Il trattamento laparoscopico dell`occlusione digiuno
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Il trattamento laparoscopico dell`occlusione digiuno
IL TRATTAMENTO LAPAROSCOPICO DELL’OCCLUSIONE DIGIUNO-ILEALE LINEE GUIDA dell’ASSOCIAZIONE CHIRURGHI OSPEDALIERI ITALIANI a cura di ACOI Giovani Nereo Vettoretto, Alessandro Carrara, Luca Lazzaro, Gianfranco De Vivo, Luigi Ricciardelli, Grazia Maria Attinà, Nicola Cillara, Giulia Montori, Antonia Rizzuto, Cristina Virzì, Vincenzo Bottino e Alessio Corradi Revisori: Giovanni Romano (Istituto Nazionale Tumori “G. Pascale”, Napoli, Italia) Michael G. Sarr (Mayo Clinic, Rochester, MN, Stati Uniti) Selman Uranues (Universitätsklinik für Chirurgie, Graz, Austria) Panel di esperti della Consensus Conference: Ferdinando Agresta (Adria), Carlo Amodio (Fano), Carlo Bergamini (Firenze), Giuseppe Borzellino (Verona), Marco Catani (Roma), Davide Cavaliere (Forlì), Roberto Cirocchi (Terni), Sergio Gemini (Cagliari), Antonello Mirabella (Palermo), Nicola Palasciano (Bari), Diego Piazza (Catania), Micaela Piccoli (Modena), Marco Rigamonti (Cles), Marco Scatizzi (Prato), Ernesto Tamborrino (Mirandola), Mauro Zago (Milano) Esperti internazionali: P. Chowbey (India), A. Hill (Nuova Zelanda), K.K.D. Tsui (Hong Kong), D. Rosin (Israele), R. Bergamaschi, G. Gowen, D.M. Lauter, H. Lujan, D.D.T. Maglinte, K. Murayama, J. Pearl, K. Russek, J.R. Salameh, M. Sarr and M.D. Zielinski (Stati Uniti), M. Suter and M. Turina (Svizzera), S. Sauerland (Germania), A. Crowe, J. Tierris and M. Wilson (Gran Bretagna), J.J. Duron and H. Levard (Francia), J. Kossi (Finlandia), N. Bedin, M. Morino and G.D. Tebala (Italia) In collaborazione con: Mario Annecchiarico, Stefano Baldo, Fiorenza Belli, Francesco Brandara, Fabrizio Cantore, Domenico Capizzi, Valerio Caracino, Paolo Contini, Clotilde Crovella, Maria Grazia Esposito, Francesco Feroci, Francesco Gilio, Sara Gobbi, Gianluca Guercioni, Gianluigi Luridiana, Valeria Maglione, Lorenzo Mannino, Domenico Marchi, Felice Nigro, Alberto Patriti, Tommaso Pellegrino, Federico Perna, Davide Piccolo, Pierluca Sallustio e Salvo Vadalà Si ringraziano: L. Presenti, R. Vincenti, G. Melotti, L. Landa, S. Bartoli, G. Catalini, P. De Paolis, M. Longoni, P. Marini, D. Piazza, L. Bottero, F. Nardacchione, G. Pernazza, L. Brancato, S. Camera, F.C. Campanile, M. Carlucci, E. Cian, O. Ciccarelli, F. Crovella, G. Logrieco, P. Iacovoni, P. Maida, J. Megevand AUTORI NEREO VETTORETTO Dirigente Medico Responsabile UOS Chirurgia Laparoscopica A.O. Mellini Chiari (BS) ALESSANDRO CARRARA Dirigente Medico Osp. Santa Chiara A.P.S.S., Trento LUCA LAZZARO Dirigente Medico P.O. San Tommaso dei Battuti U.S.S.L. 10, Portogruaro (VE) GIANFRANCO DE VIVO Dirigente Medico Ospedale S. Bassiano, ULSS 3 Bassano del Grappa (VI) LUIGI RICCIARDELLI Dirigente Medico P.O. Cotugno e C.T.O. A.O.R.N. Ospedali dei Colli, Napoli GRAZIA MARIA ATTINÀ Medico specialista P.O. S. Camillo - Forlanini A.S.L. Roma D NICOLA CILLARA Dirigente Medico P.O. San Giuseppe (Isili) A.S.L. Cagliari GIULIA MONTORI Assistente in Formazione Università degli Studi di Brescia ANTONIA RIZZUTO Assistente in Formazione Università della Magna Grecia Catanzaro CRISTINA VIRZÌ Dirigente Medico Osp. Di Maria A.S.P. 8, Siracusa VINCENZO BOTTINO Dirigente Medico Responsabile UOS Chirurgia d’Urgenza Ospedale Evangelico Villa Betania A.S.L. Napoli 1 centro ALESSIO CORRADI Dirigente Medico A.O. dell’Alto Adige, Bolzano ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida INDICE PRESENTAZIONE (L. Presenti, L. Landa, L. Ricciardelli, F. Agresta) Premessa del Presidente ACOI Come è nata l’idea di una consensus conference sul trattamento laparoscopico dell’occlusione intestinale Il ruolo di ACOI giovani Il valore delle consensus conference societarie in chirurgia Pag. 9 » » » 10 13 15 » » » » » » 19 22 24 27 30 33 » » 37 38 INTRODUZIONE L’occlusione digiuno-ileale (G.M. Attinà, N. Cillara, G. Montori, A. Rizzuto) Eziologia Fisiopatologia Clinica Epidemiologia e costi Diagnostica radiologica e laboratoristica Cenni storici sul trattamento chirurgico LA CONSENSUS CONFERENCE E LE LINEE GUIDA Il trattamento laparoscopico dell’occlusione digiuno-ileale (N. Vettoretto, A. Carrara, A. Corradi, G. De Vivo, L. Lazzaro, L. Ricciardelli, V. Bottino, C. Virzì) Introduzione alla medicina dell’evidenza Metodologia adottata 5 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida Le linee guida 1. Iter diagnostico 2. Timing operatorio 3. Selezione del paziente 4. Ingresso del primo trocar ed induzione dello pneumoperitoneo 5. Rimozione della causa di occlusione 6. Criteri intraoperatori di conversione laparotomica 7. Uso di presidi antiaderenziali 8. Uso della tecnologia ad alta energia per la dissezione 9. Occlusione da laparoceli, ernie addominali od ernie inguinali misconosciute 10. Resezione intestinale Legenda e definizioni 6 Pag. » » 43 44 45 » » » » » 48 49 50 51 52 » » » 52 54 55 PRESENTAZIONE ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida PREMESSA DEL PRESIDENTE A.C.O.I. Prosegue con questa pubblicazione l’impegno scientifico dei nostri soci più giovani nella produzione scientifica internazionale e di Linee Guida a nome della ACOI, prima nell’ambito della “Commissione Giovani” nel triennio 2008-2011 ed ora, proprio per i buoni risultati ottenuti in quel triennio, nel gruppo “ACOI giovani”, fortemente voluto all’inizio della mia esperienza di presidenza, sembrando a me ed al Consiglio Direttivo ormai riduttivo contenere solo in una commissione le tante attività di questo gruppo di giovani chirurghi, ancora coordinato da Luigi Ricciardelli. Dopo il successo della Linee Guida su “L’appendicectomia laparoscopica”, pubblicate su riviste scientifiche internazionali, sul sito Nazionale delle Linee Guida del Ministero e su “Il sole 24 ore”, in collaborazione col Consiglio Direttivo, abbiamo individuato, come argomento meritevole di essere sistematizzato, “Il trattamento laparoscopico dell’occlusione digiuno-ileale”, essendo ormai vasta la Letteratura scientifica internazionale sull’argomento. Già pubblicata a novembre 2011 su “Colorectal disease” col titolo “Laparoscopic adhesiolysis: consensus conference guidelines”, ci apprestiamo con tutta probabilità a ripetere il successo editoriale e divulgativo ottenuto con l’appendicectomia laparoscopica, sempre più convinti che oggigiorno diventi sempre più importante individuare percorsi diagnostici e terapeutici condivisi e basati sulle evidenze scientifiche. Unitamente a tutto il Consiglio Direttivo ed a tutta la nostra Associazione, mi complimento pertanto con questo gruppo di giovani chirurghi a cui, e di questo possiamo noi “anziani” esserne orgogliosi, abbiamo trasmesso l’amore per la chirurgia e per la nostra gloriosa Associazione. Luigi Presenti 9 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida COME È NATA L’IDEA DI UNA CONSENSUS CONFERENCE SUL TRATTAMENTO LAPAROSCOPICO DELL’OCCLUSIONE INTESTINALE La preparazione di un importante congresso come il nazionale ACOI ha richiesto un notevole impegno umano e professionale. Se poi l’ambizione ti porta a desiderare un evento di rilevanza scientifica internazionale gli ostacoli sembrano insormontabili. Ma la sfida diventa molto avvincente. È con questo spirito che il Consiglio Direttivo e la Commissione Giovani si sono accinti ad organizzare la consensus conference sul trattamento laparoscopico dell’occlusione digiuno-ileale che si è tenuto nella sala principale del 30° Congresso Nazionale ACOI di Colli del Tronto. Forti della precedente consensus sull’appendicectomia laparoscopica tenutasi ad Olbia nel 2009 sotto l’egida di Luigi Presenti, abbiamo voluto riproporre un evento impegnativo, come la conferenza di consenso, che potesse soddisfare le aspettative e la fiducia che il pubblico, qualificato ed interessato, ci richiedeva, portando la propria esperienza sia con la discussione che con il televoto. Dimitrios Stefanidis affronta, in un recente articolo su Surgical Endoscopy, il tema della diffusione delle linee guida all’interno di una società scientifica (in questo caso la SAGES - Society of American Gastrointestinal and Endoscopic Surgeons), ritenendo le linee guida uno strumento utile e richiesto (oltre che costantemente utilizzato) dai chirurghi e la Società Scientifica il canale ideale per la loro implementazione e diffusione. ACOI ha sposato in pieno questa tesi, anticipandola nelle intenzioni e permettendo la diffusione delle Linee Guida sull’Appendicectomia Laparoscopica con la pubblicazione sul sito e cartacea (con un manuale dedicato e disponibile gratuitamente per tutti i soci), con la diffusione attraverso i media di settore (pubblicazione nell’Ottobre 2010 di un numero dedicato del Sole 24 ore Sanità), con presenze a Congressi Nazionali (presentazione ufficiale a Paestum nel 2010 da Ottaviano Petrillo) e Internazionali (Lunchtime poster Session all’European Society of Coloproctology organizzato da Giovanni Romano a Sorrento nel 2010) ed infine con la pubblicazione su Colorectal Diseases (disponibile all’indirizzo internet http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/ j.1463-1318.2011.02557.x/abstract). Il nostro obiettivo è stato quello di provare a ripercorrere le tappe anche con questa consensus. L’idea è nata nel 2010, e la scelta dell’argomento è stata dibattuta a lungo. Volevamo studiare, tramite la Medicina dell’Evidenza, un intervento che ancora presentasse lati oscuri e controversi, che fosse applicato ad una patologia diffusa, che potesse potenzialmente venire eseguito in tutti gli ospedali, e che 10 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida interessasse i colleghi di centri di riferimento, periferici, universitari ed ospedalieri, mantenendo le caratteristiche dell’intervento eseguito in urgenza, laddove l’urgenza rimane la vera palestra e “campo di battaglia” del giovane chirurgo. L’adesiolisi laparoscopica è parsa l’argomento ideale. La sempre maggiore diffusione della chirurgia mini-invasiva nei centri italiani (già testata da numerosi audit nazionali, anche svolti in ACOI) porta alla convinzione che tra gli scopi di una società scientifica vi sia quello di fornire, attraverso l’opinione di esperti e la disamina dell’evidenza in letteratura, dei consigli di strategia chirurgica applicabili alle realtà territoriali dove si pratica l’intervento, quali guida utile alla best-practice per la tutela del paziente e dell’operatore. Non esistono, a livello internazionale, linee guida che esauriscano gli aspetti peculiari dell’intervento con una trattazione dedicata; l’adesiolisi laparoscopica entra sempre in modo tangenziale in trattati sull’occlusione intestinale, sulla laparoscopia nell’urgenza addominale, sulla laparoscopia ginecologica, sui presidi antiaderenziali, senza mai esaurire le particolarità più squisitamente tecniche, e quei consigli utili per i nostri Soci e per tutti i chirurghi nazionali ed internazionali che si trovino ad affrontare un intervento in laparoscopia per occlusione digiuno-ileale. La ricerca in letteratura è stato il primo passo. Su una selezione di oltre 100 articoli, sono stati scelti una serie di argomenti dibattuti riguardanti la diagnosi, dettagli di tecnica, il timing dell’intervento, ecc. a formare un questionario di 30 domande a risposta multipla, che è stato inoltrato a una settantina di autori internazionali di pubblicazioni indicizzate su PubMed, ricevendo una risposta da 27 autori (provenienti dagli Stati Uniti, Canada, Germania, India, Nuova Zelanda, Finlandia, Francia, Israele, Italia, Svizzera, Inghilterra, Hong Kong ecc.). Questi dati, elaborati, sono serviti da confronto in sede di consensus, costituendo una nuova figura, “l’esperto internazionale virtuale”, che servisse a dare un’opinione internazionale sui contenuti discussi. Un’ulteriore selezione degli argomenti più dibattuti ha formato il pool di 10 “topics” che hanno costituito l’argomento di discussione della consensus. La selezione del panel di esperti (15 in tutto) è avvenuta secondo criteri precisi: metà dei partecipanti sono stati nominati dal direttivo ACOI, e metà sono stati invitati sulla base della loro presenza come autori di pubblicazioni scientifiche indicizzate sulla adesiolisi laparoscopica. Questo porta naturalmente ad avere allo stesso tavolo di discussione personalità provenienti dal mondo ospedaliero e dal mondo universitario, da ospedali centrali in grandi centri abitati e da ospedali di periferia. Il grande spirito di collaborazione e l’entusiasmo nell’adesione da parte degli esperti invitati è stato il primo segno di un interesse vivace di tutto il mondo chirurgico italiano per l’argomento. 