N. 4 - settembre ottobre 2004
Transcript
N. 4 - settembre ottobre 2004
dermo cosmo N°4 5-10-2005 17:13 Pagina 1 Vo l u m e 2 • N u m e r o 4 • S e t t e m b r e - O t t o b r e 2 0 0 4 Spediz. in abb. post. 45% - art. 2 comma 20.b - legge 662/96 - Filiale di Milano • Una copia: € 0,40 BIMESTRALE DI NOTIZIE, NOVITÀ, AGGIORNAMENTI, TERAPIE IN DERMOCOSMETOLOGIA Direttore Scientifico: Ruggero Caputo Direttore Responsabile: Riccarda Serri Coordinatore Scientifico: Stefano Veraldi LA CUTE SENSIBILE Comitato Scientifico e di Redazione: Vito Abrusci (Caracas/MI), Mauro Barbareschi (MI), Enzo Berardesca (RM), Stefano Calvieri (RM), Leonardo Celleno (RM), Sergio Chimenti (RM), Alberto Giannetti (MO), Marcella Guarrera (GE), Franco Kokelj (TS), Giorgio Landi (CE), Giuseppe Micali (CT), Giuseppe Monfrecola (NA), Nerella Petrini (Pescia-PT), Paolo Piazza (RM), Marcella Ribuffo (RM), Fabio Rinaldi (MI), Luigi Rusciani (RM), Adele Sparavigna (Monza - MI), Antonella Tosti (BO), Antonello Tulli (CH) Enzo Berardesca, Grazia Primavera Segreteria di Redazione: Giuseppe Provveduto [email protected] Redazione e Pubblicità: Via B. Verro, 12 20141 Milano Tel. 02 895 40 427 Fax 02 895 18 954 [email protected] Editore: ARTCOM S.r.l. Via B. Verro, 12 20141 Milano Tel. 02 895 40 427 Fax 02 895 18 954 Stampa: Arti Grafiche Stefano Pinelli S.r.l. Via R. Farnetti, 8 20129 Milano Iscrizione al ROC n° 9838 Istituto Dermatologico San Gallicano, IRCCS - Roma ABSTRACT Con il termine cute sensibile si intende un complesso di sintomi oggettivi e soggettivi non ancora interamente identificati e standardizzati. Numerosi lavori in letteratura hanno cercato di caratterizzare gli aspetti patofisiologici e biofisici della cute sensibile. Un dato consolidato è che gli atopici siano più propensi a sviluppare dermatiti da contatto di tipo irritativo o allergico in quanto caratterizzati da una funzione di barriera deficitaria. I modelli di studio si basano sulla valutazione visuale di alcuni parametri quali l’edema, l’eritema, la desquamazione, mentre dal punto di vista strumentale alcune metodiche non invasive C on il termine di “cute sensibile” si intende un complesso di sintomi oggettivi e soggettivi non ancora interamente e definitivamente standardizzati ed identificati. Infatti, anche se quasi tutti i pazienti ai quali rivolgerete la domanda vi risponderanno che la loro cute è sensibile, nessuno di essi saprà definire con sicurezza il tipo e la qualità dei disturbi accusati in base ai quali egli definisce la propria permettono la quantificazione oggettiva della funzionalità cutanea. I test utili, dal punto di vista clinico, per valutare la cute sensibile sono lo stinging test mediante acido lattico o capsaicina, la valutazione della risposta prurito e la quantificazione delle sensazioni termiche. Il trattamento della cute sensibile si basa soprattutto sull’evitare l’applicazione di topici che possono danneggiare la barriera cutanea o contenere sostanze potenzialmente irritanti. L’utilizzo di emollienti e creme restitutive a base di miscele ottimali di lipidi permette spesso un contenimento della sintomatologia. cute come sensibile. Tantomeno il dermatologo ha una precisa idea di che cosa possa essere realmente la cute sensibile e come possa fare una diagnosi di questo tipo. Infatti i dati disponibili nella letteratura medica nazionale ed internazionale sono scarsi e disomogenei. Il primo a parlare di cute sensibile è stato Bjonberg’(1) nella sua tesi del 1968, quando descrisse un’aumentata reazione cutanea agli irritanti nei pazienti già Iscrizione Tribunale di Milano n° 87 del 15/02/2003 SOMMARIO ABBONAMENTI ANNUALI € 100 (Italia) € 150 (Estero) Pag. 8 1 Rubrica aperta ai nostri sponsor La cute sensibile di Enzo Berardesca, Grazia Primavera 10 4 Notizie dalla Letteratura Internazionale e dai Congressi Rubrica aperta ai lettori dermo cosmo N°4 2 5-10-2005 17:13 Pagina 2 Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004 affetti da eczema alle mani. Veniva pertanto suggerita l’ipotesi che la cute affetta da una patologia preesistente fosse più sensibile nel reagire in presenza di una nuova noxa patogena. Successivamente, in uno dei lavori più importanti della letteratura, Frosch(2) descrisse e correlò la sensibilità della cute ad alcuni irritanti chimici con il fenotipo cutaneo, dimostrando come le persone con cute più chiara e fenotipo I e II sarebbero più reattive agli UV ed agli agenti chimici. Numerosi altri lavori riportati in letteratura hanno cercato di caratterizzare aspetti sempre più particolari della cute sensibile. Un dato che ormai sembra essere consolidato è che gli atopici siano più propensi a sviluppare dermatiti da contatto di tipo irritativo o allergico in quanto caratterizzati da una funzione di barriera cutanea deficitaria. Questo dipenderebbe da fattori sia di tipo fisico (diminuita dimensione dei corneociti) che biochimico (alterazioni qualitative e quantitative dei lipidi intercellulari dello strato corneo ed in particolare delle ceramidi)(3-4). I dati sperimentali disponibili per capire e valutare il fenomeno della cute sensibile sono basati su rilievi soggettivi. Quasi tutti i modelli di studio si basano infatti sulla valutazione visuale di alcuni parametri quali l’edema, l’eritema, la consistenza e la desquamazione che