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Studi e ricerche
IL FUTURO
DELL’EDUCAZIONE AI
MEDIA IN EUROPA.
LO STUDIO EMEDUS
Paolo Celot, EAVI - European Association for Viewers Interests, [email protected]
Abstract italiano
Viene presentato il progetto EMEDUS (European Media Education Literacy
Study) finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma
Lifelong Learning. Sono esposti il contesto, il quadro normativo, le origini
della proposta, la metodologia, il consorzio e le finalità del progetto. Il
progetto è attualmente in corso, si fa cenno comunque ad alcuni primi
risultati scaturiti dalla ricerca.
Parole chiave
Media literacy, Europa, Analisi Comparativa, Politiche Comunitarie
English Abstract
The EMEDUS project (European Media Education Literacy Study) is
funded within the Lifelong Learning programme of the European
Commission. Its origin, aims and the context within which it has been
developed are exposed. Some preliminary results are also presented.
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MEDIA EDUCATION – Studi, ricerche, buone pratiche
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.a.
ISSN 2038-3002 - Vol. 4, n. 1, anno 2013, pp. 32-46
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Keywords
Media literacy, Europe, comparative analysis, community policies
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Studi e ricerche
1.
Introduzione
Per un individuo, divenire media literate (essere quindi capace di
accedere ai media, di comprenderne e valutarne criticamente i diversi
aspetti e il loro contenuto e di stabilire comunicazioni in contesti diversi)
costituisce al giorno d’oggi un’importante prerogativa per trarre beneficio
dalle molte opportunità offerte dalla società dei media. Piuttosto, non
esserlo, non possedere queste capacità, al contrario costituisce un
pregiudizio gravoso per il pieno compimento dei percorsi individuali e
professionali di ognuno di noi. A livello collettivo, promuovere
l'educazione ai media, per un paese significa permettere ai propri cittadini
di partecipare consapevolmente alla vita pubblica. Ciò si riflette in un
arricchimento del tessuto sociale, in un più diffuso sentimento
democratico e in un più ampio coinvolgimento civico. Per gli amanti dei
mercati significa, inoltre, poter competere con gli altri paesi ad armi pari,
con l’unica vera risorsa di cui un paese dispone: i propri cittadini.
La Commissione Europea (CE) e un numero crescente di paesi hanno
cominciato a recepire questa esigenza e a tradurla nelle rispettive
politiche educative. La legislazione comunitaria in tema di media literacy
di conseguenza è ormai ampia e significativa.
Tra la legislazione più stringente, ricordiamo l’articolo 33 della
Direttiva sui Servizi Audiovisivi del 20101 che ha imposto l’obbligo agli
Stati membri di documentare i livelli di media literacy presenti nei loro
rispettivi paesi. Il Rapporto2 più recente del 2012 relativo all’applicazione
della Direttiva riferisce, tra gli altri, aspetti legati all'alfabetizzazione
mediatica (termine utilizzato per la traduzione in italiano di media
literacy) segnalando cifre che hanno un valore, tuttavia, soltanto
indicativo. Al di là della diatriba sempre presente sulle definizioni
applicabili, i report nazionali rischiano comunque di essere poco omogenei
e le informazioni difficilmente comparabili tra loro.
Infatti, occorre ribadire che, sostanzialmente, non tutte le pubblicazioni
e ricerche scientifiche sulla media literacy poggiano su robuste
osservazioni e su risultati e dati quantitativi e, talvolta, fanno seguito
sopratutto a conversazioni tra studiosi che elaborano tesi ed esprimono le
loro opinioni in occasione di convegni internazionali.
Direttiva 2010/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 marzo 2010,
relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e
amministrative degli Stati membri concernenti la fornitura di servizi di media audiovisivi
(direttiva sui servizi di media audiovisivi). Per approfondimenti si acceda al sito:
1
http://eurlex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2010:095:0001:0024:IT:PDF.