11 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida La sessione si è articolata in una parte introduttiva (presentazione di casi clinici da parte di uno degli esperti, rassegna dell’evidenza presente in letteratura, punto di vista del radiologo per la diagnosi preoperatoria) ed a seguire la vera e propria discussione di consenso sui 10 argomenti, con televoto iniziale (prima della presentazione del voto degli esperti) e giudizio finale di validazione degli statements che sono scaturiti dalla discussione. La discussione è stata guidata, oltre che dal presidente e dai moderatori, anche da tre facilitators facenti parte del gruppo promotore di ACOI giovani, che hanno seguito gli sviluppi del lavoro passo per passo. Il pubblico è stato parte attiva e indispensabile nella discussione e nella validazione delle conclusioni, quale “giuria” imparziale ed esperta. La successiva validazione del lavoro da parte degli stessi esperti convocati, nonché la revisione del processo e dei contenuti da parte del Presidente della Commissione Linee Guida ACOI, Dr. Giovanni Romano, e di due esperti internazionali (uno statunitense ed uno europeo) sull’argomento (il Prof. Michael Sarr della Mayo Clinic di Rochester, ed il Prof. Selman Uranues della Clinica universitaria di Graz), hanno permesso la pubblicazione dello studio su una prestigiosa rivista internazionale indicizzata (reperibile al sito della US National Library of Medicine http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22309304) affinché tutto il mondo scientifico potesse condividere i risultati di questo importante lavoro. Siamo convinti che le linee guida siano un utile strumento per far sì che il “gap” tra ciò che i clinici fanno quotidianamente e quanto è supportato dall’evidenza scientifica si colmi. E la conferenza di consenso è il mezzo più efficace per perseguire questo obiettivo, unendo l’esperienza del quotidiano di chi affronta ed ha studiato a fondo l’argomento, con l’evidenza scientifica in letteratura e con l’opinione di una giuria di chirurghi che possa validare quanto si afferma. Infatti anche il sistema GRADE (Grading of Recommendations Assessment, Development and Evaluation), adottato dal WHO (World Health Organization) per le raccomandazioni cliniche, prevede proprio questo doppio binario, il consenso di esperti e l’evidenza scientifica. Chiaramente le linee guida non vogliono rubare il mestiere e la “decisionalità” di ogni medico sul singolo paziente, e sono perciò da considerarsi come un aiuto al giudizio clinico, che non possono certo sostituire. Luciano Landa Presidente del XXX Congresso Nazionale ACOI 12 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida IL RUOLO DI A.C.O.I. GIOVANI “Perchè proprio l’appendicite acuta e la laparoscopia?” ...così due anni fa’ presentavamo le linee Guida su “L’appendicectomia laparoscopica” a cura della Commissione Giovani, caratterizzate poi da un’ampia diffusione e da un ampio successo, e così possiamo iniziare la presentazione di quest’altro impegno portato a conclusione dal gruppo “ACOI giovani”, in collaborazione col nostro presidente L. Presenti, col Segretario Generale S. Bartoli, col Consiglio Direttivo e con i presidenti dei nostri due ultimi congressi F. Crovella e L. Landa. “Perchè allora... proprio l’occlusione digiuno-ileale e l’approccio laparoscopico?” ...Le ragioni che ci hanno stimolato ad approfondire gli aspetti clinici, diagnostici e terapeutici di tale malattia nell’adulto sono soprattutto la vasta letteratura scientifica sull’argomento, mancante però di una chiara codificazione condivisibile nelle diverse realtà ospedaliere del nostro territorio nazionale, e l’alta frequenza della presentazione del paziente con quadro clinico di occlusione intestinale proprio al chirurgo più giovane, principalmente impegnato nell’attività di pronto soccorso e di chirurgia d’urgenza all’inizio del percorso lavorativo ospedaliero. Le linee Guida su “Il trattamento laparoscopico dell’occlusione digiunoileale” allargano ulteriormente il dibattito scientifico ed anche organizzativo sulla laparoscopia in urgenza, applicabile tuttoggi purtroppo non presso tutte le u.o.c. di chirurgia; allo stesso modo fino ad alcuni anni fa’ l’occlusione intestinale era considerata una controindicazione, prima assoluta e poi relativa alla laparoscopia, mentre in molte u.o.c. è così considerata ancora oggi. Le motivazioni sono legate a problematiche relative alla scarsa formazione dei chirurghi alla laparoscopia in molte Università italiane e per problematiche pratiche e logistiche imputabili alle ristrettezze economiche in cui quotidianamente siamo costretti a prestare la nostra opera professionale, riguardanti soprattutto le nostre regioni meridionali. Con l’attività di “ACOI giovani” e con queste Linee Guida, come potete vedere dalla provenienza geografica degli Autori, abbiamo anche l’ambizione di fare diventare almeno la chirurgia italiana sempre più una, accorciando le distanze tra Veneto e Sicilia e tra Lombardia e Calabria. Altra nostra ambizione con questa pubblicazione è anche quella di dare più spazio alle donne ed agli specializzandi, protagonisti del percorso del nostro gruppo. 13 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida In rappresentanza di tutto il gruppo “ACOI giovani” e di tutti gli autori e collaboratori è doveroso pertanto ringraziare i Proff. L. Presenti, G. Melotti, R. Vincenti, S. Bartoli, G.Catalini, F. Agresta, T. Pellegrino, L. Landa e G. Romano per il sostegno morale, pratico ed economico, indispensabili alla realizzazione di questa e di tante altre nostre iniziative a nome dell’ACOI. Doveroso è inoltre ringraziare gli autori e tutti coloro che hanno collaborato a questa pubblicazione, particolarmente l’amico Nereo Vettoretto, che iniziando il suo percorso in questa Associazione nella scorsa Commissione Giovani, è ormai diventato un punto di riferimento nazionale dell’ACOI in ambito scientifico, ed anche Alessandro Carrara, Luca Lazzaro e Gianfranco De Vivo per l’impegno profuso in questo anno e mezzo di lavoro. A nome mio personale devo ringraziare il Prof. F. Crovella, Direttore della u.o.c. di Chirurgia Generale ove sono Dirigente Medico, per la propulsione che trasmette a noi giovani ad allargare sempre più le frontiere della laparoscopia anche all’urgenza ed all’occlusione intestinale. Luigi Ricciardelli Coordinatore del gruppo “ACOI giovani” 14 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida IL VALORE DELLE CONFERENZE DI CONSENSO IN CHIRURGIA Ho di fronte a me la tabella della “SIGN classification for grading evidence” una delle tante rivedute e corrette ed utilizzate. Non so quante volte l’ho vista e rivista, consultata, applicata. Eppure solo ora mi balza l’evidenza delle evidenze: l’opinione degli esperti è l’ultima come valore, come peso. Puoi essere il più grande esperto del mondo sull’argomento, puoi avere migliaia e migliaia di colleghi che vengono a dissetarsi alla fonte della tua esperienza, ma il tuo giudizio è poco evidente e valido se è solo tale, se non è testato, confrontato, visto in modo prospettico, con numeri pesati e controllati. Non è nulla se il tuo giudizio è solo tuo e non è parte di un’orchestra - magari di cui fai la parte del primo violino - più grande, magari di un gruppo/società che vede riuniti insieme tutti quelli che esercitano la tua stessa professione. Un noto Direttore Generale di una grande aziende ospedaliera di cui per ovvi motivi non posso e non voglio fare il nome, parlando a dei chirurghi motivati ed interessati sull’Evidence Based Medicine (EBM), ha paragonato proprio questa a quegli antibiotici usati troppo e male in tutte le rianimazioni del mondo, tanto ormai da selezionare ceppi più che resistenti ed a bruciare quindi le molecole. Non sono d’accordo: bello l’esempio dell’antibiotico usato male, ma non calza all’EBM. Almeno per come l’abbiamo usata sin ora. Troppo poco, quasi mai! L’abitudine era - ed in alcuni casi ancora è - di far valere di più il giudizio del singolo, magistrale nella sua esperienza però così unica, ed a volte specialmente poco riproducibile e contestualizzabile. Oggi non può essere più così. Vi è la necessità di parlare tutti la stessa lingua, di capirci nelle nostre espressioni, per poter garantire sempre “il giusto valore”, valore che non è altro che offrire il meglio “evidente” a chi si affida a noi, con in mente quell’idea di equità gridata dall’OMS che questo “meglio” sia sempre ritrovabile in ogni “dove”. Un passo avanti poi si è fatto con i report delle esperienze delle singole istituzioni, ma anche queste spesso troppo particolari per essere universali. E non c’entra l’area geografica, sarebbe troppo riduttivo appellarsi a diversità olografiche per spiegare diversità di offerte. Non può che essere allora una Società a prendersi questo onore ed onere, una Società che riunisca professionisti accumulati dallo stesso interesse (e 15 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida vorrei aggiungere passione), una Società allora che vuol fare Scuola per superare gli interessi particolari, per dare sempre a tutti la possibilità quanto meno di conoscere ciò che è in quel momento “evidente” - anche se poco - ed avere , come giustamente scrivono i giovani dell’A.C.O.I. sull’argomento: “the recommendations given with the consensus process might be a useful tool in the hands of surgeons”. Scuola/Società allora che offre uno strumento che tutti possono - e forse dovrebbero ove possibile - utilizzare. Consensus + Società + Scuola + giovani: abbiamo bisogno di Consensus Conference per migliorare sempre. Consensus che devono essere un punto fermo nella politica di ogni Società che si ritiene tale. Ed i giovani, quelli più abituati a cambiare perché affamati di sapere. “Stay Hungry, Stay Foolish!” scriveva Steve Jobs nel suo famoso discorso a Stanford. Dobbiamo essere affamati di Consensus - Societarie - e tanto folli da farne sempre di più! Ferdinando Agresta Membro del Consiglio Direttivo ACOI 16 INTRODUZIONE L’OCCLUSIONE DIGIUNO-ILEALE ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida EZIOLOGIA Le occlusioni digiuno-ileali (SBO: small bowel obstruction) rappresentano una frequente causa di ospedalizzazione (16% di tutte le ammissioni chirurgiche) con una morbidità che può raggiungere il 30% in caso di concomitante strangolamento. La più comune causa di SBO è rappresentata dalla sindrome aderenziale (83.2%), seguita dai laparoceli (3.1%), dalle neoplasie (2.9%), dalle ernie interne (1.9%), bezoar (0,8%), diverticolo di Meckel (0.7%) e da altre cause quali carcinosi peritoneale, Morbo di Crohn, GIST, ernie diaframmatiche ed ileo biliare che complessivamente costituiscono il 7,3%. In particolar modo, la SBO può essere classificata in: “parziale” o “completa” (presenza ed assenza di aria lungo la cornice colo-rettale, rispettivamente), ad origine “aderenziale” o “non aderenziale”, “precoce” o “tardiva” (più di 30 giorni dal pregresso intervento chirurgico). Poiché il presente trattato concentra l’attenzione sul ruolo della adesiolisi laparoscopica, in questo capitolo si parlerà principalmente del quadro aderenziale e delle forme ad esso associate. Il più importante fattore predittivo per la formazione delle aderenze è rappresentato dalle pregresse procedure chirurgiche addominali, infatti circa il 67-93% dei pazienti sottoposti a pregresse laparotomie presentano aderenze post-operatorie. Circa il 31% dei pazienti con pregresse laparotomie è tuttavia libero da aderenze, mentre il 10% dei pazienti con quadri aderenziali non è mai stato sottoposto a pregressi interventi chirurgici a livello addominale. In questa particolare categoria di pazienti, le cause sono da collegare a processi infiammatori ed infettivi intra-addominali, quali diverticoliti e malattie infiammatorie croniche. Il più importante fattore di rischio per l’occlusione digiuno-ileale da aderenze è il tipo di intervento chirurgico e l’estensione del danno peritoneale (appendicectomia 23%, resezioni coliche 21%, procedure ginecologiche 12%, chirurgia gastrica, splenica e biliopancreatica 9%, chirurgia del piccolo intestino 8%, multiple laparotomie 24%). Altri possibili fattori di rischio per l’insorgenza di complicanze legate alle aderenze pelvico-peritoneali sono: età maggiore di 60 anni, pregresse laparotomie eseguite nei 5 anni precedenti l’evento occlusivo, peritoniti, multiple laparotomie, procedure chirurgiche addominali eseguite in regime d’urgenza, resezioni omentali, ferite addominali penetranti. Altri quadri occlusivi in cui la componente aderenziale occupa un ruolo preminente sono rappresentati da ernie inguinali, ventrali e laparoceli incarcerati oltre ai volvoli secondari. 19 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida La probabilità che un’ernia inguinale vada incontro ad incarcerazione varia dallo 0.29% al 2.9% in letteratura. Questa evenienza può raggiungere percentuali pari al 5% nei casi di laparoceli ed ernie ventrali. Tali condizioni possono determinare ostruzione, strangolamento con necrosi e conseguente aumento del tasso di infezione, recidiva e mortalità intra e post-operatoria, soprattutto nei soggetti anziani. I volvoli del piccolo intestino sono relativamente rari e rappresentano il 3.5-6.2% di tutti i quadri occlusivi del piccolo intestino e il 5-22.7% di tutte le occlusioni intestinali. Nell’ambito delle sindrome aderenziali, occupano un posto preminente i volvoli secondari, frequenti in soggetti anziani (sesta/settima decade di vita) senza differenze di sesso, in cui il segmento intestinale è torto alla base intorno ad un punto di fissità. Le cause più frequenti sono rappresentate principalmente da aderenze pelvico-peritoneali post-operatorie o bande aderenziali e secondariamente da ernie interne, neoplasie, tumori stromali del digiuno, diverticoli digiuno-ileali, linfoadenopatie mesenteriche, diverticoli di Meckel, lipomi del mesentere, linfangiomi mesenterici, gravidanza, endometriosi, ascessi, infezioni da micobatteri, aneurismi ed ematomi, infestazioni da Ascaris. Tierris I, Mavrantonis C, Stratoulias C, Panousis G, Mpetsou A, Kalochristianakis N. Laparoscopy for acute small bowel obstruction: indication or contraindication? Surg Endosc. 