Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane

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Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
Enrico Fuselli (a cura di)
Cospaia tra tabacco,
contrabbando e dogane
Dieci anni del Museo Storico
Scientifico del Tabacco di San Giustino
PROPRIETÀ LETTERARIA
Tutti i diritti riservati
Vietata la riproduzione anche parziale senza autorizzazione
© 2014
Museo Storico Scientifico del Tabacco
San Giustino, 2014
Uno dei cippi di confine tra Granducato di Toscana e Stato della Chiesa
sistemati in occasione della spartizione del territorio di Cospaia nel 1826
(fotografia di Enrico Fuselli)
Enrico Fuselli (a cura di)
Cospaia tra tabacco,
contrabbando e dogane
Dieci anni del Museo Storico
Scientifico del Tabacco di San Giustino
Museo Storico Scientifico del Tabacco
San Giustino, 2014
Presentazione del Presidente
del Museo Storico Scientifico del Tabacco
Dieci anni di vita per un museo di nicchia, quale può essere
quello “Storico Scientifico del Tabacco”, non sono pochi, soprattutto
tenendo conto delle notevoli difficoltà di carattere economico e
finanziario nelle quali si dibatte l’intero sistema Italia negli ultimi
anni.
Dal 2004 numerose sono state le iniziative assunte dal Museo
Storico Scientifico del Tabacco di San Giustino; tra di esse – tutte
importanti – vorrei ricordarne due: la pubblicazione del volume di
Cristina Saccia, Il lavoro della memoria. Storia del Consorzio
Tabacchicoltori di San Giustino, del 2008, e di quello di Enrico
Fuselli, I picchetti della Truppa di Finanza della «sezione» di
Cospaia. La lotta al contrabbando al confine con il Granducato di
Toscana nel XIX sec., del 2012. I due testi esemplificano
magistralmente le finalità della Fondazione per il Museo Storico
Scientifico del Tabacco: sottolineare l’importanza che il tabacco ha
avuto nel corso dei secoli in quest’area di confine tra Umbria e
Toscana, dove per la prima volta la pianta è stata coltivata.
Il presente opuscolo segna un altro momento importante della
storia del tabacco e del nostro museo di San Giustino; celebrando il
primo decennale del museo, inaugurato il 14 febbraio 2004, esso si
pone come auspicio per altri anni di intensa e proficua attività della
Fondazione e del Museo che ho l’onore di presiedere. Il Museo si
riconferma, quindi, non solo significativa testimonianza di archeologia
industriale – rivolta a ricordare anni di produzione e di duro lavoro per
le nostre “tabacchine” – ma anche promotore di interessanti studi
storici di carattere scientifico, che si propongono di mantenere vivo il
senso e il significato di un’attività produttiva tuttora importante.
Stefania Ceccarini
Presidente della Fondazione per il
Museo Storico Scientifico di San Giustino
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Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
Introduzione
Veduta della Valtiberina da Cospaia (fotografia di Enrico Fuselli)
Per quasi quattro secoli Cospaia rappresentò un unicum nel mondo; un piccolo gruppo di contadini si resse autonomamente grazie
all’aiuto del parroco locale1 - l’unico capace di leggere e scrivere dedicandosi, dal XVII sec. in poi, alla libera coltivazione del tabacco.2
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1
Lo stupore per il particolarissimo status di Cospaia è ben reso nelle Lettere di Antonio Benci al
suo amico Pietro Vieusseux intorno alle cose notabili del Casentino e della Valle Tiberina, «Antologia», I (1821), fasc. XI, novembre 1821, p. 202: “Infatti la strada del Borgo fino a [Città di]
Castello è sempre amenissima, traversata da cinque fiumi, per continue vigne. E piana ed ottima
è per due miglia dal Borgo. Quindi si passa per un territorio, lungo quasi mezzo miglio e largo
tre, che pertiene a tutti e non pertiene ad alcuno. Lo chiamano Cospaia. Chi vi possiede, non
paga dazio. Chi vi abita, non è soggetto ad alcun magistrato. Ed ognuno può rimanervi con libera
condizione. Ma per queste medesime qualità niuno vi ha governo assoluto; e la facoltà di dominare in Cospaia rimane indecisa tra romani e toscani. Gli abitanti son buoni, perché sono tutti
agricoltori. E nel piccolissimo villaggio, quantunque vi sieno molti magazzini, si commettono
rari delitti; perché non vi è la frequenza de’ mercanti, e le merci si tengono ivi in deposito per
mandarle ove sia maggiore guadagno”.
2
Sulla storia della “Repubblica di Cospaia” si vedano A. ASCANI, Cospaia. Storia inedita della
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Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
Nel XVIII sec. era coltivata a Cospaia la varietà Brasile, su una superficie di 25 ettari, e le foglie di tabacco venivano lavorate direttamente
dagli stessi produttori, che si occupavano anche dell’esportazione – in
contrabbando – del prodotto finito.3
L’opuscolo non pretende di lumeggiare degli aspetti della storia
di Cospaia, mirando invece a pubblicare documenti di difficile reperibilità, tutti riguardanti la vita concreta della sua piccola comunità.
La presenza del primo testo, un capitolo del celeberrimo trattato
“Dei delitti e delle pene” dell’illuminista lombardo Cesare Beccaria,
può suscitare qualche perplessità; in realtà il testo permette di cogliere, al di là delle singole testimonianze, il comune sentire – popolare e
non – riguardo al contrabbando, fenomeno assai diffuso nel nostro
paese, favorito, in passato, dalla presenza di numerosi stati e di legislazioni doganali estremamente differenti tra loro.
Il secondo documento, la notificazione del 28 giugno 1826 del
delegato apostolico di Perugia, chiarisce la condizione di Cospaia subito dopo il ritorno del paese allo Stato della Chiesa, con la concessione ai suoi abitanti del privilegio di coltivare il tabacco, che rappresentava un genere di regalìa4 (come tale, sottoposto a diverse limitazioni).
Il successivo, una notificazione dell’I.R. Consulta del Granducato
datata 22 giugno 1826, illustra le norme che regolarono la vita delle
popolazioni del territorio spartito, nelle aree prossime alla frontiera,
per le quali vennero dettate delle norme miranti ad impedire danni ai
possessori di terreni e a rendere più difficile a consumarsi il contrabbando.5 Ci vuol poco ad immaginare quanto siano state gradite ai bravi cospaiesi simili disposizioni, che limitavano una libertà da gran
tempo goduta in assoluta tranquillità…
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singolare repubblica, Città di Castello, Tip. Sabbioni, 1973, e F. NATALI, Lo stato libero di
Cospaia nell’alta Valle del Tevere (1440-1826), Umbertide, Stabilimento Tipografico Tiberino,
1892.
3
Cfr. l’opuscolo del Consorzio Tabacchicoltori di S. Giustino, San Giustino, s.e., 1955.
4
Con il termine “regalìa” si indicavano nel passato i vari diritti pertinenti al re e all’imperatore,
consistenti in prerogative amministrative e giurisdizionali e nella facoltà di riscuotere dai sudditi
alcuni tributi in danaro o in natura; cfr. T. DE MAURO, Grande dizionario italiano dell’uso,
Torino, UTET, 2000, vol. V, p. 450.!
5
Sul contrabbando (e sulla presenza della Truppa di Finanza pontificia, incaricata di
contrastarlo) nella zona di Cospaia nel corso dell’Ottocento, vedasi E. FUSELLI, I picchetti della
Truppa di Finanza della “sezione” di Cospaia. La lotta al contrabbando al confine con il Granducato di Toscana nel XIX sec., San Giustino, Fondazione per il Museo Storico Scientifico del
Tabacco, 2012.
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Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
Una serie di documenti riguarda invece la dogana di Cospaia,
istituita dalle autorità pontificie lungo la strada tra Sansepolcro e Città
di Castello, dopo la spartizione del territorio della vecchia “Repubblica”; la sua vita fu breve, ma segnò, in qualche modo, la vita della popolazione del luogo e, in occasione del passaggio delle truppe garibaldine nell’alto Tevere, fu muta testimone di un piccolo episodio del
Risorgimento.
