yamaha tmax 2015
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yamaha tmax 2015
Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 186 17 Febbraio 2015 91 Pagine Prove Brammo Empulse R Cara ma tutta da scoprire nella guida e nelle prestazioni Periodico elettronico di informazione motociclistica Novità MV Agusta F4 RC Reparto Corse Yamaha VMAX Infrared by JvB-Moto Scarica l’APP del Magazine MotoGP Svelata la nuova Ducati GP15. Le foto e le interviste ai piloti | PROVA MAXI SCOOTER | YAMAHA TMAX 2015 da Pag. 2 a Pag. 15 All’Interno NEWS: Mercato Europa 2014, l’Italia prima nell’immatricolato | BMW R 1200 RS | M. Clarke Due tempi da GP N. Cereghini Ago, Rossi e chi li detesta | MOTOGP: DopoGP Test Sepang | MX: A Cairoli il titolo MX1 e quello Elite Yamaha TMAX 2015 PREGI Qualità costruttiva e ciclistica DIFETTI Controllo di trazione assente Prezzo 10.790 € PROVA MAXI SCOOTER YAMAHA TMAX 2015 Il TMAX compie 14 anni e arriva alla quinta generazione. Non viene stravolto, ma ulteriormente migliorato con i fari a LED, la forcella rovesciata e la Smartkey. Invariato il prezzo, sempre eccellenti le prestazioni del telaio e del motore. Con il controllo di trazione avrebbe raggiunto la lode di Andrea Perfetti Foto Alessio Barbanti e Matteo Cavadini 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Media I l TMAX 530 prosegue la sua corsa nel segmento dei maxi scooter, che lo vede anche nel 2014 leader con 3.585 immatricolazioni in Italia. Quest’anno il bicilindrico di Iwata giunge alla quinta generazione e rivede, ma non stravolge, il progetto del 2012 che in effetti evidenziò nella nostra prova qualità notevoli. Il primo Yamaha TMAX ha visto i natali nel 2001; da allora ha conquistato la bellezza di 220.000 clienti nel mondo. Di questi moltissimi sono gli italiani; d’altra parte non è mai stato un mistero che Yamaha pensò il primo TMAX con lo sguardo rivolto all’Italia – sono 133.000 le unità vendute delle precedenti versioni nel nostro Paese. Il TMAX tra l’altro vanta autentici primati che ne testimoniano il gradimento: il 45% dei clienti resta fedele allo scooter nipponico quando arriva il momento 4 di sostituirlo. E pensate che ogni anno, dal 2001, è costante il numero di compravendite nell’usato con oltre 24.000 scambi ogni anno. Si tratta di un numero elevato, che non ha risentito della crisi degli ultimi anni e che dimostra anche l’ottima tenuta di valore dei TMAX di seconda mano. La quinta generazione che vi presentiamo ora non differisce molto dalla versione che già conosciamo, piuttosto ne arricchisce i contenuti e la dotazione, senza appesantire il prezzo di listino, che resta invariato. Il TMAX costa ancora 10.790 euro (11.290 con ABS), un prezzo sicuramente elevato che rispecchia però ancora oggi lo stato dell’arte nel campo dei maxi scooter sportivi. Tre i colori disponibili (bianco, nero e grigio chiaro), a cui si aggiunge l’edizione limitata IRON MAX, che ha una colorazione dedicata (definita Liquid Darkness). La sua forcella ha i foderi anodizzati 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine con sfondo rosso. Buona la leggibilità, complete le informazioni fornite (c’è anche la sempre utile temperatura esterna). I blocchetti elettrici hanno una foggia classica e sono intuitivi nell’utilizzo. A sinistra si trova la leva che aziona il freno di stazionamento. Il motore bicilindrico ha la trasmissione a cinghia Per il motore e la ciclistica si conferma ovviamente quanto vi abbiamo raccontato in occasione della nostra prova precedente. Vale comunque la pena fare un ripasso, perché di qualità sotto pelle il TMAX ne ha davvero tanta. Il motore bicilindrico fronte marcia è dotato di distribuzione bialbero, 4 valvole per cilindro, alimentazione a iniezione elettronica e lubrificazione a carter secco. Sviluppa 46,5 cavalli a 6.750 giri, mentre la coppia è di 52,3 Nm a 5.250 giri. La trasmissione finale a cinghia ha rimpiazzato la doppia catena in bagno d’olio nel in color oro, la sella two tone con cuciture a vista, le pedane in alluminio e loghi specifici sulla strumentazione e sul codone. Nella gamma accessori Yamaha infine è disponibile lo scarico Akrapovic con il terminale in titanio nero opaco, disponibile anche per la versione standard. L’IRON MAX ha un prezzo di 11.290 euro (11.790 euro per la versione ABS). Yamaha ha pensato anche agli accessori per personalizzare in chiave touring o sport il suo TMAX con pacchetti dedicati. Il nuovo Yamaha TMAX è in vendita già dalla fine del 2014. Le novità del 2015 Il nuovo Yamaha TMAX concentra le principali novità nella zona frontale e... nella tasca del pilota (tra poco capirete meglio). Davanti troviamo infatti il nuovo faro full LED, posizionato leggermente più in alto. Sono inediti anche gli specchietti retrovisori, che hanno steli più alti e più lunghi, che consentono allo scooter di meglio passare tra le auto in colonna (prima erano 6 Prove 2012. La cinghia va ispezionata ogni 10.000 km, in occasione dei tagliandi, e sostituita ai 40.000 km solo in presenza di danni esteriori. L’impatto estetico è ottimo, merito, oltre che della cinghia, del forcellone in alluminio pressofuso. Il telaio è in alluminio Al pari del forcellone, anche il telaio è realizzato in lega leggera. Il TMAX pesa 200 kg a secco, che diventano 217 in ordine di marcia (con 15 litri nel serbatoio e l’olio nel motore). I cerchi sono ora a 5 razze, mentre non cambia la misura degli pneumatici che è 120/70-15 all’avantreno e 160/60-15 al retrotreno. Confermata la coppia di dischi da 267 mm di diametro serviti da pinze a 4 pistoncini, davanti, mentre dietro c’è un disco da ben 282 mm su cui lavorano due pinze diverse di cui una dedicata all’utilissimo freno di all’altezza degli specchi di molti SUV). Tecnicamente c’è poi la bella forcella rovesciata da 41 mm (prima era a steli convenzionali da 43 mm), che ospita le nuove pinze dei freni ad attacco radiale con quattro pistoncini (le medesime della Yamaha MT-09). I due dischi anteriori misurano 267 mm di diametro. I designer hanno adeguato il parafango anteriore, più sportivo e affilato. Il proprietario del nuovo Yamaha TMAX ha nelle sue tasche l’altra novità, la Smartkey che prende il posto della classica chiave. Il pilota può avviare lo scooter con un pulsante, bloccare lo sterzo e aprire la sella. Si tratta di un’anteprima nel segmento dei maxi scooter (era già presente sull’Honda Forza 250 dal 2005, ndr). Completa la nuova dotazione la presa 12 V di serie. Il parabrezza è ancora regolabile su due posizioni, ma per farlo occorrono gli attrezzi. La strumentazione è più sportiva Sotto gli occhi del pilota c’è la nuova strumentazione che ospita due quadranti analogici rotondi 7 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica stazionamento. Per chiudere il quadro della dotazione del nostro maxi scooter, va detto che sono di serie sia il cavalletto centrale in acciaio che la stampella laterale in alluminio forgiato. La nostra prova su strada Salire in sella al TMAX 530 è un po’ come accomodarsi sul divano di casa dopo una giornata in ufficio. Sei a tuo agio, comodo, rilassato e con tutto a portata di mano. Certo qui non ci sono telecomando, birretta e un bel film a farti compagnia. Al loro posto troviamo un’ergonomia esemplare, comandi precisi, zero vibrazioni e un comportamento dinamico che è vera libidine anche se siete motociclisti duri e puri. Le finiture generali delle parti di metallo così come di quelle plastiche sono assolutamente esenti da critiche (e ci mancherebbe, il TMAX si fa pagare caro). 8 Prove In tal senso va fatto un plauso alla Casa di Iwata, che di recente ci ha positivamente colpito con uno standard qualitativo molto alto. Pensiamo anche alla Super Ténéré 1200, alle MT-09 e 07 che mettono in bella mostra la classica cura (un po’ maniacale) per il dettaglio tipica della filosofia giapponese. La nuova chiave elettronica è molto pratica, oltre che scenosa (fa tanto berlinona tedesca) e consente di accedere anche ai vani dello scooter. Sotto la sella ci sta tranquillamente un casco integrale (o due jet) e avanza ancora dello spazio. Sono abbastanza profondi anche gli spazi ricavati nel retroscudo. Il motore bicilindrico non sa cosa siano le vibrazioni e ha sempre tanta potenza. Il rivale BMW Sport C 600 ha un’accelerazione ancora più brillante, ma non eguaglia la dolcezza di funzionamento dell’accoppiata propulsore/trasmissione dello 9 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito scooter giapponese. Nella gestione della potenza con la mano destra il TMAX conquista ancora il pilota con una risposta meravigliosa. Da fermo lo spunto è in principio vellutato, ma basta dare gas per sentire lo scooter giapponese prendere velocità con una progressione incredibile. Dai 4 ai 6.000 giri il TMAX reagisce come una fionda a ogni richiamo dell’acceleratore e sa divertire di brutto anche nei percorsi extraurbani ricchi di curve. Il merito va ovviamente anche al solido telaio in alluminio, che ospita la nuova forcella a steli rovesciati. Questa unità lavora molto bene sia nella guida sportiva, dove sopporta le peggiori pinzate dei freni senza disturbare l’assetto, sia nel disastrato asfalto cittadino (e Palermo è stato un ottimo banco di prova, il povero TMAX non poteva finire su buche peggiori). L’assorbimento delle asperità premia anche l’ammortizzatore 10 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove posteriore che, a differenza di gran parte dei rivali di cilindrata anche maggiore, protegge alla grande la schiena dai peggiori colpi. La frenata si conferma eccellente, potente e perfettamente modulabile com’era anche nella quarta generazione. Inalterato - e quindi ottimo - resta il comportamento dinamico del TMAX. In città è molto maneggevole e, grazie anche alla risposta mai aggressiva del motore, facilita enormemente gli slalom tra i veicoli incolonnati. Nell’extraurbano emerge ancora il DNA motociclistico dello scooter, le cui reazioni sono per molti versi assimilabili a quelle di una (bella) moto. L’inserimento in curva è infatti preciso e la traiettoria impostata viene mantenuta con grande rigore. La stabilità resta eccellente anche alla massima velocità (basta un breve lancio per arrivare a 170 km/h indicati, che corrispondono a 160 effettivi). Durante 11 12 13 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ABBIGLIAMENTO SCHEDA TECNICA Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Yamaha T-Max 530 10.790 euro Tempi: 4 Cilindri: 2 Cilindrata: 530 cc Disposizione cilindri: in linea, trasversale Raffreddamento: a liquido Avviamento: E Potenza: 34.2 kW / 6750 giri Coppia: 52.3 Nm / 5250 giri Marce: cambio automatico con variatore Freni: DD/D Misure freni: 267/282 mm Misure cerchi (ant./post.): 15’’ / 15’’ Normativa antinquinamento: Euro 3 Lunghezza: 2200 mm Larghezza: 775 mm Altezza sella: 1420 mm Capacità serbatoio: 15 l Segmento: Scooter Ruote basse Casco Airoh Giubbotto Dainese Jeans Dainese Guanti Dainese Paraschiena Dainese Scarpe TCX Boots il nostro test non abbiamo rilevato i consumi, ma vi ricordiamo che nel corso della nostra prova del TMAX 530 del 2012 abbiamo registrato un dato medio pari a 18 km/l. Parlare di quinta generazione può sembrare eccessivo. Il nuovo Yamaha TMAX non ha infatti stravolto il modello precedente (non ce ne sarebbe stato motivo), ma ne ha migliorato l’aspetto e la dotazione tecnica. Il tutto senza incidere sul prezzo. Per raggiungere la lode avremmo desiderato il controllo di trazione (se non di serie, almeno optional). Va comunque sottolineato come l’erogazione spettacolare del bicilindrico metta al riparo da indesiderate perdite di aderenza. 