Il numero di Marzo 2008

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Il numero di Marzo 2008
La Redazione
risponde
Riscatto
agevolato delle case
anche per i figli dei profughi?
A cura dell’Avv.
Vipsania Andreicich
A pagina 5
anno XIV - n° 3
Marzo 2008
periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro Studi padre Flaminio Rocchi
Dalla testimonianza alla storia.
Il futuro del Giorno del Ricordo
I bilanci, fatti a caldo, possono suggerire qualche interpretazione soggettiva, certamente suscettibile di precisazioni e di ulteriori verifiche. Le valutazioni, nell’immediatezza dei fatti, possono diversificarsi, a seconda di come
la sensibilità di ciascuno percepisce l’evento.
Premesso ciò, un primo bilancio di questo Giorno del Ricordo 2008 non
può che contenere anzitutto una constatazione che forse è condivisibile: è
stato, in certa misura, diverso, diverso almeno rispetto alle celebrazioni dello
scorso anno. In cosa ci è sembrato diverso?
Due sono, a nostro avviso, i binari lungo i quali il Giorno del Ricordo
corre: la memoria, cioè la testimonianza diretta di quanti hanno vissuto in
prima persona quegli accadimenti: e la storia, cioè l’elaborazione storica
delle vicende evocate. Binari paralleli, che per qualche tempo continueranno a trovarsi affiancati , ma che in proiezione si allontaneranno l’uno dall’altro. O meglio, il primo – la testimonianza – inevitabilmente si interromperà.
L’altra dimensione, la riflessione propriamente storica, sarà più avanti la sola
entro cui si dovrà elaborare la memoria, dandole una continuità ed una
profondità che, di per sé, la testimonianza non ha benché importantissima
nella sua funzione di trasmissione delle esperienze.
Lo ha sottolineato molto bene uno storico, Giuseppe Parlato, nel corso di
un recente convegno del giugno 2007 (del quale sono ora editi gli Atti a cura
del Comitato di Roma. Se ne veda un estratto alla pagina 3). Analogamente
si è espresso anche Fulvio Salimbeni sul “Messaggero Veneto” in un articolo
del quale pubblichiamo significativi estratti nella rassegna stampa dedicata
al Giorno del Ricordo.
Simile processo, almeno in parte, ci sembra stia interessando la memoria
della Shoah: dalla carica emotiva dei sopravvissuti sarà inevitabile pervenire
alla consegna di quell’immane tragedia alla dimensione della storia; un passaggio obbligato, questo, affinché anche la questione del confine orientale
acquisti il suo giusto, contestualizzato spazio nella opinione pubblica e nei
testi.
Patrizia C. Hansen
L’indirizzo di saluto del Presidente della Repubblica Napolitano
«Quegli Italiani che oggi
onoriamo non sono dimenticati»
Si è svolta il 10 febbraio, al Palazzo del Quirinale, alla presenza
del Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano, la cerimonia di
commemorazione del Giorno del
Ricordo.
Erano presenti il Vicepresidente
del Senato della Repubblica, sen.
Milziade Caprili, il Vicepresidente
della Camera dei Deputati, on.
Giorgia Meloni, ilVicepresidente del
Consiglio dei Ministri e Ministro per
i Beni e le Attività Culturali, on. Francesco Rutelli, il Ministro della Difesa, on. Arturo Parisi, il Giudice Costituzionale prof. Paolo Maddalena,
il Vicepresidente della Federazione
delle Associazioni degli esuli istriani
fiumani e dalmati, Lucio Toth, il Presidente della Commissione incaricata dell’esame delle domande per
la concessione di un riconoscimento
ai congiunti degli infoibati, gen. Alberto Ficuciello, rappresentanti del
Governo e del Parlamento, e i familiari delle vittime delle Foibe.
Precedentemente il Ministro
Rutelli ha consegnato i diplomi e le
Roma, 10 febbraio. Il Presidente della Repubblica Napolitano saluta
alcuni dei congiunti di infoibati insiginiti dell’onorificenza al Quirinale.
Tutte le immagini della cerimonia pubblicate in questo numero sono
gentilmente concesse dalla Presidenza della Repubblica
segue a pagina 2
Trieste, il sindaco Dipiazza:
«strisciante e meschina ‘congiura del silenzio’
sul dramma degli esuli»
Trieste. Il Giorno del Ricordo in uno dei luoghi simbolo della tragedia, la
Foiba di Basovizza. Centinaia di persone, esuli, rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni combattentistiche e d’arma, cittadini, si sono raccolte davanti al monumento per commemorare le vittime degli eccidi titini
nel corso di una cerimonia solenne che ha visto l’inaugurazione del nuovo
Centro di documentazione della Foiba. Si tratta di una mostra permanente
che era stata presentata l’8 febbraio alla stampa dall’assessore alla Cultura
del Comune di Trieste Massimo Greco, il quale ha sottolineato il «valore
morale e culturale dell’iniziativa» che permetterà d’ora in avanti di «visitare
la Foiba in maniera consapevole».
«Inoltre – ha soggiunto Greco – la mostra storica permanente (11 pannelli che ripercorrono dal 1943 al 1945 le vicende dell’esodo e degli
infoibamenti) e lo stesso volume La Foiba di Basovizza – Monumento nazionale (in più lingue, curato da una commissione scientifica composta da
Giuseppe Parlato, Adriano Dugulin, Raoul Pupo, Paolo Sardos Albertini e
Roberto Spazzali) consentiranno ai visitatori di prendere coscienza dei fatti
drammatici e dolorosi della storia italiana del nostro Novecento nell’Adriatico orientale».
Il Centro di documentazione resterà aperto da marzo a giugno, dalle
10.00 alle 18.00, e da luglio a febbraio, dalle 10.00 alle 14.00, e sarà chiuso
tutti i mercoledì e nei giorni di Natale e Capodanno.
Alla cerimonia di commeorazione del 10 Febbraio e di inaugurazione
del Centro era presente il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, il quale ha
detto tra l’altro: «Cos’è accaduto a trecentomila italiani che risiedevano prima della seconda guerra mondiale nell’Istria, a Fiume e nella Dalmazia? È
vero che c’è stato un esodo forzato, che ha privato tante persone della propria terra, della propria casa e dei propri affetti? Questi sono quesiti che oggi
per noi hanno una risposta scontata, che nessuno oserebbe contestare. Eppure, fino a neanche una decina d’anni fa, l’argomento degli esuli era uno di
Poste Italiane SpA - Spedizione in
Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in
L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma
segue a pagina 4
Il testo dell’intervento di Lucio Toth al Quirinale
in occasione del 10 febbraio
«Il nostro posto nella storia
della nazione italiana»
Pubblichiamo di seguito il testo integrale del
discorso pronunciato il
10 febbraio scorso dal
Vicepresidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli e Presidente dell’Associazione
Nazionale Venezia Giulia
e Dalmazia, in occasione del solenne conferimento al Quirinale delle onorificenze ai congiunti degli Infoibati da
parte del capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Roma, si inaugura alla presenza delle massime
autorità civili e militari e degli Esuli
il monumento agli Infoibati voluto dal Comitato ANVGD
Inaugurato solennemente a Roma
il Monumento alle Vittime delle Foibe Istriane
voluto dall’ANVGD e realizzato con il contributo
dell’amministrazione capitolina e regionale
Il presidente ANVGD
El saludo del Presidente de la República Napolitano
«Aquellos italianos que hoy honoramos no están olvidados»
Signor Presidente, e vicepresidente della Federazione
Autorità, Signore e Signodelle Associazioni degli Esuli,
ri, incoraggiati dalle Sue Lucio Toth, legge il suo intervento
parole di un anno fa, Signor Presidente, abbiamo voluto cercare e approfondire le
ragioni prime della nostra vicenda di italiani dell’Adriatico
orientale.
Le parole di un Capo dello Stato esprimono la volontà
e il sentimento di un’intera nazione e noi Le siamo grati per
il messaggio che ha voluto lanciare agli italiani il 10 Febbraio 2007, facendoci sentire, dopo una così lunga “congiura del silenzio”, vicini al cuore di tutto il nostro popolo e
alla storia del Paese che abbiamo tanto amato e sempre
amiamo.
Ma ci siamo anche domandati – come era nostro dovere – perché questo messaggio non sia stato compreso
appieno, sia al di qua che al di là dei confini della nostra
Repubblica.
La legge istitutiva del Giorno del Ricordo parla del “più
ampio contesto” nel quale si inseriscono le vicende degli
eccidi delle Foibe e dell’Esodo di 350.000 istriani, fiumani
Tra le più salienti manifestazioni dedicate al Giorno del
Ricordo è senz’altro da annoverare l’inaugurazione, a Roma,
del Monumento alle Vittime delle Foibe sul piazzale antistante al capolinea della linea B della metropolitana, fortemente voluto dal Comitato ANVGD presieduto da Oliviero
Zoia. Solenne la cerimonia, svoltasi nel primo pomeriggio
alla presenza del sindaco Walter Veltroni, del presidente
della Regione Lazio Piero Marrazzo, dell’Assessore alla
Cultura della Provincia di Roma, Vincenzo Vita in rappresentanza del Presidente Enrico Gasbarra, dell’on. Giorgia
Meloni, vicepresidente della Camera dei Deputati, dell’on.
Marcella Lucidi, sottosegretario all’Interno, di Bruno
Prestagiovanni, vicepresidente del Consiglio Regionale del
Lazio, del gen. Alberto Ficuciello, presidente della Commissione governativa per il riconoscimento ai congiunti degli
infoibati, del gen. di Squadra Aerea Daniele Tei, Capo di
Stato Maggiore dell’Aeronautica, del gen. di Brigata Claudio Sampaolo, vice comandante Regione Militare Centro
Italia, in rappresentanza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito gen. di Corpo d’Armata Fabrizio Castagnetti, e di
molte altre autorità civili e militari, nonché di moltissimi
En lengua española en la página 15
segue a pagina 4
segue a pagina 6
segue a pagina 2
Italian President Napolitano’s Speech
«The Italians we honor today are not forgotten»
In english language to page 14
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DIFESA ADRIATICA
Marzo 2008
fatti e commenti
continua dalla prima pagina
continua dalla prima pagina
Dalla testimonianza alla storia.
Il futuro del Giorno del Ricordo
Più basso profilo, almeno in certa misura, ha avuto la ricorrenza sulle
emittenti radio-televisive. Lo ha stigmatizzato Aldo Grasso sul “Corriere della Sera” del 12 febbraio. Con le lodevoli eccezioni, aggiungiamo, di TG2
storie, RAI International, Sky, la trasmissione radiofonica di RAI 3 Est Ovest,
alle quali comunque vanno aggiunte le innumerevoli altre dei network nazionali e regionali. Distratti, non poco, dall’attualità politica, radio e televisione hanno comunque dato il dovuto rilievo all’intervento del Presidente
Napolitano. Egli ha confermato la posizione assunta lo scorso anno, e che
tanto clamore aveva suscitato in Italia, per un verso, e oltreconfine per un
altro.
Non si è affievolito, in ogni caso, il coinvolgimento delle istituzioni nelle
celebrazioni in tutta Italia, moltissime delle quali hanno visto la fattiva presenza dei Comitati e delle Delegazioni ANVGD. Il percorso è certamente
ancora lungo: basti pensare alla quotidiana lotta con le burocrazie, sorde e
cieche, alla scuola e all’università: fronti, questi, che esigono massima attenzione e impegno.
Un punto ci sembra comunque fondamentale: celebrare il Giorno del
Ricordo guardando oltre il Giorno del Ricordo, conferendo ad esso tutti
quegli innumerevoli contenuti che non si esauriscono nelle tragedie del
Novecento; recuperando, in breve, la memoria della civiltà adriatica quale
si è andata configurando in molti secoli, impregnando di sé le rive le città
dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia. Perché lo sradicamento violento
ed ingiusto che si è verificato sessat’anni addietro ha punito immeritatamente un intero, consolidato tessuto civile e culturale, come egregiamente ebbe
a scrivere, con commozione e lucidità, l’istriano Ernesto Sestan.
Il Giorno del Ricordo deve servire, se è lecito questo verbo, a restituire
nome e rilievo all’autentico volto della Venezia Giulia, allora balcanizzata e
depauperata. Questo sarà, nella prospettiva futura, l’enorme valore educativo
e morale del Giorno del Ricordo.
Patrizia C. Hansen
In una nota Zagabria parla di contrasto con i «principi di buon vicinato»
Mesic, un anno dopo: «sorpresa»
per le parole del Presidente Napolitano
Il comunicato stampa della Presidenza nazionale ANVGD:
«incomprensibili le parole di Mesic»
Per il secondo anno consecutivo il Presidente croato Stipe Mesic reagisce alle
parole del Capo dello Stato Napolitano sulle Foibe. L’Ufficio di Mesic ha infatti
manifestato «sorpresa» per le frasi del Presidente italiano contenute in un comunicato diffuso lo stesso 10 Febbraio, con le quali il presidente Napolitano ribadiva –
nonostante l’inconsulta reazione della Croazia di un anno fa (ma senza mai menzionare apertamente il nome di Mesic) – il suo convincimento, che le voragini
carsiche in cui furono gettate migliaia di italiani furono vera pulizia etnica. «Confermare simili espressioni e qualifiche – si legge nel comunicato diramato da Zagabria
– è in contrasto con il clima che contraddistinse l’incontro dello scorso maggio tra i
due presidenti, tenutosi a Brno, come pure con l’idea di un’Europa pacifica, unita e
dinamica a cui si richiama Napolitano». Secco «no comment» alla nota di Zagabria
dall’ufficio stampa del Quirinale.
L’Ufficio presidenziale di Mesic ha sottolineato come le affermazioni rilasciate
dal presidente croato un anno fa (Mesic, ricordiamo, parlò di razzismo e revisionismo)
non vanno modificate di una virgola. «La politica estera croata – questa la frase
conclusiva del comunicato croato – si basa sui principi di buon vicinato, sulla necessità di confrontarsi con il passato in tutti i suoi aspetti e sulla pariteticità nei
rapporti internazionali».
Mesic, ospite di una trasmissione della Radio croata, ha rimarcato quanto contenuto nel comunicato emesso dal suo Ufficio, ed ha parlato pure delle atrocità
commesse dai fascisti italiani ai danni dei croati. Gli ha fatto eco il premier croato
Ivo Sanader: «La miglior cosa che possano fare Italia e Croazia è lasciare la storia
agli storici, impegnandosi invece a risolvere i problemi attuali, a tutto beneficio dei
loro cittadini». Secondo Sanader, il presidente Napolitano sostiene cose a seconda
delle circostanze e della relativa convenienza, comportamento che non va commentato: affermazioni straordinariamente offensive e improprie in bocca ad un
esponente di governo di uno Stato estero.
Sull’intervento di Mesic il Presidente nazionale ANVGD Toth ha diramato il 12
febbraio il comunicato stampa che riproduciamo di seguito.
«Le parole di Mesic sono quest’anno ancora più incomprensibili dell’anno scorso. È come se non avesse voluto cogliere gli inviti alla conciliazione contenuti nei
messaggi del Presidente della Repubblica e del Vicepresidente del Consiglio Rutelli,
nonché nel moderatissimo intervento del rappresentante degli Esuli giuliano-dalmati
al Quirinale.
Se sono capaci loro, gli Esuli, di controllare i propri sentimenti e le proprie
parole, perché non lo sa fare il Presidente Mesic? A questo punto c’è da chiedersi
quale Croazia sia quella che esprime attraverso le sue parole, dopo il rimprovero
della UE dello scorso anno sullo stesso tema, dopo il riconoscimento delle violenze
del regime di Tito da parte della Chiesa di Zagabria e di tanta parte della stampa
croata. Le parole pronunciate al Quirinale il 10 febbraio erano l’esatto contrario del
nazionalismo e del razzismo. Se le rilegga Mesic prima di parlare».
I commenti sloveni
Più sfumato il Presidente sloveno Danilo Türk, secondo il quale il presidente
Giorgio Napolitano ha espresso «pensieri importanti su alcune esperienze del passato che non dovrebbero ripetersi», ma «il suo intervento sarebbe stato più convincente» se vi fosse stato anche un «esplicito riferimento al fascismo». Il Capo di Stato
della Slovenia, che in questi mesi ricopre per la prima volta la carica di presidente di
turno dell’UE, ha aggiunto di ritenere «importante che l’Europa costruisca oggi la
propria forza fondandosi sulle differenze e le capacità di azione comune, non sulla
dimensione dei singoli popoli».
p.c.h.
Trieste, il sindaco Dipiazza:
«strisciante e meschina
‘congiura del silenzio’
sul dramma degli esuli»
quei capitoli di storia che l’editoria scolastica ometteva dai
libri di testo.
Per mezzo secolo ha operato una strisciante e meschina ‘congiura del silenzio’ su un argomento che ha coinvolto i drammi e le sofferenze di un popolo sradicato dalla
propria terra».
Un testo articolato e appassionato, il suo, nel quale il
primo cittadino del capoluogo giuliano ha ricordato anche
come «cecità politica, calcoli diplomatici e convenienze
internazionali hanno fatto sì che nel nostro Paese si generasse un dominante stato di oblio, che ha coperto con una
coltre di ipocrisia i drammi dell’esodo e delle foibe, umiliando chi era già stato ferito dal dolore per la perdita di
tutto ciò che possedeva. Questa verità negata ha comportato un inevitabile inasprimento degli animi, che ha reso
per un lungo tempo impercorribile la strada della riconciliazione, tenendo distanti le componenti etniche della nostra città».
Dipiazza ha lanciato quindi un appello allo Stato: «L’Italia paghi gli indennizzi agli esuli. Con le loro case, i loro
terreni, le loro proprietà, ha pagato i debiti di guerra. È ora
che risarcisca a questi 300.000 italiani un danno materiale
che non può essere compensato dai pur importantissimi
riconoscimenti morali degli ultimi anni. E i ritardi non ammettono ulteriori giustificazioni». Dipiazza ha voluto anche stigmatizzare «la strisciante e meschina ‘congiura del
silenzio’ calata per mezzo secolo sui drammi delle foibe e
dell’esodo, coperti con «una coltre di ipocrisia».
Nel presentare il nuovo Centro di documentazione, il
sindaco di Trieste ha rilevato come «i riconoscimenti morali hanno anche bisogno di simboli, di luoghi sacri dove
poter celebrare il ricordo di chi fu ucciso barbaramente
nelle foibe, vittima del disegno di annessione di Trieste alla
Jugoslavia di Tito. Per questo motivo abbiamo voluto
caparbiamente realizzare, nel corso del nostro mandato, la
riqualificazione di questo luogo sacro, affinché esso
riconquistasse quella dignità negata per anni».
* * *
Tra le molte manifestazioni promosse intorno al 10 Febbraio ricordiamo: presso la sede dell’Associazione delle
Comunità Istriane la presentazione degli Atti del seminario
sull’Esodo organizzato dall’Associazione stessa; la presentazione, nella sala della Società Triestina della Vela, del
libro L’Arcipelago delle Absirtidi di Piero Magnabosco curata dal Centro di Documentazione Multimediale (CDM);
l’apertura, riservata alla stampa e alle autorità,
del museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata di Trie-
Trieste, tre momenti della cerimonia
svoltasi alla Foiba di Basovizza con l’omaggio
delle rappresentenze civili e militari
ste, con illustrazione dell’avanzamento dei lavori a cura
dell’IRCI. Il 10 febbraio, alle 13.20 su Rai Tre è stato trasmesso un documentario sul tema curato da Fulvio Molinari e
Stefano Tomassini intitolato “Un Museo per l’Istria” con
immagini di repertorio, interviste e testimonianze.
Presso l’ex campo profughi di Padriciano è rimasta aperta
la mostra “Per una storia dei campi profughi giuliano-dalmati
in Italia 1945-1970”, allestita dall’Unione degli Istriani con
la collaborazione dell’ IRCI. All’Auditorium del Museo
Revoltella è stato presentato il libro Dalmati italiani
autoctoni, eredi delle popolazioni illiriche, romane e venete
di Rachele Denon Poggi. Organizzato dal Libero Comune
di Zara in Esilio.
Red.
Beni e conservazione dei monumenti
nell’incontro tra Federazione delle Associazioni
e Ministero degli Affari Esteri
Si è tenuta il 6 febbraio scorso una riunione tra i
rappresentanti della Federazione delle Associazioni degli esuli e il Ministero degli Affari Esteri, nella sede della
Farnesina.
Due i punti che il tavolo ha voluto affrontare: i beni
immobili e le sepolture civili.
L’attenzione si è focalizzata soprattutto su quest’ultimo argomento prendendo spunto dalla dettagliata relazione presentata dal Presidente dell’IRCI che da anni cura
la realtà dei cimiteri in Istria e dal madrinato di Zara.
Mentre Fiume sta riprendendo ora l’opera che fu del
suo madrinato.
In Istria in particolare è stato portato avanti un lavoro capillare, con l’aiuto di esperti in loco. Vista la necessità di continuare a salvare i monumenti di maggiore
importanza artistica, oltre che storica e civile, è stato
approvato – su indicazione di LucioToth, vicepresidente
della Federazione degli Esuli – il progetto dell’IRCI come
piano base integrato dalle ricerche dei Liberi Comuni di
Fiume e Zara.
Urge ora il reperimento di fondi e la continuazione
dell’indagine ulteriore con l’accordo di tutte le associa-
zioni anche con il coinvolgimento dell’Unione Italiana.
Si procederà inoltre all’evoluzione dei rapporti già
in atto, sensibilizzando il Ministero per i Beni culturali
ma anche sciogliendo nodi di carattere burocratico che
spesso rendono difficili i rapporti con le amministrazioni locali per la salvaguardia delle tombe. Si chiede inoltre di applicare agli esuli la non discriminazione di
Slovenia e Croazia nel pagamento delle tasse e nelle
pratiche per dare degna sepoltura nelle tombe di famiglia agli esuli che lo desiderano.
Non è mancata, neanche in questa occasione, la
denuncia degli Esuli per le mancanze, nei loro confronti, del Governo italiano, sia nei ritardi sugli indennizzi,
sia durante il voto della Finanziaria che nei rapporti con
l’INPS che hanno creato perplessità ed indignazione per
le promesse ancora una volta disattese.
All’incontro hanno preso parte Renzo de’Vidovich,
Silvio Del Bello, Massimiliano Lacota, Silvio Mazzaroli,
Vipsania Andreicich, Elio Ricciardi, Orietta Politeo, Marino Micich, Nicolò Novacco, Sergio Tomasi e Giorgio
Varisco.
Marzo 2008
3
DIFESA ADRIATICA
cultura e libri
Editi gli Atti del Convegno di studi promosso
dal Comitato di Roma ANVGD e la Libera Università S. Pio V
«L’Adriatico orientale un positivo
laboratorio di sentimenti e di cultura»
Un estratto dalla Prolusione del prof. Giuseppe Parlato
Sono editi gli Atti del convegno di
studio promosso nel giugno 2007 dal
Comitato di Roma ANVGD e dalla Libera Università S. Pio V, dal titolo Venezia Giulia: dalla terra al mare. Dialoghi sulla frontiera tra passato e presente, curato dalla prof.ssa Donatella
Schürzel.