COM/2012/0203 final */Prima relazione della Commissione al Parlamento europeo, al
Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni
sull'applicazione della direttiva 2010/13/UE; Direttiva sui servizi di media audiovisivi;
Servizi di media audiovisivi e dispositivi connessi: passato e futuro (http://eurlex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2012:0203:FIN:IT:HTML).
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Ricordiamo a titolo di esempio, che recentemente l’UNESCO ha
preferito parlare di Media Information Literacy, intendendo dare
un'accezione più ampia ed enfatizzando il ruolo dell'informazione e le
competenze necessarie ai cittadini per utilizzarla con efficacia.
Seppure non esista ancora una definizione condivisa, alcuni dei concetti
chiave si sono affermati solo nel corso degli ultimi anni.
La definizione di media literacy della Commissione Europea comprende
le competenze digitali, quelle di analisi critica, di creazione di contenuti e
di partecipazione. Il numero crescente di atti comunitari rilevanti, almeno
negli ultimi quindici anni, ha conclamato una mappa concettuale
ampiamente condivisa a livello internazionale. Già dal 2007 la
Commissione Europea ha adottato una Comunicazione3 specifica dedicata
alla media literacy e nel 2009 una Raccomandazione 4 ribadendo la
responsabilità degli Stati membri in relazione all’aumento del livello di
media literacy e per discutere della sua inclusione nei piani di studio
obbligatori. La Commissione, ad esempio con l'iniziativa denominata
Digital Agenda for Europe5, si è inoltre soffermata più volte, sulla necessità
di rimuovere gli ostacoli che impediscono l'accesso da parte dei cittadini
alle nuove opportunità offerte dai media. L'acquisizione delle competenze
necessarie, si afferma con un po’ di retorica, costituisce una priorità delle
politiche europee. Negli ultimi anni, in ogni caso, alcune ricerche
menzionate di seguito, condotte per conto della CE, hanno cominciato a
stabilire e testare i criteri per misurare i livelli di media literacy. La
Commissione ha anche costituito un nuovo gruppo che lavora sulla media
literacy, con i rappresentanti di ciascuno dei ventisette paesi dell'Unione
Europea come membri permanenti (coadiuvato da un esperto esterno che,
tra gli altri, riveste il ruolo di facilitare lo scambio di informazioni e
l'implementazione della Direttiva sui Servizi di Media Audiovisivi) ed ha lo
scopo di realizzare una prima valutazione dei livelli di ML utilizzando
indicatori aggiornati e criteri stabiliti nelle precedenti ricerche.
Storicamente, altre organizzazioni internazionali come UNESCO e il
Consiglio d'Europa hanno contribuito con vigore al dibattito attraverso
iniziative e ricerche che rappresentano una tappa fondamentale nella
sintesi delle riflessioni sulla media literacy6.
Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato
economico e sociale e al Comitato delle regioni - Un approccio europeo
all'alfabetizzazione mediatica nell'ambiente digitale/* COM/2007/0833 def. http://eurlex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2007:0833:FIN:IT:HTML.
4 Raccomandazione
2009/625/CE della Commissione, del 20 agosto 2009,
sull'alfabetizzazione mediatica nell'ambiente digitale per un'industria audiovisiva e dei
contenuti più competitiva e per una società della conoscenza inclusiva
http://europa.eu/legislation_summaries/information_society/strategies/am0004_it.htm .
5 http://ec.europa.eu/digital-agenda.
6 Agenda
di Parigi o 12 raccomandazioni per l’educazione ai media
http://www.diplomatie.gouv.fr/fr/IMG/pdf/Parisagendafin_en.pdf.
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2.
