Studio Ercolini - Bibione 5 Aquae
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Studio Ercolini - Bibione 5 Aquae
Quaderni della Ri-Vista Ricerche per la progettazione del paesaggio Dottorato di ricerca in Progettazione paesistica – Università di Firenze numero 1 – volume 3– settembre-dicembre 2004 Firenze University Press ACQUA, FIUMI E PAESAGGI FLUVIALI: IL TAGLIAMENTO Michele Ercolini* Abstract Tagliamento, “come”. Il presente contributo si sviluppa attraverso una descrizione approfondita di quello straordinario, originale e unico “sistema di risorse” che il Tagliamento ancora oggi rappresenta. Un “sistema” che possiede peculiarità esclusive in tutto il panorama dei corsi d’acqua alpini. Una realtà ambientale, territoriale e paesistica che, in particolar modo per il medio corso del fiume, si contraddistingue per l’imponente e complessa struttura di meccanismi e connessioni ecologiche; una struttura capace di “disegnare” un paesaggio fluviale unico in tutta Europa. Tagliamento, “perché”. In primis, perché il Tagliamento non solo rappresenta un ecosistema di riferimento per le Alpi, ma è anche un modello ecosistemico il cui studio permette di ripristinare condizioni di naturalità in altri grandi e più noti corsi d’acqua europei, pesantemente compromessi nelle loro dinamiche naturali dagli interventi dell’uomo. In seconda battuta, perché siamo convinti del rischio elevato che l’adozione del progetto previsto dall’Autorità di Bacino dell’Alto Adriatico, porterebbe proprio a questo straordinario, originale e unico “sistema di risorse”, un rischio con conseguenze difficilmente rimediabili e prevedibili. Parole chiave Fiume, Tagliamento, Sistema di risorse, Sistema di paesaggi, dinamicità, magredi, flood pulsing, “Grave”. UNA PREMESSA PER CAPIRE Il Piano Stralcio redatto dall’Autorità di Bacino dell’Alto Adriatico ha pianificato e approvato (il tutto sancito in data 28 agosto 2000 dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri: “Approvazione del piano stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del fiume Tagliamento” e relativo stanziamento finanziario) la costruzione lungo il corso del Tagliamento, in una zona ad elevato pregio ambientale e paesaggistico, di tre casse di espansione del volume di circa trenta milioni di metri cubi, collocate in un’area di circa due chilometri di larghezza per sette di lunghezza. Un’area ove, non a caso, è stato di recente istituito un SIC (Sito d’Importanza Comunitaria) denominato “Greto del Tagliamento”. Nello specifico, nel tratto dove la Regione Friuli Venezia Giulia vorrebbe realizzare le tre casse di laminazione, “l’alveo del fiume si trova tra due ripide scarpate di altezza compresa tra i sessanta e i settanta metri, distanti tra loro mediamente tre chilometri, e si caratterizza per il variegato mosaico di forme e strutture in continua evoluzione. Qui l’equilibrio naturale è tutt’altro che statico; ciò determina il formarsi delle varie biocenosi golenali e il continuo rimodellamento dell’ambiente nelle fasce naturali lungo il fiume, fasce formate e mantenute da periodici fenomeni d’inondazione e dal tipico andamento a rami intrecciati dell’acqua. Ciò fa sì che l’area sia anche una zona di grande attrazione e fruizione turistica, nonché elemento caratterizzante del paesaggio”1. 1 NICOLETTA TONIUTTI, Il Tagliamento: a rischio di estinzione l’ultimo fiume selvaggio delle Alpi, in SIMONA BARDI (a cura di), Liberafiumi - Proposte per il miglioramento della qualità degli ambienti fluviali, Dossier Allegato alla rivista “Attenzione”, 23, 2001 Edizione Edicomp, Roma 2001, pagg. 31-32. 