L’indice del volume comprende,
oltra alla Introduzione della stessa curatrice, gli interventi di Oliviero Zoia,
presidente del Comitato capitolino, La
memoria della cultura, del prof. Giuseppe Parlato, rettore della Libera Università la Prolusione storica, di Silva
Bon, presidente dell’Istituto Regionale per la Cultura Ebraica nel Friuli Venezia Giulia, L’ebraismo a Trieste, di
Gianni Stelli, della Società di Studi
Fiumani, L’identità culturale fiumana
come identità di frontiera, di Patrizia
C. Hansen L’Istria da Stuparich a
Tomizza: coralità delle dimensioni
umane e storiche, di Massimo Greco
(assessore alla Cultura del Comune di
Trieste) La cultura della frontiera
giuliana oggi tra dialogo e muri, di
Rosanna Turcinovich Giuricinm, responsabile stampa e comunicazione
del CDM di Trieste, Sinergie e collaborazioni a cavallo di confine: l’esperienza della «Bancarella», di Amleto
Ballarini, presidente della Società di
Studi Fiumani, Trasformare la memoria in storia, di Lucio Toth, presidente
dell’ANVGD, Sandor Márai e la Dalmazia, il paradosso dell’incomprensione.
Della Prolusione del prof. Parlato
riproduciamo un significativo estratto.
__________________________
[...] La questione dell’Adriatico
orientale non sorge con la seconda
guerra mondiale ma ha origine dalla
crisi dell’Impero austroungarico e dalle
spinte irredentiste che si sono venute
a creare dopo il 1866 e soprattutto alla
fine del secolo, allorché appariva evidente la strategia della bicipite monarchia a sottolineare il ruolo degli slavi
contro quello, tradizionalmente prevalente, degli italiani. La classe dirigen-
te italiana, culturalmente, socialmente e politicamente parlando, venne
compressa dal disegno di Vienna di
favorire la nascita di un polo slavo alternativo a quello serbo, per la conquista dei Balcani.
La politica di “snazionalizzazione
forzata” realizzata dagli italiani dal
1919 in Istria e in Dalmazia ha avuto
esiti veramente modesti. Tanto odiosa, per la volontà di impedire la libera
espressione delle etnie, quanto velleitaria, se nel 1940 il prefetto di Fiume
riconosceva con grande rammarico
che si parlava slavo nelle campagne
dell’Istria, che i sacerdoti facevano
l’omelia ancora nella lingua del luogo, che la nazionalizzazione voluta dal
fascismo non aveva avuto alcun esito.
Non era quindi su questo punto
che si era creato il consenso al regime, quanto piuttosto sulla creazione
di infrastrutture atte a creare una effettiva modernizzazione nell’Istria e a
Zara: dall’acquedotto alle città nuove,
dall’impulso alla industrializzazione al
miglioramento delle condizione di vita
del mondo agricolo.
La guerra e l’occupazione della
Slovenia costituirono un momento di
frattura notevole con il mondo “slavo” e ciò rientra nella logica del conflitto. Pur con tutte le negatività che la
guerra si porta appresso, come ha ricordato il sindaco Veltroni il 10 febbraio di due anni fa in Campidoglio,
la presenza italiana in Slovenia non
può essere portata a causa di ciò che
successe dopo, della violenza indistinta contro gli italiani, delle foibe, degli
omicidi e degli internamenti: ormai
tutta la storiografia corretta ritiene che
si trattò di un’azione che in buona
misura prescindeva da quello che gli
italiani avevano fatto. Tale azione mirava effettivamente a una sostanziale
pulizia etnica che doveva espungere
l’elemento italiano dalle terre già italiane (non solo politicamente, ma culturalmente e socialmente), con una
violenza che si collocava nella logica
dell’internazionalismo comunista. [...]
L’esodo e le foibe, quindi, non pos-
Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro studi padre Flaminio Rocchi
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Finito di stampare il 7 marzo 2008
sono essere considerate una naturale
o magari eccessiva risposta alle violenze italiane, bensì una prova generale di quell’universo concentrazionario, di cui parla Hanna Arendt,
che la Jugoslavia intendeva applicare
alle terre già italiane, nella speranza
che le trattative di pace la facessero
giungere all’agognato confine dell’Isonzo.
Per sessant’anni la questione dell’Adriatico orientale è rimasta nell’oblio. Lo hanno favorito, tale oblio,
tutte le forze politiche, da sinistra al
centro. Un po’ per evitare di affrontare le ragioni vere che hanno motivato
il trattato di pace, un po’ per non dovere ammettere che il Pci si muoveva
più a vantaggio dell’opzione jugoslava (almeno fino al marzo 1948) che a
vantaggio di quella italiana. [...]
Contemporaneamente, chi è rimasto ha duramente pagato la propria
scelta, dimostrando un attaccamento
alla ‘nazione madre” che si è manifestato nelle attività culturali e nella difesa della lingua madre. Gli esuli sono
stati considerati fascisti dalla classe dirigente jugoslava perché avevano osato
abbandonare il paradiso socialista per
accettare di vivere nella capitalistica e
antidemocratica Italia. Nello stesso
tempo, chi rimase fu considerato per
molto tempo fascista solo perché aveva deciso di non abbandonare l’opzione italiana.
Dopo sessant’anni il problema non
è più rivendicativo ma piuttosto culturale e identitario. Quale può essere la
strada per una rivendicazione dello
specifico italiano in un complesso reticolo di minoranze linguistiche ed etniche che compongono il quadro della
ex Jugoslavia? Può essere soltanto l’affermazione dell’identità della lingua e
della cultura italiane nei giovani che
sono rimasti, in quei giovani che, pur
non essendo di origine italiana sentono fortemente il legame culturale con
il nostro paese, nei giovani che, dall’Australia agli Stati Uniti, dall’Europa
al Canada, costituiscono la terza generazione degli esuli e possono ampliare il bagaglio di ricordi, di lingua e
di costumi che i padri e i nonni hanno
gelosamente conservato per più di
mezzo secolo.
Di qui il problema della cultura e
della diversità culturale. [...] Nell’Adriatico orientale si pone il problema del
dialogo fra le culture. Culture che hanno vissuto per decenni contrapposizioni e drammi politici e sociali. [...]
Disinformacija in azione contro
il Giorno del Ricordo delle Foibe
A cavallo del 10 Febbraio succede, come l’anno scorso, che un team di
pretesi storici vada girando nelle province italiane per contrastare il «Giorno
del Ricordo» delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmato. Quest’anno, per la
verità, in giro se ne sono visti di meno.
Il nocciolo della loro propaganda è che il Parlamento italiano e ben
quattro Presidenti della Repubblica, nonché storici di sicura attendibilità
scientifica, si sarebbero lasciati aggirare da una astuta lobby di dirigenti delle
associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati.
Tesi assurda per la sua enormità, che si sarebbe potuta proporre con
successo soltanto davanti ai tribunali del popolo di triste memoria, che i
Paesi dell’Est europeo hanno ben conosciuto.
E infatti le loro conferenze – incautamente incoraggiate da chi vuole
impedire alla sinistra italiana di diventare una sinistra moderna – si risolvono
in rumorose bagarre per le proteste del pubblico, prevalentemente di sinistra, che resta giustamente infastidito da una faziosità anti-italiana così manifesta.
Si ha l’impressione di una campagna organizzata con cura da ambienti
ben precisi collegati all’ex regime iugoslavo. Un disegno che si serve della
nostalgia per la ex Federazione comunista per occultare i crimini titoisti, con
un duplice scopo: 1°) turbare i rapporti attuali tra l’Italia, la Slovenia e la
Croazia ; 2°) intorbidire il processo di accertamento della verità sui crimini
commessi dall’ex regime di Tito ai danni delle popolazioni slovene e croate
in quegli stessi anni, verità che sta emergendo in Croazia e Slovenia attraverso le ricerche degli storici e le inchieste giudiziarie.
La denigrazione degli esuli giuliano-dalmati e la ripresa di accuse mai
provate contro gli italiani – che la polizia segreta di Tito aveva predisposto
contro l’Italia di De Gasperi nelle trattative per il Trattato di pace – vengono
oggi utilizzate a fini politici per contrastare il processo democratico in Slovenia
e Croazia e ostacolare così il loro cammino nel processo di integrazione
europea.
L. T.
Poste queste condizioni, lo spazio
per una presenza autorevole e forte
della cultura italiana oltre i confini assegnati dalla storia è evidente ed è in
crescita. L’unico rischio che occorre
evitare è quello del mito della “riserva
indiana”. Ciò vale per tutte le nazionalità deboli e recenti e comporta la
difesa della propria identità anche a
costo di negare le altrui nazionalità e
l’altrui cultura. [...]
L’Europa, tra le tante perplessità
gestionali che ha suscitato, sta convincendo tutti i popoli — da quelli che
hanno subito torti e violenze, fino a
quelli che presentano una nazionalità
giovane e perciò volutamente pronunciata — che il quadro di riferimento
europeo è ormai ineludibile. L’Europa
è un banco di prova per mostrare come
culture diverse possano convivere e
svilupparsi senza il rischio di venire
soffocate dai nazionalismi giovani ed
estremi.
Occorrerà fare in modo che le associazioni degli esuli e dei rimasti puntino sugli aspetti culturali, che non
abbiano paura di mettersi in gioco
presso le grandi realtà culturali universitarie e istituzionali, che controllino
attentamente il quadro di riferimento
europeo per individuare quegli spazi
e quelle condizioni per sottolineare il
ruolo della cultura italiana e le possibilità di scambio e di colloquio con le
altre culture limitrofe. Nella cultura,
intesa nel senso più ampio, c’è spazio
per tutto: dalla storia all’economia,
dalla letteratura all’arte, dal recupero
delle tradizioni ai progetti scientifici e
tecnologici del futuro. [...] E tutto questo e altro servirà per allontanare quel
linguaggio che i più giovani non possono comprendere, quello del rancore, del rimpianto fine a se stesso. Quello dell’immagine malinconica e dolente, quello dell’autocommiserazione. Rimessi a posto in qualche
modo, i conti con la memoria, in corso di sistemazione quelli con la storia,
l’Adriatico orientale può diventare un
positivo laboratorio di sentimenti e di
cultura, senza nulla dimenticare del
passato, anche quello più triste, ma con
una prospettiva da sottolineare le ampie capacità propositive di una cultura che non si è mai negata al confronto e alla problematicità.
Giuseppe Parlato
4
DIFESA ADRIATICA
Marzo 2008
continua dalla prima pagina
L’indirizzo di saluto del Presidente della Repubblica Napolitano
«Quegli Italiani che oggi
onoriamo non sono dimenticati»
medaglie commemorative del Giorno
del Ricordo ai congiunti degli infoibati.
Nel corso della cerimonia sono intervenuti il Ministro Francesco Rutelli e
l’on. Lucio Toth
Il Presidente Napolitano ha rivolto un indirizzo di saluto ai presenti.
Ha fatto seguito il concerto Omaggio
per il Giorno del Ricordo.
_________________________
È questo il secondo anno in cui
presenzio alla cerimonia del Giorno
del Ricordo. Ho espresso con chiarezza il mio pensiero lo scorso anno. E
qualche reazione inconsulta al mio
discorso – che vi è stata fuori d’Italia non ha scalfito la mia convinzione che
fosse giusto esprimermi, a nome della
Repubblica, con quelle parole e con
quell’impegno che sono contento di
aver poco fa sentito ribadire dal Ministro Rutelli. Oggi aggiungerò, dunque,
solo brevi considerazioni, rivolgendo
il più cordiale saluto e sentimento di
vicinanza a voi che avete appena ricevuto solenni – anche se tardivi – riconoscimenti, e a tutti coloro che qui
rappresentano l’odissea carica di sofferenze cui è dedicato questo Giorno
del Ricordo.
Ritengo che sia ora giunto il momento di interrogarci sul più profondo significato del ricordo che fortemente, giustamente ci si è rifiutati di veder
cancellato. L’omaggio alle vittime di
quegli anni, insieme al doveroso riconoscimento delle ingiustizie subite, del
dolore vissuto dai superstiti, dai loro
discendenti e da chi fu costretto all’esodo, non possono e non devono prescindere da una visione complessiva
– come quella richiamata con tanta
efficacia ed eloquenza dal senatore
Toth – serena e non unilaterale di quel
tormentato, tragico periodo storico,
segnato dagli opposti totalitarismi. E
deve esserci di monito la coscienza
che fu appunto la piaga dei nazio-
continua dalla prima pagina
Il testo dell’intervento di Lucio Toth
al Quirinale in occasione del 10 febbraio
«Il nostro posto nella storia
della nazione italiana»
e dalmati italiani. E su questo “ampio
contesto” abbiamo riflettuto durante
l’anno trascorso, con gli studiosi che
ci sono vicini.
Non siamo del resto noi, istriani,
dalmati e fiumani, il solo popolo che
abbia subito persecuzioni, pulizie etniche, genocidi soltanto a causa della
propria identità nazionale. È giusto
quindi raffrontare le nostre vicende a
quelle di altre nazioni, vicine o lontane che siano dalle sponde dei nostri
mari.
Mettendo a paro sentimento e ragione, riflessione e passione politica,
ci siamo resi conto che alle radici del
dramma vissuto dalle nostre terre natali – dove per secoli abbiamo convissuto con conterranei di lingue diverse
– vi sono cause intrinseche ed estrinseche alla nostra posizione geografica
e alla storia stessa dell’Europa, cause
prossime e cause remote.
Certo tra le cause prossime ed
estrinseche vi fu lo scontro tra ideologie contrapposte: nazionaliste nel corso dell’Ottocento, socio-politiche nel
corso dei Novecento, che ha visto consumarsi in pochi decenni il sogno dei
nostri padri di vedersi riuniti alla
Madrepatria e il distacco da essa della
terra che ci aveva nutrito per generazioni.
La contraddizione tra opposte aspirazioni nazionali non poteva non condurre in una terra di frontiera, come
tale plurale nelle sue componenti, ad
una inevitabile contrapposizione tra
chi voleva che questa terra appartenesse allo Stato-Nazione-Italia e chi
voleva invece che quella stessa terra,
che sentiva altrettanto sua, fosse
ricompresa in altro Stato.
Lo scontro tra imperialismi contrapposti, che fu all’origine della prima guerra mondiale, e quello tra opposte ideologie – alcune totalitarie –
che fu all’origine della seconda, non
favorì la comprensione reciproca, anzi
la allontanò, scavando un solco profondo di rancori e di rivendicazioni.
Quello che allora non si poteva
capire, irretiti tutti da pregiudizi di pretese superiorità razziali o culturali,
oggi, da cittadini adulti di un’Europa
unita, si può e quindi si deve capire.
Ma ci sono anche le cause remote,
intrinseche all’essenza stessa della
nostra identità di italiani dell’Adriatico orientale, che vanno esplorate e
approfondite con spirito sereno.
Le radici liberali
dell’irredentismo adriatico
Chi può rimproverare a noi, esuli
dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia
di avere amato la nazione italiana, di
sentirci parte di essa, di aver conservato la nostra lingua e la nostra cultura
di fronte a minacce e pressioni che
mettevano a rischio la nostra sicurezza e i nostri beni? E alla fine la nostra
stessa vita?
Inoltrandoci nella ricerca, soprattutto sullo sviluppo delle idee liberali
e democratiche durante il XIX secolo,
non si può non constatare come siano state queste idee il motore primo,
l’ispirazione fondamentale della tute-
nalismi, della gretta visione particolare, del disprezzo dell’“altro”, dell’acritica esaltazione della propria identità
etnica o storica, a precipitare il nostro
continente nella barbarie della guerra.
Oggi, le ferite lasciate da quei terribili anni si sono rimarginate in un’Europa pacifica, unita, dinamica; un’Europa consapevole che gli elementi che
la uniscono sono infinitamente più forti
di quelli che l’hanno divisa o possono
dividerla; un’Europa che, grazie alla
cultura della pace e dell’operosa convivenza civile, è riuscita a prosperare
come nessun’altra regione al mondo.
Eppure, questa stessa Europa ha visto i
Paesi dei Balcani, parte integrante della propria storia e della propria identità, divenire teatro ancora pochi anni
fa di conflitti sanguinosi, che hanno
lacerato Stati, comunità, famiglie, in
un cupo ritorno all’orrore del passato.
Sia dunque questo il monito del
la della tradizione italiana nella penisola istriana e lungo le coste e le isole
del Quarnero e della Dalmazia.
L’autonomismo fu la chiave di volta di questa cultura politica, che prendeva atto realisticamente e onestamente della pluralità linguistica delle nostre regioni e ne voleva preservare le
caratteristiche come risorse vitali delle nazioni che vi confluiscono, anziché come motivo di odio e di conflitto.
Fu dal fallimento dell’autonomismo – per cause di politica internazionale che passavano sopra le nostre
teste – che sorse l’irredentismo adriatico, come quello trentino. Ma all’interno di questo movimento l’atteggiamento prevalente non era quello della chiusura e della sopraffazione, ma
un moto di riscossa nazionale che accomunava popoli diversi. Le parole e
le azioni di Nicolò Tommaseo, di Antonio Baiamonti, di Carlo Combi, di
Antonio Grossich e degli altri leader
del “partito italiano” dell’Istria, della
Dalmazia e di Fiume sono ben lontane da pulsioni oppressive o comunque scioviniste. Altrettanto lontane
quelle di Scipio Slataper o di Giani
Stuparich.
Sono queste radici liberali a spiegare da un lato la simpatia verso le
nostre aspirazioni della parte più avanzata della cultura italiana del tempo,
sia tra le file repubblicane che tra quelle
cattoliche e socialiste; dall’altro il dramma vissuto delle nostre popolazioni e
L’esecuzione del concerto per il Giorno del Ricordo
Roma, Quirinale, 10 Febbraio.
Il Presidente Napolitano rivolge il suo saluto
Giorno del Ricordo: se le ragioni dell’unità non prevarranno su quelle della discordia, se il dialogo non prevarrà
sul pregiudizio, niente di quello che
abbiamo faticosamente costruito può
essere considerato per sempre acquisito. E a subirne l’oltraggio sarebbe in
primo luogo la memoria delle vittime
delle tragedie che ricordiamo oggi e il
cui sacrificio si rivelerebbe vano. Dimostriamo dunque nei fatti che quegli Italiani che oggi onoriamo non sono
dimenticati, e che il dolore di tanti non
è stato sprecato; dimostriamo di aver
appreso tutti la lezione della storia, e
di voler contribuire allo sviluppo di
rapporti di piena comprensione reciproca e feconda collaborazione con
paesi e popoli che hanno raggiunto o
tendono a raggiungere la grande famiglia dell’Unione Europea.
dalle nostre classi dirigenti al sopravvenire del regime fascista, che mentre
voleva apparire come erede del moto
risorgimentale, ne contraddiceva i
presupposti filosofici e morali.
Ma andando ancora più in là ci si
avvede una radice più profonda della
presenza latina e veneta in quelle terre nei secoli di mezzo e nell’età moderna. Queste radici autoctone sono
la conseguenza di una civiltà giuridica gelosamente custodita nelle istituzioni rappresentative delle nostre città
libere, che cercavano di coniugare le
antiche Libertates comunali con il
modello delle moderne democrazie
liberali.
L’età contemporanea non ha saputo preservare questa civiltà, sospingendo le nostre vite nel vortice delle esasperazioni ideologiche del Novecento. Dalla barbarie del “secolo breve”
sono derivate per noi, come conseguenze ultime, la tragedia delle Foibe
e il dramma del nostro Esodo, sotto la
spinta di una spietata dittatura comunista.
Perché non tornare alle sorgenti di
questi ideali, in un’Europa che cerca
la propria identità e la propria unità?
Perché non trarre dalla nostra esperienza dolorosa un progetto di convivenza e di ritrovata comunità di fini
tra tutte le nazioni che si affacciano
sul nostro Adriatico?
È questa la domanda che noi rivolgiamo a chi ancora non vuole aprire
il cuore e la mente al significato più
alto e più vero del Giorno del Ricordo. E quello che noi, italiani
dell’lstria, di Fiume e
della Dalmazia chiediamo è un ritorno alla
ragione e alle verità: il
nostro posto nella storia della nazione italiana, nella sua cultura,
nel suo progresso civile.
Gli artisti, i musicisti, i letterati di queste
terre hanno dato un
contributo decisivo
alla cultura italiana, facendo più volte da tramite con le culture dell’Europa centrale e
orientale.
Non si tratta soltanto della letteratura triestina del Novecento,
ma di una catena di
umanisti, di architetti, di uomini di
scienza che ha collegato la tradizione
romano-bizantina delle terre adriatiche orientali al Rinascimento e all’età
moderna e contemporanea. Un contributo che è continuato fino ai nostri
giorni in tutti i settori della vita nazionale, dalle attività produttive alla pubblica amministrazione, allo sport, al
cinema, al teatro.
Come è giusto anche ricordare che
al processo di unificazione nazionale
parteciparono uomini e donne dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia: nella
politica, nella diplomazia, nelle guerre di indipendenza. E altre vite hanno
dato alla nazione i profughi di allora e
i loro figli, caduti negli ultimi decenni
nelle forze armate e nelle forze dell’ordine al servizio della Repubblica.
E questo contributo chiediamo che
sia riconosciuto, per rispetto della storia. E che nei libri di scuola e nei testi
universitari italiani i nomi di Pola, di
Fiume, di Zara, di Pirano o di Rovigno
non siano cancellati, ma siano piuttosto un viatico di fratellanza tra i popoli
delle due sponde adriatiche.
Dei tre elementi costitutivi dello
Stato: popolo, territorio, istituzioni, la
perdita del secondo non comporta la
cancellazione di chi fa parte del primo. Come ne dà conferma l’art. 51,
secondo comma, della Costituzione.
Una proiezione di questa eredità
è anche l’aspirazione degli esuli
giuliano-dalmati di vedere riconosciuti
i loro diritti sui beni acquisiti dagli avi
con la loro laboriosità e che un regime liberticida ci ha tolto, o di vederli
equamente risarciti da uno Stato onesto, capace di riconoscere i propri
obblighi giuridici e morali verso una
gente che tutto ha dato alla nazione.
Allo stesso modo hanno diritto a
una tutela coraggiosa i nostri connazionali rimasti nei territori di origine,
che hanno testimoniato e difeso la loro
identità in mezzo a tante avversità. Su
di essi si invoca, a cominciare dal
bilinguismo, la “tutela delle diversità
identitarie” che è uno dei cardini dell’integrazione europea, di cui l’Italia è
stata tra i fondatori e la cui guida è oggi
affidata alla Repubblica di Slovenia.
Al termine di questo percorso di
giustizia si troverà finalmente quel
porto di riconciliazione che è il nostro
traguardo finale. Questo è per noi, Signor Presidente, il senso vero del Giorno del Ricordo.
Il Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano
Lucio Toth
Marzo 2008
5
DIFESA ADRIATICA
La Redazione risponde
Riscatto agevolato delle case anche per i figli dei profughi?
A cura dell’Avv.
Vipsania Andreicich
Sono figlio di esuli e sin dalla mia nascita
ho abitato nell’alloggio assegnato ai miei genitori in base alla loro qualifica di profughi. Anche dopo la morte dei miei genitori ho continuato ad abitare nel medesimo alloggio ed ho
fatto, nei termini previsti dalla Legge, la domanda per ottenere il riscatto dell’appartamento in
cui vivo.
La mia domanda è stata accolta. Desideravo sapere se potevo usufruire del beneficio spettante ai miei genitori, ovvero di poter acquistare l’immobile pari al 50% del costo di costruzione.
Lettera firmata
La Legge 24 dicembre 1993 n. 560 all’art.
1 comma 24 ha stabilito che: Gli assegnatari
di alloggi realizzati ai sensi della Legge 4 marzo 1952 n. 137 e successive modificazioni,
indipendentemente da precedenti domande di
acquisto in godimento, ne possono chiedere
la cessione in proprietà entro il termine di un
anno dalla data di entrata in vigore della pre-
sente Legge, beneficiando delle condizioni di
miglior favore contenute nell’art. 26 delle norme approvate con il Decreto del Presidente
della Repubblica 17 gennaio 1959 n. 2, come
sostituito dall’art. 14 della Legge 27 aprile 1962
n. 231.