Emedus, le origini
Il progetto nasce nel 2011 dall’iniziativa di un’organizzazione senza fine
di lucro con sede a Bruxelles e da anni molto attiva nei settori sopra
indicati: EAVI (the European Association for Viewers Interests). Dagli
incontri internazionali e dalle precedenti ricerche appariva chiaro che in
Europa, nel settore dell’educazione ai media (per inciso l’educazione ai
media è il processo attraverso il quale si diviene media literate) due cose
risultavano necessarie, in seguito a una prima fase nella quale i concetti si
erano già consolidati (come detto non senza difficoltà e come risultato di
conversazioni più o meno influenti sul tema): un’analisi comparativa dei
piani di studio nazionali e un organismo d’informazione per la produzione
di rapporti, pratiche e politiche che seguano il dibattito internazionale.
Una proposta per richiedere un finanziamento in questo senso è stata
quindi redatta da EAVI, invitando altri partner a partecipare, ed è stata
presentata alla Commissione europea nell'ambito del programma Lifelong
Learning (LLP).
Il progetto, che prevede un’ampia fase di ricerca e lo sviluppo di
strumenti finalizzati all’ottimizzazione dell’impatto dei risultati, è stato
approvato. L'origine e il successo di questa iniziativa è da individuare nel
carattere internazionale e collaborativo del progetto stesso che nasce,
come già detto, dal programma europeo Lifelong Learning. L’istruzione e
la formazione permanente, nelle sue diverse declinazioni, costituisce il
fulcro di tale programma, istituito al fine di creare, promuovere e
sostenere iniziative tese a rendere maggiormente accessibili ai cittadini
dell'Unione Europea forme di apprendimento ad ogni stadio della loro
vita. Molte sono le iniziative del LLP conosciute al pubblico, tra cui
soprattutto i sotto-programmi settoriali di mobilità europea rivolti ai
giovani, quindi Erasmus e Leonardo.
LLP è costituito anche dai suoi programmi trasversali, che puntano a
integrare e promuovere la cooperazione europea nel campo
dell’apprendimento. Tali programmi hanno suddiviso le loro priorità in
quattro Key Actions, ciascuna volta a sostenere un ambito specifico. Di
particolare rilevanza per il progetto EMEDUS è la Key Action 1: Policy
cooperation and innovation in Lifelong Learning. Scopo di tale iniziativa è
sostenere lo sviluppo di linee guida per le politiche dei paesi dell’EU. In
particolare, si richiede di elaborare analisi comparative dei diversi sistemi
educativi, per mezzo di dati, indici e statistiche. Tali dati serviranno poi ad
evidenziare eventuali debolezze presenti nelle politiche correnti, così
come a monitorare progressi e nuovi sviluppi. In questo modo sarà
disponibile nuova ricerca che permetterà a sua volta di elaborare
raccomandazioni sulle politiche da adottare e che informeranno lo
sviluppo di strategie e piani d’azione per gli anni a venire.
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Il progetto prende le mosse dai risultati dei tre precedenti studi
menzionati più sotto e condotti in tutti i ventisette Stati Membri dell'EU.
Per inciso, tra i partner principali, EMEDUS annovera le medesime
organizzazioni che negli anni precedenti hanno svolto, per conto della
Commissione Europea, le principali ricerche su questo tema. Ciò ha
garantito una visione condivisa e ampia sul tema.
Negli ultimi cinque anni la CE ha dunque finanziato studi che hanno
dapprima valutato le tendenze in atto (Current Trends and Approches to
Media Literacy in Europe, coordinato dalla UAB, Università Autonoma di
Barcellona, 2007)7, in seguito definito i criteri per misurare i livelli di
media literacy (Study on Assessment Criteria for Media Literacy Levels,
coordinato da EAVI, 2009)8 e, infine, richiesto una validazione statistica di
quegli stessi criteri (Testing and Refining Criteria to Assess Media Literacy
Levels in Europe, coordinato da DTI/EAVI, 2010)9.
Il progetto Emedus, quindi, fa seguito alle ricerche precedenti che
mettono in risalto l'importanza fondamentale dell'elaborazione di
politiche educative europee e nazionali che favoriscano l'inclusione
dell'educazione ai media nelle scuole. Lo studio potrà ulteriormente
facilitare la condivisione delle nozioni principali evidenziando meglio le
differenze concettuali, gli obiettivi dell'educazione ai media nei diversi
paesi europei e le loro intenzioni rispetto all’inclusione dell'educazione ai
media nelle classi.