2011 Feb;25(2):531-5. Epub 2010 Jul 7. 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Fazio VW, Cohen Z, Fleshman JW, van Goor H, Bauer JJ, Wolff BG, Corman M, Beart RW Jr, Wexner SD, Becker JM, Monson JR, Kaufman HS, Beck DE, Bailey HR, Ludwig KA, Stamos MJ, Darzi A, Bleday R, Dorazio R, Madoff RD, Smith LE, Gearhart S, Lillemoe K, Göhl J. Reduction in adhesive small-bowel obstruction by Seprafilm adhesion barrier after intestinal resection. Dis Colon Rectum. 2006 Jan;49(1):1-11. Grafen FC, Neuhaus V, Schöb O, Turina M. Management of acute small bowel obstruction from intestinal adhesions: indications for laparoscopic surgery in a community teaching hospital. Langenbecks Arch Surg. 2010 Jan;395(1):57-63. Epub 2009 Mar 28. Neff M, Schmidt B. Laparoscopic treatment of a postoperative small bowel obstruction. JSLS. 2010 Jan-Mar;14(1):133. Deeba S, Purkayastha S, Paraskevas P, Athanasiou T, Darzi A, Zacharakis E. Laparoscopic approach to incarcerated and strangulated inguinal hernias. JSLS. 2009; 13:327-331. Ferzli G, Shapiro K, Chaudry G, Patel S. 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Small bowel volvulus among adults. J Gastr Hep. 2005; 20: 1906-1912. 21 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida FISIOPATOLOGIA Da un punto di vista fisiopatologico, le occlusioni digiuno-ileali su base meccanica ad origine aderenziale e non aderenziale comportano un accumulo di liquidi e gas a monte dell’ostacolo con distensione delle anse. La stasi intestinale favorisce una iperproduzione di gas da parte della flora batterica, aggravando così la distensione intestinale. Si ha, inoltre, una notevole perdita di acqua ed elettroliti, per la comparsa del vomito, insorto come stimolo riflesso, e/o per l’aumento delle secrezioni intestinali nelle anse occluse, determinato dall’edema della mucosa interessata e dalla eventuale trasudazione nella cavità peritoneale. Il decorso è determinato dalla noxa causale, dalla localizzazione, dal grado di ostruzione, dall’età del soggetto e dall’eventuale interessamento vascolare. Le occlusioni alte causano perdita di acqua, ma soprattutto ioni (specie di cloro con conseguente alcalosi ipocloremica), mentre in quelle distali prevale la perdita di acqua. La disidratazione comporta oligoanuria, iperazotemia, emoconcentrazione, tachicardia, diminuizione della pressione venosa centrale, ipotensione e shock ipovolemico. Si ha, inoltre, un aumento della pressione intra-addominale con diminuizione del ritorno venoso al cuore destro e secondariamente alterazioni della dinamica respiratoria. La stasi intestinale favorisce inoltre la proliferazione batterica di ceppi patogeni, che per le ridotte difese locali passano nel peritoneo e producono tossine con gravi conseguenze sulla integrità della mucosa intestinale e mediante un’azione sistemica possono determinare un quadro di shock. Nello “strozzamento” si ha un coinvolgimento anche del sistema vascolare, arterioso e/o venoso, con perdita di sangue o di plasma fino allo shock. Ogni condizione di ipossia porta quindi ad una limitazione dei processi secretivi attivi della mucosa intestinale sia direttamente sia indirettamente, riducendone la potenzialità rigenerativa. Viene inoltre favorita la glicolisi anaerobica con tendenza all’acidosi metabolica e quindi minore reattività vascolare all’azione delle catecolamine endogene. Tale alterazione comporta una ipotonia intestinale ed una riduzione della contrattilità della muscolatura liscia intestinale, edema della parete, perdita del potassio intracellulare, alterazione della funzione di assorbimento della mucosa, liberazione di amine biogene prodotte dalla decarbossilazione degli aminoacidi. A tale situazione l’organismo risponde con una forte vasocostrizione che può peggiorare ulteriormente il danno della parete intestinale, portando anche alla perforazione. Per quanto riguarda i volvoli, da un punto di vista fisiopatologico, un grado di rotazione di un segmento intestinale di circa 180° sul proprio asse va22 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida scolare determina un quadro di occlusione intestinale, oltre a compromettere la vascolarizzazione del segmento stesso con conseguente ischemia e necrosi intestinale. Peculiari appaiono alcuni reperti fisiopatologici ben documentabili attraverso la diagnostica per immagini quali il whirl sign, segno descritto anche in pazienti con ernie interne, volvoli del grosso intestino, in pregresse emicolectomie e come esito di differenti interventi chirurgici addominali. L’associazione di multipli siti di interruzione con la posizione posteriore del passaggio ansa piena-ansa vuota è sinonimo di volvolo del piccolo intestino. Questi segni sono rapportabili alla geometria del tratto digiuno-ileale e del mesentere. Quest’ultimo è localizzato posteriormente con una linea d’inserzione a livello retroperitoneale da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso. Quando un segmento intestinale, indipendentemente dalla lunghezza, va incontro a torsione, anche il mesentere corrispondente deve seguire tale torsione. Considerando la posizione posteriore del mesentere, la base del segmento intestinale torto assume anch’essa una localizzazione posteriore. Inoltre, a seconda del grado di torsione, vi possono essere multipli siti di interruzione del transito. Contrariamente, nei casi di occlusione del piccolo intestino dovute a cause differenti dal volvolo quali le semplici bande aderenziali, ciò che si evidenzia è un solo passaggio ansa piena-ansa vuota localizzato generalmente anteriormente rispetto al mesentere. Takemura M, Iwamoto K, Goshi S, Osugi H, Kinoshita H. Primary volvulus of the small intestine in an adult, and review of 15 other cases from the Japanese literature. Case report. J Gastroenterol. 2005; 35: 52-55. L A Scuro. Fisiopatologia clinica. Occlusioni intestinali. Edizioni Piccin 1983. 479-480. Papadimitriou G, Marinis A, Papakonstantinou A. Primary midgut volvulus in adults: report of two cases and review of the literature. J Gastroenterol Surg. 2011;, April 22 DOI 10 .1007/s11605-011-1534-6. Sandhu PS, Joe BN, coakley FV, Qayyum A, Webb E, Yeh BM. Bowel transition points: multiplicity and posterior location at CT are associated with small bowel volvulus. Radiology 2007; October, Vol 245: number 1. 23 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida CLINICA Le diverse varietà di occlusione intestinale digiuno-ileale, in particolar modo delle forme aderenziali, tendono a manifestarsi solo apparentemente in modo clinicamente uniforme, ma in realtà ogni varietà (singola briglia, volvolo su briglia, quadri aderenziali multipli e complessi, ernie e laparoceli incarcerati) presenta un proprio substrato anatomo-patologico che condiziona una differente espressione clinica. Il problema clinico è pertanto quello di differenziare le diverse varietà occlusive e di identificare con tempestività le occlusioni con strangolamento viscerale, che ovviamente richiedono un intervento immediato. La definizione diagnostica deve in primo luogo concentrarsi sull’accurata raccolta dei dati anamnestici, con particolare riferimento a pregressi interventi addominali. La valutazione della storia clinica, l’epoca e le modalità d’insorgenza della malattia attuale, la ricerca dei segni obiettivi generali e locali, fanno parte di uno studio del quale non sarà mai sufficientemente sottolineato il grande valore diagnostico. L’esame obiettivo, in particolare, può risultare decisivo fin dalle prime ore dal ricovero. La febbre, la difesa parietale, l’assenza di attività peristaltica sono segni di grande rilievo che fanno porre generalmente un’immediata indicazione all’intervento. La mancanza di tali segni rende indubbiamente il quadro clinico più difficile da interpretare, ma nello stesso tempo consente di iniziare subito un trattamento conservativo ed eventualmente favorisce l’approfondimento diagnostico attraverso l’impiego delle diverse indagini strumentali. Il primo sintomo dell’ostruzione è costituito dal dolore improvviso, di tipo colico o crampiforme, che origina da un punto dell’addome e si esaurisce in una sede diversa. Nell’occlusione della porzione media del tenue e, meno costantemente, del tenue distale, il dolore è tipicamente crampiforme con un caratteristico crescendo fino all’acme, per poi recedere fino all’intervallo libero prima della colica successiva. Nel periodo di intervallo tra un episodio doloroso e il successivo si può osservare la permanenza di un dolore sordo in epi-mesogastrico. In genere la comparsa di un dolore acuto, continuo, localizzato, deve far temere la sofferenza vascolare di un’ansa intestinale. La nausea è una costante come anche il vomito che viene definito dal paziente liberatorio. Nell’occlusione del tenue distale, a causa dell’intensa attività batterica, il ristagno gastrico può assumere caratteristiche fecaloidi diventando denso, maleodorante, torbido e di colore bruno. La chiusura dell’alvo alle feci e ai gas è un segno classicamente descritto in ogni occlusione. In realtà il blocco delle feci e dei gas può essere tardivo nelle occlusioni del tenue, dal momento che il contenuto intestinale continua il suo 24 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida percorso nell’intestino che non presenta alterazioni a valle dell’occlusione. Nelle occlusioni dell’intestino tenue, anche se si rileva un cospicuo sequestro di liquidi e gas, tuttavia non sempre è associata una distensione addominale clinicamente rilevante. Altre manifestazioni cliniche sono rappresentate da alterazioni dell’equilibrio acido-base (tipico delle occlusioni alte), dell’equilibrio idroelettrolitico (più frequente nelle forme distali) ed ipovolemia scaturita da una parte dall’eliminazione attraverso il vomito di liquidi e secrezioni, e dall’altra dall’accumulo degli stessi nelle aree intestinali escluse dal processo occlusivo. La febbre può essere presente nelle occlusioni digiuno-ileali se queste sono determinate da processi infiammatori quali diverticoliti o cancri-ascessi; generalmente, escludendo tali cause, quando presente, è sinonimo di fenomeni di strangolamento e perforazione. In riferimento al volvolo digiuno-ileale, il quadro clinico è aspecifico e spesso discontinuo. I pazienti riferiscono la comparsa di una sintomatologia dolorosa localizzata in epigastrio o in sede periombelicale da alcuni giorni o ore, di entità diversa rapportabile al grado di ostruzione intestinale e vascolare. Molto spesso, a tali sintomi quali dolore addominale (94% a 100%), vomito e nausea (83%-100%) ed alvo chiuso a feci e gas (55-100%), si possono associare altri segni e sintomi quali tachicardia, febbre, tachipnea e peritonismo (1426%) che generalmente sono tipici di una compromissione vascolare del segmento interessato con tendenza all’ischemia e alla necrosi. Nei casi di strozzamento erniario, la costrizione del viscere contenuto nel sacco erniario causa inevitabilmente e rapidamente un’ipoperfusione che può condurre alla necrosi dei visceri erniati. Se si arriva alla gangrena e quindi alla perforazione, vi può essere associata una peritonite. Talvolta lo strozzamento si limita al margine libero di un’ansa per pinzamento laterale e ciò può provocare la perforazione intestinale senza ileo meccanico. Nei casi di danno ischemico, questo, se diagnosticato in tempo, può essere reversibile in quanto, una volta liberata, l’ansa intestinale sofferente può riprendere vitalità e un colorito roseo. Nei casi invece di incarceramento, il dolore in genere non è spontaneo ma evocato dalla manovre di riduzione. L’esame fisico del paziente deve essere diretto alla classificazione dell’occlusione oltre che alla definizione della diagnosi, in particolare per l’importanza di distinguere tra l’occlusione meccanica semplice e l’occlusione da strangolamento. In assenza di compromissione vascolare non devono essere presenti segni di irritazione peritoneale, mentre il dolore evocato alla palpazione è altamente suggestivo per un processo infiammatoro intraddominale, dovuto alla sofferenza vascolare di un segmento intestinale. 25 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida M Pomata, E Erdas, B Casu, G Pinna, S Licheri, G Pisano. L’occlusione intestinale da aderenze post-operatorie. Esperienza personale e analisi della letteratura. Chirurgia italiana 2006; 58 (4): 449:458. L A Scuro. Fisiopatologia clinica. Occlusioni intestinali. Edizioni Piccin 1983. 479-480. C Staudacher. Occlusione intestinale. Chirurgia d’urgenza. 2005: 161-182. Papadimitriou G, Marinis A, Papakonstantinou A. Primary midgut volvulus in adults: report of two cases and review of the literature. J Gastroenterol Surg. 2011;, April 22 DOI 10 .1007/s11605-011-1534-6. Takemura M, Iwamoto K, Goshi S, Osugi H, Kinoshita H. Primary volvulus of the small intestine in an adult, and review of 15 other cases from the Japanese literature. Case report. J Gastroenterol. 