definiscono lo “stato in salute” della cute. Nell’ultimo decennio si sono diffuse progres- sivamente alcune metodiche non invasive in grado di valutare alcuni aspetti della funzione della cute in modo più oggettivo, misurando alcuni parametri biofisici che consentono un approccio più oggettivo nello studio e nella valutazione delle reazioni cutanee. Queste metodiche consentono inoltre di quantificare mediante numeri lo stato della cute, consentendo successive analisi statistiche parametriche; inoltre, è possibile raggruppare e/o confrontare dati raccolti da centri diversi. L’approccio strumentale ha permesso di studiare più dettagliatamente alcuni meccanismi della cute sensibile: - Lammintausta (l987)(5) ha correlato l’irritazione indotta dal lauril solfato di sodio con l’aumento del Transepidermal Water Loss (TEWL) in alcuni gruppi di soggetti, dimostrando come questo fosse più elevato nei soggetti affetti da una preesistente dermatite o da atopia rispetto a controlli con anamnesi negativa. Questo dato strumentale conferma le iniziali osservazioni visuali di Bjonberg. - Pinnagoda e Coll.(6), in un lavoro successivo, hanno evidenziato come il valore basale di TEWL possa essere considerato predittivo di una suscettibilità della cute a sviluppare un’alterata risposta ad uno stimolo irritante. Gli autori hanno infatti correlato i valori basali di TEWL con quelli ottenuti dopo una esposizione singola o ripetuta a laurilsolfato di sodio 3 Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004 in occlusione per 24 ore, dimostrando che l’aumento di TEWL è tanto maggiore quanto più elevato è il valore iniziale. Pertanto questa metodica sembra essere la più adatta per valutare il danno della funzione di barriera e quindi la predisposizione di quest’ultima ad essere alterata da un processo irritativo. Più recentemente è stato studiato con questo tipo di apparecchiatura i rapporti tra cute sensibile e colore cutaneo cercando di correlare i nostri dati con l’esperienza di Frosch. Abbiamo quindi studiato la suscettibilità a sviluppare irritazione sperimentale nei differenti gruppi razziali(7). Sorprendentemente, è stato riscontrato come dopo applicazione di uno stimolo irritativo, la risposta del TEWL sia più elevata nel soggetto di colore scuro, in particolar modo dopo l’esposizione ad irritanti in concentrazione più elevata. Al contrario, lo sviluppo di una reazione eritematosa, misurata mediante velocimetria laser Doppler risulta essere più evidente nei soggetti con pelle chiara. Il dato conferma quanto riportato in letteratura, ovvero che le razze chiare sono più sensibili in termini di eritema all’esposizione a UV o irritanti sperimentali. Quindi, dal punto di vista strumentale e funzionale, il concettto di “cute sensibile” presenta aspetti diversi, spesso contrastanti che sono espressione dei diversi parametri biofisici usati per caratterizzare il danno cutaneo. DERMATITE ATOPICA E CUTE SENSIBILE La dermatite atopica è una condizione caratterizzata notoriamente da un’aumentata incidenza di dermatiti irritative e allergiche da contatto. La cute particolarmente sensibile ed iper-reattiva a svariati stimoli fisico-chimici è stata spesso descritta nei soggetti atopici: ciò sembra esser secondario ad un deficit della barriera cutanea (a carico dei lipidi intercellulari dello strato corneo) associato ad una ridotta capacità del corneo a trattenere acqua. Queste alterazioni della funzione di barriera sono state spesso descritte a carico della cute atopica lesionale partendo dal presupposto che questa possa essere considerata normale. In realtà, è stato dimostrato(8), mediante la tecnica del Plastic Occlusion Stress Test (POST), che anche la cute apparentemente sana del soggetto con anamnesi atopica presenta una ridotta idratazione e water holding capacity dello strato corneo rispetto ai controlli normali. Lo studio rivela infatti un aumento del TEWL associato ad una diminuzione del contenuto idrico nella cute sana del soggetto atopico. La rappresentazione grafica simultanea dei due dati mostra come i due gruppi siano differenti tra loro. Inoltre, la curva di decadimento relativa alle perdite idriche superficiali presenta nell'atopico valori sottoslivellati compatibili con un diminuito accumulo di acqua nel corneo. CUTE SENSIBILE E IRRITAZIONE SOGGETTIVA Uno degli aspetti meno discussi della cute sensibile è l’irritazione soggettiva, ovvero quell’insieme di sensazioni quali il pizzicore, il bruciore che alcuni soggetti percepiscono quando sono esposti ad alcune sostanze. Sembrerebbe che circa il 15% della popolazione possa essere inquadrato in questa categoria, ma i meccanismi in base ai quali avvenga questo fenomeno non sono ancora noti. Uno dei modelli più usati per classificare questi soggetti è quello di eseguire il test all’acido lattico spennellando il solco naso-genieno con un batuffolo imbevuto di acido lattico in soluzione acquosa al 5%. Il paziente affetto da irritazione soggettiva sentirà nel giro di pochi secondi un preciso senso di bruciore in questasede, anche se nessuna reazione cutanea visibile (eritema, edema, ecc.) sarà clinicamente evidenziabile. Mediante la tecnica della cromametria abbiamo evidenziato come nei soggetti affetti da questo problema la penetrazione di sostanze idrosolubili sia aumentata