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ASSESSORE
Politiche per il Lavoro, Sviluppo Economico, Università e Ricerca
MILANO SHARING CITY: CONSULTAZIONE
PUBBLICA
Il Comune di Milano ha ritenuto importante comprendere meglio il fenomeno
della sharing economy per valutare le modalità migliori di sostegno a queste
pratiche emergenti e l’opportunità di intervenire sul fronte della
regolamentazione.
Il primo passo di questo percorso iniziato dall’amministrazione è
l’approvazione da parte della giunta di una serie di “linee di indirizzo” in
grado di orientare l’attività dell’amministrazione sul tema.
“La sharing economy non è una reazione temporanea alla crisi. Può essere
invece un modo nuovo e diverso di pensare e agire i modelli di sviluppo e il
rapporto tra amministrazione e cittadino, dove i soggetti esterni non sono
considerati solamente portatori di interesse (stakeholder) in conflitto o in
antitesi con il pubblico, ma anche solution holders in grado di co-progettare,
e co­gestire pratiche, spazi, beni e servizi.”
“E’ dunque importante dotarsi di un quadro strategico capace di garantire un
“ecosistema istituzionale collaborativo” favorevole allo sviluppo di
un’economia condivisa che sia regolata, inclusiva e sostenibile, secondo
obiettivi comuni, individuando i criteri secondo i quali è possibile definire
l’economia della condivisione”.
Prima di arrivare in giunta, le “linee di indirizzo” sono state condivise
pubblicamente sul sito www.milanosmartcity.org , per oltre un mese (dal 4
novembre al 7 dicembre) dando la possibilità a cittadini ed addetti ai lavori di
commentare il documento e rispondere ad un questionario in cui si chiedeva
di valutarne l’impostazione e validare le priorità di azione proposte.
La versione che è stata approvata ha quindi tenuto conto sia delle
integrazioni proposte da chi ha suggerito integrazioni ed emendamenti al
documento originale, sia delle risposte al questionario, di cui trovate una
sintesi più avanti.
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In generale, i risultati della consultazione sono incoraggianti: più di 200
persone ( tra startupper, ricercatori universitari, associazioni locali, utenti di
servizi condivisi, cittadini appassionati al tema) hanno partecipato alla
consultazione, rispondendo al questionario o proponendo modifiche al testo.
Per avere un termine di paragone, ad una consultazione sullo stesso tema
promossa dal governo inglese, su scala nazionale, hanno partecipato circa
2000 persone.
La natura stessa della consultazione (commenti a un documento di policy dal
taglio in ogni caso tecnico, su un tema innovativo) ha portato ad una naturale
auto selezione dei partecipanti. Le interazioni sul documento sono state
piacevolmente “ordinate” (interventi con cognizione di causa, nessun insulto)
ed estremamente utili.
Il processo di consultazione ha inoltre spinto le imprese leader del settore,
associazioni di categoria di varia natura e livello e movimenti a tutela dei
consumatori ad entrare in contatto con la Pubblica Amministrazione, inviando
riflessioni più strutturate sul tema ed offrendosi disponibili per
approfondimenti di carattere tecnico.
Milano è la prima città in Italia che decide di affrontare pubblicamente e
strategicamente il tema. Il confronto pubblico avviato costituisce quindi di
fatto una anticipazione di quanto si presuppone avvenga a breve anche a
livello nazionale.
