L`ascesa di Podemos in Spagna e la discesa del M5S in Italia
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L`ascesa di Podemos in Spagna e la discesa del M5S in Italia
L’ascesa di Podemos in Spagna e la discesa del M5S in Italia Tre anni dopo le vibranti proteste in Spagna che mobilitarono milioni di persone in 58 città del Paese, il movimento politico Podemos fondato nel 2014 da attivisti di sinistra legati al Movimento degli Indignados, è primo nei sondaggi. Mentre i partiti politici tradizionali che reggono da sempre il bipartitismo iberico crollano, abbandonati da un'opinione pubblica stremata da una crisi irrisolta e infinita, il movimento anti-establishment nato lo scorso 17 gennaio improvvisamente scopre che il Paese è scalabile. Il sorprendente 8% rimediato alle ultime europee dopo soli 4 mesi di vita promette di essere solo il primo passo di un'OPA che ormai sembra inevitabile. Gli analisti, l'informazione e la politica si apprestano a gettare acqua sul fuoco diffondendo l'opinione che questa fiammata di popolarità sia dovuta al particolare periodo di crisi che vive la Spagna e che superato il momento difficile tutto rientrerà nella normale vita politica di sempre. Un pensiero debole che evita scientemente di farsi carico della storia, di affrontare i cambiamenti di fiducia nella politica vista ormai come casta e lontana dalle reali esigenze dei cittadini e di legittimare milioni di persone che sono scese nelle piazze urlando la loro indignazione per politiche economiche inumane, inaccettabili e imposte dall'alto La Spagna non è il solo Paese a conoscere formazioni politiche che dalle proteste e dall'indignazione della piazza riescono a ottenere in breve tempo la fiducia di milioni di elettori. Nella povera e stremata Grecia anche Syriza, il partito di Alexis Tsipras, è in testa nei sondaggi mentre i partiti tradizionali perdono terreno. Questi due partiti sono per adesso gli unici in Europa che propongono un'uscita dalla crisi da sinistra. Altrove sono le destre a guidare la rivoluzione tanto da lasciar pensare ad una prossima primavera delle identità contro il "suicidio" delle democrazie europee, per dirla con Eric Zemmour. In Italia, Paese particolare e unico al mondo sopratutto in politica, abbiamo bruciato tutti sul tempo. Mentre solo adesso in Europa i movimenti nati dopo la grande crisi del 2008 iniziano a farsi largo e a raggiungere cifre sopra il 20%, da noi abbiamo già eletto, incoronato e quasi abbandonato il nostro partito anti-sistema, il Movimento 5 stelle. Esperimento nato nel 2009 per volere del celebre e seguitissimo comico Beppe Grillo, questo fenomeno ha conosciuto il suo massimo splendore alle elezioni politiche del 2013 allorché gli italiani, pur di non legittimare una triade che più respingente non si può formata da Monti-Bersani-Berlusconi, hanno pensato bene di votare quell'uomo buffo che urlava dal palco tutto e il contrario di tutto, facendo però passare bene il concetto di essere visceralmente contro quei tre. Apriti cielo, ecco l'alternativa! Mettiamo la x, si sono detti gli italiani. E così fecero. Coincidenza ha voluto però che anche qualcun’altro nel 2009 iniziò la sua scalata ai palazzi romani, Matteo Renzi. La sua prima Leopolda datata 15 febbraio di quell’anno era destinata a fare da apripista alla sua retorica rottamatrice che, unita a differenza del comico alla carica di sindaco di Firenze avrebbe, proprio sul finire dell'anno mirabilis del M5S, convinto gli italiani a cambiare cavallo e a rientrare, come si augurano oggi anche gli spagnoli con Podemos, nella normale vita politica di sempre. Così è stato se è vero che alle europee successive il partito anti-sistema è sceso al 20% mentre il PD a guida Renzi è volato oltre il 40%. L'Italia è quindi "oltre", come ama dire Grillo, brucia le tappe e già si prepara alle prossime novità che quasi certamente faranno tornare in auge la destra, riunita nei suoi valori fondanti dal carismatico Matteo Salvini. Cosa ha impedito al movimento di Beppe Grillo di mantenere o magari addirittura aumentare il proprio consenso, facendosi invece scavalcare alle elezioni successive dal partito di sinistra che ha governato 10 anni degli ultimi 20? Il peccato originale dicono in molti è l'aver rifiutato (volutamente a quanto pare) di guidare anzi di teleguidare l'ex segretario Pd Bersani quando dopo le elezioni politiche “non vinte” del 2013 propose al comico il famoso "governo del cambiamento". Un match point sprecato per amore di quel muro contro muro, di quel noi siamo diversi da voi, che ha evidenziato come la protesta senza la proposta risulti oltremodo sterile e inopportuna, sopratutto in un periodo di crisi come questo. E poi come non citare le uscite scomposte (spesso inopportune) e le mirabolanti esagerazioni del leader portavoce, le epurazioni e la condotta ultra dirigista dei due guru, quella sensazione di impreparazione dei deputati e di irrilevanza politica sublimata con la sortita sui tetti del parlamento, e ancora il continuo no a tutto a