14 15 Brammo Empulse R PREGI Guidabilità, costi di gestione e prestazioni DIFETTI Prezzo e autonomia Prezzo 17.640 € PROVA ELETTRICA BRAMMO EMPULSE R L’elettrico rappresenta il futuro per le due e quattro ruote? Non si sa, la cosa certa è che di progressi in questo campo ne sono stati fatti tanti. La conferma arriva dopo aver provato la Brammo Empulse R, cara ma tutta da scoprire nella guida e nelle prestazioni di Francesco Paolillo Foto Thomas Bressani 16 17 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Media L’ elettrico fatica a entrare nel cuore dei motociclisti, non lo neghiamo, certo è che le proposte e i veicoli spinti da propulsori alimentati attraverso batterie, sono sempre di più, come sempre più numerosi sono i costruttori che propongono veicoli a emissioni zero nei loro listini. I combustibili fossili che si esauriranno presto (una litania che ci viene propinata da decenni), e l’inquinamento dell’aria, hanno aperto nuovi orizzonti, e visto che noi siamo per la diversificazione e la libertà di scelta, ben vengano i veicoli elettrici, auto, scooter e anche moto. Come scritto sopra, i progressi nel campo dei veicoli a emissioni zero, sono stati di grandissimo rilievo, le prestazioni delle batterie sono migliorate, i pesi sono scesi 18 e i tempi di ricarica continuano a diminuire, così anche i prezzi di acquisto, che però rimangono sempre di una certa “importanza”. I 17.640 euro necessari per attaccare alla presa di corrente del proprio box la Brammo Empulse R protagonista della nostra prova, non sono bruscolini, ma si deve tenere anche conto dei costi di gestione molto contenuti (esenzione del pagamento del bollo e assicurazione dimezzata rispetto a una moto con propulsore endotermico da 40 kW), e dei vantaggi in termini di libera circolazione nelle città. Fare il pieno costa poco, più o meno 50 centesimi di euro, ma per farlo partendo da zero, ci vogliono ben sei ore, se invece le batterie non sono completamente scariche, per passare da un 20% di carica all’80%, sono sufficienti un paio di ore. Se tale operazione viene svolta fuori casa, bisogna trasporttare l’alimentatore, in dotazione alla Empulse R, altrimenti si devono fare bene i conti con l’autonomia delle batterie, che consentono di percorrere 130/140 km senza particolari problemi. Da sottolineare che le batterie sono garantite per 1.500 cicli di ricarica. Com’è fatta A prescindere che la Brammo sia costruita negli USA, e più precisamente in Oregon, c’è tanta Italia in questa moto, Accossato fornisce il telaio in alluminio, il telaietto reggisella, forcellone e il manubrio. La forcella totalmente regolabile, è una Marzocchi (il mono è Sachs), mentre i cerchi da diciassette pollici sono Marchesini. Tricolore anche nell’impianto frenante, griffato Brembo, che fornisce le pinze freno radiali anteriori, e relativi dischi flottanti da 310 mm, oltre alla pinza a due pistoncini posteriore. Il propulsore è un Parker da 40 kW (54 cv) a 4.500 giri, con una coppia massima di 90 Nm. Il cambio, prodotto dalla IET, è un sei rapporti con comando frizione classico. Oltre alla versione “R”, esistono anche una versione base della Empulse, e una versione pistaiola denominata “RR”. La prima si differenzia sia per il motore, fornito dalla IET, con una potenza uguale a quella della “R”, ma raggiunta duemila giri dopo, e cioè a 6.500 giri, con una coppia massima di 63 Nm, mentre la forcella Marzocchi è semplificata, essendo parzialmente regolabile. La “RR” è invece più dotata dal punto di vista della cavalleria, avendo ben 150 cv, ma le performance limitano l’autonomia a poco più di venti minuti, giusto il tempo di un turno in pista! La prima impressione, il colpo d’occhio osservando la Empulse R, è ottimo, la linea nel complesso è moderna e piacevole, e il pacco batterie 19 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito è ben dissimulato. Codino snello e dimensioni nel complesso contenute, ne fanno una delle elettriche più intriganti dal punto di vista estetico. Qualche particolare meriterebbe maggiore attenzione, per esempio i comandi al manubrio o gli specchi retrovisori, ma nel complesso la Brammo Empulse R appare ben fatta. Come va su strada Una volta montati in sella, si scopre una posizione di guida da naked tradizionale, né troppo caricata in avanti, ma neanche troppo turistica ed eretta. I comandi sono tutti ben raggiungibili, mentre le pedane non risultano particolarmente costrittive per le gambe del guidatore. La sella è conformata e imbottita quanto basta per fornire un confort discreto al guidatore, mentre la porzione dedicata al passeggero, seppur dotata di ampie maniglie, porta a pensare a un suo utilizzo in caso di estrema necessità, ma non certo di piacere. Girata la chiave, la strumentazione 20 Periodico elettronico di informazione motociclistica si anima, e dopo un breve check, si è pronti per partire. I 213 kg dichiarati, non sono molti, e soprattutto sono ben distribuiti, per cui il comportamento della Empulse R è facile sin da subito. La risposta del comando del “gas”, naturalmente full ride by wire, è preciso e permette un controllo ottimale dell’erogazione, che è corposa sin dai regimi inferiori. La coppia disponibile, infatti, è sempre quella massima come in tutti i motori elettrici, per cui gestendo al meglio i rapporti inseriti, la Empulse R scatta sempre con prestazioni da settemmezzo di carattere. Il cambio si può usare oppure no, nel senso che la naked americana, parte tranquillamente anche in sesta, per cui una volta che ci si è fermati, con il motore che si spegne per risparmiare energia, non si è obbligati a scalare ma volendo si potrà ripartire in sesta in totale souplesse. Se invece cercate lo spunto bruciante, basterà inserire la prima, e senza dover agire sul comando della frizione, spalancare il gas, con la moto che scatterà senza Scarica l’APP del Magazine Prove esitazione e con una grinta sbalorditiva e un rumore “del propulsore” neanche poi così disprezzabile. Seconda, terza, quarta, fino alla sesta il motore spinge che è un piacere, certo mancano le sensazioni che solo un motore endotermico sa dare, vibrazioni e voce dello scarico, tanto per fare un esempio, ma in compenso non arriva neanche un po’ di calore! Chiudendo il gas si può approfittare di un discreto freno motore, che poi altro non è che un sistema per recuperare energia. Il propulsore può sfruttare due mappature differenti, denominate “Normal” e “Sport”, la prima limita l’accelerazione consentendo un miglioramento in termini di autonomia, mentre la seconda permette di sfruttare al massimo le prestazioni del motore. Da notare che una volta che l’indicatore sul cruscotto scende sotto il 30% di carica delle batterie, la centralina limita automaticamente la potenza erogata del 50%. Senza badare troppo allo stile di guida, anzi adottando un’andatura brillante, con la mappa “Sport” 21 22 23 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ABBIGLIAMENTO Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Casco Caberg Duke Giacca Dainese Laguna Evo Guanti Dainese Black Jack Pantaloni Dainese Yamato Stivali Dainese selezionata, abbiamo percorso oltre 100 km, per cui non fatichiamo a credere a quanto dichiarato, e cioè che l’autonomia media sia di 130/140 km, guidando normalmente, magari con un occhio ai consumi. Se non fosse per la propulsione elettrica, la Brammo Empulse R, è una normale naked, anzi meglio di alcune concorrenti “tradizionali”, per quanto riguarda la piacevolezza di guida e le prestazioni dinamiche. Rapida negli inserimenti e stabile in percorrenza di curva, l’americana d’Italia è ben bilanciata e ben frenata. Insomma, a ben guardare, è divertente ed efficace tanto quanto una moto tradizionale, con molti vantaggi e altrettanti svantaggi, saranno gli utenti a premiarne le doti o a evidenziarne i difetti. La cosa certa è che questa Brammo è un prodotto maturo per un mercato che piano piano sta uscendo dall’ombra. 24 25 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News cilindri in linea ha la parte termica riprogettata, nuovi albero motore e sistema di iniezione, ha pistoni forgiati e bielle in titanio. Viene annunciato con 212 cv a 13.600 giri (11 in più rispetto la F4 RR) e a corredo della moto ci saranno gli scarichi Termignoni in titanio e la centralina dedicata. Ha sospensioni Ohlins elettroniche e impianto frenante Brembo con pinze anteriore radiali e monoblocco per i dischi da 320 mm. Il passo è di 1.430 mm e l’altezza sella di 830. Il peso a secco passa dai 190 kg della F4 RR ai 175 kg della RC. Fra i dati sfuggiti c’è anche il prezzo, che sarà di 36.900 euro contro i 26.200 della meno specialistica F4 RR. Con questa nuova iper sportiva MV affronta a viso aperto Aprilia RSV4 Factory, BMW HP4 e Ducati Panigale R, solo per citare le marche europee, sul mercato ma anche – perché no – nei vari campionati SBK. Per saperne di più, compresa la data d’arrivo in vendita, basterà attendere pochi giorni ancora visto che il lancio ufficiale era programmato entro febbraio. MV AGUSTA F4 RC REPARTO CORSE: DATI E PREZZO di Maurizio Gissi | A ridosso del lancio ufficiale sono sfuggite alcune immagini, i dati tecnici principali e il prezzo della nuova 4 cilindri 1000 che sarà prodotta in serie limitata. Con numeri molto interessanti S e ne parlava da tempo, da quando alcuni mesi fa erano stati diffusi un paio di scatti fatti a slide proiettate ai concessionari MV Agusta durante la presentazione dei futuri programmi della marca italiana. Un altro disegno ancora più fedele, un paio di foto e una schermata con i dati tecnici principali hanno confermato la futura F4 RC. La Reparto Corse sarà costruita in 250 esemplari, almeno così dovrebbe essere stando alle 26 indiscrezioni, e rappresenta l’ultimo step evolutivo della quattro cilindri il cui motore è stato profondamente rivisto. La grafica tricolore ricorda quella vista su alcune F4 da gara, mentre il numero 37 è un chiaro rifermento al numero dei titoli mondiali vinti nella velocità come casa costruttrice (ai quali vanno aggiunti i 38 titoli mondiali piloti) nella sua storia sportiva. Le pedane del passeggero lasciano prevedere l’omologazione prevista anche per quest’ultimo. Il quattro 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica News Media YAMAHA VMAX INFRARED BY JVB-MOTO La prima Yard Built della serie che Yamaha ha dedicato al trentennale della madre di tutte le muscle-bike D el progetto ve ne avevamo già parlato in occasione del lancio della VMAX Carbon, ora finalmente possiamo vederla. Parliamo della Infrared, la prima Yard Built su base VMAX, realizzata dal tedesco Jens von Brauck o, se preferite, JvB-moto. La filosofia Yard Built prevede la realizzazione di 28 special accessibili economicamente (diversamente dalla Hyper Modified che dà vita a proposte senza limiti di budget o quasi) che possano dare vita a kit replica. Nel caso di questa Infrared, Jens ha realizzato una special minimalista eliminando tutto il superfluo e ricorrendo a materiali pregiati quali fibra di carbonio ed alluminio 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito lavorati artigianalmente dal preparatore stesso. Il risultato è una moto che cita a piene mani dagli anni 80 – c’è qualche richiamo alla prima V-Max, della quale sono stati mantenuti volutamente gli elementi stilistici e tecnici (vedi le prese d’aria in alluminio) già presenti, ma anche