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Materiale di approfondimento
Cos’è lo scompenso cardiaco
Lo scompenso cardiaco è una malattia sempre più frequente che compare quando il
cuore, danneggiato, non è più in grado di svolgere la sua normale funzione di pompa e di
mantenere un adeguato flusso di sangue agli organi. Una minor quantità di sangue
determina una sofferenza e una ridotta capacità di lavoro per tutti gli organi del nostro
corpo: quindi compaioni i disturbi, sintomi e segni della malattia.
Come si manifesta
Quando cominciano i primi sintomi, si può avvertire un senso di stanchezza, debolezza o
difficoltà di respiro, specie dopo uno sforzo e gonfiore alla caviglie. Nelle fasi più avanzate,
i sintomi peggiorano per frequenza e intensità: si può avvertire difficoltà di respirazione
anche dopo semplici attività, come vestirsi o muoversi in casa. Si possono accusare anche
eccessi di tosse, disturbi digestivi, mancanza di fiato durante la notte ed episodi di vertigini
associati a senso di confusione.
Quali sono le cause
Nei paesi occidentali le patologie principalmente responsabili dello scompenso sono due:
l’infarto acuto del miocardio e le miocardiopatie, ossia malattie che colpiscono
direttamente le cellule del cuore, causandone alterazioni funzionali e strutturali. Negli ultimi
anni, inoltre, la miocardite sembra essere diventata causa molto comune di scompenso,
cioe’ un processo infettivo, principalmente di natura virale, che colpisce le cellule del
miocardio. Infine tutti i processi patologici a carico delle valvole cardiache possono
determinare uno scompenso cardiaco se non trattate in modo appropriato.
Quali sono le dimensioni del problema
La prevalenza dello scompenso cardiaco (ossia la percentuale di persone che soffre di
questa malattia) in Europa e nel nostro paese è pari al 2-2,5%.
Ciò significa che circa 15 milioni di cittadini europei ed 1 milione di nostri connazionali
hanno questa malattia.
Secondo recenti stime, il numero di malati tenderà a superare i 30 milioni nel 2020.
La prevalenza cresce in maniera esponenziale con l’età: meno dell’1% sino a 60 anni, 2%
tra 60 e 70, 5% tra 70 e 80, attestandosi a oltre il 10% dopo gli 80 anni.
Diagnosticare, trattare e aver cura dei pazienti con scompenso cardiaco richiede un
grande impegno economico sociale, valutato in circa il 3% del budget per la sanita’ nei
paesi occidentali: negli Stati Uniti il costo totale e’ stato stimato di 20.9 miliardi di dollari nel
2012, con proiezioni di aumentare a 53.1 miliardi fra 15 anni.
Chi viene colpito
Lo scompenso cardiaco è più comune tra gli uomini ed è in costante crescita per
l’allungamento della vita media e, paradossalmente, per l’aumento della sopravvivenza
della cardiopatia ischemica e dell’infarto miocardico.
Dopo l’infarto miocardico, in generale, comunque, almeno una persona su tre, uomo o
donna, è a rischio di sviluppare scompenso cardiaco e questa percentuale supera
abbondantemente il 50% negli ultrasessantacinquenni.
Si può morire di scompenso?
Lo scompenso cardiaco è purtroppo molto più comune, pericoloso e mortale dei più
frequenti tumori. Ogni anno si verificano più di 3 milioni e mezzo di nuovi casi di
scompenso cardiaco in Europa.
Negli ultimi 50 anni la sopravvivenza allo scompenso cardiaco è migliorata in entrambi i
sessi grazie alla prevenzione, ai farmaci, ai dispositivi medici e alla chirurgia. Nonostante
l’efficacia dei diversi trattamenti, tuttavia, anche quando la malattia è curata
adeguatamente, la mortalità rimane elevata. Infatti in una percentuale variabile fra il 17% e
45% dei malati muore entro un anno dal primo ricovero ospedaliero e la maggioranza non
sopravvive oltre i cinque anni dalla diagnosi.
La situazione in Italia
In Italia, negli ultimi anni lo scompenso cardiaco è divenuto la prima causa di morte e il
maggior costo in assoluto per ricoveri ospedalieri. Si stima che i malati di scompenso
cardiaco nel nostro Paese siano circa 1 milione, un quarto dei quali di età inferiore ai 65
anni.
Secondo i dati dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, il 59% dei malati
ha in media meno di 70 anni; sette su dieci sono maschi.
L’incidenza della malattia, ossia il numero di nuovi casi ogni anno, è di circa 100.000,
mentre i ricoveri sono circa 200.000 ogni anno, in crescita di circa il 16% dal 2000 al 2005.