Il testo del succitato art. 26 del D.P.R. 2/
1959 è il seguente: Gli alloggi costruiti o da
costruire ai sensi della Legge 9 agosto 1954 n.
640 e tutti gli alloggi a totale carico dello Stato
per categorie meno abbienti, nonché gli alloggi costruiti dall’UNRRA Casas, anche con fondi
ERP, vengono ceduti in proprietà in un’unica
soluzione, ovvero in oltre 25 anni, in rate mensili costanti, posticipate, senza interessi. Il prezzo di cessione è pari al cinquanta per cento
del costo di costruzione di ogni singolo alloggio.
Tale norma ha sollevato molteplici problemi in merito alla sua interpretazione, ed in
particolar modo sul suo ambito di applicazione.
Per quanto concerne l’individuazione del
soggetto avente diritto all’acquisto dei beni in
questione, inizialmente il Ministero delle Finanze in una Circolare del 13.12.1994, aveva
precisato che l’agevolazione prevista dalla Legge 560/93, può essere concessa solo al soggetto titolare della qualità di profugo in considerazione del puntuale riferimento alla Legge 137/
52 operato dalla normativa sopra citata.
In seguito, con la Circolare del 21 dicembre 1995, il Ministero delle Finanze ha però
precisato che la predetta Legge 137/52 disciplina la concessione di alloggi in favore dei
profughi in base al numero delle persone di
famiglia conviventi (art. 23).
Tale elemento di valutazione non sembra
possa essere escluso ora dalla disciplina della
materia, sia perché la stessa Legge 560/93
comma 6, intende espressamente agevolare
oltre il titolare del rapporto anche i familiari
conviventi, sia perché proprio la Legge fondamentale dello Stato (art. 31 della Costituzione)
impone una lettura della normativa conforme
ai principi di tutela dei rapporti familiari.
Sulla scia di tali principi era stata presentata una richiesta di parere all’Avvocatura dello
Stato in merito alla applicazione delle norme
di alienazione di alloggi costruiti con la Legge
137/52, anche ai familiari e/o eredi purché
compresi nello stesso nucleo familiare del sog-
getto che, solo lui, aveva la qualifica di profugo. In caso affermativo si chiedeva espressamente se il prezzo di cessione dovesse essere
determinato in forza della Legge 560/93 (50%
del costo di costruzione).
L’Avvocatura Distrettuale dello Stato con il
parere del 17/6/97 affermava l’applicabilità della
Legge 137/52 e della Legge 560/93 anche ai
familiari conviventi in seguito alla produzione
del certificato di profugo del proprio avente
causa.
Da ultimo giova citare la Direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 18 maggio 1999 nella quale si afferma che:
Il trasferimento in proprietà potrà essere
richiesto da parte dei familiari conviventi, anche se non in possesso della qualifica di profugo, purchè residenti nell’alloggio secondo le
modalità previste dalla vigente normativa.
Se il profugo assegnatario è deceduto il familiare tuttora residente, che ha inoltrato nei
termini la relativa domanda di acquisto, documentando la qualifica di profugo in capo al
dante causa deceduto, potrà beneficiare delle
condizioni di miglior favore di cui al comma
24 dell’art. 1 della Legge 560/93.
Quirinale, insigniti I risultati del sondaggio commissionato
dall’ANVGD sul grado di conoscenza
delle onorificenze
della storia del confine orientale
75 congiunti
Nel consegnare le 75 medaglie, in altra sala del Quirinale nella medesima mattinata, Rutelli ha rivolto ai congiunti delle vittime frasi di conforto
e domande sulla loro vita. “Ho rivissuto – ha commentato più tardi – la
crudezza di quei giorni, nel pensiero di quei giovani spesso uccisi da
ragazzi che avevano la stessa età”.
Oggi l’Italia deve sapere, superando la barriera del silenzio durato per
troppo tempo. “Ferve – ha ribadito ancora – il desiderio di richiamare
all’attenzione della nazione le grandi tradizioni artistico-culturali dei
giuliano-dalmati e del loro contributo dalla alla storia dell’umanità”. Ha
ricordato l’inaugurazione annunciata per il pomeriggio del 10 febbraio
del monumento alle Vittime delle Foibe in zona Laurentina, ha richiamato
l’attenzione sulla cerimonia che si stava svolgendo parallelamente alla
Foiba di Basovizza a Trieste ma anche in tantissime altre città di un Italia
che risponde al richiamo della Legge sul Ricordo. Per la prima volta, a
conclusione della cerimonia al Quirinale, è stato offerto, in omaggio al 10
Febbraio un concerto per violino e pianoforte con musiche di Brahms e
Beethoven eseguite da una virtuosa Natasha Korsakova – della stirpe del
famoso musicista – e da José Gallardo. Tra gli spettatori presenti in sala
anche il piranese Uto Ughi mentre sabato sera per il pubblico giulianodalmato romano s’era esibito il fiumano Francesco Squarcia.
Conclusa la cerimonia il Presidente Giorgio Napolitano si è fermato a
salutare la gente, gli insigniti delle medaglie gli presentavano i propri figli
ai quali avevano consegnato subito dopo la cerimonia, medaglia e diplomi, per “continuare a ricordare” senza rancori, ma per pietas e riconoscenza.
Rosanna Turicinovich Giuricin
(la cronaca integrale su ww.arcipelagoadriatico.it)
La Sede centrale dell’ANVGD ha
commissionato un sondaggio d’opinione alla Ferrari Nasi & Grisantelli di
Milano, sulla conoscenza tra gli italiani del dramma delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata.
Non manca la conferma che questi temi storici sono ancora poco conosciuti. Sono comunque dati sicuramente più positivi di quelli di alcuni
anni orsono, quando le parole Foibe
ed Esodo non superavano la doppia
cifra percentuale di risposte.
La conoscenza esatta di cosa sia
una Foiba è nel bagaglio culturale del
40% della popolazione, mentre un
20% ne ha solo sentito parlare. Ben il
35% dichiara sconosciuta la parola e
addirittura il 5% fornisce una descrizione di Foiba completamente errata.
Entrando in un’analisi incrociata dei
dati, tra chi conosce le Foibe, il profilo
del più edotto è maschio, tra i 36 e i
55 anni, abitante nelle regioni del
Triveneto, laureato. La percentuale più
bassa è invece proprio nei più giovani, con il 22%, a dimostrazione che
ancora oggi la Scuola non porta alcun
messaggio storico sulla vicenda.
Scorrendo i dati, si scopre che la classe sociale più bassa è quella più sensibile all’argomento (50% di risposte
esatte). Inoltre viene alla luce che i
politicamente orientati a centrosinistra
(47% di risposte esatte) staccano di
dieci punti quelli di centrodestra
(37%).
Passando all’Esodo giulianodalmata, la conoscenza degli italiani
scende al 23%, che risale ad un 40%
se si considera anche chi ne ha sentito
parlare ma non sa bene cosa sia. Addirittura il 57% dichiara di non averne
mai saputo nulla. Tra i (pochi) eruditi
la maggioranza spetta agli ultracinquantaseienni (29%), a dimostrazione che l’Esodo è nella memoria storica dei singoli più che nella conoscenza dell’opinione pubblica; tant’è che
tra i più giovani solo il 14% sa cosa
sia. In ambito politico si riduce la differenza di percezione: gli orientati a
centrodestra si fermano al 23%, poco
più su, al 27%, chi vota a centrosinistra.
Il campione di rilevazione su tutto
il territorio nazionale riguarda 600 casi
di popolazione italiana adulta; le
rilevazioni sono state effettuate nel gen-
naio 2008. Arnaldo Ferrari Nasi, della
società che ha eseguito il sondaggio
(www.fngricerche.it) afferma che
«come già avvenuto in altre occasioni, il nostro istituto ha riscontrato una
profonda ignoranza di importanti fatti
storici del ‘900, anche nelle fasce di
popolazione con titolo di studio alto.
In questo caso neanche la metà dei
laureati sa dirci del dramma dell’Esodo e solo pochi in più di quello delle
Foibe. Da padre, più che da sociologo
o docente, sono preoccupato di come
la Scuola italiana insegni la Storia ai
nostri figli».
Il sondaggio voluto dall’ANVGD ha
così dimostrato ampiamente come sia
ancora lungo il cammino che la società civile italiana deve compiere,
prima di ricomporre in maniera davvero completa una memoria storica
nazionale che rifletta fedelmente gli avvenimenti che sconvolsero l’Istria, Fiume e la Dalmazia al termine della seconda guerra mondiale, coinvolgendo inermi cittadini italiani, costretti all’Esodo, quando non al massacro.
Nella sede nazionale di Roma la Mostra per il Giorno del Ricordo
Si è aperta il 5 febbraio nella Sede centrale
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia di Roma, la Mostra dedicata al Giorno
del Ricordo, rimasta aperta fino a domenica 10 a
beneficio di scolaresche e visitatori. Tra i primi
opsiti l’on. Piero Fassino, che ha seguito con attenzione il percorso storico, curato con equilibrio
da Guido Rumici. Il presidente ANVGD Toth ha illustrato le principali tappe della storia dell’Istria e
della Dalmazia, soffermandosi in particolare sugli eventi del XX secolo, così dolorosi per la comunità giuliano-dalmata.
Al termine della visita, Fassino ha dichiarato
che «il dramma dell’esodo giuliano-dalmata e delle foibe è una pagina di storia nazionale per troppi anni dimenticata e che finalmente negli ultimi
anni è stata pienamente riconosciuta da tutta la
società italiana. È giusto quindi che sia costantemente ricordata e sia iscritta nella memoria della
coscienza democratica e civica del nostro Paese.
L’aver voluto l’istituzione del 10 febbraio come
Giorno del Ricordo rappresenta il modo migliore
per far sì che una pagina così terribile venga mantenuta viva nella coscienza del Paese e trasmessa
via via alle generazioni che si susseguono. Al dovere della memoria e di omaggio alle vittime, si
aggiunge quello di far vivere nella vita di tutti i
giorni i valori di tolleranza, di solidarietà, di
multietnicità e di interculturalità che sono necessari affinché pagine così dolorose non abbiano
più a ripetersi».
Diverse classi delle scuole superiori di Roma
e provincia hanno visitato l’esposizione, accompagnate dagli insegnanti. La Sede ha curato le visite guidate ed ha consenito agli studenti di incontrare una testimone diretta di quegli eventi, la
signora Silvana Rocchi.
d.a.
Due istantanee della mostra allestita nella Sede nazionale ANVGD
e visitata dalle classi superiori di alcune scuole di Roma e provincia
F.R.
6
DIFESA ADRIATICA
continua dalla prima pagina
dai comitati
Inaugurato solennemente a Roma
il Monumento alle Vittime delle Foibe Istriane
voluto dall’ANVGD e realizzato con il contributo
dell’amministrazione capitolina e regionale
Esuli residenti nella Capitale e nella sua Provincia. L’elenco delle presenze è sul
sito www.anvgd.it
Il sindaco di Roma Veltroni ha definito le foibe «una tragedia di terribile
crudezza per centinaia di famiglie italiane» ed ha sottolineato come «la storia
va ricordata tutta intera, senza buchi e omissioni. Per quel popolo cacciato ed
espulso da un’occupazione straniera legata ad una connotazione ideologica ci
fu l’orrore della dittatura». Tutti – ha aggiunto – «siamo figli di quella storia», che
va condannata nei suoi aspetti negativi e che «al tempo stesso occorre riportare
alla memoria».
«Non ho voluto mancare a questo appuntamento – ha proseguito Veltroni
rivolgendosi ai presenti – che considero ormai una parte importante del nostro
viaggio insieme. Un appuntamento che diventerà abituale (il viaggio in Venezia
Giulia per visitare i luoghi delle Foibe) per una delle tragedie che si fa fatica a
dimenticare».
Sono intervenute le rappresentanze d’Arma e delle associazioni
combattentistiche di Aeronautica, Marina, Carabinieri, Guardia di Finanza, Alpini, Bersaglieri, Paracadutisti, Granatieri di Sardegna, Carristi, Vigili Urbani,
Associazione dei Combattenti e Reduci, AssociazioneVolontari di Guerra, Gruppo Medaglie d’Oro al Valor Militare, Istituto del Nastro Azzurro, Istituto Guardie
d’Onore delle Reali Tombe del Pantheon. Il picchetto militare era del Primo
Reggimento dei Granatieri di Sardegna.
Le manifestazioni curate dal Comitato ANVGD di Roma erano iniziate il 4
febbraio. Ne daremo una più ampia cronaca sul prossimo numero. Alla pag. 20
una cronaca fotografica di alcuni dei momenti più significativi della cerimonia
di inaugurazione del Monumento.
p.c.h.
Francobollo
sul Liceo Combi di Capodistria:
non più il 20 febbraio ma l’8 marzo
Dopo le assicurazioni fornite dal Ministero degli Affari Esteri, che davano il
20 febbraio come data di emissione del francobollo sull’ex Liceo Combi di
Capodistria (inizialmente prevista per il Giorno del Ricordo), Poste Italiane invece rende ufficiale l’evento - con tanto di annullo già pronto - per l’8 marzo.
La notizia è ripresa anche da “Vaccari
News”, tra i principali siti monotematici italiani dedicati alla filatelia. Un’altra emissione è prevista nei giorni di “Milanofil”,
anche se l’annullo fdc sarà impiegato a Trieste, presso lo sportello filatelico, l’8 marzo stesso. È stata dunque formalizzata la
data di uscita del francobollo da 60 centesimi per l’ex Liceo ginnasio “Carlo Combi”,
ora “Rinaldo Carli”, di Capodistria, già prevista per il 9 febbraio e poi rinviata in un
primo tempo, tra le polemiche delle assoEcco come si presenta
ciazioni degli Esuli, ad una data non preciil francobollo dalla faticosa
sata (indicativamente tra giugno e luglio).
Ora, l’ulteriore posizionamento, che do- gestazione. A ciascuno valutare
la qualità grafica ed estetica...
vrebbe essere definitivo.
Gli ultimi posti per Lourdes
Sono ancora disponibili alcuni posti per il pellegrinaggio a Lourdes organizzato dalla Sede nazionale ANVGD dal 7 al 10 giugno prossimi, in occasione del
150° anniversario dell’apparizione della Madonna di Lourdes e del 5° anniversario della scomparsa di Padre Flaminio Rocchi.
Il viaggio prevede la partenza con volo andata/ritorno da Roma e Venezia.
Tutti i particolari sono contenuti a pagina 16 di “Difesa Adriatica” di dicembre
2007. Dati i tempi ristretti, coloro che non avessero ancora prenotato possono
chiamare la Sede nazionale allo 06.58 16 852, anche per chiedere ulteriori
informazioni.
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o contatta la nostra Sede nazionale
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Marzo 2008
Pubblichiamo di seguito le prime
cronache pervenuteci dai nostri Comitati in tempo utile per la pubblicazione su questo numero di marzo. Altri servizi e fotografie, nel frattempo
giunti in redazione, saranno pubblicati sul numero di aprile, che seguirà
a breve.
COMITATO DI AVELLINO
Si sono svolte a Piedimonte Matese
(Caserta), le cerimonie in occasione del
Giorno del Ricordo, organizzata dal
Comune e dagli Istituti scolastici: Classico, Scientifico, Pedagogico, Alberghiero. Il tema svolto: L’esodo e le
Foibe; storia di una tragedia italiana.
Ha portato il saluto il sindaco avv.Vincenzo Cappello, il prof. Costantino
Leuci e il consigliere Ferrante.
Lo studente universitario Andrea
Boggia ha svolto con maestria il ruolo
di presentatore. La preside, Miriana
Tramontina, ha portato al folto uditorio nella aula consiliare, il racconto dei
tragici eventi seguiti all’occupazione
titina e della pulizia etnica contro l’elemento italiano. Ricordato anche il
questore di Fiume, Giovanni Palatucci,
che aiutò in ogni modo possibile gli
ebrei e morì in campo di concentramento. Il prof Testa ha ricordato i tanti
meridionali trucidati dai titini solo perché con le “stellette” e servitori dello
Stato: carabinieri, poliziotti, finanzieri, marinai e militi.
Ha ricordato come nel 1944, in
queste terre del Sannio, quale volontario allora allievo Nunziatella nel
gruppo combattimento Friuli, composto in maggioranza istriani, veneti e
dalmati, egli con i suoi commilitoni si
illudeva di poter liberare le belle terre
nostre.
Un ringraziamento particolare al
preside Loffredo, autore di scritti sul
periodo 1943-’46. E un grazie al cav.
Paolo Noggia per aver organizzato la
bella manifestazione.
Carmelo Testa
DELEGAZIONE DI BARLETTA
La commemorazione istituzionale
gli incontri con le scuole
della provincia
Nella splendida cornice della Sala
Rossa del Castello svevo di Barletta si
è celebrato il 9 febbraio, in forma solenne, il Giorno del Ricordo alla presenza delle massime autorità istituzionali e militari, delle associazioni d’arma e dell’associazionismo cittadino.
La manifestazione, patrocinata
dall’Amministrazione comunale in
stretta collaborazione con la Delegazione provinciale ANVGD, retta dal prof.
Giuseppe Dicuonzo, era finalizzato a
mantenere vivo il ricordo del dramma
della pulizia etnica operata da milizie
jugoslave e delle foibe, patite dalle
popolazioni italiane dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.
Alla commemorazione, presieduta dal presidente della Commissione
Cultura prof.ssa Mariagrazia Vitobello
in rappresentanza del Sindaco, ing.
Barletta, Sala Rossa del castello svevo, 9 febbraio.
Il tavolo dei relatori
Nicola Maffei, hanno preso parte lo
stesso prof. Dicuonzo, Patrizia C.
Hansen e mons. Giuseppe Paolillo,
vicario episcopale di Barletta.
Aperto l’incontro dall’Inno nazionale e da un minuto di silenzio scandito dal suono della tromba, è seguito
il sentito intervento di saluto della
prof.ssa Vitobello; al delegato ANVGD
il compito di presentare una articolata
relazione storica sulle vicende del confine orientale. Patrizia C. Hansen ha
ricostruito quindi il dibattito svoltosi
sulla stampa nazionale dal 1996 ai
nostri giorni e che ha condotto all’istituzione del Giorno del Ricordo. Mons.
Paolillo ha letto alcuni brani rievocativi di Padre Flaminio Rocchi ed ha avuto parole di stima e di affetto per gli
Esuli.
Il programma delle manifestazioni per commemorare il Giorno del
Ricordo nella VI provincia pugliese,
Barletta-Andria-Trani è proseguito nei
giorni successivi.
Con tanta soddisfazione il Delegato prov.le ANVGD prof. Giuseppe
Dicuonzo, dopo Barletta, ha avuto un
incontro giovedì 14 marzo presso il
Liceo scientifico “Fermi” di Minervino
Murge per commemorare degnamente il 10 Febbraio, quindi a Ruvo di
Puglia.
La manifestazione ha visto una forte presenza e partecipazione soprattutto degli studenti (250), grazie anche
all’aperta disponibilità del prof. Sabino
Redavid docente di storia e filosofia e
del preside prof.ssa Nunzia Silvestri. Il
tempo disponibile ha consentito di fare
solo dei flash della tragedia che per
essere capita occorre venga argomentata e approfondita più dettagliatamente.
Tanti non sapevano nulla di quella
tragedia dimostrando e manifestando,
pertanto, grande interesse specie sulla
parte storico culturale. Dopo la presentazione del prof. Redavid e della
rappresentante d’Istituto della componente studentesca è stato consegnato
al relatore nostro Delegato un volume
dello storico locale Giuseppe D’Aloia
dal titolo Minervino, appunti di storia
con dedica del dirigente scolastico
prof. Nunzia Silvestri. Inoltre lo studente Valerio Scarpa ha donato un Dvd
da lui edito dal titolo Foibe 10 Febbraio 2008, con immagini e didascalie
commoventi accompagnate da musiche toccanti.
Di rimando il prof. Dicuonzo ha
donato alla scuola il gagliardetto
dell’ANVGD-Delegazione di BarlettaAndria-Trani e la pubblicazione del
Giorno del Ricordo 2007 a cura della
FEDESULI e dell’ANVGD con allegato il
video parte integrante della pubblicazione relativo all’inaugurazione del
nuovo monumento della foiba di Basovizza.
COMITATO DI BOLOGNA
Sono state numerose in Emilia
Romagna le manifestazioni in occa-
sione del Giorno del Ricordo. A Bologna, nella mattina di domenica 10 febbraio, a cura del Comitato felsineo presieduto da Marino Segnan, ha avuto
luogo la cerimonia di intitolazione di
una di una rotatoria stradale, localizzata nel Quartiere Navile tra le vie
Cristoforo Colombo e via del Trebbo,
al confine col Comune di Castelmaggiore, ai «Martiri delle foibe»; la significativa manifestazione si è svolta con
la partecipazione di numerose autorità civili, militari e religiose. Erano fra
gli altri presenti: il vicesindaco di Bologna Adriana Scaramuzzino, mons.
Lino Goriup, vicario episcopale della
cultura e della comunicazione della
Arcidiocesi di Bologna, il vicepresidente del Consiglio provinciale di
Bologna Giuseppe Sabbioni, il presidente del Quartiere Navile Claudio
Mazzanti, con la presenza del Gonfalone della Città di Bologna, la Fanfara
dei Bersaglieri in congedo di Modena
ed i labari delle associazioni combattentistiche e d’arma. Da segnalare la
presenza di numerosi esuli organizzati
nell’ANVGD di Bologna.
La manifestazione si è aperta con
l’Inno di Mameli e il Silenzio; allo
scoprimento della insegna hanno proceduto il vicesindaco di Bologna
Adriana Scaramuzzino ed il presidente ANVGD Segnan; la preghiera in memoria dei martiri e dei caduti è stata
letta da mons. Goriup, figlio di esuli
dall’Istria. Successivamente in rappresentanza degli esuli è stata deposta una
corona in memoria delle Vittime delle
Foibe; la commovente cerimonia si è
conclusa al suono del Va’ pensiero che
la Fanfara dei Bersaglieri in congedo
di Modena ha suonato in maniera
mirabile.
«Dunque – commenta Segnan – il
Giorno del Ricordo a Bologna e provincia ha fatto il pieno. Iniziato con
una conferenza il giorno 2 febbraio, e
inaugurato una discutibile mostra in
un paesino del primo appennino, dove
lo zoccolo duro non cessa di esistere.
Abbiamo partecipato a n. 6 Consigli Comunali, quattro conferenze,
due mostre, 1 consiglio provinciale, 7
scuole, e n. 3 cerimonie, se sembra
poco, bisogna anche capire in che
Regione si lavora. Non sono le sole
iniziative che ci hanno visti protagonisti, perché il nostro impegno continuerà in altri incontri con le scuole e
Comuni anche nei prossimi mesi, dato
che non tutte scuole, hanno iniziato a
parlare della storia della Seconda guerra mondiale.
Nonostante il nostro Presidente
della Repubblica abbia preso una posizione importante soprattutto se riferita ai silenzi di certa sinistra, alcuni
ambienti legati alla Resistenza e
all’ANPI continuano a mantenere un’atteggiamento fazioso.
Il sindaco di Bologna, invece, ha
voluto essere presente con il Gonfalone della Città e nella giornata altre due
volte ci ha accompagnato nella nostre cerimonie. Inoltre la presenza pure
del presidente della Giunta Regionale
Marzo 2008
7
DIFESA ADRIATICA
dai comitati
e il relativo Gonfalone nella nostra
canonica cerimonia. Da aggiungere
negli stradari nazionali che anche Bologna ha una rotonda stradale intitolata ai “Martiri delle Foibe”: se vi sembra poco! Poi pensare di avere presenti
circa trecento persone nella commemorazione e alla consegna da parte
del viceprefetto vicario dott. Matteo
Piantedosi della decorazione al sig.
