N. 4 - settembre ottobre 2004

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BIMESTRALE DI NOTIZIE, NOVITÀ, AGGIORNAMENTI, TERAPIE IN DERMOCOSMETOLOGIA
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LA CUTE SENSIBILE
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n° 9838
Istituto Dermatologico San Gallicano, IRCCS - Roma
ABSTRACT
Con il termine cute sensibile si intende un complesso di sintomi oggettivi e soggettivi non ancora
interamente identificati e standardizzati.
Numerosi lavori in letteratura hanno cercato di
caratterizzare gli aspetti patofisiologici e biofisici
della cute sensibile. Un dato consolidato è che gli
atopici siano più propensi a sviluppare dermatiti
da contatto di tipo irritativo o allergico in quanto
caratterizzati da una funzione di barriera deficitaria. I modelli di studio si basano sulla valutazione visuale di alcuni parametri quali l’edema,
l’eritema, la desquamazione, mentre dal punto di
vista strumentale alcune metodiche non invasive
C
on il termine di “cute sensibile” si
intende un complesso di sintomi
oggettivi e soggettivi non ancora interamente e definitivamente standardizzati
ed identificati.
Infatti, anche se quasi tutti i pazienti ai
quali rivolgerete la domanda vi risponderanno che la loro cute è sensibile, nessuno di essi saprà definire con sicurezza
il tipo e la qualità dei disturbi accusati
in base ai quali egli definisce la propria
permettono la quantificazione oggettiva della
funzionalità cutanea. I test utili, dal punto di
vista clinico, per valutare la cute sensibile sono
lo stinging test mediante acido lattico o capsaicina, la valutazione della risposta prurito e la
quantificazione delle sensazioni termiche. Il trattamento della cute sensibile si basa soprattutto
sull’evitare l’applicazione di topici che possono
danneggiare la barriera cutanea o contenere
sostanze potenzialmente irritanti. L’utilizzo di
emollienti e creme restitutive a base di miscele
ottimali di lipidi permette spesso un contenimento della sintomatologia.
cute come sensibile. Tantomeno il dermatologo ha una precisa idea di che cosa
possa essere realmente la cute sensibile
e come possa fare una diagnosi di questo
tipo. Infatti i dati disponibili nella letteratura medica nazionale ed internazionale sono scarsi e disomogenei.
Il primo a parlare di cute sensibile è
stato Bjonberg’(1) nella sua tesi del 1968,
quando descrisse un’aumentata reazione
cutanea agli irritanti nei pazienti già
Iscrizione Tribunale
di Milano n° 87
del 15/02/2003
SOMMARIO
ABBONAMENTI
ANNUALI
€ 100
(Italia)
€ 150
(Estero)
Pag.
8
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Rubrica aperta ai nostri sponsor
La cute sensibile
di Enzo Berardesca, Grazia Primavera
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4
Notizie dalla Letteratura Internazionale
e dai Congressi
Rubrica aperta ai lettori
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affetti da eczema alle mani.
Veniva pertanto suggerita l’ipotesi
che la cute affetta da una patologia preesistente fosse più sensibile nel reagire in presenza di una
nuova noxa patogena.
Successivamente, in uno dei
lavori più importanti della letteratura, Frosch(2) descrisse e correlò la sensibilità della cute ad
alcuni irritanti chimici con il
fenotipo cutaneo, dimostrando
come le persone con cute più
chiara e fenotipo I e II sarebbero
più reattive agli UV ed agli agenti chimici.
Numerosi altri lavori riportati in
letteratura hanno cercato di caratterizzare aspetti sempre più particolari della cute sensibile. Un
dato che ormai sembra essere
consolidato è che gli atopici siano
più propensi a sviluppare dermatiti da contatto di tipo irritativo o
allergico in quanto caratterizzati
da una funzione di barriera cutanea deficitaria. Questo dipenderebbe da fattori sia di tipo fisico
(diminuita dimensione dei corneociti) che biochimico (alterazioni qualitative e quantitative
dei lipidi intercellulari dello strato corneo ed in particolare delle
ceramidi)(3-4).
I dati sperimentali disponibili per
capire e valutare il fenomeno
della cute sensibile sono basati su
rilievi soggettivi. Quasi tutti i
modelli di studio si basano infatti
sulla valutazione visuale di alcuni
parametri quali l’edema, l’eritema, la consistenza e la desquamazione che definiscono lo “stato in
salute” della cute. Nell’ultimo
decennio si sono diffuse progres-
sivamente alcune metodiche non
invasive in grado di valutare alcuni aspetti della funzione della
cute in modo più oggettivo, misurando alcuni parametri biofisici
che consentono un approccio più
oggettivo nello studio e nella
valutazione delle reazioni cutanee. Queste metodiche consentono inoltre di quantificare mediante numeri lo stato della cute, consentendo successive analisi statistiche parametriche; inoltre, è
possibile raggruppare e/o confrontare dati raccolti da centri
diversi. L’approccio strumentale
ha permesso di studiare più dettagliatamente alcuni meccanismi
della cute sensibile:
- Lammintausta (l987)(5) ha correlato l’irritazione indotta dal lauril
solfato di sodio con l’aumento del
Transepidermal Water Loss
(TEWL) in alcuni gruppi di soggetti, dimostrando come questo
fosse più elevato nei soggetti
affetti da una preesistente dermatite o da atopia rispetto a controlli con anamnesi negativa. Questo
dato strumentale conferma le iniziali osservazioni visuali di
Bjonberg.