La degenza media è di 9 giorni, in lieve riduzione negli ultimi anni.
Il rischio che un malato di scompenso cardiaco venga ricoverato è del 25 per cento ma
circa la metà dei dimessi viene ricoverato una seconda volta entro 6 mesi.
Lo scompenso è la prima causa di morte per malattia. Ogni anno sono circa 100.000, più
di 270 al giorno, i morti causati dallo scompenso cardiaco nel nostro Paese.
In Emilia Romagna
Analisi condotte utilizzando la banca dati delle schede di dimissione ospedaliera hanno
stimato nell’anno 2008 un’incidenza di scompenso cardiaco in Emilia-Romagna pari a 4.4
pazienti su 1000 abitanti e una prevalenza di 20.3 pazienti per 1000 abitanti.
Perché se ne parla così poco?
Nonostante l’evidenza di questi numeri, nessuno ne parla e pochi conoscono questa
malattia. Secondo i dati di un’indagine condotta nel 2005 solo 2 italiani su 100 sono in
grado di descriverne i sintomi e solo 30 su 100 la ritengono una malattia grave. Non solo:
1 italiano su 3 è convinto che si tratti di una normale conseguenza dell’invecchiamento e
non di una malattia legata a una grave alterazione cardiaca.
Come si riconosce
Il sintomo tipico dello scompenso cardiaco è la dispnea, ovvero una mancanza di fiato che
in genere compare sotto sforzo, ma, nelle fasi più avanzate, anche a riposo. È causata
dalla progressiva incapacità delle camere cardiache di sinistra di svuotarsi efficacemente
durante la contrazione, con conseguente accumulo di liquidi nei polmoni. L’astenia
(debolezza) è un sintomo frequente, anch’esso legato a una ridotta funzione di pompa del
cuore.
Lo scompenso si può manifestare improvvisamente con una acuta mancanza di fiato o
debolezza estrema che porta al ricovero immediato. Tuttavia nella maggioranza dei casi
insorge in maniera subdola, quasi di nascosto, con un progressivo aumento dei disturbi.
Come si arriva alla diagnosi
Un esame clinico accurato consente, spesso, di evidenziare i segni tipici dello scompenso
cardiaco, come il gonfiore distale degli arti inferiori e il turgore delle vene del collo o
un’alterazione del battito cardiaco.
Bisogna sottolineare come esista una fase iniziale in cui la disfunzione delle camere
cardiache può non associarsi a sintomi specifici, in quanto l’organismo mette in atto una
serie di sistemi di compenso alla riduzione della funzione cardiaca, che evitano
l’insorgenza dei sintomi. Tale fase asintomatica può tuttavia essere svelata da indagini
diagnostiche semplici come l’elettrocardiogramma, la radiografia del torace o
l’ecocardiografia, che possono evidenziare segni iniziali di ingrandimento e disfunzione del
cuore.
Quali esami sono necessari
L’esame diagnostico iniziale nella valutazione dei pazienti affetti da scompenso cardiaco è
rappresentato dalla visita medica, completata da esami strumentali anche semplici come
l’elettrocardiogramma, o la radiografia del torace. Per confermare la diagnosi spesso e’
utile eseguire una ecocadiografia, che oltre a fornire informazioni sulla gravità del
coinvolgimento cardiaco, indica anche la possibile causa dello scompenso e indirizza lo
specialista a eseguire eventualmente esami di livello successivo.
Come si cura
Negli ultimi anni la cura delle malattie del cuore ha fatto progressi veramente importanti: la
durata e la qualità della vita anche dei pazienti con scompenso cardiaco sono quindi
aumentate significativamente.
Per aderire al meglio alle terapie, è importante conoscerle e capirne l’importanza.
Dal punto di vista terapeutico è necessario distinguere tre ambiti:
1) comportamentale
2) farmacologico
3) interventistico e/o chirurgico.
La terapia comportamentale (sugli stili di vita) consiste essenzialmente nel seguire un
corretto stile di vita, con abitudini alimentari volte a ridurre l’apporto di sodio e di grassi con
la dieta, laddove possibile un moderato esercizio fisico, e il controllo e eliminazione dei
fattori di rischio cardiovascolari noti (fumo, ipertensione, diabete, obesità e dislipidemie).
La terapia farmacologica dello scompenso offre numerose opportunità terapeutiche. Le
diverse classi di farmaci disponibili agiscono a livello di meccanismi cruciali coinvolti nella
origine e nel mantenimento di questa sindrome. Le principali classi di farmaci sono
rappresentate dai beta-bloccanti, dagli ACE-inibitori, o dagli antagonisti dell’angiotensina,
dai diuretici, dai farmaci inibitori degli ormoni mineralcorticoidi e, in casi specifici, dai
glucosidi digitalici e dai vasodilatatori.