rispetto ai controlli non reattivi all’acido lattico. L’esperimento è stato condotto nei due gruppi applicando un vasodilatatore topico (metilnicotinato) in soluzione acquosa sulla cute dell’avambraccio e quantificando la risposta dilatatrice misurando il valore del parametro 움 indicato dal cromameter: questo è tanto più elevato quanto più alta è la componente rossa del colore cutaneo, ovvero in questo caso la vasodilatazione indotta da metilnicotinato(9). D’altra parte era già stato dimostrato visualmente da Lammintausta nel 1988(10) che l’eritema indotto dall’applicazione di acido sorbico allo 0,5% o acido benzoico all’1% era maggiore nelle persone iper-reattive all’acido lattico (stingers) che nei con- trolli normali. I dati riportati evidenziano come la cute sensibile sia ancora un problema estremamente complesso e variabile nella sua definizione ed eziopatogenesi. L’analisi strumentale della cute, combinata con l’indagine clinica ed anamnestica, permette di studiare e quantificare questi meccanismi al fine di meglio comprendere la fisiologia cutanea. TEST PER LA PELLE SENSIBILE Data la difficoltà nell’evidenziare i pazienti affetti da pelle sensibile sono stati sviluppati alcuni test strumentali utili per la caratterizzazione di questi soggetti (Tab. I). CONCLUSIONI La pelle sensibile rappresenta una condizione di suscettibilità agli agenti esterni. Non è chiaro il motivo per cui soltanto alcuni soggetti rispondono con sintomi quali il prurito, il bruciore o il pizzicore. È stata tuttavia riportata una correlazione fra l’aumentata reattività cutanea e l’anamnesi positiva per dermatiti, da una parte, e il fototipo cutaneo di tipo I dall’altra. Valutazioni non invasive della sensibilità cutanea sono in grado di predire la predisposizione individuale a reazioni avverse indotte dall’uso di cosmetici. Tutti gli sforzi in questa direzione sono indubbiamente importanti al fine di aumentare la tolleranza nei confronti della maggior parte dei prodotti cosmetici. TEST PARAMETRO MISURATO Quantificazione sensazione termica Stinging Risposta al prurito “Exaggerated wash test” TEWL Squamometria e corneosurfametria Calore Pizzicore, bruciore Prurito Secchezza, disidratazione Evaporazione acqua dalla cute Desquamazione, proprietà tintoriali del corneo Tab. I dermo cosmo N°4 4 5-10-2005 17:13 Pagina 4 Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004 Bibliografia 1. Bjonberg A: Skin reactions to primary irritants in patients with hand eczema. Thesis, Satilgrenska Sjukimset, Goteborg, Sweden, 1968 2. Frosch P, Wissing C: Cutaneous sensitivity to ultraviolet light and chemical irritants. Arch Dermatol Res 272: 269, 1982 3. AI-Jaberi IL Marks R: Studies on the clinically uninvolved skin in patients with alopic dermatitis. Br J Dermatol 111: 437, 1984 4. Imokawa G, Abe A, Jin K, Higaki Y, Kawashima M, Hidano A: Decreased Level of Ceramides in Stratum Corricurn of Atopic Dermatitis: An Etiologic Factor in Atopic Dry Skin. J Invest Dermatol 96: 523, 1991 5. Lammintausta K, Maffiach W Dermatological history and susceptibility to cutaneous irritation. Bollettino Allerg Dermatol Profess 2: 53, 1987 6. Pinnagoda J, Tupker R, Coenniads P, Nater J: Prediction of susceptibility to an irritant response by transepidermal water loss. Contact Dermatitis 20: 341, 1989 7. Berardesca E, Maibach H: Racial differences in sodium lauryl sulphate induced cutaneous irritation: black and white. Contact Dermatitis 18: 65, 1988 8. Berardesca E, Fideli D, Borroni G, Rabbiosi G, Maibach H: In vivo hydration and water retention capacity of stratum corneum in clinically uninvolved skin in atopic and psoriatic patients. Acta DermatoVenereol (Stockholm) 70: 400, 1990 9. Berardesca E, Cespa M, Farinelli N, Rabbiosi G, Maibach H. In vivo transcutaneous penetration of nicotinates and sensitive skin. Contact Dermatitis. 1991 Jul;25(1):35-8. 10. Lammintausta K, Maibach FL Wilson DP: Mechanisms of subjective (sensory) irritation: propensity to non-immunologic contact urticaria and objective irritation in stingers. Dermatosen 36: 45, 1988. Notizie dalla Letteratura Internazionale e dai Congressi I contributi editoriali dei Lettori vanno inviati a: [email protected] effetti collaterali a cui vanno incontro; questo studio ce ne fornisce una preziosa stima. - André P. Evaluation of the safety of a non-animal stabilized hyaluronic acid (NASHA – QMedical, Sweden) in European contries: a retrospective study from 1997 to 2001. Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology 2004; 18:422-425 Daniele Gambini - Milano UTILIZZO DI ACIDO PIRUVICO NELLA TERAPIA DELL’ACNE VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA NELL’USO DI ACIDO IALURONICO STABILIZZATO DI ORIGINE NON-ANIMALE NEI PAESI EUROPEI: UNO STUDIO RETROSPETTIVO DAL 1997 AL 2001 In Europa, numerosi fillers sono attualmente presenti sul mercato ed alcuni di questi possono causare diverse reazioni avverse, anche severe e permanenti. Dal 1996 è stato introdotto un acido ialuronico stabilizzato di origine non-animale (NASHA) prodotto da Q-Medical (Svezia), che sta divenendo leader nel campo della dermatologia estetica. Test cutanei non sono raccomandati prima dell’utilizzo di tale acido ialuronico. In questo studio retrospettivo, sono stati valutati gli effetti collaterali in 4320 