Giornale del 28/02
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Giornale del 28/02
IL DOLORE PIU’ GRANDE . http://rosemaryok.skyrock.com/ Sommario: * Il dolore più grande * IL consumo culturale * La motivazione * Leggende del Tibet * Farmasalute * La donna nella letter. * De religione * Onomastica e topo… * Proverbi e detti * Nino Martoglio * Apuleio:Metamorfosi * Come ragionano le d. * Dall’Etica: L’amicizia * Una prov.da scoprire * I tragici Greci * Mitolog. Greco-latina * Vero o Falso * Piatti tip. della Camp * La donna nella storia * Profilo critico * Giocando con i class. * Leviora Giornale n.ro 1 del 28/02/09 di Flaviano Calenda (*) Quello della Passione è un argomento che riguarda tutta la storia dell’umanità. Gesù, fino al compimento della sua agonia, ha sofferto tormenti inflittigli dagli uomini e quelli che gli derivano dall’aver preso su di sé i peccati del mondo (1 Pt 2,24; Is 53,4). Gesù, la benedizione vivente ed infinita, essendosi fatto peccatore per tutti, deve pagare per tutti. La morte fisica è così la conseguenza di quella spirituale dell’ uomo, che causa la separazione da Dio. Secondo Cullmann, sarebbe questa morte, la causa dell’angoscia di Cristo nell'Orto del Getsemani, più che la crocifissione in sé e ciò che comportava. Egli non può vincere la morte che morendo realmente, abbandonandosi alla grande distruggitrice. «Mio Dio! mio Dio, perché mi hai abbandonato?», David Granfield commenta: «Il peso del peccato del mondo, l'identificazione completa di Gesù con i peccatori implicano un abbandono reale da parte del Padre. In questo grido di abbandono è rivelato il pieno orrore del peccato dell'uomo». Solo l'amore può spingere ad un simile sacrificio. Il Cristo sofferente è una manifestazione straordinaria della misericordia divina, una rivelazione sconvolgente degli effetti del peccato e delle sue raccapriccianti conseguenze; Maria partecipa alla sorte di Gesù, segno contraddetto, poiché su di lei piomberà, come una spada, il dolore più grande (Lc 2,35). Ai piedi della croce, il dolore di Maria è la conseguenza della sua vita di fede come serva del Signore. In virtù di ciò, Giovanni Paolo II, richiamandosi alla propria esperienza, descrive l’accoglienza e l’affidamento a Maria come una reciproca abitazione ed interpersonale ospitalità. Affidandosi filialmente a Maria, infatti, il cristiano, come l’apostolo Giovanni, accoglie «fra le sue cose proprie» la Madre di Cristo e la fa regina della propria vita interiore, avvalendosi della sua "materna carità", quella con la quale la Madre del Redentore si prende cura dei fratelli del Figlio suo, alla cui rigenerazione e formazione ella coopera. Non per niente Giovanni Paolo II esorta: « Rivolgetevi fiduciosi a Maria (1), " Rifugio dei peccatori ", perché ci difenda contro l'ostinazione nel peccato e contro la schiavitù di satana. Pregate con fede, affinché gli uomini conoscano e riconoscano " l'unico vero Dio e colui che Egli ha mandato, Gesù Cristo" (cfr Gv 17, 3). In questa preghiera si esprime il vostro amore per gli uomini, che desidera il bene più grande per ciascuno." In nessun momento e in nessun periodo storico - specialmente in un'epoca così critica come la nostra - la Chiesa può dimenticare la preghiera che è grido alla misericordia di Dio dinanzi alle molteplici forme di male che gravano sull'umanità e la minacciano» [Giovanni Paolo II, Dives in misericordia,15, rg.5-7] .(2) __________ 1) Giovanni Paolo II, visita pastorale in Polonia, Zakopane, sabato 7 giugno 1997. 2) Commento alla lauda “IL NAZARENO” di Franco Pastore. .(*) Nato a S.Marzano S.S., ha frequentato il liceo di Badia di Cava. Laureato in Teologia, Filosofia e Pedagogia, ha insegnato Storia della Chiesa presso l’Istituto di Scienze religiose della Diocesi. Ha ricoperto molteplici incarichi compreso quello di Vicario Foraneo. Attualmente è parroco della Chiesa madre di Pagani e docente di religione. nel Liceo scientifico di quella città. 1 IL CONSUMO CULTURALE DEI GIOVANI di NATALE AMMATURO(*) Una ricerca empirica a Napoli e Salerno ________ (5° parte – I significati degli oggetti ) “ …Il consumo culturale giovanile può costituire per le scienze della società un campo esplorativo piuttosto recente, nel cui ambito si possono indagare vissuti motivazionali di grande significatività valoriale…” In sostanza, la sociologia dei processi culturali e la psicologia sociale possono, attraverso una osservazione comparata, costruire un nuovo paradigma “sui significati degli oggetti nella vita delle persone”, per il ruolo che questi ultimi rivestono nella quotidianità di ciascun individuo. In genere, si è solidificata la tendenza a considerare “cultura” tutto ciò che riguarda valori e mondi di pensiero, come a voler liberare il concetto da ogni suo rapporto con i beni materiali, che vanno intesi, invece, come “segmenti storici” ed espressione della culturalità. Infatti, in una ricerca di L. Ruggerone, si evidenzia la possibilità di percorrere, per ogni oggetto, una sorta di biografia culturale che approda al valore simbolico dello stesso, in un fertile confronto tra valenza di significati e significatività valoriale; al esempio, il telefonino, un maglione di cashmir ed una camicia particolare diventano indicatori di posizione sociale, una manifestazione culturale di differenziazione simbolica. Così per tutti gli oggetti, intesi appunto come elementi simbolici di valenza sociale: i piercing, i tatuaggi e così via. Sono altresì identificabili e fruibili come beni immateriali e quindi manifestazione culturale: la musica, la pittura ed il consumo di prodotti multimediali. Va da sé che maggiore rilevanza ha assunto l’osservazione sul consumo culturale riferito ad oggetti che appartengono al mondo relazionale, anche se l’abbigliamento dei giovani non è da sottovalutare, se si vuole conoscere la loro identità ed il loro mondo relazionale. Riducendo sempre più gli spazi della loro fisicità, i giovani vivono insieme attraverso comunicazioni continue di tipo mediatica. Nella società della comunicazione, essi instaurano con la tecnologia un rapporto simbiotico, ne gestiscono i codici ed i linguaggi e fanno dei media spazi di condivisione e di comunicazione di idee, simboli e valori. (continua) (*) N. Ammaturo, prof. ordinario di Sociologia presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Ateneo salernitano, fondatore e direttore della rivista “RES - Ricerca e Sviluppo per le politiche sociali”, è coordinatore del gruppo di ricerca dell’Università di Salerno per il progetto CAENDI (Cooperation Action of the European Network of Territorial Intelligence). 2 DDAALLLLAA PPSSIICCOOLLOOGGIIAA DDIINNAAMMIICCAA : ““LLAA TTEEOORRIIAA DDEELLLLAA MMOOTTIIVVAAZZIIOONNEE”” di Doriana Pastore Riflettendo su concetti evoluzionistici, della genetica e della biologia molecolare, Emde evidenzia come sono la complessità e la flessibilità a caratterizzare lo sviluppo infantile. “ Il bambino viene al mondo con un repertorio di comportamenti, forniti dall’ evoluzione, che si attivano nel contesto della relazione col caregiver”. La complessità e la flessibilità, fin dalla nascita, quindi, costituiscono quelle caratteristiche funzionali che permettono al bambino di interagire con l’ambiente, mentre invece la rigidità sarebbe non adattiva. Ciò è alla base del paradosso dello sviluppo del sé: contrariamente alla tendenza di studiare il sé nel suo differenziarsi dall’altro, vi è la necessità di uno sviluppo di una psicologia del noi, che consideri invece lo sviluppo del sé in relazione con l’altro. Il sistema se viene esteso includendo la dimensione del noi, sviluppando un modello in cui vengono considerati “..tre aspetti dinamici del sistema sé: a) l’esperienza del sé, l’esperienza dell’altro e l’esperienza di sé con l’altro o noi”. Similmente a Blatt, anche Emde pone la costituzione delle rappresentazioni di sé e dell’altro alla base di uno sviluppo di un sé che sfocia nella formazione di un sistema sé - altro. Sia Blatt che Emde riconoscono l’importanza degli studi di Bowlby, riguardo all’attaccamento, come sistema motivazionale primario e condividono la sua visione dello sviluppo: un processo che presenta agli inizi varie possibilità di crescita e dove la strada intrapresa è determinata dalla qualità delle interazioni, che l’individuo intrattiene nel suo ambiente. Blatt, in tutto il uso lavoro, fa riferimento al lavoro di Bowlby ed al tutto il corpus di ricerche che da esso deriva. Egli condivide con Stern (1985) l’idea, che il concetto di attaccamento di Bowlby abbia diversi livelli di lettura, “…un pattern di comportamenti, un sistema motivazionale, l’esperienza soggettiva del bambino sottoforma di Internal Working Models ,la relazione tra madre e bambino” (Stern, 1985, pag. 25)- e che esso, insieme a tutti gli studi successivi della Main e colleghi, diano dei grandi contributi per una maggiore comprensione dei processi di sviluppo normale e patologico (e.g. Blatt e Blass, 1996; Blatt e Levy, 2003 ). Blatt fa spesso accenno ad altri autori, non psicoanalisti, tra i quali McClelland. Quest’ultimo ha sviluppato la “teoria della motivazione al successo”, al fine di analizzare le prestazioni in ambito di lavoro. Secondo l’autore, nonostante l’uomo abbia molte esigenze, il “bisogno di successo” ed il “bisogno di affiliazione” sono gli elementi critici, che determinano i livelli di performance (Avallone, 1998). Le persone nelle quali prevale il bisogno di successo sono spinte verso la promozione personale, sono centrate sul proprio compito, preferendo lavorare da soli, piuttosto che in gruppo e ricevere una valutazione diretta e precisa del loro operato. Le persone, nelle quali prevale invece il bisogno di affiliazione, sono portate alla ricerca di buone relazioni sociali, piuttosto che di successo personale. La teoria della motivazione ha molti problemi di misurazione e di applicabilità. Blatt sembra apprezzarne soprattutto l’intuizione teorica, evidenziando soltanto come anche McClelland individui nel bisogno di attaccamento ed in quello di definizione di sé, che spinge invece all’autoaffermazione, le spinte che motivano la crescita individuale. Le dinamiche tra i due bisogni sono molto diverse da quelle poste da Blatt, infatti, in McClelland i due bisogni sono in opposizione, dove uno debba prevalere sull’altro. Nel modello di Blatt invece, la definizione di sé e bisogno di appartenenza sono dialetticamente interagenti, tendenti verso una sempre maggiore integrazione. Piuttosto, secondo Blatt, avremo invece personalità orientate alla ricerca di affiliazione, piuttosto che nella definizione di sé, quando intercorrono disturbi durante lo sviluppo: problemi all’interno di una o dell’altra linea di sviluppo spingono l’individuo a ricercare di recuperare laddove c’è un problema, a discapito dell’altra linea di sviluppo. Per cui avremo “personalità anaclitiche”, caratterizzate primariamente da preoccupazioni riguardo le relazioni interpersonali, e “personalità introiettive”, focalizzate primariamente su problemi riguardo definizione di sé e sull’essere ammirati e rispettati (Blatt e Shichmann,1983). Concludendo, dicendola con Blatt, lo sviluppo della personalità può essere visto come un processo, che comprende tutto l’arco di vita e che si evolve da una complessa e dialettica transazione tra due processi di sviluppo di base. DORIANA PASTORE, nata a Benevento il 28 luglio del 1975, ha compiuto gli studi superiori a Nocera Inf. (Sa) e si è laureata in Psicologia nell’Ateneo Napoletano. Attualmente vive a New HAven, nel Connecticut (USA), ove sta continuando gli studi. Pubblicazioni: “Senso di appartenenza e la definizione di sé”. 