- Pinnagoda e Coll.(6), in un lavoro
successivo, hanno evidenziato
come il valore basale di TEWL
possa essere considerato predittivo di una suscettibilità della cute
a sviluppare un’alterata risposta
ad uno stimolo irritante. Gli autori hanno infatti correlato i valori
basali di TEWL con quelli ottenuti dopo una esposizione singola
o ripetuta a laurilsolfato di sodio
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in occlusione per 24 ore, dimostrando che l’aumento di TEWL è
tanto maggiore quanto più elevato
è il valore iniziale. Pertanto questa metodica sembra essere la più
adatta per valutare il danno della
funzione di barriera e quindi la
predisposizione di quest’ultima
ad essere alterata da un processo
irritativo.
Più recentemente è stato studiato
con questo tipo di apparecchiatura i rapporti tra cute sensibile e
colore cutaneo cercando di correlare i nostri dati con l’esperienza
di Frosch. Abbiamo quindi studiato la suscettibilità a sviluppare
irritazione sperimentale nei differenti gruppi razziali(7).
Sorprendentemente, è stato riscontrato come dopo applicazione di uno stimolo irritativo, la
risposta del TEWL sia più elevata nel soggetto di colore scuro, in
particolar modo dopo l’esposizione ad irritanti in concentrazione
più elevata. Al contrario, lo sviluppo di una reazione eritematosa, misurata mediante velocimetria laser Doppler risulta essere
più evidente nei soggetti con
pelle chiara.
Il dato conferma quanto riportato
in letteratura, ovvero che le razze
chiare sono più sensibili in termini di eritema all’esposizione a UV
o irritanti sperimentali.
Quindi, dal punto di vista strumentale e funzionale, il concettto
di “cute sensibile” presenta
aspetti diversi, spesso contrastanti che sono espressione dei diversi parametri biofisici usati per
caratterizzare il danno cutaneo.
DERMATITE ATOPICA
E CUTE SENSIBILE
La dermatite atopica è una condizione caratterizzata notoriamente
da un’aumentata incidenza di dermatiti irritative e allergiche da contatto. La cute particolarmente sensibile ed iper-reattiva a svariati stimoli fisico-chimici è stata spesso
descritta nei soggetti atopici: ciò
sembra esser secondario ad un
deficit della barriera cutanea (a
carico dei lipidi intercellulari dello
strato corneo) associato ad una
ridotta capacità del corneo a trattenere acqua. Queste alterazioni
della funzione di barriera sono state
spesso descritte a carico della cute
atopica lesionale partendo dal presupposto che questa possa essere
considerata normale. In realtà, è
stato dimostrato(8), mediante la tecnica del Plastic Occlusion Stress
Test (POST), che anche la cute
apparentemente sana del soggetto
con anamnesi atopica presenta una
ridotta idratazione e water holding
capacity dello strato corneo rispetto
ai controlli normali. Lo studio rivela infatti un aumento del TEWL
associato ad una diminuzione del
contenuto idrico nella cute sana del
soggetto atopico. La rappresentazione grafica simultanea dei due
dati mostra come i due gruppi siano
differenti tra loro. Inoltre, la curva
di decadimento relativa alle perdite idriche superficiali presenta nell'atopico valori sottoslivellati compatibili con un diminuito accumulo
di acqua nel corneo.
CUTE SENSIBILE
E IRRITAZIONE SOGGETTIVA
Uno degli aspetti meno discussi
della cute sensibile è l’irritazione
soggettiva, ovvero quell’insieme di
sensazioni quali il pizzicore, il
bruciore che alcuni soggetti percepiscono quando sono esposti ad
alcune sostanze. Sembrerebbe che
circa il 15% della popolazione
possa essere inquadrato in questa
categoria, ma i meccanismi in
base ai quali avvenga questo fenomeno non sono ancora noti. Uno
dei modelli più usati per classificare questi soggetti è quello di
eseguire il test all’acido lattico
spennellando il solco naso-genieno con un batuffolo imbevuto di
acido lattico in soluzione acquosa
al 5%. Il paziente affetto da irritazione soggettiva sentirà nel giro di
pochi secondi un preciso senso di
bruciore in questasede, anche se
nessuna reazione cutanea visibile
(eritema, edema, ecc.) sarà clinicamente evidenziabile.
Mediante la tecnica della cromametria abbiamo evidenziato come
nei soggetti affetti da questo problema la penetrazione di sostanze
idrosolubili sia aumentata rispetto
ai controlli non reattivi all’acido
lattico. L’esperimento è stato condotto nei due gruppi applicando
un vasodilatatore topico (metilnicotinato) in soluzione acquosa
sulla cute dell’avambraccio e
quantificando la risposta dilatatrice misurando il valore del parametro 움 indicato dal cromameter:
questo è tanto più elevato quanto
più alta è la componente rossa del
colore cutaneo, ovvero in questo
caso la vasodilatazione indotta da
metilnicotinato(9). D’altra parte era
già stato dimostrato visualmente
da Lammintausta nel 1988(10) che
l’eritema indotto dall’applicazione
di acido sorbico allo 0,5% o acido
benzoico all’1% era maggiore
nelle persone iper-reattive all’acido lattico (stingers) che nei con-
trolli normali. I dati riportati evidenziano come la cute sensibile
sia ancora un problema estremamente complesso e variabile nella
sua definizione ed eziopatogenesi.
L’analisi strumentale della cute,
combinata con l’indagine clinica
ed anamnestica, permette di studiare e quantificare questi meccanismi al fine di meglio comprendere la fisiologia cutanea.
TEST PER LA PELLE
SENSIBILE
Data la difficoltà nell’evidenziare i
pazienti affetti da pelle sensibile
sono stati sviluppati alcuni test
strumentali utili per la caratterizzazione di questi soggetti (Tab. I).
CONCLUSIONI
La pelle sensibile rappresenta una
condizione di suscettibilità agli
agenti esterni. Non è chiaro il
motivo per cui soltanto alcuni soggetti rispondono con sintomi quali
il prurito, il bruciore o il pizzicore.