27 In aggiunta alle casse, il progetto prevede opere da realizzare in alveo, quali protezioni spondali, una traversa per il carico delle vasche stesse, soglie per stabilizzare la quota del fondo ed interventi di ricalibratura nel tratto terminale del fiume. L’infrastruttura idraulica è, o meglio, sarebbe giustificata dall’esigenza di difesa dalle inondazioni della città di Latisana, situata lungo il basso corso del Tagliamento, ove il fiume si presenta ormai come un canale. In poche parole, ci troviamo di fronte al rischio molto concreto, di distruzione dell’ultimo sistema fluviale morfologicamente, ecologicamente e paesaggisticamente inalterato delle Alpi, in nome dell’esigenza di sicurezza idraulica. Questo contributo pertanto, nel suo piccolo, vuole porre l’attenzione proprio sullo straordinario valore di questo “sistema di paesaggi”, sistema ad oggi pericolosamente ed inspiegabilmente “a rischio di estinzione”2. Figura 1. Il paesaggio fluviale tra Pinzano e Dignanno. Area corrispondente al Sito di Importanza Comunitaria (SIC) “Greto del Tagliamento”. TAGLIAMENTO, IL CORSO D’ACQUA3 Iniziamo con la descrizione dettagliata del fiume Tagliamento, aiutandoci con alcuni stralci tratti dal testo curato da Daniele Bisson4. Attraverso semplici parole, l’autore riesce a descrivere o meglio a farci rivivere, quasi stessimo realmente percorrendo le sue sponde, tutte le caratteristiche di questo straordinario fiume, ritenuto a ragione il “Re delle Alpi”. 2 Il presente contributo non vuole assolutamente minimizzare o ancor meno sottovalutare il rischio inondazioni, ma più semplicemente mettere in evidenza e cercare di spiegare le ragioni che permettono di avanzare forti dubbi nei confronti della soluzione imposta più che proposta dall’Autorità di Bacino. Un documento che vede come sua prima finalità il ragionare e riflettere, ad esempio, sulla scelta di costruire queste gigantesche opere idrauliche proprio in quel luogo. Una zona di golena infatti, ove il Tagliamento dovrebbe già possedere “naturalmente” spazio sufficiente per esondare. 3 Vista la straordinaria entità e soprattutto la complessità del sistema fluviale in oggetto, si sono fatte “nostre”, citando puntualmente i singoli autori e relative fonti bibliografiche, alcune descrizioni, riflessioni, elaborate nel corso degli anni, dai maggiori esperti e studiosi di queste realtà territoriali e di questi paesaggi. 4 DANIELE BISON, Il corso, 2001. Testo consultabile sul sito internet www.tagliamento.org 28 “Il Tagliamento - scrive Bisson - nasce presso il Passo della Mauria, 1195 metri di quota, sulle pendici del Monte Miaron, lungo lo spartiacque con il Piave. Fino a Forni di Sotto la sua valle è molto incassata e presenta una forte pendenza; solo in qualche tratto il letto si fa ampio ed alluvionato per allargarsi definitivamente a Socchieve, dopo aver aggirato con un’ampia ansa, il Monte Corno. In questo primo tratto il fiume scorre ai piedi dei massicci dei Monfalconi e del Pramaggiore a sud e del Bivera e del Tinisa a nord, raggiungendo la sua massima pendenza. Dopo Socchieve il letto si allarga progressivamente raggiungendo una larghezza media di settecento metri e assumendo la tipica conformazione a canali intrecciati, che accompagnerà il corso fino alla bassa pianura. Il Tagliamento scorre qui con direzione ovest-est sul fondo di un’ampia valle d’origine glaciale, fino alla confluenza con il torrente Fella, presso l’abitato di Carnia. In questo tratto il fiume riceve da sinistra le acque di quattro importanti affluenti: il Lumiei, il Degano, il But ed il Fella. Il Fella, con il suo bacino di settecento chilometri quadrati (pari ad un terzo dell’intero bacino tilaventino), è il maggiore affluente del Tagliamento. Dopo la confluenza con il Fella, il Tagliamento aggira il Monte San Simeone, piega decisamente verso sud e sbocca nella Piana di Osoppo, dove anticamente si trovava un lago di origine glaciale, riempito in seguito dalle alluvioni tilaventine. Qui, una cospicua perdita sotterranea penetra nel materasso ghiaioso della piana, dando così luogo a numerose risorgive che sono drenate principalmente dal Fiume Ledra. Deviato dalla morena, il Tagliamento si scava quindi un varco tra i pendii meridionali delle Prealpi Carniche ed il Monte Ragogna, affacciandosi sulla pianura attraverso la stretta di Pinzano: qui nel breve scorrere di tre chilometri, la larghezza del letto passa dai millecinquecento