Le relazioni dell’ispettore superiore Leopoldo Petrai – datate
1877 e relative ad un progetto (abortito) di riforma della Guardia Doganale (l’antenata dell’odierna Guardia di Finanza) – sottolineano la
grande importanza a livello economico della coltivazione del tabacco
nell’alta valle del Tevere e la minaccia, sempre incombente, del contrabbando, operato – a quanto pare – soprattutto dagli stessi produttori.6 I testi confermano anche i legami con i contrabbandieri di Chitignano, paese dell’Aretino in cui, non a caso, esiste un “Museo del
contrabbando”.
Dalla documentazione emerge un quadro complessivo interessante, sebbene esso sia relativo ad una piccola realtà, nel quale la vita di
tutti i giorni, sonnolenta come è solita essere nei centri di ridotte dimensioni, finisce con il venire scossa, in maniera inopinata,
dall’imprevedibilità della Storia, che portò, nel nostro caso, i garibaldini in fuga dopo la caduta della Repubblica Romana nel 1849 a passare per l’alta valle del Tevere e qualcuno di essi addirittura a presentarsi ai “ministri” della dogana di Cospaia, seminando in alcuni abitanti del luogo paura e terrore, comprensione e quasi simpatia in altri
(come nel caso di don Giuseppe Donnini, di Citerna).7
Enrico Fuselli
http://www.enricofuselli.it
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Si ringraziano il presidente e il direttore del Museo Storico della Guardia di Finanza di Roma,
gen. c.a. Luciano Luciani e cap. Gerardo Severino, per cortesia e disponibilità.
G. MAGHERINI-GRAZIANI, Aneddoti e memorie sul passaggio di Giuseppe Garibaldi per l’alta
valle del Tevere nel luglio 1849, Città di Castello, s.e., 1896, pp. 26-27.
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Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
Una ricostruzione della fine del XIX secolo - con tutti i personaggi
rigorosamente in posa - di un “fermo" di contrabbandieri
(immagine tratta dal sito http://www.lombardiabeniculturali.it/
fotografie/schede/IMM-LOM60-0005376/)
Doc. n. 1 – “Contrabbandi”8
(da C. BECCARIA, Dei delitti e delle pene)
Il contrabbando è un vero delitto che offende il sovrano e la nazione; ma la pena di lui non dev’essere infamante, perché commesso,
non produce infamia nella pubblica opinione. 9 Chiunque dà pene in-
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Beccaria si era già occupato del tema in Tentativo analitico su i contrabbandi, in Il Caffè o sia
brevi e varj discorsi già distribuiti in fogli periodici, II edizione, t. I, Venezia, Pietro Pizzolato,
1766, pp. 207-210 (precedentemente comparso nella rivista «Il Caffè»).
9
Si leggano le interessanti osservazioni del gen. Giuliano Oliva, allorché, occupandosi del fenomeno, affermò: “Infine non va sottaciuto che alcuni magistrati locali spesso assumono un
blando e accomodante atteggiamento nella persecuzione e nella condanna dei responsabili del
contrabbando, i quali sono considerati come gli artefici non di una attività criminosa prevista e
punita dalla legge, ma come i naturali protagonisti di un traffico e di un commercio che, più che
illecito, viene ritenuto un tipico fenomeno sociale e tradizionale, che affonda le sue radici nel
tempo e che riguarda tutta la fascia confinaria con il territorio elvetico” (G. OLIVA, Il contrabbando. Aspetti del fenomeno e misure di contrasto, Roma, Guido Pastena Editore, 1977, p. 20).
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Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
famanti a’ delitti che non sono reputati tali dagli uomini, scema il sentimento d’infamia per quelli che lo sono. Chiunque vedrà stabilita la
medesima pena di morte, per esempio, a chi uccide un fagiano ed a chi
assassina un uomo e falsifica uno scritto importante, non farà alcuna
differenza tra questi delitti, distruggendosi in questa maniera i sentimenti morali, opera di molti secoli e di molto sangue, lentissimi a
prodursi nell’animo umano, per far nascere i quali fu creduto necessario l’aiuto dei più sublimi motivi e un tanto apparato di gravi formalità.
Questo delitto nasce dalla legge medesima poiché, crescendo la
gabella, cresce sempre il vantaggio, e però la tentazione di fare il contrabbando e la facilità di commercio cresce colla circonferenza da custodirsi e colla diminuzione del volume della merce medesima. La
pena di perdere e la merce bandita [s’intenda: sottratta al dazio] e la
roba che l’accompagna è giustissima, ma sarà tanto più efficace quanto più piccola sarà la gabella, perché gli uomini non rischiano che a
proporzione del vantaggio che l’esito felice dell’impresa produrrebbe.
Ma perché mai questo delitto non cagiona infamia all’autore, essendo un furto fatto al principe [s’intenda: il sovrano], e per conseguenza alla nazione medesima? Rispondo che le offese che gli uomini
credono non poter esser loro fatte, non gl’interessano tanto che basti a
produrre la pubblica indignazione contro di chi le commette. Tale è il
contrabbando. Gli uomini, sui quali le conseguenze rimote fanno debolissime impressioni, non veggono il danno che può loro accadere
pel contrabbando; anzi sovente ne godono i vantaggi presenti.10 Essi
non veggono che il danno fatto al principe: non sono dunque interessati a privare dei loro suffragi chi fa un contrabbando, quanto lo sono
contro chi commette un furto privato, contro chi falsifica un carattere,
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Ecco cosa rispose un giovane contrabbandiere ad un giornalista che gli ricordava che il contrabbando era un reato: “Come vuole ella che mi sconsigli dal contrabbando? Il contrabbando
non è rubare. Se rubassi o uccidessi allora meriterei i suoi rimproveri; ma per contrabbandare io
non faccio male a nessuno: anzi faccio del bene. Chi va in prigione per cotesti [sic] fatti non
perde il suo onore: tutt’altro. È un disgraziato che è compianto da tutti e che tutti cercano di
aiutare come possono, soccorrendo la sua famiglia finché sta in carcere e dandogli lavoro appena
che ne è uscito. Ah! No, signor mio, il contrabbando è represso, ma non è un reato: io non so
perché si debba proibire a me di andar a comperare dello zucchero, del caffè, del tabacco in quel
paese lassù oltre il confine che è così vicino a noi e dove quei generi costano così poco, per
obbligarmi invece ad andar lontano e a pagare il doppio, il triplo e talvolta anche il quadruplo del
prezzo…” (Pel contrabbando, «Il Monitore delle Regie Guardie di Finanza», anno XIII, n. 2,
9/1/1899).
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Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
ed altri mali che possono loro accadere. Principio evidente che ogni
essere sensibile non s’interessa che per i mali che conosce.
Ma dovrassi lasciare impunito un tal delitto contro chi non ha roba da perdere? No: vi sono dei contrabbandi che interessano talmente
la natura del tributo, parte così essenziale e così difficile in una buona
legislazione, che un tal delitto merita una pena considerabile fino alla
prigione medesima, fino alla servitù, ma prigione e servitù conforme
alla natura del delitto medesimo. Per esempio la prigionia di un contrabbandiere di tabacco non dev’essere comune con quella del sicario
e del ladro, e i lavori del primo, limitati al travaglio e servigio della
regalìa medesima che ha voluto defraudare,11 saranno i più conformi
alla natura delle pene.12
Doc. n. 2 - Notificazione del delegato apostolico
di Perugia del 28 giugno 1826
Adriano Fieschi de’ conti di Lavagna e di S. Valentino, patrizio
genovese, cavaliere del reale ordine militare dei Ss. Maurizio e Lazzaro, prelato domestico della santità di nostro Signore, referendario
dell’una e l’altra segnatura, protonotario e delegato apostolico della
città, e provincia di Perugia.