la colorazione del serbatoio la cui tinta è un voluto omaggio alla livrea “tabaccaia” delle Yamaha ufficiali del team Agostini. Profondamente legato all’estetica JvB-moto il frontale, con il gruppo ottico inserito ed integrato fra forcella e piastre di sterzo; il manubrio strettissimo fa molto café racer ed è la giusta cornice per il contagiri Autometer 30 Periodico elettronico di informazione motociclistica (componente classico di questo tipo di special) anche se difficilmente migliorerà la guidabilità. D’altra parte già la scelta della gommatura lascia intuire un mezzo ispirato alle gare d’accelerazione piuttosto che alle sfide sul misto stretto… Il coperchio del serbatoio (finto) è posizionato sopra airbox ed impianto elettrico profondamente modificati; al retrotreno trovano posto un telaietto in alluminio realizzato a mano che sostiene il vero serbatoio in alluminio collocato sotto la sella (della stessa capienza di quello di serie) e il codino in fibra di carbonio. Completa il quadro lo scarico 4-in-1 con silenziatore Scarica l’APP del Magazine Termignoni. Come potete vedere dal video, Jens è stato raggiunto da Shun Miyazawa, Product Manager Yamaha responsabile della famiglia Sport Classic che ha commentato la creazione di Jens von Brauck: «Yamaha VMAX è stato un’icona senza rivali dalla sua prima apparizione sulle strade nel 1985, con il suo stile da dragster estrema. È stato un colpo di fulmine immediato per i motociclisti di tutto il mondo, non solo nella versione di serie, ma anche come base per le personalizzazioni. Come forma di rispetto per la cultura che è cresciuta intorno a questa moto leggendaria, abbiamo scelto di celebrare i suoi News 30 anni lavorando con 3 talentuosi preparatori, per creare altrettante Special VMAX che diventassero fonte d’ispirazione non solo per Yamaha stessa, ma anche per i clienti e per i potenziali acquirenti. Abbiamo iniziato quest’anno così importante con la creazione Yard Built del mitico elaboratore tedesco JvB-moto. Il suo lavoro ci ha appassionato e pensiamo che il suo stile minimalista sia perfetto per VMAX. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Yard Built “Infrared” è un omaggio alle origini di VMAX e allo stesso tempo anche un’anticipazione delle prestazioni di domani». 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News riposizionata nel listino e venduta a 8.190 euro (con un risparmio di 400 euro rispetto a prima). A 8.590 euro viene proposto anche quest’anno l’allestimento City, dotato di paramani, puntale inferiore e cavalletto centrale. In questi giorni stiamo ultimando la prova completa della XT (con i dati di consumo, peso, potenza e velocità massima). Come nel passato la guida è sempre facile e intuitiva, il motore è molto regolare e dolce sin dai bassi regimi. Ottima la potenza di 69 cavalli in relazione alla cilindrata. Sempre pronta la frenata con ABS (non disinseribile per una precisa scelta aziendale di Suzuki). Nel corso dell’anno la Casa giapponese prevede una serie di iniziative di carattere finanziario, oltre ai demo ride presso i concessionari Suzuki. SUZUKI V-STROM 650XT ABS TOMMASO BENVENUTI: “PIÙ RICCA, ALLO STESSO PREZZO” di Andrea Perfetti | Il Direttore Vendite di Suzuki Moto ci descrive le novità della nuova V-Strom XT con cerchi a raggi (tubeless), il becco e un nuovo telaio. Migliora il prezzo I l Direttore Vendite di Suzuki Moto descrive le novità della nuova V-Strom 650 XT ABS. Tommaso Benvenuti ci presenta infatti la nuova versione 2015 della valida enduro stradale di Suzuki dotata di cerchi a raggi tubeless, becco anteriore (come la prima, leggendaria DR Big 750), telaio più rigido e una diversa ergonomia (dovuta anche al serbatoio più 32 piccolo, due litri in meno). La nuova XT ha un look più adventure, a partire proprio dal becco che richiama quello della V-Strom 1000. Una moto che ha saputo conquistare numerosi clienti nel 2014 grazie al perfetto mix di prestazioni, peso e prezzo di acquisto. La V-Strom 650 XT ABS costa 8.590 euro franco concessionario, esattamente come la versione precedente che nel 2015 viene 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine al di fuori dell’ambiente cittadino. Il tutto ad un prezzo di 8.890 euro (franco concessionario) che comprende anche 4 anni di garanzia e due anni di assistenza stradale. Il Tom Tom RIDER è un navigatore allo stato dell’arte studiato specificamente per l’uso motociclistico che consente l’uso con i guanti e con diversi orientamenti per garantire sempre la visibilità ottimale. Diversi accorgimenti lo rendono particolarmente adatto all’uso turistico – uno per tutti, la funzione “strade tortuose” che massimizza il gusto di guida, nonché la possibilità di condividere gli itinerari fra amici. Compreso l’aggiornamento delle mappe e delle posizioni autovelox, nonché i tempi di News viaggio reali calcolati sulla base di un database costantemente aggiornato, per tutta la vita del prodotto. Il Cardo Scala Rider Q1 è un sistema di comunicazione Bluetooth capace di connettere telefoni cellulari, lettori di musica A2DP e dispositivi di navigazione GPS. Dispone anche di una radio FM integrata con RDS e viene fornito con un cavo per consentire di collegarlo a lettori MP3. Quando usato con un’altra unità, il Q1 offre comunicazione interfono e connettività avanzata (condivisione della musica compresa) con il passeggero. Per maggiori informazioni sui prodotti Peugeot Scooters vi invitiamo a consultare il sito ufficiale della Casa. PEUGEOT NUOVO METROPOLIS GT CONNECT La collaborazione fra la Casa del leone e Motorquality offre un allestimento del tre ruote di punta dotato di un pacchetto di alto livello L a collaborazione fra Peugeot Scooters Italia e Motorquality ha dato vita all’allestimento GT Connect per il tre ruote Metropolis: un pacchetto che valorizza le capacità di commuter e mezzo da turismo per l’ammiraglio della Casa transalpina. Il GT Connect è infatti dotato di serie di un navigatore TomTom RIDER, del sistema di 34 comunicazione Bluetooth Cardo Scalarider Q1 e di due caschi NEXX X60, con l’aggiunta di un’app dedicata (per device iOS ed Android) che consente di gestire le connessioni fra i diversi dispositivi. Completa la dotazione un parabrezza alto Fabbri con paramani integrato regolabile in altezza, per consentire il massimo comfort tanto nell’uso invernale quanto in quello turistico 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb BMW R 1200 RS INIZIA LA PRODUZIONE FISSATA LA VENDITA Parte la produzione della sport touring boxer. Ogni giorno dallo stabilimento di Spandau escono circa trenta R 1200 RS. In totale sono 630 veicoli al giorno fino a 22 modelli diversi O gni giorno, dallo stabilimento BMW di Spandau escono circa trenta R 1200 RS, la sport touring presentata al Salone di Colonia e poi vista a Eicma. Nel complesso, con i suoi 1.900 dipendenti, il sito di produzione di Berlino produce 36 quotidianamente fino a 630 veicoli a due ruote di 22 modelli diversi. La nuova RS sarà disponibile da maggio a un prezzo chiavi in mano di 14.650 euro. Nell’annunciare la produzione, il responsabile del progetto Florian Böheim ha sottolineato: «Con la R 1200 RS stiamo rafforzando il segmento tradizionale delle sport tourer. Si tratta di una moto particolarmente versatile, equipaggiata con motore boxer, che proietta nel futuro il tradizionale concept della BMW RS. Offriamo ai nostri clienti un boxer dinamico in due diverse varianti di colore ed equipaggiamento, che convince anche nei lunghi viaggi». «Siamo orgogliosi di iniziare la produzione di serie del nuovo modello con successo e rispettando le tempistiche» ha aggiunto Robert Venus, responsabile di progetto dello stabilimento. Anche i motori sono costruiti nello stabilimento BMW di Berlino, dove giornalmente sono prodotti oltre 500 componenti, di cui 300 sono appunto motori. Questi propulsori equipaggiano anche i modelli R 1200 RT, R 1200 R, R 1200 GS Adventure, e la bestseller di BMW, la R 1200 GS. Oltre all’ABS e al controllo di stabilità ASC, le dotazioni di serie della R 1200 RS comprendono le due modalità di guida: Rain e Road. Tra gli optional sono disponibili il controllo di trazione DTC e le sospensioni elettroniche dinamiche ESA (Electronic Suspension Adjustment) di ultima generazione. Lo stabilimento BMW di Berlino è l’unico sito di produzione di moto BMW al mondo e si trova nel quartiere berlinese di Spandau. Le linee di produzione del tradizionale stabilimento di Berlino producono le moto dal 1969. Attualmente, lo stabilimento costruisce oltre 120.000 veicoli all’anno, compresi i motori, i componenti del telaio e dei propulsori. Circa 1.900 dipendenti completano ogni giorno oltre 630 moto e quasi sei milioni di dischi freno per auto all’anno, la cui qualità e livello di innovazione garantiscono il costante successo dello stabilimento. 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MERCATO EUROPA 2014 VENDITE IN RIPRESA, L’ITALIA PRIMA NELL’IMMATRICOLATO Attualità aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb di Maurizio Gissi | Nel mercato dell’Europa a 28 Paesi, per la prima volta dal 2007 le vendite di moto e scooter sono aumentate. L’Italia conserva ancora il primo posto nelle immatricolazioni. La Francia è prima grazie ai ciclomotori. La BMW 1200 GS è la moto più venduta L a ACEM , associazione europea dei costruttori di due ruote a motore, ha diffuso oggi i dati di vendita di moto scooter e ciclomotori nei 28 Paesi dell’Unione Europea, più le nazioni che fanno parte della Efta, relativi all’anno 2014. La buona notizia è che per la prima volta dal 2007 i dati complessivi delle vendite dei modelli “targati” moto e scooter, più le registrazioni dei ciclomotori, non sono calati attestandosi poco oltre 1,1 milioni di unità. Se poi si scorporano i ciclomotori si nota che le immatricolazioni di moto e scooter sono aumentate del 7,9% nell’ultimo anno, passando da 739.880 unità del 2013 alle 798.300 del 2014, con un andamento positivo in quasi tutti i mercati. Certo, se risaliamo al 2007 - che è stato l’anno record per le immatricolazioni europee con il risultato di ben 1.524.602 moto e scooter oltre i 50 cc – il mercato si è più che dimezzato e di motivi per sorridere ce ne sarebbero pochi. Tuttavia la ripresa economica iniziata in alcuni Paesi dell’Unione ha cominciato a trainare anche le vendite delle due ruote e ad allontanare l’effetto negativo della grande crisi finanziaria arrivata in Europa nel 2008. Com’è andata in Italia lo abbiamo scritto più volte ed è storia nota, qui ci basta ricordare che nel 2006 il mercato era quasi il triplo di quello attuale. Ad ogni modo, anche se con margine risicato, quello italiano resta il 38 mercato principale di tutta Europa: nel 2014 le immatricolazioni sono state oltre 156mila contro le 153mila di Francia e le 141mila della Germania, i tradizionali mercati principali del nostro Continente assieme alla Gran Bretagna. L’Acem ha fornito anche i dati relativi ai Paesi Efta (Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein) che nel 2014 hanno totalizzato 57.550 unità fra ciclomotori e motocicli. Le immatricolazioni 2014 nei primi 20 mercati Il dato totale delle due ruote è penalizzato dall’andamento dei ciclomotori che continua ad essere negativo e in maniera più pesante. Anche per i cinquantini è stato il 2007 l’anno migliore: si vendettero 926mila ciclomotori in tutta Europa, quasi tre volte il volume attuale. Nel 2014 siamo infatti piombati a 340.468 unità, l’11% in meno rispetto al solo 2013. Primo