La commedia si svolge in una casa nella periferia di Milano, abitata

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La commedia si svolge in una casa nella periferia di Milano, abitata
Commedia in dialetto milanese
sulla famiglia, l’amore, il valore del denaro e
l’importanza di continuare ad inseguire i propri sogni
Personaggi:
- Suor Addolorata
- La nonna
- Ernesto Dorini
- Ginevra
- Sara
- Leonardo Goffredi
- Il cantastorie
- Marta
- Signora Ines
- La poliziotta
- Alda Labelle
- Arturo Galli
- Giorgio
Oh gent che famiglia!
causa dei soci incapaci ed al momento è ospite a casa di Ernesto. Aveva una
fidanzata ma è stato lasciato quando è fallito.
La commedia, divisa in due atti, si svolge in una casa nella periferia di
Milano, abitata da una famiglia povera che per guadagnarsi da vivere cerca
di vendere quadri di poco pregio.
E‟ ambientata circa cinquarant‟anni fa per cui i personaggi più giovani
parlano italiano, mentre gli “adulti” parlano dialetto.
I personaggi che compongono la trama sono:
Ginevra: è la moglie di Ernesto. E‟ una donna semplice e gentile. Ama
profondamente suo marito e ne condivide le scelte, è molto più furba di lui e
lo tira fuori dai guai.
Purtroppo ama servire aperitivi molto particolari.
Il cantastorie: è un barbone di circa 70 anni, vive della carità dei passanti e
per ringraziarli improvvisa delle storie, è lui che apre la commedia
raccontandone una. Il personaggio del cantastorie è molto particolare: pur
nella miseria mantiene la sua dignità e regala allegria agli altri. È sereno ed
allegro, apprezza chi si ferma ad ascoltarlo ma non disprezza chi si dimostra
indifferente nei suoi riguardi. È fondamentalmente buono di cuore.
Non si limita ad introdurre la storia ma partecipa alle vicende dei personaggi
in maniera determinante.
La nonna: è l‟ ”uomo di casa”. E‟ lei che mantiene la famiglia. Dopo la
morte presunta del marito, ha preso il controllo della situazione per anni. Ora
però, pur essendo rimasta grintosa, è vecchia e un po‟ malata.
Ernesto Dorini: Padre di famiglia, è un grande sognatore. Non naviga
nell‟oro e pertanto vive di espedienti per arrotondare, aiutato dal suo fido
compare Arturo.
Per lui l‟attività di pittore (incompreso) è importantissima, più del denaro
che potrebbe guadagnare con un vero lavoro.
E‟ felice della vita che conduce, malgrado tutto, ma le esigenze della figlia
lo portano a cercare di migliorare la sua situazione, che puntualmente finisce
per sfuggire al suo controllo.
E‟ fedele a sua moglie fino a quando…
Arturo Galli: è un grande amico di Ernesto e di sua moglie, ma ha qualche
anno di meno. Arturo è un ex imprenditore che ha dichiarato fallimento a
Sara: è la figlia di Ginevra ed Ernesto. E‟ giovane e spigliata. Il suo sogno è
viaggiare per vedere il mondo ma la sua famiglia non ha la possibilità
economica per sostenerla. Lo stile di vita di suo padre non le va a genio:
preferirebbe una vita più agiata, tuttavia gli vuole bene e accetta la sua scelta
incoraggiandolo a continuare a dipingere.
Alda Labelle: Italiana di origine francese, Alda ritorna in patria dopo una
lunga vacanza all‟estero. E‟ la ex fidanzata di Arturo che, avendo speso tutti
i soldi per un anno di Belle Vie chiede all‟ex compagno di aiutarla e si
installa come ospite in casa Dorini.
E‟ un personaggio molto sexy ed avvenente, nonché opportunista e sfrutta la
sua bellezza per ricavare denaro da chi ha la sfortuna di incontrarla.
Leonardo Goffredi: è cinico e insofferente. Non dà molto valore
all‟amicizia e prova un certo gusto nel vedere il vicino in difficoltà. E‟ ricco
ma ha fatto dei cattivi investimenti. Per lui il denaro è tutto e cercherà di
rifarsi.
Giorgio: è il figlio di Leonardo, ma completamente diverso dal padre.
Romantico e sognatore per lui il denaro non ha importanza. E‟ innamorato di
Sara, che però non condivide le sue scelte di vita troppo simili a quelle di
suo padre. Inoltre i loro padri si detestano.
Suor Addolorata: è un‟amica di famiglia che ogni tanto viene a far visita a
Ginevra, ed a prendersi cura della nonna. Sempre impegnata in qualche
opera buona e nella cura dei bisognosi. Incorruttibile esempio di carità
cercherà di redimere le anime di Alda e Leonardo.
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Marta: è una giovane pazza con la memoria a breve termine completamente
andata. Non è cattiva, anzi è sempre allegra e disponibile a dare una mano.
Signora Ines: impicciona e ficcanaso è la vicina di casa che nessuno si
augura di avere. Puntualmente si autoinvita in casa Dorini per controllare
quello che succede con la scusa di essere la portinaia ed avere grandi
responsabilità nel palazzo.
Il poliziotto: Uomo deciso ed incorruttibile scopre le “attività” di Arturo,
che per lui è un vero e proprio criminale. E‟ comunque fondamentalmente
buono.
PROLOGO
(Il palco è coperto e si accende una luce che illumina il solo
cantastorie posto a livello del pubblico).
Cantastorie: Buonasera signori, buonasera signore,
Della vostra compagnia vorrei aver ora l‟onore.
L‟apparenza inganna per cui permettete ch‟io presenti
me stesso:
non fatevi ingannare dall‟occhio di vetro o dalla gamba
di gesso,
Da questo vestito un po‟ sporco e rammendato
O dalle mie vecchie scarpe rotte
Che tante strade han calpestato,
Qualche persona cortese, affabile e gentile,
Qualcuno che a calci mi ha cacciato via dal suo cortile.
Io non serbo loro rancore ed anzi mi dispiace
Per chi non trova tempo per ascoltare le mie storie
Che regalo volentieri a chiunque siede e tace
Della vostra attenzione sarò sempre debitore
Ma cercherò di ricambiarla con un bel racconto
Che parli di sogni, della vita e dell‟amore.
Così vi chiedo ora, signori qui stasera,
Di sedervi comodi e creare un‟atmosfera
Serena, tranquilla e rilassata
Poiché una favola vera sta per essere narrata.
Vi racconterò una vicenda che ho vissuto in gioventù
Quando ancora non conoscevo storie da cantare
E non pensavo di lasciare la mia casa per non tornarvi più
A chiunque si compiaccia di ascoltare
Dedico questo mio racconto,
E che la favola possa ora … incominciare!
(inchino e scompare camminando all’indietro, poi il sipario si apre e
le luci si alzano)
Se ho tanto viaggiato e patito non l‟ho fatto per necessità
Anche se non sembra non sono uno straccione
Sono invece cantastorie ed in questo trovo la mia felicità.
Nella mia vita ho conosciuto molta gente,
qualche uomo onesto, qualche bugiardo impenitente,
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PRIMO ATTO
(Sul palco è ricostruito il salotto di casa Dorini, di cui una parte è
arredata come uno studio da pittore. A sinistra c’è la porta di
ingresso, a destra si accede alle camere, dal fondo alla cucina).
Sara: (entrando dall’ingresso) Eccomi, Sono a casa!
Ehi, non c‟è nessuno? Mamma? Papà? Possibile che non ci sia
nessuno in casa? Nonna?
(la nonna entra zoppicando)
Nonna: Eh, mument! Se ghè de vusà?
Sara: Ah, ma allora qualcuno era rimasto a casa! Sai nonna, entrando
ho trovato la porta aperta e pensavo che come al solito quello
sbadato di mio padre fosse uscito dimenticando di chiuderla.
Nonna: Mi ho sempre di che el to pà se desmentega minga la testa
perché ga l‟ha tacada al coll e el po no desvidala, però, in fin di
cunt, anca se riven i lader che problema ghè: tant chichinscì ghè
nient de gratà!
Sara: Ma nonna, non è solo per quello! Io mi preoccupo soprattutto
per te, che spesso rimani qui da sola.
Nonna: Oh, cara la mia tusa, la se preoccupa per mi! Te me paret
propri la tua mama! Per fortuna te somigliet minga a quel balabiutt
del to pà. Quando mai m‟è saltà in del co de dacc la mia Ginevra!
Sara: Ma no, nonna, non dire così: in fondo papà non è cattivo. Il fatto
è che lui è un pochino, come dire? Ecco: un pochino particolare!
Nonna: E ciamal “particolare”! Quand el to pà era fidansà con la tua
mama a l‟era adré a terminà l‟università per diventà dutur, peu,
quand el s‟è spusà ha pietà lì tusscoss per andà a fa… comè che al
dis lu? Ah già: “l‟artista”!
Sara: Beh, sai comè, ha fatto una scelta di vita, come Gaugin!
Nonna: Come chilè?
Sara: Gaugin! Era anche lui un medico, che a un certo punto ha
interrotto la sua carriera per andare a dipingere ad Haiti.
Nonna: Un‟alter martul anca lu!
Sara: Ma no, non è così: era solo un sognatore, come mio padre, e
come lui ha voluto inseguire il suo sogno. E poi adesso i suoi
quadri valgono milioni!
Nonna: Sì, beh… I quader del Gaugin magari valen anca un gran tant,
ma quei del to pader, quand la va benn, i a vendum per du pomm e
tri tumatis!
Sara: Tutti gli artisti sono sempre un po‟ incompresi all‟inizio,
bisognerà aspettare un po‟ e poi chissà, se diventasse famoso…
Nonna: A parte el fatto che quasi tutti gli artisti diventen famusi
postumi...
Sara: Ma nonna! Cosa dici?
Nonna: Nient, nient…Disi sultant che intanta che spetum che el
diventa famoso me tuca mantegnì lu, la sua miè e la sua tusa con
la pensiun del mio povero ottavo marito, pace all‟anima sua.
Sara: Ma nonna, non sapevo che avessi avuto otto mariti!
Nonna: Beh, per dì la verità, dopo l‟ottavo ho ricevu anche altre
proposte… ma g‟ho giamò una certa età, anche se sont ancamò un
bel dunnin! E peu, t‟al set, el corp del mè poor Egidio l‟han mai
truvà… quand l‟han dà per disperso nel naufragio dell‟Andrea
Doria. Ancamò incoeu mi speri che‟l sia vivo e che un dì el
turnerà a cà….
Sara: Povera nonna, siediti sul divano così ti riposi un po‟.
Nonna: Va benn, inscì aspetum la tua mamma che l‟è andada a fa la
spesa e tornerà a momenti.
(La nonna si siede sul divano mentre Sara riordina la stanza e poco
dopo entra da sinistra Ginevra)
Ginevra: Oh gent, Oh gent menu mal che adess son arrivata a cà! A
l‟è de stamattina che trotti come una disperata: prima sont andada
a fa le pulizie in d‟una cà de porta ticinese, e peu con quei quater
franc che m‟hann dà sont andada al mercà de Porta Romana per fa
la spesa e infine sont returnada a cà, a piedi perché g‟avevi pu
nanca un ghell per pagà el bigliett del tram!
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Sara: Ma mamma, da qui a Porta Romana saranno almeno dieci
chilometri! Perché hai fatto così tanta strada? Non potevi andare
dai soliti fornitori del quartiere?
Ginevra: No Sara, incoeu ven a truvamm una mia cara amica. E‟ una
suora che mi cugnusi perché hemm studià insema nel collegio
delle carmelitane scalze, peu mi me sont spusada e lée l‟ha fa la
suora. Da quand hem fini el collegio una quai volta sem vist per
organisà una mostra/mercato di beneficenza, raccolte di fondi per i
paesi poveri e tante altre attività, però è da un para d‟ann che se
vedum pu. L‟alter dì la m‟ha telefunà per dim che la vureva vegnì
a truvam e alura mi l‟ho invidada a cena stasera. Per quest sont
andàda a cumprà un quaicoss de special al mercà: i furnitur del
quartier, con la scusa che mi ciapi tusscoss a credito, me rifilan
semper la merce de seconda qualità, „sti loeugi. Però adess sono
un poo straca…
Sara: lo credo bene. Lascia qui tutto che ci penso io.
Ginevra: Mama, te stee ben? Te me paret un po‟ giu de morale!
Nonna: No, non è niente: prima abbiamo parlato un po‟ del mè poor
Egidio e sai com‟è… I ricordi…
E peu hemm parlà anche de quel bamba del tò marì e di tutt I
stupidat che fa!
Ginevra: Al soo che con l‟Ernesto ghe voeur pasiensa. Però oggi te
peu dì propi nient: t‟al set in dove l‟è adess el mè marì?
Nonna: Al bar della pesa a scicià una quai bottiglia de barbera?
Ginevra: No! E‟ andàa a casa d‟un critico d‟arte che el g‟ha promettu
de cumpracc un quader! Ier sera quand ma l‟ha di, sera inscì
contenta che ho dervì la bottiglia de vin invegià cent ann, eredità
del mè poor trisavolo!
Sara: ah sì? E com‟era?
Ginevra: Beh, dopo cent ann a l‟era asé, ma è el pensiero che conta!
Sara: Comunque sia, però, ti devo confessare che stavo per
convincermi che la nonna avesse ragione a proposito di papà.
Nonna: Brava la mia tusa!
Sara: Sai, va bene essere un artista: io per questo lo ammiro molto,
però visto che non vuole che tu vada a lavorare a tempo pieno o
che anche io mi trovi un lavoretto part-time siamo costretti a
rinunciare a tante piccole cose che invece potremmo permetterci.
Ginevra: Al soo, è che riessi minga a fal capì al to pà. Dopu tanti ann
che ghe provi m‟è tucàa propi rassegnamm.
Intanta un quader l‟a vendu, e speremm che la settimana ventura
ne venda un alter, e se‟l venderà no pasiensa! Continuaremm a fa
un po‟ de sacrifici.
Nonna: che pasiensa! Che sacrifisi! Sarà mei che mi vaga in cusina
perchè a sentì parlà del to marì e dei sò bambanat me inrabisi e
peu me vegn l‟orticaria!
(la nonna va in cucina)
Sara: Sai mamma, penso che un po‟ la nonna abbia ragione… Per te è
facile parlare: ormai ti sei abituata a rinunciare alle ferie, a fare
chilometri al mercato per cercare di risparmiare qualche lira nelle
bancarelle dove la merce costa meno, ad accontentarti di vestiti
ormai un po‟ vecchiotti, ma io ho solo diciannove anni e ogni
tanto mi piacerebbe poter andare al cinema con gli amici,
comprarmi un bel vestito nuovo, o magari qualche piccolo
regalino.
Ginevra: Ma cara, perché t‟a ma l‟et minga dit prima? Mi avaria
cerca de fa un queicoss!
Sara: Ma no, mamma, non vorrei che tu mi fraintendessi, io non
voglio che mio padre per accontentare me debba rinunciare alla
sua arte: è bello che al giorno d‟oggi ci siano ancora persone
disposte a vivere inseguendo i propri sogni. E‟ solo che certe volte
questa situazione mi pesa un po‟…
Vorrei tanto essere più indipendente e guadagnare qualcosina per
realizzare anch‟io i miei sogni.
Ginevra: Guarda cara che gh‟è minga nient de mal. E… te voret
minga dì a la tua mamma cus‟è che te sognet ?
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Sara: Beh, soprattutto mi piacerebbe viaggiare: mi piacerebbe tanto
conoscere il mondo e visitare tutti quei posti che si vedono solo
nei film: Parigi, New York, l‟Egitto e le piramidi, le foreste
dell‟India…
Ginevra: E il giro del mondo in ottanta giorni t‟el voret fall in de per
ti?
Sara: Ma no, mamma, mi piacerebbe andarci con una persona
speciale. Forse chiedo troppo?
Ginevra: Mah, la persona speciale magari te la trovaret anca, però
l‟America l‟è minga dietro l‟angolo e andà fino in Egitto l‟è no
come andà a fa un gir a Cinisello Balsamo. Comunque, a sognare
ghè propi nient de mal, e chissà, certi volt i sogni se averen!