È stata tuttavia riportata una correlazione fra l’aumentata reattività
cutanea e l’anamnesi positiva per
dermatiti, da una parte, e il fototipo cutaneo di tipo I dall’altra.
Valutazioni non invasive della
sensibilità cutanea sono in grado
di predire la predisposizione individuale a reazioni avverse indotte
dall’uso di cosmetici.
Tutti gli sforzi in questa direzione
sono indubbiamente importanti al
fine di aumentare la tolleranza nei
confronti della maggior parte dei
prodotti cosmetici.
TEST
PARAMETRO MISURATO
Quantificazione sensazione termica
Stinging
Risposta al prurito
“Exaggerated wash test”
TEWL
Squamometria e corneosurfametria
Calore
Pizzicore, bruciore
Prurito
Secchezza, disidratazione
Evaporazione acqua dalla cute
Desquamazione, proprietà tintoriali del corneo
Tab. I
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Bibliografia
1. Bjonberg A: Skin reactions to primary irritants in patients with hand eczema.
Thesis, Satilgrenska Sjukimset, Goteborg,
Sweden, 1968
2. Frosch P, Wissing C: Cutaneous sensitivity
to ultraviolet light and chemical irritants.
Arch Dermatol Res 272: 269, 1982
3. AI-Jaberi IL Marks R: Studies on the clinically uninvolved skin in patients with alopic
dermatitis.
Br J Dermatol 111: 437, 1984
4. Imokawa G, Abe A, Jin K, Higaki Y,
Kawashima M, Hidano A: Decreased Level
of Ceramides in Stratum Corricurn of
Atopic Dermatitis: An Etiologic Factor in
Atopic Dry Skin. J Invest Dermatol 96:
523, 1991
5. Lammintausta K, Maffiach W Dermatological history and susceptibility to
cutaneous irritation.
Bollettino Allerg Dermatol Profess 2: 53,
1987
6. Pinnagoda J, Tupker R, Coenniads P, Nater
J: Prediction of susceptibility to an irritant
response by transepidermal water loss.
Contact Dermatitis 20: 341, 1989
7. Berardesca E, Maibach H: Racial differences in sodium lauryl sulphate induced cutaneous irritation: black and white. Contact
Dermatitis 18: 65, 1988
8. Berardesca E, Fideli D, Borroni G,
Rabbiosi G, Maibach H: In vivo hydration
and water retention capacity of stratum corneum in clinically uninvolved skin in atopic
and psoriatic patients. Acta DermatoVenereol (Stockholm) 70: 400, 1990
9. Berardesca E, Cespa M, Farinelli N,
Rabbiosi G, Maibach H. In vivo transcutaneous penetration of nicotinates and sensitive skin. Contact Dermatitis. 1991
Jul;25(1):35-8.
10. Lammintausta K, Maibach FL Wilson DP:
Mechanisms of subjective (sensory) irritation: propensity to non-immunologic contact urticaria and objective irritation in
stingers. Dermatosen 36: 45, 1988.
Notizie dalla Letteratura
Internazionale
e dai Congressi
I contributi editoriali dei Lettori vanno inviati a:
[email protected]
effetti collaterali a cui vanno
incontro; questo studio ce ne
fornisce una preziosa stima.
- André P. Evaluation of the
safety of a non-animal stabilized
hyaluronic acid (NASHA – QMedical, Sweden) in European
contries: a retrospective study
from 1997 to 2001. Journal of
the European Academy of
Dermatology and Venereology
2004; 18:422-425
Daniele Gambini - Milano
UTILIZZO DI ACIDO PIRUVICO NELLA TERAPIA
DELL’ACNE
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA NELL’USO DI
ACIDO IALURONICO STABILIZZATO DI ORIGINE
NON-ANIMALE NEI PAESI
EUROPEI: UNO STUDIO
RETROSPETTIVO
DAL
1997 AL 2001
In Europa, numerosi fillers sono
attualmente presenti sul mercato
ed alcuni di questi possono causare diverse reazioni avverse,
anche severe e permanenti. Dal
1996 è stato introdotto un acido
ialuronico stabilizzato di origine
non-animale (NASHA) prodotto
da Q-Medical (Svezia), che sta
divenendo leader nel campo della
dermatologia estetica.
Test cutanei non sono raccomandati prima dell’utilizzo di tale
acido ialuronico. In questo studio retrospettivo, sono stati valutati gli effetti collaterali in 4320
pazienti trattati. Tra il 1997 e il
2001, sono stati riportati 16 casi
di ipersensibilità immediata e
18 casi di reazioni ritardate, con
un rischio totale di sensibilizzazione dello 0.8%.
Dal 2000, il contenuto proteico
nel prodotto grezzo è stato ridotto con un rischio di sensibilizzazione sceso allo 0.6%. Poiché
nel 50% dei casi si tratta di rea-
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zioni immediate, che risolvono
in meno di 3 settimane, il rischio
di reazioni ritardate è di circa lo
0.3%. Sono stati segnalati inoltre 4 casi di reazioni ascessuali,
tutte sterili, senza presenza di
infezioni batteriche.
Non sono state riportate reazioni
sistemiche. Si è dunque concluso che il NASHA può essere
considerato un riempitivo sicuro, per cui un pretest cutaneo
con tale prodotto non sembra
essere necessario.
COMMENTO: Anche se il prodotto sembra sicuro, è sempre
importante informare i pazienti
sulle possibilità di rischio di
Diversi peeling chimici vengono
comunemente utilizzati nella
terapia locale dell’acne, sia in
monoterapia sia in associazione.
