Scegliere i Profili ICC

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Scegliere i Profili ICC
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Le scelte strategiche nella gestione del colore
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I PROFILI ImPOstatI neLLe PReFeRenze
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a
lla base del funzionamento
di tutti i software
da utilizzare per la
grafica professionale
ci sono alcune impostazioni, chiamate
anche «preferenze», che stabiliscono
come il programma deve comportarsi
in determinate condizioni o come
l’operatore preferisce si comporti il
software in particolari situazioni.
Tra le tante impostazioni quelle che
sono particolarmente importanti
riguardano la gestione del colore e, di
conseguenza, la scelta dei profili colore
da impostare come spazi di lavoro di
default per le varie tipologie di lavoro.
È diffusa la convinzione che le impostazioni
Giovanni Daprà
Da sempre nel settore della grafica,
da operatore in fotolito a grafico
creativo, poi «convertito»
nel 1987 all’utilizzo del Mac, oggi fa
formazione orientata all’utilizzo
dei software per ottimizzare i flussi
di lavoro, dal trattamento immagini
fino all’archivio dati digitali.
La riorganizzazione dei reparti
di prestampa, la tempificazione della
produzione e la gestione della qualità
in produzione completano la sua
professione.
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degli spazi colore siano riferite solo alle
fotografie e perciò servano solo per
l’elaborazione e la conversione del colore
delle immagini. Invece sono presenti
nei programmi di impaginazione, per
il disegno vettoriale, per le illustrazioni
raster, e anche in Acrobat dove esiste
una specifica finestra di impostazione
per tali parametri per i file Pdf a conferma
della centralità dell’argomento.
Poiché sono i profili Icc impostati nelle
preferenze colore dei software a guidare
la visualizzazione e la conversione del
colore in fase di generazione del file da
utilizzare per la stampa e per il softproofing,
diventa strategico sceglierli adeguati
allo scopo e, soprattutto, in sintonia con
le condizioni in cui avverrà la stampa
(macchina, carta, inchiostro ecc.).
Purtroppo quando si parla di profili Icc
le cose si complicano e si fa facilmente
confusione poiché l’argomento è molto
complesso. I profili colore proposti da
aziende e associazioni tecniche oggi
sono parecchi, noi abbiamo quindi
deciso di analizzare quelli più diffusi
fornendo informazioni di carattere
generale circa i criteri per la loro scelta.
Profili ICC per gli elementi RGB
La politica di rifiutare file in cui sono
presenti elementi RGB, molto diffusa
fino a pochi anni fa, è stata spazzata
via dall’affermazione ormai totale della
fotografia digitale e dalla capacità dei
software di conservare le informazioni
RGB intatte fino alla fase finale. In un
contesto di questo tipo non è però
certo che tutti gli elementi RGB da
stampare siano dotati di profilo.
Sappiamo che questa situazione non è
in sintonia con la norma Iso 12647-2
che al punto 4.2 stabilisce, tra le altre
cose, che tutti gli elementi RGB debbano
essere accompagnati dal proprio profilo
e intento di rendering per poter essere
accettati ma tutti siamo consci che le
regole del mercato e della produzione
alle volte costringono le aziende a
«emendare» alcune procedure per
sopravvivere alla concorrenza e alla crisi.
In tutti quei casi in cui gli elementi RGB
contenuti nel file non presentino il profilo
colore, entrano in gioco gli spazi di lavoro
impostati nelle preferenze dei vari software.
Profili Icc per gli elementi CMYK
Questo argomento è piuttosto intricato
poiché influenzato da diverse correnti di
pensiero. Entrano in gioco molti fattori:
un’ampia offerta software, la disponibilità
di profili standard e profili personalizzati,
le tecniche di conversione colore
classiche, quelle con tecnologia device
link, l’ottimizzazione con riseparazione
a diversi livelli di Gcr (Gray component
replacement, generazione del nero
personalizzata) e altri ancora.
Comunque si voglia affrontare la
questione resta sempre fondamentale
individuare i profili CMYK da utilizzare per
le conversioni/ottimizzazione dei file.
Sappiamo che la scelta dovrebbe essere
guidata da criteri legati alla situazione
produttiva, cioè dallo stampatore
l’ultimo anello della catena, che conosce
l’OpiNiONe DeGli espeRTi
Abbiamo rivolto un paio di domande a tre esperti del settore. Questa è la loro opinione rispetto
all’utilizzo di profili standard in azienda.