Forsi l‟è minga el mument bunn, però… Guarda cara: quest‟anel è
el prim,… e unic, regal che m‟a fà el to pà: era della tua nonna, la
mamma del to pà, e lé ga l‟ha dà a lu, che l‟ha dà a mi.
E‟ una specie de cimelio de famiglia, la tua nonna la diseva che è
un portafortuna: gh‟è anca una scritta denter e la leggenda la dis
che se te rieset à lecc se gh‟è scrivu te podaret cugnuss la vera
felicità e avverre i tuoi desideri!
Sara: Ah sì? E tu hai letto che cosa c‟è scritto?
Ginevra: Mi no!
Sara: Allora vuol dire che non sei felice?
Ginevra: Ma no, è che mi ho semper avu paura de reussì minga a lecc
se gh‟è scrivuu e alura ho mai pruvà per minga avè una delusiun.
Ho ciapà una catenella e l‟ho purtà al coll fin‟adess.
Sara: Ed il papà, lui lo ha letto?
Ginevra: No cara, el papà el sa nanca che ghè scrivu denter un
quaicos: è un segreto tra noi donne della famiglia Dorini che la
tua nonna a voru svelà a mi come mi adess al sveli a ti, e come
speri che ti un giorno ti t‟al svelaret alla tua tusa o alla tua nuora!
Sara: E‟ bellissimo mamma, non so come ringraziarti…
Ginevra: Gh‟è minga bisogn, però te dumandi un piasè: cerca no de
lecc subit se ghè scrivu in de l‟anell, t‟al faret in d‟un mument,
disemm pusée impurtant. E se propri te voret ringrasiamm, porta
de là in cusina la spesa, che mi sont straca cupada!
Sara: Subito mamma.
(Sara porta la spesa in cucina e Ginevra si siede sul divano. Si
sentono le voci di Erneto, che inveisce contro qualcuno, ed Arturo
che cerca di calmarlo).
Ginevra: Ma chi l‟è che vusa inscì tant? Ma… me par propi la vus
dell‟Ernesto, el mè marì!
Ma no, l‟è minga pusibil! Eppure…
(entrano Ernesto ed Arturo)
Ernesto: Carogna! Carogna d‟una carogna marcia!
Ginevra: Ma Ernesto, alura se gh‟è de vusa? Cosa te g‟hee in del co?
T‟avarà sentì mesa Milan! O che figura! Ma se gh‟è de vusà inscì
tant? Te seret minga andà a vend un quader?
Ernesto: Propi! quella carogna d‟una carogna del critico d‟arte che
doveva cumpral el duveva no tratamm inscì. Prima el me dis che
me cumpra un quader e forsi anca du, e peu mi gh‟el porti e lu el
me dis ch‟el a cambià idea e ch‟el m‟al compra pu, che adess che
al ved mej el ghe pias minga!
D‟altra part l‟è minga culpa mia se la prima volta che g‟ho fa vidè
el quader lu el gh‟aveva no gli ugià!
Arturo: Comunque anca ti, va benn tusscoss, ma t‟hee g‟hee scepà el
quader in su la crapa! (facendo vedere la tela con uno squarcio al
centro)
Ernesto: A l‟è sta un raptus che m‟è vignu quand lu a dit: “farebbe
meglio a cambiare mestiere perché se per mangiare aspetta che
qualcuno compri i suoi quadri morirà di fame!”. Propi quel che me
dis tucc i dì la mia suocera.
Quand m‟a l‟ha di lu a g‟hoo vist pu…
Arturo: Per fortuna che gh‟era minca tacada anca la cornice cunt el
veder, altrimenti t‟al cupavet!
Ernesto: E saria stà mei: de critici che capisen nient ghe n‟inn giàmò
tropp. Seria stà uno in meno!
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Putost, Ginevra me dispias de dat una delusiun: ancha incoeu ho
vendu nient! Ier sera eri così contenta … me dispias propi!
Ginevra: Beh, pasiensa, sarà per un‟altra volta, tant ormai sont
abituata… Putost, disemm minga a la mia mamma che el quader
t‟a l‟et minga venduu se no te disaria…
Nonna (entrando da destra): Disgrasiàa! Mi avevi sempre dit che te se
bun de fa nient! St‟ aspetet cusè a purtà a cà el pann, che mi crepi
de fam?
Trovat un lavurà putost che perd temp con quii bambanat dei to
quader e se propi te voret fa l‟artista perché te vé minga in piazza
del Domm a disegnà cont i gessett e te metet per terra un bel
piattin, chissà che una quai dama de carità mossa a cumpassiun la
te sgancia una quai liretta!
Ernesto: Guarda che gh‟è nient de mal a fa l‟artista….
Nonna: Gh‟è nient de mal? Ma guardati, t‟he ghee quarant‟ann e t‟he
mai fà nient! Varda che te vivet pu in de per ti, adess te g‟he una
famiglia. Te devet pensà alla tua mié, alla tua tusa, e anca alla tua
suocera, che l‟è stufa de mantegnit…
Vardé se devum fa la famm per culpa de „sto aborto d‟imbianchin!
Ginevra: Ma no, mamma, vurarà dì che per una settimana faremm un
po‟ di economia e mangiarem pann e scigull.
Nonna: Cus‟è?
Arturo: Gh‟è minga nient de mal se mangium pann e scigull!
Guardi che l‟è anche de moda: la soupe à l‟onion, la zuppa di
cipolle l‟è un di piatto della nouvelle cuisine!
Nonna: La soupe à l‟onion, come te la ciamet ti, a l‟era de moda
anche quand sera giuvina mi, però numm la ciamavum miseria!
E peu ta ma spiegat cosa veur di “se mangium”? Ti ta ghe
incentrat cus‟è?
Ernesto: Ecco… Arturo resterà a ca nostra un para de setiman.
Nonna: Cusè? Varda che ghe n‟è giamò tropp de mangiapane a
tradimento!
Ginevra: Lassa pert mamma, se mangium in quater podemm mangià
anca in cinc.
Nonna: L‟è propi quest el problema: grazie a lu (indicando Emilio)
numm de mangià hemm propi nient!
Ginevra: Putost, come mai te veuret restà a ca nostra, che fin l‟ha fa el
tobel appartament in periferia?
Arturo: Ah Ginevra! Quand la mia azienda è fallita e mi so restà sensa
el lavurà, ho perdu anca quel. Peu quand pensi che l‟azienda è
fallita minga per colpa mia, ma per colpa di quei disgrasiàa di mè
soci me vegn una rabbia…
Ginevra: Lo so, lo so: quii lì eren propi bunn de fa nient. E mi te
l‟aveva anca dit. T‟hee minga voru sbati feura perché ta gh‟avevat
no el curac, e adess l‟azienda l‟è andada a carte quarantotto. Ma
peu cosa t‟hee fà infina adess?
Arturo: Beh, te set, on quaj sistema el gh‟è sempre. Per esempi, ho fà
il figlio ritrovato!
Ginevra: Cusè?
Arturo: Il figlio ritrovato: mi andavi da un quai commenda, de quii
con la grana, me presentavi e ghe facevi: “Lei permette? Adesso le
faccio vedere i documenti: io sono suo figlio naturale. Lei non si
ricorda trent‟ann fa, durante la guerra, quella sera…?”. Te voret
che vun durante la guerra, lontan de cà, ona quai sera l‟abbia
minga…? E a tanti anni di distanza cosa te voret che el se
regorda? Perciò il malcapitato quasi semper el diventava prima
smort, e peu bleu, ma mi ghe facevi subit: “Però io capisco la
situazione e sono disposto a scomparire, a non farmi più vedere…
Naturalmente…”. Insomma, mi ghe mollava ona busta con denter
i document e lu me sganciava on‟altra busta con denter la grana.
Ginevra: Ma che document eren?
Arturo: Nient! Carta de giornal
Ernesto: Ti ta set un genio!
Nonna: Va là che se el genio el veur restà a dormì a cà nostra gh‟è
sotta un quaicoss.
Arturo: In effetti, l‟ultima volta che ho pruvà a fa el figlio ritrovato ho
avuu un piccolo problema: il malcapitato…
Ginevra: … L‟ha voruu vidè i document e t‟ha fregà!
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Arturo: Macché, peggio! L‟era tutt content di avere trovato un figlio
maschio, lu ch‟el gh‟aveva domà tri feminn. El m‟a dit: “Ti metto
subito nella mia azienda!” e mi ho pensà: è fatta, gh‟è nanca
bisogn de fass dà la grana: quest chì me mantegn vita natural
durante”. Peu però el m‟a dit: “Farai come me: dalla gavetta. Per
cinque anni tutte le mattine alle cinque in fabbrica, poi dalle otto
fino all‟una in ufficio, un quarto d‟ora per mangiare e poi ancora
in fabbrica fino alle sette, e naturalmente dalle dalle sette a
mezzanotte in ufficio…” ohé te see matt? Ho ciapàa i gamb in
spalla e via de volata son scappa sul prim tram che pasava!1
Ho pruvà a fa un quai alter lavurà, però ultimament de grana se ne
vede poca e per adess podi no pagà un afitt…e…
Ginevra: E te vurariset restà chi per un poo de temp. Ho capì, dato che
semm amis da una vita, per mi va ben…
Nonna: E per mi no!
Ernesto: Mettiamo la cosa ai voti! Mi disi de sì.
Signora Ines: E io dico di no! (la signora Ines, entrata
precedentemente ma nascosta da qualche parte, si fa vedere)
Ernesto: Ma chi l‟è questa chì? Quand è che l‟è entrada in cà?
Signora Ines: Ma io…
Ginevra: (impaurita) Forsi l‟è una ladra!
Signora Ines: Ma io…
Nonna: Sara, portam el fusil che ghe spari!
Sara: (di corsa dalla cucina)Ecco nonna!
Signora Ines: (tenuta sotto tiro dalla nona) Ma no, c‟è un equivoco:
non sono una ladra, sono solo la nuova portinaia nonché
amministratrice del palazzo!
Nonna: Peggio! Comunque lé, come l‟ha fa a entrà?
Signora Ines: La porta era aperta, io ho bussato ma forse non avrete
sentito. Io però ho sentito tutto e non accetto che nel nostro stabile
vengano ospitati delinquenti come quel signore lì.
Nonna: Intanta che la se impiccia minga degli affari nostri, e peu, a cà
nostra comandum num, anzi, comandi mì! L‟haa capì?
Signora Ines: Solo se le sue scelte non danneggiano il buon nome del
palazzo!
Nonna: A sì? Sa cosa la ghe disi? Mi ho cambià idea e l‟Arturo resta
chi incoeu, duman e fin quando el disi mì e se lée la g‟ha un
quaicoss de dì, la vegna chì a dill, se la g‟ha el curacc! (prendendo
la mira con il fucile)
Signora Ines: Va bene, Va bene, Se insiste così…. Però non finirà
qui…. Comunque, non ero venuta per questo: ero venuta per
informarvi che oggi arriveranno i vostri nuovi vicini.
Ernesto: Davvero? E a mi sa ma n‟imp…
Ginevra: Mio marito voleva dire che lée l‟è stada fin trop gentil a
vegnì chì per avvisarci e adess l‟è minga el caso che si disturbi
ancora…
Signora Ines: Lasci perdere signora, guardi che ho capito che a suo
marito e alla signora non vado a genio e quindi tolgo subito il
disturbo. Ma guardi che venendo ad avvisarvi volevo fare un
favore proprio al signor Emilio, dato che so che fa il pittore.
Ernesto: A sì? E perché? Chi sono i nuovi vicini?
Signora Ines: Non posso entrare nei particolari: io sono una persona
molto discreta. Si chiamano Leonardo e Giorgio Goffredi, sono
padre e figlio e si sono trasferiti a Milano solo da pochi giorni. Il
signor Goffredi è un grande critico d‟arte ed organizza
mostre/mercato di quadri, per questo ho pensato che potesse
interessarle conoscerlo e mi sono permessa di invitarlo a casa
vostra. Sarà qui tra qualche minuto, alle cinque in punto. Giorgio
invece è un ragazzo sui vent‟anni, è molto educato e le mie fonti
mi hanno riferito che lavora con il padre quando organizza le
mostre.
Ernesto: Scusi la curiosità, ma chi sarebbero “le sue fonti”?
Signora Ines: Le mie amiche: sono tutte un po‟ pettegole.
Ernesto: Invece lei no, lei è una persona molto discreta…
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La storiella del figlio ritrovato è tratta da una novella di Carlo Finestra, popolare
scrittore di novelle in dialetto milanese
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Signora Ines: Infatti. Solo che, sa com‟è, a volte capita di ascoltare,
senza volerlo, qualche cosa… Per esempio, ho saputo che il signor
Goffredi si trova in difficoltà: l‟ultima mostra che ha organizzato
non è andata molto bene… Sarà per questo che ha scelto di
stabilirsi qui in periferia piuttosto che al centro, anche se dopo i
lavori che ha fatto, il suo è l‟appartamento più bello del palazzo.
Adesso però si è fatto tardi, devo proprio andare.
Ernesto: Guardi, ci dispiace così tanto…
Ginevra: Torni a trovarci!
(la signora Ines lascia la stanza)
Ernesto: Menu mal che l‟era una persona molto discreta: a momenti la
me diseva anca el numero di scarp de sto Leonardo Goffredi.
Signora Ines: (rispuntando per un attimo) Porta il quarantuno!
Ernesto: Ginevra, accompagna la signora… e sara su la porta!
Arturo: Però ha ragione, metti che a questo Goffredi ghe piasen i to
quader, se podaria organisà una mostra e guadagnà un quaicoss.
Ernesto: (diventando nervoso)Già, però s‟el ven ghì bisognarà mett a
post. Quarda che disordine, chi l‟è che l‟ha fa sto casino?
Ginevra: Ti, questa l‟è tutta roba tua!
Ernesto: Ah, già. Comunque sono le quattro e cinquantanove,
abbiamo un minuto per mett a post tusscoss. Pronti, Partenza…
Via!
Tutti cercano di riordinare facendo più caos di primae ad un tratto
suona il campanello.
Ernesto: Presto, l‟è rivà. Ginevra, fall entrà. Nonna, ti va de là che l‟è
mei.
Nonna: Villan! (la nonna esce)
Sara: Papà, la mamma mi ha detto di non dirtelo, ma mi ha regalato
un portafortuna: te lo ricordi questo anello?
Ernesto: In effetti sì, è l‟anell della tua nonna, quell che quand s‟erum
fidansà ho regalà alla tua mamma. Savevi no che l‟era un
portafortuna…
Sara: Invece è proprio così. Se per te è tanto importante questo
incontro con il signor Goffredi tienilo tu, me lo restituirai dopo.
(sara gli dà l’anello)
Ernesto: Grazie cara, te set propi gentil!
Ginevra: Prego, entri.
(entrano Giorgio e Leonardo Goffredi)
Leonardo: Grazie. Scusate il disturbo, ma la portinaia ha tanto
insistito perché venissi a conoscervi che non ho potuto dirle di no.
Ernesto: Ma no, nessun disturbo, putost, ch‟el se metta chì sulla
poltrona, bell comud. Posso offrirle un aperitivo?
Leonardo: Grazie, gradirei un analcolico tropicale, magari una bella
spremuta di papaia ed ananas, con quattro cubetti di ghiaccio
tritati e mescolati. Con questo caldo ci vuole proprio qualcosa di
fresco e dolce!
Ernesto: Va benn, tutt quel ch‟el voeur. Ginevra, prepara l‟aperitivo
per el sciur Goffredi.
Ginevra: Mi ho minga capì ben s‟el voeur cusè, però ghe proeuvi.
Ernesto: Lu inveci è el so fieu?
Giorgio: Giorgio Goffredi, piacere di conoscerla. Io e mio padre
vivremo nell‟appartamento di fronte al vostro.
Ernesto: Oh, allora benvenuti nel palazzo.