Oggetto di questo studio è stato il
trattamento con acido piruvico al
40%-50%, applicato ogni 2 settimane per un totale di 3-4 mesi,
in 40 pazienti (26 donne e 14
uomini), di età compresa tra 18 e
30 anni, affetti da acne papulopustolosa di grado lieve- moderato. La valutazione nella produzione di sebo e nell’idratazione
cutanea è stata eseguita prima e
dopo il trattamento in 24 pazienti.
Una remissione completa è stata
osservata nel 40% dei casi (16
pazienti), una remissione parziale nel 50% (20 pazienti), mentre
4 pazienti (pari al 10%) non
hanno avuto beneficio dalla terapia. Non si sono verificati effetti
collaterali prima e dopo i peeling. Una riduzione nei livelli
della produzione di sebo si è
dimostrata in tutti i pazienti dopo
il trattamento, mentre i valori di
idratazione cutanea non hanno
subito variazioni significative. I
risultati dello studio indicano
che i peeling con acido piruvico
possono essere considerati una
terapia efficace, sicura e ben tollerata per i pazienti affetti da
acne papulo-pustolosa di grado
lieve-moderato.
COMMENTO: Le limitazioni
riguardano le forme di maggiore
gravità e il follow-up a lungo termine, che è un parametro fondamentale per la valutazione globale di una terapia. Non è ipotizzabile in effetti un’azione di
riduzione a lungo termine nella
produzione di sebo da parte dei
peeling.
- Cotellessa C, Manunta T,
Ghersetich I et al. The use of
pyruvic acid in the treatment of
acne. J Eur Acad Dermatol
Venereol 2004; 18 (3):275-278
Daniele Gambini - Milano
TERAPIA DELLA VITILIGINE MEDIANTE LASER A
ECCIMERI A 308-nm
Nello studio è stata eseguita un’analisi retrospettiva relativa alla
terapia in 32 pazienti che presentavano in totale 55 chiazze di vitiligine; il campione di popolazione
studiato, comprendeva uomini e
donne, adulti e bambini, appartenenti a diversi gruppi etnici. La
terapia è stata iniziata al dosaggio
di 100 mJ/cm2. Sulla base del
fototipo cutaneo, classificato
secondo Fitzpatrick, la dose veniva aumentata gradualmente. Nel
caso di fototipo I o II, la stessa
dose veniva ripetuta 2 volte prima
di incrementarla, per evitare
ustioni. I pazienti sono stati trattati per 30 sedute totali o fino ad
una repigmentazione del 75%.
Delle 55 chiazze trattate, 29
(52.8%) hanno ottenuto una pigmentazione pari o superiore al
75%, e 35 (63,7%) una pigmentazione pari o superiore al 50%. I
risultati migliori si sono avuti sul
viso con una pigmentazione del
75% e del 50% rispettivamente in
15 (71.5%) e 16 (76.2%) chiazze.
Il collo, le estremità, il tronco e i
genitali hanno avuto risposte
modeste rispetto al viso: alle mani
e ai piedi, su 5 chiazze trattate,
solo una ha avuto una repigmenta-
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I contributi editoriali dei Lettori vanno inviati a:
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zione maggiore del 50%. In conclusione, circa il 50% dei pazienti trattati ha mostrato una pigmentazione delle lesioni vitiligoidee
pari o superiore al 75%, mediante
30 sedute; la maggior parte delle
risposte sono state ottenute nei
pazienti con fototipo III o superiore di Fitzpatrick.
COMMENTO: Risultati promettenti che devono comunque essere integrati per confermare il
laser a eccimeri a 308-nm come
metodo efficace nella terapia
della vitiligine.
- Hadi SM, Spencer JM, Lebwohl
M. The use of the 308-nm excimer
laser for the treatment of vitiligo.
Dermatologic surgery 2004; 30:
983-986
Daniele Gambini - Milano
PEELING CON TRETINOINA RISPETTO A PEELING
CON ACIDO GLICOLICO
NELLA TERAPIA DEL
MELASMA IN PAZIENTI
CON CUTE SCURA
La terapia topica quotidiana con
tretinoina 0.05% e 0.1% viene
comunemente utilizzata per il
melasma, ma impiega come
minimo 4-6 mesi per dare una
depigmentazione clinicamente
rilevante. In un recente trial, il
peeling con tretinoina 1% ha
dimostrato buoni risultati clinici
ed istologici dopo applicazioni
bisettimanali in appena 2,5 settimane. Questo nuovo studio
voleva valutare l’efficacia e la
sicurezza del peeling all’1% di
tretinoina rispetto ad un agente
peeling standard come l’acido
glicolico al 70%, per cui le soluzioni sono state applicate separatamente negli emivolti di 10
donne affette da melasma, ogni 7
gg per 12 settimane. I risultati,
valutati mediante “Melasma
Area and Severity Index” e con
fotografie iniziali e a distanza di
6 e 12 settimane, hanno evidenziato una riduzione significativa
del melasma, senza differenze di
rilievo tra i 2 emivolti. Gli effetti collaterali sono stati minimi e
ben tollerati dai pazienti con
entrambi i prodotti.
COMMENTO: In questo trial, il
peeling seriale con tretinoina
all’1% è risultato un trattamento
efficace e ben tollerato in
pazienti affetti da melasma con
cute scura, quando paragonato
ad un peeling standard con
acido glicolico al 70%. Studi di
maggiori dimensioni, visto il
basso numero del campione,
sono necessari in futuro per confermare questi dati.
- Khunger N, Sarkar R, Jain
RK. Tretinoin peels versus
Glycolic acid peels in the treatment of melasma in dark-skinned patients.