3 L’Accademia Internazionale Il Convivio indice la IVª Ediz. 2009 del Premio Artistico Internazionale "LiberArte" per la promozione dell’arte e la cultura e del territorio di Mattinata (FG). [email protected] TALENT SEEKERS LE 1000 PERSONE PIÙ CREATIVE Del 2009 in Fotografia. Pittura,disegno, incis. Arte Digitale, net art. Cinema, video, animazione, Scultura. Musica. Letteratura, filosofia, giornalismo. Istallazioni, performance art. Disegno grafico, Disegno web. Categoria libera. [email protected] ANNUNZIATA FRIOZZI ___ Pittrice di PASTORANO (CE) ______ Per comunicazioni: [email protected] L’ARECHI DUE Amore e storia longobarda -------DRAMMA STORICO Di FRANCO PASTORE ATROFIE DERMO-EPIDEMICHE, SMAGLIATURE Da farmasalute.it Sono uno degli inestetismi più diffusi tra le donne, sicuramente tra i più antipatici, e possono colpire tutte: le grasse e le magre, le sedentarie e le più sportive, le adolescenti e le quarantenni. Insomma, esattamente come la cellulite, non fanno distinzioni e non hanno età. Ma cosa sono le smagliature o, per dirla in termini tecnici, le atrofie dermo-epidermiche a strie? Sono alterazioni che colpiscono lo strato più profondo della cute, il derma. Si tratta di vere e proprie cicatrici, che si formano in seguito alla frattura delle fibre di collagene. In queste aree avviene un cedimento e sull’epidermide compaiono lievi depressioni che all’inizio sono di colore rosso-violaceo, poi assumono una sfumatura biancastra. A provocare la comparsa delle smagliature sono soprattutto le situazioni in cui la pelle è sottoposta a una tale tensione da lacerarsi: aumento repentino di peso, crescita improvvisa, gravidanza. Ma fra le cause ci sono anche le variazioni ormonali tipiche dell’adolescenza e della menopausa, una dieta sregolata, lo stress e la disidratazione. Le zone interessate dalle smagliature (generalmente addome, fianchi, seno, glutei, interno cosce e interno braccia) sono atrofizzate, cioè inattive, ed è difficile riportare la cute alle sue normali condizioni. Ad oggi, far sparire del tutto le smagliature è impossibile. Si possono però ottenere dei miglioramenti significativi e, soprattutto, si possono prevenire. Come? Intanto seguendo un’alimentazione equilibrata, consumando frutta e verdura, ricche di oligoelementi e vitamine A, C ed E. Altri accorgimenti: evitare alterazioni di peso consistenti in poco tempo, bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, evitare lunghissimi bagni caldi, perché favoriscono il rilassamento dei tessuti e seccano la pelle. Infine, sia per la prevenzione sia per il trattamento, è indispensabile applicare sulle zone interessate prodotti specifici in grado di mantenere la pelle elastica, ben idratata e capaci di migliorare il processo di rigenerazione e di cicatrizzazione cutanea. Fondamentale è la costanza: creme e gel vanno applicati tutti i giorni, preferibilmente sulla pelle pulita così sarà maggiormente in grado di ricevere i principi attivi. Meglio prima procedere con un peeling che la liberi dalle cellule morte che fungono da barriera e compromettono la penetrazione in profondità del trattamento. In gravidanza, è preferibile utilizzare prodotti con formulazioni esenti da potenziali allergeni e, se possibile, anche da derivati della petrolchimica, alcool, parabeni, coloranti sintetici e proteine animali. Tutto questo perché il corpo della futura madre reagisce in modo estremamente sensibile a tutti gli stimoli esterni, come conseguenza dell’impegno della natura di proteggere una vita in formazione. La dicitura “dermatologicamente testato”, sull’etichetta, è già un’ottima garanzia. 4 UNO SGUARDO AL MONDO F FIA ABE LEG GG GEND DE E DO OT TTRINE E dell Tibeett 西藏 Mi Lihua scrive che il Tibet "abbonda di leggende come la sorgente abbonda di acqua". "Se ti rivolgessi a un nativo per conoscere il nome di un lago o di una cima, egli ti racconterebbe probabilmente anche una leggenda sul quel luogo".I tibetologi che hanno studiato la letteratura popolare e gli annali, di solito hanno attribuito i testi dei miti, le leggende e le saghe, o al genere della "storia" o a quello delle "fiabe". In realtà è spesso impossibile classificarli in maniera così univoca perché vi si riflettono realtà assai diverse: in questi testi troviamo nozioni scientifiche o avvenimenti storici inseriti in un contesto di valori o perfino di desideri, esposti in situazioni di vita ora reale, ora utopica, il tutto a volte composto con intenti educativi, a volte ispirato da un'interpretazione basata su una particolare visione del mondo. I racconti contenuti negli annali e nelle tradizioni popolari tibetane sono spesso più significativi per la conoscenza della cultura tibetana di quanto non lo siano molti trattati scientifici. Appunto per questo, …sono…più di una semplice … letteratura "fiabesca". Infatti i miti e le leggende, che parlano della preistoria o della protostoria o che raccontano di determinati personaggi o avvenimenti storici: ai miti sulla creazione fino alle leggende sulla ricerca del Dalai Lama…propongono l'abbozzo di una storia culturale e religiosa del Tibet, scritta dal punto di vista mistico-religioso dei suoi abitanti. I luoghi e le persone di cui narrano questi miti e queste leggende sono ben noti agli amici del Tibet, ma le "storie" qui proposte sono perlopiù sconosciute, perché… apprese nel dialogo diretto con gli abitanti del posto. (Andreas Gruschke) I CINQUE INNAMORATI Un mercante aveva una bellissima moglie, della quale si innamorarono perdutamente quattro mercenari ed il loro capo. Quando chiesero alla donna un appuntamento, ella indicò a tutti come luogo un albero di fichi, altissimo e non lontano dalla città, sul quale dovevano salire ed attenderla, che li avrebbe raggiunti non appena avesse avuto l’occasione di lasciare la casa. Secondo le sue indicazioni, il primo mercenario avrebbe atteso su di un ramo a nord, il secondo su di un ramo a sud, il terzo su di un ramo ad est , il quarto ad ovest ed il loro capo l’avrebbe attesa arrampicandosi al centro del gigantesco fico. Il marito, adiratosi contro la donna, la picchiò e la legò ad un colonna; così i cinque innamorati attesero invano sulla pianta per tutta la notte. Quando riuscì a raggiungere il fico, si rese conto che non poteva certo giacere con tutti e cinque, allora promise solennemente che avrebbe concesso i suoi favori a chi di loro le avesse portato i fiori più belli. Il giardino dei fiori era situato nel palazzo reale ed aveva ed aveva un guardiano al quale erano stati mozzati naso ed orecchie. I mercenari andarono da lui e pensarono di ottener fiori con qualche complimento ed infatti il primo disse: - Come ricresce la canna, ricrescerà anche il tuo naso, offri qualche fiore a chi te lo chiede…-. - Come ricresce l’erba Kuça falciata, disse il secondo,così ricrescerà anche il tuo naso, offrimi qualche fiore, ti prego…-. - Come ricrescono le erbe Dnrva Virana, disse il terzo, così ricrescerà anche il tuo naso, dammi qualche fiore, per favore…-. - Come ricrescono capelli e barba, disse il quarto, ricrescerà anche il tuo naso, dammi qualche fiore, per cortesia…Purtroppo, il guardiano non li considerò affatto e negò ai quattro mercenari anche il più piccolo fiore. Il loro capo, allora, si portò anch’egli nel giardino e così disse: - Chiunque ti abbia chiesto fiori, dicendoti che il naso ti crescerà, ti ha mentito spudoratamente. Sappi che rimarrai così per sempre: i nasi non ricrescono…- Il guardiano pensò subito che costui, a differenza degli altri, gli aveva detto il vero e così gli offrì in dono i fiori più belli del suo giardino. Con questi, il capo dei mercenari si recò all’appuntamento con la donna del mercante ed soggiacque con lei, godendo ampiamente dei suoi favori. 5 LA DONNA NELLA LETTERATURA BECCHINA Il sogno di Cecco Angiolieri In una città così piccola come Siena,le classi sociali erano molto sentite, ma Cecco, figlio del banchiere del papa Gregorio IX, all’età di venticinque anni, fu tra il popolo che trovò la ragazza dei suoi sogni. Si chiamava Becchina (Domenichina) ed era figlia di Benci, il cuoiaio. La trovava bellissima, "una rosa novella" che avrebbe resuscitato un morto ed odorava di femmina. Cecco la desiderava, ma era timido, anche se focoso di temperamento e l'approccio fu difficile, tanto più che Becchina era la fierezza in persona. Presto tutti se ne accorsero, compreso il padre. La figlia di Benci il cuoiaio? avrà detto e pensato: giammai!. Dello stesso parere era la madre. Ma il ragazzo era ormai prigioniero del suo amore ed irremovibile. Il padre, per star nel \ sicuro, strinse i cordoni della borsa e la cosa si confaceva alla sua taccagneria. Cecco era un giudice severo: "Continua a maledirmi (scrive, 36) perché ho rotto un bicchiere dieci anni fa"... . La società patriarcale, faceva il padre padrone di tutto. Alla fine, Becchina non rimediò alcun regalo dal suo innamorato. Lo diciamo perché questa oscura ragazza di settecento anni fa è stata, a gran distanza, una delle donne più calunniate della storia letteraria. Così Cecco scoprì che c'è l'Inferno in terra. E che d'amore non si muore, come il conte Ugolino scoprì che non si muore di dolore. Pensa al suicidio. Becchina si decide per l'umiltà, come si diceva. Passano gli anni. Nell''88 scoppia la guerra tra Firenze e Arezzo, e Siena manda rinforzi a Firenze: messer Angiolieri trova doveroso arruolarsi e parte per il fronte con suo figlio. Forse si batterono a Campaldino; ma a Cecco non importava niente di Firenze e di Arezzo. Al ritorno, le cose non cambiano, allora si confida con suo padre, lo prega, cerca di fargli capire che cosa sono l'amore e la felicità. L’uomo non capiva, sapeva solo che suo figlio non poteva sposare la figlia del cuoiaio. Anche il cuoiaio la pensava e così molti altri del giro. Tutti, anche per invidia verso messer Angiolieri, erano per l'ordine e contro l'amore. Ma Becchina capiva. "Amor che a nullo amato amar perdona" è un detto eterno, ma relativo, ed ella non poteva uscire dalla logica matrimoniale . Le mura d'una città medioevale non solo difendevano, ma chiudevano, imprigionavano. Cecco, col semplicismo della logica e della passione, sapeva che bastava che il padre provvedesse di suo alla mancata dote della ragazza. Figurarsi; c'era di mezzo, oltre al sangue blu, il puntiglio, il pregiudizio, l'avarizia, lo spirito d'autorità e… forse l'odio. Ci sono vecchi che odiano i giovani anche se sono figli, e quasi non desiderano essere amati. Eppure l'amore tentò di rompere ogni indugio. Ci furono discorsi intimi ed appassionati, che Cecco riassunse nel più sorprendente dei suoi mimi (39, qui il IV) deve esserci stata una chiara e schietta richiesta di matrimonio. Allora: Cecco, l'umiltà tua m'ha sì rimossa, // che giammai ben né gioia il mio cor sente, // se di te nove mesi non vo grossa. Con tale sincerità, Becchina prorompe nel più popolaresco, carnale, femminile romanticismo: Gli si diede davvero? No. Quella che i professori definiscono una mercenaria, era vergine. Cecco era gran gentiluomo? No, era troppo autentico. E' l'amore che è gentiluomo. E per giunta beffato dagli eventi. Ma si baciarono. Un bacio sulla mano aveva fatto di Cecco una specie di idealista felice, orgoglioso della bellezza e della gloria dell'amore. Poi ci fu il gran giorno dei baci appassionati . Cecco ne fece una specie di lapide con tanto di data: E fu di giungno venti dì all'entrante, // anni mille dugento novantuno. Il cuore trionfava, ma la muraglia restava. La clandestinità era difficile, ma ci fu. Un giorno, Becchina, lontana tre giornate di cammino, lo invitò da lei, e quel giorno – così è la vita - Cecco non disponeva di un cavallo. Chi la crede una trovata dello stile "comico" ride di poco, ma soprattutto conosce poco la vita, la poesia che è vita e le maledette iatture della gioventù. Poi ci fu una specie di tradimento: apparente perché operato dal sesso e non dall'amore, e il sesso non è altrettanto gentiluomo. Ovviamente lo riferiscono a Becchina, troppo donna e reattiva per tollerare. Intanto i due casati preparavano due matrimoni preventivi. I soliti nemici riferiscono a Cecco la cosa nel modo peggiore. Intanto a Becchina non restava che fingere la più solida indifferenza, per tirare avanti. Cecco crede sia un matrimonio d'amore e grida “al soliti nemici riferirono a Cecco la cosa nel modo peggiore. Intanto a Becchina, per tirare avanti, non 6 Tradimento!”