Colla notificazione dell’eminentissimo signor cardinal Segretario
di Stato del dì 15. maggio scaduto si pubblicò la transazione felicemente conclusa fra i governi pontificio, e toscano, e la divisione fatta
fra i medesimi di questo territorio di Cospaja, mediante una linea progressiva di confinazione, indicata dai termini appostivi.13
Desiderosa oltremodo la santità di nostro Signore Leone papa XII
felicemente regnante di assicurare fra gli abitanti di Cospaja il mantenimento dell’ordine pubblico, e volendo dar loro insieme un saggio
della sua paterna beneficenza ci ha ordinato con dispaccio della suprema Segreteria di Stato di far noto nel suo sovrano nome ciò che
segue.
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11
In parole povere, il condannato per contrabbando avrebbe dovuto risarcire l’amministrazione
pubblica da lui danneggiata con il proprio lavoro (una sorta di contrappasso dal sapore dantesco).
12
C. BECCARIA, Dei delitti e delle pene, in IDEM, Opere, Milano, Società Tipografica dei Classici Italiani, 1821, vol. I, pp. 93-94.
13
Furono in tutto 80, sistemati dal Tevere fino alla parte più elevata del territorio di Cospaia; cfr.
NATALI, Lo stato libero…, cit., p. 110.!
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10
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
Il frontespizio di un antico testo per la coltivazione del tabacco
I. La Terra14 di Cospaja farà parte del Governo Distrettuale di
Città di Castello, Delegazione di Perugia,15 e verrà eretta in università
appodiata16 a Città di Castello suddetta, ed alla pubblicazione del nuo-
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14
“Terra” ha in questo caso il significato di “luogo abitato, borgata” (DE MAURO, Grande dizionario italiano…, cit., vol. VI, p. 634).
15
Sull’organizzazione amministrativa dello Stato Pontificio vedasi Moto proprio della santità di
nostro Signore papa Pio VII in data de’ 6 luglio 1816 sulla organizzazione dell’amministrazione
pubblica esibito negli atti del Nardi Segretario di Stato, Milano, Ferdinando Baruc Stampatorelibrajo, 1816.
16
Gli “appodiati”, secondo la legge pontificia, erano dei centri autonomi, amministrati da un
sindaco e da due aggiunti, che venivano tratti dalla sua popolazione; si riscuotevano le imposte e
si regolavano le spese del centro “appodiato” indipendentemente dal comune principale, al quale
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11
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
vo ripartimento territoriale dello Stato Pontificio sarà controdistinta
con tale qualifica.
II. Avrà un sindaco, e nella rinnovazione de’ consigli comunali,
sarà prescelto fra i cittadini del luogo un numero di persone proporzionato alla propria popolazione, che sarà portato sull’albo di Città di
Castello, e farà parte del Consiglio Municipale di detta città.
III. Il popolo di Cospaja godrà di tutti quei diritti, e privilegj tanto
per 1’assunzione dei professori sanitarj, ed altri, quanto per
l’amministrazione sua singola, che sono accordati a tutte le altre università appodiate; dovrà pertanto andar soggetta alla rata delle sole
spese d’utilità comune verso la comunità principale da ripartirsi sul
numero delle anime rispettive in confronto, e proporzione della totalità delle anime della comune principale, e delle altre università alla
stessa appodiate.
IV. Sarà accordato alla Terra di Cospaja il privilegio di più mercati, e di una fiera annuale da celebrarsi nel luogo, che dal governo
verrà stabilito.
V. Fino all’attivazione del nuovo censimento i beni rustici, ed urbani compresi nella Terra di Cospaja, e nella parte del territorio appartenente allo Stato Pontificio saranno esenti dalle tasse fondiarie, e
nell’attivazione suddetta saranno gratuitamente eseguite le prime volture di proprietà de’ beni anzidetti, che saranno allibrati al catasto di
Città di Castello, ma in una mappa distinta per comodo maggiore dei
possidenti.17
VI. Da ora in avanti tutte le cause civili degli abitanti di Cospaja
saranno portate al tribunale del governo distrettuale di Città di Castello per le somme di sua competenza, e le altre ai respettivi tribunali
stabiliti dal moto-proprio di s. santità del dì 5. ottobre 1824.,18 il quale
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si versava invece quanto dovuto per le spese comuni e per quella parte di servizio della quale si
fruiva grazie all’amministrazione centrale; cfr. G. BALLA-V. FERNÈ, Gli antichi appodiati ed una
questione pratica in questa materia esposta dai deputati dell’appodiato di Filo, Bologna, Regia
Tipografia, 1862, p. 3.
17
Con la Notificazione del Prefetto degli Archivi del 30 giugno 1827, fu disposto l’obbligo del
“trasporto” (ovvero della trascrizione) delle iscrizioni ipotecarie all’ufficio di Perugia, da
effettuarsi entro il volgere di sei mesi; cfr. P. MAGRI, Raccolta delle leggi, decreti e regolamenti
relativi al sistema ipotecario pubblicati dall’anno 1806 al 1854, Bologna, Società Tipografica
Bolognese e Ditta Sassi, 1855, vol. II, pp. 247-249.
18
Per il dettato del documento, vedasi Moto proprio della Santità di nostro Signore papa Leone
XII in data dei 5. ottobre 1824. sulla riforma dell’amministrazione pubblica della procedura
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Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
sarà pubblicato in essa Terra nel modo in appresso indicato ad eccezione delle cause, ovvero controversie che non eccedano la somma di
scudi cinque, le quali, fino a nuov’ordine saranno economicamente
decise, o composte dal Sindaco di Cospaja a termini dell’articolo 79 di
riforma del sistema dell’amministrazione pubblica esposta, e compresa nel detto moto-proprio.
VII. La santità di nostro Signore per un tratto di sua sovrana clemenza abolisce quanto alla pena, non però quanto all’azione civile, o
privata, competente alla parte lesa, tutte le querele, ed inquisizioni
promosse, ed intraprese, o che potrebbero promuoversi, ed intraprendersi fino al presente giorno contro gli abitanti della villa di Cospaja, e
di quella parte di territorio, che appartiene allo Stato Pontificio, esclusi però i delitti realmente capitali, se ve ne ha di commessi.
VIII. Dal presente giorno in poi le cause criminali, non eccedenti
la pena di un anno di opera, saranno giudicate dal governatore distrettuale di Città di Castello in prima istanza e le stesse cause in seconda
istanza, e le altre importanti maggior pena, dal Tribunale Criminale di
Perugia, il tutto a tenore del lodato moto-proprio.
IX. Si abilita la popolazione di Cospaja a proseguire la intrapresa
coltivazione delle foglie di tabacco,19 e si accorda pel corrente anno ai
coltivatori di esse, il benefìcio considerabile, con fare che sia loro pagata la foglia, da recarsi al magazzeno camerale, al doppio del prezzo
rispettivamente assegnato per gli altri coltivatori dello Stato Pontificio,20 a ciascuna delle tre qualità designate nella notificazione di Sua
Eccellenza reverendissima monsignor Tesoriere Generale del dì 12.
gennaio dell’anno corrente, che si ha per pubblicata in Cospaja, nel
modo da esprimersi in appresso, unitamente all’editto
dell’eminentissimo signor Camerlengo del 17. gennaio 1823 ed alle
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civile e delle tasse dei giudizj, esibito negl’atti del Farinetti segretario di camera il giorno 30 del
mese ed anno suddetto, Roma, Vincenzo Poggioli, 1824.
19
Fu concessa la coltivazione, nel territorio di Cospaia, di mezzo milione di piante di tabacco;
cfr. A. ASCANI, San Giustino. La pieve, il castello, il comune, Città di Castello, s.e., 1965, p.
144, nota n. 2, e G. ROSSI, Il tabacco nell’alta valle del Tevere. Dai contrabbandieri di Cospaia… ai moderni stabilimenti industriali, «Umbria Agricola», n.s., XI, luglio-agosto 1966, p.
182, nota n. 5.!