metri di Cornino ai centocinquanta della stretta. In questo tratto il Tagliamento riceve sulla sinistra il Venzonassa ed il Pozzalons, che provengono dalla zona prealpina, e più a valle, di fronte a Cornino, il fiume Ledra. REGIONI INTERESSATE: ESTENSIONE COMPLESSIVA BACINO IDROGRAFICO: ESTENSIONE BACINO MONTANO: ALTITUDINE MEDIA DEL BACINO IDROGRAFICO: LUNGHEZZA: PRINCIPALI AFFLUENTI E RELATIVI BACINI IDROGRAFICI: Friuli Venezia Giulia, Veneto 2.871 kmq 2.480 kmq alla confluenza con il fiume Cosa 987 m l.m. 178 Km Lumiei (126 kmq) Degano (325 kmq) But (337 kmq) Fella (706 kmq) Leale (76 kmq) Arzino (121 kmq) Cosa (114 kmq) Figura 2. Il Tagliamento in numeri.5 Gli affluenti più importanti sulla destra idrografica sono il Leale e l’Arzino che, per ampiezza del bacino e apporto idrico, è uno dei maggiori affluenti dell’intera asta fluviale. Dopo aver attraversato la stretta di Pinzano, il fiume scorre tra i terrazzi digradanti dell’alta pianura allargando il suo letto fino a due chilometri, mentre le acque sono progressivamente assorbite dal materasso ghiaioso. All’altezza dell’abitato di Cosa, dove il Tagliamento riceve le acque del suo ultimo affluente di destra, il Cosa appunto, il terrazzo sfuma e ad esso si affianca l’argine che accompagnerà il fiume fino alla foce. Nei pressi di San Vito al Tagliamento il fiume attraversa la fascia delle risorgive, vale a dire la zona di transizione tra 5 Dati tratti da: Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione, Piano stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del fiume Tagliamento, redazione a cura della segreteria tecnico operativa, Venezia 2000. 29 le ghiaie dell’alta pianura e gli elementi fini (sabbia e argilla) della bassa pianura”6. In questa zona i sedimenti si alternano a depositi marini di sabbia e argilla che ne riducono la permeabilità e che sono appunto all’origine del fenomeno delle risorgive7. “E’ questo un tratto di transizione anche per la morfologia fluviale, che passa gradualmente dalla conformazione a canali intrecciati su fondo prevalentemente asciutto e ghiaioso, tipico dell’alta e media pianura, a quella con letto meandriforme e portata costante, tipica invece della bassa pianura a pendenza limitata. Tra Rosa e Carbona il corso, rimpinguato dalle acque del fiume Varmo, ultimo affluente del Tagliamento, si restringe fino a centocinquanta metri e diventa più sinuoso. A Ronchis la sinuosità si accentua e il fiume assume quella conformazione meandriforme che lo accompagnerà fino alla foce, scorrendo quasi pensile sulla pianura bonificata. La foce è costituita da un delta formato negli ultimi otto secoli dalle sabbie trasportate dal Tagliamento stesso e che le correnti marine hanno distribuito ai suoi lati. Attualmente tali correnti fanno sì che il materiale trasportato si accumuli in prevalenza sul litorale veneto, fino all’altezza di Jesolo, provocando in tal modo l’avanzamento verso il mare di tale linea di sponda”8. Figura 3. Il fiume Tagliamento: il “Re delle alpi”. Per quanto concerne le caratteristiche di natura idraulica invece, il Tagliamento presenta un bacino idrografico con un estensione di 2.293 chilometri quadrati (corrispondenti a circa un terzo della superficie regionale), coincidente con la zona di alimentazione alpina e prealpina, 6 DANIELE BISON, Il corso, 2001. Il fenomeno delle risorgive si presenta in scala più ampia e rilevante più a valle divenendo una delle caratteristiche maggiormente distintive del paesaggio regionale. “Il Tagliamento infatti al suo sbocco in pianura si trova a scorrere su terreni alluvionali molto permeabili e perde buona parte del suo carico per infiltrazione nel subalveo. L’acqua del Tagliamento va così ad alimentare il più importante sistema acquifero sotterraneo della regione e nella bassa pianura; incontrando gli strati argillosi impermeabili, riemerge in superficie creando una vasta rete di corsi d’acqua di risorgiva e più in generale una vasta zona umida tipica della bassa pianura friulana, di inestimabile valore ambientale.” NICOLETTA TONIUTTI (a cura di), Studio Preliminare per l’individuazione di alternative alle casse di espansione previste nel medio corso del fiume Tagliamento. Volume I - Aspetti Idraulici, Socio-Economici e Ambientali. Documento dattiloscritto, febbraio 2004, pag. 30. 