. Pensa di morire, poi, teme le pene dell'Inferno e finge di darla vinta al "babbo": si sposerà anche lui. "Or moglie vo' com'io odio il gaudente" e Cecco si sposa per manifestare il suo odio per il frate gaudente. Giura di spassarsela, dopo, almeno potrà spendere. Se sarà infelice prenderà in giro l'infelicità mettendosi una maschera di allegria. Si preparavano due matrimoni: Il padre avrà certamente procurato alla nuova coppia un alloggio distante, per vedere il meno possibile figlio e nuora. La povera moglie doveva sorbirsi da sola questo Cecco che l'aveva sposata per vendetta contro suo padre, contro Becchina. Spendeva quanto poteva, ma si accorse che le donne costano care: ci vogliono gioielli ed altro. La generosità paterna era disperatamente scarsa, e le nuove passioni, restano deluse. A casa, sua moglie, secondo lui, non faceva che strillare e lo supplicava di fare economia, di amministrare la sua roba, di "far masserizia”. Siamo nell''85 circa, Cecco è nel fiore degli anni. La sua "malinconia" e il suo odio per l'universo hanno l'energia dell'età. Scrive ora il sonetto celeberrimo: S'io fosse foco, arderei 'l mondo; ma essendo solamente Cecco, non gli restava che ingaglioffirsi più che poteva. E trovò il tempo di soffrire anche per Becchina: la povera ragazza aveva avuto in sorte il peggiore dei mariti. Intanto i debiti crescevano e il padre era sempre vivo. Toccava gli ottanta o giù di lì ma non dava segno di andarsene. Doveva essere immortale, come il padre d'un altro Cecco, omonimo, confidente e compagno di sventura. Questo pensiero finì per diventare la suprema speranza di Cecco, e quando il sogno si realizzò, nel modo improvviso con cui avvengono le cose troppo attese, Cecco scrisse il più trionfale dei suoi sonetti, dopo quello dei baci di Becchina. Non si disperin quelli de lo Inferno: non è eterno come si dice. Mandò anche un sonetto a Dante, senza ricevere risposta Ma quando seppe, nel 1302, che era rovinato e sbandito, gliene mandò un altro un po' sgangherato, in cui fingeva di trovare certa contraddizione logica in un sonetto della Vita Nova. Si era verso la fine del secolo. Cecco si godeva l'ozio, se non la vita, fatalisticamente preoccupato del calo delle finanze. Finì come un grosso cane che non si vede più in giro. Un documento c'informa che la famiglia rifiutò l'eredità: pare che i debiti superassero troppo l'asse ereditario, ma che ci fosse ben poco da salvare del buon nome del padre. DE RELIGIŌNE DOTTRINE, TRADIZIONI, SEMANTICA SAMARITANI: dall'ebraico ש ֶמרִים ַ shamerim, cioè "osservanti della Legge",sono i discendenti delle due tribù del Regno di Giuda erano i "veri" e "puri" ebrei dopo l'Esilio babilonese, i samaritani erano i discendenti unicamente degli stranieri pagani deportati in Israele nel 721 a.C., per sostituire le popolazioni ebraiche totalmente deportate. sono i membri di una comunità ebraica in Terrasanta comprendente 654 membri (popolazione censita nel 2003), di cui 346 abitano in Israele, nella città di Holon, e 308 a Kiryat Luza (vicino a Nablus) in Palestina. L'omonima città e regione (Samaria, oggi Nablus in Cisgiordania) da loro prende il nome. Oggi una piccola comunità di un migliaio di samaritani, di lingua araba, ancora guidata da una gerarchia sacerdotale, sacrifica l'agnello pasquale sul monte Garizim, luogo santo samaritano da oltre due millenni, vicino a Nablus. I Samaritani possiedono una loro versione del Pentateuco, che interpretano letteralmente, e anche se non considerano i Profeti e gli Agiografi come testi sacri, credono nel messia e nella resurrezione. Buona parte delle discordanze fra la versione samaritana del Pentateuco e quella giudaica mira peraltro a stabilire sul monte Garizim, anziché sul Monte del Tempio di Gerusalemme, il "vero" luogo del culto di YHWH. Come altri settari posteriori, quali i Sadducei e i Caraiti, anche i samaritani possiedono un loro calendario. 7 O ON NO OM MA ASST TIIC CA A,, T TO OP PO ON NO OM MA ASST TIIC CA A O OD DO ON NO OM MA ASST TIIC CA A DAVIDE: Il nome deriva dall'ebraico antico Dawidh e significa «l'amato da Dio, il diletto», più precisamente deriva dal verbo yàdad, che significa amare. Venne poi tradotto in greco Dayéd ed in latino Dayid. È uno dei nomik più usati in Italia ed annovera tra i personaggi illustri: Davide re e profeta e Davide di Svezia. DEBORA: Deriva dal nome ebraico Deborah, tradotto in greco come Debbora o Deborra ed in latino come Debora. Il significato originario è "ape". DARIO: Deriva dal persiano Darajavaush (o Darayavaush), nome tradizionale della dinastia dei re Achemenidi, poi grecizzato in Dareios, e di qui nel latino Darius; significa "che mantiene il bene, che ha in sé il bene". Personaggi importanti: Davide di Persia, L’APPIA: La via Appia Antica è una strada romana che collegava Roma a Brindisi, il più importante porto per la Grecia e l'Oriente nel mondo dell'antica Roma. L'Appia è probabilmente la più famosa strada romana di cui siano rimasti i resti, la sua importanza viene confermata dal soprannome con il quale i Romani la chiamavano: regina viarum. I lavori per la costruzione iniziarono nel 312 a.C., per volere del censore Appio Claudio Cieco (Appius Claudius Caecus, appartenente alla Gens Claudia). VERONA: il nome potrebbe derivare dall'etrusco Vera, probabile nome di persona, ma anche da un sostrato pregallico (moltissimi fiumi e fiumiciattoli portano ancora oggi nomi derivati da radici preceltiche come *ver- e *var-); dal termine latino ver ( primavera).Secondo una leggenda, il capo gallico Brenno, chiamò il nuovo centro abitato Vae Roma, cioè Maledetta Roma, che poi si trasformò in Verona. L’ANGOLO DELLA TENEREZZA: di Franco Pastore LE TUE MANI Come soffice nube, quell’onda di recluso piacere, nel silenzio del cuore, chiedeva pace. Amore e sofferenza, sul tuo viso, senza l’ombra struggente d’un sorriso. Come un giorno di marzo, eri, col ricordo dell’inverno ancora, col sole nella pioggia e la speranza d’una bell’aurora. Un tuo sospiro Accolse briciole di desiderio, gesti sconnessi naufragati nel nulla, mentre taceva tutto, ma non le tue mani. 8 DAGLI APPUNTI DI DORA: DETTI ANTICHI E MODI DI DIRE Dora Sirica • Quanne si’ povero, si’ pell’e ossa, te manca ‘o pane ‘e te spunteche ‘st’uòsse. • 'ntrélleca ‘a vita, ‘ndrélleca ‘o dente e dìnt’a sacca ce sta ‘o viente. • Tuculèa tuculèa ca ‘o sasìcce s’arrecrèa, si te stanch’’e tuculià, ‘o sasìcce lascio’ sta • ‘Nu magliuòppele tengh ‘ncuòrpe, sule còllere e juòrne stuòrte; m’abbuffàte pure ‘a panza, dìnt‘a vita nun c’è criànza. Traduzione e commento: La fame è una brutta bestia e si accompagna sempre alla povertà: nemmeno la soddisfazione di rosicchiare gli ossi, come fanno i cani. In tal modo non c’e qualità di vita; nemmeno l’amore è piacevole nell’indigenza. Se poi si aggiungono i dispiaceri della vita, il quadro è completo e tutto diviene difficile a sopportarsi. Antonio della Rocca IMPULSEART [email protected] POETILANDIA http://www.poetilandia.it/ La città dei nuovi autori A AR RIISST TO OT TE EL LE E M Moottoorree ddii rriicceerrccaa iittaalliiaannoo ARTCUREL B Blluuee TTeeaam m http://www.bluteam.net Aspetti semantici e socio-antropologici, implicanze greco-latine: SPUNTECHE: dal verbo transitivo spuntecare, molto usato nell’entroterra campano fino ad un trentennio fa. Dalle caratteristiche onomatopeiche, deriva dal participio passato del verbo latino pungo: punctum, con una s detrattiva. Significherebbe togliere la punta, spuntare, ma è più usata come nei significati di spiluccare, rimediare qualcosa per placare la fame, dibattersi nel bisogno, mangiucchiare, rosicchiare, pulirsi le ossa. NTRELLECA’: sinonimo del napoletano tremmulià, da cui ‘ntremmulià e poi ntrellecà, col significato di tremolare lievemente, con caratteristiche onomatopeiche. Tutti dal latino trēmere. Derivati: ‘ntrellecamiénte. TUCULIARE: smuovere con levità, cullare, muovere con dolcezza. Etimologicamente, dal participio latino tactu(m) più un infisso attenuativo ed un suffisso frequentativo del tipo tac(t)uliare>taculi-are >tucu-li-are. Derivati: tuculiata, tuculiamiénto, tuculata, tuccata. Ab antiquo,ovviamente, la radice è greca,da tύptω (tupto): colpire, percuotere, battere, scuotere. Modi di dire: -Quanne ‘a femmena tuculéa, trova sempe chi arrecréa. - Marzo tuculéa ‘e aprìle s’e carréa. - Nisciuno ‘a tuculèa e chélla sona. (la tammorra) ARRECREA: rifl. arrecriarsi, come il napoletano addecriarsi, vengono entrambi dal latino ad-recreare provar piacere o dare piacere, nella forma non riflessiva. In poesia: Me fa arrecrià ‘na cosa sola, m’’a porta Filumena quànne vola ‘ndé brazze mje e tantu me cunsòla… (anonimo dell’800) 9 I TAMBURANOVA ______ ErmannoPastore voce e tammorra Nuccia Paolillo voce e ballo Cristiana Cesarano voce e ballo Michele Barbato e Giovanni del Sorbo chitarre A. Benincasa Bassoacustico Pasquale Benincasa percussioni Enrico Battaglia mandolino e violino. SASÌCCE : termine campano, in nap. Sauciccia; dal tardo latino salsicia, dall’aggettivo salsicium = salato, con raddoppio d’influsso: salsiccia, da cui salsiccia ed il popolare sausiccia. MALLUÒPPOLO: una specie di gomitolo, o comunque un groviglio filamentoso, riferito a lana o peli più suffisso. Da mallus = fiocco di lana. Usato anche in modo figurato, per indicare stress, dispiacere, qualcosa che non si riesce a digerire o a dimenticare. In lingua è usato nella forma mallòppo, nel senso di refurtiva, risultato di un’azione criminosa. ‘NCUÒRPE: in corpo, dentro, intimamente; dal latino in- corpore, per troncamento e fusione del prefisso con la parola, da cui incorpo(re) ed ancora ‘ncuòrpo. CÒLLERE: collera, ira, dispiacere; dal latino cholera(m) = bile, con raddoppio consonantico. Da cui, pigliàrse collera equivale a dispiacersi. Un UN INCONTRO FELICE CON LA MUSICA DELLA NOSTRA TERRA ALTRA MUSA c|âvvÉÄÉftÄÉààÉ c|âvvÉÄÉftÄÉààÉ ÄxààxÜtÜ|É ABBUFFATE: dal latino bufo-onis rospo, da cui buffare ed il popolare abbuffare, cioè gonfiarsi come il rospo, a mo’ del rospo. Usato anche in senso metaforico, cioè gonfio di bile, di malcontento, adirato, pronto a scoppiare, ad esplodere per la rabbia; ma anche