E` giunto col treno di ieri sera dalla capitale, per le lunghe vacanze

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E` giunto col treno di ieri sera dalla capitale, per le lunghe vacanze
Primi di luglio. Sabato mattina
E' giunto col treno di ieri sera dalla capitale, per le lunghe vacanze da passare nella nostra città, quel
fighetto del cugino di Paoletta.
La famiglia Esposito lo ospiterà volentieri per oltre un mese e la nostra amica, che tanto ascendente ha su
di noi sia per il suo carattere energico che per il più sviluppato petto in fuori della comitiva, non sta nella
pelle e magnifica, già da qualche giorno, e come è bravo a scuola Richetto, e quanto è sportivo e spigliato e
insomma tutto un battage per rendercelo simpatico e gradito.
Pure i genitori danno per scontato che accoglieremo gentilmente l'ospite, perché abbia compagnia e si
diverta assieme a noi.
Noi ce lo ricordiamo com'era due o tre anni fa, quando è venuto l'ultima volta, e ci sembrò francamente
insignificante, tranne che per il marcato accento romanesco, che ci fece stolidamente ripetere anche a noi per
mesi "ahò", "ammappete" e quell'altra stantia stupidata che "a Roma ce fanno certi goccioloni...", che fa
sorridere quelli che hanno superato i cinquantanni di età.
Se proprio gli si voleva rendere un cattivo servizio, non si potevano escogitare raccomandazioni più
controproducenti : siamo ormai prevenuti nei suoi confronti ed attendiamo con una punta di fastidio il
momento dell'incontro.
Poi, se c'è di mezzo Paoletta, ed anzi proprio perché sta dando mostra di tenerci tanto, siamo tutti gelosi,
specie dei cugini romani.
Scortato dalla vezzosa nostra amica, che sfoggia una maglietta bianca a giro manica di qualche numero
più stretta del suo già florido, seppur incipiente davanzale, eccolo qui in piazzetta Richetto, che si ritiene per diritto divino e volontà della nazione - sin dal primo momento della presentazione al tempio l'unto del
Signore, il membro autorevole e di diritto di una banda di provincia.
E, dopo i convenevoli d'uso, proviamo qualche affondo d'assaggio per stanarlo e vedere di che veri panni
veste e mettere subito i paletti perché trovi la giusta sua collocazione tra noi e non si permetta di debordare
in alcun modo.
Pastafina gli propone di giocare allo schiaffo del soldato, primo banco di collaudo per gli adepti, e con
un tuocco mostruosamente truccato, vorremmo mandarlo subito sotto, preparandoci a dargli il nostro
"benvenuto", fatto di pacche tremende sul palmo della mano rovesciata.
Ma, sorpresa, Richetto proprio fesso non è e non ci sta. Tra qualche "a'mpuniti" e "nun famo i furbi", ci
costringe a ricontare ed a constatare che, purtroppo, "sotto" dovrà andarci il mite Biagino e non lui.
Strano, il capo prende atto e non se ne adonta.
E non si turba quando, con aria gradassa, è proprio il nuovo venuto a tirare una prima lecca tremenda,
prendendo una rincorsa spropositata di una decina di metri, frantumando quasi l'arto mancino del disgraziato
Biagio, che aveva lasciato sporgere timidamente la punta delle falangi dall'ascella pro-lettrice.
Non ci azzardiamo a fare altri trucchi, suggerendo con cenni plateali degli occhi e con segnali segreti
l'autore della cosmica botta..
Non ci resterebbe che anticipare l'ospite e colpire a nostra volta con delicatezza signorile, volendo
conservare le energie per quando verrà eventualmente il turno del romano.
Ma con la balordaggine che sta dimostrando chi è finito sotto, uno che neanche per sbaglio riesce mai ad
identificare il colpitore, il cuginetto si sciala alla grande, ci riprova con gusto e si sbellica dalle risa, mentre
s'abbassa rapidamente il nostro morale.
E' indispensabile perciò far cessare il massacro e, come tutti i giochi che all'improvviso non ci piacciono
più, arriviamo alla spontanea determinazione che lo schiaffo del soldato ci ha stufato.
La mano del nostro compagno è paonazza e tumefatta ma, per salvare la faccia, bisogna inventare
qualche scusa per sottrarre la vittima da quella umiliante situazione.
Così, il callido Pastafina, che sa come va il mondo, chiede a Richetto se conosce una cosa che si chiama
"o' re zuoppo", che si farebbe certamente preferire per dinamismo e varietà di schemi.
Molto bene, l'illustre forestiero non ne ha mai sentito parlare.
Allora, si può fare, si "deve" fare subito.
Si procede ad una breve introduzione propedeutica (c'è un re che affronta dei nemici in battaglia, ritorna
ed è zoppo in quanto ferito ad un piede. Ci sono poi i briganti che dimorano nella selva ed è necessario
scacciarli, nonostante la menomazione, per ripristinare la legge e l'ordine. C'è un ragazzo che farà il cavallo
sul quale cavalcherà il sovrano all'inseguimento dei banditi. C'è infine un palafreniere che aiuterà il sire a
montare sul destriero. Il re darà la caccia ai malviventi e cercherà di catturarli, correndogli dietro. Fine della
storia e della spiegazione).