8 DANIELE BISON, Il corso, 2001. 7 30 che termina alla stretta di Pinzano. “Oltre questo punto, infatti, le acque del Tagliamento sono progressivamente assorbite nel materasso ghiaioso che costituisce l’alta pianura e vanno così ad alimentare la falda freatica circostante. Nella bassa pianura il bacino è difficilmente identificabile dato i complessi rapporti che il Tagliamento intrattiene con le falde artesiane ed i corsi d’acqua che scorrono paralleli ad esso. La portata media annua è pari a novantatre metricubi/secondo alla stretta di Pinzano e a settanta metricubi/secondo alla foce. La differenza tra i due valori va imputata principalmente alle perdite che il fiume subisce nell’alta pianura. Il dato sulla portata media è comunque relativo: si deve tenere presente, infatti, che il Tagliamento è un fiume a spiccato regime torrentizio e che quindi le sue portate non sono mai costanti, poiché dipendono direttamente dagli andamenti delle precipitazioni che interessano il bacino. Durante l’anno si alternano così periodi di magra, in cui non passano più di venti metricubi/secondo, a periodi di piena in cui le portate sono molto maggiori. Il ciclo ha una durata di circa trenta giorni”9. Questa descrizione dettagliata del corso d’acqua fa emergere la prima importante peculiarità del Tagliamento, ossia l’aver assunto nei secoli un ruolo di trait d’union tra i differenti contesti paesaggistici. Il Tagliamento infatti nel suo lungo fluire, attraversa quattro aree tipologicamente differenti: la zona montana delle Alpi, la zona prealpina, quella dell’Alta e Bassa Pianura friulana e infine quella costiera. Assumendo un ruolo di “raccordo” tra il paesaggio mediterraneo e quello alpino, il suo corso si contraddistingue così per una varietà di paesaggi e ambienti ancora oggi, almeno nei tratti dell’alto e medio alveo, salvaguardati dalle alterazioni antropiche. Una “varietà di paesaggi” riscontrabile soprattutto osservando la distribuzione della vegetazione. Come emerge da una attenta lettura del territorio10, i contesti ambientali in oggetto si caratterizzano infatti, per la presenza di specie artico-alpine non rinvenibili se non nel tratto montano del bacino – come l’Ontano verde (Alnus viridis), la Soldanella comune (Soldanella alpina), il Cavolaccio verde (Adenostyles glabra), il Botton d’oro (Trollius europeus) – in contrasto con quelle mediterranee – quali il Pioppo bianco (Populus alba), l’Erba cucco (Cucubalus baccifer), il Platano comune (Platanus hybrida) e l’Orchidea (Orchis laxiflora) – che, viceversa, non hanno mai raggiunto le zone montane del bacino idrografico. Proprio dove confluiscono specie tipicamente alpine e mediterranee, si rileva la più alta varietà di scenari paesistici presenti contemporaneamente. TAGLIAMENTO, UN “SISTEMA DI PAESAGGI” Una delle ricchezze e particolarità del “Sistema Tagliamento” riguarda senza dubbio, la risorsa paesaggio. Da monte a valle il “Territorio Tagliamento” è caratterizzato da un vero e proprio “Sistema di Paesaggi” di elevato spessore; paesaggi che, sfumando a poco a poco gli uni negli altri, si influenzano reciprocamente grazie ad una significativa continuità ecologica che il corso d’acqua mantiene per quasi tutta la sua lunghezza. Paesaggi che si intrecciano, che si fondono proprio come le acque del Tagliamento. Da una accurata lettura del contesto territoriale, si possono così distinguere una serie di realtà paesistiche di grande rilevanza e “rarità”: i paesaggi dell’alveo, il paesaggio “mobile delle Grave”, i paesaggi dei magredi11, e infine il paesaggio “mobile flood pulsing”. 