2005; 35: 52-55. Sandhu PS, Joe BN, coakley FV, Qayyum A, Webb E, Yeh BM. Bowel transition points: multiplicity and posterior location at CT are associated with small bowel volvulus. Radiology 2007; October, Vol 245: number 1. Roggo A, Ottinger L. Acute small bowel volvulus in adults. Ann Surg, 1999;, Aug 135-146. Haung JC, Shin JS, Huang YT, Chao CJ, Ho SC, Wu MJ, Huang TJ, Chang FJ, Ying KS, Chang LP. Small bowel volvulus among adults. J Gastr Hep. 2005; 20: 1906-1912. 26 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida EPIDEMIOLOGIA E COSTI L’occlusione intestinale è una delle più comuni urgenze chirurgiche e rappresenta un problema che frequentemente si affronta in chirurgia addominale con diversi gradi di difficoltà diagnostica e terapeutica. Costituisce una delle maggiori cause di morbilità ed impegno economico in tutti gli ospedali del mondo ed è, tra le diagnosi di accettazione, una delle più frequenti cause di ricovero nelle unità operative di chirurgia italiane. Il 20% circa degli accessi ospedalieri per dolore addominale acuto è dovuto a patologia occlusiva, e di questi approssimativamente l’80% è un’occlusione digiuno-ileale. Gli studi più recenti riportano la patologia aderenziale come la causa più frequente di occlusione digiuno-ileale. Le aderenze peritoneali sono, per la maggior parte, conseguenza di procedure chirurgiche addominali e la prevalenza dopo interventi di chirurgia maggiore è valutata tra il 63 ed il 97%. L’incidenza delle aderenze post-operatorie giunge sino al 92.9% ed è causa di una gran varietà di problemi clinici tra cui l’occlusione intestinale. Gli studi epidemiologici mostrano che approssimativamente 1/3 dei pazienti sottoposti ad interventi laparotomici subiranno in media almeno due ricoveri nei successivi 10 anni per condizioni legate in qualche modo alla patologia aderenziale. Più del 20% di tali ricoveri avviene durante il primo anno successivo all’intervento chirurgico. Le aderenze peritoneali sono causa del 32% di tutte le occlusioni intestinali, e rappresentano la causa del 65-75% di quelle digiuno-ileali. Si stima che le aderenze peritoneali si sviluppino nel 93-100% della chirurgia addominale sovramesocolica e nel 67-93% della chirurgia pelvica. Nonostante ciò, secondo alcuni studi, solo il 15-18% di queste necessiterà di trattamento chirurgico. In particolare si stima che il rischio di occlusione digiuno-ileale di natura aderenziale sia tra l’1 ed il 10% dopo appendicectomia, del 6,4% dopo colecistectomia tradizionale, tra il 10 ed il 25% dopo chirurgia tradizionale colo-rettale, tra il 17 e 25 % dopo gli interventi di proctocolectomia restaurativa ed intorno al 20% dopo chirurgia ginecologica. La tecnica laparoscopica sembra ridurre del 45% il rischio di sviluppo di aderenze, e soprattutto il suo utilizzo ridurrebbe la necessità di re-interventi per occlusione intestinale dello 0.8% per gli interventi di appendicectomia e del 2.5% per gli interventi di chirurgia colo-rettale. Dall’analisi dei DRG della banca dati nazionale dei ricoveri ospedalieri, si evince che in Italia nel 2005 sono stati ricoverati per patologia occlusiva gastrointestinale quasi 50.000 soggetti, e che di questi è stato sottoposto ad intervento chirurgico di adesiolisi il 24.31% (circa 12000 pazienti). Tale rilevazione tuttavia prendendo in considerazione soltanto i DRG specifici sottosti27 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida ma sicuramente la portata del problema che, se fosse possibile analizzare più nel dettaglio, risulterebbe indubbiamente più rilevante. L’occlusione digiuno-ileale è probabilmente il risvolto chirurgico più importante della sindrome aderenziale post-operatoria, ma non ne è l’unica conseguenza. Sono infatti molteplici le patologie conseguenti a tale sindrome e che impegnano il sistema sanitario dal punto di vista socio economico. In particolare si stima che in ginecologia la sindrome aderenziale sia una delle principali cause delle infertilità secondaria, responsabile del 15-20% dei casi. Nei pazienti affetti da insufficienza renale cronica le aderenze possono rendere impossibile la dialisi peritoneale, così come nei pazienti candidati a ricevere un trattamento chemioterapico intraperitoneale la presenza di aderenze può precludere all’utilizzo di tale procedura. Infine è ampiamente dimostrato che la sindrome aderenziale è causa di dolore addominale e pelvico cronico. Dal punto di vista sociale il costo di tale patologia è sicuramente significativo ma non facilmente quantificabile. Invece dal punto di vista economico si può affermare che il trattamento delle patologie correlate alla sindrome aderenziale incide significativamente sulle risorse dei Sistemi Sanitari Mondiali. Negli Stati Uniti d’America, nel solo 1994, sono stati ricoverati 303.836 pazienti per problemi correlati alla sindrome aderenziale, in particolare per interventi sull’apparato digerente e riproduttivo femminile. Tali procedure hanno determinato un’occupazione dei posti letto per un totale di 846.415 giorni ed una spesa sanitaria di 1,3 miliardi di dollari. In Svezia si stima che i ricoveri per occlusione intestinale siano poco meno di 2500 all’anno e che la spesa associata sia di circa 13 milioni di dollari. Uno studio condotto in Finlandia ha stimato una spesa annuale di oltre 2 milioni di pound per il sistema sanitario nazionale per occlusione intestinale da aderenze post-operatorie. In Nuova Zelanda inoltre, in uno studio condotto tra il 1988 ed il 1996, è stata calcolata una spesa media di 1039 Dollari NZ per i pazienti affetti da occlusione digiuno-ileale e trattati in modo conservativo e di 7630 per quelli sottoposti ad intervento chirurgico. In Inghilterra infine, nel 2001 l’occlusione digiuno-ileale è stata causa di occupazione di posti letto per un totale di 287 giorni ed in media di almeno 10 laparotomie annue eseguite in urgenza in ogni distretto chirurgico del Regno Unito. L’occupazione totale dei posti letto rappresenta per questa patologia il 2% di occupazione dei posti di degenza annui (il che equivale a tenere sempre occupato un posto letto in ogni unità operativa per tale tipo di patologia). Inoltre i costi stimati per il trattamento delle occlusioni digiuno-ileali sono relativamente alti attestandosi a 4677.41 sterline per i soggetti sottoposti a trattamento chirurgico e a 1606.15 per quelli trattati in modo conservativo. 28 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida È evidente che le problematiche conseguenti alla sindrome aderenziale post-chirurgica sono causa di un importante carico di lavoro per le strutture chirurgiche e di notevole impegno economico per la spesa sanitaria. In un’epoca di risparmio della spesa e limitazioni dei costi sanitari appare perciò fondamentale una strategia di largo raggio che investa sulle soluzioni terapeutiche efficaci ed economiche per ottenere una riduzione netta di ri-ospedalizzazione clinica e trattamenti chirurgici adeguati per tale tipo di patologia. Kössi J, Salminem P, Rantala A, Laato M. Population based study of the surgical workload and economic impact of bowel obstruction caused by postoperative adhesions. Br J. Surg 2003; 90: 1441-1444 Menzies D, Ellis H. Intestinal obstruction from adhesions - How big is the problem? Ann R Coll Surg Engl 1990; 72: 60-63 Kössi J, Salminem P, Laato M. The epidemiology and treatment patterns of postoperative adhesion induced intestinal obstruction in varsinais-suomi hospital district. Scandinavian Journal of Surgery 93:60-00, 2004 Parker MC. Epidemiology of adhesions: the burden. Hosp Med 2004; 65: 330-336. Ergul E, Korukluoglu B. Peritoneal adhesions: facing the enemy. 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La leucocitosi (da 10.000 a 18.000/mm3) è presente in circa un terzo dei pazienti con SBO, e può rappresentare un effetto dell’emoconcentrazione e della risposta acuta allo stress, anche se talvolta, quando supera i 18.000/mm3, può indicare l’insorgenza di fenomeni di compromissione vascolare dell’ansa ostruita (come nei casi di strangolamento), anche se l’assenza non ne esclude l’eventualità. La deplezione del volume endovascolare può provocare, inoltre, un incremento dell’ematocrito, che è in relazione anche al tipo, alla sede e alla durata dell’occlusione. Le maggiori variazioni negli esami ematochimici, si riscontrano nella concentrazione degli elettroliti sierici (sodio, cloro, potassio, bicarbonati, creatinina, urea, azotemia), che spesso nelle occlusioni intestinali alte si manifestano precocemente, e impongono quindi un monitoraggio seriato. Relativamente alle variazioni dell’equilibrio acido-base, si potrà verificare alcalosi metabolica (come può avvenire nell’ostruzione pilorica a causa di grosse perdite di succo gastrico) o acidosi metabolica (nei casi di occlusione duodenale o digiunale alta per la perdita o il sequestro di succo alcalino). L’aumento dei tassi di amilasemia e latticodeidrogenasi sono di frequente riscontro per l’assorbimento ematico retrogrado, e possono aumentare nei casi di strangolamento, in quando si riversano nella cavità peritoneale, attraverso lesioni della parete intestinale, e quindi vengono riassorbiti. Gli esami radiologici, invece, offrono un indispensabile completamento nella diagnosi delle SBO, e spesso consentono l’individuazione della sede e talora della natura dell’occlusione. La radiografia diretta dell’addome, eseguita sia in posizione prona che in ortostasi, mostra un’accuratezza che viene valutata attorno al 60%, per le ostruzioni del tenue, e consente di identificare la presenza di calcificazioni o masse patologiche (corpi estranei o calcoli biliari), e di raccolte intestinali di liquidi e gas. Questi ultimi si dispongono secondo un “livello idro-aereo”, nella posizione eretta, mentre nella pozione supina, le anse ripiene di liquido, con aria scarsa o assente, possono apparire come un addome privo di meteorismo. Caratteristica di occlusione intestinale del tenue è la localizzazione dei livelli idro-aerei nei quadranti centrali dell’addome, che si presentano come una sequenza di sottili e regolari linee di separazione circolari o ellittiche, espressione delle pliche semilunari (“segno della scala a pioli”). Nei casi di ostruzione meccanica possono raggiungere dimensioni superiori al cm, men30 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida tre possono essere meno accentuati nei casi di ileo adinamico o a seguito di un’ipotonia che insorge nel tempo anche nei casi di ostruzione meccanica. Nell’invaginazione, invece, vi è una disposizone “a telescopio” di un’ansa intestinale, riconoscibile all’esame baritato. Anche l’assenza di gas nel colon può essere indice di occlusione digiuno-ileale. La presenza di aria libera, all’rx dell’addome, indica una perforazione intestinale che necessita di intervento chirurgico urgente. Nei casi di ileo biliare, la diretta dell’addome, può mostrare areobilia, conseguenza della fistola bilio-digestiva. Tuttavia, da questo esame, non possono trarsi segni patognomonici che consentano di differenziare un’occlusione meccanica da un ileo paralitico. L’esame tomografico (TC) risulta essere l’indagine più sensibile e specifica nei casi di SBO, e può confermarne la diagnosi, indicare il livello dell’ostruzione e favorire il riconoscimento della causa; la sua accuratezza, inoltre, può essere incrementata con l’utilizzo di mezzo di contrasto orale o iniettato tramite il sondino nasogastrico. La TC dovrebbe esser eseguita in maniera selettiva nei casi in cui vi sia un’anamnesi positiva per pregressi tumori maligni addominali (ad esempio in una carcinomatosi diffusa per la quale si può procedere più ragionevolmente a trattamento sintomatico), nei casi in cui il paziente presenti un addome “vergine” (ovvero in pazienti con caratteristiche cliniche e radiologiche di una SBO, ma che non riportino cicatrici addominali di un pregresso intervento chirurgico), nei casi dubbi (ad esempio per differenziare un’occlusione parziale da un ileo paralitico, o per determinare la localizzazione e la causa di un’occlusione completa o di grado elevato), nel postoperatorio, o nei casi in cui si sospetti una causa estrinseca di ostruzione (tumori addominali, ascessi, malattie infiammatorie), o ancora, per valutare la vascolarizzazione intestinale (nei casi di strangolamento si può riscontrare un mesentere edematoso o ischemico). Un’ulteriore indagine radiologica, oggi limitata a casi del tutto particolari di SBO ricorrente, è il clisma del tenue con mezzo di contrasto baritato, che può essere iniettato attraverso in sondino duodenale. Questa metodica può ritrovare indicazione nei casi di occlusione ricorrente del tenue o in ostruzioni di basso grado. Tuttavia il clisma del tenue presenta alcuni svantaggi quali la necessità di intubazione naso-enterica, l’elevata esperienza richiesta al radiologo per l’esecuzione della procedura, e il transito rallentato del mezzo di contrasto in pazienti con intestino ripieno di liquidi ipotonici. Un ruolo sempre più importante sta invece assumendolo l’rx transito con mezzo di contrasto idrosolubile (Gastrografin®), per le sue potenzialità diagnostiche e terapeutiche. L’utilizzo dell’ecografia rappresenta uno spazio limitato nella diagnosi delle SBO, tuttavia si è dimostrato utile nelle pazienti in gravidanza, per le quali 31 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida vi è un rischio elevato di esposizione alle radiazioni, nei neonati (per individuare ad esempio la presenza di intussuscezione, volvolo, espansi endoluminali, tumefazioni linfonodali, patologia appendicolare o diverticolare), oltre a fornire informazioni collaterali sullo stato degli altri organi parenchimatosi. Utilizzo della RMN non sembra offrire, per questa categoria di pazienti, risultati diagnostici migliori rispetto alla TC. Le metodiche endoscopiche, in particolare l’EGDS, possono fornire importanti informazioni nei casi di occlusioni gastriche, piloriche e duodenali, permettendo anche un eventuale trattamento concomitante nei casi di ostruzione da corpo estraneo, o favorendo la decompressione dell’intestino consentendo la fuoriuscita di gas. 