Le domande:
1 I profili colore oggi disponibili sono molti, sia RGB che CMYK. In base alla sua esperienza
di consulente di prestampa e stampa quali sono le scelte adottate all’interno delle aziende e su
che base sono state fatte?
2 Nel caso in cui il flusso produttivo in uso preveda anche l’impiego di un software di
repurposing, quali sono le scelte più indicate a livello di gestione colore nei software
d’impaginazione?
Fabio Santoro – contitolare di abc.it
I profili colore specificati come spazi
di lavoro ricoprono un ruolo fondamentale
nella gestione delle assegnazioni dei profili
e delle conversioni colore per la stampa.
le specificità tecniche della propria
macchina da stampa, carta, inchiostri
ecc. Purtroppo questo si scontra con la
realtà odierna dove questa informazione,
pur esistente a livello di preventivo, non
è quasi mai disponibile all’operatore
grafico o di prestampa, che si trova
costretto a effettuare la correzione del
colore, la conversione del colore, la prova
colore e la generazione delle matrici
da stampa senza tenerne conto.
Come comportarsi
Per decidere quale profilo Icc utilizzare, le
norme Iso ci vengono in aiuto e, se ci
limitiamo, per esempio, a considerare la
stampa offset piana su carta patinata, c’è un
nome ricorrente: Fogra 39 [www.fogra.org].
Con questo termine si identifica una serie
di misurazioni eseguite su tacche colorate
stampate con carta e inchiostri a norma.
A partire da queste misurazioni è possibile
creare più profili Icc tra cui quello proposto
da Eci, European color initiative [www.eci.org]
con Tac (Total area coverage) a 300 o 330,
e quello offerto da Adobe [www.adobe.com]
con Tac a 330. Nel panorama odierno poi
non va dimenticato il profilo basato sulle
misurazioni Fogra 27 poiché ancora molto
diffuso. Ma quali dovrebbero essere i criteri
secondo cui un’azienda decide di adottare
un profilo piuttosto che l’altro? Noi, dopo
un confronto con colleghi specialisti nei vari
comparti produttivi (fotografia, prestampa,
stampa) e in base a ciò che incontriamo e
riscontriamo nelle aziende, abbiamo
deciso di analizzare la questione dal punto
1 «Fortunatamente, rispetto a qualche anno fa quando di frequente si utilizzava Photoshop con
profili proprietari non bene identificati, oggi la standardizzazione ha reso omogenee le preferenze
colore verso l’utilizzo di profili standard industriali. Dentro le aziende, pertanto, da impostazioni
piuttosto creative (curve ad hoc per ogni tipo di lavorazione, inchiostrazioni fino a 400, e altro
ancora), un po’ alla volta si sta migrando verso gli standard di “prestampa Europa”, così come
forniti da Adobe, anche se la coerenza che oggi abbiamo negli applicativi Adobe non è ancora
stata raggiunta dagli altri software come, per esempio, Quark XPress e Corel. L’avvento della
fotografia digitale ha costretto poi la catena produttiva ad adeguarsi a ricevere file con profili che
identificano il significato dei numeri delle immagini, e di trattarli di conseguenza adeguatamente.
E questo è stato un ottimo impulso a saltare l’utilizzo delle impostazioni “creative e personali”
di Photoshop o degli altri programmi. Questo non significa che le aziende siano consapevoli di
cosa succede se impostano certi profili Icc piuttosto che altri, ma hanno capito che impostando i
programmi in un certo modo hanno meno intoppi in seguito».
2 «Fare repurposing significa prendere un documento fornito in una quadricromia nota e
adeguarlo alle caratteristiche di lavorazione e di materiali di un certo processo produttivo.
Un grafico o un fotografo, non è tenuto a sapere come devono lavorare i colori rispetto al nero,
per ottenere i migliori risultati in termini di contrasto di macchinabilità e di stampabilità, all’interno
di un certo processo produttivo di stampa. Questo è un compito lasciato allo stampatore, che
deve ricevere file standard e adeguarli al processo produttivo successivo, sfruttandolo secondo
le proprie competenze. Pertanto il consiglio in generale è quello di usare le impostazioni di
quadricromia, le più ampie ottenibili (tipicamente quelle dell’offset per la carta patinata), in modo
che il “riadattamento” successivo parta da dati il più possibile ricchi di informazione. L’ideale
sarebbe lavorare interamente in RGB, anche se le attuali tecnologie creano qualche problema
ad adeguare a valori RGB i fondini classici che vengono utilizzati nel mondo editoriale».