Dermatologic Surgery 2004;
30(5):756-760
Daniele Gambini - Milano
LICHEN SCLERO-ATROFICO VULVARE: EFFETTO
D E L L’ A P P L I C A Z I O N E
LOCALE A LUNGO-TERMINE DI UNO STEROIDE AD
ALTA POTENZA SULL’EVOLUZIONE DELLA MALATTIA
Il lichen sclero-atrofico è una
dermatite infiammatoria cronica
che interessa prevalentemente
l’area ano-genitale e può determinare alcune importanti sequele a lungo termine, incluso lo
sviluppo di carcinomi squamocellulari. Gli steroidi topici ad
alta potenza rimangono tuttora la
terapia di elezione, ma non è
ancora chiarito se tale terapia
può prevenire la trasformazione
carcinomatosa di questa patologia autoimmunitaria.
Nel presente studio prospettico,
condotto tra il 1981 e il 2001, si
sono valutate 83 donne affette da
lichen sclero-atrofico vulvare,
trattate con clobetasolo propio-
nato in unguento allo 0,05% fino
ad una completa remissione a
livello clinico ed istologico della
patologia e monitorate nel tempo
per eventuali recidive.
Gli autori hanno ottenuto una
remissione completa nel 54% dei
casi con una probabilità di
remissione associata significativamente con una minore età (< di
50 anni).
Si è inoltre dimostrata la sicurezza e l’efficacia a lungo-termine
nell’utilizzo di tale steroide topico ad alta potenza. Il supposto
effetto di protezione sulla trasformazione neoplastica non ha
invece raggiunto livelli statistici
di significatività.
COMMENTO: La mancata
remissione clinica in donne maggiori di 70 anni è probabilmente
correlata alla lunga evoluzione
temporale della patologia; un
attento monitoraggio clinico
delle lesioni è fondamentale in
tutte le pazienti per valutare l’insorgenza di carcinomi squamocellulari.
- Vilmer-Renaud C, CavelierBalloy B, Porcher R, Dubertret L.
Vulvar lichen sclerosus. Effect of
a long term topical application of
a potent steroid on the course of
disease. Arch Dermatol 2004;
140: 709-712
Daniele Gambini - Milano
LICHEN PLANUS VULVARE
SINTOMATICO E RECIDIVANTE: RISPOSTA ALLA
TERAPIA CON TACROLIMUS TOPICO
Il lichen planus è una malattia
infiammatoria muco-cutanea
che può interessare la mucosa
genitale con un’espressività clinica assai variabile e causare
una sintomatologia molto fastidiosa.
L’approccio terapeutico a questa
condizione, spesso debilitante,
include l’utilizzo di corticosteroidi, agenti antifungini, retinoidi, estrogeni, ciclosporina,
idrossiclorochina e dapsone.
In questa analisi retrospettiva di
16 pazienti, si è valutata la
risposta del lichen planus vulvare alla terapia topica con
tacrolimus per 3 mesi, che ha
determinato un miglioramento
clinico e sintomatologico in tutti
i pazienti trattati tranne uno.
Modesti effetti collaterali, tra
cui irritazione e bruciore, si
sono verificati in 6 pazienti,
comunque risolti con l’applicazione continuativa del farmaco.
La recidiva a 6 mesi di distanza
dalla fine del trattamento si è
verificata in 10 pazienti (83%),
ma almeno in 6 pazienti le
lesioni erano meno severe
rispetto all’inizio della terapia.
COMMENTO: La recidiva della
patologia dopo la fine del trattamento sembra molto precoce: lo
studio indica una media di 1
settimana ed un range tra 0,3 e
24 settimane.
Ciò implica l’uso continuativo
del tacrolimus topico, che si è
comunque dimostrato sicuro ed
efficace nel controllare l’attività
della malattia.
- Byrd JA, Davis MDP, Rogers
III RS. Recalcitrant symptomatic
vulvar lichen planus. Response
to topical tacrolimus. Arch
Dermatol 2004; 140:715-720
Daniele Gambini - Milano
INCONTRI DI DERMOCOSMETOLOGIA
MEDICA E CHIRURGICA
“DIVERSITÀ E VANTAGGI IN
DERMOCOSMETOLOGIA:
IL DERMATOLOGO
IN REGIA”
Saint-Vincent
Centro Congressi Grand Hotel Billia
3/6 Novembre 2004
Segreteria Organizzativa:
Annamaria Persivale
[email protected]
Tel. 02 295 15 529
www.incontridermocosmetologia.it
dermo cosmo N°4
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5-10-2005
17:13
Pagina 8
Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004
EXCIPIAL: IL COMPLEMENTO COSMETICO IDEALE E
SPECIFICO PER IL MANAGEMENT DEL PAZIENTE
PSORIASICO
Secchezza cutanea e prurito sono i
sintomi più caratteristici della psoriasi ed in tal senso l’emollienza
rappresenta un elemento di fondamentale importanza.
GRÜNENTHAL FORMENTI, da
anni impegnata nel settore dermatologico, completa la sua proposta
terapeutica nella psoriasi con una
nuova linea di emollienti a base di
urea. L’urea possiede un elevato
potere idratante e, anche a basse
concentrazioni, favorisce e regolarizza la desquamazione cutanea,
esponendo così in superficie strati
cellulari più idratati e favorendo,
allo stesso tempo, la penetrazione di
principi attivi di eventuali terapie
farmacologiche concomitanti.
EXCIPIAL presenta due diverse
formulazioni (U Hydrolotion, un’emulsione idrofila olio in acqua al
2% di urea e U Lipolotion, un’emulsione lipofila acqua in olio al
4% di urea): Excipial Hydrolotion è
indicato durante la fase acuta della
patologia, dove, grazie al suo maggior contenuto d’acqua, determina
un rapido effetto idratante e rinfrescante. Excipial Lipolotion, applicato durante la fase di remissione,
garantisce, grazie al suo maggiore
contenuto di lipidi, un marcato
effetto occlusivo e quindi un’idratazione più prolungata nel tempo. Le
note proprietà farmacologiche dell’urea, la tecnologia farmaceutica
dei due diversi veicoli e l’elevato
profilo cosmetico rendono Excipial
il complemento ideale e specifico per il management del
paziente psoriasico.
Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004
Specialisti ed è disponibile solo in
Farmacia.
NEW FILL®
IL FUTURO È ARRIVATO
Per ulteriori informazioni:
www.kinerase.com
Documentazione su Kinerase® e
kinetin è disponibile e può essere
richiesta all’indirizzo:
[email protected]
New Fill® offre un trattamento originale e assolutamente innovativo per
la correzione delle rughe, delle
depressioni e per il miglioramento
dei difetti cutanei. New Fill® è
molto efficace come filler pur non
agendo come un filler-riempitivo
nel senso classico: basa la sua azione, infatti, non sul riempimento ma
sulla crescita di neo-collagene che
viene stimolata dall’infiltrazione del
P.L.A. Il trattamento, applicato con
tecniche e tempi appropriati, infiltrando e diffondendo l’idrogel di
acido polilattico nella zona del
derma da correggere, provoca un
effetto di riempimento – filler – a
mezzo di un processo di neocollagenesi – rivitalizzazione – dei tessuti,
che finalmente realizza gli effetti
correttivi spesso promessi e non
sempre mantenuti dagli iniettabili
che hanno una funzione da filler e
dagli iniettabili definiti rivitalizzanti, estendendone la durata nel
tempo ben oltre i tempi consentiti
da qualsiasi impianto riassorbibile.
New Fill® offre una morbida naturalezza della correzione grazie ad un
incremento di spessore nel derma
dell’ordine di svariati millimetri
dovuto alla formazione di neocollagene. Grazie a questa caratteristica,
New Fill® è indicato, oltre che il
trattamento di molti tipi di difetti
cutanei dovuti al trascorrere del
KINERASE® CREMA:
CONTRO I SEGNI DEL
TEMPO
OBIETTIVO
RIEPITELIZZAZIONE
Kinerase® è la prima crema a base
di kinetin per ridurre le rughe e i
segni dell’invecchiamento cutaneo.
Kinetin è una citochinina naturale
che è risultata in grado di ritardare
il processo di senescenza dei fibroblasti umani; questa sostanza naturale è dotata anche di una spiccata
attività antiossidante che protegge
il citoscheletro delle cellule mantenendole morfologicamente più
sane. L’attività di Kinerase® nell’attenuare i segni dell’invecchiamento
cutaneo (cronologico e da fotoesposizione) è stata confermata da studi
clinici controllati; i miglioramenti
dell’aspetto della cute (struttura del
tessuto, riduzione delle sottili
rughe e delle chiazze) è da porre in
relazione anche a proprietà idratanti ed umettanti legate ad un
aumento della naturale funzione di
barriera e della capacità di trattenere acqua. Kinerase® tubo da 40g
è presentato in esclusiva agli
In natura, il colostro fornisce tutti i
nutrimenti necessari alla sopravvivenza e allo sviluppo di un mammifero neonato nel corso delle sue
prime ore di vita. Il colostro esprime, inoltre, importanti concentrazioni di citochine. Le citochine
svolgono un ruolo fondamentale nei
processi: resistenza alle infezioni, cicatrizzazione, guarigione
delle ferite cutanee, rimodellamento tissutale ed angiogenesi.
Da tempo sono usati in clinica i fattori di crescita cellulare per stimolare la riparazione ed il rimodellamento tissutale. Sirton Pharmaceuticals ha formulato un gel idrolipidico a base di colostro equino al
20% per ripristinare l’integrità
della cute e delle mucose danneggiate. Eutrosis Evolution Crema
Forte alle Citochine, il rimedio
naturale e completo alla mancata o
ritardata cicatrizzazione e al mantenimento dell’integrità della cute e
delle mucose danneggiate.
tempo anche per il trattamento delle
lipoatrofie e per le correzioni postintervento di chirurgia plastica ed
estetica, con un’estensione d’uso
finora impensabile.
PENTACICLINA
Visto il crescente successo di
Pentaciclina Crema, supportato dai
diversi studi clinici affettuati ed in
via di esecuzione sia in Italia che
all’estero, entro il mese di Ottobre
verranno immessi sul mercato 2
nuovi prodotti della stessa linea.
Pentaciclina Unguento e Pentaciclina Olio detergente lenitivo e
idratante sono i nuovi prodotti, che
si sviluppano sulla base e con lo
stesso intento di Pentaciclina
Crema, un efficace lenitivo ad ampio spettro d’azione.
SHISEIDO BIO-PERFORMANCE SUPER LIFTING
FORMULA CONTIENE UN
NUOVO INGREDIENTE BIOTECNOLOGICO CHE PROMUOVE LA PROLIFERAZIONE DEI FIBROBLASTI E LA
SINTESI DI COLLAGENE E
DI ACIDO IALURONICO.
Questo nuovo prodotto contiene
due novità assolute: SUPER BIOYEAST EXTRACT, ultimo nato
dalla biotecnologia SHISEIDO, e
TS PULLULAN innovativo polimero. SUPER BIO-YEAST EX-
9
TRACT non è il solito estratto di
lievito ma molto, molto di più, rappresenta il risultato di profonde
ricerche microbiologiche e fisiologiche di base. Solamente in particolari ed ottimizzate condizioni
sperimentali di stress i comuni lieviti di birra sintetizzano alcune
molecole che hanno lo scopo di
proteggere le strutture biologiche.