È appunto in quest’ambito che la Commissione Europea ha approvato la
proposta e il progetto EMEDUS.
3.
Contesto di riferimento
Di seguito vengono richiamati i concetti principali ai quali si ispira il
progetto EMEDUS. Per un approfondimento si rimanda allo Studio
'Assessment Criteria for Media Literacy Levels' in nota.
La media literacy deve essere intesa come un concetto inclusivo e
considerata un processo dinamico, multidimensionale e in grado di
espandersi per tener conto degli sviluppi tecnologici e delle nuove
modalità con le quali i cittadini interagiscono.
Come emerge dalla definizione della Commissione europea, infatti, la
ML è la capacità di interpretare, analizzare e contestualizzare i messaggi
dei media in generale (a prescindere dalla forma che questi assumono). In
Current trends and approaches to media literacy in Europe. Si veda il sito:
http://ec.europa.eu/culture/media/media-literacy/studies_en.htm.
8 Study on Assessment Criteria for Media Literacy Levels - A comprehensive view of the
concept of media literacy and an understanding of how media literacy level in Europe
should be assessed (http://ec.europa.eu/culture/media/media-literacy/studies_en.htm).
9 Study on Testing and Refining Criteria to Assess Media Literacy Levels in All Member
States (http://www.eavi.eu/joomla/what-we-do/researchpublications).
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un contesto come quello attuale, nel quale la convergenza delle
piattaforme e delle tecnologie fa sì che una molteplicità di messaggi e
flussi di informazioni coesistano e si combinino, il concetto 'semplice' di
media literacy consente di approcciare il problema in modo più
comprensivo di quanto consentano le singole definizioni di literacy (digital
literacy, information literacy, audiovisual literacy, film literacy, ecc.). Nel
tempo, anche il significato di literacy si è ampliato fino a includere la
conoscenza e il possesso di competenze che permettano di comprendere e
di interagire con l’ambiente circostante.
La definizione della CE individua due principali dimensioni della media
literacy: le competenze individuali (declinate in utilizzo tecnico, capacità
di analisi critica e capacità sociali) e i fattori ambientali (disponibilità dei
media, educazione ai media, politiche e regolamentazione e ruoli di altri
attori, ad esempio l’industria dei media e la società civile).
Tale multidimensionalità può essere rappresentata in modo efficace
tramite una mappa concettuale gerarchica e riprende le due dimensioni
citate in precedenza: le competenze individuali e i fattori ambientali. Le
Competenze individuali raggruppano la capacità dell’individuo di mettere
in pratica determinate capacità (di accesso, analisi e comunicazione).
Questa competenza si colloca in un più ampio sistema di attitudini: quelle
che aumentano il livello di consapevolezza, analisi critica e capacità
creativa e di produzione di contenuti; i fattori ambientali, invece,
rappresentano l’insieme degli elementi del contesto che favoriscono o
meno lo sviluppo della media literacy (come l’educazione ai media nelle
scuole o la presenza di leggi e politiche sulla media literacy).
Con questo quadro di riferimento, e tenendo conto della più recente
letteratura e degli scambi teorici, è probabile che dopo qualche anno di
ricerca applicata (nell'ambito della quale si colloca anche il progetto
EMEDUS) saranno disponibili risultati concreti che consentano l'adozione
di nuove politiche nazionali ed europee.
Gli aspetti fondamentali della media literacy e del progetto sono quindi
da individuare nello sviluppo di competenze atte a sviluppare
comprensione critica e partecipazione civica. Su questi fattori, piuttosto
che soltanto su quelli di natura tecnica, dovranno essere incentrate le linee
politiche future della media literacy, dunque verso l’acquisizione di
competenze adattate ai nuovi contesti comunicativi, economici e sociali.