Ginevra: Ecco l‟aperitivo!
Leonardo: Grazie signora! (Leonardo beve ed ha una reazione di
disgusto)
Ma cos‟è che ci ha messo dentro? E‟ amarissimo!
Ginevra: Beh, la papaia e l‟ananas gh‟i avevi no, e allora ho fa una
bella spremuta di limone.
Leonardo: Solo limone?
Ginevra: No, anche mezzo pomplemo!
Ernesto: Allora l‟è tutta un‟altra roba! Ma Ginevra, t‟al voeuret
masal?
Ginevra: Gh‟è minga bisogn de fa tragedie, s‟el ghe pias no ghe
portarò un quaicoss d‟alter…
Leonardo: Sì, ecco, magari un bicchiere d‟acqua…
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Ginevra: Arriva subito. Ernesto, bef!
Ernesto: Cusè?
Ginevra: Come cusè? Ma la spremuta de limone e pompelmo.
Ernesto: Ma t‟hee minga capì che l‟è minga buna?
Ginevra: Pasiensa, te vuraret minga famm trasà un mes pompelmo e
tri limun! (Ginevra va in cucina a prendere il bicchiere d’acqua)
Leonardo: Ora me ne vado, mi sono trattenuto abbastanza.
Ernesto: Ma guardi che lu el disturba no…
Leonardo: Magari io non disturbo voi, ma sa, non vorrei che si
offendesse, ma non sono abituato a stare troppo tempo in questi
posti in stile, diciamo “Boemienne”.
Ernesto: Perché dovrei offendermi, l‟ha solament di che mi e la mia
famiglia vivum in d‟una ratera! Però, a parte quest, parlemm
d‟affari.
Leonardo: Affari? Anche lei è un critico d‟arte?
Ernesto: Veramente sono un artista!
Leonardo: No, mi dispiace ma in questo caso io e lei non abbiamo
proprio niente da dirci. Sono stufo di tutti quei pittori da strapazzo
che mi seccano chiedendomi di vedere le loro opere: pietose
caricature di quadri che non andrebbero bene nemmeno per
arredare la casa di un cieco!
Ernesto: Ma lu come el se permet de offend i me quader? Almen
prima dovaria quardai!
Giorgio: Dai papà, non essere antipatico come al solito: ci siamo
appena trasferiti, cerca di essere gentile con il nostro vicino!
Leonardo: E va bene, vediamoli questi quadri. Sono questi qui?
Ernesto: Se ved che lu l‟è un critico d‟arte: ha capì subit che eren
quader e minca cart postàl!
Leonardo: Non faccia lo spiritoso, che qui non c‟è niente da ridere.
Questa è una crosta, questa è una schifezza, schifezza, schifezza,
crosta… Questo sì che ha un valore!
Ernesto: Ma se l‟è una tela bianca!
Leonardo: appunto, lei non l‟ha ancora rovinata!
Ernesto: Come? Feura de cà mia!
Leonardo: Certo che me ne vado, e anche con piacere! Della sua
compagnia non so proprio cosa farmene, signor Dorini!(Leonardo
esce)
Ernesto: Ma ch‟el vaga a scuà el mar!
Ginevra: (entrando dalla cucina) Se gh‟è de vusa?
Ernesto: Ho scoperto che el noster visin de cà l‟è un ciula! (esce
arrabbiato dalla stanza seguito da Ginevra)
Sara: (entrando) Giorgio! Ma cos‟è successo? Cos‟e tutto questo
rumore?
Giorgio: E‟ tutta colpa di mio padre che non riesce mai ad essere
gentile con la gente. Mi dispiace tanto. Forse non è stata una
grande idea quella di convincerlo a scegliere questo
appartamento… Mi sembrava bello potermi trasferire così vicino a
te, però così i nostri genitori si sono conosciuti nel modo
peggiore…
Sara: Non ti preoccupare, vedrai che prima o poi si calmeranno e
diventeranno dei buoni vicini, e forse, prima o poi, anche amici.
Conosco mio padre: fa tanto la voce grossa, ma infondo è buono.
Vedrai che le cose miglioreranno.
Giorgio: Il fatto è che anche io conosco bene mio padre, che, al
contrario del tuo, non alza mai la voce ma ti assicuro che si
arrabbia tantissimo anche per delle sciocchezze e, soprattutto, se le
lega al dito. Tu mi dici che le cose miglioreranno, ma io non ci
conterei più di tanto. In ogni caso speriamo in bene, ormai è da un
po‟ che volevamo parlargli di noi…
Sara: E presto glie ne parleremo. Vedrai che, al limite, se ne faranno
una ragione.
Giorgio: Beh, per ora sarà meglio che torni da mio padre, cercherò di
sistemare le cose.(Giorgio saluta Sara ed esce dalla stanza e
rientrano gli altri)
Ernesto: Carogna e villan! Ma guarda se devum avè un visin de cà
come quest chì! Cos‟hoo fà de mal per meritall?
Arturo: T‟hee ghe propi resun! Guarda se l‟è la maniera de tratatt!
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Sara: Però Gior…Il figlio del nuovo vicino sembrava simpatico ed a
modo…
Ernesto: Tutta scena! Segunda mi al sembra gentile, ma
all‟occorrenza sicurament se comporterà da carogna come el
pader. Comunque sia, menu mal che adess hinn andà via: ho avuu
una giornata pesante, ho mal de coo e ho propi bisogn de
repusamm e de ritrovà un po‟ de pace e de tranquillità… (Ernesto
si mette comodo su una poltrona)
(suona il campanello)
Ernesto: (urlando) Se g‟hèe ancamò?
Ginevra: Oh mama! Ernesto Quasi me desmentegavi de dit che ho
invità a cena una mia cara amica: suor Addolorata!
(suona ancora il campanello)
Ginevra: Un momento, eccomi…. Arrivo…
(entra suor addolorata)
Suor Addolorata: Buonasera, scusate il disturbo. Ginevra, Ginevra
cara, come mi fa piacere rivederti!
Ginevra: Anche a me, quanto temp che se vedum pu! Ti Ernesto ti
ricordi di Suor Addolorata?
Se me regordi minga mal, l‟ultima volta semm vist è stada duu
ann fa‟, quand hemm organista la mostra mercato missionaria a
favore del Burkina-Faso!
Suor Addolorata: E già, scusate se non mi sono fatta più vedere, ma
sono stata impegnatissima: adesso non mi occupo più di mostre
mercato ma dell‟alloggio dei poveri derelitti e dei senzatetto
disperati e quindi, in una città grande come Milano, c‟è sempre
tanto lavoro…
Ginevra: Quand hemm parlà al telefono te m‟he di che oltre che al
piasè de rivedess te vegnivet a truvamm anca per un‟altra ragione,
ma t‟he minga voru spegamm al telefono. Adess che te se chì, mi
sont curiosa de savè qual è questo motivo misterioso… Non
tenermi sulle spine!
Suor Addolorata: Beh, più o meno si tratta appunto del lavoro che
faccio…
Ernesto: Che la guarda, suora, che numm sarem minga sciuri, però
semm nanca derelitti o disperati!
Suor Addolorata: Ma no, lei mi fraintende, non volevo dire questo!
Vede, spesso i ricoveri sono tutti pieni e non sappiamo dove
ospitare molta gente che invece avrebbe proprio bisogno di vivere
per un po‟ in una famiglia, magari tranquilla e serena come la
vostra.
Ernesto: E allora?
Suor Addolorata: Ecco, proprio un paio di settimane fa ho trovato
davanti alla mia porta una creatura fragile ed indifesa, bisognosa
del nostro aiuto…
Arturo: Era un gattin?
Suor Addolorata: Ma no! Era una giovane donna che nella vita ha
tanto sofferto e nella sua disperazione si è rivolta a me per trovare
un po‟ di conforto.
Ernesto: Tutto questo è molto bello, ma numm se gh‟entrum cusè?
Suor Addolorata: Vede, io non posso ospitare questa povera anima nel
nostro convento perché ormai non abbiamo più posto, e quindi ho
pensato a voi: sono sicura che con la vostra grande generosità
saprete ospitarla per qualche giorno dandole tutto l‟affetto di cui
ha bisogno.
Nonna: (entrando di corsa) Pensi propi de no! De falliti e derelitti
hemm giamò fa el pienn per questa settimana!
Suor Addolorata: Ma suvvia, non dica così. Proprio lei che, ormai al
termine della sua vita sulla terra potrebbe a sua volta avere
bisogno di aiuto durante i suoi ultimi momenti…
Nonna (facendo i debiti scongiuri): Menagrama d‟una menagrama!
Adess ghi a doo mi gli ultimi monenti!
Ginevra: Mamma, calmati, Suor Addolorata è una brava suora che la
se preoccupa per i puvarett, e mi sont d‟acord! Ospitarem questa
pora dona per qindes dì, va benn? E poi ti dovevo ancora un
favore da quando mi hai raccomandata tu alla famiglia che mi ha
presa a lavorare come donna di servizio
Suor Addolorata: Grazie, il Signore te ne renderà merito!
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Ginevra: L‟unica cosa è che ho idea che per un po‟ de temp
mangiarem pan e scigull… l‟è un problema?
Suor Addolorata: Non credo: un po‟ di penitenza non può fare che del
bene.
Ernesto: Però se podaria savè un quaicoss a proposito de sta donna?
Suor Addolorata: Certamente. La poverina in passato ha condotto una
vita un po‟ sconsiderata. Era molto attaccata alle cose di questo
mondo, ed al denaro in particolare. Ha fatto molti sbagli, voleva
diventare ricca a tutti i costi ed ha perfino lasciato un fidanzato
che le voleva molto bene ma, aimè, non era abbastanza facoltoso
per assicurarle il tenore di vita al quale ambiva. Poi ha cominciato
a fare la ballerina ed ha frequentato tante cattive compagnie che la
hanno portato sulla strada della perdizione.
Sara: Quella che porta all‟inferno?
Suor Addolorata: Peggio! Quella che porta a Montecarlo. Ai casinò ha
perso tutto quello che aveva, poverina. Però da un certo punto di
vista è stato anche un bene.
Nonna: Eh già, t‟e see no che fortuna!
Suor Addolorata: Volevo dire che ora ha deciso di rifarsi una nuova
vita e mettere la testa a posto. Se permettete ora vado a chiamarla.
Ernesto: A proposito, come si chiama?
Suor Addolorata: Si chiama Alda, ma non mi ricordo bene il cognome
perché con i nomi stranieri ho poca familiarità. Era qualcosa come
Laba…, Labi…. (esce dalla stanza)
Arturo: Labelle! Alda Labelle! Propi adess la doveva turnà a cà?
Podeva no restà a spent i danè de quii bamba dei so‟ fidansàa
ancamò per un para de settimann?
Ernesto: Ma Arturo, ti te la cugnuset?
Arturo: Certo che mi la cugnusi! T‟he sentì del fidansà che ha pientà li
per andà a Montecarlo?
Ernesto: Por bamba.
Arturo: E già, però guarda che el bamba soo mì! Dovevamo sposarci,
mi e la Alda. Ma peu lée l‟a m‟ha di: “Scusami Arturo, ma non
posso proprio. Io ho bisogno di una vita più lussuosa e tu non farai
mai carriera!” e peu l‟è andada via con un commenda in Ferrari e
mi son restà là come un ciula.
Ginevra: O poor Arturo! Ma come mai non ci hai detto niente?
Ernesto: Già, perchè? Semm amisi de quand erum bagai e ta m‟he di
nient!
Arturo: E stata una idea dell‟Alda: mia detto “Io ci tengo molto alla
mia privacy (ancamò adess ho minga capì cusa l‟è „sta privacy):
non andare in giro a dire che usciamo insieme, quando ci
fidanzeremo ufficialmente lo diremmo a tutto il mondo”. E alura
mi ho di nient a nisunn. Peu, propi quand mi ho dumandà a l‟Alda
de spusamm, ha incuntrà un quaidunn pusé sciur de mi e… il resto
lo sapete. Quel che me dispias è che adess scoprirà che su una
cosa aveva ragione: che mi ho minga fa carriera e la mia impresa è
fallita sul seri!
Ginevra: Forsi no! Per adess va de là a scundass, peu truvaremm una
solusiun.
Suor Addolorata: Eccoci, vi presento la signora …
Alda: (presentandosi a Ernesto in modo tanto provocante quanto il
suo abbigliamento) Labelle, Alda Labelle, e sono ancora
signorina.
Ginevra: (intervenendo prontamente)E mi invece me ciami
Malinverna, Ginevra Malinverna, e sono già signora perché
vint‟ann fa ho spusàa il quipresente signor…
Ernesto: Dorini, Ernesto Dorini, per servirla.
Ginevra: Per servirla propi no! Ti va de là che l‟è mej (Ginevra caccia
via Ernesto in malo modo)
Alda: Mi scusi, non volevo creare problemi, ma non avevo capito che
il signore fosse suo marito. Vedrà che ora che lo so non lo
dimenticherò.
Ginevra: E nel caso gh‟al regordi mi!
Alda: Beh, credo che andrò a darmi una rinfrescatina.
Ginevra: Per di là. (Alda esce dalla stanza) Ma suor Addolorata, chi
l‟è che m‟ha purtà in cà? Questa qui putost che una penitente in
cerca di redenzione la me par… una.. ..una….
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Nonna: Una di quelle!
Suor Addolorata: Ma signora, non dica queste cose! Alda è solo una
povera ragazza, deve ancora abituarsi alla sua nuova vita.
Ginevra: Sarà come te diset, però a vidè come la se comporta…
Suor Addolorata: Vedrete che dandole fiducia tutto si risolverà. Ora
scusatemi ma vi devo proprio salutare.
Ginevra: Ma come, dovevamo cenare insieme!
Suor Addolorata: Ginevra, mi piacerebbe tantissimo, però non posso:
è successo un disastro alla Caritas e bisogna proprio che vada.
Sarà per la prossima volta.
(suor Addolorata esce dalla stanza)
Ginevra: Sarà mej che andemm anca numm de là: con la nuova
portinaia, il nuovo visin de cà e „sta ballerina bisognerà propi stà
atenti e fa balà l‟oeucc!
Nonna: Ma mi te l‟aveva giamò dit: quand ti t‟hee voru spusà
l‟Ernesto anca se vureva fa l‟artista. Mi te diceva sempre “Sta
atenta Ginevra, stà attenta….
(Ginevra, la nonna e Sara escono dalla stanza dirigendosi verso le
camere e si sente una canzone dell’epoca)
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SECONDO ATTO
( Il salotto è vuoto ed entra nella stanza zoppicando la nonna, seguita
da Ginevra e Ernesto)
Nonna: Hoi hoi, sono tutta un dolore! Che mal de schena!
Ginevra: Aspetta che ti aiuto.
Nonna: So no cosa l‟è, ma me senti un pes chì, e ho un dulur che
partendo de la spalla sinistra scende, scende e‟l me arriva fina a la
caviglia destra!
Ernesto: Sono i reumatismi. E‟l‟età, oramai te se pu tanta giuvina!
Nonna: Ohé, varda che mi, denter, nello spirito, sont ancamò giuvina
come una tusa de vint ann!
Ernesto: Però feura…
Nonna: O villan d‟un imbrattatele, varda che sont ancamò buna de
scepatt una cadrega sulla crapa!
Ernesto: Ma mamma, mi diceva inscì per di, minga sul seri… Guarda,
per famm perdonà te prepari una bella tisana alle erbe de
montagna. La va propi ben per i dulur reumatici. (esce e va in
cucina)
Nonna: El to marì è un villan, però al g‟ha resun, son diventada
vegia… Riessi pu a supurtà i preoccupasiun come una volta e son
piena de acciacchi.
Ginevra: Parlemm minga de preoccupasiun! Da una settimana riessi
pu a durmì.
Nonna: T‟hee pruvà a cuntà le pecore?
Ginevra: Ho pruvàa tusscos! Ho cuntàa i bèe, ho ciapàa el sonnifero,
la camomilla, le gocce di biancospino… nient de fa: hinn i
preoccupasiun che me fann minga durmì.