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È solo del 1883 però, la prima descrizione di una laparotomia finalizzata all’adesiolisi, ad opera di due chirurghi W. Battle e J. Jones. Fu effettuata un’adesiolisi per la liberazione di anse incarcerate in una paziente sottoposta ad annessiectomia quattro anni prima e con un corteo sintomatologico di crisi sub-occlusive. La donna morì dopo tre settimane. Il XIX secolo con la proliferazione delle industrie e la scoperta dell’antisepsi di J. Lister cede il posto al XX in cui il rapido progresso tecnologico tristemente associato agli eventi bellici è accompagnato dalla penicillina di Fleming. La prima guerra mondiale smentisce definitivamente la teoria di Reclus (Clinique de la charite sur la chirurgie journaliere) secondo il quale le piccole perforazioni intestinali guarivano per erniazione della mucosa e quelle grandi per accollamento delle altre anse, favorito dall’immobilità. L’elevatissimo numero di traumatismi dell’addome porta i chirurghi ad operare i pazienti e dunque ad un intrinseco miglioramento della pratica chirurgica addominale. Ogni intervento chirurgico sull’addome già operato ha come tempo iniziale l’adesiolisi. Ma il XX secolo vede anche l’introduzione nella routine clinico-chirurgica della laparoscopia. Nel 1943 Palmer parla di adesiolisi nella salpingectomia per il trattamento della sterilità. Circa trent’anni dopo appaiono i primi testi di laparoscopia, soprattutto in campo ginecologico, in cui viene descritta l’ adesiolisi (Frangeheim’s Endoscopy and Gynecology, TeLinde’s Operative Gynecology, AAGLManual of Endoscopy, Hulka’s Textbook of Laparoscopy , Baggish’s Atlas of Contract Hysteroscopy and Endoscopy, Wheeless’ Atlas of Pelvic Surgery ). Nel 1970 il chirurgo tedesco Kurt Semm, inventa la sutura intra ed extra corporea, qualche anno dopo l’elettrocoagulazione. E’il 13 settembre del 1980 quando lo stesso Semm, alla Frauenklinik Universitäts di Kiel, esegue la prima appendicectomia laparoscopica. Critica fu la reazione dei chirurghi del tempo. Nel 1983 un giornalista del Medical Tribune riassumeva le maggiori critiche del tempo testualmente: “Semm esagera il problema delle aderenze solo per giustificare 33 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida il ruolo chiave della propria chirurgia. Le aderenze post-operatorie possono portare a complicanze, ma non in maniera così elevata da cambiare il tipo di approccio chirurgico” dice il professor Bruecke, “Può il vantaggio di aver minori aderenze post-operatorie portare all’uso di tale dispendio tecnologico o a metodiche operatorie così complesse?“. L’evoluzione della laparoscopia è a tutti nota, non passarono cinque anni prima che Erich Muhe, usando gli strumenti di Semm, effettuasse a Boblingen la prima colecistectomia laparoscopica, seguito l’anno successivo dal più rinomato Mouret. È sempre Philippe Mouret il relatore di una tesi di laurea sulla “Exploitation des possibilites coelioscopiques dans le traitment des syndromes aigus et chroniques d’adherences peritoneales (gynecologie exceptee): a propos de 27 dossiers” datata 1976. Lo spaventoso progresso della tecnologia e in biologia molecolare hanno portato alla proliferazione di studi su alcuni aspetti cruciali nel trattamento della sindrome aderenziale. Così le osservazioni di Ziprin sull’inibitore dell’attività 1 del plasminogeno in biossido di carbonio, sono accompagnate da quelle di Garrad sulle modifiche della cascata fibrinolitica in laparoscopia. Nonostante la popolarità crescente dell’adesiolisi laparoscopica ed i numerosi studi, il dibattito sulla gestione pre-operatoria, sul tempo operatorio e sul management post-operatorio nella sindrome aderenziale è ancora aperto. Academy Papyrus to be Exhibited at the Metropolitan Museum of Art”. The New York Academy of Medicine. 2005-07-27. Retrieved 2008-08-12. 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WJES 2011;6:5 34 LA CONSENSUS CONFERENCE Il TRATTAMENTO LAPAROSCOPICO DELL’OCCLUSIONE DIGIUNO-ILEALE ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida INTRODUZIONE ALLA MEDICINA DELL’EVIDENZA La evidence based-medicine, introdotta negli anni ’80 del secolo scorso, si sviluppa in quel processo di rivoluzione culturale che sta definendosi, con applicazioni più moderne e manageriali, nella clinical governance. Il concetto alla base era quello di classificare la pletora di studi presenti in Letteratura, e di definire quelli più significativi dal punto di vista metodologico (livello di evidenza di uno studio). La statistica può infatti specificare quanto il “caso” possa influire sulla determinazione di un evento: il rischio è variabile a seconda della tipologia di studio, e prende il nome di risk of bias. Esistono vari sistemi di classificazione del livello di evidenza, ma per tutti il disegno di studio a più alto livello di evidenza sono le metanalisi di studi randomizzati e controllati. Questi lavori sono quelli a minor rischio di bias dovuto alla casualità. Seguono, nell’ordine, gli studi prospettici randomizzaticontrollati, i prospettici caso-controllo e i retrospettivi caso-controllo (cosiddetti pseudo randomizzati), gli studi su database, le serie di casi e le opinioni di esperti. Queste classificazioni non sono nate per l’ambito chirurgico, ma vi sono state applicate secondariamente: c’è infatti, per l’ambito chirurgico in particolare, il problema dell’expertise. Questo influenza la letteratura e la tipologia degli studi che vi si ritrovano per la patologia chirurgica, in prevalenza serie di casi, a basso livello di evidenza. Infatti non ci vuole esperienza per dare una compressa di medicinale al posto di un’altra, e quindi il confronto di efficacia tra due farmaci è scevra di bias. Diverso è confrontare due tecniche chirurgiche, ad esempio la adesiolisi open e laparoscopica, in cui ci vogliono degli expertise diversi tra i chirurghi che applicano l’una o l’altra tecnica. È questa forse la ragione per cui gli studi randomizzati in chirurgia sono di difficile applicazione. Ed è per questo che, in particolare in questo campo, esistono strumenti, quali le conferenze di consenso, in cui l’opinione di esperti, unitamente al confronto con la letteratura, serve per definire delle “raccomandazioni” riguardanti determinati aspetti della pratica clinica, laddove non vi sia sicura evidenza. La lettura delle linee guida che scaturiscono da una conferenza di consenso vanno interpretate alla luce di queste considerazioni. Rosenberg W, Donald A. Evidence based medicine: an approach to clinical problem-solving. BMJ 1995; 310: 1122-1126. Sackett DL, Rosenberg WM, Gray JA, Haynes RB, Richardson WS. Evidence based medicine: what it is and what it isn’t. BMJ 1996; 312: 71-72. Higgins JPT, Green S. Cochrane Collaboration. Cochrane Handbook for Systematic Reviews of Interventions, Version 5.0.1 [updated September 2008]. 37 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida METODOLOGIA ADOTTATA Da una ricerca bibliografica sull’adesiolisi laparoscopica, aggiornata al 2011, inserendo in Pubmed le parole chiave “small bowel obstruction” e “laparoscopic adhesiolysis”, sono stati selezionati 61 articoli (tra cui 13 review). Di questi, 11 sono stati scartati a priori in quanto giudicati non pertinenti in base del titolo, mentre i rimanenti 50 sono stati acquisiti nella versione full text ed analizzati in toto, aggiungendo altri studi individuati tra i riferimenti bibliografici incrociati, le linee guida e gli abstract congressuali. Sono state individuate ed escluse le “salami publications”, ovvero le pubblicazioni di uno stesso gruppo di ricerca sulla stessa coorte di pazienti ad intervalli diversi. Due revisori indipendenti hanno quindi provveduto a classificare la letteratura acquisita secondo i livelli di evidenza SIGN (Scottish Intercollegiate Guidelines Network) (Tab. 1). Lo studio della letteratura ha permesso di identificare i topics più controversi: diagnosi di occlusione, timing chirurgico, controindicazioni alla laparoscopia, posizionamento del primo trocar, strategia e tecnica operatoria, conversione laparotomica, cause rare di occlusione ed uso di presidi antiaderenziali. Su questi argomenti è stato ideato ed elaborato un questionario di 30 domande che è stato sottoposto via e-mail agli autori internazionali dei lavori selezionati il cui indirizzo era reperibile in internet. Una seconda e-mail di “pro-memoria” è stata inviata a distanza di un mese. 27 autori hanno risposto. L’analisi delle loro risposte, e la successiva presentazione delle stesse in sede di consensus, ha permesso la creazione dell’inedita formula dell’“esperto internazionale virtuale”. Questo espediente, che rappresenta una deviazione dalla metodologia classica della consensus conference, ha consentito di superare in parte i limiti derivanti dal basso livello di evidenza dei lavori presenti in letteratura grazie alle raccomandazioni fornite da alcuni tra i maggiori esperti internazionali. Dal pool delle 30 domande, 2 revisori indipendenti hanno estrapolato 10 domande sugli argomenti di maggior interesse clinico. Questo secondo questionario, unitamente alle voci bibliografiche classificate con il metodo SIGN, è stato preventivamente inviato ad un panel di esperti italiani e poi presentato alla consensus conference, di cui ha costituito l’ossatura della discussione. 7 membri del panel (6 chirurghi ed 1 radiologo) sono stati nominati dal consiglio direttivo dell’ACOI e 8 sono stato scelti in quanto autori italiani di pubblicazioni o di comunicazioni a congressi sull’adesiolisi laparoscopica, costituendo quindi un gruppo di esperti di diversa provenienza (ospedaliera, universitaria, da centri ad alto e medio volume, centrali e periferici). Le risposte del panel di esperti italiani, insieme a quelle degli esperti internazionali, sono state presentate durante la consensus conference alla “giuria” costi38 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida tuita dai chirurghi partecipanti al Congresso Nazionale ACOI del 2010, celebratosi a Colli del Tronto (AP). La discussione, seguendo la revisione scritta secondo il Metodo Delphi, ha portato alla formulazione di statement testati con il televoto e considerati approvati quando raggiungevano l’approvazione dell’unanimità degli esperti e di più del 90% della giuria votante in sala. In un secondo tempo gli autori hanno rielaborato i singoli statement assegnando un grado di raccomandazione (GOR) (Tab. 2). Gli statement sono stati poi inviati via mail al panel di esperti italiani per l’approvazione finale al fine di promulgare delle linee guida societarie. L’intero processo di lavoro ed i suoi risultati sono stati esaminati da un revisore interno all’A.C.O.I. e da 2 revisori internazionali. Tab. 1 Livello di evidenzia SIGN 1++ 1+ 12++ 2+ 23 4 Descrizione del disegno degli studi metanalisi di alta qualità, revisioni sistematiche di studi randomizzati controllati (RCT), RCT con risk of bias molto basso metanalisi ben condotte, revisioni sistematiche, RCT con risk of bias basso metanalisi, revisioni sistematiche, RCT con risk of bias alto revisioni sistematiche di alta qualità di studi caso-controllo o di coorte, studi caso-controllo o di coorte con risk of bias molto basso e un alta probabilità che la relazione sia causale studi caso-controllo o di coorte ben condotti con risk of bias basso e moderata probabilità che la relazione sia causale studi caso-controllo o di coorte con risk of bias elevato e alta probabilità che la relazione non sia causale studi non analitici (serie di casi, case reports) opinione di esperti Tab. 2 Grado di raccomandazione A B C D E Descrizione della raccomandazione Forte evidenza per supportare una raccomandazione all’utilizzo Moderata evidenza per supportare una raccomandazione all’utilizzo Debole evidenza per supportare una raccomandazione all’utilizzo Moderata evidenza per supportare una raccomandazione al non utilizzo Forte evidenza per supportare una raccomandazione al non utilizzo Abraham P. Duplicate and salami publications. J Postgrad Med 2000; 46: 67-9. Belsey J (2009) What is Evidence-Based Medicine? What is...? Series. Hayward Medical Communications, London. Linstone HA, Turoff M (1975) The Delphi Method: Techniques and Applications. Addison-Wesley, Reading, MA. SIGN 50: A guideline developers’ handbook. SIGN Publication No. 50. Edinburgh: SIGN; 2008 39 LE LINEE GUIDA IL TRATTAMENTO