La terapia interventistica
Negli ultimi anni inoltre nei pazienti refrattari a queste terapie farmacologiche si sono
aggiunte nuove possibilità terapeutiche di tipo interventistico (rivascolarizzazione mediante
angioplastica, impianto di pace-maker bicamerali, pacemaker biventricolari, sistemi di
resincronizzazione, defibrillatori) e di tipo chirurgico (rivascolarizzazione chirurgica,
riparazione valvolare) e negli stadi piu’ avanzati, si considera inoltre il trapianto cardiaco e
sistemi di assistenza ventricolare.
Come si previene
Lo scompenso cardiaco si può prevenire e curare migliorando lo stile di vita e
combattendo i fattori di rischio cardiovascolare. I fattori di rischio tradizionali infatti
spiegano circa il 90% delle malattie cardiovascolari: questi possono essere suddivisi in
modificabili e non modificabili.
I fattori di rischio non modificabili (su cui, cioè, non possiamo intervenire) comprendono
l’età, il sesso maschile e la familiarità per malattie cardiovascolari.
I classici fattori di rischio modificabili (su cui si può e si deve intervenire) comprendono
-
l’aumento dei livelli di colesterolo nel sangue (ipercolesterolemia),
-
l’aumento della pressione arteriosa (ipertensione),
-
il diabete,
-
il fumo di sigaretta,
-
l’inattività fisica,
-
l’aumento dei livelli ematici di trigliceridi,
-
l’obesità.
L’eliminazione, o almeno una drastica riduzione, di questi fattori di rischio rappresenta il
mezzo più efficace per ridurre il rischio di sviluppare una malattia vascolare (che è la prima
causa di scompenso) e costituisce l’obiettivo principale della prevenzione delle malattie
cardiovascolari.
È pertanto fondamentale uno stile di vita adeguato, con
- un’attenta alimentazione, che prediliga frutta, verdura e pesce
- l’abolizione completa del fumo (due sigarette al giorno raddoppiano il rischio di infarto)
- una regolare moderata attività fisica (almeno 30 minuti 5 volte a settimana)
- il mantenimento del peso entro limiti ottimali
- un uso moderato di vino (massimo due bicchieri al giorno) è consentito e può anche
avere effetti benefici sulla circolazione, verosimilmente in virtù del suo potere
antiossidante, ma è fortemente sconsigliata una quantità superiore di alcool, che ha effetti
deleteri a lungo termine.
In diversi casi, tuttavia, per alcuni fattori di rischio (ipercolesterolemia, ipertensione,
diabete) è necessario ricorrere ad un appropriato trattamento farmacologico. Ricordiamo
qui che, in soggetti apparentemente sani, viene considerato attualmente ottimale un valore
di colesterolo LDL nel sangue inferiore a 160 mg/dL. I valori di colesterolo totale ed LDL
vanno tenuti più bassi (sotto i 100 mg/dL) nei pazienti che hanno altri fattori di rischio, e
ancora più bassi (sotto i 80 mg/dL) in quelli affetti da diabete o che abbiano già avuto un
infarto o ictus.
Riguardo alla pressione arteriosa, ricordiamo che sono oggi ritenuti ottimali valori inferiori
a 130/85 mmHg.
Il centro dedicato alla presa in carico dei pazienti con scompenso cardiaco a Piacenza
A Piacenza, dal 1998, in maniera pioneristica rispetto a altri ospedali in Italia e in Europa,
è stato creato un percorso medico di cura e continuità tra ospedale e medici di famiglia,
con il fine di migliorare e personalizzare la definizione diagnostica, la cura e la
prevenzione della malattia.
Da cinque anni il percorso è stato ulteriormente qualificato, con la creazione di un day
service dedicato allo scompenso cardiaco: la presa in carico del malato (dal momento
della diagnosi fino ai trattamenti di cura) s’ispira ai più validi modelli internazionali e
regionali di eccellenza.
Il centro nasce all’interno dell’attività del reparto di Cardiologia sotto la supervisione del
direttore Giovanni Quinto Villani e dei medici Massimo Francesco Piepoli, Alessandro
Malagoli e Simone Binno, coadiuvati dalle infermiere Cristina Murru e Loredana Surdi, tutti
operatori specializzati in questa tipologia di pazienti. Il punto di forza di questo servizio
risiede nella possibilità di eseguire in giornata una serie di valutazioni cliniche ed esami
diagnostici che in altre circostante richiederebbero molteplici accessi ambulatoriali. Oltre
alla visita standard il paziente può essere sottoposto a elettrocardiogramma,
ecocardiogramma, controllo pacemaker e defibrillatori e altri test.