9 DANIELE BISON, Il bacino idrografico e le sue principali caratteristiche, 2001. Testo consultabile sul sito internet www.tagliamento.org 10 LIVIO POLDINI., Atlante corologico delle piante vascolari in Friuli Venezia Giulia, Università degli Studi di Trieste, Trieste 1991. 11 Nel 1929 Silvia Zennari suddivise la piana pordenonese in “grave”, in corrispondenza di alluvioni calcaree recenti dei fiumi Cellina/Meduna, “magredi”, cioè terreni alluviali, e “praterie”, terreni più antichi diluviali. 31 I paesaggi dell’alveo Questi paesaggi sono legati alla presenza di boschi riparali e alle immense distese di ghiaia che contraddistinguono l’alveo del fiume Tagliamento. Parte integrante di queste realtà sono anche le aree pianeggianti destinate prevalentemente all’uso agricolo. L’elemento che certamente più caratterizza i paesaggi dell’alveo, è rappresentato dal “sistema delle isole vegetate”; un insieme di sopraelevazioni interessate dall’acqua corrente solo nelle piene più consistenti, ovvero strutture fondamentali nel mantenimento dell’equilibrio dinamico dovuto alle continue modificazioni che lo scorrere dell’acqua porta con se. Nel Tagliamento si contano “seicentocinquantadue isole stabili, pari a circa dieci chilometri quadrati, corrispondenti al 17% dell’area totale del corridoio fluviale attivo. Queste isole, d’importanza fondamentale per la biodiversità dell’area, sono il risultato di dinamiche ad elevata energia che comportano la ridistribuzione dei sedimenti e dei frammenti vegetali che il fiume trasporta durante le sue piene. Attraverso diverse fasi, secondo una sequenza ciclica in continuo movimento ma in equilibrio costante con le dinamiche in atto, il fiume distribuisce i materiali che trasporta e costruisce le isole vegetate. Il fatto che il corso d’acqua in alcuni suoi tratti possa dividersi in più canali, grazie appunto alla presenza di isole vegetate e barre fluviali, fa sì che la sua lunghezza, calcolata seguendo la linea di sponda al livello medio dell’acqua, sia di circa novecentoquaranta chilometri, favorendo così la presenza e l’elevata densità di specie sia acquatiche che terrestri”12. Figura 4. Paesaggi dell’alveo: le isole vegetate. Il “paesaggio dell’alveo”, costituito dalle fasce ripariali, dalle isole vegetate, e dai boschi golenali, oltre a rappresentare una zona di rifugio per insetti e di nidificazione per svariati uccelli, svolge un ruolo determinante per la connessione tra il “sistema acquatico” e il “sistema terrestre”. Nello specifico, il picco di diversità ambientale del Tagliamento si trova nei contesti paesistici del basso corso dell’alveo, dove il sistema delle risorgive genera, attraverso la risalita delle acque, una gran varietà di microhabitat, una sorta di micropaesaggi 12 NICOLETTA TONIUTTI, ANDREA AGAPITO LUDOVICI (a cura di), Tagliamento Fiume d’Europa. Il problema delle casse di espansione, WWF, Roma 2002, pag. 8. 32 acquatici come, zone umide, polle, pozze, ruscelli, eccetera. Il paesaggio del medio corso dell’alveo è invece una sorta di area di passaggio tra una condizione intermedia, con acque fresche, veloci, ben ossigenate, con una ridotta vegetazione sommersa e substrato ghiaioso, e acque invece più calme e temperate, con vegetazione sommersa e substrato a granulometria più fine. È da ricordare infine come i paesaggi dell’alveo, che possiamo ancora oggi osservare e studiare lungo il corso del Tagliamento, si possano ritenere a ragione, una delle realtà ambientali più vulnerabili ed in pericolo dell’intero arco alpino. Realtà continuamente minacciate dagli interventi di canalizzazione, cementificazione e arginatura, azioni queste capaci di rendere i corsi d’acqua, e dunque gli stessi paesaggi, sempre più “ingessati”, uniformi, e monotoni. Il paesaggio “mobile delle Grave” Il Tagliamento, dopo aver lasciato definitivamente la zona delle Prealpi, si riversa in pianura espandendosi in un gran conoide alluvionale, costituito da distese di ciottoli, ghiaia e sabbia. Tutto ciò da origine ad un particolare e inconsueto paesaggio conosciuto con il termine di “Grave”; un paesaggio fluviale solo all’apparenza monotono e uniforme, ma