Nonna: Quali preoccupasiun?
Ginevra: Ma mamma, cum‟è quali preoccupasiun? De quand suor
Addolorata ha fa vegnì chi quella, ciamemala “ballerina”, mi son
pu stada buna de sarà su un oeucc. Podi minga distramm un attim,
che quella là la perd minga un‟occasiun per andà a fa la scema con
el me marì.
Nonna: E menu mal che ghe piaseven i omen sciuri! Se capis che de
quand ha cognusu suor Addolorata, l‟ha decidu de accetà quel che
passa el convento. Ma Ginevra, preocupes minga: fra una
settimana la andarà via. E peu, se al tò mari la ghe pias inscì tant,
chissà che‟l vaga minga anca lu for a di scatul insema alla
ballerina: du fanigutuni in menn in d‟un culp sul!
Ginevra: Mamma! „Sta disat?!? Mi ghe vori benn al mè marì!
Nonna: Nient,nient… mi s‟eri adrè a schersà! Preocupes minga: al tò
marì ghe pias fa un po‟ el galett, però el sa benn che s‟el prova
tratatt mal propi in cà mia mi al fo diventà un capunn!
Ginevra: Ma sì, hai ragione, però…Questa donna… me pias propi per
nient come si veste… e el so atteggiamento…. mi riessi no a stà
quieta. Se pensi che devum tegnila chì un‟altra settimana, me
vegn voeuja de cupala! Come l‟avarà fàa el Arturo a fidansass con
lée, mi al soo propi no!
Nonna: Mi avaria una quai idea… Comunque a proposito dell‟Arturo,
el s‟è minga stufì de durmì in del garage?
Ginevra: E‟ che lu el voeur minga che la Alda la sappia che la sua
azienda è fallita, e quindi fino a che lée non la sarà andada via, lu
el dormirà in garage in de la sesscent, così la Alda la po minga
videll!
Nonna: Però un po‟ me dispias per lu. Se podaria tuvà un‟altra
solusiun.
Givenra: Quale?
Nonna. Beh, ecco… Per esempi, se me regordi ben, l‟Arturo aveva
un‟impresa edile. Potrebbe vestirsi bene, sunà alla porta e di che a
avu l‟incarico de fà un quai lavurà nel condominio e numm, dato
che semm amici di vecchia data, podarisum invidall a restà chì un
quaj dì fino a quand lu avrà finì. El podaria fa, per esempi, una
valutazione della sicurezza degli impianti, o un collaudo statico
della struttura… insomma, inventerem una quai storia.
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Ginevra: Mamma, mi vo subit a digal, ma te me spiegat come te fet a
cugnuss tutti questi ropp dell‟edilizia?
Nonna: El me quart mari, buonanima, era geometra.
Me faceva semper vidè i so disegn… Mi capivi poc de
architettura, però recugnusevi i segn di mur. Poor el mè Arnoldo:
era bunn mè‟l pann, ma ghe vedeva pegg che una talpa: i a faceva
tuti sverguli. Una volta mi ho pruvà a dicc: “Arnoldo, te par no
che quel mur là ta l‟he disegnà un po‟ stort?” Peu lu s‟è inrabi e
m‟ha dì: “Ti te capiste nient, ti te see nient, va de là a cusinà!” Sta
di fatto che, un para de mes dopu, el mur gh‟è burlà adoss…
Me regordi ancamò adess i ultim parol che son riuscita a dì
all‟Arnoldo: “ O bamba, mi te l‟avevi dì che l‟era stort ch‟el mur
là!”….
Comunque, returnem all‟Arturo…va minga ti a ciamal, manda
l‟Ernesto, che adess l‟è de là in cusina con la balabiuta. Se sa
mai…
Ginevra: Buona idea. (dolcemente) Ernesto! Ernesto vieni qua!
Ernesto: (affacciandosi dalla cucina) Dopu, adess gh‟o minga temp.
Ginevra: (meno dolcemente) Ernesto, ho bisogn de ti, vieni!
Ernesto: Ma Ginevra, la Alda la m‟ha preparà le omelettes alla
francese per fa culasiun, podi no lasai in del piatt, se podaria
uffend!
Ginevra: Eh, allora se si offende… Ernesto, muoviti!!
Ernesto: Va ben, va ben, arrivi. L‟è minga il caso de vusà. Se podaria
savè se gh‟è de inscì impurtant de famm lasà là le omelettes?
Ginevra: Adess ti te vee in garage, te svegliet l‟Arturo, te ghe diset de
das una rinfrescatina, de vestis ben, te ghe fee met un bel po‟ de
dopobarba e t‟el fee vignì in cà, t‟hee capì?
Ernesto: Sì, però perché se dovaria vestì benn, vegnì chì… cunt el
dopobarba…
Ginevra: Ti preocupess no, fa come te disi e moeuvas!
Ernesto: E le omelettes? Se po minga lasai là….
Ginevra: Sara, vieni cara. E‟ pronta la colazione!
Sara: (entrando in scena)Ah sì? E che cosa hai preparato?
Ginevra: Omelettes! Sono in cucina che ti aspettano.
Ernesto: Va benn, ho capii, vo subit dall‟Arturo.
Sara: Mamma, mi spiace ma non posso fare colazione: devo uscire e
sono già in ritardo… Ci vediamo stasera!
Ginevra: Devi uscire? Così presto? Ma dove vai?
Sara: Beh, te lo spiego stasera, adesso sono proprio di corsa!(esce)
Ginevra: Chissà dove la va inscì de cursa! Qui sembra che sien
diventà tucc matt! Anca la Sara, povera tusa!
Nonna: Ginevra, te g‟hée resun, sembra che la sia sciupada la
stupidera. El to mari, la ballerina, la purtinara, chisà quale sarà il
prosim martul che entrerà de quella porta là? (indicandola)
Arturo: (entrando prontamente) Eccomi, son qui!
Nonna: Eccolo el martul!
Arturo: Prego signora?
Nonna: No, nient, nient…
Arturo: Ginevra, te voret spiegamm perché te m‟he fa vegnì chì, dove
ogni momento corro il rischio de vess vist dalla Alda?
Ginevra: La nonna ha avuu un‟idea, preocupes no della Alda, anzi, la
ciami subit!
Arturo: Ma Ginevra, te se sicura?
Ginevra: Ti ho detto di non preoccuparti, cerca di assecondami!
Mamma andem a ciamà la Alda
(Ginevra e la nonna escono di scena)
Arturo: Ernesto, ma ti te se propi nient de „sto piano machiavellico
della tua mié e della tua suocera?
Ernesto: Ma no, te l‟ho giamò dì!
Certo che però… Ecco… mi so no cosa l‟ha g‟hàa in del coo la
mia miée, e ancora meno riessi a capì la mia suocera, però qui la
vedo brutta!
Arturo: Certo che se un quaidunn ha besogn de vess rasicurà, ti per
quest te set propi bunn!
Ernesto: No, è che la situasiun l‟è difficil, so no se ti te podet vess
all‟altezza.
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Arturo: Ernesto, famm un piasè, se un dì per caso te vedet un
quaidunn indecis se sgiacass giù o no de un punt con una bella
pietra attaccata al coll e te voeret facc cambià idea, va minga a
parlà con lu e ciama un quaidunn d„alter, altrimenti quell là l‟è
bell e sec!
Ernesto: Stupit, volevo solo dire che so che per te sarà difficile parlare
con la Alda, e per questo te g‟hee bisogn de tutta la fortuna
possibile. La settimana pasada la mia tusa la m‟ha dà un anell, l‟ha
m‟ha diì che l‟è un portafortuna.
Arturo: Ah sì? E el funsiuna?
Ernesto: Per la verità a mi me par propi de no, visto come inn andà i
ropp con el sciur Goffredi, però ti ciapal istess, se sa mai….
Arturo: (prendendo l’anello) Grazie, dopo te lo restituisco…
(Arturo si siede sul divano, nascosto dalla vista di Ginevra ed Alda
che rientrano nella stanza)
Ginevra: Venga Signora Labelle!
Alda: (rivolgendosi ad Ernesto con fare civettuolo e mostrando un
piatto di biscotti) Ah Ernesto, visto che le omelettes non le ha
potute assaggiare le ho preparato dei biscottini di cioccolato. Li ho
fatti solo per lei, spero che le piacciano…
Ernesto: Sicuramente, li mangerò propi vulentera (cerca di prenderne
uno)
Ginevra: (afferrando il piatto) In un‟altra vita, forse, dopo femm i
cunt… Comunque, carissima signorina Labelle, mi l‟ho ciamada
perché incoeu è vignu a trovamm un signore che forse conosce:
Arturo Galli.
Arturo: (facendosi vedere da Alda) Ciao Alda, quanto temp che se
vedum pu, te stee ben? Eh che domande, dopu una vacanza a
Montecarlo come se podaria stà mal?
Alda: Infatti sto benissimo grazie, e tu? L‟ultima volta che ci siamo
visti la tua azienda edile non andava tanto bene… non è ancora
fallita?
Arturo: Beh, ecco… l‟azienda….
Ginevra: No che non è fallita anzi… Vera Arturo!
Arturo: Eh certamente!
Nonna :L‟è mai andada inscì ben! Un para de mes fa avevum un quai
problema di liquidità, ma adess è tutto risolto tutto a gonfie vele!
Alda: Ah sì? Però mi sembra che un paio di mesi fa non avessi tanti
clienti… E adesso?
Arturo: Beh, adesso….. Ecco…. I clienti….
Ginevra: Ne ha tantissimi, quasi troppi. Vera Arturo?
Arturo: Eh già
Nonna : Non sa più dove metterli, è impegnatissimo! Chi ha il tetto da
rifare, chi una villetta da costruire, chi una piscina, poi il Comune
con il parco pubblico, le suore che voglono costruire il centro
anziani… quasi ghe manca el temp de fiadà!
Alda: E come mai se sei così impegnato hai trovato il tempo di venire
qui, non devi lavorare?
Arturo: Beh… Ecco… io…..
Ginevra: Lui è qui per lavoro: deve fare un progetto per lo stabile.
Vera Arturo?
Arturo: Eh già!
Nonna: la sciura Ines al g‟ha dà l‟incarico de progettà il nuovo
impianto di riscaldamento
Ginevra: E dato che dovrà tornare qui per diversi giorni…
Alda: Diversi giorni per vedere una caldaia?
Ginevra: Sì perché l‟è vegia e bisogna cuntrulala benn! Va benn? E
siccome è un amico di famiglia, lo ospiteremo per una settimana
in casa.
Arturo: E non nel garage…
(Ernesto lo zittisce con una botta in testa)
Ernesto: Adess te fo vidè la camera, andemm de là che l‟è mei, prima
che ta diset una quai bestiada!
(Arturo ed Ernesto escono dalla stanza)
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Alda: Sarà anche vero che gli affari dell‟Arturo vanno bene, però c‟è
qualcosa che non mi convince. Non riesco a credere che lui si sia
arricchito ed io mi sia ridotta a chiedere ospitalità in una casa
povera come questa, senza nemmeno la piscina con
l‟idromassaggio e tutte le altre cose indispensabili come il campo
da tennis o la sauna….
Ginevra: E invece è vero, e lé se dovaria cunsiderà fortunata a vess
ospitata chi in cà mia, che la sarà minga una reggia, però l‟è no
una ratera, e numm semm gent rispettabile, al contrario di certe,
disemm ballerine, che cugnussi mi!
Alda: Come vuole lei, signora, io ho capito che non le piaccio e farò
in modo di trattenermi qui il meno possibile!
Ginevra: Speremm!
(Alda esce dalla stanza)
Ginevra: E questa è fatta, però chì gh‟è un problema: odiosa e
malfidente com‟è, la balabiuta la andarà a cuntrulà se l‟è vera che
l‟Arturo è stà ciamà per fa un lavurà o no. Bisogna truvà una
solusiun! Arturo, Ernesto, Vegnii chì!
(rientrano Ernesto ed Arturo)
Ernesto: Ginevra, che bella idea che ha avu la nonna, e ti Arturo,
come te se sta bravo a recità la tua part!
Arturo: Ohé! Guarda che mi so scrocc!
Ginevra: Già, una vera faina, e te set stà talment convincente che la
Alda ades la va a cuntrulà perché dopu tri minut l‟ha capì tusscos!
Quela là l‟è minga scema, s‟è acorgiuda che te seret adrée a cuntà
su di ball.
Arturo: Ma come? Me pareva de vess sta inscì bravo!
Ernesto: Comunque adess gh‟è bisogn de truvà una solusiun….
Signora Ines (entrando improvvisamente): Ma no, signor Dorini, non
si preoccupi per questo, vedrà che sistemo tutto io!
Ernesto: Ma lée l‟è la sciura Ines! Sa la fa cus‟è chì in cà mia?
Signora Ines: Passavo di qua per caso….
Ernesto: Guardi che de chì a la portineria sono cinc piann de scal
senza ascensur….
Signora Ines: In ogni caso, senza volerlo, ho sentito qualcosina di
quello che avete detto alla signorina Alda, e ho deciso di darvi una
mano!
Ernesto: Meno mal che lée, al contrario delle sue amiche è una
persona discreta… ma come l‟ha fa a entrà? La porta era ciavada
su con tre mandate!
Signora Ines: Semplice: io ho la chiave di tutti gli appartamenti del
palazzo! Sa, è per motivi di sicurezza…
Ernesto: Va benn per la ciaf, ma gh‟era anche la catenella alla porta,
come l‟ha faa a tirala via?
Signora Ines: Ma signor Dorini, non sa che con una forcina per capelli
si può fare qualsiasi cosa?
Ernesto: Perfetto! Hemm una purtinara impicciona, pettegola e anca
scassinatrice professionista!
Ginevra: Ernesto, per questa volta lasemm pert, la signora Ines ha dit
che vuole darci una mano.
Signora Ines: Precisamente! Io dirò alla signorina Alda che il signor
Arturo ha veramente ricevuto una commissione dal palazzo per il
nuovo riscaldamento.
Ernesto: L‟ha propi senti tusscos!
Ginevra: Ma signora Ines, perché vuole aiutarci, era contraria a
lasciarci ospitare Arturo!
Signora Ines: Già, però è sempre meglio ospitare un fallito piuttosto
che una che si comporta come una…beh, mi pare che tutti la
chiamiate “ballerina”! E comunque ammetto che il signor Arturo
comincia a diventarmi simpatico. Poverino, la signorina Labelle lo
ha trattato proprio male.
Ernesto: Ma alura lée la sa propi tusscoss. Peggio del Gazzettino
Padano!
Signora Ines: Adesso vi devo lasciare. Contate pure sul mio aiuto e
sulla mia discrezione!
Ernesto: Alura semm a post! Venga, la accompagno.
(La signora Ines e Ernesto escono)
17
Ginevra: Arturo, guarda che però gh‟è anche un‟alter problema da
risolvere.
Arturo: Quale?
Ginevra: Se te voeuret pasà per sciur bisogna che te procuret un po‟
de grana.
Arturo: Per quest preocupes no! E‟ giamò de un quai dì che ho
cumincià una nuova attività che promette bene.
Ginevra: Ah sì? Che tipo di attività?
Arturo: Faccio l‟assicuratore per l‟A.I.A.
Ginevra: Cus‟è?
Arturo: L‟A.I.A: Accidenti, Incidenti ed Affini. Non per vantarmi, ma
Arturo Galli l‟è un vero asso della polizza. Ho una tecnica
infallibile e ciapi un sacc de percentuali sui contratti.
Ginevra: Bravissimo, ma come convinci i clienti a fa l‟assicurasiun?
Arturo: Gurarda che l‟è minga difficil, se trata domà de usà la tecnica
giusta, de studià una buona strategia. Mi de solit vo a cà del futuro
cliente, suono el campanell e ghe fo: “Buongiorno, sono della
compagnia di assicurazioni” e lu, semper, me rispund: “Mi la
macchina l‟ho giamò asicurada, di alter assicurasiun gh‟ho minga
bisogn!”. Alura mi continui: “L‟è minga asé l‟assicurasiun sulla
machina! E el furto in casa? El legg minga in sui giornali quanti
furti negli appartamenti?” Allora lu, el cliente, generalmente me
rispund: “In della cà chì ghe son mai stà.”.