Come già affermato, uno degli scopi principali del progetto è la
formulazione di raccomandazioni per promuovere politiche di media
literacy. I partner (e i partner associati) hanno già condotto e formulato
raccomandazioni sul tema nei precedenti studi. Occorre sottolineare che,
nonostante in alcuni paesi le condizioni siano più favorevoli che in altri,
spesso le raccomandazioni elaborate non sono (o non possono essere)
completamente recepite e accolte dalle autorità preposte. Di conseguenza,
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gli sviluppi attesi a livello nazionale non si concretizzano e gli sviluppi
sono molto più lenti delle indicazioni della comunità scientifica.
Consapevole di questa difficoltà, il progetto intende dedicare
un’attenzione
particolare
all’effettiva
implementazione
delle
raccomandazioni attraverso attività d’informazione e sensibilizzazione dei
soggetti e delle istituzioni coinvolti.
4.
Principali obiettivi del progetto Emedus
Nel nostro caso, l’ambito di applicazione del programma Lifelong
Learning è quello della media literacy e dell’educazione ai media in
particolare. Il progetto, quindi, prevede un’analisi dettagliata della
presenza o meno dell'educazione ai media nei programmi di studio e delle
modalità di insegnamento di tale disciplina in tutti gli Stati membri
dell’UE.
L’obiettivo ultimo del progetto è quello di fornire raccomandazioni da
adottare, sia a livello europeo che nazionale, per sostenere le rispettive
politiche educative e contribuire a facilitare l'integrazione dell’educazione
ai media nei curriculum scolastici. In particolare, lo studio si propone di
offrire un supporto per facilitare il successivo processo politico mettendo
a disposizione quanto segue:






Un'analisi comparativa dell'inclusione dell'educazione ai media nei
piani di studio in tutta l’Europa;
Un'analisi delle risorse disponibili per gli insegnanti, oltre che della
rilevanza delle loro competenze;
Un’osservazione
delle
risorse
mediatiche
disponibili
per
l'apprendimento informale, con particolare attenzione alle minoranze;
L'identificazione degli strumenti idonei a misurare le competenze
necessarie per l'educazione ai media nelle scuole;
Una serie di raccomandazioni per sostenere politiche educative a
livello sia europeo che nazionale;
L'implementazione di piattaforme europee per facilitare reti di
collaborazione.
Lo studio è condotto con analisi di tipo sia qualitativo che quantitativo:
in primo luogo, si considera la presenza o meno della media literacy come
materia (obbligatoria o facoltativa) nei programmi di studio e la sua
collocazione e, in seguito, si valuta la possibile interazione fra tale
disciplina e altre materie. Anche l’aspetto contenutistico dei curricula è
tenuto in debita considerazione: vengono pertanto esaminati aspetti quali,
ad esempio, la possibile distinzione o sovrapposizione tra media literacy e
digital literacy (o definizioni equiparabili) e l’aderenza o meno alle linee
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guida che sono state sviluppate sistematicamente in Europa negli anni
passati per la definizione di tali concetti.
Nell'ambito del quadro concettuale acquisito, il progetto punta quindi
all’avanzamento della media literacy nell’educazione formale in Europa. I
risultati della ricerca dovrebbero così costituire un punto fermo in
relazione alla situazione dell’educazione ai media nelle scuole in Europa e,
possibilmente, potranno fornire un contributo allo sviluppo di tale
disciplina nei nuovi piani di studio europei.
Il destinatario principale dei risultati della ricerca è il legislatore (policy
maker) il quale sarà aggiornato sia direttamente, attraverso le
raccomandazioni del progetto, sia indirettamente attraverso le attività
correlate della comunità scientifica. Le autorità preposte potranno così
essere posti nelle condizioni di introdurre la media literacy nei curricula e
di prevedere maggiori risorse da destinare alle attività relative. In ogni
caso, non potranno sorvolare sui risultati del progetto ed è probabile che
le politiche educative accoglieranno almeno in parte le raccomandazioni
che ne scaturiranno. I risultati evidenzieranno inoltre ciò che ciascun
paese sta facendo nel settore dell'educazione ai media e quali tra loro
abbiano già adottato politiche che favoriscono l’adozione della media
literacy.