Tutto chiaro? Si può quindi passare alla dimostrazione pratica.
Dobbiamo assegnare le parti, ed è qui che la superiore furbizia del nostro capo viene finalmente alla luce
: cosa vorrà fare Richetto? Diamogli la sensazione di poter scegliere a suo piacimento.
Il bandito? E' riduttivo, si tratta di darsela a gambe inseguito dal re.
L'avvistatore dei briganti? E' compito periferico come quello del bandito.
Il destriero ? Richetto rifiuterebbe sdegnosamente l'idea farsi montare in groppa da chicchessia.
D'altra parte, il buon Luigino si presta a far ciò volentieri, e si è già prenotato.
Il re (eh, sì, sotto sotto questo gli piacerebbe) ? Non ci allarghiamo, non sei nemmeno arrivato, e questo
ruolo tocca da sempre a Pastafina.
A furia di esclusioni, non restano che le mansioni del palafreniere, stupide, statiche, ma non faticose, che
ti permettono oltretutto di osservare come va il misterioso gioco senza comprometterti sin dall'inizio in
attività che non conosci e non sai dove andranno a parare.
Ok, stabiliti i ruoli, andiamo a cominciare.
Pastafina si aggira tra le aiuole ed inscena una finta battaglia con due o tre comparse che sfuggono all'ira
del prode monarca e lo portano sempre più lontano dalla nostra vista, nascosto dagli alberelli generosi
attorno alla fontana.
Zan, zan, rumore vocale di sciabole e strepiti di guerra, grida di dolore e rientro di un armigero che
precede il claudicante Pastafina, ch'è rimasto colpito nella scaramuccia e non può più correre come prima a
piedi all'inseguimento del nemico.
Preparate il mio fido destriero! dice il re, ed il Luigino/cavallo si china per far salire sulle sue spalle lo
sfortunato sovrano.
Palafreniere, pronto per aiutare il re! !
Richetto intreccia la mani per simulare uno scalino e far appoggiare il piede del cavaliere mentre monta in
sella.
Il tempo s'è fermato, e noi - che sappiamo già come andrà a finire - interrompiamo i pensieri e le azioni
per gustarci la scena.
Quel reprobo di Tonino ha infatti pestato con uno zoccolo una terribile e morbida cacca canina,
maleodorante, ancora fumante, che ha trovato nell'erba della aiuola e, per non disperderne nemmanco un
poco, ha saltabeccato per un centinaio di metri tenendo sempre il piede rigorosamente sollevato dal terreno.
(ecco il motivo della perfetta recitazione nella parte dello sciancato).
Ed è lì, bella rotonda ed attaccata alla suola della calzatura, che la vediamo tutti, ma non Richetto che,
ghignante e fiducioso, si inginocchia e bofonchia uno sfottente "si accomodi, Maestà", mentre il purosangue
si appresta a partire.
Pastafina appoggia voluttuosamente il suo zoccolo nel cavo delle due mani intrecciate, e depone il carico
di lordura, spalmandolo bene e con cura.
Richetto non s'è accorto di nulla e, mentre il sire si mette a cavalcioni di Luigino, facendo finta di
frustarlo e di spronarlo, la nostra vittima - che sorride con gusto specialmente sul conto di quell'imbecille che
s'è prestato a fare la parte del cavallo ed ora porta tutto quel peso sulle spalle - avvicina le mani al viso in un
istintivo gesto d'ilarità.
Poco manca che in un singulto di risa non se le metta in faccia!
Ma cos'è questo tanfo indescrivibile che gli sale alle narici ?
Cosa sarà mai quel nauseabondo odore, del quale non riesce a comprendere la provenienza ?
Guarda finalmente le mani e trasecola.
Tutti noi siamo già lontani, a goderci la scena.
"Li morte, ma è mmerda", esplode con rabbia.
"Bastardi e fiji de na' mignotta", grida disperato "ve la farò pagare".
Paoletta in un angolo piange a dirotto per questo cattivo scherzo fatto al cugino.
Ora un poco ci dispiace : siamo stati forse troppo severi. Ci riavviciniamo, pur mantenendoci a distanza
di sicurezza.
(hai visto mai, dovesse schizzarci addosso qualcosa o tentare di menarci per davvero...).
Ma che pagare e pagare, Richetto bello, qui non paga proprio nessuno: vieni con noi alla fontanella, vieni
a lavarti le mani, che non è grave, passa subito ed avrai imparato come vanno veramente le cose sulla
piazzetta.
D'ora in poi saremo amici leali, e giocheremo sempre assieme, se non farai il galletto.
Però disinfettati bene e profumati : "ammappete", quanto puzzi!