che si rileva, se opportunamente studiato e analizzato, quanto mai dinamico e ricco. Una dinamicità e ricchezza conseguente all’azione del Tagliamento che con i suoi periodi di piena in primavera-autunno, e di magra in estate-inverno dà vita, trasforma e distrugge intere isole di ghiaia, boschi ripariali, formando così dei paesaggi unici e “transitori”, ove tutto può nascere (golene, isole, anfratti, meandri, aree umide, eccetera) e svanire in un lungo o breve arco di tempo. Per queste ragioni, il paesaggio delle cosiddette “grave” risulta caratterizzato da una vegetazione prevalentemente erbacea, in quanto quella arborea ed arbustiva non è nelle condizioni di sostenere lo stress, soprattutto di natura meccanica, provocato dalle frequenti piene. Il gioco delle correnti e delle inondazioni dà origine ad un collage di micro-paesaggi continuamente plasmati e rimodellati, ove anche piccoli cambiamenti (come soprelevazioni e depressioni) assumono un ruolo primario nel ripetersi delle piene e quindi di conseguenza sulle specie vegetali ospitate. “In questi paesaggi, dove è richiesta una maggiore forza colonizzatrice, s’impiantano specie tipiche delle ghiaie (dette glareofite), come Leontodon berinii e Chondrilla condrilloides. Talvolta, assieme a queste piante, a causa del fenomeno, conosciuto con il termine di “dealpinismo”13 possiamo incontrare specie che provengono dalla zona prealpina come Dryas octopetala, Knautia ressmannii, Biscutella levigata, Minuartia capillacea. Dove il fiume scorre in debole pendenza e con la complicità di qualche bassura, possono formarsi infine - piccoli stagni e zone paludose, di solito in prossimità di golene piuttosto tranquille, habitat ideale per la Typha latifolia, Lythrum salicaria e Sparganium erectum”14. I paesaggi dei magredi Un’ulteriore conferma della vivacità, ma nel caso specifico sarebbe più corretto parlare di “unicità”, del sistema “Tagliamento” ci viene da una terza “tipologia” di paesaggio. Stiamo parlando dei cosiddetti magredi. I magredi, paesaggi tipici dell’alta pianura friulana sono formati da praterie di tipo steppico che si insediano su terreni particolarmente poveri e molto permeabili. Magredo sta ad indicare per l’appunto “prato magro”. 13 “A favorire questo picco di biodiversità concorre indubbiamente anche il fatto che il letto del fiume funge da grande corridoio naturale nel quale molte piante sfruttano proprio la corrente dell’acqua per spargere i loro semi nei fondovalle. Il fenomeno, noto come “dealpinismo”, fa si che nel medio Tagliamento si trovino a convivere specie tipicamente alpine con specie caratteristiche delle fasce prealpine e di pianura.” NICOLETTA TONIUTTI (a cura di), Studio Preliminare per l’individuazione di alternative alle casse di espansione previste nel medio corso del fiume Tagliamento, Volume I - Aspetti Idraulici, Socio-Economici e Ambientali. Documento dattiloscritto, febbraio 2004, pag. 33. 14 Testo consultabile sul sito internet www.tagliamento.org 33 “Magro - come ci ricorda Stefano Fabian - perché costituito da una copertura di erbe selvatiche ed arbusti con poche esigenze idriche, adattate a vivere su di un suolo estremamente permeabile ed arido, così avido d’acqua da essere incapace di trattenere e restituire anche una piccola parte delle generose precipitazioni che rendono la regione Friuli una tra quelle più piovose d’Italia. La presenza dei magredi, quale elemento paesaggistico caratterizzante gli ambienti naturali dell’alta pianura friulana, trova la sua spiegazione grazie a quegli imponenti fenomeni glaciali che coinvolsero nell’ultimo milione di anni il nostro arco alpino e prealpino15. Magro, arido, sasso, arbusto, gramigna, sequenze di parole aspre, dure, che da sole basterebbero ad evocare l’immagine di un paesaggio desolato, ma anche dolcemente melanconico, vasto, immenso. L’aspetto povero e dimesso di queste praterie aride non deve però ingannare; infatti, è proprio qui, su questi magredi, che si rileva una ricchezza di specie, fra le più