mercato per i ciclomotori è stato quello francese con 98.170 registrazioni, seguito da quelli olandese (62.940), polacco (40.700), tedesco (34.200) e italiano (28.300). Le registrazioni ciclomotori 2014 nei primi 20 mercati Nel 2004 in Italia i ciclomotori erano stati 132mila, ma se si arretra di qualche altro anno ancora si scopre che fra il 1995 e il 1999 da noi di ciclomotori – essenzialmente scooterini - se ne vendevano fra le 550 e le 600mila unità. Se si considera l’insieme delle vendite dei ciclomotori con le immatricolazioni dei motocicli - ovvero moto più scooter oltre 50 cc - al primo posto fra i mercati europei balza la Francia e l’Italia passa al secondo. I modelli più venduti in Europa Per quanto riguarda i modelli più venduti a livello europeo, la classifica è guidata dalla BMW R 1200GS con 18.013 unità, modello che è stato al primo posto anche in Italia negli ultimi anni. Al secondo posto c’è invece la nuova Yamaha MT07, poi lo scooter Peugeot Kisbee 50 (vendutissimo in Francia), l’SH 150 Honda (venduto quasi unicamente in Italia con la sua cilindrata atipica per l’Europa) e ancora due veicoli di Yamaha: il maxi scooter TMax e l’altra naked del nuovo corso, la MT-09. Le cinque moto presenti nella top ten sono di cilindrata medio-alta e alta, mentre fra gli scooter rappresentati compaiono due ciclomotori. Guarda tutte le classifiche 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Attualità EICMA 2015 METTIAMOCI IN MOTO Presentata a Milano la campagna pubblicitaria internazionale 2015 della 73° edizione di EICMA, che si terrà a novembre dal 17 al 22 a Rho Fiera. Autore del visual il Maestro Ugo Nespolo, realizzatore di una delle opere per i 100 anni dell’Esposizione E’ stato svelato presso le Officine del Volo, a Milano, lo slogan “Mettiamoci in moto” e il visual che accompagneranno la 73° edizione di EICMA, l’Esposizione Mondiale del Motociclismo, che con i suoi 101 anni continua ad essere l’evento più importante e longevo al mondo dedicato alle due ruote. Il visual di EICMA sarà declinato in diverse lingue e vivrà con un piano pubblicitario internazionale, costituito da visibilità su carta stampata, generalista e specializzata, web , tv e social. L’appuntamento come ogni anno avrà luogo a novembre, dal 17 al 22 (17 e 18 giornate riservate a stampa e operatori), sempre a Rho Fiera. Per il 2015 EICMA ha voluto continuare il percorso intrapreso nell’edizione del centenario e ha commissionando la campagna al Maestro Ugo Nespolo, già realizzatore di una delle opere celebrative dei 100 anni dell’Esposizione. Non una semplice campagna adv quindi, ma una vera e propria opera d’arte, perché le due ruote sono uno stile di vita che riesce a coniugare arte, design, movimento, divertimento e passione. In particolare, l’headline della campagna 2015 ha una duplice valenza: da una parte vuole essere un’esortazione al settore che ha stretto i denti ed è andato avanti. Dall’altra, “Mettiamoci in moto” ha però anche un senso più ampio, 40 e strizza l’occhio all’intero Paese augurandogli una rapida ripresa. La campagna è un connubio di icone dell’universo delle 2 ruote e colore, è il mondo moto rappresentato in tutti i suoi aspetti, dalle competizioni sportive al mondo dell’elettrico, dall’esperienza del viaggio su strada al fango delle ruote tassellate, senza tralasciare la sicurezza e la passione. «L’opera dona alla campagna un’impostazione istituzionale che al tempo stesso esprime creatività estro e tutta l’eccellenza di cui noi italiani siamo capaci – afferma Antonello Montante, Presidente di EICMA. – L’Esposizione Mondiale del Motociclismo prosegue il percorso intrapreso lo scorso anno: il 2014 non è stato un traguardo, ma un nuovo punto di partenza verso il prossimo centenario. Nespolo, con l’accento ironico e l’apparente senso del divertimento che caratterizza le sue opere, bene interpreta il nuovo spirito di EICMA: un evento dal respiro internazionale, un luogo vivace e poliedrico, dove le nuove tendenze si saldano con la tradizione. Una realtà in crescita che bene rappresenta il nostro Paese, capace di innovare e innovarsi senza mai dimenticare le proprie origini, mantenendo saldamente il primato mondiale delle fiere di settore, punto di riferimento imprescindibile per istituzioni, industria e appassionati.» Mettere in moto la creatività «Il bel sogno che l’arte, dopo anni di incertezze e di falso pudore, potesse ancor sposare la vita reale e la sua comunicazione è tornato a vivere. Di nuovo quindi, la possibilità reale di celebrare quel matrimonio. La generosità delle avanguardie storiche è stato il concetto che ha informato per anni il mio lavoro, senza nessuna discriminazione tra high & low. – ha dichiarato il Maestro Ugo Nespolo, realizzatore della campagna 2015. – Le immagini per EICMA vivono di quest’idea e si alimentano della passione per il dinamismo e la bellezza tecnologica. Un tema centrale ad esempio per il Futurismo, che asseriva come un’automobile in corsa fosse più bella della Nike di Samotracia». 41 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Tecnica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb La bellissima Suzuki RS 67 di 125 cm3 ha fatto in tempo a prendere parte a un solo Gran Premio, al termine del 1967, prima del ritiro della casa. La potenza era di circa 42 cavalli a 16500 giri/min DUE TEMPI DA GP IN LINEA, IN QUADRATO O A V? di Massimo Clarke | Come disporre quattro cilindri se l’ammissione è a disco rotante? Ecco alcuni veri capolavori con architettura a V che hanno corso nel mondiale o che ci hanno provato G li anni Sessanta hanno visto epiche battaglie tra i motori a quattro tempi e quelli a due per la supremazia nelle gare di Campionato Mondiale. Vessillifere dei primi erano la Honda, in tutte le classi, e la MV Agusta, nella 350 e nella 500, con modesti contributi da parte di altre case come Benelli, CZ e, inizialmente, Morini. Tra i duetempisti, in aggiunta alla MZ (che aveva mostrato la strada ma disponeva di risorse molto 42 limitate e gareggiava piuttosto saltuariamente), spiccavano in particolare due grandi costruttori giapponesi, ossia la Suzuki e la Yamaha. La lotta era concentrata nelle classi minori, dato che per quasi tutto il decennio la 350 e la 500, almeno ai massimi livelli, sono rimaste un “feudo” dei motori a quattro tempi. Il grande impegno dei colossi del sol levante ha portato alla realizzazione di autentici capolavori. Dopo avere mostrato al mondo una volta per tutte la superiorità delle quattro valvole per cilindro, la Honda ha puntato sul massimo frazionamento possibile, al fine di raggiungere regimi di rotazione mai visti in precedenza e di ottenere potenze specifiche sempre più elevate. Sono nate così una 125 a cinque cilindri, una 250 a sei e un “cinquantino” bicilindrico. Si trattava di motori di una raffinatezza tecnica straordinaria, in grado di fornire prestazioni eccezionali, in rapporto alla cilindrata. Anche la concorrenza però si era impegnata a fondo e i motori a due tempi diventavano di anno in anno più potenti. Il ricorso alla ammissione a disco rotante era praticamente d’obbligo, per le GP più competitive (le valvole a lamelle avrebbero cominciato ad affermarsi solo diversi anni dopo). E del resto, fino a quando si è corso con le moto a due tempi, la validità di questa soluzione ai fini delle massime prestazioni ha continuato ad essere dimostrata dagli straordinari risultati conseguiti dalle Aprilia di 125 e 250 cm3. Negli anni Sessanta la “scienza” dei travasi e lo studio degli scarichi, teso allo sfruttamento migliore delle onde di pressione ai fini prestazionali, erano tutto sommato agli inizi. Per riuscire a battere le moto messe in campo dalla Honda era necessario anche per i due tempi aumentare il frazionamento. Dai bicilindrici occorreva perciò passare ai quadricilindrici. L’ammissione a disco faceva in tal caso scartare l’ipotesi di una architettura in linea. Nei motori a due cilindri i carburatori erano disposti lateralmente, in corrispondenza delle due estremità dell’albero a gomiti, ove erano montati i dischi. Ce ne erano uno a destra e uno a sinistra. Per raddoppiare il numero dei cilindri la soluzione più ovvia era allora quella di adottare una architettura “in quadrato”, accoppiando due classici bicilindrici in linea. Questa strada è stata imboccata con decisione dalla Suzuki già verso la fine del 1963, quando ha fatto scendere in pista la RZ 63 di 250 cm3. Questa moto era potentissima ma scorbutica e difficile da mettere a punto e non è riuscita ad ottenere i risultati sperati. Ha indicato però una via che la casa giapponese ha ripreso negli anni Settanta con eccellenti risultati 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Tecnica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Media bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb La Yamaha RD 05 aveva un motore di 250 cm3 con quattro cilindri a V di 70°. Giunta seconda nel mondiale del 1967, ha trionfato in quello successivo. Il controllo della aspirazione era affidato a quattro valvole a disco rotante per la sua 500 da competizione (in quest’ultima cilindrata anche altri hanno in seguito impiegato la stessa architettura) e addirittura per una bellissima stradale ultrasportiva nel decennio successivo. Yamaha La Yamaha ha però scelto, principalmente per ragioni di compattezza, un’altra architettura; nella sua RD 05 di 250 cm3, che ha esordito a Monza nel settembre del 1965, i quattro cilindri avevano una disposizione a V di 70°, con quelli anteriori pressoché orizzontali. Il primo anno è stato fondamentalmente di sviluppo, ma nel 1967 questa moto si è rivelata più che alla altezza della situazione e solo il gran manico di Mike Hailwood, in sella alla straordinaria Honda a sei cilindri, le ha impedito di conquistare il titolo mondiale. 44 C’è comunque mancato molto poco e la quadricilindrica di Iwata nel corso della stagione si è imposta in ben sei gran premi. L’anno successivo è stato addirittura trionfale per la 250 Yamaha, debitamente riveduta e ora denominata RD 05 A, con la vittoria in dieci Gran Premi e la conquista dell’iride. Al termine del 1968 la Yamaha si è ritirata dalla attività agonistica ai massimi livelli e la carriera della sua V4 è terminata. L’ultima versione di questa moto, che aveva un alesaggio di 44 mm e una corsa di 40,5 mm, era accreditata di oltre 65 cavalli a 14.400 giri/min. Per rivedere una potenza di questo genere nella classe 250 è stato necessario attendere molti anni… Nel settembre del 1966 la casa dei tre diapason ha fatto esordire anche una 125 realizzata con identico schema, la RA 31. Questa moto eccezionale si è imposta in due mondiali consecutivi, nel 1967 e Sul finire degli anni Sessanta la Jawa ha schierato una bella 350 con motore a quattro cilindri a V di 60°. Alcuni esemplari di questa moto si possono oggi ammirare in occasione delle manifestazioni per moto d’epoca nel 1968 (anno nel quale la sua denominazione è diventata RA 31 A), pilotata da Bill Ivy e da Phil Read. Il motore aveva un alesaggio di 35 mm e una corsa di 32,4 mm. Al termine della sua evoluzione la potenza è arrivata a superare i 40 cavalli, a un regime dell’ordine di 17.000 giri/min. Jawa Il 1967 è stato un anno di sviluppo per la nuovissima Jawa 350 con motore a quattro cilindri progettato dall’ing. Tichy. I primi risultati di un certo rilievo sono arrivati nel 1968 e l’unica vittoria l’anno successivo, quando la moto è anche arrivata seconda a Monza. Il quadricilindrico che la azionava aveva una architettura a V di 60°, con i cilindri anteriori orizzontali; l’alesaggio di 48 mm era abbinato a una corsa di 47,6 mm. La potenza era di una settantina di cavalli a 13.000 giri/min. Suzuki Poco dopo il termine della stagione agonistica 1967 tanto la Honda quanto la Suzuki hanno deciso di porre fine al loro impegno ufficiale nei Gran Premi. La seconda di queste due case aveva appena fatto esordire una interessantissima 125 con un V4 di 90°, denominata RS 67, che purtroppo ha fatto in tempo a prendere parte a un solo Gran Premio, quello del Giappone. Il motore aveva un alesaggio di 35,5 mm e una corsa di 31,5 mm ed erogava una potenza di circa 42 CV a 16.500 giri/min. Il campo di utilizzazione era molto ristretto, solo 1500 giri, e ciò aveva reso necessario l’impiego di un cambio dotato di ben 12 marce. Un esemplare di questa splendida realizzazione, che avrebbe meritato ben altra sorte, è oggi visibile nel museo di Sammy Miller in Inghilterra. 