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ESTRATTI DALLE “LINEE DI INDIRIZZO” (PRIMA
VERSIONE)
Definizione di “sharing economy”
L’amministrazione comunale riconosce come iniziative di sharing economy
quelle che:
 liberano pratiche e servizi molto diversi tra loro, ma che hanno in
comune la sperimentazione di forme di scambio – collaborazione,
condivisione e/o cooperazione – in grado di creare valore condiviso e
migliorare la qualità della vita delle persone
 determinano pratiche e servizi, complementari a quelli tradizionali o
esistenti, che rispettano le normative vigenti o il principio che le ha
ispirate
sono esperienze sostenibili, in grado di proporre conseguenti modelli
innovativi di business
 sono pratiche inclusive, sia in fase di progettazione che di erogazione,
con
 l’obiettivo ultimo di non lasciare indietro nessuno o quantomeno di
favorire analoghe opportunità di partenza
 facilitano e incentivano, attraverso intermediazione leggera o in modo
diretto, una relazioni sociale ed economica tra pari
 favoriscono l’ottimizzazione delle risorse e del tempo, attraverso
l’incentivo al riuso e garantendo una maggiore accessibilità a
informazioni, competenze, spazi, servizi, beni fisici e/o digitali
 si dotano di una o più piattaforme tecnologiche per il supporto di
relazioni digitali oltre che fisiche
 si fondano su un meccanismo di fiducia reciproca e di reputazione
(soprattutto attraverso la valutazione peer-to-peer)
 hanno come condizione essenziale il rispetto dei principi di
trasparenza, apertura e accountability
 sono accessibili a tutti, il più flessibili e istantanee possibile,
garantiscono uno standard di riservatezza in accordo con i principi di
confidenzialità, integrità e disponibilità, sono adeguati agli attuali
standard tecnologici, vengono forniti attraverso canali differenti.
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Forme di intervento e sostegno
Per favorire la nascita e il potenziamento di questo tipo di economia
condivisa, l’amministrazione milanese, in coerenza con quanto fatto sinora e
ferme restando le sue prerogative in materia di vigilanza, programmazione e
verifica, propone quanto segue:
 promuovere pubblicità, trasparenza e accountability, anche grazie al
potenziamento degli open data e degli open services
 rafforzare i processi di partecipazione, co-progettazione e
collaborazione con la cittadinanza attiva
 reperire risorse dedicate
 promuovere un sistema di riconoscimento e di certificazione di qualità
delle realtà virtuose che agiscono nell’ambito dello sharing
 valorizzare i beni comuni e favorire la messa a disposizione di spazi
pubblici o inutilizzati
 formare e informare i lavoratori della pubblica amministrazione sulle
questioni rilevanti della sharing economy e ridurre il digital divide
esistente
 contribuire all’elaborazione di nuovi strumenti di gestione e
regolamentazione di iniziative legate alla sharing economy
 favorire la mappatura e la comunicazione di tali iniziative
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ESITI DELLA CONSULTAZIONE PUBBLICA
Riportiamo qui le 3 principali domande poste attraverso la consultazione
pubblica e una sintesi delle indicazioni più condivise, che hanno orientato la
scrittura delle “linee di indirizzo” poi approvate.
Che cosa è per te la sharing economy?
La definizione di ”sharing economy” e “iniziative di sharing economy”
utilizzata nelle linee di indirizzo sottoposte a consultazione pubblica viene
sostanzialmente validata. È interessante notare come nella stragrande
maggioranza dei commenti pervenuti vengano sottolineate le implicazioni e
ricadute sociali di queste pratiche. Oltre alla dimensione economica (beni che
ampliano e valicano la loro naturale funzione di oggetti per divenire “servizi”
in un mutato ed evoluto concetto di business, passaggio dal possesso
all’accesso, potenziali risparmi e maggiori introiti derivanti da un utilizzo più
efficiente di risorse sotto utilizzate) e a quella ambientale (riduzione dei
consumi e sprechi, consumi più consapevoli, promozione di comportamenti
sostenibili), il valor aggiunto percepito di queste pratiche deriva dagli impatti
positivi che possono avere sulla società.
Per i milanesi, condividere beni e servizi sembra avere ancor più senso nella
misura in cui si generano nuove reti e relazioni, fiducia, legami di comunità e
senso di appartenenza.
Le ricadute sociali identificate sono percepite come rilevanti tanto a livello
individuale (in termini di protagonismo delle persone coinvolge ed opportunità
per i singoli, empowerment ed attivazione, confronto con punti di vista diversi
dal proprio e possibilità di condividere esperienze nuove) quanto a livello
collettivo (costruzione di comunità, maggiore capacità della società di
affrontare crisi economiche e cambiamenti).