Per riepilogare, l'obiettivo ultimo del progetto è quello di fornire
raccomandazioni da adottare a livello sia europeo che nazionale per
sostenere le rispettive politiche educative e contribuire a facilitare
l'integrazione della media education nei curricula scolastici. Le istituzioni
preposte dovranno essere pronte a rispondere alle nuove esigenze poste
da una domanda crescente di educazione ai media nelle scuole. La
conferenza finale, con altre attività di disseminazione, offrirà l'opportunità
per annunciare i risultati principali del progetto.
5.
Consorzio
Il partenariato di Emedus è composto da sette organizzazioni
internazionali, che comprende organizzazioni della società civile, enti
dedicati allo studio della media literacy ed altre istituzioni educative:






Università Autònoma de Barcelona (Spagna);
EAVI - European Association for Viewers' Interest (Belgio);
Communication and Society Research Centre (CECS) of the
University of Minho (Portogallo);
Hungarian Institute for Educational Research and Development
(HIERD/OFI, Ungheria);
Istituto di Studi Politici Economici e Sociali (EURISPES, Italia);
Pedagogical University of Krakow (PUK, Polonia);
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
School of Communication and Media (SCM, Slovacchia).
È opportuno evidenziare che una delle difficoltà tipiche dei progetti
europei, in questa disciplina, consiste nel riuscire a valorizzare le
esperienze collettive precedenti. Fortunatamente, i partner principali del
progetto hanno già dimostrato di essere capaci di andare oltre i dibattiti
epistemologici che hanno reso difficile la condivisione della ricerca
sull'educazione ai media negli ultimi anni.
Alcuni partner vantano inoltre contatti consolidati con molte istituzioni
internazionali, e collaborazioni abituali con l’UNESCO, il Consiglio
Europeo, le Nazioni Unite e la Commissione Europea. UNESCO, che
storicamente ha svolto un ruolo preminente nello sviluppo della media
literacy, e l’Alliance of Civilization delle Nazioni Unite hanno accettato
l'invito di EAVI al momento della stesura della proposta e sono così
divenuti partner associati di EMEDUS
Data la natura interdisciplinare della media literacy e la sua ampia
estensione geografica, al fine di favorire scambi di opinioni, idee e
proposte, il progetto ha previsto anche la collaborazione di alcuni esperti
nazionali esterni con background e competenze diverse tra loro, ma con
una comprovata esperienza nel settore di studio10.
Il Gruppo di esperti è integrato da un rappresentante per ciascuno
partner: José Manuel Tornero (UAB), Hartai Laszlo (OFI/HIERD), Marco
Ricceri (EURISPES), Manuel Pinto (MoU), Andrej Skolkai (Skamba),
Barbara Kedzierska (PUK) e Paolo Celot (EAVI).
6.
Modalità di lavoro
Il progetto è strutturato in un piano di lavoro biennale, iniziato a
gennaio 2012 e suddiviso in nove Work Package (WP):
1. Coordinamento;
2. Literature review sulla media literacy in Europa;
Aguaded Gomez Ignacio - Universidad de Huelva, Spagna; Bevort, Evelyne - CLEMI,
Francia; Carlsson Ulla - Nordicom, Goteborg University, Svezia; Colombo Fausto Università Cattolica del Sacro Cuore, Italia; Fedorov Alexander - Russian Association for
Film and Media Education, Russia; Frau Meigs Divina - Université Paris 3-Sorbonne,
Francia; Gai Vladimir - International Eurasian Academy of Radio and TV, Russia; Grafe
Silke - Ruhr-Universität Bochum, Germania; Grizzle Alton – UNESCO; Labourdette
Nathalie - European Broadcasting Union; Lampert Claudia - Hans Bredow Institute,
Germania; Millwood Hargrave Andrea - International Institute of Communication, UK;
Parola Alberto - University of Turin, Italia; Reia Victor - Head of Research in Film Studies,
CIAC Research Center, Portogallo; Torrent Jordi - United Nations Alliance of Civilizations;
Zacchetti Matteo - European Commission; Valcke Peggy - Catholic University of Leuven,
Belgio; Varis Tapio - Faculty of Education, University of Tampere, Finlandia.
