatta: così si resta invischiati in ATHENS 1600, presi tra le spire. Ridere,
ridere tanto, è concesso, fino a strozzarsi!
I è tot murt!
"Sono tutti morti!", così canta in dialetto romagnolo la Regina delle fate all'inizio del gioco.
La frase viene ripetuta più e più volte, a segnalare l'assenza di confine tra i visibili e gli
invisibili, i corpi e le ombre, i vivi e i morti. Sono tutti, tutti morti!
I pezzi per giocare
Servono 26 pezzi così suddivisi:
I VISIBILI
Teseo, Duca di Atene
Ippolita, Regina delle Amazzoni, forzata sposa a Teseo
Filostrato, Maestro dei divertimenti a corte
Demetrio, Lisandro, Ermia, Elena: amanti
Sfondo, Peter Quince, Canna, Bim Bim Bim, Carburo, Lampada: meccanici
Venere di Milo, copia in plastica
GLI INVISIBILI
Oberon, Re delle ombre
Titania, Regina delle fate
Puck, cane-buffone di Oberon
Paco, Salif, Madiama, Moussa, Antonio, Serigne, Batci, Samba, Falè: spiritelli del bosco
Nota: Ippolita-Titania è interpretata dalla stessa attrice, Puck-Filostrato dallo stesso attore, Teseo e
Oberon dallo stesso costume.
I pezzi solo nominati
I genitori non appaiono, latitano. In ATHENS 1600 soprattutto i padri ci fanno la figura
degli assenteisti, ormai tragicamente disamorati del ruolo. Il padre di Ermia, maledicente in
WS, qui è solo più volte nominato nel caos dei tre PROLOGHI a corte, ma non appare
mai, né la figlia né altri sanno dove sia finito. Il babbetto, dov'è? Chi l'ha visto? Non c'è, e
la sua assenza acquista un mortificante peso simbolico. Sorte analoga per i genitori di
Piramo e Tisbe, evocati dai meccanici mentre si distribuiscono le parti per la
rappresentazione della "farsa tragica": in WS scompaiono, mentre in MM la loro burlesca
morte in un incidente sul lavoro (in birreria!) si fa evento di capitale importanza, fino a
costituire il PROLOGO della recita per le nozze del Duca.
Il terreno di gioco
NERO SUPREMO. Un tappeto nero di plastica m10x8, sul quale appare verniciata in
bianco la scritta ATHENS 16OO. Sul terreno sono sottolineati, con adesivo neutro di
carta, i perimetri di una serie di frecce, rettangoli e quadrati, caselle di un percorso sul
quale verranno posizionati oggetti strategicamente importanti, come minuscoli alberi di
nylon, tavoli metallici e cubi-podio rivestiti in velluto nero.
Tutti gli oggetti pesanti di struttura rigida sono marchiati ATHENS 1600. Altri, più
leggeri, attraversano fugacemente lo spazio durante il gioco: bandierine di carta con la
scritta DUCA, skates dai colori chiassosi, la testa d'asino in gesso di Sfondo, una carriola,
neve e coriandoli che scendono dall'alto, cioccolatini, il fiore viola di Teseo usato per gli
incantamenti.
Il perimetro del rettangolo è racchiuso su tre lati da pareti di perline nere sfaccettate, fissate
in alto filo per filo a una rastrelliera a barre. Dietro, oltre le perline, che come pareti
d'acqua scura sono attraversabili in ogni punto, si muovono gli "invisibili". Un impalpabile
sipario argenteo fa da quarta parete.
Microfoni, casse di amplificazione, riflettori, tutta la tecnologia a vista a sottolineare
l'aspetto didascalico.
Nota: Il terreno d'azione è sempre lo stesso, che rappresenti esso il bosco o la corte di Atene, è quello
rigorosamente geometrico di ATHENS 16OO. La dimensione del Sogno è in MM quella di un unico,
elastico incubo, qualcosa che precipita, un luogo deformato in cui perdersi, in cui Atene trascolora nel
bosco. Non si contempla la separazione netta luce-buio, giorno-notte, centrale in WS, perché qui già la
corte in pieno giorno si mostra punteggiata di ombre, di trappole, e il bosco si manifesterà sfavillante.
Come il cadavere (o sta solo dormendo?) del Duca, si passa da un mondo all'altro attraversando, con un
soffio, la cortina di perline nere.
In Atene gli attori sono in "divisa": gli amanti vestono completi bianchi da tennis, i
meccanici indossano tute blu da lavoro, perfino l'abito da sposo di Teseo ha un che di
sportivo. E' la Democrazia post-moderna, l'Uguaglianza-dei-divertimenti, l'Assemblea
degli in-completi, la Classicità del remainder, è il POPPPPPPPOLO che giulivo decide le
sue sorti e le sue stoffe.
Il palco è calamita luminosa, paurosa calamità. Lo stesso è il parco, bosco o foresta che
tradur si voglia: un magnete che attira chi fugge per amore e chi ha uno spettacolo da
provare. Niente scuse: il palco fa paura, guai a chi non gliela fa, come il bosco è luogo di
incantamenti e falsi sembianti.