A questo punto parto con la mia tattica vinvente: ghe disi: “Ma lu
l‟è sicur? Po‟ dass che sia un caso, po‟ dass che, magari, abbien
cerca de rubà, ma che sien stà disturbà al mument bun: e allora
ritorneranno, ch‟el staga sicur. Lu per esempi, l‟ha mai cuntrullà
se in sulla porta del sò appartament gh‟è minga per caso on quai
segn di tentata effrazione?” Allora lu el me rispund semper: “Per
dì la verità mi ho mai guardà…”. A sto punto il probabile cliente
comincia a diventà un po‟ nervus e poeu el fa: “Va ben, andemm a
dagh un‟oggiada alla porta”. Vemm a dà un‟ugiadina alla porta e
immancabilmente trovum i segn di tentata effrazione…
Ginevra: Come? Semper?
Arturo: Certament, i a fo mi prima de sunà el campanell!
Ginevra: Ho capì, dopo de avè vist i segn sulla porta, el cliente stipula
la assicurasiun e ti te ciapet la percentual.
Arturo: Beh, minga semper, gh‟è un quaidun che di lader ha minga
paura. Allura bisogna aduperà un‟altra strategia. Entra in funzione
el dispositivo pirogeno.
Ginevra: El dispositivo cus‟è?
Arturo: Pirogeno, che genera fuoco. E‟ una sostanza che basta
schicialla un po‟ per fa la fiamma, ona roba che m‟ha preparà un
mè amis che fa el chimich. Sensa famm vidè mi lassi cadè per
terra una quai gutta de „sto liquido, ghe metti sopra un pè, me
allontani facendo finta de nient e dopo un po‟ se sviluppa un
piccolo incendio. Intendemes, l‟è minga una roba pericolosa, mi
ghe fo fà domà una piccola fiamma per dà foeugh a ona quai
tendina, a on quai giurnal inscì el client se stremiss e s‟el voeur
minga assicurass contro i furti se assicura contro gli incendi.2
Ginevra: Geniale, te se propi intelligent!
(suona il campanello)
Ginevra: chi sarà? Mi aspetti nisunn!
Arturo: Forse la purtinara….
Ginevra: No, quella lì l‟ha minga bisogn de sunà el campanell per
entrà in cà. (Ginevra apre la porta)
Oh, ma lu è el signor Goffredi, che sorpresa! Dopo quello che è
successo l‟altra volta non mi aspettavo di rivederla così presto.
Leonardo: Ad essere sincero neanche io, è stato mio figlio a
convincermi a venire a trovarvi. Suo marito è in casa?
Ginevra: Sì certo, gh‟el ciami! (Mentre sta per uscire si ricorda di
non aver presentato Arturo) Oh, che sbadata, non le ho presentato
il nostro ospite, il geometra Arturo Galli…
Leonardo: Non importa, non mi interessa…. Sono qui per parlare con
suo marito, potrebbe chiamarlo?
Ginevra: Beh, sì. Anzi, Arturo, visto che al sig. Goffredi non interessi,
va ti a ciamall.
2
Un‟altra novella di Carlo Finestra
18
Arturo: Mah… Va benn.
Ginevra: Sciur Goffredi, intanta che el spetta, el voeur un aperitivo?
Forse un bel succo di frutta, o una bella spremuta?
Leonardo: NO! Grazie, ma preferisco evitare…
(Ernesto entra in salotto e Ginevra esce andando in cucina)
Ernesto: Eccomi, se gh‟è? Chi è che me cerca?
Leonardo: Io, signor Dorini.
Ernesto: Lu? Che cosa fa chì in cà mia? S‟el voeur cus‟è de mi?
Leonardo: Stia calmo e mi stia a sentire. Sono molto impegnato e
certamente ho cose più interessanti da fare invece di stare qui a
parlare con lei.
Ernesto: Ch‟el guarda che nisunn la obbliga a sta chì a parlà con mi,
anzi…. Podaria benissim andà a cà sua!
Leonardo: Come preferisce, tuttavia sappia che ero venuto a proporle
qualcosa che avrebbe potuto aiutarla nella sua carriera, quanto mai
scarsa, di pittore. Però visto che la disturbo me ne torno a casa
mia.
Ernesto: (Con fare decisamente più amichevole) Ma sciur Goffredi,
caro sciur Goffredi, cosa dice? Mi seri adré a schersà, l‟è un piasè
videla. Ch‟el se setta comud e ch‟el me spiega tutt!
Leonardo: E va bene. Prima di tutto tengo a informarla che questa non
è stata una mia idea. Lei non è degno della mia fiducia e non mi
piacciono i suoi quadri.
Ernesto: Beh, grazie per la sincerità, però guardi che quest mi l‟avevi
giamò capì l‟altra volta. Incoeu lu l‟è vignu a fa cus‟è?
Leonardo: Ebbene, mi sono lasciato convincere da mio figlio, che,
non so per quale ragione ha simpatia per voi, e mi ha chiesto di
inserire qualcuno dei suoi quadri nella mostra che ho organizzato
per la prossima settimana, più che altro per pietà. Lei cosa ne
pensa?
Ernesto: Ma è fantastico! Finalmente potrò fare ammirre al mundo i
miei capolavori!
Leonardo: Non si faccia illusioni. Dubito che qualcuno li possa
apprezzare. Prepari i meno brutti che ha e fra qualche minuto
passerà mio figlio Giorgio a prenderli. Ora la saluto, ho molte cose
da sistemare per la mostra. Buona giornata.
(Leonardo esce dalla casa)
Ernesto: Ginevra! El noster visin de cà, el critico d‟arte, m‟ha di che
esporrà i mè quader! Finalment! Diventeremo famosi! Me dispias
solamente che dopu dovrò ringrasià quella carogna del sciur
Goffredi, però pasiensa, ne vale la pena! Ginevra, prepara lo
spumante! Stasera festeggiamo!
(Ernesto sceglie i quadri, li ripone in un angolo e va in cucina. Suona
il campanello)
Sara: Eccomi, arrivo! Giorgio, finalmente sei arrivato!
Giorgio: Hai visto? Te lo dicevo che la mia idea avrebbe funzionato!
Sara: Oh giorgio grazie! Adesso papà è così contento che ha stappato
lo spumante che ci hanno regalato tre anni fa a Natale e che teneva
da parte per un‟occasione speciale.
Giorgio: Mio padre invece non è ancora entusiasta… ma sono riuscito
ugualmente a convincerlo a lavorare con il tuo e questo è già un
buon segno. Col tempo penso che imparerà ad apprezzarlo, o
almeno a non offenderlo…
Sara: E poi, quando finalmente tutti gli attriti tra i nostri genitori
saranno risolti, potremo parlargli di noi…
Giorgio: E dei nostri progetti. Per il momento però bisogna fare di
tutto perché l‟esposizione dei quadri vada bene, altrimenti avranno
un altro motivo per litigare!
Sara: Guarda, i quadri sono già pronti: è da quando ha cominciato a
dipingere che ha scelto i due più belli che ha fatto e li ha messi da
parte nell‟attesa di incontrare qualcuno disposto a esporli nella sua
galleria. Visto che questo non è mai successo prima d‟ora
bisognerà togliere un po‟ di polvere…
Giorgio: Non importa, li porto via subito e li sistemo in pochi minuti.
Poi finisco di riordinare gli espositori della mostra… fra un paio
d‟ore possiamo andare al cinema!
19
(Giorgio e Sara si salutano e Giorgio esce dalla stanza, Sara rimane
e dalla cucina entrano Ernesto,con in mano lo spumante, Ginevra,
Arturo e la nonna, zoppicando un po’ e aiutandosi con il bastone)
Ernesto: Chi era alla porta?
Sara: Era Giorgio, ha preso i quadri.
Ernesto: Mamma, t‟hee capi? Ha preso i quadri! Adess femm la
mostra e peu….
Arturo: E peu?
Ernesto: Diventerò un pittore famoso!
Arturo: E peu?
Ernesto: Diventerò ricco sfondato!
Arturo: E peu?
Nonna: E peu te se dessedet! Guarda che i to quader sarann esposti,
però bisognerà vidè se trovum un quaidunn talment ciula de
comprai!
Ernesto: Io sono ottimista!
Nonna: Beh, staremm a vidè.
(suona il campanello)
Ginevra: Vo mi a dervì
Suor Addolorata: Permesso? Buongiorno a tutti, vi auguro pace e
serenità. E‟ per me un così grande piacere vedervi…
Ginevra: Oh Addy, cosa ti porta da queste parti?
Suor Addolorata: Ma naturalmente la mia vocazione di aiutare tutti i
bisognosi, desiderio che per fortuna anche voi condividete….
Nonna: Hai! Quand la dis inscì gh‟è minga de fidass. Che la senta
suor Addolorata, l‟ultima volta che semm vist l‟ha m‟ha rusà in cà
una balabiuta che pusée che confusiun l‟ha fa no. Stavolta che
cosa la voeur de numm?
Suor Addolorata: Non sia così diffidente, le assicuro che sono animata
da ottime intenzioni.
Nonna: Già, peccà domà che la strada lastricata de bunn intensiun la
porta all‟inferno… Comunque, che la se spiega e peu vidaremm
come e se podum aiudala.
Suor Addolorata: Ecco, io la settimana scorsa ho conosciuto la signora
Ines, che lavora qui da voi come portinaia. Mi è sembrata una
gentilissima donna, e per giunta molto pia, quindi l‟ho invitata a
seguire le attività di volontariato della nostra parrocchia.
In questi giorni ci siamo vedute spesso e mi ha detto che lei,
signora (riferito alla nonna) in questi tempi, non sta molto bene.
Ginevra: Com‟è sempre premurosa la sciura Iness…
Nonna: Se la ciapi ghe fo passà mi la voeuia de andà in gir a sparlà…
Suor Addolorata: Ma no, guardi che la signora Ines era veramente
preoccupata per lei, e mi ha parlato del suo problema perché
potessi trovare una soluzione… ed eccomi qua a proporvela.
Nonna: Guardi che mi de santini o de viaggi a Lourdes g‟ho minga
bisogn…
Suor Addolorata: Ma no, io volevo proporle una cosa diversa: io sono
dell‟opinione che lei si trova in difficoltà perché i suoi familiari
hanno molte cose da fare e la lasciano a lungo sola…
Nonna: No guardi che l‟è minga vera…Magari mi lasciassero sola e
andassero fora di scatul a lavurà un po‟…
Suor Addolorata, stavolta chilè che voeur rusamm in cà?
Suor Addolorata: Ecco, vede… io intendevo proporvi di ospitare una
ragazza alla pari che le faccia da dama di compagnia, e la aiuti a
spostarsi nella casa quando fa fatica, vada a fare per lei le piccole
commissioni di cui ha bisogno, il tutto solamente in cambio di
vitto ed alloggio.
Nonna: Ohé sorella, quardi che sul campanell de cà gh‟è scrivu sora
Dorini, minga Onassis, dove li trovo i dané per mantegnì un‟altra
tusa? E peu, anca se gh‟avarisi i dané, guardi che m‟è bastada la
fregatura che hemm ciapà l‟altra volta con la ballerina sensa
bisogn de ciapann un‟altra!
Suor Addolorata: Per questo non si preoccupi: riconosco che la
signorina Labelle è una persona un po‟ vivace, ma le assicuro che
Marta, la ragazza in questione, è una ragazza a modo… E poi le
faccio presente che per l‟altro problema, quello economico, potrà
20
contare sull‟aiuto dell‟associazione che mi ha chiesto di sistemarla
in una buona famiglia.
Ginevra: Che genere di associazione?
Suor Addolorata: Beh, non vorrei dirvelo per non spaventarvi…
Ernesto: Guardi che se ci dice così forse è peggio….
Suor Addolorata: Ecco si tratterebbe di un‟associazione per la cura dei
giovani malati di mente, ma, come vi ho detto Marta è una
creatura innocente ed affettuosa. Vi assicuro che non avete nulla
di cui preoccuparvi.
Nonna: Come no! La voeur rusamm in cà Annibal the Cannibal e
numm dovarisum minga preoccupass?
Suor Addolorata: Marta non è pericolosa, ha solo qualche piccolo
problema…
Nonna: Per esempi?
Suor Addolorata: Per esempio ha dei vuoti di memoria, dopo pochi
minuti non ricorda più che cosa stava facendo.
Nonna: Per esempi se pissa el furnell podaria desmentegass de
smorsall… Meno male che per lei l‟è minga pericolosa, altrimenti
chissà…
Suor Addolorata: Si tratta solo di fare attenzione, come quando di
notte comincia a camminare nel sonno e cerca di uscire di casa.
Nonna: E‟ tutto qua o ha un quai alter piccolo problema?
Suor Addolorata: Beh, ci sarebbe un‟altra cosa…
Nonna: Me pareva strano…
Suor Addolorata: Ma non è un vero e proprio problema, è solo che
Marta non può avere contatti con nessun tipo di animale
domestico, e soprattutto i gatti.
Ginevra: Poverina, è allergica?
Suor Addolorata: (mimando la storia)No, è che, un po‟ di tempo fa,
Marta si prendeva cura di un gattino e ha deciso di fargli il bagno.
Ernesto: Il bagno ad un gattino?
Suor Addolorata: Ve l‟ho detto che non è completamente sana di
mente…. Comunque il gattino non si è lamentato molto, senonché
per far sì che si asciugasse, Marta lo ha strizzato ed il gattino…
Ernesto: El s‟è lamentà pu…
Suor Addolorata: Precisamente, e Marta è rimasta traumatizzata. Ma
visto he voi di animali non ne avete non ci saranno problemi.
Nonna: Guardi, con il cuore sono con lei, però podi propi no ciapala
in cà…
Suor Addolorata: Peccato, l‟associazione aveva già firmato un
sostanzioso assegno per ripagarvi del disturbo…Lo riporterò
indietro.
Nonna: Alt! Mi faccia vedere l‟assegn. (la nonna guarda l’assegno e
quasi sviene)
Certo ospitarla sarebbe un‟opera di bene…. Quand l‟è che la riva
„sta Marta? (la nonna mette l’assegno in un posto sicuro)
Suor Addolorata: Sapevo che avreste accettato, Marta arriva subito, è
di là, aspetta fuori dalla porta.
Ernesto: Come, da sola?
Suor Addolorata: Sì, tanto siccome non si ricorda più la strada per
tornare a casa quando si trova in un posto nuovo non si muove mai
dal punto in cui la lascio fino a quando non la vado a prendere…
Adesso la chiamo. Marta?
(Entra Marta vestita in modo strano ed appariscente)
Suor Addolorata: Marta, queste persone per un paio di settimane
saranno la tua nuova famiglia vuoi presentarti?
Marta: Ma certo. Buongiorno a tutti, sono felice di conoscervi. Io mi
chiamo…. Mi chiamo… Com‟è che mi chiamo? Boh comunque
sia vado a vedere la casa.
(Marta esce dirigendosi cantando verso le stanze)
Nonna: Comincemm benn!
Suor Addolorata: Che bello, si è già ambientata. Vedrete che non vi
darà la minima preoccupazione. Ora devo proprio andare: mi
aspettano in convento per questioni molto urgenti. Arrivederci.
(Suor Addolorata esce dalla casa)
21
Ernesto: Me par impusibil: alla fine quella là la ries semper a farci
fare tutto quello che vuole!
(Entra Alda)
Alda: Eccomi, sono a casa.
Ernesto: Ma dove è andata? Prima l‟ho cercata, mi aveva promesso di
prepararmi una crepe alla francese fatta in casa apposta per me…
Alda: (in tono decisamente più freddo rispetto a prima) Ho avuto da
fare, la crepe se la vada a comprare al supermercato.