gonfio, sazio. Derivati: abbuffamiento, abbuffata. PANZA: sostantivo femminile, dal latino pàntice(m) con sincope centrale pan(ti)cia , e metaplasmo pancia c>z panzia, da cui panza. Derivati: panzata, panzarotto, panzone, panzanella. http://www.altramusa.com/ “L’OCCHIO” SITO DEGLI AUTORI EMERGENTI Prof. B.Bruno Cava de’Tirreni http://balbruno.alter vista.org/index80.html http://www.partecipiamo.it PARTECIPIAMO.IT REKSTORY ‘O NAZARENÒS Lauda a quattro voci di FRANCO PASTORE su Salerno e provincia MENSILE DI DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile: Francesco Piccolo Vicedirettore: Eugenio Mucio Redazione: via Rosa Jemma, 2 – Centro Direzionale “Pastena “ 84091 - Battipaglia (SA) TEL. 0828.346319 DANCE GRAND PRIX 2OO9 presenta il BARCELLONA DANCE AWARD concorso internazionale per scuole e gruppi di danza dal 9 al 13 aprile. Voli low per Barcellona a soli 19 euro Per informazioni: [email protected] GRANDE EVENTO MUSICALE OFFERTO DA IMPULSESART EVENTI E FERRARA FIERE CONGRESSI TRIBUTO AI PINK FLOYD CON L'ENTUSIASMANTE CONCERTO DEI " WIT MATRIX " L'evento si svolgerà presso i padiglioni diFERRARA FIERE CONGRESSI Via della Fiera, 11 - FERRARA 10 OMAGGIO AD UN GRANDE POETA: NATALIZIU L'AMURI* -Mamma, mammuzza, si 'n avissi a tia, - Mamma, chi veni a diri 'nnamuratu? ju 'ntra 'stu munnu, mi sintissi persu; - ...Vóldíri... un omu ca si fa l'amuri. ti vogghiu beni chiù di l'Universu, - E amuri chi vóldiri? – chiù di la vista e chiù di l'arma mia. ...E' un gran piccatu; Si lu me' sensu ancora non s’ha persu, è 'na bugía dí l'omu tradituri! lu vidi, mamma è pirchi pensu a tia: - Mamma..., 'un è tantu giustu 'ssu dittatu... a tia ca si' la megghiu puisia; ca tradímenti non nn'ha fattu, Turi! e di la' puisia lu megghiu versu!" - Turiddu?... E chi ti dissi, 'ssu sfurcatu? - Mi díssi... ca prí mía muria d'amuri! Oggi ricurri ancora la to' festa - Ah, 'stu birbanti!... E tu, chí ci dicisti?... ed ju, chi non mi scordu la jurnata, - Nenti! ... Lu taliai ccu l'occhi storti... t'offro l'umili miu, solitu cantu. - E poi?... - Mi nni trasii tutta affruntata!... Tu dunami la solita vasata, - Povira figghia mia! ... Bonu facisti! ... e po' fammi durmiri ccu la testa E... lu cori? - Mi batti forti fortí... supra lu pettu to' amurusu e santu! - Chissu è l'amuri, figghia scialarata! Nato a Belpasso, il 3 dicembre 1870, da un giornalista ex garibaldino, Nino Martoglio abbandona le sue ambizioni di diventare capitano di marina e fonda, nel 1899, a soli 19 anni, un settimanale umoristico e satirico scritto anche in dialetto siciliano, il D'Artagnan, dove pubblica tutte le sue poesie, raccolte in seguito per gran parte nella raccolta Centona, molto apprezzate da Giosuè Carducci, soprattutto per il verismo descrittivo delle bellezze dell'isola. Si dedicò con al teatro e, nel 1901, creò la Compagnia Drammatica Siciliana, con l'intento di rendere famoso a livello nazionale il teatro dialettale siciliano e, nell'aprile 1903, giunsero ad esibirsi con successo a Milano. Muore a Catania, 15 settembre 1921. L’ANGOLO DELLE BAGGIANATE ISOLANTE: abitante solitario di un’isola. ISTRIONE: un istrice molto grosso. INTERFERIRE: ferire con parolacce i tifosi dell’Inter. INSTABILE: stare all’interno di uno stabile. INDULTO: indiano maggiorenne, adulto. INFERMIERI: infermi ieri, oggi tutti guariti. HAMBURGHER: abitante di Amburgo. TASSA: la compagna del tasso. ABBAINO: l’abbaiare di cane molto piccolo. 11 M ME ET TA AM MO OR RPPH HO OSSE EO ON NL LIIB BR RII U UN ND DE EC CIIM M D Dii LLuucciioo A Appuulleeiioo Le metamorfosi dello scrittore Apuleio, col Satyricon di Petronio, costituiscono l'unica testimonian-za del romanzo antico in lingua latina. Le Metamorfosi chiamate da sant'Agostino nel De civitate Dei (XVlll, 18) Asinus aureus (L'asino d'oro), si compongono di 11 libri. Per quei critici che, come vedremo a breve, tendono ad interpretare il romanzo seguendo una chiave di lettura mistagogica (Apuleio descriverebbe metaforicamente il proprio percorso di conversione al culto di Iside), già il numero di libri avrebbe valore magico, richiamando il numero dei giorni richiesti per l’iniziazione misterica: dieci di purificazione ed uno dedicato al rito religioso. l’impianto dell’opera presenta effettivamente due ‘macrostrutture’, la prima delle quali comprende i primi dieci libri, mentre la seconda coincide con l’ultimo. In effetti, è ancora in atto il dibattito critico sulla congruenza o meno del libro XI rispetto al resto dell’opera: per quelli che insistono sulla lettura mistagogica del romanzo, quest’ultimo libro si tratterebbe dell’allegoria d’un percorso di espiazione, che l’io-narrante ( Apuleio) ha faticosamente attraversato fino a giungere alla verità redentrice del culto isiaco; ed alcuni si sono spinti talmente oltre, da ricondurre ogni riferimento disseminato nell’opera ad allusione della redenzione finale. Al contrario, per altri, l’XI libro non sarebbe altro che un’appendice artificiosa e slegata rispetto all’elemento comico e ludico della parte dell’opera che precede. Questi ultimi , ricordano, infatti, come assioma, la premessa cui invita l’autore: «Lector intende: laetaberis», ovvero,«Lettore, presta attenzione: ti divertirai». Se poi intendiamo l’invito in senso ‘subliminale’, la verità è ben più profonda: «Lettore, tendi (la tua anima): troverai la gioia (interiore)». In questo caso, ci troviamo di fronte ad doppia chiave di lettura ed il delectare si rivelerebbe funzionale al docere. Di qui, una diversa considerazionee artistica e letteraria dell’opera: se esso è davvero un ‘romanzo di formazione’, allora presenta un tessuto connettivo ben saldo nel suo simbolismo; se, invece, è semplicemente un romanzo d’intrattenimento e la frattura tra l’ultimo libro e gli altri viene vista come insanabile, allora il piano ludico e quello mistico finirebbero per interferire e sovrapporsi, disturbando ogni possibilità di organica costruzione del mondo evocato dallo scrittore. La faccenda addirittura si complica, quando le due macrostrutture sono, a loro volta, attraversate dalle sequenze narrative, scandite da due episodi simmetrici, che segnano le svolte fondamentali della vicenda: le due metamorfosi da uomo ad asino, da asino ad uomo del protagonista. RIASSUNTO DELL’OPERA (seconda parte:libro III) Fatto giorno, è arrestato e condotto al tribunale in mezzo alla folla che lo sta a guardare, invece che con ira, con grandi risate. Per la gran calca, l’udienza è trasferita in teatro. L’accusatore ha parole di esecrazione per l’efferato straniero; Lucio si difende calorosamente e invoca la pietà dei giudici; ma quando gli è ordinato di sollevare di sua mano il manto che copre i corpi dei tre uccisi, in mezzo alla frenetica ilarità del pubblico, si accorge che sono tre otri gonfi con le tracce dei suoi colpi di spada. In quel giorno a Hypata ricorre la festa del deus Risus, del dio del ridere, che si celebra con qualche nuova trovata: e Lucio ne ha subìta la prova. La mortificazione è grande, ma l'amore dell’ancella gli restituisce l’allegrezza. Essa gli promette, inoltre, di svelargli i segreti intimi della padrona. Dopo qualche tempo, infatti, accorre e gli annunzia che la padrona, vanamente desiderosa di trarre a sé un giovane Beota [ nativo della Beozia] che essa amava, si sarebbe mutata in uccello per volare sotto questa forma presso di lui. Per le fessure della porta, Lucio assiste alla prodigiosa trasformazione: la maliarda, spalmatosi tutto il corpo con una pomata, si tramuta in gufo e vola via. Lucio, riavutosi dallo stupore, vuole trasformarsi anche lui, e scongiura Fotide che l’assista; ma la fanciulla scambia per errore il vasetto dell’unguento e Lucio si trasforma, non in gufo, ma in un asino, che conserva, tuttavia, il sentimento umano. Fotide consola il malcapitato: basta masticare delle rose [simbolo di rigenerazione] per riprendere la figura umana; essa ne avrebbe portato alla prima luce del giorno. Intanto l’uomo-asino se ne va nel luogo che ora più gli conviene: la stalla, dov’è il suo cavallo e l’asino di Milone. 12 COME RAGIONANO LE DONNE: Vacanza difficile? TELEFONO BLU [email protected] 081 5517256 0637518881 MBUTONZONE http://www.mbutozone.it/ TELERADIO NEWS CAIAZZO Giannigosta@ libero.it http://it.video.search.yahoo.com/search/video?p=andropo s EDITRICE ANTITESI Roma http://www.editlibri.net ASSOCIAZIONE CONTRO TUTTE LE MAFIE * SUI MARITI • Meglio essere amata da un vecchio che fare la serva ad un giovane; • Un marìo vecio è meglio che gnente (proverbio veneziano); • Il marito giovane di rado è fedele; • Buona oca, cattivo papero; • Qualsiasi donna in grado di leggere e di intendere il contratto di matrimonio e lo contrae, ne merita poi le conseguenze; • Chi tene maritu viécchio, ‘nzàcca lu pepe. • L’ommo pelùso è auriuso, l’ommo furzuto è guliuso. ù * CONSIDERAZIONI: Come scrive Natalia Aspesi, l’uomo ha rafforzato il suo potere, in questi ultimi anni. Infatti, con la libertà delle donne, è riuscito ad ottenere la sua libertà: con meno doveri e meno responsabilità, che prima gli venivano dall’essere arbitro unico della famiglia e della società. Il nostro matrimonio, sottolinea Elisabeth Cady Stanton, è soltanto un legame esteriore imposto dal costume, dall’interesse e dalla necessità, ma non ha nulla a che vedere con l’amicizia e l’amore. Nel periodo del corteggiamento, incalza Germaine Greer, con freddo cinismo, l’uomo cerca di rendersi indispensabile, almeno quanto lo è la donna per un uomo ed arriva a metterla incinta al solo scopo di distruggere la sua autosufficienza. (G.G.- L’eunuco femmina- 1972) “LA GUGLIA” Associazione Culturale - Onlus In collaborazione con i Comuni di Agugliano, Camerata Picena e Polverigi e con il patrocinio della Regione Marche e la Provincia di Ancona organizza IL PREMIO NAZIONALE “POESIA SENZA CONFINE” 2009 La partecipazione al concorso è gratuita ed aperta a tutti. Le poesie possono essere inviate all’indirizzo [email protected] www.ingiustizia.info III Edizione Concorso Internazionale di Libri editi ed inediti [email protected] "Il Saggio" www.malagiustizia.eu I libri dovranno pervenire non oltre il 30 aprile 200 al Centro Culturale Studi Storici - via Guglielmo Vacca, 8 - 84025 Eboli (SA). Per informazioni Tel.3281276922 – e-mail: [email protected] per promuovere l’arte http://www.tuttoveneto.it/ KOINOTES: PARTECIPAZIONE PAGINE MEDICHE.IT Medicina e Prevenzione Sessualità - Sport - Benessere IL MEDICO RISPONDE 13 L’AMICIZIA di Aristotele di Stagira Nato a Stagira, nel 384 a.C. ai confini con la Macedonia, fu allievo di Platone dall’età di 17 anni e ne frequentò l'Accademia per venti. Dopo la morte del maestro, nel 347 a. C., lasciò Atene e fondò una propria scuola ad Asso, nella Troade. Nel 342 venne chiamato da Filippo II re di Macedonia per fare da istitutore al figlio, il grande Alessandro Magno. Nel 336, quando Alessandro salì al trono, ritornò ad Atene e fondò il suo Liceo, una scuola filosofica che per un certo periodo superò in prestigio l'Accademia platonica. Con la morte di Alessandro ed il diffondersi di un clima antimacedone, venne costretto all'esilio nella Calcide, dove morì nel 322 a.C. Aristotele fu il primo grande organizzatore del sapere, suoi i primi ragguagli storico-teoretici sui presocratici, sue le prime raccolte organiche del sapere logico, fisico e biologico; grande osservatore della natura, non dimenticò di cimentarsi