Antonio Curkovic, figlio di un Infoibato. Anche Rai Tre regionale ha dedicato diversi servizi, così come la carta
stampata».
COMITATO DI GORIZIA
Un richiamo forte, esplicito, contro ogni forma di negazionismo, per
ribadire ancora una volta che soltanto
il riconoscimento delle tragedie del
passato può aprire la strada a un futuro autenticamente comune nella nuova Europa. Questo il forte messaggio
di Rodolfo Ziberna, presidente provinciale ANVGD, alla cerimonia del 10
Febbraio svoltasi a Gorizia, nella cornice dell’auditorium di via Roma, che
rientrava nel calendario di iniziative
preparato per l’occasione.
Un lungo intervento, quello di
Ziberna, che ha voluto spaziare dalle
testimonianze degli esuli alle critiche
verso chi – tutt’oggi – non intende riconoscere il dramma vissuto dai 350
mila italiani costretti a lasciare le proprie terre per poter continuare a essere e a sentirsi italiani e dalle vittime
delle deportazioni nell’ex Jugoslavia
che trovarono invece una morte atroce nelle foibe.
«Non è ammissibile – ha affermato Ziberna – che chi vuole entrare nell’Unione Europea non voglia ancora
riconoscere che quella subita dagli italiani giuliani e istriano-dalmati fu una
forma di pulizia etnica». Ziberna si è
rivolto naturalmente anche al contesto italiano: «Così come nessuno può
permettersi di non riconoscere le violenze del fascismo – il concetto delineato dal presidente dell’ANVGD – non
sono più tollerabili coloro che giustificano le foibe sulla base di quelle violenze. Per anni le foibe e l’esodo sono
stati usati come una bandiera dalla
destra e considerate un tabù dalla sinistra. Adesso speriamo che l’istituzione votata in Parlamento da centro-destra e centro-sinistra del Giorno del
Ricordo possa far segnare un effettivo
superamento».
Tornando all’esodo, Ziberna, che
ha aperto il proprio intervento leggendo una commovente testimonianza di
Bologna, 10 febbraio, un momento della cerimonia
di inaugurazione della Rotonda Martiri delle Foibe
Guido Miglia datata 10 febbraio 1947,
ha anche ricordato l’accoglienza spesso tutt’altro che benevola ricevuta dagli esuli: «Certa Italia li accettò malvolentieri, li considerava fascisti perché
volevano fuggire dal paradiso comunista».
Drammi tuttora misconosciuti e
ignorati anche in buona parte d’Italia
e la cui memoria invece continua a
essere viva a Gorizia, perpetuata dai
familiari delle vittime delle deportazioni, dagli esuli, dai parenti degli
esuli, ma anche dai goriziani che pure
non provarono sulla pelle propria o
dei propri cari quelle tragedie, ma che
da sessant’anni condividono la consapevolezza di quanto avvenne allora.
È arrivato il momento di mettere
da parte tutti i rancori, ma i familiari
dei deportati chiedono di sapere dove
si trovano i resti dei propri cari. La speranza di entrare in possesso della documentazione necessaria ad avere
qualche indicazione utile in più è stata manifestata da Clara Morassi Stanta,
presidente del Comitato dei familiari
dei deportati goriziani, in occasione
della deposizione di corone e omaggi
floreali al lapidario del parco della
Rimembranza. La presidente del Comitato ha poi espresso l’auspicio che
la tanto attesa documentazione possa
essere fornita, ribadendo la volontà di
non arrendersi.
Oltre a numerosi cittadini, alla cerimonia sono intervenute le autorità
civili e militari di Gorizia, tra cui il sindaco, Ettore Romoli, che ha accompagnato Clara Morassi Stanta verso il
lapidario, il vicesindaco, Fabio Gentile, il consigliere regionale Gaetano
Valenti, il presidente del Consiglio Provinciale, Alessandro Fabbro, e l’ex primo cittadino, Vittorio Brancati.
A seguire, un altro omaggio floreale
è stato portato in Questura, precisamente alla targa dedicata ai deportati
della Polizia. Per iniziativa del Comune e dell’ANVGD, altre corone sono state
deposte alla statua bronzea di Cesare
Augusto collocata in largo Martiri delle Foibe, all’incrocio tra via Roma e
via Marconi.
Il presidente provinciale Ziberna ha
brevemente ricordato la storia del
monumento: «Il Giorno del Ricordo è
fatto di memoria, ma anche di momenti simbolici, come la deposizione di
corone alla statua di Cesare Augusto.
Questa fino a sessant’anni fa si trovava a Pola, davanti all’arena, ed è stata
portata a Gorizia dagli esuli sulla
motonave Toscana». Nella seconda
parte della manifestazione, alla quale
hanno presenziato le maggiori autorità cittadine, dal prefetto De Lorenzo
al vicesindaco Gentile, dal comandante della “Pozzuolo” Godio ai rappresentanti delle Forze dell’ordine, c’è stato spazio per il concerto del “Mitteleuropa ensemble chamber quartet” di
Mario Fragiacomo con componimenti
tradizionali dell’area istroveneta rivisitate in un’ottica jazzistica e con testi
poetici.
(rtg)
(da www.arcipelagoadriatico.it)
COMITATO DI LATINA
Grande cornice di pubblico per il
Giorno del Ricordo, evento organizzato dal Comune e la Provincia di Latina, la Fondazione Palazzo della Cultura, la Prefettura e l’ANVGD pontina
presieduta dall’infaticabile Benito
Pavazza per ricordare e meditare sulle
Foibe e raccontare alle giovani generazioni la tragedia vissuta dal popolo
italiano.
Dopo la S. Messa presso la parrocchia Immacolata di Latina e l’omaggio al Monumento dei Martiri delle
Foibe, è stato proiettato, presso il Teatro D’Annunzio, il film «Per ricorda-
Latina,da sin. il presidente del Comitato Benito Pavazza,
la bandiera associativa e il vicepresidente Musco
Bologna, la Fanfara dei Bersaglieri in congedo di Modena
che ha accompagnato mirabilmente le cerimonie
Il sindaco Cofferati, intervenuto alle cerimonie del Comitato A NVGD
La posa della corona di alloro del Comune di Latina da parte del sindaco Zaccheo
8
DIFESA ADRIATICA
dai comitati
re», una dura ed efficace testimonianza su cosa siano state le Foibe e le violenze subite dagli italiani. Ha presentato il giornalista RAI Roberto Olla.
Numerose le scuole medie e superiori che hanno preso parte all’evento.
«È fondamentale - ha affermato il
sindaco di Latina, Vincenzo Zaccheo
- che le giovani generazioni conoscano una delle piaghe più toccanti e
poco conosciute della nostra storia
recente. L’esodo di 350mila italiani e
la morte violenta di migliaia di persone è una realtà che finalmente restituiamo ai libri di storia. Sono felicissimo
della sinergia che si sta istaurando tra
istituzioni e la presenza del prefetto
dimostra che c’è la volontà da parte
delle massime cariche dello Stato di
avvicinarsi ai giovani e di far conoscere loro gli aspetti più toccanti del nostro passato».
Il sindaco ha anche annunciato la
volontà di istituzionalizzare questi due
momenti, il Giorno del Ricordo e la
Giornata della Memoria, attraverso un
atto deliberativo che impegna l’Amministrazione comunale ad organizzare annualmente eventi di coinvolgimento delle scuole e in generale
dei giovani.
«Giornata riuscitissima, - ha detto
il prefetto, Bruno Frattasi - ho notato
una grande attenzione da parte degli
studenti i quali hanno partecipato in
maniera massiccia. Abbiamo assistito
ad un documentario molto toccante,
le testimonianze ascoltate non possono che avvalorare la tesi di diffondere
il più possibile una pagina di storia
ancora poco conosciuta».
«Siamo soddisfatti per come la città e soprattutto le scuole hanno risposto a questo evento - ha affermato
Maurizio Galardo - Sono esperienze
di altissimo livello che formano le coscienze delle nuove generazioni, sia a
livello storico che spirituale. Come
Fondazione, siamo orgogliosi che ini-
ziative del genere trovino un così grande riscontro».
Non dimentichiamo quegli anni
terribili».
COMITATO
DI PORDENONE
COMITATO DI SASSARI
«Siamo fieri di essere italiani nati
in Istria, Dalmazia, Fiume: gli uffici dell’anagrafe rispettino i nomi delle nostre città, sulla carta d’identità. Siamo
esuli nati a Cittanova d’Istria, a
Dignano d’Istria, a Parenzo non a
Novigrad, Vodnjan e Porec».
L’orgoglio patrio e l’appello nel
Giorno del Ricordo 2008 sono stati
intrecciati da Silvano Varin, presidente provinciale ANVGD nella sede della
Provincia a Pordenone. Con le associazioni cavalieri ANIOC, l’Istituto del
Nastro Azzurro e le autorità, ha celebrato la memoria storica senza omissis.
Al suo fianco, i rappresentanti di mille
328 famiglie di esuli nella Destra
Tagliamento, espulse 60 anni fa dal
regime dell’ex Jugoslavia.
Una storia drammatica di fatti che
il presidente Napolitano definì, nel
2007 «pulizia etnica nella congiura del
silenzio». Ricordi dolorosi e commoventi nell’edizione 2008: «È di tutti la
memoria sugli orrori delle foibe e dell’esodo di istriani, fiumani e dalmati
nel secondo Dopoguerra, consumati
sul confine orientale del Friuli - ha ribadito il presidente del consiglio provinciale Antonio Sartori di Borgoricco,
deponendo una corona di alloro -.
L’impegno della Provincia è per diffondere nelle scuole la storia di tutti i
fatti del Novecento».
Il secolo breve rubrica l’esodo forzato, dalle loro terre di istriani, fiumani,
dalmati dopo il trattato di Parigi siglato
il 10 febbraio 1947.
«Una tragedia collettiva che ha
colpito anche la mia famiglia - ha ricordato Varin -. Il cugino di mio padre, Giuseppe, è stato massacrato fuori
dall’osteria a colpi di pietre, a Cittanuova d’Istria, dai titini».
Il presidente degli esuli ha ricordando i 90 anni dalla fine del primo
conflitto mondiale. «Una ricorrenza
importante - ha detto -. La prima guerra mondiale ha concluso il Risorgimento italiano, nel 1918 con l’annessione
dell’Istria e Dalmazia che abbiamo,
poi, perdute».
Perduti anche i patrimoni famigliari: «Siamo arrivate a Pordenone nel
1949 - hanno raccontato Lina Gallessi
e Graziella Damiani, ex-maestre -.
Abbiamo visto scomparire nelle foibe
un amico, Dino Ferrara, di 17 anni.
L’intervento del sindaco
di Alghero Marco Tedde
sul Giorno del Ricordo:
«Una pagina tremenda
della storia patria»
«Il Giorno del Ricordo, 10 febbraio, una data da non dimenticare, una
pagina tremenda della storia patria. [...]
Nei giorni immediatamente successivi all’armistizio di Cassibile, firmato nel
settembre del 1943 tra il Regno d’Italia e le forze alleate, ebbero inizio gli
eccidi e gli stermini dei cittadini italiani residenti nella penisola istriana, una
persecuzione in quella terra di nessuno che ebbe a determinare l’esodo che
allontanò gli italiani residenti in Istria,
Fiume e Dalmazia.
Migliaia di cittadini italiani, costretti
all’esodo, cercarono asilo in tutte le
parti del mondo allacciando rapporti
con nuove comunità.
Possiamo dire con orgoglio che la
comunità algherese, assieme alle famiglie di coloni dell’Ente Ferrarese di
Colonizzazione, già residenti ad
Alghero sin dagli anni ‘30 del secolo
scorso, così distanti nella cultura e nelle
tradizioni da quella degli esuli, seppero accogliere, con solidarietà e spirito
di cooperazione, i profughi di allora
creando le basi affinché le tre etnie
potessero convivere e collaborare proficuamente per lo sviluppo economico di un’area da poco bonificata ponendo a disposizione le proprie professionalità e conoscenze per far prosperare quest’area della Nurra algherese e per condurla, come è sotto gli
occhi di tutti, verso un radicale cambiamento: da economia prettamente
agricola e di allevamento ad economia mista, dove il terziario, ed in questo caso terziario significa servizi al
turismo, hanno portato il nome di
Alghero, di Fertilia, di Maristella, di
Santa Maria la Palma a diffondersi in
tutto il mondo non solo per la ospitale
accoglienza che riserva ai suoi
vacanzieri ma anche per gli eccellenti
prodotti che provengono dalla sua terra.
Oggi, 10 febbraio 2008, ricordando il sacrificio di queste donne e di
questi uomini, figli di una terra comune, vogliamo celebrare anche la cultura della vita contro la sua negazione
partecipando uniti alle celebrazioni
volute, anche quest’anno, dal Comitato provinciale della Associazione
Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Lo facciamo per perseguire il dovere
della memoria affidando alle nuove generazioni il messaggio di pace che non
è soltanto una scelta ideologica ma soprattutto una ineluttabile necessità per
la sopravvivenza del mondo».
Il sindaco di Latina,
Vincenzo Zaccheo,
in un momento
della cerimonia
davanti
al monumento all’esodo
e alle vittime
delle Foibe
nel capoluogo pontino
Marzo 2008
Notizie flash dall’Italia
Terni. La sala della Presidenza del Consiglio provinciale di Terni
è stata intitolata alle Vittime delle Foibe e un’apposita targa testimonia questa iniziativa. Lo ha comunicato il Presidente dell’Assemblea
di Palazzo Bazzani, Giuseppe Ricci, il 6 marzo in apertura dei lavori
del Consiglio, sottolineando che «con questo atto si è dato concretamente seguito alla volontà di rendere omaggio a questi martiri, caduti in nome della libertà e della loro italianità. A seguito di questa
iniziativa - ha proseguito lo stesso Ricci - la Società di Studi Fiumani
ha fatto dono al Consiglio provinciale di una serie di pubblicazioni
molto interessanti e della medaglia “Omaggio a Fiume”, invitando i
Consiglieri a fare visita alla sede della Società».
Firenze. Approvata all’unanimità alla Provincia di Firenze, la mozione di A N, emendata dal gruppo del Partito Democratico sul Complesso di Sant’Orsola e sulla possibilità di realizzare un “Museo del
Ricordo”.
La mozione impegna la Giunta ad approfondire la conoscenza
delle circostanze che portarono il Complesso di Sant’Orsola ad ospitare molti italiani esuli dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia
nel secondo dopoguerra e, in conseguenza a ciò, di ricordare adeguatamente tali circostanze, anche con una targa ricordo.
Ricordiamo che agli anni trascorsi nel Sant’Orsola è dedicato il
libro autobiografico di Myriam Andreatini Sfilli, Delegata ANVGD per
il capoluogo toscano, Flash di una giovinezza vissuta tra i cartoni. La
nostra Delegata ha ovviamente seguito da vicino e a lungo l’iter della mozione, sino alla sua approvazione.
Sarà inoltre valutata, una volta stabilità la destinazione d’uso principale del complesso di Sant’Orsola, la possibilità di realizzare all’interno della struttura un “Museo del Ricordo”, inerente le vicende
dell’esodo dei cittadini italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.
(Fonte Nadia Fondelli)
Taranto. La città avrà una via intitolata alle Vittime delle Foibe. Lo
ha deliberato il 28 febbraio il consiglio comunale, che ha approvato
con la sola astensione del consigliere Voccoli (Rifondazione), la proposta presentata da Gianpaolo Vietri, il quale ha anche suggerito di
celebrare un convegno su quest’altra pagina buia della storia. A sorpresa in aula era presente il presidente dell’ADES, Pietro Luigi Crasti.
Questi ha auspicato una «discussione serena al di là delle appartenenze» ed ha riconosciuto la grande ospitalità che i pugliesi hanno
offerto ai profughi istriani. Ma proprio la ricostruzione fatta da Crasti
non è piaciuta a Voccoli, che ha tacciato Crasti di faziosità. Il
capogruppo di Rifondazione ha però riconosciuto, bontà sua, la necessità di «utilizzare queste tragiche vicende per impedire che si
ripetano».
Sul filo dell’emozione l’intervento di Gabriele Pugliese (Verdi),
che ha raccontato di appartenere ad una famiglia di origine dalmate
che ha pagato un prezzo salato alle tragedie della guerra. L’esponente della Sinistra Arcobaleno si è complimentato con Vietri per l’iniziativa.
Capriulo (PD) ha in insistito sulla necessità di superare le divisioni, ma di conservare i valori fondanti della Resistenza. In questo clima di riappacificazione, Eugenio Introcaso (PDL) ha garantito l’impegno del centrodestra per dare eguale riconoscimento proprio a chi
ha combattuto per la Resistenza a prezzo della vita.
(fonte “Taranto Sera”, 29 febbraio)
Pesaro. In occasione del Giorno del Ricordo, il Comune di Pesaro
ha concesso la Cittadinanza Benemerita a 64 Esuli residenti nella
città marchigiana. La consegna è avvenuta durante una toccante cerimonia, nella quale sono stati ricordati gli altri centinaia già residenti a Pesaro e oramai scomparsi.
La motivazione dell’attestato di Cittadinanza Benemerita ricevuto da ogni singolo Esule recita: «negli anni 1945-1950, in conseguenza delle vicende belliche e post belliche riguardanti le zone di
confine tra Italia e Jugoslavia e delle vessazioni messe in atto verso
gli italiani residenti in quelle zone, fu costretto ad abbandonare la
propria terra, i propri beni materiali ed i propri affetti ed a rifugiarsi
in altre zone della Patria italiana. Dopo un doloroso viaggio approdò
a Pesaro dove trovò accoglienza e dove sviluppò il proprio progetto
di lavoro e di vita diventando cittadino operoso e partecipe della
nostra città. Nel Giorno del Ricordo 2008, a nome della città.
Il sindaco Luca Ceriscioli
Il presidente del Consiglio Comunale Gerardo Coraducci».
Gli Esuli insigniti della Cittadinanza Benemerita, capitanati dal
presidente ANVGD di Pesaro Eugenio Vagnini, sono:
Italo Fabiano e Luciano Anelli, Eleonora Sarich, Silveria Apostoli,
Arnaldo ed Ennio Baffo, Grazia e Giuliana Bontempi, Gisella ed Emilio Camponi, Angelo Centis, Giorgio e Livio Kokich, Maria Luisa
Concina, Stefano e Anna Damiani, Mario Deghenghi, Villi Enrico
Drioli, Diego De Caneva, Gino Ercolessi, Maria Persich, Caterina
Felici, Giovanni ed Eleonora ed Anna Fucci, Claudio Gasparini,
Mattea Gazich, Giorgio e Liliana Guidi, Luigi e Laura Herscak, Antonio e Bruno La Volpicella, Flavio e Walter Mancini, Umberto e Orazio Marsano, Boris Martinovich, Franco e Sergio Pagnetti, Paola
Pescara, Loredana Pucci, Giovanni Ritossa, Maria Regina e Alba Maria
Sala, Igea e Falco e Ardeo Santin, Grazie e Marisa e Iolanda Stella,
Milena Salomone Trolis, Giancarlo Sthor, Marco Gustavo e Maria
Lena Tamino, Lidia Treleani, Marcella Piccinini, Liliana Spaggiaro,
Giovanni Varisco.
F.R.
Marzo 2008
Questa rubrica riporta:
- le elargizioni a “Difesa Adriatica”
di importo superiore all’abbonamento ordinario;
- le elargizioni dirette alla Sede nazionale ANVGD;
- eventuali elargizioni di altra natura;
- gli abbonamenti ordinari sottoscritti a “Difesa Adriatica”;
All’interno di ogni gruppo, i nominativi sono elencati in ordine alfabetico. In rispetto della normativa sulla
privacy non vengono citate le località
di residenza degli offerenti. Ringraziamo da queste pagine tutti coloro che,
con il loro riconoscimento, ci inviano
il segno del loro apprezzamento e del
loro sostegno. Le offerte qui indicate
non comprendono le elargizioni ricevute dai singoli Comitati provinciali
dell’ANVGD.
ABBONAMENTI
CON ELARGIZIONI
A “DIFESA ADRIATICA”
(ccp 32888000)
Le elargizioni si concentrano maggiormente tra fine e inizio anno, in
occasione del rinnovo dell’abbonamento. L’elenco comprende gli abbonati sostenitori o che hanno versato
comunque una quota maggiore dell’ordinario.
NOVEMBRE (continua) Corelli
Antonio € 50, Varin Silvano € 100.
DICEMBRE Allazetta Annalisa €
50, ANVGD Trieste € 50, Anzalone Fabrizio € 50, Barich Elisabetta € 50,
Belletich Albino € 100 in ricordo della madre Benci Marina nel cimitero di
Voloska (Fiume), Beltrame Dario € 60,
Benco Rita Baffico € 35, Berna Nerone € 100 in memoria della moglie
Aurora Mauri, Bianchi Mario € 50,
Bommarco Gabriella € 50, Borrione
Tilde € 50, Bradini Giovanni € 50,
Brajac Renzullo Nerina € 50, Bravarich Emilia € 50, Breccia Ornella
€ 50, Briata Walter € 50 auguri a Donati Ulisse e agli amici che vanno con
lui a Zara a maggio e novembre da
venti anni, Campanacci Laura € 50
in memoria dei nonni TarabocchiGoldanich, Capialbi Maria € 50, Cherubini Severino € 50, Coana Rossi
Maria € 50, Codan Sirna Mafalda €
50, Codecasa Maria Silvia € 50,
Colagrande Emidio € 50, Colavalle
Luigi € 50, Colombo Licia € 50, Coloni Fides € 50, Copetti Anna Maria
€ 50, Corda Edwin e Paolo € 50,
Creglia Maria € 50, Cretich Kucich
Fernanda € 50, Cursi Claudio € 50,
D’Antignana Guido € 50, Decastello
Natalina € 50 per ricordare il marito
Mario, de Facchinetti Michele € 50,
De Felice Petronilla € 40 nel 6.anniversario della perdita del marito Furio
Luzzarich con immutato affetto, De
Franceschi Licia € 50, de Petris
Giannella € 50, Descovich Serena €
50, Devescovi Nereo € 50, Di Blasi
Corrado € 50, Di Maddalena Maria
Pia € 50, Di Re Carlo € 50, Diviacco
Maria € 100, Dolenz Erica € 60,
Dominis M. Rosaria € 50, Falchi Paolo € 60, Falcone Fulvio € 50, Faraguna
Lina € 50, Felluga Bruno € 50 in memoria dei genitori Bruno Benedetto e
Antonia Maria e ricordando Padre
Flaminio Rocchi, Fioretti Fioretto € 50,
Fonda Amalia € 35, Fonda Fabio €
50, Fornasari Claudio € 60, Gabrio
Gabriele € 50, Gagliano Epifania €
50, Gaiero Giuseppina € 50, Gelci
Italo € 40, Gherdovich Antonio € 50,
Giachin Fabio € 50, Giacometti Maria € 50, Gigante Dino € 50, Giuricich
Traverso Lilia € 50, Grego Laura € 50
in memoria dei genitori Albino e Maria Grego della nonna Benvenuta
Tessaris e della zia Vevea Boico,
Gregorat Lapanje Rellina € 50, Grion
Massimo € 50, Guarneri Raffaele 50,
Korwin Eugenio € 50, Lanfredi
Annamaria € 50, Lanzi Darcy € 50,
Legovich Antonia € 50, Leva Marina
9
DIFESA ADRIATICA
ELARGIZIONI E ABBONAMENTI
€ 50, Lonza Tullio € 50, Martini Giovanni € 50, Martinovich Valnea € 35,
Mattiazzi Orietta € 50, Mattossovich
Nives € 60, Menesini Domenico €
50, Mestrovich Ferruccio € 50, Miani
Marino € 50, Milli Maria € 50, Millich
Enzo € 50, Miotti Diego € 50, Mitton
Giuliano € 35, Monastero San Daniele € 50, Moro Bedendo Mirta €
100, Musich Francesca € 40 in memoria di Caterina Musich, Neumann
Eugenio € 50, Orel Maria Tea € 50,
Palaziol Antonio € 50, Paulovich Rita
€ 50, Peressini Franco € 50, Perich
Ferrari Lucia € 40, Perusco Vittoria €
50, Petrani Pauletich Paolo € 50, Petris
Giovanni € 50, Piutti Antonino € 35,
Pizzinat Giovanni € 50, Poliaghi Aldo
€ 50, Polo Leda € 50, Prettegiani sorelle € 50, Rabar Flavio € 50, Racunic
Maria € 40, Radessich Giovanni,
Radillo Battiglia Maria € 50, Rocconi
Corrado € 75, Roma Ciarmatori Gabriella € 40, Ruggeri Paola € 50, Russo Rosalia € 50, Saitz Franco € 35,
Sala Claudio € 50, Sandrin Ervino €
50, Saule Rea Caterina € 100,
Schvarcz Giulio € 50, Scodnik Renata
€ 40, Scomersich Ester € 35, Scopazzi
Carobella Nerina € 35, Sigovini Fabio € 50, Sirotich Silvio € 50, Smaila
Franco € 50, Smaniotto Giuseppina
€ 50, Sotte Francesco € 50, Spangher
Garisenda € 60, Staffetta Nunzia €
50 in memoria di Rolando Staffetta (la
famiglia), Stelli Guido € 50, Stocovic
MicheliVilma € 50, Teja Salvatore fam.