(rivolgendosi a Ginevra) Sa signora, sono andata a parlare con la
portinaia, che mi ha confermato che è tutto vero quello che lei mi
ha detto prima. Mi scusi se non le ho creduto subito… Dovrei
anche scusarmi con Arturo…
Ginevra: Che la se preoccupa no, adesso vi lasciamo soli così potrete
parlare indisturbati.
(Arturo cerca la confidenza di Ginevra mentre gli altri parlano con
Alda).
Arturo: Come soli? Ta vee via anca ti?
Ginevra: Certo, starò minga chi a reggere il moccolo!
Arturo: Ma mi sa fo?
Ginevra: Com‟è “sa fo”? Te ciapet la tua rivincita con la ballerina,
ecco s‟ta fee!
Arturo: Ma cus‟è che ghe disi?
Ginevra: Te regordet pu che la Alda è stata la tua fidanzata? Di cosa
parlavate ai tempi?
Arturo: Putrelle e cementi armati.
Ginevra: Per forza ti ha lasciato…. Ma un quaicoss de pusé
romantico, non so… t‟hee mai pruvà a digg una poesia d‟amore?
Arturo: Certament, ma gh‟è minga piasuda.
Ginevra: Che poesia l‟era?
Arturo: T‟amo pio bove.
Ginevra: Evita le poesie, l‟è mei. Improvvisa su un quai alter
argument… In bocca al lupo (escono tutti dirigendosi verso le
camere tranne Arturo ed Alda)
Alda: Arturo caro, sediamoci sul divano. (alda accende il giradischi
vicino al divano e si sente una musica romantica, prima forte e
poi sfumata durante il dialogo)
(i due si siedono e mantengono per un po’il silenzio più assoluto)
Alda: (improvvisamente) NO! Non parlare Arturo.
Arturo: Ma guarda che mi ho di nient!
Alda: Ti ho detto di non parlare, lascia parlare me.
Arturo: Come no, prima le signore…
Alda: Sai Arturo, da quando ci siamo lasciati io non ho mai smesso di
pensare a te.
Arturo. Ma guarda che primo te se stada ti a lasam e peu te se andada
du mes a Montecarlo a giugà ai casinò, me par no che te son
mancà inscì tant!
Alda: Ma vedi, Arturino, io sono andata all‟estero solo per lavorare, lo
sai che le ballerine fanno le tournées, e poi quando sono stata a
Montecarlo la febbre del gioco mi ha contagiato! Vedi che io sono
solo una vittima…
Sai, ho capito di aver fatto un grosso errore quando tu mi hai
chiesto di sposarti ed io ti ho lasciato….
Arturo: A proposito, l‟anello di fidanzamento però te l‟hee ciapà…
Alda: Sì, però solo per avere un tuo ricordo, comunque quando sono
ritornata in Italia mi ero ripromessa di restituirtelo…
Arturo: E adess dove l‟è fini?
Alda: Beh, ad essere sincera ho dovuto venderlo per avere un po‟ di
soldi da giocare alla roulette… ma non parliamo di queste
piccolezze, parliamo del nostro grande amore! Del futuro che
potremmo avere insieme…Non posso credere che tu abbia
dimenticato quello che c‟è stato fra noi…
Arturo: Mah, in effetti…. Nonostante tutto… mi te voeuri ancamò
benn…
Alda: Come il giorno in cui mi hai chiesto di sposarti?
Arturo: Propi!
Alda: Allora perché non ricominciamo dal punto in cui ci siamo
lasciati?
22
Arturo: E cioè?
Alda: Ma come, non ti ricordi più? Dal fidanzamento!
Arturo: Te voeuret di che…. Stavolta la tua risposta è…
Alda: Sì Arturino.
Arturo: Fantastico! Finalment t‟haa m‟hee dit de sì, voo a dill a tucc!
(Arturo sta per prendere il volo ma Alda lo blocca con nonchalance)
Alda: Pero… Ci sarebbe ancora una piccola formalita…
Arturo: Formalità? Che genere di formalità?
Alda: Che fidanzamento è se non mi regali un anello di fidanzamento?
Arturo: Ma mi te l‟ho giamò da l‟altra volta, sont ancamò adré a pagà
le ultime rate…
Alda: Quello era per il nostro vecchio fidanzamento, per quello nuovo
ci vuole un nuovo simbolo del nostro amore.
Arturo: Beh, però inscì sul mument… l‟anell l‟avevi minga preparà...
(rivolto al pubblico)Miseria ladra, era quasi fatta, me manca domà
l‟anell! Però…
(ad Alda) Aspetta un attim… (Arturo fruga nelle sue tasche fino a
trovare l’anello portafortuna)
Quest chì te pias?
Alda: Beh, è un po‟ miserino, però… Massì, crepi l‟avarizia (lo
prende)
Arturo: E per el noster fidanzamento?
Alda: Adesso è tutto in regola.
(Alda gira il disco sul giradischi ed a tutto volume suona la marcia
nuziale mentre Alda ed Arturo escono dalla stanza ed il sipario si
chiude)
23
TERZO ATTO
(Marta enra canticchiando e spolverando i mobili)
Marta: La Marianna la va in campagna quando il sole tramonterà
tramonterà tramonterà, chissà quando chissà quando ritornerà…
(Entra Ginevra dalla porta principale)
Ginevra: Marta, incoeu come te set allegra!
Marta: Sì, signora oggi mi sento felice!
Ginevra: E come mai?
Marta: Così, senza un motivo preciso. Pensi che mi sono svegliata
così di buon umore che ho preparato la colazione alla nonna
intanto che lei era uscita a fare la spesa.
Ginevra: Tu hai cucinato? Te se propi una brava tusa. Cos‟è che
t‟heecucinà de bel?
Marta: Niente di speciale, ho solo messo su un po‟ di latte, e poi l‟ho
portato alla nonna.
Ginevra: Brava! Però…. adess che ghe pensi, Marta te se regurdada
de smursà el foeuc?
Marta: Che strano! Anche la nonna mi ha fatto la stessa domanda!
Ginevra: Pensac no.. è che el noster furnell el funsiuna minga tropp
ben e se per caso un quaidun se desmentega de smursal è
periculus… Comunque ti ta l‟he smursà el foeuc, giust?
Marta: No! Non ancora. Però non mi sono dimenticata: più tardi lo
spengo.
Ginevra: Come sarebbe a dire? Fila a smursal!
(Marta si volta per andare in cucina ma subito ritorna indietro)
Marta: Oh, credo che adesso non serva più. (indicando la cucina)
(Dalla cucina comincia ad uscire un certo quantitativo di fumo)
Ginevra: Al fuoco! Al fuoco! E‟ sciupà un incendio in cusina!
(Accorrono Ernesto, Arturo e la nonna e Sara)
Ginevra: Oh mamma, la nostra bella cusina! Finirà tutta brusada, e
forsi anca la cà! Sara ciama i pompieri!
Ernesto: Niente panico, qui bisogna smorsà el foeuc!
Arturo: Ghe voeur l‟acqua!
Ginevra: Giust! Eccola. Chi gh‟è denter l‟acqua!(Ginevra passa a
Ernesto e agli altri dei vasi togliendone i fiori)
Ernesto: Brava Ginevra, adess con forza e curacc bisogna entrà in
cusina per domare l‟incendio! Nonna vai avanti tu!
Nonna: Cus‟è?
Ernesto: Beh, mi sont ancamò giuvin per murì brusà… ti invece te se
giamò scampada fina trop…
Ginevra: Fa minga il martul e va denter in cusina a vidè com‟è la
situasiun!
Ernesto: No!… No!… Perché propi mi?
Nonna: Va denter! Buono a nulla; E cerca de smursà el foeuc!
(lo spingono in cucina a forza e Ernesto esce dopo pochi secondi)
Ernesto: E‟ tutt pien de fumo, riessi no a smursal! Vedi nient a causa
del fumm e peu me vegn l‟asma!
Ginevra: Va benn, ma alura se femm? Sara, arriven i pompieri o
speten che piova?
Sara: Non arriveranno: la linea è sempre occupata e non li riesco a
chiamare!
Nonna: Ma alura se femm?
Sara: Forse sarebbe meglio uscire.
Ernesto: Giust! Andemm foeura de chì! Ma… l‟è minga pusibil! La
porta la se derva no! Semm sarà su in cà!
Nonna: E‟ du mes che te disi de fala giustà, brut martul! E tutt i volt
che t‟el disevi te me rispundevat: “Al fo duman, Al fo duman tant
anca se la resta inscì moeur minga nisunn”! Vigliacc d‟un pistola!
Adess sa femm?
Arturo: Va benn, niente panico: vo mi! Ghe pensi mì!
Nonna: Alura semm a post! Brusarem tucc! Tat prima o poi me tucava
istess de murì…
Ginevra: Certo che però sarebbe meglio poi! Forza e coraggio Arturo!
24
Arturo: Si avvicina deciso alla cucina con aria baldanzosa) Allora
conto fino a tre. Uno, due… due e mezzo….
Nonna: Va denter! E se te smorset minga el foeuc turna minga indiré,
che se te bruset minga ti, te cupi mi!
(Arturo entra in cucina e dopo un po’ si ha una grande vampata di
fumo e si sente Arturo gridare)
Marta: Povero signor Arturo, era così gentile…
Ginevra: Oh mama! E adess cosa dirò alla sua fidanzata?
Arturo: Nient: guarda che son nonamò mort!
Ernesto: Arturo! Alura te se minga brusà? Hemm senti gridà e hem
pensà subit al peggio!
Arturo: Ho capì. Mi ho gridà perché quand ho smursà el foeuc con
l‟acqua el furnell ha fa una fumata che mi ho vist pu nient, son
inciampà in d‟una cadrega e son burlà in terra…
Ginevra: Allora t‟he smursà el foeuc!
Arturo: Sì, però la cusina l‟è andada…
Ginevra: L‟impurtant è che ti te ste ben
Arturo: Davvero! Comunque per i mobili non ci sono problemi: mi
quand ho cumincià a fa l‟assicuratore, ho assicurà anca cà vostra
contro furti e incendi. L‟assicurasiun la pagherà tucc i dann, e
anca un quaicoss pusé. Ghe pensi mi!
Nonna: Bravo Arturo incoeu t‟he propi guadagnà el pann che te
manget!
Arturo: Pecà domà che la Alda l‟era minga chì a videmm fa l‟eroe…
Ginevra: Già, da quando suor Addolorata ha scoperto che ti e l‟Alda
siete fidanzati l‟ha voru pu fala abità chì insema a num fin quand
ta ghe saret ti, e l‟ha riportata in convento. Numm hem spiegà che
l‟era minga necessari, però le l‟ha minga voru cambià idea.
Com‟è che ha detto?
Nonna: Ha detto: “Provvedimento indispensabile contro ogni
tentazione”!
Ernesto: Comunque sia adess bisogna fa un quaicos per met in urdin
la cà, fra un po‟ arriverà el sciur Goffredi per dimm come è andata
la mostra dei quadri.
Arturo: Mi podi minga restà chì, devi andà in azienda a denunciare
l‟incendio e peu devi cunvinc almeno un du o tri persun a fass
assicurà sennò perdi el post.
Nonna: Và Arturo, e torna con i dané!
Ginevra: Mi invece vo a fa la spesa, tutt quel che gh‟era de mangià è
brusà insema alla cusina! Mi raccomando, con la purtinara acqua
in bocca, sennò chissà che gibilé che ci pianta su! Dopo pensarem
numm a dac una rinfrescadina alla cusina.
(Arturo e Ginevra escono dalla casa e gli altri cercano di riordinare.
Dopo un po’ suona il campanello)
Ernesto: Non è possibile che siano i Goffredi, è troppo presto. Sara, va
ti a vidè.
Ginevra: Non ci voleva! Sarà sicuramente la purtinara, avarà sentì
udur de brusà….
Ernesto: Ma l‟è minga pusibil: quando mai per entrà in cà quella là la
suna il campanell?
Sara: Prego entrate. Oh, ma che sorpresa è la signora Ines, e questa
volta ha suonato il campanello prima di entrare!
Ginevra: Vist che l‟era lé? Oh, signora Ines, qual buon vento?
Signora Ines: Buongiorno signora. Sono venuta ad accompagnare una
persona che è qui a causa di una certa faccenda che poi vi
spiegheremo, mi pare che vi conosciate già: si tratta di suor
Addolorata.
Ernesto: Ma certo che se cugnusum. Veramente avarisum una certa
premura incoeu, se voleste dirci perchè siete venute a trovarci...
Suor Addolorata: Vi spiegherò tutto più tardi, con calma…
Sara: Accomodatevi pure in salotto.
Sciura Ines: Sgnor Ernesto, prima di accomodarci le devo proprio
chiedere una cosa: mi scusi la domanda indiscreta, ma non le pare
che ci sia un certo odore di bruciato…
Ernesto: Ma no, è solo che la mia mié ha brusà l‟arrost… che la se
preoccupa no.
25
Sciura Ines: Sarà, però… Dalla finestra della sua cucina ho visto
uscire un bel po‟ di fumo….Stavo quasi per chiamare i pompieri!
Alla fine ho visto che il fumo ha smesso di uscire e non l‟ho fatto,
ma vorrei controllare che in cucina sia tutto a posto… controllare
di persona.
Ernesto: Le assicuro che non c‟è nessun problema. Hem brusà
l‟arrost, e anca la pignatta. L‟hem sgiacà via e adess l‟è tutt a post,
va ben? Putost, che la ma spiega come mai l‟è vinguda chì con la
suora!
Suor Addolorata: E va bene, per questa volta mi fido di lei e la cucina
non la controllo, e per quanto riguarda il motivo della nostra
visita, vi ricordate l‟ex inquilino del primo piano, il signor
Efigenio Fornarini?
Ernesto: Eh come no, quand s‟eri un bagai me regalava semper la
liquirizia! Una bravissima persona, anziano ma molto in gamba.
E‟ stà lu a insegnarmi a dipingere!
Nonna: Mi podi no supurtall!
Ernesto: Adess, de quand s‟è trasferì in quella casa di riposo de
Cinisello, circa duu mes fà, al vedi pu. Vurarisi andà a truvall,
però riessi mai a truvà el temp. Ma voi come lo conoscete?
Suor Addolorata: Nel tempo libero vado ad aiutare le suore che
lavorano proprio in quella casa di riposo e ne conosco tutti gli
ospiti. Sono andata anche ieri.
Ernesto: Ho capito! E come sta el sciur Efigenio?
Suor Addolorata: E‟ morto.
Ernesto: Come? Così all‟improvviso? Povero sciur Efigenio!
Nonna: Cert però che a 103 ann, se podaria cuntentass…
Ginevra: Suor Addolorata, è forse per darci questa notizia che te se
vignuda chì?
Suor Addolorata: Più o meno. Il povero signor Efigenio mi ha
incaricato di portarvi un oggetto che ha deciso di lasciarvi in suo
ricordo. Ecco a lei.
(suor Addolorata consegna un pacco a Ernesto)
Nonna: Guarda se gh‟è denter!
Ernesto: Oh, ma è bellissimo! Quest è el quader pusé bel che el sciur
Efigenio aveva in cà. El m‟ha dit che apparteneva ad una sua zia
polacca, ghe teneva inshì tant! Son propi cuntent di poterlo tenere
come suo ricordo.
Nonna: Propi quell che mancava, un‟alter quader! Che la senta, sciura
Ines, suor addolorata è vegnuda chì a consegnà el quader, ma lé?
Signora Ines: Io, in qualità di amministratrice, ho fatto da testimone
dell‟avvenuta consegna dell‟oggetto… e volevo anche assicurarmi
che non ci fossero incendi….
Nonna: Sicché adess che la consegna l‟ha fada e l‟ha vist che la cà l‟è
minga brusada, la pudaria anca andà…
Signora Ines: Beh, in effetti ora vado, ho molte cose da fare…
Buongiorno signori.
(sta per uscire di casa ma la porta si apre improvvisamente
colpendola alla testa e facendola svenire. Entra infuriato
Leonardo, seguito da Giorgio)
Leonardo: Lei, giusto lei cercavo!
Ernesto: Ma lu, l‟è matt, el s‟è minga accort che quasi el me cupa la
purtinara?
