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[FRONTIERE - DALLA RUSSIA CON AMORE] DI FULVIO SCAGLIONE- FOTO DI ANATOLYJ ZHDANOV VIVA LE MORE DI SIBERIA Le ragazze russe si sfidano ogni anno in una serie di concorsi. E le bionde sembrano quasi passate di moda F orse in omaggio alla straordinaria quantità di belle ragazze che la popolano, la Russia dedica loro ben due concorsi: Miss Russia e Krasà Rossii, che potremmo tradurre con “La bella di Russia”. Sono entrambi molto seguiti, le finali vengono trasmesse in televisione, ma solo la vincitrice di Krasà Rossii conquista, insieme con la corona nazionale, anche il diritto a tentare la sorte con Miss Mondo, il concorso dei concorsi, che si è poi svolto per la prima volta in Cina, con la vittoria a sorpresa dell’islandese Unnur Vilhjalmsdottir. Il fatto che Pechino abbia superato Mosca nella corsa a ospitare la sfida mondiale delle bellezze ha fatto storcere il naso a qualcuno, in Russia. Un po’ perché il nazionalismo, quando c’è, non distingue argomenti, un po’ perché anche da queste minuzie si valuta il cammino compiuto dagli anni più bui della transizione alla democrazia e al libero mercato. C’è però un’altra ragione, più semplice e nello stesso tempo più profonda. Mentre in Cina questo genere di “competizione” è di chiara importazione occidentale, un omaggio alle aperture economiche offerte al resto del mondo e un segno di benessere e disinvoltura da esibire presso l’opinione pubblica interna, in Russia è un tratto del colore e del folklore nazionale. Krasà Rossii, per esempio, si svolge già da dodici anni. E se pensiamo a che cos’era la Mosca del 1993, quando la 씮 La vincitrice Julija (al centro) con Irina (seconda, a destra) e Tanja (terza) 108 GENNAIO 2006 CLUB3 [FRONTIERE - DALLA RUSSIA CON AMORE] LA STRANA STORIA DELLA BELLISSIMA OKSANA Tenetevi la corona, io torno a casa In queste foto: il dietro le quinte di “Krasà Rossii”, il concorso che ogni anno sceglie la più bella ragazza di Russia. Le candidate arrivano in finale dopo una lunga serie di eliminatorie regionali Pechino ha battuto Mosca nella corsa a ospitare il 씮 prima edizione si svolse sullo sfondo di una drammatica crisi economica e politica (che ai primi di ottobre sfociò in una mezza guerra civile e nel bombardamento del Parlamento), capiamo che i russi hanno una passione vera per manifestazioni come questa. Commenta infatti Tatjana Andreevna, direttrice del concorso: «È difficile dire quando le sfilate di Miss Mondo potranno svolgersi a Mosca. Forse è ancora un po’ presto ma noi siamo pronti, e non temo smentite se dico che, dal punto di vista organizzativo, siamo all’altezza di qualunque confronto». Quest’anno come superbellezza della Russia è stata scelta Julija Ivanova, 22 anni, di Novosibirsk. Occhi verdi, capelli scuri, 1,75 di altezza e misure di tutto rispetto: 84 - 61 - 90. Ci aveva già provato l’anno scorso, quando era arrivata quinta. Adesso ha trionfato davanti a Tanja Khramovaja di Archangelsk e Irina Travkina di San Pietroburgo. Ennesimo smacco per la capitale Mosca, dunque, che è riuscita finora a vincere solo tre edizioni (1995, 1996 e 2000) e la cui esponente (Olga Bobkova, una ballerina) è riuscita appena a entrare nel lotto delle prime 110 DICEMMBRE 2005 CLUB3 dodici classificate. Benché giovanissima, Julija già lavora in un’agenzia di modelle. Non come modella, però, ma come insegnante di portamento e sfilata per le ragazze che, ormai appena adolescenti, tentano questa non facile carriera. Prima di arrivare alla vittoria, la bellissima Julija ha affrontato una lunga trafila di concorsi minori, da