€ 50, Tesi Liliana € 50, Tiblias Cottini
Anna € 50, Tomasich Arge € 80 in
memoria di Padre Rocchi, Tomasich
Miro € 50, Tomassoni Eleuterio € 50,
Tomissich Egle € 50, Tomissich Odette
€ 50, Tossi Emo € 50, Tosti Maria ed
Eufemia € 80 in memoria dei genitori
e della sorella Romana, Tuffolin Giuliano € 40, Turrin Angelo € 50,
Uratoriu Manola € 35, Verbi Aldo €
50, Verhovec Paolo € 50, Vernier
Dario € 50, Vizchich Amina € 100,
Vlahov Romano € 50, Voivoda Nadia
€ 40, Volpi Silvia € 50, Wanke Enzo
€ 50, Zahtila Silvano € 50, Zanfabro
Livia € 50, Zozzoli Recanati Ivonne
€ 50, Zvietich Benito € 60.
ELARGIZIONI
ALLA SEDE NAZIONALE ANVGD
(ccp 52691003)
Dicembre L.C. € 300.
ELARGIZIONI PRO CLAUDIO D.
(ccp 52691003)
Elenchiamo le offerte pervenute
dopo il nostro appello in favore di
Claudio D. (“Difesa Adriatica” di luglio), nativo di Pola e in precarie condizioni a Roma, dove vive in un centro di accoglienza. I dettagli dell’iniziativa sono contenuti nel nostro numero del luglio scorso. Chi volesse far
pervenire delle offerte può versare la
somma che ritiene opportuna sul conto
corrente postale 52691003 intestato
Associazione Nazionale Venezia
Giulia e Dalmazia-Roma, indicando
nella causale “pro Claudio”.
Dicembre A.B. € 35.
ELARGIZIONI PRO IOLANDA (ccp
52691003)
Elenchiamo le offerte in favore di
Iolanda (“Difesa Adriatica” di novembre), zaratina 79enne residente a
Vercelli e che desidera rivedere la sua
città natale, mai più visitata dopo l’esodo. Con la pensione minima non può
permettersi questo viaggio. Le somme
raccolte saranno destinate ad organizzarle un breve viaggio a Zara, così da
realizzare questo piccolo sogno.
Chi volesse far pervenire delle offerte può versare la somma che ritiene
opportuna sul conto corrente postale
52691003 intestato Associazione Na-
zionale Venezia Giulia e DalmaziaRoma, indicando nella causale “pro
Iolanda”.
Dicembre C.T. € 10.
ABBONAMENTI ORDINARI
A “DIFESA ADRIATICA”
(ccp 32888000)
Il rinnovo degli abbonamenti si
concentra maggiormente tra fine e inizio anno, quando i lettori ricevono
insieme al giornale il bollettino postale precompilato. L’elenco comprende
solo coloro che hanno versato la quota ordinaria di abbonamento.
NOVEMBRE (continua) Gaspardis
Franco Enrico, Giacca Bruno, Gliubich
Giovanna, Laruccia Antonio, Milani
Daniela, Niero Marco, Ranno Rossana, Sponza Palmira, Urbas Claudia,
Velicogna Giovanni.
DICEMBRE Albanese Maria
Antonia, Alessio Nerina, Almerigogna
Rolando, Amerini Luciano, Angeli Fausto, Anticaglia Giancarlo, ANVGD
Como, ANVGD Livorno, Arban Giuliano, Asta Flavio, Asto Gambato Italina,
Babich Maria, Baboni Attilio, Bacci
Mirta, Bacich Riccardo, Badalig
Fiorenza, Banchieri Gasparini Iole,
Barbieri Antonio, Baretich Erica, Bartoli
Marinella, Bascelli Zita, Bassi Varna,
Battaglia Eugenio, Battara Giovanni,
Battellino Ida, Battestin Paolo, Battigelli
Luigi, Battistini Marisa, Baudisch Marchese M. Regina, Baxa Francesca Romana, Belich Spiridione, Bellani Egli,
Bellasich Ghersi Alda, Belussi Francesco, Bencich Giovanni, Bencich Luciano, Benedetti Giovanni, Benedetti
Marino, Bellini Gigliola, Beltrame
Dario, Benetti Bruno, Benussi Gianluigi, Benvenuti Poglianich Maria,
Berghini Leo, Bernardi Teodoro, Berné
Alice, Bernes Ennio, Bernes Tullio,
Bernobich Giovanni, Biagini Cecilia,
Biasi Guido, Biasiol Francesca, Bietti
Romano, Bilucaglia Iris, Binaghi Tullio,
Bittner Carmen, Boccassin Bruno,
Boccassin Elena, Boch Antonio, Boico
Saccomandi Rita, Bommarco Giulio,
Bommarco Stefani Giovanna, Bonan
Giuseppina, Bonaparte Maria, Bonti
Sergio, Borella Luciano, Bordonaro
Laura, Borsatti Carolina ved. Marzin,
Bosich Vassilio, Bosio Mario, Bossi
Bruna, Bosusco Arnaldo, Botterini
Ruggero, Bradamante Attilio, Bradamante Marisa, Bradini Renato,
Brakus Vincenzo, Branchetta Giuliana, Brandolin Attilio, Brautti Lia, Breccia Guerrino, Brenco Bruno, Brescak
Gabriele, Brunner Dalla Palma Elisabetta, Bruno Anna Maria, Brussi Laura, Bulli Vincenzo, Bunicci Francesco,
Burburan Marco Matteo, Bussi Giancarlo, Buttignoni Arianna, Cagner Elsa,
Calcagno Mario, Calzolari Giancarlo,
Canaletti Causin Fiorella, Canali Alba
Silvana, Canneti Gregorio, Canova
Giulio, Capadura Alcide Angela,
Capolicchio Adelma, Cappelletti Dino,
Capudi Auro, Carcich Gasparina,
Carra Bruno, Carron Bernardino,
Casalaz Aldo, Casalaz Vito, Cassani
Giovanna, Castelletti Petronio Nerella,
Cattalinich Ines, Cattich Luciana,
Cattunar Giovanni, Caucci Nevio,
Cehic Angelo, Cergna Roberto,
Cergnul Azaleo, Cervino Lorenzo,
Cherin Corrado, Chersich Piergiorgio,
ChialichValeriano, Chirizzi Gino Giovanni, Ciampani Giorgio, Ciceran Bruno, Cielo Gianna Maria, Cioccoloni
Massimo, Cipolla Ruggero, Cipracca
Gianni, Cirri Umberto, Clapci Piccoli
Nevia, Codecasa Alberto, Codellia Pietro, Colbasso Francesco, Coludrovich
Anna, Comin Berto Wilma, Condotta
Nerino, Conte De Falco Ester, Contento Egidio, Corelli Marino, Corenich
Renato, Corsi Enrico, Cosulich Alfredo, Cosulich Gilberto, Covam Giorgio, Covassi Simone, Cozza Arrigo,
Crocetti Anita, Crosara Liliana Enzo,
Crusi Maria, Cucchi Aldo, Cudin
Liliana, Cucca Giancamillo, Curatolo
Federighi Valnea, Dalbertis Silvi
Ermelinda, Damiani Arianna, D’Ancona Anna Maria, D’Andre Mario,
D’Augusta Perna Vittorio, D’Augusta
Perna Umberto, De Bernardis Luciana,
Debrevi Tarcisio, De Carlo Annamaria,
de Denaro Guido, Degiovanni Marina, Delise Franco, Dellino Rezzi
Onda, Dell’Oste Paola, Del Sarto
Umberto, Del Treppo Liliana, Delzotto
Armando, De Marchi Maria Luisa,
Demarin Antonio, Demarin Mario, De
Nigris Gianguido, Depicolzuane Claudia, Deponte Giuseppe, Deste Lucio,
de Vidovich Franco, Diaco Silvana,
Diana Maria Grazia, Di Castri Linda,
Di Giorgi Loretta, Dinelli Franca,
Dinelli Glauco, Di Pasquale Diana, Di
Silvestri Giuliana, Diviacchi Anna
Maria, Doblanovich Vladimiro, Doldo
Mariangela, Doldo Teodora, Donaio
Livio, Dorigo Dora, Dorigo Giovanni,
Doz Giovanni, Dragogna Giorgio,
Drascich Adriana, Dujmovic Slava,
Dusman Mario, Falsetti Antonio,
Faraguna Ezio, Fatutta Claudia, Ferrara
Marisa, Ferretti Giovanna, Filipas
Annamaria, Fillich Rodolfo, Fioranti
Maria, Fiorentin Annamaria, Fiorentin
Graziella, Fiumani Volpini Daniela,
Floredan Adriano, Fonda Silvano, Fontana Casonato Miranda, Formentini
Michele, Fornasaro Vezzaro Renata,
Francisco Colaleo Livia, Franco Gino,
Funcis Dino, Gai Giovanna, Galimberti Nadia Giurina, Galli Elena,
Gammarino Eugenio, Garcovich Giorgio, Gardossi Aldo, Gasbarro Rodolfo,
Gaspardis Giovanni, Gaspari Licia ved.
Marini, Gayer Della Zonca Renata,
Gazzari Vanni, Geletti Mariella,
Gelleni Roberto, Ghersi Claudio,
Ghersi Maria, Ghersinich Walter,
Giacaz Clelia, Giachin Adelia, Gigliofiorito Armando, Giordani Giordano,
Giorgolo Quirino, Giovanelli Maria,
Giraldi Bergamo Rita, Giurini Mirella,
Giurissich Giovanni, Gnesda Lucia,
Gobbo Anita, Goich Antonio, Gorlato
Giorgio, Gospodnetich Paolo, Grabini
Roberto, Grilli Armando, Grubissa
Augusto, Handl Argentina, Hein
Margehrita, Hroncich Iacono Maria,
Justin Erio, Iannotta Tullia, Ianora Livia,
Incani Antonio, Iskra Giulio, Ivancich
Antonella, Ivanissevich Bianca, Ive
Sergio, Jugo Gina, Jurinich Salvatore,
Jurinovich Antonio, Kalebich Annamaria, Kiswarday Rezzara Lelia, König
Giorgio, La Terza Sergio, Laube Franco, Laureati Gianfranco, Lazzari Elda,
Lederer Cesare, Lenzovich Maria, Libè
Renato, Liceo Scientifico “Kennedy”,
Ligovich Diana, Liubicich Geja Elda,
Locatelli Tullio, Lombardi Franca,
Lombardi Signori Ernes, Lotzniker Silvio, Lucci Andrea, Luini Aurelia, Lulli
Lenardon Ester, Manca Astrid, Mandich Tiziano, Maniglio Rosanna,
Mansillo Annibale, Marabelli San-vincenti Alessandra, Maracich Lauro,
Marazzato Giovanni, Marchese Franca, Marieni Alfonso Giovanna, Marinaz Icilio, Marini Beatrice, Marocchi
Maria Antonia, Marpicati Guido, Marsich Giuseppe, Martini Gianfranco,
Martinoli Adriana, Martinoli Eugenio,
Martinoli Luisella, Massalin Elso, Massi
Giovanni, Matcovich Maria Grazia,
Mattel Albino, Matulich Aldo, Mariggioli Alessandro, Mariotto Italo, Martini
Maria Luisa, Massafra Teresa, Massarotto Sergio, Mattelli Sachs Carla,
Mattiazzi Mafalda, Mattiazzi Paola,
Matticchio Maria Grazia, Mattossovich
Adele, Mattossovich Nives, Matulich
Iolanda, Mauri Marina, Mauro Lea,
Mayer Montagner Dilva, Mazzon
Marisa, Mechis Elda, Meladossi Antonio, Menapace Babich Rina, Merzliak
Silvano, Mesnich Gasparina, Miancich
Giancarlo, Miglia Luigia, Milanese
Adriana, Miletti Vittorio, Minach Giovanni, Minissale Gianfranco, Missan
Anita, Mitton Ticozzi Maria, Mondì
Giovanni, Monfalcon Germana,
Montella Visintini Maria Bianca,
Moraro Mario, Moratto Carmela,
Moscheni Bruno, Musina Livio,
Nemes Giovanna, Nicolich Antonio,
Nicolich Sergio, Nidi Angela Mini,
Nimira Rita, Oberti Di Valnera Stella,
Obrovaz Ferdinanda, Odoni Dario,
Ognibene Ada, Orlovich Benito, Ortali
Luciano, Ostoni Gualtiero, Ostrini Bruna, Ottoli Nerina, Palaziol Pierina,
Paleologo Napolitano Cristina, Pancirolli Ezio, Paolini Ethel, Pasquali
Nevio Pietro, Patelli Andrea, Patelli
Ermanno, Pauletti Zappador Vilma,
Pellegrini Diviacco Giorgina, Pelli
Ennio, Peralti Alberto, Perinovich Anna,
Perovich Rinaldo, Persich Antonietta,
Persich Zagabria Maris, Persurich Aldo,
Petani Ennio, Petrani Edda, Petroni
Stelio, Petterin Nives, Piccitto Liliana,
Piccoli Giuliano, Pignatelli Schoenburg Anna Luisa, Pilla Antonio,
Pillepich Franco, Pinzin Gino, Pischiutta Ottavio, Pistan Maria, Piutti
Faustino, Pizzuti Elio, Pocorni Oreste,
Pollice Rocco, Poropat Guido, Prelez
Ediardo, Premuda Marson Maria Pia,
Prever Giampiero, Prodan Emilio, Puz
Miriam, Puzzer Alide, Quagliano Cenci Vittoria, Quaglierini Teodoro,
Radeticchio Nevia, Raggi Secondo,
Rallo Giampaolo, Rampon Francesco,
Rensi Tullio, Retta Guido, Ricci
Luciana, Rigo Gianna, Rismondo Franco, Rismondo Nidia, Rizzo Ernesto,
Rocchi Alfio, Rocco Lucilla San-vincenti, Rocco Renato, Rossi Imperia,
Rossi Dellamura Ginea, Rossi Sandali
Nerina, Rota Antonia, Rotelli Romeo
Manfredi, Rovis Silvano, Rubcich Giuliano, Russi Marisa, Sabadin Emilio,
Saggini Bruno, Saitti Cardone Nives,
Sandri Giovanni, Sandri Roberto,
Sanguinetti Bruna, Sannino Mario,
Sardo Silvana, Sau Silvio, Sauco
Gianfranco, Savorgnan Sylva, Sbona
Marinella, Sbrizzai Ines, Scarpa
Giancarlo, Scavello Ugo, Schiattino
Domizio, Schiavoni Marisa, Schlegl
Aurea, Scopinich Federico, Semprevivo Gabriele, Serdoz Laura, Sessa
Livio, Sestan Stelia, Silvino Giuseppe,
Simone Bandiera Delia, Sincich Claudio, Sincich Kregar Ileana, Smaila
Marina, Smaila Roberto, Smeraldi
Giosetta, Smillovich Pietro, Solari
Silvano, Sorich Ziliotto Lupo, Stanflin
M.Cristina, Stefani Cesare, Stepancich
Nives, Sterzi Barolo Angiolo, Stoja
Fiorella, Stroppolo Albertina Marini,
Stipcevich Bruno, Sudulich Mario,
Superina Basilio, Superina Pietro,
Susanich Emilio, Tabanelli Sergio,
Talatin Carlo, Talatin Edda, Tamaro
Claudio, Tecovich Antonio,Terdis Ezio,
Terdossi Claudio, Tisculer Alfredo, Tolja
Marlena, Tollardi Maria Ludovica,
Tommasi Gianfranco, Tomsic Vittorio,
Tonon Rolando, Toth Marcheluzzo
Ines, Trapani Ferruccio, Travan Bruno,
Trentini Ezio, Tripalo Ervino, Tuchtan
Novella, Ugussi Luciano, Ulivi Claudia, Uljanic Sergio, Unich Gianni,
Urbinati Eugenia,Valassi Balbi Aurelia,
Valdini Massimo, Valenta Giuseppe,
Valenta Luciano, Valle Ferruccio,
Vallery Paolo, Vallone Celio, Vardabasso Arturo, Vascotto Fabio,
Vellenich Silvana, Venutti Mario,
Vesnaver Franco, Vezzil Piercesare,
Vianelli Silvestro,Vianello Maria,Vidal
Maristella, Vidal Renato, Vidotto Maria Pia, Vidulich Nicoletta, Vigiak
Dario, Villio Vinicio, Vittorelli Alma,
Vittori Maria Cristina, Vladovich
Rodolfo,Voncina Marina, Zaccai Guido, Zanne Bruno, Zannini Franco,
Zerauschek Audace, Zerbo Antonietta,
Zevolich Giuseppe, Zimich Mario,
Zlobez Armida, Zucca Di Tommaso
Daniela, Zuccheri Antonio, Zuccoli
Onorato, Zupicich Marco.
10
DIFESA ADRIATICA
RASSEGNA
Questa Rassegna è dedicata interamente agli interventi sul Giorno del
Ricordo 2008 apparsi sulle principali
testate italiane. Per evidenti ragioni di
spazio dobbiamo riportare, di ciascun
articolo, soltanto alcuni estratti. La
pubblicazione di altri significativi articoli proseguirà naturalmente sui prossimi numeri di “Difesa”.
“Il Foglio”,
8 febbraio 2008
Fa male ricordare Fiume e Pola
eppure farebbe così bene
a ripensare Fiume e Pola
Siamo alla vigilia di un altro giorno. Quello del ricordo, domenica
prossima. E se già in occasione del ricorrere della Giornata della Memoria
qualcuno ha cominciato a sollevare il
dubbio che l’istituzionalizzazione e la
ritualità della scadenza finiscano, invece di tener vivo lo sdegno, il ricordo
cocente, la conoscenza dell’unicità
della Shoah, per ammorbidirne le immagini e le parole in una consuetudine, un obolo pagato non impegnativo
alla correttezza politica [...] un dubbio ancora peggiore e inavvertito scorre attorno al giorno che dovrebbe tenere vivo il ricordo delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.
Perché sembra quasi che la ricorrenza, stabilita nella primavera di quattro anni fa, abbia consentito al paese
di far la pace con il suo passato di silenzio e di distrazione, di sdebitarsi con
qualche modesto contributo a musei
e archivi, e a qualche gratuita onorificenza ai parenti delle vittime. E, debito assolto, ricordi chi vuole. Io non
credo che ricordare la tragedia delle
foibe e il dramma dell’esodo sia solo
un gesto tardivo di riconoscenza e di
riconoscimento a migliaia di scomparsi e migliaia di esuli. Certo, fa male
ricordare come vennero accolti quegli italiani che si erano accollati, involontariamente, tutto il peso delle colpe e degli sbagli della madrepatria. [...]
Ma farebbe bene ricordare, ancora oggi, nell’Italia dell’accoglienza e
del multiculturalismo, la vicenda di
quegli italiani stranieri in patria, che
con il solo aiuto di qualche villaggio
giuliano-dalmata seppero inserirsi, rifarsi una vita (almeno quelli che non
scelsero l’Australia o le Americhe), e
mantenere la propria identità tanto
cara quanto reietta. Gli unici a riconoscere il loro dramma erano i neofascisti, e il resto della politica anche di
questa solitudine gli fece una colpa,
un marchio supplementare.
L’Italia del dopoguerra aveva tutto
l’interesse di lustrare la Resistenza, che
ci faceva salire sul carro dei vincitori,
e a dimenticare le vittime che ci inchiodavano alla nostra storia di sconfitti. Ma di quei veleni è restato un sedimento. [...] Quante volte occorre
mettere sull’atroce bilancino della storia i mali dell’Italia occupatrice, i crimini compiuti nei Balcani, l’oppressione nazionalistica sugli slavi del
Carso e del Friuli, come se i mali dovessero sempre trovare una compensazione, un equilibrio perfetto che rende, alla fine, tutto uguale e indistinto.
E se ci si ricordasse, qualche volta, che
nelle foibe finirono anche i membri
del CLN, e che tra gli esuli c’erano anche i partigiani non comunisti? E se si
riandasse a quelle testimonianze e a
quei documenti che ci ricordano come
il primo obiettivo dei partigiani di Tito,
alla faccia della jugonostalgia, non
erano i fascisti su cui esercitare vendetta, ma proprio gli italiani democratici, o i semplici intellettuali di paese,
il maestro e il farmacista, e tutti coloro
che avrebbero potuto schiodare il tricolore dal passato di ingiustizie e di
sconfitte, e mettere in forse l’annessione della Dalmazia e dell’Istria, di Trieste, di Gorizia, del Monfalconese?
La sinistra italiana, o una sua buona parte, è stata capace di qualche
riesame, su Praga o su Budapest. Ripensare Fiume e Pola costa di più. [...]
E certi ricordi fanno ancora male.
Toni Capuozzo
“Messaggero Veneto”,
9 febbraio 2008
Tutti ricordano,
nessuno conosce
Il 27 gennaio Giorno della memoria, il 10 febbraio Giornata del ricordo, inchieste nazionali sulla conoscenza da parte dei giovani delle vicende
in tali date celebrate [...] che danno
risultati sconfortanti. È su tali dati che
bisogna riflettere senza ipocrisia o retorica, domandandosi schiettamente
come e perché ciò possa accadere. [...]
Se ciò è innegabilmente vero, non è
però sufficiente, anzi rischia di divenire controproducente nella misura in
cui viene enfatizzato e ripetuto a ogni
occasione, concentrando l’attenzione
solo sulle tragiche vicende del 19411945 in particolare e assolutizzando
la tragedia ebraica, vista come epifania
unica del male assoluto o esito sanguinoso d’una non meglio definita follia che avrebbe pervaso il popolo tedesco, mentre sul versante delle foibe
e dell’esodo l’unica variante è che la
colpa è della barbarie slavo-comunista. [...] Fintanto che si persevererà su
questa via, facendo a gara tra politici,
giornalisti improvvisatisi storici e
pseudoesperti d’occasione nel limitarsi
a deprecare e a condannare, dando la
parola ai sopravvissuti solo per raccontare le loro disgrazie non si otterrà altro che un senso di stanchezza e di
legittima reazione a questa imperversante retorica dei buoni sentimenti, che
nulla ha a che vedere con una seria e
corretta ricostruzione storica, unica via
per intendere davvero come e perché
certe immani tragedie siano potute
accadere nel secolo del progresso. [...]