pazienti trattati. Tra il 1997 e il 2001, sono stati riportati 16 casi di ipersensibilità immediata e 18 casi di reazioni ritardate, con un rischio totale di sensibilizzazione dello 0.8%. Dal 2000, il contenuto proteico nel prodotto grezzo è stato ridotto con un rischio di sensibilizzazione sceso allo 0.6%. Poiché nel 50% dei casi si tratta di rea- 5 Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004 zioni immediate, che risolvono in meno di 3 settimane, il rischio di reazioni ritardate è di circa lo 0.3%. Sono stati segnalati inoltre 4 casi di reazioni ascessuali, tutte sterili, senza presenza di infezioni batteriche. Non sono state riportate reazioni sistemiche. Si è dunque concluso che il NASHA può essere considerato un riempitivo sicuro, per cui un pretest cutaneo con tale prodotto non sembra essere necessario. COMMENTO: Anche se il prodotto sembra sicuro, è sempre importante informare i pazienti sulle possibilità di rischio di Diversi peeling chimici vengono comunemente utilizzati nella terapia locale dell’acne, sia in monoterapia sia in associazione. Oggetto di questo studio è stato il trattamento con acido piruvico al 40%-50%, applicato ogni 2 settimane per un totale di 3-4 mesi, in 40 pazienti (26 donne e 14 uomini), di età compresa tra 18 e 30 anni, affetti da acne papulopustolosa di grado lieve- moderato. La valutazione nella produzione di sebo e nell’idratazione cutanea è stata eseguita prima e dopo il trattamento in 24 pazienti. Una remissione completa è stata osservata nel 40% dei casi (16 pazienti), una remissione parziale nel 50% (20 pazienti), mentre 4 pazienti (pari al 10%) non hanno avuto beneficio dalla terapia. Non si sono verificati effetti collaterali prima e dopo i peeling. Una riduzione nei livelli della produzione di sebo si è dimostrata in tutti i pazienti dopo il trattamento, mentre i valori di idratazione cutanea non hanno subito variazioni significative. I risultati dello studio indicano che i peeling con acido piruvico possono essere considerati una terapia efficace, sicura e ben tollerata per i pazienti affetti da acne papulo-pustolosa di grado lieve-moderato. COMMENTO: Le limitazioni riguardano le forme di maggiore gravità e il follow-up a lungo termine, che è un parametro fondamentale per la valutazione globale di una terapia. Non è ipotizzabile in effetti un’azione di riduzione a lungo termine nella produzione di sebo da parte dei peeling. - Cotellessa C, Manunta T, Ghersetich I et al. The use of pyruvic acid in the treatment of acne. J Eur Acad Dermatol Venereol 2004; 18 (3):275-278 Daniele Gambini - Milano TERAPIA DELLA VITILIGINE MEDIANTE LASER A ECCIMERI A 308-nm Nello studio è stata eseguita un’analisi retrospettiva relativa alla terapia in 32 pazienti che presentavano in totale 55 chiazze di vitiligine; il campione di popolazione studiato, comprendeva uomini e donne, adulti e bambini, appartenenti a diversi gruppi etnici. La terapia è stata iniziata al dosaggio di 100 mJ/cm2. Sulla base del fototipo cutaneo, classificato secondo Fitzpatrick, la dose veniva aumentata gradualmente. Nel caso di fototipo I o II, la stessa dose veniva ripetuta 2 volte prima di incrementarla, per evitare ustioni. I pazienti sono stati trattati per 30 sedute totali o fino ad una repigmentazione del 75%. Delle 55 chiazze trattate, 29 (52.8%) hanno ottenuto una pigmentazione pari o superiore al 75%, e 35 (63,7%) una pigmentazione pari o superiore al 50%. I risultati migliori si sono avuti sul viso con una pigmentazione del 75% e del 50% rispettivamente in 15 (71.5%) e 16 (76.2%) chiazze. Il collo, le estremità, il tronco e i genitali hanno avuto risposte modeste rispetto al viso: alle mani e ai piedi, su 5 chiazze trattate, solo una ha avuto una repigmenta- dermo cosmo N°4 6 5-10-2005 17:13 Pagina 6 Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004 7 Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004 I contributi editoriali dei Lettori vanno inviati a: [email protected] zione maggiore del 50%. In conclusione, circa il 50% dei pazienti trattati ha mostrato una pigmentazione delle lesioni vitiligoidee pari o superiore al 75%, mediante 30 sedute; la maggior parte delle risposte sono state ottenute nei pazienti con fototipo III o superiore di Fitzpatrick. COMMENTO: Risultati promettenti che devono comunque essere integrati per confermare il laser a eccimeri a 308-nm come metodo efficace nella terapia della vitiligine. - Hadi SM, Spencer JM, Lebwohl M. The use of the 308-nm excimer laser for the treatment of vitiligo. Dermatologic surgery 2004; 30: 983-986 Daniele Gambini - Milano PEELING CON TRETINOINA RISPETTO A PEELING CON ACIDO GLICOLICO NELLA TERAPIA DEL MELASMA IN PAZIENTI CON CUTE SCURA La terapia topica quotidiana con tretinoina 0.05% e 0.1% viene comunemente utilizzata per il melasma, ma impiega come minimo 4-6 mesi per dare una depigmentazione clinicamente rilevante. In un recente trial, il peeling con tretinoina 1% ha dimostrato buoni risultati clinici ed istologici dopo applicazioni bisettimanali in appena 2,5 settimane. Questo nuovo studio voleva valutare l’efficacia e la sicurezza del peeling all’1% di tretinoina rispetto ad un agente peeling standard come l’acido glicolico al 70%, per cui le soluzioni sono state applicate separatamente negli emivolti di 10 donne affette