in importanti studi sull'etica e sulla retorica. Il suo metodo di indagine venne preso a modello dalla Scolastica, per i cristiani diventò “l’ipse dixit” nel campo delle scienze, della metafisica e della cosmologia. Per questo motivo la filosofia di Aristotele, diversamente da quelle di molti altri pensatori greci, rimase viva lungo tutto il corso del medioevo grazie alla tradizione teologica cristiana, che fece proprie molte delle conclusioni più importanti del suo pensiero (si pensi a Tommaso d'Aquino).Le sue opere riguardarono la logica,l’etica, la linguistica, la fisica e la biologia. L’amicizia riguarda l’VIII ed il IX libro dell’Etica Nimomachea. DALL’ETICA NIMOMACHEA(*) L’Amicizia è una cosa non soltanto necessaria, ma anche bella", in quanto "nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se fosse provvisto in abbondanza di tutti gli altri beni": "L'amicizia è una virtù o s'accompagna alla virtù; inoltre essa è cosa necessarissima per la vita. Infatti nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se avesse tutti gli altri beni (e infatti sembra che proprio i ricchi e coloro che posseggono cariche e poteri abbiano soprattutto bisogno di amici; infatti quale utilità vi è in questa prosperità, se è tolta la possibilità di beneficare, la quale sorge ed è lodata soprattutto verso gli amici? O come essa potrebbe esser salvaguardata e conservata senza amici? Infatti quanto più essa è grande, tanto più è malsicura). E si ritiene che gli amici siano il solo rifugio nella povertà e nelle altre disgrazie; e ai giovani l'amicizia è d'aiuto per non errare, ai vecchi per assistenza e per la loro insufficienza ad agire a causa della loro debolezza, a quelli che sono nel pieno delle forze per le belle azioni". Tre sono le specie dell'amicizia a seconda che sia fondata sul piacere reciproco, sull'utile o sulla virtù: "Tre dunque sono le specie di amicizie, come tre sono le specie di qualità suscettibili d'amicizia: e a ciascuna di esse corrisponde un ricambio di amicizia non nascosto. E coloro che si amano reciprocamente si vogliono reciprocamente del bene, riguardo a ciò per cui si amano. Quelli dunque che si amano reciprocamente a causa dell'utile non si amano per se stessi, bensì in quanto deriva loro reciprocamente un qualche bene; similmente anche quelli che si amano a causa del piacere. (...) L'amicizia perfetta è quella dei buoni e dei simili nella virtù. Costoro infatti si vogliono bene reciprocamente in quanto sono buoni, e sono buoni di per sé; e coloro che vogliono bene agli amici proprio per gli amici stessi sono gli autentici amici (infatti essi sono tali di per se stessi e non accidentalmente); quindi la loro amicizia dura finché essi sono buoni, e la virtù è qualcosa di stabile; e ciascuno è buono sia in senso assoluto sia per l'amico. Infatti i buoni sono sia buoni in senso assoluto, sia utili reciprocamente". Mentre quella fondata sul piacere e sull'utile si rivela accidentale e cessa quando il piacere o l'utile vengono meno, quella invece fondata sulla virtù è perfetta ed è la più stabile e ferma. Ci sono poi tante specie di amicizia, quante sono le comunità organizzate della società civile; ma in ultima istanza è nella comunità politica, che ha per fine l'utile comune, che devono essere individuate le condizioni più generali dell'amicizia. E per ogni tipo di configurazione istituzionale si hanno forme diverse di amicizia. " (continua) _____________ Andropos (*) L'opera, divisa in dieci libri, venne così intitolata perché fu il figlio di Aristotele, Nicomaco, a raccogliere e divulgare le lezioni tenute dal padre. Soprattutto nei libri V, VI e vi si notano frequenti interpolazioni e manipolazioni dovute a discepoli del maestro e a successivi compilatori. L'opera fu pubblicata perla prima volta, insieme al corpus delle altre opere aristoteliche, da Andronico di Rodi (50-60 a.C.). 14 L’ELDORADO Di Renato Nicodemo Si sa che Orellana, ufficiale di Pizarro,diceva di aver scoperto l’ Eldorado tra il fiume delle Amazzoni e l’Orinoco. Se l’ardito conquistatore fosse vissuto in Italia non avrebbe dovuto navigare tanto per raggiungere il paese dorato, perché l’avrebbe scoperto a due passi dalla Spagna. L’Italia di qualche anno fa, infatti, è stata un vero Eldorado anche se non abbiamo la fortuna di avere un vulcano che vomita oro, come il Galeras, nelle Ande colombiane, che contiene nelle sue viscere un giacimento d’oro, e durante le sue eruzioni vomita pepite. Qui,da noi, tutto è stato d’oro, dai trasporti alle banane, dagli appalti alle carceri, alle lenzuola, agli affari in genere. Dopo il terremoto nell’Italia Meridionale anche le ruspe diventarono d’oro. Nella U.S.L. n. 21 di Cagliari scoppiò la vicenda dei peni d’oro per via di certe protesi pagate, manco a dirlo, a peso d’oro. I peni? Si, i peni! E speriamo che i corrispondenti femminili siano più a buon mercato!. I bambini, da parte loro, hanno l’Orzoro. Adoratori di un Dio d’oro, navighiamo, non c’è che dire, in un mare d’oro! (Cf G.Arciniegas, Il mare d’oro). Il destino a volte è beffardo: mentre in altre parti del globo si muore di fame, da noi si rischia di morire di oro, come il re Mida. Ma se il figlio di Cibele poté salvarsi bagnandosi nel fiume Pattolo, noi, se vogliamo salvarci allo stesso modo, rischiamo di morire lo stesso per l’inquinamento delle acque, fluviali e non. Renato Nicodemo: nato a Laurito, è laureato in Pedagogia e Dirigente scolastico. Abilitato per l’insegnamento delle lettere, è autore di articoli pedagogicodidattici, di legislazione scolastica e noterelle. Appassionato di studi mariani, cura la pagina mariana di alcune riviste cattoliche. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni; qui di seguito alcuni titoli: La Vergine nel Corano, La Vergine nella Divina Commedia, Antologia mariana, Umile ed Alta, Il bel pae-se, I nuovi programmi della scuola elementare, Verso i nuovi Orientamenti ed altro. Orellana SERVIZI LETTERARI -------- c/o Matteo Pugliares via Nuova S.Antonio 97015 Modica (RG) [email protected] IL NAZARENO ---- Lauda in quattro movimenti di Franco Pastore ---- Musiche: E. Pastore Immagini: P. Liguori Presentazione: A.Mirabella Commenti: R.Nicodemo F.Calenda ---VVeessuuvviioowweebb..ccoom m _________________________________ Cultura, Arte, Archeologia vesuviana _____ di A.Langella 15 Salerno, una provincia da scoprire Piaggine Sottane, era detto così per distinguerlo da Piaggine Soprane di cui era frazione con il nome di Casaletto di Piaggine da cui deriva il gentilizio "casalettari". Oggi, Piaggine sottane si chiama Valle dell’angelo, da un’antica grotta dedicata al culto di S.Michele Arcangelo. Nel 1995, chi scrive dedicò a questo comune un testo di liriche sulle bellezze notevoli del luogo; ma l’amministrazione ha ignorato la pubblicazione. Oggi, col nome di Piaggine, viene indicato un Comune di 2.056 abitanti come da censimento del 1991. Le origini del sito risalgono intorno all’anno mille, ma fu nell’anno 1159 che vi si stabilì una comunità religiosa di Benedettini, che eresse una chiesa, ancora esistente, dedicata a San Pietro, al di là del ponte sul fiume Calore. La Chiesa Parrocchiale di S. Nicola di Mirra risale, invece, al 1500 e dello stesso periodo è la cappella dedicata a S. Maria del Carmine, nella quale è conservata una magnifica Pala dell’Assunta. Annesso ad essa è il convento dei Cappuccini, del quale rimane solo il chiostro. L’antico nome del Comune era Chiaine, dai detriti che portavano le piogge nei mesi invernali, ma successivamente venne trasformato in Piaine, per una serie di spiaggette sulle rive del fiume calore, da cui l’attuale Piaggine. Un tempo Piaggine Soprane, con Piaggine Sottane, faceva parte di Laurino e nel Gonfalone è rappresentato uno scudo, lo stem-ma dei Pepoli, su cui sono raffigurati due leoni con le zampe posteriori su tre monti, il tutto sormontato da tre stelle, mentre sopra lo scudo spicca una corona con cinque torri. Piaggine è un ridente paese situato nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano ed offre un ambiente naturale ancora incontaminato, caratterizzato dalle belle sorgenti del Ca-lore e dalla flora e la fauna del monte Cervati. Notevoli le tradizioni religiose ed i luoghi di culto, situati in alto sui monti, come la Grotta della Madonna della Neve sul monte Cervati e la cappella dell’Assunta sul costone del monte Motola. In paese invece si festeggiano la Madonna delle Grazie (2 luglio), la Madonna del Carmine (16 luglio), e Santa Filomena (23 agosto). Suggestiva, poi, la doverosa visita alla vicina “Roscigno vecchia”, dove è possibile visitare un interes sante museo agricolo. Andropos Piaggine N N O C A T T O L C T NO OIII C CA AT TT TO OL LIIIC CIII...IIIT T [email protected] ReS RICERCA e SVILUPPO PER LE POLITICHE SOCIALI __ Direttore Scientifico Natale Ammaturo C C..E E..II..M M.. NAONISART http://www.naonisart.it/ POESIE E RACCONTI.IT http://www.poesieeracconti.it SAULE KILAITE e Picasso Strings http://www.saule.it/ [email protected] 16 I TRAGICI GRECI A cura di Franco Pastore Che cos'era il teatro tragico per i Greci? Una rappresentazione drammatica dell'esistenza, ma soprattutto la "realtà poetica" della polis. Sommi artefici della straordinaria produzione tragica furono Eschilo, Sofocle ed Euripide, che in modo differente interpretarono la coscienza religiosa e la gloria di cui viveva Atene, mettendo a nudo le ansie e le miserie, del popolo greco e rappresentando tutta l'anima e lo spirito di una civiltà. Il motivo della tragedia greca è lo stesso dell'epica, cioè il mito, ma dal punto di vista della comunicazione essa sviluppa mezzi del tutto nuovi: il mythos (µύθος, racconto) si fonde con l'azione, cioè con la rappresentazione diretta (δρᾶµα, dramma, deriva da δρὰω, agire), in cui il pubblico vede con i propri occhi i personaggi che compaiono come entità distinte che agiscono autono-mamente sulla scena (σκηνή, in origine il tendone dei banchetti), provvisti ciascuno di una propria dimensione psicologica. Rimangono però molti punti oscuri sull'origine della tragedia, a partire dall'etimologia stessa della parola trago(i)día (τραγῳδία): si distinguono in essa le radici di τράγος "capro" e ᾄδω "cantare", quindi il "canto del capro", forse in riferimento al capretto consegnato in premio al vincitore della competizione tragica. ESCHILO (in greco Αἰσχύλος) Nacque ad Eleusi, nell’Attica, da famiglia aristocratica, nel 525-24 a C.. La sua adolescenza fu segnata dai tragici, ma al contempo grandiosi, avvenimenti che sconvolsero la vita di tutta la cittadinanza ateniese: la tirannia di Ippia ultimo dei pisistradi era caduta nel 510, nel 508 Clistene presentò alla cittadinanza la sua riforma che introdusse nella città la democrazia, dal 490, i persiani cercano di sottomettere le città stato della Grecia, un lasso di tempo di oltre 10 anni in cui alla fine e con sforzi titanici i Greci sconfissero defini-tivamente la Persia. Tra le sue opere ricordiamo: Sette contro Tebe, Le supplici, Le Eumenidi, l'Orestea. A Siracusa, poi, fece rappresentare I Persiani e scrisse le Etnee in onore della nuova città. Nel 456 a.C partì per Gela, dove morì. Sul suo epitaffio non furono ricordate le vittorie in ambito teatrale, ma i meriti come combattente a Maratona. Eschilo è considerato il padre della tragedia antica. A lui viene attribuita l'introduzione della maschera, dei coturni e del secondo attore, inoltre