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Tecnica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Nel 1969 ha fatto la sua comparsa questa interessante 250 a quattro cilindri, con architettura a V stretto e raffreddamento ad aria, realizzata dal brillante tecnico Francesco Villa con l’ausilio del fratello Walter Villa Pure in Italia, proprio al termine degli anni Sessanta, ha visto la luce una moto azionata da un quadricilindrico a due tempi con ammissione a disco rotante dotato di una struttura a V. In questo caso però l’angolo tra i cilindri era molto ridotto e i cilindri, rivolti in avanti e disposti pressoché orizzontalmente, sembravano quasi paralleli. Questa architettura rendeva possibile l’adozione del raffreddamento ad aria. Il motore era stato progettato e costruito da Francesco Villa con l’aiuto del fratello Walter. La cilindrata di 250 cm3 veniva ottenuta abbinando un alesaggio di 43 mm a una corsa di 42 mm. Per quanto riguarda la potenza, si parlava di una cinquantina 46 di cavalli a un regime dell’ordine di 11.500 giri/ min. L’entrata in vigore del nuovo regolamento che limitava a due il massimo numero di cilindri per le moto da GP di 125 e di 250 cm3 ha decretato la fine dello sviluppo di questa interessante realizzazione. Di V4 da competizione a due tempi ce ne sono stati diversi, dalla prima metà degli anni Ottanta in poi, ma erano invariabilmente di 500 cm3 e avevano tutti l’ammissione controllata da valvole a lamelle. L’angolo tra le due bancate era invariabilmente elevato, anche perché i pacchi lamellari venivano di norma alloggiati al centro della V. Si trattava di motori che tutto sommato erano di una “razza” diversa e dei quali parleremo quindi un’altra volta. La Villa 250 quadricilindrica con ammissione a disco rotante erogava una cinquantina di cavalli; questa potenza sarebbe sicuramente aumentata se lo sviluppo non fosse stato interrotto PER RIUSCIRE A BATTERE LE MOTO MESSE IN CAMPO DALLA HONDA ERA NECESSARIO ANCHE PER I DUE TEMPI AUMENTARE IL FRAZIONAMENTO. DAI BICILINDRICI OCCORREVA PERCIÒ PASSARE AI QUADRICILINDRICI 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Media Epoca sportivo, vetture che di certo non possono lasciare indifferenti anche gli appassionati di moto d’epoca. Fra queste ultime, a girare con attenzione nei padiglioni, ce ne sono alcune piuttosto interessanti. Soprattutto modelli da gara anni cinquanta e sessanta. Non manca una discreta rappresentanza di modelli Triumph, grazie alla presenza della sezione piemontese del Registro Storico di marca, affiancate ad alcuni modelli recenti e rigorosamente allestiti in stile vintage. Alcune BMW GS rappresentano la produzione delle Gelande Strasse bavaresi, e poi Moto Guzzi e Ducati, mentre per quanto riguarda HarleyDavidson assieme ad alcune special si trovano le versioni più recenti che sono visibili anche nelle concessionarie. Ben organizzati sono gli stand dell’ASI, in rappresentanza e di auto e moto e nel quale campeggia il bisiluro da record con motore Gilera progettato e guidato da Piero Taruffi, e dell’Esercito Italiano che espone moto e mezzi pesanti che fanno parte della dotazione a due e quattro ruote delle forze armate. A farla da padrona, fra le sparute giapponesi anni AUTOMOTORETRÒ TORINO LE MOTO DA VEDERE E COMPRARE di Maurizio Gissi | Il Salone Internazionale, che si è tenuto a Lingotto Fiere di Torino, è il luogo dove perdersi cercando ricambi, guardando belle moto e – perché no – cercare di portare a casa una bella occasione S i è tenuta a Lingotto Fiere, Torino, la 33esima edizione di Automotoretrò, il Salone Internazionale dedicato all’auto e alla moto d’epoca, e classica, che resterà aperta fino a domenica 15 febbraio. Nei padiglioni ,che già di prima mattina hanno iniziato a riempirsi di visitatori, il numero di 48 espositori premia largamente il settore delle quattro ruote rispetto alle due che però – va riconosciuto agli organizzatori – meritano la stessa attenzione e non sono relegate in spazi secondari. Il numero e la qualità delle moto esposte fatica però a competere con i molti modelli d’auto fra i quali ci sono vetture di pregio, anche in senso 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Epoca aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb settanta e ottanta, è quindi la Vespa, ben più delle rare Lambretta nella sue molteplici versioni che vanno dalla fine degli anni Cinquanta alla fine dei Settanta. Qui le quotazioni sono sulla carta alte, ma calano facilmente contrattando. Perché, come più d’uno ci ha detto a mezza voce quasi per scaramanzia, il mercato non è più quello di sette-otto anni fa. La crisi si è fatta sentire a tutti i livelli e meno gente è disposta a spendere. Anche perché, parliamoci chiaro, di moto veramente perfette non ce ne sono poi molte e in tanti, nel recente passato, avevano un po’ esagerato con le quotazioni di vendita falsandone i valori. Un fenomeno che sta prendendo piede è però quello 50 delle gare per moto classiche. Non soltanto nel fuoristrada, ma anche in pista. Come ci ha anche confermato Bruno Garella, storico proprietario del team Taurus che nel video ci racconta la sua esperienza nell’Endurance Classic, campionato europeo che disputa con i piloti Giorgio Cantalupo e Cristiano Ascanio sulle Suzuki 1100 anni Ottanta. Yuri Ventura è uno dei rappresentanti del Registro Storico Triumph, riconosciuto dalla filiale italiana della marca inglese, per il quale segue la sezione piemontese. Il registro è nato per censire e catalogare le moto prodotte da Triumph dal 1902 a oggi e che circola in Italia. 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito NICO CEREGHINI AGO, ROSSI E CHI LI DETESTA I piloti che vincono tanto e durano nel tempo fanno bene al motociclismo ma danno noia a quelli che si credono, a torto o ragione, i veri cultori dello spirito motociclistico. Poi il tempo aggiusta le cose Media C iao a tutti! Ieri notte mi sono sognato Agostini che voleva correre il TT ma gli inglesi non gli davano la moto per le vecchie ruggini; lui andava da Gresini e la moto si trovava, ma poi mancava la benzina, spariva il suo casco, e alla fine Giacomo si infilava tristemente in macchina per tornare a Bergamo con la tuta di pelle addosso. Come sento il rumore delle moto da corsa, anche se sono lontanissime come a Sepang, 52 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica mi scatta qualcosa nella testa e comincio a sognare queste cose. Soprattutto sogno di piloti che per qualche motivo non riescono a prendere la partenza. Sono passati trent’anni da che ho smesso di correre ma forse non mi sono ancora abituato all’idea. Ma Ago è Ago, e da lì oggi prendo le mosse. Agostini e Valentino. Da testimone diretto dei due fenomeni mi sento di affermare una cosa: forse può essere anche corretto dire che Rossi ha introdotto il divismo nel nostro mondo della moto; e forse si può persino accusarlo di non aver soffocato in qualche modo quel tifo da stadio che disturba certi nostri lettori. Ma il fatto è che non poteva fare altrimenti: i supervincenti fatalmente diventano divi e allargano il pubblico a dismisura. Chi segue il motociclismo dagli anni Ottanta o dai Novanta, e ha visto in azione i grandi americani della 500 come Roberts, Spencer, Lawson, Rainey e Schwantz e poi il dominio di Doohan, sicuramente ha vissuto grandi emozioni e si è sentito addirittura affine a quei piloti, nei quali vedeva bene la comune passione. Ebbene, io lo raccontavo in prima persona e so bene quello che dico: il motociclismo di allora era uno sport di nicchia, seguito quasi soltanto dagli appassionati. E certamente non era così ai tempi di Agostini. Come oggi Rossi anche Ago, sull’onda dei successi con la MV, era diventato un vero divo: era inseguito dai fans, posava nei fotoromanzi, era protagonista di film, andava in televisione, era amico delle star e passava le serate con Mal dei Primitives. E a me stava sullo stomaco perché mi pareva che la passione per la moto fosse per lui poca cosa, semplicemente uno strumento per avere successo. Soltanto molto tempo dopo ho capito che quella era tutta scena, che non contava niente: Giacomo era ed è rimasto soprattutto un grande motociclista. Ma il succo è quello: il grande pilota, quello che dura nel tempo e vince molto, fa bene al motociclismo; moltiplica gli ascolti, promuove la moto, crea nuove opportunità per tutto il settore. Ma contemporaneamente dà noia agli appassionati, ai puristi, a quelli un po’ schizzinosi che preferiscono essere “pochi ma buoni”. Prima o poi, però, anche costoro se ne faranno una ragione. Quando Valentino avrà appeso il casco al chiodo lo rimpiangeranno, proprio come facemmo noi con Ago, quando ci ritrovammo da un giorno all’altro senza nostri campioni e con le tribune vuote. Editoriale COME OGGI ROSSI ANCHE AGO, SULL’ONDA DEI SUCCESSI CON LA MV, ERA DIVENTATO UN VERO DIVO 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP (Throttle Control & Feedback). Carburante: Shell Racing V-Power Lubrificante: Shell Advance Ultra 4 Scarico: Akrapovic Trasmissione finale: Catena D.I.D Telaio: Doppio trave in lega di alluminio Sospensioni: Forcella Öhlins 48mm upsidedown ed ammortizzatore posteriore Öhlins, con regolazione di precarico, e nuovo sistema freno idraulico in compressione ed estensione. Elettronica: Centralina Magneti Marelli programmata con software Ducati factory Pneumatici: Bridgestone, su cerchi anteriore e posteriore Ø16.5” Impianto frenante: Brembo, doppio disco anteriore in carbonio da 320mm/340mm con pinze a quattro pistoncini. Disco posteriore singolo in acciaio con pinza a due pistoncini. Peso a secco: 158kg PRESENTATA LA DUCATI GP15 FOTO E CARATTERISTICHE E’ stato svelato a Borgo Panigale il prototipo Ducati. Nuovo motore e volumi più compatti per puntare all’obiettivo di conquistare almeno una vittoria E’ stato svelato a Borgo Panigale il prototipo Ducati 2015. La “cura dimagrante” di Dall’Igna porterà in pista una Ducati più compatta e più snella. La revisione di tutti i volumi è stata possibile grazie ai diversi ingombri del nuovo motore. I piloti, Andrea Iannone e Andrea Doviziono la proveranno in pista per la prima volta durante i test di Sepang il 23 febbraio. Se lo scorso anno l’obiettivo era quello di non accumulare più di 10 secondi dal vincitore della gara, per il 2015 si punta a conquistare almeno una vittoria. 