In questo senso una “città che condivide” diventa non solo più attrattiva ma
anche più accogliente, ospitale ed inclusiva. La “trasparenza” e l’esigenza di
“semplificazione” diventano fattori chiave per favorire maggiore accessibilità
a beni e servizi di natura pubblica, soprattutto in relazione a target percepiti
come più “deboli” (perché marginali, meno giovani, meno connessi, etc). In
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tale ottica vanno letti anche i suggerimenti ad usare termini più comprensibili
(“meno inglese”) e riferimenti di carattere più pratico (“più esempi e riferimenti
a pratiche conosciute”)
Citazioni dalle risposte al questionario online:
“Le esperienze di sharing economy producono un effetto moltiplicatore e non
la semplice sommatoria di soggetti e risorse in campo. Ovvero la messa in
rete di risorse e competenze può produrre risultati che i singoli attori non
sarebbero in grado di produrre autonomamente. Al tempo stesso la sharing
economy può rendere compatibile l'interesse individuale dei singoli soggetti,
con l'interesse collettivo al benessere sociale ed economico.” A.S.
“La sharing economy per me è: una ritrovata fiducia nel senso di comunità e
il desiderio di far parte di una comunità virtuosa; risparmio e guadagno di
tempo/denaro/spazio; socializzazione ;sostenibilità” A.P.
“Penso che la sharing economy sia un nuovo modello di business, basato sul
cambiamento di alcuni paradigmi: dalla proprietà all'accesso, dalla
competizione alla collaborazione. se sfruttato può creare molte opportunità e
supportare il sistema capitalistico come l'abbiamo inteso fino ad adesso
"tappando" le sue contraddizioni.” R.D.M.
“Condivisione, collaborazione e strumenti utili (infrastrutture leggere) per
creare relazioni e reti tra persone e organizzazioni che perseguono questo
obiettivo.” L.R.
“La sharing economy è un nuovo modello economico capace di promuovere
forme più consapevoli di consumo e di utilizzo dei beni basate sulla
condivisione intesa come riuso e non come acquisto ed intesa come accesso
e non come proprietà.” A.L.
“La sharing economy può: 1)dare vantaggi economici a chi partecipa;
2)portare trasparenza su processi esistenti ma opachi; 3) aprire a nuove
categorie servizi un tempo disponibili solo a pochi.” M.N.
“Per me è la prima occasione di essere imprenditrice e di partecipare
attivamente alla costruzione di qualcosa da mettere in condivisione,
scegliendo anche stile, colori, gusti...declinando l'offerta anche secondo il
mio sentire, il mio vivere, la mia esperienza culturale” L.P.
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“Una risorsa flessibile alla portata di tutti che porta vantaggi a tutti. Ma e
soprattutto uno strumento destinato a rivoluzionare il punto di vista sull'etica
del business: la sharing economy funziona solo dando la massima attenzione
al vantaggio altrui, di cui il vantaggio proprio è solo una ricaduta.” V.P.
“Va evidenziato il ruolo che i servizi condivisi hanno nel dare a ogni persona
la possibilità di essere fornitore di servizi di vario tipo, contribuendo con
questo a fornire molte armi in più a ciascuna persona per poter definire il suo
ambito di competenze e le sue fonti di sostegno. il fatto che ciascuno possa
potenzialmente essere anche autista, host, fornitore di altri piccoli servizi su
cui si hanno competenze, rende la società più adatta ad affrontare shock
economici e grandi cambiamenti.” O.D.
“Tradurrei "sharing economy" come economia della collaborazione e della
condivisione (per esempio nel sottotitolo), per rendere conto delle due
principali forme di integrazione in cui si manifesta. Oltre a creare valore
condiviso e aumentare la qualità della vita delle persone è importante che
queste forme favoriscano una risocializzazione dell'economia attraverso la
creazione di nuovi legami sociali, anche nella forma debole della
socievolezza.” I.P.
Che cosa dovrebbe fare o non fare una amministrazione comunale per
promuovere e/o regolamentare la sharing economy?
Il ruolo che l’amministrazione pubblica dovrebbe svolgere in questa partita
emerge con chiarezza dalle risposte dei partecipanti alla consultazione
pubblica. In relazione a pratiche innovative ed emergenti come quelle prese
in considerazione, il Comune dovrebbe porsi come piattaforma abilitante.