LAPAROSCOPICO DELL’OCCLUSIONE DIGIUNO-ILEALE ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida 1. ITER DIAGNOSTICO I pazienti con sintomi da occlusione del piccolo intestino vanno indagati, inizialmente, con radiografia diretta dell’addome e l’intestino decompresso tramite sondino nasogastrico (GOR B). La TC è la modalità di imaging primaria per completare la diagnosi (GOR A). L’ecografia è un utile esame complementare che, in mani esperte, può fornire informazioni aggiuntive (GOR C); nei pazienti che non necessitano di esplorazione in emergenza, è indicata l’esecuzione di Rx addome con mezzo di contrasto idrosolubile per os (GOR A). Una volta fatta la diagnosi di occlusione del piccolo intestino (dolore, distensione, costipazione, vomito, lastre che mostrano multipli livelli idroaerei, ristagno abbondante nel sondino nasogastrico) è necessario avere ulteriori informazioni riguardanti l’eventuale ischemia intestinale, l’esclusione di un ileo paralitico e l’eziologia dell’ostruzione. L’Rx addome può dare risultati ambigui ed è comparabile alla diagnosi TC di occlusione del piccolo intestino solo in caso di ostruzione di alto grado (SIGN 2-). Per quanto riguarda la diagnosi di ischemia intestinale, l’esame clinico è fallace nel 35% dei pazienti, mentre la TC ha una specificità del 73-80% (SIGN 2) e una sensibilità dell’85-100% (SIGN 3). La diagnosi differenziale fra ostruzione meccanica ed ileo paralitico può essere ottenuta con l’anamnesi e l’esame clinico (precedenti interventi, dolore colico, borborigmi, peristalsi abnorme) con un alto valore predittivo (SIGN 3). La TC resta è il “gold standard” per la diagnosi di ileo paralitico, mentre l’ecografia ha un’accuratezza limitata se paragonata all’ostruzione meccanica (54.1 vs 74.1%) (SIGN 3). La TC addominale e pelvica con mezzo di contrasto endovena ha un ruolo preminente per stabilire l’eziologia dell’ostruzione. L’aggiunta di contrasto per os alla TC è di valore limitato e non ben tollerata dai pazienti secondo l’American College of Radiology. La TC senza mezzo di contrasto può essere utile nell’insufficienza renale (SIGN 4) ma è molto meno affidabile per riconoscere l’ischemia (SIGN 3). Il panel di esperti raccomanda la TC per individuare i pazienti che possono beneficiare di un approccio laparoscopico. La TC ha inoltre il vantaggio di poter escludere altre patologie addominali che potrebbero non essere facilmente individuabili all’esplorazione laparoscopica. L’ecografia ha una specificità del 74% nelle ostruzioni meccaniche, mentre nei casi di ileo paralitico si riduce al 54.1% (SIGN 3). L’atteggiamento verso la somministrazione di contrasto idrosolubile (Gastrografin®) nell’occlusione del piccolo intestino è cambiato e rimane dibattuto. Una review Cochrane del 2007 ha dimostrato un alto valore predittivo (0.97 43 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida sensibilità, 0.98 specificità) della risoluzione dell’ostruzione, ogni qualvolta il contrasto era visibile nel colon 24 ore dopo la somministrazione orale; questo risultato viene associato ad una più breve degenza ospedaliera (SIGN 1++). Lo studio non riuscì però a dimostrare una riduzione del ricorso all’intervento chirurgico, analogamente ad un precedente RCT (SIGN 1+). Più recentemente, comunque, dopo un’iniziale controversia riguardo al ruolo terapeutico del mezzo di contrasto idrosolubile (SIGN 1+), è stata evidenziata, sia da un RCT che da una metanalisi, una riduzione della necessità del trattamento chirurgico (OR 0,62; P=0,007) (SIGN 1+) (SIGN 1++). Il panel di esperti ha concordato sull’utilità del Gastrografin® nell’occlusione subacuta e incompleta del piccolo intestino sia per la diagnosi che per il potenziale terapeutico. Kim JH, Ha HK, Kim JK, Eun HW, Park KB, Kim BS, Kim TK, Kim JC, Auh YH. Usefulness of known computed tomography and clinical criteria for diagnosing strangulation in small-bowel obstruction: analysis of true and false interpretation groups in computed tomography. World J Surg. 2004;28(1):63-8. Zalcman M, Sy M, Donckier V, Closset J, Gansbeke DV. Helical CT signs in the diagnosis of intestinal ischemia in small-bowel obstruction. AJR Am J Roentgenol 2000;175(6):1601-7. 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Cochrane Database Syst Rev. 2007;(3):CD004651. 2. TIMING OPERATORIO L’intervento chirurgico dovrebbe essere realizzato non appena possibile nell’occlusione intestinale completa del piccolo intestino, mentre l’occlusione parziale può beneficiare di 24-48 ore di trattamento conservativo, con Rx transito con mezzo di contrasto idrosolubile per os, per selezionare i pazienti da inviare all’intervento (GOR B). 44 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida I pazienti con occlusione intestinale del piccolo intestino che si presentano senza segni di strozzamento o peritonite possono essere trattati con successo senza intervento chirurgico fino al 90% dei casi (SIGN 1-). Meno chiaro è il modo di prevedere la differenza fra l’evoluzione verso lo strozzamento e quella verso la risoluzione dell’occlusione del piccolo intestino. Per questi pazienti, uno studio prospettico randomizzato ha dimostrato che la somministrazione intragastrica di mezzo di contrasto idrosolubile riduceva la necessità dell’intervento chirurgico in pazienti con occlusione del piccolo intestino che non avevano risposto a 48 ore di trattamento conservativo (SIGN 3). Gli autori raccomandavano il Gastrografin® per selezionare i pazienti che avrebbero invece necessitato di intervento chirurgico. Il panel di esperti è in linea con queste indicazioni, raccomandando però prudenza, poiché l’intervento chirurgico differito di 24 ore in pazienti con sintomi che non rispondono al trattamento conservativo aumenta il rischio di resezione intestinale, la percentuale di complicanze, la mortalità e condiziona una degenza ospedaliera più lunga (SIGN 3). Si raccomanda un’immediata esplorazione chirurgica ogni qualvolta vi sia il sospetto di occlusione completa del piccolo intestino o in presenza di ischemia o necrosi intestinale. Riguardo ad altri trattamenti mini-invasivi, è riportata una percentuale di successo superiore al 90% (SIGN 3) utilizzando la “endoscopic long-tube decompression”; quest’approccio può essere preso in considerazione in pazienti selezionati, specialmente per l’occlusione post-operatoria non complicata (SIGN 1-). Assalia A, Schein M, Kopelman D, Hirshberg A, Hashmonai M. Therapeutic effect of oral Gastrografin in adhesive, partial smallbowel obstruction: a prospective randomized trial. Surgery 1994;115:433-7. Choi HK, Law WL, Ho JW, Chu KW. Therapeutic value of gastrografin in adhesive small bowel obstruction after unsuccessful conservative treatment. Ann Surg 2002;236(1):1-6. Bickell NA, Federman AD, Aufses AH Jr. Influence of time on risk of Bowel Resection in Complete Small Bowel Obstruction. J Am Coll Surg 2005;201(6):847-54. Fevang BT, Fevang J, Stangeland L, Soreide O, Svanes K, Viste A. 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Tutte le altre controindicazioni sono relative (notevole distensione addominale, segni di ischemia all’imaging, peritoniti cliniche, storia di precedente radioterapia, laparotomie multiple o recenti, 45 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida morbo di Crohn, occlusione completa del piccolo intestino, sospetto di patologia neoplastica) e dovrebbero essere giudicate da caso a caso, a seconda dell’esperienza laparoscopica del chirurgo (GOR C). Le controindicazioni anestesiologiche alla laparoscopia non sono ben definite in letteratura, specialmente nei casi urgenti. Una review recente (SIGN 2+) mette in evidenza gli effetti deleteri dello pneumoperitoneo e dei decubiti spinti nei pazienti con comorbilità cardiopolmonare. Il ripristino dell’equilibrio idro-elettrolitico è da considerarsi obbligatorio quando viene realizzato un approccio laparoscopico (SIGN 4). Il panel ha affermato che tutte le altre controindicazioni sono relative e da considerarsi solamente come fattori predittivi per il successo dell’adesiolisi laparoscopica, mantenendo però una bassa soglia per la conversione, visto che si osserva un’aumento della morbilità in seguito a conversione tardiva (ovvero dopo complicanza iatrogena) (SIGN 3). Una distensione intestinale che superi i 4 cm documentata alla TC o all’Rx diretta addome è giudicata una controindicazione assoluta da Suter e colleghi per l’elevato tasso di conversione in chirurgia open e la maggiore morbilità postoperatoria (SIGN 3), ma il grado di distensione intestinale dipende dal sito dell’ostruzione (prossimale o distale), dal grado della stenosi (completo o incompleto), e dal bias di selezione dei pazienti. I segni radiologici di ischemia o i segni clinici di peritonite sono predittivi della necessità di conversione, ma non controindicano necessariamente l’adesiolisi laparoscopica con una minilaparotomia per l’esteriorizzazione dell’ansa ischemica e resezione/anastomosi extracorporea (SIGN 3). Allo stesso modo, il numero di precedenti laparotomie e le conseguenti aderenze non sono necessariamente correlate al successo dell’approccio laparoscopico, sebbene alcuni autori suggeriscano che più di due laparotomie sono un forte fattore predittivo di conversione (SIGN 3). Il panel sostiene infatti che una o più laparotomie distanti dalla linea mediana potrebbero rendere l’approccio più semplice di una singola cicatrice mediana. La tipologia di intervento precedente è dunque importante, come suggerito da Duron (SIGN 4). Il mappaggio ecografico parietale, ove si dimostri la presenza di almeno 2 su 9 quadranti liberi da aderenze, è fattore predittivo positivo di riuscita dell’approccio laparoscopico (SIGN 3). La malattia di Crohn non è più considerata un’indicazione assoluta alla chirurgia aperta (SIGN 1+), poiché una resezione ileocecale è tecnicamente fattibile anche in laparoscopia (con anastomosi intra o extracorporea), e offre gli stessi vantaggi di quelli riscontrati per la resezione laparoscopica del colon destro. L’approccio laparoscopico in urgenza al Crohn non è ancora stato validato dall’evidenza, anche se case reports isolati ne sostengono la fattibilità (SIGN 4). 46 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida L’incompleta occlusione del piccolo intestino non risolta, definita come il fallimento della terapia conservativa dopo un test negativo con Gastrografin, è stata suggerita essere l’ideale indicazione per l’adesiolisi laparoscopica, insieme con i sintomi cronici ostruttivi con tasso di conversione basso come l’8.7% (SIGN 3); comunque, anche l’occlusione acuta e completa del piccolo intestino, qualora coesistano fattori prognostici favorevoli, non presenta una controindicazione all’esplorazione laparoscopica, anche se gravata da un elevato tasso di conversione. Molti chirurghi credono che la diagnosi preoperatoria di carcinosi peritoneale sia una controindicazione all’intervento chirurgico, con alcune rare eccezioni (SIGN 1+), generalmente correlate ad una singola sede di ostruzione di tumore metastatico o a dubbi diagnostici dopo imaging radiologico (SIGN 3-4). Il panel ritiene che in presenza di una occlusione del piccolo intestino in cui il sospetto di una patologia maligna non possa essere escluso, la laparoscopia diagnostica potrebbe essere un beneficio per il paziente purchè si evitino accuratamente i danni iatrogeni e la disseminazione tumorale in corrispondenza della sede dei trocars; in caso di singola e unica metastasi o neoplasia primitiva, una resezione videoassistita (o tramite minilaparotomia guidata) è consigliabile. In conclusione, il tentativo di un approccio laparoscopico, assicurando una bassa soglia di conversione, consente a tutti i pazienti di essere trattati in modo appropriato, mantenendo, anche in caso di conversione laparotomica, la morbilità inferiore a quella della chirurgia open e similare alla laparoscopia esplorativa (SIGN 3). Henny CP, Hofland J. Laparoscopic surgery: pitfalls due to anesthesia, positioning, and pneumoperitoneum. Surg Endosc. 2005;19(9):1163-71. Cunningham AJ. Anesthetic implications of laparoscopic surgery. Yale J Biol Med. 1998;71(6):551-78. Yang C, Wexner SD, Safar B, Jobanputra S, Jin H, Li VK, Nogueras JJ, Weiss EG, Sands DR. Conversion in laparoscopic surgery: does intraoperative complication influence outcome? Surg Endosc. 2009;23(11):2454-8. Suter M, Zermatten P, Halkic N, Martinet O, Bettschart V. Laparoscopic management of mechanical small bowel obstruction: are there predictors of success or failure? Surg Endosc. 2000;14(5):478-83. 