Shiseido le ha individuate e selezionate ed ha dimostrato che esercitano un effetto biologico sorprendente
sui fibroblasti. Il loro numero
aumenta del 20% e soprattutto la
loro attività (collagene +80%, acido
ialuronico +30%.) TS PULLULAN
( Tr i m e t h y l s i l o x y s i l y c a r b a moylpullulan) è un esclusivo copolimero polisaccaride siliconico che
aderisce alla pelle formando una
rete tridimensionale che la distende
meccanicamente favorendo l’azione
di altri ingredienti attivi: l’estratto
di Natto (ottenuto dalla fermentazione della soia) e la glicerina. Questi
tre ingredienti, che costituiscono il
Flexlift complex, esercitano un
effetto lifting di superficie che viene
percepito immediatamente e dà
risultati subito apprezzabili.
SUPER BIO-YEAST ha invece
un’azione lifting profonda perché
stimola la produzione di nuovo collagene e di acido ialuronico rallentati e/o modificati nell’invecchiamento cutaneo.
Lifting conc. DERMO-CN 04.07.24
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Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004
EFFACLAR A.I.
TRATTAMENTO LOCALIZZATO DELLE IMPERFEZIONI
L’acne è una delle più frequenti
patologie croniche della pelle e rappresenta la malattia dermatologica
più diffusa tra gli adolescenti: circa
l’85% dei giovani presentano i segni
dell’acne e a 20 anni il 30% di essi
è interessato da un’ acne persistente. Non è comunque una patologia
che colpisce solo i più giovani infatti il 41% delle donne adulte presentano questo problema. L’acne
infiammatoria consiste in un fenomeno infiammatorio profondo e
ricorrente con forte rischio di esiti
cicatriziali. Questo tipo di manifestazione acneica è il risultato di una
reazione a cascata che inizia all’interno del comedone e nella quale
intervengono 3 fattori: ipersecrezione sebacea, ipercheratinizzazione e
sviluppo di batteri e miceti. EFFACLAR A.I. è il primo trattamento
localizzato e intensivo che agisce
sull’imperfezione accelerandone il
riassorbimento e prevenendo gli
esiti cicatriziali. Il prodotto contiene
3 principi attivi ad azione sinergica:
il Glycacil come anti-batterico,
l’Octopyrox come anti-micotico e
la Niacinammide come antiinfiammatorio. A completare la formula, EFFACLAR A.I. contiene:
Lipacid C8G come sebo-regolatore,
Clorexidina come antisettico, LHA
con azione micro-esfoliante e acqua
termale di La Roche-Posay con azione decongestionante e lenitiva. È
stata dimostrata l’efficacia di EFFACLAR A.I. attraverso uno studio
clinico multicentrico in doppio
Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004
cieco Vs. placebo della durata di 3
mesi. Sono stati arruolati 76 pazienti con meno di 30 lesioni ritenzionali e tra 10 e 20 lesioni infiammatorie. Dopo l’applicazione del prodotto
mattina e sera è stata valutata l’efficacia tramite il conteggio delle
lesioni a T0, T1 (1 mese), T2 (2
mesi) e T3, (3 mesi). Dopo 3 mesi si
è avuta la diminuzione delle lesioni
infiammatorie dell’80% con una
riduzione significativa già dal primo
mese. Inoltre il 90% dei pazienti ha
giudicato la tollerabilità del prodotto
da buona ad eccellente. EFFACLAR A.I. non è fotosensibilizzante, non è comedogeno e presenta un
pH 5.8 neutro sulla pelle. La sua
formulazione è in crema ad elevata
tollerabilità, non secca la pelle,
dona un effetto uniformante e permette un confort cutaneo ottimale.
I contributi editoriali dei Lettori vanno inviati a:
[email protected]
CLIMA E ACNE
Il quesito
Egregio Dottore,
L’estate scorsa, come ricorderà,
abbiamo più o meno tutti penato a
causa di un clima particolarmente
caldo e umido. Ebbene, ho avuto
la netta sensazione di un incremento dei casi di acne di Majorca
causata dal clima. Quale è stata la
sua esperienza? Anche Lei ritiene
che il clima possa giocare un ruolo
importante nella patogenesi di
alcune forme di acne?
Dr Fiorenzo C. - Roma
La risposta
Egregio Collega,
Un clima particolarmente caldo e
umido può mantenere o peggiorare
un’acne preesistente, ma può
anche, in individui predisposti,
scatenarla. Quest’ultimo è il caso
dell’acne di Majorca, che è carat-
terizzata clinicamente dalla comparsa più o meno rapida, soprattutto al volto, di lesioni comedonico-papulose scarsamente infiammatorie.
La patogenesi dell’acne di Majorca non è nota: è stato ipotizzato
che l’iper-idratazione della cute
provochi una riduzione del diametro dell’ostio follicolare.
Concordo con il Suo dato epidemiologico: anche secondo me i
casi di acne di Majorca sono
aumentati.
- WJ Cunliffe, HPM Gollnick:
Acne. Diagnosis and Management.
Londra, 2001; 54.
Stefano Veraldi - Milano
PAUL KLEE E LA SCLERODERMIA
Il quesito
Caro Veraldi,
Mi rivolgo a Te come dermatologo
e appassionato d’arte: è vero che
Paul Klee aveva la sclerodermia?
Fernando Neri - Parma
La risposta
Caro Ferdi,
Faccio effettivamente parte della
sparuta pattuglia dei dermatologi
appassionati d’arte, soprattutto
moderna e contemporanea. Questa
pattuglia è costituita, per quanto
ne so io, dai colleghi Battarra
(Caserta), Borroni (Pavia), Lotti
(Firenze) e Vena (Bari). Dirò di
più: con Battarra e Gino Vena si
discute quasi solo d’arte…
Tornando a Klee: la sua vita e la
sua produzione artistica sono state
condizionate in modo drammatico
dalla sclerodermia sistemica, fino
alla prematura morte.