è con lui che prende l'avvio “la trilogia legata": tre opere tragiche "legate" dal punto di vista contenutistico. Nell'Orestea, infatti, (pervenutaci per intero), viene messa in scena la saga della stirpe degli Atridi, dall'uccisione di Agamennone alla liberazione finale del matricida Oreste. I SETTE CONTRO TEBE L’opera tragica narrava le sciagure della casa di Laio e di Edipo. Eteocle figlio di Edipo regna su Tebe. Egli annuncia al popolo che, secondo una profezia di Tiresia, Tebe sarà assalita quella notte. Un nunzio intanto, che ha assistito nel campo nemico al giuramento dei sette guerrieri che guideranno l'assalto alle sette porte della città, ha riconosciuto tra essi Polinice, fratello del re. Sarà Eteocle stesso a difendere nella battaglia la settima porta contro Polinice. Tebe è salva, ma i fratelli si sono reciprocamente uccisi. I nuovi signori di Tebe vietano che il traditore Polinice venga sepolto, ma Antigone, sorella degli uccisi, convince con appassionate parole la più debole sorella Ismene e parte degli astanti a onorare con lei il cadavere di Polinice. Eschilo CONCERTI e SPETTACOLI di MIMI’ PALMIERO ------http://it.youtube.com/prof ile_videos?user=mimipal mieroit&p=r Associazione i Meridiani onlus ___ www.imeridiani onlus.org [email protected] Battipaglia (Sa) A.L.I.A.S. www.alias.org.au V VE ET TR RIIN NA AD DE EL L B BE EN NE ESSSSE ER RE E FFaarrm maassaalluuttee..iitt Poesia Creativa www.poesiacreativa.it 17 D DA AL LL LA AM MIIT TO OL LO OG GIIA AG GR RE EC CO O--L LA AT TIIN NA A:: FFEETTO ON NTTEE MITOLOGIA, DAL GRECO MITHOS E LOGOS ( DISCORSO SUL MITO ) NARRA DEGLI ANTICHI DEI E MITI DEL MONDO ANTICO . Fetonte, figlio di Elios e della ninfa Climene, per verificare l’affetto del padre, lo pregò di lasciargli guidare il carro del Sole: ma, a causa della sua inesperienza, perse il controllo del carro, i cavalli si imbizzarrirono e corsero all'impazzata per la volta celeste: prima salirono troppo in alto, bruciando un tratto del cielo che divenne la Via Lattea, quindi scesero troppo vicino alla terra, devastando la Libia che divenne un deserto. Fetonte intanto cominciava a pentirsi della sua richiesta. Cosa gli era venuto in mente di salire su quel cocchio ? la Terra da lassù era piccola, piccola, solo a guardarla gli girava la testa e si sentiva svenire. Come se non bastasse il paesaggio lì attorno era tremendamente inquietante; ovunque il cielo era seminato di mostruose creature le Orse, il Leone, il Cancro. Quando lo Scorpione gli si profilò davanti col poderoso pungiglione il ragazzo entrò definitivamente in panico e finì col mollare del tutto le redini del cocchio solare. A quel punto la situazione cominciò veramente a precipitare, il cocchio, dopo aver cozzato contro qualche astro, iniziò a scendere verso la Terra. Fu una tragedia; le fiammate solari incendiarono, prima le montagne, poi le colline ed infine i prati. Molti fiumi e molti laghi si prosciugarono, i vulcani risentendo del gran calore iniziarono a eruttare lava. Zeus, adiratosi, per salvare la terra scagliò un fulmine contro Fetonte, che cadde alle foci del fiume Eridano, nell'odierna Crespino sul Po. Le sue sorelle, spaventate, piansero abbondanti lacrime con viso afflitto e vennero trasformate dagli dei in pioppi biancheggianti. Anche Cnido il re dei Liguri, amico fraterno di Fetonte, pianse supplicando Zeus di concedere allo sfortunato giovinetto almeno una sepoltura. Il padre degli dei non aveva nessuna intenzione di perdonare quello sconsiderato, in compenso, apprezzò così tanto il gesto del re che decise di accogliere Cnido tra i cieli a simbolo eterno dell'amicizia tra gli uomini. Il re si tramutò allora in un bellissimo cigno che, con pochi battiti delle sue immense ali, giunse tra le stelle dove creò la costellazione del Cigno. Approfondimenti letterari: - Dante, Divina Commedia, Purgatorio IV, 71-72, riferendosi all'eclittica:- Come la strada che mal non seppe carreggiar Fetòn “. - Climene è anche il nome di un'asteroide, che ha preso il nome dalla Climene mitologica. PAROLE NUOVE E…QUELLE FAMIGERATE FIDELIZZARE: rendere una persona cliente o utente affezionato ed abituale di un certo prodotto o servizio; ESSERE ALLA FRUTTA: sostituisce le espressioni : abbiamo toccato il fondo, essere all’osso. Per dire di aver esaurito tutte le risorse e di non aver vie d’uscita; BOTTEGONE: sede del Pci e del Pdsi, oggi dei Ds. Il termine deriva dal nome di via delle Botteghe Oscure, ove si trovano gli uffici del partito; BURGHERIA: tavola calda che vende hamburger. CAMICIE VERDI: quelle indossate dal servizio d’ordine della Lega; BOLLINIZZARE: costringere ad usare i bollini, mentre il mettere i bollini si dine bollinare; BISCIOPOLI: sede centrale della Fininvest, ora Mediaset, da Bisciòne. 18 PIATTI TIPICI DELLA CAMPANIA A cura di Rosa Maria Pastore Cenni storici - Terra degli Ausoni (Aurunci) e degli Opici, verso l'VIII sec. a.C., fu invasa, sulle coste dai Greci, che fondarono la città di Cuma e Partenope ( rifondata poi come Neapolis tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.C) . Ma nel VI sec., le zone interne della regione furono occupate dagli Etruschi, che diedero vita ad una lega di dodici città con a capo Capua. Nella seconda metà del V sec. a.C., iniziò l'invasione dei Sanniti, che conquistarono Capua (nel 440 circa) e Cuma (425 circa). Gli invasori imposero il loro dominio e la loro lingua, diventando così un solo popolo: gli Osci. Quando una seconda ondata scese dalle montagne per invadere la Campania, Capua si rivolse a Roma per essere difesa (343 a.C.). Iniziarono allora le guerre sannitiche (343-290 a.C.), il cui esito fu l'occupazione romana di tutta la regione, sia interna che costiera, con la fondazione di numerose colonie. Con la discesa di Annibale, a nulla valse organizzarsi contro Roma, durante la seconda guerra punica, la regione subì un profondo processo di romanizzazione, e solo Napoli e Pompei conservarono le loro radici elleniche. Dopo aver fatto parte, con il Lazio, della prima regione d'Italia, la Campania divenne sotto Diocleziano una provincia a sé, mantenendo la sua unità anche sotto gli Ostrogoti e i Bizantini. Con l'occupazione longobarda di Benevento (570 circa), la regione fu divisa tra il ducato di Benevento, comprendente Capua e Salerno e Napoli e la regione costiera centrale. Amalfi, invece, arricchitasi coi traffici marittimi, riuscì nei sec. IX-XI a divenire un fiorente ducato indipendente. Dopo la definitiva conquista di Napoli, da parte dei Normanni, nel 1139, la Campania, nei sec. XII e XIII, fu compresa nel regno di Sicilia, divenendo prima un possedimento degli Angioini e poi degli Aragonesi. Dal 1503 al 1707, fu dominio della Spagna e, subito dopo, degli Austriaci (dal 1707 al 1734). sotto. Con l'avvento al trono di Napoli di Carlo VII di Borbone (1734), si ha il regno di Napoli e Sicilia, e poi del Regno delle Due Sicilie. Con l’unità d'Italia (1860), inizia-rono per Napoli enormi problemi economici e politici, che raggiunsero il culmine nel 1884, quando una grave epidemia di colera decimò la popolazione. Nella Seconda Guerra Mondiale, gli Alleati effettuarono un sanguinoso sbarco a Salerno (9 settembre 1943) e presero Napoli, quando ormai la città era stata già evacuata dai Tedeschi. Questa fusione di radici culturali, di usi e costumi di popoli diversi, ha avuto una influenza benefica sulla bellezza delle donne campane e sull’arte culinaria, che può contare sia sulle ricchezze di un mare pescoso, che sulle coltivazioni di frutta, ortaggi, delle pianure. A ciò si aggiungono i magnifici prodotti del latte, i fichi e le olive del Cilento,gli agrumi della costiera amalfitana,i funghi ed i formaggi dell’alta valle del Cervati, i prodotti bufalini della valle del Sele ed i salumi del piagginese. PRANZIAMO NEL SALERNITANO Piaggine è un ridente paese situato nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano ed offre un ambiente naturale ancora incontaminato, caratterizzato dalle belle sorgenti del Calore e dalla flora e la fauna del monte Cervati. Le origini del sito risalgono intorno all’anno mille, ma fu nell’anno 1159 che vi si stabilì una comunità religiosa di Benedettini, che eresse una chiesa, ancora esistente, dedicata a San Pietro, al di là del ponte sul fiume Calore. Un Primo piatto: LA CICCIATA Ingredienti e preparazione (per 4 persone): Mettere a bagno, il giorno prima, tutti i tipi di cereali e di legumi a disposizione. Lessarli poi separatamente e salare a fine cottura. In un tegame soffriggere uno spicchio d’aglio e del peperoncino forte in abbondante olio d’oliva, aggiungere i legumi grondanti del loro sugo e far insaporire. Servire caldo su pane biscottato integrale o pane integrale raffermo. ________________ Consiglio: - Pane casereccio dell’alta valle del Calore (Cilento ) - Olio extravergine di oliva delle colline di Agropoli - Fagioli di Controne 19 Un secondo piatto: CAPRETTO ARROSTITO Ingredienti e preparazione ( per 4 persone): In un piatto mescolare aceto, olio, origano e sale, bagnarvi i pezzi di capretto e quindi disporli sulla brace non molto viva. Rigirare continuando ad inumidire la carne con un mazzetto di origano intinto nel condimento. Un contorno: PATATE AL VINO Ingredienti e preparazione ( per 4 persone): Soffriggere una cipolla di media grandezza nell’olio; aggiungere 1 chilo di patate sbucciate e tagliate a pezzi grossi. Girare un po’ le patate nell’olio e poi coprirle con 1 litro di vino bianco. Far cuocere a fuoco lento finché non resta che un bel sughetto denso. Un dolce: ZEPPOLE Ingredienti e preparazione (per 4 persone): Preparare un impasto con 500 grammi di farina, 2 uova, 50 grammi di burro sciolto, un dado di lievito sciolto in 50grammi di latte, 3 cucchiai di zucchero, un pizzico di sale, 3 patate lesse e schiacciate, la scorza di un limone grattugiata. Formare delle ciambelle e farle lievitare 2 ore. Farle cuocere nell’olio bollente a fuoco moderato e passarle, infine, nello zucchero. VINO: CILENTO DOC ROSSO Ha colore rosso rubino, odore vinoso e caratteristico e sapore asciutto e corposo. La gradazione minima è di 12°, con invecchiamento obbligatorio di un anno. E’ ottimo con l’arrosto, anche se eccelle in unione ai fusilli al sugo di castrato, piatto tipico della cucina cilentana, peperoni imbottiti, melanzane ripiene o in parmigiana, formaggi di media stagionatura semipiccanti; particolarmente indicato con spiedini di braciolette di maialino e capretto o costate d'agnello scottadito. Colore: rosso rubino; Odore: vinoso, caratteristico; Sapore: delicato, asciutto; Vitigni: Aglianico (60-75 %), Piedirosso/Primitivo (15-20 %), Barbera (10-20 %), altri (10 %); Gradazione alcolica min.: 11,50 %; _______________ La cucina della Campania “I nostri chef”, Il Mattino - Gastronomia salernitana di A. Talarco, ed. Salernum - Cucina dalla A alla Z di L. Carnacina, Fabbri Editori - Le mille e una… ricetta, S. Fraia Editore - Mille ricette, Garzanti - L’antica cucina della Campania , Il Mattino - Giorni ricchi d’ una cucina povera, ricette della cucina cilentana di Stellato/M. F. Noce, Galzerano editore. 