Leonardo: La portinaia? E adesso cosa centra la portinaia?
Ernesto: Ma come sa gh‟incentra? Era dedré de la porta quand lu è
entrà!
(La signora Ines si rialza barcollando)
Leonardo: Faccia attenzione anche lei a dove mette i piedi! Si sente
bene?
Signora Ines: (si mette a ridere in maniera ebete) sì… sto bene…
Leonardo: E‟ sicura? Quante sono queste? (le mostra tre dita)
Signora Ines: Dodici…
Leonardo: ok! Sta bene.
Nonna: Forse l‟è mei purtala all‟uspedal!
Suor Addolorata: Marta, porta tu la signora in ospedale.
Sara: Ma suora, è sicura?
Suor Addolorata: non ti preoccupare, Marta entra ed esce dal reparto
psichiatrico da anni, la strada dell‟ospedale la conosce bene!
26
Marta: Ci penso io, andiamo signora! Si fidi di me!
Ernesto: State attente alle scale che hanno appena dato la cera…
Signora Ines: AAAAAAAA!
Marta: Caduta!
Suor Addolorata: Pazienza, tanto stavano già andando all‟ospedale!
Sarà meglio che li accompagni anch‟io.
Nonna: Vegni anca mi, inscì approfitto per famm dà una pomata
contro i dolori reumatici. Il responsabile del prontosoccorso mi fa
sempre la corte e mi passa i medisin sensa famm pagà nient. Pecca
domà che l‟è un poo giuvin, ha apena 65 ann, sennò…
(escono)
Leonardo: Adesso veniamo a noi, signor Dorini!
Ernesto: Va ben, così forse mi spiega come mai el m‟è piumbà in cà e
quasi l‟ha cupà la purtinara, che di per sé la saria neanche una
brutta roba.
Leonardo: Lei per caso si ricorda che oggi dovevamo parlare della
mostra che ho organizzato anche con i suoi quadri?
Ernesto: Certamente, perché, l‟è minga andada benn?
Leonardo: Cosa le fa pensare che non sia andata bene?
Ernesto: Beh, forse il modo in cui lei mi sta guardando…. Me par un
po‟ agitato…
Leonardo: No, non sono agitato, adesso. Quando la gente ha visto i
suoi quadri mi sono agitato. Poi quando i critici li hanno giudicati
devve vere e proprie schifezze mi sono preoccupato. Alla fine,
quando tutti se ne sono andati via indignati e la mia mostra non
solo è andata male, ma è stata un completo fallimento a causa sua
e dei suoi stramaledetti quadri, che mi hanno fatto declassare
anche quelli dipinti da pittori seri e qualificati, allora mi sono
infuriato!
Ernesto: Suvvia, l‟è minga la fine del mund, è pussibil che un affare
vada minga tropp benn. Ghe‟l disi mi che de fregature ne ho ciapà
tante…
Leonardo: Guardi che lei non capisce, non riesce a rendersi conto…
Io avevo investito tutti i risparmi della mia famiglia su quella
mostra. Adesso mi sono rovinato…. non ho più un centesimo!
Ernesto: Me dispias, anca mi contavi sulla mostra per diventà famus.
Non se la prenda se l‟è minga andada, l‟è culpa de nisunn…
Leonardo: Non è colpa di nessuno? Di nessuno dice? E invece è colpa
sua! Le avevo detto di portarmi le tele meno schifose che aveva e
lei mi ha rifilato degli obbrobri!
Ernesto: A mi parevan inscì bei… (Leonardo gli si avvicina con
sguardo bieco) Signor Goffredi… Per piasè, si calmi… Mi sta
facendo paura…. Se vuole le regalo qualche quadro per urganisà
un‟altra mostra…
Leonardo: Se ti prendo te li faccio vedere io i quadri!(Leonardo
insegue Ernesto che scappa fuori)
Giorgio: Ci sono riusciti! Hanno rovinato tutto!
Sara: Tutta la fatica che abbiamo fatto per farli diventare amici è stata
inutile.
Giorgio: Peggio che inutile, adesso non solo non si sopportano, ma si
detestano. E per giunta mio padre vorrebbe strangolare il tuo!
Sara: Beh, ad essere sinceri non ha tutti i torti… E‟ proprio vero che la
mostra è stata così disastrosa?
Giorgio: Purtroppo sì, come è vero che abbiamo perso tutti i nostri
soldi.
Sara: Mi dispiace tanto, anche per tutti i nostri progetti che ora
dovremo rimandare.
Giorgio: Rimandare? Ma non era già tutto deciso?
Sara: Sì, però…
Giorgio: Però cosa? Mi sembrava che ormai fossimo d‟accordo sul
fatto di dire comunque ai nostri genitori che ci siamo fidanzati e
che vogliamo sposarci il prima possibile!
Sara: Ma Giorgio, pensiamo anche al futuro….
Giorgio: Cosa intendi dire?
Sara: Io non ho un lavoro e adesso che tutti i vostri investimenti sono
andati male tu hai perso il tuo…
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Giorgio: Non importa, posso sempre cercarmene un altro. E poi in
qualche modo le nostre famiglie ci aiuteranno… Basterà fare
qualche economia sulle piccole spese e…
Sara: Io non voglio più fare economie sulle piccole spese! E‟ da una
vita che per seguire i sogni di mio padre stiamo attenti agli sconti
sul prezzo delle cipolle. Non mi importerebbe molto se dovessimo
rinunciare ad affittare quello splendido appartamento in centro che
abbiamo visto la settimana scorsa, e potrei rinunciare anche al mio
sogno di fare una crociera intorno al mondo come viaggio di
nozze, dopotutto non ho mai pensato di poterlo veramente
realizzare, ma non ho intenzione di sposarmi senza che prima ci
siamo sistemati economicamente, anche se sei tu a chiedermelo.
Anzi sai che ti dico? Ci hò ripensato: non mi va nemmeno di
rinunciare al viaggio intorno al mondo! E‟ tutta la vita che lo
aspetto e me lo merito. Non ci rinuncerò. Ho deciso che il nostro
matrimonio è rimandato a data da destinarsi.
Giorgio: Allora suppongo che per il momento non abbiamo più nulla
da dirci. Non avrei mai immaginato che tu potessi dire queste
cose!
Sara: Ma cerca di capire…
Giorgio: Io ritorno a casa mia, quando sarò abbastanza ricco forse ti
chiamerò.
(Giorgio se ne va e dopo un po’ suona il campanello)
Sara: Giorgio? Sei tu?
Alda: Mi dispiace, sono Alda. Ero venuta a trovare Arturo, è in casa?
Sara: No, per il momento è uscito per ragioni di lavoro, ma data l‟ora,
dovrebbe ritornare a momenti. Si ferma sempre a mangiare da noi
verso mezzogiorno.
Alda: Allora lo aspetto, se non disturbo.
Sara: Ma no, si figuri…
Alda: Scusami se metto il naso in faccende che non mi riguardano, ma
non mi sembra che tu stia molto bene, c‟è qualcosa che non va?
Sara: No, niente…. E‟ che ho litigato con una persona e allora…
Alda: Guarda che certe cose io le capisco al volo. Tu hai litigato con il
tuo ragazzo, che prima hai chiamato Giorgio. E se il mio intuito
non mi inganna forse era proprio quel ragazzo che ho visto sulle
scale mentre andava via, direi piuttosto arrabbiato. Se non mi
sbaglio lui è il figlio del sigor Goffredi. Poverini, ho sentito dire
che hanno perso tutto in un investimento sbagliato!
Sara: Sì, in effetti è proprio così, ma lei come fa a saperlo… è
successo solo ieri!
Alda: Le notizie volano quando si tratta di quattrini. Su questo io sono
sempre informatissima.
Sara: Comunque sia, adesso mi dispiace che abbiamo litigato…
Giorgio è un bravo ragazzo. Forse è meglio che vada da lui a
chiedergli scusa…
Alda: Ma no, cara. Non ne vale la pena. Giorgio e suo padre ora non
hanno più nulla, sono poveri in canna! Che futuro si può avere con
gente di questo tipo?
Sara: Ma signora Labelle, guardi che i soldi non sono mica tutto nella
vita…
Alda: Come ti sbagli! Per me invece sono proprio tutto. Io voglio
vivere bene, vestirmi con abiti firmati, viaggiare, mangiare nei
ristoranti più raffinati. Tutte queste cose sono molto belle, ma
anche molto care! Anche tu, una volta mi hai detto che vorresti
vedere il mondo. Non credo che Giorgio potrà più permettersi una
crociera.
Dammi retta, trovati un altro partito. Ce ne sono tanti in
giro…Come il mio Arturo!
Sara: Sa cosa le dico signorina Labelle? Parlando con lei ho capito
che aveva ragione Giorgio, che potremo essere felici anche senza
molti soldi, anche se averli farebbe comodo… e soprattutto ho
capito fra quindici anni non voglio scoprire di essere diventata una
ballerina come lei. Devo andare da Giorgio a chiedergli scusa.
(entra Ginevra con i pacchi della spesa)
Ginevra: Finalmente ho fini de fa la spesa… Oh mamma che fatica!
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Sara: Mamma, per fortuna sei ritornata. Io devo uscire, dopo ti
spiegherò. Guarda che c‟è qui la signorina Labelle che aspetta
Arturo. Ci vediamo dopo!
Ginevra: Sara, dove vai? Ah questi giovani! Sciura Labelle, quanto
temp che se vedum pu!
Alda: Buongiorno signora. Le serve aiuto con i pacchi?
Ginevra: No, Grazie. E poeu a mumenti arriverà l‟Arturo.
(suona il campanello) Forsi l‟è lu.
(Entrano Ernesto, la signora Ines ancora intontita, suor Addolorata e
Marta, spingendo una carriola in cui è seduta la Nonna).
Ernesto: Ahi…. Ohi…. Ginevra, ma fa mal tusscoss! Ahia…..
Ginevra: Ma Ernesto, cus‟è che t‟è capita? Te see burlà sota un tram?
Ernesto: Peggio! Molto peggio!
Ginevra: E vialter?
Suor Addolorata: Noi abbiamo portato al pronto soccorso la signora
Ines, che ha preso una gran brutta botta in testa, e all‟ospedale
abbiamo trovato il signor Ernesto. Visto che camminava a fatica lo
abbiamo aiutato a ritornare a casa.
Ginevra: Oh, mamma! Cosa t‟he fa anca ti?
Nonna: Nient, intanta che serum all‟ospedal ho trà un tupicc e son
burlada in terra come una pell de fic. El dutur l‟ha dit che g‟ho
nient, solo una caviglia slogata, ma per adess riessi minga a
caminà e dato che di sedie a rotelle ghe n‟eren pu… hem ciapà
„sta cariola.
Ernesto: Pensa che fatica portala in spalla per cinq pian...
Ginevra: Putost che una cà me par de vess in d‟un pronto soccorso!
Suor Addolorata, tu stai bene? Te me paret l‟unica.
Suor Addolorata: Il Signore mi ha protetta!
Ginevra: Però gh‟è una cosa che capisi no: la sciura Ines l‟ha ciapà
una botta in testa, la mamma l‟è burlada giù, ma ti perché te set
cunscià inscì?
Ernesto: E‟ stata tutta colpa del sciur Goffredi! Hem parlà della
mostra, che l‟è minga andada benn…
Ginevra: A causa dei to‟ quader, ghe scommetti!
Ernesto: Beh, questi sono dettagli… Comunque, hem parlà per un po‟,
peu lu a cumincià a diventà nervus e pusé mi cervavi de calmal
pusé lu se inrabiva. A un certo punto m‟ha guardà in una manera
che so no spiegà, ha gridà un quaicoss e ha cercà de masamm!
Ginevra: Cosa comunque comprensibile, visto che t‟he ghe fa fallì
l‟attività, comunque, a quel punto ti cosa t‟he fa?
Ernesto: Ho ciapà i gamb in spala e via de volada!
Ginevra: Ma ti te se el dupi de lu, te podevat no reagì senza scapà?
Che om te set?
Ernesto: Ginevra, ti te capiset no. El sciur Goffredi sembrava nanca
pu lu! Aveva una lus strana in di oeucc che appena l‟ho vista m‟è
vignuda in ment la tigre idrofoba che hem vist allo zoo quand la
Sara era picinina! M‟hè vignuda una paura…
Comunque, propi dato che mi sont el dupi de lu, e ressi a curr pusé
in fretta, per un po‟ l‟è minga riuscì a ciapamm, fino a quand
semm passà davanti ad un cantiere edile. Allora, ho sentì un dulur
chì, propi chì dedré alla crapa. El sciur Goffredi m‟aveva tirà un
quadrel! Con la mira ch‟el g‟ha podaria fa el lanciatore di baseball
putost che el critico d‟arte.
Ginevra: Poor Ernesto, el t‟ha fa mal?
Ernesto: Ben no de sicur… (mimando) son burlà in terra mess mort
Ho nanca fa temp a tiramm su che me sont truvà adoss el sciur
Goffredi. M‟ha ciapà per la gola fin a famm sufegà, peu, quand mi
seri giamò pusé di là che di qua, m‟ha lasà andà. Alura mi ho
pensà: “Menu mal che el s‟è calmà, stavi quasi per restà secc!”.
Ma el sciur Goffredi s‟era minga calmà. Propi per nient! M‟ha
lasà andà soltant per ciapà in man un randell e m‟ha dà tanti
bott…ma tanti….che me ne regordi finché scampi…
Suor Addolorata: Chissà che brutta esperienza!
Ernesto: E l‟è minga finida! A un certo punto, l‟hà sgiacà via el
randell. Mi ho fa nanca a temp a pensà: “Forsi questa l‟è la volta
buna che‟l me lasa andà!” che l‟ho vist che ciapava in man una
mazza da des chili! Sont riuscì domà a pensà: “Addio mondo
crudele” senonché, quand mi s‟eri giamò preparà a fa testament,
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riven quater omen vestì de negher che rampen su el sciur Goffredi
e‟l menen via!
Forsi eren di poliziotti in borghese, comunque sono salvo per
miracolo!
Suor Addolorata: Lo può dire forte, e non se ne dimentichi!
Ernesto: Comunque, per fortuna, adess sont a cà mia, con la gent che
me voeur ben e che voeur minga picamm, tranquillo e beato, e
speri de vidè pu quell matt del noster visin de cà…
Leonardo: Buonasera signori, scusate se sono entrato senza bussare,
ma era aperto!
Ernesto: Ginevra! Ginevra! L‟è turnà a fini el lavurà! Fermal, ciama i
caramba, ciama la neuro! Aiuto! Sont ancamò giuvin per murì…
Se proprio el voeur cupà un quaidun.. gh‟è chì la mia suocera…
Nonna: Ma ooh?!?.
Leonardo: No, non vi allarmate…Signor Dorini, non voglio farle del
male…
Ernesto: E allora non me ne faccia…
Leonardo: No, stia tranquillo! Vede, io prima ho un pochino perso il
controllo, ma ora mi sono calmato e sono venuto a chiederle
scusa.
Ernesto: E quella mazza allora?
Leonardo: Oh, questa? Volevo regalargliela per ricordo.
Ginevra: Ma la polizia l‟ha lassà andà?
Leonardo: Quale polizia?
Ginevra: Come quale polizia? I quater omen vestì de negher….
Leonardo: Ah, quegli uomini… Ma guardi che quelli non erano mica
poliziotti. Adesso vi spiego tutto, sono venuto anche per parlarvi
di quegli uomini e della persona per cui lavorano. Si sieda, signor
Dorini.
Ernesto: Sì, anche perché grazie a lu riessi pu a stà in pè!
Leonardo: Suvvia, le ho già chiesto scusa. Non faccia così.
Ernesto: E mi, dopo tutt quell ch‟el m‟ha fà,dovaria perdonal solo
perché lu el m‟à domandà scusa?
Suor Addolorata: Certo! Proprio così!
Ernesto: Va benn, vidaremm… Comunque, che‟l vaga avanti a cuntà
su la storia di omen in negher!