da melasma, ogni 7 gg per 12 settimane. I risultati, valutati mediante “Melasma Area and Severity Index” e con fotografie iniziali e a distanza di 6 e 12 settimane, hanno evidenziato una riduzione significativa del melasma, senza differenze di rilievo tra i 2 emivolti. Gli effetti collaterali sono stati minimi e ben tollerati dai pazienti con entrambi i prodotti. COMMENTO: In questo trial, il peeling seriale con tretinoina all’1% è risultato un trattamento efficace e ben tollerato in pazienti affetti da melasma con cute scura, quando paragonato ad un peeling standard con acido glicolico al 70%. Studi di maggiori dimensioni, visto il basso numero del campione, sono necessari in futuro per confermare questi dati. - Khunger N, Sarkar R, Jain RK. Tretinoin peels versus Glycolic acid peels in the treatment of melasma in dark-skinned patients. Dermatologic Surgery 2004; 30(5):756-760 Daniele Gambini - Milano LICHEN SCLERO-ATROFICO VULVARE: EFFETTO D E L L’ A P P L I C A Z I O N E LOCALE A LUNGO-TERMINE DI UNO STEROIDE AD ALTA POTENZA SULL’EVOLUZIONE DELLA MALATTIA Il lichen sclero-atrofico è una dermatite infiammatoria cronica che interessa prevalentemente l’area ano-genitale e può determinare alcune importanti sequele a lungo termine, incluso lo sviluppo di carcinomi squamocellulari. Gli steroidi topici ad alta potenza rimangono tuttora la terapia di elezione, ma non è ancora chiarito se tale terapia può prevenire la trasformazione carcinomatosa di questa patologia autoimmunitaria. Nel presente studio prospettico, condotto tra il 1981 e il 2001, si sono valutate 83 donne affette da lichen sclero-atrofico vulvare, trattate con clobetasolo propio- nato in unguento allo 0,05% fino ad una completa remissione a livello clinico ed istologico della patologia e monitorate nel tempo per eventuali recidive. Gli autori hanno ottenuto una remissione completa nel 54% dei casi con una probabilità di remissione associata significativamente con una minore età (< di 50 anni). Si è inoltre dimostrata la sicurezza e l’efficacia a lungo-termine nell’utilizzo di tale steroide topico ad alta potenza. Il supposto effetto di protezione sulla trasformazione neoplastica non ha invece raggiunto livelli statistici di significatività. COMMENTO: La mancata remissione clinica in donne maggiori di 70 anni è probabilmente correlata alla lunga evoluzione temporale della patologia; un attento monitoraggio clinico delle lesioni è fondamentale in tutte le pazienti per valutare l’insorgenza di carcinomi squamocellulari. - Vilmer-Renaud C, CavelierBalloy B, Porcher R, Dubertret L. Vulvar lichen sclerosus. Effect of a long term topical application of a potent steroid on the course of disease. Arch Dermatol 2004; 140: 709-712 Daniele Gambini - Milano LICHEN PLANUS VULVARE SINTOMATICO E RECIDIVANTE: RISPOSTA ALLA TERAPIA CON TACROLIMUS TOPICO Il lichen planus è una malattia infiammatoria muco-cutanea che può interessare la mucosa genitale con un’espressività clinica assai variabile e causare una sintomatologia molto fastidiosa. L’approccio terapeutico a questa condizione, spesso debilitante, include l’utilizzo di corticosteroidi, agenti antifungini, retinoidi, estrogeni, ciclosporina, idrossiclorochina e dapsone. In questa analisi retrospettiva di 16 pazienti, si è valutata la risposta del lichen planus vulvare alla terapia topica con tacrolimus per 3 mesi, che ha determinato un miglioramento clinico e sintomatologico in tutti i pazienti trattati tranne uno. Modesti effetti collaterali, tra cui irritazione e bruciore, si sono verificati in 6 pazienti, comunque risolti con l’applicazione continuativa del farmaco. La recidiva a 6 mesi di distanza dalla fine del trattamento si è verificata in 10 pazienti (83%), ma almeno in 6 pazienti le lesioni erano meno severe rispetto all’inizio della terapia. COMMENTO: La recidiva della patologia dopo la fine del trattamento sembra molto precoce: lo studio indica una media di 1 settimana ed un range tra 0,3 e 24 settimane. Ciò implica l’uso continuativo del tacrolimus topico, che si è comunque dimostrato sicuro ed efficace nel controllare l’attività della malattia. - Byrd JA, Davis MDP, Rogers III RS. Recalcitrant symptomatic vulvar lichen planus. Response to topical tacrolimus. Arch Dermatol 2004; 140:715-720 Daniele Gambini - Milano INCONTRI DI DERMOCOSMETOLOGIA MEDICA E CHIRURGICA “DIVERSITÀ E VANTAGGI IN DERMOCOSMETOLOGIA: IL DERMATOLOGO IN REGIA” Saint-Vincent Centro Congressi Grand Hotel Billia 3/6 Novembre 2004 Segreteria Organizzativa: Annamaria Persivale [email protected] Tel. 02 295 15 529 www.incontridermocosmetologia.it dermo cosmo N°4 8 5-10-2005 17:13 Pagina 8 Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004 EXCIPIAL: IL COMPLEMENTO COSMETICO IDEALE E SPECIFICO PER IL MANAGEMENT DEL PAZIENTE PSORIASICO Secchezza cutanea e prurito sono i sintomi più caratteristici della psoriasi ed in tal senso l’emollienza rappresenta un elemento di fondamentale importanza. GRÜNENTHAL FORMENTI, da anni impegnata nel settore dermatologico, completa la sua proposta terapeutica nella psoriasi con una nuova linea di emollienti a base di urea. L’urea possiede un elevato potere idratante e, anche a basse concentrazioni, favorisce e regolarizza la desquamazione cutanea, esponendo così in superficie strati cellulari