54 Ducati Desmosedici GP15 Dati Tecnici Motore: 4 tempi, V4 a 90°,raffreddato a liquido, distribuzione desmodromica evoluta con doppio albero a camme in testa, 4 valvole per cilindro. Cilindrata: 1.000cc Potenza massima: Oltre 240 cv Velocità massima: Oltre 340km/h Trasmissione: Ducati Seamless Transmission (DST). Trasmissione finale a catena. Alimentazione: Iniezione elettronica indiretta, 4 corpi farfallati con iniettori sopra e sotto farfalla. Farfalle controllate dal nuovo sistema EVO 2 TCF 55 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 56 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica DOVIZIOSO E IANNONE “LA VITTORIA? NON È IMPOSSIBILE” di Giovanni Zamagni | Relegati a un ruolo quasi secondario per l’importanza della nuova GP15, i due piloti Ducati sono pronti a raccogliere la sfida dell’ingegner Gigi Dall’Igna: entrambi sanno che battere Honda e Yamaha sarà difficilissimo. Ma con la nuova moto si può pensare in grande L’ attesa per la GP15, la nuova Ducati, è così grande che i piloti, i due Andrea, Dovizioso e Iannone, passano quasi in secondo piano. «In realtà, molti parlano di quattro piloti fortissimi (Marquez, Rossi, Lorenzo, Pedrosa, rispettando l’ordine 2014, NDA), ma io sono convinto che i nostri due non abbiano niente da invidiare a nessuno» sottolinea con orgoglio e convinzione l’ingegnere Gigi Dall’Igna. Trovandoci di fronte a un progetto per certi versi rivoluzionario, è logico che i piloti abbiano poco da dire: bisogna aspettare settimana prossima, quando finalmente la GP15 sarà in pista a Sepang, per cominciare a fare dei ragionamenti. Le dichiarazioni dei due Andrea sono quindi inevitabilmente “banali” in un contesto anche un po’ surreale, perché succede raramente che due piloti non sappiano bene cosa aspettarsi dalla propria moto. Ma non può essere diversamente. Così, durante la conferenza stampa nello spazio allestito all’interno dello storico stabilimento di Borgo Panigale, periferia di Bologna, Dovizioso e Iannone sembrano due “ospiti” e non i due protagonisti principali. Dovizioso: «Prima di tutto, la GP15 è bella. Poi scopriremo se sarà particolarmente veloce». Iannone: «Sicuramente è bella, sono fiducioso e ottimista». Dovizioso: «E’ un’ulteriore passo in avanti della 14.3: sappiamo benissimo cosa ci serve per andare più forte, dove dobbiamo migliorare per 58 Scarica l’APP del Magazine MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb tenere il passo degli altri. Iannone: «Dovizioso ha guidato altre MotoGP (Honda e Yamaha, NDA) mentre io, fortunatamente (dice proprio così, NDA) ho corso solo con la Ducati: spero di continuare con i miglioramenti fatti nel 2014». Dovizioso: «Io e Iannone siamo due caratteri molto differenti e lo siamo anche come piloti, ma si può comunque andare d’accordo nello sviluppo della moto. E anche se con caratteristiche diverse, arriviamo alle stesse conclusioni». Iannone: «L’obiettivo della vittoria non deve essere una preoccupazione, ma uno stimolo: siamo qui per provarci». Dovizioso: «La differenza più grande rispetto alla GP14.2 è che la GP15 è molto più piccola nel telaio ed è tanto differente nella seduta, che per noi piloti è molto importante, nella parte posteriore. Ma è cambiato soprattutto sotto la carenatura, nel motore». In attesa che i due piloti ufficiali ci salgano a Sepang, l’unico ad averci fatto qualche chilometro – non si sa bene dove, come e quando (ma non in una pista, probabilmente in un aeroporto) – è stato il collaudatore Michele Pirro. «Salirci la prima volta è stato emozionante, perché questa moto è totalmente differente da quelle precedenti. Per me è il terzo anno da collaudatore e io e il mio team abbiamo sofferto tanto: ma sono fiducioso, penso che l’obiettivo di Dall’Igna (vincere un GP, NDA) sia realizzabile». 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP MOTOGP. DALL’IGNA (DUCATI) “UNA RIVOLUZIONE RAGIONATA” di Giovanni Zamagni | Il direttore generale di Ducati Corse conferma l’obiettivo: “vincere un GP. E’ molto ambizioso, ma non impossibile”. Per riuscirci, la moto è stata cambiata radicalmente, mantenendo però il buono della 14.3 C C’è grande eccitazione, tanto che l’ingegner Claudio Domenicali, amministratore delegato di Ducati, ammette. «Lo spirito è un po’ quello del 2003, quando con un po’ di incoscienza e presunzione debuttammo in MotoGP: c’è la sensazione di partecipare a qualcosa di speciale. Gigi Dall’Igna ha ridato a Ducati Corse qualcosa di straordinario». Lui, l’ingegner Gigi Dall’Igna, classe 1966, è un uomo che ama poco i riflettori, ma non ha paura di porsi obiettivi anche molto difficili da raggiungere. «Nel 2014 – spiega il direttore generale e direttore tecnico di Ducati Corse – siamo riusciti ad arrivare a 10 secondi dal primo, per il 2015 dobbiamo per forza fare di più: l’obiettivo è vincere un GP. Sappiamo che sarà difficilissimo, è un obiettivo molto ambizioso, ma non 60 impossibile». Per farlo, ecco la GP15, moto completamente rivoluzionata dalla precedente, visibilmente differente in tante parti, a cominciare dall’anteriore, dalla parte bassa del cupolino, così squadrato, passando dal telaio, fino ad arrivare alla sella (molto Yamaha) e al codino. «Ma è soprattutto sotto che è cambiata» assicura Andrea Dovizioso. Ingegnere Dall’Igna, parliamo di rivoluzione o evoluzione? «Entrambe. Ho sempre detto che mi sarei preso il tempo necessario per valutare quanto di buono fatto in Ducati in passato: un grave errore che commettono i progettisti è spesso quello di buttare via tutto quello fatto da chi li ha preceduti. Ho cercato quindi di mantenere tutti gli aspetti positivi della GP14: in questo senso si può parlare di evoluzione. E’ vero, però, che ci sono anche tantissimi aspetti innovativi, mai fatti prima da Ducati e nemmeno da me: in questo senso, è giusto dire che è una rivoluzione». Per progettare una moto da corsa ci vogliono circa 18 mesi, «ma noi – sottolinea Dall’Igna – abbiamo fatto i primi ragionamenti verso aprile, maggio 2014, poi abbiamo iniziato a fare i disegni. Come scadenza ci eravamo posti i secondi test a Sepang (23-25 febbraio, NDA): possiamo dire di non essere in anticipo, ma nemmeno in ritardo». La GP15 mantiene le caratteristiche della 14.2? In altre parole: ti aspetti di poter essere più competitivo dove siete andati meglio l’anno scorso? 61 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica di opportunità difficilmente un costruttore porta in pista tutte le evoluzioni, mentre nei test è normale fare dei passi importanti. Io ero un po’ preoccupato di questo, non sapevo quante evoluzioni avessero gli altri nel cassetto: siamo riusciti a tenere il passo degli altri, forse anche qualcosina meglio. Questo mi dà fiducia». «Credo che molto dipenda anche dai piloti. L’anno scorso Dovizioso ha ottenuto alcuni risultati su piste a lui più favorevoli, ma adesso c’è anche Iannone, che ha caratteristiche completamente differenti: anche sotto questo aspetto, avere due piloti così diversi può essere un aiuto e un vantaggio». Percentualmente quanto è più piccolo il motore della GP15? «E’ difficile dare una percentuale che possa essere capita: sulla dimensione “lineare” si parla veramente di pochissima differenza, però complessivamente questi numeri, che potrebbero sembrare insignificanti, ti permettono di fare un assetto abbastanza diverso rispetto a 62 quello utilizzato fino adesso. Però è impossibile dire un numero percentuale». A Sepang2, a fine test, la GP15 andrà più forte della 14.3? «Non so rispondere, ma forse no. L’obiettivo di Sepang2 è quello di sviluppare la ciclistica: quindi ci terremo un po’ di margine per il motore, per avere meno rischi possibili per raccogliere più dati possibili e completare il piano di lavoro che ci siamo prefissati. Ovviamente mi auguro che vada più forte, ma non è quello l’obiettivo primario dei prossimi test. Io sono ottimista di natura, ma sappiamo benissimo che c’è ancora tanto lavoro da fare, che ci sarà anche qualcosa di negativo, ma i presupposti sono buoni. Faremo delle prove comparative per evidenziare i punti deboli, per poi intervenire e mantenere quelli buoni». E’ il progetto più difficile della tua vita? «Non so se sia il più difficile, sicuramente è uno dei più difficili, perché la MotoGP è il campionato più complicato, con dei rivali più aggressivi. Da questo punto di vista, è la sfida più difficile che ho mai dovuto affrontare». Complessivamente, il motore pesa di meno o di più di quello della 14.2? «Più o meno pesano uguali, perché l’obiettivo primario è quello di sviluppare la ciclistica. Quindi ho voluto prendere pochi rischi dal lato motoristico, per cercare di sviluppare il più possibile la moto, poi, durante la stagione, porteremo degli sviluppi e mi aspetto che a fine 2015 il 4 cilindri a V di 90° pesi molto meno rispetto a quello della GP14. Il motore è già stato pensato con degli alleggerimenti possibili, ma i rischi bisogna correrli quando serve. Partiamo, poi valutiamo in base ai risultati: questa è una grande discontinuità rispetto al passato, vediamo cosa succede a MotoGP Sepang2, poi pianifichiamo tutto quello che serve. Bisogna sempre trovare la giusta amalgama dei vari componenti: il mio obiettivo non è avere il motore più potente o la ciclistica migliore, non ho mai pensato di vincere una gara in sala prova. Aiuta avere tanti cavalli, ma non è solo quello che serve». Del cambio seamless cosa ci dici? «Avevamo già fatto un passo evolutivo nella passata stagione, passando da quattro a cinque marce seamless: attualmente solo il passaggio tra quinta e sesta non è seamless e, al momento, non sono previste altre evoluzioni». Si può dire che la Ducati si è un po’ “giapponizzata”? «No. Noi abbiamo portato avanti le nostre idee, anche se, naturalmente, si guarda a quello che fa la concorrenza. Abbiamo cercato di seguire la nostra strada». Per quello che hai visto a Sepang1, Honda e Yamaha hanno fatto un ulteriore passo in avanti che vi costringe a una rincorsa ancora più difficile? «E’ normale che ci sia discontinuità durante l’inverno, perché sia per questioni regolamentari (motori contingentati) sia 63 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP LIN JARVIS IL 2015 SARÀ ANCORA BATTAGLIA YAMAHA E HONDA di Marco Berti Quattrini | Il Managing Director di Yamaha Motor Racing commenta i primi test del 2015 e misura i valori emersi in pista « Siamo abbastanza contenti dei test di Sepang. Non siamo stati i più veloci, ma abbiamo fatto un bel test. Siamo competitivi e questa è la cosa più importante. Naturalmente le due Honda sono ancora forti come sempre e credo che questa stagione sia un’altra battaglia di Yamaha contro Honda. Per quanto riguarda Ducati è difficile valutare perché loro stanno ancora lavorando sulla moto nuova (la GP15, NDR) che arriverà solo a Sepang2. Difficile quindi dire qualcosa riguardo a Ducati. I nostri piloti sono fortissimi: Jorge è molto più in forma rispetto all’anno scorso e 64 Vale, come sempre, è pronto e molto motivato. Entrambi sono contenti della moto nuova. Ora aspettiamo il secondo test, ma noi siamo già pronti per la prima gara in Qatar. La cosa più importante per Sepang2 sarà usare tutte le informazioni che abbiamo raccolto nel primo. I nostri ingegneri in Giappone stanno lavorando e noi stiamo aspettando il nuovo gearbox con cambio completamente seamless anche in scalata e speriamo che arrivi prima del Qatar. Nel primo test a Sepang abbiamo usato il seamless solo in inserimento di rapporto e i tempi sono già buoni, speriamo di poterli migliorare ancora un po’». 