Miss Turismo a un meno comprensibile Miss Radio (la bellezza via radio? Boh…), da Supermodella a Miss Bella? No, bellissima. Ma la Russia abbonda di belle ragazze e quindi, Oksana Fjodorovna passerà alla storia per altri record: essere stata, nel 2002, la prima e unica Miss Universo a mollare tutto (ovvero il miliardario americano Donald Trump, allora patron del concorso, oltre a 250 mila dollari, un superlussuoso appartamento nel cuore di Manhattan e provini a Hollywood) per tornarsene a casa. Per di più (secondo record), per discutere una tesi di laurea intitolata “Rapporti delle attività investigative e di custodia private con le leggi statali per la difesa del cittadino”. Sì perché Oksana (terzo record) al momento dell’elezione a Miss Mondo era una poliziotta del ministero degli Interni e (foto a sinistra) faceva la sua figura pure in uniforme, e non solo nei ridotti capi (foto a destra) da sfilata. Il tutto dopo che nel 2001 la sorte (quarto record) le aveva giocato un brutto scherzo: iscritta a Miss Russia, si era ritirata per non perdere gli esami universitari. Di quell’avventura negli Usa le sono rimaste due cose: un marito miliardario (ma russo) e un’idea: «Le russe sono le donne più belle del mondo». concorso per scegliere la donna più bella del mondo Novosibirsk. «Questa volta però è stata durissima», commentava dopo lo show conclusivo, palleggiando il milionesimo mazzo di fiori, «le ultime tre settimane a Mosca una specie di galera. Sono arrivata qui in discreta forma fisica ma sono riuscita a perdere altri quattro chili: tra prove, sfilate, conferenze stampa e incontri di vario genere, ho sempre lavorato dodici ore al giorno». Poco prima un suo manager ci aveva detto che, tra gli altri sacrifici, c’è stata anche la rinuncia totale al cioccolato, grande passione di Julija. Era stato inevitabile chiederle se sarebbe andata a Pechino, e con quali propositi. La risposta arriva senza esitazioni: «Certo che sì, ma solo per cercare di arrivare alla corona di Miss Mondo. O tutto o niente, non mi interessano più i piazzamenti. Vedrete, non vi deluderò». Non è andata proprio così ma comunque complimenti per la sincerità e per la fiducia. A quanto pare Julija non scherzava quando, cercando di descriversi oltre le peraltro splendide apparenze, diceva di avere come hobby lo studio della psicologia. Giudicando dall’esterno, e soprattutto sulla base di consuetudini italiane, quindi più “latine”, notavamo che gran parte delle prime dodici erano brune. Lo erano anche le prime tre classificate, originarie della Siberia (Julija di Novosibirsk), del Mare del Nord (Tanja di Archangelsk) e del Mar Baltico (Irina di San Pietroburgo), regioni di gente bionda e con gli occhi azzurri: segno, forse, di una tendenza, una svolta del gusto. D’altra parte, la canzone popolare più nota e più eseguita in Russia è Oci ciornye (Occhi neri, appunto), storia di un giovane russo che s’innamora di un’affascinante e temibile ragazza del Caucaso. Abbiamo girato la considerazione ancora a Tatjana Andreevna, l’organizzatrice. Risposta: «Non è più di una coincidenza. In passato hanno vinto diverse bionde, e succederà ancora. La verità è che in Russia ci sono bellissime ragazze di ogni genere». Difficile darle toto.