In queste senso, si “richiede” alla pubblica amministrazione di:
 mappare e mettere a sistema le esperienze locali più rilevanti;
 formare ed informare i cittadini su questi temi, incentivando e
rendendo semplice l’utilizzo delle piattaforme sui cui si basano i servizi
collaborativi più conosciuti;
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 rafforzare le forme di partecipazione e i collegamenti tra le imprese
collaborative e le esperienze di cittadinanza attiva;
 promuovere la nascita di nuove imprese in questi settori e l’ibridazione
tra queste imprese e quelle esistenti;
 essere essa stessa una early adopter dei servizi collaborative e
favorire dinamiche collaborative anche inserendo clausole condizionali
in alcuni bandi pubblici (un servizio, uno spazio o un incarico viene
dato/concesso, a patto che vengano condivise alcune delle risorse
collegate ad esso).
Sulle forme di “regolamentazione” si consiglia invece di procedere con
estrema cautela. I partecipanti alla consultazione che si sono espressi sul
tema ritengono che in questa fase sia più importante lasciare spazio alle
forme di innovazione e sperimentazione, monitorarne gli effetti e gli impatti,
per meglio comprenderle. Solo a valle di questo primo ciclo di osservazione
possono avere senso forme di regolamentazione.
Tutto ciò, senza negare che il regolatore (a tutti i livelli), debba prestare
estrema attenzione ad evitare che si generino distorsioni di mercato o
fenomeni di concorrenza sleale, illeciti e abusi, comportamenti poco
trasparenti.
Più che una azione sul fronte degli “operatori” (si registra un tendenziale
scetticismo sulla possibilità di qualificare o certificare l’offerta attraverso
bollini di qualità), viene riconosciuto all’Amministrazione Comunale un forte
ruolo nell’aiutare e tutelare i cittadini che contribuiscono alla produzione e al
consumo dei servizi collaborativi, proprio per evitare che operino in aree
grigie ai confini della legalità.
Per promuovere la sharing economy l’Amministrazione Comunale dovrebbe,
secondo i partecipanti alla consultazione, preoccuparsi principalmente di
chiarire contesti legislativi e regole di riferimento dei principali servizi
collaborativi. I chiarimenti principali di cui emerge l’esigenza sono relativi
soprattutto a sicurezza e forme di tassazione. In questo senso, oltre alla
redazione di linee guida, sono considerati utili degli strumenti in grado di
semplificare alcuni passaggi burocratici e favorire la trasparenza delle
transazioni economiche e degli obblighi derivanti dai contraenti.
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I cittadini attivamente coinvolti nella sharing economy (perché mettono a
disposizione propri beni, competenze e servizi), sembrano quindi richiedere
un supporto da parte della pubblica amministrazione per essere sicuri di
“essere in regola” o per arrivare facilmente ad esserlo (a titolo di esempio,
per quanto riguarda l’ospitalità, risulterebbe utile semplificare il passaggio di
dichiarazione in questura degli ospiti che si accolgono, consentire il
pagamento della tassa di soggiorno, poter emettere facilmente regolari
ricevute fiscali e/o sapere come dichiarare i proventi derivanti da queste
attività).
Citazioni dalle risposta al questionario online:
“Inizialmente, lasciare spazio, per quanto possibile, alla sperimentazione.
Monitorare gli effetti. Decidere in base ai risultati eventuali regolamentazioni.
Mettere troppi paletti "ex-ante" limita la creatività e l'innovazione” C.C.
“Le azioni indicate potrebbero essere integrate con le seguenti: a) chiara
individuazione dei settori su cui si vuol puntare per uno sviluppo della sharing
economy, sulla base di una sorta di piano strategico comunale (ad esempio:
turismo, trasporti, mobilità, cibo, spazi, etc.); b) definire piattaforme
tecnologiche che organizzazioni la condivisione in forma digitale e diventarne
attore; c) favorire le start-up che nascono secondo il modello collaborativo
anche a mezzo di specifici incubatori creati anche con il coinvolgimento di
aziende "tradizionali"; d) favorire il coinvolgimento di aziende tradizionali per
far crescere l'offerta e dare maggiore credibilità alle varie iniziative.” A.L.
“L'amministrazione comunale deve rendere possibile la creazione di un
ecosistema, eliminando le barriere burocratiche, dove i privati possono
operare, anche in partnership con il pubblico. L'amministrazione comunale
deve inoltre verificare che le nuove iniziative di sharing economy non
diventino un concorrente sleale di iniziative imprenditoriali in corso.” M.T.
