Roma, 12 Dicembre 2012 Questa mattina nella Club House dell
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Roma, 12 Dicembre 2012 Questa mattina nella Club House dell
Roma, 12 Dicembre 2012 Questa mattina nella Club House dell’Ippodromo Tor di Valle di Roma si è svolta la conferenza stampa di presentazione del Movimento Autonomia Ippica, promosso da Carlo Zuccoli (giornalista ippico, avvocato e consulente di società private ed istituzioni pubbliche in tema di corse internazionali e degli aspetti giuridici, fiscali e tecnici relativi alla gestione delle scommesse), Gaetano Papalia (presidente dell’Unione Nazionale Ippodromi), Antonio Guitto (rappresentante dei concessionari e degli allibratori indipendenti) e Paolo Bonacelli (noto attore cinematografico e teatrale, vincitore, tra l’altro, del Premio Gassman alla carriera, qui in veste di scommettitore, categoria che trova rappresentanza per la prima volta in Italia in questo Movimento). Gaetano Papalia ha introdotto la conferenza, spiegando che l’idea di creare il Movimento è nata dalla constatazione che, nell’attuale drammatica congiuntura attraversata dall’ippica, nel settore molti sono fortemente disorientati e non si sentono rappresentati né dalle idee contenute nelle proposte di Legge attualmente in discussione in Parlamento (nessuna delle quali è di iniziativa governativa e che appaiono testi con fini elettoralistici di fine legislatura), né dai vari gruppi come la Lega Ippica. Questo sia perché continua a regnare una forte incompetenza e sia perché alcune iniziative sembrano avere l’obiettivo di ricercare una legittimazione ad esercitare il potere sul settore e a gestire il danaro pubblico rappresentato dal prelievo sulle scommesse, approfittando del vuoto istituzionale lasciato dall’Assi, piuttosto che quello di esprimere una reale progettualità. Relativamente alla Lega o Unione Ippica, il modello che prefigura appare infatti un ibrido che non ha precedenti nella storia delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni, poiché il soggetto che si propone alla guida del rilancio industriale del settore non procede all’acquisto delle aziende in stato di crisi, investendo propri mezzi economico-finanziari. Né la Lega configura un processo di liberalizzazione del comparto, dal momento che prevede che il prelievo netto delle scommesse continui ad essere sottratto alle preferenze del mercato, ribadendo la negazione di ogni forma di concorrenza tra ippodromi, i cui destini resterebbero nelle mani di una regia centralizzata portatrice di interessi privati. E’ in questo contesto che Gaetano Papalia ha cercato la collaborazione di Carlo Zuccoli, di cui stima la competenza tecnica e l’esperienza internazionale, per mutuare soluzioni dai Paesi che, pur avendo attraversato periodi di crisi simili ai nostri, sono riusciti a rilanciare il settore rinnovandolo, adattandole alla nostra realtà e alla congiuntura creata dagli errori clamorosi commessi nella gestione dell’ippica in questi 15-20 anni. Errori iniziati con l’introduzione, nel 1995, del sistema di scommesse a riversamento sul totalizzatore nazionale (battaglia condotta da alcuni sul piano morale per porre fine all’evasione che il sistema a riferimento consentiva) e proseguiti con l’introduzione nel 1999 del DLGS di riordino dell’Unire completamente scollegato dal decreto di riordino del settore che aveva sostituito la Legge Mangelli tre anni prima, nonché con il fallimento del piano commerciale di ampliamento della rete di distribuzione del 1999 che dette il via alla vicenda dei minimi garantiti, portando l’Unire per la prima volta nella sua storia ad indebitarsi con la Cassa Depositi e Prestiti aprendo quella falla finanziaria che si è progressivamente sempre di più allargata. Errori proseguiti con la burocratizzazione dell’Unire che ha condotto a costi di apparato spropositati (il 40% del bilancio dell’Ente) sottratti al settore produttivo, con il rifiuto nel 2007 di ridurre il prelievo delle scommesse in favore dell’aumento del pay-out previsto dalla Legge Germanà, con la destinazione attraverso la Legge 184 del 2008 per tre anni consecutivi di 400 milioni di Euro a montepremi senza utilizzarne un centesimo per un progetto di rilancio del settore e dimenticando completamente ogni attività promozionale. Per arrivare all’epilogo del 2011, con la sottrazione degli oltre 100 milioni di Euro destinati all’ippica dalla Legge 184 per il 2012 ad opera del Ministro per le Politiche Agricole Romano, che ha precipitato nel baratro il settore, con l’aggravante di non aver trovato il coraggio di decidere