Non basta certo riservare un giorno all’anno, grondante d’enfasi e di
bei discorsi, a tali eventi, dimenticandosene negli altri 364, per mettersi il
cuore in pace, dimostrando, con ciò,
d’avere una concezione meschina
della conoscenza storica e della spiegazione dei fenomeni politici, culturali e religiosi.
Contro la parcellizzazione delle
memorie dolenti, contrapposte le une
alle altre, i cui amministratori sembrano impegnati solo a proclamarne la
Le consuete rubriche di “Difesa”
sono rinviate ai prossimi numeri
Con questo numero di marzo iniziamo la pubblicazione delle
molte cronache pervenuteci delle cerimonie commemorative del
Giorno del Ricordo. Per questo motivo le consuete rubriche sono
rinviate ai prossimi numeri.
rispettiva assolutezza e unicità rispetto a qualsiasi altra, è necessario, invece, decidersi una buona volta a spiegare e far capire il luttuoso
passato novecentesco, costellato di
genocidi, deportazioni, esodi forzati,
annientamento di minoranze etniche,
sociali, confessionali, nella sua
unitarietà e complessità, contestualizzando le catastrofi della seconda guerra mondiale in una prospettiva internazionale e di lungo periodo [...].
In questo modo s’eviteranno la
concorrenza e la sovrabbondanza di
ricorrenze memoriali [...] facendo intendere agli studenti, così come alla
cittadinanza, i tormentati processi tramite i quali si è giunti allo scatenamento di tante bestialità, di cui
corresponsabile è l’intera Europa e non
solo la Germania nazionalsocialista e
l’Italia fascista. [...]
Del pari gli infoibamenti nell’area
dell’Adriatico orientale e l’esodo di
buona parte della popolazione, non
solo italiana, giuliana, fiumana e
dalmata sono il risvolto localizzato
d’un fenomeno europeo che colpisce
in special modo gli Stati dell’area
danubiana e balcanica, plurietnica per
eccellenza, eredi degli imperi multinazionali travolti dalla Grande guerra.
Fintanto che, nell’uno come nell’altro caso, per un verso vi sarà chi
insisterà sul tema dell’unicità delle rispettive esperienze, senza storicizzarle,
[...] e per un altro la scuola non saprà
proporre in termini davvero storiografici i due argomenti, valorizzando anche le nuove fonti e metodologie (si
pensi solo all’utilità del cinema e della letteratura da questo punto di vista),
il risultato sempre più prevedibile sarà
quello del via via più accentuato fenomeno di ripulsa, o almeno disinteresse, nei riguardi di queste giornate,
il che spiega i responsi negativi dei
sondaggi tra gli studenti e i comuni
cittadini al riguardo. [...]
Il modo migliore per un approccio intelligente e serio a così scottanti
materie è quello [...] laddove i rappresentanti delle principali associazioni
della diaspora giuliana e dalmata in
un per più versi autocritico seminario
veneziano di due mesi fa con studiosi
esperti del settore hanno giustamente
convenuto che il discorso su foibe ed
esodo va visto e presentato nel quadro delle bimil-lenarie vicende politiche e culturali della civiltà fiorita sulle
due sponde adriatiche, senza assolutizzazioni di sorta. [...]
Marzo 2008
“Il Piccolo”
9 febbraio 2008
Il ricordo condiviso
«Se ci avessero detto: siamo a terra, cercate di resistere nel miglior modo
possibile, noi avremmo accettato qualsiasi sacrificio. Ma invece hanno detto: abbiamo perso la guerra, e voi e la
vostra – vostra non nostra – terra siete
il prezzo con il quale intendiamo pagare le nostre colpe, riscattare la nostra pace». Lo scriveva Biagio Marin
nell’immediato dopoguerra. Dovevano passare molti anni prima che si istituisse il Giorno del Ricordo.
La tragedia del confine orientale,
l’esodo degli italiani dall’Istria, Fiume
e Dalmazia erano riconosciuti dalla
Repubblica come eventi riguardanti
l’intera nazione. Non più soltanto la
“periferia” direttamente colpita. Ma a
lungo la considerazione di Biagio
Marin risultò inascoltata. La dissoluzione di un’intera regione, con tutte le
sue implicazioni storiche e umane, era
un fatto troppo scandaloso per l’Italia
del dopoguerra. [...] Come tale, quel
fatto restò incompreso e rimosso. [...]
Quelle sofferenze sono riemerse dall’oblio con fatica, insieme agli altri
pezzi del mosaico giuliano tra guerra
e dopoguerra. L’aggressione della Jugoslavia da parte dell’Italia fascista,
dopo vent’anni di sistematica oppressione degli sloveni e croati della Venezia Giulia. E l’efferatezza delle foibe.
Una violenza non soltanto spontanea
e “reattiva”, come per anni una certa
accademia ha amato ripetere; ma più
sostanzialmente politica, pianificata,
collegata alla costruzione rivoluzionaria dello Stato comunista in Jugoslavia. Nel quale la componente italiana
era vista dai vertici del nuovo potere
come un problema, affrontato e risolto in un mix di ideologia e nazionalismo.
Più di una parola va spesa sulle
pesanti complicità del Partito comunista italiano, tanto durante quei terribili eventi quanto nel silenziamento e
depistaggio della loro memoria. Non
solo è mancata una lealtà di base verso i propri connazionali uccisi e perseguitati in massa. [...] Ma non solo a
sinistra si è evitata una riflessione aperta. Come denunciava Marin, si è trattato di un vuoto molto più ampio. Che
affonda antiche radici nella debole
coscienza nazionale del Paese e ha
avuto diverse ricadute. Prima di tutto,
ignorare il dato della distruzione della
Venezia Giulia, dimenticare l’esodo ha
significato cancellare dalla memoria
nazionale la grande civiltà marittima
di lingua italiana dell’Adriatico orientale. Allo stesso modo, ancora oggi
negare o sminuire l’esodo vuol dire
rifiutare la normalità secolare di quella realtà storica. E perpetuare l’immagine falsa della Venezia Giulia come
invenzione geografico-amministrativa
del nazionalismo italiano. Con l’esodo visto addirittura come il rimpatrio,
prima o poi inevitabile, dei “coloni”
portati qui in massa dal fascismo. [...]
L’auspicio è che la ricorrenza del
10 febbraio serva anche a questo. A
diffondere nella nostra società, sempre più integrata in chiave europea,
una memoria “condivisa” per lo meno
nei suoi fondamentali caratteri antitotalitari. Sentiremo così più sicura e rafforzata la nostra democrazia.
Patrick Karlsen
e Stelio Spadaro
Cronaca d’Abruzzo,
9 febbraio 2008
L’Aquila: la memoria delle Foibe
L’Aquila. Si sono concluse ieri presso la Scuola ispettori e sovrintendenti
della Guardia di Finanza dell’Aquila
le celebrazioni della quarta Giornata
del Ricordo per commemorare i morti ed i profughi italiani vittime della
persecuzione delle truppe titoiste, avvenuta durante la Seconda guerra
mondiale e nell’immediato dopoguerra. Per ricordare la tragica vicenda delle
foibe, ieri mattina sullo schermo
dell’auditorium “Generale Salvatore
Florio” è stato proiettato un documentario storico sul tema. A seguire, gli
approfondimenti e le riflessioni sull’argomento, con l’intervento di
apertura del capo ufficio addestramento e studi della scuola, ten. col. Paolo
Carretta, quello dello scrittore e storico Alfio Caruso e della prof.ssa
Antonella Leli. Presenti in sala, oltre ai
600 allievi, autorità, rappresentanti
delle forze armate e di polizia e la
Delegazione provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia. [...]
Lo storico Caruso ha ripercorso,
con rigore e passione, le dolorose tappe che hanno portato l’Italia alla liberazione dal nazifascismo, soffer-
Fulvio Salimbeni
“Brescia Oggi”,
8 febbraio
Quando il lago
accolse i profughi
Anche il Garda ha ospitato nel
dopo guerra i profughi istriani, dalmati
e fiumani perseguitati da Tito. Furono
esattamente tre i centri di raccolta allestiti in quel tragico periodo per accogliere i superstiti delle foibe: nel Santa Corona di Fasano, nell’hotel
Bogliaco e nella caserma di Villa di
Gargnano.
Lo ha rivelato ieri mattina nel corso della presentazione delle celebrazioni indette dal Comune di Desenzano per la Giornata del Ricordo, il
consigliere nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia, Luciano Rubessa, aggiungendo poi che «la provincia di Brescia si è contraddistinta in quel periodo tragico per aver saputo organizzare prontamente i campi di raccolta
delle migliaia di profughi in fuga dagli
orrori delle bande di Tito». [...]
La RAI per il Giorno del Ricordo.
In memoria dei martiri delle Foibe e dei profughi giuliani, istriani
e dalmati, la Rai radiotelevisione italiana ha previsto una programmazione speciale che ha interessato il palinsesto di Reti e Testate.
R AIUNO, RAIDUE, RAITRE, R ADIORAI, i TG e i GR, Rai Educational, Rai Notte,
Televideo, i canali digitali, i canali satellitari come RaiNews 24
e Rai International, hanno mandato in onda
servizi e approfondimenti in una staffetta informativa lunga 48 ore.
Questa era la “copertina”
Marzo 2008
mandosi in particolare sull’eccidio di
Cefalonia che costò la vita a 9406 soldati della divisione Acqui dell’Esercito italiano per mano dei tedeschi dopo
l’armistizio dell’8 settembre 1943. [...]
La professoressa Leli ha invece affrontato il controverso quanto drammatico tema delle Foibe [...], utilizzate tra
il 1943 ed il 1945 dalla truppe di Tito
per uccidere ed occultare migliaia di
italiani durante il genocidio avvenuto
nella città diTrieste e nelle regioni nord
orientali italiane.
(ANSA)
Foibe, medaglia d’oro
a vittime molisane
Campobasso, 9 febbraio. La Regione Molise conferirà una medaglia
d’oro alla memoria di tutti i molisani
uccisi nelle Foibe. Lo ha annunciato il
presidente della Regione, Michele
Iorio, nel messaggio in occasione della Giornata del Ricordo [...]. «Riteniamo – ha spiegato Iorio – che il sacrificio di quei ‘martiri’ della libertà, della
democrazia e del rispetto degli uomini e della loro dignità, rappresenti un
esempio per prossime generazioni affinché i popoli sappiano convivere,
rispettarsi e garantire i naturali diritti di
opinione, di religione e di espressione». [...]In questa ottica la Presidenza
della Regione, l’Associazione NazionaleVenezia Giulia e Dalmazia e l’Associazione Nazionale Dalmata, han-
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DIFESA ADRIATICA
no organizzato una serie di manifestazioni e di pubblicazioni che narrano la cronaca quotidiana del dramma
singolo e collettivo che vissero gli italiani d’Istria a causa dell’odio etnico e
politico [...]. L’iniziativa – spiega Iorio
– intende fornire «un ennesimo, importante tassello culturale alla fortificazione in ciascuno di noi, e soprattutto nei giovani, del ricordo di quell’orrore che, al pari della vergogna
della Shoah, rappresenta uno dei massimi esempi della capacità dell’uomo
di non comportarsi da uomo e di cedere agli istinti primordiali di inaudita
ed incomprensibile ferocia».
“Il Giornale”,
10 febbraio 2008
Una strada per Fiume
In occasione della Giornata del
Ricordo, che si celebra oggi in memoria delle vittime delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, una parte del
cavalcavia dei Bastioni di Porta Venezia – il tratto del viale che va da piazza
della Repubblica fino all’ingresso dei
giardini pubblici Indro Montanelli –
sarà intitolato alla città di Fiume. Alla
cerimonia parteciperanno il vicesindaco Riccardo De Corato e l’assessore comunale alla Cultura Vittorio Sgarbi.
Intanto, la Regione Lombardia ha
deciso di conservare e rinnovare la
memoria dei martiri varando una legge che, «superando le antiche contrapposizioni ideologiche e seguendo i
principi che hanno ispirato l’istituzione della Giornata del Ricordo, guarda
soprattutto ai giovani». Spiega così il
provvedimento Viviana Beccalossi,
vicepresidente della Regione [...]. Il
provvedimento vuole favorire fra le
nuove generazioni e nelle scuole
convegni e dibattiti «per approfondire
e rinnovare – continua la Beccalossi –
la memoria di quei fatti tristi, anche
attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale, storico e letterario».
La norma prevede, fra l’altro, lo
stanziamento di centomila euro per la
realizzazione di alcune attività da essa
previste e l’istituzione di un concorso
annuale intitolato «Il sacrificio degli
italiani della Venezia Giulia e della
Dalmazia: mantenere la memoria, rispettare la verità, impegnarsi per garantire i diritti dei popoli», riservato
agli studenti delle scuole medie della
Lombardia. [...]
“La Repubblica”,
11 febbraio 2008
Foibe, riconoscimento tardivo.
Napolitano: da Croazia
reazione inconsulta.
Rutelli: fu pulizia etnica.
Il Presidente: «Ora l’unità
e il dialogo devono prevalere
sulla discordia»
Roma. Nel Giorno del Ricordo
della tragedia delle Foibe e dell’Esodo
dei 300 mila giuliani, fiumani e
dalmati, il presidente della Repubblica ha ribadito, ieri al Quirinale, che
l’infoibamento fu «pulizia etnica». «E
pace - ha aggiunto Giorgio Napolitano
- per le reazioni inconsulte che vennero al mio discorso di un anno fa da
fuori d’Italia». Il riferimento del capo
dello Stato è alla risentita reazione
dell’allora presidente della Croazia,
Stipe Mesic, quando, il 10 febbraio del
2007, puntò il dito contro la «congiura del silenzio» e contro le atrocità
subita dagli italiani a Trieste durante
l’occupazione titina. [...]
È toccato a Francesco Rutelli il delicato compito di ricordare che «una
parte della storia della nazione italiana fu lasciata ai margini». [...] Rutelli
ha poi affermato «la verità conclamata» sui quei fatti che rappresentano
oggi «una memoria condivisa, una
ricorrenza di tutti». E cioè - riprendendo le parole del capo dello Stato di un
anno fa - che «fu una strage di italiani,
una pulizia etnica: cittadini comuni,
servitori dello Stato, persone legate al
regime del Ventennio o che facevano
parte del Comitato di liberazione nazionale e che avevano partecipato alla
Resistenza. Furono infoibati fascisti e
antifascisti».
Non a caso, ieri, fra i 70 parenti
delle vittime delle Foibe che hanno
ricevuto diplomi e medaglie d’oro,
accanto a Dialma Carpi, cugina del
partigiano Romano Meneghello, componente del CLN trucidato a Lubiana
nel gennaio del ’46, c’era Veniero Gigante, nipote di Riccardo, podestà
di Fiume, senatore del Regno, uno dei
più fedeli collaboratori di Gabriele
D’Annunzio nell’Impresa Fiumana,
diventato uno dei celebri «Uscocchi»
tanto che il Vate gli riservò una delle
Arche del Vittoriale. Riccardo Gigante
fu prelevato il 3 maggio del ’45 dalla
polizia segreta jugoslava, l’Ozna, e
infoibato a Castua (Fiume).
Il tema delle Foibe continua, però,
a dividere la politica. A sinistra, per
Jacopo Venier, del Pdci, «le violenze
post-belliche delle Foibe furono la reazione ai crimini del fascismo ed al
razzismo italiano scatenato contro le
popolazioni slave», mentre a destra,
AN, con Maurizio Gasparri, «rivendica il merito di aver promosso questa
giornata». [...]
Alberto Custodero
AGIPRESS
11 febbraio 2008
Il 10 febbraio
alla Provincia di Firenze
Il Consiglio provinciale, riunito in
seduta solenne, ha celebrato il Giorno del Ricordo alla presenza del prof.
Stelio Spadaro, docente di lettere e filosofia a Trieste ed ex assessore provinciale alla cultura della Provincia di
Trieste. Il Consiglio ha approvato, con
30 voti a favore e due astensioni di
Rifondazione Comunista una risoluzione che impegna il Consiglio a farsi
promotore di una energica azione di
riscoperta e divulgazione delle vicende attinenti le terre italiane di Istria e
Dalmazia al fine di costruire un percorso culturale e storico comune all’intera Nazione. Condanna l’uso della violenza come strumento di risolu-
zione dei conflitti e quelle forme di
nazionalismo rivolte ad alimentare
l’odio etnico ed a legittimare anche
politicamente azioni di forza nei confronti di altre comunità; invita la Giunta
a voler intraprendere appropriate iniziative affinché le vicende storiche qui
ricordate trovino adeguato riscontro
nei programmi scolastici e nelle iniziative didattiche delle Scuole; a realizzare in proprio iniziative e cerimonie con le quali ricordare l’esodo dalle loro terre dei cittadini istriani, dalmati
e fiumani ed in particolare di quelli
che hanno scelto Firenze e la sua provincia come loro nuova dimora.
Nell’intervento introduttivo il Presidente Massimo Mattei ha ricordato
che: «Il Giorno del Ricordo è stato istituito con la legge 92 del 30 marzo
2004. In realtà, questa legge era già
stata pensata nel 2001, quando c’era
una maggioranza diversa in Parlamento e fu soltanto un problema tra le due
Camere che non fece approvare
definitivamente la legge. La legge, infatti, fu approvata dalla Camera dei
Deputati, ma non arrivò in Senato perché ci fu lo scioglimento della legislatura. Questo a far capire che “Il Giorno del Ricordo” è un momento di riflessione che interessa tutti al di là delle maggioranze che poi hanno approvato la legge. È una ferita crudele, che
ancora non è stata sanata, che ha fatto
soffrire tanti italiani, che si sono visti
privati della casa, della loro terra, dei
loro averi; una tragedia che ancora non
ha trovato la sua degna conclusione e
che, per citare l’intervento del Presidente della Camera che mi sembrava
particolarmente significativo, che ha
detto che la vicenda degli esuli Giuliano-Dalmati è una delle pagine più
drammatiche della nostra storia recente, ha segnato la tormentata storia del
confine orientale attraverso una lunga
sequenza di eventi tragici in cui lo
scontro ideologico si è unito all’intolleranza etnica, gli orrori della guerra
alla follia dei totalitarismi; [...] oggi il
ricordo della dignità vilipesa di quei
nostri connazionali fa parte a pieno
titolo del patrimonio comune di fatti,
di lacerazioni indelebili, si è alterata
violentemente la stessa demografia
originaria della regione, il caso dell’esodo dall’Istria e da Fiume è quello
più esemplare. E quando e dove, come
in questo caso è avvenuto, che i
nazionalismi sono stati inglobati nelle
strutture totalitarie del fascismo e del
comunismo, le forme statali di controllo, di coercizione e negazione dell’altro hanno raggiunto il vertice della
loro funesta efficacia. È una lezione
che chiede che tutte le pagine di quella vicenda vengano aperte. [...]
L’auspicio – ha concluso Spadaro
– è che la ricorrenza del 10 febbraio
serva anche questo: a diffondere nella
nostra società, sempre più integrata in
chiave europea, una memoria condivisa perlomeno, nei suoi fondamentali caratteri totalitari; sentiremo così
più sicura e rafforzata la nostra democrazia, e sappiamo che in un territorio
plurale la democrazia è una condizione indispensabile, non è un optional.
Io credo, per concludere, che quel richiamo continuo che questi intellettuali giuliani, la cui presenza ho cercato di segnalare, questo richiamo
continuo di questi intellettuali, di questi uomini di cultura all’Europa, alla
prospettiva europea abbia questo significato intimo proprio: la volontà di
un’integrazione che vada oltre le etnie
e oltre i totalitarismi. [...]
Ma con uguale tranquillità e fermezza, più di una parola va spesa sulle pesanti complicità del Partito Comunista Italiano. [...] Il vuoto di dialogo tra la Venezia Giulia e una sinistra
incapace di ascoltare ha rappresentato uno dei fattori che maggiormente
hanno ostacolato l’insediamento di
questa Regione all’interno della coscienza repubblicana e ha minato e
indebolito il significato di quella tragedia e di quelle vicende e ha, allo
stesso tempo, rimosso il problema del
costo che i Giuliani hanno pagato per
la guerra di aggressione del fascismo.
Ma non solo a sinistra si è evitata una
riflessione aperta. Come denunciava
Marin si è trattato di un vuoto molto
più ampio, un vuoto che affonda antiche radici nella debole coscienza nazionale del Paese, e ha avuto diverse
ricadute. Prima di tutto, ignorare il dato
della distruzione della Venezia Giulia,
dimenticare l’esodo ha significato cancellare dalla memoria nazionale la
grande civiltà, la vittima di lingua italiana dell’Adriatico orientale. [...]
«Fuga dal confine orientale,
memorie di un esilio»
L’11 febbraio si è svolto a Caserta il convegno
«Fuga dal confine orientale, memorie di un esilio», promosso dall’assessorato alla Cultura della
Provincia di Caserta, in collaborazione con il
Centro studi “Francesco Daniele” e l’Istituto Storico della Resistenza. Dopo il saluto del
vicepresidente della provincia Domenico Dell’Aquila, è stato proiettato il video “Voci in esilio”, curato da Emiliano Loria dell’Associazione
per la Cultura istriana, fiumana e dalmata nel
Lazio, contenente recenti interviste e testimonianze di esuli giuliano-dalmati. Il folto pubblico presente in sala ha poi seguito con grande attenzione gli interventi dei due relatori, lo storico Francesco Soverina dell’ICSR “Vera Lombardi” su Storia e
memoria delle popolazioni dell’Istria e della
Dalmazia dal 1918 agli anni ’90, e l’avv.Vittorio
Giorgi, consulente dell’Associazione Nazionale
Venezia Giulia e Dalmazia, su L’Istria, Fiume e la
Dalmazia nei trattati internazionali. La condizione giuridica degli esuli. Egli ha anche esposto la
questione giuridica degli indennizzi e della restituzione dei beni agli esuli, purtroppo ancora
irrisolta. Al termine dell’incontro una toccante
testimonianza di un esule da Zara, da molti anni
residente a Caserta.
Caserta,
il manifesto del convegno
tenutosi a cura della Provincia
e dell’avv. Vittorio Giorgi
in occasione
del Giorno del Ricordo
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DIFESA ADRIATICA
Marzo 2008
L’esodo dei giuliano-dalmati
Notizie liete...
10 FEBBRAIO:
PERCHÉ E COME RICORDARE
Nozze di diamante
Ivetta e Erich Eisenbichler
Quest’anno il Giorno del Ricordo ha assunto un più
preciso significato e una ben maggiore portata, perché lo
scorso 21 dicembre anche la Slovenia è entrata nel sistema europeo di Schengen per la libera circolazione delle
persone: è caduto il «muro di Gorizia»! E con lui, naturalmente, sono stati aperti tutti i «valichi»: da Fusine in
Alta Val d’Isonzo a San Bartolomeo nel Golfo di Trieste
(non così fra Slovenia e Croazia, che purtroppo continuano a tenere l’Istria spaccata in due). Ed il 1° gennaio
la Slovenia è entrata anche nella Banca Centrale Europea
e ha adottato l’Euro. Nello stesso giorno ha assunto la
Presidenza semestrale dell’Unione Europea, l’organizzazione economico-politico che ha creato mezzo secolo
di pace fra i popoli europei, liberandoli dai nazionalismi
sciovinistici e dagli strumenti che li avevano sostenuti e
aizzati. Si tratta di un fatto veramente di portata storica.