20 Vero o falso? II L LE EG GU UM MII SSE EC CC CH HII H HA AN NN NO OT TU UT TT TII U UN NG GR RA AN ND DE EV VA AL LO OR RE EN NU UT TR RIIT TIIV VO O Fin dai tempi più antichi, i legumi sono stati tenuti in gran conto come riserva concentrata di cibo per l’inverno e le eventuali carestie; a conferma di ciò, nell’Antico Testamento troviamo scritto che per un piatto di appetitose lenticchie Esaù cedette tutti i suoi diritti di primogenitura al fratello Giacobbe. Le proprietà dietetiche Indipendentemente dalla loro varietà, i legumi secchi hanno tutti un grande valore nutritivo, essendo ricchi di proteine simili a quelle della carne, di zuccheri facilmente assimilabili, di fosforo e altri sali. Essi però sono quasi privi di grassi, per cui non possono essere considerati un alimento completo. Hanno il grande vantaggio di conservarsi a lungo inalterati e di costituire quindi un cibo di riserva in ogni circostanza. Alla famiglia dei legumi secchi appartengono: i fagioli secchi, le lenticchie, i ceci, i piselli secchi e le fave secche. I legumi secchi in cucina: la preparazione I legumi secchi sono verdure disidratate con procedimenti diversi; prima di cuocerli perciò è necessario rendere loro l’acqua che hanno perduto. Per far questo bisogna metterli a bagno per un certo tempo, che varia dalle sei alle nove ore. In ogni caso, è buona regola mettere i legumi a bagno fin dalla sera prima per averli, al mattino, già ammorbiditi e pronti per essere cucinati. Del resto, un bagno anche più prolungato non porta nessun inconveniente. Prima di metterli a bagno liberarli da ogni possibile impurità; coprirli poi con acqua fredda o appena tiepida, e, specie se l’acqua è troppo ricca di calcio, aggiungere un pizzico di bicarbonato di soda, che corregge il difetto dell’acqua “dura”. L’aggiunta in questi casi è necessaria, perché il carbonato di calcio contenuto nell’acqua, combinato con la legumina dei fagioli o dei ceci, forma un composto insolubile che impedisce la normale cottura. Al mattino, scolare l’acqua che è servita per la macerazione e procedere alla cottura dei legumi. La cottura Se eseguita alla perfezione, la cottura dei legumi secchi deve rendere la buccia degli stessi tenera e perfettamente commestibile. In alcune zone di campagna si usa ancora la cottura nel fiasco: i fagioli vengono messi in un fiasco spagliato con acqua fredda e il fiasco viene posato sulla brace. L’ebollizione, molto lenta, viene prolungata per due ore circa. Per un risultato perfetto l’ebollizione non deve essere interrotta neppure per un istante e deve essere perfettamente regolare per tutta la durata della cottura. È certo che se l’acqua smette di bollire la buccia dei fagioli o dei ceci rimarrà comunque dura. L’altro accorgimento riguarda il sale, che non deve essere aggiunto all’acqua in cui bolliranno i legumi: il sale si aggiunge solamente a cottura avvenuta. Una volta cotti, i legumi vanno lasciati nel loro brodo di cottura da cui si toglieranno, per scolarli, solo al momento di servirli o di farli insaporire secondo una determinata ricetta. ____________ Enciclopedia della donna, Fratelli Fabbri Editori 21 GIOCANDO CON I CLASSICI: Esopo: La volpe con la pancia piena Esopo visse nel VI sec. a.C., nella epoca di Creso e Pisistrato. Le sue opere ebbero una grandissima influenza sulla cultura occidentale: le sue favole sono tutt'oggi estremamente popolari e note. Della sua vita si conosce pochissimo, e alcuni studiosi hanno persino messo in dubbio che il corpus di favole che gli viene attribuito sia opera di un unico autore. Secondo la tradizione, Esopo giunse in Grecia come schiavo. Una volpe affamata, vedendo, nel cavo di una quercia, del pane e della carne lasciativi da qualche pastore, vi entrò dentro e li mangiò. Ma quando ebbe la pancia piena, non riuscì più a venir fuori, e prese a sospirare e a gemere. Un’altra volpe che passava a caso di là, udì i suoi lamenti e le si avvicinò, chiedendogliene il motivo. Quando seppe l’accaduto: “E tu resta lì", le disse, “finché non sarai ritornata com’eri quando c’entrasti: così ne uscirai facilmente . Questa favola mostra che il tempo risolve le difficoltà. ________ FEDRO- Favole – dal libro prima Libera riduzione della favola in napoletano ‘O CANE FEDELE ddii FFrraannccoo PPaassttoorree ‘A VOLPE ABBUFFATA ‘Na volpe ca teneva famme assaie, truvàie pane e carne ‘ndà ‘na quercia. Senza pensà e pe’ risolv’e guaie, cumme ‘a ‘na fésse, se rignette ‘a mèrce. Ma quanne avett’ascì ca panza chiéna, era si’ grossa ca paréva prèna. Se disperàie ‘a povera criatura, AZIENDE – PROFESSIONISTI - tutt’angustiata ‘ndà pertòsa scura, e suspirànne già pensave ‘a morte, ca l’aveve purtate ‘a mala sciòrte. Ma ‘n’ata volpe ca passave ‘a llà, chiamandola semènte e baccalà, - Aspette ‘a digerì, ‘e dicette, ‘oi fessa, ‘e ghièsce do’ pertùse ambrèsse, ambrèsse!______ F. Pastore: “FEDRO ED ESOPO in napoletano” ASSOCIAZIONE CULTURALE ONLINE SERVICE TELECOM GuizArt ALITALIA http://www.info412.it/ http://www.guizart.com NUMERI TELEFONICI http://www.alitalia.com/US_EN/ 22 UNA DO NNA NE LL A ST O RI A: EVA DUARTE DE PERON Ultima di quattro figli illegittimi di un piccolo proprietario terriero, Juan Duarte e della sua cuoca Juana Ibarguren, nel 1926, alla morte del padre, per Eva e la famiglia inizia un lungo periodo di miseria e di stenti che migliora solo quando Juana conosce un esponente del partito radicale argentino.La famiglia si trasferisce nella cittadina di Junin. All'età di quindici, grazie all'aiuto del cantante di tango Agustín Magaldi, si stabilì nella vicina Buenos Aires, dove divenne attrice di radio e cinema. Grazie al matrimonio con Perón, celebrato il 9 dicembre 1945 Eva divenne una celebrità. La donna aveva conosciuto il futuro presidente mentre lavorava a Radio El Mundo nel 1944, durante una raccolta fondi per le vittime di un terremoto. Juan Domingo Perón, ammiratore del fascismo e di Benito Mussolini, rientrato in Argentina dopo un soggiorno in Italia di due anni, dal 1938 al 1940, dove aveva seguito un programma di aggiornamento militare presso il comando delle truppe di montagna a Trento, era allora agli inizi della sua carriera. La loro relazione sentimentale divenne poi anche politica, quando Eva, il 17 ottobre 1945, guidò la manifestazione per la liberazione del generale Perón, arrestato per le sue attività contrarie agli interessi militari. Nel 47 Eva si battè con successo per il voto alle donne ed iniziò una lunga tournée in Europa. Il 6 giugno fu accolta in Spagna come una regina; di una bellezza sfolgorante, fu accolta personalmente dal generalissimo Franco, il quale le consegnò la gran croce d’Isabella la Cattolica, la più prestigiosa onorificenza spagnola. A Roma fu ricevuta dal Papa. Al ritorno, al porto di Buenos Aires, più di un milione di persone l’accolsero festanti dal porto alle strade della capitale. Ciò la ripagò ampiamente della freddezza dimostrata dalla corte inglese. Successivamente, reagendo ad una ulteriore umiliazione da parte dell’Organizzazione di Beneficenza Argentina, non esitò a stornare i fondi in una nuova organizzazione che portava il suo nome: la “Fonfazione Evita Peron”, che fece tanto bene ai malati ed ai poveri dell’Argentina, attraverso la costruzione di ospedali, scuole, case di riposo e la lotta contro la lebbra. In solo due anni, furono spesi oltre 50 milioni di dollari. Morì il 26 luglio 1952, ad appena trentatré anni, dopo una lunga battaglia contro un cancro uterino. Evita aveva rifiutato di lasciarsi curare: non voleva restare confinata a letto quando intorno c'era gente che aveva bisogno di lei! Forse, aveva l'oscuro timore che la si volesse allontanare da quel potere che aveva conquistato così faticosamente. Le sue condizioni peggiorarono, aggravate dal fatto che non mangiava quasi niente ed il 3 novembre 1952 fu ricoverata ed operata. Si rimise lentamente, ma le metastasi del male ripresero a tormentarla pochi mesi dopo. Il 7 maggio 1952, compiva 33 anni, pesava solo trentasette chili ed era debolissima, ma decisa come sempre. Alcuni testimoni riferirono che si era trasferita in una camera distante da quella del marito affinché le sue urla di dolore non lo disturbassero. Dopo la morte, il suo corpo fu imbalsamato ed esposto fino a che nel 1955 un golpe militare fece espellere il marito dal potere. Il corpo fu allora trasportato e interrato nel 1957 a Milano con il nome fittizio di Maria Maggi per poi, nel 1971, essere inumato in Spagna, sede dell'esilio di Perón, che intanto si era risposato con Isabel Martinez Cuartas. Con la reintegrazione del Generale alla presidenza argentina anche il corpo della defunta moglie fu ritrasportato in Sudamerica ed esposto nuovamente. Evita fu sepolta definitivamente nella cappella della famiglia Duarte nel cimitero della Recoleta a Buenos Aires 23 LA PAGINA MEDICA Una pillola per cancellare i brutti ricordi Un farmaco per cancellare i brutti ricordi: uno stupro, un lutto cocente o semplicemente la bocciatura a un esame. Un gruppo di scienziati ha scoperto come evitare che i ricordi traumatici si riattivino negli esseri umani. Potrebbe essere la soluzione per chi soffre di stress post-traumatici, non riesce a superare memorie dolorose o soffre di fobie ricorrenti. Ma e' già polemica, perché c'é chi solleva dubbi etici sul farmaco che "minaccia l'identità dell'essere umano". Non solo: medicalizzare la sofferenza potrebbe impedire di imparare dai propri errori. Un'equipe di scienziati olandesi sostiene di esser riuscita a cancellare i cattivi ricordi usando un farmaco beta-bloccante, comunemente usato per i pazienti che hanno problemi cardiaci. Alcuni esperimenti sugli animali avevano già dimostrato che tali farmaci - che bloccano i recettori beta-adrenergici, una classe di recettori associati alla proteina G - possono interferire sul modo in cui il cervello rielabora la memoria di eventi dolorosi. Nel nuovo studio - apparso sull'edizione Internet della rivista 'Nature Neuroscience'- il professore Merel Kindt ha testato il farmaco su una sessantina tra uomini e donne, sofferenti di aracnofobia, la paura dei ragni. Al gruppo sono state mostrate foto di ragni e contemporaneamente somministrate lievi scosse elettriche. Il giorno dopo i volontari sono stati divisi in due gruppi: ad uno e' stato dato il beta-bloccante, all'altro una pillola placebo; quindi ai due gruppi sono stati mostrate di nuovo le immagini dei ragni. I ricercatori registravano il livello di paura facendo risuonare lievi rumori e registrando in che modo i volontari battevano gli occhi. Ebbene, il gruppo a cui era stato il farmaco beta-bloccante sbatteva le ciglia in modo molto più lieve. Il test é stato ripetuto anche il giorno successivo, e quelli sottoposti al farmaco sono apparsi ancora meno spaventati. Il farmaco sembrerebbe dunque interferire sul modo in cui il cervello ricrea un ricordo doloroso; e in via teorica potrebbe cancellare il ricordo di eventi traumatici e anche aiutare i pazienti a superare fobie, ossessioni, disordini alimentari e addirittura blocchi sessuali. Immediate le critiche: "Rimuovere i cattivi ricordi non è come togliere una verruca o un neo", ha detto Daniel Sokol, docente di Etica Medica alla St George's, University of London: "Cancellare il passato doloroso muta la nostra individualità perchè l'essere umano è legato ai propri ricordi". Non solo: "Le vittime di violenza potrebbero voler cancellare il ricordo del doloroso evento, e in tal modo perdere la capacità di riconoscere i responsabili", ha rincarato la dose John Harris, dell'University of Manchester. Con il rischio ulteriore, ventilato da Paul Farmer, responsabile di un'organizzazione, Mind, che si occupa di salute mentale, "di cancellare insieme ai cattivi ricordi, anche quelli più (Da Paginemediche.it) belli". 