10
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Studi e ricerche
3. Ricerca e analisi comparativa sull'educazione ai media formale in
Europa;
4. Ricerca europea sull'educazione ai media informale;
5. Ricerca europea sull’inclusione di minoranze e gruppi sfavoriti
nell'educazione ai media;
6. Raccomandazioni per lo sviluppo di politiche educative a livello
europeo e nazionale;
7. Qualità;
8. Disseminazione;
9. Osservatorio sulla media literacy.
La metodologia ha previsto un'ampia fase preliminare di literature
review che ha permesso di scorrere le pubblicazioni rilevanti. In seguito,
quindi, è stata recensita la letteratura a livello europeo, ma anche i giornali
scientifici nazionali, i documenti ufficiali, i curriculum educativi nazionali e
gli strumenti di formazione. Di per sé, ciò costituisce già un contributo
tangibile per questo campo di studi.
Una volta terminata la prima fase, sono state svolte tre ampie ricerche
in tutti i paesi d’Europa:



ricerca sull'educazione ai media formale in Europa;
ricerca europea sull'educazione ai media informale;
ricerca europea sull’inclusione di minoranze e gruppi sfavoriti
nell'ambito dell’educazione ai media.
I risultati delle ricerche sono stati presentati e discussi con il Gruppo di
Esperti e in seguito compilate le Raccomandazioni per le politiche sia a
livello nazionale che europeo. In relazione a questo secondo aspetto, i
partner del consorzio sono ben consapevoli dei “meccanismi comunitari” e
delle procedure dell’UE. In particolare EAVI ha esperienza ed è preparata
per accedere alle informazioni rilevanti.
Da un punto di vista più generale, le politiche sulla media literacy a
livello europeo dovranno indirizzare i governi nazionali ad adottare
procedure che favoriscano un coinvolgimento dei cittadini più
consapevole ai dibattiti pubblici attraverso l’uso dei media. Essi
dovrebbero acquisire competenze che permettano loro, tra l'altro, di
valutare criticamente, comprendere e riflettere sull'attendibilità delle
informazioni e dei contesti forniti dai diversi media. Giovani e adulti hanno
necessità di nuovi saperi e di conoscenze avanzate: la media literacy
costituisce una competenza inderogabile e si prefigge di contribuire a
questo processo.
Di seguito sono riportate alcune brevi considerazioni sui risultati
preliminari emersi dalle due prime ricerche menzionate.
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7.
Risultati preliminari del WP sull'educazione formale
Sebbene il progetto e le ricerche relative non siano ancora del tutto
concluse, alcuni risultati preliminari sono già disponibili11. Il prof. Lazlo
Hartai e il suo gruppo di HIERD/OFI, che coordina dall'Ungheria la ricerca
sull'educazione formale nelle scuole, ha rilevato quanto segue.
I risultati dell’indagine confermano che le aree più problematiche
suggeriscono la mancanza di un quadro concettuale chiaro e di strumenti
scientifici di misurazione dei livelli di media literacy e di risorse e
competenze adeguate degli insegnanti. Come ci si poteva attendere, il
quadro sull’educazione formale emerso in Europa è molto eterogeneo. Per
quanto riguarda l'analisi dei piani di studio, ad esempio, circa la metà dei
paesi europei menziona esplicitamente la media literacy, sono compresi
quasi tutti i paesi dell'Est, la Germania, l'Inghilterra e la Francia. Alcuni,
come l'Italia, ne parlano soltanto in modo implicito, ed altri ancora, come il
Portogallo, non fanno alcun cenno alla media literacy.