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Il rilievo ecografico preoperatorio delle aderenze, quando fattibile, è d’ausilio per la scelta della sede d’ingresso del primo trocar (GOR C). L’accesso peritoneale usando la cosiddetta “tecnica del sito alternativo” è suggerito da molti autori (SIGN 4); ciò implica il posizionamento del primo accesso distante dalla precedente cicatrice chirurgica, dove le aderenze sono più frequenti. Molti autori raccomandano fortemente la tecnica dell’accesso “open”, con dissezione smussa del muscolo sotto visione diretta estesa al peritoneo e, in caso di aderenze tenaci, aiutata dalla creazione manuale di uno spazio libero mediante delicate manovre del dito esploratore (SIGN 4). Anche se sono descritti alcuni casi di lesioni riconducibili all’uso dell’ago di Veress (SIGN 3), altri autori usano routinariamente la tecnica chiusa senza significativi svantaggi nell’occlusione del piccolo intestino (SIGN 3). Il sito suggerito per l’introduzione del Verres è il quadrante addominale sinistro, perchè è considerato il quadrante addominale più sicuro per prevenire le lesioni vascolari e viscerali (SIGN 2-). Dai dati presenti in letteratura, non si evidenziano significative differenze, nella chirurgia laparoscopica convenzionale, fra le modalità di ingresso (includendo la tecnica chiusa alla cieca o il trocar a visione ottica) (SIGN 1-). Il panel crede che l’esperienza e la dimestichezza del chirurgo con una particolare tecnica di ingresso sia più importante della modifica della tecnica di accesso usuale, anche nell’occlusione del piccolo intestino. L’individuazione di un area libera da aderenze con l’ecografia (in presenza di un chirurgo o radiologo esperto nella tecnica) può essere utile, specialmente con una tecnica di ingresso chiusa. Bailey IS, Rhodes M, O’Rourke N, Nathanson L, Fielding G (1998) Laparoscopic management of acute small bowel obstruction. Br J Surg 85: 84-87 Parent S, Tortuyaux JM, Deneuville M, Bresler L, Boissel P (1996) What are the small bowel obstructions to operate and how to do it? Acta Gastroenterol Belg 59: 150-151 Lujan HJ, Oren A, Plasencia G, Canelon G, Gomez E, Hernandez-Cano A, Jacobs M. Laparoscopic management as the initial treatment of acute small bowel obstruction. JSLS. 2006 Oct-Dec;10(4):466-72 Azevedo JL, Azevedo OC, Miyahira SA, Miguel GP, Becker OM Jr, Hypólito OH, Machado AC, Cardia W, Yamaguchi GA, 48 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida Godinho L, Freire D, Almeida CE, Moreira CH, Freire DF. Injuries caused by Veress needle insertion for creation of pneumoperitoneum: a systematic literature review. Surg Endosc. 2009 Jul;23(7):1428-32 Ahmad G, Duffy JM, Phillips K, Watson A. Laparoscopic entry techniques. Cochrane Database Syst Rev. 2008 Apr 16;(2):CD006583. Borzellino G, De Manzoni G, Ricci F. Detection of abdominal adhesions in laparoscopic surgery. A controlled study of 130 cases. Surg Laparosc Endosc. 1998 Aug;8(4):273-6. 5. RIMOZIONE DELLA CAUSA DI OCCLUSIONE La sicurezza di avere rimosso la causa di ostruzione è accertata dalla decompressione dell’intestino dilatato prossimalmente all’ostruzione stessa e il passaggio del contenuto intestinale nell’ansa distale, con concomitante ricomparsa della peristalsi; una completa esplorazione dell’ileo può essere limitata alla parte distale per assicurarsi della risoluzione dell’ostruzione (GOR C). La prosecuzione dell’esplorazione fino al legamento del Treitz aumenta il rischio di perforazione dovuto alla distensione e fragilità dei visceri dilatati e dovrebbe essere limitata ai casi in cui la causa dell’ostruzione non sia immediatamente evidente (GOR C). Il caso di singola aderenza ostruente è quello più semplice da confermare, a causa della chiara differenza fra l’ansa dilatata (ostruita) e quella non dilatata (distale). La lisi della briglia aderenziale è sufficiente a vedere il passaggio del contenuto intestinale nell’intestino distale; in assenza di una chiara eziologia dell’occlusione, Lujan et al. raccomandano un’esplorazione laparoscopica progressiva dell’intestino collassato dalla valvola ileocecale in direzione del legamento del Treitz fino a che la causa dell’ostruzione sia visibile (SIGN 3). Quest’approccio è considerato obbligatorio e contribuisce ad un outcome migliore in termini di morbilità, anche in presenza del tasso del 32% di conversione (SIGN 2+). La manipolazione estremamente delicata dell’intestino è necessaria per minimizzare perforazioni iatrogene e dovrebbe essere fatta solo da chirurghi laparoscopisti esperti; secondo alcuni autori un alto tasso di reinterventi dopo l’adesiolisi laparoscopica potrebbe essere dovuto ad una sbagliata interpretazione della causa dell’ostruzione (SIGN 3), e nonostante suggeriscano un’esplorazione completa dell’intestino, non vi è evidenza che questa riduca i tassi di ri-ospedalizzazione (SIGN 3). Il panel di esperti è d’accordo con l’atteggiamento più conservativo, considerando di “fare il minimo per ottenere il massimo”. Per prevenire i danni sulla parete intestinale, la porzione intestinale prossimale all’ostruzione non andrebbe mai manipolata, utilizzando la sola variazione di decubito per mobilizzarla. Wang Q, Hu ZQ, Wang WJ, Zhang J, Wang Y, Ruan C. Laparoscopic management of recurrent adhesive small-bowel obstruction: long-term follow-up. Surg Today. 2009;39(6):493-9. Nagle A, Ujiki M, Denham W, Murayama K. Laparoscopic adhesiolysis for small bowel obstruction. Am J Surg. 2004;187(4):464-70. 49 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida Bailey IS, Rhodes M, O’Rourke N, Nathanson L, Fielding G (1998) Laparoscopic management of acute small bowel obstruction. Br J Surg. 85: 84-87. Parent S, Tortuyaux JM, Deneuville M, Bresler L, Boissel P. What are the small bowel obstructions to operate and how to do it? Acta Gastroenterol Belg. 1996;59:150-1. Lujan HJ, Oren A, Plasencia G, Canelon G, Gomez E, Hernandez-Cano A, Jacobs M. Laparoscopic management as the initial treatment of acute small bowel obstruction. JSLS. 2006;10(4):466-72. Azevedo JL, Azevedo OC, Miyahira SA, Miguel GP, Becker OM Jr, Hypólito OH, Machado AC, Cardia W, Yamaguchi GA, Godinho L, Freire D, Almeida CE, Moreira CH, Freire DF. Injuries caused by Veress needle insertion for creation of pneumoperitoneum: a systematic literature review. Surg Endosc. 2009;23(7):1428-32. Ahmad G, Duffy JM, Phillips K, Watson A. Laparoscopic entry techniques. Cochrane Database Syst Rev. 2008;(2):CD006583. Khaikin M, Schneidereit N, Cera S, Sands D, Efron J, Weiss EG, Nogueras JJ,Vernava AM 3rd, Wexner SD. Laparoscopic vs. open surgery for acute adhesive small-bowel obstruction: patients’ outcome and cost-effectiveness. Surg Endosc. 2007;21(5):742-6. Rosin D, Kuriansky J, Bar Zakai B, Shabtai M, Ayalon A. Laparoscopic Approach to Small-Bowel Obstruction. J Laparoendosc Adv Surg Tech. 2000;5(10):253-8. Cavaliere D, Schirru A, Caristo I, Bianchi M, Cosce U, Cavaliere P. [Laparoscopic management of small-bowel obstruction] Chir Ital. 2005;57(2):215-20. 6. CRITERI INTRAOPERATORI DI CONVERSIONE LAPAROTOMICA La conversione laparotomica è indispensabile quando la causa dell’occlusione non risulti evidente. (GOR A). Una eccessiva dilatazione dell’intestino, che non consenta una soddisfacente esplorazione laparoscopica della cavità addominale, richiede la conversione laparotomica (GOR B). In caso di danno intestinale iatrogeno, l’indicazione alla conversione non è assoluta e la scelta della tecnica di riparazione (per via laparoscopica o attraverso minilaparotomia) è basata sulla situazione clinica, sull’esperienza del chirurgo e sulla sicurezza di poter riparare la lesione in modo idoneo. (GOR B). Lujan identifica tra le cause di conversione il mancato ritrovamento della causa occlusiva (SIGN 3). L’opinione del panel è che tutti i pazienti non escludibili per motivi anestesiologici, dovrebbero essere sottoposti a LAL in quanto risulta più agevole identificare in fase intraoperatoria i pazienti che beneficeranno o meno dell’approccio laparoscopico, ovviamente prestando particolare attenzione affinché l’entrata in addome sia sicura. Lo studio di Wullstein ha evidenziato come i criteri più importanti per decidere di procedure a conversione laparotomica siano la eccessiva dilatazione delle anse (più di 4 cm) in associazione con multiple aderenze (SIGN 2+); questa combinazione di eventi rende più difficile l’esposizione e la visualizzazione delle aderenze, inoltre può essere importante causa di perforazioni iatrogene. Una revisione su più di mille casi conferma come causa principale di conversione la presenza di multiple e tenaci aderenze intestinali (SIGN 3), mentre Tsumura descrive il tasso di successo in relazione alla posizione delle briglie (SIGN 4). 50 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida I risultati di una metanalisi (SIGN 1-) sottolineano le condizione in cui la conversione dovrebbe essere obbligatoria: ischemia intestinale o perforazione iatrogena. Le motivazioni a sostegno, tuttavia, non appaiono così robuste, anche se riportate in una review. Il dibattito tra conversione o meno in caso di perforazione iatrogena è stato affrontato anche da Lujan (SIGN 3) che suggerisce la conversione alla laparotomia in caso di abbondante fuoriuscita di materiale enterico, mentre la semplice speritoneizzazione o la perforazione con minima fuoriuscita di materiale possono essere suturate per via laparoscopica senza sostanziali rischi aggiuntivi. L’esperienza del chirurgo nel campo della chirurgia laparoscopica avanzata (laparoceli, urgenze…) è, a parere del panel, il fattore principale nel determinare la scelta terapeutica. Lujan HJ, Oren A, Plasencia G, Canelon G, Gomez E, Hernandez-Cano A, Jacobs M. Laparoscopic management as the initial treatment of acute small bowel obstruction. JSLS. 2006 Oct-Dec;10(4):466-72. Wullstein C, Gross E. Laparoscopic compared with conventional treatment of acute adhesive small bowel obstruction. Br J Surg. 2003 Sep;90(9):1147-51. Ghosheh B, Salameh JR. Laparoscopic approach to acute small bowel obstruction: review of 1061 cases. Surg Endosc. 2007 Nov;21(11):1945-9. Tsumara H: Laparoscopic treatment of small bowel obstruction. Adhesion 2006, 9:17-19 Farinella E, Cirocchi R, La Mura F, Morelli U, Cattorini L, Delmonaco P, Migliaccio C, De Sol AA, Cozzaglio L, Sciannameo F. Feasibility of small bowel obstruction. Research article. World J of Emerg Surg 2009 Jan 19;4:3 Lujan HJ, Oren A, Plasencia G, Canelon G, Gomez E, Hernandez-Cano A, Jacobs M. Laparoscopic management as the initial treatment of acute small bowel obstruction. JSLS. 2006 Oct-Dec;10(4):466-72. (SIGN 2-) 7. USO DEI PRESIDI ANTIADERENZIALI Non ci sono prove definitive a sostegno dell’efficacia dei presidi antiaderenziali dopo l’adesiolisi, non si possono pertanto dare raccomandazioni a riguardo. Dopo un primo episodio di SBO trattato chirurgicamente, si sviluppa una recidiva occlusiva in circa il 50% dei casi e dopo due o più episodi nell’85% (SIGN 2-). Diversi studi hanno dimostrato che le barriere meccaniche possono diminuire aderenze, ma l’incidenza di SBO successiva e la necessità di una terapia operativa futura non sono diminuite (SIGN 1 + +). Un recente studio prospettico randomizzato italiano per la prevenzione delle aderenze post-operatorie dopo la laparotomia per SBO (SIGN 1 +) sull’uso di icodestrina al 4%, un polimero del glucosio ad alto peso molecolare. ha evidenziato un tasso di recidiva del 2% nel gruppo icodestrina vs 11% nel gruppo di controllo (follow up medio 41,4 mesi). Purtroppo non vi è alcuna evidenza che l’incidenza della SBO o la neces51 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida sità di futuri interventi operativi per SBO sia diminuita (SIGN 4) “poiché una singola briglia può causare una occlusione intestinale con pericolo di vita, mentre estese aderenze tenaci possono essere asintomatiche, quindi né la mera presenza o l’assenza di aderenze o la loro entità, se presenti, è un risultato completamente adeguato”. Quindi la effettiva riduzione delle aderenze è un fattore rilevante ma clinicamente non importante. Metwally M, Watson A, Lilford R, Vandekerckhove P. Fluid and pharmacological agents for adhesion prevention after gynaecological surgery. Cochrane Database Syst Rev. 2006, 2: CD0001298 Catena F, Ansaloni L, Lauro A, Ercolani G, D’Alessandro L, Pinna A. Prospective controlled randomized trial on prevention of postoperative abdominal adhesions by icodextrin 45 solution after laparotomic operation for small bowel obstruction caused by adherences (POPA Study : Prevention of Postoperative Adhesions on behalf of the World Society of Emergency Surgery). Trials 2008, 9 :74. Diamond MP, Wexner SD, diZereg GS, Korell M, Zmora O, Van Goor H, Kamar M. Adhesion prevention and reduction: current status and future recommendations of a multinational interdisciplinary consensus conference. Surg Innov. 2010 Sep;17(3):183-8 8. USO DELLA TECNOLOGIA AD ALTA ENERGIA PER LA DISSEZIONE La dissezione consigliata per l’adesiolisi è quella con le forbici a freddo (GOR B). I dispositivi ad alta energia non sono necessari per la LAL e, quando usati, vanno tenuti lontano dai visceri per evitare potenziali lesioni termiche (GOR C). Le perforazioni da lesioni termiche sono un problema ben noto, infatti la cauterizzazione può causare ischemia ed il tessuto necrotico è un potente promotore di aderenze (SIGN 1++). Altresì, anche i coaguli dovuti al sanguinamento sono associati a formazione di aderenze, come dimostrato in modelli sperimentali (SIGN 3). Per questo motivo il panel raccomanda la dissezione a freddo con le forbici associato ad un accurato controllo emostatico con pinza bipolare. Kraemer B, Rothmund R, Fischer K, Scharpf M, Fend F, Smaxwil L, Enderle MD, Wallwiener D, Neugebauer A. A prospective, randomized, experimental study to investigate the peritoneal adhesion formation of noncontact argon plasma coagulation in a rat model. Fertil Steril. 