Dove si gioca
ATHENS 1600 si può giocare esclusivamente in spazi chiusi e dalle misure adatte
all'installazione del terreno di gioco, cifra fisica di una claustrofobia che è nell'aria. Il
"chiuso" è l'ideale per rendere lo "Smisurato Vuoto".
Cosa c'è al centro?
Al centro di questo sogno che, come tutti i sogni, non può avere centro, troneggiano
quell'Oberon tutto nero-africano e quella Titania tutta bianca-romagnola: entrambe ombre
delle già ombre Teseo e Ippolita (è un Duca quel manichino? E' una Duchessa quella
sirena imbalsamata?), cannibali che si cibano dei precedenti (l'uno spoglia Teseo, come un
ladruncolo, l'altra sveste o scuoia Ippolita... o forse le due sono la stessa persona? Come si
fa a sapere? Già, appunto, ma anche nei sogni, come si fa, quando parliamo con qualcuno
che ci sembra un altro e ha la faccia di un altro ancora?).
Ancora su Oberon e Titania
I sogni non hanno regista, né padrone, né Duca che li possa comandare: in MM si punisce
Oberon della sua pretesa di atteggiarsi a regista della notte (vedi WS), lui che vuol punire
gli altri (Titania e Demetrio), lui che vuole imporre la sua legge al sogno. Infatti Titania
resta caparbiamente abbracciata a Sfondo, Puck obbedisce ma in differita, gli spiritelli
dileggiano senza tregua il loro Re. Oberon è... inadeguato!
(E' fondata sull'impaccio, e non solo di Oberon, tutta la riscrittura di MM! Su un
meschino-risibile, su una Parola impotente, su un mondo che non ha linguaggio, come
mostrano le reiterazioni meccaniche nei tre PROLOGHI a corte, oppure l'insondabile
legnosa stupidità degli amanti e il loro fraseggiare, retorico-espanso-sentimentale in WS,
qui ridotto alle stereotipate frasi d'amore stampate sui bigliettini dei cioccolatini. Ma allora,
ci si chiederà, in questa ATHENS 1600 non si "sogna d'amore"? No, solo lo Smisurato
Vuoto si sogna, la Voragine in cui vanno a perdersi tutti i giuramenti, e proprio qui sta
l'incubo).
Forse Oberon intenerisce solo alla fine della notte, quando si porta via, in un volo che è un
trascinamento, in un combattere che svela un attaccamento, la sua impudente sposa.
Ecco appunto, Titania, la SCRITERIATA, la svitata che denuncia i mali del mondo e poi
vuol fare festa; vuol smetterla con le liti, ma il ragazzetto indiano a Oberon non lo cede
neanche morta (è già morta...); scaccia le bestie dal suo letto e poi si innamora di un asino;
usa una lingua arcaica e esibisce uno sbarluccicante costume da ragazza ye-ye; fa cadere la
neve d'estate e via di questo passo. E' fatta della natura contraddittoria dei sogni, più del
suo "registico" sposo.
I suoni e i colori del sogno
La partitura sonora di ATHENS 1600 realizzata appositamente da Luigi Ceccarelli,
intreccia soffi di flauti come venti e terremoti a musiche-simbolo, stereotipi dell'Atene-deidivertimenti, dal romantico Mendelssohn alla languida Pausini al regale Purcell.
Durante il gioco lo spazio e i corpi si trasformano a vista d'occhio sotto la volontà
cromatica e incostante delle luci Longuemare come sotto un crudele incantesimo. NERO
SUPREMO. Dalla forza magnetica del nero luccicante delle perline si manifestano via via
in verticale l'opaco verde, il brillante porpora, per giungere all'agghiacciante bianco su
bianco della caduta della neve. Ondulante e con moto vibratorio, la luce diviene sempre più
satura di colori decretando l'orizzontalità della scena e la plausibilità delle azioni.
Seguite quel cadavere!
Per un banale incidente (pare...), alla fine del terzo PROLOGO a corte, il Duca viene
sgozzato da Quince, il meccanico-barbiere. Tale incidente non appare in WS, dove il Duca,
risolta all'inizio del primo atto la questione tra Ermia e il padre, si allontana con Ippolita,
per poi ricomparire all'inizio del quinto atto. In MM invece l'incidente, e il cadavere di quel
potente steso su un tavolo da obitorio, diventano centrali. Da quel momento il corpo del
Duca sarà la figura-spia che permetterà a tutti i giocatori di attraversare la soglia tra il
giorno e la notte, tra Atene e il bosco. Davanti a quel corpo Elena e Ermia svelano i loro
piani per la notte; davanti a quel corpo i meccanici "si dividono le parti" della farsa di
Piramo e Tisbe, e da differenti tasche del costume del Duca estraggono i foglietti con i
nomi dei propri personaggi; allontanatisi i meccanici, il corpo si ritrova d'incanto nel bosco
di notte, osservato dagli spiritelli ridenti; Oberon lo spoglia per indossarne il costume e lo
fa allontanare. Ma il cadavere non scompare, resta visibile e immobile sul tavolo metallico
dietro la cortina di perline; Puck si nasconde sotto di lui durante il litigio tra i sovrani della
notte; Titania lo bacia (o finge?) per mortificare Oberon; infine davanti a quel corpo i
meccanici fanno le prove del loro spettacolo, "qui, alla Quercia del Duca, come se fossimo
davanti al Duca in persona".