elevate nel panorama nazionale”16. Figura 5. Il paesaggio fluviale a rami intrecciati. Nello specifico, “l’associazione vegetale tipica dei magredi va sotto il nome di Centaureo – Globularietum, caratterizzata dalla composita Centaurea dichroantha e dalla Globularia cordifolia, accompagnate da vegetazione erbacea come la carice Carex humilis e la graminacea Sesleria varia. La vegetazione arbustiva all’interno del greto si limita generalmente al tipico Salicetum incanopurpureae con i salici pionieri Salix eleagnos e Salix 15 “Al termine di ogni fase fredda, le abbondanti acque fluvioglaciali, scendevano verso la pianura con straordinaria energia, alimentate dalla fusione delle enormi calotte glaciali durante i periodi di innalzamento della temperatura. La loro capacità erosiva era tale da permettere il trasporto di ingenti quantità di materiali rocciosi pesanti e grossolani, strappati al fondo degli scoscesi versanti su cui erano incastonate le strette valli alpine che essi stessi contribuivano a scavare profondamente. Tali materiali furono abbandonati e sparpagliati a ventaglio in forma di enormi coni al piede della montagna allorché, allo sbocco delle valli verso la pianura, i torrenti perdevano gran parte della propria energia.” Testo tratto da STEFANO FABIAN, I Magredi, 2004. Documento consultabile sul sito htpp://xoomer.virgilio.it/forum_magredi 16 Testo tratto da STEFANO FABIAN, I magredi, 2004. Documento consultabile sul sito internet htpp://xoomer.virgilio.it/forum_magredi 34 purpurea, con frammenti di Salicetum albae costituito principalmente da plantule di Salice bianco (Salix alba) e Pioppo nero (Populs nigra); queste due varietà arboree vanno invece a costituire assieme all’arbusto Myricaria germanica, la parte della vegetazione riparia che costeggia l’alveo”17. “Il magredo - conclude Fabian18 - rispetto a chi ha provato semplicemente a camminarvi in solitudine, ma soprattutto nei confronti di chi per secoli su queste terre magre ha consumato la propria esistenza, come ogni cosa che appartiene all’esperienza, alla memoria e alla cultura di un popolo, si trasforma da luogo reale in luogo mentale, dal quale mai le proprie genti potranno prescindere senza perdere parte della propria identità. Con la stessa tenacia con cui le genti friulane hanno dissodato le terre aride dell’alta pianura, ricominciando da capo e rimboccandosi le maniche dopo ogni calamità (terremoto o alluvione che fosse), così, con la medesima ostinazione, le erbe coriacee e legnose e gli arbusti, hanno aggredito i sassi del greto. Li hanno bloccati imbrigliandoli con la loro fitta trama di radici lungo i margini dell’alveo risparmiati dalla furia delle piene. Si è così consolidata nel tempo una vegetazione frugale che sfrutta l’esile spessore del suolo rossastro che essa stessa nel corso dei secoli, con enorme ‘pazienza’, ha contribuito a formare.” I magredi, ultimi esempi di paesaggio di tipo steppico così vasto e originale a livello peninsulare, sono anch’essi a forte “rischio di estinzione”. Confinati nelle immediate vicinanze dei corsi d’acqua, sono realtà paesistiche quasi completamente scomparse, soprattutto a causa dell’espansione delle coltivazioni, le quali, grazie alle moderne tecnologie, riescono oggi ad insediarsi anche in zone particolarmente “difficili” e a “conquistare” lo spazio una volta destinato a questi affascinanti e straordinari paesaggi. Il “paesaggio mobile del Flood Pulsing” Il fluire e il rifluire dell’acqua dal letto del fiume nella pianura alluvionale e viceversa, conosciuto con il termine inglese “Flood pulsing”, è all’origine delle più importanti attività biologiche e fisiche che determinano, favoriscono e sostengono il livello di biodiversità e dinamicità fluviale. Nel Tagliamento si può osservare una elevata varietà, in termini anzitutto geomorfologici, dei corpi d’acqua presenti lungo il suo corso ed una conseguente complessità delle connessioni idrologiche superficiali e sotterranee. “Si è visto che questi eventi di espansione e