2011 Mar 15;95(4):1328-32. Ryan GB, Grobéty J, Majno G. Postoperative peritoneal adhesions. A study of the mechanisms. Am J Pathol. 1971 Oct;65(1):117-48. 9. OCCLUSIONE DA LAPAROCELI, ERNIE ADDOMINALI O ERNIE INGUINALI MISCONOSCIUTE Nel caso di occlusione intestinale per ernia, una riparazione immediata è consigliabile in assenza di contaminazione enterica o fecale (GOR C). 52 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida La decisione se procedere alla riparazione delle ernie per via laparoscopica o open è lasciata al chirurgo in base alla sua esperienza e competenza (GOR C). Anche se la patologia erniaria è generalmente diagnosticata prima dell’esplorazione chirurgica, rimangono una piccola quota di occlusioni diagnosticate intraoperatoriamente e dovute ad ernie cosiddette “incidentali” (SIGN 3). L’ernia strozzata è infatti presente nel 18% dei casi di SBO (SIGN 3); rimane aperto il quesito se operare una riparazione immediata diretta o differita con protesi (tenuto conto che è la riparazione migliore quando comparata con le tecniche di sutura diretta - SIGN 1++). Non vi sono adeguati studi in letteratura. Il panel si è espresso dichiarando che il trattamento immediato dell’ernia è preferibile. Interessanti sviluppi futuri sono attesi dall’uso di protesi biologiche (SIGN 3). L’approccio laparoscopico per il trattamento delle ernie, in elezione, è ampiamente accettato nella pratica chirurgica (SIGN 1++). La laparoscopia applicata alla gestione delle occlusioni legate ad ernie strozzate od incarcerate rimane dibattuta, specialmente per le difficoltà incontrate nel ridurre il sacco erniario ed il suo contenuto, l’aumentato rischio di lesioni iatrogene dell’intestino incarcerato e l’alta quota di resezioni intestinali (SIGN 3). In una recente revisione Deeba e coll. concludono che l’approccio laparoscopico ed il posizionamento della rete è fattibile e sicuro nel trattamento dell’ernia inguinale strozzata, con morbilità, recidiva e degenza sovrapponibili all’approccio tradizionale open (SIGN 2++). Per quanto riguarda le occlusioni da laparocele strozzato, Uranues e coll. hanno riportato, in uno studio multicentrico, eccellenti risultati nel trattamento combinato con adesiolisi e riparazione con mesh del difetto (SIGN 3). La conclusione della consensus è stata quindi di lasciare la scelta tra laparoscopia e tecnica open alla decisione dell’operatore sulla base della propria esperienza. Silva AC, Pimenta M, Guimarães LS. Small bowel obstruction: what to look for. Radiographics. 2009;29(2):423-39. Olmi S, Cesana G, Erba L, Croce E. Emergency laparoscopic treatment of acute incarcerated incisional hernia. Hernia. 2009;13(6):605-8. Ihedioha U, Alani A, Modak P, Chong P, O’Dwyer PJ. Hernias are the most common cause of strangulation in patients presenting with small bowel obstruction. Hernia. 2006;10(4):338-40. McCormack K, Scott NW, Go PM, Ross S, Grant AM; EU Hernia Trialists Collaboration. Laparoscopic techniques versus open techniques for inguinal hernia repair. 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Surg Endosc. 2004 Feb;18(2):228-31. 53 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida Deeba S, Purkayastha S, Paraskevas P, Athanasiou T, Darzi A, Zacharakis E. Laparoscopic approach to incarcerated and strangulated inguinal hernias . JSLS. 2009 Jul-Sep;13(3):327-31. Uranues S, Salehi B, Bergamaschi R. Adverse events, quality of life, and recurrence rates after laparoscopic adhesiolysis and recurrent incisional hernia mesh repair in patients with previous failed repairs. J Am Coll Surg. 2008;207:663-9 10. RESEZIONE INTESTINALE Una mini-laparotomia guidata con resezione ed anastomosi extracorporea è la tecnica più semplice e veloce nei casi in cui una resezione intestinale sia necessaria (GOR C). La resezione laparoscopica con anastomosi intracorporea rappresenta una valida opzione per il chirurgo esperto. La necessità di una resezione dell’intestino o di riparazione con sutura non rappresentano, di per sé, un’indicazione alla conversione. (GOR C). Anche se molti hanno proposto una indicazione assoluta alla conversione open in caso di resezione intestinale durante l’adesiolisi laparoscopica, non ci sono studi comparativi a supporto della superiorità di una tecnica o dell’altra (SIGN 3), a differenza di quanto riscontrato, ad esempio, nell’emicolectomia destra (SIGN 2+). La resezione può quindi essere eseguita totalmente per via laparoscopica o tramite una mini-laparotomia guidata laparoscopicamente sopra la lesione, e la successiva esteriorizzazione dell’ileo coinvolto con resezione/anastomosi tradizionale open. Gli esperti concordano sul fatto che questo ultimo approccio sia più sicuro ed economico, prevenendo, al contempo, la contaminazione peritoneale e consentendo la contemporanea facile estrazione del viscere ischemico. Rebuffat C, Galli A, Scalambra MS, Balsamo F. Laparoscopic repair of strangulated hernias. Surg Endosc. 2006;20:13113-13114 Legnani GL, Rasini M, Pastori S, Sarli D. Laparoscopic transperitoneal hernioplasty (TAPP) for the acute management of strangulated inguino-crural hernias: a report of nine cases. Hernia. 2008;12(2):185-188. Epub 2007 Nov 15 Kirshtein B, Roy-Shapira A, Lantsberg L, Avinoach E, Mizrahi S. Laparoscopic management of acute small bowel obstruction. Surg Endosc (2005) 19: 464-467 Duepree HJ, Senagore AJ, Delaney CP, Fazio VW. Does means of access affect the incidence of small bowel obstruction and ventral hernia after bowel resection? Laparoscopy versus laparotomy. J Am Coll Surg. 2003 Aug;197(2):177-81 Grams J, Tong W, Greenstein AJ, Salky B. Comparison of intracorporeal versus extracorporeal anastomosis in laparoscopic-assisted hemicolectomy. Surg Endosc. 2010 Aug;24(8):1886-91 54 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida LEGENDA E DEFINIZIONI ASA: (American society of anesthesiologists) - classificazione di rischio anestesiologico, accettata internazionalmente, che permette una categorizzazione dei pazienti in funzione della presenza o meno di alterazioni organiche o funzionali dell’organismo al momemto del trattamento chirurgico ed anestesiologico. Si distinguono 5 Classi che definiscono livelli crescenti di rischio a partire dalla Classe I fino alla Classe V. EGDS: Esofago-Gastro-Duodeno-Scopia GOR: Grade of recommendation (vedi Tab.2) LAL: Adesiolisi laparoscopica RMN: Risonanza Magnetica Nucleare RCT: Randomized controlled trial - studio clinico controllato randomizzato SIGN: The Scottish Intercollegiate Guidelines Network (vedi Tab.1) SBO: Small Bowel Obstruction - occlusione intestinale ad origine dall’intestino tenue. TC: Tomografia computerizzata Aerobilia: termine che indica presenza di aria nelle vie biliari. Aderenze peritoneali: adesioni dei visceri addominali al peritoneo parietale oe/o viscerale dovute alla presenza di tessuto inizialmente infiammatorio e successivamente fibroso-cicatriziale generatosi generalmente in seguito a trauma chirurgico o come risultato di processi infettivi e infiammatori. Adesiolisi: lisi chirurgica di aderenze peritoneali. Best practice: tecnica o metodologia che, attraverso l’esperienza e la ricerca, ha dimostrato di portare in modo affidabile ad un risultato desiderato. Un impegno ad utilizzare la best practice in ogni campo è un impegno a usare tutte le conoscenze e la tecnologia a propria disposizione per garantire il successo. Bias: termine di etimologia incerta che indica un errore sistematico in varie discipline. In statistica, è un elemento distorsivo del campione. Chirurgia Open: chirurgia condotta a cielo aperto attraverso una incisione cutanea che permette l’esposizione diretta del sito chirurgico. Clinical governance: il sistema attraverso il quale le organizzazioni sanitarie si rendono responsabili per il miglioramento continuo dei loro servizi e garantiscono elevati standards di performance assistenziale, assicurando le condizioni ottimali nelle quali viene favorita l’eccellenza clinica. Conversione: trasformazione in corso d’opera di un intervento chirurgico laparoscopico ad un intervento laparotomico. Consensus Conference: (Conferenza del consenso) termine generico che indica una riunione promossa al fine di raccogliere opinioni e deliberazioni su argomenti nuovi o controversi in ambito scientifico, tecnologico ed etico. Dispositivi ad alta energia: strumenti chirurgici che utilizzano fonti di corrente elettrica e, con diverso meccanismo, portano alla coagulazione e/o sintesi dei tessuti. Tra i più utilizzati vi sono strumenti di elettrochirurgia (bisturi elettrico mono/bipolare), bisturi a radiofrequenze, bisturi ad ultrasuoni. Expertise: esperienza e il know-how, nell’esercizio di una professione. Metanalisi: strumento di ricerca secondario, il cui scopo è quello di riassumere i dati provenienti da diversi strumenti di ricerca primaria, in particolare dagli studi clinici. Consiste in una serie di metodi matematico-statistici per integrare i risultati di diversi studi clinici, miranti ad ottenere un unico indice quantitativo di stima che permetta di trarre conclusioni più forti di quelle tratte sulla base di ogni singolo studio. Mesh: o rete, termine inglese utilizzato per indicare le protesi sintetiche a maglia per la riparazione di difetti di parete addominale. 55 ACOI – Adesiolisi laparoscopica - Linee Guida Panel di esperti: gruppo di esperti indipendenti Pinza Bipolare: strumento elettrochirurgico che utilizza corrente bipolare nell’ambito di un circuito che viene completato mediante due poli paralleli, uno positivo ed uno negativo, individuati nelle branche di una pinza anatomica. La corrente è limitata al tessuto compreso tra i poli dello strumento e non scorre attraverso il paziente, perciò l’elettrodo di ritorno del paziente non è necessario. Presidi antiaderenziali: agenti fisici/chimici utilizzati in chirurgia generale come “sistemi barriera” sulla superficie del tessuto danneggiato al fine di impedire il contatto con organi o strutture adiacenti e prevenire lo sviluppo di aderenze postoperatorie peritoneali. Protesi biologiche: protesi generalmente composte da derma di origine animale decellularizzato che permetteno di riparare un difetto di tessuto connettivale fornendo una impalcatura per la proliferazione dei fibroblasti. Nel tempo di alcuni mesi tali materiali vengoni invasi e sostituiti da un nuovo tessuto autologo in via di rimodellamento. Le protesi biologiche presentano un rischio di infezione estremamente scarso, caratteristiche che le rendono perfette per il posizionamento in situazioni di contaminazione, con un rischio di reazione da corpo estraneo praticamente nullo. Review: o revisione, è uno strumento di ricerca secondario, il cui obiettivo è quello di riassumere dati provenienti da strumenti di ricerca primari, in particolare da studi clinici, o da studi condotti con altri disegni, quali le coorti e i casi di controllo. Statement: letteralmente dichiarazione, asserzione. Nell’ambito di una consensus conference indica la definitiva affermazione che trova il consenso degli esperti su un determinato quesito. Studio caso-controllo: studio che confronta i risultati ottenibili su soggetti attivi (ad esempio sottoposti ad un trattamento che si vuole studiare) rispetto a soggetti dalle caratteristiche simili ma trattati con placebo. Studio controllato: studio in cui l’andamento clinico del gruppo dei pazienti che riceve il nuovo trattamento viene paragonato (controllato) con quello di un gruppo di confronto che non riceve il nuovo farmaco, ma deve ricevere invece la miglior terapia disponibile, come stabilito dalla World Medical Association nella revisione della dichiarazione di Helsinki del 2000 ad Edimburgo. Solo nel caso in cui non esistano trattamenti attivi il controllo può avvenire con un “placebo”. Studio randomizzato: studio nel quale ogni soggetto incluso è assegnato in modo casuale (random) a ricevere uno fra i trattamenti in studio oppure il placebo. Studio retrospettivo: Sono studi condotti sulla base di documentazione raccolta in passato e, quindi, già esistente prima della decisione di iniziare lo studio; si tratta quindi di una ricerca d’archivio. Tecnica Chiusa: in contrapposizione alla chirurgia “open”, sinomino per indicare la chirurgia laparoscopica. Trial: o nel gergo comune trial clinico (sinonimo di studio clinico), è un tipo di ricerca condotto per raccogliere dati sulla sicurezza e sull’efficacia di nuovi trattamenti o di nuovi dispositivi. Trocar: strumento chirurgico, con una estremità appuntita e dotato di una cavità cilindrica interna, utilizzato per introdurre gli strumenti chirurgici e le fibre ottiche nell’addome durante operazioni chirurgiche laparoscopiche. Trocar a visione ottica: Tipologia di trocar usati nel corso di procedure di chirurgia mini-invasiva caratterizzati dalla presenza nella loro struttura di un’ottica che permette l’accesso alla cavità addominale sotto controllo visivo. Veress (ago di): ago con un sistema di protezione della punta, utilizzato in chirurgia laparoscopica per indurre il pneumoperitoneo. Whirl sign: o “segno del vortice”, descritto da Fisher nel 19821, come patognomonico per volvolo intestinale in anomalia di rotazione. Corrisponde alla torsione del mesentere attorno al suo asse, visibile in posizione mediana. 56