20
La concessione di un prezzo superiore a quello usualmente praticato durò pochi anni, se è vero
che il 21 maggio 1830 i rappresentanti del Comune di San Giustino (e quindi anche il sindaco di
Cospaia) indirizzarono una supplica a papa Pio VIII, nella quale lamentavano la diminuzione del
prezzo del tabacco (C. SACCIA, Il lavoro della memoria. Storia del Consorzio tabacchicoltori di
San Giustino, San Giustino, Museo Storico Scientifico del Tabacco, 2008, p. 17).!
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Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
prescrizioni, regole, discipline, alle quali dovranno pienamente uniformarsi li coltivatori di Cospaia, per non incorrere nelle multe comminate nelle leggi indicate contro i contraventori.21
CARL SPITZWEG, “Ispezione doganale della guardia papalina” (1880) copia della tela conservata presso il Museo “Städtische Galerie
Lenbachhaus” di Monaco di Baviera (Archivio fotografico del
Museo Storico della Guardia di Finanza di Roma)
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21
La coltivazione del tabacco nello Stato della Chiesa non era libera; essa era disciplinata, nel
periodo in cui avvenne il ritorno di Cospaia al Papato, dall’Editto del Camerlengo del 17 gennaio
1823 - “Discipline sulla coltivazione delle piante di tabacco”, in Raccolta delle leggi e disposizioni di pubblica amministrazione nello Stato Pontificio, vol. III, Roma, Stamperia della Reverenda Camera Apostolica, 1834, pp. 411-415.!
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Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
X. Sarà inviato sul luogo un ministro delle dogane pontificie,22 al
quale gli abitanti di Cospaja, e della parte del territorio appartenente
allo Stato Ecclesiastico daranno l’assegna23 di tutti i generi esteri, e
soggetti a dazio doganale, che esistono presso di loro, e segnatamente
dei tessuti, e delle derrate coloniali di qualunque specie. Potranno essi
liberamente estrarre questi generi, quando loro non piaccia sdaziarli,
onde porli in commercio nello stato, e volendoli sdaziare, sarà usata
loro l’agevolezza di esigerne il dazio allora soltanto, quando li metteranno in circolazione o per mezzo di contratto, o per mezzo di speculazione.
XI. Al ministro doganale sopraenunciato, quando non venga precedentemente spedito un particolare ministro dell’amministrazione
generale de’ sali, e tabacchi, potranno gli abitanti suddetti dare
l’assegna anche del tabacco, che possono avere, sia in foglia, sia in
polvere, che, portato al magazzeno camerale sarà pagato loro, in quanto alla foglia, allo stesso vantaggioso saggio enunciato di sopra, ed in
quanto al tabacco in polvere ad un equo prezzo proporzionato a quello
della foglia, come si è praticato con sod[d]isfazione degli abitanti del
Principato, e Territorio di Farnese recentemente aggiunto allo Stato
Pontificio. Quei che non volessero venderlo dovranno averlo estratto
nel perentorio termine di un mese per non soggiacere alle pene comminate a chi possiede, e vende tabacchi di contra[b]bando dall’altro
editto del dì 7. luglio 1814. promulgato dal medesimo sig. cardinal
Camerlengo, il quale altresì si ha per contemporaneamente pubblicato
nel modo suindicato.
XII. Finalmente per un contrasegno di speciale affezione di sua
santità si accorda una dote di provincia a tutte le zitelle di Cospaja
della parte del territorio appartenente alla Santa Sede, le quali si mariteranno nel decorso tanto del presente, quanto dell’anno venturo.
Il moto-proprio sovrano sopraindicato, come pure gli editti, e la
notificazione, che si richiamano nella presente, saranno, a comune
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22
“Ministro” era il termine, invero pomposo, con il quale si indicavano gli impiegati delle dogane pontificie; cfr. Manuale pratico per gl’impiegati delle dogane pontificie, Perugia, Tip. di
Vincenzo Santucci, 1853, p. 22.
23
In pratica, si doveva denunciare la detenzione delle merci estere nella più vicina dogana, che
rilasciava la ricevuta della dichiarazione, chiamata “bolletta d’assegna”; cfr. Manuale pratico
per…, cit., pp. 109-110.
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Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
istruzione, depositati presso il sindaco del luogo, da cui si renderanno
ostensibili a chiunque ne faccia richiesta.
Perugia dalla nostra residenza, li 28. giugno 1826.
(firmato) Il Delegato Apostolico A. Fieschi.
e per il Segretario Generale assente
(firmato) A. Berti ff.
In Perugia 1826. Nella Tipografia Camerale e Vescovile di Giulio
Garbinesi, e Vincenzo Santucci.24
Doc. n. 3 – Notificazione dell’I. e R. Consulta del 22 giugno 1826
Cessate le antiche differenze fra la Corte di Toscana, e quella di
Roma sulla pertinenza della villa e territorio di Cospaja, e diviso questo fra i due governi, mediante una linea progressiva di confinazione
tracciata da termini, l’I. e R. Consulta, in esecuzione degli ordini contenuti nel biglietto dell’I. e R. Segreteria di Stato de’ 17. stante, rende
note le seguenti convenzioni, che sono state stabilite dai due sovrani
per la conservazione della reciproca quiete, che saranno dai respettivi
sudditi esattamente osservate.
I. Gli abitanti e possidenti nelle respettive porzioni di quell’ora
diviso territorio, sono dal giorno presente soggetti alle leggi del sovrano al quale appartengono le respettive porzioni suddette, e dovranno
essi allibrare ai respettivi catasti le loro possidenze, nel modo e forma
che sarà dal respettivo loro governo indicato.
II. In tutto il tratto della nuova demarcata linea giurisdizionale
per l’oggetto di evitare ogni questione e differenza a motivo di sconfine del bestiame, si dovrà reciprocamente attendere un buon confine
rispetto al bestiame di qualsivoglia specie si sia, il qual buon confine
si estenda a canne romane 100. di palmi 10. l’una di architetto, pari a
canne fiorentine 72. sol. 2.8. (di braccia 5. l’una a panno), di modo
che per lo sconfine entro la suddetta distanza non si possa domandare
e pretendere pena di specie veruna, quale s’intenderà sempre rimessa,
ma solamente possa dai possessori dannificati esigersi l’emenda del
danno, secondo la stima da farsene ai termini delle leggi del territorio
entro il quale il danno sarà stato recato.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
24
!
San Giustino, Archivio del Museo Storico Scientifico del Tabacco (manifesto a stampa).
16
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
Finanziere pontificio, anno 1830
(immagine tratta da I finanzieri nell’opera di Alessandro Degai,
Roma, Museo Storico della Guardia di Finanza, 1995)
III. In tutti gli altri casi, fuori dello sconfine del bestiame, si dovranno osservare le leggi che veglieranno nel territorio, nel quale si
commettessero altre trasgressioni.
IV. Rimarrà ai sudditi respettivi la facoltà di abbeverare e lavare
il bestiame di qualunque specie, come pure di lavare i panni ed istrumenti rusticali, ed altri simili, nelle acque del rio denominato Gorgaccio, come nell’altre acque dei fossi e canali che servono di confine,
nelle quali acque inoltre, ogni qualvolta possano essere suscettibili, il
!
17
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
diritto della pesca sarà comune tra i sudditi dei respettivi governi; salva a favore dei possessori che rimanessero dannificati l’emenda di
qualunque danno che venisse nell’esercizio degli usi sopraccennati
recato; fermo sempre peraltro rimanendo quanto si è precedentemente
stabilito riguardo allo sconfine del bestiame che potesse seguire a motivo di pascolo.
V. Succedendo qualche rottura o variazione del rio Gorgaccio,
potrà ciascuno dei respettivi sovrani in qualsivoglia tempo rimettere il
corso del rio sunnominato nel suo alveo stabilito dai termini appostivi
nell’enunciata confinazione, per avere l’effetto che le acque si mantengano nell’attuale loro andamento.
VI. Non potrà impedirsi mai per parte del governo toscano e dei
proprietarj nella porzione della villa di Cospaja, attribuita stante la
prescritta divisione al governo prelodato, la pronta riparazione di quei
danni che nascessero dalle piene naturali del Riascolo, debordanti
dall’argine sinistro compreso nello stato toscano, le quali investissero
i possessori limitrofi dello Stato Pontificio; con che la riparazione
debba farsi a spese dei proprietarj interessati alla medesima, e con lavori di tal natura da non pregiudicare alla ripa e all’arginazione del
lato destro.