contrazione dei corpi d’acqua (conosciuti con il termine “pulsing”) possono avvenire anche in condizioni di assenza di piena, in assenza cioè di esondazioni. Nel caso del Tagliamento, la scala spazio-temporale di riferimento è più piccola rispetto al Flood Pulsing - che fa riferimento generalmente a fenomeni che avvengono nell’arco di tempo di diversi anni e che interessano aree più o meno estese - ma non meno importante. Gli scienziati parlano in questo caso di Flow Pulsing, ossia delle fluttuazioni dell’acqua - giornaliere ma anche mensili - al di sotto della linea di sponda”19. Entrambi i fenomeni – a scale temporali diverse – sono all’origine della formazione di quell’incredibile mosaico di realtà paesistiche che possiamo definire “paesaggi mobili”, che ancora oggi caratterizzano buona parte dell’asta fluviale del Tagliamento, garantendo quella forte eterogeneità di habitat, essenziale per le numerose specie vegetali e animali presenti. Ed è proprio questo, a nostro parere, il paesaggio che più di altri, ha reso il Tagliamento un fiume “unico”. Un “paesaggio mobile”, in cui è ancora più evidente uno dei requisiti base, forse il più importante ed indispensabile, per la vita di un paesaggio, ossia salvaguardarne la dinamicità. Il paesaggio, e ancor di più il paesaggio fluviale infatti, muore allorché si inizia a “pensarlo” e soprattutto a pianificarlo nel nome di un’innaturale staticità (attraverso le canalizzazioni, le arginature sproporzionate, le rettifiche dell’alveo, eccetera). “In natura la linea retta non 17 NICOLETTA TONIUTTI (a cura di), Volume I, op. cit., Documento dattiloscritto, febbraio 2004, pagg. 33-34. STEFANO FABIAN, op. cit., 2004. 19 NICOLETTA TONIUTTI, ANDREA AGAPITO LUDOVICI (a cura di), op. cit., Roma 2002, pag. 9. 18 35 esiste”20 bisogna sempre ricordarlo, e ancor meno aggiungiamo noi può esistere o essere tollerata nei sistemi paesistici fluviali che per loro “natura” appunto, necessitano di una continua evoluzione nello spazio e nel tempo. Un paesaggio “mobile”, “transitorio” dicevamo, dovuto, nel caso del Tagliamento, all’alto livello di dinamicità conseguente alla singolarità dei terrazzamenti alluvionali che segnano i grandi mutamenti idrometrici del corso d’acqua, tra periodi di secca assoluta, fino all’estremo di piene travolgenti. Una dinamicità in grado di ridisegnare e trasformare completamente un paesaggio fluviale consolidato da anni. E proprio questa dinamicità, idraulica sì, ma anche e soprattutto inquadrabile in termini ecologici e paesaggistici, con la veloce fluttuazione e ricolonizzazione della vegetazione riparia, ha reso da sempre il “Sistema Tagliamento” una realtà fluviale originale, unica e straordinaria. * Dottorato di Ricerca in Progettazione paesistica, Università di Firenze. Ringraziamenti L’autore desidera ringraziare, per la disponibilità e cortesia dimostrata, la Dott. ssa Nicoletta Toniutti, il Dott. Manuel Bertin e il Dott. Arno Mohl, che hanno reso possibile l’elaborazione del presente contributo. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione, Piano stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del fiume Tagliamento, redazione a cura della segreteria tecnico operativa, Venezia 2000. BACCI MAURIZIO, NARDINI ANDREA, Dalla valutazione di impatto ambientale alla valutazione integrata partecipativa, Cantagalli, Siena 2000. BARDI SIMONA (a cura di), Liberafiumi - Proposte per il miglioramento della qualità degli ambienti fluviali, Dossier Allegato alla rivista “Attenzione”, 23, 2001 Edizione Edicomp, Roma 2001. BISON DANIELE, Il corso, 2001. Testo consultabile sul sito internet www.tagliamento.org BISON DANIELE, Il bacino idrografico e le sue principali caratteristiche, 2001. 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Figura 3: fotografia di Gemona Tokner. Figure 4, 5 : fotografie di Toni Vorauer. Testo acquisito dalla redazione della rivista nel mese di dicembre 2003. © Copyright dell’autore. Ne è consentito l’uso purché sia correttamente citata la fonte. 37