Stefano Veraldi - Milano
PERPLESSITÀ NELL’UTILIZZO DELL’UREA
Il quesito
Egregio Collega,
All’ultimo congresso della SIDEMAST ho assistito a una relazione
sull’urea e sono rimasto sorpreso
nel sentire che non dovrebbe essere utilizzata a concentrazioni
superiori al 4-5%, in quanto irritante. Utilizzo da sempre questa
sostanza a concentrazioni ben
superiori al 5% e non ho mai
osservato irritazioni di alcun tipo.
Desidererei sapere qual è la Tua
esperienza.
G.Z., Como
La risposta
Egregio Collega,
Anch’io ho assistito a quella relazione e anch’io sono rimasto sconcertato: la mia esperienza è
sovrapponibile alla Tua.
Desidererei, tuttavia, provare a
fare un po’ di ordine sull’urea.
L’urea (o carbamide o diamide dell’acido carbonico o amide dell’aci-
11
do carbamico) è stato il primo
composto organico sintetizzato in
laboratorio (Wöhler, 1828). La sintesi si ottiene per reazione tra anidride carbonica e ammoniaca.
L’urea si presenta sotto forma di
cristalli prismatici, singoli o
aggregati, semi-trasparenti o di
colore bianco, inodori e stabili
all’aria. È solubile in acqua e in
alcool a 90°, mentre è insolubile
in etere e in cloroformio. Inoltre, è
decomposta dagli alcali.
La degradazione dell’urea è
influenzata dal pH e dalla temperatura: in ambiente neutro o basico e ad alte temperature, l’urea si
decompone liberando idrossido di
ammonio.
Quest’ultima molecola può essere
raramente responsabile di una
dermatite irritativa, caratterizzata
da eritema, xerosi, desquamazione, prurito e bruciore, che si
osserva quando l’urea è applicata
ad alte concentrazioni e in occlusiva su cute con pH neutro o basico. L’instabilità dell’urea può essere ridotta aggiungendo acido lattico: per ottenere una stabilizzazione ottimale, è necessario miscelare l’urea all’acido lattico secondo i
seguenti rapporti:
- parti 1 di urea e 0.25 di acido
lattico
oppure
- parti 1 di urea e 0.5 di acido
lattico.
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Volume 2 • Numero 4 • Settembre-Ottobre 2004
L’assorbimento dell’urea dopo
applicazione topica dipende dalla
concentrazione e dall’area su cui
è stata applicata la sostanza: maggiore è la concentrazione, maggiore è l’assorbimento; inoltre,
l’assorbimento è maggiore alle
grandi pieghe.
Tuttavia, nel complesso, l’assorbimento è modesto, essendo compreso tra lo 0.1 e l’1%.
L’urea è completamente eliminata con le urine. L’urea si può utilizzare a concentrazioni comprese tra il 3 e il 50%; tuttavia, le
concentrazioni inferiori al 10%
sono poco utilizzate perchè scarsamente efficaci.
L’urea è quindi attiva a concentrazioni comprese tra il 10 e il 50%.
Al 10% è un emolliente, perchè
trattiene acqua nell’epidermide,
soprattutto nello strato corneo.
A concentrazioni del 10% o superiori, l’urea è un cheratolitico: è
infatti in grado di denaturare e di
solubilizzare le proteine, in particolare le cheratine: ciò si verificherebbe per rottura dei ponti
idrogeno.
L’azione cheratolitica è stata
sfruttata per il trattamento di
malattie caratterizzate da xerosi,
desquamazione e ipercheratosi,
come la psoriasi volgare, le ittiosi
(ereditarie e non), le cheratodermie palmo-plantari (ereditarie e
non), la pitiriasi rubra pilare, la
dermatite atopica, la cheratosi
pilare, gli eczemi cronici, le neurodermatiti e la xerosi senile.
L’azione cheratolitica è massima
alla concentrazione del 40-50%:
a queste concentrazioni l’urea
può anche essere utilizzata in
occlusiva, associata alla vaselina,
per l’avulsione delle lamine
ungueali.
L’urea, a una concentrazione
uguale o superiore al 10%, è
anche un batteriostatico nei confronti dei Gram positivi, soprattutto Staphylococcus spp. e
Streptococcus spp.. All’azione batteriostatica sarebbe legato il noto
effetto deodorante di questa
sostanza.
L’azione fungistatica si estrinseca
soprattutto nei
confronti dei
dermatofiti, mentre è modesta nei
confronti delle muffe e nulla nei
lieviti.
Infine, l’urea è spesso utilizzata
come veicolo per favorire l’assorbimento di vari farmaci, tra cui i corticosteroidi e gli antimicotici.
L’azione antipruriginosa e anestetica è indiretta, essendo legata
all’effetto emolliente: il prurito e il
bruciore diminuiscono riducendo
la xerosi e la desquamazione.
L’urea è responsabile di effetti
collaterali locali rarissimi, lievi e
transitori.
La dermatite allergica da contatto è eccezionale. Eccezionali
sono anche le dermatiti fotoallergica e fototossica da contatto, a
conferma del fatto che i prodotti
che contengono urea possono
essere utilizzati con sicurezza
anche d’estate.
Come riferito precedentemente,
l’idrossido di ammonio, metabolita dell’urea, può raramente causare una dermatite irritativa da
contatto che regredisce spontaneamente in 1-3 giorni.
Non sono stati fino a oggi descritti casi di effetti collaterali sistemici causati dall’urea dopo
applicazione topica. A conferma
di questo, è stato dimostrato che
la somministrazione di 15 mg/die
per os di urea non ha causato
effetti collaterali.
Infine, non sono mai state
descritte alterazioni di laboratorio causate dall’urea dopo applicazione topica.
Stefano Veraldi - Milano