VII. In conformità delle leggi de’ 2. e 24. Marzo 1793., respettivamente pubblicate dai due governi, non potranno i sudditi né
dell’uno né dell’altro, in qualunque parte della linea confinaria di cui
si tratta, fabbricare o costruire case, capanne, stalle, forni, seccatoj, o
altri edifizj stabili ec. di qualsivoglia natura, o ampliare in verun modo
alcuna fabbrica già esistente, se non alla distanza di canne 40. di braccia 5. l’una fiorentina, pari a canne romane 52. palmi 1. once 8. e minuti 4 8/23 dalla linea suddetta di confine; come pure rimane vietato il
traversare con i così detti cavalcavia, o altro edifizio qualunque
d’interna comunicazione, la mentovata linea, e di ampliare in minimo
modo quelli che attualmente vi esistessero, quali dovranno rimanere
nel preciso stato in cui trovansi al presente, fino a nuovo concorde
provvedimento dei due governi: dovendo i contravventori rimanere
soggetti alle pene comminate dalle leggi antecedenti.25
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
25
Prescrizioni quasi identiche si trovano negli accordi per la confinazione tra Stato della Chiesa
e Regno di Napoli del 1840, ratificati nel 1852; cfr. Notificazione del Segretario di Stato del 1°
luglio 1852 - “Convenzione addizionale al Trattato di confinazione fra lo Stato Pontificio ed il
Regno di Napoli, contenente le norme legislative di privato e pubblico interesse in ordine ai
!
18
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
VIII. Si dichiara estinto e perento qualunque credito, che per titolo di pubbliche imposte e gravezze, o per diritti di regalìe esista e trovisi notato e imposto fino al presente giorno nei catasti, registri, libri
di regalìe, aziende, e finanza di uno dei due suddetti governi, verso
fondi o persone della villa e territorio di Cospaja, passate in seguito
dell’enunciata divisione sotto il supremo dominio dell’altro.
IX. Restano dichiarate perente ed ineseguibili tutte le condanne
che fossero proferite finora da ambedue i governi a causa e in dipendenza di turbata giurisdizione in Cospaja e suo territorio contro qualsiasi persona o corpo morale.
X. Finalmente, essendo preceduta l’apposizione dei termini, eseguita dagl’ingegneri dei respettivi governi, e dai governi suddetti approvata, questi stessi termini saranno di norma alle respettive popolazioni, onde conoscere la pertinenza delle porzioni di Cospaja e suo
territorio divise ed attribuite al governo toscano, ed a pontificio respettivo.26
Doc. n. 4 - Descrizione della dogana di Cospaia nel 1832
Cospaja
La dogana è posta in pianura nella campagna in aria salubre, distante dalla Soprintendenza27 miglia 8, da Roma 163, dall’estremo
confine circa mezzo miglio, in vicinanza della città di S. Sepolcro toscana. La dogana per i molti rapporti colla medesima è di somma importanza, e maggiormente lo diverrà, quando sarà ultimata la nuova
strada.28
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confini medesimi”, in Raccolta delle leggi e disposizioni di pubblica amministrazione nello Stato
Pontificio emanate nel pontificato della santità di nostro Signore papa Pio IX felicemente regnante, Roma, Stamperia della Reverenda Camera Apostolica, 1852, vol. VI, p. II, pp. 1-15.
26
Voce Roma e Toscana, in Repertorio del dritto patrio toscano vigente ossia spoglio alfabetico
e letterale delle più interessanti disposizioni legislative veglianti nel Granducato, vol. VII, Firenze, Aureliano Giuliani, 1838, pp. 315-317.
27
È quella di Città di Castello; vedasi G. MONTI, Manuale di legge organica ossia istruzione
elementare ad uso degl’impiegati delle dogane dello Stato Ecclesiastico, Perugia, Tip. di Vincenzo Santucci, 1832, p. 95.
28
Ivi, p. 97.
!
19
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
La rievocazione di un incontro tra contrabbandieri durante la festa di Cospaia
(fotografia di Enrico Fuselli)
Doc. n. 5 - Lettera del ministro doganale Campi
Cospaia 29 luglio 1849
Mio caro avvocato,29
Il segretario Castellucci mi ha comunicato una vostra lettera, da
cui ho appreso che avete desiderio di conoscere tutto ciò che è avvenuto in S. Giustino durante la permanenza di Garibaldi, con la sua
banda. E siccome ho rilevato pure aver voi anche noi ministri impegnato per ottenere delle informazioni in proposito, così non manco io
di appagarvi per ciò che ci riguardò direttamente al nostro posto di
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
29
È l’avv. Giustino Roti, di Città di Castello (MAGHERINI-GRAZIANI, Aneddoti e memorie sul…,
cit., p. 30), al quale fu indirizzata anche la lettera successiva di Natale Calvori. Sul professionista
tifernate vedasi A. TACCHINI-A. LIGNANI, Il Risorgimento a Città di Castello, Città di Castello,
Petruzzi Editore, 2011, pp. 22, 30, 32, 34, 44, 48, 50, 52, 57-59, 68, 74, 86, 88, 107; per il necrologio, G. BIANCONI, Cenni biografici dell’avv. Giustino Roti di Città di Castello, «L’Album»,
XXV, n. 8, 10/4/1858, pp. 62-64; n. 9, 17/4/1858, pp. 73-74; n. 10, 24/4/1858, p. 78.
!
20
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
Cospaia, lasciando al Castellucci di chiarirla sul resto dei fatti di S.
Giustino come più apportato a conoscerli.
Sappiate adunque che il giorno 26 del cadente, verso l’una pom.,
si disse qui giunta al Borgo la [a]vanguardia di Garibaldi composta di
60 uomini a cavallo. Appena sparsa una tal nuova s’incominciò tosto a
temere della loro venuta anche fra noi. Di fatti il dopo pranzo verso le
5 pom. una prima scorreria composta di un grosso maggiore, e quattro
altri graduati d’infima classe, transitò per questa dogana nel momento
che io era in S. Giustino, e Calvori30 in casa del contadino che abita il
locale medesimo. Quando furono in faccia alla dogana mi si dice che
si fermassero alquanto per raccogliere le notizie del luogo, e quindi
proseguirono la loro veloce avanzata verso S. Giustino, dove giunsero
quando io mi ero diretto per venire in dogana per cui mi incontrai con
essi di faccia. In quel momento però non potetti che osservarli da lungi mentre appena presi dei zigari nello spaccio, continuarono la loro
veloce scorreria secondo il costume beduino, che tale è pure il loro
vestiario, verso la strada di Castello. In questo frattempo io continuai
il mio viaggio per la dogana dove non appena vi ero giunto, che li vidi
ritornare verso me di tutta carriera. Arrivati alla presenza di noi impiegati e delle guardie che eravamo sulla strada, si fermarono. E poiché io mi ero ritirato solo sulla porta dell’ufficio mentre gli altri si trovavano da me divisi per il movimento dei cavalli, dovetti per conseguenza dar nell’occhio del maggiore che dopo salutato diresse a me la
parola così: - È lei il capo della dogana? Al che risposi. - Ne sono il
ministro. - Bene, proseguì: Io sono stato molto contento dei finanzieri
che hanno militato sotto di me in Roma.31 Quando ero con essi al Vascello, potevo dormire qualche ora di più giacché ero sicuro della
loro fedele vigilanza, lo che non era così quando mi trovavo coi sol-
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
30
Un Natale Calvori, commesso di dogana, risulta essere stato nominato “ricevitore doganale”
con decreto n. 628 del 24 dicembre 1860 del R. Commissario Generale Straordinario per le Marche, (Raccolta ufficiali degli atti del R. Commissario Generale Straordinario nelle provincie
delle Marche, Ancona, Gustavo Sartorj Cherubini, 1860-1861, p. II, p. 117). Nel 1870 lo stesso
nominativo figura tra gli ufficiali addetti alle visite di 1a classe della dogana principale di Ancona; cfr. Annuario del Ministero delle Finanze del Regno d’Italia pel 1870, Firenze, Stamperia
Reale, 1870, p. 174.