왎 [FRONTIERE - DALLA RUSSIA CON STILE] DI GIUSI GALIMBERTI - FOTO DI KEVIN MACINTOSH MODELLE SULLE PUNTE Un’eccezionale sfilata per gli abiti della stilista Mia Shvili, indossati dalle stelle del Teatro Bolshoi C hiuso per restauri. La stessa sorte del Teatro alla Scala di Milano, riaperto al pubblico con grande spolvero la scorsa stagione, è toccata a un altro dei più prestigiosi palcoscenici del mondo: il Bolshoi di Mosca. Gioiello dell’architettura russa neoclassica ma ormai pieno di acciacchi, il teatro “grande” (questo infatti significa il nome Bolshoi) ha dovuto affrontare una “cura” cominciata nel luglio del 2005 e destinata a concludersi solo con la nuova inaugurazione prevista per il gennaio del 2008. E se l’esterno resterà sostanzialmente lo stesso, la facciata a nord presenterà quel giorno evidenti cambiamenti, con l’abbattimento di buona parte dei magazzini. E soprattutto si spera sarà risolto il grave problema dello smottamento delle fondamenta, purtroppo appoggiate sulla corso del Neglinnaja, un fiume interrato. E anche se un progetto futuribile come l’ardita ellisse che l’architetto Mario Botta ha disegnato per il teatro milanese non è pensabile per il Bolshoi, tutelato da una legge che ne vieta lo stravolgimento rispetto al progetto originale, il direttore del teatro Anatoly Iksanov ha ammesso di aver spesso consultato i tecnici che hanno partecipato al restauro della Scala. In cambio del favore, ha ospitato una delegazione lombarda per presentare con orgoglio il “suo” cantiere. Durante la visita Iksanov ha mostrato il palco d’onore un tempo frequentato da Stalin («Che certo non era un uomo buono», ha precisato, «ma in veste di mecenate si occupava molto del teatro») e ha colto l’occasione per invitare la Filarmonica della Scala alla tanto attesa stagione di riapertura. Nel frattempo, a porte chiuse, la moda si è impadronita degli spazi silenziosi del teatro. È stata una giovane stilista moscovita, Katia Gomiashvili, in arte Mia Shvili, ad aprire le porte di quel mondo destinato al cambiamento. Attraverso gli occhi di lei, figlia d’arte (sua madre era ballerina del Bolshoi) e l’obiettivo di un celebre fotografo, il sudafricano Kevin Macintosh, la moda è entrata in luoghi mai visti prima, dietro le quinte, nel backstage, in angoli sconosciuti o dimenticati del teatro. Una scenografia un po’ fanée ma proprio per questo ancor più magica. Suggestione che la stilista ha cucito intorno ai suoi abiti, fiabeschi e romantici, per l’occasione indossati da alcune delle più importanti ballerine del Bolshoi, stelle della danza internazionale. Le fotografie scaturite dall’armonioso incontro di queste eccezionali competenze sono lievi come un sogno. Leggerissime, 씮 In queste foto: nelle due immagini a sinistra, Ekaterina Shipulina. A destra: Svetlana Zaharova. Entrambe giovanissime e acclamate stelle del corpo di ballo del Teatro Bolshoi, hanno accettato di “sfilare” nel loro teatro indossando gli abiti della stilista russa Mia Shvili CLUB3 113 GENNAIO 2006 [FRONTIERE - DALLA RUSSIA CON STILE] I NUOVI STILISTI RUSSI Il vento dell’Est soffia sulla moda Da Roberto Cavalli a John Galliano, da Mark Jacobs a Hermès, in questa stagione il vento dell’Est soffia sulla moda. Colbacchi, cappotti di pelliccia rovesciata stile zarina, foulard di lana stampati come i pavloposad delle contadine siberiane, tessuti con fantasie in genere icona o matrioshka. Gli stilisti sono stregati da un Paese che li attrae anche dal punto di vista economico. Ma se in periodi di crisi la Russia è un rifugio Qui sopra: i ballerini più giovani del corpo di ballo del Bolshoi. Qui sotto: lo storico sipario “sovietico” del teatro. A destra: con la spada, un’altra immagine della Shipulina. Con il cappotto a fiori, Tamara Abakelia, altra protagonista del balletto russo 114 GENNAIO 2006 CLUB3 씮 eteree le ballerine che, splendide soliste sul palco, tornano comparse di fronte all’eternità dell’arte della danza e alla solidità