65 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine fuoristrada le nostre aspettative non sono da meno: con il prototipo YZ450FM e le YZ250F e WR250F, siamo convinti di avere le moto e i piloti in grado di portare Yamaha sul gradino più alto del podio in tutte le classi». Obiettivi ambiziosi che Yamaha spera di raggiungere in sella alla novità più attesa: la YZF-R1. E l’evento di oggi è stato anche l’occasione per vederla in anteprima nella livrea factory. Ad occuparsi della preparazione dalla versione stradale a quella factory (termine mai usato a sproposito dalla Casa dei tre diapason, a conferma del coinvolgimento ufficiale) è stato Andrea Dosoli, ritornato in Yamaha nei panni di Road Racing Project Manager e anche di responsabile del nuovo reparto ricerca e sviluppo creato in Germania proprio per far crescere le nuove YZF-R1 e YZF-R1M. «La R1 è un’ottima base per diventare competitivi in tutte le specialità: Stock, SBK e Mondiale Endurance – spiega Dosoli -. E’ una moto molto compatta, leggerissima, ha un motore molto potente e con Sport un’erogazione eccezionale. Noi abbiamo trasformato la versione stradale, l’abbiamo adattata alle necessità della pista e parallelamente abbiamo cominciato a sviluppare l’elettronica del motore». Hanno poi sfilato sul palco i protagonisti delle competizioni su pista: la classe europea Superstock 1000 con il team Morillas Racing School (MRS) pronto a dare battaglia, con i piloti Florian Marino e Kev Coghlan che saliranno in sella alla YZF-R1M; i campioni del mondo Endurance in carica del team GMT94 Yamaha e i colleghi delle gare di durata Monster Energy Yamaha (YART) che saranno i protagonisti con la YZF-R1 nella stagione EWC; in gare come la leggendaria 24 Ore di Le Mans, la 8 Ore di Suzuka e, naturalmente, la 24 Ore del Bol d’Or. Yamaha sarà anche impegnata nel campionato Superbike britannico (con il team Milwaukee Yamaha e i piloti Joshua Brookes e Broc Parkes) e nel campionato Superbike tedesco (con il Team Yamaha MGM Michael Galinski Motorsport, e i piloti Damian Cudlin PRESENTATI I TEAM 2015 “YAMAHA SUL GRADINO PIÙ ALTO IN TUTTE LE CLASSI” di Marco Berti Quattrini | Sono stati presentati nel reparto corse a Gerno di Lesmo i team ufficiali che punteranno ai titoli 2015 nelle rispettive categorie. Protagonista la nuova Yamaha R1 M attinata di gala a Gerno di Lesmo dove, nella sede del team Movistar Yamaha MotoGP sono stati presentati i team ufficiali dei tre diapason. Svelate le MotoGP a Madrid nelle scorse settimane, oggi i riflettori erano puntati sui campionati europei e mondiali di velocità e fuoristrada. Il primo a salire sul palco per 66 introdurre le novità e dare il benvenuto ai team è stato Eric De Seynes, Operations Director di Yamaha Motor Europe: «Iniziamo la stagione 2015 con entusiasmo e voglia di fare – ha commentato Eric De Seynes -. Ci attendiamo davvero molto dalle rivoluzionarie YZF-R1 e YZF-R1M, e siamo certi di avere gli ingredienti giusti per correre da protagonisti su ogni pista della stagione. Per il 67 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Sport aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb e Max Neukirchner) sulla YZF-R1M. Gli obiettivi della Casa giapponese però vanno ben oltre i cordoli e puntano dritti al titolo Mondiale MXGP, con il vicecampione del 2014 Jeremy Van Horebeek affiancato dall’esordiente Romain Febvre in sella alla YZ450FM del team Yamalube di Yamaha Factory Racing. «Abbiamo le carte in regola per vincere e con Jeremy (Van Horebeek, NDR) possiamo puntare al titolo. Anche Romain Febvre – spiega Michele Rinaldi, team manager - potrebbe creare scompiglio e regalare delle belle sorprese. La moto è 68 davvero buona, noi l’abbiamo adattata alle nostre esigenze e abbiamo fatto un grosso cambiamento alla parte motoristica. I piloti ne sono molto contenti». Nella classe MX2 saranno ben due i team che porteranno i colori ufficiali sulla Yamaha YZ250F: Standing Construct Yamaha (con i piloti Valentino Guillod e Julien Lieber) e Kemea Yamaha Racing (con i piloti Benoit Paturel e Damon Graulus). Il team Yamaha Miglio con i piloti Cristobal Guerrero e Gianluca Martini punterà invece al titolo nel Campionato mondiale di Enduro. 69 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine DOPOGP CON NICO E ZAM PUNTATA SPECIALE, TEST SEPANG 1 Il 2015 della MotoGP si apre con i test a Sepang. Tre giorni nei quali sono emersi i primi valori in pista. Yamaha più vicina a Honda, bene Ducati, Suzuki così così, Aprilia è indietro N ella prima puntata del 2015, si parla dei test di Sepang. Nella tre giorni malese sono emersi i valori di mezzi e piloti. Honda con due tempi strepitosi segnati da Marquez e Pedrosa dimostra di essere ancora in vantaggio - almeno a Sepang su Yamaha, che però sembra essere più vicina rispetto allo stesso periodo della scorsa stagione. Rossi meglio di Lorenzo, ma Jorge è apparso in forma e motivato. Talmente ottimista da affermare che se si corresse ora lotterebbe per la vittoria. Per le vere 70 novità da Borgo Panigale, la GP15, bisognerà attendere i prossimi test. Intanto la 14.3, evoluzione della moto con la quale Ducati ha concluso la passata stagione, è apparsa più vicina alle giapponesi, più veloce sul giro secco e costante anche nelle simulazioni di gara. Al debutto in questa stagione invece saranno Aprilia e Suzuki. Se per la Casa giapponese c’è tanto lavoro da fare, per quella Italiana il lavoro è tutto da rifare, con i piloti che hanno bocciato le evoluzioni e sono tornati alla versione più simile alla SBK. 71 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica LOWES CHIUDE IN TESTA I TEST SBK DI PHILLIP ISLAND di Carlo Baldi | L’inglese della Suzuki si conferma il più veloce davanti alla conferma Rea ed al sorprendete Torres. Molte le cadute nel turno del pomeriggio. Bene EBR e MV con Canepa e Camier P erso uno dei suoi principali protagonisti, il mondiale Superbike conclude la preparazione al primo round del 2015 e così come ieri, anche oggi il più veloce è risultato essere Alex Lowes. L’inglese della Suzuki questa mattina si è migliorato di quasi mezzo secondo ed ha preceduto un 72 sempre più consistente Johnny Rea. Il sorprendete Jordi Torres chiude al terzo posto, primo dei piloti Aprilia. Dopo aver abbassato il suo miglior crono di oltre otto decimi, nel pomeriggio Torres è caduto alla curva 11, per fortuna senza conseguenze (abrasione ad un dito della mano sinistra). Lo spagnolo ha fatto meglio di Tom Sykes Scarica l’APP del Magazine e del suo compagno di squadra Leon Haslam, rispettivamente quarto e quinto. Il vice campione del mondo 2014 è volato via alla curva 12 quando mancava un’ora alla fine del turno, ma per fortuna ha riportato solo qualche livido ed un poco di mal di schiena. L’unica Ducati ufficiale rimasta, quella di Davies, è salita al sesto posto, mentre al settimo troviamo un’altra sorpresa spagnola. Questa volta è David Salom a stupire e a portare la Kawasaki di Pedercini nella parte alta della classifica, proprio davanti al connazionale Nico Terol, che senza tanto clamore ha ormai preso le misure alla Ducati privata del team Althea e diminuisce costantemente il suo distacco dai primi. Scende di una posizione VD Mark, nono davanti allo sfortunato Giugliano (con il tempo di ieri mattina) e ad un eccezionale Niccolò Superbike Canepa che migliora di quasi tre secondi il miglior crono di May dello scorso anno. Certo sono solo prove, ma con il pilota italiano la EBR, bicilindrica indo-americana, non è più il fanalino di coda della classifica. Un Guintoli ancora limitato fisicamente (causa i postumi della caduta nei test di Jerez) non forza il suo ritmo e si accontenta dell’undicesima posizione finale. Camier tiene ancora in alto la nuova MV 1000 F4 e fa ben sperare la casa di Schiranna che, anche grazie all’esperienza del pilota inglese, spera di aver decisamente cambiato ritmo rispetto allo scorso anno. Le giovani speranze Mercado e Barrier, al debutto su questa pista, si migliorano e risalgono qualche posizione. Mercado, scivolato senza conseguenze all’inizio dell’ultimo turno, sta ancora cercando un buon feeling con la Panigale Superbike, mentre il 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb francese della BMW (due cadute per lui in entrambe le sessioni) fatica a trovare un’elettronica che gli permetta di sfruttare tutti i cavalli della sua S 1000 RR. Diciassettesima posizione per Matteo Baiocco, dietro a De Puniet, che dopo la caduta di ieri (anche lui alla famigerata curva 11) ha deciso di restare - dolorante - nel suo box, per non rischiare una seconda caduta che avrebbe potuto compromettere il suo debutto nel mondiale Superbike. La giornata odierna conclude i test invernali e da venerdì si farà decisamente sul serio. Le due giornate australiane hanno confermato quanto era già emerso nei test di Jerez di fine Gennaio. Il dream team Kawasaki parte con i favori del pronostico, ma sia la squadra ufficiale 74 Ducati che il rinnovato team Aprilia lo seguono da vicino. Il duello tra Kawasaki ed Aprilia che lo scorso anno si è risolto solo all’ultima gara, è destinato a diventare una lotta a tre, con il prepotente inserimento della Ducati che però a Phillip Island partirà zoppicando a causa dell’infortunio di Giugliano. Suzuki e Honda sembrano poter essere le mine vaganti di questo campionato. La costanza ed il valore di Guintoli e l’acerbo talento di Lowes e VD Mark potrebbero riservarci delle sorprese. Infine la ciliegina sulla torta del campionato la potrebbero mettere i due privati di lusso Terol e Salom, apparsi già molto in palla nella due giorni di prove australiane. Guarda la classifica 75 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike CALENDARIO SUPERBIKE CANCELLATO IL GP DI MOSCA di Carlo Baldi | Per il secondo anno consecutivo Dorna e la FIM hanno dovuto cancellare il round di Mosca previsto per 5 di luglio. Confermati Portimao e Losail P er il secondo anno consecutivo la Dorna e la FIM hanno dovuto cancellare il round di Mosca del campionato mondiale Superbike che si doveva disputare nella capitale russa il 5 luglio. Nel comunicato diramato poche ore fa dalla Dorna, si annuncia che il promoter russo YMS non ha fornito le richieste garanzie contrattuali. 76 Confermati invece gli appuntamenti di Portimao del 7 giugno e quello del Qatar del 18 ottobre, che concluderà il campionato 2015. A causa della cancellazione della prova moscovita il team Yakhnich Motorsport, che ha tra i propri sponsor la Regione di Mosca, non prenderà parte al mondiale Supersport, dove avrebbe dovuto schierare una Honda guidata da Vladimir Leonov. 