Insomma, quel cadavere viaggia! Di casella in casella! Traghettatore e traghettato, si perde
nel bosco per ricomparire alla fine della notte, in piedi, sorridente, magicamente rivestito
del suo abito da sposo, pronto a celebrare le regali nozze con Ippolita.
Non c'è un filo di sangue in ATHENS 1600
Come non c'è un filo di sangue? No, non c'è proprio. Non una goccia di sangue fuoriesce
dal collo di Teseo tagliato per errore (pare...) dal meccanico-barbiere. Il giocatorespettatore è tenuto a riflettere, dopo aver visto ricomparire il Duca nell'epilogo, a gioco
ultimato, su questa singolare assenza di liquido vitale.
Ma una parola sugli spiritelli la vogliamo dire?
Diciamola! Cosa c'entrano, cosa borbottano questi monelli, esclama il critico pedante. (Ne
esistono ancora? Oh sì, madama la marchesa, ne esistono, ne esistono. E li fanno pure
scrivere!). I corpi non addomesticati di una banda di bambini e adolescenti senegalesi e
angolani invadono lo spazio di ATHENS 1600 come le ombre effervescenti e inquiete della
periferia di una metropoli africana. Parlano la "loro" lingua. (E che c'entra questa con
Shakespeare? Appunto, madama la marchesa, appunto, segua con più attenzione, qui
siamo in MM, non in WS...). Sono loro a trapassare muti o urlanti le pareti di perline. Sono
loro a fare i dispetti. Sono loro a "cavalcare" amanti e meccanici durante la notte. Sono loro
a spingere la ruota della carriola che scarica il corpo del Duca all'alba accanto alla sua
Venere di plastica, una ruota fasciata di stoppa e cenci: destinazione letale, epidemia
occulta. Sono I NON VISTI.
Chi sogna chi
Chi sogna chi in questa Atene-dei-divertimenti, dove il reticolato sul pavimento e i marchi
sui cubi sembrano alludere a percorsi obbligati? Sono gli amanti che sognano se stessi? E'
il Duca che sogna la sua ombra, o è Oberon che si riprende i vestiti prestati a Teseo per il
giorno? Ippolita è Titania, o è il contrario, o solo si assomigliano? E Puck, demone
terragno, sempre a quattro zampe come un cane, è lo stesso Filostrato del finale, azzimato
come uno studentello di Oxford? E gli spiritelli neri, sono sognati dai "bianchi"? O sono i
pezzi "neri" a sognare i bianchi, onirica, allegorica partita a scacchi della Storia del mondo?
E Sfondo? Così infatti il Bottom di WS ("fondo", appunto) viene tradotto in MM: il sogno
è uno sfondamento, un andar giù, all'inferno. Il sogno di Sfondo non ha, come dice lo stesso
meccanico all'uscita dal bosco, "fondo".
Nota: tra i vari significati di Bottom, oltre a "fondo", c'è anche "anima", nel senso dell'anima (rocchetto)
intorno alla quale è avvolto il filo del tessitore. Eraclito per primo mise in reciproca relazione psyche,
logos e bathun ("profondo"): "I confini dell'anima vai e non li trovi, anche a percorrere tutte le strade:
così profondo è il logos che essa comporta." Eraclito suggerisce che "vero" è uguale a "profondo", è come se
conoscesse la parola inglese understand, dove "capire" va preso alla lettera come "stare sotto". L'anima è
sfonda!
Lo scopo del gioco: i cosiddetti vincitori
Lo scopo del gioco è presto detto: salvarsi dal gioco! Dall'abominevole gioco di società che
vuole tutti i pezzi docili al posto giusto a recitare la propria parte. In questo senso va inteso
il grido
AMAMI AMAMI AMAMI
E' TANTO SAI E' TANTO
SE ABBIAMO SALVATO GLI OCCHI
grido reiterato verso gli spettatori, prima dai meccanici poi dagli amanti e nel finale da tutti
i pezzi sul terreno, mentre si richiude il sipario argenteo, quando ognuno di loro vorrebbe
fare altro, essere altro. Salvateci dai giochi di società! Salvateci dalla società! Salvateci gli
occhi! Salvateci da questa disgustosa ghignante lustrinosa ripetitiva pavoneggiante
barzellettara arrogante auto-incensatoria comunità italiota di inizio millennio che risponde
al nome di ATHENS 16OO!
(dal Patalogo 25, novembre 2002, Ubulibri)