antica del teatro. Ekaterina Shipulina, Marija Alexandrova, Svetlana Zaharova, così amate dagli appassionati, sembrano fragili ombre che fluttuano nel teatro, femminili fantasmi di balletti e coreografie infinitamente ripetuti e rappresentati. Icone della danza russa. Non semplici modelle ma immagini ideali delle meraviglie sceniche del balletto. Loro che, giovanissime interpreti, sono state le malinconiche fanciulle delle sinfonie di Tschaikovski, Odette-Odile del Lago dei Cigni, Aurora della Bella Addormentata. E protagoniste di Giselle, Raymonda, La Bayadere… Il servizio fotografico di moda è risultato talmente bello che Mia Shvili ha pensato di ricavarne un libro: Mia Shvili at the Bolshoi. Presentato a Mosca e venduto nelle più esclusive librerie della città, oltre che a Parigi da Colette e al Centre National d’Art et de Couture “Georges Pompidou”, offre l’intero ricavato per le cure dei piccoli della clinica di psiconeurologia pediatrica Pochinovsky di Mosca. Ma incontriamole più da vicino queste modelle sulle punte. Sulla copertina del libro, all’ombra di un gigantesco cavallo, ombra anch’essa sul pizzo del sipario, c’è Marija Alexandrova, moscovita, astro emergente della danza, così dotata che appena uscita dall’accademia del Bolshoi ed entrata nel corpo di ballo del teatro, divenne subito solista. La ragazza vestita di seta plissettata e fiori all’inizio del nostro servizio è invece Svetlana Zaharova, ucraina di Lutsk, cresciuta con successo nella scuola di balletto di Kiev e poi nella celeberrima Accademia “Vaganova” di San Pietroburgo. Nel 1996, appena diplomata, è entrata nel corpo di ballo del Teatro Mariinski e dall’ottobre del 2003 è étoile del Bolshoi. È stata stella ospite al New York City Ballet, all’Opéra di Parigi e alla Scala di Milano. La fatina che si guarda nello specchio con il cappello a punta è la per chi produce moda, è anche vero che dalla Russia arrivano gli Armani e i Valentino di domani. Si chiama proprio Valentino il più noto degli stilisti russi, Valentin Yudashkin, presente da anni alle sfilate di Milano Collezioni. Come il Valentino di casa nostra, Yudashkin è appassionato di abiti da sera: sfarzosi, preziosi, i suoi abiti superfemminili per la prossima primavera hanno incantato i compratori. Ma Yudashkin non è stessa donna che, nella foto appena a fianco, è vestita di raso verde, ed è l’aggressiva dama con la spada qui a lato. Nativa di Perm, in Siberia, dove ha iniziato i suoi studi, Ekaterina Shipulina proviene da una famiglia di ballerini ed è cresciuta dietro le quinte, guardando la mamma che ballava e sognando di interpretare un giorno gli stessi ruoli. Oggi è prima ballerina del Bolshoi. Libera interpretazione di un messaggio di moda, il libro schiera altre affascinanti indossatrici per caso. Mia Shvili, che da noi è più nota per il suo estroso abbigliamento sportivo e in particolare per le lussuose tute da jogging ricamate, ha creato per loro l’incanto di abiti che sembrano fatti per danzare. La creatività della moda, almeno per una volta, non protagonista ma al servizio di un’arte più immortale, forse il dovere di riconoscenza di una figlia al talento della madre 왎 solo. Oltre a Mia Shvili, presentata in queste pagine, cresce il successo di Denis Simachev, ricercatore di tessuti tecnici, e Yulia Yanina, dall’elegante boutique nel centro di Mosca. E poi le giovani Tata-Naka (Tamara e Natasha nella vita), cresciute alla St. Martin’school di Londra, e l’audace Irina Zima. Ormai da diverse stagioni, giocano in casa: la “RSF”, settimana della moda di Mosca, ha raggiunto infatti livelli internazionali.