L'insegnamento della media literacy è sovente integrato ad altre
materie principali e la probabilità che l'insegnamento della media literacy
sia integrato e complementare ad altre materie aumenta al diminuire
dell’età degli alunni: ciò è particolarmente evidente nelle scuole
elementari. Le materie che offrono spazio alla media literacy sono le più
varie (lettere ed educazione civica nella scuola secondaria di primo grado,
discipline legate ai processi comunicativi, alla tecnologia e così via nella
scuola secondaria di secondo grado). Nei pochi casi nei quali la media
literacy è materia d’insegnamento a se stante, raramente risulta
obbligatoria.
Nei paesi nei quali la media literacy è, invece, materia riconosciuta,
come in Finlandia, il concetto di media literacy è definito più chiaramente.
L'Italia, invece, sembra essere tra quei paesi che enfatizzano
maggiormente gli aspetti di protezione dai rischi che s’incorrerebbero
utilizzando i media. Molti paesi, poi, hanno recepito la definizione di media
literacy cosi come è formulata dalla Commissione Europea che la intende
come «Capacità di accedere ai media, di comprendere e valutare
criticamente diversi aspetti dei media e dei loro contenuti»,
comprendendo inoltre «la capacità di creare comunicazioni in una varietà
di contesti».
Secondo il Prof. Lazlo Hartai, le maggiori difficoltà si sono riferite in
special modo all’analisi dei diversi approcci educativi utilizzati, alla loro
enfasi più o meno protettiva, all'insegnamento dei media (piuttosto che
l'utilizzo dei media per insegnare altre materie), l’applicazione della media
Si tratta di brevi considerazioni ricavate dal Report preliminare per EMEDUS 'Formal
Media Education in Europe' di HIERD/OFI del Prof. Lazlo Hartai.
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Studi e ricerche
literacy ai diversi gruppi di età, e all’eterogeneità dei sistemi educativi
nazionali in Europa.
Fatti questi brevissimi cenni, i dati raccolti saranno analizzati nei
prossimi mesi (in riferimento al settembre 2013, periodo in cui si scrive
questo articolo) e saranno tratte in modo articolato le relative conclusioni.
8. Risultati preliminari
informale e non-formale
del
WP
sull'educazione
Anche il WP4, coordinato da EURISPES, ha cominciato a fornire risultati
e considerazioni preliminari emersi dall’analisi di oltre cento progetti
sull'educazione ai media12. Questa iniziativa si è focalizzata soprattutto su
quelle iniziative che utilizzano i media stessi come strumento per
insegnare la media literacy fuori dalle scuole: sono percorsi che
raggruppano esperienze, processi educativi attraverso i media e scambi di
conoscenze con la partecipazione di diversi soggetti a una o più attività.
Il rapporto include una vasta sezione teorica e considerazioni
metodologiche. Anche in questo caso il compito è stato arduo sia per il
grande numero di variabili considerate sia in relazione ai progetti che si
occupano di media literacy, così come dalla mancanza di dati e
informazioni omogenee a livello europeo.
L'utilità dell'esercizio è peraltro evidente, in quanto la dozzina di
esempi di maggior successo ed efficacia selezionati potranno offrire
indicazioni e stimolare altre organizzazioni a svolgere analisi e
osservazioni simili all’interno del loro paese. Anche in questo caso, i
risultati definitivi saranno disponibili entro la fine del 2013.
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Celot P. e Perez Tornero J. M. (2011), Media Literacy in Europa, Roma, Eurilink.
Brevi considerazioni tratte dal Report preliminare per EMEDUS 'Informal e Non-Formal
Media Education in Europe' di EURISPES e SKAMBA del Dr. Alberto Bitonti e Dr. Andrej
Skolkay.
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