“S. ANNIBALE MARIA DI FRANCIA: CARITÀ ED

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“S. ANNIBALE MARIA DI FRANCIA: CARITÀ ED
“S. ANNIBALE MARIA DI FRANCIA: CARITÀ ED EVANGELIZZAZIONE”
Quando leggo l’inno alla carità della prima lettera ai Corinzi
di S. Paolo, il mio pensiero va dritto ai santi e, in particolare,
a un santo messinese: S. Annibale Maria di Francia. Visse da
innamorato di Gesù perché l’amore che portava a Lui
diventava fiamma d’amore per il prossimo nelle gioie e nelle
difficoltà.
L’incontro provvidenziale col cieco Zancone, che viveva nel
quartiere di Avignone, fu determinante per il suo futuro di
Padre degli orfani e dei poveri. Fu così che cominciò a
frequentare quel quartiere misero e malfamato dedicandosi a
quei poveri senza risparmio di tempo e di energia. P.
Annibale provò compassione e si offrì a loro come “pastore”
per condurli verso l’educazione religiosa prima e poi verso una vita onesta e laboriosa.
Dopo aver raccolto dal fango i fanciulli ed averli ristorati con le cure del cuore
attraverso la preghiera, la frequenza ai sacramenti, l’istruzione religiosa. Ogni giorno
si recava presso il quartiere Avignone e quei poveri destinati a perdersi, cominciarono
a comprendere che quel prete li amava davvero e si prodigava per il loro bene.
P. Annibale aveva molto a cuore i bambini e per loro incominciò ad organizzare
l’insegnamento della dottrina cristiana. A questo scopo prese in affitto una di quelle
casette Avignone e vi organizzò la prima cappella e la prima aula di catechismo, una
sera per i bambini e una sera per le bambine e più tardi, per tante persone che
incuriosite da quei raduni, si fermavano là dove si insegnavano le “cose di Dio” si
pregava il cuore di Gesù e la Vergine Maria.
<< La carità materiale deve accompagnarsi con quella spirituale: i poveri abbandonati
hanno un gran bisogno di essere evangelizzati – se ne trovano a volte che da anni, per
trascuratezza, non si avvicinano ai sacramenti, che non sanno più pregare. Bisogna
allora radunarli, almeno la domenica, e prima di dar loro soccorso corporale, istruirli
nelle cose di Dio. Ma evangelizzare i poveri senza soccorrerli è un lavoro incompleto.
Bisogna saper unire l’una cosa all’altra e così si farà cosa gradita al cuore adorabile di
Gesù. Non si venga mai meno a questo spirito di doppia carità>>. Queste parole
provengono dagli scritti di P. Annibale e sono di un’attualità straordinaria. Anche oggi
ci sono i poveri che con linguaggio nuovo si chiamano fasce di emarginazione:
drogati, disabili, emarginati, malati, immigrati che arrivano nei paesi cosiddetti ricchi,
carichi di ansie e di speranze, a volte rimandati indietro sui barconi della morte o
reclusi nei centri di accoglienza perché non graditi da una società perbenista. Dinanzi a
questi poveri come non pensare al Vangelo della Carità? Gesù ci chiama e ci manda ad
annunciare la parola che è forza di vita interiore nella quotidianità.
Il Padre di Francia affermava che “L’evangelizzazione è il più grande miracolo della
misericordia di Dio” e andava avanti intrepido e deciso coniugando Carità spirituale e
Carità materiale perché l’una non può escludere l’altra. E l’altra non è solo il vestito o
il cibo ma l’ascolto attento e premuroso di chi ci sta accanto, bambini, ragazzi o adulti
è il sentire il battito del cuore, è asciugare lacrima che riga il volto.
Carità ed evangelizzazione costituiscono due facce della stessa medaglia e sono gli
unici mezzi per costruire un mondo migliore caratterizzato da valori universali e “non
negoziabili” quali l’amore, la fratellanza, l’uguaglianza la giustizia, la solidarietà.
Oggi Sa. Annibale continua a prodigarsi con fede, con amore e con coraggio attraverso
i suoi figli: le suore Figlie del Divino Zelo, i Padri Rogazionisti di Cristo Rè, i Padri
Rogazionisti del Tempio del Rogate-Santuario di S. Antonio, dove riposano le sue
ossa, luogo di intensa preghiera e meta di pellegrinaggi.
Ringrazio Gesù e Maria per averci donato il Padre di Francia il cui messaggio continua
ad allucinarci non solo attraverso le sue opere ma anche attraverso i suoi scritti dei
quali mi piace pubblicare una sua tenerissima poesia dal titolo:
“Io l’amo i miei bambini”
Io l’amo i miei bambini; ei per me sono
Il più caro ideal della mia vita,
Li strappai dall’oblio, dall’abbandono,
Spinto nel cor da una speranza ardita.
Fiorellini d’Italia, appena nati
era aperto l’abisso a divorarli,
Non era sguardo d’occhi innamorati
che potesse un istante sol bearli.
Pargoletti dispersi in sul cammino,
Senza amor, senza brio, senza sorrisi,
Ahimè quale avvenir, quale destino
Li avria nel torchio del dolor conquisi!
Perle deterse le bambine mie, Le raccolsi
Nel loto ad una ad una
Quasi conchiglie in mezzo delle vie:
Oggi avviate a più civil fortuna.
Mi chiaman Padre: sulle loro chiome
Del ministro di Dio la man si posa;
Chiamano Madre e a così dolce nome
Risponde del signor la casta sposa.
R. Festa Palma (catechista)