priori come a contrapporre la castità alla casta. Il Movimento 5 stelle, nato grazie ad una incredibile aggregazione popolare che ha creduto di introdurre in Italia la democrazia diretta attraverso l'idea politica di Beppe Grillo, alla prova dei fatti non ha offerto una vera alternativa, quella forma-partito orizzontale ancorché liquida, capace di coinvolgere davvero tutti nelle decisioni. Sebbene localmente la "concertazione" tra le varie anime sembri funzionare, a livello nazionale il movimento ha dovuto aggregarsi attorno ad un leader carismatico che ha poi deciso a suo giudizio la linea politica, se consultare la rete oppure no, se qualcuno è degno di restare nel movimento o no e così via lasciando gli attivisti lo spazio dei commenti ai post e poco altro ma non certo quella piattaforma di condivisione e scelta plurale promessa a più riprese. Tutte queste contraddizioni hanno allontanato moltissimi elettori e simpatizzanti dal partito anti-sistema facendoli riavvicinare ai partiti tradizionali percorsi nel frattempo da forti cambiamenti generazionali. Podemos condivide con la piazza degli indignados parole d’ordine, proposte e quella voglia di trasformare l’indignazione in un progetto di cambiamento radicale della società. Del movimento originale mantiene anche il modello decisionale delle proposte che devono avvenire in forma partecipativa ed orizzontale. Programma e candidati per le elezioni europee sono stati scelti anche attraverso i circoli territoriali che fungono da assemblee. Prima delle elezioni europee se ne contavano più di 400 in tutta la Spagna. Anche Podemos ha un leader carismatico ma il professore Pablo Iglesias, docente alla Università Complutense di Madrid, sembra tutt’altro che un assolutista che decide tramite un blog a nome di tutti. Il professore è comunque impegnato a coltivare la propria immagine e in questo è forse molto più vicino a Matteo Renzi che al comico genovese. Come per il M5S anche per Podemos sarà cruciale capire se riuscirà a superare le diffidenze nei confronti dei partiti tradizionali o se questa refrattarietà anti-casta costituirà l’inevitabile inizio del declino. In un’intervista a Luca Raffini, sociologo e politlogo esperto di movimenti sociali, si capisce come Podemos sia riuscito, al contrario del M5S, a conciliare territorio, rete e televisione secondo uno schema preciso: i territori per la partecipazione, la Rete per la connessione, la televisione per la persuasione. Mentre i “cittadini” italiani hanno deciso di boicottare la televisione e di apparire il più possibile “duri e puri” per distinguersi dalla “casta”, i cittadini spagnoli consapevoli di non essere maggioranza hanno capito che invece occorreva rendersi visibili e quindi sporcarsi le mani. Il leader Iglesias come detto non disdegna di apparire in televisione e non rifugge dal contraddittorio, nascondendosi dietro iperboli o dietro la retorica del “tutti a casa”, al contrario argomenta e cerca lo scontro verbale attestandosi come un leader credibile che dice cose di buon senso. Podemos col M5S condivide anche una certa indeterminatezza dei programmi ma il collocamento nella cornice ideologica della sinistra è un punto fermo che offre un vantaggio rispetto a chi si identifica in un leader attorno al quale è cresciuto il movimento e senza il quale probabilmente crollerebbe. Podemos il leader mediatico l’ha costruito mentre il M5S è il leader mediatico stesso. Se il Movimento 5 stelle sia stato solo una meteora o diverrà comunque un partito stabile nel panorama politico italiano non lo sappiamo ancora ma molto dipenderà dalle scelte del leader fondatore. L’attuale inerzia politica sembra comunque escludere l’avvento di un ipotetico governo a 5 stelle. Allo stesso modo se il Movimento 5 stelle sia stato una sorta di tappo al cambiamento che ha riportato l'elettore ai partiti tradizionali e abbia di fatto incanalato la protesta in un nulla di fatto, la storia saprà dircelo. Forse è anche vero che in quel momento storico il M5S è stato un freno alle forze estremiste (lo spettro di Alba Dorata fu a lungo evocato dal leader) ma chissà magari ha anche impedito il formarsi dal basso di una forza politica alla Podemos. Un movimento di sinistra non ondivago come il M5S capace al tempo stesso di candidare alla carica di Presidente della Repubblica esimi personaggi di sinistra per poi allearsi in Europa con la destra radicale dell'UKIP. Sia come sia oggi è già un altro giorno e l'Italia sembra dirigersi di nuovo a destra, laddove la protesta incontra la proposta, sulla base di un'idea di mondo ben definita che comprende precisi ideali e valori che in fondo gli italiani hanno sempre storicamente riconosciuto e sostenuto. Riferimenti Il Fatto quotidiano Per un’altra Città Il Post Lettera43 L’opera “BAG – Bollettino di Anticipazione Glocal” di Gianluca Storani è rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia. Indirizzo dell’opera originale: http://bit.ly/1tzMeCI Indirizzo per ottenere ulteriori permessi: http://www.giast.com/post