Vincenzo Porciello – responsabile premedia di M.H.P.
1 «Essendo anche fotografi, come spazio colore per gli RGB abbiamo optato per Adobe RGB
in quanto ha una gamma colore più ampia che ci può aiutare nel caso di stampe su plotter con
pigmenti a gamut esteso. Per il CMYK anche per noi il profilo Fogra 39 è il nostro standard di
riferimento essendo tra l’altro la nostra azienda certificata Iso 12647-2 (WideGamut-Tüv Italia)».
2 «Dopo aver verificato una certa corrispondenza tra i profili assegnati alle immagini con
il profilo assegnato al documento, optiamo per mantenere quello assegnato a InDesign,
in seguito alla creazione del Pdf qualora ci fosse la necessità prima dell’output di stampa
procediamo alla conversione del colore nello spazio Fogra su un server dedicato».
Denis Salicetti - responsabile area prestampa
di Galeati Industrie Grafiche
1 «La scelta degli spazi colore di lavoro dipende principalmente dalla destinazione del
documento. Per quanto riguarda la modalità RGB, quello che riteniamo più adatto è Adobe
RGB, in quanto contiene circa il 50% dei colori visibili dall’occhio umano, viene generalmente
assegnato alle immagini realizzate con macchine fotografiche professionali e permette di
ottenere i risultati migliori in termini di colore riproducibile. Per quanto riguarda la modalità
CMYK utilizziamo lo spazio generico Coated Fogra 39, in quanto è lo standard per la stampa
offset su carta patinata. Questo profilo è il più utilizzato dalla maggior parte delle agenzie di
comunicazione e il più adatto quando viene assunto dalle immagini in modalità CMYK senza
profilo incorporato (nel caso non sia possibile risalire a quello corretto). Inoltre avendo un
gamut molto ampio si presta perfettamente in caso di successive conversioni colore».
2 «In questo caso manteniamo i profili incorporati. Questa politica assicura che i profili
utilizzati nella grafica importata e in quella nativa venga rispettata, applicando una gestione
del colore coerente. Inoltre teniamo sempre attivi tutti i check box relativi alle mancate
corrispondenze, in modo che l’utente abbia sotto controllo la situazione senza demandare in
automatico a InDesign alcuna decisione in merito. Le eventuali conversioni colore vengono
gestite successivamente in fase di esportazione in pdf o attraverso l’utilizzo di software
specifici di repourposing».
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Sono qui messe a confronto le tre versioni del
file InDesign, trasformate in Pdf mediante le
stesse impostazioni di esportazione. Ciascuna
delle tre versioni porta in alto il riferimento al
profilo colore impostato come spazio di lavoro
all’interno del software di impaginazione (a
sinistra sRGB IEC61966-2-1 withBPC, al centro
Adobe RGB (1998), a destra ECI RGB v2).
di vista pratico distinguendo l’argomento tra
file RGB e CMYK. Abbiamo scelto alcuni
soggetti fotografici significativi in RGB privi di
profilo, li abbiamo impaginati con InDesign
impostato con gli spazi di lavoro in base a
quanto detto sopra. Abbiamo poi generato
un file Pdf/X-1a in modo da avere solo dati
CMYK. I risultati sono sotto riportati
ciascuno con le nostre osservazioni.
Analisi del test RGB
Abbiamo impaginato in InDesign Cs4 tre
immagini RGB senza profilo per simulare
una situazione molto diffusa nel settore
grafico (si ricorda che le immagini RGB
senza profilo sono vietate dalle norme Iso
ma, nella realtà produttiva purtroppo questi
casi sono molto comuni e devono trovare
una adeguata politica di trattamento);
i soggetti sono stati scelti prendendo
metalli, marmi (grigi neutri), incarnati e
un paesaggio con colori molto saturi.
A turno sono state attivati, nelle preferenze
colore del software alla voce spazio di
lavoro RGB, i profili Icc sRGB IEC619662-1 withBPC, Adobe RGB (1998)
Le percentuali di colore indicate nelle due
posizioni (ombre - luci) evidenziano le differenze
di nero ottenute sullo stesso soggetto applicando
tre profili differenti di conversione colore.