31
Sul contributo dei finanzieri alla causa italiana, vedasi AA. VV., I finanzieri per il Risorgimento e l’Unità d’Italia. Atti del convegno. Roma, 20 maggio 2011, Roma, Museo Storico della
Guardia di Finanza, 2011 (in particolar modo, B. BURATTI, I finanzieri nei moti insurrezionali e
nella difesa della Repubblica Romana (1848-1849, in Ivi, pp. 89-112).!
!
21
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
dati di linea che spesso mancavano al loro dovere. Dovunque anderò,
e fino a che vivrò non farò che lodare i bravi finanzieri, con che ho
fatto prodigi di valore, e se tutti fossero stati attaccati alla causa della
Repubblica come questi soldati, essa non sarebbe andata così perduta, conseguenze solo però di chi l’ha tradita. Io per essa ho affrontato
quasi una certa morte dappoiché son quello che ho ad Arezzo condotto via a sostegno della nascente Repubblica una parte della guarnigione di quei dragoni, e disarmato le guardie che contrastavano il
passo alla nostra fuga: non per questo io rispetto tutte le opinioni,
poiché ognuno ha le sue proprie tendenze a cui mal si resiste, ma non
potrò soffrir mai chi mi tradisce: egli diventa per me un nemico, che
non ha alcun accesso alla compassione: e come tale non sono io in
diritto di ucciderlo? Che ne dice lei? – Ne ha tutta la ragione, risposi
a lui, non senza però un qualche sconcerto all’animo. – Sì, un traditore, continuò, merita di esser tolto di vita. E qui dopo breve pausa proseguì... ma per quel che vedo dovrebbe ella essere un mio nemico. –
Potete immaginare qual fosse la mia sorpresa, il mio ghiacciacuore a
questo linguaggio, che mi teneva stando a cavallo circondato dai suoi,
e da altra gente curiosa di vedere, e sentire, e portando sempre la mano ad una pistola che teneva al fianco: ciò non pertanto io potetti, non
senza però un qualche sconcerto, rispondere a lui che non potevo
comprendere qual fosse il motivo ond’egli arguisse essere io suo nemico. – Il modo, risposemi, con cui lei si contiene meco me lo fa credere. – Mio caro avvocato, egli forse avrebbe desiderato che lo avessi
secondato con tutto il calore nelle sue opinioni, ma io non poteva parlare col labbro ciò che non sentiva nel cuore; la causa della vera libertà italiana che io pur amo, non era più quella che si desiderava dai
buoni, e che dovea sostenersi colle sane leggi, colla santità dei costumi, e col rispetto alla religione; essa fu violata allorché si obbligò alla
fuga il sovrano riformatore che aveva diritto a tanta gratitudine; allorché nessuno fu più sicuro della propria vita e libero del suo pensiero, e
per cui col rammarico nel cuore di veder tutto perduto e tanta ruina
succedere a tanta felicità sperata, non seppi molto fingere come molti
sogliono fare, e così potetti rispondere: – Sig. maggiore, se ella rileva
in me una qualche freddezza, è il solo effetto della sorpresa che mi ha
prodotto l’improvvisa venuta della sua persona che per la stima che le
ho, le confesso che mi reca soggezione, del resto né io né il mio compagno sentiamo odio per lei, né per chiunque altro che gli appartiene.
!
22
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
Alcune divise dei finanzieri pontifici
(Roma, Archivio fotografico del Museo Storico della Guardia di Finanza)
– Io non posso persuadermene, ripigliò, poiché saranno adesso
tre quarti d’ora che mi é stato riferito che voi desiderate gl’Austriaci;
Queste non sono che calunnie, soggiunsi, di privati nemici che mai
mancano a chi occupa impieghi pubblici, né io saprei cosa dire, e cosa fare per persuaderla del contrario. Ed egli; datemi in prova di ciò
la vostra mano. – Io fui subbito sollecito a quest’atto di fede, ma gli
porsi la sinistra, invece della destra che disgraziatamente era impegnata con una buona presa di tabacco. – Come, allora mi disse, mi date la
sinistra invece della destra? – Oh! perdoni sono troppo confuso, eccole la destra, eccole anche un bacio, che egli mi ripeté con tutto il fuoco di Marte. In questo frattempo il Calvori che sebbene da me diviso
per la presenza dei cavalli aveva compreso l’oggetto della discussione,
che invero dire si faceva per parte di quel maggiore con tutta pacatezza, e sentito nominarsi, era venuto in mio soccorso dicendo anche lui
parole di persuasione; ma egli faceva conoscere che il vero Italiano
dovea avere in odio lo straniero, giacché esso non viene qua tra noi
che per dissanguarci, tutti i danari, diceva, che si spendono per i Tedeschi, per i Francesi, non potrebbero servire per incoraggiare
!
23
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
l’industria, per sovvenire l’indigenza; insomma per il vantaggio di
tutti? Nel momento che si è troppo attaccati all’interesse, giacché il
ricco cura solo il suo oro, e l’impiegato il proprio impiego più che la
libertà italiana, non si vede il getto che si fa delle nostre sostanze allo
straniero in tanta copia da lasciar ciascuno vuoto d’ogni speranza di
risorsa. Il bravo italiano deve tutto sacrificare per la sua patria.
– Qui io credetti di poter dar termine alla sua polemica col dire
che noi semplici ministri di campagna non potevamo avere nessuna
influenza sulla questione politica d’Italia; che noi quando ci eravamo
fatti un dovere di obbedire fedelmente, seguendo anche le massime
del vangelo, a chi ha tutta la forza di comandarci, era il tutto che si
poteva praticare e pretendere da due impiegati padri di numerosa famiglia, in ispecie del mio compagno che conta nove figli. – Queste
non sono ragioni, ripigliò, che persuadono chi ha tutto sacrificato per
la patria come me, né per questo sono qui per obbligare le vostre opinioni che rispetto; pensate pure come volete, ma non mi tradite. – Egli
riteneva forse che la carica di ministro di finanza in noi avesse tanta
forza da far venire ad un nostro cenno dei Tedeschi per sorprenderli,
per cui dopo avergli ripetuto ed assicurato che noi non avevamo alcuna influenza sulla venuta dei Tedeschi, e che il desiderarli o no era la
stessa cosa, se ne partì con la velocità che era venuto; non senza però
concludere nel mentre che si stradava con i suoi, che noi ministri eravamo tanti mangiapane, perché non sapevamo fare un’abnegazione di
tutto per il sostegno della Repubblica Romana.
Questi sono i fatti di mercoledì che ci risguardarono personalmente, ed intorno a cui voi dovete notare a quale rischio ci avevano
esposti due o tre infami della villa di S. Giustino. Alcune altre cose del
venerdì ve le dirà Calvori come in appendice a questo scritto. Dopo di
che altro non mi resta che salutare tutti di casa in specie il mio maestro, e ripetermi
Aff.mo servo ed amico.
Campi
P. S. Alla Pieve si dice essere giunta una banda del Garibaldi; che
il paese ha suonato a stormo, e che ancora non siano potuti entrare.32
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
32
!
MAGHERINI-GRAZIANI, Aneddoti e memorie sul…, cit., pp. 30-37.
24
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
Doc. n. 6 - Lettera del ministro doganale Natale Calvori
Stimatissimo sig. avvocato,
Avendomi il collega sig. Campi fatto sapere il da Lei esternato
desiderio, di conoscere, cioè, da parte nostra le cose per fatto della
banda Garibaldi quivi accadute durante l’arrivo loro soggiorno e partenza, ben volentieri e prontamente mi vi presto, epperciò a quanto
esso sig. Campi scrissegli, quello aggiungerò che a mia cognizione
specialmente essendo, sono a portata di farle sapere.