di destinare le ridotte risorse a disposizione ad un sistema ippico ridimensionato come quello delineato dalle Linee Guida del Ministro Zaia, effettuando invece un taglio orizzontale indiscriminato, che ha condotto le aziende più strutturate che sono l’anima della filiera alla progressiva paralisi. Dal confronto con Carlo Zuccoli è scaturito così il Manifesto del Movimento Autonomia Ippica, che sintetizza in una serie di punti il percorso da indicare al Governo per l’elaborazione di un articolato sotto forma di Decreto Legislativo o di DPR per attuare una riforma molto incisiva dell’ippica italiana, ispirata a concetti veri di autonomia, imprenditorialità e managerialità, senza il minimo aiuto da parte dello Stato. Il punto di svolta per il settore, secondo Carlo Zuccoli e Gaetano Papalia, è proprio la rinuncia alla richiesta di contribuzioni allo Stato. Autonomia Ippica vuole rivendicare l’indipendenza del settore, nella convinzione che un’impresa produttiva autosufficiente si sottrae anche a ogni e qualsiasi “ricatto” da parte della politica. Questo significa, al di fuori di ogni forma di ingannevole populismo, ridare l’ippica all’ippica che è impresa, perché proprio la capacità del settore di camminare con le proprie gambe può essere la sua garanzia di continuità. Carlo Zuccoli ha quindi spiegato i capisaldi del suo progetto di liberalizzazione del settore ippico italiano commissionatogli nel 2010 dalla SIRE, presentato nel luglio di quell’anno all’allora Ministro dell’Economia Tremonti ed esaminato da AAMS nel 2011, con l’ausilio di una simulazione, espressa in termini molto prudenziali, che dimostrava come, in tre anni, il rapporto tra montepremi stanziato e proventi realizzati dall’Unire/Assi, attualmente fortemente deficitario (nel 2011, negli ippodromi utilizzati come campione di San Siro galoppo e Tor di Valle Trotto, rispettivamente, - 7,8 milioni e -4,5 milioni), sarebbe ritornato brillantemente in attivo. Questo studio ha evidenziato in maniera inequivocabile gli effetti deleteri del sistema a riversamento applicati alla realtà italiana, per non aver considerato che tale metodo funziona egregiamente solo in paesi come la Francia, Hong Kong o il Giappone, e negli Stati Uniti per mezzo del simulcasting, dove gli ippodromi, la rete di distribuzione delle scommesse e la televisione ippica sono tutti riconducibili agli stessi soggetti, e quindi i costi di distribuzione delle scommesse sono bassissimi, la televisione si autofinanzia ed i prelievi sono modulati in modo da produrre un effetto volano (cioè facendo sì che le scommesse semplici – il vincente e il piazzato che danno alte possibilità di vittoria – abbiano un prelievo basso per generare quelle vincite che permettono allo scommettitore di reinvestire sulle c.d. scommesse esotiche – accoppiata, trio, ecc. – più difficili ma con quote più allettanti, aumentando così il movimento). In Italia, invece, la differenziazione di questi tre soggetti rende deleteria l’applicazione del riversamento, e difatti la rete di distribuzione delle scommesse costa il 42,5% del prodotto al lordo dell’imposta unica, la televisione dell’ippica è un costo anziché una risorsa e le scommesse hanno pay-out troppo basso che le mette completamente fuori mercato. L’Unire-Assi ha così contratto un debito che non può che continuare ad aumentare: nel 2012 su un movimento di circa 900 milioni di Euro il prelievo medio del 30% sarà di circa 270 milioni che, detratti i 118 milioni di percentuale dovuta alla rete di distribuzione ed i 40 milioni di imposta, lascierà all’Assi 100 milioni di Euro, che non basteranno neanche a pagare il montepremi, senza contare gli ippodromi, la televisione ippica, il costo di apparato e gli interessi sul debito. Una perdita enorme. Ecco perché l’abolizione del riversamento è uno dei presupposti fondanti del Manifesto del Movimento Autonomia Ippica, un ingranaggio base da cambiare, senza sostituire il quale l’ippica italiana non potrà riprendere a funzionare, autofinanziandosi con i proventi delle scommesse ippiche, così come avviene in tutti i paesi del mondo. Zuccoli ha quindi illustrato il contenuto dei dodici punti su cui si articola il Manifesto, che comprendono: - l’istituzione di un’Autorità Ippica Nazionale, quale ente economico strumentale del MIPAAF (così come era stato previsto in chiave moderna dal DPR 169/98) con competenze più snelle e limitate, che armonizzerà il calendario delle giornate di corse presentato da ogni ippodromo, svolgerà alcuni residui compiti centralizzati e vigilerà sul settore; - la creazione della “Banca Ippica