più idratati e favorendo, allo stesso tempo, la penetrazione di principi attivi di eventuali terapie farmacologiche concomitanti. EXCIPIAL presenta due diverse formulazioni (U Hydrolotion, un’emulsione idrofila olio in acqua al 2% di urea e U Lipolotion, un’emulsione lipofila acqua in olio al 4% di urea): Excipial Hydrolotion è indicato durante la fase acuta della patologia, dove, grazie al suo maggior contenuto d’acqua, determina un rapido effetto idratante e rinfrescante. Excipial Lipolotion, applicato durante la fase di remissione, garantisce, grazie al suo maggiore contenuto di lipidi, un marcato effetto occlusivo e quindi un’idratazione più prolungata nel tempo. Le note proprietà farmacologiche dell’urea, la tecnologia farmaceutica dei due diversi veicoli e l’elevato profilo cosmetico rendono Excipial il complemento ideale e specifico per il management del paziente psoriasico. Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004 Specialisti ed è disponibile solo in Farmacia. NEW FILL® IL FUTURO È ARRIVATO Per ulteriori informazioni: www.kinerase.com Documentazione su Kinerase® e kinetin è disponibile e può essere richiesta all’indirizzo: [email protected] New Fill® offre un trattamento originale e assolutamente innovativo per la correzione delle rughe, delle depressioni e per il miglioramento dei difetti cutanei. New Fill® è molto efficace come filler pur non agendo come un filler-riempitivo nel senso classico: basa la sua azione, infatti, non sul riempimento ma sulla crescita di neo-collagene che viene stimolata dall’infiltrazione del P.L.A. Il trattamento, applicato con tecniche e tempi appropriati, infiltrando e diffondendo l’idrogel di acido polilattico nella zona del derma da correggere, provoca un effetto di riempimento – filler – a mezzo di un processo di neocollagenesi – rivitalizzazione – dei tessuti, che finalmente realizza gli effetti correttivi spesso promessi e non sempre mantenuti dagli iniettabili che hanno una funzione da filler e dagli iniettabili definiti rivitalizzanti, estendendone la durata nel tempo ben oltre i tempi consentiti da qualsiasi impianto riassorbibile. New Fill® offre una morbida naturalezza della correzione grazie ad un incremento di spessore nel derma dell’ordine di svariati millimetri dovuto alla formazione di neocollagene. Grazie a questa caratteristica, New Fill® è indicato, oltre che il trattamento di molti tipi di difetti cutanei dovuti al trascorrere del KINERASE® CREMA: CONTRO I SEGNI DEL TEMPO OBIETTIVO RIEPITELIZZAZIONE Kinerase® è la prima crema a base di kinetin per ridurre le rughe e i segni dell’invecchiamento cutaneo. Kinetin è una citochinina naturale che è risultata in grado di ritardare il processo di senescenza dei fibroblasti umani; questa sostanza naturale è dotata anche di una spiccata attività antiossidante che protegge il citoscheletro delle cellule mantenendole morfologicamente più sane. L’attività di Kinerase® nell’attenuare i segni dell’invecchiamento cutaneo (cronologico e da fotoesposizione) è stata confermata da studi clinici controllati; i miglioramenti dell’aspetto della cute (struttura del tessuto, riduzione delle sottili rughe e delle chiazze) è da porre in relazione anche a proprietà idratanti ed umettanti legate ad un aumento della naturale funzione di barriera e della capacità di trattenere acqua. Kinerase® tubo da 40g è presentato in esclusiva agli In natura, il colostro fornisce tutti i nutrimenti necessari alla sopravvivenza e allo sviluppo di un mammifero neonato nel corso delle sue prime ore di vita. Il colostro esprime, inoltre, importanti concentrazioni di citochine. Le citochine svolgono un ruolo fondamentale nei processi: resistenza alle infezioni, cicatrizzazione, guarigione delle ferite cutanee, rimodellamento tissutale ed angiogenesi. Da tempo sono usati in clinica i fattori di crescita cellulare per stimolare la riparazione ed il rimodellamento tissutale. Sirton Pharmaceuticals ha formulato un gel idrolipidico a base di colostro equino al 20% per ripristinare l’integrità della cute e delle mucose danneggiate. Eutrosis Evolution Crema Forte alle Citochine, il rimedio naturale e completo alla mancata o ritardata cicatrizzazione e al mantenimento dell’integrità della cute e delle mucose danneggiate. tempo anche per il trattamento delle lipoatrofie e per le correzioni postintervento di chirurgia plastica ed estetica, con un’estensione d’uso finora impensabile. PENTACICLINA Visto il crescente successo di Pentaciclina Crema, supportato dai diversi studi clinici affettuati ed in via di esecuzione sia in Italia che all’estero, entro il mese di Ottobre verranno immessi sul mercato 2 nuovi prodotti della stessa linea. Pentaciclina Unguento e Pentaciclina Olio detergente lenitivo e idratante sono i nuovi prodotti, che si sviluppano sulla base e con lo stesso intento di Pentaciclina Crema, un efficace lenitivo ad ampio spettro d’azione. SHISEIDO BIO-PERFORMANCE SUPER LIFTING FORMULA CONTIENE UN NUOVO INGREDIENTE BIOTECNOLOGICO CHE PROMUOVE LA PROLIFERAZIONE DEI FIBROBLASTI E LA SINTESI DI COLLAGENE E DI ACIDO IALURONICO. Questo nuovo prodotto contiene due novità assolute: SUPER BIOYEAST EXTRACT, ultimo nato dalla biotecnologia SHISEIDO, e TS PULLULAN innovativo polimero. SUPER BIO-YEAST EX- 9 TRACT non è il solito estratto di