Nel giorno, adunque, posteriore all’arrivo loro al Borgo, non furono praticate che tre piccole scorrerie fino a S. Giustino e con quattro
o cinque individui a cavallo: una sul far del giorno, l’altra sulle 6 ant.,
l’ultima alle 3 pom. Intanto in questa sera seppesi che un orribile saccheggio fu, per parte di questi banditi, dato a Citerna,33 lo che aggiunto a quanto manifestato eraci avanti il nostro ufficio da quel maggiore,
aumentò i timori nostri; basta, a Dio piacendo, la notte si passò bastantemente tranquilla, ma circa le ore 5 della susseguente mattina,
venne la mia servente in camera, e quasi affannosa Si alzino, disse, i
Garibaldesi sono arrivati e danno da per tutto saccheggio. Ella può
ben credere la pena nostra. Alzatomi vidi un affac[c]endarsi, un andare e venire di questi poveri abitanti di Cospaia per nascondere quello
che più a cuore le stava, e noi pure lo stesso facemmo.
Ma intanto viene il facchino di questa dogana. – Ebbene che c’è
di nuovo? – Nulla. – I Garibaldesi sono in S. Giustino.34 – E che fanno? – Nulla. Vogliono da mangiare ed hanno preso dei bovi, e delle
vacche e del fieno. – E tu qui che vuoi? – Venga in dogana che vi è
roba da daziare. – E chi è costui che si azzarda ora a girare? – Vallini con certe pelli di bue. – Precedimi che vengo. Sebbene a malincuore pure mi risolsi di andarvi. Dall’alto della mia dimora (poiché abito
nel palazzino del sig. Collacchioni detto del Valenti sopra in Cospaia)
vedevo un andirivieni di scorrerie garibaldesi a cavallo. Seppi che un
picchetto di 7 o 8 tra cavalieri e fanti stavasi fisso al Ponte Riascolo
detto del Mori, nella cui casa e scuderia pretesero alloggio, vitto e foraggio, ed intanto vengo assicurato esser prossimi i Tedeschi al Borgo,
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
33
Sulla permanenza dei garibaldini a Citerna, vedasi TACCHINI-LIGNANI, Il Risorgimento a…,
cit., pp. 100-101.
Garibaldi rimase a San Giustino per tutta la giornata del 27 luglio 1849, accolto calorosamente
dalla popolazione locale, per partire quindi per Bocca Trabaria (Ivi, p. 101).!
34
!
25
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
onde a ragione temetti una scaramuccia in luogo.
Ufficiale pontificio, anno 1854 (immagine tratta da G. OLIVA,
La Guardia di Finanza pontificia,
Roma, Museo Storico della Guardia di Finanza, 1979)
Pure ripreso animo, scendo per via trasversale alla dogana; giunto
però sull’aia del villano che vi abita sopra, veggo alcuni villici fisso
guardare in verso al Borgo: sospettai qualche cosa, ed in fatti passarono tre garibaldesi a cavallo. Credendola una delle solite scorrerie proseguii, quando ad un tratto viddi quel maggiore già ricordato, poi que’
quattro che seco erano; favel[l]ò... alla dogana, e quindi tutta la colonna, andavano di passo, e senza apparenza di agitazione alcuna. Onde
non trovarmi di nuovo a contatto di costoro, credetti esser prudenza di
ritirarmi nella casa del contadino sopra la dogana. Erano le 7 ant. circa. Pensai non esser veduto, ma non so come stesse seppi che dissero
in S. Giustino – I ministri si erano serrati sopra. – Furono da taluni
!
26
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
contati e mi fu detto che in tutto erano 70.
Esaurito quanto occorreva in dogana, mi feci di questa sul limitare e vidi un finanziere a me incognito, questi avea una mano fasciata
ed appesa al collo, il salutai, cui poco rispose. Io: – Avete forse avuto
qualche ferita? Ed egli con poco bel garbo passando: – No. – Sopraggiunti altri due che ben si vedeano della nota banda, ceffi difficili ed
antipatici, guardarono questi verso il confine gridando ed imprecando
anche con bestemmie, di modo che io ritiratomi non intesi quello si
dicessero. Tuttavolta credetti prudente, anche per assicurare la mia
famiglia, ritirarmi in casa mia, dal cui alto bene scorgeva del piano
ogni movimento. Infatti appena giunto, armato del can[n]occhiale potei vedere benissimo, che que’ settanta nell’aja del Mori accampati
erano, e qui so che pretendevano e fieno e biada, ma non essendovi il
sig. Ulisse, la di lui vecchia zia mandò la servente con la scorta di uno
di costoro per cercarlo. Seppi allora da persona di casa Collacchioni e
venuta di poco dal Borgo, che i Tedeschi erano colà arrivati, che poco
prima quel solito maggiore erasi recato dal sig. Collacchioni e detto:
Mi procuri, signore, un po’ di denaro mentre io subito partir deggio. I
Tedeschi a momenti arrivano. Circa alle 9 1/2, mentre seguitava a stare in osservazione verso il piano, viddi nell’aja Mori un affaccendarsi,
montare a cavallo i pedestri e difilare ordinati, ma piano, sulla via
maestra; sceso il ponte, o poco più in là, a precipitoso galoppo si dettero fino al punto detto la Croce Santa (è quel crociato di strade una
delle quali conduce alla chiesa arcipretale di S. Giustino) quivi con un
colpo di pistola si fermarono tutti ad un tratto; si sentì allora alcuni
tocchi di tamburo in S. Giustino e seppi che un ordine del Garibaldi
obbligò a tutti a sgombrare questo paese sollecitamente e di andare al
Campo.
Alle ore 10 1/2 circa, una voce a casa mia vicino dice: Oh Dio
sono da Valenti, è certo che saccheggiano. Osservo e vedo avanti casa
di questi alcuni cavalli montati e fermi, e poi veggo che caricano fieno. Erano tre i quali presero poco fieno dal Valenti, e certa biada dal
vicino colono Guerrini, volgo Guizzi, che vollero però tutto pagare, e
poi partirono. Poco stante giunsero alla dogana tre di cavalleria, uno
era Polacco e conosceva la lingua ungarese, l’altro era Francese, ed il
capo loro Perugino, questi chiesero al colono sopra la dogana pane,
vino e prosciutto che pagarono. I due esteri mi disse quieti, ma il Perugino un poco di buono. Stettero costà fino alle 5 pom., fino alla
!
27
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
qual’ora si trattenne pure il picchetto al Ponte Mori e tutti partirono
poi lasciando sgombro affatto ogni posto da loro occupato. Nulla più
di nuovo. La mattina susseguente sabato 28 alle ore 8 ant. si videro
difilare col solito bell’ordine e facendo gradita mostra di sé i Tedeschi; i cavallieri sembravano ussari e se ben mi ricordo, del 21° Reggimento, ed i pedoni parvero Tirolesi; era il 23° Reggimento, e parmi
dicessero fosse il Reggimento Gebesch o Cepesch. Ma chi conosce il
modo di scrivere o pronunciare i loro nomi saprà far meglio, ma io
non potrei nemmeno accertare se ho bene inteso. Questo so per certo
che eravi un generale, ed il colonnello comandante allorché avanti fu
la dogana, vista l’arma pontificia, il zigaro dalla bocca si tolse ed abbassollo; fece pochi passi e disse – Portata via cassa. – proseguendo
suo cammino alla testa dell’armata. Al primo non bene intesi, ma poi
capii che intendeva la cassa doganale, ed essendo alquanto inoltrato
null’altro potei rispondere che gridando un No. Avevano due pezzi di
bellissima artiglieria, ed un bell’obice, un ponte e molti cariaggi.
Eccole tutte notizie, che al lungo descrissi onde a portata sia di
conoscere il preciso. Ella poi deve compatire se qualche correzione si
vede, ma senza attribuirlo a mancanza di rispetto; il creda piuttosto
per sollecitare e rimetterle la presente sapendo gli altri averlo fatto,
epperciò penso a non ricopiarla come fare dovrei. Se altro occorrer le
potesse, ella non avrà che a comandarmi tanto su questo proposito,
quanto su altro crede potersi servire dell’opera mia, e la prego a farlo
liberamente poiché con veracissima stima me le professo
Di Cospaia 30 luglio 1849.