Non solo per il piccolo popolo – 2 milioni di abitanti –
della Slovenia, ma per tutta l’Europa e, in particolare, per
l’Italia. E in modo particolarissimo per noi giulianodalmati.
• • •
Io sono diventato molto vecchio. Ma ciò nonostante
non credevo - anche se speravo - di riuscire a veder cancellato il confine, con le sue barriere militari, polizieschi,
doganali, valutarie, che alle porte di Trieste divideva
Muggia da Capodistria (più precisamente, per me, San
Rocco, dove ho vissuto parte della mia infanzia, da San
Nicolò, dove andavo a fare i bagni, come tantissimi triestini); quel confine che divideva Opicina da Sesana e
Basovizza da Lipizza (dove per tanti anni ho fatto le mie
passeggiate famigliari domenicali).
Era lo stupido, antieconomico, inumano confine che
l’ultimo perniciosa conflitto fra gli Stati europei ci aveva
imposto precisamente 60 anni fa col Trattato di pace del
10 febbraio ’47 – giorno al quale, perciò, ancoriamo il
nostro «ricordo». Come nei decenni precedenti prima gli
imperialismi e poi i nazionalismi avevano diviso l’Istria e
la Dalmazia dalla Penisola italiana – e non solo Zara da
Ancona, Spalato da Pescara, la “mia” splendida isola di
Lesina (diventata Hvar) dal Lago pugliese di Lesina (della
medesima forma topografica), e Ragusa da Bari, ma persino Fiume da Trieste. E il pervicace ipernazionalismo
croato continua a tenerli divisi, oltretutto ostacolando pesantemente il completamento dell’integrazione europea
anche al di là dell’Adriatico. Ma ci arriveranno presto o
tardi anche loro, i croati e i serbi. Ineluttabilmente.
Quando negli anni ’70 l’inasprirsi della «guerra fredda» faceva pensare a tutti che l’infausta e minacciosa
«cortina di ferro» non dovesse cadere mai, anche solo
sognare che quelle frontiere potessero essere abbattute –
e non con l’ennesima guerra nazionalista, ma pacificamente, per comune consenso – pareva impossibile, assurdo. Ma, una volta tanto, la ragione spirituale ha vinto
sulla forza materiale; lo spirito cristiano di solidarietà ha
avuto la meglio sulla brutale ostentazione delle “divisioni” di Stalin (e di Tito). Così è stato dimostrato che anche
in quegli anni sarebbe stato più ragionevole e alla fine,
anche più realistico, puntare sullo sviluppo e sul successo della politica europeista anziché arrampicarsi sugli
specchi della diplomazia tradizionale, per “accontentare
l’eretico” Tito con un trattato inutile ed umiliante come fu
quello di Osimo (1975-1977).
Tanto più che per praticare quella politica si ritenne
di dover metter da parte i veri problemi dei rapporti umani, culturali e materiali degli Adriatici: quelli drammatici
e irreparabili del passato, sacrificando anche moralmente una parte cospicua del popolo italiano, ma anche quelli
di una penosa attualità che non è capace di riconoscere
e far rispettare i diritti di quelle vittime: degli ormai pochi
superstiti ma anche dei loro eredi. E ne sentiamo ancora
gli effetti nel trattamento che subiamo da parte di una
certa “routine” burocratica, alla quale il nostro «Ricordo» non dice nulla (per ignoranza geografica e per insensibilità politica). Peggio: si considerò possibile – addirittura doveroso – tentare di cancellarli dalla memoria degli
italiani. Anche a costo di provocare la comprensibile ma
vana reazione di una sorta di revival nazionalistico (per
molti, specie nella vecchia generazione, ancora fascinoso).
• • •
Invece quel oblio va rimosso. Finalmente ce ne siamo resi conto. Certo anche per il radicale mutamento
della situazione politica internazionale e, conseguentemente, anche interna. Tanto che siamo arrivati al punto
di far istituire – proprio per legge – il Giorno del Ricordo.
Perché bisogna ricordare! Non tanto per dare occasione a noi vecchi di continuare a recriminare – legittimamente, sì, ma sterilmente – su un doloroso passato,
ma per illuminare – positivamente – ai giovani la via della costruzione di un migliore avvenire.
Bisogna ricordare anzitutto le cause politiche, economiche e anche culturali di stampo nazionalistico che
hanno causato il nostro “doloroso passato” col sacrificio
di migliaia di infoibati e di perseguitati, e con l’esodo di
tutto il nostro popolo in un nefasto clima di ostilità preconcetta, di diffidenze irrazionali, di reciproco disprezzo, di odi e di vendette. Di terrore.
Bisogna ricordare che i nazionalismi otto-novecenteschi, propagandando abilmente e sfruttando cinicamente i nobili sentimenti patriottici, hanno tradito e
sconvolto una tradizione plurisecolare di convivenza
pacifica e di reciproca civilizzazione, che aveva caratterizzato i popoli affacciati sull’Adriatico – anzitutto latini e
slavi – con grandissimo vantaggio culturale, economico
e civile.
Bisogna ricordare che il vero patriottismo, l’amore
per la Patria – per la sua gente e la sua terra, con la tutela
dei valori peculiari dell’identità nazionale – non si realizza con le chiusure autarchiche né, tanto meno, coi conflitti rovinosi con gli altri Paesi, bersi con le lungimiranti
aperture culturali ed economiche, garantite da istituzioni
e politiche comuni.
Bisogna ricordare, soprattutto, (e farlo capire bene alle
nuove generazioni che non hanno vissuto né le guerre
fratricide né, ovviamente, le foibe e l’esodo) che per porre riparo ai tremendi guasti prodotti dai nazionalismi di
ieri e per impedire il loro riemergere – magari in nuove,
diverse forme – non basta deplorarli e condannarli, ma è
necessario creare gli strumenti politici e istituzionali,
materiali e culturali, per renderli addirittura inconcepibili
e impraticabili.
Come si è fatto 50 anni fa con la CECA e con la CEE,
quando Francia e Germania per risolvere le loro contese
economiche (e quindi di potenze militari) hanno sostituito i cannoni e i carri armati con le istituzioni europee
comuni - il Parlamento Europeo e la Commissione, la
Corte di Giustizia, la Banca Centrale – dove, per risolvere
le inevitabili, naturali controversie, si discutono e si varano politiche comuni, regolate da norme valide per tutti.
Come si è fatto negli anni ’90 con l’Unione Europea
che, per ridare libertà, progresso sociale e sviluppo economico all’Europa Orientale, non ha usato missili e minacce atomiche, ma seggi in Parlamento, in commissione e in tutte le istituzioni comunitarie dove si gestiscono
insieme i vantaggi delle politiche comunitarie.
• • •
In questa direzione, per raggiungere questo obiettivo,
potrà e dovrà procedere in Adriatico anche la progettata
Euroregione (con Veneto, Friuli, Carinzia, Slovenia e –
specie per quanto ci interessa come giuliano-dalmati – in
un tempo auspicabilmente non lontano, anche Istria e
Dalmazia.
Questa Euroregione adriatica – anziché subire la spinta
perversa dei “micronazionalismi” verso la frantumazione dei Balcani in tanti piccoli staterelli nell’illusione di
tutelare e potenziare le proprie identità etniche, culturali,
religiose (vedi: Kosovo albanese e Serbia slava, le tre Bosnie
cattolica, ortodossa e musulmana, e persino Montenegro
e Serbia ambedue slave) – l’Euroregione (che dovrebbe
nascere formalmente della prossima primavera) mira a
unire nella comune elaborazione e attuazione di politiche economiche e sociali (dei trasporti, dell’ambiente,
del turismo, della sanità, ecc.) per mezzo del collaudato
sistema comunitario europeo inventato apposta per garantire l’identità culturale, spirituale e materiale nell’unità politica e istituzionale. E pluribus unum!
Solo così si riuscirà a mettere le nuove generazioni di
Adriatici in condizione di non continuare a litigare sulla
dolorosa storia del passato scritta col sangue degli uni e
degli altri, ma di cominciare a scrivere insieme, pacificamente la storia del comune progresso civile dell’avvenire.
• • •
Lo scorso 15 gennaio a Lubiana – dove giungeva,
benché ormai molto attenuata, l’eco dei vecchi scontri
nazionalistici fra italiani e sloveni e si reclamava «riconciliazione» – il Presidente Napoletano, in visita di Stato,
ha potuto rispondere non con promesse ed assicurazioni, ma con la forza dei fatti realizzati nel grande Progetto
europeo: «riconciliazione»? Ma quale più efficace riconciliazione della partecipazione alla medesima Unione
Europea?”
E questo è stato indubbiamente il migliore avvio per
la celebrazione del nostro Giorno del Ricordo 2008.
Paolo Barbi
L’8 febbraio i miei genitori, Ivetta e Erich Eisenbichler, hanno celebrato le
loro nozze di diamante, 60 anni di matrimonio! Un traguardo che ben pochi di
noi hanno la fortuna, salute, e buona volontà di raggiungere. Sessanta anni
insieme, per di più, senza mai una lite o “baruffa”, come piace a papà ricordare.
Qui a Toronto abbiamo predisposto una bella festa in loro onore, ma ci
piace condividere questo lietissimo traguardo con tutti gli amici lontani e con gli
abbonati del nostro Giornale, di cui Ivetta, Erich, ed io siamo assidui lettori. Sia
Ivetta che Erich sono nati a Lussinpiccolo e si sentono molto lussignani.
La foto qui riprodotta fu scattata al loro matrimonio, giovani sposi felici, di
fronte la loro casa in zona “Calvario” a Lussinpiccolo, casa dove poco più di un
anno dopo io vidi la luce, il primo di tre figli. Il limone che si vede nello sfondo
è ancora lì e produce abbondanti e gustosissimi limoni. La casa è adesso proprietà della cugina di mia mamma, Annamaria Plavac, la quale ci ospita a
braccia aperte ogni volta che ritorniamo a Lussinpiccolo in vacanza.
Konrad Eisenbichler
È nata Carolina!
Ecco la piccola Carolina, figlia della nostra collega Rachele che l’ha data
alla luce il 14 gennaio 2008 a Roma. All’amica Rachele, al papà Gerardo, al
bisnonno on. Paolo Barbi, consigliere onorario dell’ANVGD, i complimenti più
entusiasti e gli auguri più fervidi
dalla Sede nazionale e dalla redazione di “Difesa
Adriatica”
E 60 anni di sacerdozio
per don Martinoli
Il 28 marzo mons. Nevio Martinoli festeggia i suoi 60 anni di sacerdozio,
avendo frequentato il Seminario di Zara fino al 1944, anno in cui venne bombardata la città, e in seguito a Lussingrande, nell’isola amata di Lussino. Esule
come la sua famiglia, si diresse a Genova dove il padre e il fratello Alfeo navigavano per la compagnia genovese “Giacomo Costa fu Andrea”, oggi Linea “C”.
Celebrò la pirma Messa nella Chiesa di Santa Zita nel corso Buenos Aires di
Genova. Benvoluto da tutti, ha sempre aiutato il prossimo.
Lavora attualmente nella Cancelleria della Curia di Genova; è assitente spirituale dei Pellegrinaggi a Lourdes, Fatima, Loreto, Madonna della Guardia, e
presta ausilio ai malati. D’estate accompagna in montagna i suoi “Lupetti” e le
sue “Coccinelle”.
È stato un grandissimo amico di Padre Flaminio Rocchi, nati entrambi nell’isola di Lussino. Anni addietro si riunivano con i loro compaesani, dato che
don Nevio era ed è tuttora presidente della Comunità di Lussinpiccolo e Padre
Rocchi ne era presidente onorario.
Nel libro scritto nel 2007 dal nipote di Padre Rocchi, Fabio, in una lettera del
1998 Padre Flaminio scrisse ad Alfeo Martinoli, parlando del fratello don Nevio,
esule da Lussino, con le testuali parole: «Io francescano, invidio la vita spirituale, il carattere dolce e l’apostolato appassionato dell’amico Nevio. Assieme partecipiamo a riunioni. Non l’ho mai sentito polemizzare. Ambedue siamo sacerdoti, vorrei amare la Maddona come lui. È un onore e una fortuna per la famiglia Martinoli avere sull’altare di Dio una lampada cosi luminosa e calda».
Alfeo Martinoli
Marzo 2008
Dal nostro
inviato nel tempo...
Abbazia,
domenica 16 Aprile 1922
Dopo quello di Montecarlo, terminato la scorsa settimana, il calendario internazionale prevede un
ulteriore ed importante torneo,
quello di Abbazia. La manifestazione prenderà il via lunedì 17 e si
concluderà mercoledì 19. La società organizzatrice, la Società Sportiva Abbazia, spera di confermare
il successo delle passate edizioni,
inoltre quest’anno avrà a disposizione, per le premiazioni, la bellissima Sala degli Specchi del Hotel Quarnero.
Martedì 18 Aprile 1922
Tra ieri e oggi si sono svolte le
prime eliminatorie, le semifinali e
la finale di fioretto. Non vi sono da
registrare, in questa prima giornata, sorprese in quanto tutti i migliori
atleti si sono classificati per la finale. Ma vediamoli in dettaglio:
Del Torso Alessandro, Carniel Dante, Carniel Antonio, Carniel Lodovico, Bransioli Dino, Pignotti Ugo,
Zivole Francesco, Liebermann
Giorgio, Cattola Ettore e Zwillehnwich Gastone. Netta è stata la
superiorità di Lodovico Carniel, il
quale con ben otto vittorie su nove
incontri riesce ad aggiudicarsi il torneo. Al momento il giovane appare come uno tra migliori schermisti
italiani e se riuscirà a migliorare
alcuni fondamentali, potrà diventare la nuova stella della scherma
italiana. Buona è stata la prova di
Giorgio Liebermann che meritatamente si aggiudica il secondo
posto; terzo con merito si piazza il
fratello del vincitore Carniel Dante. Da registrare la sfortunata prova di Del Torso che per colpa di un
infortunio alla mano ha dovuto
abbandonare la competizione.
Ecco il dettaglio della gara con
i risultati definitivi:
1. Carniel Lodovico: 8 vittorie
e 1 sconfitta
2. Liebermann Giorgio: 7 vittorie 2 sconfitte
3. Carniel Dante 6 vittorie e 3
sconfitte
4. Rignotti Ugo: 6 vittorie e 3
sconfitte
Del Torso si è ritirato (non classificato)
La Giuria era presieduta dal Maestro Cav. Sassone ed aveva come
membri Aldo Nadi, Tagliapietra,
Gianese e De Leonibos.
Alle gare ha assistito un pubblico molto numeroso ma ordinato,
che con eleganza non ha mancato
di mostrare grande interesse ed entusiasmo.
Molti i nomi della politica e
13
DIFESA ADRIATICA
Pagine di Sport
Il Torneo di Abbazia
dello sport presenti: il Gen. Spreafico, Comandante delle truppe fiumane, il Conte Segre di Trieste, Il
Dottor Copercich, Il Presidente
della Società Sportiva Abbazia,
Carlo Baxa e il Cav. Farallo.
Mercoledì 19 Aprile 1922
Oggi, come da programma, si
è svolta la seconda giornata, dedicata interamente alla sciabola, di
questo meeting internazionale che
a detta di tutti gli esperti risulta pienamente riuscito. Grande equilibrio sia nelle eliminatorie che nelle semifinali. Come da pronostico,
si sono classificati per la finale di
sciabola i migliori: Pignotti, Fischel,
Zivoli, Contri, Ragno, Ventura,
Catolla, Tinelli, Bazzani e Naselli.
Rimangono però esclusi i promettenti Bucilli Renato e Ferrante Carlo. A differenza di ieri, dove la superiorità di Lodovico Carniel non
è stata mai messa in discussione,
oggi vi è stato grande equilibrio fra
tutti gli atleti. L’incertezza ha creato confronti duri e lunghi, tanto da
rendere, in alcuni momenti, l’atmosfera nella sala, davvero tesa. La
vittoria è andata con merito al
goriziano Fabio Ventura, che oltre
alla buona tecnica ha mostrato
grande freddezza in alcune fasi
della contesa mentre al secondo
posto si è classificato il triestino
Fischel, terzo il fiorentino Ugo
Pignotti.
enorme è l’attesa fra gli sportivi per
l’assalto finale che vedrà Nadi contro Sassone.
Giovedì 20 Aprile 1922
Sono oggi continuate, come
previsto, le grandi gare di scherma:
si sono classificati per la fase finale di spada da terreno i seguenti
atleti: Ferrante,Tirelli, Ragno,
Catardi, Bazzani Zivoli, Piromallo,
Rogers e Frizzi.
Netta è stata la vittoria della So-
cietà Scherma di Trieste che riesce
a piazzare i suoi migliori atleti ai
primi due posti, mentre al terzo
posto si classifica Tirelli Francesco
della Società Scherma di Venezia.
Risultano ancora lontani dalla migliore forma gli atleti di casa che
riescono ad aggiudicarsi solo un
magro decimo posto nella classifica finale.
I Risultati definitivi:
1. Frizzi Oscar: Società Scherma Trieste 7 vittorie
2. Marcello Rogers Società
Scherma Trieste 6 vittorie
3. Tirelli Francesco: Società
Scherma Venezia 5 vittorie
Nella serata al Hotel Quarnero
si sono svolti alcuni assalti accademici delle tre armi che hanno
suscitato un entusiasmo enorme tra
il pubblico.
Erano di Fronte Sassone con
Carniel Lodovico, il vincitore della gara di fioretto, Liebermann con
Nadi e il Maestro Giannese con
Antonio Carniel. Il Trio Sassone
Nadi e Giannese ha vinto il confronto mostrando una tecnica superiore rispetto agli avversari è stato
veramente superbo.
Fra le personalità presenti notati il Gen Ferrario, S.E. Mosconi,
Il Colonello Monti, l’ Avv. Percich,
sindaco di Abbazia, molti ufficiali
della guarnigione fiumana ed un
elegante pubblico cosmopolita.
Giorgio Di Giuseppe
Ecco il dettaglio della gara con
i risultati definitivi:
1. Fabio Ventura della Società
Scherma di Gorizia
2. Fischel di Trieste
3. Ugo Pignotti di Firenze
4. Contri Francesco
5. Ziroli Francesco
A differenza di ieri, la Giuria ha
visto modificare la sua composizione interna: Presidente Cav. Passone
membri Aldo Nadi, Angelini De
Leonibos e Callegari.
Intorno alle 21.00, il comitato
dei festeggiamenti ha offerto agli
atleti e alla Giuria una cena di gala
al Grand Hotel Quarnaro, nella
famosa Sala dei Cristalli.
Al termine della cena, si è svolta la cerimonia di premiazione che
ha visto il Sindaco Percich ringraziare gli atleti per il bellissimo spettacolo offerto a tutti gli spettatori.
Domani vi sarà il gran finale ed
La «perla del Quarnero» in due bellissime cartoline a colori del 1980 circa
14
DIFESA ADRIATICA
Italian President Napolitano’s Speech
“The Italians we honor
today are not forgotten”
February 10th, at the Quirinale
Presidential Palace, with Italian
President Napolitano present, the
ceremony for the commemoration of
the Day of Remembrance took place.
Among those present were theVice
President of the Senate, Milziade
Caprili; the Vice President of the
Chamber of Deputies, Giorgia Meloni; theVice President of the Council of
Ministers and the Minister of Culture,
Francesco Rutelli; the Defence Minister, Arturo Parisi; Constitutional Judge,
Paolo Maddalena; the Vice President
of the Federation of the Associations
of Istrian, Fiumani and Dalmatian
Exiles, Lucio Toth; the President of the
Commission for the examination of the
concessions of recognition for the foibe
victims’ surviving family members,
Alberto Ficuciello; as well as other
members of the government and of
Parliament, and family members of
Foibe victims.
Minister Rutelli had, previously in
the day, awarded commemorative
medals and citations to the foibe
victims’ families. During the ceremony
itself Minister Rutelli and Lucio Toth
spoke. President Napolitano also
spoke, and his speech was followed
by a concert entitled “Homage to the
Day of Remembrance”.
__________________________
This is the second year that I have
presided over the ceremony for the
Day of Remembrance. Last year I
clearly stated my thoughts. And certain
negative reactions to my speech –
outside Italy – did not shake my
conviction that it was right for me, in
the name of our Republic, to have
expressed my opinion using those
meanings and sense of purpose that, I
am glad to say, I heard in Minister
Rutelli’s speech here today. Today,
therefore, I shall add only some brief
considerations, as I greet with heartfelt
sentiment those of you who have just
received solemn recognitions, albeit
late in coming, and all of those who
are here today, representing the
odyssey of suffering for which the Day
of Remembrance has been dedicated.
I feel that the time has come for us
to ask ourselves, in the deepest sense,
the significance of this Day, which we
have strongly and justly refused to have
cancelled from our collective memory.
Honoring the victims of those tragedies, along with recognizing the
injustices suffered, and the suffering of
the survivors and their descendents
who were forced into exile, cannot and
must not be taken out of the context of
a comprehensive vision — as Mr. Toth
so eloquently elaborated in his speech
– a serene and unilateral vision of that
tormented, tragic period of history,
marked by opposing totalitarianisms.
We need to take heed of that plague
called extreme nationalism, of the total
lack of respect for the rights of “others”,
of the exaggerated exaltation of one’s
own ethnic or historical identity, which
plunged our continent into a barbarian
state of war.
Today, the wounds left from those
troubled times have been healed in a
Europe which is peaceful, united and
dynamic; a Europe aware that the
elements which unite it are infinitely
stronger than those which divided it in
the past, or could divide it now: a
Europe which, thanks to a culture of
peace and civil cohabitation, has been
able to prosper as no other region in
the world.
And yet, this stable Europe has
witnessed the Balkan States, a vital part
of its history and identity, become the
scene of bloody conflict just a few short
years ago, situations that have torn
apart States, communities, families, in
Marzo 2008
Rome, Quirinale Presidential Palace, February 10th, 2008. The President
of the Italian Republic, Giorgio Napolitano, greets some of the Foibe
victims’ family members, who were presented with citations and medals
on the occasion of the Day of Remembrance of the Foibe and Exile
a dark return to the horrors of the past.
Let this, then, be the warning for
us, on the Day of Remembrance. If
unity will not prevail in the face of
discord, if dialogue will not prevail in
the face of prejudice, then nothing of
what we have worked so hard to
achieve can be considered permanent.
In such a situation, the memory of the
victims we honor today, and their
sacrifices, would be the first to be
damaged.
Let us show, then, in concrete
ways, that those Italian honoured here
today are not forgotten, and that the
pain of many has not been in vain. Let
us show that we have learned the
lesson of history, and that we desire to
contribute to the development of ties
of fully reciprocal comprehension, and
fruitful collaboration with nations and
people who have entered, or desire to
enter, the great family of United
Europe.
The President
of the Republic of Italy
Giorgio Napolitano
The text of Lucio Toth’s speech given at the Quirinale during the ceremonies of February 10th
“Our place in the History of the Italian Nation”
Following is the entire text of the
speech given at the Quirinale on
February 10th, 2008, by the Vice
President of the Federation of the
Associations of Exiles and President of
the National Venezia-Giulia and
Dalmatia Association,at the solemn
ceremony of conferment of honors for
the relatives of foibe victims, by
National President Giorgio Napolitano.
Encouraged by your words of a
year ago, Mr.President, we wanted to
examine more thoroughly the primary
reasons for the events which occurred
involving the Italian of the Eastern coast
of the Adriatic.
The words of a Head of State
express the will of an entire nation, and
we are grateful to you for the message
you sent to all Italians on February 10th,
2007, allowing us to feel, after so many
years of silence, that we were close to
the hearts of all of our people, and to
the history of our country, which we
have always loved and will always
continue to love.
But we also asked ourselves, as was
our duty, why this message was not
fully understood, neither inside nor
outside our borders.