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica INTERNAZIONALI D’ITALIA MX INCORONANO CAMPIONI CAIROLI, GAJSER E PETROV di Massimo Zanzani | Il siciliano si aggiudica sia il titolo MX1 che quello Elite soffiato sul finale al compagno di squadra Searle; lo sloveno la spunta nella MX2 e il bulgaro nella 125 C hiusura col botto per Tony Cairoli che non ha deluso le aspettative assicurandosi i due più prestigiosi titoli degli Internazionali d’Italia. Quello MX1 l’ha ottenuto imponendosi sulla sabbia di Ottobiano dopo aver seguito tutta la manche il 78 compagno di scuderia Ken De Dycker che all’ultimo giro si è visto sfumare una vittoria che pareva già acquisita per lo stop della sua moto probabilmente dovuto ad un problema elettrico. Ancora più elettrizzante la manche Elite, che lo vedeva partire a pari punti con il neo acquisto KTM Scarica l’APP del Magazine Tommy Searle. Sesto al primo giro, in quello seguente era già alla caccia del rivale inglese che ha agganciato poco dopo e sul quale ha avuto la meglio dopo alcuni tentativi e nonostante i problemi di visibilità, tanto che ad un certo punto si è sbarazzato degli occhiali. Per tutta la restante parte di gara ha mantenuto il controllo della situazione e la terza piazza gli è stata sufficiente per fare suo il secondo titolo di giornata ed il lauto montepremi. «E’ stato un buon allenamento in previsione dei GP - ha confermato il messinese - e mi ha permesso di decidere su quale moto utilizzare nel Mondiale, che sarà di nuovo la 350». La Elite è stata vinta da Jeremy Van Horebeek che dopo la sfortuna patita nelle prove precedenti ci teneva a chiudere in bellezza il campionato. «Ieri sono andato a girare perché oggi volevo sentirmi più rilassato - ha spiegato l’ufficiale Yamaha - ed Motocross infatti avevo un buon feeling. Peccato che nella MX1 mi sia dovuto togliere gli occhiali perché si erano appannati, per cui mi sono dovuto accontentare del secondo posto che è però bastato per chiudere il campionato dietro a Tony. Nell’altra mi ero detto che se avessi avuto una buona partenza avrei cercato di vincere perché volevo arrivare al primo GP con un’affermazione visto che mi sento pronto sia fisicamente che psicologicamente, e ce l’ho fatta anche piuttosto bene visto che mi sono anche divertito». In evidenza anche la seconda guida Yamaha Romain Febvre, terzo e secondo, e Searle il quale pur avendo subito la superiorità di Cairoli ha dimostrato di aver già raggiunto una notevole competitività ed una buona intesa con la sua KTM. Sesto nella MX1, nell’Elite Davide Guarneri si è ritirato per problemi alla sua TM, ma ancora peggio è andata a 79 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito David Philippaerts che dopo aver confermato il suo ottimo stato di forma segnando il terzo tempo in prova nella prima manche a causa di due cadute si è ritirato e non essendo nei primi sei della classifica di campionato si è visto negare il posto al cancello di quella conclusiva. MX2 Il posto d’onore dietro a Nick Kouwenberg ha permesso a Tim Gajser diventare campione MX2 davanti ai sorprendenti piloti del team JTech 80 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross Jens Getteman e Kouwenberg; quarto assoluto e primo degli italiani Simone Zecchina. 125 Nella 125 l’ha spuntata Gianluca Facchetti, che ha dimostrato di avere fatto passi da gigante al debutto nella ottavo di litro, ma il titolo è andata al bulgaro del team Marchetti Ivan Petrov che ha avuto buon gioco sul polacco Gabriel Chetnicki e sugli azzurri Filippo Zonta e Morgano Lesiardo. Guarda le classifiche 81 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross INTERNAZIONALI MX. CAIROLI “INIZIO DIFFICILE, MA SIAMO CONTENTI” di Massimo Zanzani | Il messinese conquista Elite e MX1 agli Internazionali d’Italia. “E’ stato un inizio di stagione difficile, su piste molto impegnative” « Gara difficile, e molto tecnica per la pioggia dei giorni precedenti. Una prima manche ottima, avevamo un buon ritmo io e Ken Van Horebeek, quasi da Mondiale e abbiamo portato a casa una vittoria. Purtroppo nella seconda Ken ha avuto un problema tecnico, ma sono cose che capitano. Nella seconda manche volevo partire bene invece sono partito davvero male, decimo. Nei primi giri poi ho cercato di infilarmi il più possibile per 82 arrivare davanti, ma ho avuto un problema con un altro concorrente: si siamo toccati, sono andato fuori traiettoria, quello davanti a me è andato nel fango e mi è arrivata una gettata di terra addosso. Ho perso visibilità e ho dovuto rallentare. Poi ho spinto di nuovo per cercare di recuperare Van Horebeek ma avevo difficoltà a rimanere concentrato con la poca visibilità. Allora ho cercato di non fare errori, ho levato gli occhiali per continuare fino alla fine». Un bilancio di questo inizio di stagione. «Ottimo, anche se le piste erano veramente difficili. Ovviamente non siamo ancora al top della forma, però siamo contenti che sia andato tutto bene. Abbiamo vinto e senza nessun infortunio». Hai deciso con quale moto correrai durante il Mondiale? «Abbiamo deciso per 350. Le abbiamo provate entrambe per tante volte: abbiamo deciso e siamo contenti così». 83 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Dungey. «Stiamo continuando a fare del nostro meglio ogni settimana, cercando di essere nella miglior posizione possibile, e continueremo così. Stasera sono riuscito ad azzeccare la partenza e ho potuto fare la mia gara». La 250 – prima prova per la divisione Est – è iniziata con Musquin subito al comando davanti a Davalos e al campione in carica Bogle. Musquin è riuscito a prendere subito un po’ di vantaggio, mentre Bogle ha passato Davalos, a sua volta finito a terra poco dopo lasciando la posizione a Rodriguez. Motocross All’ottavo giro la gara è stata interrotta con bandiera rossa per la caduta di Cunningham; la ripartenza ha visto posizioni invariate tranne che per la terza, dove si è scatenata una lotta fra Rodriguez, Martin e Savatgy. Alla fine ha prevalso quest’ultimo, tagliando il traguardo dopo Musquin e Bogle. Trattandosi della prima prova, la classifica rispecchia esattamente le posizioni in gara. Il Supercross AMA riparte la prossima settimana con l’ottava prova su diciassette al Georgia Dome di Atlanta. AMA SUPERCROSS ROUND 7: ARLINGTON Dungey parte e arriva in testa, davanti a Roczen e Canard; Musquin apre il campionato 250SX Costa Est S ettima gara della stagione 2015 ad Arlington (Texas) completamente dominata dal team Red Bull KTM, con Dungey e Musquin vincitori delle rispettive categorie dopo aver guidato la gara dal primo all’ultimo giro. Dungey si è aggiudicato l’holeshot scattando in testa alla 450SX davanti a Davi Millsaps e Josh Grant; il pilota KTM è riuscito ad allungare subito davanti a Millsaps e al rimontante Baggett. Ma Roczen non ha perso tempo, portandosi in terza posizione già al primo giro seguito da Canard. Al quinto giro il tedesco ha passato Millsaps installandosi in seconda 84 posizione; Davi è poi caduto, lasciando il terzo gradino del podio a Trey Canard. I tre piloti hanno mantenuto le posizioni invariate praticamente fino alla fine. Per gli amanti della statistica, Dungey è diventato il terzo pilota capace di vincere due gare quest’anno (con Roczen e Canard) ed è salito al tredicesimo posto, a pari merito con Bayle, per numero di vittorie nella classe regina del Supercross – 16. Il pilota della KTM allunga così in classifica conquistando 12 punti di vantaggio su Roczen, mentre Canard è staccato di 23. «Le vittorie sono importanti, soprattutto quando la fine della stagione si avvicina» ha commentato 85 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine promosso solo 14 finalisti, guidati dal bravo Mario Roman, che ha preceduto il vincitore del 2014 Jarvis e Enockl. Nicoletti si è confermato migliore italiano al decimo posto. Lenzi è tredicesimo. La pioggia ha reso la gara del mattino bella impestata, al punto che Fasola ha saggiamente deciso di allungare i tempi del fuori massimo. Ma non è bastato, il percorso ha fatto ugualmente una grande selezione, aprendo le porte della finale solo a 14 fortissimi piloti. Alle 15.30 è partita la finale vera e propria. Il Ciocco si è trasformato in questa occasione in un autentico girone dantesco, d’altra parte siamo pur sempre in Toscana. Lungo il percorso non è mancato il pubblico che da sempre dà colore alla Hell’s Gate, ma nell’occasione più che il colore cercava il calore! Si spiegano così i bei falò accesi nel bosco per combattere il freddo provocato da una terribile bufera di neve che ha flagellato tutte le zone alte della gara estrema. Le salite e le discese sono diventate Sport terribilmente viscide, il fango ha coperto ogni tratto pianeggiante del percorso, dove di solito i piloti provano a riprendere fiato. Nel 2015 non c’è stato respiro per nessuno. Anche i cronometristi e i marshall hanno dovuto lottare col freddo per portare a termine la gara, che è stata ridotta da 5 a 4 giri. Comunque tantissimi in queste condizioni! Graham Jarvis e la sua Husqvarna hanno da subito imposto un ritmo infernale alla gara, seguiti da Jonny Walker su KTM. Il bravo Alfredo Gomez si è dovuto ritirare alla fine del primo giro per un problema tecnico (lo vedete nelle foto senza la sella). L’inglese Walker ha spinto come un dannato e a metà corsa è passato al comando. Alle 19.20 è stato proprio Jonny ad affrontare per primo, dopo quasi 4 ore di gara, la terribile salita finale, famosa come Hell’s peak. Si è così aggiudicato la vittoria finale, ecco il suo commento al termine di una giornata epica: “Sono felicissimo per questa vittoria. Quando ho iniziato il quarto e HELL’S GATE 2015 JONNY WALKER VINCE NELL’INFERNO BIANCO di Andrea Perfetti | L’edizione del 2015 è stata una delle più bestiali di sempre. Alla finale hanno avuto accesso solo 14 piloti presto finiti sotto l’attacco di una neve bastarda, pesante e bagnata come mai prima d’ora. Vittoria finale a Walker E h già, non bastavano la Salamandra, le Cascate e la salita del Laghetto. Ci voleva la neve per far contento quel disgraziato (in senso buono, forse) di Fabio Fasola, mitico organizzatore della gara di enduro estremo più dura del mondo. Il 2015 ha visto in azione pure la neve, e che neve. Dopo la gara eliminatoria del mattino, iniziata al gelo 86 della Garfagnana all’alba, si è passati alla finale del pomeriggio che ha distrutto la resistenza dei piloti, dei cronometristi e – siate comprensivi – pure di chi vi scrive. Per la prima volta da quando seguo l’Hell’s Gate, sono dovuto rientrare in sala stampa prima della fine della gara con le ottiche della macchina fradice (vale come scusa?). Torniamo però alla gara vera. Il mattino ha 87 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito ultimo giro, avevo l’adrenalina a mille per essere al comando. Ma dopo pochi minuti ho avuto un crollo fisico e ho temuto davvero di non farcela. Sono contento, credo che questa sia stata la gara più dura che ho vinto nella mia carriera. E ne ho corse di gare estreme!”. Al secondo posto troviamo il soprendente Mario Roman (KTM), che aveva già vinto la gara eliminatoria del mattino. Mario ha disputato una corsa maiuscola, con l’aggravante di un problema alle luci aggiuntive della moto che ha reso la sfida ancora più difficile quando sono scese le tenebre. Il suo distacco da Walker è stato di 27 minuti. A 32 minuti dal primo si classifica il terzo pilota, che ha completato l’Hell’s 2015: Lars Enockl, anche lui su KTM a due tempi. L’austriaco è stato una rivelazione e le sue parole descrivono bene le difficoltà di questa 88 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Sport giornata: “Ci tenevo tantissimo a finire la corsa, era una sfida nella sfida. E’ stata durissima restare in sella dalla mattina presto fino a notte in queste condizioni. Non mi hanno messo in difficoltà le Cascate o la Salamandra, nemmeno il Laghetto. La parte infernale era quest’anno più in alto, abbiamo corso al gelo sotto una vera bufera di neve! Sono troppo felice di essere sul podio”. Il 2015 sarà ricordato come una delle edizioni più dure dell’Hell’s Gate, una gara divenuta difficile persino per i piloti più forti dell’enduro estremo. Nonostante la neve, la manifestazione si è potuta comunque svolgere regolarmente e per questo va fatto un grande plauso a Fabio Fasola e al suo incredibile staff. Un gruppo di amici, innanzitutto, capace di portare a termine anche la sfida più difficile. Bravi tutti! 89 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. 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