Sulla sfumatura in basso ottenuta utilizzando
IsoCoatedV2 (Eci) il nero inizia a dare contributo
prima del Coated Fogra27 (Iso 12647-2:2004)
non «caricando» il nero nelle ombre (64%).
La sfumatura al centro ottenuta con il profilo
Coated Fogra39 (Iso 12647-2:2004) la situazione
è ulteriormente evidente, il nero parte prima
e con una percentuale nelle luci del 6%.
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e Eci RGB v2 ottenendo poi, con lo
stesso metodo di esportazione, un Pdf
in CMYK. Confrontando i risultati con
l’anteprima di Acrobat (da notare che
anche l’anteprima di InDesign evidenziava
alcune differenze cromatiche dovute
alle diverse assegnazioni di profilo)
abbiamo tratto le seguenti conclusioni:
paesaggio alpino: essendo i colori
molto saturi le differenze cromatiche
sono poco evidenti, il cielo è la parte in
cui si possono trovare alcune differenze;
incarnati: le differenze sono ben
visibili. Il volto della ragazza risulta più
realistico con il profilo sRGB Iec619662-1 withBPC, mentre si satura in
modo estremo con l’assegnazione
del profilo Eci RGB v2. La scelta di
Adobe RGB (1998) risulta intermedia
osservando il monitor, ma potrebbe
dare origine a una maggiore saturazione
dei rossi in fase di stampa;
metalli, marmi e sfondo della
ragazza: queste parti delle immagini
risultano più fredde e quindi più
realistiche nel caso sRGB Iec619662-1 withBPC, mentre virano a livello
cromatico negli altri due casi (più
magenta/rosso nel caso Eci RGB v2);
riso nella zuppiera: il colore bianco
tipico del riso nella versione Eci RGB
v2 è diventato caldo e colorato mentre
nelle altre due immagini è più attendibile;
sfoglia della torta: poiché la torta
non è cotta, il colore della pasta è
Osservando l’immagine a sinistra che mostra
il canale del nero ottenuto con il profilo Coated
Fogra27 (Iso 12647-2:2004) le ombre dei grani
del riso sono inesistenti, al centro con Coated
Fogra39 (Iso 12647-2:2004) sono percettibili
e con IsoCoatedV2 (Eci) sono visibili.
corretto nella versione sRGB Iec619662-1 withBpc. Non deve quindi trarre in
inganno la versione Eci RGB v2, in cui la
sfoglia ha una colorazione più gradevole
che però non è corretta poiché non
associabile a un impasto crudo;
sfumatura: poiché sono realizzate
in grigio neutro (dal bianco al nero),
le tre versioni non evidenziano
differenze cromatiche sostanziali.
Questo ci serve per osservare il
punto di partenza e di arrivo del
nero in fase di conversione dei file.
Dopo questa breve analisi è possibile trarre
alcune conclusioni, tenendo comunque
sempre presente che nulla era noto circa
il profilo originale delle immagini RGB. Se
ci fosse tempo e le aziende ne avessero
un ritorno economico, in un caso reale di
produzione l’operatore dovrebbe aprire
ciascuna immagine RGB, priva di profilo,
in Photoshop, provare ad assegnare
a turno differenti profili Icc e valutare i
risultati su un monitor calibrato. Poiché
questo non è possibile bisogna trovare un
adeguato compromesso e agire a livello
di software di impaginazione scegliendo
le adeguate impostazioni del colore.
Il profilo Eci RGB v2 ha dato risultati
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Tabella riassunTiva dei profili
Nome profilo
Nome interno
Anno
creazione
Modalità
colore
Isocoated_
v2_eci.icc
Iso Coated v2 (Eci)
2.4
2007
CMYK
Isocoated_v2_
300_eci.icc
Iso Coated v2
300% (Eci)
2.4
2007
CMYK
CoatedFogra39.icc
Coated Fogra39 (Iso
12647-2:2004)
2.1
2007
CMYK
CoatedFogra27.icc
Coated Fogra27 (Iso
12647-2:2004)
2.1
2007
CMYK
sRGB_IEC619662-1_withBPC.icc
sRGB Iec619662-1 withBpc
4.1
2004
RGB
sRGB IEC61966.icc
sRGB Iec61966-2.1
2.1
1998
RGB
AdobeRGB1998.icc
Adobe RGB (1998)
2.1
2000
RGB
eciRGB_v2.icc
Eci RGB v2
2.4
2007
RGB
inadeguati in quasi tutti i casi
specialmente quando i colori delicati
devono essere ben bilanciati evitando
una saturazione esasperata.