“Dialogare con altre istituzioni locali e nazionali per creare un quadro
normativo chiaro”. E.D.P.
“Gli interventi del Comune di Milano devono essere diretti ad assicurare la
massima trasparenza delle transazioni e degli obblighi che ne derivano fra i
contraenti e la piena conoscenza delle norme da applicare.” M.B.
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“Riteniamo che il principale compito di un'amministrazione comunale sia
promuovere la conoscenza della "sharing economy" a tutti i livelli attraverso
un percorso di comunicazione capace di chiarire in modo concreto e
pragmatico la natura e vantaggi del fenomeno. Parallelamente, si tratterà di
individuare i partner più idonei per realizzare progetti pilota capaci di rendere
sempre più diffusa la cultura dell'innovazione e della condivisione delle
informazioni e dei saperi. A nostro avviso è fondamentale coinvolgere i
cittadini di Milano, coloro i quali sono i primi beneficiari della sharing
economy e in particolare i cittadini del futuro”. M.S.
“Il modello della sharing economy è in linea con il passaggio da una logica di
Government (ruolo della PA riconducibile all'esercizio di funzioni esclusive o
di poteri autoritativi) a quella di Governance (PA come attivatore degli attori e
delle risorse presenti nei territori amministrati, promuovendo la messa in rete
degli stessi).” A.S.
“Costruire un contenitore di documentazione ed esperienze facilmente
alimentabile da parte dei cittadini e liberamente consultabile da tutti.” K.B.
“Rendere visibile il servizio, dedicare nelle varie zone di Milano dei punti di
promozione e per quanto riguarda il car dedicare dei posti parcheggi dedicati
pre facilitarne l'uso”. P.C.
“Il Comune potrebbe contribuire a creare "infrastrutture" a disposizione delle
startup tali da: a) dare fiducia ai consumatori; b) offrire risparmio alle startup
su attività non di core business; c) potersi comunicare ai cittadini sotto l'egida
del Comune, creando una campagna culturale di formazione che possa
favorire il raggiungimento della massa critica di utenti; d) implicare aderenza
alle normative; e) implicare aderenza a degli standard di trasparenza, equità
e affidabilità che in prima (ma non sufficiente) approssimazione possiamo
chiamare "certificazioni". Queste infrastrutture potrebbero prendere la forma
di open services quali: a) sistemi di reputazione degli utenti; b) sistemi di
ranking delle offerte, con logiche esplicite e comprensibili; c) sistemi di
identificazione degli utenti; d) sistemi per la gestione reclami: e) sistema
convenzionato e riconoscibile per i pagamenti online, in particolare per i
micro-pagamenti.” M.M e L.B.
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A cosa pensi quando leggi "sharing economy"?
Ecco i servizi e le esperienze più citate:
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accoglienza ed ospitalità: couchsourfing, AirBnb, cohousing
mobilità: BikeMi, Enjoy, Car2Go, BlaBlaCar, Uber
spazi di lavoro: coworking e fablab
comunità (legate a luoghi, pratiche o interessi): social street, spazi di
mutuo soccorso, banche del tempo, biblioteche di condominio,
bookcrossing
utilizzo condiviso, riciclo e riutilizzo: piattaforme per favorire la
condivisione di beni (LocLoc); mercatini dell’usato
cibo: banco alimentare, gruppi di acquisto solidale, orti sociali,
Gnammo
crowdfunding e social lending: prestiamoci (prestiti peer to peer)
progettazione condivisa: software open source e open hardware
Non è un caso che i più citati siano i servizi legati ad accoglienza ed
ospitalità, oltre che alla mobilità. Realtà come AirBnb, BlaBlaCar e Uber sono
infatti ormai note non solo ad un pubblico di nicchia. Così come BikeMi,
Enjoy e Car2Go sono entrati piano piano a far parte della quotidianità di molti
milanesi.
Significativo è però che questi servizi siano affiancati a pratiche anche più
locali o “di quartiere”, dalla natura completamente diversa.
Non mancano poi le indicazioni sugli ambiti in cui i servizi collaborativi
sarebbero ancora più utili: è il welfare a farla da padrone (cercasi innovatori
sociali che vogliano dare vita a servizi di assistenza per anziani e asili nei
condomini).
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