Leonardo: E‟ stata una sorpresa anche per me: credevo anch‟io che
fossero poliziotti in borghese, ma non lo erano! Erano invece le
guardie del corpo di un americano, uno di quelli ricchi, ma ricchi
da fare schifo.
E‟ appassionatissimo di arte e nel tempo libero si dedica alla
scoperta di nuovi talenti.
I suoi uomini erano venuti a prendermi per portarmi da lui.
Anche lui è stato alla mostra che ho organizzato e… gli è piaciuta!
Gli sono piaciuti soprattutto i suoi quadri ed ha deciso di
comprarli!
Ernesto: Da bunn?
Leonardo: Certo, e non solo! Ha anche comprato tutti i quadri della
mostra. Non sono più rovinato! Anzi, ho guadagnato una fortuna
con questa mostra, e tutto grazie a lei, signor Dorini! Si può
considerare il mio migliore amico!
Ernesto: Menu mal! Perchè ho vist che fine fanno i sò
nemici…Ginevra, t‟he capi? Finalment un quaidunn ha capì la mia
arte!
Ginevra: Un attim, sciur Goffredi, non per sminuire il talento del mè
mari, ma se i so quader fann scivi a tucc, perché all‟american ghe
sont piasù?
Leonardo: Una malattia incurabile l‟ha reso quasi cieco…
Comunque l‟importante è che i quadri li abbia comprati, e che mi
abbia incaricato di organizzare, interamente a sue spese, una
mostra personale con i quadri di suo marito. Le interessa diventare
mio socio, signor Dorini?
Nonna: Porterà a cà un poo de grana?
Leonardo: Al di là di ogni vostra più rosea previsione.
Ernesto: Accetto! Qui bisogna festeggiare! L‟è giamò fini lo spumante
della settimana pasada?
Ginevra: Ma lasa stà, che ormai l‟è burlanda! Andemm al bar putost.
Alda: Ma come, non aspettiamo Arturo?
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Ernesto: E‟ vero, dove‟l sarà fini l‟Arturo? A quest‟ora doveva vess
giamò a cà!
(suona il campanello)
Ginevra: Sarà lu de sicur.
Poliziotto: Aprite! Polizia.
Nonna: No, l‟è minga l‟Arturo!
Ernesto: Guardi che se l‟è per el tentato omicidio de stamattina mi ho
minga intensiun de denuncià nisunn….
Poliziotto: Tentato omicidio? Io non ne so niente, non è per questo
che sono qui, aprite subito la porta!
Ginevra: Eccomi, arrivo… Arturo! Cosa te fet cunt un poliziot… E in
manette?
Poliziotto: Adesso ve lo spiego io perché il qui presente signor Arturo
Gatti è qui in manette! La cosa è assai grave, e sottolineo grave!
Adesso ha finito, signor Gatti, di andare in giro a truffare la gente
con la scusa delle assicurazioni!
Alda: Ma signora, c‟è un equivoco, il mio Arturino è un imprenditore
edile, non si occupa di assicurazioni e tantomeno di truffe!
Poliziotto: Ah sì? E allora mi spiega come mai il qui presente signor
Arturo Gatti si trovava alle ore dieci e dodici minuti a casa mia a
cercare di convincermi a stipulare un‟assicurazione contro
l‟incendio della casa?
Alda: Ma veramente… io non saprei… E‟ vero Arturo?
Arturo: In effetti sì…..L‟è minga vera che mi fo l‟imprenditore edile,
la mia azienda è fallita e mi avevi no el curacc de dital. Di
nascosto, de un para de setimann vo in gir a fa l‟assicuratore.
Poliziotto: Il truffatore, semmai…
Arturo: Suvvia, cerco solo di adottare qualche espediente per vess
pusé convincente!
Poliziotto: E vorrebbe spiegare che cosa ha combinato in casa mia?
Arturo: E‟ stà un incidente! Solo un incidente!
Ginevra: Ma insuma, se po‟ savè cus‟è sucess?
Arturo: Alura, te regordet del mè metodo per cunvinc la gent a fa i
assicurasiun?
Ginevra: Beh, sì, prima te graffiet la porta per far credere che sien
passà i lader e fa assicurà el padrun de cà contro el furto...
Poliziotto: Buono a sapersi, fa anche questo signor Galli?
Arturo: Ginevra „sta disat? Cun lu ho usà l‟alter metod, de quel di
segn di tentata effrazione la saveva nient!
Ginevra: Scusami Arturo, non volevo metterti nei guai…
Poliziotto: Non si preoccupi signora: il quipresente signor Galli era
già nei guai fin da prima, e guai seri!
Ginevra: Comunque sia, se t‟he minga usà quel metod là t‟avaret usà
qull‟alter, quel del liquido pirogeno te uset per incendià un quai
giurnal nel cestin e quand el padrun se stremiss per el piccolo
fuoco el stipula l‟assicurasiun contro l‟incendio…
Poliziotto: Precisamente! Il qui presente signor Arturo Gatti…
Ernesto: Podaria ciamall semplicemente Arturo, sennò femm nott tucc
i volt che la dis el so nom…
Poliziotto: E va bene. Il signor Arturo ha suonato il campanello ed è
entrato. Subito ha cercato di convincermi che è facile che scoppi
un incendio in casa. Ha aperto la sua cartelletta, la ha appoggiata
su una poltrona, ci siamo allontanati un po‟… Ed allora successe il
fattaccio!
Arturo: Ma l‟è minga stada culpa mia…. L‟è stà un incident!
Suor Addolorata: Ma allora si potrebbe sapere che cosa è successo di
preciso?
Arturo: E va bene… Denter la valigetta gh‟era una boccetta de liquido
pirogeno amò noeuva, piena! Il liquido pirogeno per fall brusà
basta schiscial e fall entrà in contatto con l‟aria. Mi seri adrée a
guardà in gir per cercà el post giust per mett una quai guta de sto
liquido, quando un brutt gatt salta sulla pultruna e se mett a giugà
propi con la boccetta del liquido!
Mi ho nanca fa in temp a tirall via de là che el gatt l‟ha fa burlà in
terra la boccetta che la s‟è scepada. L‟è andà liquido pirogeno de
per tutt e el gatt…
Nonna: L‟ha brusà tucc i so sett vit in un culp sul!
Arturo: Propi!
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Alda: Ma allora tu non sei ricco, mi hai mentito! Come hai potuto
farmi questo?
Ginevra: Suvvia, l‟ha minga fa per cattiveria, ma per amore..
Alda: E allora? Cattivo o meno povero è e povero rimane!
Suor Addolorata: Ma Alda, non hai imparato niente stando qui? Non
mi dire che i tuoi amici ricchi ti hanno trattata meglio dell‟Arturo!
Alda: Beh, in effetti se ci penso bene, a Montecarlo con quella gente
non mi sono trovata poi molto bene… invece con te….
Arturo: Allora mi perdoni?
Alda: Ma neanche per idea!
Arturo: Ma mi… mi…vurevi solament…
Alda: Dai Arturino, calmati: stavo solo scherzando per ricambiarti del
fatto che tu mi abbia mentito. Sicuramente in passato ti avrei
lasciato sul serio… prima pensavo che fosse importante, ma
adesso non mi importa più quanti soldi hai, ti sposo lo stesso
perché ti amo per come sei e non per quello che hai. Signora,
aveva proprio ragione sua figlia!
Ginevra: Mia figlia? Su che cosa?
Alda: E‟ una cosa tra me e lei.
Arturo: Allora… è tutto sistemato!
Poliziotto: Non è sistemato proprio niente! Adesso andiamo al
commissariato e facciamo una bella denuncia. Mi dispiace ma il
matrimonio lo dovrà proprio rimandare.
Ginevra: Suvvia, la podaria no sarà su un oeucc? Vede ben che l‟è
minga un delinquent! E oltretutt adess g‟ha de spusass!
Poliziotta: Auguri e figli maschi, però i danni chi me li paga?
Arturo: Va benn, vurarà dì che, insema al mutuo per cumprà la cà,
cercherò de pagai a rate… E ghe regalerò anche un bel gattino di
razza!
Poliziotto: Non è così semplice: non si tratta solo di questo! Il sig.
Arturo è un criminale!
Suor Addolorata: Ma allora io posso aiutarla, signorina. Se lei cerca
una compagnia che possa alleviare la sua solitudine ho proprio la
soluzione al suo problema!
Suor addolorata: Ma che criminale! Non vede che è pentito di quello
che ha fatto?
Arturo: Già pentitissimo!
Poliziotto: Ha comunque cercato di truffarmi!
Suor Addolorata: Le assicuro io che non lo rifarà più: Molte persone
si ravvedono e diventano onestissime. Mi ricordo per esempio di
un certo bambino che alla scuola delle carmelitane scalze rubava
sempre le caramelle, ma questo non gli ha impedito di diventare
un bravo poliziotto onesto e soprattutto comprensivo!
Poliziotto: Oh ma lei è suor Addolorata! Non l‟avevo riconosciuta!
Suor Addolorata: Ma giovanotto! È naturale che non si ricordi, sono
passati tanti anni… io però mi ricordo di tutti i miei bambini… e
delle loro marachelle!
Poliziotto: Forse lei ha ragione, sono stato un po‟ troppo severo… Se
lei mi garantisce che Arturo è sinceramente pentito oggi chiuderò
un occhio.
Arturo: Grazie, sig. Poliziotto! Ed anche a lei, Suor Addolorata! E‟
invitata al noster matrimonio! Anca vialter!
Alda: E Sara potrà farmi da damigella…
Ginevra: A proposito, chissà dove l‟è andada?
Alda: Non si preoccupi: sono sicuro che ritornerà quanto prima con
una sorpresa per voi!
(Entrano Sara e Giorgio)
Sara: Mamma, sono a casa! Oh, ma come mai ci sono tutte queste
persone?
Ginevra: E‟ una storia lunga… Ciao Giorgio, te set vignu a cercà el tò
papà?
Giorgio: Veramente no, anzi sono stupito di vederlo qui con voi…
Però forse è meglio così perché abbiamo una cosa da dire a tutti
voi.
Sara: Papà, signor Goffredi, io e Giorgio abbiamo una cosa
importante da dirvi…
Ernesto: Ah sì? E cioè?
Sara: Io e Giorgio ci ci siamo fidanzati.
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Giorgio: Mi dispiace se a voi non fa piacere perché non riuscite a
sopportarvi, ma non abbiamo intenzione di rinunciare ai nostri
progetti…
Leonardo: Ma Giorgio, ci hai pensato bene?
Ernesto: Sara, te se sicura?
Sara e Giorgio: sì….
Ernesto: Allora per me va bene…
Leonardo: Massì, anche per me.
Giorgio: Ma come, fino a stamattina volevi strangolarlo, il signor
Dorini, e adesso lo accetti così volentieri come con suocero?
Ernesto: Giorgio, intanta, date le circostanze, ciamum Ernesto. E peu,
guarda ch‟el tò pà non solo vureva masamm, ma quasi ci
riusciva… Comunque adess l‟è tutt a post e semm diventà amis e
colleghi di lavoro…
Leonardo: E fra poco anche parenti, a quanto pare!
Sara: Ma come è possibile?
Leonardo: Dopo ti spiegheremo, adesso bisogna festeggiare!
Ginevra: Un momento! Sara, forse è arrivà el mument bun per cercà
de lecc se gh‟è scrivu cus‟è in de l‟anell portafortuna! Perché te
provet minga a lec l‟incisione?
Sara: Giusto mamma, solo che l‟anello l‟avevo prestato a papà. Papà,
me lo rendi?
Ernesto: Subito! Anzi no, mi l‟avevi prestà all‟Arturo. Arturo, te
podet ridall a Sara?
Arturo: Ecco… Mi savevi no che l‟era un anell inscì impurtant…
veramente l‟avaria regalà alla Alda come anell de fidanzament!
Alda: Non ti preoccupare, Arturo: lo restituisco volentieri alla sua
legittima proprietaria. Ecco Sara, prendilo!
Ginevra: Sara, te riesset a lecc?
Sara: Beh… Ecco…Sì! Ci sono riuscita!
Ginevra: Allora, l‟è vera che chi riess a lec ries anca a savè cosa l‟è la
vera felicità?
Sara: Beh, in effetti… penso proprio di sì.
Nonna: Insomma, se podaria savè se gh‟è scrivu cus‟è?
Sara: Niente!
Tutti: Niente?
Sara: In effetti qualcosa c‟era scritto dentro, molto tempo fa, ma ora
l‟iscrizione è talmente consumata che è impossibile leggerla!
Poliziotto: Allora è un imbroglio!
Sara: Per niente. Quest‟anello è veramente in grado di far capire che
cosa sia la vera felicità. E‟ solo che per ognuno di noi la vera
felicità ha un significato diverso e in quest‟incisione consumata,
solamente quando siamo veramente contenti, ognuno di noi legge
ciò che ci rende felici… ed io ho letto il nome di Giorgio!
Ginevra: Brava Sara, t‟he capì tusscos!
Ernesto: Mi invece ho capì nient….
Ginevra: T‟al spieghi dopo, adesso andiamo a festeggiare!
Leonardo: Giusto, tutti al ristorante… e stasera offro io!
Ci preceda Suor Addolorata, porti anche Marta. Giorgio, Sara, aiutate
la nonna a scendere… Signorina, venga anche lei. Alda, Arturo,
Ginevra, Ernesto, non rimanete indietro!
Ernesto: Ginevra, com‟è diventada grande la nostra bambina…Adess
che la se spusa me senti vecc!
Ginevra: Te podet cunsulass, mei diventà vecc che morì giuvin…
Ernesto: Ginevra, te g‟he resun, però, scherzi a parte…. Cominciamo
ad avè una certa età….
Ginevra: Ernesto, pusibil che dopo tanti ann che te fe l‟artista t‟a l‟he
minga capì?
Ernesto: Cusè?
Ginevra: Che l‟è minga impurtant quanti anni hai, ma quanti te ne
senti, e a mi, quand te guardi diping un quaj quader, te me paret
ancamò il bel giuvinott che ho spusà trent‟ann fa.
(anche Ernesto e Ginevra se ne vanno e si spengono le luci mentre
suona una musica)
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EPILOGO
Sono vecchio e non sono più sicuro di cantare la verità
Nella mia mente la favola si confonde ormai con la realtà
(Il cantastorie viene illuminato da una luce)
Eccomi di nuovo tra voi, gentili spettatori,
Per ringraziarvi di essere stati bravi ascoltatori
E‟ stato per me un piacere avervi parlato
Di questa novella che appartiene al mio passato
Ma siamo ormai arrivati alla fine della storia,
Gli innamorati si sono sposati
E tutti i salmi son finiti in gloria.
E‟ arrivato per me il momento di andare
In altri luoghi, vicini o lontani,
Dove le mie storie possa ancora raccontare.
Ma in ogni favola è nascosto qualcosa di vero
E nella vera vita di ognuno si possono trovare
Splendidi sogni, un po‟ di magia e di mistero
Perdonatemi, se mi son perso nei miei pensieri
Ora che ho finito di narrare non mi resta che salutarvi
Ed augurarvi di tutto cuore che ogni favola s‟avveri!
(Inchino e la luce si abbassa mentre sfumando aumenta il volume
della musica scelta come colonna sonora)
FINE
Ma prima di lasciarvi voglio dirvi ancora qualcosa:
Chi sono veramente e il perché della mia vita avventurosa.
Mi chiamo Giorgio. Sono ricco, ebbene sì,
Ma a me piace vivere così.
Un brutto giorno mi sono ritrovato solo
E ho cominciato a viaggiare e a cantare storie
Perché cantando mi consolo
E posso serenamente vivere ed aspettare
Quel momento in cui fra le stelle
Il mio perduto amore possa infine ritrovare
E cantando narro del mio passato
O di quello della gente che ho incontrato
Ringrazio tutti quelli che mi anno aiutato a scrivere questo copione e soprattutto tutti
quelli che hanno trovato un po‟ di tempo da dedicarmi per leggerlo.
Luca
- 2003 -
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