Spa”, sul modello dell’inglese Weatherbys, a cui gli ippodromi verseranno il montepremi delle corse o le relative fidejussioni in garanzia e che provvederà a liquidarlo ai vincitori, una vera e propria banca presso la quale tutti gli operatori del settore dovranno aprire il proprio conto, autofinanziata attraverso commissioni sulle operazioni; - la sostituzione del sistema di scommesse a riversamento con il simulcasting tra ippodromi a massa comune e le scommesse a quota fissa; - l’eliminazione del perverso rapporto tra ippica e punti vendita che, senza il minimo rischio di impresa e per la semplice emissione dei biglietti del totalizzatore, percepiscono una spropositata commissione del 42,50%; - la trasformazione degli ippodromi in unità imprenditoriali autonome che stanziano il montepremi e si autofinanziano con: i proventi del proprio totalizzatore (di cui potranno stabilire liberamente i prelievi), i biglietti di ingresso, i proventi del corporate entertainment e delle sponsorizzazioni, i proventi del simulcasting con altri ippodromi italiani ed esteri, percentuali sul gioco dei bookmakers e sulle scommesse a quota fissa, la gestione del segnale televisivo delle corse e della sua trasmissione, i proventi di slot machines installate sul campo di cui saranno liberi di determinare il pay out, destinando una percentuale predeterminata del prelievo alla formazione del montepremi delle corse; - la riforma della televisione delle corse con la creazione di due circuiti di ippodromi sul modello francese: un circuito maggiore riservato a 8 ippodromi ed agli ippodromi minori nelle loro giornate di gran premio ed un secondo circuito per tutti gli altri ippodromi. La TV sarà gestita dagli ippodromi maggiori e si autofinanzierà attraverso la negoziazione dei diritti televisivi e dei diritti sulle scommesse. L’applicazione di queste riforme darà luogo ad un settore che non riceve contributi dallo Stato, ma si autofinanzia, generando comunque entrate per l’Erario attraverso le imposte sui profitti. Concetto Mazzarella (Presidente dell’Ippodromo del Mediterraneo di Siracusa e membro dell’Unione Nazionale Ippodromi), ha sottolineato come l’UNI sposi completamente i principi riformisti e liberali che sono alla base del progetto di Autonomia Ippica. Oggi infatti, nonostante non vi sia alternativa alla liberalizzazione dell’ippica italiana, ci si scontra con un’apparente mancanza di volontà dello Stato di uscire dal sistema ippico (testimoniata dalla mancata adozione dei decreti attuativi che avrebbero dovuto seguire la soppressione dell’ASSI assegnandone le competenze al Mipaaf) e dalla gestione delle scommesse ippiche (che, con l’incorporazione di AAMS nell’Agenzia delle Dogane, passano ad uno dei due bracci operativi più potenti del Ministero dell’Economia). Tutto questo senza però che lo Stato abbia elaborato nessun progetto di sviluppo, né manifestato alcuna volontà programmatica, laddove anche lo stanziamento di 250 milioni di Euro per il settore per l’anno 2013 annunciato la scorsa settimana appare in evidente contrasto con le necessità del settore, perché sufficiente soltanto per gestire un sistema ippico dilettantistico, una sorta di ippica italiana di serie B. Gaetano Papalia ha concluso l’incontro con due considerazioni di tipo economico, utili per comprendere che l’avvio del sistema ipotizzato presenta una sua fattibilità, nonostante la fase emergenziale in cui nasce. La riforma consentirebbe infatti di prendere le risorse necessarie per la sopravvivenza del settore dal sistema stesso: con la sburocratizzazione del sistema centrale si libererebbe infatti quel 40% dell’attuale bilancio Assi rappresentato dalle spese per l’apparato che il progetto prevede di sostituire con un’agenzia strumentale snella e con compiti ridotti; la contrazione del costo di distribuzione del prodotto, attraverso la rinegoziazione di quell’insostenibile commissione del 42% pagata alle sale corse (laddove i punti PMU in Francia percepiscono l’1,66%), restituirebbe al sistema altri ingenti mezzi; gli ippodromi, la televisione ippica e la banca ippica si autofinanzierebbero quali imprese autonome e produttive. Questi interventi permetterebbero alla riforma di decollare in tempi brevissimi, per costruire subito un sistema ippico nuovo, indipendente, efficiente e in grado di produrre risorse economiche per garantire la continuità dell’ippica italiana nel futuro. In allegato: - il Manifesto del Movimento Autonomia Ippica - esame critico del Progetto Confindustria-Lega in confronto con il progetto Sire-Zuccoli - immagini della conferenza odierna