Tra sRGB IEC61966-2-1 withBPC e Adobe
RGB (1998) la scelta cade sul primo, poiché
nella media delle immagini che abbiamo
utilizzato per fare i test, oltre a quelle
pubblicate, i risultati sono più verosimili,
anche se è necessario ribadire che in
assenza del soggetto fotografato in
originale non tutti potrebbero condividere la
nostra decisione. Chi è interessato a
valutare le immagini sulla sua postazione di
lavoro trova il nostro test in formato .psd,
sul sito [www.rivistedigitali.com/rivistedigitali/pub/
Italia_grafica/2009/8/documenti/Profili.zip].
Analisi del test CMYK
Per la scelta dello spazio di lavoro
CMYK abbiamo utilizzato lo stesso file
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Versione
formato
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Note
Creato da Eci, European color iniziative, a partire
dai dati di caratterizzazione Fogra39.
Fonte www.eci.org
Black length 9 (starting point 10%)
Black width 10
Total dot area 330%
Maximum Black 95%.
Creato da ECI a partire dai dati di caratterizzazione Fogra39.
Fonte www.eci.org
Black length 9 (starting point 10%)
Black width 10
Total dot area 300%
Maximum Black 95%
Progettato da Adobe per gli utenti di arti grafiche a
partire dai dati di caratterizzazione Fogra39.
Fonte www.adobe.org
K generation: medium Gcr
Black start: L* = 86, C = 18%
Max. K: 98%
Max. total Ink: 330%
Progettato da Adobe per gli utenti di arti grafiche
a partire dai dati di caratterizzazione Fogra27.
Fonte www.adobe.org
K generation: light Gcr
Black start: L* = 65, C = 45%
Max. K: 100%
Max. total Ink: 350%
È la versione più aggiornata (versione 4)
del profilo sRGB_IEC61966-2-1.
Creato nel 1998 è un profilo Icc versione 2.1
ed è sicuramente datato ,ma è ormai uno
standard de facto nelle fotocamere digitali.
Progettato da Adobe per gli utenti di arti grafiche
contiene gran parte dei colori producibili
dalle attuali macchine da stampa.
L’attuale versione 2 è stata creata nel 2007 da Eci (il
precedente è stato creato nel 1998). Ha un volume
simile ad Adobe RGB, ma ha bianco e gamma diversi
(rispettivamente D50 e L*, mentre Adobe RGB ha D65 e 2,2).
InDesign di prima; alle immagini è stato
assegnato il profilo sRGB Iec61966-2-1
withBPC. Nella generazione del file Pdf
sono stati attivati a turno i tre profili CMYK
oggetto del test; è stata demandata
quindi a InDesign la conversione da
RGB a CMYK delle immagini.
Mettendo a confronto i risultati con
l’anteprima di Acrobat, abbiamo
analizzato la struttura delle selezioni
rilevando una maggiore presenza di nero
nel file convertito al profilo Iso Coated
v2 (Eci). La valutazione cromatica invece
non evidenzia differenze apprezzabili,
situazione che sposta l’attenzione sulla
scelta del profilo alle esigenze dello
stampatore e del flusso produttivo.
Per esempio se lo stampatore ha
una macchina da stampa che non
è in condizioni perfette e quindi ha
difficoltà a mantenere il bilanciamento
dei grigi in tiratura, bilanciamento che è
determinato principalmente dai tre colori
(C, M, Y), preferirà un file con maggior
nero (e quindi il profilo Iso Coated v2
(Eci); al contrario una macchina in
ordine sarà in grado di stampare bene
anche un Coated Fogra27 (Iso 126472:2004) dove il nero lavora in modo
limitato, maggiormente sulle ombre.
Un commento alla tabella
Analizzando le informazioni dei profili
CMYK, abbiamo visto che alcuni
parametri non sono omogenei.
Abbiamo chiesto aiuto ad alcuni
colleghi esperti del settore e abbiamo
avuto conferma del fatto che i profili,
essendo costruiti con software diversi,
usano parametri differenti per generare
il nero e, dunque, i dati non sono
completamente confrontabili.