lievito ma molto, molto di più, rappresenta il risultato di profonde ricerche microbiologiche e fisiologiche di base. Solamente in particolari ed ottimizzate condizioni sperimentali di stress i comuni lieviti di birra sintetizzano alcune molecole che hanno lo scopo di proteggere le strutture biologiche. Shiseido le ha individuate e selezionate ed ha dimostrato che esercitano un effetto biologico sorprendente sui fibroblasti. Il loro numero aumenta del 20% e soprattutto la loro attività (collagene +80%, acido ialuronico +30%.) TS PULLULAN ( Tr i m e t h y l s i l o x y s i l y c a r b a moylpullulan) è un esclusivo copolimero polisaccaride siliconico che aderisce alla pelle formando una rete tridimensionale che la distende meccanicamente favorendo l’azione di altri ingredienti attivi: l’estratto di Natto (ottenuto dalla fermentazione della soia) e la glicerina. Questi tre ingredienti, che costituiscono il Flexlift complex, esercitano un effetto lifting di superficie che viene percepito immediatamente e dà risultati subito apprezzabili. SUPER BIO-YEAST ha invece un’azione lifting profonda perché stimola la produzione di nuovo collagene e di acido ialuronico rallentati e/o modificati nell’invecchiamento cutaneo. Lifting conc. DERMO-CN 04.07.24 dermo cosmo N°4 5-10-2005 10 17:13 Pagina 10 Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004 EFFACLAR A.I. TRATTAMENTO LOCALIZZATO DELLE IMPERFEZIONI L’acne è una delle più frequenti patologie croniche della pelle e rappresenta la malattia dermatologica più diffusa tra gli adolescenti: circa l’85% dei giovani presentano i segni dell’acne e a 20 anni il 30% di essi è interessato da un’ acne persistente. Non è comunque una patologia che colpisce solo i più giovani infatti il 41% delle donne adulte presentano questo problema. L’acne infiammatoria consiste in un fenomeno infiammatorio profondo e ricorrente con forte rischio di esiti cicatriziali. Questo tipo di manifestazione acneica è il risultato di una reazione a cascata che inizia all’interno del comedone e nella quale intervengono 3 fattori: ipersecrezione sebacea, ipercheratinizzazione e sviluppo di batteri e miceti. EFFACLAR A.I. è il primo trattamento localizzato e intensivo che agisce sull’imperfezione accelerandone il riassorbimento e prevenendo gli esiti cicatriziali. Il prodotto contiene 3 principi attivi ad azione sinergica: il Glycacil come anti-batterico, l’Octopyrox come anti-micotico e la Niacinammide come antiinfiammatorio. A completare la formula, EFFACLAR A.I. contiene: Lipacid C8G come sebo-regolatore, Clorexidina come antisettico, LHA con azione micro-esfoliante e acqua termale di La Roche-Posay con azione decongestionante e lenitiva. È stata dimostrata l’efficacia di EFFACLAR A.I. attraverso uno studio clinico multicentrico in doppio Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004 cieco Vs. placebo della durata di 3 mesi. Sono stati arruolati 76 pazienti con meno di 30 lesioni ritenzionali e tra 10 e 20 lesioni infiammatorie. Dopo l’applicazione del prodotto mattina e sera è stata valutata l’efficacia tramite il conteggio delle lesioni a T0, T1 (1 mese), T2 (2 mesi) e T3, (3 mesi). Dopo 3 mesi si è avuta la diminuzione delle lesioni infiammatorie dell’80% con una riduzione significativa già dal primo mese. Inoltre il 90% dei pazienti ha giudicato la tollerabilità del prodotto da buona ad eccellente. EFFACLAR A.I. non è fotosensibilizzante, non è comedogeno e presenta un pH 5.8 neutro sulla pelle. La sua formulazione è in crema ad elevata tollerabilità, non secca la pelle, dona un effetto uniformante e permette un confort cutaneo ottimale. I contributi editoriali dei Lettori vanno inviati a: [email protected] CLIMA E ACNE Il quesito Egregio Dottore, L’estate scorsa, come ricorderà, abbiamo più o meno tutti penato a causa di un clima particolarmente caldo e umido. Ebbene, ho avuto la netta sensazione di un incremento dei casi di acne di Majorca causata dal clima. Quale è stata la sua esperienza? Anche Lei ritiene che il clima possa giocare un ruolo importante nella patogenesi di alcune forme di acne? Dr Fiorenzo C. - Roma La risposta Egregio Collega, Un clima particolarmente caldo e umido può mantenere o peggiorare un’acne preesistente, ma può anche, in individui predisposti, scatenarla. Quest’ultimo è il caso dell’acne di Majorca, che è carat- terizzata clinicamente dalla comparsa più o meno rapida, soprattutto al volto, di lesioni comedonico-papulose scarsamente infiammatorie. La patogenesi dell’acne di Majorca non è nota: è stato ipotizzato che l’iper-idratazione della cute provochi una riduzione del diametro dell’ostio follicolare. Concordo con il Suo dato epidemiologico: anche secondo me i casi di acne di Majorca sono aumentati. - WJ Cunliffe, HPM Gollnick: Acne. Diagnosis and Management. Londra, 2001; 54. Stefano Veraldi - Milano PAUL KLEE E LA SCLERODERMIA Il quesito Caro Veraldi, Mi rivolgo a Te come dermatologo e appassionato d’arte: è vero che Paul Klee aveva la sclerodermia? Fernando Neri - Parma La risposta Caro Ferdi, Faccio effettivamente parte della sparuta pattuglia dei dermatologi appassionati d’arte, soprattutto moderna e contemporanea. Questa pattuglia è costituita, per quanto ne so io, dai colleghi Battarra (Caserta), Borroni (Pavia), Lotti (Firenze) e Vena (Bari). Dirò