Suo dev.mo ed obb.mo servitore
Natale Calvori35
Doc. n. 7 - Notificazione del 15 ottobre 1851
15 ottobre 1851
Governo Pontificio - Ministero delle Finanze
Notificazione
“Autorizzazione alla dogana di bollettone di Cospaja a daziare
per introduzione le merci da peso fino a qualunque somma”
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35
!
Ivi, pp. 37-42.
28
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
Un momento della lavorazione del tabacco da parte delle “tabacchine”
(immagine tratta da «Illustrazione popolare», XXVIII, 13/9/1891, p. 580)
Per la convenzione stipolata fra il governo di sua santità ed il
Granducato di Toscana nel 29. novembre 1850,36 tolta all’estera dogana di Monterchi la facoltà di sfogare i transiti dei generi che movevano da Livorno a destino dello Stato Pontificio pel confine di Città di
Castello, l’importazione dei medesimi ha ripiegato sullo stradale di
Cospaja, intanto che a quella nostra dogana non è permesso daziare
per una somma superiore a cinque scudi. A provvedere quindi ai biso-
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
36
Si tratta della convenzione tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio per la repressione
del contrabbando, che disciplinava il transito delle merci nel territorio dei due stati (che avevano
in comune un lunghissimo tratto di confine), il cui testo si legge in Recueil manuel et pratique de
traités, conventions et autres actes diplomatiques, vol. VI, Leipzig, F. A. Brockhaus, 1856, pp.
449-452.
!
29
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
gni del commercio, analogamente alle facoltà conferite dalla santità di
nostro Signore, si dispone quanto appresso.
1.° La dogana di Cospaja, conservando il suo grado di bollettone
di prima classe,37 viene autorizzata a daziare per introduzione le merci
da peso fino a qualunque somma.
2.° Questa disposizione avrà effetto col giorno 20 del corrente
mese.
Roma dal Ministero delle Finanze li 15 ottobre 1851.
Il pro-ministro delle Finanze
Angelo Galli38
Doc. n. 8 - Le relazioni dell’ispettore superiore delle Gabelle,
Leopoldo Petrai (anni Settanta del XIX secolo)
a) All’estremità sul confine colla provincia di Perugia, cioè nella
valle bagnata dal Tevere, le coltivazioni del tabacco per conto della
Regìa39 sono piuttosto estese, collegandosi con quelle del contiguo
territorio di San Giustino nella provincia suddetta.
[...] Il contrabbando che a preferenza preoccupa la forza doganale
[della provincia di Arezzo] è quello del tabacco che dalle coltivazioni
preindicate si trafuga nel restante della provincia per poi manipolarsi
principalmente nel comune di Chitignano,40 i cui abitanti sono già
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
37
Le dogane di bollettone potevano sottoporre a dazio le merci da importare non soggette a
bollatura, per un importo non superiore a 5 scudi, mentre per l’esportazione non esistevano limiti
di sorta; cfr. Manuale pratico per…, cit., p. 4.
38
Notificazione del Ministero delle Finanze del 15 ottobre 1851, in Raccolta delle leggi e disposizioni di pubblica amministrazione nello Stato Pontificio emanate nel pontificato della santità
di nostro Signore papa Pio IX felicemente regnante, vol. V, Roma, Stamperia della Reverenda
Camera Apostolica, 1852, pp. 372-373.
39
Si tratta della “Società Anonima per la Regìa cointeressata dei tabacchi”, costituita in seguito
ad un accordo siglato il 23 giugno 1868 tra il ministro delle Finanze, Guglielmo Cambray-Digny,
e il Credito Mobiliare e alcuni banchieri stranieri, che ebbe il monopolio dei tabacchi per 15
anni. La società, dopo aver suscitato furiose polemiche in occasione della costituzione, fu interessata da diversi scandali; alla scadenza del contratto, lo Stato decise di riassumere la gestione
del monopolio dei tabacchi. Cfr. A. CAPONE, Destra e Sinistra da Cavour a Crispi, «Storia
d’Italia», vol. XX, Torino, UTET, 1981, pp. 172-173.
40
Sul contrabbando legato al paese dell’Aretino, si vedano L. FOGNANI-A. FACCIOLI, Chitignano: contrabbando, storia, socialità in una cultura di crocevia appenninico, [Firenze], Il Candelaio, 1982, e L. FOGNANI, Fra nobili e contrabbandieri. Un burrascoso borgo appenninico, Città
di Castello, Litosystem, 2005.
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30
Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane
famosi negli annali del contrabbando in Toscana, quantunque al
presente tale industria sia (per quanto vuolsi) alcun poco diminuita.
[...] Per quanto ho inteso non è mai intervenuta trattativa per
introdurre modificazioni a questo contingente; soltanto dall’ispettore
mi fu messo sott’occhio un rapporto del suo predecessore in data 30
luglio 1873 con cui proponeva di istituire una brigata volante in
Rassina punto centrale e propizio per sorvegliare più da vicino la
contrada del Casentino, dove sono quasi tutti i polverifici e dove più
che altro si manipola e si pianta tabacco clandestinamente.41
b) Solamente pel ramo tabacchi qualche timore può concepirsi a
causa delle coltivazioni autorizzate nei comuni estremi della provincia
[di Perugia] posti a contatto di quella d’Arezzo, dove pure sono
autorizzate e colle quali formano una sola sezione diretta da un agente
della Regìa con sede in Borgo San Sepolcro.
Si sa ormai che i primi autori del contrabbando sono gli stessi
coltivatori, per cui vuolsi molto accorgimento per parte degli agenti
della Regìa durante la coltivazione, e molta vigilanza per parte della
forza doganale, dopo il raccolto. […]
Nell’ultima campagna i comuni di San Giustino, Città di Castello
e Citerna in provincia di Perugia, furono autorizzati a coltivare n.
1,400,000 piante di tabacco,42 quelli di Borgo San Sepolcro,
Monterchi ed Anghiari in provincia d’Arezzo 900,000.43
c) Premesso che in questa provincia [di Perugia] per l’interna sua
posizione, non ha la forza di vigilanza altro precipuo obiettivo che di
reprimere il contrabbando che può esercitarsi trafugando il tabacco
dalle coltivazioni autorizzate sull’estremo confine della provincia
stessa e ad immediato contatto con quelle di Borgo San Sepolcro in
Provincia d’Arezzo […];44
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41
Roma, Archivio del Museo Storico della Guardia di Finanza (d’ora in poi AMSGDF), Divisione 6a. Nuovo contingente della Guardia Doganale. Provincia di Arezzo. Relatore cav. Leopoldo
Petrai, Relazione dell’ispettore superiore.
42
La coltivazione nel territorio dei comuni vicini a San Giustino fu autorizzata nel 1867 (ASCANI, San Giustino. La…, cit., p. 146, nota n. 2, e ROSSI, Il tabacco nell’alta…, cit., p. 182, nota n.
5).!
43
AMSGDF, Divisione 6a. Nuovo contingente della Guardia Doganale. Provincia di Perugia.
Relatore cav. Leopoldo Petrai, Relazione per la riforma del servizio di vigilanza in provincia di
Perugia.
44
AMSGDF, Divisione 6a. Nuovo contingente della Guardia Doganale. Provincia di Perugia.
Relatore cav. Leopoldo Petrai, Verbale d’esame della relazione per la riforma del servizio di
vigilanza in Provincia di Perugia.
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31
“Non sei mai stato nell’Umbria: e non hai goduto
del silenzio dei suoi antichi paesi,
e della morbidezza dell’erbe che ricoprono
i suoi colli; e della varietà dei fiori
delle sue valli”
(N. BORIOSI, Da un dialogo con un amico settentrionale, vv. 3-7)
Finito di stampare con i tipi della
Graphic Vit di San Giustino (PG)
nel mese di giugno 2014
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