24 SCHERZIAMO CON L’ANTROPOLOGIA: La nascita e l’uso dei pantaloni T TH HE E T TE EM MP PL LA AR RS S Il processo __________________ Il nome viene da quello dell'omonimo personaggio della Commedia dell'arte, Pantalone, il cui abbigliamento era per l'appunto caratterizzato da pantaloni lunghi, a differenza della moda del tempo, che prevedeva calzoni al ginocchio. Sconosciuti presso i Sumeri, Babilonesi, Sumeri, Egizi ed Etruschi, comparvero in Grecia, indossati, a mo’ di brache, dagli attori del teatro comico ed erano considerati ridicoli. Solo più tardi, giunsero a Roma al tempo delle invasioni barbariche, con gli uomini del nord, ovviamente spinti a coprirsi con brache le gambe, per la rigidità del clima delle loro regioni. Tuttavia, il mondo romano le rifiutò sempre, tanto che l’imperatore Arcadio, nel 395 d.C. ed Onorio dopo di lui le proibirono per decreto. Quindi, le brache furono le antenate dei pantaloni e consistevano in una specie di calzamaglia a gambe staccate, tenute su da un minigonnellino stretto in vita. Fu intorno all’anno mille che le brache furono unite da due triangoli di stoffa: uno sui genitali e l’altro sul didietro, la brachétta, che all’epoca fece molto scalpore, perché evidenziava la zona dei genitali. Dal trecento al seicento, i pantaloni assunsero le fogge più varie: corti, lunghi, stretti, larghissimi, a sbuffo, chiusi a lacci, o addirittura frastagliati come quelli dei lanzichenecchi, nel 1500. Nel rinascimento, i più diffusi erano quelli in due pezzi: una parte superiore (la cosciale) ed una parte inferiore, come una vera e propria calza. A metà secolo comparvero i primi modelli con le tasche. Nel seicento, ritornarono lunghi ed aderenti, ma con l’avanzare del gusto barocco acquistarono increspature e riccioli, tanto da somigliare a gonne da donna. Solo a fine secolo ritornarono aderenti e terminavano al di sotto del ginocchio. Questa moda si diffuse particolarmente sotto Luigi XIV, col nome di culottes, e dominò per tutto il secolo successivo. Dopo il 1820, riprese la moda dei pantaloni a tubo e solo nel 1850, l’abbottonatura passò dai fianchi al davanti. Nei primi anni del 900 venne la moda dei pantaloni alla zuava, usato nello sport e nei viaggi, poi , nel intorno al 1965 venne la moda dei pantaloni a zampa d’elefante. Oggi, prevale il pantalone alla disgraziata, strappato un po’ dovunque; comunque la moda interpreta anche la decadenza culturale d’ogni tempo. Un eccezionale ed artistico fumetto di Paolo Liguori Ediz. “andropos in the world” __________________ 40 PAGINE DI STORIA, DI AVVENIMENTI TRAVOLGENTI, SAPIENTEMENTE ARRICCHITI DI PATHOS E DI MISTERO. UNA NOVITA’ NAZIONALE ----PER ACQUISTARE UNA COPIA: [email protected] ---- IL GUSTO DELLA VITA di Franco Pastore Ed.Palladio Salerno 2006 IIN NK KO ON NT TR RO O OFFERTE DI LAVORO ---------http://www.inkontro.co m/lavoro/ ‘‘‘O O S O L E M O OS SO OL LE EM MIIIO O P P Puuubbbbbbllliiicccaaazzziiiooonnneeedddiii LLLuuuiiigggiii P P m Paaalllm miiieeerrrooo _______________ A Roma il 16.4.09 Sala Conf. Cam.Deput. 25 LEVIORA cxÜ áÉÜÜ|wxÜx âÇ ÑÉËvÉÇ yÜõ fvtÑâ´vv{|É Dante e Virgilio all’inferno Dante e Virgilio girano per l'Inferno. Arrivano al girone dei sodomiti dove si vedono i dannati che camminano sulla sabbia infuocata sotto una pioggia di fuoco. Mentre Dante sta passando arriva un diavolone che lo piglia per il colletto e lo sbatte sotto la pioggia di fuoco. "Ahi! -grida Dante uscendo di corsa - non vedi che sono Dante?". Ma il diavolone lo ripiglia e lo sbatte nella sabbia rovente. "Ahia! -urla Dante- diglielo tu Virgilio che io sono Dante!". Ma il diavolone imperturbabile: "Non importa, "dante" o "prendente" la pena è la stessa!". San Pietro ed i tre peccatori – Un italiano, un turco ed uno scozzese muoiono e si trovano di fronte a San Pietro che dice: "Voi meritate di andare all'Inferno, ma oggi sono molto buono e perciò vi concedo una seconda possibilità e vi farò tornare sulla Terra. Ma dovrete rinunciare al vostro più grande vizio. Tu, italiano, dovrai dire no alla gola! Tu, scozzese, dovrai dire no all'avarizia! Tu, turco, dovrai dire di no alla sodomia!". Ritornati sulla Terra i tre arrivano davanti ad un ristorante. L'italiano vede le splendide portate, prova a resistere, ma alla fine entra. Gli altri due: "No! Non lo fare! Ricordati di San Pietro!", ma l'italiano entra e, appena varcata la soglia... paff... scompare. Gli altri due proseguono, e lo scozzese vede per terra un portafoglio gonfio di soldi. Anche lui tenta di resistere, ma alla fine decide di prenderlo. Il turco gli grida: "No! Non farlo!". Ma lo scozzese non resiste alla tentazione e, proprio mentre si china a raccogliere il portafoglio...paff ... scompare il turco. Sfogliando una margherita Su una collinetta una romantica fanciulla sfoglia con aria sognante una margherita: “M’ama… non m’ama… m’ama, non m’ama……”. Sale un baldo giovane sulla collinetta, la prende per mano e vanno via insieme, felici. Il giorno dopo, la stessa romantica fanciulla con aria un po’ meno sognante, sfoglia un’altra margherita: “Mamma… non mamma… mamma… non mamma…”. In Paradiso – Un terrorista dell´IRA si presenta davanti a San Pietro alle porte del Paradiso. San Pietro lo guarda e dice: “Sei pazzo?! ma con che coraggio mi chiedi di entrare qui dopo tutto quello che hai fatto??” Il terrorista: “Io non ho nessuna intenzione di entrare, siete voi che avete dieci minuti di tempo per uscire…”. Freddure • • • • • • • Il granoturco alla pannocchia: “Non ci lasceremo MAIS !” Cosa fa una mucca di legno? Il latte compensato. disse la funga al fungo: - Non fare il porcino! -. Le vie del Signore sono infinite. E' la segnaletica che lascia a desiderare. La lana di vetro? È quella che si fa con le pecore di Murano. La mela al verme: "Non parlare, bacami !". La supposta disse al missile: "Beato te che vai in cielo..." 26 LILIANA LUCKI Nata in San Miguel Pcia. di Bs. Asse, la Lucki ha frequentato la Scuola Nazionale di belle arti “Augusto BoR a d i c a t a i n M a r e d e l l ' A r g e n t o i n 1 9lognini” 8 3 e n t rdella a n e l lCapitale ' o f f i c i n a Federale. d i J u a n L Successivamente, a r r e a 1 9 8 4 - 1 9 8 6 . si è C o n t i n u o d a n d o c l a s s i a b a m b i n i d iperfezionata t a p p a p r i m a rnell'officina i a e d a d u l t i din edisegno l l a c o m pdi r e nEnrique s i o n e d eValderlla pittura e la sua storia. Scrisse ed illustro libri infantili personalizzati da1980. Progetto e l a v o r o c o n m a t e r i a l e d i d a t t i c o d i rey. a r t e Ha p e r frequentato b a m b i n i . P acorsi r t e c i ped o dofficine a m o l t o di p i cpittura c o l a a ed incic o n c o r s i e d e s p o s i z i o n i . - D . W o l f s hsione o n - M ucoi n i c iprofessori p a l i d a d V iSamos c e n t e L Pagano o p e z - M ue n i Felipe c i p a l i d Noé. ad Nel Quilmes - Scuola Inglese 1983 entra nell'officina di Juan Larrea 1984 -1986. Impegnata nell’insegnamento della storia della pittura e della sua comprensione a bambini di scuola primaria ed ad adulti, ha scritto ed illustrato libri per l’infanzia dal 1980. Ha partecipato, fin da piccola a concorsi ed esposizioni. http://lilianalucki.blogspot.com/ L’ASSOCIAZIONE CULTURALE ARTISTI RIUNITI, Con il Patrocinio: del Comune di Lecce, della Provincia di Lecce e della Regione Puglia, promuove l’edizione 2009 del 1^ CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA “CONTEMPORANEI D’AUTORE” [email protected] www.artistiriuniti.com Vesuvioweb.com cultura, arte, ricerche di sapore antropologico, sulla vasta area tra il vulcano ed il mare, archeologia vesuviana . La porta di Capotorre – Villa Angelica – Le torri aragonesi – Vico Equense e Sorrento [email protected] http://www.vesuvioweb.com Il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna ed il Centro Internazionale della Canzone d’Autore presentano: Laboratorio di Poesia Laboratorio della Canzone d’Autore Primo incontro: MARTEDI’ 24 FEBBRAIO 2009 ore 15.00 Aula Magna, Accademia di Belle Arti di Bologna, via delle belle arti 54. Nasce la redazione beneventana de “Il Bene Comune” A promuoverla sarà l’associazione FUTURIDEA Ufficio Stampa Futuridea – tel. 0824372267 – 3394455829 – e-mail [email protected] – www.futuridea.eu 27 LA TELEWEB E LA NEWS HANNO IL PATROCINIO DEGLI ENTI: - Comune di San Valentino Torio - Comune di Pagani E. M. Carminello ad Arco - Ente Cultura Universale N.T.E. - E. M. SS. Corpo di Cristo “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure…” (Costit. della Repubblica Italiana, Art. 21 ) La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD e la sua NEWS non hanno finalità lucrative, né sono esse legate ad ideologie politiche. Pertanto, agiscono nella totale libertà di pensiero, in nome di una cultura, che ha a cuore i valori che rappresentano il cardine della società e della vita, nel pieno rispetto per la persona umana e contro ogni forma d’idiosincrasia. I collaboratori, volontari, non percepiscono compenso alcuno e si assumono le responsabilità di quanto riportato nei propri elaborati. Coloro che vogliono ricevere il giornale on line, o farlo inviare ad un amico, possono farne richiesta in Redazione fornendo l’e-mail, che servirà esclusivamente per l’invio della news. Ai sensi e per gli effetti del D. Lg. 196/03, le informazioni contenute in queste pagine sono dirette esclusivamente al destinatario. È Vietato, pertanto, utilizzarne il contenuto, senza autorizzazione, o farne usi diversi da quelli giornalistici. A norma della Leg. 675/96, il Suo indirizzo è stato reperito attraverso messaggi di posta elettronica che lo hanno reso pubblico. La sua rimozione da ulteriori invii, si ha con una e-mail : CANCELLA. The teleweb Andropos In THE World and his NEWS don't have gainful finality, neither hey have tied to political ideologies. Insofar they act in the fuller liberty of thought, in the name of a culture, that has to heart the values that are at the base of the society and of the life, in the full respect for the cultural difference, physics and religious. (Acquisto Spazio/w eb del 26/04/06 - Aruba S.P.A.) versione italiana:: http://www.andropos.it versione europea : http://www.andropos.eu Direzione e gestione : Via Posidonia, 171/h, Salerno Contatti telematici : [email protected] rosamariapastor [email protected] Distribuzione : Spedi zione gratuita on line Vicedirettore : Rosa Maria Pastore Editore-Direttore Franco Pastore Redazione di Salerno, Renat o Nicodemo Alberto Mirabella Daniela Liguor i Redazione di Pagani Flaviano Calenda Collaborazioni: Natale Ammaturo Felice Marciano Doriana Pastore Grafica: To the senses and for the effects of the D. Lg. 196/03, the contained information in these pages have directed to the recipient exclusively. Much is forbidden, to use its content, without authorization, or to do uses different of it from those journalistic. To norm of the law 675/96, Your address has been retrieved through messages of mail electronic that have made him/it public. His removal from ulterior dispatches, are had with an e-mail from the matter: To cancel. Paolo Liguori Consulente musicale Ermanno Pastore Webmaster R.M. Pastore Il giornale viene inviato solo ad e-mail opportunamente selezionate. Eventuali errori saranno rapidamente corretti. FF A AX X :: 00 88 99 .. 77 22 3388 1144 28