di più: con Battarra e Gino Vena si discute quasi solo d’arte… Tornando a Klee: la sua vita e la sua produzione artistica sono state condizionate in modo drammatico dalla sclerodermia sistemica, fino alla prematura morte. Stefano Veraldi - Milano PERPLESSITÀ NELL’UTILIZZO DELL’UREA Il quesito Egregio Collega, All’ultimo congresso della SIDEMAST ho assistito a una relazione sull’urea e sono rimasto sorpreso nel sentire che non dovrebbe essere utilizzata a concentrazioni superiori al 4-5%, in quanto irritante. Utilizzo da sempre questa sostanza a concentrazioni ben superiori al 5% e non ho mai osservato irritazioni di alcun tipo. Desidererei sapere qual è la Tua esperienza. G.Z., Como La risposta Egregio Collega, Anch’io ho assistito a quella relazione e anch’io sono rimasto sconcertato: la mia esperienza è sovrapponibile alla Tua. Desidererei, tuttavia, provare a fare un po’ di ordine sull’urea. L’urea (o carbamide o diamide dell’acido carbonico o amide dell’aci- 11 do carbamico) è stato il primo composto organico sintetizzato in laboratorio (Wöhler, 1828). La sintesi si ottiene per reazione tra anidride carbonica e ammoniaca. L’urea si presenta sotto forma di cristalli prismatici, singoli o aggregati, semi-trasparenti o di colore bianco, inodori e stabili all’aria. È solubile in acqua e in alcool a 90°, mentre è insolubile in etere e in cloroformio. Inoltre, è decomposta dagli alcali. La degradazione dell’urea è influenzata dal pH e dalla temperatura: in ambiente neutro o basico e ad alte temperature, l’urea si decompone liberando idrossido di ammonio. Quest’ultima molecola può essere raramente responsabile di una dermatite irritativa, caratterizzata da eritema, xerosi, desquamazione, prurito e bruciore, che si osserva quando l’urea è applicata ad alte concentrazioni e in occlusiva su cute con pH neutro o basico. L’instabilità dell’urea può essere ridotta aggiungendo acido lattico: per ottenere una stabilizzazione ottimale, è necessario miscelare l’urea all’acido lattico secondo i seguenti rapporti: - parti 1 di urea e 0.25 di acido lattico oppure - parti 1 di urea e 0.5 di acido lattico. dermo cosmo N°4 5-10-2005 17:13 Pagina 12 Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004 L’assorbimento dell’urea dopo applicazione topica dipende dalla concentrazione e dall’area su cui è stata applicata la sostanza: maggiore è la concentrazione, maggiore è l’assorbimento; inoltre, l’assorbimento è maggiore alle grandi pieghe. Tuttavia, nel complesso, l’assorbimento è modesto, essendo compreso tra lo 0.1 e l’1%. L’urea è completamente eliminata con le urine. L’urea si può utilizzare a concentrazioni comprese tra il 3 e il 50%; tuttavia, le concentrazioni inferiori al 10% sono poco utilizzate perchè scarsamente efficaci. L’urea è quindi attiva a concentrazioni comprese tra il 10 e il 50%. Al 10% è un emolliente, perchè trattiene acqua nell’epidermide, soprattutto nello strato corneo. A concentrazioni del 10% o superiori, l’urea è un cheratolitico: è infatti in grado di denaturare e di solubilizzare le proteine, in particolare le cheratine: ciò si verificherebbe per rottura dei ponti idrogeno. L’azione cheratolitica è stata sfruttata per il trattamento di malattie caratterizzate da xerosi, desquamazione e ipercheratosi, come la psoriasi volgare, le ittiosi (ereditarie e non), le cheratodermie palmo-plantari (ereditarie e non), la pitiriasi rubra pilare, la dermatite atopica, la cheratosi pilare, gli eczemi cronici, le neurodermatiti e la xerosi senile. L’azione cheratolitica è massima alla concentrazione del 40-50%: a queste concentrazioni l’urea può anche essere utilizzata in occlusiva, associata alla vaselina, per l’avulsione delle lamine ungueali. L’urea, a una concentrazione uguale o superiore al 10%, è anche un batteriostatico nei confronti dei Gram positivi, soprattutto Staphylococcus spp. e Streptococcus spp.. All’azione batteriostatica sarebbe legato il noto effetto deodorante di questa sostanza. L’azione fungistatica si estrinseca soprattutto nei confronti dei dermatofiti, mentre è modesta nei confronti delle muffe e nulla nei lieviti. Infine, l’urea è spesso utilizzata come veicolo per favorire l’assorbimento di vari farmaci, tra cui i corticosteroidi e gli antimicotici. L’azione antipruriginosa e anestetica è indiretta, essendo legata all’effetto emolliente: il prurito e il bruciore diminuiscono riducendo la xerosi e la desquamazione. L’urea è responsabile di effetti collaterali locali rarissimi, lievi e transitori. La dermatite allergica da contatto è eccezionale. Eccezionali sono anche le dermatiti fotoallergica e fototossica da contatto, a conferma del fatto che i prodotti che contengono urea possono essere utilizzati con sicurezza anche d’estate. Come riferito precedentemente, l’idrossido di ammonio, metabolita dell’urea, può raramente causare una dermatite irritativa da contatto che regredisce spontaneamente in 1-3 giorni. Non sono stati fino a oggi descritti casi di effetti collaterali sistemici causati dall’urea dopo applicazione topica. A conferma di questo, è stato dimostrato che la somministrazione di 15 mg/die per os di urea non ha causato effetti collaterali. Infine, non sono mai state descritte alterazioni di laboratorio causate dall’urea dopo applicazione topica. Stefano Veraldi - Milano