The law defining the Day of
Remembrance speaks of “the most
ample context” in which the tragedies
surrounding the Foibe and Exodus are
placed. This past year, along with the
scholars who are close to us and our
cause, we have reflected on this
“ample context”.
After all, we, as Istriani, Fiumani
and Dalmatians, are not the only
people to have faced persecution,
ethnic cleansing and genocide due
solely to its national identity. It is right,
therefore, to compare our situation to
that of other nations, near or far.
Giving equal emphasis to sense
and sensibility, reflection and political
passion, we realized that, at the roots
of the dramatic situation of our
homelands – where we lived peacefully alongside others of the same land
but who spoke different languages –
there are causes, both intrinsic and
explicit, regarding our particular
geographical position and the history
of Europe itself, causes which are near
and causes which are more remote.
Certainly, among the explicit and
near causes we must consider the
clashes of nationalistic ideologies of
the 1800s, and the socio-political
causes of the1900s, which led to the
destruction of our fathers’ dream of
being reunited with the Mother
country and the detachment from the
Motherland which had nourished us
for so many generations.
The contradictions between opposing national aspirations in such a
borderland could only lead to a clash
between those who wanted this region
to belong solely to Italy, and those who
shared equal nationalistic feelings for
the same region, and thus wanted it to
belong to another State.
The clash between different imperialism, which was at the heart of the
First World War, and the clash between
opposing ideologies, some totalitarian,
which was at the heart of the Second
World War, did not favor reciprocal
comprehension, but rather pushed it
away, leaving deep scars, rancor, and
vindication.
That which couldn’t be understood
then, in a state of prejudices and
ideologies, pretenses of racial or
nationalistic superiorities, today, as
adult citizens of a united Europe, we
can and we must understand. But there
are also remote causes, intrinsic to the
essence of our identity as Italians of
the Eastern coast of the Adriatic, which
must be explored and deepened with
serenity of spirit.
The Liberal roots
of Adriatic Irredentism
Who can find fault with us, as
exiles from Istria, Fiume and Dalmatia,
for having loved the Italian nation, felt
a part of it, for having preserved our
language and our culture in the face
of threats and pressures that put our
own security and well being at risk?
And even our own lives?
As we deepened our research,
especially regarding 19th Century
liberal and democratic ideals and their
development, it is impossible not to
note how these ideas have been the
basic inspiration for the protection of
the Italian tradition in the Istrian
peninsula, among the islands of the
Quarner Gulf, and along the coast of
Dalmatia.
Autonomism was the key to this
political mindset, which noted the
multilingual aspect of our regions and
wanted to preserve its characteristics
as an asset and vital resource for the
nations it represents, and not reason
for hatred and conflict.
As Autonimism failed, due to the
international political situation that
ignored us, Adriatic Irredentism took
root, similar to the kind in South Tirol.
Within this movement the prevailing
attitude was not one of closure and
excess, but rather a national movement
that brought together different peoples.
The words and actions of Nicolò
Tommaseo, Antonio Baiamonti, Carlo Combi, Antonio Grossich and other
leaders of the “Italian Party” of Istria,
Dalmatia and Fiume were extremely
far from chauvinist oppressiveness.
Scipio Slataper and Giani Stuparich
were just as far from these attitudes.
These liberal roots explain, on the
one hand, the openness towards our
aspirations regarding the most advanced part of the Italian culture of that
time, both in the Republican and
Catholica and Socialist spheres; on the
other hand, they explain the drama that
our people lived through, along with
their leadership class, upon the rise of
the fascist regime which, while it
sought to claim its place as the heir of
the Risorgimento, it was in in philosophical and moral contrast to it.
But if we head even further back
into the past, we can observe an even
deeper root of Latin and Veneto
peoples in the region, in much more
ancient times as well as in the modern
era. These autochthonous roots are the
consequence of a juridical culture,
jealously preserved within the representative institutions of our free cities,
which sought to link the ancient
common Libertates with the model of
modern liberal democracies.
The modern age has not been
capable of preserving this civil society,
pushing our lives into the downward
spiral of the ideological exasperation
of the 1900s. This “short century” of
barbarianisms brought upon us, as an
ultimate consequence, the tragedy of
the Foibe and the drama of our Exodus,
under the force of a cruel Communist
dictatorship.
Why do we not return to the source
of these ideals, in a Europe that is
seeking its own identity and a sense of
unity?
Why don’t we use our own painful
experience to promote a change for
good: a project of shared living and
sense of community among all the
nations of the Adriatic?
This is the question that we ask
today, of those who still refuse to open
heart and mind to the highest and most
true meaning of the Day of Remembrance. And we Italians of Istria, Fiume and Dalmatia ask this: a return to
Reason and Truth: our place in the
history of the Italian nation, its culture,
and its civic progress.
The artists, the musicians, and the
scholars of these regions made decisive contributions to Italian culture, often
serving as a bridge to Central and
Eastern European cultures. It is not a
matter of considering only literature of
Trieste of the 1900s but rather a long
chain of humanists, architects, and
scientists who linked the RomanByzantine tradition of the East Adriatic
to the Rinascimento and the modern
and contemporary era. This is a
contribution that has continued into
our day, in all sectors of life at a national
level, from market production to the
public administration, sport, cinema
and theatre.
It is also right to remember that men
and women from Istria, Fiume and
Dalmatia participated in the process
of national unification: in politics,
diplomacy, and the wars of independence. The Exiles gave their lives
for the nation, and their children have,
too, in the latest decades, as members
of the armed and civilian forces which
serve the Republic.
We ask that this contribution be
recognized, in order to respect history.
And that, in school books and university texts, the names of Pola, Fiume, Zara, Pirano or Rovigno not be
ignored, but that they may named, and
serve to feed a brotherhood on both
sides of the Adriatic.
Of the three elements that make
up a State – nation, territory, and
institutions – the loss of the second
does not imply the cancellation of the
first. This can be confirmed in Article
51, comma two, of the Italian Constitution.
It follows naturally to include, as a
corollary to these considerations, the
aspirations of the Exiles to see a full
recognition of their rights in terms of
the abandoned properties and goods
that their ancestors acquired as fruits
of their own labor, and which a
freedom-choking regime took away
from them. In the same way, they aspire
to have these “beni abandonati” justly
repayed, by a State that is honest,
capable of recognizing its juridical and
moral obligations towards a people
who gave literally everything to their
nation. In the same spirit, our Italian
brothers who are still present in our
home region have the right to be
protected. They have kept their Italian
identity alive through great hardships.
For them, we request, starting with
bilingualism, the “protection of
diversity of identity”, one of the basic
points of European integration: Italy
was one of the founders of the
European community founded upon
these ideals, and Slovenia is currently
the temporary head.
At the end of this road to justice
there will be the reconciliation that is
our final goal. For us, Mr. President,
this is the true sense of the Day of
Remembrance.
Lucio Toth
(traduzioni di Lorie Ballarin)
Marzo 2008
15
DIFESA ADRIATICA
El saludo del Presidente de la República Napolitano
«Aquellos italianos que hoy
honoramos no están olvidados»
Se ha desarrollado el 10 de febrero,
en el Palazzo del Quirinale, en la
presencia del Presidente de la República Giorgio Napolitano, la ceremonia de conmemoración del Día del
Recuerdo.
Estaban presentes elVicepresidente
del Senado de la República, sen.
Milziade Caprili, el Vicepresidente de
la Cámara de los Diputados, on.
Giorgia Meloni, el Vicepresidente del
Consejo de Ministros y Ministro de los
Bienes y Actividades Culturales, on.
Francesco Rutelli, el Ministro de la
Defensa, on. Arturo Parisi, el Juez
Constitucional Prof. Paolo Maddalena,
el Vicepresidente de la Federación de
las Asociaciones de los desterrados
istrianos fiumanos y dalmatas, Lucio
Toth, el Presidente de la Comisión
encargada del examen de las preguntas para la concesión de un reconocimiento a los parientes de los
enfoibados, gen. Alberto Ficuciello,
representante del Gobierno y del Parlamento, y los familiares de las víctimas
de las Foibe.
Precedentemente el Ministro
Rutelli ha consignado los diplomas y
las medallas conmemorativas del Día
del Recuerdo a los parientes de los
enfoibados. En el transcurso de la
ceremonia han intervenido el Ministro
Francesco Rutelli y el on. Lucio Toth.
El Presidente Napolitano ha dirigido
un saludo a los presentes. Lo ha
seguido el concierto Omaggio per il
Giorno del Ricordo.
_________________________
Este es el segundo año que presencio la ceremonia del Día del Recuerdo.
He expresado con claridad mi pensamiento el año pasado. Y alguna
reacción inconsiderada sobre mi
discurso – que se ha dado fuera de
Italia - no ha tocado mi convicción de
que fuese justo expresarme, en
nombre de la República, con aquellas
palabras y con aquel tesón que estoy
contento de haber oído hace poco
repetir al Ministro Rutelli. Hoy añadiré,
por tanto, solo breves consideraciones,
dirigiendo mi más cordial saludo y
sentimiento de cercanía a vosotros que
acabáis de recibir solemnes – aunque
tardíos – reconocimientos, y a todos
aquellos que aquí representan la
odisea cargada de sufrimientos a la que
esta dedicado este Día del Recuerdo.
Sostengo que ha llegado el momento de interrogarnos sobre el
profundo significado del recuerdo que
fuertemente, justamente se ha negado
a ver cancelado. El homenaje a las
víctimas de aquellos años, junto al
obligado reconocimiento de las
injusticias sufridas, del dolor vivido por
los sobrevivientes, por sus descendientes y por quien fue obligado al
éxodo, no pueden y no deben prescindir de una visión de conjunto – como
la llamada con tanta eficacia y
elocuencia por el senador Toth – serena y no unilateral de aquel atormentado, trágico periodo histórico,
marcado por los opuestos totalitarismos. Y debe servir de admonición
la conciencia de que fue precisamente la plaga de los nacionalismos, de la
mezquina visión particular, del
desprecio del “otro”, de la incensurable exaltación de la propia
identidad étnica o histórica, lo que
precipitó a nuestro continente en la
barbarie de la guerra.
Hoy, las heridas dejadas por aquellos terribles años se han cicatrizado
en una Europa pacifica, unida,
dinámica; una Europa consciente de
que los elementos que la unen son
infinitamente más fuertes de los que
la han dividido o la pueden dividir;
una Europa que, gracias a la cultura
Roma, Palazzo del Quirinale, 10 de febrero del 2008. El Presidente
de la República on. Giorgio Napolitano dirige a los presentes su saludo
de la paz y de la laboriosa convivencia
civil, ha conseguido prosperar como
ninguna otra región en el mundo. Y
también, esta misma Europa ha visto
a los Países de los Balcanes, parte integrante de la propia historia y de la
propia identidad, convertirse otra vez
en teatro hace pocos años de conflictos
sanguinosos, que han lacerado
Estados, comunidades, familias, en
una sombría vuelta al horror del
pasado.
Sea por tanto esta la admonición
del Día del Recuerdo: si las razones
de la unidad no prevalecen sobre
aquellas de la discordia, si el diálogo
no prevalece sobre el prejuicio, nada
de lo que hemos construido fatigosamente puede ser considerado conqui-
El texto de la intervención de Lucio Toth en el Quirinale con ocasión del 10 de febrero
«Nuestro puesto en la historia de la nación italiana»
Publicamos a continuación el texto
integro del discurso pronunciado el
pasado 10 de febrero por elVicepresidente de la Federación de las Asociaciones
de los Desterrados y Presidente de la
Asociación Nacional Venezia Giulia e
Dalmazia, con ocasión de la solemne
entrega en el Quirinale de las condecoraciones a los parientes de los enfoibados
por parte del Jefe de Estado Giorgio
Napolitano.
Señor Presidente, Autoridades,
Señoras y señores,
animados por Sus palabras de hace
un año, Señor Presidente, hemos
querido buscar y profundizar las
primeras razones de nuestra vicisitud
de italianos del Adriático oriental.
Las palabras de un Jefe del Estado
expresan la voluntad y el sentimiento
de una entera nación y nosotros Le
estamos agradecidos por el mensaje
que ha querido lanzar a los italianos el
10 de Febrero del 2007, haciéndonos
sentir, después de una larga “conjura
del silencio”, cercanos al corazón de
todo nuestro pueblo y a la historia del
País que tanto hemos amado y que
amamos.
Pero también nos hemos preguntado – como era nuestro deber – por
qué este mensaje no se ha comprendido plenamente, tanto dentro
como fuera de los confines de nuestra
República.
La ley institucional del Día del
Recuerdo habla del “más amplio
contexto” en el cual se insieren los
asuntos de los destrozos de las Foibe y
del Éxodo de 350.000 istrianos,
fiumanos y dalmatas italianos. Y sobre
este “amplio contexto” hemos reflexionado durante el año pasado, con los
estudiosos que nos están cerca.
Además no somos nosotros istrianos, dalmatas y fiumanos, el único
pueblo que ha sufrido persecuciones,
limpiezas étnicas, genocidios solamente a causa de la propia identidad
nacional. Es justo por tanto confrontar
nuestras vicisitudes a las de otras
naciones, cercanas o lejanas de las
orillas de nuestros mares.
Poniendo al mismo nivel sentimiento y razón, reflexión y pasión
política, nos hemos dado cuenta de que
a la raíz del drama vivido por nuestras
tierras natales – donde durante siglos
hemos convivido con coterráneos de
lenguas diversas – hay causas intrínsecas y extrínsecas a nuestra posición
geográfica y a la historia misma de Europa, causas próximas y causas
remotas.
Es cierto que entre las causas
próximas y extrínsecas estuvo el
choque entre ideologías contrapuestas:
nacionalistas en el transcurso del
Ochocientos, socio-políticas en el
transcurso del Novecientos, que han
visto consumarse en pocos decenios
el sueño de nuestros padres de verse
reunidos en la Madre patria y el
alejamiento de ésta de la tierra que nos
había nutrido por generaciones.
La contradicción entre opuestas
aspiraciones nacionales no podía no
conducir a una tierra de frontera, como
tal plural en sus componentes, a una
inevitable contraposición entre quien
quería que esta tierra perteneciese al
Estado-Nación-Italia y quien al contrario quería que esa misma tierra, que
sentía también suya, fuera incorporada
a otro Estado.
El choque entre imperialismos
contrapuestos, que estuvo al origen de
la primera guerra mundial, y aquél entre
ideologías opuestas – algunas totalitarias – que estuvo al origen de la
segunda, no favoreció la comprensión
recíproca, sino que la alejó, excavando
un surco profundo de rencores y de
reivindicaciones.
Lo que entonces no se podía
entender, enredados todos por prejuicios de pretensiones de superioridad
raciales o culturales, hoy, de ciudadanos adultos de una Europa unida, se
puede y por tanto se debe entender.
Pero están también las causas remotas,
intrínsecas a la esencia misma de
nuestra identidad de italianos del
Adriático oriental, que se deben
explorar y profundizar con espíritu sereno.
Las raíces liberales
del irredentismo adriático
¿Quién puede reprocharnos a
nosotros, desterrados de Istria, de Fiume y de Dalmazia el haber amado la
nación italiana, el sentirnos parte de
ella, el haber conservado nuestra
lengua y nuestra cultura ante amenazas
y presiones que ponían en peligro
nuestra seguridad y nuestros bienes? ¿Y
en definitiva nuestra propia vida?
Adentrándose en la investigación,
sobretodo sobre el desarrollo de las
ideas liberales y democráticas durante
el siglo XIX, no se puede no constatar
como hayan sido estas ideas el motor
primero, la inspiración fundamental de
la tutela de la tradición italiana en la
península istriana y a lo largo de las
costas e islas de Quarnero y de
Dalmazia.
El autonomismo fue la columna
central de esta cultura política, que
tomaba acto realistamente y honestamente de la pluralidad lingüística de
nuestras regiones y quería preservar las
características como recursos vitales de
las naciones que allí confluían, en lugar
de tomarlas como motivo de odio y de
conflicto.
Fue de la quiebra del autonomismo
– por causas de política internacional
que pasaban sobre nuestras cabezas –
que surgió el irredentismo adriático,
como el trentino. Pero en el interno de
este movimiento el comportamiento
predominante no era el de la cerrazón
y la superación, sino un movimiento
de revolución nacional que ponía en
común a pueblos diversos. Las palabras
y las acciones de Nicolò Tommaseo,
de Antonio Baiamonti, de Carlo Combi,
de Antonio Grossich y de los otros
leaders del “partido italiano” de Istria,
de Dalmazia y de Fiume están muy
lejos de tendencias opresivas o sciovinistas. Igualmente lejanas las de Scipio
Slataper o de Giani Stuparich.
Son estas raíces liberales las que
explican por un lado la simpatía hacia
nuestras aspiraciones de la parte más
avanzada de la cultura italiana del
tiempo, ya sea entre las filas republicanas que entre las católicas y
socialistas; por el otro, el drama vivido
por nuestros pueblos y por nuestras
clases dirigentes al sobrevenir el
régimen fascista, que mientras quería
aparecer como herede del movimiento
de resurgimiento, contradecía los
presupuestos filosóficos y morales.
Pero yendo todavía más lejos se
advierte una raíz más profunda de la
presencia latina y veneta en aquellas
tierras en los siglos de en medio y en la
edad moderna. Estas raíces autóctonas
son la consecuencia de una civilización
jurídica celosamente custodiada en las
instituciones representativas de nuestras
ciudades libres, que trataban de
conjugar las antiguas Libertates comunales con el modelo de las modernas
democracias liberales.
La edad contemporánea no ha
sabido preservar esta civilización
empujando con fuerza nuestras vidas
al torbellino de las exasperaciones
ideológicas del Novecientos. De la
barbarie del “siglo breve” han derivado
para nosotros, como consecuencias
últimas, la tragedia de las Foibe y el
drama de nuestro Éxodo, bajo el
empujón de una despiadada dictadura
comunista.
¿Por qué no volver a los orígenes
de estos ideales, en una Europa que
busca la propia identidad y la propia
unidad?
¿Por qué no sacar de nuestra
experiencia dolorosa un proyecto de
convivencia y de comunidad de fines
entre todas las naciones que se asoman
a nuestro Adriático?
Es esta la pregunta que nosotros
dirigimos a quien todavía no quiere
abrir el corazón y la mente al significado más alto y más auténtico del Día
del Recuerdo. Y lo que nosotros,
italianos de lstria, de Fiume y de
Dalmazia pedimos es una vuelta a la
razón y a la verdad: nuestro lugar en la
historia de la nación italiana, en su cultura, en su progreso civil. Los artistas,
los músicos, los literatos de estas tierras
han dado una contribución decisiva a
la cultura italiana, haciendo diversas
veces de trámite con las culturas de
Europa central y oriental. No se trata
solo de la literatura triestina del
Novecientos, sino de una cadena de
humanistas, de arquitectos, de hombres
de ciencia que ha unido la tradición
romano-bizantina de las tierras adriáticas orientales al Rena-cimiento y a la
edad moderna y contemporánea. Una
contribución que ha continuado hasta
nuestros días en todos los sectores de
la vida nacional, desde las actividades
productivas hasta la pública administración, al deporte, al cine, al teatro.
stado para siempre. Y a sufrir el ultraje
sería en primer lugar la memoria de
las víctimas de las tragedias que
recordamos hoy y cuyo sacrificio se
revelaría vano. Demostramos por tanto con los hechos que aquellos
Italianos que hoy honoramos no están
olvidados, y que el dolor de tantos no
ha sido desperdiciado; demostramos
haber aprendido todos la lección de
la historia, y de querer contribuir al
desarrollo de relaciones de plena
comprensión recíproca y fecunda
colaboración con países y pueblos que
han alcanzado o intentan alcanzar la
grande familia de la Unión Europea.
El Presidente de la República
Giorgio Napolitano
Como es justo recordar también
que en el proceso de unificación
nacional participaron hombres y
mujeres de Istria, de Fiume y de
Dalmazia: en la política, en la diplomacia, en las guerras de independencia. Y otras vidas han dado a la
nación los prófugos de entonces y sus
hijos, caídos en los últimos decenios
en las fuerzas armadas y en las fuerzas
del orden al servicio de la República.
Y esta contribución pedimos que
sea reconocida, por respeto de la
historia.Y que en los libros de la escuela
y en los libros de texto universitarios
italianos los nombres de Pola, de Fiume, de Zara, de Pirano o de Rovigno
no sean cancelados, sino que sean más
bien un viático de hermandad entre los
pueblos de las dos orillas adriáticas.
De los tres elementos constitutivos
del Estado: pueblo, territorio, instituciones, la pérdida del segundo no comporta la cancelación de quien forma
parte del primero. Como da confirmación el art. 51, segundo párrafo, de
la Constitución.
Una proyección de esta herencia
es también la aspiración de los
desterrados giuliano-dalmatas de ver
reconocidos sus derechos sobre los
bienes adquiridos por los antepasados
con su laboriosidad y que un régimen
liberticida nos ha quitado, o de verlos
resarcidos equitativamente por un
Estado honesto, capaz de reconocer la
propias obligaciones jurídicas y
morales hacia una gente que ha dado
todo a la nación.
Del mismo modo tienen derecho
a una tutela valerosa nuestros connacionales que se han quedado en los
territorios de origen, que han testimoniado y defendido su identidad en
medio de tantas adversidades. Sobre
ellos se invoca, comenzando por el
bilingüismo, la “tutela de las diversidades de identidad” que es uno de los
puntos cardinales de la integración
europea, del que Italia ha estado entre
los fundadores y del que la guía esta
hoy confiada a la República de
Eslovenia.
Al término de este recorrido de
justicia se encontrará finalmente el
puerto de reconciliación que es nuestra
meta final. Éste es para nosotros, Señor
Presidente, el verdadero sentido del Día
del Recuerdo.
Lucio Toth
(traduzioni di Marta Cobian)
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DIFESA ADRIATICA
Marzo 2008
Roma, l’inaugurazione
del monumento alle Foibe
Pubblichiamo alcune delle immagini
della cerimonia di inaugurazione
del monumento agli Infoibati,
voluto dal Comitato ANVGD presieduto da Oliviero Zoia,
coadiuvato dalla vicepresidente Donatella Schürzel.
Il complesso cerimoniale
è stato coordinato da Fabio Rocchi della Sede nazionale.
Autore della scultura è l’artista Giuseppe Mannino
Da sin: il sindaco Walter Veltroni, il vicepresidente della Camera
on. Giorgia Meloni, il presidente del XII Municipio Patrizia Prestipino,
la prof.ssa Donatella Schürzel, vicepresidente del Comitato A NVGD
Roma, 9 febbraio, Teatro S. Marco. La consegna dell’onorificenza
del Cavalierato dell’Ordine al merito della Repubblica al Maestro Luigi Donorà.
Da sin.: il presidente A NVGD Lucio Toth, il compositore istriano,
la prof.ssa Schürzel e l’ambasciatore Egone Ratzenberger
Da sin: il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, mons. Paolo Schiavon,
Vescovo ausiliare di Roma Sud, l’assessore alla Cultura della Provincia di Roma,
Vincenzo Vita, in rappresentanza del Presidente Enrico Gasbarra,
il sottosegretario all’Interno on. Marcella Lucidi, il vicepresidente della Camera
on. Meloni e il presidente del XII Municipio Prestipino
Un’immagine del Monumento, opera dello scultore Giuseppe Mannino
I labari delle istituzioni delle associazioni combattentistiche e d’arma
Il presidente ANVGD Lucio Toth
Il presidente del Comitato di Roma,
Oliviero Zoia. Nonostante il serio incidente
occorsogli ha voluto presenziare alla
cerimonia, i cui complessi preparativi
ha seguito giorno per giorno